DONATIA PROF. ION NESTOR

Î/ORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DÏ TRAIANO·)

La seconda guerra donava all'impero la sicurezza di un confine, l'annulla- mento di un aspro e possente nemico. Un largo campo oltre Danubio si apriva alla ci- viltà latina ; libère d'ogni preoccupazione, coscienti dei loro nuovi doveri le province a sud del grande f'iume entravano a grandi passi nell'intimo spirito di Roma. Al popolino ro- mano e purtroppo anche ai vacui scrittori di storia traianea solo appariva un risul- tato più imrnediatamente tangibile. Lo imperatore tornava al Campidoglio, portando seco dal paese dell'oro una immensa preda. Le notizie che abbiamo in proposito, sono cer- tamente esageratc, ma rispecchiano la impressione colossale che del trionfo celebrato dall iin|Miaimr >i «MM- in Roma «· in iiiih» L'impero. Dice Giovanni Lido, «' cita il medico Critone che segui la campagna, che Traiano riporto cinque milioni di libbre d'oro e il doppio d'argento, senza contarc la suppellettile, gli utensili e le armi e mezzo milione di prigionieri atti a combattere 1). L'autorità di Critone, anche che sia da Giovanni Lido rettamente invocata, non è dawero sufficiente a provare la esattezza dicifre cosi fantastiche. In ogni modo la ricchissima prcda 2) non solo bastô a offrire al popolo ro­ mane giuochi e spettacoli di non mai vista magnificenza e durata, ma rinsaldô l'e- rario e il fiseo, e constituai il fondo di riserva per le grandiose e molteplici opère pubbliche, che l'imperatore inizio in Roma e in tutta l'estensione delPimpero. Aulo Ccllio infatti ci conserva il ricordo che sui fastigi del Foro Traiano le statue di bronzo dorate portavano l'iscrizione: Ex Manubiis, ossia attestavano d'essere state fuse con la preda dacica 3). I giuochi offerti al popolo durarono, con splendore non mai altre volte raggiunto, ben centoventitrè giorni; diecimila gladiatori e undicimila belve scesero nell'arena4). Mostruosa ricreazione dovuta in parte all'iperbolico carattere soldatesco e spagnolo dell'imperatore, in parte alla morbosa psicologia della popolazione urbana, cui la pro- digalità di ogni sorta di feste strepitose e fantasmagoriche, e l'avidità insaziabile di esse avevano fatto perdere ogni senso di misura. Apparve perô anche una nuova e più nobile forma di festa e di gioia. Nei gabinetti numismatici di Londra, di Vienna e di Parigi esistono tre esemplari, uno in argento

) Notre ami, M. Roberto Paribeni, nous a fait agréable de l'en remercier ici aussi au nom de la le grand plaisir de nous offrir pour la un direction de cette revue [V. P.]. des chapitres encore inédits de son important ou­ J) De Magislratibus II, 28. vrage manuscrit sur l'empereur , ayant 2) Veggasi adesso l'articolo di J. Carcopino, nella pour titre: «Optimus Princeps. Saggio sulla storia Dacia I, 1924, p. 34 sqq. Les richesses des Daces. c sui tempi deliimperatore Traiano», couronné en 3) Noctes Atticae XIII, 24. 1921 par l'Académie Nationale Italienne dei Lincei 4) Cas. Dio. 68,15. I giuochi fastosissimi dati da du grand prix royal d'Archéologie. Il nous est Tito per inaugurare il Colosseo durarono 100 giorni.

1 Dacia II 1925. www.cimec.ro ROBERTO PARIBEN1

e due in bronzo di un medaglione recante da un lato la testa di Traiano, e dall'altro l'imperatore a cavallo preceduto da una figura fenmiinile di Abbondanza o <|j Félicita col cornucopia c il caduceo, e seguito da tre soldai i, cou la leggenda nell'alto del c ampo:

Adventus Augusti. Le sue dimensioni maggiori di quelle delPordinaria moneta in ar. gento o in bronzo, il fatto che i due esemplari in bronzo sono eerrhiati e la stessa rarità loro non lasciano alcun dubbio, che si tratti di una coniazione straordinaria ernessa al di fuori dell'ordinaria monetazione. Abbiamo dunque il vero c proprio caso délia medaglia commémoraiiva. ed è pro- prio con questi pezzi del nostro imperatore che si inizia la série indubbia délie medaglie commemorative romane 1). I pezzi non sono datati, ma solo circoscritti Ira il 103 e il 111 dal titolo di Consul Quintum. Ora tra il 103 e il 111 nessuna migliore occasione puô essersi data di celebrare la venuta in Roma di Traiano, che quella del ritorno trionfale dalla seconda guerra dacica. Sicchè io credo per la meno probabile che questo monu- mento cosi bello e ad un tempo cosi nobilmente contegnoso debba rieordarci appunto questo lieto avvenimento. Ai letterati apparvero le guerre daciche degno soggctlo di poema epico (Plin. Epist. VIII - 4), monumenti commemorativi, talora solenni e grandiosi, si dedicarono anche in lontane province 2) e perfino all'arte popolare e alla piccola industrie arrivarono i riflessi del grande trionfo. Un frammento di coppa di terra sigillata, trovato a Blain in Francia reca in rilievo Traiano sul carro trionfale e l'iscrizione incompleta Decibale*). Ambasciatori di popoli lontani vennero a presenlare congratulazioni e omaggi al vittorioso imperatore; tra gli altri si presentarono persino ambascialori indiani, già da Roma veduti sotto Augusto4), ma che a Traiano dovettero riuscire parlieolar- mente graditi. Già infatti neiranimo di lui esaltato dalla vittoria venivano a colorirsi cari sogni giovanili di marce trionfanti lontano, lontano, verso gli arcani, affascinanti paesi corsi da Alessandro Magno, e quasi intraveduti durante i bivacchi di Siria nel tremolio dell'aria, oltre le gialle arène del deserto, oltre le cime dell'Antilibano, ncvrxu* sotto il torrido sole. Brève sogno; prima di pensare ad altro occorreva organizzare la compiuta con- quista di Dacia, sicchè non solo saldamente stabile ne fosse il possesso, ma apparec- chiata la regione a ricevere i benefici délia civiltà, ed a poter al più presto, poste in valore tutte le sue risorse, ridursi a forma di vita romana6). Il primo espediente fu quello di provvedere per la iiuova terra l'elemcnto uomo, énorme essendo stato per le uccisioni, la riduzione in servitù, l'esilio, la emigrazione,

*) Il célèbre medaglione d'oro di Augusto, tro- da Cottantïno a Bisanzio per ornare il palazzo vato a Pompei non pare che abbia nessun in- del senato (Legrand in Revue des éludes grecques tendimento storico; se mai puô averlo qualcuno IX, p. 89). dei pezzi d'argento di Domiziano (Gnecchi: 3) Bull, de la Soc. des Antiquaires de France I medaglioni Romani I tav. 21, n. 1 —5) sulla 1870, p. 113; 1872, p. 84; Froehner: La colonne questione délia essenza e délia definizione del Traiane, p. XIV; Déchelette: Les vases cêrami- medaglione, cfr. Kenner: II medaglione Romano ques ornés, I, p. 214. in Riv. Ital. di numism. 1889, p. 83,243; Gnecchi: 4) Res gestae Divi Augusti; C. I. L., III, |>- 796 op. cit. I, p. XXV e segg. lin. 50, cfr. Gardthausen: . 2) Cfr. C. I. L. XII, 105, 106, e specialmente 6) Cfr. Pârvan: Câteva cuvinte eu privire la le grandi porte scolpite deU'Artemision di Efeso organizatia provinciei Dada Traiana, Biicuresti, coi ricordi allegorici délia vittoria, portate poi 1906.

www.cimec.ro I.'ORDINAMENTO DELLA CONQLISTA DI TRAIAXO

lo spopolamento délia regione, ne, data l'asprezza délia lotta combattuta, potendosi contare sul lealismo e sulla buona volontà dei Daci rimasti. Traiano seguendo sistemi già sperimentati nella politica romana, diede immediato inizio ad operazioni censuarie, e fatte eseguire misurazioni di terre demaniali, ne fece concessioni ai veterani ]) e condusse poi nuove genti di sicura fedeltà ad abitare sul nuovo paese romano. L'invito impériale ad immigrare in Dacia dovette essere accolto con favore, specialmente per la ricca fama di aurifera délia nuova provincia. Dice Eutropio, che l'Imperatore trasse a popolare la Dacia grandi masse di uomini ex toto orbe romano 3). Veramente i documenti epigrafici rinvenuti si riferiscono per lo più ad Orientali, o perche costoro abbiano lasciato più numerose memorie per essere più abi- tuati a scrivere, o perche veramente da essi fosse stato tratto il contingente maggiore dei nuovi coloni. Si hanno iscrizioni poste collettivamente da Galati, Asiani, Palmireni, Siriani, Bitini 3) e di questi gruppi ciascuno doveva essere abbastanza numeroso. Vi sono poi numerose dediche a divinità orientali, intesa questa parola nel senso più ampio, ossia comprendendovi anche PEgilto 4) Si hanno pero anche ricordi di Pannoni e Dalmati 5) e forse di Africani G), e iscri­ zioni votive alla Dea Caelestis di Cartagine 7), alla Dea Nehalemnia, a Epona di Gallia 8). Di dediche a divinità daciche solo due dubbie 9) e poche altre di formula generica evi- dentemente poste da non Daci 10). Documenti negativi di cruda efficacia per provare

') Lactant: De mort, persec. 23; cfr. Mommsen Palmirene: Iaribolos (C. I. L., III, 1108). Masquardt: Manuel des antiq. rom. X, p. 268; Persiane: Mitra (C. /. L., III, 968, 899 — 901, Lachmann: Die rômische Feïdmesser, II, p. 96; 1013,1109-113, 1119-1123, 1357, 1436, 1437, C. I. L. III, 1004. 7662, 7685, 7729, 7730, 7776-7782, 7922-7950, 2) VIII, 6. cfr. Cas. Dio. 68,14; Aurel. Victor 8083, 8041, 12581, 14466. Sul Mitreo di Sar­ Caes. 15. mizegetusa, cfr. Studniczka in Arch. Epigr. Mitt. 3) Galati, C. I. L. III, 860, 1394; Asiatici, C. I. aus Oest., VII, p. 200); Coûtes (C. I. L., III, 994. L. III, 870, cfr. Bull. Ist. 1848, p. 135; Palmi­ 7922). reni, C. I. L. III, 7728: Sacerdos Creatus a Palmy- Traci: Dio Cavalière (Teglas in Arch. Ertesito, renis ; (sono perô forse i soldati dei numerus omo- 1908, p. 82. nimo?); Siriani, C. I. L., III, 7761, 7915; Bitini, 5) C. I. L., III, 864, 942, 1323. C. L L., III, 1324. e) Da loro potrebbero esser tratti i soldati dei 4) Abbiamo monumenti e dediche a Divinità numéro dei Mauretani Tibiscenses, C. I. L., III, Egizie: Iside e Serapide (C. L L., III, 881, 882: 1343; VIII, 9368. 973, 1341, 1342, 1428, 7768 — 7771, 8029). 7) C. I. L., III, 993. Asiatiche: Iupiter Tavianus (C. I. L., III, 860, 8) C. I. L., III, 788, 7750, 7904. E' forse gal- 1088); luppiter Erusenus (C. I. L., III, 859); Sar- lico anche luppiter Bussumarius dell'iscrizione dendis (C. 7. L., III, 7762); Dolichenus (C. I. L., 12415? III, 1302, 7630, 7645, 7659, 7660, 7760, 7761, ') L'una è una menzione di luppiter Cerne- 7834, 7835, 7997,14490) ; Mater Deum (C. I. L., III, nius che si voile considerare corne una romaniz- 110, 1102); Mater Troclimene (C. I. L., III, 7766). zazione di una divinità indigena Dierna (C. I. L., Siriache: luppiter Heliopolitanus (C. I. L., III, III, Tabulae ceratae 1, cfr. De la Berge, op. cit., 1353, 1354, 7728) Azizus o Bonus Puer Phospho- p. 59, n. 3). L'altra è l'iscrizione a Sarmandus rus (C. I. L. III, 875, 1130-1138); Balmarcodes che si crede divinità Dace, solo perche ricordata (C. I. L., III, 7680) ; Nabarzes (C. I. L., III, 7938); da un'unica iscrizione di Dacia (C. /. L., III, 964.) Malagbel, Bellahamon, Manavat, Benefal, Dea Syria 10) Sono le iscrizioni C. I. L., III, 996, 1063, (CL L., III, 7864,7954 — 7956,12578, 12580; 1351, 7853 che invocano i DU Deaeque Daciarum vedi sul Santuario Siriaco di Sarmizegetusa ; et Terra ; /. O. M. et Terra Dacia ; DU Deaeque Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., VI, p. 109 ;VIII, p. 45. et Dacia.

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il vuoto fatto dai Romani nella regione. Abbondano anche le iscrizioni a Nemesis e à Mars Ultor *), che attestano corne il sentimento roniano fosse che i Daci avevano gra- vemente offeso l'impero, più che altro forse con la crndele sorte fatta soffrire al pri- gionire Longino, e ne avevano essi chiamato su di se la vendetta. A segnare in modo certo i confini délia nnova provincia si dovette provvedere non con un trattato, chè il Regno Dace fu considerato come del tutto cessato, ne il Se- nato ehbe questa volta, come alla fine délia prima guerra, visita di ambasciatori Daci che chiedessero pace, ma con la opportunité di una stabile occnpazione e di una facile difesa. Ne si dava il caso di un confine naturale netto e chiaramente segnato, cosi come era stato il Danubio tra la Mesia e la Dacia. Questa determinazione di frontière do­ vette farsi perlanto lentamente, man mano che la provincia si organizzava, e si apri- vano vie, e si costruivano fortezzc. Sicchè la questione dei confini che è stata molto discussa, specialmente per la difficoltà di porre d'accordo un passo di Tolemeo con uno di Eutropio, mi pare che esca dai limiti cronologici che mi sono imposti 2). Capoluogo délia provincia rimase l'antica capitale del regno Sarmizegetnsa (mod. Grâdiste-Varhely) che fu ordinata a forma romana di vivere civile, ricevette sin dallo inizio i diritti di , come ci è attestato dai prezioso documento autentico di fon- dazione fortunataraente conservatosi 8).

EX AVCTORITATE IMP. CAE SARIS. DIVI. NERVAE. F. TRAIANI. AVGVSTI CONDITA COLONIA DACICA PER TERENTIVM SCAVRIANVM LEG. EIVS. PR. PR.

») Cfr. C. 1. L., III, 1124, 1358, 1547, 1492, cifre rotonde, che non hanno se non un valore 12467, 14214, 14357, 14358 e Cagnat: Année approssimativo. Ad ogni modo la provincia ro­ Epigraphique, 1914, n. 122; Pârvan in Analelc mana venne ad occupare i paesi correspondent] Acad. Romane, XXXVI, 1913, p. 61 etc. alla Transilvania e al Banato di TemifOara, a 2) Tolemeo dà con sufficiente minuzia i con­ parte deU'Unghcria a levante délia Theiss, a fini délia Dacia (III, 8, cfr. Forbiger: Handbuch parte délia Calizia Méridionale, délia Bucovina, der allen Geogr., III, 1101). Eutropio invece délia Moldavie a ovcst del Pruth, e délia Va? (VIII, 2) assegna alla provincia di Dacia un lacchia (cfr. Kiepert: Formae Orbis antiqui, tav. perimetro di mille miglia romane, che scmbra XXXIII; Forbiger: Handbuch, III, p. 1102; De essere molto minore di quello dato da Tolemeo. l.a Berge, op. cit., p. 57). E' probabile perô, che vcro contraste tra i due 3) C. /. L., III, 1443. Una lettura interpun- non vi sia, e che il primo intenda parlare del tata délie silabe VM al principio delTultima linea paese abitato dai Daci, l'altro del tratto di esso aveva fatto pensarc alla legione V Maeedonica ridotto a provincia (cfr. De La Berge, op. cit., chc avrebbe dovuto dare il suo dirello concorso p. 55; Brandis in Pauly-Wissowa: Real Enc. alla fondazione délia colonia. Si tratta invece s. v. Dacia, Col. 1951 ; Feliciani in De Ruggiero: délia desinenza del nome del governattore Sceu- Diz. Epigr. s. v. Dacia, p. 1442). S'intende pure, rianOf che la cifra rifcrita da Eutropio c una di quelle

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Il governatore ricordato è quel Decimo Terenzio Scauriano clie figura corne legato délia nuova provincia in un diploma militare del 15 Febbraio 110 l). La fondazione délia colonia pertanto segui subito dopo le campagne. La città, anche quando altre la superarono in ampiezza e numéro di popolazione, e quando forse il governatore stesso délia provincia trasferl altrove la sua sede 2), rimase sempre la più illustre e la più ve- nerata délie città romane di Dacia, corne prova il nome di Metropolis ripetutamente datole nelle iscrizioni 3). Anche Tierna (mod. Orsova) al passaggio del Danubio, poco a monte di Drobeta, pare abbia avuto da Traiano il titolo di colonia juris italici. Lo afferma Ulpiano, ne v'è ragione di non crederlo, per quanto manchi sino ad ora una conferma epigrafica 4). Infatti dovcndosi popolare il nuovo territorio con cittadini o sudditi di altre provincie, era necessario offrire a costoro al più presto tute le migliori condizioni di vita sociale, e quanto più fosse possibile di città regolarmente costituite. Altri centri abitati che da Traiano cbbero la prima forma di costituzione romana furono: Napoca (mod. Cluj) che Tolemeo chiama già colonia, ma che viceversa sembra essere divenuta municipio soltanto con Adriano 5). Anche prima di lui perô vi fu da Traiano condotta una via, e le furono attribuiti altri centri abitati. Potaissa (mod. ) per la quale il diritto di colonia venne solo con Set- timio Severo 6), ma che già sin dal 109 ebbe la sua via costruita e misurata dai Romani, che la collegava con Napoca. L'iscrizione che ad essa si riferisce7), chiama la città Potaissa Napocae, facendo intendere che Potaissa era allora un vicus aile dipendenze amministrative délia respublica di Napoca. La strada era stata costruita dalla cohors I Flavia Ulpia Hispanorum Milliaria Civium Romanorum Equilata. Apulum (mod. Alba-Iulia). Presso il campo délia legione XII Gemina cola sta- bilito si agglomerarono ben tosto abitanti civili. Non pochi documenti parlano di ca- nabae délia legione, e taie denominazione continua ancora nell'anno 160 8). Che perô all'ordinamento civile si sia provveduto già vivcnte Traiano, lo lascia desumere la tribu,

- x) C. I. L., IIi, Dipl. XXV. Anche l'iscrizione 5) Ptol. III, 8, 7; cfr. invece C. I. L., III, di Marcus Opellius Adiutor duumviro di Sarmi­ 14465, Municipium Arlium Iladrianum Napoca. zegetusa, che è semplicemente chiamata colonia I più antichi documenti che diano a Napoca il Dacica, si riferisce evidentemente a un tempo, titolo di Colonia sono degli anni 185—192 (C. I. L., in cui non vi erano altre colonie in Dacia, ossia III, 865, 1141). L'iscrizione C./. L., III, 963 la ad età Traianea (cfr. C. I. L., III, p. 228 e 942). chiama Colonia Aurélia Napoca, facendo sup- E' forse anche Traianeo il frammento C. I. L., pore, che sia stato Marco Aurelio a concederle III, 7968. Il nome più récente è Colonia Ulpia il titolo. e Traiana Augusta Dacica Sarmizegetusa (Rev. Archm ) Dig. L, 15, I, 8—9. 1913, I, p. 462). ') C. I. L., III, 1627. *) Ad Apulum C. I. L·., III, p. 182. 8) La tabella cerata contenente un atto di 3, C. /. L., III, 1175, 1456, 1428, 1440, 1441, garanzia di una donna venduta datata al 4 Ot- etc.; cfr. Kiraly: Colonia Dacica Sarmizegetusa, tobre 160 (C. I. L., III, p. 959) è segnata kanabis Budapest, 1891 ; Antonescu, Cetatea Sarmizegetusa legionis XIII Geminae. Napoca era allora già reconstituitâ, Jassy, 1906. Municipio cfr. C. I. L., III, 1100 Decurio Colo· *)De Censibus, I, p. 169; Dig. L. 15, I, 8—9; niae Dacicae, Decurio Municipii Napocae, De­ cfr. Pârvan: Stiri noua din Dacia Malvensis in curio Kanabarum legionis XIII Geminae, Analele Academiei Romane, XXXVI, p. 42.

www.cimec.ro5 ROBERTO PARIBEN1 cui sono ascritti gli Apulensi, cioè la Papiria che la tribu degli Ulpii e délie foudazioni di Traiano ]). Costruzioni e lavori si compiono in età traianea a Drobeta per opéra délia cohors 1 Cretum 2), corne aU'altra testata del grande ponte sul Danubio si costrui il castello di Pontes 3). Per i provvedimenti militari abbiamo pure qualehe notizia. Terminale le opera- zioni militari, le truppe furono per gran parte ritirate; rimase délie legioni la XIII Ge- mina che fu quella che presidiô poi costantemente la Dacia. Forse per qualehe tempo si fermo anche la legione V Macedonica 4). Una congrua forza militare era necessaria non solo per impedire ritorni offensivi, per quanto poco probabili, dei Daci, ma anche per ricevere, indirizzare, tutelare le masse degli immigrati che la politica impériale destinava alla riuova provincia, corne finalmente per tutti i lavori di assicurazione del paese con strade e forti, opère aile quali attendevano i soldati. Al tempo di Adriano la legione XIII Gemina compi dei lavori presso Heviz 6), ma non sappiamo, se avesse cola il campo, che poi vediamo definitivamente stabilito ad Apulum almeno fino dal 142 6), probabilmente pero anche prima. Per quanto riguarda le truppe ausiliarie, la sorte ci ha conservato un diploma del 17 Febbraio dell'anno 110, col quale si dà il congedo ai vecchi soldati di due aie e di dieci coorti poste agli ordini del legato di Dacia Decimo Terenzio Scauriano. Le aie sono la I Civium Rnmanorum e la / Augusta Ituraeorum; le coorti sono la I Augusta Ituraeorum Sagittariorum, la I Britannica Milliaria Civium Romanorum, la I Hispa- norum Pia Fidelis, la I Thracurn Civium Romanorum, la I Ituraeorum, la / Flavia Ulpia Hispanorum Milliaria Civium Romanorum, la 77 Gallorum Macedonica, la /// Campestris Civium Romanorum, la IV Cypria Civium Romanorum, la VIII Raetorum Civium Ro­ manorum. Sono pure ricordati nello stesso diploma un corpo irregolare di pedites sin- gulares Britannici7). Risiedono anche in Dacia dal tempo délia conquista la ala II Pannoniorum, la cohors II Hispanorum, la cohors V Gallorum, la cohors II Flavia Corn- magenorum, che sono ricordate da vari documenti epigrafici8). Molto probabilmente oltre a queste, anche altre aie e coorti ausiliarie presidiavano la Dacia, nei primi tempi per assicurare la conquista, e nei succesivi per coprire la frontiera che raggiunse man mano estensioni maggiori, e non fu mai protetta da osta- coli nalurali. Per questo la Dacia ebbe forlificazioni più numerose forsc che le altre provincie, lo Ackner nella sola Transilvania ha risconlrato ventitre fortezze romane,

') Cfr. contro C. I. L., III, p. 182 Kubitschok: III, p. 168). Tegole con le sigle di questa legione Impcrium Romanum tributim description, p.229. si rinvennero presso Salinae (mod. Vârfalvai Più tardi Apulum fu municipio e colonia; cfr. G". /. L., p. 935) per esse dimostrandosi, che i C. I. L., III, p. 183. Romani avevano subito presidiato i distretti mi· 2) Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., XIX, p. 219, nerari ; cfr. Teglas: Zur Frage nach der ersten 3) Procop. : De aedif., IV, 6; Kanitz: Hômische Besetzung Daciens in Hermès, 1909, p. 618. Studien in Serbien, p. 44. 5) C. I. L., III, 953; questa iscrizione e l'ultra 4) La legione V Macedonica è probabilmente di C. I. L., III, p. 941 dell'anno 131 contengono ricordata dal nome Macedonica ( Macedo­ le più antiche menzioni délia legione in Dacia. nica?) che il Geografo Ravennate dà ad una e) Cfr. C. /. L., III, p. 182. stazione tra Optatiana (moderno Magyar Korbo) 7) C. /. L., III, Dipl. XXV. e Napoca. L'indicazione puô convenire aile ro- 8) Cfr. Bull. Corr. Hell. IV, p. 507 ; C. L L., vine di un campo romano presso Szuczag (C. /. L., III, 1371, 6273, 12632, 14216.

6 www.cimec.ro LORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TRAIANO il Tocilesco ha riconosciuto dodici castelli lungo il fiume Aluta, e altri ne ha identi- ficati il Martian l). Non tutti questi campi e castelli saranno stati costruiti, o anche solo progettati da Traiano, ne i document! epigrafici o i dati degli scavi ci consen- tono sicure deduzioni. Per molti dei castelli dell'Aluta sono attestati dalle iscrizioni lavori di Adriano 2). E' pertanto évidente, che il fiume Aluta fu nel concetto di Traiano. e nella attuazione che se ne fece da lui e dal successore, preso come prima linea di confine orientale délia nuova provincia. Anche per questo oltre che per moite altre ragioni non si puo credere, che ahbia nulla a che fare con la conquista e con le fortificazioni Traianee il grande Vallo che per la lunghezza di circa 700 km. taglia in due nel senso délia latitudine la attuale, partendo da Hinova a Sud di Turn-Severin fino quasi a Brâila, sebbene il nome popo- lare datogli sia Colea lui Troian, cioè la via di Traiano. E Topera fortificatoria, che il Tocilesco preferirebbe credere anteriore a Traiano, fondandosi sulTunico argomento délia costituzione in municipio di Drobeta per opéra dei Flavi, argomento che vedemmo errato (v. Paribeni, Optimus Princeps, I, p. 205) è forse piuttosto una più tarda difesa contro invasori settentrionali, ai quali si erano dovuti già abbandonare i monli di Tran- eilvania. Anche le linee di fortificazione più a Levante delTAluta che giungono da Rusi de Vede sino quasi a Brasov (Kronstadt) 3), non pare possano attribuirsi alla Dacia Traianea, ma bensi a periodo più tardo, quando la occupazione si estese, e la provincia fu divisa in due 4). A ponente doveva pure essere protetta la provincia, visto che il paese degli Ia- zyges separandola dalla Pannonia Inferiore, interrompeva Tunità dei territorio Ro- niano. Stazioni militari sono note cola a Tierna e presse ad Mediam δ). Era inoltre pro­ tetta la regione montuosa délia provincia, la Transilvania propriamente detta, special- mente con forti di sbarramento che dominano i corsi d'acqua e le valu d'accesso alTal- tipiano, circondando a distanza il campo legionario di Apulum e la colonia di Sarmi- zegetusa 6). Le fortificazioni più settentrionali lungo il fiume Somes (Szamos) e il vallo turrito riconosciuto dal Torma come limes dacicus settentrionale tra Kis Sebes presso il Cris (Koros) e Tiho sullo Somes 7), possono probabilmente esser dovute a un alteriore stadio délia occupazione romana.

') Ackner in Jahrbuch der central Commission cfr. C. /. L., III, p. 161, 165, 166, 167, 168, 215, zur Erforschung der Baudenkmale, I, p. 65,100; 220, 1375, 1377, 1379, 1386, 1387, 1423; e final- Tocilescu: Fouilles et recherches archéologiques en mente Marsan: Urme din râsboaiele Romanilor eu Roumanie, Paris, 1900, p. 120. Dieci campi sono Dacii, Cluj, 1921. ricordati dalla Tabula Peutingeriana, dall'Itine- 2) Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., XVII, p. 225. rarium Antonini e dal Geografo Ravcnate, e di J) Tocilesco, op. cit., p. 123. questi si hanno i nomi antichi cioè: 4) Taie divisione sembra già compiuta da (niod. Reçca), (Enusesti), Adriano secondo il diploma militare dei 129 (Drâgâsani), Pons Aluti (Ionesti-Govori), Bu- (C. I. L., III, p. 876). ridava (Slavitesti-Eoroneasa), Castra Traiani (Gura 5) Cl. h., III, 8010; 8074,-10. Vàii), Arutella (Rivolari), Praetorium (Racovi^a- 6) Jung: Fasten, p. 137. Copâceni), Pons Vctus (Câineni), Caput Stenarum 7) Ungarische Revue, 1882, p. 278; la carta (Roija). Altri due sono a Slâveni e a Islaz (To­ redatta dal Torma è in Értekezêsek a torténelmi cilesco, l. c, cfr. Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., Tudomanyok korébol, IX, 1882; cfr. perô C. I. L., XV, p. 12; XVII, p. 82 e 225; XIX, p. 81); III, 7633 e Rhein. Mus. XLVIII, p. 240.

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Altra cura precipua dclHmpcratore dovette essere la immédiate apertura ai vie, primo strumento di sicura dominazione. e fonte prima di commcrcio e di vita. La grau- diosa opéra del ponte stabile sul Danubio mostrava di per se la chiara visionc che Tra- iano ebbe del problema. E quelle che poi furono le tre principal» arterie délia nuova j>rovincia, si puo mostrare con certezza, che furono già tracciate dal conquistatore di essa. La Tabula Peutingeriana ce le indica con le sue stazioni, uua è la via che da Vi- minacium, attraversando il Danubio presso Lederata, va a Tibiscurn; passa essa per e , fu percio la strada percorsa da Traiano nella prima guerra e sistemata, corne mostrano i rilievi délia colonna, mentre si procedeva nella avanzata '). La seconda via era quella che partiva dal grande ponte, raggiungeva la vallc dello Aluta, e attraverso il passo di Turnu Roçu raggiungeva Apulum. DeU'origiue traiauca di questa via ci fanno certi non solo il punto di partenza, ma anche il nome di uua délie sue stazioni: Castra Traiana 2). L'altra, la più lunga e la principale via che univa i ccutri più grandi: Tibiscurn, Sarmizegctiisa, Apulum, Potaissa, Napoca, Porolissum fu pure aperta da Traiano, non solo perche era l'unica via che conduceva a Sarmizegelusa, occupata fin dalla prima guerra, ma anche perche v'è certa documentazionc epigra- fica délia costruzione del tratto più avanzato tra Potaissa c Napoca dell'anno 109 :'). L'apertura di queste tre vie in cosi brève tempo in un paese in parte montuoso e boscoso, in parte piano e paludoso è una prova di più délia grande euergia esplicala daU'imperatore per porre presto in valore il paese, e portarlo all'altczza délie al tre pro- vincie romane. Furono anche largamente sfruttate le vie fluviali; la Marisia, l'Aluta. corne il Da­ nubio e la Sava, si affollarono di navicellai, che si raccolsero anche in collegi l). Con somma rapidità fu organizzato lo sfruttamento délie minière, le quali secondo il concetto romano sono corne i boschi e i pascoli proprietà dello Stato: Ager Publicus. In repubblica pero lo Stato a mezzo dei censori ne aveva venduta o affittata non poca parte. In questo nostro tempo invece le minière erano quasi tutte, per acquisto, per confisca o per altra via, venute in potere diretto del fisco impériale, o del patrimonio privato del principe 5). Nella nuova provincia le minière vennero pure a dipenderc di- rettamente daU'imperatore, corne quelle che erano state probabilmente proprietà del sovrano dace.

*) Le stazioni di questa strada, secondo la Tivisco, ^gnavie, Ponte AugUSti, Sarinizegetusa, Tabula Peutingeriana, di oui seguo anche la Ad Aipiiis. IN·..., Gcrinizara. Blandiana, Apula, grafia, sono Viminacio, Lederata, Λρο FI., Arci- Brncla, Salinis, Pataviesa, Napoca, Optatiana, dava, Centum Putea, Bersovia, Ahihis, Caput Lnngiana, Cersic, PorolÎSSO. Si è pensato, che la Bubali, Tivisco. via fosse ricordala anche nelle iscrizioni: ('.. ï. />.. -)Le stazioni secondo il docuincuto citato nella X, 2600 (via Traiana Pata&ino) v in Eph. Epigr. nota précédente sono: Drubetis, Amutria, Pe- IV, 200; ma forse a torto. lendova, Castris Novis, Romula, Acidava, Kusi- *) Ackner, Millier: liomischc înschriften in Da· dava, Ponte Aluti, Burridava, Castra Traiana, cien, 54, 523, 793 = C. I. L., III, 1209; 7485; , Praetorio, Ponte Vetere, Stenarum, Ce- Patsch in Jahreshefte, 1905, p. 139. donia, Acidava, Apula. 5) Mommsen, Marquardt: Manuel, X. p. 317; 3) C. /. L., III, 1627. Le stazioni, secondo la Hirschfeld: Vcrwaltungsgeschichte, p. 188; cfr. Tabula Peutingeriana, sono: Tierna, Ad Mediain, Dubois: triministratioii tlvs carrières dans le monde Praetorio, Ad Pannonios, Gaganis, Masclianie, romain, Paris, 1908.

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Sin dal primo momento, durante ancora la vita di Traiano, troviamo in Dacia documento délia presenza di un procuratore délie Fodinae Aurariae che è un liberto, probabilmcnte greco asiatico dell'imperatore : Marcus Ulpius Hermias a). L'organizza- zicne cosi pronta del lavoro potè esser fatta, perche appena occupati i luoghi di estra- zione, si prowide a portare dalle provincie vicine e specialmente dalla Dalmazia, forse anche con una specie di coscrizione, persone già esperte e adatte allô scopo 2). Traiano del resto sembra essersi occupato assai attivamente di minière, e preci- samente nelle provincie finitime alla Dacia troviamo ricordo di Metalla Ulpiana, in Dalmazia, in Pannonia e in Mesia (Dardania), sia che la cstrazione dei minerali sia in quei luoghi cominciata sotto Traiano, sia che Traiano abbia in qualche modo riordi- nalo i lavori 3). I distretti auriferi di Dacia erano intorno ad Ampelum (mod. Zlatna) dove pare risiedesse il procuratore4), presso Brucla (mod. Aiud), dove è memoria di un collegium aururiurum δ), presso Alburnus Maior (mod. Rosia) dove si rinvennero le famose barre d'oro bollate ϋ), e finalmente presso Apulum 7). Del personale inferiore addetto aile aurariae di Dacia sono ricordate il Subpro- rurator. il tabularius, Yadiutor tabnîariorum, il dispensator, un subsequens librariorum, un ab instrumentis tabnîariorum, i leguli o raccoglitori di sabbie aurifère e poi la familia, ossia gli schiavi 8). Non facendosi ricordo nella série abbastanza numerosa délie iscri- zioni riferentisi aile minière d'oro daciche di appaltatori, o conductores, sembrerebbe da ritenere, che esse fossero esercitate direttamente dai funzionari imperiali, a meno che a qualche cosa di lavoro privato non dovesse alludere un collegium aurariarum ricordato in un'iscrizione (C.I.L. III - 941). Al pari délie minière d'oro che diedero ricco prodotto, e che alimentarono nei temp susseguenti le zecche di , di Siscia, di Thessalonica, ecc. dovette essere rego- lata la estrazione dei minerali di ferro e del sale. Probabilmente queste secondarie im- prese furono date in appalto. Di ferro nell'antica provincia fanno ricordo solo due is- crizioni, l'una frammentata e diincerto senso, Paîtra menzionante due conductores ferra- riarum i quali sono quasi certamente Dalmati9). Si hanno pero testimonianze di antichi strumenti da lavoro estrattivo trovati presso Also Telek, ossia nel centro dei distretti minerari ora esercitati, presentemente conservât! nel museo di Deva.

x) C. /. L., 111, 1312. Hermias dovette essere singolari série di monete che cominciano appunto investito délie sue funzioni, subito dopo la con- da Traiano, e che sembrano battute precisa- quista, perche ebbe tempo di esercitare il suo mente per gli usi délie singole minière: con le ufficio, e mori prima del suo impériale patrono. leggende: Metalla Ulpiana Delmatica, Metallum 2) Questo mi pare debba intendersi da un'is­ Ulpianum Pannonicum, (Metalli) Dardanici (cfr. crizione trovata ad Ampelum, nella quale un Eckhel: Doctrina Numorum, VI, p. 445; Mowat Dalmata si dice adsignatus ex municipio Splono ; in Revue de Numismatique, 1894, p. 412). se si riflette che Ampelum è il centro dei distretti *) C.I.L., III, 1311, 1312. auriferi di Dacia, e che la Dalmazia aveva an- ■>) C. I. L., III, 941. ch'essa le sue aurariae (C. I. L., III, 1322, altri °) C. 7. L., III, p. 213 e 1443. dalmati ibid., 132, 1997 ; Plin. Nat. HisL, XXXIII, 7) C. L L., III, 1088. 67). Anche il Vicus Pirustarum, che sorgeva e) Feliciani in De Ruggiero: Diz. Epigr. s. v, presso Alburnus Maior ricorda i Pirusti, popo- Dacia, p. 1447. lazione Dalmata nota per abilità nei lavori di », C. /. L., III, 1128; per l'altra Teglas in Klio, minière (Jung: Rumer und Romanen, p. 107). 1909, p. 375. 3) Sono da confrontarsi specialmente quelle

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Per le saline centro principale délia produzionc doveva essere il Iuogo detto appunto Salinae presso la nioderna Tarda. Anche altri béni demaniali corne i pascoli furoiio dati in affitto'), e fu pure sfrunttata un'allra richczza délia Dacia: le acque medicali e le sorgenti calde, corne provano il nome di Ad Aquas, e la figura di grande edificio termale che l'accompagna nella Tabula Peutingeriana, presso le sorgenti calde délia odicrna Câlan, e il gran numéro di iscrizioni votive a Esculapio e Igea trovatc presso Apulum 2). Quasi nulla si sa dell'ordinamento civile dato alla nuovo provincia; il governa- tore fu un legatus Augusti scelto da principio tra gli ex pretori, per quanto nei primis- simi anni dopo la conquista l'esercito occupante sia stato probabilmente superiore aile forze ordinariamente comandate da un pretorio. E fino a Marco Aurelio non pare vi siano stati mutamenti nella dignità e nella classe dei governatori. Unico fu anche probabilmente da principio il procuralor, incaricato dell'ammi- nistrazione finanziaria délia provincia, più tardi c'è memoria di tre procura- tores, ai quali sono aile volte attribuite anche funzioni più ampie puramente finan- ziarie 3). E' noto, che i Romani lasciarono aile provincie una certa forma di autonomie e di partecipazione al governo con l'assemblea provinciale. 11 modello e l'idea délia isti- tuzione erano venuti dai κυινά délie regioni greche c greco-orientali, ma non credo, che unico motivo ad adottarle fosse la subdola e ipocrita volontà di imporre il proprio dominio, senza che gli assoggettati se ne accorgessero troppo. Noi critici moderni aile volte crediamo di non essere abbastanza intelligenti e abbastanza furbi, se non vediamo in ogni cosa un secondo fine, uno scopo recondito, uno scaltro espediente. Ora a me pare, che dovremmo rispettare molto di più il populo che ha parlato la più alta parola di giustizia e di diritto sinura rivelatasi al inondo. A un taie pupolo si deve riconoscere più che ad ogni altro un senso di rettitudine morale intimo e profondo, e tutte le illu- minate, nubili liberalità di che essu diede pruva nel guvernu del mundu, non possono essere tutte abilità politiche ed espedienti di governo, ma partono da ben più alti e im- mutabili principi. E solo nell'altezza délie concezioni, nel sacro rispetto del giusto, non nell'espediente si puo trovare la ragione délia lunga e gloriosa vitalità dell'- impero. Non si £a, se nella libéra Dacia esisteva una qualche istituzione analoga aile dicte o κοινά, ne si puo dire, che, se fosse esistita, avrebbe resistito alla profonda crisi del paese, e alla quasi compléta dispersione délia sua popolazione. In ogni modo anche là dove non fossero mai state tali assemblée, il costituirle era non solo un postulai o di giustizia distributiva, ma anche un elemento di alto valore per la pacificazione de paese. Infatti l'assemblea o concilium provinciae composto di delegati délie città pro- vinciali si occupava principalmente del culto di Roma e di Augusto, aveva in cura il tempio o l'ara relativa, ed era presieduta dal sacerdos provinciae eletto appunto per la esplicazione di taie culto. Ma poteva anche discutere la condotta del governalore, e anche accusarlo al Senato o all'imperatore4).

*) Cfr. conductorcs pascui et salinarum, C. I. L., 3) Feliciani, /. c, p. 1446. III, 1363. 3) Cfr. in proposito il buon lihro del Guiraiid: 2) C.I.L., III, 972-987, 1079, 12558, 14468. Les assemblées provinciales, Paris, 1887.

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Ora entrava nelle direttive deU'impero nel primo secolo avère in ogni provincia il COnciHum x). e per la Dacia possiamo esser sicuri, che non appena le eondizioni di ri- popolamento lo resero possibile, forse vivente ancora Traiano, il concilium si costitui, tanto più che mutato profondamente il carattere délia popolazione délia nuova provincia con la dispersione dei Daci, e con l'immigrazione di nuovi elementi, non era affatto a temersi, che il concilium avesse a divenire un focolare di irredentismo. Le memorie epigrafiche che ne abbiamo, sono naturalmente tutte più tarde2). Le barrière doganali si vennero constituendo un poco alla volta, e i tentativi fattj per rintracciarne e determinarne il percorso, hanno per l'oscurità grande délia materia raggiunto scarsi risultati, e tali che forse non possono riferirsi alla età che noi studiamo3). Subito dopo la conquista invece si levano truppe dalla nuova provincia. Vedemmo, che durante la guerra alcune tribu daciche si arresero; fu giudicato opportuno dar loro subito una prova di fiducia, dimostrare, che il loro trattamento non doveva esser di- verso da quello degli altri provinciali, e ad un tempo creare dei legami di attaccamento col nuovo Stato, concedendo loro di prendere le armi e contribuire alla difesa di esso. Furono cosi constituite una ala I Ulpia Dacorum, e una cohors I Ulpia Dacorum. L'una e Paîtra pero non ebbero stanza in Dacia, ma in Oriente 4). Che questi due corpi siano stati constituiti da Traiano, non v'ha alcun dubbio, sono note pero anche altre cohortes Dacorum, e se si deve riferire aile guerre partielle di Traiano l'iscrizione C. I. L. III, 600 che ricorda una cohors III Dacorum equitata, anche questa sarebbe di costituzione traianea, e dovrebbe anzi richiamare la istituzione anche di una cohors II. Ad ottenere la sicurezza compléta délia nuova provincia fu pero necessaria ancora una guerra. Gli Jagizi che si erano tenuti in buone relazioni con Roma, ma che non pare avessero preso parte alla guerra contro i Daci, non ottennero la restituzione di quella parte dei loro territorio che Decebalo ave va loro preso. Videro percio mal vo- lentieri l'estendersi dei dominio Romano anche sulle loro antiche terre, e siccome forse tentarono di esplicare in qualche modo il loro malcontento, ebbero a provare la forza délia armi romane. Adriano, promosso dopo la guerra a governatore délia Pannonia Inferiore, ebbe l'incarico di muovere contro di loro, e senza molta difficoltà li vinse5). La campagna dovette esser brève e facile, perche Adriano non ne ricavo speciali onoranze, ne Traiano assunse nuove salutazioni imperiali. Il territorio degli Jazigi non fu stabilmente occu- pato; essi rimasero in uno stato di clientela verso l'impero romano. Ma portata la propria attenzione ai paesi Danubiani e Balcanici, Traiano non si contenté di ordinare la nuova conquista di Dacia. Altri vasti territori tra il corso infe­ riore dei Danubio, l'Egeo Settentrionale e il Mar Nero, nominalmente già sottoposti all'impero, erano pero di fatto ancora assai poco fusi nella massa di esso, e poco risen- tivano la cultura e la vita romana.

*) I. Krascheninnikoff ha mostrato, come a -) C. I. L., III, 1209, 1412, 1433, 1454, 1513. diffondere l'uso dei concilia nelle provincie occi­ 3) Cfr. Domaszewski in Arch. Epigr. Mitt. aus dental! abbia provveduto in spécial modo Ves- Oest., XIII, p. 142. pasiano (Lber die Einfiihrung des provincialen 4) De Rnggiero: Diz. Epigr. s. v. Dacorum Kaiserkultus in Rôm. Westen, in Philologus, 1897, (alae, cohortes). p. 147. 5) Vita Hadriani, 3.

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L'imperatore era stato tratto verso le foei del Danubio dalle vieende délia guerra. Esponemmo nel narrare délia prima eampagna, corne ad un certo moment» Traiano dovette accorrere a rcspingere un altacco di Daei e di Sarmati i quali avevano vali- eato il Danubio e invasa la Mesia Inferiore. Dai rilievi délia colonna non possiamo de- durre, dove l'impresa terminata felicemenle per lîoma ebbe luogo, ma per buotia sorte un altro monumento ei permette di congetturarlo. JNella regione méridionale délia Dobrugia non lungi dall'ultimo gomilo del Da­ nubio verso Settentrione, circa venti chilometri a sud di Rasova tra i piecoli villaggi di Adamclissi e Enigea è il nucleo interno di un grandioso monumento di forma torreg giante. Nella alta pianura desolata il ruderc appare immenso, e domina tutto il paese, omniprésente corne la cupola di S. Pietro in Campagna Komana. Aveva quel povero monumento fornito già ai villaggi e ai cimiteri vicini gran copia di piètre e di materiale da costruzione, quando per primo richiamô l'attenzione dei dotti su di esso nel 1837 un giovane ufficiale prussiano che era stato cbiamato quale istruttore délia artiglieria turca: il futuro maresciallo dell'impero germanico Alfred von Moltke. Il quale con notevole acume coinprcse la natura del monumento e la gente e il tempo, cui doveva essere attribuito1). Dopo di lui altri ne parlarono, e in spécial modo l'ingegnere francese Micbel incaricato di una missione in Dobrugia nel 1856*). Ma il merito di avère accuratamente esplorato e posto in luce il monumento spetta al dotto rumeno Gregorio Tocilesco il quale tra il 1882 e il 1890 vi esegui scavi, e con gran cura si diede a rintracciare e a recuperare i frammenti dispersi per ogni dove nei vil­ laggi e nei cimiteri mussulmani dei dintorni, e sino nei magazzini di Cinili-Kiosk a Cons- tantinopoli. E tante furono le parti recuperate, cbe con l'aiuto del Benndorf e special- niente dell'architetto Niemann se ne potè dare la descrizionc, la illustrazione e la rico- struzione più compléta e quasi sicura3). L'altezza totale del monumento si calcola fosse di circa metri 32, il diametro alla base di m. 38,62. Nello stato attuale la rovina forma un nucleo cilindrico in muratura, massiccio, costruito a piccole piètre4). Il corpo cilindrico si solieva da un basamento circolare a sette gradini periferici. Sopra questa specie di zoccolo comincia il rivcstimento del cilindro con sei filari di grandi parallelepipedi lisci di calcare. Il settimo filare forma fregio, ornato com'è di foglie d'acanto a spirale e di teste di lupo a bocca aperta, simili al draco délie insegne militari Daciclie. Sopra questo fregio si alternano, a guisa di una trabeazione dorica a métope e tri- glifi, pilastri scanalati e lastre con figure in rilievO riferibili a scène militari di marce e di combattimenti. Le lastre dovevano essere cinquantaquattro, di cui cinquanta più o meno conservate sono state recuperate. Segue una seconda fascia di fregio con sem- plice decorazione végétale, una cornice semplicc e un parapetto fornito di mcrli ancb'essi decorati con figure di prigioneri dalle mani avvinte dietro il tergo.

*) Briefe iiber Zustànde in der Tiirkei in dvn ment von Adam-Klissi, Wien, 1895. Qualche cor- Jahren 1835-1839, lettera del 2 Novembre 1837. rezione al restanro deU'insienic in Stndnicka: 2) Les travaux de défense des Romains dans la Tropaeum Traiani, p. 6, fig. 1. Dobroudcha in Mémoires de la Soc. des Antiquaires 4) Délia eccellenza délia nialta fanno fcde i de France, vol. 25; cfr. Revue Arch., 1857, XXVI, nnmerosi e tnti vani tentativi di penelrare nel- p. 755. l'internoi ecavando cunicolî o pozzi, <· adoperando 3) Benndorf, Niemann, Tocilesco: Das Monu­ anche persino le polverï «la mina.

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Su tutto questo corpo cilindriro si éleva un tetto a tronco di cono coperto di lastrè di calcare intagliate e disposte a guisa di embrici, sul vertice una base a doppio anello sosteneva un grande podio esagonale, sul quale troneggiava un trofeo, di cui pure moite parti furono rinvenute. Aveva esso la forma consueta di un grande ceppo d'albero, cui si figurava imposto un elmo, una corazza, due scudi, due gambiere. Ai piedi erano statue colossali di prigionieri ritti o giacenti. Il concetto, il disegno d'insieme, la linea, la proporzione délia mole rivelano la mente ideatrice di un architetto valoroso, ma l'esecuzione délie sculture e degli ornati è oltre ogni dire rozza e puérile. E di una strana e singolare rozzezza e puerilità, che rivelano non solo compléta inesperienza, ma assenza di elementi vitali, impotenza di evolversi in meglio. Nei rilievi romanici ad esempio che tanto richiamano il nostro mo­ numento, non mancano figure altrettanto goffe e ridicole, ma si sente, che se ne potrà trarre qualche cosa, che quell'arte non sarà stérile, e che avrà un seguito. L'apparizione di questi strani rilievi pose in non poco imbarazzo gli studiosi di storia dell'arte. Il Tocilesco e il Benndorf. fondandosi sui resti d'iscrizione del basamento del trofeo con dedica di Traiano a Marte Ultore, non esitarono a dichiarare Traianeo il monumento 1). Il Furtwàngler osservo giustamente, che un altro monumento romano presentava decorazioni scultorie di analoga rozzezza: l'arco di Augusto a Susa, ma in- vece di trarre da questa osservazione la conseguenza, che in tutti i tempi vive più o meno coperta accanto alla grande arte un'arte idiota, si persuase, che anche il monu­ mento di Adam-Clissi dovesse attribuirsi alla stessa età. E affatico Tingegno a cercar prove per rafforzare una tesi cosi debolmente fondata. Délia iscrizione, data la sua incompletezza, si sbarazzo presto, proponendo di leggervi, che Traiano avesse restau- rato, non eretto il monumento. E riferi il trofeo alla vittoria di Marco Licinîo Crasso sui Geti e sui Bastarni dell'anno 28 a Cr. 2). A conclusioni assai diverse giunse il Riegl che, seguito dal Domaszewski, attribui il monumento al tempo di Constantino 3). E siccome quando di un problema semplice si vuol fare un enigma, tutti si cre- dono un pochino in dovere di trovare una soluzione nuova, il Cichorius pensô, che il monumento dovesse -cssere stato eretto da Domiziano in memoria di Cornelio Fusco vinto e tagliato a pezzi col suo esercito da Decebalo, che Traiano vendicata la scon- fitta, e recuperata l'aquila délia legione XXI Rapax, vi avrebbe aggiunta l'iscrizione Marti Ultori e che finalmente Costantino avrebbe restaurato il monumento, aggiun- gendovi quelle brutte figure che tanto avevano sconcertato gli storici dell'arte4). Ora tanto svariate ipotesi, mosse almeno da principio da quell'incerto e delicato mezzo di investigare la verità, che è il criterio stilistico, non solo dovettero sbarazzarsi dell'iscrizione, o torcerne il significato, ma si trovarono a urtare contro nuove scoperte. Alcune iscrizioni mostrarono, che una città romana, le cui rovine appaiono a poca

1) L. c. cfr. in seguito Tocilesco: Fouilles et Muséum, 1905, p. 158 e in Pauly-Wisowa: Real recherches en Roumanie, p. 5 ; Benndorf in Jahres· Enc, III, I, col. 378. hefte, I, 1898, p. 122. *) Cichorius: Rômische Denkmàler in der Do~ -) FurtMiingler, Intermezzi, Leipzig, 1896, p. brugia, 1904; id.: Die Reliefs des Denkmals von 51 seg. Adam-Klissi in Beitrâge Curt W'achsmuth dar~ 3) Riegl in Λίίίί. des ost. Muséums fiir Kunst gebracht, 1892, p. 1. uml Industrie, 1896, p. 1; Domaszewski in Rhein.

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distança dal monumento, aveva portato il nome di Tropaeum Traiani ]). Non cra anche questo un argomento senz'altro decisivo, ma certo grandemente favorevole alla pri- mitiva ipotesi del Tocilesco e del Benndorf. Ancora nelle vicinanze del trofeo fram- menti di un edifizio di pianta quadrata e di un'altra grande iscrizione che ne ricopriva i lati, ricordano i nomi di coloro che combattendo con Traiano, caddero per la Patria 2). Sono ricordati in quel frammento d'iscrizione soldat i délie coorti pretorie, legionari di incerta legione, e ausiliari délia courte II dei Batavi e di altre coorti ignote. Aile obiezioni del resto avevano sempre vigorosamente risposto il Tocilesco e il Benndorf3). Non solo, ma finalmente anche il criterio stesso stilistico, causa prima dell'errore, applicato non tanto in seguito ad impressione generica, quanto a minuziosa analisi del monumento, e specialmente dei motivi architettonici, condusse un valente studioso a ritenere traianea l'opéra 4). Sicchè ora non vi è seconde me ragione ulteriore di esitazioni, ne mi pare che mai avrebbe dovuto porsi in dubbio, che alcuna volta è sulle métope riprodotto il ritratto di Traiano. Conquistato perô questo punto fermo, alcuni ne trassero conseguenze troppo vaste. Gli awenimenti che avrebbero dato origine al monumento, si sarebbero secondo al­ cuni verificati all'inizio délia seconda guerra, anzi di là, dopo aver percorso mezzo il Méditerranée, avrebbe preso le mosse Traiano per conquistare definitivamente la Dacia ft). Dicemmo già, quanto inverosimile sia questa ipotesi e questo itinerario ; è molto più opportuno ammettere, che il monumento si riferisca non a tutta la guerra dacica, ma all'episodio délia invasione in Mesia, quando durante la prima campagna alcune tribu daciche e altri germano-sarmatiche, scosse dal rumori délia grande guerra in Dacia, e per essa tratte a sperare in facili prede irruppero nella parte meno guardata e più lon- tana délia provincia. Ne si oppone a questa ipotesi il fatto che l'iscrizione del trofeo porti la data del 109, quando cioè la prima campagna dacica era finita da un pezzo. Anche il principio délia seconda sarebbe lontano da quelFanno, e d'altra parte anche l'altro insigne mo­ numento délia guerra, la colonna traiana, reca la data del 113. Sono pure, come già dicemmo, da correggersi le opinioni del Benndorf e del To­ cilesco in un altro punto, nell'attribuzione cioè a Traiano del vallo che dal gomito del Danubio, a Nord di Adam-Klissi va verso Costanza 6). Ogni paesano rumeno ripete, che quella grandiosa fortificazione è opéra di Traiano, ma le ragioni portate dal Pe- tersen e dallo Schuchardt fanno ritenere quasi certo, che essa sia opéra posteriore, in parte almeno attribuibile a un cornes Traiano, générale di Valente contro i Visigoti7). Chiamato adunque laggiù dalle nécessita di guerra, Traiano s'interesso vivamente aile condizioni délia romanità in quelle regioni, vide, quanto dcbole e malsicura fosse

x) C. I. L., III, 12470. piîi acri che suasive. 2) C. I.L., III, 14214; p. 23164». 6) Benndorf, Tocilesco: Das Monument von 3) Benndorf in Arch. Epigr. Mitt. aus Oester- Adam-Klissi, p. 15. reich, XVII, p. 105; XIX, p. 181; Jahreshefte, I, e) Essi propongono anche di riconoscere quel p. 132. Tocilesco: Fouilles et recherches, p. et seg. vallo nelle scène 95 e 96 délia Colonna Traiana; Nella polemica entrô anche il Pctersen in Rom. cfr. Das Monument von Adam-Klissi, p. 124. Mitt., 1896, p. 302; 1903, p. 68. 7) Cfr. De La Berge: Trajan, p. 63, n. 7; *) Studniczka: Tropaeum Traiani, Leipzig, Petersen in Rom. Mitt., 1896, p. 107; Schuchardt 1904. Le obbiezioni del Furtwiingler in Jlerl. in Jahrbuch des Inst., 1901, p. 116. Philologische Wochenschrift, 1904, p. 1000 sono

www.cimec.roIl LORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TRAIANO spesso Tazione di governo che si esercitava, e si propose di rafforzarla vigorosa- mente. Null'altro purtroppo che un mutamento nel titolo del governatore, e pochi muni geografici ci lasciano indovinare qualche cosa dell'opera veramente vasta ed energica spiegata da Traiano. A dir vero la regione pianeggiante délia Mesia Inferiore più vi- cina al Ponto Eusino, quella che si chiamô anche Scythia Minor, aperta già aile correnti commercial! per la navigazione del Mar Nero e del Danubio, ha rivelato aile esplora­ zioni e agli studi più recenti anche per età antèriori ai provvedimenti traianei, tracce di civiltà cosi schiettamente latine e cosl larghe e vivaci, che dobbiamo ritenere abbia in esse la romanità trovato un terreno straordinariamente favorevole '). Più chiusa era rimasta invece tra gli aspri suoi monti la regione del Mons Haemus e la Tracia. Ed appunto la più appariscente e la più comprensiva délie riforme fu la riorganiz- zazione délia provincia di Tracia. Dal litorale Egeo di questa regione che solo era posse- duto dai Romani al finire délia repubblica, la occupazione e la espansione erano pro- cedute lentamente verso il settentrione e verso il Mar Nero. Per un certo tempo la Tracia romana era stata una proprietà privata di Agrippa, dal quale l'aveva ereditata la casa impériale. Qualche città greca délia costa aveva conservato i suoi ordinamenti e i suoi privilegi, ma nel resto del paese ogni forma civile di aggruppamento mancava ancora. Traiano si préoccupé con singolare energia di creare corne prime basi di civiltà romana i comuni. Non meno di undici cita furono fondate o aumentate, o dotate di privilegi. E per ottenere una più rapida penetrazione di civiltà, si pensô di valersi délie forme greche di costituzione, le quali erano più note e meglio adatte al paese, e meglio assimilabili per la maggiore diffusione in esso di elementi greci e grecizzati. Pur di ottenere rapidamente, che la barbarica κώμη divenisse πόλις fu pertanto sacrificato un po' lo schietto amor proprio latino. Anche Augusto del resto a ricordo délia sua più grande vittoria aveva fondato in Epiro una città greca: Nicopolis. La condizione giuridica di tali città non è pero del tutto ben chiara, esse non sono colonie romane, e non sono città autonome. Battono moneta con leggenda greca, perche greca è la loro lingua ufficiale, le monete non hanno ne i titoli ne i simboli délie colonie romane, ma non hanno il carattere di coniazioni autonome, perche ammettono il nome del governatore délia provincia. E' dunque una categoria nuova di città, cui imprime carattere la fondazione da parte dell'imperatore 2). Da non pochi segni appare, come a favorire queste fondazioni di città si ebbe ri- corso, non meno che per la Dacia, a una notevole immigrazione specialmente di ele­ menti orientali 3). Come si rileva da uno sguardo all'atlante, le nuove città furono dis­ poste con la più felice intuizione in luoghi strategicamente e commercialmente impor­ tant!, sicchè assicurato ne fosse il fiorire, e rafforzato per esse il dominio.

*) La ricerca e la illustrazione di tali memorie rici dei suoi scavi in un volume: Inceputurile si deve in particolar modo a Vasile Pârvan che vietii Romane la gurile Dunârii, Bucarest, e in ha compiuto ampie esplorazioni a Histria, a un articolo: / primordii délia civiltà romana aile Ulmetum, a Tomi, e ne ha reso conto in nume- foci del Danubio in Ausonia, X, p. 187 seg. rose memorie délia Accademia Romana di Buca­ 2) Cfr. Pick: Miïnzen von Dacien und Moesien, rest (Analele, vol. dal XXXIV al XXXIX, I, p. 184. 1912-1920; Memoriile série III, vol. II, 1923) 3) Vedinele prove nella Ucrizioni délie singole riassumendo poi hrillantemente i risultati sto- città in C. I. L., III.

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Le città di Tracia che Traiano fondô o favori, sono: Nicopolis ad Mestum — Per lungo tempo non c stato possibile dislricare la que- stione délie città dal nome Nicopolis che Traiano ha fondato. Ora grazie aile éeplo- razioni compiute d'ordine dello Zar Ferdinando di , e agli studi del Seure e del Perdrizet si puo stabilire, che le Nicopoli traianee, sorte a ricordo délia guerra da- cica, furono due: l'una ai confini délia Mesia inferiore: Nicopolis ad Istrum, l'altra nella Tracia méridionale: Nicopolis ad Mestum, e che una terza Nicopolis di Mesia sul Danubio, quella che corrisponde alla modcrna Nikopol è invcce di fondazione molto più tarda '). La Nicopoli di Tracia reca nelle sue monete, la cui série comincia da Commodo, l'iscrizione Ονλπ[ίας] Νικοπόλεως πρός Μέστω. La sua posizione è stata dal Mendel e dal Perdrizet stabilita in un'angusta valleta tra il Pr;m-Dag e il Dospad-Dag, propaggini dei monti di Rodope, sulle rive del fiume Mesta, di fronte alla moderna Nevrokop 2). La nuova città sorgeva sullo via che dall'importante centro romano di Philippi muoveva verso nord 3), e corne poteva essere agevolata nei suoi commerci da questa via, cosi poteva offrire ai viaggiatori un luogo di riposo, prima di lasciarli inoltrare nell'aspra regione dei monti di Rodope, ed anche costituire un freno a un eventuale ridestarsi di abitudini brigantesche tra gli abitanti di quei monti. Nicopolis ad Istrum — Il nome che essa ha preso non solo presso alcuni scrittori, ma anche nelle monete e nelle iscrizioni Ονλπία Νεικόπολις πρός "Ιοτρον aveva condotto gli studiosi a identificarla con la odierna Nikopol sul Danubio. E' ora invece sicuro, che Nikopol occupa il luogo di una Nicopolis fondata da Eraclio dopo la vittoria sul re per- siano Cosroe nel 629, e che la Ulpia Nicopolis ad Istrum corrisponde alla odierna Stari- Nikup ai piedi dei Balcani nella vallata dello Jantra 4). Il nome completo con l'appel- lativo Ulpia è dato in quattro iscrizioni greche e in un diploma militare 5). La sua posi­ zione era strategicamente e commercialmente importantissima, presso i più célébrât! valichi dei Balcani verso la pianura danubiana (passo di Ternova, e colle di Scipka), sicchè poteva far sentire la sua influenza sui Traci délia montagna e sui Mesi délia pianura, ed eventualmente opporsi ad invasori trans-danubiani. La città appartenne da principio alla provincia di Tracia, poi fu ascritta alla Mesia Inferiore tt). La sua costituzione é greca, come greca è la sua lingua ufficiale. La popolazione è mista di Traci, di veterani romani, di provinciali chiamati da altre regioni deU'impero. Abbondano tra questi ul- timi i Bitini 7). La tribu cui essa è ascritta, non è la Papiria, come le altre fondazioni

') Gli editori del Corpus Inscr. Latinarum non p.257. erano riusciti a trarsi d'impaccio. E' ora da ·) Arch. Epigr. Mitl. aus Oest., X, p. 243. c vedersi: Seure: Nicopolis ad Istrum in Revue XVII, p. 180; Revue Arch., 1907, II, p. 414 e Arch., 1907, II, p. 257 e Perdrizet in Corolla 415; il diploma LXXXVI rilasciato al pretoriano Numismatica in honour of Barclay Head, Oxford, M. Aurelius M. f. Ulpia.... Nicopoli fu pure tro- 1906, p. 217. vata a Nikup, pereiô è probabile, che la Nico­ 2) L. c. nella nota précédente. polis sia questa ad Istrum, e non quella ad Mestum. 3) Un milliario di questa via d'epoca perô più e) Come città di Tracia la ricorda Tolemeo tarda fu pubblicato dal Perdrizet in Bull. Corr. (III, 1, 7) e confermano monete e iscrizioni (cfr. Ilell., 1900, p. 547. Seure in Rev. Arch., 1907, II, p. 264, m. 4). 4) L'identificazione è dovuta al Kanitz: Donau, Passo' alla Mesia Inferiore neH'età dei Severi. Bulgarien und der Balkan, I2, p. 185; cfr. Pick: I confini tra Mesia e Tracia furono segnati da Afiïnzen von Dacien und Moesien, p. 328; Seure: Adriano. Nicopolis ad Istrum in Rev. Arch., 1907, II, 7) Seure, 7. c, p. 275.

LS www.cimec.ro LORDINÀMENTO DELLA CQNQ1 ISI V M TRAIANO di Traiano, ma la Sergia, la tribu di Adriano. quasi che Traiano non sia giunto a terni i- nare il suo assetto di questa città. Serdica — Moderna Sofia, in Bulgaro Sredetz fu rtô/u; greca col nome di Ulpia Ser- dica, corne appare da monete e da iscrizioni '). Pautalia — Mod. Kiistendil nella vallata dello Struma. aneh'essa ebbe eostitu- zione greca, e porto il nome di Ulpia Pautalia, ricordato da monete e da iscrizioni 2). Anchialos — Mod. Ancbialo sulla costa del Mar Nero presso Apollonia all'ingresso del Golfo di Burgas, porta in un'iscrizione e nelle monete il nome ΛιΟνλα,ιανιην'Λγχιαλέοη' aveva importanza commerciale notevole, sia corne sbocco di vie dall'Egeo e dalla pia- nura danubiana al Mar Nero, sia per la sua ricca produzione di sale. Per questo, da piccolo luogo 3) dipendente dalla maggiore Apollonia, Traiano ne fece una città indipen- dente e con propri magistrati 4). Le figure di Cibele, di Iside e Serapide, e il tempio di quest'ultima divinità, rappresentato sulle monete, fanno pensare anche qui a una forte immigrazione orientale 5). Bizye — Mod. Λ iza presso Astai, in iscrizioni militari porta il nome di Ulpia Bizye. le monete invece hanno semplicemente ΒΙΖΥΗΝΩΝ e). Augusta Traiana — Ritennero alcuni fosse il nome che prese l'antica Beroe, quando Timperatore l'arricchi di abitanti e diprivilegi7). Beroe corrisponde al luogo délia odierna Stara Zagora, ed anche essa era in posizione strategicamente notevole allô sbocco di importanti passi dei Balcani e aU'incrocio di grandi vie. Vi ebbe luogo infatti la grande battaglia cosi infelice di Decio contro i Goti nel 251. Il Kalopothakes fa rilevare perô che in document! contemporanei si trovano ricordati sia Ulpia Beroe, sia Augusta Traiana, e sarebbe perciô d'awiso che le due città siano state distinte, e che ambedue abbiano provato i benefici di Traiano. Le monete hanno la leggenda Ανγονοτη Τραιανη. e recano tra le altre divinità anche Cibele e Nemesis 8). Topiros— Sulle monete che cominciano da Antonino Pio è detta Ulpia Topiros9). Memorie epigrafiche non se ne hanno.

l) Cfr. le monete a cominciare da Marco An- s) Cfr. Miinzer e Strack: Antike Miinzen von relio: Eckhel: Doctrina Numorum, II, p. 46; Trakien, p. 207, 211, n. 418, p. 238 n. 482. Catalogue of Coins of the Mus., Thracia, p. 171 ; 6) Per l'iscrizioni cfr. Ephem. Epigr., IV, 895, cfr. iscrizioni di militari: C. I. L., VI, 3314; Eph. lin. 20, 25, 31 ; per le monete: Catalogue of Coins Epigr., IV, 894, 22; 895, 16; Jahreshefte, 1911, of Brit. Mus., Thracia. p. 88 ; Svoronos: Έψ. Άρχ. p. 130. 1889, p. 102. '-) Monete in Eckhel: Doctrina Numorum, II, 7) Per la identità di Augusta Traiana o Τρακι- p. 38 ; Catalogue of Coins of the Brit. Mus., νεων πόλις con Beroe, cfr. Dumont in B. C. H. Thracia, p. 141 ; iscrizioni di soldati in C. I. L., 1878, p. 487. Kiepert: Formae Orbis antiqui, VI, 2397, 2616, 2761, 2772; Notizie Scavi, 1909, testo a tavola XVIII. Per le ohiezioni del Kalo­ p. 81. Per la identificazione del luogo cfr. Jirecek pothakes cfr. De Thracia provincia romana. Berlin, in Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., X, p. 88. 1890, p. 28. *) L'iscrizione è data dallo Jirecek in Arch. 8) Foucart in Bull. Corr. Hell., VI, p. 179. Epigr. Mitt. aus Oest. 1886, p. 171, insieme anche In Catalogue of Coins of British Mus., Thracia, alla descrizionc migliore del luogo. Per le monete, p. 177 sono confuse insieme le monete di Augusta la cui série va da Antonino Pio a Gordiano ; cfr. Traiana con quelle di Traianopolis. Notevole sulle Miinzer e Strack: Antike Miinzen von Thrakien, monete di Caracalla la bella figurazione délia I, p. 208. porta délia città (Catalogue cit., p. 178, n. 11). 4) Cfr. nell'iscrizione citata ή βον?.ή xai ô 8) Catal. of Coins of Brit. Mus., Thracia, p. 175; δήμοζ Ούλπιανών Άγχιαλέων. Kalopothakes, /. c, p. 46.

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2 Dacin II I9i5.

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Hadrianopolis — In mirabile posizione allô sbocco del Tonzos (mod. Tundscha) nello Hebros (mod. Maritza) in luogo fertile, a cavallo délie vie che dall'Egeo e dal Bos- foro salgono verso i Balcani. In alcune iscrizioni militari reca il nome di Ulpia Hadria­ nopolis, ed è percio probabilissimo, che se ne debba la prima costituzione a Traiano, a simiglianza délie altre città Traianopolis, Plolinopolie, Marcianopolis '). Plotinopolis — Ventun miglio a sud di Hadrianopolis, secondo le indicazioni del YItinerarium Antonini (pag. 175, 322) forse presso il luogo délia odierna Uziim-Koprii sulla via che fiancheggia lo Hebrus (Maritza) a). Traianopolis — Alla foce dello Hebrus presso la moderna Enos. La posizione fu riconosciuta dal Dumont3). Oltre queste nuove fondazioni sembra risorgessero vecchie città abbandonate. Taie ad esempo Lysimachia nel Chersoneso presso la moderna Burnar che quando Plinio scriveva la sua Historia Naturalis era distrutta e abbandonata (4. 11, 47) mentre dal tempo di Traiano vi si trovano important] iscrizioni che fanno pensare fosse stata ri- popolata (C.I.L. III, 726). Con la fondazione o ampliamento di tante città dovette andare di pari passo la apertura di strade. Non si rinvennero sinora cippi stradali col nome di Traiano, e non è improbabile, che durante la vita deU'imperatore solo poche délie designate vie fossero terminate e provviste délie numerazioni milliarie. In ogni modo è certo, che la gran­ diose arteria dal Reno e dal Danubio all'Egeo e al Mar Nero ebbe attuazione anche in quest'ultima sua parte, e che parecchic délie città traianee: Traiana Augusta, Traia­ nopolis, Plotinopolis, Hadrianopolis seguivano e proteggevano questo sistema stradale 4). Rinsanguata cosi vigorosamente la provincia di Tracia di uomini e dotata di ci- vili istituzioni, Traiano provvide a costituirne una provincia affatto indipendente dalla Mesia Inferiore, e a darle più nobile decoro di reggimento. Il governo, sino allora affi- dato a un procurator, fu attribuito a un legatus Augusli scelto tra gli ex pretori 5). Il mutamento sembra avvenuto circa il 115; infatti nel 112 la città di Bizanzio manda ancora un messo a riverire ogni anno il legato di Mesia Inferiore ; e un diploma militare degli anni 113 —114 considéra ancora la Tracia aile dipendenze del legato di Mesia e). Viceversa si conoscono due legati di Tracia dell'età traianea Publius Iuven- tius Celsus, che nel 116 pare abbia già lasciato la provincia e Aldus Platorius Nepos 7). Col legato dovette venirne anche un aumento nelle milizie di occupazione, per quanto pero non sembri, che vi sia mai stato in Tracia il presidio di una intera legione.

') Ephem. Epigr., IV, n. 894, c. 13, 14; 894 in Monatsberichte der Berl. Akad., 1881, p. 447. d. 11; 895, 17, 21; V, p. 186 cfr. Pick: Antike 6) L'avvenimento fu rilevato per la prima Mûnzen von Dacien und Moesien, I, p. 183, n. 4. volta dal Borghesi: Oeuvres III, p. 278; cfr. 2) Dumont in Bull. Corr. Hell. 1878, pag. 438; Mommsen-Marquardt: Organisation de VEmpire, Kalopothakes De Thracia provincia romana, pag. 43. in Manuel des antiq. rom., p. 199. s) Dumont-Homolle: Voyage Arch. en Thrace e) Cfr. Plin. Epist. ad Traianum, 43, 44; per in Archives des Missions scientifiques, 1876, p. la data cfr. Mommsen, Morel: Etude sur Pline, 174, 224; cfr. Bull. Corr. Hell., 190.0, p. 147; p. 30. Il diploma porta il num. XXXVIII nella 1913, p. 147. série del Corpus. *) Sulle strade romane nei Balcani; cfr. Jung: ') Il primo è ricordato in moncte di Perinto: Romer und Romanen, Innsbruck, 1877, p. 121; Mionet: Supplément, II, 401, 1187, 1188; Liebe- Kanitz: Serbien, p. 289; Jirecek: Ileerstrasse von 11.11■ i : Verivallungsgesch., p. 390 n. 3; l'altro in Belgrad nach Konstantinopel, p. 5 e 159; idem C. /. L., V, 877.

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Ma se la Tracia attrasse in modo specialissimo l'attenzione deU'imperatore, anche le altre regioni vicine, le quali per la distanza da Roma avevano meno sentito l'opéra del governo romano, ebbero prowedimenti analoghi, e più intenso fervore di opère. Svolgendosi perô taie attività a nord del monte Haemus (Balcani), dove assai scarsa- mente erano giunte le influenze greche, le nuove città ebbero forma e costituzione più schiettamente latine. Nella Mesia Inferiore ed , che erano già stati campi militari, e sedi di legione, divengono colonie. Che Ratiaria (mod. Arcer in Bulgaria) sulla sponda destra del Danubio preesistente forse all'occupazione romana del paese, e poi sede di legione, o per lo meno di forte distaccamento di truppe sia divenuta colonia per concessione di Traiano, lo mostrano il nome Ulpia e la tribu Papiria, esemplificate in parecchie iscrizioni *). Oescus (mod. Gigen) pure sul Danubio, quasi alla confluenza con l'Aluta, è anch'essa ricordata corne Colonia Ulpia Oescus in molti document!3). La parte più orientale délia provincia verso la foce del Danubio e verso il Mar Nero non aveva avuto finora forte occupazione militare. Certo non v'era mai stata una le­ gione. Traiano stabili i due campi legionari di Durostorum e di Troesmis, e nuovi ca- stelli di truppe ausiliarie, due dei quali Ulmetum e Carsium sono stati di récente rico- nosciuti e ampiamente studiati dal Pârvan 3). Solo nel golfo di Burgas uno dei Flavi, probabilmente Vespasiano, aveva fondato la Colonia Flavia Pacis Deultensium4). A Traiano si debbono due nuove città: Tropaeum Traiani e Marcianopolis. La prima sorse presso il grande monumento di Adam-Klissi, nella Dobrugia, e fu municipio romano. Il merito di averla ritrovata spetta agli scavi del Tocilescu 5). Marcianopolis (mod. Pravadi) a diciotto miglia a ponente di Odessus (mod. Varna), fu cosi nominata dalla sorella deU'imperatore. Dovette essere città forte e ben situata, perche, ad essa appoggiandosi Claudio II, riusci ad infliggere una clamorosa sconfitta ai Goti. Le sue proprie monete ce la figurano infatti irta di alte torri, e gli itinerari la mostrano appoggiata a un fiume (figurato anche nelle sue monete) e a cavallo di due vie importanti, quella da Anchialos verso Durostorum e verso il Danubio e Paîtra verso Odessos e le altre città délie coste del Mar Nero 6). Per la sua vicinanza aile città délia Pentapoli Pontica ebbe, a differenza délie altre tre ora ricordate, costituzione greca. Le città greche délia costa del Mar Nero, le cinque che formavano il κοινόν délia Pentapoli Pontica : Histria, Tomis, Kallatis, Dionysopolis, Odessos ebbero anch'esse

1) Cfr. Premerstein in Jahreshefte, I, Beiblatt, (C. I. L., III, 14214, 26). Carsium fu fondato 149; Domaszewski in Neue Heidelb. Jahrbucher, nel 103 e destinato ad alloggiamento delVala II I, p. 198; cfr. perô Jahreshefte, IV, Beiblatt, 104, Hispanorum et Aravacorum: Pârvan: Descoperiri C. I. L. III, 753 = 7429, 6294, 6295, 8089, p. 263; noua în Scythia Minor in Analele, vol. XXXV per la tribu Papiria, Kubitschek: Imperium (1913), p. 541. Romanum tributim descriptum, p. 238. 4) Cfr. C. I. L., VI, 3828 dell'anno 82 e le mo- 2) C. /. L., III, 753, 7426, 7430, 7431, p. 141 nete, cfr. Tomaschek: Die alten Thraker, II, 2,71. e 922; Rev. Arch. 1896, XXIX, p. 259; Do- 6) Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., XVII, p. 160, maszewski in Neue Heidelberg. Jahrbucher, 1891, 108; XIX, p. 184; C. I. L., III. p. 2110; Pârvan: I, p. 198; Not. Scavi, 1924, p. 46. Cetatea Tropaeum, Bucarest, 1912. 3; Per Ulmetum, cfr. Pârvan: Analele Acade- e) Sulla località cfr. Jirecek in Arch. Epigr. miei Romane, XXXIV, XXXVI, XXXVII (a. Mitt. aus Oest., X, p. 191; cfr. la moneta con 1912 —1915), nel 140 il campo era già divenuto la veduta délia città in Pick, l. c, I, p. 194, un vicus con cives Romani et Bessi consistentes n. 1167, tav. III, n. 17.

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favori da Traiano, parc anzilutlo chc al tempo di Traiano, la Pcntapoli Pontica, sia divenuta Esapoli, forse pcr avcrvi aceeduto anche Mescmbria '). Il nome 7:£ώκΛς appare dapprima su una iscrizione del tempo di Adriano '-). Odessos comincia con Traiano la propria coniazione monetaria, Tomi sceglie pcr tipo dei rovesci délie sue monete il trofeo di Adam-Klissi8), chiaramente e ncttamcntc significato, e l'una e l'altra pongono in dativo invece che secondo il solito in nomina- tivo il nome deU'imperatore, quasi in una forma di dedica4). E Tomi stessa e altre città di Mesia pongono statue e iscrizioni onorarie a Traiano e ai suoi legati in riconoscenza di ottenuti vantaggi5). Oltre a queste città fondate o nuovamente costituite, oltrc alla organizzazionc quasi municipale di territorii con a capo un vicus o un COSteUum, altre memorie si hanno di lavori e di benefici concessi daU'imperatore in Mesia Inferiore. Strade important! passano pel nuovo Castro di Ulmetum, probabilmente dirette da Marcianopolis per Tropaeum a Noviodunum, da Tomi a Carsium, da Histria a Capidava6). Due milliari di due vie che escono dalla remota Tomi, portano il nome di Adriano "), sicchè pro­ babilmente le strade furono studiate e progettate sotto il predecessore. .1 confini tra la provincia di Tracia e quella di Mesia Inferiore furono esattamente segnati solo nel 136 dal successore di Traiano, il cui nome appare su quattro cippi ter­ minai!, rinvenuti preso Nicopolis ad Istrum s). Anche nella Mesia Superiore, e precisamente nella regione di essa più appartata e fuori di mano, troviamo traccie di fondazioni traianee: la città di Ulpiana, e la città di Ulpia Scupi. Ulpiana ricordata da Tolemeo (111, 9) e da Iordanes (Getica 56) appare nella Tabula Peutingeriana e nel Geografo Ravennate col nome storpiato in Viciano o Beclano. Ma iscrizioni nuovamente trovate hanno restituito la vera grafia, e per- messo di identificarne il luogo presso la moderna Lipljan nella regione meno popolosa e più selvaggia délia provincia. Anche qui potenti ragioni concorsero a decidere la fon- dazione traianea: il dominio cioè daU'altura di Lipljan délia pianura di Kossovo e délie vie che da Naissus (mod. Nisch) dal cuore cioè dell'attuale Serbia, possono portare al mare Adriatico. Non solo ma anche un'altra ragione v'era di portar l'attenzione su questo luogo, la esistenza cioè di giacimenti auriferi nelle vicinanzc

*) Pick, l. c, I, p. 71 e p. 593, n. 3. 7) C. L L., III, 7613, 7615. 2) Perrot: Mémoires, p. 447. cfr. Pick. /. c, 8) C. /. L., 111,749, 7434, 7435, 12345, 12407; I, p. 71, n. 3. Seure in Rev. Arch., 1907, II, p. 268; cfr. Jahres- 3) Pârvan: Histria, in Analele Academiei Ro­ hefte, I, Beiblatt, col. 187. mane, XXXVIII, 1916, p. 556 seg. 9, Cfr. C. L L., III, 1685, 1686, 8169, pag. 4) Pick in Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., XV, 1457; Evans în Archaeologia, XLIX, pag. 58; p. 32; Pick: Miinzen, I, p. 521, 616, 635. Domaszevsky în Arch. Epigr. Mit. aus Oest. XIII, °) C. I. L., III, 7537, 7538, 777, 14451 (le pag. 150; Gjorgjevic in Jahreshefte, IV, Beiblatt, prime due e l'ultima di Tomi, Paîtra di Gher- col. 95 e 167; Stuart Jones in Papers of the ghitza presso Troesmis). Brit. School at Rome, V, p. 452; Mowat in Rev, e) Una carta di queste strade è delineata da Num., 1894, p. 408; Jahreshefte. VI, Beiblatt, V. Pârvan in Ulmetum, I, Analele Academiei Ro­ col. 28. mane, XXXIV (1912), tav. XXVI; cfr. Ausonia 10) Ghislanzoni in Notizie Scavi, 1909, p. 81. X, p. 206, n. 4.

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www.cimec.ro L'ORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TKAIANO dell'Axius e lo sbocco daU'Illiria nella Macedonia, il favorirla e l'arricchirla puô bene essere rientrato nel concetto traianeo. L'Illirico, già più romano, non ebbe nuove città, ma nuove vie, e sviluppo di opère pubbliche, délie quali già facemmo menzione più addietro. La ripercussione di tanti avveninienti dovette giungere anche sulle sponde setten- trionali del Mar Nero, dove il regno del Bosforo, e la città greca di Chersonesos avevano già, per lo meno a cominciare dalla definitiva annessione délia Tracia nell'anno 46, una dipendenza reale per quanto dissimulata dall'impero, e la missione di coprire la provincia roinana e di proteggere la libéra navigazione nel Mar Nero. Talora guarni- gioni romane tratte dall'esercito di Mesia ebbero residenza in quei remoti luoghi1). Re Bosporano era allora Tiberio Giulio Sauromata, che pare abbia governato dal 92 al 124, e che è ricordato come amico dell'Imperatore e del Popolo Romano in parecchie iscrizioni, mentre invece tre lettere di Plinio fanno intravedere che qualche piccolo dis- senso abbia potuto scoppiare tra il re e un liberto impériale Lycornas probabilmente investito di funzioni finanziarie2). Analoga concessione di clientela dovette esser fatta ai Sarmati Rossolani. Conosciamo un loro re che pare abbia avuto la cittadinanza romana da Adriano, a giudicare dal suo nome: P. Aelius Rasparaganus. Egli pero al principio dell'impero di questo principe si lamenta de imminutis stipendiis ( Vita Ha- driani, 6), sicchè è probabile che un assegno in danaro per determinati servizi gli fosse stato attribuito dal précédente imperatore. Ed è perfettamente normale che Adriano abbia voluto modificare quello che Traiano aveva fatto. Ne il re Rasparagano riusci ad entrare nelle buone grazie di Adriano, perche lo vediamo poi esule coi suoi a Pola3). La coniazione di monete con la leggenda Dacia Provincia nell'anno 112 ci fa ri- tenere, che in quell'epoca il vasto programma fosse in gran parte esaurito 4). Per esso Traiano riusciva a fondare nell'Europa Orientale una civiltà latina, cosi corne Giulio Cesare e Auguste l'avevano fondata nella Occidentale. E si vivace e pro­ fonda fu la impronta di romanità, che corso di secoli e mutar di vicende non valsero a cancellarla. Poco più di un secolo durô l'occupazione romana délia Dacia, ne molto di più la cultura intensive di romanità nella Mesia Inferiore, tre o quattro generazioni adunque in tutto; eppure un intero popolo, attraverso secoli di miserie inaudite, di servitù obbrobriose, di abbrutimento, di rilorno alla barbarie, vedendo inaridire e spegnersi ogni sua fonte di vita e di ricchezza, distruggersi ogni cultura e ogni intellet- tualità, perdersi qualunque contatto, anche quello religioso, con la madré antica, ha serbato illesa e vivida la nobile fiamma délia sua romanità, e in essa ha trovato la sua estrema difesa per non perire. Il vago ricordo di essere stati Romani ha infranto, la violenza slava, la tartara, l'ungherese e la turca, ha ricomposto a dignità di nazione un disperso popolo di agricoltori e pastori crudelmente sfruttati dai signori stranieri, e nelle pianure danubiane e sui monti di Transilvania Roma eterna ancor oggi è con trépida passione acclamata madré grande, possente e benefica. ROBERTO PARIBENI

1) Cfr. Latyschew: Inscriptiones Ponti, IV, 118, Pontus, Bithynia and the Bosphorus in Animal 129. Rostowzew: liumische Besatzungen in der of the Brit. School at Athens, XXII, p. 1. Krim und das Kastvll Charax, in Klio, II, p. 80; 3) C. I. L., V, 32, 33. ") C. I. G. 2123, 2124, 2130; C. 7. L., III, 783. 4) Eckhel: Doctrina Numorum, VI, 428; Cohen, cfr. Plin.: Epist., X, 63, 64, 67; cfr. Rostowzew: Traianus.

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