La Biblioteca Di Alessandria Di Alfredo Pizzo Greco Alla Biblioteca Sormani

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La Biblioteca Di Alessandria Di Alfredo Pizzo Greco Alla Biblioteca Sormani Settore Biblioteche Servizio Biblioteca Centrale CASA MUSEO ALFREDO PIZZO GRECO La Biblioteca di Alessandria di Alfredo Pizzo Greco alla Biblioteca Sormani In occasione delle celebrazioni dei 60 anni nella sede di Palazzo Sormani, la Biblioteca Centrale propone ai lettori un’opera d’arte che rievoca un archetipo bimillenario, custode di uno dei più antichi tesori del sapere umano. La Biblioteca di Alessandria di Alfredo Pizzo Greco si compone di 2063 volumi tra libri combusti e libri rossi, realizzati dal 1922 al 2013, e sarà allestita nella sala Cataloghi al primo piano con progetto dell’Architetto Rosmary Pirotta. L’opera sarà inaugurata domenica 13 marzo alle ore 17.00 e sarà visitabile fino al 4 giugno 2016 . Così l’artista motiva la sua poetica ed esprime l’energia che si effonde dalla sua opera: Corso di Porta Vittoria, 6 – 20122 Milano tel. +39 02 88463372 – fax +39 02 88463616 www.comune.milano.it/biblioteche La Biblioteca di Alessandria di Alfredo Pizzo Greco Biblioteca Sormani 13 marzo-4 giugno 2016 “Qui si consuma il tempo nella polvere degli eventi, ove non si custodisce l’incubo dei percorsi ma bensì l’affascinante culla della bellezza, dell’energia vitale e vitalizzante da liberare nel presente … e ciò, è per chi lo voglia e per chi necessita di scoprire la passione nel “segno e nel “simbolo” dell’umanità tutta!” I libri sono stati realizzati con il fuoco, con il colore acrilico, con la pece bruna, legati dalla juta, sigillati con cera lacca ed esaltati dalle foglie dell’oro. L’opera li espone nella condizione intonsa, come classificati dall’artista, per lasciare inviolata la loro traccia emotiva attraverso la forza cromatica del colore rosso lacca, dell’odore di fumo e del colore opacizzante della polvere che incide il segno del suo tempo. L’installazione riunisce simbolicamente le due biblioteche – la Biblioteca di Alessandria e la Biblioteca Sormani - icone del sapere che si trasmette nel tempo e nello spazio. Dalle ceneri della “biblioteca scomparsa” è nata la civiltà che ha disseminato il mondo di luoghi consacrati al libro e dalla furia distruttiva del fuoco, provocato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è nata la Sormani, oggi centro propulsivo di cultura e luogo di circolazione di testi e di teste che dialogano negli spazi reali e virtuali di un universo culturale. La Biblioteca di Alessandria di Alfredo Pizzo Greco Biblioteca Sormani 13 marzo-4 giugno 2016 Un’opera capitale non un destino Testo Critico di Enrico Crispolti Realizzata utilizzando, in varia disposizione, una vera e propria proposta ambientale estremamente suggestiva (2063 libri, intonsi o meno, combusti o meno, invasi provocatoriamente di rosso vivo, variamente elaborata lungo una ventina d’anni, fra 1992 e 2013), la Biblioteca di Alessandria rimane certamente una delle imprese propositive maggiori nella svariata carriera artistica di Pizzo Greco. E tuttavia non vi rappresenta se non un grande ma particolare episodio. Fra anni Sessanta e Settanta del secolo trascorso circolavano in gallerie milanesi singolari opere materico-oggettuali di un artista di opzione inglese, John Latham, che in clima oggettuale di eco post-new-dada proponeva insistentemente libri consunti e anche parzialmente combusti, forse in una sorta di rivendicativa dispersa memoria culturale. Ma, in quegli anni, e lungamente, il protagonismo del libro relittuale era distintivo del suo fare, non comunemente noto altrimenti: non soltanto un soggetto ricorrente ma si direbbe il distintivo del suo operare, tridimensionale, oggettuale. Malgrado l’imponenza ed eminenza dell’opera la Biblioteca di Alessandria va fruita, goduta, ripercorsa fisicamente e immaginativamente non come il culmine di un’affezione oggettuale libraria della creatività di Pizzo Greco, ma soltanto come un suo alto e maggior episodio. Il ricorso al libro, combusto o meno, risulta infatti soltanto un episodio nel fenomenologicamente assai molteplice operare di Pizzo Greco, il cui senso più intimo risiede non in una ricorrente opzione del suo produrre manufatti o situazioni artistiche ma nella svariata progettualità che immaginativamente di volta in volta, diversamente, vi presiede. Ed è infatti interamente in quella continuamente svariata pulsione e disponibilità progettuale, anziché in eventuali opzioni operative formalmente, oggettualmente o comportamentalmente caratterizzanti che va riconosciuto il realizzarsi reale della sua personalità immaginativa. Una continuamente ricaricata sua apertissima disponibilità progettuale anziché in una caratterizzata (e caratterizzante) produttività formale-oggettuale. Un’immaginazione progettualmente apertissima, dunque, imprevedibilmente la sua. Per cui ogni tappa o aspetto della sua lunga vicenda operativa, dagli anni Sessanta, fra astrazione formale pittorica, oggettualità svariata, pratica pittorica o plastica, fra modularità strutturale e fisicità di citazione figurativa, interventi ambientali e progettazione di design. La Biblioteca di Alessandria di Alfredo Pizzo Greco Biblioteca Sormani 13 marzo-4 giugno 2016 L’artista Alfredo Pizzo Greco nasce a Palermo nel 1942 e si trasferisce a Milano nel 1945. Qui cresce e frequenta l’ Accademia di Brera e si forma sotto la guida del suo Maestro, il pittore Gianfilippo Usellini. Sin dagli anni 60, con Piero Manzoni, è riconosciuto dal mondo artistico e culturale milanese come artista d’avanguardia di spicco, distinguendosi dagli altri per le sue azioni performative, che attiva in Italia ed all’estero. Da Lucio Fontana e Giò Ponti, suoi appassionati sostenitori, e dalle Gallerie Minima Toninelli, Del Milione, Grossetti, Cadario, Monte Napoleone, Zita Vismara e da molte altre attinge tutta la cultura osmotica delle arti, dei modi e dei comportamenti sociali della mitica “Via Brera” di Milano, cuore pulsante dei movimenti futuristi e performativi internazionali. Nel 1980 apre i suoi laboratori e gli spazi espositivi a Suisio (Bg), fondando un’Accademia dell’Arte e dello Spettacolo. Si sposta frequentemente a Los Angeles (USA) nel suo atelier, dove opera dal 1989 con mostre personali, spesso presentate da Giuseppe Panza di Biumo. La forza del suo linguaggio artistico e la sua fama internazionale lo portano alla nomina di “Ambasciatore per la Pace nel Mondo” nel 1989, conferitogli dalla città di Hiroshima (Giappone), dove realizza la performance in azione col fuoco “incontro tra Oriente e Occidente”. Tra i numerosi altri riconoscimenti internazionali, ricordiamo il prestigioso premio della Pollock-Krasner Foundation in New York dell’anno 2005. Nella pittura e nella scultura, così come nelle sue performances, il “fuoco” è l’elemento e lo strumento alchemico che caratterizza costantemente il suo linguaggio creativo sin dal 1960. E’ recente il suo percorso collaborativo innescato con musicisti, attori, poeti per la realizzazione di performances realizzate in pubblico. Muore a Suisio il 30 dicembre 2013. I suoi gesti e le sue opere hanno segnato un percorso qualificante e significativo per tutta l’arte contemporanea europea sin dagli anni 60, dando un contributo particolarmente lucido e visionario all’intero periodo che lo ha identificato e riconosciuto come artista internazionale d’eccezione e di innovazione, ammirato per i suoi valori e per la sua poetica d’arte. Il “fuoco” è stato l’elemento e lo strumento alchemico che ha caratterizzato costantemente il suo linguaggio creativo ed ha reso riconoscibile tutte le sue sensibilità artistiche sino ad oggi. La Biblioteca di Alessandria di Alfredo Pizzo Greco Biblioteca Sormani 13 marzo-4 giugno 2016 PERCORSO E SVILUPPO ARTISTICO 1960 – Realizza le sue prime opere non figurative utilizzando il “fuoco” come strumento gestuale alchemico che lo renderà unico e riconoscibile in tutti i suoi percorsi linguistici sino ad oggi. Inizia con impegno costante la sua intensa, appassionata e impegnata carriera artistica che lo vede protagonista d’avanguardia e promotore di iniziative emblematiche e significative per il mondo internazionale dell’arte e della cultura in genere. 1962 - Stipula un contratto con Guanda Editore di Parma per la collana di poesie “La Fenice” come raccolta di testi poetici giovanili ideati dal 1960. Nascono le prime ricerche e le prime opere comportamentali: le sculture-oggetto, i labirinti mobili e i non luoghi, i puzzles, le sculture-paravento, le sculture-abitabili 1963 - Nascono le “Pitture bianche” e “I moduli lineari” concepiti anche come opere lineografiche. Partecipa alla 1° Biennale Internazionale di pittura (Macerata/It), che segna il suo entusiasmo collaborativo con altri artisti ed autori in genere. 1964 - Prime progettazioni di opere a base matematica e seriale “Ziggurat” / moduli tridimensionali/ realizza le prime grandi opere urbane “ sculture-strutture a parti mobili”. 1965 - Apre a Milano uno studio di Industrial Design destinato alla progettazione di settore, fondando e depositando il marchio “Ind’art- Design” con il quale dà vita a più opere e collezioni prodotte da Zanotta, Gabbianelli, Gavina, Poltronova, Acerbis, Bonacina ed altri. Inoltre realizza allestimenti, locali pubblici ed abitazioni private come opere d’autore per un’ immagine personalizzata. All’attività artistica affianca un settore di ricerca e studio di materiali applicati all’industria dei complementi di arredo e della luce. Nello stesso anno Progetta e realizza per Giorgio Strehler le gamme cromatiche dei costumi di scena in 243 colori dell’opera teatrale Il gioco dei potenti da “Enrico IV” di Shakespeare per il Piccolo Teatro di Milano e per il Teatro Lirico. Questa
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