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© 2016 Rossella Di Rosa ALL RIGHTS RESERVED ITINERARI NOMADICI ED ECOLOGICI NELLA NARRATIVA DI ANNA MARIA ORTESE, ELSA MORANTE E FABRIZIA RAMONDINO By ROSSELLA DI ROSA A dissertation submitted to the Graduate School-New Brunswick Rutgers, The State University of New Jersey In partial fulfill of the requirements For the degree of Doctor of Philosophy Graduate Program in Italian Written under direction of Andrea Baldi And approved by ____________________________________________ ____________________________________________ ____________________________________________ ____________________________________________ New Brunswick, New Jersey October 2016 ABSTRACT OF THE DISSERTATION Itinerari nomadici ed ecologici nella narrativa di Anna Maria Ortese, Elsa Morante e Fabrizia Ramondino by ROSSELLA DI ROSA Dissertation Director Andrea Baldi The dissertation analyzes the centrality of the philosophy of “becoming” and “nomadism” in Ortese, Morante and Ramondino, three of the most influential writers of 20th-century Italian Literature. I argue that nomadism inspires both the authors and characters’ quixotic quests and that it deeply influences their conceptions of and relationships to the city. While Toledo, Almeria, and Ciutat are the final destinations of their incessant journeys, these cities also emblematize original reconfigurations of a fantastic Mediterranean, where places lack fixed borders, are crossed by conflicting forces, and are governed by Deleuzian processes of becoming. Such phenomena lead the characters to ‘trespass’ not only their respective territories’ borders, but also the limits of humanity. This aspect, which has been overlooked by scholars, proves that under the veil of fiction, Ortese, Morante, and Ramondino develop an ecological and post human thought, which acknowledges the centrality of nonhuman animals and nature in human beings’ existences. My dissertation’s ultimate goal is to place therefore, these writers in a ii broad interdisciplinary context, since they dialogue with several Italian and Spanish authors, and anticipate seminal insights of contemporary philosophers such as Agamben, Braidotti, Derrida Said, Zambrano, Deleuze and Guattari. iii Ringraziamenti Questo lavoro è il coronamento di un lungo cammino che mi ha condotto a percorre tanto strade conosciute quanto sentieri inesplorati. Alla fine di questa esperienza, che ha visto protagonista l’incessante viaggio delle mie autrici, ho realizzato che anche i mie anni di dottorato negli Stati Uniti sono stati sostanzialmente cammino e viaggio. A differenza delle mie autrici, io però non sono mai stata sola. L’Italian Department di Rutgers—con i suoi docenti, il personale amministrativo e i graduate students—mi ha accolto con calore e affetto, facendomi sentire sin dall’inizio parte di questa comunità. Sono immensamente grata al mio advisor Andrea Baldi, una presenza fondamentale di questa esperienza americana, nonché una guida nello studio delle mie autrici e nella scrittura di questo lavoro. La sua preparazione, la sua precisione nella ricerca e la sua passione per l’insegnamento (di cui sono stata testimone sia come studentessa sia come research assistant), sono state per me un esempio di professionalità importantissimo, indicandomi che tipo di insegnante e di scholar voglio essere. Allo stesso modo la professoressa Laura S. White costituisce un punto di riferimento intellettuale e didattico imprescindibile. I suoi corsi mi hanno incoraggiato ad approfondire autori lontani dalla mia area di ricerca, offrendomi gli strumenti necessari per analizzarne criticamente le opere, soprattutto del Barocco, che si sono rivelate di cruciale importanza per la mia tesi. Inoltre, la sua competenza nell’insegnamento e i suoi suggerimenti in ambito metodologico sono stati cruciali nella mia esperienza come TA. iv Un ringraziamento molto speciale va alla professoressa Paola Gambarota, dalla quale non si smette mai di imparare. I suoi preziosi suggerimenti, sempre chiari e precisi, mi hanno aiutata a dare al mio studio il giusto equilibrio teorico e critico. Inoltre, i suoi seminari, le discussioni in classe e fuori dall’ aula, la sua preparazione ed esperienza mi hanno aiutato a crescere a livello intellettuale e personale. Ringrazio i professori Alessandro Vettori, David Marsh e Rhiannon Welch, per la loro immensa disponibilità e per avermi aiutato nello studio di certi testi e tematiche, che da sola non sarei riuscita forse a cogliere appieno. Sono grata, inoltre, ai professori Margaret Persin, José Camacho, Celines Villalba e Camilla Stevens—del dipartimento di Spagnolo e Portoghese di Rutgers—per la stima e l’affetto con cui mi hanno accolto, e per avermi dato la possibilità di insegnare Spagnolo a Rutgers. Sono profondamente riconoscente ai coordinatori e direttori del programma di lingua, Daniele Defeo e Carmela Scala, che hanno generosamente condiviso con me la loro esperienza e le loro competenze pedagogiche. Grazie alla professoressa Deborah Amberson per la disponibilità e l’interesse nel seguire il mio lavoro come lettrice esterna e per aver arricchito, con i suoi saggi, le mie letture di questi ultimi anni. Un immenso ringraziamento va a Serenella Iovino, per aver accettato di leggere questa tesi e per aver contribuito allo sviluppo del mio pensiero critico e teorico sull’ecologia letteraria, sul postumano e sul material criticism. Non posso non ringraziare infine tutti quelli che mi hanno accompagnato in questo viaggio. I miei studenti e tutti i colleghi del dipartimento di Rutgers, in particolar modo Matteo Benassi, Eleonora Sartoni, Hiromai Kaneda e Alberto Iozzia. Un super v grazie va a Marino Forlino e Arianna Fognani, per esserci sempre stati. Ringrazio i membri dell’IGS, in special modo Tiziano Cherubini e Jamison Standridge, con i quali ho organizzato la conferenza Devotion e curato due edizioni della rivista La Fusta. Un pensiero speciale va a Lucia Vedovi, amica, collega, compagna di avventure e di camminate. Un sentito grazie a Carol Feinberg e Sheri La Macchia, la cui competenza in questioni amministrative, i sorrisi, e gli abbracci hanno reso questo percorso più facile e piacevole. Ringrazio infine i miei genitori, mia sorella Valentina, e Tony per avermi sempre sostenuto in questa strada. Dedico questa ricerca al mio professore universitario José Martín, che nonostante i chilometri e gli anni non hai mai smesso di aiutarmi, consigliarmi e sostenermi, e dal quale ho imparato per primo come fare ricerca e cosa sia l’onestà intellettuale. È stato grazie alla sua preparazione e ai suoi seminari all’Università di Siena che ho deciso di proseguire i miei studi di letteratura Spagnola e di approfondire le opere di María Zambrano. Senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile: non avrei mai lasciato Siena, non avrei mai iniziato a camminare. vi Indice Abstract ii Ringraziamenti iv Introduzione 1 Capitolo primo: l’esilio interiore, l’erranza e l’impresa delle “scrittrici-cavalieresse” 9 1.1 L’esilio di Dasa, Manuel e Titita 12 1.2 L’esilio interiore di Anna Maria Ortese, Elsa Morante e Fabrizia Ramondino 20 1.3 L’esilio interiore come forma di nomadismo 31 1.4 L’influenza cervantina e il suo superamento. Ortese, Morante e Ramondino scrittrici-Hidalghe 35 1.5 L’eredità leopardiana. Dall’ultra-filosofia alla filosofiapoetica 58 Capitolo secondo: Gli ‘interminati spazi’ e al di là di quelli. Verso la città dell’anima 87 2.1 “In limine”. Il despacho, le stanze e il patio e altri esempi 91 2.2 In viaggio 105 2.3 Verso una nuova Mancia 116 2.4 Il soccorso dell’hispanidad’ e l’hispanidad come “soccorso” 123 2.5 Toledo, Almeria, Maiorca: da uno spazio nomade alla città dell’anima 147 Capitolo terzo: In divenire: oltre i confini del romanzo e dell’umanità 167 3.1 L’opera di una vita 172 3.2 Dall’autofiction al life writing: una autobiografia in continuo “divenire” 175 3.3 Alla ricerca dell’io: l’altro animale e vegetale 191 3.4 Selvaggio, Alvaro, Alonso e Don Felipe: da una schiera di gatti al “divenire animale” 211 Conclusioni 234 Bibliografia 249 vii 1 Introduzione La centralità di Anna Maria Ortese, Elsa Morante e Fabrizia Ramondino nel panorama letterario italiano del Novecento risulta oggi indiscussa: le tre scrittrici infatti non sono più relegate alla sola cerchia della “scrittura femminile”, ma hanno ricevuto particolari attenzioni dalla critica specialmente nell’ultimo ventennio, tanto in ambito italiano ed europeo quanto nel contesto americano.1 Nonostante gli studi e i convegni nazionali e internazionali che le hanno viste protagoniste abbiano aperto nuove prospettive sull’esegesi delle loro opere e sancito la loro inclusione nel canone, una parte della critica coeva sembra ancora restia a riconoscere i traguardi che le scrittrici hanno raggiunto tanto in campo letterario quanto in ambito filosofico. Il mio interesse per queste autrici nasce inizialmente dal desiderio di rimediare a tale mancanza, e dalla convinzione che tanto Ortese, quanto Morante e Ramondino abbiano contribuito significativamente al dibattito estetico di fine secolo, raggiungendo mete cruciali attraverso sentieri inconsueti e spesso originali. Le ragioni che hanno alimentato il mio interesse e la scelta delle tre autrici sono da ricercare principalmente nel loro destino di scrittrici ‘itineranti’, figure nomadiche e cosmopolite, che per svariati motivi girano il mondo sempre in cerca di un luogo da sentire e 1 Gli studi critici recenti hanno gettato luce sulla particolare “architettura” della narrativa morantiana - celata dietro le parvenze ottocentesche - che stravolge