Il Teatro Lirico Internazionale

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Il Teatro Lirico Internazionale IL TEATRO LIRICO INTERNAZIONALE Le fiamme che in una notte dello scorso feb­ difetto di acustica che venne rilevato in questo braio divorarono il teatro Lirico di Milano susci­ teatro fino dalla prima sera della sua inaugu­ tano una vampata di ricordi e di memorie che il razione. vecchio teatro racchiudeva. Perchè esso non va La quale inaugurazione avvenne (un anno dopo considerato solo nel breve periodo della sua ul­ quella della Scala) la sera del 21 agosto 1779 con tima trasformazione, che data solo da poco più di l'opera « la Fiera di Venezia » del maestro Anto­ un quarantennio, ma in quello assai più lungo nio Salieri, opera che si ripetè nella stagione al­ e non meno glorioso in cui si chiamava teatro ternatamente a un corso di recite della compa­ della Cannobiana. gnia drammatica Merli. Questo nome - come molti sanno - veniva Il nuovo teatro fu subito lodato come uno dei al teatro dal fatto d'essere stato costruito sulla più belli e grandi d'Europa. Un cavalcavia, attra­ stessa area dove sorgevano le famose scuole di versando la via Rastrelli, ne univa il palco reale alle sale del palazzo dell'arciduca per la qual cosa e per trovarsi attigua a questo palazzo, la Canno­ biana era considerata teatro di Corte. Ma l'esi­ stenza in città di un altro nuovo gran teatro co­ me la Scala doveva necessariamente nuocere a questo suo minor fratello, da quella sopraffatto come gran teatro e d'altronde troppo vasto e lussuoso per essere considerato alla stregua dei teatri minori. Questo difetto d'origine la Canno­ biana portò poi sempre con sè. Tuttavia, specie nei suoi primi anni di vita, vi si dettero opere liriche e drammatiche con molto decoro; poi, opere buffe, spettacoli di prosa e fe­ ste di ballo alle quali l'intervento della Coorte conferiva lustro particolare. (Civica raccolta delle Stampe, Milano) Fu alla Cannobiana che la Congregazione Mu­ nicipale diede nel 1825 un ballo ufficiale per fe­ steggiare il ritorno da Venezia dell'Arciduca Ra­ morale aristotelica e dialettica fondate da Paolo nieri dove era stato gravemente malato, ballo re­ da Cannobio. Veramente non è esatto dire che ìl golato secondo il protocollo di Corte e rimasto teatro sorgesse proprio nell'identico luogo do­ famoso per lo sfarzo che vi si spiegò. v"erano le scuole. Queste erano tra la scomparsa Fu ancora all'i. r. teatro della Cannobiana che chiesa di Santa Marta allo svolto di via delle scoppiò una memoranda dimostrazione patriot­ Ore verso il palazzo ducale e la chiesa di Sant'An­ tica la sera dell'8 giugno 1847 mentre si dava uno drea (anch'essa demolita) che sorgeva tra via spettacolo di beneficenza per l'Istituto Filarmo­ Larga e via Rastrelli. nico. L'orchestra aveva innocentemente attac­ Le scuole Cannobiane, poste sotto la direzione cato l'inno a Pio IX musicato dal Natalini. Ma il del nobile Collegio dei Dottori, erano famose per pubblico colse la palla al balzo: un'ovazione for­ l'eccellenza dei maestri che vi insegnavano e per midabile e tutto il teatro fu un solo sventolìo di quella degli scolari che ne uscivano, tra i quali fazzoletti, mentre l'arciduca Ranieri si ritirava furono il Settala e il canonico Torri, lo storio­ sdegnato nei suoi appartamenti. grafo di Milano. Dopo la prima metà del secolo scorso troviamo Nulla, per altro, delle vecchie scuole utilizzò la Cannobiana già irrimediabilmente avviata l'architetto Piermarini quando costruì questo verso la decadenza. Il suo esercizio veniva quasi teatro dopo l'incendio del teatrino di Corte. Anzi obbligatoriamente affidato allo stesso impresario l'ostacolo frapposto dalle antiche mura furono della Scala a determinate condizioni, sul mante­ una fatica di più che il teatro della Cannobiana nimento delle quali si chiudeva spesso un occhio costò al suo costruttore insieme a quelle durate e ancor più spesso se ne chiudevano due. per il prolungamento della via Rastrelli sino a L'impresa era tenuta a dare a sua scelta opere via Larga e per difendersi dalle acque del Seveso semiserie o buffe in numero di almeno due per che scorre in quel punto; anzi si vuole sia proprio stagione, o rappresentazioni drammatiche di pri­ da imputarsi al corso sotterraneo del Seveso il marie compagnie comiche, oltre a un ballo spet- 121 Festa da ballo nell'Imperiale Regio Teatro della Cannobiana 1'8 febbraio 1825 (Civica raccolta delle Stampe, Milano) tacoloso da cambiarsi almeno una volta nel corso tutto cercare di cavarsela in qualche modo con­ della stagione. In caso di rappresentazione d'ope­ ciliando i gusti del pubblico con gli introiti della re, erano prescritti per le tre prime parti soggetti cassetta che non erano lautissimi. Ciò nonostan­ di merito non sconveniente al decoro del teatro e te fino verso la metà dell'Ottocento, come abbiam orchestra parimenti decorosa. detto, si ebbero alla Cannobiana anche eccellenti Il capitolato d'appalto prescriveva altresì che spettacoli: nel 1832 Gaetano Donizetti, allora le rappresentazioni non fossero in numero minore caporale dei granatieri vi diede la prima de « L'E­ di cinque per settimana e le feste di ballo in nu­ lixir d'Amore» e Verdi vi fece rappresentare nel mero di quattro per la stagione di carnevale, che 1856, per la prima volta a Milano, la sua «Tra­ la grande lumiera fosse di 53 argand, che le viata». fiamme della ribalta fossero almeno quaranta, di­ Ma poi gli spettacoli mediocri ebbero .il soprav­ vise in venti cassette da due fiamme l'una e do­ vento. Il particolare carattere dei frequentatori dici di più in caso di rappresentazioni d'opera o di questo teatro che finì con l'avere un suo pub­ di ballo, che per i veglioni si accendessero anche blico di piccoli commercianti, di commessi e di nei tre ordini di palchi i bracci portanti ciascun bottegai, gli conferì un carattere schiettamente d'essi tre candele oltre bracci a cinque candele popolare. Quale esempio della semplicità dei suoi che erano stù palcoscenico, sicchè per i veglioni frequentatori basti il dire che negli intermezzi si aveva un supplemento d'illuminazione che som­ dello spettacolo, si giocava alla tombola. Era uno mava quattrocentoventi candele cerogene. degli svaghi che il pubblico reclamava, come re­ Tutto ciò prescriveva il capitolato d'appalto clamò per un pezzo l'orchestra negli intervalli insieme a molte altre cose ancora; ma, come ab­ fra un atto e l'altro degli spettacoli di prosa e biamo accennato, non è detto che l'impresario se come non avrebbe mai tollerato sul palcoscenico ne desse soverchio pensiero: egli doveva sopra- della Cannobiana ballerine che non fossero di 122 forme giunoniche. Sta di fatto che quando nel Storchio, il tenore Garbin, il baritono Sammarce, 1870 il Governo cedette al Comune la proprietà e 1' « Adriana Lecouvreur »,rappresentata il 6 no­ di questo teatro, delle tre stagioni in cui si divi­ vembre 1902 con la Pandolfini, il tenore Caruso deva l'anno comico di allora, primavera autunno e il baritono De Luca. e carnevale, solo durante quest'ultima la Canno­ Tra le principali opere rappresentate al Lirico biana restava aperta. ricordiamo ancora la ripresa delle « Maschere » Ormai non vi si davano che veglioni popolari e di Mascagni, dopo l'immeritato insuccesso della quegli ancor più popolari spettacoli di commedie Scala; la« Regina di Saba » di Goldmar, la « Pre­ con ballo che facevano infuriare il Filippi, mae­ sa di Troia » di Berlioz, « Thais » e « Le Jongleur stoso critico teatrale della «Perseveranza», e il de Notre Dame» di Massenet. buon Fontana. Non avevano torto. Si trattava di Tra gli artisti più illustri « lanciati » dal Son­ ibridi spettacoli nei quali il ballo aveva il soprav­ zogno per mezzo del suo Lirico sono: Caruso, Tit­ vento. La commedia doveva farsi sempre più pic­ ta Rufio, De Lucia, Gemma Bellincioni, Rosina cina e - per usare un'espressione del Fontana - Storchio ed altri ancora fino a Beniamino Gigli tagliarsi il ventre come un bonzo, per lasciar po­ che cantò al Lirico nella « Lodoletta » di Masca­ sto il più possibile allo spettacolo coreografico in gni nel 1917 e nel 1919 nella « Fedora » e nel- modo che il pubblico potesse tornare a casa in 1'« Adriana Lecouvreur ». tempo utile per approfittare dei tram. Che più? Tradizioni non meno illustri ebbe il Lirico ne­ - gridavano i critici - si assiste allo sconcio di gli spettacoli di prosa. Fu qui che la « Figlia di vedere gli attori che recitano alle panche vuote, Jorio » ebbe il suo battesimo di gloria, sotto la poichè queste si riempiono soltanto quando stan­ direzione di Virgilio Talli, con Irma Gramatica, no per entrare finalmente in scena le gambe delle Lida Borelli, Ruggeri e Calabresi; fu qui che ballerine. ebbe sede la Compagnia drammatica dei grandi Tali erano le condizioni della Cannobiana spettacoli diretta da Andrea Maggi; fu al Lirico quando, mentre si stava progettando di demolir­ infine dove apparvero i primi fastosi spettacoli di lo, ne entrò in possesso Edoardo Sonzogno che operette che avevano quale astro di prima gran­ pensò di totalmente trasformarlo affidandone dezza Gea della Garisenda. l'incarico all'architetto Sfondrini. Morto Edoardo Sonzogno, il Lirico passava nel ' Il nuovo teatro che mutò il suo nome in quello 1926 in proprietà del Comune che lo acquistò per di Teatro Lirico Internazionale, venne riaperto al otto milioni e subiva un nuovo riordinamento con pubblico la sera del 22 settembre 1894 con un la soppressione di una fila di palchi e l'amplia­ grandioso spettacolo d'opera e di ballo. La sua mento della galleria. nuova vita affidata alle cure dell'ottimo Sonzo­ È cronaca recentissima quella di un furioso in­ gno - appassionato musicista e mecenate - fu cendio notturno che in poche ore distrusse il glo­ ben più dignitosa di quanto non fosse stata quel­ rioso teatro erede di tradizioni e ricordi tuttora la della sordida Cannobiana degli ultimi anni.
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