63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE STAGIONE LIRICA REGIONALE 2009

Settembre / Ottobre 2009

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITà Agenzia Regionale CULTURALI REGIONE UMBRIA Provincia di Perugia Comune di Spoleto di Promozione Turistica

Fondazione Francesca, Valentina e Luigi Antonini

Comune di Perugia Comune di Città di Castello Comune di Assisi Comune di Orvieto Comune di Todi

Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli” Piazza Garibaldi, Ex Caserma Minervio - 06049 Spoleto (PG) Tel. +39.0743.221645 / +39.0743.220440 - Fax +39.0743.222930 - [email protected] - www.tls-belli.it 63ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE STAGIONE LIRICA REGIONALE 2009

L’E LISIR D’A MORE pag. 4 di

IL CUOCO E LA MADAMA » 20 di Giuseppe Sigismondi

LIEDER & LIEDER 4 » 28 a cura di Michelangelo Zurletti e Andrea Stanisci

RIGOLETTO » 36 di Giuseppe Verdi STAGIONE LIRICA 63 ma REGIONALE STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE 20 09 Consiglio Direttivo

Presidente Carlo Belli Vice presidente Maria Chiara Rossi Profili

Consiglieri Daniele Benedetti Sindaco del Comune di Spoleto Vincenzo Cerami Assessore alla Cultura del Comune di Spoleto Alessandro Laureti in rappresentanza della Regione Umbria Fausto Libori in rappresentanza della Regione Umbria Stefano Cimicchi Agenzia di Promozione Turistica dell’Umbria Laura Zampa in rappresentanza della Provincia di Perugia Giovanni Conti, Giorgio Pressburger, Bruno Toscano

Collegio Revisori dei Conti Presidente Marcello Bocchini Mario Bottini, Nando Pietro Tomassoni

Direttore Generale Direttore Artistico Claudio Lepore Michelangelo Zurletti

Sessantatreesimo Concorso “Comunità Europea” per Giovani Cantanti Lirici

Commissione Giudicatrice Presidente Luis Alva Membri Renato Bruson Eva Marton Mats Liljefors Ki-Chun Park Alessio Vlad Giorgio Vidusso Michelangelo Zurletti Carlo Donadio

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Bozzetti di Ferruccio Villagrossi

4 L’E LISIR D’A MORE di Gaetano Donizetti

Melodramma in tre atti di Felice Romani Nuova produzione del Teatro Lirico Sperimentale

Personaggi e Interpreti

Adina Emiliya Ivanova, Maria Kostraki, Désirée Migliaccio Nemorino Gianluca Bocchino, Alessandro Luciano Belcore Antonio Vincenzo Serra, Ivo Yordanov Dulcamara Giulio Boschetti, Alessandro Pento Giannetta Deborah Leonetti, Anna Pennisi Un moro, una contadina Irene Lepore

Direttore Daniel Martìnez Gil de Tejada Regia Giorgio Bongiovanni Scene Costumi Ferruccio Villagrossi Francesco Morabito

Maestro del Coro Luci Andrea Amarante Graziano Abertella

Assistente alla Regia Maestro Collaboratore Maestro alle Luci Valentina Lepore Andrea Mele Paolo Gonnelli

Orchestra e Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto Allestimento scenico Scenografie Sormani Cardaropoli srl – Milano Staff tecnico del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto

Spoleto, Teatro Nuovo Giovedì 10 settembre ore 20.30 Venerdì 11 settembre ore 20.30 Sabato 12 settembre ore 20.30 Domenica 13 settembre ore 17.00

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L’elisir d’amore di Donizetti di Massimiliano Giaquinto

primi mesi del 1932 regalano a Donizetti un successo e I due si mettono immediatamente al lavoro. Per il libret - un fiasco. Il successo è , seria applaudita to, Romani si ispira a Le philtre del francese Eugène Scri - Iil 12 gennaio al Teatro San Carlo di Napoli; il fiasco è be, musicato l’anno precedente da Auber. Il tempo strin - Ugo, conte di Parigi, vicenda medioevale dalle tinte fo - ge, e in qualche punto il testo italiano si riduce a una sche che cade alla Scala la sera del 13 marzo. semplice traduzione dell’originale. Da parte sua, Donizet - Poche settimane dopo lo smacco scaligero, il musicista ha ti dà prova ancora una volta della sua straordinaria faci - l’occasione di prendersi la rivincita: a offrirgliela è Ales - lità di scrittura: in capo a quindici giorni la partitura de sandro Lanari, impresario del milanese Teatro della Ca - L’elisir d’amore è terminata. La prima rappresentazione, nobbiana, che deve riempire un imprevisto “buco” nel la sera del 12 maggio, è un successo strepitoso di pubbli - suo cartellone. Lanari chiede aiuto a Donizetti e al libret - co e di critica. Se aveva laureato il compo - tista Felice Romani, un duo affiatato che ha già sfornato sitore di opera seria, l’Elisir dimostra che il suo autore è quattro opere tra cui Anna Bolena (1830), il primo vero ormai padrone anche del genere buffo. trionfo donizettiano nel campo dell’opera seria, e lo sfor - tunato Ugo,conte di Parigi. Tuttavia, il compositore è il primo a meravigliarsi del suc - cesso ottenuto (“La Gazzetta giudica L’Elisir d’amore e dice troppo bene, credete a me…troppo!”). Inoltre, secon - do alcune testimonianze, non ha un’opinione lusinghiera della compagnia di canto: Giovanni Battista Genero è a suo dire “un tenore che balbetta”, mentre la voce del bas - so Giuseppe Frezzolini gli pare “la voce di un capretto”. Il pubblico comunque è entusiasta, e L’Elisir d’amore de - ve essere replicato per trentadue sere consecutive. La vicenda dell’opera ruota attorno a maschere consuete: Adina è la ragazza astuta e maliziosa, Nemorino è il con - tadino ingenuo, Dulcamara il ciarlatano incallito, Belcore un ottocentesco miles gloriosus. Ma rispetto alle farse rossiniane, piene di brio e di verve, nel “buffo” dell’ Eli - sir c’è una maggiore attenzione all’individualità del per - sonaggio e un più accentuato colore elegiaco, unito ad una particolare felicità nell’invenzione melodica.

Se la figura di Dulcamara, affidata alla voce del basso co - mico, si inserisce nella tradizione dell’opera buffa italia - na, del tutto originale è il trattamento del personaggio di Nemorino. Ne è l’esempio la romanza “Una furtiva lacri - ma”, espressamente richiesta da Donizetti a Romani (che la definì “una piagnucolata”) per sfruttare un’aria rima - sta inutilizzata, e divenuta ben presto il brano più noto dell’opera. La malinconica melodia in si bemolle minore, introdotta dal fagotto su un discreto accompagnamento dell’arpa, crea subito un’atmosfera “patetica” sconosciu - ta alle scene del teatro comico dell’epoca. La fortuna dell’ Elisir nell’Ottocento e nel nostro secolo dà ragione agli entusiasti spettatori del 1832: nell’ampio corpus dei melodrammi donizettiani (settanta titoli) l’o - pera è sempre stata una delle più note e sempre stabil - mente in repertorio.

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Opera buffa di Dino Villatico

o Specimen di cui qui si fa cenno non è né modello nomi intermezzi, nasce come pendant dell’opera seria, né saggio di alcunché: ma, come dire?, solo l’ab - allo stesso modo che la commedia è il pendant della tra - Lbozzo d’un saggio, d’un modello di discorso sui ge - gedia. Al di là di ogni stemma di derivazioni, sta qui la na - neri e sulle specie. Rossini, nei suoi piccati senili, non scita del genere, che oscilla poi sempre dentro una gran - usa altrimenti il vetusto vocabolo. Basta non coniugare, de varietà di denominazioni, tutte equivalenti: opera buf - gaddaniamente, il verbo “gire”. O si casca in piena ope - fa, dramma giocoso, commedia per musica, e così via. ra buffa: che non è, poi, a tutto o vero dire, un disprez - è solo un’illusione di lettori e spettatori novecenteschi po - zabile cascare. co informati credere che l’espressione “dramma giocoso” Ma veniamo al punto: con il permesso di don Benedetto, (naturalmente Don Giovanni) sia più pregnante di “opera il genere è: “ciò che si predica secondo l’essenza di mol - buffa”, laddove per il pubblico del settecento apparivano ti che differiscono specificamente” (Aristotele, Topici, perfettamente sinonimiche. Il Don Giovanni è infatti un’o - 102° 31 ss.). Per esempio l’uomo appartiene al genere pera buffa: che poi il suo valore estetico sembri superare animale, e la sua differenza specifica è la razionalità. il genere è un’altra cosa, ed è soprattutto un altro genere Questo, almeno in biologia e in filosofia: nei fatti si han - di giudizio. La forma del Don Giovanni è la forma dell’ope - no cammelli, ragni, vermi più razionali dell’uomo; nel lin - ra buffa. Il senso tragico che se ne può cogliere, e se ne co - guaggio parlato, soprattutto politico, spesso i due termi - glie, è lo stesso che si può cogliere, e si coglie, da certe ni si invertono; è così che l’animalità si fa differenza spe - commedie di Molière, per esempio L’Avaro , Il tartufo o Il cifica del genere razionale; con il permesso di Aristotele, misantropo , o, appunto, Don Juan , che non cessano, per la gente se ne frega di generi e specie e arraffa dove può, ciò, di restare commedie. In una tragedia sarebbe impen - anche nella lingua. sabile che Don Giovanni parli a un mendicante come parla Da questi tre punti deriva che: Croce distingue le attività nella commedia di Molière, così come in un’opera seria sa - intellettuali dell’uomo, ma poi ama mescolarle in un uni - rebbe sconveniente che una nobildonna, quale è Donna El - co giudizio. Ed è proprio questo, per quanto ciò possa vira, si senta con estrema impertinenza insultare da un sembrare strano, che fa l’uomo della strada, e soprattut - servo che le sciorina il catalogo delle corna, come fa Lepo - to l’uomo della TV. rello, nel Don Giovanni , perfino con osceni ammiccamen - Invece la comprensione di qualsiasi cosa, sia essa pensie - ti: “voi sapete quel che fa”. La definizione del genere non ro, materia o fatto, si ha solo distinguendo. Se, infatti, è indifferente alla comprensione dell’opera. non si chiarisce subito da quale punto di vista si parla, si E così la sua differenza specifica. L’innesto tragico dentro rischia appunto di non distinguere di che cosa si parli. Un la commedia ha ben altro rilievo che lo strapparsi viscere daltonico parlerà dei colori nella stessa maniera di chi e capelli d’una tragedia, così come l’irruzione del comico non è daltonico, ma non dirà la stessa cosa. dentro lo spazio tragico acquista un’evidenza allarmante: E allora: si pensi alla scena, che, nel Macbeth di Shakespeare, pre - nel 1832 Gaetano Donizetti, che per qualche suo motivo cede lo sgozzamento della famiglia di Macduff: la signora Rossini, forse a ragione, chiamava Donizzetti, manda sul - Macduff ride e scherza con i figli, i sicari di Macbeth la le scene del Teatro della Canobbiana, a Milano, l’“opera colgono in questo scherzare. comica” (in qualche libretto, semplicemente “melodram - Che l’esposizione del primo tempo dell’ultima sinfonia di ma”) L’elisir d’amore . Dieci anni dopo, a Parigi, compone Mozart si concluda con un tema galante non dice nulla sul e manda in scena l’anno seguente, con grande e giustifi - carattere della sinfonia, ma dice molto sull’abilità di Mo - catissimo successo, , e una stagione del tea - zart a mescolare le carte: il sublime ch’egli vuole consa - tro musicale italiano sembra chiudersi. Giuseppe Verdi pevolmente toccare, gli sembra possibile solo attraverso con Il finto Stanislao ovvero Un giorno di regno fa fiasco, un mescolamento dei generi, ma di cui poi lo stile dichia - e, nel 1893, Falstaff è un’altra cosa. ri l’appartenenza. Ora, la sinfonia si conclude con un tem - po in cui trionfa il contrappunto, vale a dire la tecnica L’opera buffa era nata poco più di un secolo prima, tra Na - dello stile severo. In piena opera buffa, del resto, l’aria di poli e Venezia, e Goldoni vi aveva avuto una parte non se - Dorabella “Smanie implacabili”, o quella di Fiordiligi “Co - condaria. Ma per quanto geniale, il suo non è l’intervento me scoglio”, sono due perfette arie di opera seria. Ma non decisivo. L’opera buffa, che va distinta dai coevi ma auto - per questo Così fan tutte diventa un’opera seria; anzi,

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l’intervento serio acquista una sinistra coloratura buffa. almeno da Petrarca in poi: nella forma del sonetto. è que - La costanza delle due dame viene tanto più derisa in sta forma a dare il tono della poesia, non i suoi contenu - quanto osano parlare di costanza, e osano parlarne in ter - ti. Baudelaire vuole dirci che il sublime moderno non so - mini alti, da opera seria, in un’opera buffa: non è questo no i re, le regine, e i loro affanni, ma le puttane, i ciechi, l’ultimo lato del cinismo, o, se preferisce, del disincanto gli assassini, gli ubriachi. E lo dice non perché dice che le mozartiano. è logico che lì efficacia del contrasto nasca puttane sono subl imi, ma perché parla di puttane in uno dal contrasto stilistico: ma la derisione comica della serie - stile sublime. tà non s’ottiene che assunendola in pieno, e inserendola in uno spazio che non è il suo. Insomma la disperazione di Torniamo a Donizetti, e vediamo come possa servirci Fiordiligi e di Dorabella fa ridere perché fuori luogo, alla quanto siamo venuti sviluppando fin qui. Nella seconda lettera: fuori dello spazio della tragedia. Che poi, in fon - scena del primo atto dell’ Elisir d’amore , il cui testo è do, il ridere si faccia amaro, è un altro discorso. Ma ride - scritto mirabilmente da Felice Romani, poeta di gusti non re è, e guai al regista che non lo capisca. La digressione a caso neoclassici, il sergente di guarnigione Belcore così vuole portare a questo: a caratterizzare un’opera è sem - si rivolge alla donna che ama, Adina, offrendole un maz - pre il modo con cui l’autore rispetta il genere al quale l’o - zetto di fiori: pera appartiene. L’autore può anche mutare di segno i ca - ratteri del genere: ma il nuovo carattere nasce allora dal Come Paride vezzoso mutarsi del genere, non può prescinderne. Si faccia un Porse il pomo alla più bella, esempio letterario. La poesia moderna nasce tutta, si può Mia diletta villanella, dire, da Baudelaire. E Baudelaire, nelle sue poesie, parla Io ti porgo questo fior. di ubriachi, di ciechi, di assassini, di puttane, di scopate, tutti argomenti di poesia, se mai satirica. Ma lo fa nelle Siamo precipitati un secolo prima, nell’Arcadia. forme della poesia più alta della tradizione occidentale, Ma chi parla in termini arcadici è un sergente: qui sta il

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comico che il pubblico dell’ottocento, colto, coglieva, e dia, volgendola in farsa, anzi in fescennino. Le somiglian - quello di oggi, che non legge più i poeti dell’Arcadia, ze musicali tra il personaggio di Dulcamara e quello di Bel - nemmeno Parini, non coglie più. Belcore non è un milita - core saltano evidenti anche a un ascoltatore distratto. è re, ma la caricatura comica d’un militare. Il suo personag - il mondo della finzione “buffa”. Dulcamara e Belcore so - gio non è realistico, ma convenzionale. Donizetti lo capi - no personaggi assolutamente speculari. La genialità di Do - sce benissimo, e scrive la musica giusta: quella che pochi nizetti sta nel non aver voluto mascherare questo loro ca - anni dopo Offenbach prende a modello dell’opéra-bouffe, rattere, ma anzi nell’averlo addirittura esaltato. Tutt’al - cioè dell’operetta. Il senso della scena sta tutto in questi tra cosa è Nemorino. Il personaggio è davvero caratteriz - ammiccamenti, in questo scivolare dei piani stilistici. Do - zato dalla sua aria più famosa, “Una furtiva lacrima”, ma nizetti, gli va riconosciuto, regge benissimo il gioco. Più, sarebbe riduttivo racchiuderlo nel campo semantico di forse, che nel genere “tragico”. Se si eccettua, forse, il quell’aria. Intanto, chi subito colloca l’aria nel campo del miracolo di Lucia . Ma la scena è non solo gustosissima, ma sublime sentimentale trascura il fatto che almeno il testo finissima. Prendiamo ora la Barcaruola della prima scena è “comico”. Trascura, anzi, il fatto che la sua tensione del secondo atto tra Dulcamara e Adina. Il genere a cui emotiva nasce proprio dalla distanza tra un testo di com - appartiene è antichissimo, e si può fare risalire perfino al media e una melodia di tragedia. E sono false, cioè tea - contrasto siciliano di Cielo d’Alcamo, “Rosa fresca aulen - trali, sia la commedia che la tragedia. Ma la melodia, poi, tissima”. Qui salta fuori l’arcade Romani. Ma per fortuna è davvero così “seria” come troppi tenori la suppongono? c’è Donizetti. La sfacciataggine con cui viene esibito il ca - O non andrebbe piuttosto giocata in un’atmosfera, e dun - rattere popolare del contrasto, con un ritmo così regola - que in uno stile, di aerea leggerezza? Ho sempre pensato re, così povero, è geniale. Abbiamo una sorta di recita che il regista giusto per L’elisir d’amore sarebbe quello buffa dentro l’opera buffa. Un ripetersi di riflessi negli che non prendesse niente sul serio di ciò che vi s’incontra. specchi. Non solo: ma sia nel testo, che nella musica, il E che obbligasse dunque il cantante a lamentarsi di meno contrasto accenna alla vicenda principale della comme - e a cantare di più. L’esempio più falso d’interpretazione

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dell’aria la dà probabilmente proprio il mai troppo depre - di Aci Trezza non è più vera di quella di Ludwig di Bavie - cato tenorissimo Pavarotti. Ricordo, in anni infantili, la ra: richiede solo un diverso stile di racconto. Noi guardia - grazia leggera d’un Tito Schipa. Ch’è poi l’equivalente mo al melodramma della prima metà dell’ottocento con italiano del tedesco Wunderlich. Non c’è poi troppo senti - gli occhi e gli orecchi guastati dal verismo. Lo spettatore mento in quest’aria, ma c’è invece molta tradizione, da romantico non si chiedeva se la storia di Adina e di Nemo - Mozart a Rossini, e tutto sommato tanta cultura: non nel rino fosse credibile: era credibile perché la vedeva e l’a - senso d’erudizione, bensì in quello, più teatrale, di rispet - scoltava a teatro. Il teatro non era una copia della realtà, to delle regole formali. Anche quando, apparentemente, bensì la sua interpretazione simbolica. le s’infrange. Nel nostro secolo abbiamo avuto una gran - dissima interprete di Donizetti: Maria Callas. Si riascolti - Lo spettatore di oggi deve fare lo sforzo di recuperare no le sue interpretazioni. Non ce n’è una che travalichi i questa capacità di comprensione della finzione teatrale. margini del genere. Nessun realismo guasta il canto di Lu - Che è comprensione del significare degli sili. “Io t’amo” cia: ella è soltanto il personaggio di una tragedia, e la tra - non significa la stessa cosa se a dirlo è Pulcinella o un per - gedia ella canta con il suo modo di cantare. Il teatro (o il sonaggio di Beautiful . è come nei giochi dei bambini: cinema, è lo stesso) non è mai, non vuole, non può esse - “Facciamo che io ero la regina e tu un cavaliere” … Dove re, la copia del vero. Può esserne, se mai, l’evocazione, il la bambina e il bambino sanno di non essere la regina e il simbolo, il sogno. In ogni caso parla della sua duplicazio - cavaliere, ma giocano a fare la regina e il cavaliere. E ci ne, mai di essa com’è. Lo sapeva benissimo Visconti che credono. Ma non al fatto di essere regina e cavaliere. Ben - ha girato forse il film più bello del neorealismo, La terra sì al fatto di giocare come se fossero regina e cavaliere. trema , proprio perché ha usato il neorealismo come stile Quel “come se” contiene il segreto di tutta l’arte che si e non come bottega di contenuti. La storia del pescatore fa sulla terra, dalla comparsa dell’uomo.

Sinossi

ATTO PRIMO Il sipario si apre su un festoso coro dei mietitori in riposo. In disparte, il giovane contadino Nemorino canta il suo amore per la bella Adi - na (“Quanto è bella, quanto è cara!”), mentre questa è assorta nella lettura delle vicende di Tristano e Isotta e del magico filtro amo - roso. Sopraggiunge il sergente Belcore alla testa dei suoi soldati, e chiede boriosamente ad Adina di sposarlo; ella preferisce prendere tempo. Nemorino, rimasto solo con lei, la supplica ancora una volta di amarlo, ma invano (duetto “Chiedimi all’aura”). Intanto, nella piazza del villaggio, giunge in carrozza il dottor Dulcamara, un ciarlatano che tenta di spacciare il suo elisir magnifican - done le miracolose virtù (“Udite, udite, o rustici”). Nemorino, incuriosito, chiede al dottore il leggendario filtro amoroso della regina Isotta, e Dulcamara gli dà il suo specifico, assicurandone l’effetto per l’indomani. Il giovane siede presso l’osteria, mangiando pane e frutta e bevendo l’elisir che lo rende alticcio (si tratta in realtà di vino di Bordeaux). Lì lo sorprende Adina; Nemorino la tratta con fred - dezza, pregustando la vendetta del giorno dopo, quando ella lo amerà per effetto del filtro. Adina, piccata, accetta allora la proposta di Belcore, sopraggiunto nel frattempo. Il sergente, che ha ricevuto un ordine di trasferimento, le chiede di sposarlo quel giorno stes - so. Inutilmente Nemorino implora di rinviare le nozze almeno di un giorno: Adina e Belcore si allontanano insieme invitando tutti a ban - chetto.

ATTO SECONDO Gli abitanti del villaggio fanno festa nella fattoria di Adina. Ella si esibisce con Dulcamara in una canzonetta in due (“Io son ricco e tu sei bella”). Compare un notaio per stendere l’atto di matrimonio, e i due futuri sposi lo seguono. Nemorino, turbato, chiede a Dulcamara di anticipare l’effetto dell’elisir. Il dottore suggerisce una dose supplementare, di cui pretende il pagamento immediato. Nemorino, disperato e senza denaro, accetta allora la proposta di Belcore (il cui matrimonio, per un capric - cio di Adina, è stato rimandato alla sera) di arruolarsi in cambio di venti scudi. In un rustico cortile, la contadinella Giannetta racconta la morte dello zio di Nemorino, che ha lasciato al nipote una cospicua eredità. All’ingresso di Nemorino, le villanelle lo corteggiano, ed egli ignaro crede che il magico elisir stia facendo effetto. Adina, ingelosita, lo prega di rompere il contratto stipulato con Belcore. Nemorino capisce che ora ella lo ama, e nell’aria “Una furtiva lacrima” esprime il proprio struggente sentimento. Adina torna con il fatale contratto che ha ricomprato da Belcore e glielo rende (“Prendi, per me sei libero”); i due si giurano eterno amore. Nel finale, Dulcamara si allontana trionfante in carrozza, ringraziato dai due innamorati e maledetto da Belcore.

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Libretto

A T T O P R IMO che in un vasel gli diede Giannetta e Coro certo elisir d'amore, (Sì, davvero!) Scena prima per cui la bella Isotta Il teatro rappresenta l'ingresso d'una fatto - nemorino da lui più non fuggì.» ria. Campagna in fondo ove scorre un ru - (Essa ride... Oh, mio dolor!) scello, sulla cui riva alcune lavandaie pre - tutti BelCore parano il bucato. In mezzo un grande albe - Elisir di sì perfetta, di sì rara qualità, Or se m'ami, com'io t'amo, ro, sotto il quale riposano Giannetta, i mie - ne sapessi la ricetta, conoscessi chi ti fa! che più tardi a render l'armi? titori e le mietitrici. Adina siede in disparte adina Idol mio, capitoliamo: leggendo. Nemorino l'osserva da lontano. «Appena ei bebbe un sorso in qual dì vuoi tu sposarmi? Giannetta e Coro del magico vasello che tosto adina Bel conforto al mietitore, il cor rubello d'Isotta intenerì. Signorino, io non ho fretta: quando il sol più ferve e bolle, Cambiata in un istante, un tantin pensar ci vo'. quella beltà crudele sotto un faggio, appiè di un colle nemorino fu di Tristano amante, riposarsi e respirar! (Me infelice, s'ella accetta! visse a Tristan fedele; Del meriggio il vivo ardore Disperato io morirò.) Tempran l'ombre e il rio corrente; e quel primiero sorso ma d'amor la vampa ardente per sempre ei benedì.» BelCore Più tempo invan non perdere: ombra o rio non può temprar. tutti volano i giorni e l'ore: Fortunato il mietitore Elisir di sì perfetta, di sì rara qualità, in guerra ed in amore che da lui si può guardar! ne sapessi la ricetta, conoscessi chi ti fa! è fallo l'indugiar. nemorino Scena seconda Al vincitore arrenditi; Quanto è bella, quanto è cara! Suono di tamburo: tutti si alzano. Giunge Bel - da me non puoi scappar. (osservando Adina, che legge) core guidando un drappello di soldati, che ri - Più la vedo, e più mi piace... adina mangono schierati nel fondo. Si appressa ad Vedete di quest'uomini, ma in quel cor non son capace Adina, la saluta e le presenta un mazzetto. lieve affetto ad inspirar. vedete un po' la boria! BelCore Essa legge, studia, impara... Già cantano vittoria Come Paride vezzoso non vi ha cosa ad essa ignota... innanzi di pugnar. porse il pomo alla più bella, Io son sempre un idiota, Non è, non è sì facile mia diletta villanella, io non so che sospirar. Adina a conquistar. io ti porgo questi fior. Chi la mente mi rischiara? nemorino Ma di lui più glorioso, Chi m'insegna a farmi amar? (Un po' del suo coraggio più di lui felice io sono, adina amor mi desse almeno! poiché in premio del mio dono Direi siccome io peno, (ridendo) ne riporto il tuo bel cor. Benedette queste carte! pietà potrei trovar. adina È bizzarra l'avventura. Ma sono troppo timido, (alle donne) ma non poss'io parlar.) Giannetta (È modesto il signorino!) Di che ridi? Giannetta e Coro Giannetta e Coro Fanne a parte di tua lepida lettura. (Davver saria da ridere se Adina (Sì davvero.) ci cascasse, se tutti vendicasse adina nemorino codesto militar! È la storia di Tristano, è una cronaca d'amor. (Oh! mio dispetto!) Sì sì; ma è volpe vecchia, Coro e a lei non si può far.) BelCore Leggi, leggi. Veggo chiaro in quel visino BelCore nemorino ch'io fo breccia nel tuo petto. Intanto, o mia ragazza, occuperò la piazza. (A lei pian piano vo' accostarmi, entrar fra lor) Non è cosa sorprendente; Alcuni istanti concedi a' miei guerrieri adina son galante, son sergente; al coperto posar. (legge) non v'ha bella che resista adina «Della crudele Isotta alla vista d'un cimiero; Ben volentieri. Mi chiamo fortunata il bel Tristano ardea, cede a Marte iddio guerriero, di potervi offerir una bottiglia. né fil di speme avea fin la madre dell'amor. BelCore di possederla un dì. adina Obbligato. (Io son già della famiglia.) Quando si trasse al piede (È modesto!) di saggio incantatore,

11 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE adina e nel mar sen va a morir: tromba. Tutti i paesani lo circondano. Voi ripigliar potete ti dirà che lo strascina dulCamara gl'interrotti lavori. Il sol declina. un poter che non sa dir. Udite, udite, o rustici tutti adina attenti non fiatate. Andiam, andiamo. Dunque vuoi?... Io già suppongo e immagino Partono Belcore, Giannetta e il coro. nemorino che al par di me sappiate ch'io sono quel gran medico, Scena terza Morir com'esso, ma morir seguendo te. dottore enciclopedico Nemorino e Adina. adina chiamato Dulcamara, Ama altrove: è a te concesso. nemorino la cui virtù preclara Una parola, o Adina. nemorino e i portenti infiniti adina Ah! possibile non è. son noti in tutto il mondo... e in altri siti. L'usata seccatura! adina Benefattor degli uomini, I soliti sospir! Faresti meglio Per guarir da tal pazzia, riparator dei mali, a recarti in città presso tuo zio, ché è pazzia l'amor costante, in pochi giorni io sgombero che si dice malato e gravemente. dèi seguir l'usanza mia, io spazzo gli spedali, nemorino ogni dì cambiar d'amante. e la salute a vendere Il suo mal non è niente appresso al mio. Come chiodo scaccia chiodo, per tutto il mondo io vo. Partirmi non poss'io... Mille volte il tentai... così amor discaccia amor. Compratela, compratela, In tal guisa io rido e godo, (anche: io me la per poco io ve la do. adina godo) in tal guisa ho sciolto il cor. È questo l'odontalgico Ma s'egli more, mirabile liquore, nemorino e lascia erede un altro?... dei topi e delle cimici Ah! te sola io vedo, io sento nemorino possente distruttore, giorno e notte e in ogni oggetto: E che m'importa?... i cui certificati d'obbliarti in vano io tento, autentici, bollati adina il tuo viso ho sculto in petto... toccar vedere e leggere Morrai di fame, e senza appoggio alcuno. col cambiarsi qual tu fai, a ciaschedun farò. nemorino può cambiarsi ogn'altro amor. Per questo mio specifico, O di fame o d'amor... per me è tutt'uno. Ma non può, non può giammai simpatico mirifico, il primero uscir dal cor. adina un uom, settuagenario (partono) Piazza nel villaggio. Odimi. Tu sei buono, e valetudinario, Osteria della Pernice da un lato. modesto sei, né al par di quel sergente nonno di dieci bamboli ti credi certo d'ispirarmi affetto; così ti parlo Scena quarta ancora diventò. schietto, e ti dico che invano amor tu speri: Paesani, che vanno e vengono occupati in Per questo Tocca e sana che capricciosa io sono, e non v'ha brama vane faccende. Odesi un suono di tromba: in breve settimana che in me tosto non muoia appena è desta. escono dalle case le donne con curiosità: più d'un afflitto giovine nemorino vengono quindi gli uomini, ecc. ecc. di piangere cessò. Oh, Adina!... e perché mai?... donne O voi, matrone rigide, adina Che vuol dire codesta sonata? ringiovanir bramate? Le vostre rughe incomode Bella richiesta! uomini con esso cancellate. Chiedi all'aura lusinghiera La gran nuova venite a vedere. perché vola senza posa Volete voi, donzelle, donne or sul giglio, or sulla rosa, ben liscia aver la pelle? Che è stato? or sul prato, or sul ruscel: Voi, giovani galanti, ti dirà che è in lei natura uomini per sempre avere amanti? l'esser mobile e infedel. In carrozza dorata Comprate il mio specifico, è arrivato un signor forestiere. per poco io ve lo do. nemorino Se vedeste che nobil sembiante! Ei move i paralitici, Dunque io deggio?... Che vestito! Che treno brillante! spedisce gli apopletici, adina tutti gli asmatici, gli asfitici, All'amor mio rinunziar, fuggir da me. Certo, certo egli è un gran personaggio... gl'isterici, i diabetici, nemorino Un barone, un marchese in viaggio... guarisce timpanitidi, Cara Adina!... Non poss'io. Qualche grande che corre la posta... e scrofole e rachitidi, e fino il mal di fegato, adina Forse un prence... fors'anche di più. che in moda diventò. Tu nol puoi? Perché? Osservate... si avvanza... si accosta: giù i berretti, i cappelli giù giù. Comprate il mio specifico, nemorino per poco io ve lo do. Perché! Scena quinta L'ho portato per la posta Chiedi al rio perché gemente Il dottore Dulcamara in piedi sopra un car - da lontano mille miglia dalla balza ov'ebbe vita ro dorato, avendo in mano carte e bottiglie. mi direte: quanto costa? corre al mar, che a sé l'invita, Dietro ad esso un servitore, che suona la quanto vale la bottiglia?

12 L’Elisir d’Amore

Cento scudi?... Trenta?... Venti? dulCamara dulCamara No... nessuno si sgomenti. Ogni giorno a tutto il mondo. Sovra ciò... silenzio... sai? Per provarvi il mio contento nemorino Oggidì spacciar l'amore di sì amico accoglimento, E qual prezzo ne volete? è un affar geloso assai: io vi voglio, o buona gente, impacciar se ne potria dulCamara uno scudo regalar. un tantin l'autorità. Poco... assai... cioè... secondo.. Coro nemorino nemorino Uno scudo! Veramente? Un zecchin... null'altro ho qua... Ve ne do la fede mia: Più brav'uom non si può dar. nanche un'anima il saprà. dulCamara dulCamara È la somma che ci va. dulCamara Ecco qua: così stupendo, Va, mortale avventurato; nemorino sì balsamico elisire un tesoro io t'ho donato: Ah! prendetelo, dottore. tutta Europa sa ch'io vendo tutto il sesso femminino niente men di dieci lire: dulCamara te doman sospirerà. ma siccome è pur palese Ecco il magico liquore. (Ma doman di buon mattino ch'io son nato nel paese, nemorino ben lontan sarò di qua.) per tre lire a voi lo cedo, Obbligato, ah sì, obbligato! nemorino sol tre lire a voi richiedo: Son felice, son rinato. Ah! dottor, vi do parola così chiaro è come il sole, Elisir di tal bontà! ch'io berrò per una sola: che a ciascuno, che lo vuole, Benedetto chi ti fa! né per altra, e sia pur bella, uno scudo bello e netto dulCamara né una stilla avanzerà. in saccoccia io faccio entrar. (Nel paese che ho girato più d'un gonzo (Veramente amica stella Ah! di patria il dolce affetto ho ritrovato, ma un eguale in verità ha costui condotto qua.) gran miracoli può far. non ve n'è, non se ne dà.) Dulcamara entra nell'osteria. Coro nemorino Scena settima È verissimo: porgete. Ehi!... dottore... un momentino... Nemorino. Oh! il brav'uom, dottor, che siete! In qual modo usar si puote? Noi ci abbiam del vostro arrivo nemorino lungamente a ricordar. dulCamara Caro elisir! Sei mio! Con riguardo, pian, pianino Sì tutto mio... Com'esser dêe possente Scena sesta la bottiglia un po' si scote... la tua virtù se, non bevuto ancora, Nemorino e detti. Poi si stura... ma, si bada di tanta gioia già mi colmi il petto! nemorino che il vapor non se ne vada. Ma perché mai l'effetto non ne poss'io (Ardir. Ha forse il cielo Quindi al labbro lo avvicini, vedere prima che un giorno intier mandato espressamente per mio bene e lo bevi a centellini, non sia trascorso? quest'uom miracoloso nel villaggio. e l'effetto sorprendente Bevasi. Oh, buono! Oh, caro! Un altro sorso. Della scienza sua voglio far saggio.) non ne tardi a conseguir. Oh, qual di vena in vena dolce calor Dottore... perdonate... nemorino mi scorre!... Ah! forse anch'essa... È ver che possediate Sul momento? Forse la fiamma stessa segreti portentosi?... incomincia a sentir... Certo la sente... dulCamara Me l'annunzia la gioia e l'appetito dulCamara A dire il vero, necessario è un giorno intero. Che in me si risvegliò tutto in un tratto. Sorprendenti. (Tanto tempo è sufficiente (siede sulla panca dell'osteria: si cava di La mia saccoccia è di Pandora il vaso. per cavarmela e fuggir) saccoccia pane e frutta: mangia cantando a nemorino nemorino gola piena) Avreste voi... per caso... E il sapore?... La ra, la ra, la ra. la bevanda amorosa della regina Isotta? dulCamara Scena ottava dulCamara Egli è eccellente... Adina e detto. Ah!... Che?... Che cosa? (È bordò, non elisir.) adina nemorino nemorino (Chi è quel matto? Traveggo, Voglio dire... lo stupendo Obbligato, ah sì, obbligato! o è Nemorino? Così allegro! E perché?) elisir che desta amore... Son felice, son rinato dulCamara Elisir di tal bontà! Benedetto chi ti fa! nemorino Ah! sì sì, capisco, intendo. Diamine! È dessa... dulCamara Io ne son distillatore. (si alza per correre a lei, ma si arresta e (Nel paese che ho girato siede di nuovo) nemorino più d'un gonzo ho ritrovato, (Ma no... non ci appressiam. De' miei sospiri E fia vero. ma un eguale in verità non si stanchi per or. Tant'è... domani non ve n'è, non se ne dà.) dulCamara adorar mi dovrà quel cor spietato.) Se ne fa gran consumo in questa età. Giovinotto! Ehi, ehi! adina nemorino nemorino (Non mi guarda neppur! Com'è cambiato!) Oh, fortuna!... e ne vendete? Signore?

13 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE nemorino adina Il capitano... Ah! Ah! va bene. La ra, la ra, la lera! La ra, la ra, la ra. Ebben, gentil sergente Su, camerati: partir conviene. adina la piazza vi è piaciuta? Cori (Non so se è finta o vera la sua giocondità.) BelCore Partire!.. E quando? nemorino Difesa è bravamente BelCore (Finora amor non sente.) e invano ell'è battuta. Doman mattina. adina adina Cori (Vuol far l'indifferente.) E non vi dice il core O ciel, sì presto! che presto cederà? nemorino nemorino (Esulti pur la barbara per poco alle mie pene: BelCore (Afflitta è Adina.) domani avranno termine, domani mi amerà.) Ah! lo volesse amore! BelCore adina adina Espresso è l'ordine, che dir non so. (Spezzar vorria lo stolido, gettar le sue Vedrete che vorrà. Cori catene, ma gravi più del solito BelCore Maledettissima combinazione! pesar le sentirà.) Quando? Sarìa possibile! Cambiar sì spesso di guarnigione! nemorino nemorino Dover le/gli amanti abbandonar! La ra, la ra... (A mio dispetto io tremo.) BelCore adina BelCore Espresso è l'ordine, non so che far. (avvicinandosi a lui) Favella, o mio bell'angelo; (ad Adina) Bravissimo! quando ci sposeremo? Carina, udisti? Domani addio! La lezion ti giova. adina Almen ricordati dell'amor mio. nemorino Prestissimo. nemorino È ver: la metto in opera nemorino (Si sì, domani ne udrai la nova.) così per una prova. (Che sento!) adina adina BelCore Di mia costanza ti darò prova: Dunque, il soffrir primiero? Ma quando? la mia promessa rammenterò. nemorino adina nemorino Dimenticarlo io spero. (guardando Nemorino) (Si sì, domani te lo dirò.) adina Fra sei dì. BelCore Dunque, l'antico foco?... BelCore Se a mantenerla tu sei disposta, nemorino Oh, gioia! Son contento. ché non anticipi? Che mai ti costa? Si estinguerà fra poco. nemorino Fin da quest'oggi non puoi sposarmi? Ancora un giorno solo, (ridendo) nemorino e il core guarirà. Ah ah! va ben cosi. (Fin da quest'oggi!) adina BelCore adina Davver? Me ne consolo... (Che cosa trova a ridere cotesto scimunito? (osservando Nemorino) Ma pure... si vedrà. Or or lo piglio a scopole se non va via di qua.) (Si turba, parmi.) nemorino adina Ebben; quest'oggi... (Esulti pur la barbara per poco alle mie pene: (E può si lieto ed ilare sentir che mi marito! nemorino domani avranno termine domani mi amerà.) Non posso più nasconder la rabbia che mi fa) Quest'oggi! di', Adina! adina nemorino Quest'oggi, dici?... (Spezzar vorria lo stolido gettar le sue catene , (Gradasso! Ei già s'imagina toccar adina ma gravi più del solito pesar le sentirà.) il ciel col dito: ma tesa è già la trappola, E perché no?... Scena nona doman se ne avvedrà.) nemorino Belcore di dentro, indi in iscena e detti. Scena decima Aspetta almeno fin domattina. BelCore Suono di tamburo: esce Giannetta colle con - BelCore (cantando) tadine, indi accorrono i soldati di Belcore. E tu che c'entri? Vediamo un po'. Tran tran, tran tran, tran tran. Giannetta In guerra ed in amore nemorino Signor sergente, signor sergente, l'assedio annoia e stanca. Adina, credimi, te ne scongiuro... di voi richiede la vostra gente. Non puoi sposarlo... te ne assicuro... adina BelCore Aspetta ancora... un giorno appena... (A tempo vien Belcore.) Son qua! Che è stato? Perché tal fretta? un breve giorno... io so perché. nemorino Soldato Domani, o cara, ne avresti pena; (È qua quel seccator.) Son due minuti che una staffetta te ne dorresti al par di me. BelCore non so qual ordine per voi recò. BelCore Coraggio non mi manca BelCore Il ciel ringrazia, o babbuino, in guerra ed in amor. (leggendo) ché matto, o preso tu sei dal vino.

14 L’Elisir d’Amore

Ti avrei strozzato, ridotto in brani Per lor sian lunghi e stabili Ma Zanetto è giovinetto; se in questo istante tu fossi in te. i giorni del piacer. ei mi piace, e il vo' sposar. In fin ch'io tengo a fren le mani, BelCore dulCamara va via, buffone, ti ascondi a me. Per me l'amore e il vino Idol mio, non più rigor; adina due numi ognor saranno. fa felice un senator. Lo compatite, egli è un ragazzo: Compensan d'ogni affanno adina un malaccorto, un mezzo pazzo: la donna ed il bicchier. Eccellenza! Troppo onor; si è fitto in capo ch'io debba amarlo, adina io non merto un senator. perch'ei delira d'amor per me. (Ci fosse Nemorino! Me lo vorrei goder.) tutti (Vo' vendicarmi, vo' tormentarlo, Coro Bravo, bravo, Dulcamara! vo' che pentito mi cada al piè.) Cantiamo, facciam brindisi La canzone è cosa rara. Giannetta a sposi così amabili Sceglier meglio non può certo Vedete un poco quel semplicione! per lor sian lunghi e stabili il più esperto cantator. Cori i giorni del piacer. dulCamara Ha pur la strana presunzione: dulCamara Il dottore Dulcamara ei pensa farla ad un sergente, Poiché cantar vi alletta, in ogni arte è professor. a un uom di mondo, cui par non è. uditemi, signori: Si presenta un notaro. Oh! sì, per Bacco, è veramente ho qua una canzonetta, BelCore la bella Adina boccon per te! di fresco data fuori, Silenzio! adina vivace graziosa, (si fermano) (con risoluzione) che gusto vi può dar, È qua il notaro, che viene Andiamo, Belcore, si avverta il notaro. purché la bella sposa a compier l'atto di mia felicità. mi voglia secondar. nemorino tutti (smanioso) tutti Sia il ben venuto! Dottore! Dottore... Soccorso! riparo! Sì si, I'avremo cara; dulCamara dev'esser cosa rara Giannetta e Cori T'abbraccio e ti saluto, se il grande Dulcamara È matto davvero. o medico d'amor, spezial d'Imene! (Me l'hai da pagar.) è giunta a contentar. adina A lieto convito, amici, v'invito. dulCamara (Giunto è il notaro, e Nemorin non viene!) BelCore (cava di saccoccia alcuni libretti, BelCore Giannetta, ragazze, vi aspetto a ballar. e ne dà uno ad Adina.) «La Nina gondoliera, e il senator Tredenti, Andiam, mia bella Venere... Giannetta e Cori barcaruola a due voci.» Attenti. Ma in quelle luci tenere Un ballo! Un banchetto! Chi può ricusar? qual veggo nuvoletto? tutti adina, BelCore, Giannetta e Cori Attenti. adina Fra lieti concenti gioconda brigata, Non è niente. dulCamara vogliamo contenti passar la giornata: (S'egli non è presente Io son ricco, e tu sei bella, presente alla festa amore verrà. compita non mi par la mia vendetta.) (Ei perde la testa: da rider mi fa.) io ducati, e vezzi hai tu: perché a me sarai rubella? BelCore nemorino Nina mia! Che vuoi di più? Andiamo a segnar l'atto: il tempo affretta. Mi sprezza il sergente, mi burla l'ingrata, tutti zimbello alla gente mi fa la spietata. adina Cantiamo ancora un brindisi L'oppresso mio core più speme non ha. Quale onore! un senatore a sposi così amabili: Dottore! Dottore! Soccorso! Pietà. me d'amore supplicar! per lor sian lunghi e stabili i giorni del piacer. Adina dà la mano a Belcore e si avvia con Ma, modesta gondoliera, Partono tutti: Dulcamara ritorna indietro, e esso. Raddoppiano le smanie di Nemorino; un par mio mi vuo' sposar. si rimette a tavola. gli astanti lo dileggiano. dulCamara Idol mio, non più rigor. Scena seconda A T T O SECONDO Fa felice un senator. Dulcamara, Nemorino. Interno della fattoria d'Adina. adina dulCamara Eccellenza! Troppo onor; Le feste nuziali, son piacevoli assai; ma Scena prima io non merto un senator. quel che in esse mi dà maggior diletto Da un lato tavola apparecchiata a cui sono è l'amabile vista del banchetto. seduti Adina, Belcore, Dulcamara, e Gian - dulCamara netta. Gli abitanti del villaggio in piedi be - Adorata barcaruola, nemorino vendo e cantando. Di contro i sonatori del prendi l'oro e lascia amor. (sopra pensiero) reggimento, montati sopra una specie d'or - Lieto è questo, e lieve vola; Ho veduto il notaro: chestra, sonando le trombe. pesa quello, e resta ognor. sì, l'ho veduto... Non v'ha più speranza, Nemorino, per te; spezzato ho il core. Coro adina Cantiamo, facciam brindisi Quale onore! Un senatore dulCamara a sposi così amabili. me d'amore supplicar! (cantando fra i denti)

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«Idol mio, non più rigor, BelCore BelCore fa felice un senator.» Eh! scimunito! Se danari non hai, Qua la mano, giovinotto, nemorino fatti soldato... e venti scudi avrai. dell'acquisto mi consolo: Voi qui, dottore! nemorino in complesso, sopra e sotto tu mi sembri un buon figliuolo, dulCamara Venti scudi! sarai presto caporale, Si, mi han voluto a pranzo questi amabili BelCore se me prendi ad esemplar. sposi, e mi diverto con questi avanzi. E ben sonanti. (Ho ingaggiato il mio rivale: nemorino nemorino anche questa è da contar.) Ed io son disperato. Quando? Adesso? nemorino Fuori di me son io. Dottore, ho d'uopo BelCore Ah! non sai chi m'ha ridotto d'essere amato... prima di domani. Sul momento. a tal passo, a tal partito: Adesso... su due piè. nemorino tu non sai qual cor sta sotto dulCamara (Che far deggio?) a quest'umile vestito; (s'alza) quel che a me tal somma vale BelCore (Cospetto è matto!) non potresti immaginar. E coi contanti, Recipe l'elisir, e il colpo è fatto. (Ah! non v'ha tesoro eguale, gloria e onore al reggimento. nemorino se riesce a farmi amar.) nemorino E veramente amato sarò da lei?... (partono) Ah! non è l'ambizione, Piazza nel villaggio come nell'Atto primo. dulCamara che seduce questo cor. Da tutte: io tel prometto. Scena quarta BelCore Se anticipar l'effetto dell'elisir tu vuoi, Giannetta e paesane. Se è l'amore, in guarnigione bevine tosto un'altra dose. non ti può mancar l'amor. Coro (Io parto fra mezz'ora.) Sarà possibile? nemorino nemorino (Ai perigli della guerra Giannetta Caro dottor, una bottiglia ancora. io so ben che esposto sono: Possibilissimo. dulCamara che doman la patria terra, Coro Ben volentier. Mi piace zio, congiunti, ahimè! abbandono. Non è probabile. giovare a' bisognosi. Hai tu danaro? Ma so pur che, fuor di questa, Giannetta nemorino altra strada a me non resta Probabilissimo. Ah! non ne ho più. per poter del cor d'Adina Coro dulCamara un sol giorno trionfar. Ah! chi un giorno ottiene Adina... Ma come mai? Ma d'onde il sai? Mio caro Chi te lo disse? Chi è? Dov'è? la cosa cambia aspetto. fin la vita può lasciar.) A me verrai subito che ne avrai. BelCore Giannetta Vieni a trovarmi qui, presso alla Pernice: Del tamburo al suon vivace, Non fate strepito: parlate piano: ci hai tempo un quarto d'ora. > tra le file e le bandiere, non ancor spargere si può l'arcano: Partono. aggirarsi amor si piace è noto solo al merciaiuolo, con le vispe vivandiere: che in confidenza l'ha detto a me. Scena terza sempre lieto, sempre gaio Coro Nemorino, indi Belcore. ha di belle un centinaio. Il merciaiuolo! L'ha detto a te! nemorino Di costanza non s'annoia, Sarà verissimo... Oh! Bella affé! (si getta sopra una panca) non si perde a sospirar. Giannetta Oh, me infelice! Credi a me: la vera gioia Sappiate dunque che l'altro dì BelCore accompagna il militar. di Nemorino lo zio morì, La donna è un animale nemorino che al giovinotto lasciato egli ha stravagante davvero. Adina m'ama, Venti scudi! cospicua immensa eredità... di sposarmi è contenta, e differire BelCore Ma zitte... piano... per carità. pur vuol sino a stasera! Su due piedi. Non deve dirsi. nemorino nemorino Coro (si straccia i capelli) Ebben vada. Li prepara. Non si dirà. (Ecco il rivale! Mi spezzerei la testa tutte di mia mano.) BelCore Ma la carta che tu vedi Or Nemorino è milionario... BelCore pria di tutto dêi segnar. è l'Epulone del circondario... (Ebbene, che cos'ha questo baggiano?) Qua una croce. un uom di vaglia, un buon partito... Ehi, ehi, quel giovinotto! Nemorino segna rapidamente Felice quella cui fia marito! Cos'hai che ti disperi? e prende la borsa. Ma zitte... piano... per carità nemorino non deve dirsi, non si dirà. nemorino Io mi dispero... perché non ho denaro... (veggono Nemorino che si avvicina, e si riti - (Dulcamara volo tosto a ricercar.) e non so come, non so dove trovarne. rano in disparte curiosamente osservandolo)

16 L’Elisir d’Amore

Scena quinta adina dulCamara Nemorino e dette. Credea trovarlo a piangere, Misericordia! Con tutto il sesso! nemorino e in giuoco, in festa il trovo; Liquor eguale del mio non v'è. Dell'elisir mirabile ah, non saria possibil adina bevuto ho in abbondanza, se a me pensasse ancor. (avanzandosi) e mi promette il medico Giannetta e Coro Ehi, Nemorino. cortese ogni beltà. Oh, il vago, il caro giovine! nemorino In me maggior del solito Da lui più non mi movo. (fra sé) rinata è la speranza, Vo' fare l'impossibile Oh ciel! anch'essa. l'effetto di quel farmaco per inspirargli amor. dulCamara già già sentir si fa. nemorino Ma tutte, tutte! Coro Non ho parole a esprimere adina (E ognor negletto ed umile: il giubilo ch'io provo; A me t'appressa. la cosa ancor non sa.) se tutte, tutte m'amano Belcor m'ha detto dev'essa amarmi ancor, nemorino che, lusingato ah! che giubilo! Andiam. da pochi scudi, (per uscire) dulCamara ti fai soldato. Io cado dalle nuvole, Giannetta e Coro Giannetta e Coro il caso è strano e nuovo; (arrestandosi) Soldato! oh! diamine! Serva umilissima. sarei d'un filtro magico adina (inchinandolo) davvero possessor? Tu fai gran fallo: Giannetta nemorino su tale oggetto, (a Nemorino) Giannetta! parlar ti vo' Qui presso all'ombra aperto è il ballo. Coro Voi pur verrete? nemorino (l'una dopo l'altra) Parlate pure, parlate pure. A voi m'inchino. nemorino Oh! senza fallo. Giannetta e Coro nemorino Al ballo, al ballo! (fra sé meravigliato) Coro nemorino (Cos'han coteste giovani?) E ballerete? Giannetta È vero, è vero. Giannetta e Coro Con me. (ad Adina) Caro quel Nemorino! Or or verrò. Davvero ch'egli è amabile: nemorino dulCamara ha l'aria da signor. Sì. Io cado dalle nuvole! Coro nemorino Liquore egual non v'è. (Capisco: è questa l'opera del magico liquor.) Con me. adina nemorino Scena sesta (trattenendo Nemorino) Sì. Adina e Dulcamara entrano da varie parti, M'ascolta, m'ascolta. Giannetta si fermano in disparte meravigliati a veder nemorino Io son la prima. Nemorino corteggiato dalle contadine. Verrò, verrò. Coro nemorino Giannetta e Coro Son io, son io. Ah! ah! ah! ah! ah! ah! Al ballo, al ballo, adina e dulCamara Giannetta andiam, andiam. Io l'ho impegnato. Che vedo? adina nemorino Coro M'ascolta . Anch'io. Anch'io. È bellissima! nemorino Dottor, diceste il vero. Giannetta (fra sé) Già per virtù simpatica (strappandolo di mano dalle altre) Io già m'immagino toccato ho a tutte il cor. Venite. che cosa brami. adina nemorino Già senti il farmaco, Che sento? Piano. di cor già m'ami; Giannetta Coro le smanie, i palpiti E il deggio credere! (strappandolo) di core amante, (alle contadine) Scegliete . un solo istante tu dêi provar. Vi piace? nemorino Giannetta e Coro (a Giannetta) adina Oh sì, davvero. Adesso. (fra sé) E un giovane che merta Tu per la prima, poi te, poi te. Oh, come rapido da noi riguardo e onor! fu il cambiamento;

17 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE dispetto insolito una goccia di farmaco incantato, dulCamara in cor ne sento. vendé la libertà, si fe' soldato. Un contino? Un marchesino? O amor, ti vendichi adina adina di mia freddezza; (Quanto amore! Ed io, spietata, Io non vo' che Nemorino. chi mi disprezza tormentai sì nobil cor!) dulCamara m'è forza amar. dulCamara Prendi, su, la mia ricetta, che l'effetto ti farà. dulCamara (Essa pure è innamorata: adina Sì, tutte l'amano: ha bisogno del liquor.) Ah! dottor, sarà perfetta, oh, meraviglia! adina ma per me virtù non ha. Cara, carissima Dunque... adesso... la mia bottiglia! dulCamara è Nemorino Già mille piovono Sconsigliata! E avresti ardire in amor sì fortunato! zecchin di peso: di negare il suo valore? comincio un Creso a diventar. dulCamara adina Tutto il sesso femminino Giannetta e Coro Io rispetto l'elisire, è pel giovine impazzato. Di tutti gli uomini del suo villaggio ma per me ve n'ha un maggiore: costei s'imagina d'aver omaggio. adina Nemorin, lasciata ogni altra, Ma questo giovane sarà, lo giuro, E qual donna è a lui gradita? tutto mio, sol mio sarà. un osso duro da rosicar. Qual fra tante è preferita? dulCamara (Nemorino parte con Giannetta dulCamara (Ahi! dottore, è troppo scaltra: e le contadine) Egli è il gallo della Checca più di te costei ne sa.) adina tutte segue; tutte becca. adina Come sen va contento! adina Una tenera occhiatina, dulCamara (Ed io sola, sconsigliata un sorriso, una carezza, La lode è mia. possedea quel nobil cor!) vincer può chi più si ostina, ammollir chi più ci sprezza. adina dulCamara Ne ho veduti tanti e tanti, Vostra, o dottor? (Essa pure è innamorata: ha bisogno del liquor.) presi cotti, spasimanti, dulCamara Bella Adina, qua un momento... che nemmanco Nemorino Sì, tutta. più dappresso... su la testa. non potrà da me fuggir. La gioia è al mio comando: Tu sei cotta... io l'argomento La ricetta è il mio visino, io distillo il piacer, l'amor lambicco a quell'aria afflitta e mesta. in quest'occhi è l'elisir. come l'acqua di rose, e ciò che adesso Se tu vuoi?... dulCamara vi fa maravigliar nel giovinotto. Sì lo vedo, o bricconcella, Tutto portento egli è del mio decotto. adina S'io vo'? Che cosa? ne sai più dell'arte mia: adina questa bocca così bella dulCamara Pazzie! è d'amor la spezieria: Su la testa, o schizzinosa! dulCamara hai lambicco ed hai fornello Se tu vuoi, ci ho la ricetta Pazzie, voi dite? caldo più d'un Mongibello che il tuo mal guarir potrà. Incredula! Pazzie? Sapete voi per filtrar l'amor che vuoi, dell'alchimia il poter, il gran valore adina per bruciare e incenerir. dell'elisir d'amore della regina Isotta? Ah! dottor, sarà perfetta, Ah! vorrei cambiar coi tuoi ma per me virtù non ha. adina i miei vasi d'elisir. Isotta! dulCamara (partono) Vuoi vederti mille amanti dulCamara Scena settima spasimar, languire al piede? Isotta. Nemorino. Io n'ho d'ogni misura e d'ogni cotta. adina nemorino Non saprei che far di tanti: adina Una furtiva lagrima il mio core un sol ne chiede. (Che ascolto?) negli occhi suoi spuntò... E a Nemorino voi deste l'elisir? dulCamara quelle festose giovani Render vuoi gelose, pazze dulCamara invidiar sembrò... donne, vedove, ragazze? Ei me lo chiese Che più cercando io vo? per ottener l'affetto adina M'ama, lo vedo. di non so qual crudele... Non mi alletta, non mi piace Un solo istante i palpiti di turbar altrui la pace. del suo bel cor sentir!.. adina Co' suoi sospir confondere dulCamara Ei dunque amava? per poco i miei sospir!... Conquistar vorresti un ricco? dulCamara Cielo, si può morir; Languiva, sospirava adina di più non chiedo. senz'ombra di speranza. E, per avere Di ricchezze io non mi picco. Eccola... Oh! qual le accresce

18 L’Elisir d’Amore beltà l'amor nascente! (le rende il contratto) Ei fornisce di belletto A far l'indifferente si seguiti Poiché non sono amato, la più brutta creatura: così finché non viene ella a spiegarsi. voglio morir soldato: camminar ei fa le rozze, non v'ha per me più pace schiaccia gobbe, appiana bozze, Scena ottava se m'ingannò il dottor. ogni incomodo tumore Adina e Nemorino. adina copre sì che più non è... adina Ah! fu con te verace Coro Nemorino!... Ebbene! se presti fede al cor. Qua, dottore... a me, dottore... nemorino Sappilo alfine, ah! sappilo: un vasetto... due... tre. Non so più dove io sia: giovani e vecchie, tu mi sei caro, e t'amo: In questo mentre è giunta in iscena la car - belle e brutte mi voglion per marito. quanto ti féi già misero, rozza di Dulcamara. Egli vi sale: tutti lo cir - adina farti felice io bramo: condano. E tu? il mio rigor dimentica, dulCamara nemorino ti giuro eterno amor. Prediletti dalle stelle, A verun partito nemorino io vi lascio un gran tesoro. Appigliarmi non posso: attendo ancora... Oh, gioia inesprimibile! Tutto è in lui; salute e belle, La mia felicità... (Che è pur vicina.) Non m'ingannò il dottor. allegria, fortuna ed oro, adina (Nemorino si getta ai piedi di Adina) Rinverdite, rifiorite, impinguate ed arricchite: Odimi. Scena ultima dell'amico Dulcamara Belcore con soldati e detti: indi Dulcamara nemorino ei vi faccia ricordar. (allegro) con tutto il villaggio. Coro (Ah! ah! ci siamo.) Io v'odo, Adina. BelCore Viva il grande Dulcamara, Alto!... Fronte!... Che vedo? adina dei dottori la Fenice! Dimmi: perché partire, Al mio rivale l'armi presento! nemorino perché farti soldato hai risoluto? adina Io gli debbo la mia cara. Ella è così, Belcore; nemorino Per lui solo io son felice! e convien darsi pace ad ogni patto. Perché?... Perché ho voluto tentar se con tal Del suo farmaco l'effetto Egli è mio sposo: quel che è fatto... mezzo il mio destino io potea migliorar. non potrò giammai scordar. BelCore adina adina È fatto. Tientelo pur, briccona. La tua persona... Per lui solo io son felice! Peggio per te. Pieno di donne è il mondo: la tua vita ci è cara... Io ricomprai del suo farmaco l'effetto e mille e mille ne otterrà Belcore. il fatale contratto da Belcore. non potrà giammai scordar. dulCamara nemorino BelCore Ve le darà questo elisir d'amore. Voi stessa! (È naturale: opra è d'amore.) Ciarlatano maledetto, adina nemorino che tu possa ribaltar! Prendi; per me sei libero: Caro dottor, felice io son per voi. Il servo di Dulcamara suona la tromba. resta nel suol natio, tutti La carrozza si muove. Tutti scuotono non v'ha destin sì rio Per lui!! il loro cappello e lo salutano. che non si cangi un dì. dulCamara adina (gli porge il contratto) Per me. Sappiate Un momento di piacer Qui, dove tutti t'amano, che Nemorino è divenuto a un tratto brilla appena a questo cor saggio, amoroso, onesto, il più ricco castaldo del villaggio... che s'invola dal pensier sempre scontento e mesto Poiché morto è lo zio... la memoria del dolor. no, non sarai così. adina e nemorino Fortunati affanni miei, nemorino Morto lo zio! maledirvi il cor non sa: (Or or si spiega.) senza voi, no non godrei Giannetta e donne adina così gran felicità. Io lo sapeva. Addio. Coro dulCamara nemorino Or beata appien tu sei Lo sapeva anch'io. Che! Mi lasciate? nella tua tranquillità. Ma quel che non sapete, né potreste saper, Viva il grande Dulcamara, adina egli è che questo sovrumano elisir può la Fenice dei dottori: Io... sì. in un momento, non solo rimediare con salute, con tesori nemorino al mal d'amore, ma arricchir gli spiantati. possa presto a noi tornar. Null'altro a dirmi avete? Coro adina Oh! il gran liquore! Null'altro. dulCamara Fine nemorino Ei corregge ogni difetto Ebben, tenete. ogni vizio di natura.

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Bozzetto di Andrea Stanisci

20 IL CUOCO E LA MADAMA

di Giuseppe Sigismondi

Opera giocosa in due atti Libretto Adespota Revisione di Pietro Andrisani Nuova produzione del Teatro Lirico Sperimentale

Personaggi e Interpreti

Cuoco Marco Frusoni Madama Emiliya Ivanova, Deborah Leonetti Mimi David Berliocchi, Marta Pellegrino

Direttore Francesco Massimi

Regia, scene e c ostumi Andrea Stanisci

Maestro Collaboratore Paolo Gonnelli

Ensemble strumentale dell’O.T.Li.S Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto Allestimento scenico Scenografie Sormani Cardaropoli srl – Milano Staff tecnico del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto

Spoleto, Teatro Caio Melisso Venerdì 18 settembre ore 20.30 Sabato 19 settembre ore 20.30 Domenica 20 settembre ore 17.00

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Un trastullo filarmonico di Pietro Andrisani

iuseppe Sigismondi nacque a Napoli il 13 settem - dama) ha il suo primo modello ne La preziosa ridicola del bre del 1739. Fu educato nel Collegio dei Gesui - marchese Trotti, con musica di Giuseppe Maria Orlandini Gti, dove apprese i primi rudimenti di drammatur - (1688-1760). L'operina apparve come i due intermezzi fra gia, arte che quei Padri coltivavano e che nelle grandi i tre atti de I veri amici , di Antonio Bononcini (1667- occasioni religiose o in speciali avvenimenti politici, 1726), rappresentata al San Bartolomeo di Napoli il 26 di - manifestavano nella Gran Sala del Collegio Massimo Na - cembre del 1715. Madama Dulcinea fu interpretata da poletano, con la messinscena di cantate, drammi e me - Santa Marchesiní, mentre la parte del cuoco del marche - lodrammi sacri. se del Bosco venne affidata al basso-buffo Gioacchino All'Università Sigismondi apprese filosofia e scienze giuri - Corrado, virtuoso della Real Cappella di Palazzo. diche da Pietro Forte e da Giuseppe Pasquale Cirillo Questa Preziosa ridicola , nel Settecento, meritò quasi la (1709-1776). stessa fortuna toccata alla Serva padrona del Pergolesi, Fin da giovanissimo fu attratto dalla musica sacra, che avendo calcato, per oltre sessant'anni, le scene dei più coltivò esibendosi nelle Scholae Cantorum delle più im - importanti teatri italiani. portanti chiese di Napoli. Punto di partenza del libretto è la satira di costume ben Contemporaneamente, alle materie giuridiche studiò mu - celata sotto le comode vesti della farsa: la vanagloriosa sica da privatista e in poco tempo tanto apprese che po - ed intraprendente servetta che, per calcolate mire amo - teva bene egli stesso insegnarlo ad altri. rose si fa passare per la propria padrona. Dopo aver scio - Si perfezionò in canto col musico Ferdinando Mazzantí, rinato, fra divertenti qui pro quo, millanterie a dritta e per il quale nel 1766 compose una Cantata per soprano e a manca, si ritrova in un bagno di vergogna quando sco - orchestra; nello stesso anno, il Mazzanti impersonò Ger - pre che il suo potenziale principe azzurro è solo il cuoco nando nell'operina L'isola disabitata che il Sigismondi ave - del principe. va composto su libretto di Pietro Metastasio. La partitura autografa é conservata nella biblioteca di Sempre su poesia di Metastasio, l'anno prima, aveva com - San Pietro a Maiella. Il manoscritto, un po’ precario e in posto la Cantata scenica l' Endimione ed il superbo orato - qualche parte incompleto, si compone di due parti: la pri - rio per soli e orchestra: La Maddalena. ma comprende una Sinfonia introduttiva in tre movimen - Gustosa composizione è la cantata scenica Li scherzi bo - ti (Allegro, Andantino, Allegro-minuetto), quattro arie ed schereccí , a quattro voci e orchestra, intrisi di agreste sa - un duetto; l'altra tre arie e due duetti. Tranne l'arietta pidità e di fine arguzia, atteggiamenti di sottile intellet - del soprano Ove son? e lo splendido duetto finale, intro - tualità umoristica che emerge dai saporosi canti carna - dotti dal recitativo accompagnato, gli altri brani cantati scialeschi napoletani che egli salvò dall’oblio, confezio - sono preceduti dal declamato col solo substrato del basso nandovi una preziosa raccolta manoscritta conservata in cifrato. Gli uni e gli altri si saldano felicemente in un so - parte nella Biblioteca della Società di Storia Patria di Na - lo corpo lirico-drammatico. Se si eccettua l'aria di Mada - poli e che è, ancora oggi, oggetto di studio degli appas - ma Nei brillanti miei passeggi , che rispetta l'antica rigida sionati cultori di patrie memorie. formula dell'aria col da capo , il taglio delle altre riprodu - Per trastullo filarmonico di un gruppo di signori dell'alta ce l' arietta leggera a schema libero dell' Opéra-comique , borghesia partenopea nel 1783 compone su soggetto de - anche se a volte presentano tecniche costruttive origina - sunto da Les précieuses ridicules di Molière una arguta li ed accentuata vitalità virtuosistica, specie nelle linee quanto raffinata operina di costume che rappresentò ad vocali. Sigismondi, inoltre, fa tesoro delle ultime conqui - Arienzo (Caserta) in un teatrino titolato o , come oggi sup - ste tecniche ed espressive del tessuto orchestrale, che vi - pone l'erudito parroco del posto, don Ciccio Perrotta, nel vacizza con l'innesto di nuove coloriture ottenute con l'in - teatrino del convento delle Monache Rocchettine. Sul serimento degli strumenti a plettro, insoliti per l'orche - frontespizio della partitura leggiamo: "La Prosuntuosa de - stra di teatro dell' epoca. lusa/ Intermezzo breve a 2. Soprano e Tenore / Orig.te/ Copiose e complesse risultano le variazioni timbriche ot - Del Dottor D: Giuseppe Sigismondo/1783/ Rappresentato tenute dai molteplici accoppiamenti dei sette strumenti in Arienzo dalli Sig. ri D. Rosa Servillo e D: Bartolomeo Ci - in partitura (flauto, oboe, mandolino, chitarra, due violi - ríllo / Dilettanti / P. mo Violino D. Nicola Valletta. ni e cello) e delle due voci (soprano e tenore), mostran - Lo stesso soggetto con i due personaggi (il cuoco e la ma - do così l'Autore di saper raccogliere tutte le tensioni mo -

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derne implicite ed esplicite nel composito crogiolo delle complicazioni melodiche, armoniche e contrappuntistiche per modellarle e convertirle in energia narrativa. Per il nutrito dialogo chiaroscurale e dinamico tra forte e piano, per coerenza musicale nella caratterizzazione dei personaggi, per la candidezza dello stile drammati - co, come compositore egli a volte è debitore di Paisiel - lo e Cimarosa, rispettivamente di uno e di dieci anni più giovani di lui. Con la sapienza del dotto, nel suo vulcanico coacervo egli compendia la spontanea cantabilità, la scorrevolez - za dell'invenzione melodica di schietta impronta di scuo - la napoletana e le graziose movenze, il piglio deciso e brillante dei migliori Haydn e Mozart che monopolizzava - no il gusto e l'attenzione musicali degli ultimi decenni del secolo, aggiungendovi di proprio una sottile raffinatezza di altissima classe.

* * *

Nella mia revisione ho provveduto a realizzare il libretto dalla partitura e ad emendare gli inevitabili errori causa - ti dalla fretta dell'Autore, e a scrivere alcune battute va - canti, specie del flauto e dell'oboe. Nella parte conclusi - va del quarto recitativo a secco ho elaborato un tema ap - pena accennato affidandolo al flauto e alla chitarra. Dato il carattere di affettata galanteria di cui è pervasa l'operina ho anteposto al secondo atto, a mo' di preludio, un breve minuetto che ostenta garbata frivolezza traen - dolo da un suggestivo Notturno per orchestra dello stesso Sigismondi.

Sinossi

PARTE I Il Cuoco, travestito da gentiluomo, giunge in casa della Madama, che altro non è che una servetta che si fa passare per la sua padrona. Il Cuoco ha intenzione di vendicare il suo padrone, il Conte Farfallone, che soffre per amore perché ama, non ricambiato, la Madama. Il Cuoco preannuncia alla Madama l’arrivo di un attraente forestiero, il Colonnello Bellerofonte, e la Madama se ne invaghisce ancora pri - ma di vederlo. Arriva il Colonnello, che è di nuovo il Cuoco travestito. I due civettano e si corteggiano a vicenda con un dialogo che toc - ca i nobili argomenti della poesia e della musica, ma in modo comico e grottesco: in realtà i due protagonisti scimmiottano i modi, la cultura e uno stile di vita troppo distante dal loro.

PARTE II Il dialogo tra il cuoco e la madama prosegue sullo stesso stile. Stavolta parlano di danza e insieme ballano alcuni passi di un minuetto. Nonostante la finzione di entrambi, i due sembrano innamorarsi davvero. Arriva inaspettato uno staffiere che richiama all’ordine il Cuo - co, costretto ad allontanarsi. La Madama assiste quindi al momento in cui il finto Colonnello viene spogliato della sua spada e del suo cappello. Il Cuoco torna da lei ed è costretto a confessarle l’inganno e il motivo per il quale era stato architettato. Ma il lieto fino non tarda ad arrivare, perché tra i due l’amore è già scoccato e la verità dei sentimenti ha la meglio sulla finzione degli atteggiamenti.

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Libretto

i Parte madama madama Vasta anticamera di una casa signorile A dirti il ver nel gran mondo parlante, Con capelli frisati a tutta moda? triste figura ei fa. CuoCo CuoCo (giunge sul proscenio. Indossa un decoroso CuoCo Frisati. Abbaglierebbe anche un Adone Se tutto estinto fosse il bel tratto tabarro sopra una elegante livrea ) madama e ’l garbo risorge in lui. ‘Sta Madama alla toeletta. Con sì bei raggi in fronte, egli è un ladrone. El padron fa come un matto. madama Aria Ahi, ch’è cotto e già disfatto No. Per le ninfe belle altro ci vuol. Tu con stupor vedrai A quei folgori d’amor. Che ancor le mie pupille, CuoCo Ella un ghigno, un occhiolino Forse d’un nuovo Achille Che mai? Non sa fare al poverino. Sapranno trionfar. Oh, fra spasimi e sospiri madama Al fosco lume intorno Può scoppiare il suo signor Fresca età, bel visino Delle stantìe matrone Poffar! Con tal contegno e doni assai. Giri quel Farfallone Sdegnò la signorina il mio padrone, E poi, ti par che sia Che di mie luci un Marte signor di fiocchi e ciappa! bella galanteria Solo dovrà regnar. Forse può star che l’amor mio l’incappa! venire a visitarmi col tabarro? Dimmi s’è vero che il forestier Forse ora scornerò quel noncurante CuoCo Ha il grand’onore di Colonnello. /Dì pur s’è E sprezzante cuorin… L’abito è proprio al posto. bello, madama (f.c.) Se del mio amore è degno ancor. / Sì, tu ve - madama Scusi, perdoni, ero in desabigliè… drai le mie pupille Ma per la grazia mia, sarà l’opposto. Ov’è il signor che smania per parlarmi? D’ nuovo Achille / Sol trionfar. CuoCo Sì, tu vedrai / Che di mie luci CuoCo (Ella non sa che sono il di lui cuoco) D’un nuovo Marte / Dovrò regnar. Io qui nol vidi… Rec . madama madama Che borbotti? CuoCo (entra, battendo le mani. Indossa una ele - Ei quasi a me somiglia. gante veste… ) CuoCo In lui vedrai di Marte e di Dario Lacchè… paggio… braccier… Posso avanzarle imbasciata valor guerriero e leggiadria nel viso. d’un forestiero di qualità CuoCo che brama venire a riverirla? ( Madama replica l’aria Braccier, paggio, lacchè; ”Tu con stupor vedrai” ) oh gran caterva madama che sei solo una serva! A riverirmi? CuoCo E com’egli si chiama? Dunque, anderò che forse il forestiero madama per qui venire (Entra girando gli occhi intorno, continuan - CuoCo starà ancor qui ormai. do a battere le mani ) Il signor Colonnello Bellorofonte. Lacchè, lacchè!… madama madama Va, ma che il Colonnello CuoCo (Così dal pian potrò balzare al monte) presto tu guidi a me. (Non vidi altro che la fantina!) CuoCo CuoCo madama Al signor Colonnello, che devo dir? Verrà sol quello. ( parte ) …E la corte, dov’è? madama madama CuoCo E’ bello? (Ad una improbabile serva ) Eh… porgi a (E’ sol Zerbina) CuoCo me zerbino. madama S’immagini. I guanti con lo specchio. Vuoi, forse, da me udienza? Il ventaglio, dov’è? Da’ qua. madama Cotesta gran torreggiante cresta CuoCo Bizzarro? piega all’indietro… Illustrissima, si. CuoCo Io vo’ quel Colonnello col fiocco. madama Si figuri Qualor furtivi i stral Ebben? Chi sei? dagli occhi io scocco. madama Eh, qui, una sedia. CuoCo Con ciappa nel cappello? Un’altra di rimpetto. Il primo cameriero del conte Farfallone. CuoCo Passa questa più avanti… Qual conto avete di quel signore? Lo supponga.

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Eh, al primo arrivo del forestier m’avvisa. madama Ma ciò non ha che far: Esser ei non dovria da noi sì lunge. Ah, si. Quattro versetti, scorron di grazia, i versi liquidi sono al par de’ Grammatici. O che quel vago galantino ei qui giunge. pur quella vena qualor non sia d’incomodo madama (il cuoco, nei panni di colonnello, arriva e alla Musa. Son come il Metastasio. saluta Madama con un elegante inchino. CuoCo Poi esegue ) CuoCo Madama, lo comanda. l’Aria Ed ho l’impegno ancora Per sottrarmi non ho scampo, né scusa. di farvi la sua musica.. CuoCo Aria Quelle tue luci belle / Opra miglior d’amore Di Armida il bel sembiante / In te veder già madama Mossero questo core / A palpitar per te. parmi Sapete ancor di musica? Splendente amate stelle / Così per me serene Ch’il forte eroe fra l’armi / Sul campo inte - CuoCo Che possa a tante pene / Sperare alfin mercè. nerì. Furiosamente: Recitativo Or che un tuo sguardo in seno / L’ardore a Io fui che fece quell’arietta famosissima Sembro ardito, madama, me rinnova. della Baccarabà in cui v’è se mi sprofondo in faccia a lei Or ben intendo a prova / Quanto per lei lan - la cadenza tenerissima: che qual’Alcina un Rinaldo guì. la ra lallà laralarralà. or rapisce. Sai, quel campion son io / Che al suol le re - Ma la fama della vostra beltà gie sparse madama fa compatir la mia temerità. E le mirò, superbo / E incenerite ed arse Bellezza, poesia, musica e canto! Superbo le mirò. / Sai, quel campion son io madama CuoCo Or di tue luci un raggio / Disfece il gran In grazia il mio signore, onori questa sedia. Di magnifico onore degna il poeta liquido guerriero la sua bontà. CuoCo E del suo petto altero / Tutto il valor fiaccò. (Già col favor del Tasso E ben, che la diverte? In te veder già parmi / D’Armida il bel inchiodai la Fortuna e ruota ed asso). sembiante madama Che il forte eroe, sul campo / Intenerì fra madama Il Calloandro (?) l’armi Che brontoli? CuoCo Or un tuo sguardo in seno / L’ardore a me CuoCo E il ricamo ancora? rinnova Ch’è tardi e per giusti riguardi madama Or ben intendo a prova / Quanto per lei levarle il tedio io deggio. Questo, poi, no: Spinalba, languì. Per servirla al passeggio Digrinta e Leonida non lavoravan mai. Sai, quel campion son io / Che al suol Ritornerò fra poco, se l’aggrada. le regie sparse CuoCo E le mirò superbo / Incenerite ed arse. madama So che i mestier son fatti Mi farà grazia. Recitativo per donna di dozzina CuoCo madama madama Si ritiri. Siete forse in affari? O vivo estro ch’avanza il fantastico umor di Sancio Panza. madama CuoCo Io so la mia beltà Vada. …e molto seri. Ma poi, quel canto Duetto Spedir devo un corriero al Gran Mogor. le aggiunse, con finezza, CuoCo madama più milorda comparsa. Io parto, ma resto Oh, il Gran Mogor io so che è un cittadino CuoCo del Gran Cairo più bello. (Non sa la scioccarella madama Io resto, ma parto CuoCo ch’altro poeta la canzon mi scrisse). Di quella guarnigione Ma un schiribizzo è questo CuoCo io sono il Governatore e ’l Colonnello. madama Partire e restare / Chi farlo mai può? Ma coi romanzi credi gustare ancor la poesia? Dunque, sarà gran meraviglia il resto. madama madama CuoCo Restare e partire / Chi mai lo tentò? Oh, per lo stil poetico che abbonda di pate - Or io in canzonette fo stampare CuoCo tico, di gioia ognor frenetico. e Cornelio Tacito e Nipote. Nol so immaginare CuoCo madama madama Anch’io, cara padrona Ma di Cornelio Tacito e Nipote Nol posso capire Ho tutto il debol mio per Elicona. che di bello stampi in canzonette?

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CuoCo e madama madama CuoCo Portento è sol questo / Del Nume d’amor. Non so se i tuoi sì vivi abbellimenti La veglia, poi, mi comincia a seccar. Che cosa vuol fare? / Ritorni a seder. più m’empion di rossore o mi fan superbietta. madama Ma se limpido e schietto è di tue lodi il suono madama Mi è nuovo. E come! con solletico tal il cor mi tocca Io vo’ accompagnare / Com’è di dover che mi conduce a volo. CuoCo CuoCo Gente sospetta fra signor trattai CuoCo Con me complimenti? a reo guadagno intesa. Il tuo fuggir da l’importuna danza Oltre girai e vidi a mio mal punto. madama Or te n’affidi: e scuso i zerbinotti Altri che mal sedèa fra il nobile consenso Ma no. Si contenti / La prego, la supplico. se intorno si fe’ cerchio, e franzesotti. E matto ed ebro per fumo d’eccellenza Rimanga, non replico. madama ben gonfio si spacciava CuoCo Coi tuoi detti gentili par che toccasti signor dei Sette Colli. Intendo ubbidirla / E poi a servirla nel suo suon la corda Infin di mia pazienza diedi le prove estreme Fra poco sarò. che del mio bel nuovi trofei ricorda. nel rimirar chi, forse, con rossore Aria svelato avrebbe il nome di suo padre. ii Parte Nei brillanti miei passeggi E inghiottiva eccellenze a squadre a squadre. Corse a volo a farmi inchini (medesimo ambiente della prima parte ) madama Folto stuol di vacheggini Di questi poltronacci Duetto Ma fra palpiti di core fui la vittima anch’io. madama Chi là cadde e chi di qua. De’ zerbinotti / Le rie baldanze Semplicetta nei teatri CuoCo Dei francesotti / Le sconce danze Al girar quest’occhi belli Né intendono i balordi Fuggir mi fecero / Presto di là. Occhi belli e occhi ladri che della volgar turba Spezzacuor di vanarelli son la beffa e il trastullo. CuoCo Tutti caldi di sospiri Gli accenti teneri / Di quei labretti madama Con la febbre e coi deliri Or pensa se io li so prezzare un frullo. L’aspetto nobile / Di quei belletti Si partirono di là. Mi strascinarono / Ben tosto qui. CuoCo Recitativo Recitativo Piuttosto, con polita compagnia, CuoCo per far serata allegra, ballerai minuetti. madama Grazie, che al Colonnello madama Io mi figuro che nel Gran Mogorre l’incendio non si estenda fino al ciuffo Oh che dei minuetti l’aria sola o de’ Tartari mai nel Gran Cane che di febbre e deliqui dia nel tuffo. calma i spirti allegri e li consola. fino al cantar del Gallo. Il luogo del passeggio forse è lontano? (Accennano ad un minuetto ) Tal libertà non regni alcun nel ballo. madama A due: CuoCo Son pochi tratti Chi là tentassi ardito danzar con atti La la la la CuoCo men acconci e strani madama E poi, dove si andrà? si condanna a ballar con cani e gatti. Forbien, trebbien, monsieur. madama madama CuoCo A veglie e a giochi. Calzante è la condanna, La la la la curiosa la veduta. CuoCo madama Perciò, quella cittade A giochi? Tante doppie traboccanti Par ma fois, non si può far di più ha il nome di Gran Cane! mi vinse ieri sera Tal si dovria scornare madama Passerina alla primiera. CuoCo questa mal creata gente Favorisca ancor lei madama che diè al decoro il bando. (Questa è fortuna) madama CuoCo Ah che buon pro le faccia. Oh, questo, no, non sono in esercizio. Anzi, fa mostra d’asinina stampa. Poi si dirà che son senza giudizio. CuoCo Se posando di senno opra di zampa. Ma perder fra scherzetti CuoCo madama di Ninfa sì bellina è un bel piacere. È permesso alla maschera Oh, il mio gran Colonnello! madama madama oh, il mio saccente! Semplicino. Tubò. Sia galanteria. Non fecero il Gibblasso il Calloandro Non sai che ella ha gli annetti suoi. (Ballano insieme ancora alcuni passi del mi - mai spiega più bizzarra. nuetto ) CuoCo CuoCo E pur di fresche rose poi Così a pingere giungesti Mostra facean le guance con accesi colori CuoCo il lampeggiante brio di quel visino madama E quanti pregi a corteggiarti, o cara. O le grazie impastar del bel musino. (Sento la gelosia)

26 Il Cuoco e la Madama

Qui si sfidano a gara spettacoli, Che sarà mai? madama per me, di gran stupore Disse tornar subito. Passa pure a questa banda ove col piè ti aggiri in vago errore. È ver quel ch’io rimiro No ritorna a mano manca O è sogno vano? Torna, per servire la beltà Aria Qui sotto si nasconde un grand’arcano. CuoCo CuoCo Aria (Già frenetica a man franca Balla una Pallade / Se il fronte io miro Ove son? Che mai m’accade? e impazzir me ancor farà). Balla una Venere / Dei lumi al giro Qualche inganno qui si cela.. Balla un’Amazzone / Se il petto rigido madama Ah, pietoso ciel, Tu volgi a me. (con accentuata e bonaria ironia ) Disvela tu l’arcano a questo cor Grazie a diluvio / Han quei belletti Benvenuto Don Chisciotto In canti magici / Ha quegli occhietti Recitativo CuoCo Ch’io tutto estatico / La saggia Pallade CuoCo Ah, son io fatto un biscotto? La bella Venere / La brava Amazzone L’arcano è che del conte Farfallone Nel fronte armonico / Negli occhi amabili madama Il Colonnello è cuoco. Nel busto eroico / Ravvivo in te. A suo dispetto / Un Colonnello madama Venne più bello / Fin dal Perù Recit . Con violini Come? Un cuoco sei tu? (Uno staffiere chiama a parte il Cuoco e gli CuoCo parla all’orecchio ) CuoCo Oh, che giochetto / Fate bel bello Si. Sono un cuoco che del mio padrone Che il mio cervello / Va su e giù. CuoCo tentai rifar l’affronto Dici a me?…( a Madama ) Con permesso madama col rubarti quel core a lui negato. Dove sei, amato bene? madama madama Conoscere mi par quella livrea. CuoCo Qual contrattempo è questo. Par che cada / Par che sviene CuoCo Così schernita resto da un cuoco! Ah, signora. Da un cuoco!! madama Più non vedo / Ah, ch’io già manco. madama CuoCo Che c’è? Ma che cuoco! CuoCo Che dagli Zibaldon fe’ gran guadagno Chi conforta il cor mio stanco? CuoCo dalla cucina d’Alessandro Magno. All’erta, signorina / Non è nulla Temo assai Perciò tanti doppioni O povera fanciulla / Respira appena madama suonar fa nella borsa, un battaglione. Oh dei, non sento fiato…/ Io sono stralunato E di che? E se lavora un “stoglio” madama CuoCo è sol per il signor del Campidoglio. Ferma, o caro, io già ti stringo / E fuggir Madama, andar m’è forza. Al cuoco dunque doni non potrai più. E dove mai? permission che vada e lo perdoni. Sol per voi, begli occhi rei / Son ridotta in servitù. CuoCo Duetto finale CuoCo Ove il destin mi sforza CuoCo Dove mai, padron tu sei / O padron, Il fallo io vedo, madama dove sei tu? E sola mi lasciate? Fui troppo ardito Ma il reo, pentito CuoCo Chiede pietà. Di vista non vi perdo e torno subito madama madama Del Gran Mogollo Di vostra lealtà punto non dubito Il mostro è qua. (il Cuoco parte ) Ti rompi il collo. Qualche disfida è questa. Mentre se li presenta un cavaliero CuoCo con il cappello in testa. È rotto già ( finge di andarsene ) Fine Mi par… mi par che sia… madama Si, lo conosco. (con sveltezza afferra per mano il cuoco ) È il fratello del conte Farfallone. Presto dico… no, t’arresta Oh, che stranezza io miro. Ah, signor Colonnello… CuoCo Gli levano il cappello! Oh. Che musica è mai questa? Gli levan pur la spada!! madama E lo spogliano ancor!!! Presto, a me Già mi ruota il cervello… E poi, non si risente!? CuoCo E non domanda aiuto? Che mi comanda?

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Clara e Robert Schumann

28 LIEDER & LIEDER 4 Intorno al Lied romantico

Spettacolo multimediale di musica, poesie e immagini a cura di Michelangelo Zurletti e Andrea Stanisci

DICHTERLIEBE di Robert Schumann

Interpreti Ivo Yordanov baritono Gabriele Geri attore Marco Forgione pianoforte

Spoleto, Teatro Caio Melisso Sabato 26 settembre ore 21.00

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Introduzione

er tutto il terzo decennio dell’Ottocento Robert Schu - to il poeta della borghesia. Tra questi versi si trovava la se - rie Frauenliebe-und -leben (Amore e vita di donna, 1831), mann si dedicò alla composizione di musica per il pia - che narra le esperienze della vita coniugale viste attraverso noforte, soprattutto cicli di brevi pezzi in tonalità vici - P gli occhi di una donna del tempo. Più tardi, quello stesso me - ne o con un implicito programma comune (per esempio Papil - se, il musicista compose sei Lieder su testi tratti dal Lieder - lons, Carnaval, Davidsbündlertänze). Non deve quindi destare buch eines Malers (Libro di canti di un pittore, 1838) di Ro - sorpresa il fatto che, quando nel 1840 decise di mettersi a bert Reinick, un artista noto per le sue incisioni oltre che per comporre dei Lieder, il musicista seguisse un metodo simile. i suoi versi . La grande maggioranza della sua musica vocale venne pubbli - Sebbene il filo della narrazione vi sia meno chiaro che in Die cata in forma di raccolte di Lieder collegati da una struttura schöne Müllerin o nel Winterreise di Schubert, il Dichterliebe musicale di tonalità vicine su testi di un unico poeta, non sol - di Schumann traccia una storia simile di amore infelice; ma la tanto in cicli liederistici famosi come Dichterliebe e Frauen - cupa conclusione dei cicli di M üller-Schubert lascia il passo a liebe-und -leben ma anche in raccolte meno celebri, tra cui i un finale meno pessimistico nella raccolta di Heine-Schu - Reinick Lieder , che compongono l'op. 36. Schumann conosce - mann. II primo Lied, parlando del "bel mese di maggio" al pas - va già molto bene il popolarissimo Buch der Lieder (1827) di sato, chiarisce che le liriche che seguono, scritte nel presen - Heinrich Heine, quando nel maggio del 1840 rivolse la sua at - te, sono una specie di flashback; l'ambiguità del centro tona - tenzione alla parte di quella raccolta intitolata "Intermezzo li - le in questo Lied di apertura fa da "dissolvenza" alla sequenza rico": si tratta di un gruppo di 66 poesie collegate tra loro in narrativa che viene dopo. maniera piuttosto tenue, che dipingono una gamma vastissima II secondo, terzo e quarto Lied, in tonalità maggiori molto di reazioni emotive all'amore non corrisposto. Schumann com - vicine, rappresentano delle dichiarazioni d'amore rivolte al - pose i Lieder a noi noti come Dichterliebe nella seconda me - l'amata; soltanto nel quarto le "lacrime amare" annunciano tà di maggio: sulla pagina con il titolo provvisorio si legge per la prima volta il dramma che verrà. Le due liriche suc - semplicemente "20 Lieder dall’'Intermezzo lirico' del Buch der cessive, entrambe in tonalità minori vicine, indugiano inten - Lieder di Heine", perché il musicista diede alla raccolta il suo samente sul pensiero dell'amata (il suo bacio, il suo volto) titolo programmatico soltanto più tardi. ma non parlano direttamente di lei. L'invocazione diretta Nel luglio dello stesso anno, Schumann compose una serie di successiva giunge nel settimo Lied del ciclo, il famoso "Ich Lieder su testi di Adelbert von Chamisso, che era stato defini - grolle nicht", in cui l'innamorato rivela tutta la violenza del -

30 Lieder & Lieder 4

la sua collera; vi traspare il brutale sarcasmo di Heine, an - che se il candore della musica di Schumann riesce quasi a disperdere l'ironia delle parole di apertura (la cui ripetizio - ne successiva è un'aggiunta del compositore alla struttura dei versi scelta da Heine). Nelle tre liriche seguenti, che non trattano direttamente del suo amore perduto, il protagonista inveisce amaramente contro colei che "ha lacerato il suo cuore" (n. 8), reagisce con furia al suo matrimonio con un altro (n. 9), e arriva alla più profonda disperazione (n. 10); questi tre Lieder sono tut - ti scritti in tonalità minori vicine. L'ironia dell'undicesima li - rica fa intravedere una prospettiva più distaccata, anche se la musica di Schumann giunge quasi a dei tratti maniacali; il dodicesimo Lied introduce l'idea salutare del perdono. Nelle due liriche successive l'amata viene direttamente invocata per l'ultima volta adesso in sogno, mano a mano che la sua figura perde d'importanza. II protagonista sembra ora rasse - gnarsi davanti al fatto che la felicità è effimera: seppellisce il suo amore e il suo desiderio, e con loro il suo dolore (n. 16). Nel lungo postludio pianistico, la ripresa della conclu - sione del dodicesimo Lied è un simbolo dell'atto fondamen - tale del perdono.

Testo di Rufus Hallmark Traduzione: Byword

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Dichterliebe L’amore del poeta

1. im wunderschönen monat mai 1. nel meraviglioso mese di maggio Im wunderschönen Monat Mai, Era nel meraviglioso mese di maggio, Als alle Knospen sprangen, Quando spuntavano i boccioli, Da ist in meinem Herzen Che nel mio cuore ci fu Die Liebe aufgegangen. Lo scoppio dell’amore. Im wunderschönen Monat Mai, Era nel meraviglioso mese di maggio, Als alle Vögel sangen, Quando cantavano gli uccelli Da hab' ich ihr gestanden Che io le confessai Mein Sehnen und Verlangen. Il mio ardore e desiderio.

2. aus meinen tränen sprießen 2. dalle mie lacrime spuntano Aus meinen Tränen sprießen Dalle mie lacrime spuntano Viel blühende Blumen hervor, Tanti boccioli in fiore, Und meine Seufzer werden I miei sospiri si trasformano Ein Nachtigallenchor. In un coro di usignoli. Und wenn du mich lieb hast, Kindchen, E se tu m’ami, cara, Schenk' ich dir die Blumen all', Ti regalerò tutti i fiori, Und vor deinem Fenster soll klingen E sotto la tua finestra sentirai Das Lied der Nachtigall. Il canto dell’usignolo.

3. die rose, die lilie, die taube, die Sonne 3.la rosa, il giglio, la colomba, il sole Die Rose, die Lilie, die Taube, die Sonne, La rosa, il giglio, la colomba, il sole, Die liebt' ich einst alle in Liebeswonne. Un tempo li amavo tutti estaticamente. Ich lieb' sie nicht mehr, ich liebe alleine Ora non li amo più, amo soltanto lei. Die Kleine, die Feine, die Reine, die Eine; La piccola, graziosa, pura e unica! Sie selber, aller Liebe Wonne, Ella è tutta la gioia dell’amore, Ist Rose und Lilie und Taube und Sonne. E’ rosa, e giglio, e colomba e sole.

4. Wenn ich in deine augen seh' 4.Quando ti guardo negli occhi Wenn ich in deine Augen seh', Quando ti guardo negli occhi So schwindet all mein Leid und Weh; Tutto il mio affanno e dolore scompaiono, Doch wenn ich küsse deinen Mund, Ma quando ti bacio sulla bocca, So werd' ich ganz und gar gesund. Allora mi sento guarito del tutto. Wenn ich mich lehn' an deine Brust, Quando mi stringi al petto Kommt's über mich wie Himmelslust; Sono sopraffatto dall’estasi divina; Doch wenn du sprichst: Ich liebe dich! Ma quando tu mi sospiri “Ti amo!” So muß ich weinen bitterlich. Allora devo piangere amaramente.

5. ich will meine Seele tauchen 5.immergerò l’anima Ich will meine Seele tauchen Immergerò l’anima In den Kelch der Lilie hinein; Nel calice del giglio; Die Lilie soll klingend hauchen Il giglio emanerà Ein Lied von der Liebsten mein. Un canto della mia amata. Das Lied soll schauern und beben Il canto tremerà e palpiterà Wie der Kuß von ihrem Mund, Come il bacio delle sue labbra Den sie mir einst gegeben Che mi diede una volta In wunderbar süßer Stund'. In un’ora meravigliosa e dolce.

6. im rhein, im heiligen Strome 6.Sul reno, il fiume sacro Im Rhein, im heiligen Strome, Sul Reno, il fiume sacro, Da speigelt sich in den Well'n, E’ riflessa nelle onde, Mit seinem großen Dome, Con la sua grande cupola

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Das große, heilige Köln. La grande città sacra di Colonia. Im Dom. da steht ein Bildnis, Nel Duomo c’è un ritratto Auf goldenem Leder gemalt; Dipinto sul cuoio dorato; In meines Lebens Wildnis Nella selva della mia vita Hat's freundlich hineingestrahlt. Spesso splendeva affettuosamente. Es schweben Blumen und Englein Si aggirano fiori ed angeli Um unsre liebe Frau; Intorno alla Nostra Signora Die Augen, die Lippen, die Wänglein, Gli occhi, le labbra e le guance Die gleichen der Liebsten genau. Sembrano proprio quelli del mio amore.

7. ich grolle nicht 7. non ho rancore Ich grolle nicht, und wenn das Herz auch bricht, Non ho rancore, benché mi si spezza il cuore, Ewig verlor’nes Lieb! ich grolle nicht. O mia amata, perduta per sempre! Non ho rancore. Wie du auch strahlst in Diamantenpracht, Per quanto tu possa splendere, ornata di brillanti, Es fällt kein Strahl in deines Herzens Nacht. Non c’è raggio che possa penetrare la notte del tuo cuore. Das weiß ich längst. Ich sah dich ja im Traume, Questo lo so da molto. Ti ho vista in un sogno, Und sah die Nacht in deines Herzens Raume, E ho visto la notte che regna nel tuo cuore, Und sah die Schlang', die dir am Herzen frißt, E ho visto il serpente che ti divora il cuore, Ich sah, mein Lieb, wie sehr du elend bist. Ho visto, amore mio, come sei infelice.

8. und wüßten's die Blumen, die kleinen 8. Se sapessero i fiorellini, Und wüßten's die Blumen, die kleinen, Se sapessero i fiorellini, Wie tief verwundet mein Herz, Come era profondamente ferito il mio cuore, Sie würden mit mir weinen, Piangerebbero con me Zu heilen meinen Schmerz. Per placare il mio dolore. Und wüßten's die Nachtigallen, E se gli usignoli sapessero Wie ich so traurig und krank, Come sono afflitto e triste, Sie ließen fröhlich erschallen Canterebbero gaiamente Erquickenden Gesang. Un canto ravvivante. Und wüßten's sie mein Wehe E se sapessero il mio dolore, Die goldenen Sternelein, Quelle piccole stelle d’oro Sie kämen aus ihrer Höhe, Scenderebbero dall’alto, Und sprächen Trost mir ein. Per dirmi parole di conforto. Sie alle können's nicht wissen, Nessuno di loro può sapere, Nur eine kennt meinen Schmerz; Ella sola intende il mio dolore Sie hat ja selbst zerrissen, Perché è lei che mi ha spezzato, Zerrissen mir das Herz. Spezzato il cuore.

9. das ist ein Flöten und Geigen 9. al suo dei flauti e dei violini Das ist ein Flöten und Geigen, Al suon dei flauti e dei violini, Trompeten schmettern darein; E delle trombe squillanti, Da tanzt wohl den Hochzeitreigen Balla la danza nuziale, Die Herzallerliebste mein. L’amata del mio cuore. Das ist ein Klingen und Dröhnen, C’è un frastuono Ein Pauken und ein Schalmei’n; Di timpano e piffero; Dazwischen schluchzen und stöhnen Tra cui si può sentire Die lieblichen Engelein. Singhiozzare e piangere gli angeli.

10. Hör' ich das liedchen klingen 10. Quando sento la canzonetta Hör' ich das Liedchen klingen, Quando sento la canzonetta Das einst die Liebste sang, Che cantava un tempo la mia amata, So will mir die Brust zerspringen Sento che il cuore mi si spezza Von wildem Schmerzendrang. Dal furioso dolore.

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Es treibt mich ein dunkles Sehnen Un oscuro desiderio mi spinge Hinauf zur Waldeshöh', Verso l’alto bosco, Dort löst sich auf in Tränen Dove si disperde in lacrime Mein übergroßes Weh. Il mio dolore insopportabile.

11. ein Jüngling lieht ein mädchen 11. un giovane ama una fanciulla Ein Jüngling liebt ein Mädchen, Un giovane ama una fanciulla Die hat einen andern erwählt; La quale ha scelto un altro; Der andre liebt eine andre Quest’altro ama un’altra Und hat sich mit dieser vermählt. Con cui i è sposato. Das Mädchen nimmt aus Ärger La fanciulla di sposa per dispetto Den ersten besten Mann. Con il primo che le piace, Der ihr in den Weg gelaufen; Che per caso le passa davanti; Der Jüngling ist übel dran. Il giovane rimane solo. Es ist eine alte Geschichte E’ una vecchia storia, Doch bleibt sie immer neu; Che è pur sempre nuova; Und wem sie just passieret, E colui che l’ha vissuta Dem bricht das Herz entzwei. Finisce con il cuore spezzato in due.

12. am leuchtenden Sommermorgen 12. in questa raggiante mattina d’estate Am leuchtenden Sommermorgen In questa raggiante mattina d’estate Geh' ich im Garten herum. Faccio un giro nel giardino. Es flüstern und sprechen die Blumen, I fiori sussurrano e parlano, Ich aber wandle stumm. Ma io cammino silenziosamente. Es flüstern und sprechen die Blumen I fiori sussurrano e parlano Und schau’n mitleidig mich an; E mi guardano con pietà: Sei unsrer Schwester nicht böse, “Non odiare nostra sorella, Du trauriger, blasser Mann! O uomo triste e pallido!”

13. ich hab' im traum geweinet 13. Ho pianto nel sogno Ich hab' im Traum geweinet, Ho pianto in sogno, Mir träumte, du lägest im Grab. Ho sognato che giacevi nella tomba. Ich wachte auf, und die Träne Mi sono svegliato, e le lacrime Floß noch von der Wange herab. Scorrevano ancora sulle guance. Ich hab' im Traum geweinet, Ho pianto in sogno, Mir träumt', du verließest mich. Ho sognato che mi avevi lasciato. Ich wachte auf, und ich weinte Mi sono svegliato, e ho pianto Noch lange bitterlich. Ancora a lungo e amaramente. Ich hab' im Traum geweinet, Ho pianto in sogno, Mir träumte, du wärst mir noch gut. Ho sognato che tu mi amavi ancora. Ich wachte auf, und noch immer Mi sono svegliato, e Strömt meine Tränenflut. Tutt’ora scorre un torrente di lacrime.

14. allnächtlich im traume 14. ti vedo in sogno ogni notte Allnächtlich im Traume seh' ich dich, Ti vedo in sogno ogni notte, Und sehe dich freundlich grüßen, E vedo che mi saluti gentilmente, Und laut aufweinend stürz' ich mich E piangendo fortemente mi butto Zu deinen süßen Füßen. Ai tuoi dolci piedi. Du siehest mich an wehmütiglich Tu mi guardi tristemente Und schüttelst das blonde Köpfchen; E scuoti la testina bionda Aus deinen Augen schleichen sich E dai tuoi occhi scorrono Die Perlentränentröpfchen. Le lacrime di perle. Du sagst mir heimlich ein leises Wort, Mi sussurri una parola tenera, Und gibst mir den Strauß von Zypressen E mi dai un mazzo di foglie di cipressi. Ich wache auf, und der Strauß ist fort, Mi risveglio, il mazzo è svanito, Und's Wort hab' ich vergessen. e la parola l’ho dimenticata.

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15. aus alten märchen winkt es 15. dalle antiche fiabe Aus alten Märchen winkt es Dalle antiche fiabe Hervor mit weißer Hand, Una mano bianca fa cenno; Da singt es und da klingt es Si canta e si suona Von einem Zauherland; Di una terra incantata: Wo bunte Blumen blühen Dove i fiori brillanti sbocciano Im goldnen Abendlicht, Nella luce dorata della sera, Und liehlich duftend glühen E ardono dolcemente profumati Mit bräutlichem Gesicht; Con visi da spose novelle; Und grüne Bäume singen E gli alberi verdi cantano Uralte Melodei'n, Melodie antiche, Die lüfte heimlich klingen, I venticelli soffiano misteriosamente, Und Vögel schmettern drein; E gli uccelli gorgheggiano; Und Nebelbilder steigen E delle immagini nebulose Wohl aus der Erd' hervor, Sorgono dalla terra Und tanzen luft'gen Reigen, E danzano in giro leggere Im wunderlichen Chor; In uno strano coro. Und blaue Funken brennen E delle scintille blu favillano An jedem Blatt und Reis, Su ogni foglia e ramo Und rote Lichter rennen E luci rosse rotano Im irren, wirren Kreis; In cerchi confusi e folli. Und laute Quellen brechen E torrenti scroscianti scoppiano Aus wildem Marmorstein, Da ruvide rocce di marmo, Und seltsam in der Bächen E nei ruscelli Strahlt fort der Widerschein. Il riflesso luccica stranamente. Ach, könnt' ich dorthin kommen, Ah, potessi andarci Und dort mein Herz erfreu'n, Per rallegrare il cuore, Und aller Qual entnommen, essere sollevato da tutta l’angoscia Und frei und selig sein! ed essere libero e felice! Ach! jenes Land der Wonne, Ahimè, quella terra dell’estasi Das seh' ich oft im Traum; La vedo spesso in sogno Doch kommt die Morgensonne, Ma quando appare il sole mattutino Zerfließt's wie eitel Schaum. Svanisce come la schiuma.

16. die alten, bösen lieder 16. Quelle antiche ballate malvaggie Die alten, bösen Lieder, Quelle antiche ballate malvaggie, Die Träume bös' und arg, quei sogni rabbiosi e malefici, Die laßt uns jetzt begraben; Vieni, seppelliamoli. Holt einen großen Sarg. Porta una grande bara. Hinein leg' ich gar manches, Quelle cose che ci metterò dentro Doch sag' ich noch nicht, was; Non te le dico ancora; Der Sarg muß sein noch größer La bara deve essere più grande Wie's Heidelberger Faß. Della grossa botte di Heidelberg. Und holt eine Totenbahre Porta qui una bara Und Bretter fest und dick; Che abbia delle assi forti e grosse; Auch muß sie sein noch länger Deve essere più lunga Als wie zu Mainz die Brück'. Del famoso ponte di Mainz. Und holt mir auch zwölf Riesen, E portami anche dodici giganti Die müssen noch stärker sein Che siano più forti Als wie der starke Christoph, Del robusto Cristoforo Im Dom zu Köln am Rhein. Della Cattedrale di Colonia. Die sollen den Sarg forttragen E porteranno la bara Und senken ins Meer hinab, Che affonderanno nel mare. Denn solchem großen Sarge Perché una bara così mostruosa Gebührt ein großes Grab. Si merita una tomba grande e vasta. Wißt ihr, warum der Sarg wohl Sai perché la bara So groß und schwer mag sein? Deve essere così grande e pesante? Ich senkt' auch meine Liebe Ci ho messo dentro il mio amore Und meinen Schmerz hinein. E tutto il mio amaro dolore.

Traduzione: alessandra Visconti

35 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE / STAGIONE LIRICA REGIONALE 2009

Marco Carniti e Felice Tenneriello

36 RIGOLETTO di Giuseppe Verdi Melodramma in tre atti Libretto di Francesco Maria Piave Nuova produzione del Teatro Lirico Sperimentale

Personaggi e Interpreti Il Duca di Mantova Oscar Piras, David Sotgiu Rigoletto Giulio Boschetti, Massimiliano Fichera, Felice Tenneriello Gilda Emiliya Ivanova, Deborah Leonetti, Désirée Migliaccio Sparafucile Ziyan Atfeh, Ilia Popov Maddalena Anna Pennisi, Annalisa Stroppa Giovanna Anna Pennisi, Annalisa Stroppa Il Conte di Monterone Ziyan Atfeh, Ilia Popov Marullo Ferruccio Finetti Matteo Borsa Antonio Trippetti Il Conte di Ceprano Maurizio Cascianelli La Contessa di Ceprano Alessandra Luchetti Un usciere di corte Lorenzo Bartolucci Un paggio della Duchessa Sara Cresta

Direttore Carlo Palleschi Regia Marco Carniti Costumi Scene Light designer Maria Filippi Carlo Centolavigna Paolo Ferrari Maestro del Coro Andrea Amarante Assistente alla Regia Maestro Collaboratore Maestro alle Luci Adamo Lorenzetti Andrea Mele Francesco Massimi

Orchestra e Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto Allestimento scenico Scenografie Sormani Cardaropoli srl – Milano Staff tecnico del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto

Spoleto, Teatro Nuovo Città di Castello, Teatro degli Illuminati Giovedì 24 settembre ore 18.00 (anteprima) Giovedì 1° ottobre ore 20.30 Venerdì 25 settembre ore 10.00 (per le scuole) Assisi, Teatro Lyrick Sabato 26 settembre ore 10.00 (per le scuole) Venerdì 2 ottobre ore 20.30 Domenica 27 settembre ore 17.00 Orvieto, Teatro Mancinelli Perugia, Teatro Morlacchi Sabato 3 ottobre ore 20.30 Martedì 29 settembre ore 20.30 Todi, Teatro Comunale Mercoledì 30 settembre ore 20.30 Domenica 4 ottobre ore 17.00

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Introduzione

uando pensiamo a Rigoletto e alle difficoltà che tempo pieno (anche quella attività coltivava Vincenzo: Verdi incontrò con la censura, sorridiamo. Ma nel ma tra tante altre più nobili). L’ escamotage , comunque, Q1851 non solo era difficile sorridere della censura, sortì l’effetto desiderato: dal 1851 cantiamo Rigoletto in era impossibile. L’opera era destinata alla Fenice di Vene - tutto il mondo. Tuttavia, ben più solide che non quelle zia, e il Veneto era sotto l’Austria, e l’Austria era sogget - della censura, vi furono ragioni che portarono alcuni a du - ta a un re. bitare proprio delle qualità musicali che oggi più ammiria - Nel Roi s’amuse , di Hugo, da cui Rigoletto deriva (trami - mo nel Verdi mediano. te l’itinerario Triboulet - Trigoletto), si parlava del re Proposte da Fedele D’Amico, riproposte da Pierluigi Pe - francese con pochissimo rispetto, lo si coinvolgeva anzi in trobelli, possiamo riprendere quelle ragioni per renderci vicende pochissimo regali. Un minimo di rispetto per le conto dei molti meriti verdiani: non foss’altro per accer - gerarchie e per il diritto internazionale vietavano di po - tare che le novità linguistiche che Verdi proponeva, e che ter parlar male a Venezia di un re. passarono nella storia come linguaggio naturale dell’Ope - Si sa che quelle censure, oggi, fanno ridere in sé e ancor rismo di mezzo secolo, furono veramente laceranti, al più per come venivano raggirate. Bastò che al re si sosti - punto di dichiarare conclusa e superata una tradizione co - tuisse un duca e tutto andò benissimo. Era evidente a tut - me quella belliniana o donizettiana, ancor ben vive. Scris - ti che sotto l’immacolata moralità del re, le teste meno se dunque un cronista di «Italia musicale», connotando al coronate potevano abbandonarsi a follie di ogni tipo, ses - negativo molti pregi dell’opera, che la vocalità di Rigolet - suali in particolar modo. to non è naturale, che la partitura non ha quelle elegan - Ma che peccato che tra gli infiniti duchi possibili si sia ze che erano il vanto del canto italiano, non possiede no - scelto proprio un duca di Mantova e che si possa ipotizza - vità di linee vocali e ha invece “abbondanza di passi stac - re, per esempio, in Vincenzo Gonzaga, padre tra i massi - cati e puntati” e salti innaturali. mi dell’arte rinascimentale, un gusto per la coltivazione In sostanza, il periodo musicale riproponeva a Rigoletto intensiva degli affetti al punto di far di sé un donnaiolo a ciò che noi oggi apprezziamo. In primo luogo l’esser ri -

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uscito, Verdi, a interrompere la convenzione e a propor - E l’esito è poi tutt’altro che scomposto: ma certo, tradi - re una nuova funzione drammatica della musica: ogni sce tutte le attese. Musica di cattivo gusto dice ancora il opera d’ora in poi, ne avrà una omologa alla situazione censore. E se ascoltiamo le tre diverse danze alla corte e al libretto. del duca non possiamo non associarci: in quel palazzo si Il personaggio non è più basato soltanto sull’espressione balla malissimo “e sappiamo che a un duca di Mantova vocale ma dipende dalla costruzione musicale globale in spetterebbero per tradizione stipendi madrigali”: ma al cui vive. nostro duca gavazzone e donnaiolo non conviene altra Prendiamo uno dei luoghi più nuovi linguisticamente, del - musica che quella precisamente volgare che Verdi ha l’opera: l’incontro tra Rigoletto e Sparafucile. Un con - scritto, in spregio a tutte le tradizioni e convenzioni. Che trabbasso e la grancassa sono tutto ciò che Verdi chiede Verdi riuscisse a dare, anche con pochissime battute, il per sostenere il duetto. Non è un duetto tradizionale: i clima in cui si svolgono gli eventi è poi evidente in molti personaggi non fanno neanche in tempo ad assestarsi lo - altri luoghi. Gli basta un oboe per sospendere il clima di calmente su una linea, precipitano nell’urgente bisogno tempesta incombente a un bell’esito musicale, gli basta di interrelazione che gli oppone. Ma l’episodio è fosco, un corno inglese per la disperazione di Rigoletto, gli ba - spoglio, cupo come deve essere un incontro tra il killer e sta riprendere dalla tradizione madrigalistica il topos del - un mandante. Che poi il mandante sia un uomo di gran l’ Ahimé per dare ai violini che cantano sotto «Piangi, fan - cuore e ami la figlia ardentemente, ce lo dice la musica ciulla» un commento perfettamente struggente. Come gli subito dopo, con un monologo molto scomposto («Pari sia - bastano tratti di banale e futile canzonetta per tipicizza - mo») e un successivo duetto tenerissimo (anch’esso con - re la banalità e la futilità ultima del duca. Se gli errori dei tro la tradizione: quando mai un protagonista come Gilda censori sono il segno di elementi diversi non raccolti, l’er - si presenta senz’Aria di sortita). Non avere eleganze di li - rore del periodo musicale vale il riconoscimento del capo - nee e l’avere salti innaturali si muta visto l’esito straor - lavoro. Se noi oggi ne siamo convinti, il periodo lo intuì dinario, in intuizione teatrale grandissima. benissimo. Il merito dunque è anche di quell’errore.

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Rigoletto oggi: un atto di bullismo di Marco Carniti

erdi sempre ha mosso la pietra dello scandalo nel - re di prigione, ospita il “branco” che assegna per “gioco” la scelta dei suoi soggetti da mettere in musica; a uno di loro la parte del “diverso”. Sarà lui Rigoletto. Vtanto che anche in Rigoletto la centralità del “di - Tutti vestono i panni dei personaggi e il gioco del teatro verso”, del protagonista deforme, diventa la molla dram - comincia. maturgica che scuote la morale dell’epoca e l’ipocrisia Appare un Teatro: l’arco scenico, qualche tela dipinta politica che è di tutti i tempi. “all’italiana”, alcuni elementi simbolici a segnare lo sta - Oggi come allora, si emargina il “diverso” che si vede ne - to d’animo e il dramma dei personaggi. gare anche i più semplici diritti come essere umano. Un teatro nel teatro che Monterone costruisce alle spal - Rigoletto, il deforme, socialmente inferiore, non può ac - le del suo attore-marionetta Rigoletto, e lo conduce per cedere al diritto di un’amante “bella”, come era credu - mano attraverso la sua storia fino a vendetta compiuta. ta la figlia Gilda, che gli viene rapita e umiliata nell’ono - In quel Teatro, Monterone condurrà i protagonisti del suo re e nella purezza dei sentimenti. diabolico intrigo. Rigoletto è un’opera testosteronica. Dove sono enfatiz - Prima fra tutti, la figlia Gilda, intenta a ricamare una zate tutte le ossessioni maschili nel rapporto madre- grande coperta, con l’immagine di un albero genealogico amante-figlia. al quale mancano i tasselli delle sue origini. La sua stan - L’opera è pervasa da un’energia emotiva e psicologica za è un labirinto di gabbie che imprigionano un letto can - interamente maschile, dove viene lesa la dignità di un dido a cui fa sfondo un muro, quello creato simbolica - capro espiatorio, in un “atto gratuito” e brutale. Un gio - mente da Rigoletto, tra il mondo esterno e la figlia. co crudele tra uomini in stile goliardico militaresco. Desidero costruire una riflessione sul concetto di “diver - Lo spettacolo avrà fine solo con il compimento della ven - sità” ai nostri giorni denunciando come l’emarginazione detta: la scoperta di Gilda morta. A quel punto tutte le nasce da un fenomeno di bullismo, così frequente in Ita - scene scompaiono cadendo al suolo, lasciando la scena lia e nel mondo intero. nuda come l’inizio dell’opera. Rigoletto, quindi, sarà una storia raccontata e interpre - Dietro questo ultimo sipario si scopre che la maschera di tata da un branco, una banda di bulli, forse soldati, for - Monterone svela un nuovo volto come reale Gran Burat - se carcerati, che decidono di mettere in scena questa tinaio: il Duca, ribaltando radicalmente la posizione del storia tra di loro, per puro divertimento, identificando racconto. è lui, che durante tutta l’opera si burla delle nel gruppo il debole, il diverso, per poi poterlo umiliare credenze popolari cristiane, che volevano far credere di fronte a tutti. alle “maledizioni” tanto quanto all’esistenza delle Oggi uno, domani un altro, sono sempre loro a decidere “streghe”. Un ribaltamento laico della vicenda che sco - chi dovrà indossare la “gobba” che diventa simbolo di in - pre le ultime carte del gioco e rivela come Monterone feriorità. fosse solo uno strumento nelle sue mani. Il Duca si rive - Alla centralità del tema del “diverso”, fa da contraltare la essere il vero autore della macchina folle che frantu - il tema della Maledizione. Sappiamo, che originariamen - ma il cervello della sua vittima portandolo alla dispera - te “La Maledizione” doveva essere proprio il titolo del - zione assoluta. l’opera. Un gioco cinico che diverte solo se stesso nell’essersi La Maledizione in sé è qualcosa di inarrestabile, con fina - preso gioco di tutti. le compiuto, come nella tragedia greca: un viaggio di cui Del resto Victor Hugo intitolò l’originale “Le Roi s’amu - si conosce il punto di partenza come il punto di arrivo. se”(Il Re si diverte): il re infatti si diverte, ma per tutta Rigoletto intraprende questo viaggio in un percorso a l’opera. tappe fisse, come entrando in un film, e diventa perso - naggio e protagonista dello spettacolo di cui Monterone Rigoletto è dunque la storia di uno psico-dramma. Dove è regista e Grande Burattinaio: “La Maledizione”. un represso ribalta la sua posizione di schiavo in vendet - Monterone appare, come un “deus ex machina”, con una ta sul padrone, subendo come conseguenza una profonda maschera in volto da tragedia greca che lui stesso pas - lacerazione psichica. serà al “braccio” della sua vendetta: Sparafucile e Mad - Un percorso psicologico che porta all’incubo e all’alluci - dalena, che si trasformano automaticamente nel suo nazione come “vittima di un sogno spaventoso”. doppio. Uno spazio creato intorno a Rigoletto dove potersi pren - Il dramma vero e proprio inizia solo dopo la Maledizione dere gioco della sua mente e condurlo alla follia. di Monterone, facendo del Preludio e dell’Introduzione Una follia che non lascia luce sulla ragione e tutto viene del I Atto, una sorta di Prologo scherzoso. ribaltato come un immagine allo specchio. Uno stanzone surreale attraversato da corde come sbar - “… ma tutto ora scompare, l’altar si rovesciò”.

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Bozzetti di Maria Filippi

Sinossi Nel ducato di Mantova, in epoca rinascimentale.

ATTO I, scena I Il duca di Mantova, libertino e incostante, dà una festa. Mentre egli si allontana, al braccio della contessa di Ceprano, il buffone di corte, Rigoletto, sciancato e maligno, si fa beffe della gelosia del marito della contessa. Il cavaliere Marullo rivela agli invitati che il buffone ha una amante, e Ceprano intravede la possibilità di vendicarsi. A questo punto fa irruzione nella sala il vecchio conte di Monterone, il qua - le, venuto a chiedere ragione al duca della figlia sedotta, finisce invece in prigione: anche di lui Rigoletto si fa beffe e Monterone allora lo maledice. Il buffone si incupisce: ha una figlia che ama teneramente e la cui esistenza ha tenuto celata a tutti, e in particolare al du - ca libertino: è questa l’”amante” di cui parlava Marullo.

ATTO I, scena II Il borgognone Sparafucile offre a Rigoletto i suoi servigi di sicario: la sorella adesca le vittime designate, tirandole in casa, dove lui può eliminarle senza rischio. Ma Rigoletto per il momento non ha bisogno di un sicario: se altri hanno il pugnale lui per difendersi ed attacca - re ha la lingua. Alla figlia Gilda e alla cameriera Giovanna raccomanda di non fidarsi degli sconosciuti e di tenere sempre sbarrata la por - ta di casa, poi esce. Ma un giovane, con la complicità di Giovanna, riesce a intrufolarsi nel giardino: è il duca di Mantova che Gilda ha già visto quando si recava in chiesa e che ora, allontanandosi Rigoletto, le si presenta fingendosi un povero studente innamorato di lei. Poi qualcuno si avvicina e il duca fugge, Gilda però se n’è innamorata e desidera rivederlo. Giungono Marullo e i cortigiani, intenzionati a por - tar via al buffone colei che credono essere la sua amante. Rigoletto li scopre, ma essi gli fanno credere di voler rapire la figlia di Cepra - no; il buffone si offre allora di aiutarli. Bendato, regge con la quale i cortigiani si introducono in casa sua per rapire Gilda. Trop - po tardi Rigoletto si scopre vittima di una crudele beffa: la maledizione di Monterone sta per avverarsi.

ATTO II Gilda è chiusa negli appartamenti del duca; Rigoletto intanto finge di scherzare, covando la vendetta. Quando Gilda finalmente irrompe in scena e gli racconta, piangendo, di essere stata sedotta, il buffone, pazzo di dolore, giura di uccidere il duca, mentre Monterone si avvia al patibolo.

ATTO III Rigoletto ha assoldato Sparafucile per uccidere il duca. Maddalena ha adescato la vittima, ma, incapricciatasi del duca, induce il fratello a uccidere in vece sua la prima persona che entrerà nella loro locanda, per consegnare poi il cadavere a Rigoletto. Gilda, che, contro la volontà del padre, è rimasta segretamente a Mantova per rivedere il duca, sorprende non vista questa conversazione e decide di sacrifi - carsi per salvargli la vita: in abiti maschili bussa alla porta e Sparafucile, senza riconoscerla, la pugnala. A mezzanotte Rigoletto riceve il sacco che, secondo i patti, dovrebbe contenere il cadavere del duca, il quale, intanto, se la spassa con Maddalena canticchiando allegra - mente. Uditane la voce, Rigoletto, attanagliato da un orribile presentimento, apre il sacco e scopre la figlia, che gli muore tra le braccia. La maledizione di Monterone si è puntualmente avverata.

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Libretto

A T T O P R IMO sol chi vuole si serbi fedele; Scena quarta non v’ha amor, se non v’è libertà. Detti e Marullo premuroso. Scena prima De’ mariti il geloso furore, Sala magnifica nel palazzo ducale, con porte MARULLO degli amanti le smanie derido; nel fondo che mettono ad altre sale, pure Gran nuova! gran nuova! anco d’Argo i cent’occhi disfido splendidamente illuminate. Folla di Cavalieri se mi punge una qualche beltà. CORO e Dame in gran costume nel fondo delle sale; Che avvenne? parlate! Paggi che vanno e vengono. La festa è nel suo Scena seconda MARULLO pieno. Musica interna da lontano e scroscii di Detti, il conte di Ceprano che segue da lungi Stupir ne dovrete... risa di tratto in tratto. Il Duca e Borsa che la sua sposa servita da altro Cavaliere. vengono da una porta del fondo . Dame e Signori entrano da varie parti. CORO Narrate, narrate... DUCA DUCA De la mia bella incognita borghese toccare (alla signora di Ceprano movendo MARULLO il fin dell’avventura io voglio. ad incontrarla con molta galanteria) (ridendo) Ah, ah!... Rigoletto... BORSA Partite?... crudele!... Di quella giovin che vedete al tempio? CONTESSA CORO Ebben? DUCA Seguire lo sposo m’è forza a Ceprano. Da tre lune ogni festa. DUCA MARULLO Caso enorme!... BORSA Ma dée luminoso La sua dimora? in corte tal astro qual sole brillar. CORO Per voi qui ciascuno dovrà palpitar. Perduto ha la gobba? non è più difforme? DUCA (con enfasi baciandole la mano) In un remoto calle; Per voi già possente la fiamma d’amore MARULLO misterioso un uom v’entra ogni notte. inebria, conquide, distrugge il mio core. Più strana è la cosa! Il pazzo possiede... BORSA CONTESSA CORO E sa colei chi sia l’amante suo? Calmatevi... Infine? DUCA DUCA MARULLO Lo ignora. No. Un’amante... (un gruppo di dame e cavalieri (le dà il braccio e esce con lei) CORO attraversano la sala) Un’amante! Chi il crede? Scena terza BORSA Detti e Rigoletto, che s’incontra nel MARULLO Quante beltà!... mirate. signor di Ceprano; poi Cortigiani. Il gobbo in Cupido or s’è trasformato!... DUCA RIGOLETTO CORO Le vince tutte di Cepran la sposa. In testa che avete, signor di Ceprano? Quel mostro? Cupido!... Cupido beato! BORSA (Ceprano fa un gesto d’impazienza e segue il Scena quinta (piano) Duca) Detti ed il Duca, seguìto da Rigoletto, Non v’oda il conte, o Duca... RIGOLETTO poi da Ceprano. DUCA (ai cortigiani) DUCA A me che importa? Ei sbuffa, vedete? (a Rigoletto) BORSA BORSA Ah, quanto Ceprano importuno niun v’è... Dirlo ad altra ei potria... Che festa! la cara sua sposa è un angiol per me! DUCA RIGOLETTO RIGOLETTO Né sventura per me certo saria. Oh sì... Rapitela. DUCA BORSA DUCA Questa o quella per me pari sono Il Duca qui pur si diverte!... È detto; ma il farlo? a quant’altre d’intorno mi vedo; RIGOLETTO RIGOLETTO del mio core l’impero non cedo Così non è sempre? che nuove scoperte! Sta sera. meglio ad una che ad altra beltà. Il giuoco ed il vino, le feste, la danza, La costoro avvenenza è qual dono DUCA battaglie, conviti, ben tutto gli sta. di che il fato ne infiora la vita; Né pensi tu al conte? Or della Contessa l’assedio egli avanza, s’oggi questa mi torna gradita, e intanto il marito fremendo ne va. RIGOLETTO forse un’altra doman lo sarà. (esce) Non c’è la prigione? La costanza, tiranna del core, detestiamo qual morbo crudele;

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DUCA CEPRANO CORO Ah no. Domani chi ha core sia in armi da me. Quai detti! RIGOLETTO CORO MONTERONE Ebben... l’esilia. Sì. (al Duca e Rigoletto) Ah, siate entrambi voi maledetti! DUCA CEPRANO Slanciare il cane a leon morente Nemmeno, buffone. A notte. è vile, o Duca... RIGOLETTO CORO (a Rigoletto) (indicando di farla tagliare) Sarà. e tu, serpente, Adunque la testa... (la folla dei danzatori invade la sala) tu che d’un padre ridi al dolore, CEPRANO TUTTI sii maledetto! (Oh l’anima nera!) Tutto è gioia, tutto è festa; RIGOLETTO DUCA tutto invitaci a goder! (colpito) (battendo colla mano una spalla al conte) Oh guardate, non par questa Che sento! orrore! or la reggia del piacer! Che di’, questa testa?... TUTTI RIGOLETTO Scena sesta Oh tu che la festa audace hai turbato, È ben naturale... Che far di tal testa?... Detti ed il conte di Monterone. da un genio d’inferno qui fosti guidato; è vano ogni detto, di qua t’allontana va, A cosa ella vale? MONTERONE trema, o vegliardo, dell’ira sovrana CEPRANO (dall’interno) tu l’hai provocata, più speme non v’è, (infuriato battendo la spada) Ch’io gli parli. un’ora fatale fu questa per te. Marrano! DUCA Monterone parte fra due Alabardieri, tutti gli DUCA No! altri seguono il Duca in altra stanza. Si cala (a Ceprano) MONTERONE per un istante la tela a fine di mutare la scena. Fermate... (entrando) Scena settima RIGOLETTO Il voglio. L’estremità più deserta d’una via cieca. A si - Da rider mi fa. TUTTI nistra una casa di discreta apparenza con una CORO Monterone! piccola corte circondata da muro. Nella cor - (fra loro) MONTERONE te un grosso ed alto albero ed un sedile di In furia è montato! (fissando il Duca con nobile orgoglio) marmo; nel muro una porta che mette alla DUCA Sì, Monteron... la voce mia qual tuono strada; sopra il muro un terrazzo praticabile, (a Rigoletto) vi scuoterà dovunque... sostenuto da arcate. La porta del primo piano dà sul detto terrazzo. A destra della via è il Buffone, vien qua. RIGOLETTO Insieme muro altissimo del giardino, e un fianco del (al Duca) palazzo di Ceprano. È notte. Rigoletto chiuso DUCA Ch’io gli parli. nel suo mantello. Sparafucile lo segue, por - Ah sempre tu spingi lo scherzo all’estremo. (si avanza con ridicola gravità) tando sotto il mantello una lunga spada. Quell’ira che sfidi, colpir ti potrà. Voi congiuraste contro noi, signore, e noi, clementi in vero, perdonammo... RIGOLETTO RIGOLETTO (Quel vecchio maledivami!) Che coglier mi puote? qual vi piglia or delirio... a tutte l’ore Di loro non temo. di vostra figlia reclamar l’onore? SPARAFUCILE Del duca un protetto nessun toccherà. MONTERONE Signor?... CEPRANO (guardando Rigoletto con ira sprezzante) RIGOLETTO (ai cortigiani, a parte) Novello insulto! (al Duca) Ah sì, a turbare Va’, non ho niente. Vendetta del pazzo... sarò vostr’orgie... verrò a gridare SPARAFUCILE fino a che vegga restarsi inulto CORO Né il chiesi... a voi presente di mia famiglia l’atroce insulto. un uom di spada sta. Contr’esso un rancore E se al carnefice pur mi darete, pe’ tristi suoi moti, di noi chi non ha? spettro terribile mi rivedrete, RIGOLETTO CEPRANO portante in mano il teschio mio, Un ladro? Vendetta. vendetta chiedere al mondo e a dio. SPARAFUCILE CORO DUCA Un uom che libera per poco da un rivale, Ma come? Non più, arrestatelo. e voi ne avete... RIGOLETTO RIGOLETTO È matto! Quale?

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SPARAFUCILE o uomini!... o natura!... RIGOLETTO La vostra donna è là. Vil scellerato mi faceste voi!... Oh rabbia!... Deh non parlare al misero del suo perduto RIGOLETTO esser difforme!... esser buffone!... bene... Ella sentia, quell’angelo, pietà delle (Che sento!) Non dover, non poter altro che ridere!... mie pene... Solo, difforme, povero, E quanto spendere per un signor dovrei? Il retaggio d’ogni uom m’è tolto... per compassion mi amò. il pianto!... Questo padrone mio, Moria... le zolle coprano lievi quel capo SPARAFUCILE giovin, giocondo, sì possente, bello, amato... Sola or tu resti al misero... Prezzo maggior vorrei... sonnecchiando mi dice: fa’ ch’io rida, O dio, sii ringraziato!... (singhiozzando) RIGOLETTO buffone... Forzarmi deggio, e farlo!... GILDA Com’usasi pagar? Oh, dannazione!... Quanto dolor!... che spremere Odio a voi, cortigiani schernitori!... SPARAFUCILE sì amaro pianto può? Quanta in mordervi ho gioia!... Una metà s’anticipa, il resto si dà poi... Padre, non più, calmatevi... Se iniquo son, per cagion vostra è solo... Mi lacera tal vista... RIGOLETTO ma in altr’uom qui mi cangio!... Il nome vostro ditemi, (Dimonio!) E come puoi tanto securo oprar? Quel vecchio maledivami!... tal pensiero il duol che sì v’attrista... SPARAFUCILE perché conturba ognor la mente mia!... RIGOLETTO Soglio in cittade uccidere. Mi coglierà sventura?... Ah no, è follia. A che nomarmi?...è inutile!... Oppure nel mio tetto. (apre con chiave, ed entra nel cortile) Padre ti sono, e basti... L’uomo di sera aspetto... Scena nona Me forse al mondo temono, una stoccata, e muor. Detto e Gilda ch’esce dalla casa d’alcuno ho forse gli asti... RIGOLETTO e si getta nelle sue braccia. altri mi maledicono... E come in casa? RIGOLETTO GILDA SPARAFUCILE Figlia... Patria, parenti, amici È facile... GILDA voi dunque non avete? M’aiuta mia sorella... Mio padre! RIGOLETTO Per le vie danza,... è bella... Patria!... parenti!... dici?... Chi voglio attira... e allor... RIGOLETTO A te dappresso (Insieme) RIGOLETTO trova sol gioia il core oppresso. RIGOLETTO Comprendo... GILDA Culto, famiglia, patria, SPARAFUCILE Oh quanto amore! (con effusione) il mio universo è in te! Senza strepito... GILDA È questo il mio stromento, RIGOLETTO Ah se può lieto rendervi, gioia è la vita a me! (mostra la spada ) vi serve? Mia vita sei! Senza te in terra qual bene avrei? GILDA RIGOLETTO (sospira) Già da tre lune son qui venuta, No... al momento... GILDA né la cittade ho ancor veduta; SPARAFUCILE Voi sospirate!... che v’ange tanto? se il concedete, farlo or potrei... Peggio per voi... Lo dite a questa povera figlia... RIGOLETTO RIGOLETTO Se v’ha mistero... per lei sia franto... Mai?... mai!... uscita, dimmi unqua sei? Chi sa?... ch’ella conosca la sua famiglia. GILDA SPARAFUCILE RIGOLETTO No. Sparafucil mi nomino... Tu non ne hai... RIGOLETTO RIGOLETTO GILDA Guai! Straniero?... Qual nome avete? GILDA SPARAFUCILE RIGOLETTO (Che dissi!) Borgognone... ( per andarsene ) A te che importa? RIGOLETTO RIGOLETTO GILDA Ben te ne guarda! E dove all’occasione?... Se non volete di voi parlarmi... (Potrien seguirla, rapirla ancora! SPARAFUCILE RIGOLETTO Qui d’un buffone si disonora Qui sempre a sera. (interrompendola) la figlia, e ridesi... Orror!) (verso la casa ) RIGOLETTO Non uscir mai. Olà? Va’. ( Sparafucile parte ) GILDA Non vo che al tempio. Scena decima Scena ottava Detti e Giovanna dalla casa. Rigoletto, guardando dietro a Sparafucile. RIGOLETTO Or ben tu fai. GIOVANNA RIGOLETTO Signor? Pari siamo!... io la lingua, egli ha il pugnale; GILDA l’uomo son io che ride, ei quel che spegne!... Se non di voi, almen chi sia RIGOLETTO Quel vecchio maledivami!... fate ch’io sappia la madre mia. Venendo, mi vede alcuno? Bada, di’ il vero...

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GIOVANNA Scena dodicesima DUCA Ah no, nessuno. Gilda, Giovanna, il Duca nella corte, Adunque amiamoci, donna celeste, RIGOLETTO poi Ceprano e Borsa a tempo sulla via. d’invidia agli uomini sarò per te. Sta ben... la porta che dà al bastione GILDA Che m’ami, deh ripetimi... è sempre chiusa? Giovanna, ho dei rimorsi... GILDA GIOVANNA GIOVANNA L’udiste. Lo fu e sarà. E perché mai? DUCA RIGOLETTO GILDA Oh me felice! (a Giovanna) Tacqui che un giovin ne seguiva al tempio. GILDA Veglia, o donna, questo fiore che a te puro GIOVANNA Il nome vostro ditemi... Saperlo non mi lice? confidai veglia attenta, e non sia mai che Perché ciò dirgli?... CEPRANO s’offuschi il suo candor. l’odiate dunque cotesto giovin, voi? (a Borsa dalla via) Tu dei venti dal furore ch ‘altri fiori hanno Il loco è qui... piegato lo difendi, e immacolato lo ridona al GILDA genitor. No, no, ché troppo è bello e spira amore... DUCA GIOVANNA (pensando) GILDA Mi nomino... Quanto affetto!... quali cure! E magnanimo sembra e gran signore. Che temete, padre mio? GILDA BORSA Lassù in cielo, presso dio veglia Signor né principe io lo vorrei; (a Ceprano) un angiol protettor. sento che povero più l’amerei. Sta ben... Da noi stoglie le sventure Sognando o vigile sempre lo chiamo. (partono) di mia madre il priego santo; E l’alma in estasi gli dice t’a... DUCA non fia mai divelto o infranto DUCA Gualtier Maldè... questo a voi diletto fior. (esce improvviso, fa cenno a Giovanna d’an - Studente sono... povero... Scena undicesima darsene, e inginocchiandosi a’ piedi di Gilda GIOVANNA Detti ed il Duca in costume borghese termina la frase) (tornando spaventata) dalla strada. T’amo! Romor di passi è fuore... RIGOLETTO DUCA GILDA Alcuno è fuori... T’amo ripetilo sì caro accento, Forse mio padre... (apre la porta della corte e, mentre esce a un puro schiudimi ciel di contento! DUCA guardar sulla strada, il Duca guizza furtivo GILDA Ah cogliere potessi il traditore nella corte e si nasconde dietro l’albero, get - Giovanna?... Ahi misera! non v’è più alcuno che sì mi sturba! tando a Giovanna una borsa la fa tacere ) che qui rispondami!... Oh dio!... nessuno!... GILDA GILDA DUCA (a Giovanna) Cielo! Sempre novel sospetto... Son io coll’anima che ti rispondo...ah due Adducilo di qua al bastione... ite... RIGOLETTO che s’amano son tutto un mondo!... DUCA (a Gilda tornando) GILDA Di’ m’amerai tu?... Alla chiesa vi seguiva mai nessuno? Chi mai, chi giungere vi fece a me? GILDA GIOVANNA DUCA E voi? Mai. S’angelo o demone che importa a te? DUCA DUCA Io t’amo... L’intera vita... poi... (Rigoletto!) GILDA GILDA RIGOLETTO Uscitene. Non più... non più... partite... Se talor qui picchiano guardatevi da aprir... DUCA GILDA E DUCA GIOVANNA Uscire!... adesso!... Addio... speranza ed anima Nemmeno al Duca... Ora che accendene un fuoco istesso!... sol tu sarai per me. Ah inseparabile d’amore il dio stringeva, RIGOLETTO Addio... vivrà immutabile o vergine, tuo fato al mio! Meno che a tutti a lui... Mia figlia, addio. l’affetto mio per te. È il sol dell’anima, la vita è amore, Il Duca entra in casa scortato da Giovanna. DUCA sua voce è il palpito del nostro core... Gilda resta fissando la porta ond’è partito. (Sua figlia!) e fama e gloria, potenza e trono, GILDA terrene, fragili cose qui sono. Scena tredicesima Addio, mio padre. Una pur àvvene sola, divina, GILDA (s’abbracciano e Rigoletto è amor che agli angeli più ne avvicina! Gualtier Maldè!... nome di lui sì amato, parte chiudendosi dietro la porta) (Insieme) scolpisciti nel core innamorato! GILDA Caro nome che il mio cor Ah de’ miei vergini sogni festi primo palpitar, le delizie dell’amor son queste le voci tene sì care a me! mi déi sempre rammentar!

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Col pensiero il mio desir RIGOLETTO GILDA a te ognora volerà, In tanto buio lo sguardo è nullo. (più lontano) e pur l’ultimo sospir, MARULLO Aita! caro nome, tuo sarà. Qui ne condusse ridevol cosa... RIGOLETTO (entra in casa e comparisce sul terrazzo con torre a Ceprano vogliam la sposa. Non han finito ancor!... qual derisione!... una lucerna per vedere ancor una volta il cre - RIGOLETTO (si tocca gli occhi) Sono bendato!... duto Gualtiero, che si suppone partito dall’al - (si strappa impetuosamente la benda e la ma - tra parte) (Ohimè respiro!...) Ma come entrare? schera, ed al chiarore d’una lanterna scorda - Scena quattordicesima ta riconosce la sciarpa, vede la porta aperta, MARULLO Marullo, Ceprano, Borsa, entra, ne trae Giovanna spaventata: la fissa (piano a Ceprano) Cortigiani armati e mascherati dalla via. con istupore, si strappa i capelli senza poter La vostra chiave? Gilda sul terrazzo che tosto rientra. gridare; finalmente, dopo molti sforzi escla - (a Rigoletto) ma:) BORSA Non dubitare non dée mancarci lo Ah!... la maledizione!! (indicando Gilda al coro) stratagemma... (sviene) È là. (gli dà la chiave avuta da Ceprano) CEPRANO Ecco le chiavi... A T T O S E C O N D O Miratela... RIGOLETTO Scena prima CORO Sento il suo stemma. Salotto nel palazzo ducale. Oh quanto è bella! (palpandole) Vi sono due porte laterali, una maggiore nel (Ah terror vano fu dunque il mio!) fondo che si chiude. A’ suoi lati pendono i ri - MARULLO (respirando) tratti, in tutta figura, della duchessa e del Du - Par fata od angiol. N’è là il palazzo... con voi son ‘io. ca, a destra della sua sposa. V’ha un seggio - CORO MARULLO lone presso una tavola coperta di velluto. L’amante è quella Siam mascherati... Il Duca dal mezzo agitato. di Rigoletto! RIGOLETTO DUCA Scena quindicesima Ch’io pur mi mascheri; Ella mi fu rapita! Detti e Rigoletto concentrato. a me una larva! E quando, o ciel... ne’ brevi istanti, prima che il mio presagio interno RIGOLETTO MARULLO sull’orma corsa ancora mi spignesse! (Riedo!... perché?) Sì, pronta è già. Schiuso era l’uscio!... la magion deserta! BORSA Terrai la scala... E dove ora sarà quell’angiol caro?... Silenzio... all’opra... badate a me. (gli mette una maschera, e nello stesso tempo colei che poté prima in questo core lo benda con un fazzoletto, e lo pone a reggere RIGOLETTO destar la fiamma di costanti affetti?... una scala, che avranno appostata al terrazzo) (Ah da quel vecchio fui maledetto! colei sì pura, al cui modesto accento (urta Borsa) Chi è là? RIGOLETTO quasi tratto a virtù talor mi credo!... Fitta è la tenebra... Ella mi fu rapita! BORSA E chi l’ardiva?... Ma ne avrò vendetta: (ai compagni) MARULLO lo chiede il pianto della mia diletta. Tacete... c’è Rigoletto. (a’ compagni) La benda cieco e sordo il fa. DUCA CEPRANO Parmi veder le lagrime Vittoria doppia!... l’uccideremo... TUTTI scorrenti da quel ciglio, (meno Rigoletto) BORSA quando fra il duolo e l’ansia Zitti, zitti moviamo a vendetta, No, ché domani più rideremo... del subito periglio, ne sia colto or che meno l’aspetta. dell’amor nostro memore, MARULLO Derisore sì audace costante il suo Gualtier chiamò. Or tutto aggiusto... a sua volta schernito sarà!... Ned ei potea soccorrerti, Cheti, cheti, rubiamgli l’amante, RIGOLETTO cara fanciulla amata, e la corte doman riderà. Chi parla qua? ei che vorria coll’anima (alcuni salgono al terrazzo, rompono la porta MARULLO farti quaggiù beata; del primo piano, scendono, aprono ad altri Ehi Rigoletto?... di’? ei che le sfere agli angeli, ch’entrano dalla strada, e riescono, trasci - per te non invidiò. RIGOLETTO nando Gilda, la quale avrà la bocca chiusa (con voce terribile) da un fazzoletto. Nel traversare la scena, ella Scena seconda Chi va là? perde una sciarpa) Marullo, Ceprano, Borsa ed altri Cortigiani. MARULLO GILDA TUTTI Eh non mangiarci!... Son... (da lontano) Duca, duca? Soccorso, padre mio... RIGOLETTO DUCA Chi? CORO Ebben? (come sopra) MARULLO TUTTI Vittoria!... Marullo. L’amante fu rapita a Rigoletto.

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DUCA CEPRANO RIGOLETTO Bella! e donde? Ch’hai di nuovo, buffon?... La giovin che sta notte TUTTI RIGOLETTO al mio tetto rapiste... Dal suo tetto. Che dell’usato TUTTI DUCA più noioso voi siete. Tu deliri! Ah, ah! dite, come fu? (siede) TUTTI RIGOLETTO TUTTI Ah! ah! ah! Ma la saprò riprender... Ella è qui... Scorrendo uniti remota via, RIGOLETTO TUTTI brev’ora dopo caduto il dì, (spiando inquieto dovunque) Se l’amante perdesti, la ricerca altrove. come previsto ben s’era in pria, (Dove l’avran nascosta?) rara beltade ci si scoprì. RIGOLETTO Era l’amante di Rigoletto, TUTTI Io vo’ mia figlia... che, vista appena, si dileguò. (Guardate com’è inquieto!) TUTTI Già di rapirla s’avea il progetto, RIGOLETTO La sua figlia... quando il buffone ver noi spuntò; Son felice RIGOLETTO che di Ceprano noi la contessa che nulla a voi nuocesse Sì... la mia figlia... D’una tal vittoria... rapir volessimo, stolto credé; l’aria di questa notte. Che?... adesso non ridete?... la scala, quindi, all’uopo messa, MARULLO Ella è là!... la vogl’io... la renderete. bendato, ei stesso ferma tené. Questa notte!... (corre verso la porta di mezzo, ma i Salimmo, e rapidi la giovinetta cortigiani gli attraversano il passaggio) a noi riusciva quindi asportar. RIGOLETTO Quand’ei s’accorse della vendetta Lì... Ah fu il bel col po!.. RIGOLETTO restò scornato ad imprecar. MARULLO Cortigiani, vil razza dannata, per qual prezzo vendeste il mio bene? DUCA S’ho dormito sempre! A voi nulla per l’oro sconviene!... (Che sento! è dessa! la mia diletta! RIGOLETTO ma mia figlia è impagabil tesor. Ah, tutto il cielo non mi rapì!) Ah, voi dormiste!... Avrò dunque sognato!... La rendete... o se pur disarmata, (al coro) (s’allontana, e vedendo un fazzoletto sopra questa man per voi fora cruenta; Ma dove or trovasi la poveretta? la tavola ne osserva inquieto la cifra) nulla in terra più l’uomo paventa, TUTTI TUTTI se dei figli difende l’onor. Fu da noi stessi addotta or qui. (Ve’, come tutto osserva!) Quella porta, assassini, m’aprite: (si getta ancora sulla porta che gli è nuova - DUCA RIGOLETTO mente contesa dai gentiluomini; lotta alquan - (alzandosi con gioia) (Non è il suo.) Dorme il Duca tuttor? (Possente amor mi chiama, to, poi torna spossato sul davanti) TUTTI volar io deggio a lei; ah! voi tutti a me contro venite!... Sì, dorme ancora. il serto mio darei (piange) per consolar quel cor. Scena quarta Ebben, piango... Marullo... signore, Ah! sappia alfin chi l’ama, Detti e un Paggio della duchessa. tu ch’hai l’alma gentil come il core, conosca alfin chi sono, dimmi or tu dove l’hanno nascosta?... PAGGIO apprenda ch’anco in trono È là? è vero?... tu taci!... perché? Al suo sposo parlar vuol la duchessa. ha degli schiavi amor.) Miei signori... perdono, pietate... (esce frettoloso dal mezzo) CEPRANO al vegliardo la figlia ridate... Dorme. ridonarla a voi nulla ora costa, TUTTI tutto al mondo è tal figlia per me. (Qual pensiero or l’agita, PAGGIO come cangiò d’umor!) Qui or or con voi non era? Scena quinta BORSA Detti e Gilda ch’esce dalla stanza a sinistra e Scena terza si getta nelle paterne braccia. Marullo, Ceprano, Borsa, altri Cortigiani, È a caccia... poi Rigoletto dalla destra. PAGGIO GILDA Mio padre! MARULLO Senza paggi!... senz’armi!... Povero Rigoletto!... TUTTI RIGOLETTO Dio! mia Gilda!... CORO E non capisci chevedere per ora non può alcuno?... Signori... in essa è tutta Ei vien!... Silenzio. la mia famiglia... (Rigoletto entra la scena affettando RIGOLETTO Non temer più nulla, indifferenza) (che a parte è stato attentissimo al dialogo, angelo mio... TUTTI balzando improvviso tra loro prorompe) (ai cortigiani) Oh buon giorno, Rigoletto... Ah! ella è qui dunque!... fu scherzo... non è vero? Ella è col Duca!... RIGOLETTO Io che pur piansi or rido... (Han tutti fatto il colpo!) TUTTI (a Gilda) Chi? E tu a che piangi?...

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GILDA GILDA È notte. Il ratto... l’onta, o padre... Padre, in voi parla un angelo Gilda e Rigoletto, inquieto, sono sulla strada. RIGOLETTO per me consolator. Sparafucile nell’interno dell’osteria, seduto Ciel! Che dici? RIGOLETTO presso una tavola, sta ripulendo il suo cintu - Compiuto pur quanto a fare mi resta... rone, senza nulla intendere di quanto accade GILDA al di fuori. Arrossir voglio innanzi a voi soltanto... lasciare potremo quest’aura funesta. GILDA RIGOLETTO RIGOLETTO E l’ami? (rivolto al cortigiani con imperioso modo) Sì. Ite di qua, voi tutti... RIGOLETTO GILDA Se il Duca vostro d’appressarsi osasse, (E tutto un sol giorno cangiare poté!) Sempre. ch’ei non entri, gli dite, e ch’io ci sono. RIGOLETTO Scena settima (si abbandona sul seggiolone) Pure tempo a guarirne t’ho lasciato. Detti, un Usciere e il conte di Monterone che TUTTI attraversa la scena fra gli Alabardieri. GILDA (fra loro) Io l’amo. USCIERE (alle guardie) (Co’ fanciulli e coi dementi Schiudete... ire al carcere Castiglion dée. RIGOLETTO spesso giova il simular. Povero cor di donna!... Ah il vile infame!... MONTERONE Partiam pur, ma quel ch’ei tenti Ma avrai vendetta, o Gilda... non lasciamo d’osservar.) (fermandosi verso il ritratto del Duca) (escon dal mezzo e chiudon la porta) Poiché fosti invano da me maledetto, GILDA né un fulmine o un ferro colpiva il tuo petto, Pietà, mio padre... Scena sesta felice pur anco, o Duca, vivrai!... RIGOLETTO Rigoletto e Gilda. (esce fra le guardie dal mezzo) E se tu certa fossi RIGOLETTO RIGOLETTO ch’ei ti tradisse, l’ameresti ancora? Parla... siam soli... No, vecchio t’inganni... un vindice avrai! GILDA GILDA Scena ottava No ‘l so... ma pur m’adora. (Ciel dammi coraggio!) Rigoletto e Gilda. RIGOLETTO Tutte le feste al tempio Egli! mentre pregava iddio, RIGOLETTO bello e fatale un giovine (con impeto volto al ritratto) GILDA s’offerse al guardo mio... Sì, vendetta, tremenda vendetta Sì. se i labbri nostri tacquero, di quest’anima è solo desio... RIGOLETTO dagli occhi il cor parlò. di punirti già l’ora s’affretta, Ebbene, osserva dunque. Furtivo fra le tenebre che fatale per te tuonerà. (la conduce presso una delle fessure sol ieri a me giungeva... Come fulmin scagliato da dio, del muro, ed ella vi guarda) Sono studente, povero, il buffone colpirti saprà. commosso mi diceva, GILDA GILDA Un uomo vedo. e con ardente palpito O mio padre, qual gioia feroce amor mi protestò. balenarvi negli occhi vegg’io!... RIGOLETTO Partì... il mio core aprivasi perdonate, a noi pure una voce Per poco attendi. a speme più gradita, di perdono dal cielo verrà, Scena seconda quando improvvisi apparvero (Mi tradiva, pur l’amo, gran dio! Detti ed il Duca, che, in assisa di semplice of - color che m’han rapita, per l’ingrato ti chiedo pietà!) ficiale di cavalleria, entra nella sala terrena e a forza qui m’addussero (escon dal mezzo) per una porta a sinistra. nell’ansia più crudel. A T T O T E R Z O GILDA RIGOLETTO (trasalendo) Non dir... non più, mio angelo. Scena prima Ah padre mio! (T’intendo, avverso ciel! Deserta sponda del Mincio. A sinistra è una Solo per me l’infamia casa in due piani, mezza diroccata, la cui DUCA a te chiedeva, o dio... fronte, volta allo spettatore, lascia vedere per (a Sparafucile) ch’ella potesse ascendere una grande arcata l’interno d’una rustica Due cose, e tosto... quanto caduto er’io... osteria al piano terreno, ed una rozza scala SPARAFUCILE Ah presso del patibolo che mette al granaio, entro cui, da un balco - Quali? bisogna ben l’altare!... ne senza imposte, si vede un lettuccio. Nella ma tutto ora scompare... facciata che guarda la strada è una porta che DUCA l’altar... si rovesciò!) s’apre per di dentro; il muro poi n’è sì pien di Una stanza e del vino... RIGOLETTO fessure che dal di fuori si può facilmente scor - RIGOLETTO (a Gilda) gere quanto avviene nell’interno. Il resto del (Son questi i suoi costumi!) Piangi, fanciulla e scorrer teatro rappresenta la deserta parte del Min - SPARAFUCILE fa’ il pianto sul mio cor. cio, che nel fondo scorre dietro un parapetto (Oh il bel zerbino!) in mezza ruina; al di là del fiume è Mantova. (entra nella vicina stanza)

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DUCA DUCA e per Verona parti... La donna è mobile No, no. Sarovvi io pur domani... qual piuma al vento, MADDALENA GILDA muta d’accento e di pensier. Son brutta. Or venite... Sempre un amabile leggiadro viso, DUCA RIGOLETTO in pianto o in riso, è menzogner. Abbracciami. Impossibil. È sempre misero chi a lei s’affida, chi le confida mal cauto il cor! MADDALENA GILDA Pur mai non sentesi felice appieno Ebro... Tremo. chi su quel seno non liba amor! DUCA RIGOLETTO (Sparafucile rientra con una bottiglia di vino (ridendo) Va’. e due bicchieri che depone sulla tavola, quin - D’amor ardente. (Gilda parte) di batte col pome della sua lunga spada due MADDALENA Durante questa scena e la seguente il Duca e colpi al soffitto. A quel segnale una ridente Signor l’indifferente, vi piace canzonar? Maddalena stanno fra loro parlando, ridendo giovane, in costume di zingara, scende a salti e bevendo. Partita Gilda, Rigoletto va dietro la scala. Il Duca corre per abbracciarla, ma DUCA la casa, e ritorna parlando, con Sparafucile, ella gli sfugge. Frattanto Sparafucile, uscito No, no, ti vo’ sposar. contando delle monete. sulla via, dice a parte a Rigoletto) MADDALENA Scena quarta Ne voglio la parola... SPARAFUCILE Sparafucile, Rigoletto, il Duca e Maddalena. È là il vostr’uomo... viver dée o morire? DUCA RIGOLETTO (ironico) RIGOLETTO Venti scudi hai tu detto?... Eccone dieci; Amabile figliuola! Più tardi tornerò l’opra a compire. e dopo l’opra il resto. Ei qui rimane? (Sparafucile si allontana dietro la casa lun - RIGOLETTO SPARAFUCILE go il fiume) (a Gilda che avrà tutto osservato ed inteso) Sì. Scena terza Ebben ti basta ancor?... RIGOLETTO Gilda e Rigoletto nella via, il Duca GILDA Alla mezzanotte ritornerò. e Maddalena nel piano terreno. Iniquo traditor! SPARAFUCILE DUCA Insieme Non cale. Un dì, si ben rammentomi, DUCA A gettarlo nel fiume basto io solo. o bella, t’incontrai... Bella figlia dell’amore, mi piacque di te chiedere, schiavo son de’vezzi tuoi; RIGOLETTO e intesi che qui stai. con un detto sol tu puoi No, no, il vo’ far io stesso. Or sappi, che d’allora le mie pene consolar. SPARAFUCILE sol te quest’alma adora. Vieni e senti del mio core Sia... Il suo nome? il frequente palpitar. MADDALENA RIGOLETTO Ah, ah!... e vent’altre appresso le scorda MADDALENA Vuoi saper anche il mio? forse adesso? Ah! ah! rido ben di core, Egli è Delitto, Punizion son io. Ha un’aria il signorino ché tai baie costan poco, (parte) da vero libertino... quanto valga il vostro giuoco, (il cielo si oscura e tuona) DUCA me ‘l credete so apprezzar. Sono avvezza, bel signore Scena quinta Sì?... un mostro son... Detti, meno Rigoletto. (per abbracciarla) ad un simile scherzar. GILDA SPARAFUCILE MADDALENA La tempesta è vicina!... Lasciatemi, stordito. Ah così parlar d’amore a me pur l’infame ho udito! più scura fia la notte. DUCA Infelice cor tradito, DUCA (per prenderla) Ih, che fracasso! per angoscia non scoppiar. Maddalena?... Perché o credulo mio core, MADDALENA MADDALENA (sfuggendogli) un tal uomo dovevi amar! Stia saggio. Aspettate... mio fratello viene... RIGOLETTO DUCA DUCA (a Gilda) E tu sii docile, Che importa? Taci, il piangere non vale; non farmi tanto chiasso. (s’ode il tuono) Ogni saggezza chiudesi ch’ei mentiva or sei secura... nel gaudio e nell’amore... Taci, e mia sarà la cura MADDALENA (le prende la mano) la vendetta d’affrettar. Tuona! La bella mano candida!... Pronta fia, sarà fatale, SPARAFUCILE io saprollo fulminar. MADDALENA (entrando) M’odi, ritorna a casa... Scherzate voi, signore. E pioverà fra poco. oro prendi, un destriero, una veste viril che t’apprestai,

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DUCA via in costume virile, con stivali e speroni, e GILDA Tanto meglio! lentamente si avanza verso l’osteria, mentre Che sento!... mio padre!... Io qui mi tratterrò... Sparafucile continua a bere. Spessi lampi e MADDALENA (a Sparafucile) tuoni. Ah, grazia per esso. Tu dormirai in scuderia...all’inferno... GILDA ove vorrai. SPARAFUCILE Ah, più non ragiono!... È d’uopo ch’ei muoia... SPARAFUCILE Amor mi trascina!... mio padre, perdono... Grazie. (tuona) MADDALENA (va per salire) MADDALENA GILDA Fuggire il fo adesso... (piano al Duca) Qual notte d’orrore!... Ah, no... partite. Gran dio, che accadrà! GILDA Oh buona figliuola! DUCA MADDALENA (a Maddalena) (sarà discesa ed avrà posata la spada del Du - SPARAFUCILE Con tal tempo? ca sulla tavola) (trattenendola) Gli scudi perdiamo. SPARAFUCILE Fratello? (piano a Maddalena) GILDA MADDALENA Son venti scudi d’oro. Chi parla?... È ver!... (al Duca) (osserva per la fessura) SPARAFUCILE Ben felice d’offrirvi la mia stanza... SPARAFUCILE Lascia fare... se a voi piace tosto a vederla andiamo. Al diavol ten va... (prende un lume e s’avvia per la scala) MADDALENA (frugando in un credenzone) Salvarlo dobbiamo. DUCA MADDALENA Insieme Ebben sono con te... presto... vediamo. Somiglia un Apollo quel giovine... SPARAFUCILE (dice una parola all’orecchio di Maddalena e io l’amo... segue Sparafucile) Se pria ch’abbia il mezzo la notte toccato ei m’ama... riposi... né più l’uccidiamo. alcuno qui giunga, per esso morrà. MADDALENA (Povero giovin!... GILDA MADDALENA grazioso tanto! (tuona) (ascoltando) Dio!... qual notte è questa!) È buia la notte, il ciel troppo irato, nessuno a Oh cielo! quest’ora di qui passerà. DUCA (giunto al granaio, vedendone SPARAFUCILE il balcone senza imposte) GILDA (gettandole un sacco) Oh qual tentazione!... morir per l’ingrato! Si dorme all’aria aperta? bene, bene... Rattoppa quel sacco... Buona notte. Morire!... e mio padre... Oh cielo, pietà! MADDALENA SPARAFUCILE SPARAFUCILE Perché? Signor, vi guardi iddio. Ancor c’è mezz’ora... SPARAFUCILE MADDALENA DUCA Entr’esso il tuo Apollo, Breve sonno dormiam... (piangendo) sgozzato da me, Attendi, fratello... stanco son io. gettar dovrò al fiume... Depone il cappello, la spada e si stende sul GILDA letto, dove in breve addormentasi. Maddalena GILDA Che! piange tal donna!... frattanto siede presso la tavola, Sparafucile L’inferno qui vedo! Né a lui darò aita!... beve della bottiglia lasciata dal Duca. Ri - MADDALENA Ah, s’egli al mio amore divenne rubello, mangono ambidue taciturni per qualche Eppure il danaro salvarti scommetto, io vo’ per la sua gettar la mia vita... istante, e preoccupati da gravi pensieri. serbandolo in vita. (batte alla porta) MADDALENA SPARAFUCILE MADDALENA È amabile in vero cotal giovinotto. Difficile il credo. Si picchia? SPARAFUCILE MADDALENA SPARAFUCILE Oh sì... venti scudi ne dà di prodotto. M’ascolta... anzi facil ti svelo un progetto. Fu il vento... (Gilda batte ancora) MADDALENA MADDALENA Sol venti!... son pochi!... valeva di più. De’scudi, già dieci dal gobbo ne avesti; MADDALENA SPARAFUCILE venire cogli altri più tardi il vedrai... Si picchia, ti dico. La spada, s’ei dorme, va’... portami giù. Uccidilo e, venti allora ne avrai, SPARAFUCILE così tutto il prezzo goder si potrà. MADDALENA (sale al granaio È strano!... e contemplando il dormente) SPARAFUCILE MADDALENA Peccato!... è pur bello! Uccider quel gobbo!... che diavol dicesti! Chi è? (ripara alla meglio il balcone e scende) Un ladro son forse?... Son forse un bandito?... Qual altro cliente da me fu tradito?... GILDA Scena sesta Mi paga quest’uomo... fedele m’avrà. Pietà d’un mendico; Detti e Gilda, che comparisce nel fondo della asil per la notte a lui concedete.

50 Rigoletto

MADDALENA SPARAFUCILE GILDA Fia lunga tal notte! Sostate. Chi mi chiama? SPARAFUCILE (rientra e torna trascinando un sacco) RIGOLETTO (va a cercare nel credenzone) È qui spento il vostr’uomo!... Ella parla!... si move!... è viva!... oh dio! Alquanto attendete. RIGOLETTO Ah, mio ben solo in terra... Insieme Oh gioia!... Un lume!... mi guarda... mi conosci... MADDALENA (gli dà una borsa) GILDA Su, spicciati, presto, fa’ l’opra compita SPARAFUCILE Ah... padre mio... anelo una vita con altra salvar. Lesti, all’onda il gettiam... RIGOLETTO Su, spicciati. presto, fa’ l’opra compita RIGOLETTO Qual mistero!... che fu!... sei tu ferita?... anelo una vita con altra salvar. No... basto io solo. GILDA SPARAFUCILE SPARAFUCILE L’acciar... Ebbene... son pronto, quell’uscio dischiudi; Come vi piace... (indicando il core) più ch’altro gli scudi mi preme salvar. Qui men atto è il sito... qui... qui mi piagò... Ebbene... son pronto, quell’uscio dischiudi; più avanti è più profondo il gorgo... presto, RIGOLETTO più ch’altro gli scudi mi preme salvar. che alcun non vi sorprenda... Buona notte. Chi t’ha colpita?... GILDA (rientra in casa) GILDA Ah! presso alla morte, sì giovine, sono! Scena nona V’ho l’ingannato... colpevole fui... l’amai Oh ciel, per gl’empi ti chiedo perdono! Rigoletto, poi il Duca a tempo. troppo... ora muoio per lui!... Perdona tu, o padre, a questa infelice!... Sia l’uomo felice ch’or vado a salvar. RIGOLETTO RIGOLETTO Sparafucile va a postarsi con un pugnale Egli è là!... morto!... oh sì!... (Dio tremendo! ella stessa fu colta dietro la porta; Maddalena apre, poi corre a vorrei vederlo! dallo stral di mia giusta vendetta!...) chiudere la grande arcata di fronte, mentre ma che importa!... è ben desso!... Angiol caro... mi guarda, m’ascolta... entra Gilda, dietro a cui Sparafucile chiude Ecco i suoi sproni!... parla... parlami, figlia diletta! Ora mi guarda, o mondo!... la porta, e tutto resta sepolto nel silenzio e GILDA Quest’è un buffone, ed un potente è questo! nel buio. Ah, ch’io taccia!... a me... a lui perdonate!... Ei sta sotto a’ miei piedi!... è desso! è desso! benedite... alla figlia... o mio padre... Scena settima è giunta alfine la tua vendetta, o duolo!... Lassù... in cielo!... vicina alla madre... Rigoletto solo si avanza dal fondo della scena Sia l’onda a lui sepolcro, in etereno per voi...pregherò. chiuso nel suo mantello. La violenza del tem - un sacco il suo lenzuolo!... porale è diminuita, né più si vede e sente che (fa per trascinare il sacco verso la sponda, RIGOLETTO qualche lampo e tuono. quando è sorpreso dalla lontana voce del Du - Non morir... mio tesoro, pietade... RIGOLETTO ca, che nel fondo attraversa la scena) mia colomba... lasciarmi non déi... se t’involi qui sol rimarrei... Della vendetta alfin giunge l’istante! RIGOLETTO non morire, o qui teco morrò!... Da trenta dì l’aspetto Qual voce!... illusion notturna è questa!... di vivo sangue a lagrime piangendo, (trasalendo) GILDA sotto la larva del buffon... No, no!... egli è desso!... Non più... A lui... perdonate... (esaminando la casa) Maledizione! mio padre... Ad... dio! Quest’uscio è chiuso!... (verso la casa) (muore) Ah, non è tempo ancor!... Olà... dimon bandito?... RIGOLETTO S’attenda. Chi è mai, chi è qui in sua vece!... Gilda! mia Gilda! è morta!... Qual notte di mistero! (taglia il sacco) Ah! la maledizione!! Una tempesta in cielo!... Io tremo... è umano corpo!... (strappandosi i capelli cade in terra un omicidio!... Lampeggia. sul cadavere della figlia) Oh come invero qui grande mi sento!... (suona mezzanotte) Scena ultima Mezza notte!... Rigoletto e Gilda. (batte alla porta) RIGOLETTO Mia figlia!... dio!... Scena ottava mia figlia!... Detto e Sparafucile dalla casa. Ah, no!... è impossibil!... Fine SPARAFUCILE per Verona è in via!... Chi è là? Fu vision!... è dessa!... RIGOLETTO (inginocchiandosi) (per entrare) Oh mia Gilda!... fanciulla... Son io... a me rispondi!... l’assassino mi svela... Olà?... Nessuno! (picchia disperatamente alla porta) Nessun!... mia figlia?...

51 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE / STAGIONE LIRICA REGIONALE 2009

Ziyan Atfeh Lorenzo Bartolucci Gianluca Bocchino Giulio Boschetti Maurizio Cascianelli Sara Cresta basso basso tenore basso basso soprano

Massimiliano Fichera Ferruccio Finetti Marco Frusoni Emiliya Ivancheva Maria Kostraki Deborah Leonetti baritono baritono tenore Ivanova soprano soprano soprano

Alessandra Luchetti Alessandro Luciano Désirée Migliaccio Anna Pennisi Alessandro Pento Oscar Piras mezzosoprano tenore soprano mezzosoprano basso tenore

Ilia Popov Antonio Vincenzo David Sotgiu Annalisa Stroppa Felice Tenneriello Antonio Trippetti basso Serra tenore mezzosoprano baritono tenore baritono

Ivo Yordanov baritono

52 Cantanti: Ziyan Atfeh Vincitore Concorso di Canto 2009, Sparafucile e Il Conte di Monterone in Rigoletto; Emiliya Ivancheva Ivanova Vincitrice Concorso di Canto 2008, Eine Kleine Rathausmusik, Adina in L’elisr d’amore, Madama in Il Cuoco e la Madama, Gilda in Rigoletto; Maria Kostraki Vincitrice Concorso di Can - to 2008, Adina in L’elisr d’amore; Deborah Leonetti Vincitrice Concorso di Canto 2009, Giannetta in L’elisir d’amore, Madama in Il Cuoco e la Madama, Gilda in Rigoletto; Désirée Migliaccio Vincitrice Concorso di Canto 2008, Eine Kleine Rathausmusik, Adina in L’elisr d’amore, Gilda in Rigoletto; Anna Penn - nisi Vincitrice Concorso di Canto 2009, Eine Kleine Rathausmusik, Giannetta in L’elisir d’amore, Maddalena e Giovanna in Rigoletto; David Sotgiu Vincito - re Concorso di Canto 2002, il Duca di Mantova in Rigoletto; Annalisa Stroppa Vincitrice Concorso di Canto 2009, Eine Kleine Rathausmusik, Maddalena e Giovanna in Rigoletto; Ivo Yordanov Vincitore Concorso di Canto 2009, Eine Kleine Rathausmusik, Belcore in L’elisir d’amore, Lieder & Lieder 4.

Daniel Martìnez Francesco Massimi Carlo Palleschi Andrea Amarante Gil de Tejada direttore direttore maestro del coro direttore Il cuoco e la madama Rigoletto L’elisir d’amore, L’elisir d’amore Rigoletto

Giorgio Bongiovanni Andrea Stanisci Marco Carniti Carlo Centolavigna Maria Filippi Francesco Morabito regista regista regista scenografo costumista costumista L’elisir d’amore Il cuoco e la madama Rigoletto

Andrea Mele Marco Forgione Gabriele Geri David Berliocchi Marta Pellegrino maestro collaboratore pianista attore mimo mimo

Valentina Lepore Irene Lepore assistente alla regia assistente alla regia 53 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE / STAGIONE LIRICA REGIONALE 2009

Il Teatro Lirico Fondato nel 1947 da Adriano Belli, avvocato e musicologo, il Teatro Lirico Spe - rimentale di Spoleto “A. Belli” è nato con la precisa finalità di avviare alla car - Sperimentale riera artistica giovani cantanti che non hanno ancora debuttato. L’attività si svolge su base annuale in tre fasi: 1) Il Concorso di Canto dell’Unione Europea di Spoleto (in marzo) considerato tra i più importanti concorsi europei a livello internazio - “Adriano Belli” nale. Un’apposita giuria seleziona i candidati. 2) Il Corso di preparazione al debutto riservato ai cantanti vincitori del Concor - so (da aprile ad agosto). Durante il Corso i cantanti seguono lezioni di mimo, in - terpretazione vocale, dizione, recitazione. Tra i docenti degli ultimi anni ricor - diamo Renato Bruson, Raina Kabaivanska, Luca Ronconi, Ugo Gregoretti, Hen - ning Brockhaus, Piera degli Esposti, Enza Ferrari, Massimo De Bernart e molti al - tri. Nella fase finale del Corso i cantanti vengono preparati nei ruoli delle opere scelti dalla direzione artistica. 3) La Stagione Lirica che si svolge nei Teatri di Spoleto costituisce il coronamen - to della preparazione dei giovani cantanti. La Stagione prevede almeno tre tito - li del repertorio operistico. Una delle produzioni viene presentata anche nelle maggiori città dell’Umbria: Perugia (Teatro Morlacchi), Terni (Teatro Verdi), To - di (Teatro Comunale), Orvieto (Teatro Mancinelli), Città di Castello (Teatro de - gli Illuminati), Assisi (Lyrick Theatre). Hanno collaborato negli ultimi anni vari apprezzati artisti tra cui, in qualità di direttori, Spiros Argiris, Bruno Aprea, Massimo De Bernart, Enrique Mazzola, Ivo Lipanovic. Quali registi: Giancarlo Cobelli, Giorgio Pressburger, Luca Ronconi, Henning Brockhaus, Denis Krief, Franco Ripa di Meana, Piera degli Esposti, Daniele Abbado. Hanno iniziato la propria carriera artistica vincendo il concorso e studiando a Spoleto molti tra i più importanti artisti del - l’ultima metà del secolo scorso. Tra i molti ricordiamo: Franco Corelli, Cesare Valletti, Franco Bonisolli, Gian Giacomo Guelfi, Ettore Bastianini, Antonietta Stella, Anita Cerquetti, Anna Moffo, Marcella Pobbe, Renato Bruson, Rolando Pane - rai, Ruggero Raimondi, Leo Nucci, Veriano Luchetti, Mietta Sighele, Mariella Devia, Lucia Aliberti, Luciana D’Intino, Gior - gio Merighi, Enzo Tei; negli ultimi anni: Natale De Carolis, Elisabeth Norberg Schulz, Giuseppe Sabbatini, Roberto Fron - tali, Norma Fantini, Marcello Giordani, Monica Bacelli, Sonia Ganassi, Daniela Barcellona. Da alcuni anni il Teatro Lirico Sperimentale realizza in collaborazione con la Regione dell’Umbria, la Provincia di Perugia, il Comune di Spoleto e il Fondo Sociale Europeo corsi di alta formazione per maestri collaboratori e professori d’orche - stra. Dal 1993 inoltre viene organizzato il Concorso biennale Orpheus per nuove opere di teatro musicale da camera. La Giuria internazionale per ben cinque edizioni è stata presieduta da Luciano Berio. Le opere vincitrici, che debbono es - sere inedite, vengono rappresentate in prima mondiale a Spoleto e successivamente al Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2001 il Teatro ha realizzato il Progetto Bach/Berio L’arte della Fuga , progetto di trascrizione e rielaborazione del ca - polavoro bachiano coordinato da Luciano Berio. Le trascrizioni per più strumenti sono state eseguite in prima assoluta a Spoleto e poi a Londra, L’Aia, Lione. Le attività didattiche si svolgono nella settecentesca Villa Redenta di Spoleto e in antiche sale della città tra cui la Sa - la Pegasus, ex chiesa del XII secolo restaurata e opportunamente adibita a piccola sala da concerti. Le opere della Stagione Lirica vengono preparate, allestite e presentate al Teatro Nuovo, (teatro all’italiana costruito nel 1864 che ha una capienza di 800 spettatori ed è dotato di platea, quattro ordini di palchi e loggione e un ampio palco - scenico), nel più antico Teatro Caio Melisso e nel Teatro del Complesso Monumentale di San Nicolò. Presso il Centro Studi-Belli Argiris archivio storico e mediateca del Teatro Lirico Sperimentale è disponibile una ricca bi - blioteca musicale e una fornita audio-videoteca dedicata all’opera lirica. Il Teatro Lirico Sperimentale collabora con alcuni tra i maggiori teatri lirici italiani tra cui il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Comunale di Firenze e l’Arena Sferisterio di Macerata. Il Teatro Lirico Sperimentale è stato ospite con concerti e opere, oltre che in vari teatri italiani tra cui il Teatro Comuna - le di Firenze e il Teatro dell’Opera di Roma, anche in Austria (Vienna 1994), Spagna (Barcellona 1995), Stati Uniti d’Ame - rica (New York 1996, 2009, Los Angeles 2005), Svizzera (Berna 1997), Giappone (Tokyo, Kyoto, Osaka, Nagoya, Kobe, Sap - poro, Hiroshima, Tokorozawa, Ina, Takasaki, Sendai, Matsudo, Fukuoka, Kitakyushu 2000, 2002, 2004 e 2005), Ungheria (Budapest 2002, Miskolc 2005), Canada (Vancouver 2002), Germania (Schwetzingen 2003, Salzau 2005) , Polonia (Tczew 2003, Tczew, Varsavia, Cracovia, Chorzow 2004), Cina (Pechino, Tangshan, Shenyang 2004, 2006), Giappone 2007 (Niiga - ta, Takasaki, Musashino, Kobe, Nagoya, Hamamatsu, Yokohama, Omiya, Tokyo, Chigasaki, Sagamihara, Matsudo, Fukuoka, Osaka), Romania (Sibiu 2007, Bucarest 2007, 2008), Qatar (Doha 2007, 2008), Giappone 2008 (Kobe, Osaka, Tokyo, Musas - hino, Omiya, Hamamatsu, Shizuoka, Nagoya, Yokosuka), Russia (San Pietroburgo 2006, 2008, 2009), Cuba (L’Avana 2008).

54 I vincitori del Concorso 2009 I vincitori del Concorso 2008

Ivo Yordanov baritono Desirée Migliaccio soprano Annalisa Stroppa mezzosoprano Emiliya Ivancheva Ivanova soprano Francesco Landolfi baritono Erika Frigo soprano Ziyan Atfeh basso Vasile Georghe Serban baritono Annamaria Pennisi mezzosoprano Maria Kostraki soprano Deborah Leonetti soprano

I vincitori del Concorso dal 1947

Soprani Emma Scarpelli, Silja Schindler, Lucia Scilipoti, Lai Scipioni, Lu - Maria Grazia Alessandrini, Lucia Aliberti, Clizia Aloisi, Rosanna ciana Serafini, Mietta Sighele, Silvia Silveri, Antonietta Stella, Bacchiani, Marisa Baldazzi, Renata Baldisseri, Simona Baldolini, Adele Sticchi, Rosanna Straffi, Talarico, Anna Tammaro, Eli - Antonella Bandelli, Loredana Barbara, Inse Bardini, Maria Luisa sabetta Tandura, Hedda Temperini, Simona Todaro, Gabriella Barducci, Novella Bassano, Mimma Bassini, Silvana Bazzoli, Lei - Tucci, Lucilla Tumino, Cecilia Valdenassi, Alberta Valentini, An - la Bersani, Ilva Bertè, Alba Bertoli, Bruna Bianco, Anna Maria Bi - na Maria Vallini, Luigia Vincenti, Carla Virgili, Laura Zannini. gerna, Danielle Bouthillon, Lucetta Bizzi Rosetti, Maria Borgato, Paola Bornigia, Monica Bozzo, Renata Broiolo, Edda Brunelli, Mezzosoprani Eleonora Buratto, Tania Bussi, Marcella Caccia, Letizia Calan - Maria Agresta, Alessandra Andreetti, Bruna Baglioni, Gloria Ban - dra, Grazia Calaresu, Tiziana Caminiti, Antonietta Cannarile, ditelli, Daniela Barcellona, Loretta Befani, Debora Beronesi, An - Luisa Cantelli, Roberta Canzian, Elisabeth Cappello, M. Grazia na Maria Bartolini, Sabrina Bizzo, Giannella Borelli, Daniela Bro - Carmassi, Laura Carol, Micaela Carosi, Anna Catarci, Ivana Ca - ganelli, Teresa Cantarini, Federica Carnevale, Maria Grazia Ca - vallini, Stefania Celotto, Anita Cerquetti, Santa Chissari, Norma sini, Nicoletta Ciliento, Daniela Ciliberti, Marina Comparato, Ciampi, Luisa Ciciriello, Monica Colonna, Francesca Como, Cate - Nucci Condò, Matilde Coccia, Luciana D’Intino, Lucia Danieli, rina Contenti, Costantina Corfiati, Sonia Corsini, Amneris Cre - Francesca De Giorni, Maria Del Fante, Jole De Maria, Sabrina De maschi, Giuseppina Dalle Molle, Irene Dalmasso, Pina Davini, Rose, Adele Di Totto, Franca Fabretti, Giovanna Fioroni, Marcel - Oceania De Luca, Nola De Rosa, Mariana De Santis, Giuliana De la Foranna, Maria Luisa Fozzer, Bianca Furlai, Sonia Ganassi, Ed - Torre Bruna, Mariella Devia, Giusy Devino, Ofelia Di Marco, Gio - da Garimberti, Sandra Giuliodori, Amalia Lazzarini Miliani, Ema - vanna Di Rocco, Milena Di Giuseppeantonio, Grazia Doronzio, nuela Luchetti, Tullia Maria Mancinelli, Licia Maragno, Franca Adele Esposito, M. Pia Fabretti, Sara Fanti, Norma Fantini, Anna Mattiucci, Silvana Mazzieri, Marianna Merola, Maria Miccoli, Fe - Fascione, Iselle Favati, Amelia Felle, Silvana Ferraro, Gabriella derica Nicolich, Giacinta Nicotra, Serenella Pasqualini, Benedet - Ferroni, Conchita Figuera, Nuccia Focile, Cinzia Forte, Erika Fri - ta Pecchioli, Annamaria Pennisi, Anina Perugia, Maria Gianna go, Elisabetta Fusco, Ilaria Galgani, Gianna Galli, Laura Gian - Pinna, Damiana Pinti, Vera Presti, Federica Proietti, Liliana Ros - grande, Emiliya Ivancheva Ivanova, Marcella Giannotti, Federica si, Maria Salvo, Anna Maria Scalcioni, Veronica Simeoni, Cristina Giansanti, Marina Giorgio, Alberta Guaraldi, Gloria Guida Bor - Sogmaister, Paola Stacchini, Annalisa Stroppa, Ambra Vespasia - relli, Ornella Jacchetti, Jone Jori, Lucia Knotekova, Maria Ko - ni, Leonia Vetuschi, Costantina Vitali, Corinna Vozza. straki, Manuela Kriscak, Carmen Lavani, Deborah Leonetti, M. Luisa Lo Forte, Maria Lombardi, Sabina Macculi, Stefania Magni - Tenori fico, Vera Magrini, Desdemona Malvisi, Antonietta Manetto, Na - Rosario Agliano, Adelmo Alunni, Corrado Amici, Roberto Argaz - dia Mantelli, Gemma Marangoni, Rossella Marcantoni, A. Maria zi, Paolo Ascià, Italo Baldo, Angelo Bartoli, Gianni Bavaglio, Bru - Marcucci, Lidia Marimpietri, Emma Martellini, Anna Mattei, A. no Beccaria, Marcello Bedoni, Amedeo Berdini, Antonio Bevac - Maria Meli, Maura Menghini, Wilma Michaud, Mafalda Micheluz - qua, Gregory Bonfatti, Franco Bonisolli, Umberto Borsò, Stefano zi, Dalila Mieli, Desirée Migliaccio, Sofia Mitropoulos, Ada Moca - Brandi, Giuseppe Caprino, Andrea Carè, Franco Castellana, li, Anna Moffo, Adriana Morelli, Orietta Moscucci, Antonella Mu - Giancarlo Ceccarini, Renato Cioni, Enzo Consuma, Franco Corel - scente, Laura Musella, Lidia Nerozzi, Giuseppina Nerozzo, Eliza - li, Andrea Cesare Coronella, Giuseppe Costanzo, Antonio Cucuc - beth Norberg-Schulz, Gabriella Novelli, Gabriella Onesti, Mar - cio, Battista Del Ferro, Oslavio Di Credico, Mario Di Felici, Car - cella Orsatti Talamanca, Claudia Pallini, Nicoletta Panni, Cecilia lo Di Giacomo, Antonio Dotti, Renato Ercolani, Salvatore Fisi - Paolini, Vera Pastore, Alberta Pellegrini, Marinella Pennicchi, chella, Alberto Fraschina, Umberto Fusi, Antonio Galliè, Ema - Edda Piccinini, Lisetta Pinnarò, M. Grazia Piolatto, Rosetta Piz - nuele Giannino, Salvatore Gioia, Massimo Giordano, Giuseppe zo, Marcella Pobbe, Valeria Podda, Vera Poloni, Nelly Pucci, Ros - Gismondo, Franco Ghitti, Renato Crimaldi, Marcello Guagliardo sella Ragatzu, Rosa Ricciotti, Margherita Rinaldi, Bruna Rizzoli, (Giordani), Edoardo Guarnera, Giovanni Iaforte, Enrico Iviglia, Angela Rocco, Maria Rodriguez, Angela Rosati, Alessandra Rossi, Martino Laterza, Ivano Lecca, Mario Leonardi, Salvatore Lisita - Mina Rossi, Annabella Rossi, Rosalba Russo, Donatella Saccardi, no, Rosario Lo Cicero, Veriano Luchetti, Roberto Mazzetti, Gior - Barbara Salles o Segliesi, Emanuela Salucci, Francesca Sassu, gio Merighi, Roberto Merolla, Vito Maglietta, Francesco Marsi -

55 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE / STAGIONE LIRICA REGIONALE 2009 glia, Armando Missadini, Aldo Monaco, Giuseppe Morino, Marcel - briele Ribis, Alberto Rinaldi, Angelo Romero, Ernesto Salvi, Sal - lo Munzi, Nicola Nicolosio, Fulvio Oberto, Walter Omaggio, Ste - vatore Sasso, Emilio Savoldi, Dario Sanzò, Riccardo Scini, Rena - fano Osbat, Maurizio Pace, Sergio Panaja, Gino Pasquale, Paolo to Scorsoni, Osvaldo Scrigna, Angelo Sepe, Vasile Georghe Ser - Pellegrini, Filippo Piccolo, Antonio Pirino, Fiorenzo Praga, Man - ban, Ronaldo Sessi, Emanuele Spatafora, Bruno Swaizer, Vincen - lio Rocchi, Bruno Rufo, Luciano Saldari, Giuseppe Sabbatini, Al - zo Taormina, Flavio Tasin, Gino Telesco, Lorenzo Testi, Ugo Tor - do Sanesi, Antonio Savastano, Umberto Scalvino, Carmelo Scol - torici, Tito Turtura, Umberto Vallesin, Silvano Varlinghieri, Ivo lo, Averardo Scrafini, Gennaro Sica, David Sotgiu, Pietro Taran - Yordanov. tino, Vito Tatone, Sergio Tedesco, Enzo Tei, Nunzio Todisco, Mas - Bassi similiano Tonsini, Carlo Tuand, Cesare Valletti, Luigi Vecoia, Pa - Rosario Amore, Giovanni Antonini, Ziyan Atfeh, Sergio Bellani, ride Venturi, Mino Venturini, Attilio Zamperoni. Fernand Michel Bernadi, Armando Caforio, Franco Calabrese, Baritoni Ubaldo Carosi, Carlo Cava, Mario Chiappi, Umberto Chiummo, Roberto Accurso, Walter Alberti, Nicolò Ayroldi, Domenico Bal - Giovanni Costantino, Natale De Carolis, Giuseppe De Matteis, zani, Giulio Bardi, Domenico Berardinelli, Antonio Boyer, Um - Graziano Del Vivo, Bernardino Di Bagiio, Enzo Di Matteo, Tito berto Borghi, Renato Borgato, Renato Bruson, Sergio Brunello, Dolciotti, Dino Ferracchiato, Aldo Frattini, Mario Frosini, Ren - Fortunato Burdelli, Fabio Maria Capitanucci, Nestore Catalani, zo Gaetani, Leonardo Galeazzi, Fabio Giongio, Giovanni Gu - Giovanni Ciminelli, Demetrio Colaci, Andrea Concetti, Fabio smeroli, Umberto Jacoboni, Carlo Lepore, Dimitri Lo Patto, An - Cucciardi, Walter D’Ambrosio, Roberto De Candia, Vittorino De tonio Mameli, Alfredo Mariotti, Francesco Masinu, Ferruccio Siati, Carlo Desideri, Bruno De Simone, Benito Di Bella, Amleto Mazzoli, Filippo Morace, Leonardo Monreale, Maurizio Muraro, Donini, Costantino Finucci, Roberto Frontali, Gino Gasparrini, Lorenzo Muzzi, Giorgio Onesti, Silvano Pagliuca, Fernando Pal - Giorgio Gatti, Pier Giuseppe Gillio, Giorgio Giorgetti, Oliviero mari, Andrea Papi, Roberto Parabbi, Sergio Pezzetti, Antonio Giorgiutti, Giovanni Guarino, Piero Guarnera, Gian Giacomo Pirozzi, Vincenzo Preziosa, Giannicola Pigliucci, Graziano Poli - Guelfi, Francesco Landolfi, Sergio Liviabella, Filippo Maero, An - dori, Franco Pugliese, Ruggero Raimondi, Stefano Rinaldi Milia - gelo Mameli, Alberto Margheriti, Lorenzo Mariotti, Enrico Mar - ni, Enrico Rinaldo, Mario Rinaudo, Roberto Ripesi, Luigi Roni, rucci, Giovanni Mele, Andrea Mineo, Walter Monachesi, Omar Alberto Rota, Danilo Serraiocco, Francesco Signo, Andrea Sil - Montanari, Elio Padovan, Leo Nucci, Gino Orlandini, Angelo Nar - vestrelli, Sergio Sisti, Aurio Tomicich, Enrico Turco, Nicola Uli - dinocchi, Galliano Paluzzi, Ronaldo Panerai, Carlo Petrucci, Li - vieri, Franceco Verna, Emanuele Vincenti, Riccardo Zanellato, do Pettini, Simone Piazzola, Giovanni Picca, Dionigi Renda, Ga - Antonio Zerbini.

Opere eseguite dal 1947 al 2008

1947 L’Arlesiana - Don Pasquale - La Bohème - Direttore: Otta - Carlo Franci, Alberto Paoletti, Ottavio Ziimo - Registi: Tatiana Pa - vio Ziino - Regista: Riccardo Picozzi. 1948 L’elisir d’amore - Un vlova, Carlo Piccinato, Riccardo Picozzi. 1961 Aida - La rondine ballo in maschera - Werther - Direttore: Ottavio Ziino - Regista: - Il Trovatore - Direttori: Vincenzo Bellezza, Carlo Franci, Alber - Riccardo Picozzi. 1949 La sonnambula - Faust - La Bohème - Di - to Paoletti - Regista: Carlo Piccinato. 1962 Orfeo e Euridice - Un rettore: Ottavio Ziino - Regista: Riccardo Picozzi. 1950 Rigoletto ballo in maschera - Manon Lescaut - Direttori: Franco Capuana, - Cavalleria rusticana - Il signor Bruschino - La Traviata - Il Trova - Alberto Paoletti, Ottavio Ziino - Registi: Carlo Acly Azzolini, Car - tore - Direttore: Ottavio Ziino - Regista: Riccardo Picozzi. 1951 lo Piccinato. 1963 Simon Boccanegra - Così fan tutte - - Carmen - L’amico Fritz - Fra Diavolo - Aida - Direttori: Giuseppe Direttori: Vincenzo Bellezza, Franco Capuana, Alberto Paoletti - Bertelli, Ottavio Ziino - Regista: Riccardo Picozzi. 1952 La forza Registi: M. Sofia Marasca, Bruno Nofri, Carlo Piccinato. 1964 Don del destino - La Traviata - Madama Butterfly - Direttori: Giusep - Pasquale - L’amico Fritz - La Bohème - Direttori: Carlo Franci, A, pe Bertelli, Ottavio Ziino - Regista: Riccardo Picozzi. 1953 An - Paoletti, Luigi Ricci - Registi: M. Sofia Marasca, Corlo Piccinato. drea Chénier - La Gioconda - I pagliacci - Il segreto di Susanna - 1965 Il matrimonio segreto - Madama Butterfly - Faust - Diretto - La Bohème - Direttori: Giuseppe Bertelli, Alberto Paoletti - Regi - ri: Franco Capuana, Alberto Paoletti, Ottavio Ziino - Registi: Bru - sti: Marcella Govoni, Riccardo Picozzi. 1954 Le Villi - Manon Le - no Nofri, Carlo Piccinato. 1966 L’elisir d’amore - Tosca - Manon scaut - Tosca - Direttori: Giuseppe Bertelli, Luigi Ricci, Ottavio Lescaul - Direttori: Napoleone Annovazzi, Aldo Faldi, Ottavio Zii - Ziino - Regista: Riccardo Picozzi. 1955 Le furie di Arlecchino - La no - Registi: Carlo Piccinato, Riccardo Picozzi. 1967 Il barbiere di Granceola - Suor Angelica - L’italiana in Algeri - Lucia di Lammer - Siviglia - La sonnambula - La Traviata - Direttori: Fernando Cava - moor - Direttori: Giuseppe Bertelli, Adriano Lualdi, Alberto Pao - niglia, Ottavio Ziino, Alberto Paoletti - Registi: Bruno Nofri, Car - letti, Luigi Ricci - Registi: Maner Lualdi, Riccardo Picozzi. 1956 lo Piccinato. 1968 L’Arlesiana - Rigoletto - Suor Angelica - Gian - Lodoletta - Un ballo in maschera - Il matrimonio segrelo - Diret - ni Schicchi - Direttori: Alberto Paoletti, Ottavio Ziino - Registi: tori: Giuseppe Bertelli, Ottavio Ziino - Registi: Enrico Frigerio, Bruno Nofri, Carlo Piccinato. 1969 I pescatori di perle - Adriana Riccardo Picozzi. 1957 Manon Lescaut - La Traviata - Rigoletto - Lecouvreur - La guerra - Il segreto di Susanna - Direttori: Ottavio Direttori: Giuseppe Bertelli, Luigi Ricci, Ottavio Ziino - Registi: Ziino, Alberto Paoletti, Maurizio Rinaldi - Rigesti: M. Sofia Mara - Enrico Frigerio, Riccardo Picozzi. 1958 La Bohème - Il barbiere sca, Giuseppe Giuliano. 1970 Il matrimonio segreto - Werther - di Siviglia - - Direttori: Giuseppe Bertelli, Rita - Una domanda di matrimonio - Direttori: Ottavio Ziino, Car - Franco Capuana, Alberlo Paoletli - Registi: Marcella Govoni, Ric - lo Frajese - Registi: Giancarlo Del Monaco, M. Sofia Marasca, cardo Picozzi. 1959 Madama Butterfly - Il Trovatore - Faust - Gianni Notari. 1971 L’italiana in Algeri - I pagliacci - Il Giovedì Hänsel und Gretel -Direttori: Giuseppe Bertelli, Carlo Franci, Al - grasso - Direttore: Ottavio Ziino - Regista: Gianni Notari. 1972 berto Paoletti, Luigi Ricci - Registi: Carlo Piccinato, Riccardo Pi - Cosi fan tutte - Il tabarro - Maria Egiziaca - Direttori: Carlo Fra - cozzi. 1960 - Manon - Nabucco - Direttori: jese, Ottavio Ziino - Registi: Marcella Govoni, M. Sofia Marasca.

56 1973 Simon Boccanegra - Lucia di Lammermoor - I due timidi - barro - La Cenerentola - Direttori: Sandro Sanna, Tonino Battista L’osteria portoghese - Direttori: Maurizio Rinaldi, Ottavio Ziino, , Bruno Aprea - Registi: Antonio Lucifero, Antonello Aglioti, Italo Nino Rota, Alberto Ventura - Registi: Franca Valeri, M. Sofia Ma - Nunziata. 1992 Sangue viennese - Un ballo in maschera - La lo - rasca, M. Francesca Siciliani. 1974 Madama Butterfly - Abramo e candiera - Direttori: Giovanni Pacor, Carlo Palleschi, Roberlo Sol - Isacco - Suor Angelica - Direttori: Paolo Peloso, Alberto Ventura - datini - Registi: Italo Nunziata, Lucio Gabriele Dolcini, Massimo Rigisti: M. Sofia Marasca, Francesca Siciliani. 1975 L’elisir d’a - Belli. 1993 Tragèdie de Carmen - Madama Butterfly -Il ballo del - more - La Bohème - La serva padrona - Il maestro di cappella - le ingrate - Direttori: Marco Boemi, Roberto Soldatini, Fauslo Bastiano e Bastiana - Atto senza parole - Simbologie trasfigurate Razzi - Registi: Giorgio Pressburger, Hal Yamanouchi, Italo Nun - - Suite di danza - Cherry - Bob -Direttori: Paolo Peloso, Ottavio ziata. 1994 Ligeia - Anacleto Morones - L’elisir d’amore - Il figliol Ziino, Fabio Maestri, Lorenzo Ricci Muti, Vittorio Negri - Registi: prodigo - La bella verità - Direttori: Gianpiero Taverna, Mark Fitz- Renzo Giaccheri, Giuseppe Di Stefano, Alfrado Rainà, Angelo Gerald, Alberto Ventura, Amedeo Monetti, Federico Cortese - Re - Conti, Patrizia Sampaoli. 1976 Il barbiere di Siviglia - L’ombra di gisti: Luca Ronconi, Ugo Gregoretti, Stefano Monti, Alvaro Piccar - Banquo - Rosila y Cristobal - Livetta e Tracollo - La dirindina - L’o - di. 1995 La Bohème - Il matrimonio segreto - Prova di Don Gio - ca del Cairo - Le cantatrici villane - Rigoletto - La vedova allegra vanni - Direttori: Carlo Palleschi, Massimiliano Stefanelli, Rober - - Direttori: David Machado, Paolo Renosto, Lorenzo Ricci Muti, to Soldatini - Registi: Alvaro Piccardi, Sandro Sequi, Leo De Be - Fabio Maestri, Alberto Ventura - Registi: Angelo Corti, Bruno Ca - rardinis. 1996 Dokumentation I - Falstaff - Suor Angelica - La not - gli, Piergiuseppe Arcangeli, Lorenzo Salveti, Renzo Giacchieri,Se - te di un nevrastenico - Perso per perso - L’inganno felice - Diret - sto Bruscantini, Attilio Colonnello, Francesco Savio. 1977 La tori: Roland Klutting, Massimiliano Stefanelli, Dario Lucantoni, cambiale di matrimonio - Der Schauspieldirektor (L’impresario) - Enrique Mazzola - Registi: Daniele Abbado, Stefano Monti, Piera - Madama Butterfly - Don Carlos - Direttori: Loren - Degli Esposti, Giorgio Pressburger. 1997 Faust - La clemenza di zo Ricci Muti, Fabio Maestri, David Machado, Carlo Frajese - Re - Tito- La Traviata - Direttori: Ivo Lipanovic, Michael Güttler, Bru - gisti: Sesto Bruscantini, Luca Verdone, Stefano Piacenti, M. Sofia no Aprea - Registi: Lucio Gabriele Dolcini, Riccardo Caporossi, Marasca, Nicola Rossi Lemeni. 1978 La sonnambula - La Bohème Francesco Esposito. 1998 Le parole al buio - Werther - Figlio, - ll geloso schernito - Le cantatrici villane - Direttori: Ottavio Zii - amoroso giglio - Don Giovanni - Direttori: Enrique Mazzola, Ivo Li - no, Carlo Frajese, Fabio Maestri - Registi: Vera Bertinetti, Frank panovic, Alfonso Scarano, Amedeo Monetti - Registi: Piera Degli De Quell. 1979 Praxodia - Totentanz - Lo frate ‘nnamorato - Di - Esposti, Stefano Monti, Paolo Baiocco, Franco Ripa Di Meana. done ed Enea - La Cenerentola - Direttori: Antonello Allemandi, 1999 Facciamo un’opera - Le nozze di Figaro - Dido and Aeneas Sandro Sanna, Fabio Maestri, Carlo Frajese - Registi: Marco Paro - - Tosca - Direttori: Ivo Lipanovic, Vito Paternoster, Massimo De di, Vera Bertinetti, Sesto Bruscantini, Michelangelo Zurletti. Bernart - Registi: Paolo Baiocco, Franco Ripa di Meana, Lucio Ga - 1980 Faust - Werther - Musica per voci e percussioni - Et Elabi - briele Dolcini, Henning Brockhaus. 2000 Midea (2) - Le Cinesi - tur - Diali - Doctor Faustroll. Soldat du je - Direttori: Giuseppe Oberto, conte di S. Bonifacio - La serva padrona - Carmen - Di - Morelli, Dario Indrigo - Registi: Aldo Maella, Marco Parodi, Ales - rettori: Andrea Molino, Alfonso Scarano, Giampaolo Bisanti, Fe - sandro Indrigo, Anna Belardinelli. 1981 Oberto, conte di San Bo - derico Santi, Victor Costa - Registi: Paolo Baiocco, Henning Broc - nifacio - La Bohéme - Direttore: Carlo Frajese - Registi: Marco Pa - khaus, Paolo Castagna, Peter B. Wyrsch, Denis Krief. 2001 Il rodi, Anna Belardinelli. 1982 Fra Diavolo - La Traviata - Le noz - mondo della luna - La serva padrona - Il giocatore - Il segreto di ze di Figaro - Direttori: Pierluigi Urbini, Carlo Frajese, Herbert Susanna - Cavalleria rusticana - Direttori: Andrea Molino - Ivo Li - Handt - Registi: Anna Belardinelli, Marco Parodi, Beppe Menegat - panovic - Federico Santi - Registi: Paolo Baiocco - Lucio Gabriele ti. 1983 L’impresario delle Canarie - La serva padrona - Il barbie - Dolcini - Giorgio Pressburger. 2002 Il filosofo di campagna - Don re di Siviglia - Il Trovatore - Direttori: Francesco Tell, Lorenzo Pasquale - Manon Lescaut - Direttori: Franco Piva - Laurent Cam - Ricci Muti, Carlo Frajese - Registi: Beppe Menegatti, Ugo Grego - pellone - Christopher Franklin - Registi: Ugo Gregoretti - Gianni retti, Marco Parodi. 1984 Mavra - Suor Angelica - L’elisir d’amo - Marras - Massimo Belli. 2003 La Traviata - Le nozze di Figaro - re - Direttori: Alberto Ventura, Lorenzo Ricci Muti - Registi: Gian - Don Pasquale - Direttori: Vito Clemente - Amedeo Monetti - carlo Cobelli, Aldo Trionfo, Ugo Gregoretti. 1985 Don Pasquale - Giampaolo Bisanti - Registi: Paolo Baiocco - Lucio Gabriele Dol - Orfeo ed Euridice - Treemonisha - Direttori: Massimo De Bernart, cini - Gianni Marras. 2004 La Bohème - L’Italiana in Algeri - La Franco Piva - Registi: Gigi Proietti, Giancarlo Cobelli, Lvdia Bion - Traviata - Direttori: Marcello Panni - Igor Dohovic - Vito Clemen - di. 1986 Le nozze di Figaro - Rigoletto - Direttori: Massimo De te - Registi: Giovanni Scandella - Giorgio Pressburger - Paolo Bernart, Sandro Sanna - Registi: Gigi Proietti, Mathieu Carrière. Baiocco. 2005 Lucia di Lammermoor - Cleopatra - La Bohéme - 1987 Lucia di Lammermoor - Il mercato di Malmantile - Maha - Direttori: Thomas Biernaki, Laurent Campellone, Marcello Panni gonny - Il telefono - Direttori: Sandro Sanna, Alessandro Pinzau - - Registi: Gabbris Ferrari, Lucio Gabriele Dolcini, Giovanni Scan - ti, Franco Piva - Registi: Gabris Ferrari, Gianfranco Cobelli, Ceci - della. 2006 La Dirindina va a Teatro – Il Barbiere di Siviglia – Di - lia Sherman, Alvaro Piccardi. 1988 Così fan tutte - Don Carlos - done abbandonata – Lucia di Lammermoor – Direttori: Andrea Jeus de Robin et de Marion - Direttori: Alessandro Pinzauti, San - Amarante - Vito Clemente – Franco Piva – Laurent Campellone – dro Sanna - Registi: AIvaro Piccardi, Lucio Gabriele Dolcini, Pao - Registi: Alessio Pizzech – Giorgio Pressburger – Lucio Gabriele lo Baiocco. 1989 L’italiana in Algeri - Il maestro di cappella - Si - Dolcini – Gabbris Ferrari, 2007 Obra Maestra - Il Trovatore - La mon Boccanegra - La sonnambula - Direttori: Giampiero Taverna, Dirindina va a Teatro – Pimpinone - Il barbiere di Siviglia - Diret - Roberto Soldatini, Sandro Sanna - Registi: Paolo Baiocco, Gian - tori: Marco Angius - Carlo Palleschi - Andrea Amarante - Vito carlo Cobelli, Stefano Vizioli. 1990 Il pipistrello - La Bohème - La Clemente - Registi: Pippo Del Bono - Lucio Gabriele Dolcini - prova di un’opera seria - Morte dell’aria - Lighea - Direttori: Spi - Alessio Pizzech - Giorgio Pressburger, 2008 Rigoletto - Don Fal - ros Argiris, Emanuel Villaume, Sandro Sanna, Carlo Palleschi, cone - La Cenerentola - Direttori: Carlo Palleschi, Francesco Gianpiero Taverna - Registi: Giorgio Pressburger, Giancarlo Cobel - Massimi, Giuseppe La Malfa - Registi: Marco Carniti, Giorgio Bon - li, Paolo Baiocco, Alvaro Picardi. 1991 Norma - Satyricon - Il ta - giovanni, Alessio Pizzech.

57 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE / STAGIONE LIRICA REGIONALE 2009

O.T.Li.S. 2009 Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale L’OTLIS nasce da un progetto di Alta Formazione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”, realizzato in collaborazione con l’Unione Europea, Regione Umbria, Provincia di Perugia e Comune di Spoleto nell’ambito dei piani di formazione professionale. E’ do - veroso dare atto della sensibilità e disponibilità di tutti questi organi che da alcuni anni accolgono e sostengono i progetti formativi le - gati alle professioni della musica promossi dal Teatro Lirico Sperimentale. L’Orchestra, formata da diplomati scelti dopo una selezione internazionale ed integrati da alcuni affermati musicisti che ricoprono i ruoli delle prime parti, ha affrontato periodi di studio con do - centi di chiara fama quali Bruno Aprea, Spiros Argiris, Umberto Benedetti Michelangeli, Alessandra Carani, Paolo Centurioni, Massimo De Bernart, Jacopo Arancini, Giulio Pranzetti, Romolo Gessi, Luciano Giuliani, Herwig Gratzer, Dario Lucantoni, Massimo Macrì, France - sco Manara, Ivo Lipanovic, Alfredo Stengel, Giovanni Pacor, Carlo Palleschi, Angelo Persichilli, Enrico Dindo, Carlo Romano, Massimilia - no Stefanelli. L’OTLIS si è esibita a Spoleto in concerti sinfonici diretti dai maestri Argiris, Bellugi, Manara, Maur, Giuliani, Dindo e Per - sichilli. Nel corso degli ultimi anni, l’Orchestra ha eseguito nelle Stagioni Liriche Sperimentali di Spoleto e nelle Stagioni Liriche regio - nali dell’Umbria opere del grande repertorio operistico. Ha partecipato inoltre alla serata inaugurale dei primi Giochi Mondiali Militari di Roma, trasmessa dalla RAI in mondovisione. L’Orchestra ha riscosso unanimi consensi in sedi di grande prestigio quali Roma, Barcel - lona e Berna enelle importanti tournèe in Giappone nel 2004 (La Traviata – Le Nozze di Figaro), nel 2007 (Il Barbiere di Siviglia) e nel 2008 (La Cenerentola) e in Qatar 2008 (Il Barbiere di Siviglia). Violino Angelo Cicillini*, Daniela Sangall i*2, Simone Butini, Raffaele Caltagirone, Andrea Camerino, Elisa Caricato, Anna Folliero, Marco La Rocca, Rosita Lo Russo, Laura Mazza, Lino Megni, Marco Musco, Pamela Rosato, Simona Soriente, Fabio Zucco Viola Andrea Pomeranz *3, Chiara Piersanti, Maria Pizio, Marta Pizio Violoncello Matteo Maria Zurletti*, Marcella Moretti, Cristiano Rodilosso, Vanessa Sinigaglia Contrabbasso Ugo Valentini*, Riccardo La Mela Flauto Valeria Desideri*, Clementina Antonaci (ott.) Oboe Giancarlo Frassanito*, Andrea Marotta (c.i.) Clarinetto Francesca Bargiglione *4, Benedetta Staccini *2, Venerando Alberto Fichera, Letizia Portera Fagotto Giuseppe Monopoli *3, Simone Salerni Corno Antonio Pirrotta*, Dario Lo Re *3, Gerardo Candido, Rosario Pruiti Tromba Giovanni Nicosia*, Massimiliano Di Carlo Trombone Angelo Iacona *3, Andrea Angeloni, Giuliano Esposito Tuba Mauro Galafate Percussioni Jacopo Bazzarri, Roberto Bisello Arpa Maria Chiara Fiorucci Mandolino Marco Musco Chitarra Marco Bartoli (*) Prima parte per L’elisir d’amore e Il cuoco e la madama - ( *2) Prima parte per Rigoletto (*3) Prima parte per L’elisir d’amore , Il cuoco e la madama e Rigoletto - (*4) Prima parte per L’elisir d’amore Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto L’Elisir d’Amore Mariangela Campoccia, Sara Cresta, Barbara Grillini, Teresa Dembech, Alessandra Luchetti, Carla Ottavi, Simona Barbierato, Maria Cristina Girolami, Monica Pietrella, Rita Stocchi, Ivano Granci, Paolo Pernazza, Tiziano Ragni, Luca Piccioni, Antonio Trippetti, Sandro Azzarelli, Giuseppe Conti, Tiziano Mainardi, Tiziano Antonelli, Lorenzo Bartolucci, Ferruccio Finetti, Francesco Andreucci, Maurizio Cascianelli, Giorgio Pagliaricci Rigoletto Ivano Granci, Paolo Pernazza, Mauro Scalzini, Giovanni Carità, Tiziano Ragni, Gianfranco Giuntoli, Antonio Trippetti, Tiziano Mainardi, Giuseppe Conti, Sandro Azzarelli, Luca Piccioni, Carlo Montanari, Tiziano Antonelli, Lorenzo Bartolucci, Maurizio Cascianelli, Pedro Bomba, Ferruccio Finetti, Giovanni Tintori, Francesco Andreucci, Stefano Fagioli, Daniele Bonacci, Giorgio Grazioli, Fabio Lanfiuti Baldi, Giorgio Pagliaricci Maestro del Coro Andrea Amarante

58 Coordinamento generale Claudio Lepore Coordinamento amministrativo Maria Silvia Bacino

Consulente Segreteria musicale Segreteria della Direzione Segreteria organizzativa Andrea Amarante Beatrice Staccini Silvia Matricardi

Ufficio amministrativo Roberto Bruno, Alessandra Bussoletti Nazzareno Cretoni

Maestri Collaboratori Francesco Massimi, Andrea Mele, Paolo Gonnelli

Direttore di Scena Responsabile Reparto Macchinisti Mario Falchi Paolo Zappelli

Servizio Audio Progetto luci Responsabile della sartoria Luca Starpi per Sound Store Graziano Albertella Francesco Morabito

Reparto Elettricisti Reparto Macchinisti Reparto Sartoria Roberto Gelmetti, Marco Marcucci Antonello Acquaviva, Clelia De Angelis, Isabella Giannini, Massimiliano Marotta, Fabio Pibiri Claudia Zampolini

Reparto Attrezzeria Reparto Trucco e Parrucche Gabriele Donati (Direttore di scena Clara Cittadini per Il cuoco e la madama ), Patrizia Di Francescantonio Stefano Ceccaroni

Allestimenti Scenografici: Scenografia: Sormani Cardaropoli s.r.l. Milano, Staff tecnico del Teatro Lirico Sperimentale, Costumi: Fondazione del Teatro dell’Opera di Roma, Laboratorio di sartoria del Teatro Lirico Sperimentale, Calzature: Sacchi Firenze, Materiale Illuminotecnico: Span Ensemble Spoleto, Parrucche: Paglialunga Roma, Stampa: Tipografia Nuova Eliografia Spoleto, Trasporti: B &D Service Roma, Luciano Trasporti Spoleto, SICAF Spoleto, Materiale Audio: Soundstore Spoleto, Informatizzazione: Pucci Ufficio Perugia, Responsabile Sicurezza e Prevenzione Studio Stella Energia s.r.l. Spoleto, Foto di scena: Riccardo Spinella, Servizi Video: Alessandro Pratelli per Mediaproduction, Con - sulente del Lavoro: Vanna Vannelli, Consulenza Fiscale: Renzo Rossi, Consulenza Privacy: Studio Avv. Alessandro Frillici Foligno, Consulenza Sistema Qualità: Dimensione Qualità s.r.l. Perugia. Hanno inoltre collaborato: Donatella Grifoni (per Studio Vannelli), Giampiera Neri, Roberto Zualdi

Un particolare ringraziamento per la preziosa collaborazione a: Maria Chiara Rossi Profili, Laura Bachetoni, Richard e Sophie Hancock, Battistina Vargiu, Graziano Brozzi, Adele Marinucci, Roberta Mazzocchi, Roberto Ianuale, Antonio Attinà, Ermanno Donati, Comandate dei Vigili Emanuela De Vincenzi, Rossano Messina, Antonella Antonelli, Ten. Remo Trabalza, Ten. Maurizio Gioacchini, Banda Musicale “Città di Spoleto”

Ufficio stampa della Stagione Lirica Maria Rosaria Corchia

59 63 ma STAGIONE LIRICA SPERIMENTALE / STAGIONE LIRICA REGIONALE 2009

Centro di documentazione Belli Argiris

Centro Studi Belli Argiris, Archivio storico biblioteca, nastroteca e videoteca del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”

Coordinamento scientifico e consulenza informatico-archivistica Pier Maurizio Della Porta

Collaboratori Stefania Perugini

Un particolare ringraziamento agli “Amici dello Sperimentale” che hanno contribuito sostenendo le attività dell’Istituzione nell’anno 2009

Grandi Benefattori Laura Bachetoni, Roberto Battista, Marina Sereni

Benefattori Franca Alessandrini, Luciano Arcangeli e Donatello Cecchini, Anna Maria Balboni, Diamante Bececco, Kai Becker e Barbara M. Kuhle, Battistina Vargiu

Patrocinatori Domenico Angelini, Francesco Bachetoni Rossi Vaccari, Letizia Braidotti, Cecilia Braidotti Corsaro, Giuliana Casini Federici, Lamberto Losani, Guido Minestrini, Maria Antonia Modolo, Sergio Ripanti, Marco Silvestrini, Giorgio Soldati, Tomasini Francia snc

Sostenitori Antonio Aiuti, Giovanni Antonelli, Alberto Baglioni, Domenico Benedetti Valentini, Vittorio Biagetti, Umberto Bonaldi, Vittor Ivo Comparato, Enrico Corsetti Antonini, Diego Mazzonis, Armando Naticchioni, Franca Persichetti Ugolini, Sergio Ranucci, Alessandro Ressa, Maria Luisa Sabbatini Gherardi, Learco Saporito, Emanuela Sintoni

Ordinari Agenzia Immobiliare L’Angolo Sas, Joele Almagià, Vezio Armellini, Tullia Benedetti Valentini, Savina Cermelj, Glauco Cesaretti, Franca Ciucarilli, Luciana Clementini, Rosanna Comba Mor, Frida Cucchiaroni, Emilio De Angelis, Paolo Feliziani, Filippo Fratellini, Carlo Gentile, Lamberto Gentili, Sergio Giannini, Alba Holl, Giuseppe Marinucci, Giulio Cesare Martinelli, Annita Peppucci, Enzo Picchi, Paolo Pontini, Giselda Ribeca Andreoli, Lauretta Rocchetti, Irma Santi, Elena Silvestrini, Carlo Srubek Tomassy, Stefano Stefani, Suore Sacra Famiglia, Giuseppe Tomassini

(I versamenti postali sono rilevati dall’estratto conto aggiornato al 24/08/09)

60 Si ringraziano

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITà CULTURALI - D IPARTIMENTO PER LO SPETTACOLO DAL VIVO

REGIONE DELL 'U MBRIA - P ROVINCIA DI PERUGIA - C OMUNE DI SPOLETO

COMUNE DI PERUGIA - C OMUNE DI CITTà DI CASTELLO - C OMUNE DI ASSISI

COMUNE DI ORVIETO - C OMUNE DI TODI - C OMUNE DI FOLIGNO

CAMERA DI COMMERCIO DI PERUGIA - I NDUSTRIA ARTIGIANATO AGRICOLTURA

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI SPOLETO

BANCA POPOLARE DI SPOLETO

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI FOLIGNO

RAI SEDE REGIONALE PER L’U MBRIA

AGENZIA DI PROMOZIONE TURISTICA DELL ’U MBRIA

GRUPPO LEONARDO CALTAGIRONE

FONDAZIONE FRANCESCA , V ALENTINA E LUIGI ANTONINI

FONDAZIONE TEATRO DELL ’O PERA DI ROMA

SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER L’U MBRIA - P RO SPOLETO

ASSOCIAZIONE AMICI DELLA LIRICA DI PERUGIA

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