PRO VINCIA REG IO NALE DI

PIANO TERRITO RIALE PRO VINCIA LE QU ADRO CO NO SCITIVO STRU TTU RAL E QU ADRO PRO PO SITIVO STRATEG ICO

RELAZIO NE GENER ALE

PRIMA PARTE INTRO DU ZIO NE - CO NTENU TI E PERCO RSI METO DO LO G ICI

SEC O ND A PARTE QU ADRO CO NO SCITIVO SISTEMA AMBIENTALE

TERZA PARTE QU ADRO CO NO SCITIVO SISTEMA INSEDIATIVO E RELAZIO NALE

QU ARTA PARTE QU ADRO PRO PO SITIVO CO N VALENZA STRATEG ICA

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RELAZIONE GENERALE QUADRO CONOSCITIVO STRUTTURALE

SEC O ND A PARTE

QU AD RO C O NO SC ITIV O con valenza strutturale

sistem a am bienta le CRITICITÀ E O PPO RTU NITÀ DEL PATRIMO NIO TERRITO RIALE

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PREMESSA

Precedentem ente all’avvio dei lavori propedeutici al Piano Territoriale Provinciale, il patrim onio conoscitivo delle risorse territoriali, disponibile presso l’Ente, è stato prodotto in buona parte attraverso una serie di attività d’indagine ed analisi condotte su diversi settori e problem atiche. Tali ricerche sono state finalizzate a specifiche e puntuali esigenze, spesso di natura em ergenziale, soprattutto nel settore della tutela geologica. Si è trattato tuttavia di studi settoriali non del tutto finalizzati al raggiungim ento di obiettivi di pianificazione o program m azione delle risorse e degli investim enti. Lo studio propedeutico del PTP esitato nel 1997, rappresenta, dunque, un punto di riferim ento fondam entale per la definizione del PTP. Lo studio suddetto è stato poi integrato da una serie di analisi di settore che hanno affrontato specifiche problem atiche suggerite dallo stesso studio ed indicate nelle prim e ipotesi strategiche proposte per la redazione del Piano.

Sebbene lo studio propedeutico fosse stato approntato circa cinque anni prim a della riform ulazione m etodologica della pianificazione provinciale prescritta dall’ARTA nel 2002, in essa si articolava un quadro m etodologico conoscitivo che utilizzava m ateriali e m odalità di aggregazione dei tem atism i che tutt’oggi risultano utilizzabili. Il trascorrere degli anni, com e richiam ato nel capitolo introduttivo, richiedeva tuttavia una im plem entazione ed un aggiornam ento di quei dati in ordine alle seguenti ragioni che qui si ribadiscono: - la necessità di un prevedibile e indispensabile aggiornam ento dei dati relativam ente al sistem a funzionale-insediativo in ragione alle trasform azioni territoriali registrate dal 1997 al 2005; - la necessità di un prevedibile ed indispensabile aggiornam ento dei dati relativi alla progettualità dei vari settori interni all’Ente e delle iniziative riguardanti le m unicipalità locali e gli altri enti pubblici, intercorsa tra il 1997 e il 2005. - la necessità di rim odulare l’intero quadro norm ativo istituzionale e ri- territorializzare il regim e vincolistico da esso discendente, soprattutto in riferim ento al quadro delle tutele dei Siti d’Interesse Com unitarie e della Zone di a Protezione Speciale (SIC E ZPS); - la necessità di rivedere e aggiornare il quadro della pianificazione locale delle m unicipalità locali richiam ando le attività dell’ARTA; - la necessità di rim odulare le U nità Territoriali, che erano state proposte nello studio propedeutico per riconfigurarle com e unità funzionali in relazione alle nuove iniziative di aggregazione dei territori com unali, legate ad AG ENDA 2000, ed istituite nella stesura della cosidetta program m azione negoziata (PIT). All’interno di tali am biti di aggregazioni si sono inoltre espresse una serie di intuizioni strategiche ha assunto com e vocazionalità capaci di orientare il quadro strategico/propositivo. - La necessità di recepire all'interno del quadro conoscitivo le interrelazioni con il patrim onio di conoscenze disponibile presso l'ARTA e sincronizzare così le inform azioni e le relative attività di im plem entazione dei dati, sia in term ini tem porali, che nelle

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operazione di geo-riferim ento, in m aniera da ottenere una interfacciabilità tra le inform azioni di livello regionale e quelle di livello provinciale.

Tutto il quadro conoscitivo, cosi im plem entato e com e richiesto nei punti suddetti, è stato pertanto riconfigurato per essere trasportato all’interno del nodo provinciale del Sistem a Inform ativo Territoriale di cui la Provincia si sta dotando, in adem pim ento alle direttive assessoriali di cui ai fondi del PO R 2000-2006. Il processo di aggiornam ento dei dati è stato dunque operato con dati georeferenziati per esserere im plem entati dal SIT in dotazione all’Ente. L'articolazione del quadro conoscitivo è costruita secondo il prospetto m etodologico analitico dei tre grandi sistem i individuati già nello studio propedeutico: fisico-naturale insediativo-funzionale e program m atico-istituzionale. Il quadro sinottico che segue rende nel dettaglio il processo di articolazione m etodologica degli am biti d’analisi.

In relazione alle nuove necessità sopra-indicate ed in considerazione soprattutto delle forti dinam iche con le quali si evolvono le progettualità e le iniziative dal basso in continuo sviluppo e m utam ento, il sistem a program m atico- istituzionale è stato analizzato e territorializzato con un m aggiore dinam ica m etodologica e, rispetto allo studio propedeutico, contiene più concrete inform azioni. L'articolazione dei tem atism i di quest'ultim o sistem a conterrà un ventaglio di sottosistem i: am bientale - istituzionale, relativo al regim e vincolistico di tutela e salvaguardia; insediativo - strutturale, relativo alla interpretazione delle dinam iche aggregative dei territori e delle com unità locali; relazionale-infrastrutturale sui processi si trasform azione delle dom ande e dello offerte di m obilità che si intersecha con il sistem a insediativo-strutturale. Le attività di analisi riservano un capitolo esclusivo alle operazioni di trasform azione che il territorio accoglierà ed innescherà a cascata nella prospettiva della realizzazione del ponte sullo stretto. L’analisi degli am biti territoriali interessati alla realizzazione del ponte viene condotta in m aniera da consentire una chiara e concreta esposizione delle proposte di riassetto territoriale che il PTP produrrà in relazione al Ponte. Il quadro conoscitivo è pertanto integrato dal contributo del gruppo di lavoro istituito presso l’U niversità degli studi di Reggio Calabria incaricato di affrontare nel dettaglio i tem i degli scenari dell’area integrata dello stretto nella prospettiva del Ponte. Inoltre il quadro program m atico si occuperà della previsione dei servizi e infrastrutture di bacino sovraccom unale in corso di realizzazione, di progettazione o di program m azione da parte delle com unità m unicipali. La m essa in ordine di tali m ateriali e delle prospettive di nuova progettualità che potranno essere introspettate nel PTP sarà im plem entata nel corso delle conferenze di co-pianificazione che istruiranno la fase di definizione operativa del PTP. Alla fine di tali attività di ascolto, il quadro conoscitivo strutturale sarà così affiancato ed integrato da un MASTER PLAN della progettualità in corso che porrà in ordine i m ateriali operativi derivanti dalle istanze e dalle osservazioni delle m unicipalità locali e degli altri stackolders interessati

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al processo di m aturazione del PTP. Le categorie che saranno poste in ordine in questa fase si articoleranno in progetti m ateriali, im m ateriali, di m arketing territoriale e pianificazione innovativa, al fine di proporre uno strum ento selettivo e discrim inante delle progettualità coerenti o non coerenti con le strategie del quadro propositivo del PTP.

STRUTTURA DEL QUADRO CONOSCITIVO

STRUTTURA FISICA

COMPONENTI ABIOTICI SISTEMA AMBIENTALE

FISICO-NATURALE

COMPONENTI BIOTICI

PAESAGGIO AGRARIO VEGETAZIONALE

PATRIMONIO STORICO SISTEMA AMBIENTALE ED ETNO/ANTROPICO INSEDIATIVO PROCESSI STORICO/INSEDIATIVI

POLITICHE DI TUTELA

AREE URBANIZZATE S STRUTTURA RASIDENZIALE

STRUTTURA PRODUTTIVA- SISTEMA INDUSTRALE FUNZIONALE-RELAZIONALE STRUTTURA RICETTIVA TURISTICA

SERVIZI E ATTREZZATURE SOVRACOMUNALI

INFRASTRUTTURE DEI TRASPORTI

PIANIFICAZIONE URBANISTICA SISTEMA Istituzionale - Amministrativo PIANIFICAZIONE DI SETTORE

PROGRAMMAZIONE STRUTTURALE COMUNITARIA AMBITI DELLA PROGETTUALITA' E PROGRAMMAZIONE PROGRAMMAZIONE DEGLI ENTI LOCALI

PROGETTI INFRASTRUTTURALI CONNESSI AL PONTE

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C APITO LO 2

IL SISTEMA AMBIENTALE V ALO RI E RISO RSE FISIC O -NATU RALI

C ARATTERI GENERALI D EL TERRITO RIO Il territorio provinciale é inserito in una fascia geografica che si estende lungo le coste del Tirreno e dello Jonio e si addentra all’interno includendo la regioni fisica dei Nebrodi e i Peloritani, sino al confine con le province di Catania e Caltanissetta; presenta una diffusione e varietà di valori am bientali, con alcune zone di m aggiore concentrazione di qualità naturalistiche e di beni antropici. G li Elem enti a forte caratterizzazione fisica sono le Regioni m ontane dei Nebrodi e dei Peloritani che interessano la quasi totalità del territorio. Le parti som m itali costituiscono un rilevante patrim onio, insiem e naturalistico ed antropico: i boschi di latifoglie, di conifere e di bosco m isto, s' intrecciano con la m acchia m editerranea e le vaste aree a pascolo determ inando un am biente con un alto grado di naturalità. Le favorevoli condizioni clim atiche, am bientali, di difesa e di dom inio di un interessante contesto produttivo delle zone collinari sottostanti, ha favorito, nel passato, la form azione di insediam enti urbani che costituiscono un patrim onio storico di rilevante im portanza. La m orfologia dei luoghi ha determ inato lo sviluppo spontaneo di un insediam ento com plesso ed equilibrato, in cui i prom ontori collinari che si affacciano sulla fascia litoranea e le vallate fertili, diventarono sedi naturali per gli insediam enti urbani; la m ancanza di specializzazione funzionale dei singoli centri, ha determ inato relazioni econom iche e sociali e m obilità interne all'area che utilizzanovano il debole sistem a dei collegam enti trasversali con la costa e con il più ricco entroterra catanese.

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L'organizzazione dello spazio antropizzato, è stata dunque fondata sull'equilibrio reciproco d’am biti territoriali equivalenti. U n sistem a di grandi cellule m orfologicam ente disegnate dalle caratteristiche del suolo, dell'idrografia, del clim a e sviluppate lungo le vie di penetrazione, queste ultim e m odellate in m odo da entrare in contatto con il m aggior num ero delle risorse locali, m a anche con un rapporto osm otico di beni, cultura e popolazione. In questo quadro territoriale, l'estensione longitudinale parallela al m are delle colline a ridosso della fascia costiera, assolveva a funzioni prevalenti di pascolo e di riserva agricola e ancora oggi ne m antiene le caratteristiche pur non avendo la produttività del passato. Nel corso del tem po, nella volontà di scendere al m are, seguendo il corso del ricco sistem a dei torrenti che incidono entram bi i versanti della provincia m essinese, è prevalsa una direttrice di sviluppo degli elem enti m orfologici trasversali in dram m atico contrasto con lo sviluppo aderente alla m orfologia longitudinale. Tale scelta, rafforzata dalla suddivisione am m inistrativa che ha diviso il territorio in lunghe strisce che si sviluppano da m onte verso m are, ha alterato, nel tem po quell'equilibrio tra am biti territoriali equivalenti, determ inando una nuova situazione territoriale. La striscia di costa tirrenica,com e quella jonica, é così costituita da nuclei sparsi. In gran parte la popolazione è concentrata nei centri urbani, nati com e propaggini dei centri m ontani. L'ulteriore sviluppo lungo il m are delle attività turistiche, la presenza di poli industriali, m a soprattutto delle grandi infrastrutture viarie e di trasporto, hanno determ inato lo svuotam ento delle realtà territoriali e produttive dei com uni più interni e più deboli, dove l'orografia definisce condizioni culturali m eno favorevoli e collegam enti più im pervi, ed hanno prodotto il congestionam ento della costa unitam ente al depauperam ento del suo patrim onio naturale. Tale realtà é rilevabile dalla lettura della carta dell’uso del suolo dalla quale si evincono i caratteri delle com ponenti biotiche. Il patrim onio strategico di naturalità é costituito dai num erosi ettari di boschi di conifere e latifoglie della zona dei Nebrodi nonché dalle aree boschive dei Peloritani, dove però la m ancanza di una tutela efficace ha consentito il progressivo depauperam ento della m acchia arborea. Attorno ai boschi una sorta di cortina difensiva é costituita da una zona arbustiva con specie tipiche della m acchia m editerranea alternata ad aree a pascolo; i lim iti posti dall’istituzione delle riserve hanno fatto si che le aree a pascolo vadano sem pre più estendendosi, sia a danno delle zone arbustive, sia a danno delle zone coltivate; sono sem pre più vaste, infatti, le aree incolte vicino alle zone coltivate a frutteto e oliveto, orm ai quasi non più produttive, se si escludono zone ad alta specializzazione. U n patrim onio agricolo ancora consistente é rappresentato dalle piane di Barcellona, e Patti e, in parte, da Capo d’O rlando e Torrenova, nel versante tirrenico e dalla valle dell’Alcantara nel versante jonico, com preso G iardini. Molto interessante é la relazione tra l’uso del suolo e le possibilità colturali legate alla pedologia. Da questo punto di vista la provincia di Messina é caratterizzata dalla presenza di suoli bruni tipici delle aree m ontane e collinari della zona dei Nebrodi la cui

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caratteristica é quella dei suoli m ediam ente o poco profondi granulo-sabbiosi, acidi, o subacidi sciolti, con coltura con colture prevalentem ente arboree, castagneti, boschi a fustaie cedui di querce, castagno e faggio. I m onti Peloritani sono invece caratterizzati da suoli bruni acidi e podzolici tipici della m ontagna m eridionale a rocce silicate, caratterizzati da suoli sabbiosi e grandi, m ediam ente profondi, acidi con foreste di conifere e latifoglie con, a più bassa quota elem enti m editerranei, praterie e pascoli m ontani. La piana di Milazzo e Barcellona é costituita da suoli alluvionali idrom orfi, suoli bruni e torbosi tipici delle pianure alluvionali recenti caratterizzati da suoli profondi a varia granulom etria, talora a drenaggio difficile o con bonifica idraulica, a tratti organici. Tali terreni sono adatti a colture erbacee (cereali, colture industriali e foraggiere) nelle zone più drenate frutticoltura intensiva. E’ evidente, dalla lettura delle relative tavole del Quadro conoscitivo, che nel passato vi sia stato un gran rispetto per il territorio e le sue potenzialità dal punto di vista colturale, con un sensibile adattam ento alla natura e m orfologia dei luoghi; successivam ente con la progressiva utilizzazione dei suoli più produttivi per la realizzazione dei centri abitati della costa si m odificheranno i criteri d’utilizzo colturale. La propensione all’insediam ento costiero, unitam ente alla realizzazione di tutte le infrastrutture caricate sem pre su di esso, ha determ inato quella congestione che ha determ inato una progressiva fusione degli abitati della costa tirrenica che va da Milazzo a Messina, e di quelli della costa jonica, che va da Messina a S. Alessio. E' evidente la totale assenza d’aree industriali e/o artigianali nell’entroterra, per la cui localizzazione si sono preferite le zone costiere più accessibili con le attuali infrastrutture.

La struttura geologica del territorio prende i caratteri originari della linea appenninica che caratterizza tutta l’Italia centro m eridionale e term ina così in Sicilia. Il prim o tratto che riallaccia tale struttura alla Calabria é di natura cristallina (Peloritani). O ltre la linea di Taorm ina, il rilievo si sviluppa con scalinam enti terrigeni dalle form e m orbide e franosi (Nebrodi e Madonie), dai quali em ergono bruscam ente scaglie carbonatiche carsificate, che si trovano, discontinue, fino alla costa occidentale e nelle isole Egadi. La posizione m olto settentrionale della catena m ontuosa principale, fa sì che i più grandi fium i siciliani scorrano da Nord e riescano a drenare, con tipico regim e torrentizio, tutta la Sicilia centrale occupata da una sterm inata successione di basse alture ondulate, in parte com poste dalla form azione gessoso - solfifera e preda dell’erosione accelerata. Verso lo Jonio una grande conca, in parte occupata dalla piana di Catania e dall’Etna, si attesta al gigantesco strato vulcanico attivo da m igliaia di anni, (Strom boli e Vulcano) dell’arco Eoliano, costituito da “m ontagne sottom arine”, in genere distinte da anom alie m agnetiche. La struttura geo-litologica é costituita da rilievi in rocce cristalline m etam orfiche del sistem a dei Peloritani e di alcune parti della fascia tirrenica dei Monti Nebrodi aventi le stesse caratteristiche della vicina Calabria. Nella zona dei Nebrodi troviam o, insiem e alle rocce cristalline, lungo la dorsale principale che collega il versante Jonico con quello Tirrenico, rilievi in rocce calcaree e dolom itiche.

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La rim anente parte del territorio della provincia di Messina é costituito interam ente da rilievi in arenarie, calcari, m arnosi; m arne ed argille ad esclusione delle pianure alluvionali recenti di Barcellona e Patti, oltre alla zona dei laghi di G anzirri e della città di Messina. Le com ponenti strutturali sono costituite dalle dorsali m ontuose principali e dal cratere dell’Etna, che disegnano le zone interne della provincia, definendo anche il paesaggio costiero segnato dagli im pluvi all’interno dei quali scorrono i fium i ed i torrenti che caratterizzano fortem ente il paesaggio di entram bi i versanti.

Le com ponenti prim arie, strutturanti, identificate nella carta geom orfologica sono: - la linea di costa distinta per tipologia Morfologica; - gli spartiacque; - i crinali m ontani; - i crinali collinari; - le cim e oltre i 700 m etri; - le cim e oltre i 1000 m etri; - le selle e le aree lim itrofe; - le aste fluviali principali; - i ram i fluviali secondari; - i laghi. Non vi é dubbio che entram bi i versanti del territorio provinciale di Messina, devono la loro riconoscibilità alla forte connotazione geom orfologica dei luoghi. Rileviam o che le linee di costa dei due versanti sono, però, ben distinte dal punto di vista m orfologico; la costa jonica, ad esclusione del prom ontorio di S. Alessio e di Capo Taorm ina, ha le caratteristiche della costa a pianura di fium ara, la costa Tirrenica invece é caratterizzata, in parte dallo stesso tipo di costa, in gran parte da spiagge strette, am pie pochi m etri, lim itate da rilievi m ontuosi o collinari, oltre che da falesie e rilievi m ontuosi che raggiungono direttam ente il m are e che hanno le m assim e espressioni nei prom ontori di Milazzo e di Tindari.

Num erose le vette che superano i 1000 m etri nella zona dei Nebrodi e nei Peloritani, dove il territorio é disegnato da fium i, torrenti e ruscelli che nascono da essi, in un continuo alternarsi con gli spartiacque, trovando pausa nelle num erose selle e nelle pianure m ontane che si intercettano nelle parti som m itali, in particolare nella zona dei Nebrodi. Il quadro conoscitivo definisce gli elem enti geom orfologici sulla base delle analisi dello studio propedeutico del PTP e dello studio sul dissesto idrogeologico condotto dall’Assessorato al territorio e am biente delle provincia.

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E S T E N S I O N E D E L T E R R I T O R I O S I C I L I A N O

Montagna C ollina Pianura Province Totale k m q k m q % k m q % k m q % Palerm o 2.156 43 2.547 51 312 6 5.015 Catania 1.050 30 2.225 62 277 8 3.552 Messina 2.153 66 1.0 94 34 3.247 Agrigento 393 13 2.201 72 448 15 3.042 Enna 538 21 2.021 79 2.562 Trapani 1.259 51 1.203 49 2.462 Siracusa 1.332 63 772 37 2.109 Calatanisetta 1.827 87 277 13 2.105 Ragusa 1.266 78 348 22 1.614 Sicilia 6.291 25 15.776 61 3.642 14 25.70 8 Fonte: SO MEA

REGIO NI FISIC H E il territorio provinciale affonda i suoi caratteri connotanti nella suddivisione in quattro aree o am biti fisico/naturali, individuati nelle regioni fisiche dei Nebrodi, dei Peloritani, nel sistem a intevallivo tra essi interposto e nell’arcipelago oliano.

I Nebrodi- patrim onio di paesaggi naturali e storia m illenaria Con il Parco istituito con D.A. 4 agosto 1993, la regione nebroidea è inclusa in un’area naturalistica protetta di grande valore am bientale. G li elem enti fondanti di tali valori sono: le aree boschive che si aprono verso distese densam ente coltivate o a pascolo; le tracce della preistoria conservate da un territorio che cresceva secondo i ritm i e le direttrici naturali; i paesi ricchi di storia spesso arroccati su spuntoni di roccia, la cui struttura geologica costituisce da sola una risorsa; le Regie Trazzere, tessuto viario storico che testim onia le relazioni tra i vari centri e contrade. Questo paesaggio ricco di sorgenti che e di sequenza di fium i che degradano verso m are, è chiuso da una cintura di colline i cui terreni si adattano alla produzione agricola. La presenza di piccoli nuclei e di antiche dim ore signorili testim oniano un utilizzo in tal senso di questa cintura collinare, m a scelte colturali poco oculate ed antieconom iche hanno causato l'abbandono del suolo che oggi si presenta in gran parte im produttivo. U n m iglioram ento degli scam bi, ed una seria politica di incentivazione delle produzioni più redditizie, soprattutto per quanto riguarda le colture specializzate, ridarebbe la naturale destinazione econom ica a quest’area. La grande risorsa del Parco, unitam ente a quella dei territori circostanti, porta a riflettere sulla possibilità di connessione e di organizzazione del territorio m ontano e

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collinare ai fini della ricerca scientifica sull'am biente, oltre che culturale, turistica e produttiva, che potrebbe essere attivata la pianificazione del Parco.

Region e Eoliana Am bienti di elevata naturalità, i Nebrodi custodiscono nel proprio territorio i segni dell’azione Region e m illenaria dell’uom o, connotandosi, Peloritana per la incessante interazione tra Region e natura e civiltà, com e paesaggio Nebroidea culturale. La presenza dell’uom o sui Nebrodi è docum entata sin dalle poche più rem ote. In particolare, sul Monte Scurzi sono stati individuati livelli di età pregreca e greco-arcaica. E della Depresion civiltà sicana parla la leggenda: la e intervalliv m itica Krastos (sita sulle odierne a Rocche del Crasto, per l’appunto), LE REGIO NI FISIC H E da cui discenderebbe l’attuale le le Longi. Al 447 a.C. risale la fondazione di Kalé Acté (Caronia), ad opera del condottiero siculo Ducezio. L’ellenizzazione dell’isola (VIII-III secolo a.C.) com portò, anche sui Nebrodi, la nascita, spesso la rifondazione, di num erosi centri: Randakés (Randazzo), Apollonia (S. Fratello), Am estratos (Mistretta), Alontion (S. Marco d’Alunzio). E a S. Marco d’Alunzio, città tra le più im portanti della colonizzazione ellenica sul versante tirrenico, si trova il m assim o m onum ento di questo periodo: il tem pio di Ercole (IV secolo a.C.), edificio dorico in antis, successivam ente trasform ato in chiesa cristiana. G li addebiti alla gestione rom ana (241 a.C. – 476 d.C.) della provincia siciliana sono gravi. Le città vennero sistem aticam ente spogliate delle proprie ricchezze (le rovinose estorsioni di Verre, citate da Cicerone, contro Aluntium non erano infrequenti) e si operò un disboscam ento dissennato delle zone interne per far posto ad aree sem inative e pascolative e per rifornire di legnam e i cantieri navali della costa. In età altom edievale, le com unità dei Nebrodi continuarono a conservare lingua e consuetudini greche, rinsaldate dalle ondate colonizzatrici bizantine. Monum ento em blem atico di quest’epoca è la Chiesa di S. Teodoro a S. Marco d’Alunzio, i cui affreschi costituiscono una delle più im portanti testim onianze dell’arte figurativa bizantina in Sicilia. Della dom inazione araba, iniziata nell’827, rim angono num erose tracce nel dialetto ed in alcuni nom i di paesi (Akareth Alcara Li Fusi, Kisar Cesarò, Qal-ath G alati Mam ertino). I Nebrodi vennero inclusi nella ripartizione am m inistrativa del Val

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Dem one (da Valle di Dem enna o, secondo una più suggestiva interpretazione etim ologica, da Vallis nem orum ovvero Valle dei boschi, a sottolineare la ricchezza del territorio di estese superfici boschive). Ed affascinato dalla ricchezza e dalla bellezza della costa nebroidea rim ase il viaggiatore arabo Edrisi, contem poraneo di Ruggero II. Nel 1040, presso il torrente Saracena, si svolse una cruenta battaglia tra le truppe bizantine, com andate da G iorgio Maniace, e le forze arabe. La conquista norm anna dell’isola prese l’avvio da questo territorio, in particolare da Frazzanò e S. Marco d’Alunzio. In quest’ultim o centro, il G uiscardo fondò un castello, difeso, successivam ente, da un am pio anello di fortificazioni (a Militello Rosm arino, Alcara Li Fusi, Longi, G alati Mam ertino, Caronia). L’unico oggi conservato, oltre quello di Longi che ha subito negli anni num erosi rim aneggiam enti, è il castello di Caronia, databile tra il 1130 ed il 1150. Costituito da un corpo residenziale a due elevazioni entro una m unita cerchia di m ura, com prende una cappella a tre navate. L’edificio più rappresentativo di questo periodo è, com unque, l’Abbazia di S. Filippo di Fragalà, tra Frazzanò e Longi, rifondata nel 1090 dal conte Ruggero. L’im pianto a croce com m issa della chiesa viene ripreso dalla basilica della Badia G rande (SS. Salvatore) a S. Marco d’Alunzio (1176). Alla fine del secolo XI si fa risalire la Chiesa dei Tre Santi Fratelli (Alfio, Filadelfio e Cirino) a S. Fratello, fondata dalla contessa Adelasia, e la chiesa del Rogato ad Alcara Li Fusi, che custodisce un raro e singolare affresco raffigurante la Koim esis. Ed al periodo norm anno risale il particolare dialetto gallo-italico di S. Fratello, un’isola linguistica tra le più im portanti dal punto di vista storico e filologico, im piantata in terra di Sicilia dai coloni lom bardi venuti al seguito di Adelaide di Monferrato. La m adre di G uglielm o II, Margherita di Navarra, prom osse la costruzione della Chiesa di S. Maria di Maniace (1173), la quale subì, nel secolo successivo, un im portante innesto costituito dal bellissim o portale ogivale. L’abbazia, insiem e a novem ila ettari di terreno circostante, venne data in dono, nel 1799, all’am m iraglio H oratio Nelson da Ferdinando III di Borbone. Il com plesso abbaziale, insiem e alla residenza signorile accorpata nel 1800 sul lato ovest ed i possedim enti terrieri, costituiscono la fam osa “Ducea di Nelson”. Tra i secoli XII e XIV, i Nebrodi conobbero l’avanzare della nuova classe feudale. Di questo periodo, è da ricordare il portale gotico della Chiesa Madre di Capizzi (1234) e, soprattutto, la Chiesa di S. Maria ed il cam panile di S. Martino a Randazzo. Tra le rare opere pittoriche in età m edievale, preziose testim onianze sono costituite dall’affresco del Pantocratore (Chiesa del SS. Salvatore) e dalla tavola della Madonna della Lavina, a Ceram i. Risalente al XV secolo è il Crocifisso su tavola conservato a Cesarò, nonché quello ligneo della Chiesa di S. Pantaleone ad Alcara Li Fusi. Il gusto rinascim entale si rinviene, soprattutto, nelle com m ittenze nobiliari di arche m arm oree funeraree. I Filangeri di S. Marco d’Alunzio acquistarono da Dom enico G agini (1481) il sarcofago dei fratelli Marco e Vincenzo (consum ati dal “m al d’am ore”, secondo la leggenda, per la m edesim a fanciulla) ed Enrico Rosso di Militello Rosm arino fece realizzare, nella bottega del Laurana, il sarcofago della m oglie Laura (1484 – chiesa dell’Annunziata). I Riveli (censim enti) del 1591 evidenziarono un im poverim ento econom ico dei Nebrodi, per le continue carestie e terrem oti; m a non fu estranea, in questo periodo, una certa

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fioritura culturale ed artistica, determ inata dalla vivacità degli ordini m onastici francescani e benedettini che soppiantarono la m aglia di m onasteri di culto orientale. La Chiesa di S. Francesco, a Tortorici, ricostruita nel 1602, presenta form e tardo- rom aniche, classicam ente m isurate. Il Magister G aspare de Ism eriglia incise, nel 1532, il suo nom e sul portale originario. L’attività edificatoria fu particolarm ente notevole a Mistretta ed a Bronte. Alcuni feudatari, inoltre, prom ossero interventi urbanistici di respiro rinascim entale, spostando il centro di gravità verso posizioni m eno arroccate. E’ questo il caso di G alati Mam ertino, con la scenografica piazza su cui prospetta la Chiesa Madre (1575), la palazzata ed il m agnifico Palazzo De Spuches. Rilevante, in questo periodo, la com m ittenza di sculture, che hanno im preziosito diffusam ente le chiese dei Nebrodi. Antonello G agini scolpì una stupenda figura di S. Nicolò in cattedra per Randazzo ed il gruppo dell’Annunciazione per Bronte. Delicate figure m arm oree di Madonne pervennero a Capizzi, S. Fratello e G alati Mam ertino. Del figlio Antonino sono l’Annunziata della chiesa om onim a di Longi, il gruppo m arm oreo delle Stim m ate di S. Francesco a Tortorici (Chiesa di S. Francesco) e l’Annunciazione e lo Spirito Santo a G alati Mam ertino (Chiesa Madre). Tra le opere pittoriche di questo secolo, sono m eritevoli di m enzione: la Vergine che intercede per la città del m essinese G irolam o Alibrandi nella Chiesa S. Maria, a Randazzo, e la Madonna tra i Santi Sebastiano e Francesco (1520-30) nella Chiesa S. Pantaleone di Alcara Li Fusi, che conserva anche una pregevole opera di argenteria (reliquario di S. Nicolò), sbalzata (1581) da Paolo G uarna. Nel Seicento e nel Settecento si registrò una ripresa delle attività econom iche, assistite, peraltro, dalla creazione di num erosi Monti Frum entari. Durante questo periodo, furono fondate nuove città: nel 1619 Filippo III concesse allo spagnolo Antonio Quintana Dueñas la facoltà di fondare Floresta; nel 1675 i Pagano costruirono S. Dom enica Vittoria; nel 1683 Diego Brunaccini fondò S. Teodoro; tra il 1620 ed il 1630, i baroni G allego di Militello eressero sulla costa una fortezza ed, attorno ad essa, un borgo (l’attuale S. Agata); nel 1683, il duca di Cam astra riedificò S. Stefano, distrutta dalle “lavanche”, ridisegnandone l’assetto urbano secondo la pianta geom etrica dei giardini reali settecenteschi. L’arricchita borghesia agraria com m issionò notevoli opere d’arte. Nella pittura cam peggiarono il palerm itano Velasquez (Ceram i, Mistretta, Randazzo) e Lo Zoppo di G angi (Capizzi, Cesarò, Randazzo). Intensa attività svolsero il tortoriciano G iuseppe Tom asi, il m essinese Filippo Tancredi, lo sciacchese G iuseppe Tresca, il catanese O livio Sozzi, il palerm itano G aetano Mercurio ed il m onrealese Pietro Novelli. Nell’iconografia sacra, la scarsa presenza di sculture in m arm o è com pensata dal gran num ero di statue

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lignee (fra tutte si ricordano l’aristocratica statua di S. Vito nella Chiesa di S. Francesco a Tortorici e quelle pervase di dinam ism o di S. Michele Arcangelo a Longi (Chiesa Madre) ed a S. Marco d’Alunzio (Chiesa dell’Aracoeli). Molto pregevole, inoltre, il coro ligneo (1631), coperto da soffitto a cassettoni, con cantoria ed organo, nella Chiesa Madre di Longi. Sono di questo periodo, infine, i dram m atici Crocifissi di Frà U m ile Pintorno da Petralia (Ceram i, Mistretta, G alati Mam ertino, S. Fratello). Tra gli edifici civili, si ricorda l’im portante Collegio Capizzi a Bronte (1778). Dopo la liquidazione della feudalità e la soppressione dell’asse ecclesiastico, i più im portanti possedim enti terrieri divennero appannaggio di una scaltra classe di notabili. Le rivendicazioni dei contadini si tram utarono in num erosi m oti popolari (1820 e 1848). L’unificazione d’Italia, con l’avvento delle truppe garibaldine, m ise fine al regno dei Borboni; m a le richieste dei viddani spesso sfociarono in sanguinose insurrezioni contro i civili, com e ad Alcara Li Fusi (1860) e, successivam ente, ad U cria (1899). La nuova borghesia fece costruire num erosi palazzi signorili (Vagliasindi a Randazzo, Salam one a Mistretta) o opere pubbliche com e l’interessante Villa Com unale (1863) sem pre a Mistretta. Nella m edesim a città operò lo scultore am estratino Noè Marullo, di cui si conservano num erose opere, com e la statua di S. Sebastiano nella om onim a chiesa. Il dram m atico esodo m igratorio, verso le Am eriche all’inizio del secolo XX, verso il nord dell’Italia e dell’Europa nel secondo dopoguerra, ha determ inato un progressivo im poverim ento dell’intero territorio dei Nebrodi, con l’inarrestabile processo di diradam ento della popolazione dei piccoli centri. La creazione del parco costituisce una sfida per conservare e valorizzare questo straordinario patrim onio di natura e di cultura.

I Peloritani - entroterra naturale e storico della città capoluogo Morfologicam ente diversa dai Nebrodi é caratterizzata da pareti m ontuose, che non raggiungono le quote della regione nebroidea. Le sue pendici giungono direttam ente al m are con una acclività abbastanza elevata. Il suo territorio, caratterizzato dai castagneti situati nelle zone più alte, ha un'econom ia tradizionalm ente agro-forestale e una storia di form azione degli insediam enti urbani posteriore a quella dei Nebrodi, m a non per questo m eno suggestiva, basti ricordare la presenza dei m onasteri benedettini. Esso ha subito negli ultim i decenni un graduale processo di spopolam ento dovuto alla vicinanza della città di Messina, che ha prodotto effetti devastanti sul sistem a socioeconom ico e produttivo originario. L'utenza di servizi sociali, am m inistrativi ecc, dei paesi peloritani, ha accentuato il m onocentrism o del polo m essinese che raccoglie gran parte del sistem a relazionale della riviera jonica, della fascia costiera che arriva a Milazzo, nonché delle aree collinari interne del sistem a dei Peloritani.

S’estende per circa 65 Km e le sue propaggini vanno sfum ando nella valle del fium e Alcantara, che sfocia a sud di G iardini Naxos e che la separa dall'Etna. Ad ovest i Peloritani, in corrispondenza di Rocca Novara e Montagna G rande, m odificano

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decisam ente in senso orizzontale i loro crinali ed hanno il loro raccordo con la catena dei Nebrodi, a Nord ed a Est sono delim itati dai m ari Tirreno e Ionio dove sfociano num erose fium are. Le cim e più elevate sono la Montagna G rande (1374 m ), la Rocca Novara (1340 m ), il Pizzo di Vernà (1287 m ), il m onte Poverello (1279 m ), m onte G ardile (1228 m ), m onte Pom aro (1196 m ), m onte Antennam m are (1124 m ), il m onte Cavallo (1216 m ), Monte Scuderi (1253 m ), il pizzo della Croce (1214 m ) e Portella Mandrazzi (1125 m ).

La m orfologia è caratterizzata da una interm inabile successione di picchi, crinali e burroni. Dalla linea di cresta, stretta e sinuosa, che corre ad un'altitudine m edia di 800- 1000 m . precipitano a valle, entro gole profonde, innum erevoli corsi d'acqua che nel tratto m edio-inferiore si aprono in am pie fium are piene di detriti. Le rocce più diffuse, di antichissim a datazione, sono in parte di origine m agm atica ed in parte m etam orfica. In prevalenza abbiam o stratificazioni di scisti del Laurenziano, graniti, filladi, gneiss. I suoli sono spesso di origine arenaria e facilm ente disgregabili ed asportabili dall'im peto delle acque. Sui Peloritani non esistono veri boschi naturali. Delle antiche foreste iniziali di quercia, leccio e sughero e forse anche di faggio, di pini e castagno, sono rim aste solo poche form azioni saltuarie di circa trem ila ettari. A causa delle degradazioni successive, causate dall'uom o, e spesso dovute agli incendi, si è passati alla m acchia, alla m acchia degradata, alla gariga e alla steppa. Solo nelle zone più im pervie, dove l'uom o non è potuto arrivare, si sono conservati piccoli lem bi di bosco naturale di roverella e di leccio o di m acchia m editerranea con predom inanza di eriche, cisto, corbezzoli e ginestre (Spartium junceum , Cytisus scoparius, Calicotom e spinosa). L'intervento del Dem anio Forestale, con piantum azioni m assive di specie forestali, protratte per anni, hanno creato m agnifiche pinete di pino dom estico (Pinus pinea), Pino m arittim o (Pinus pinaster), Pino d'Aleppo (Pinus halepensis) e boschi di Castagno (Castanea sativa), Leccio (Quercus ilex) e Roverella (Quercus pubescens). I prim i im pianti boschivi dei Peloritani sono stati istituiti con R.D. 1449 del m aggio 1873 ed affidate ad un Consorzio per il Rim boschim ento. U no di questi im pianti, forse il più antico oggi rim asto, è quello della foresta di Cam aro di circa 96 ettari. Com prende svariate essenze arboree di cui le principali sono: Pino dom estico, Querce, Castagno, Eucalipto, Acacia (Robinia

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pseudoacacia). Successivam ente, nel 1920 la gestione è passata al Dem anio Forestale dei Peloritani. Attualm ente le aree boschive del Dem anio Forestale sono cosi divise:

D em anio ddei p elorotani orientali. Situato a cavallo del tratto iniziale dell'om onim a catena m ontuosa a ridosso dei centri di Messina, , Saponara e Rom etta, occupa oltre 4102 ettari. Al suo interno si possono contare tante specie forestali, num erose aree attrezzate ed itinerari turistici che toccano punti di interesse panoram ico. In ordine di diffusione troviam o le seguenti specie arboree: Pini m editerranei, Castagno, Querce, Eucalipti, Acacie (Robinia pseudoacacia), inoltre, Pioppo, Roverella, Mim osa (Acacia cyanophylla e longifolia), O lm o, Cerro, Frassino, Douglas, Pinus canariensis, Cedrus, Ailanto. Sotto l'aspetto forestale vanno ricordati le pregevoli pinete di pino dom estico (Pinus pinea) ricadenti nei bacini idrografici dei torrenti Mili, San Leone, Ferraro, Tarantonio di cui la pineta Candelara è tra le più belle d'Italia. Tutte queste pinete ricadono nel territorio di Messina m entre nei territori di Villafranca T. e Saponara troviam o i castagneti di Musolino e Ziriò. In territorio di Rom etta crescono i suggestivi boschi m isti di pino dom estico, m arittim o, d'Aleppo e Leccio. G iovani leccete le ritroviam o ancora nel bacino di S. Stefano Briga (ME). In alcune oasi ecologiche cresce ancora la Mim osa spinosa (Acacia karoo), una m im osa dalla form a arbustiva, dai bei fiori gialli m a dalle spine lunghe anche 10 cm . Il sottobosco è costituito quasi esclusivam ente dalle specie xerofile della bassa ed alta m acchia m editerranea form ata in prevalenza da Erica (Erica arborea), G inestra dei carbonai (Cytisus scoparius), G inestra spinosa (Calicotom e spinosa), G inestra di Spagna (Spartium Junceum ), Cisto (Cistus salviflorius e m onspeliensis) e Corbezzolo (Arbutus unedu).

Il D em anio ha un'estensione di 762 ettari e com prende i com uni di Furci Siculo e Casalvecchio Siculo, sul versante sud dei Peloritani Centrali. La vegetazione più diffusa è costituita da latifoglie, in particolare da Castagno (Castanea sativa), Leccio (Quercus ilex), Roverella (Quercus pubescens), che hanno gradualm ente sostituito i prim i im pianti di Pini m editerranei di cui restano, com unque, num erose presenze. U na presenza vegetale lungo alcuni corsi d'acqua è costituita dal Platano orientale allo stato spontaneo, una pianta insolita in Sicilia che conferisce all'am biente con la sua chiom a irregolare una nota vivace e briosa. Il sottobosco è, anche qui costituito da m acchia m editerranea form ata in prevalenza da Erica (Erica arborea), G inestra dei carbonai (Cytisus scoparius), G inestra spinosa (Calicotom e spinosa), G inestra di Spagna (Spartium Junceum ). Nelle zone più alte e

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poco alberate troviam o il Corbezzolo (Arbutus unedu) ed il Cisto (Cistus m onspeliensis e Cistus salvifolius). Il D em anio del m ela m olto vicino al precedente m a ubicato sul versante opposto dei Peloritani, occupa una superficie di 1827 ettari ed è com preso tra i bacini m ontani dei torrenti Idria, Longano e Mela, nei com uni di Barcellona, Castroreale e S. Lucia del Mela. La vegetazione più diffusa è costituita da pini m editerranei e castagno ed a tratti anche di eucalipti ed acacie che form ano una com posizione m ulticolore di particolare bellezza. Vaste zone presentano una vegetazione costituita prevalentem ente da m acchia m editerranea con Erica (Erica arborea), G inestra dei carbonai (Cytisus scoparius), G inestra di Spagna (Spartium Junceum ), Corbezzolo (Arbutus unedu) e Cisto (Cistus salviflorius, Cistus creticus e Cistus m onspeliensis). D em anio cisterna è il più piccolo dei quattro nuclei, con una superficie di 264 ettari. Ricade nei Peloritani O ccidentali nel bacino m ontano del fium e Alcantara, sottobacino del torrente Zavianni, in territorio di Francavilla di Sicilia. La vegetazione più diffusa è costituita da pini m editerranei, querce e castagno. Troviam o, inoltre, aceri, frassini e ontani. Anche qui, lungo alcuni corsi d'acqua troviam o il Platano orientale allo stato spontaneo. Fuori dalla zona dem aniale, alle quote m edio-alte, troviam o delle coltivazioni di castagno che anche se adesso parzialm ente abbandonate form ano dei boschi com patti ed a copertura totale. Altra pianta intensam ente coltivata è il nocciolo (Corylus avellana). Piantagioni estese, spesso associate a castagno le troviam o nel territorio di Fondachelli Fantina e nel territorio di Antillo e Lim ina altre coltivazioni m eno estese le troviam o nel territorio di Barcellona e Castroreale e sul versante opposto nel territorio di Francavilla di Sicilia e Motta Cam astra.

Tutta la flora costituisce habitat preferenziale per la m aggior parte dei funghi, il cui m icelio entra in sim biosi con le radichette term inali degli alberi superiori, arbusti o erbe, stabilendo con esse uno scam bio continuo di sostanze nutritive. Altri funghi vivono da parassita sulle piante arboree. Non bisogna dim enticare, inoltre, che i funghi per crescere necessitano di un am biente caldo e um ido. Il bosco ed il sottobosco provocano un effetto serra im pedendo con l'om breggiam ento che il suolo si asciughi sotto i raggi del sole e m antenendo il calore, specie di notte, e l'um idità.

La via della seta La storia insediativa dei Peloritani è fortem ente legata alle vicende storiche m essinesi, a com inciare dalle presenze calcidesi, per attraversare il periodo del successo econom ico di Messina nella cosiddetta età della seta, nella quale la città capoluogo è riuscita a

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coinvolgere i centri peloritani in quella forte attività econom ica che ha originato buona parte delle strutture urbanistiche con la crescita dei ghetti ebraici di e degli altri centri del versante tirrenico Peloritano. La storia della città di Messina e del suo entroterra consegna infatti alla nostra epoca le m igliori e più ricche testim onianze culturali ed econom iche, proprio quando per una serie di ragioni storiche e congiunturali nell'area si afferm a la produzione ed il com m ercio della seta, tra XIV secolo e il XV, favorito ed anim ato dal fervente dinam ism o im prenditoriale delle com unità ebraiche insediatisi nei villaggi e nei centri collinari peloritani. Tant'è il m ercato della seta si afferm ò in m odo estrem am ente rapido in pochissim o tem po e divenne quasi l’unico prodotto di scam bio della sua econom ia e così si m antenne per altri quattro secoli ancora per poi, nel XX sec. nell’arco di un solo decennio, altrettanto rapidam ente, scom parire senza, quasi, lasciare traccia se non qualche rudere di filanda. Se in tutto il sud dell’Italia il baco da seta venne introdotto nel XII sec., da Ruggero II, re di Sicilia, con l'aiuto di artigiani venuti dalla G recia, A Messina godette di m aggior sviluppo grazie alla sicurezza del suo porto, dove navi di qualsiasi portata potevano ferm arsi a lungo anche per lavori di raddobbo e cosi i m ercanti m essinesi ebbero l'opportunità si svolgere un ruolo di m ediazione tra gli ebrei produttori della seta e i m ercanti che s'appoggiavano al porto. Per tali ragioni con l’inizio del XV secolo Messina divenne città vitalissim a, in questo periodo è tanto prospera da battere m oneta propria con la sua zecca, è un pullulare di banchieri; il suo arsenale è così attrezzato da potere accogliere la com m issione di costruire una flotta contro l’offensiva dei tunisini; l’industria tipografica esprim e nom i di rilievo nell’arte della stam pa. La ricchezza e lo splendore che si afferm o nel capoluogo influenzo cosi anche l'entroterra peloritano che contribuì a svolgere un ruolo di com plem ento allo sviluppo del capoluogo, il quale toccò proprio il vertice della potenza econom ica nel XVI secolo quando l’industria serica assurge a tali dim ensioni che, su richiesta di setaioli di varia provenienza soprattutto toscani e veneti, venne concessa l’istituzione di un "Consolato della Seta" che diede tra l'altro l'origine alla Fiera di m ezz’agosto che fu capace di attrarre interessi com m erciali in un raggio di gravitazione europeo e m editerraneo. Cosi Messina assum e anche un ruolo di prim o piano anche nel cam po culturale: viene fondata la prim a U niversità degli Studi Siciliani, la quale era stata preceduta dalla istituzione di una scuola di greco illum inata dall’insegnante Costantino Lascaris.

La prosperità econom ica portò ad una ristrutturazione dell’im pianto urbanistico: all’im bocco del Porto venne costruito il forte di San Salvatore, un nuovo arsenale, la costruzione e l’am pliam ento di opere m urarie di fortificazione. Tali fortificazioni, di particolare rilievo durante la dom inazione di Carlo V, cingeranno i colli im m ediatam ente incom benti sulla città; ancora oggi, sulle alture, dom ina la cinquecentesca fortezza dei G onzaga

I luoghi peloritani che svilupparono una ricchezza notevole grazie tale attività si identificano nei centri sedi delle arcidiocesi che incisero con proprie tassazioni sulla

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produzione della seta tra questi Santa Lucia del Mela Patti e, sul versante Ionico, Acireale. Casale prim a saraceno poi norm anno, Santa Lucia del Mela è stato luogo prediletto da Federico II di Svevia che gli ha concesso privilegi ecclesiastici com e la "Prelatura Nullius" la più antica del m ondo, che gli ha perm esso l'indipendenza dalla diocesi di Messina, essendo assoggettata direttam ente alla Santa Sede. In essa si insedio una intraprendente com unità ebraica che riuscì a m onopolizzare la produzione della Seta e a diffonderla nell'intero sistem a dei centri collinari. O ggi la via della seta rappresenta un patrim onio di tracciati, di centri storici, di m onum enti religiosi e villaggi m eritevoli di attenzione e rilancio.

L'alcantara e il sistem a intervallivo Situata tra le due regioni m ontuose, costituita essenzialm ente dal sistem a dei bacini im briferi dell'Alcantara, del Patrì, e del Longano, evidenzia lo squilibrio territoriale causato dalla m odifica delle direttrici di crescita del territorio che seguivano la m orfologia longitudinale, in quelle aderenti alle linee m orfologiche trasversali. Territori ricchi di storia e di valenze paesaggistiche di alto pregio am bientale, basti citare i territori di e di Francavilla, che rappresentavano il naturale scam bio tra i due versanti jonico e tirrenico e con un'accessibilità nell'area interna favorita dai bacini im briferi, lottano contro una rarefazione dem ografica che rischia di depauperare un ricco patrim onio di usi agricoli e di tradizioni storiche. Determ inante in questo processo di svuotam ento la inadeguatezza dei collegam enti viari con i paesi costieri dei due versanti e con gli stessi paesi interni dei Peloritani e dei Nebrodi; una efficiente rete viaria tra i due sistem i costieri, farebbe di quest'area il nodo centrale di un sistem a basato sull'equilibrio di am biti funzionali equivalenti che si sviluppano nel territorio secondo le loro specifiche caratteristiche am bientali e m orfologiche. Elem ento di grande rilevanza, all'interno di quest'am bito é il bacino fluviale dell'Alcantara. Dalla sorgente nel territorio di Floresta, il fium e Alcantara percorre sino al m are la vallata variegata dai corsi d'acqua che lo arricchiscono disegnando un paesaggio ricco di valori am bientali, con alcuni luoghi di concentrazione di valori naturalistici che trovano una delle m assim e espressioni nelle spettacolari gole o nel suggestivo corso del torrente San Paolo; il paesaggio boschivo lascia il posto al paesaggio agrario costituito da colture intensive e specializzate, per riapparire subito sotto form a di m acchia m editerranea. Il sistem a insediativo del bacino é ubicato in prevalenza sull'altopiano di deposito. Esso é costituito da piccoli centri di origine storica, la cui econom ia é legata essenzialm ente all'uso agricolo della valle. La polverizzazione della proprietà e l'assenza di im prese agricole consistenti, frustrano tali vocazioni naturali e lo stato di abbandono é spesso evidente anche nelle colture tradizionali in essere.

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L'istituzione della riserva non ancora attivata, ha ulteriorm ente accentuato le problem atiche connesse al corretto sfruttam ento delle potenzialità produttive, scientifiche e turistiche dei luoghi. Il bacino dell'Alcantara é un'im portante riserva di risorse idropotabili; le sorgenti naturali costituiscono, insiem e con altre di più recente captazione, la fondam entale fonte di rifornim ento idrico per m olti com uni della provincia. Forte segno nel territorio, il fium e segna anche il confine con la provincia di Catania, disegnando le pendici dell'Etna che gravitano nel territorio della provincia di Messina. La m obilità tra le due province é qui di notevole intensità. La Valle dell'Alcantara però risulta m eglio collegata con l'Area Metropolitana catanese. L'inurbam ento delle coste Joniche e Tirreniche, dovuto nella m aggioranza dei casi ad una logica di sviluppo territoriale in contrasto con quello naturale, non ha portato certo contributi positivi al m iglioram ento della situazione socio/econom ica dell'area, m a al contrario, ha provocato consum o di suolo pregiato ed inquinam ento am bientale, oltre alla rottura degli equilibri territoriali. I consistenti insediam enti residenziali, legati al fabbisogno della seconda casa, hanno poi ulteriorm ente aggredito un territorio che aveva di per sé dei forti lim iti di estensione, costretto sia sul versante tirrenico ed ancor più su quello jonico dai sistem i m ontuosi. Il carico edilizio si é poi aggiunto a scelte di localizzazione di infrastrutture che trovano esem plificazione nel territorio di Milazzo e negli inurbam enti della costa che si estende sino a Messina. Da una parte l'area industrializzata di Milazzo, ben collegata con l'autostrada, gli elettrodotti, la linea ferroviaria nazionale, il porto com m erciale e di traffico turistico, dall'altra la città di Messina con i servizi sociali, am m inistrativi e direzionali, esercitano una naturale influenza sui com uni vicini, nell'am bito di una accettabile accessibilità, innanzi tutto com e fornitori di forza lavoro. I com uni com presi nell'Area Metropolitana di Messina, sono ancorati a specializzazioni terziarie ed il loro rapporto con i due centri suddetti determ ina una pendolarità in queste direzioni. Si identificano tre diverse fasce territoriali tra cui quella gravitante su Messina riveste un ruolo centrale più forte per la m aggiore dotazione di centri di servizio; una seconda di gravitazione periferica e cioè un'area di influenza m eno servita, m a facente parte del sistem a dei servizi esistenti; una terza corrispondente alle aree di m aggiore concentrazione delle attività produttive, con la tendenza a form are un sistem a lineare lungo tutto l'asse industriale di Milazzo e quello di Trem estieri. Lo squilibrato rapporto tra quest'area ed il territorio a m argine di esso, non viene colm ato nem m eno dai servizi turistici che si dispongono nel territorio in m odo prevalentem ente concentrico ed insufficiente a sfruttare adeguatam ente il patrim onio di risorse presenti nel sistem a costiero ed il suo im m ediato retroterra. A fronte di insufficienti attrezzature ricettive e servizi alberghieri di supporto allo sviluppo turistico, si contrappone un patrim onio di seconde case sproporzionato e di scarsa qualità. Questa situazione si verifica nell'area tra Milazzo e Barcellona, nell'area tra Patti e Capo D'O rlando e lungo tutta la costa del versante tirrenico sino al confine

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con la provincia di Palerm o, e nell'area com presa tra Scaletta e S. Alessio, per il versante jonico. U n esem pio di equilibrato sviluppo turistico che coinvolge intere parti del territorio è rappresentato dal polo turistico di Taorm ina. Questo centro con grandi valenze storiche, paesaggistiche e naturalistiche ha esteso la sua econom ia turistica ai territori dei com uni circostanti. Questi interagiscono svolgendo ruoli diversi e com plem entari costituendo dei poli funzionali dell'unico sistem a turistico dove il nucleo urbano storico di Taorm ina con il carattere di internazionalità dei suoi flussi turistici, ed organizzata con strutture ricettive specializzate a prevalente destinazione culturale svolge un ruolo di centralità. I territori di G iardini e , ciascuno con le proprie le proprie peculiarità fisico-naturali, svolgono un ruolo funzionale specifico per il turism o indotto; G iardini offre la sua struttura portuale e le infrastrutture legate allo svago, oltre le attività com m erciali ed artigianali, Letojanni offre l'organizzazione dei suoi im pianti balneari. U na appropriata politica di sviluppo della seconda casa integrata alle form e del territorio ha salvaguardato il già consolidato patrim onio storico esistente, e la grande valenza paesaggistica di Isola Bella. I territori di G iardini e Letojanni hanno consentito di accogliere quel carico edilizio legato ai flussi turistici che Taorm ina non riesce a soddisfare, cosicché Taorm ina, G iardini e Letojanni costituiscono un contesto territoriale con una forte identità econom ica legata al turism o. Tale contesto sente il bisogno di estendere la propria capacità attrattiva distribuendo i flussi turistici ai territori lim itrofi, consentendo di realizzare una econom ia turistica organizzata in un sistem a di am biti equivalenti, nella diversità funzionale.

L'arcipelago U n ruolo predom inante è quello svolto dalle Isole Eolie nell'am bito del settore turistico per il ricchissim o e diversificato patrim onio naturale, am bientale, archeologico e storico testim oniale che esse rappresentano. L'attività eruttiva, che ha dato origine agli apparati vulcanici delle Isole, ha determ inato un paesaggio unico fatto di scenari diversi tra loro m a ugualm ente suggestivi. Le piroclastiti disegnano il territorio con i coni vulcanici e gli orli craterici lo colorano in un gioco crom atico che va dai neri dell'ossidiana ai gialli delle calcareniti ai rossi delle andesiti al bianco lum inoso della pom ice. E' proprio alla sua natura vulcanica che é legata la storia delle sette Isole, nelle quali una colonia proveniente dall'Anatolia, popolo abilissim o nella lavorazione dell'ossidiana, trova la sua naturale dim ora. Num erosissim e le testim onianze del passato preistorico che hanno una delle m assim e espressioni nell'insediam ento neolitico di Calajunco, nell'Isola di Panarea. Da quest'epoca in poi troviam o dissem inate nel territorio tracce di storia che docum entano la continua presenza um ana nelle Isole; l'am biente naturale é

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influenzato dalla natura acida del suolo vulcanico e dall'um idità del m are, che favoriscono la fertilità del suolo e lo sviluppo di boschi rigogliosi nelle parti som m itali. L'uom o sfrutta queste ricchezze e sin dai tem pi della preistoria disegna i coni vulcanici con i terrazzam enti che si spingono sino alla som m ità dei crateri e vi im pianta colture per la propria sopravvivenza e per il com m ercio, specializzandosi, nel settecento, nella coltivazione di vigneti. La m onocoltura della vite determ ina però, con l'invasione della fillossera alla fine del secolo successivo, una paralisi econom ica che ebbe com e conseguenza l'abbandono delle Isole che vengono ripopolate solo verso la seconda m età di questo secolo. Negli anni sessanta le Eolie diventano m eta di un turism o elitario che le sceglie com e luogo ideale per la vacanza e per il quale le attrattive principali sono il m are pulito ed un am biente naturale non com prom esso dal turism o di m assa. Ma com e inesorabilm ente é avvenuto in altre realtà turistiche, anche le Eolie conoscono negli anni settanta il boom turistico che aggredirà il territorio per farne oggetto di speculazione edilizia. Si innesca così un processo econom ico basato nuovam ente sulla m onocoltura, questa volta turistica, che ha determ inato l’abbandono del territorio interno per riversarsi lungo le coste determ inando, prim a il sovraffollam ento dei piccoli nuclei urbani di origine settecentesca, e successivam ente, l’aggressione puntiform e al patrim onio naturale; fenom eno largam ente diffuso nelle isole di e di Vulcano e che tenta di aggredire le Isole m inori. La m onocoltura si é rivelata ancora una volta perdente, infatti, pur essendo una delle m ete turistiche preferite, le Isole risentono della carenza dei servizi ed attrezzature di supporto alle strutture alberghiere e di una politica speculativa volta a preferire lo sviluppo della seconda casa che, se in una prim a fase costituisce una fonte econom ica di sicuro rendim ento, si trasform a nel tem po in una form a di depauperam ento del territorio. Quando quest'ultim o giunge ai livelli della costa Tirrenica, diventa quasi irreversibile. La grande im portanza ed appetibilità delle risorse am bientali e storico archeologiche, nonché la capacità produttiva del territorio agricolo delle Isole Eolie, devono essere considerate, nel loro com plesso, com e la più im portante risorsa territoriale non solo dal punto di vista culturale, m a anche econom ico; una risorsa da utilizzare, in particolare, ai fini di uno sviluppo econom ico dell’intero arcipelago, la potenzialità e la vocazione prioritarie per il suo futuro e pertanto, un tipo di turism o orientato verso interessi culturali e naturalistici che passa per la salvaguardia del territorio, nella quale il bene da preservare ha una sua destinazione econom ica attiva. O ggi le politiche turistiche della provincia tendono a diversificare le relazioni tra arcipelago ed territorio provinciale, oltre che con Milazzo si registra un’ am pliam ento delle com unicazioni e delle condivisioni di politiche e program m i con la città capoluogo (PIT 21) e il resto delle città tirreniche occidentali.

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Fonti e note b ibliografiche d el cap itolo e d elle relative tavole d el quadro conoscitivo

V Studio preposto dalla com m issione europea “Corinne land cover” sull’uso dei suoli

V Studio propedeutico al Ptp 1997

V Appunti storici sulla via della seta a cura dell’U fficio PIT 22

V Appunti storici rilevati dal sito del Parco dei Nebrodi e dal PIT Nebrodi

V Piano Territoriale del Parco del Nebrodi

V Studi del Dem anio Forestale sui Monti Peloritani

V Piano territoriale paesistico delle Isole Eolie

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C APITO LO 3

IL PAESAGGIO NATU RALE C O ND IZIO NI D I C RITIC ITÀ E O PPO RTU NITÀ

IL PAESAGGIO ID RO GRAFIC O E LE FIU MARE I caratteri paesaggistici del territorio m essinese sono fortem ente influenzate dal sistem a torrentizio e dall’assetto tipo -m orfologico delle fium are. Queste presentano un prevalente regim e torrentizio ed una singolare m orfologia, per l'insistente azione di m odellam ento esercitata dalle acque, che rovinosam ente confluiscono negli alvei scavati sui fianchi dei m onti Peloritani.

Lo scorrere vorticoso delle acque, durante i periodi di piena, porta alla form azione d'estesi alvei, che nei tratti pianeggianti, in vicinanza dello sbocco a m are, interessano vaste superfici, con consistenti ed estese golene. G li am bienti esam inati presentano, a causa delle opere di sistem azione idraulica realizzate lungo il letto e sulle sponde delle fium are, differenti valori di naturalità ed un'accentuata fram m entarietà. Anche se in taluni casi l'attività antropica ha contribuito alla form azione di fragili neoecosistem i, le sue conseguenze devastanti dal punto di vista am bientale, hanno seriam ente com prom esso i delicati ecosisterni acquatici e deturpato pregevoli aspetti del paesaggio vegetale. Frequente, in m olti dei siti esam inati, la distruzione com pleta della vegetazione ripariale, seguita dalla cem entificazione del letto fluviale, ha reciso i legam i con le falde freatiche sotterranee, ha com prom esso la capacità di depurazione delle acque ed ha distrutto per sem pre ogni form a di vita anim ale e vegetale. Nonostante tutto si riesce ad individuare una

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buona connettività tra gli am bienti relitti, spesso arricchiti da presenze riferibili ad aspetti di paesaggio um anizzato, in cui si individuano percorsi per le stepping stone. Possiam o considerare l'intero bacino idrografico in cui si individuano le fium are, sia quelle del versante ionico sia quelle del versante tirrenico, com e un insiem e integrato di ecosisterni certam ente connesso ad un sistem a naturale (subsistem a abiotico e subsistem a biotico) e ad un sistem a antropico (tessuto dem ografico e tessuto econom ico). Sulla consistenza del patrim onio naturalistico delle fium are incidono, ovviam ente, num erosi fattori di degrado, tra cui la cem entificazione degli assi idrografici, cicatrici di degrado aperte dalle cave, discariche abusive, varie fonti di inquinam ento. A queste azioni è stato proposto un program m a di interventi per un riequilibrio territoriale m ultipolare (riequilibrio idrogeologico, biologico, insediativo, storico ed ecologico). G rande im portanza riveste un program m a di interventi volti al ripristino dei valori naturali e paesaggistici propri degli am bienti fluviali, utilizzando le pertinenze dem aniali. Notevoli gli aspetti socio-econom ici legati alla potenzialità che riveste il recupero di questi corsi d'acqua a regim e torrentizio.

Valori naturali lungo le fium are. Le fium are del m essinese ospitano una vegetazione con prevalente presenza di H elichrysum italicum e Scrofularia canina, a queste entità spesso si associano Nérium oleander, Dittrichia viscosa, Microm etria greca e Lotus com m utatus. Dove poi il greto, si presenta ciottoloso e prevalentem ente sabbioso, si riscontrano aspetti di m acchia a Spartium junceum , Calicotom e infesta e arbusteti a Tam arix africana.

Le aree golenali sono spesso interessate da vegetazione boschiva, in cui predom ina Populus nigra, Salix caprea e Platanus orientalis. Quest'ultim a interessante entità arborea è presente in percentuali m olto variabili a causa dei num erosi interventi di sistem azione idraulica realizzati nel corso degli anni. Frequentem ente, le aree dell'alveo m eno artificializzate, sono colonizzate da Euphorbia rigida e Cistus salvifolius Lungo il tratto interm edio, delle fium are, dove il percorso sinuoso e a volte im pervio crea am bienti rupestri m arcatam ente om breggiati e um idi com e forre, anfratti e nelle stazioni rocciose di sottobosco predom inano aspetti sciafili con: Phyllitis scolopendrium , Polypodium cam bricum , Adiantum capillus veneris e Polystichium setiferum , che vegetano spesso su fitti tappeti m uscinali di Tham nobryum alopecurum . U n tipico esem pio di questi am bienti è il Vallone della Santissim a presso Fium edinisi. Nelle aree adiacenti l'alveo, particolarm ente om breggiate e um ide, si riscontra la presenza di Pteris vittata. Laddove le acque scorrono lentam ente ed il letto si presenta poco profondo, gli aspetti di vegetazione igrofila sono rappresentati dai popolam enti di Apium nodiflorum , Nasturtium officinale e Veronica anagallis acquatica

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Tra il letto e la fascia discontinua e fram m entaria delle ripisilve, prevalentem ente su suoli ricchi di m ateriale organico, prevalgono aspetti di vegetazione ad: Eupatorium cannabinum , Pulicaria dysenterica e Mentha suaveolens.

Unità di Paesaggio I boschi ripari, qui com e in tutta la Sicilia non presentano grande diffusione, prevalgono piuttosto dove il corso d'acqua ha inciso a. Paesaggi forestali profondam ente scoscesi pendii m ontuosi ed b. Paesaggi forestali aperti o degradati inaccessibili versanti. In questi am bienti le

c. Paesaggi forestali artificiali entità arboree decidue ad alto fusto, più frequenti sono: Platanus orientalis, Populus d. Paesaggi forestali artificiali aperti o degradati nigra, Salix caprea e più di rado Salix gussonei. e. Paesaggi di macchia Altrove, gli am bienti tendenzialm ente nitrofili,

f. Paesaggi di boscaglia e prateria arbustata sono colonizzati da terofite com e: Draba m uralis, Erophila verna, G eranium lucidum , h. Paesaggi delle praterie termo-xerofile e delle rupi di bassa quota Arabidopsis thaliana ed altre. Ai lati della i. Paesaggi delle praterie meso-xerofile e delle rupi di alta quota zona di esondazione della fium ara, nei siti in

m. Paesaggi delle formazioni ripariali dei letti fluviali ampi cui i pendii presentano inclinazione m edia di 40% ed ingenti accum uli di detriti filladici, con n. Paesaggi dei laghi naturali e degli invasi artificiali cospicua com ponente argillosa, sono i r. Paesaggi rurali popolam enti puri di Arando pliniana che si alternano agli aspetti più radi e discontinui con Tussilago farfara, Centrantus ruber e Rum ex scutatus

Condizioni generali e prospettive. Le conoscenze sulla vegetazione delle fium are del m essinese, frutto di indagini svolte nel corso dell'ultim o decennio, ci consentono di riassum ere e m ettere a confronto lo stato attuale di questi am bienti, serie antropocora della vegetazione, con uno stadio successivo agli interventi di ripristino am bientale, serie golenale Attualm ente, in condizioni, di non indifferente precarietà, la prim a form azione della serie antropocora ad afferm arsi, è la cenosi delle alluvioni ghiaiose a Salix capraea e giarofite alveali con presenza di Tussilago farfara, Centranthus ruber, Rum ex scutatus. Nei siti m eno antropizzati, le cenosi precedenti, possono ospitare fram m enti di vegetazione naturale, a volte con stadi abbastanza degradati, con popolam enti di Arundo plineana. Allorché le azioni di disturbo sono persistenti, si ritrovano solo cenosi a forte antropizzazione con specie nitrofile quali: U rtica, Atriplex, Chenopodium , ecc.. Si osserva, altresì, una notevole dim inuzione di specie per unità di superficie ed una presenza di taluni bioindicatori, indice di un degrado am bientale prossim o alla soglia della irreversibilità. Dall'analisi di queste situazioni di degrado si risale ad una situazione di recupero ancora possibile, solo lim itando od escludendo talune azioni di disturbo individuate.

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BAC INIID RIO GRAFIC I PRINC IPALI IN AMBITO REGIO NALE Pertanto dalla situazione attuale sopra citata, cenosi delle alluvioni ghiaiose a Salix capraea e glareofite alveali con Euphorbia rigida e Cistus salvifolius proprie delle aree golenali, gli interventi proposti per favorire l'evoluzione della vegetazione, favoriranno le form azione delle ripisilve del Salici-populeto, con Salix capraea, Populus nigra e Platanus orientalis. Merita non m inore attenzione la colonizzazione vegetale dell'alveo, dom inata da fitti popolam enti ad H elichrysum italicum e Scrophularia canina. A queste entità, frequentem ente, si associano Nerium oleander, Dittrichia viscosa, Microm eria greca e Lotus com m utatus. Sul greto ricco di ciottoli e sabbia, si insediano arbusti com e Spartium junceum , Calicotom e infesta e Tam arix africana. Tutti questi elem enti dovranno essere arm onicam ente riconosciuti e rivalutati nel ripristino paesaggistico delle nostre fium are. Il collegam ento attraverso la dorsale m ontuosa ed i vari im m issari principali e secondari, contribuirà alla strutturazione di una rete ecologica provinciale, rispondente all'esigenza prioritaria del territorio di coniugare la sua salvaguardia, con una corretta e funzionale fruizione. Em erge, quindi sem pre più la necessità di puntare ad un m iglioram ento degli equilibri naturali ed am bientali com prom essi, attraverso la

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ricostruzione di elem enti naturali di pregio e qualità. O biettivo tecnico specifico da perseguire è, allora, la realizzazione di vere e proprie nuove reti ecologiche.

IL PAESAGGIO C O STIERO - V ALO RI E V U LNERABILTÀ D EI SISTEMI C O STIERI I valori del paesaggio costiero sono un elem ento di forte attrattività e identità del sistem a am bientale m essinese. E’ una tipologia che presenta in questo territorio, più che in altre aree della regione, una forte com plessità e variazione di tipologie m orfologiche e prettam ente paesaggistiche. Qui il sistem a antropico riveste un ruolo di forte contam inazione storica, pur tuttavia le relative aree costiere hanno la capacità di offrire diverse soluzioni e prospettive paesaggistiche, nonostante il fatto che l’aggressione edilizia sulla costa abbia prodotto una tendenza alla uniform ità dei valori paesaggistici. Le relazioni tra costa e assetto m eteom arino nella variabile delle due coste, tirrenica e ionica, contribuiscono, inoltre, ad alim entare una forte e consistente variazione ed alternanza di falesie, dune e dunque di valori paesaggistici. L’articolazione del paesaggio costiero contribuisce con forza alla individuazione di quelle unità am bientali definite nel quadro propositivo finalizzate alle politiche di valorizzazione am bientale. Nella definizione di tali partizioni e scansioni di paesaggio costiero si è fatto tra l’altro riferim ento agli studi specialistici ed in particolare alla individuazione delle unità fisiografiche prodotte a supporto della definizione degli am biti ottim ali om ogenei relativi al program m a di tutela delle acque redatto dalla Regione Siciliana e dal dipartim ento della Protezione Civile. Tali U nità sono individuate com e di seguito.

1. C ostiera di C ap o Mila zzo- C ap o Peloro Questa unità costiera è caratterizzata principalm ente da spiagge sabbiose e ciottolose, a debole pendenza e con elevata vulnerabilità all'erosione, determ inata soprattutto dalla m assiccia presenza, lungo costa, di insediam enti urbani ed industriali.Le aree critiche individuate all'interno di questa unità ricadono vicino alla zona industriale di Milazzo e lungo alcune zone urbanizzate più ad est: tratti in forte erosione nella fascia costiera di Spadafora e Villafranca Tirrena, e da Rodia S. Saba ad Acqualadroni. Le cause dei fenom eni erosivi sono da ricercare nella dim inuzione degli apporti solidi dei corsi d'acqua per la realizzazione di opere lungo l'asta, nell'esistenza di vari interventi estem poranei ed eccezionali, eseguiti lungo il litorale tra Rodia e S. Saba, che hanno determ inato un'alterazione del trasporto solido costiero e una variazione nell'andam ento della linea di costa. In generale, l'area di Capo Peloro non è considerata a rischio in quanto dai dati esistenti, non risultano segni di erosione. La zona risulta esposta ai venti ed al m oto ondoso del 1° e 4° quadrante

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2. C ostiera d i C ap o Peloro C ap o Scaletta Questa unità costiera è caratterizzata principalm ente da coste basse sabbiose a debole pendenza, interessata da forti correnti ed elevato grado di urbanizzazionelungo la costa. Esistono condizioni di forte arretram ento tra Mili Marina e Ponte S. Stefano, zona individuata com e critica a causa, probabilm ente, di una forte riduzione del trasporto solido dei corsi d'acqua che sfociano lungo il litorale e che risultano interessati dalla presenza di opere di sbarram ento prossim e alla foce, all'elim inazione delle dune e della loro vegetazione spontanea, a causa della realizzazione della S.S. 114. Inoltre, la realizzazione di m uri a parete verticale antistanti le spiagge hanno favorito fenom eni di riflessione del m oto ondoso durante le forti m areggiate, con la m igrazione dei sedim enti verso fondali profondi La zona risulta m oderatam ente esposta ai venti ed al m oto ondoso del 1° e 2° quadrante.

3. C ostiera d i C ap o Sca letta C ap o Schisò (Giardini) Questa unità costiera è caratterizzata principalm ente da coste basse sabbiose e ciottolose, con spiagge lunghe e strette rifornite di sedim enti da parte dei corsi d'acqua a carattere stagionale. Questa area risulta fortem ente urbanizzata, con edifici m olto vicini alla linea di costa, e interessata da strutture di tipo turistico. Si individuano alcune zone critiche nei com uni di Marina d'Itala, Alì Marina, S. Teresa di Riva, S. Alessio Siculo, Forza d'Agrò, Letojanni e la zona nord di Capo S. Andrea. L'arretram ento in atto in alcune spiagge di questa unità potrebbe essere causato dalla dim inuzione degli apporti solidi dei torrenti per la presenza di opere di sbarram ento lungo le aste. La presenza del m olo foraneo nella zona Sud della baia di G iardini Naxos, ha determ inato un accum ulo ed avanzam ento di spiaggia a discapito della zona centrale. La zona risulta esposta ai venti ed al m oto ondoso del 1° e 2° quadrante.

1. C ostiera d i C ap o Schisò- Porto di C ata nia Questa unità costiera è caratterizzata nella parte settentrionale da una lunga spiaggia ciottolosa che si estende fino a Riposto. Verso sud la costa si presenta alta e rocciosa e alcuni tratti di essa possiedono un'alta erodibilità. Le aree critiche individuate ricadono nelle zone di Fium efreddo, Torre Archirafi, Pozzillo, Stazzo, S. Tecla e Capo Molini. La zona risulta esposta ai venti ed al m oto ondoso del 1° e 2° quadrante.

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2. C ostiera di Santo Stefano C a p o d'O rla ndo Questa unità costiera è rappresentata da scogliere alte intervallate da spiagge strette ciottolose. La zona rappresenta la porzione costiera del Monti Nebrodi e delle Madonie, con corsi d'acqua di tipo torrentizio ed a carattere stagionale. Le aree critiche si trovano ad est di Cefalù, ad est di Marina di Caronia, ad Acquedolci, a Sant'Agata di Militello, a San Marco d'Alunzio e a Capo d'O rlando e sono caratterizzate da notevole arretram ento delle spiagge. In generale, per tutta l'unità fisiografica, le cause del fenom eno erosivo del litorale sono da ricercare nella dim inuzione degli apporti solidi, causata dall'im brigliam ento dei torrenti, e nella presenza di ostacoli naturali (capi e prom ontori) e artificiali (porti e opere di difesa radente) al trasporto solido litoraneo che trattengono le sabbie. Il Porto di Cefalù, posto all'estrem ità ovest dell'unità fisiografica, arresta il trasporto solido lungo costa ed i sedim enti provenienti da ovest non entrano più nel bilancio sedim entario costiero del litorale tirrenico m essinese. Il tratto di litorale indagato risulta prevalentem ente influenzato dagli apporti solidi della Fium ara di Pollina posta sopraflutto; pertanto, l'erosione è collegata alla dim inuzione degli apporti solidi del corso d'acqua; da Castel di Tusa alla Fium ara di Tusa l'erosione è causata dall'intensa urbanizzazione della fascia costiera, che risulta più esposta alle m areggiate. La zona risulta esposta ai venti ed al m oto ondoso del 4° e 1° quadrante.

3. C ostiera di C ap o d'O rlando C ap o C a lavà Questa unità costiera risulta m olto esposta ai venti dom inanti e quindi soggetta all'azione di forti m areggiate. E' rappresentata da scogliere alte intervallate da spiagge strette ciottolose. La zona rappresenta la porzione costiera dei Monti Nebrodi, con corsi d'acqua di tipo torrentizio e a carattere stagionale. Le aree critiche ricadono nei Com uni di Naso, , Piraino e G ioiosa Marea e sono caratterizzate da significativo e talora forte arretram ento delle spiagge. In generale, per tutta l'unità fisiografica di appartenenza, le cause del fenom eno erosivo del litorale sono da ricercare nella dim inuzione degli apporti solidi, causata dall'im brigliam ento dei torrenti, e nella presenza di ostacoli naturali e artificiali (porti e opere di difesa radente) al trasporto solido litoraneo che trattengono le sabbie. Il Porto di Capo d'O rlando sottrae gli apporti solidi della m aggior parte dei fium i e torrenti (solam ente due sfociano sottoflutto al porto). Il percorso delle sabbie si arresta, poi, dinanzi al Capo Tindari, dove esse vengono intrappolate e accum ulate in flèches. In particolare, il dissesto delle spiagge di Piraino e di G ioiosa Marea è da im putare al dim inuito trasporto solido litoraneo im pedito da Capo Piraino, dai num erosi prelievi di inerti dai torrenti e recentem ente dagli interventi di arginatura ed im brigliam ento dei corsi d'acqua della zona. Inoltre, tutta una serie di inadeguate opere m arittim e di difesa ha intercettato quel poco sedim ento in transito accentuando il fenom eno erosivo. La zona risulta esposta ai venti ed al m oto ondoso del 4° e 1° quadrante.

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4. C ostiera d i C a p o C ala và C ap o Mila zzo Questa unità costiera è altam ente urbanizzata ed è rappresentata da spiagge ghiaiose e ciottolose. Le aree critiche sono individuate tra San G iorgio e Mongiovi, Tonnarella, O liveri e Falcone con fenom eni di arretram ento della linea di costa, e ancora tra Barcellona e Milazzo. G li apporti solidi dei fium i e torrenti sono notevolm ente dim inuiti per i num erosi interventi di im brigliam ento e arginature, ciò ha provocato l'abbassam ento dei fondali e dei profili di spiaggia e quindi un più facile attacco da parte del m oto ondoso e delle m areggiate. In particolare, il forte evento eccezionale dell'ottobre '96 ha operato il definitivo dissesto sia della spiaggia em ersa che dei terrapieni e dei m anufatti retrostanti della Frazione S. G iorgio. Secondariam ente, la presenza della scogliera ANAS, con un effetto di riflessione delle onde, ha allontanato verso il largo una parte delle sabbie in transito, im poverendo ancora il bilancio sedim entario lungo costa. La zona risulta esposta ai venti ed al m oto ondoso del 4° e 1° quadrante.

V Fonti e note bibliografiche d el ca p itolo e d elle relative tavole d el qua dro conoscitivo

V Relazione e studi del Piano d’Assestam ento Idrogeologico regionale (PAI)

V Studio preposto dalla com m issione europea “Corinne land cover” sull’uso dei suoli

V Studio propedeutico al Ptp 1997

V studi sulla rete ecologica delle fum are m essinesi di Agata Asero, Fabrizio Meli , F. Ronsisvalle

V Piano territoriale paesistico regionale

V Piano territoriale paesistico delle Eolie

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C APITO LO 4

LE RISO RSE NATU RALI PRO TETTE PO LITIC H E D I TU TELA IN ATTO

LA TU TELA REGIO NALE G li elem enti interessati dal regim e di tutela e salvaguardia paesaggistica e territoriali; sono raggruppati nei: a- i territori costieri com presi in una fascia della profondità di 300m dalla battigia; b- i fium i, i torrenti ed i corsi d’acqua per una fascia di 150m ciascuna; c- i parchi e le riserve regionali; d- i territori coperti da boschi e foreste; f- le zone di interesse archeologico; g- le aree sottoposte alla L. 1497/39; h- le aree sottoposte alla L.R. 15/91

Per quanto riguarda i fium i, i torrenti ed i corsi d’acqua, le previsioni di tutela di cui alla legge 431/85 sono estese a tutti i corsi d’acqua in applicazione della L.5/1/94 n.36 ed ai sensi della Circolare Assessorato BB.CC. n. 10 dell’1/7/94. O ggi la m ateria e raggruppata in un testo unico nazionale. I perim etri dei territori ricoperti da boschi e foreste sono stati individuati in base alle risultanze dell’uso del suolo, non essendo stata redatta, in m aniera adeguata, dagli organi com petenti in m ateria, una cartografia con le disposizioni discendenti dalla legge G alasso. Per la perim etrazione ed identificazione delle aree si sono riportate le inform azioni delle Linee guida del Piano Paesistico Regionale. I vincoli territoriali individuano le aree di salvaguardia e di rispetto legate alle norm e che riguardano gli am biti di tutela naturali, e cioè i parchi e le riserve naturali istituiti con L.R. 98/81; i vincoli idrogeologici, vengono rappresentati in scala 1/200.000. Le fasce di rispetto di cui all’art. 15 della L.R. 78/76, individuano le aree sottoposte ad inedificabilità e specialm ente per la provincia di Messina:

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- la fascia costiera dei 150 m dalla battigia ad esclusione delle zone A e B; - i laghi di Ancipa, del Biviere e dei laghi di G anzirri per m .100 dalla battigia; - i lim iti dei boschi così com e individuati nella cartografia per 200m .

ILLU STRAZIO NE PRO MO ZIO NALE DELLA RISERVA DEI LAG H ETTI DI MARINELLO G ESTITA DALLA PRO VINCIA REG IO NALE DI MESSINA

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ELENC O D ELLE RISERV E NATU RALI O RIENTATE (RNO E RNI)

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IL PARC O D EI NEBRO D I O ltre ai suddetti vincoli il territorio provinciale è ricoperto per più del 50% della sua estensione da siti e aree protette, com e riserva o parchi, o soggette a tutela com unitaria. In ordine di grandezza l’area protetta più estesa, il Parco dei Nebrodi, ricopre per intero la regione fisica dei Nebrodi, da cui prende il nom e.

Istituito nel 1993 ricom prende le più im portanti ed estese form azioni boschive presenti in Sicilia (ca 50.000 ha). Le specie arboree più significative sono rappresentate da Fagus sylvatica (all'estrem o lim ite m eridionale dell'areale di diffusione), da Quercus cerris, da Quercus suber. Sono anche presenti singolari form azioni a Quercus ilex, a Taxus baccata, a Ilex aquifolium e im portanti am bienti lacustri e rupestri. Ricca la fauna sia vertebrata che invertebrata. Con la costituzione del Parco, articolato in 21 Com uni situati nella zona dei Monti Nebrodi, inoltre la Regione Siciliana riconosce i e vuole rivalutare un sistem a com plesso di culture, storie, am bienti, nel m om ento in cui è in discussione la storica articolazione gerarchica di ogni territorio e, con questa, il rapporto che si istituisce fra uom ini ed am biente. Tradizionalm ente il parco è letto com e un sistem a di difesa e conservazione delle com ponenti biotiche ed abiotiche di un territorio com plesso a precario equilibrio ecologico a fronte di un potente fattore storico di aggressione costituito dalla civiltà urbana.

G li elem enti principali che più fortem ente caratterizzano il suo paesaggio naturale sono la dissim m etria dei vari versanti, la diversità di m odellazione dei rilievi, la ricchissim a vegetazione ed i num erosi am bienti um idi.

L’andam ento orografico, lungo circa 70 km ., è caratterizzato dalla dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argilloso-arenacee: le cim e, che raggiungono con Monte Soro la quota m assim a di 1847 m etri s.l.m ., presentano fianchi arrotondati con estese terrazze som m itali e si aprono in am pie vallate solcate da innum erevoli fium are che sfociano nel Mar Tirreno.

Laddove, però, predom inano gli affioram enti calcari, il paesaggio assum e aspetti dolom itici, con profili irregolari e form e aspre e fessurate.

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E’ questo il caso di Monte San Fratello (716 m etri s.l.m .) e, soprattutto, delle Rocche del Crasto (1315 m etri s.l.m .).

Il parco è suddiviso in 4 zone, nelle quali operano particolari divieti e lim itazioni, funzionali alla conservazione e, quindi, alla valorizzazione delle risorse che costituiscono il patrim onio dell’area protetta. Principio inform atore del regolam ento, infatti, è il concetto di capacità portante, il quale definisce il lim ite oltre il quale la risorsa utilizzata nello svolgim ento di una attività viene gravem ente com prom essa. Pertanto, la conservazione, m otivo fondam entale dell’istituzione del Parco, si realizza in senso dinam ico, grazie a tutti quegli interventi volti all’uso com patibile delle risorse, ed è finalizzata alla valorizzazione delle risorse stesse. Sono 21 i Com uni il cui territorio ricade all’interno dell’area protetta: 18 in provincia di Messina (Alcara Li Fusi, Capizzi, Caronia, Cesarò, Floresta, G alati Mam ertino, Longi, Militello Rosm arino, Mistretta, Sant’Agata Militello, Santa Dom enica Vittoria, San Fratello, San Marco d'Alunzio, Santo Stefano di Cam astra, San Teodoro, Tortorici, U cria, Acquedolci),

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3 in provincia di Catania (Bronte, Maniace, Randazzo), 2 in provincia di Enna (Ceram i e Troina)

In questi Com uni risiede una popolazione com plessiva di 96.532 abitanti con una densità m edia di 56,5 abitanti per Km 2. I centri più grandi per dim ensione dem ografica sono Bronte (18.512 abitanti), Sant’Agata Militello (12.876) e Randazzo (11.223); quelli più piccoli Longi (1.653), San Teodoro (1.578), Santa Dom enica Vittoria (1.173) e Floresta (637). Il Com une più basso è Sant’Agata Militello (m . 25 s.l.m .), quello più alto Floresta (m . 1.275 s.l.m .), che è anche il più alto della Sicilia. Con Decreto dell'Assessore Regionale del Territorio e dell'Am biente n.67/G AB del 08.03.05 sono entrati a far parte del territorio del Parco i Com uni di Trona (in provincia di Enna) ed Acquedolci (in provincia di Messina). Con il m edesim o Decreto è stato altresì am pliato il territorio del Com une di Ceram i ricadente all'interno dell'area protetta.

SIC E ZPS. Nell’am bito del progetto Bioitaly del Ministero dell’Am biente, sono stati censiti oltre 220 Siti di Im portanza Com unitaria (SIC) , inseriti nella rete ecologica europea di zone speciali di conservazione denom inata Natura 2000 com e previsto dalla Direttiva com unitaria 92/43/CEE “H abitat”. Di questi, 46 sono stati successivam ente designati in ZO NE DI PRO TEZIO NE SPECIALE (ZPS) ai sensi della direttiva 79/409/CEE . Nel loro com plesso le zone ZPS e SIC rappresentano circa il 15% dell’intero territorio regionale; con riferim ento alle zone am m issibili a LEADER +, pur scendendo il valore num erico a 205, tali siti rappresentano circa il 15,75 % del territorio. E’ però da rilevare che, contrariam ente ad altre regioni interessate alle aree naturali, la Sicilia ancora non è dotata di un reale sistem a regionale delle aree protette che crei le necessarie interconnessioni sia ecologiche che gestionali tra Parchi e riserve naturali, m ettendo anche in relazione le attività dei vari Enti gestori che operano sul territorio. Nell’im m ediato futuro – grazie anche a quanto previsto in program m i cofinanziati (PO R,) – sarà pertanto necessario puntare alla costruzione di una connettività secondaria attraverso la progettazione e la realizzazione di zone cuscinetto e corridoi ecologici che m ettano in relazione le varie aree protette, costituendo così dei sottosistem i, funzionali anche al loro sviluppo. Alle due ZPS, Zone di Protezione speciale, “storiche”, si sono recentem ente aggiunte, su proposta dalla Regione Siciliana, altre 45 aree, selezionate dai SIC in base ai seguenti

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criteri di biodiversità del sito, num ero di specie (indice di densità) nidificanti, residenti, di tappa, presenza di singole specie, con attenzione al grado di vulnerabilità, per le quali il sito prescelto costituisce sito di riproduzione o svernam ento oppure ospita colonie di notevole consistenza num erica: In base ai criteri sopraddetti, sono state selezionate aree geograficam ente ascrivibili ai seguenti sistem i: zone um ide della Sicilia Nord-occidentale; zone um ide della Sicilia Sud-orientale; aree interne; isole circum siciliane.

La tabella successiva indica le aree SIC e ZPS che interessano il territorio provinciale:

Elenco delle ZPS (con le stesse perim etrazioni dell’om onim o sito di Im portanza com unitaria ) che riguardano la provincia di Messina: 1. Capo Peloro-Laghi di G anzirri 2. Dorsale Curcuraci, Antennam are 3. Rocche di Alcara Li Fusi 4. Isola di Alicudi 5. Isola di Filicudi 6. Isola Strom boli e Strom bolicchio 7. Isola di Salina (Stagno di Lingua) 8. Serra del Re, Monte Soro e Biviere di Cesarò

Il quadro norm ativo di riferim ento La biodiversità è considerata, dalla Convenzione di Rio de Janeiro, U nited Nations Convention on Biological Diversity (U NCBD) del 1992, com e una “com posizione di diversità genetica, specifica (naturale o agricolo-zootecnica), ecosistem ica, paesaggistica e culturale,che pone l’uom o com e parte integrante dei processi naturali”. In Italia il “Sistem a Nazionale delle Aree Protette” si è arricchito del sistem a di individuazione di aree di interesse com unitario definito dalla Direttiva H abitat (92/43 CEE) e dalla Direttiva U ccelli (79/409/CEE), per la costituzione della Rete Natura 2000. Con il QCS 2000-2006 è stato infine accolto uno dei tem i prioritari individuati dall’U nione Europea, ovvero la costituzione, in am bito nazionale, della cosiddetta “Rete Ecologica” che valorizzi e sviluppi gli am biti territoriali che presentano valori naturali e culturali particolari. Particolare attenzione è stata attribuita dalla Com m issione Europea al sistem a di gestione dei siti della Rete Natura 2000, con la pubblicazione della “G uida all’interpretazione dell’art. 6 della Direttiva H abitat” che stabilisce il quadro generale per la conservazione e la protezione dei siti e com prende disposizioni propositive, preventive e procedurali. Il Servizio Protezione Patrim onio Naturale del Dipartim ento Regionale Territorio e Am biente fornisce le principali inform azioni sulle aree protette presenti.

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Di seguito si riportano i caratteri peculiari delle aree Sic e zps del territorio m essinese con particolare riguardo a quelle che si configurano di im portanza strategica per il PTP:

Sito di Im p ortanza C om unitaria “Affluenti del Torrente Mela” (SIC 0 30 0 0 7) H abitat: 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia 5330 Arbusteti term o-m editerranei e pre-desertici 6220 * Percorsi substeppici di gram inacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea 7220 *Sorgenti petrificanti con form azione di travertino (Cratoneurion) 8130 G hiaioni del Mediterraneo occidentale e term ofili 92D0 G allerie e forteti ripari m eridionali (Nerio-Tam aricetea e Securinegion tinctoriae) 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 5330 Arbusteti term o-m editerranei e pre-desertici 6420 Praterie um ide m editerranee con piante erbacee alte del Molinio-H oloschoenion 3280 Fium i m editerranei a flusso perm anente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba 3270 Fium i con argini m elm osi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p e Bidention p.p. 3170 * Stagni tem poranei m editerranei 6430 Bordure planiziali, m ontane e alpine di m egaforbie idrofile U ccelli: Alcedo atthis Piante: W oodw ardia radicans (L.) SM. Altre caratteristiche: peculiare vallata dei M. Peloritani caratterizzata da sorgenti e piccoli corsi d’acqua perenni. Qualità e im portanza:stretta valle dei m onti Peloritani dove si localizzano le ultim e due popolazioni di W oodw ardia radicans presenti in Sicilia. Vulnerabilità: elevata (pascolo, incendi, sistem azioni idrauliche, captazione).

Sito di Im p ortanza C om unitaria “Fium e Fium ed inisi Monte Scuderi” (SIC 0 30 0 10 ) H abitat: 5330 Arbusteti term o-m editerranei e pre-desertici 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba Linee guida per la form azione del “Piano per il risanam ento am bientale ed il rilancio econom ico del Com prensorio del Mela” 3280 Fium i m editerranei a flusso perm anente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba 9180 * Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion 6170 Form azioni erbose calcicole alpine e subalpine 6220 * Percorsi substeppici di gram inacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casm ofitica 9260 Foreste di Castanea sativa U ccelli: Falco biarm icus Aquila chrysaetos Milvus m igrans Pernis apivorus Falco naum anni Circus aeruginosus Circus cyaneus Circus m acrourus Sylvia undata Alectoris graeca Altre caratteristiche: pregevole area dei peloritani caratterizzata dalla m ole dell'affioram ento calcareo di m . Scuderi che ospita una peculiare flora rupicola e dalla profonda vallata del Fium edinisi dove si localizzano interessanti pteridofite igrofile. Qualità e im portanza: im portante area m ontana dei Peloritani con profonde forre che ospitano il Tiglio, num erose sorgenti con Pteridofite igrofile e zona cacum inale calcarea con una flora ricca di endem ism i. Vulnerabilità: m edia (disboscam ento, pascolo, incendi, erosione dei versanti).

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Sito d i Im p ortanza C om unita ria “C ap o Mila zzo” (SIC 0 30 0 32) H abitat: 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito m arine 1240 Scogliere con vegetazione delle coste m editerranee con Lim onium spp. endem ici 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casm ofitica 6220 * Percorsi substeppici di gram inacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea 5330 Arbusteti term o-m editerranei e pre-desertici 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia U ccelli: Lanius m inor Pernis apivorus Circus aeruginosus Milvus m igrans Altre caratteristiche: stretto prom ontorio che si protende nel m ar Tirreno, caratterizzato da spettacolari falesie. Qualità e im portanza: prom ontorio, caratterizzato da alte falesie, prospiciente il m are Tirreno, che ospita una flora ricca di specie e habitat particolari. Vulnerabilità: m edio alta (attività turistica, urbanizzazioni).

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Fonti e note bibliografiche d el ca p itolo e d elle relative tavole d el qua dro conoscitivo

V Studio propedeutico al Ptp 1997

V Linee guida per il Piano di risanam ento dell’area a rischio am bientale della Valle del Mela

V Censim ento Bioitaly del Ministero dell’Am biente, sui Siti di Im portanza Com unitaria (SIC) , inseriti nella rete ecologica europea di zone speciali di conservazione denom inata Natura 2000 V Direttiva com unitaria 92/43/CEE “H abitat”.

V Piano Territoriale del Parco del Nebrodi

V Studi eseguiti dal PIT Nebrodi

V Studi per la tutela della riserva di Marinello condotti dalla Provincia Regionale

V Studi per la tutela della riserva di Salina Monte dei Porri e delle Felci condotti dalla Provincia Regionale

V Piano territoriale paesistico delle Isole Eolie

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C APITO LO 5

I TEMI AMBIENTALI EMERGENTI RISC H I ESO GENI ED END O GENI

I D ISSESTI E LE ESO ND AZIO NI. La struttura orografica del territorio provinciale, caratterizzata dal ravvicinato rapporto tra costa e crinali peloritani e nobroidei, ha determ inato un sistem a idrografico con delicati equilibri tra bacini e aree antropizzate, dovuti alle caratteristiche alluvionali degli stessi bacini. Il rapporto tra popolazioni e rischi di esondazione è da sem pre connaturato nella storia di questo territorio, insiem e alle attività di erosione costiera, determ inati anche qui da una non controllata pianificazione degli insediam enti um ani sulla costa. Le aree più interessate da questo delicato equilibrio tra insediam enti e fenom eni alluvionali riguardano i bacini idrografici attestati prevalentem ente sulla punta del territorio in corrispondenza dell’area m etropolitana, quella con m aggiore indice di antropizzazione. In queste aree il sistem a insediativo spesso vive a stretto contatto con gli alvei torrentizi. Ciò ha determ inato un paesaggio di opere di arginatura e di protezione sedim entate nel tem po e spesso prive di efficacia. La storia degli ultim i cinquant’anni ha conosciuto diversi episodi di alluvioni con danni al sistem a insediativo, la più im portante delle quali risulta senz’altro quella che nel ’71 ha interessato il torrente Patri, in seguito alla quale intere località rurali nel territorio di Fondachelli Fantina sono state costrette all’abbandono. Mentre nel decennio scorso fenom eni di rottura degli argini e di opere di attraversam ento hanno interessato la città capoluogo.

Di seguito sono descritti i caratteri critici dei m aggiori bacini idrografici nel territorio provinciale cosi com e individuati dal PAI predisposto dalla Regione Siciliana.

Il bacino del Mela e Muto. Com preso tra gli spartiacque dei bacini dei torrenti Muto e Mela. E’ costituito nella parte interna m eridionale dai rilievi dell’Arco calabro Peloritano, di natura m etam orfica in prevalenza costituti da rocce m etam orfiche di

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alto grado com e gneiss granitoidi. La fascia litoranea, dove scorrono le fium are, è costituita da accum uli detritici alluvionali e da affioram enti di rocce sedim entarie di natura argillosa e conglom eratici.

I corsi d’acqua ricadenti nel bacino presentano tutti le caratteristiche idrologiche di “fium are”, quindi un regim e a carattere torrentizio, e portata quasi nulla per buona parte dell’anno. Il corso d’acqua principale è il Torrente Corriolo, lungo 20 Km , nasce sul m onte Poverello con il nom e di Torrente Floripotem a. Sfocia nel Mare Tirreno ad oriente di Milazzo. Il territorio interessato, presenta condizioni particolari dovute alla presenza di un sistem a a pettine , costituito da num erosi corsi d’acqua a regim e torrentizio, le cosiddette fium are, che hanno dato origine a un paesaggio caratterizzato da valli strette e profonde. I valori m edi annuali della tem peratura registrati sono intorno ai 18°-19° C. 770 m m , le stagioni più piovose sono l’autunno e l’inverno. Dall’analisi delle classificazioni clim atiche secondo Lang le stazioni risultano caratterizzate da un clim a sem iarido; secondo la classificazione di De Martonne, tutte le stazioni sono caratterizzate da un clim a tem perato caldo; secondo Em berger si possono classificare le stazioni con un clim a sub-um ido. In fine secondo Thornthw aite, in quasi tutte le stazioni si è in presenza di un clim a asciutto sub-um ido. Non presenta forti fenom eni d’inondazione nel corso della sua storia recente.

I bacini m inori tra Ma zzarà e Tim eto sono da intendersi costituiti dall’unione dei bacini idrografici di piccole fium are della Sicilia orientale, di cui il corso d’acqua più rilevante è il torrente Elicona. Il bacino del Torrente Elicona e fium i m inori ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 119 Km q interessando il territorio della provincia di Messina. Il bacino confina ad ovest con il bacino del Torrente Tim eto, ad est con alcuni bacini m inori, a sud con il bacino del Fium e Alcantara. Il bacino è costituito nella arte interna m eridionale dai rilievi dell’Arco calabro Peloritano, di natura m etam orfica in prevalenza costituti da rocce m etam orfiche di alto grado com e gneissgranitoidi. La fascia litoranea, dove scorrono le fium are, è costituita da accum uli detritici alluvionali e da affioram enti di rocce sedim entarie di natura argillosa e conglom eratici. Il Torrente Elicona, che trae origine dalle pendici di Monte Rosso e di Monte Roccaro, si sviluppa per circa 18 Km fino a sfociare nel Mare Tirreno. Lungo il percorso riceve num erosi valloni, tutti di scarsa im portanza per quel che riguarda l'utilizzazione delle acque. Nel bacino del Torrente Elicona, è stata studiata la realizzazione di un serbatoio, denom inato Elicona. L'invaso, studiato con esito positivo, dovrebbe raccogliere i deflussi di circa 48 Km q di bacino e dovrebbe avere una capacità utile di 3.1 Mm c con un volum e m edio annuo utilizzabile di 3 Mm c/anno. Lungo la costa,

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nell'am pio golfo di Patti, si protende Capo Tindari, il cui versante orientale, contraddistinto da una scogliera che si erge per circa 250 m t. s.l.m ., dom ina una zona di fondali sabbiosi che danno origine ai quattro piccoli laghi di Verde, Marinello, Mergolo e Porto Vecchio. hanno una profondità m odesta e un'estensione di circa un paio di ettari ciascuno, variabile in funzione delle m aree, in quanto i loro lim iti risultano costituiti da sabbia e ciottoli. Anche questo presenta condizioni particolari dovute alla presenza di un sistem a a pettine , costituito da num erosi corsi d’acqua a regim e torrentizio.

Il bacino del Fium e Alcantara è costituito sia da terreni vulcanici etnei che da terreni sedim entari con caratteri torbiditici (arenarie e m arne). Il versante destro del bacino è ricoperto in m assim a parte dalle colate laviche dell’Etna che hanno colm ato il reticolo idrografico preesistente che si sviluppava nel substrato sedim entario. Tali terreni, di recente form azione, presentano elevata perm eabilità e bassa erodibilità; pertanto il reticolo idrografico che si è sviluppato su di essi presenta nel com plesso scarso interesse. L’alveo dell’Alcantara è stato anch’esso interessato, in epoca preistorica e protostorica, da colate laviche che a più riprese ne hanno ostruito o m odificato il corso. L’erosione operata dal corso d’acqua sui terreni lavici ha creato qui caratteristiche “forre”, con pareti alte diverse decine di m etri, caratterizzate da strutture colonnari subverticali “a canna d’organo” o leggerm ente arcuate ad “arpa” e a “ventaglio” o disposte orizzontalm ente a “catasta di legna” oppure caoticam ente fratturate. Sul versante sinistro del bacino affiorano litotipi sedim entari e m etam orfici, collegati strutturalm ente alle successioni della catena Appenninico-Maghrebide e all’Arco Calabro-Peloritano. Essi appartengono ad una sistem a di falde di ricoprim ento, costituite da prevalenti terreni cristallini e m etam orfici o da unità sedim entarie date da argille scagliose in sovrapposizione sul flysch di Monte Soro. In particolare, sono ben rappresentate le alternanze argilloso-arenacee dei flysch di Capo d’O rlando e di Monte Soro, insiem e a m etam orfiti di basso grado, a terreni argillosi caotici ed a depositi alluvionali di fondovalle. Il bacino del Fium e Alcantara ricade nel versante orientale della Sicilia nel territorio delle province di Messina e Catania, e ha recapito nel Mar Ionio. Il bacino presenta una superficie totale di circa 557.23 Km 2 con valori di altitudine m assim a pari a 3.274 m s.m . e m inim a pari a 0 m s.m . Il bacino confina a sud-ovest e ad ovest con il bacino del Fium e Sim eto e a nord con alcuni piccoli bacini. Il versante destro del bacino è ricoperto in m assim a parte dalle colate laviche dell’ Etna che hanno colm ato il reticolo idrografico preesistente sul substrato sedim entario. Data l'elevata perm eabilità di m ateriali vulcanici, la bassa erodibilità e la recente età di form azione, il territorio risulta privo di un reticolo idrografico superficiale degno di nota. Solo nella parte valliva del bacino in destra idrografica, sono presenti m odeste incisioni sui terreni sedim entari. Il territorio in sinistra idrografica è invece totalm ente costituito da terreni sedim entari o epim etam orfici sui quali

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si è form ato un fitto reticolo idrografico. L’asta principale del fium e Alcantara scorre tra il m assiccio vulcanico etneo a sud e le propaggini m eridionali dei m onti Nebrodi e Peloritani a nord, raggiungendo il m ar Jonio dopo circa 54.67 Km . I principali affluenti di sinistra hanno orientam ento nord-sud e sono separati da spartiacque che si distaccano quasi a pettine dalla dorsale principale dei M.ti Peloritani Il principale affluente di testata è il F. Flascio che trae origine dal M. del Moro (1433 m .s.m .) e confluisce nel Fium e Alcantara in territorio del Com une di Randazzo Il fium e Alcantara procedendo verso valle, attraversa la Piana di Moio dove raccoglie le acque dei torrenti di Favoscuro, Roccella, Fondachello, il F. S. Paolo e, più a valle, il torrente Petrolo fino a sfociare nel Mare Ionio. L'unico lago esistente nel bacino dell’Alcantara, il G urrida, è stato generato da colate laviche che hanno sbarrato il F. Flascio.

Il bacino del Fium e Fium ed inisi localizzato nel versante orientale della Sicilia, si affaccia sul Mar Ionio; territorialm ente ricade nella Provincia di Messina,com prende i com uni di Ali Superiore, ltala, Fium edinisi, Nizza di Sicilia, San Pier Niceto, Monforte San G iorgio e Santa Lucia del Mela. Il corpo idrico principale è rappresentato dal Fium e Fium edinisi (o Santissim a), il cui bacino idrografico ha una superficie di 49,72 Km q. Ai fini del Decreto L.vo 152/99 il bacino viene considerato significativo non per criteri dim ensionali, m a per il suo particolare interesse naturalistico, infatti il Bacino ricade all’interno della Riserva Fium edinisi Monte Scuderi. Il Bacino confina a Nord-Est con i Bacini m inori tra Fium edinisi e Capo Peloro, a Nord O vest con Bacini m inori tra Muto e Mela e poi con bacini m inori e non significativi. L’altitudine varia dai 200 m etri circa registrati nel basso corso del Fium e Santissim a, ai m 1279 di Monte Poverello. G eologicam ente il bacino appartiene all’appendice m eridionale della form azione dei Monti Peloritani, i quali rappresentano la prosecuzione dell’Appennino calabrese, e si estendono fino alla valle dell’Alcantara. Tale form azioni sono caratterizzate da rilievi aspri, costituiti prevalentem ente da rocce m etam orfiche, quali gneiss, m icascisti, filladi. In particolare i terreni affioranti nel Bacino Fium edinisi sono costituiti in prevalenza da Filladi nella parte m edio bassa del bacino del Fium e Santissim a, da Metam orfiti a base di Anfiboliti alle quote m edio-alte. In prossim ità della foce sono presenti in prevalenza accum uli detritici, depositi alluvionali e flaviolacustri, costituiti da ciottoli di origine m etam orfica.

Il corpo idrico principale è rappresentato dal Fium e Fium edinisi, il cui bacino idrografico ha una superficie di 49,72 Km q. Ai fini del Decreto L.vo 152/99 il bacino viene considerato significativo non per criteri dim ensionali, m a per il suo particolare interesse naturalistico, infatti il Bacino ricade all’interno della Riserva Fium edinisi Monte Scuderi.

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Il territorio interessato dal bacino, così com e tutto il territorio della provincia di Messina, presenta condizioni particolari. Tale anom alia è dovuta alla presenza di un sistem a a pettine , costituito da num erosi corsi d’acqua a regim e torrentizio, le cosiddette fium are, che hanno dato origine a un paesaggio caratterizzato da valli strette e profonde. Per quanto riguarda la tem peratura , l’esiguità dei dati clim atici riguardanti il territorio provinciale non consente di effettuare un’analisi m olto dettagliata delle singole situazioni locali. I valori m edi annuali registrati nella stazione di G anzirri sono intorno ai 18°-19° C. Per quanto riguarda le precipitazioni il versante ionico dei Peloritani, con valori m edi annui di 880 m m risulta la zona più piovosa della nostra regione, accanto ad alcne aree del versante orientale dell’ Etna. le stagioni più piovose sono l’autunno e l’inverno. Dall’analisi delle classificazioni clim atiche secondo Lang le stazioni risultano caratterizzate da un clim a sem iarido; secondo la classificazione di De Martonne, tutte le stazioni sono caratterizzate da un clim a tem perato caldo; secondo Em berger si possono classificare le stazioni con un clim a sub-um ido. In fine secondo Thornthw aite, in quasi tutte le stazioni si è in presenza di un clim a asciutto sub-um ido.

I bacini m inori tra Fium ed inisi e C ap o Peloro sono da intendersi costituiti dall’unione dei bacini idrografici di piccole fium are che occupano l’estrem o capo orientale della Sicilia. Il reticolo idrografico risente fortem ente dalla natura dei terreni costituenti il bacino. Lo spartiacque del bacino è costituito dai rilievi dell’Arco Calabro Peloritano; geologicam ente costituiti da gneiss granitoidi, tali rocce sono poco erodibili e quindi non perm ettono il form arsi di un reticolo idrografico, le fium are sono presenti esclusivam ente nella zona litoranea e si im postano su terreni di natura detritica e conglom eratica.

Nella riviera Nord del bacino, si trovano i laghi salm astri di G anzirri e Faro. Essi sono m essi in com unicazione con il m are aperto per m ezzo di canali d’alim entazione e sono tradizionalm ente utilizzati per l’allevam ento dei Mitili. Il lago di G anzirri, chiam ato com unem ente Pantano grande è di origine m arina, creatosi a seguito di insabbiam ento. Identica origine viene riconosciuta anche al vicino lago di Faro Presso Capo Peloro chiam ato com unem ente Pantano piccolo, perchè risulta di dim ensioni m inori. Quest'ultim o è in com unicazione con il m are tram ite due canali: il prim o sfocia nelle acque dello Stretto presso la chiesa di Torre Faro, l’altro lungo la costa tirrenica in contrada "Torre bianca". In entram bi i laghi la fauna è m olto varia e tra le specie che popolano queste acque citiam o: cefali, branzini, orate, anguille, gam beretti, ghiozzi e vari tipi di crostacei. La posizione geografica particolare dei laghi, ne ha fatto un luogo di sosta per uccelli m igratori che si ferm ano da queste parti durante le m igrazioni prim averili e autunnali. A G anzirri si possono am m irare Aironi, Corm orani, Fenicotteri ed anche qualche Falco di palude assiem e al Nibbio bruno. A tutt'oggi in entram bi i laghi pesa la m inaccia dell’inquinam ento, poichè, la zona è preda di una m assiccia espansione edilizia e gli scarichi fognari abusivi, assiem e ai fertilizzanti che filtrano dalle

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cam pagne circostanti, ne stanno pregiudicando l’equilibrio biologico. Num erose ordinanze e provvedim enti non hanno dato finora gli esiti sperati, rischiando così di com prom ettere le risorse di una fra le zone più caratteristiche di Messina.

L’Ente ha predisposto uno studio appropriato sul dissesto idrogeologico al quale il PTP fa riferim ento nella predisposizione degli elaborati grafici del quadro conoscitivo Lo studio elaborato nel 1996 contiene una analisi approfondita dei dissesti su su base litotecnica. Il PTP ne fa riferim ento nella predisposizione della carta delle vulnerabilità del sistem a fisico-naturale.

LE ERO SIO NI C O STIERE I fenom eni di erosione costiera rappresentano un elem ento di criticità territoriale tra i più rappresentativi se non il più rappresentativo del territorio provinciale. Sia per i caratteri geografici dello stesso che lo vede com e unico territorio con il più esteso litorale costiero tra le province siciliane, sia per i caratteri del sistem a idrografico chiam ati a interagire fortem ente attraverso il loro apporto con la m odellazione delle fasce costiere dunali. G li interventi di nuove portualità e soprattutto le azioni di antropizzazione costiera hanno determ inato forti m odifiche sul rapporto tra foci torrentizie e litorali, causando uno squilibrio del rapporto tra questi elem enti. Ne è conseguito lo sprigionarsi negli ultim i decenni di fenom eni, in alcuni casi irreversibili, di erosione costiera, originati tra l’altro da politiche e tecnologie pregresse di protezione costiere che hanno provocato autentici squilibri tra apporto detritico torrentizio e fasce dunali. L’area più interessata dal fenom eno è individuata nella costa tirrenica, tra la punta di capo Milazzo e il prom ontorio del Tindari, dove l’erosione ha determ inato la scom parsa di intere spiagge e l’abbattim ento di rilevanti tratti stradali costieri. Altri fenom eni hanno interessato i litorali tirrenico occidentali e parte della fascia ionica. In questo fronte la Provincia detiene una tradizione d’im pegno con interventi e tecnologie innovative che però risentono di una discontinuità d’im pegno delle m unicipalità locali che dovrebbero essere chiam ate alla m anutenzione e al m onitoraggio degli interventi finanziati ed operati attraverso la Provincia Regionale. La carta delle vulnerabilità indica ed individua le aree soggette a tali fenom eni e gli interventi fin d’ora operati dalla Provincia.

IL RISC H IO SISMIC O In base all’attuale zonizzazione sism ica, il territorio provinciale è caratterizzato dalla presenza di aree sism ogenetiche che lo configurano sia direttam ente com e area epicentrale, che com e area interessata da fenom eni sism ici con epicentro in aree lim itrofe. L’analisi storica degli eventi sism ici che hanno interessato il territorio della Sicilia orientale e della Calabria m eridionale ci consente infatti una valutazione della pericolosità basata non soltanto sull’attribuzione di eventi sism ici a zone

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sism ogenetiche, m a m ediante l’utilizzo di zone a sism icità diffusa (per terrem oti piccoli e m oderati), e“aree sorgente” (per grandi terrem oti).

Le aree sorgente, che rappresentano una possibile proiezione della zona di rottura della faglia associata ad un certo evento, vengono tracciate sulla base dei dati geologici di superfice, delle indicazioni fornite dai piani quotati dei terrem oti considerati, e tengono conto di tutte le ipotesi principali di sorgente sism ogenetica proposte finora.

AREE SORGENTE ED AREE A SISMICITÀ DIFFUSA

La Regione Siciliana, nell’am bito del proprio potere giuridico in m ateria di norm ativa delegata, ed in base alle com petenze attribuite dallo Stato alle Regioni ai sensi del D.L.vo n. 112/1998, ha m odificato la classificazione sism ica regionale (Delibera di G overno Regionale n.408 del 19 dicem bre 2003 e relativo decreto attuativo n. 003 del 15 gennaio 2004 in gazzetta ufficiale della regione siciliana del 13 febbraio 2004 n. 7). In base alla nuova classificazione sism ica la provincia risulta caratterizzata da condizioni di pericolosità m edio-elevata, considerato che tutti i suoi com uni sono catalogati in zona 2 m entre risultano più critiche le condizioni di pericolosità della area della punta e delle città capoluogo

L’Istituto Nazionale di G eofisica e Vulcanologia ha recentem ente predisposto una m appa della pericolosità sism ica che costituirà elem ento di riferim ento per le Regioni,nell’attività di aggiornam ento delle zone sism iche .

La m appatura citata si basa sui livelli di accelerazione m assim a attesi sul territorio nell’ipotesi di suolo rigido. Tale ipotesi richiede un adeguato approfondim ento di indagine in relazione alla presenza, sul territorio, di form azioni litologiche che possono produrre effetti di am plificazione di sito.

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Il Piano nazionale di em ergenza per la Sicilia orientale e Stretto di Messina. La Sicilia nord orientale è caratterizzata, com e già detto, dalla presenza di varie aree sism ogenetiche che sono tra le più attive dell’isola.

Tale situazione ha richiesto la predisposizione di un piano nazionale di em ergenza da rischio sism ico, m esso a punto sia per eventi catastrofici che possono interessare l’area, sia per eventi di intensità inferiore, m a di m aggiore frequenza. Tale piano ha una serie di scenari di danno che m ettono in luce l’elevata pericolosità dell’area.

U no dei principali elem enti di valutazione dell’efficienza dei soccorsi a seguito di crisi sism ica è la verifica dei livelli di sicurezza strutturale delle infrastrutture strategiche e delle infrastrutture rilevanti. Nella prim a fam iglia ricadono quelle opere non com patibili con livelli di danno anche bassi che ne com prom etterebbero la funzionalità (ospedali, ponti, m unicipi). Nella seconda rientrano invece due tipologie di opere: quelle il cui crollo può causare un gran num ero di vittim e (scuole, m usei, chiese); quelle il cui crollo può provocare ingenti danni am bientali (im pianti industriali, opere di ritenuta). Il Dipartim ento Regionale di Protezione Civile ha avviato tale prim o livello d’indagine m ediante schede speditive da com pilare a cura degli enti proprietari.

Correlazione fra fenom eni endogeni e m arem oti E’ noto che fenom eni quali terrem oti, frane, correnti di torbida ed eruzioni vulcaniche, costituiscono i più frequenti m eccanism i genetici dei m arem oti (“tsunam i”). Questi infatti, per potersi innescare, necessitano di rapidi spostam enti sem i-verticali di corpi solidi sul fondo che inneschino violenti m ovim enti di grande m asse d’acqua. Risulta evidente pertanto che la probabilità che accada un m arem oto si eleva, in un contesto nel quale sono ricorrenti uno o più di questi fenom eni.

Ciò prem esso va detto che l’applicazione del m odello della tettonica a zolle ha perm esso, di trovare un com une denom inatore fra differenti aspetti di fenom eni endogeni che caratterizzano la zona nord-orientale della Sicilia: l’arco insulare di origine vulcanica delle Eolie, i forti terrem oti, la piana abissale tirrenica, la catena

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appenninica m eridionale. Si è visto inoltre che alcuni dei fenom eni geologici che hanno accom pagnato la nascita del Tirreno - m ovim enti tettonici su grandi faglie, creazione di nuova crosta terrestre per espansione oceanica nelle piane abissali,vulcanism o aereo e sottom arino -sono ancora in atto. La zolla continentale africana continua infatti ad avvicinarsi a quella euro-asiatica, generando attività sism ica e m antenendo attive fratture nella litosfera e nella crosta che costituiscono vie preferenziali per la risalita di prodotti m agm atici.

Inoltre la Carta della sism icità in Italia - redatta dall’ING V (2004) sulla base dei dati della Rete Sism ica Nazionale illustra la distribuzione degli epicentri di 45.000 terrem oti avvenuti in Italia tra il 1981 ed il 2002. La carta m ostra, prescindendo da valutazione specifiche sulla m agnitudo e sulla profondità dei terrem oti, com e si sia “verificato un notevole rilascio sism ico sia in corrispondenza dei vulcani attivi italiani (ad esem pio il Monte Etna) che al largo delle coste settentrionali della Sicilia. Nella zona del Tirreno m eridionale è presente una notevole sism icità profonda in relazione al processo di subduzione della litosfera ionica al di sotto dell’arco calabro. A questo processo sono collegati alcuni dei più forti terrem oti registrati in Italia”.

Si vede pertanto com e, considerato il contesto geodinam ico appena descritto, sia necessario affrontare in m odo organico il tem a della prevenzione e m itigazione del rischio tsunam i.

IL RISC H IO MAREMO TO (“TSU NAMI”) Il term ine giapponese “tsunam i” (letteralm ente “grande onda nel porto”) viene orrentem ente utilizzato per indicare un treno d’onde m arine (o onde anom ale), generato da una im portante dislocazione del fondo m arino che, irradiandosi in m aniera concentrica dalla zona di generazione, può produrre danni sulle coste. La natura im provvisa del fenom eno e la una dim ensione lo rendono estrem am ente pericoloso per le com unità costiere. Le onde di tsunam i, che in m are aperto passano spesso inosservate per la loro scarsa altezza, quando si avvicinano alla costa subiscono una trasform azione: la loro velocità si riduce (essendo direttam ente proporzionale alla profondità dell'acqua) e di conseguenza ’altezza dell'onda aum enta, fino ad arrivare a raggiungere anche alcune decine di m etri quando si abbatte sulla costa. Se la costa viene raggiunta prim a dal ventre dell’onda di tsunam i si genera un fenom eno di rapido abbassam ento del livello del m are (“draw -dow n”), cha appare ritirarsi verso il largo, velocem ente seguito dall’arrivo della cresta dell’onda che induce l’innalzam ento del livello del m are (“run- up”). Il run-up e’ in genere espresso in m etri al di sopra del livello norm ale di alta m area e, per una stessa onda di tsunam i, può variare da punto a punto della costa investita in funzione delle sue m orfologia e batim etria. L’area interessata da uno tsunam i può estendersi per centinaia di m etri nell’entroterra, devastando vastissim e superfici. L’onda di ritorno inoltre, nel ritirarsi verso il m are,

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porta verso il largo gran parte del m ateriale investito sulla costa. Il fenom eno tsunam i è uno dei rischi naturali per la Sicilia. La nostra regione ha infatti un potenziale sism ogenetico elevato (Stretto di Messina, G olfo di Catania-Augusta, Tirreno m eridionale) ed è prossim a ad aree vulcaniche attive, anche sottom arine (Isole Eolie, Cam pi Flegrei-Vesuvio, Pantelleria, Isola Ferdinandea). La frequenza di grandi tsunam i è relativam ente bassa se confrontata all’alto num ero di grandi terrem oti che si verificano a scala globale. Più frequentem ente i cosiddetti “terrem oti tsunam igenici” sono associati alle zone di subduzione crostale. Frane e correnti di torbida – Fra i m eccanism i genetici più frequenti le frane vengono subito dopo i terrem oti. Indifferentem ente si può trattare di frane che com inciano sopra il livello m arino e finiscono in m are (p.e. evento del 16.10.79 sulla Costa Azzurra, Francia) o di m ovim enti franosi che si sviluppano interam ente in am biente sottom arino. Quest’ultim o caso è frequente in am bienti caratterizzati da forti pendenze quali i delta fluviali e le scarpate continentali, dove lo slittam ento dei sedim enti - altam ente instabili - può dar luogo a correnti di torbida.

G li tsunam i generati da attività vulcanica sono relativam ente m eno frequenti. Fra i fenom eni vulcanici che danno luogo a tsunam i vanno citate innanzitutto le esplosioni sottom arine e quelle che interessano isole vulcaniche, i flussi piroclastici che raggiungono il m are ed i collassi strutturali (sprofondam enti calderici dopo grandi eruzioni esplosive). Sono possibili inoltre com binazioni di più cause, com e la com binazione del m eccanism o genetico sism a-frana: piccoli sism i possono attivare grandi frane – sia in am biente sottom arino che subaereo – che, a loro volta, sono la causa diretta dello tsunam (evento di Monte Paci, Calabria, del 06/02/73)

D’altro canto i ripidi versanti caratteristici di alcune isole vulcaniche presentano forte instabilità, circostanza che favorisce l’innescarsi di frane del m ateriale incoerente dai fianchi degli edifici vulcanici (eventi di Vulcano del 20/04/88 e di Strom boli del 30/12/02). Abbiam o già detto che per la nostra regione il rischio non è affatto trascurabile, in quanto nei nostri m ari possono essere m essi in atto tutti e tre i citati principali m eccanism i di generazione dei m arem oti: grande terrem oto sottom arino, frana sottom arina ed eruzione o collasso vulcanico sottom arino. Questa ultim a tipologia di fenom eni costituisce una fonte di pericolo da non sottovalutare soprattutto per le coste nord-orientali della Sicilia e della Calabria tirrenica, a causa dei m olti vulcani em ersi e som m ersi presenti. Conferm a quanto appena detto il fatto che la m aggior parte degli tsunam i che storicam ente hanno interessato l’Italia ha colpito le coste della Calabria e della Sicilia nord-orientale. Dal “Catalogo dei m arem oti italiani” – pubblicato su Natural H azards 2004, e recentem ente prodotto in form a di database digitale disponibile in rete sul sito dell’Istituto Nazionale di G eofisica e Vulcanologia – em erge infatti che, a partire dal 79 D.C. (data della spaventosa eruzione del Vesuvio) ed in circa 900 anni, i m ovim enti anom ali del m are sono stati 71, con una m edia di un evento ogni 12,5 anni, e

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soprattutto che l’area più colpita (con 23 eventi) è la zona “Stretto di Messina-Sicilia O rientale-Calabria m eridionale tirrenica- Isole Eolie”. Si evince inoltre che la m assim a altezza che l’acqua ha raggiunto invadendo la costa è stata valutata tra 6 e 15 m etri. La “Carta dell’esposizione al rischio m arem oti” elaborata dal Servizio Sism ico del Dipartim ento Regionale di Protezione Civile riporta alcuni im portanti eventi che hanno interessato alcuni com uni costieri. In particolare va ricordato il più violento tsunam i m ai verificatosi in Italia, che si verificò circa 10 m inuti dopo il sism a del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina, e che provocò m igliaia di m orti. In proposito è stato dim ostrato che il m arem oto non fu provocato direttam ente dal sism a, com e per m olto tem po si è ritenuto, m a da una grande frana sottom arina, verificatasi nello Stretto di Messina a sud di Reggio Calabria, innescata proprio allo scuotim ento sism ico. In quella occasione fu osservato inizialm ente un m arcato ritiro del m are, durato alcuni m inuti, seguito da alm eno tre grosse ondate. Sulla costa siciliana lo tsunam i raggiunse a sua m assim a intensità (6 nella scala Am braseys-Sieberg) a Riposto, Briga e Paradiso. Il un-up m assim o fu m isurato a S. Alessio (11,70 m ) e a Pellaro (13 m ) sulle coste siciliana e alabra rispettivam ente. In m olti altri punti le onde raggiunsero altezze di 8-10 m etri. L’ultim o tsunam i in ordine di tem po verificatosi sulle coste italiane è stato generato a Strom boli, ai piedi della Sciara del Fuoco, il 30 dicem bre 2002 da frane, probabilm ente in arte sottom arine, connesse all’em issione di colate di lava: poco dopo le ore 13 si è innescato un im provviso m ovim ento anom alo del m are, rappresentato da un abbassam ento del livello m arino di alcuni m etri lungo tutta l’isola e da un im m ediato sollevam ento, con conseguente inondazione della fascia costiera fino ad altezza di alcuni m etri sul livello m edio del m are. L’evento anom alo, che ha determ inato danni ai m anufatti e ha provocato il ferim ento di alcune persone, è stato avvertito lungo la costa siciliana nella zona di Milazzo e in quella cam pana nel porto di Marina di Cam erota.

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L’AREA A RISC H IO AMBIENTALE D I MILAZZO

le politiche di industrializzazione delle regioni m eridionali perseguite negli ani ’60 hanno lasciato nelle territorio provinciale una forte eredità produttiva ed econom ica individuata in due grandi poli produttivi: l’area ASI, estesa lungo la fascia tirrenica da Milazzo e Villafranca, ed il Polo petrolifero di Milazzo, integrato nella sua configurazione di paesaggio industriale dalla centrale ENEL e dal com plesso industriale dell’acciaierie del Tirreno. In quest’area si m anifestano le più alte problem atiche am bientali legate ad un insiem e di fattori di m ultifonzionalità del bacino, individuatati soprattutto: 1. nella forte antropizzazione dell’area interessata dai m aggiori centri urbani della provincia, quali Barcellona e Milazzo; 2. da una com presenza di attività produttive ed econom iche legate alla tradizione agrum icola, flovovivaistica e agropastorale della piana; 3. dalla preseza di un com plesso nodo di m obilità rappresentato dal porto di Milazzo e dai nodi ferroviari e autostradali ivi presenti; 3. dalle attività turistiche ricettive della città m am ertina, tradizionale avam posto dell’arcipelago oliano; 4. dalla presenza di valori fisico-naturali individuati nelle aree collinari oggi protette, contestuali al bacino idrografico del Mela; 5. ed infine dalla presenza e dallo sviluppo delle attività industriale accennate, con in testa il polo petrolifero, il quale, attirando altre attività indotte, ha provocato tra l’altro una caduta della struttura econom ica tradizionale, con conseguente sostanziale abbandono delle precedenti vocazioni dell’area (agricole, parzialm ente specializzate in colture e floricolture pregiate, e tendenzialm ente, turistiche).

Il com plesso sistem a antropico, così generatosi, ha prodotto un costante livello di conflittualità tra tali diverse funzioni e soprattutto tra l’attività del polo petrolifero e le

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altre ed il resto. Cosicché, com e è stato ovviam ente descritto dalla Relazione am bientale di sintesi elaborata dal Ministero dell’Am biente e della Tutela del Territorio com e atto propedeutico alla dichiarazione di area a rischio am bientale “lo stato di sviluppo attuale vede una realtà produttiva disom ogenea: i due grandi poli industriali (petrolifero ed energetico) si sono sviluppati in m odo separato, con un indotto generato di lim itata estensione, m entre l’insiem e della m edia industria è m olto disarticolato e precario. Anche le aspettative di risoluzione dei problem i occupazionali sono am piam ente disattese, e buona parte dell’opinione pubblica avverte questo tipo di sviluppo com e un sostanziale im pedim ento alla conversione del sistem a econom ico locale verso settori produttivi ritenuti tradizionalm ente più consoni al territorio (quali il terziario orientato al turism o). In questo quadro gli effetti am bientali, indotti dalla presenza delle attività industriali, divengono un fattore di conflittualità, alla quale spesso contribuisce la carenza di trasparenza nella gestione delle stesse industrie e l’insufficienza dell’inform azione che giunge alla popolazione”. Inoltre i gravi fenom eni di inquinam ento am bientale, atm osferico accentuati negli ultim i decenni hanno infine posto la prem essa fondante per la dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi am bientale, avvenuta con Decreto 4 settem bre 2002, n. 50/G AB. Il provvedim ento assunto dal governo regionale ha prodotto una sensibile ripresa del dibattito intorno ai tem i della riconversione delle vocazioni econom iche di tutto il sistem a m etropolitano, in relazione al fatto che il polo produttivo rappresenta ad oggi sostanzialm ente il riferim ento strategico della stessa area. Le iniziative derivanti dalla proclam azione di area a rischio am bientale si sono ad oggi sostanziate nell’em anazione delle linee guida per la form azione del “Piano per il risanam ento am bientale ed il rilancio econom ico del Com prensorio del Mela” rispetto a cui il PTP ne trarrà indicazioni, m a richiam ando ad un ruolo propositivo della Provincia rispetto alle strategie che dovranno contenersi nello stesso Piano. Il quadro propositivo, nella esplicitazione degli strum enti operativi indicherà le strategie fondanti indicate per quest’area che vanno poste in assunte ed introspettate nel Piano per il risanam ento am bientale prescritto dal Decreto.

L’area a rischio di crisi am bientale com prende 7 com uni: Milazzo, Sa n Filip p o d el Mela , Pace del Mela, Santa Lucia d el Mela, C ond rò, San Pier Niceto, Gua ltieri Sicam inò Com plessivam ente l’am bito individuato ha una superficie di circa 190 km 2 ed una popolazione di oltre 55.000 abitanti residenti. Sono presenti 16 km di coste, un’am pia zona pianeggiante (piana di Milazzo) ed una serie di vallate, in corrispondenza di altrettanti corsi d’acqua, in direzione dei m onti Peloritani. Nella piana di Milazzo Barcellona, com e già richiam ato, un’am pia area agricola pianeggiante, con vaste zone destinate a sem inativi e colture orticole, coesiste con il com plesso industriale di m aggiori dim ensioni della Provincia, com posto dal polo petrolifero, e dal polo energetico, ed un rilevante num ero di m edie e piccole industrie nell’ “area ASI”, che si allunga sul litorale est di Milazzo. Num erosi tratti di costa ed, in m inor m isura, dell’interno, non interessati da insediam enti industriali, sono tuttora di

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notevole pregio e frequentati da flussi turistici. Nell’am bito rientrano, in m odo parziale o totale, le seguenti aree protette:

1. Sito di Im portanza Com unitaria “Affluenti del Torrente Mela”; 2. Sito di Im portanza Com unitaria “Fium e Fium edinisi, Monte Scuderi”; 3. Riserva Naturale O rientata “Fium edinisi e Monte Scuderi”; 4. Sito di Im portanza Com unitaria “Capo Milazzo”.

Nonostante la rilevante presenza industriale, l’area lam enta un elevato tasso di disoccupazione con forti quote percentuali di tipo “giovanile”, che non trova adeguato im piego negli altri settori di attività presenti: agroalim entare e turistico, fortem ente com pressi dalla stessa presenza industriale, o il terziario, non ancora sufficientem ente sviluppato. La parte introduttiva della relazione prelim inare del Ministero Am biente si conclude auspicando l’avvio di “azioni di risanam ento del territorio e di program m azione dello sviluppo produttivo in m odo am bientalm ente corretto”, necessarie per superare le criticità riscontrate, e riportare in equilibrio il sistem a ricom ponendo i conflitti sociali. Le linee guida per il Piano di risanam ento richiam ano la necessità di una strategia di “rientro dell’im patto antropico negli standard della sostenibilità com e presupposto im prescindibile dell’azione di risanam ento, e richiedono a m onte un processo che sia frutto di un approccio m etodologico corretto, che tenga conto di principi fondam entali che costituiscono categorie m entali diventate orm ai patrim onio collettivo a livello internazionale”.

I rischi individuati nelle linee guida del Piano di Rsanam ento Am bientale sono di natura atm osferica, qualità delle acque, acustica, connessi agli eventi naturali e ai principi generali della qualità della vita.

Le em issioni in atm osfera nel territorio del Com prensorio del Mela sono generate essenzialm ente dalle sorgenti fisse indicate nei seguenti im pianti e agglom erati: 1. CTE Edipow er S.p.A. 2. Raffineria di Milazzo S.C.p.A. 3. M.E.G .S. Term ica Milazzo S.r.l. 4. Industrie principali area A.S.I. G iam m oro

I flussi di m assa totali degli inquinanti em essi m ostrano, a partire da 2002, una tendenza generale alla dim inuzione, e tuttavia risultano tali da alterare le norm ali condizioni am bientali e di salubrità dell’aria del Com prensorio. Perm ane, pertanto, il rischio di com prom issione della salute della popolazione e degli ecosistem i interessati. Il D.M. 2 aprile 2002 n. 60 ha abrogato il D.M. 15 aprile 1994 ed il D. M. 25 novem bre 1994 ed ha stabilito i nuovi valori lim ite di qualità dell’aria am biente per gli inquinanti ubiquitari: biossido di zolfo, ossido e biossido di azoto, particolato (PM10), piom bo,

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benzene e m onossido di carbonio La recente Direttiva 2004/107/CE del 15 dicem bre 2004 disciplina invece i seguenti inquinanti: IPA, arsenico, cadm io e nichel. lim ite, i term ini entro i quali dovranno essere raggiunti e il num ero m assim o di superam enti perm essi in un anno. Il D. M. n. 60/2002 prevede dei m argini di tolleranza transitori in relazione ai diversi valori lim ite ed i term ini entro cui dovranno essere raggiunti.

In ordine ai rischi connessi alla qualità delle acque si rilevano apporti inquinanti nei bacini del Torrente Mela, del Floripotem a-Corriolo, del G ualiteri-Muto e della fium ara Niceto. Di seguito vengono fornite alcune brevissim e inform azioni sui principali scarichi nei relativi bacini, com e risulta da un censim ento prelim inare effettuato sul com prensorio. Torrente Mela. Nel bacino ricadono otto scarichi, di cui 3 provenienti dal com une di S. Lucia del Mela, uno dal com une di San Filippo del Mela, due dal com une di Barcellona e due dal com une di Merì. Torrente Floripotem a-Corriolo. Lam bisce il lato est dei centri abitati di S. Lucia del Mela e San Filippo del Mela, per finire nel m ar Tirreno, dal lato di levante, con il nom e di torrente Corriolo. Tre sono gli scarichi che ricadono in questo bacino idrografico. Torrente Muto. Sfocia in m are in prossim ità del com une di G ualtieri-Sicam inò. Riceve tram ite il Vallone Canalicchio quattro scarichi.

Le valutazioni suddette e le analisi sull’area sono state dedotte dalle stesse linee guida. Altre valutazioni in ordine alle condizioni di criticità dell’area assum ono aspetti specialistici e scientifici e sono ivi trattate.

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SINTESI D ELLE C RITIC ITÀ E O PPO RTU NITÀ D EL SISTEMA AMBIENTALE FISIC O -NATU RALE

PU NTI DI FO RZA PU NTI DI DEBO LEZZA O PPO RTU NITA’ ricchezza del paesaggio Precarietà e vulnerabilità del Individuazione di strategie di costiero tessuto idrogeologico m arketing territoriale a forte com ponente naturalistica ricchezza del paesaggio Aree ad elevato rischio di collinare e m ontano esondazione Capacità di offerta turistica m ultisettoriale Ricchezza del patrim onio Precarietà e vulnerabilità del viario naturalistico patrim onio costiero dunale Attrattività di investim enti e strategie di coinvolgim ento im prenditoriale Disponibilità di aree a bassa Aree ad elevato rischio di sulle politiche di valorizzazione della antropizzazione erosione costiera rete ecologica

Ricchezza del paeaggio Aree con debole disponibilità Attrattività di investim enti sulle fluviale e torrentizio alla portualità diffusa politiche ricettive extralberghiere agroturistiche e del turism o rurale Ricchezza della identità del Aree costiere con livelli di sistem a geo-m orfologico ed congestionam ento antropico disponibilità alle politiche di fruizione orografico rispetto al sistem a irreversibili m ultitipologica dei paesaggi regionale dunale costieri, fluviali e collinari Debole fruibilità delle aree (corridoi ecologici m ultisettoriali) Aree a forte panoram icità naturali interne intercostiera Elevato rischio am bientale delle aree nell’am bito delle città costiere

Rischi endogeni consolidati Presenza di fattori inquinanti ad elevato rischio per la popolazione.

Fonti e note b ibliografiche d ei cap itoli 2-3-4-5 e delle relative tavole d el qu adro conoscitivo

• Studio propedeutico al Ptp 1997

• Linee guida per il Piano di risanam ento dell’area a rischio am bientale della Valle del Mela

• Censim ento Bioitaly del Ministero dell’Am biente, sui Siti di Im portanza Com unitaria (SIC) , inseriti nella rete ecologica europea di zone speciali di conservazione denom inata Natura 2000 Direttiva com unitaria 92/43/CEE “H abitat”.

• Studio sul dissesto idrogeologico del territorio provinciale com m issionato dalla Provincia Regionale 1996

• Piano territoriale paesistico delle Isole Eolie

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