ALLA SCOPERTA DELLE ROCCE INCISE NEL GEOPARCO DEL BEIGUA

ISTITUTO INTERNAZIONALE DI STUDI LIGURI Sezione Valbormida 1 ISTITUTO INTERNAZIONALE DI STUDI LIGURI Sezione Valbormida

ALLA SCOPERTA DELLE ROCCE INCISE NEL GEOPARCO DEL BEIGUA

UNIONE EUROPEA REGIONE PROVINCIA DI SAVONA Progetto cofinanziato con i fondi di cui al POR FESR Regione Liguria 2007/2013 – Asse 4 – Azione 4.1 INDICE GENERALE Coordinamento editoriale Maurizio Burlando PRESENTAZIONE 5 CAPITOLO I IL MASSICCIO DEL BEIGUA 7 Testi Inquadramento geologico-geomorfologico 7 Carmelo Prestipino; Aspetti vegetazionali 11 Contributi tematici a cura di Beigua: montagna sacra? 15 Marco Firpo (inquadramento geologico-geomorfologico) Il popolamento del massiccio del Beigua 19 Mauro Brunetti, Gabriella Cirone (aspetti vegetazionali) Andrea Negro (censimento geografico e cartografia) CAPITOLO II LE ORIGINI E L’EVOLUZIONE DEL SEGNO INCISO 23 Le prime tracce “artistiche” 23 Foto Le motivazioni del culto della roccia incisa 24 Roberto Malacrida Le tecniche e gli strumenti di incisione 24 Cristiano Queirolo (pag. 9, 13, 21, 72, 73) La cristianizzazione 25 Mauro Brunetti (pag. 26, 28, 63) Carmelo Prestipino (pag. 59, 64) CAPITOLO III LE ROCCE INCISE 27 Antonio Aluigi (pag. 6) Premessa 27 Monica Saettone (pag. 52) Rupe dell’Acquasanta 27 Archivio Museo Perrando (pag. 74) Alpicella 30 La Pietra Scritta 32 Grafica e impaginazione Rocce di Casa del Che 37 www.7vicocrema.it Complesso della “Roccia del dolmen” 39 Rocca della biscia 44 Finito di stampare nel mese di aprile 2013 Le rocce lungo il rio 46 da Erredi grafiche editoriali - Genova Le rocce di San Pietro d’Olba 49 La Grande Roccia 50 © 2013 Ente Parco del Beigua La Roccia della Venere 54 www.parcobeigua.it La roccia collina 55 Piani di Acquabianca 57 ISBN 978-88-95711-03-4 Le rocce di Martina d’Olba 59 PRESENTAZIONE “La voglia di andare indietro nel tempo diede avvio alla collaborazione tra il zione delle incisioni allo scopo di atti- Da Vara al Faiallo 62 nasce da un profondo desiderio di cono- Parco naturale del Beigua e la sezio- vare politiche di protezione e valorizza- Roccia del Mapassu 63 scersi meglio, dal domandarsi perché il ne Valbormida dell’Istituto Internazio- zione e di realizzare riproduzioni delle Roccia di Montenotte 64 nostro paese sia nato in quel posto piut- nale di Studi Liguri. Da quella data è rocce più significative e importanti da GLOSSARIO 66 tosto che in un altro, dove porti quell’an- trascorso tuttavia un arco di tempo in collocarsi lungo un “nuovo” itinerario tico sentiero che appare e scompare cui apparentemente non è successo archeologico come compendio alla CRONOLOGIA 68 sulla montagna, il perché di tanti muretti nulla di significativo, ma in realtà la strategia di tutela. Questo lavoro e i ri- in pietra a secco nel bosco e sui versanti domanda del che fare? ha continuato sultati scaturiti andranno a rappresen- BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 69 esposti al sole, il perché di certe pie- a risuonare come un pungolo costan- tare un nuovo filone di attività di tutela NORME DI COMPORTAMENTO SUI SEGNI INCISI 71 tre incise…” Iniziava pressappoco con te per la ricerca di soluzioni tutt’altro e di promozione, arricchendo le tante queste parole l’introduzione al volume che facili. Ci si è interrogati sul meto- iniziative avviate in un territorio che, MUSEI DEL TERRITORIO 72 “Le incisioni rupestri nell’area del Monte do più appropriato nell’affrontare con dal marzo 2005, è riconosciuto come La mostra archeologica permanente di Alpicella 72 Beigua e nell’Alta Valle dell’” che competenza ed efficacia l’argomento “Geoparco” internazionale nell’ambi- Il Museo Perrando di Sassello - 1967-2012, a 45 anni dalla fondazione 73 Biancangela Pizzorno pubblicava nel della tutela dell’arte rupestre e si è to della Rete Europea dei Geoparchi 1990 per conto della Comunità Monta- interloquito innanzitutto con la So- e della Rete Globale dei Geoparchi IL CENSIMENTO GEOGRAFICO DELLE ROCCE INCISE NEL GEOPARCO DEL BEIGUA 76 na del Giovo. E lo scopo di quella prima printendenza per i Beni Archeologici sotto l’egida dell’UNESCO. Il proget- Localizzazione spaziale delle rocce incise 77 approfondita ricerca delle tracce del- della Liguria. Contestualmente ci si to di valorizzazione dell’arte rupestre, La cartografia tradizionale e i sistemi GIS per il trattamento dei dati territoriali 78 le civiltà del passato sul territorio del è guardati attorno per verificare l’effi- infine, si va a collocare in quel filone Stati informativi utilizzati 78 Beigua rispondeva anche a un preciso cacia di progetti analoghi avviati nella di iniziative a carattere culturale in cui Risultati del censimento 79 programma di iniziative economiche vicina Valle Bormida, in altre aree pro- la riscoperta della storia della civiliz- Elaborato GIS 79 con le quali ci si prefiggeva lo scopo tette italiane ed in alcuni paesi del sud zazione umana, unitamente allo studio Bibliografia 81 di “conoscere l’ambiente e la sua storia, dell’Europa come Grecia e Portogallo dei segni lasciati nei secoli dall’uomo, I PARTECIPANTI ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO DI CENSIMENTO per programmare la valorizzazione e la dove, in un contesto di cooperazione si intreccia in maniera affascinante DELL’ARTE RUPESTRE NEL GEOPARCO DEL BEIGUA 82 promozione sociale ed economica delle internazionale, venivano avviate ana- con la complessa fisionomia dei luo- popolazioni”. Esattamente dieci anni loghe strategie di conservazione e di ghi e dei paesaggi, con la straordina- RINGRAZIAMENTI 83 dopo, nel 2000, nel convegno svoltosi valorizzazione. Infine è stata individua- ria geodiversità e con la stupefacente al teatro di Sassello sotto il titolo “Oltre ta la possibilità di accedere a finanzia- ricchezza e varietà dei popolamenti il segno. Tutela e valorizzazione dell’arte menti regionali ed è stato predisposto animali e vegetali del Beigua. rupestre: quali progetti?” il tema delle e approvato il progetto di “Valorizza- incisioni rupestri veniva ripreso con zione dell’arte rupestre nel Geoparco il dichiarato obiettivo del che fare? del Beigua” con gli obiettivi primari di Dario Franchello Fu appunto in quell’occasione che si effettuare il censimento e la cataloga- Presidente Ente Parco del Beigua

5 IL MASSICCIO DEL BEIGUA

CAPITOLO I IL MASSICCIO DEL BEIGUA

INQUADRAMENTO GEOLOGICO- tettoniche, le cui caratteristiche ri- Faiallo e della Colma; GEOMORFOLOGICO flettono l’evoluzione geodinamica di • metabasiti di Rossiglione; Il crinale principale del massiccio del questo settore di catena. L’evoluzione • calcescisti del Turchino. Beigua costituisce una superficie dol- inizia con le fasi di apertura triassico- cemente ondulata allungata in direzio- giurassiche (circa 180 milioni di anni Le peridotiti del Monte Tobbio affiorano ne circa est-ovest, che si eleva oltre i fa) del paleobacino oceanico Ligure- in corpi molto estesi, come quello a 1000 metri per un lungo tratto (oltre Piemontese. Dal Cretaceo superiore nord del Monte Calvo, del Poggio, del 18 km). Le cime allineate sullo spar- (circa 80 milioni di anni fa), l’inversio- Bric delle Rocche, della Foresta della tiacque appaiono poco pronunciate, ne dei movimenti relativi determina Deiva e in altri corpi di minori dimen- nonostante le quote elevate, mentre i la convergenza dei margini e la sub- sioni. Esse costituiscono potenti corpi rilievi, anche importanti, si trovano di- duzione della litosfera oceanica, fino di dimensioni, fino a chilometriche, e staccati sui crinali secondari. alla chiusura del bacino che avviene sfumano, per progressiva serpentiniz- Per descrivere il territorio caratteriz- circa 40 milioni di anni fa. zazione, in serpentiniti e serpentino- zato dalle incisioni rupestri nel Beigua Le formazioni rocciose legate alle scisti. Geopark è possibile fare riferimento ai incisioni rupestri sono ascrivibili so- I serpentinoscisti antigoritici del Bric recentissimi studi condotti per la rea- prattutto ad unità di crosta oceanica e del Dente rappresentano il litotipo più lizzazione della carta geologica regio- di mantello, rappresentate dall’Unità abbondante dell’Unità e anche nale, scala 1:50.000 foglio 212 “Spigno Voltri che è prevalentemente caratte- dell’area del Beigua Geopark e affio- Monferrato”, parte ligure. rizzata dalle seguenti formazioni: rano sia in masse estese e potenti sia L’area fa parte delle Alpi Liguri, che • peridotiti del Monte Tobbio; in lenti più sottili associate a metaba- rappresentano la terminazione meri- • serpentinoscisti antigoritici del Bric siti e calcescisti. I litotipi scistosi sono dionale delle Alpi Occidentali: si tratta del Dente; prevalenti, ma localmente sono pre- di un complesso impilamento di unità • metagabbri eclogitici del Passo del senti corpi più massivi, in cui le tes-

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siture delle originarie peridotiti sono L’area investigata è caratterizzata que correnti superficiali, favoriti dalle parzialmente conservate. da una marcata eterogeneità mor- caratteristiche morfologiche, litologi- I metagabbri eclogitici della Colma si fologica, legata in primo luogo alla che e dall’evoluzione tettonica che ha presentano con grana da fine a media notevole geodiversità, al complesso interessato questi settori. in corpi e lenti non molto estesi, asso- assetto strutturale e all’evoluzione Il substrato risulta affiorante o subaf- ciati alle serpentiniti e ai calcescisti. Il tettonica, anche recente, che ha in- fiorante e solo localmente mascherato corpo più esteso si trova lungo il Rita- teressato questo settore delle Alpi da accumuli detritici, più o meno signi- no delle Brigne. Liguri; in secondo luogo, ai molteplici ficativi ed estesi, o coltri eluvio-collu- I metagabbri eclogitici del Passo del Fa- agenti morfogenetici (gravità, acque viali; esigui depositi alluvionali, talora iallo sono metagabbri a ossidi di Fe-Ti correnti e superficiali, processi crio- terrazzati, sono visibili unicamente nei e anfibolo sodico, ed affiorano in - nu nivali, ecc.) che hanno condizionato settori di fondovalle, lungo gli alvei del merose lenti e corpi, associati alle ser- e condizionano tutt’oggi l’evoluzione Torrente Sansobbia (Santa Giustina) e pentiniti, soprattutto nella parte verso morfologica sia del versante tirrenico del Rio Lerone (Terralba-Lerca). . sia del versante padano e della zona La genesi del versante tirrenico è ri- Le metabasiti di Rossiglione affiorano di crinale. conducibile alle vicende geodinami- in numerose lenti di piccola estensio- che che hanno portato alla formazio- ne associate ai calcescisti e alle ser- L’area interessata dalle incisioni ru- ne del bacino ligure-balearico. pentiniti e in un paio di corpi di mag- pestri è attraversata dallo spartiacque La fascia assiale della dorsale spar- giore estensione tra Martina d’Olba tirrenico-padano, con una marcata tiacque – compresa tra i monti Reixa e Palo e ad Alpicella. Sono prevalen- asimmetria tra i due versanti della (1183 m), Rama (1148 m), Cima Rocca temente costituite da: anfibolo tre- dorsale: il versante tirrenico ad eleva- Vaccheria (1163 m), Cima Pian di Ler- molitico o actinolitico, clorite, albite, ta acclività e il versante padano con la ca (1070 m), Cima del Pozzo (1103 m) epidoto e quantità variabili di ossidi zona del crinale spartiacque caratte- Sciguello (1101 m), Beigua (1286 m), di Fe-Ti, titanite, talora talco, biotite, rizzato da morfologie poco acclivi. Bric del Tesoro (852) e San Giorgio calcite e mica bianca. Il versante tirrenico, al margine me- (835 m) – è caratterizzata da una I calcescisti del Turchino affiorano ridionale del Geoparco, rappresenta- morfologia poco acclive, il cui model- in numerose lenti e corpi di piccola to dai bacini dei torrenti Sansobbia, lamento è riconducibile in gran parte estensione e in alcuni corpi più este- Arrestra e Teiro, è distinto da un’ele- alle variazioni climatiche che si sono si, come quelli tra Stella e Sassello, vata energia del rilievo, con marcate succedute nel corso del Quaternario. tra Sassello, Palo e Vereira e quello forme erosive regressive e un reticolo Ripetuti cicli di gelo e disgelo, proces- di Alpicella. Sono costituite da scisti idrografico poco gerarchizzato e in si di scioglimento delle nevi e circo- quarzo-micacei e scisti micacei, con approfondimento. I principali agenti lazione delle acque di fusione sono contenuti molto variabili in calcite. morfogenetici sono la gravità e le ac- i principali agenti morfogenetici di

Block field nel Geoparco del Beigua

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questo settore, la cui genesi è pertan- coperte da blocchi in gran parte senza nivali. Tali depositi sono prodotti della Cima del Pozzo, Fardello, Rocca della morfologie collinari caratterizzano i del Beigua (Galli L., 2006) opportuna- to riconducibile a processi crionivali evidenti strutture di flusso; eventuali disgregazione dell’originario substra- Biscia, Rocca Fontanassa). settori al margine nord-occidentale mente modificato: tipici di un ambiente a clima freddo, verticalizzazione e selezione granulo- to roccioso in seguito a ripetuti cicli I detriti di versante, infine, sono depositi del Geoparco dove affiorano le roc- • lande e aree prative di crinale e di alto all’estremo limite delle nevi perenni metrica dei blocchi sono attribuibili a di gelo e disgelo e successivamente di origine gravitativa di spessore varia- ce sedimentarie del Bacino Terziario versante con vegetazione spontanea (periglaciale). Intensi processi crio- processi di crioselezione. mobilizzati dalla notevole quantità bile costituiti da materiali eterometrici Piemontese. o derivata da attività antropiche clastici hanno causato la progressiva di acqua e masse limose presenti spigolosi, prevalentemente grossolani, Il crinale spartiacque tirrenico-pada- • aree con vegetazione erbaceo-suffru- disgregazione dell’originario substra- Nel 1838 il brigantino HMS Beagle, in queste aree al contatto tra il sub- non cementati, con scarsa matrice, no, nell’area studiata, si mantiene tra ticosa naturali o seminaturali delle to roccioso: gli accumuli di materiale salpato dall’Inghilterra, attraccò nella strato e i materiali detritici. Campi di talora con presenza di grossi blocchi. 5 e 11 km (Colle del Giovo) dalla linea zone limitrofe alla costa questi am- detritico prodotti sono stati in seguito baia di Berkeley su un’isola dell‘arci- pietre (block field) o colate di blocchi Gli accumuli più significativi sono stati di costa e raggiunge la quota massi- bienti sono caratterizzati dalla pre- mobilizzati nel corso dell’ultima gla- pelago delle Falklands. Faceva parte (block stream) sono ben rilevabili lun- cartografati nei settori meridionali del ma di 1286 m s.l.m. () e senza di garighe o pseudogarighe ciazione dalla notevole quantità di dell’equipaggio il giovane naturalista go lo spartiacque tirrenico-padano, in Beigua Geopark. Anche in questo caso la quota minima di 516 m (Colle del • aree prative di degradazione fore- acqua e masse limose derivanti dallo Charles Darwin che sceso a terra ini- particolare tra il Giovo e Bric Geirin e sui massi di maggior dimensioni sono Giovo). stale o di abbandono agro-silvo-pa- scioglimento delle nevi, con la messa ziò ad esplorare l’isola e rimase colpito tra il M. Beigua e Cima del Pozzo, a state rinvenute incisioni. La presenza di litotipi meno resistenti storale queste formazioni derivano in posto dei clasti all’interno d’implu- da strane forme costituite da accumuli Pratorotondo e lungo le pendici set- Il versante padano, rappresentato dai nei settori occidentali (entroterra di dall’abbandono dei pascoli e dalla vi o al di sopra di superfici spianate. di blocchi non elaborati privi di matrice tentrionali del . bacini dei torrenti Erro, Orba, Stura Albissola) ha favorito il rapido arre- ricostituzione della vegetazione na- L’azione erosiva legata all’evoluzio- fine, di cui non intuì la genesi ma coniò Sono proprio questi depositi che of- e Valla (bacino idrografico del Fiume tramento dello spartiacque per azio- turale ne recente ha poi progressivamente per esse il termine di “fiumi di pietre” frono nella maggioranza dei casi gli Bormida), è caratterizzato da mor- ne delle acque ruscellanti e incana- • aree con boschi spontanei del me- smantellato queste forme. (block stream). Attualmente nelle re- affioramenti rocciosi su cui troviamo fologie blande e molto articolate con late, mentre nei settori più orientali dio e alto versante, questi boschi Tra le forme periglaciali più rappre- gioni polari e subpolari e nelle aree di le incisioni che caratterizzano l’area un reticolo molto sviluppato e forte- (Arenzano e ) la presenza di sono presenti nel versante padano, sentative sono stati distinti block stre- alta montagna le temperature molte del Monte Beigua. mente controllato dalla tettonica. I litotipi più tenaci ha ostacolato tale esposti a settentrione, l’albero do- am (fiumi di pietre) e block field (campi basse fanno sì che il suolo sia gelato Altre incisioni sono state trovate su principali agenti morfogenetici sono fenomeno. Questo fenomeno ha per- minante è il Faggio spesso accom- di pietre). Le prime si presentano come per molti mesi durante l’anno (peri- detriti di falda, di genesi prevalente- la gravità e le acque correnti e super- messo la creazione di importanti assi pagnato da Tasso e Agrifoglio accumuli di blocchi eterogenei di for- glaciali). In questi ambienti l’azione del mente gravitativa e a granulometria ficiali, unitamente alle caratteristiche di transito e comunicazione tra l’area • aree con boschi dei medi e bassi ver- ma subangolare, allungati secondo la gelo e disgelo è talmente diffusa che grossolana, in gran parte non ce- litologiche e tettonico-strutturali. La ligure e padana permettendo, già du- santi, queste aree sono presenti sia massima pendenza del versante e ver- si generano processi e forme di mo- mentati e privi di matrice. Tali depo- morfologia di questi settori risulta rante il Neolitico, il commercio di ma- nel versante padano sia in quello ticalizzati ai margini, senza una scar- dellamento che vengono definiti come siti risultano privi di copertura e sono piuttosto differenziata con versan- nufatti litici. tirrenico e comprendono boschi pata di distacco o una falda detritica di “crionivali“ o “periglaciali”. ubicati generalmente al piede delle ti mediamente acclivi, caratterizzati misti di caducifoglie mesofile sia alimentazione e con limiti irregolari: la I depositi periglaciali consistono in pareti rocciose sotto forma di coni o localmente da scarpate rocciose ver- ASPETTI VEGETAZIONALI con specie dominanti (Rovere) genesi di tali accumuli è riconducibile accumuli di blocchi subangolari, di falde detritiche. Sono arealmente dif- ticali o subverticali lungo i principali Gli aspetti vegetazionali degli am- • aree boscate a castagneto, posso- a movimenti dei blocchi per scivola- dimensioni da centimetriche fino a fusi nei settori meridionali del Beigua corsi d’acqua (torrenti Erro, Orba, bienti nei quali sono state rinvenute no essere rappresentate da cedui mento al di sopra di un suolo gelato metriche, generalmente monogenici, Geopark caratterizzati da altitudini Olberella), laddove affiorano i litotipi le rocce incise possono essere sche- spesso derivanti da boschi coltivati, (Permafrost). I secondi, invece, si rin- orientati secondo la pendenza del ver- medie piuttosto elevate (Monti Argen- più tenaci delle unità metamorfiche maticamente riassunti seguendo lo tendono a trasformarsi in boschi vengono su superfici a debole acclività, sante e riconducibili a processi crio- tea, Beigua, Bric dell’Aquila, Cavalli, Voltri e Montenotte, mentre blande schema della vegetazione dell’area misti mesofili

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• aree boscate di impianto o neofor- predominanza della lecceta che rap- rapidamente, mentre il Faggio diventa mazione sono soprattutto boschi di presenta il principale climax del piano l’albero dominante. Questo cambia- conifere (Pino nero, Pino marittimo, basale, anche se la sua distribuzione mento della vegetazione potrebbe es- Pino silvestre), sono di origine arti- reale spesso non coincide con quella sere stato favorito dall’uomo, ma non ficiale o semi-naturale potenziale. A partire dal Neolitico, che si hanno ancora dati certi riguardo a • corpi idrici e aree con boschi idrofi- in Liguria si può far iniziare nei primi questa eventualità. Durante l’Età del li, spesso sono caratterizzate dalla secoli del VI millenio a.C., cominciano Ferro e nelle epoche successive sono presenza dell’Ontano le prime trasformazioni dell’ambiente scarse le evidenze di specie arboree • aree coltivate, presenti vicino agli naturale ad opera dell’uomo. coltivate come Noce (Juglans), Ca- abitati, sono caratterizzate da prati Nella regione, comunque, le modifi- stagno (Castanea) e Olivo (Olea), e di da sfalcio e coltivi. che, soprattutto per ciò che riguar- specie spontanee sinantropiche (Arte- da il versante padano, non sono così misia, Plantago). Sono scarse anche le Occorre però effettuare una riflessio- imponenti come in altre parti d’Italia piante infestanti delle colture, indican- ne sulle profonde modificazioni del e d’Europa. Le analisi polliniche ef- do, in quest’area, un’attività agricola paesaggio e della vegetazione dall’ini- fettuate sui sedimenti della Torbie- modesta o assente. zio dell’Olocene ad oggi. Dopo la fine ra del Lajone situata a 987 m s.l.m. Ma la presenza di specie di prateria dell’ultimo intervallo glaciale nel pia- sulle pendici nord-orientali di Monte (rosacee, composite, ombrellifere) in- no montano i boschi di Pini e Abete Grosso (Braggio Morucchio et alii, dica invece che ai margini del bacino rosso e le steppe sono stati gradual- 1978; Guido et alii, 2004) permettono della torbiera del Lajone era presen- mente sostituiti da boschi con Abete di ricostruire il paesaggio vegetale te un ambiente aperto. Un aumento bianco, Querce e Pini e poi da boschi dell’area del Beigua e di valutare l’in- di queste specie si verifica dopo la di Abete bianco cui si accompagnava- fluenza dell’uomo. scomparsa dell’Abete bianco e, suc- no latifoglie mesofile (Rovere, Tigli, Sino all’Età del Ferro il paesaggio è cessivamente a partire dal Medioevo, Olmi, Aceri, Frassini) e nei quali com- tipicamente forestale con boschi mi- quando si avverte anche un declino pare il Faggio, prima sporadico, poi sti di aghifoglie, in particolare Abete del Faggio. Tutto ciò indica l’inizio via via sempre più abbondante sino bianco (Abies) e caducifoglie (soprat- delle attività di uso intensivo delle a sostituire completamente l’Abete tutto Faggio, Fagus) accompagnati da risorse forestali che hanno determi- bianco. Questa situazione permane Querce (Quercus decidua), Noccioli nato la trasformazione del paesaggio. tutt’oggi alle quote più elevate. Nel (Corylus), Betulle (Betula) e Ontani Per quanto riguarda il versante tirre- piano basale le steppe alberate e le (Alnus), questi ultimi lungo gli impluvi nico dell’area del Beigua i dati relativi boscaglie a Ginepro sono sostituite e probabilmente ai bordi della palude. alla vegetazione sono ricavabili dallo da boschi di Leccio che si alternano I livelli successivi mostrano la diminu- studio dei reperti archeobotanici del a boschi di Pini fino ad una graduale zione dell’Abete bianco che scompare Riparo Fenestrelle di Alpicella, Varaz-

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ze (Arobba D., 2004; Arobba D., Cara- affiancata la raccolta di frutti sponta- l’adattamento del mondo romano miello R., 2006). nei come ad esempio le ghiande, uti- al preromano dio Pen, signore del- I livelli relativi al Neolitico indicano lizzate sia per l’alimentazione umana la montagna, benevolo e temibile al la diffusione dell’Abete bianco nelle sia per quella degli animali. tempo stesso, che venne poi assimi- zone a quote più elevate accompa- lato a Giove e latinizzato. Da questa gnato da Pino t.silvestre/mugo. Livelli BEIGUA: MONTAGNA SACRA? divinità: Pen = Poeninus prese il nome più recenti registrano l’espansione Nelle culture antiche, le cime dei la catena montuosa degli Appennini. del querceto misto (querce caducifo- monti ebbero un’aura di sacralità for- I Liguri della costa riconobbero in glie e sempreverdi, Nocciolo, Carpino tissima per le popolazioni che viveva- molte cime della catena montuosa nero e Frassino) e l’aumento di Onta- no nelle aree limitrofe. La solitudine appenninica le loro montagne sacre: no e Salice caratteristici di ambienti delle vette dei monti era sede privile- prima tra tutte la grandiosa presenza umidi. Anche in quest’area si rileva giata degli dèi, questa è una convin- del Monte Bego, indiscusso santuario la scomparsa dell’Abete bianco ed il zione che accomuna molte religioni: dell’etnìa Ligure, con il suo immenso successivo predominio del Faggio, a basterà ricordare l’Olimpo, dimora patrimonio di segni incisi. partire da circa 4700 anni fa. Le cau- degli dèi greci, o il Monte Meru della Dobbiamo ad uno studioso del calibro se di questo evento possono essere tradizione vedico-brahamanica india- di Nino Lamboglia, esempio di rigo- dovute sia a variazioni climatiche sia na, identificato oggi con la vetta del re scientifico e grande conoscitore all’intervento dell’uomo sull’ambien- Kailash, nel Tibet occidentale, meta della cultura Ligure, una descrizione te naturale. Il paesaggio vegetale do- dei pellegrini buddisti ed induisti o, poetica ed attinente della suggestio- veva essere rappresentato da foreste ancora, il Kun-Lun cinese da dove sa- ne esercitata dal monte Bego: … im- interrotte da radure ed acquitrini. rebbe disceso, secondo la leggenda, il pressione paurosa di adunator di nembi Dal Neolitico medio l’economia delle primo imperatore, per giungere infine e apportatore di tempesta…a questo popolazioni locali si basa soprattutto al biblico Sinai, dove Mosè ricevette le terrore doveva aggiungersi la convin- sulla pastorizia, ciò ha sicuramente tavole della Legge. zione che da quella montagna, alla influito sul diradamento e sulla- de Anche le popolazioni della catena al- testata del Roia e della Vesubia, traes- gradazione dei boschi di conifere a pina avevano i loro dèi in cima ai mon- sero origine le acque che irrigavano le vantaggio delle radure e delle prate- ti: come ci ricorda lo storico romano loro terre… Monte Bego diventava così rie. Nei reperti del riparo aumentano Ammiano Marcellino il Monginevro la personificazione astratta delle forze infatti i pollini di graminacee sponta- (antico Mons Matronae) era il luogo segrete della natura, nume tutelare nee e di composite e sono presenti dove si riteneva che si adorassero le della vita stessa dell’intera comunità… anche quelli di cereali. Matronae, mentre sul Gran San Ber- (chiunque si sia trovato sulle ventose Questi ultimi sono indice di pratiche nardo si venerava Juppiter Poeninus; cime del monte Beigua in certe cupe agricole alle quali rimane comunque questa divinità rappresenterebbe giornate di nebbia e bufera può ri-

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conoscere, in questa descrizione, la cui salivano i pastori osigliesi – sino so: Bego – Beigua, sono elementi che sensazione di timore verso quel mon- agli anni ’50 del secolo scorso – nel paiono già evidenziare la possibilità di do, tanto bello quanto aspro e terribi- giorno di Sant’Antonio da Padova un’aura sacrale alla cima. le, descritta dal Lamboglia, a maggior (12 giugno) praticandovi un ritua- Sacralità evidenziata anche dal rin- ragione ancor più terribile per quegli le che prevedeva l’accensione di un venimento, su un punto imprecisato uomini del passato, che poco o nulla grande falò notturno, accompagnato della vetta, del simulacro in arenaria sapevano di fenomeni naturali). dal suono cupo della conchiglia ma- della probabile divinità del Beigua: Se il Bego è la prova più evidente del- rina, dimostra una persistenza di tra- l’ariete. la sacralità della montagna, grazie dizioni cultuali arcaiche, migrate poi Questa singolare presenza, segnala- soprattutto al suo immenso patrimo- nel mondo cristiano dei pastori. ta dal Garea nei primi anni del secolo nio di segni incisi, nell’areale ligure Ancora in valle Bormida, sulla cima scorso, introduce anche una seconda costiero, dove le tracce si fanno più del bric Gazzaro, un rilievo abbastan- importante considerazione di natu- labili, si rilevano numerosi indizi, sia za modesto che incombe sulla valle ra toponomastica: infatti, nei dialetti nell’archeologia, sia nei rituali popo- della Bormida di Pallare, resistono locali, l’ariete – la cui potenza fecon- lari o nell’edilizia religiosa, che te- tracce inequivocabili, come le rocce dante era fondamentale per la pro- stimoniano la presenza di montagne incise a coppelle ed un gigantesco sperità di popolazioni di pastori – è sacre, che noi consideriamo minori, masso-altare, evidentemente collo- tuttora denominato béru; è possibile ma che erano parte del patrimonio cato in loco a scopo rituale; la presen- che, attraverso il rotacismo di questa ideologico-religioso delle comunità za di buche da palo testimonierebbe parola: béru (poi bégu, ed infine béi- Liguri costiere. come la cima fosse uno spazio chiuso gua) si sia giunti alla forma topono- Nell’area del Ponente savonese, infat- e, presumibilmente, sacro. mastica odierna? ti, incontreremo l’Ingo, ritenuto – an- Alla luce di questi elementi caratte- Il Garea riteneva, infatti, che il nome cora dal Lamboglia – montagna sacra rizzanti, ci pare ragionevole ipotiz- Bèigua derivasse dal dio-ariete Begu dei Liguri Ingauni. Nella stessa area zare che le popolazioni delle aree e che il suo simulacro fosse da rico- ingauna c’è poi il Castellermo, con il circostanti la cima del Monte Beigua noscersi in quell’ariete in arenaria suo santuario di cima dedicato a san individuassero sulla sua vetta il loro da lui trovato sulla vetta del mon- Calocero e tuttora meta di grandi pel- luogo di culto, la loro montagna sacra. te all’apice di una sorta di piramide legrinaggi – a cadenza quinquennale La presenza di rocce incise, di anti- tronca di pietre a secco. Vi sono an- – da parte delle popolazioni di Vendo- chi itinerari che conducevano in vetta, che interpretazioni che associano il ne, Curenna, Onzo e Costa Bacelega. nonché la forte assonanza toponimi- nome Beigua alla divinità alpina Bai- La vetta del Settepani, cima spostata ca con il monte Bego, di cui pare ri- gus, che in zona pirenaica prendeva il molto più a Levante e incombente so- petere – forse appena deformato da nome di Baigorix. pra le valli finalesi e valbormidesi, su una diversa pronuncia – il nome stes- Il dibattito sulle divinità di cima lì ve-

16 17 CAPITOLO I IL MASSICCIO DEL BEIGUA

nerata e sulla sua identità potrebbe sconosciute, ebbero il loro fascino e state individuate numerose rocce cali. Infatti, le faie parrebbero identifi- tissimo uso di Parco naturale) o un ipotizzare che questo apporto cultu- protrarsi all’infinito, ma comunque la loro sacralità: per le genti dell’Ol- incise. E sono soprattutto le incisio- carsi con le fate (non necessariamen- impedimento alle comunicazioni, fu, rale avesse i suoi influssi anche in la sostanza resterebbe identica: la ba la vetta della Rocca della Marasca ni rupestri a suggerirci ed indicarci i te benigne) mentre le masche erano nel suo più lontano passato ed alme- questa’area montana, posta a stretto divinità localizzata sulla cima era co- conserva ancora un fascino sinistro luoghi dedicati a culti arcaici, prestati identificate come persone portatrici no sino al sec. XIX°, luogo di scambio contatto con Rocca due Teste, sia at- munque venerata su una montagna (una rapida ricognizione sui suoi bur- a queste ignote divinità delle sorgenti. di particolari forze malefiche (ovvia- e di comunicazione tra le popolazioni traverso la pastorizia, sia attraverso sacra. roni ha evidenziato l’assoluta assen- Infatti, l’incisione rupestre fu una del- mente frequentatrici di luoghi ritenuti costiere e l’entroterra montano, terra altri scambi umani e commerciali. Tuttavia, alla luce delle ultime ri- za di opere antropiche, come piccoli le tante risposte magico-cultuali ela- malefici dal cristiano). di risorse importanti e di commerci La presenza di diaspro rosso, nel ri- cerche, è ragionevole pensare che terrazzamenti o muretti a secco, ben borate dal pensiero umano: l’azione Tutto questo ci porta quindi a ritene- intensi. paro di Alpicella, le cui cave sono note le comunità delle aree circostanti la presenti nell’area circostante). manuale dell’incisore, espressione re plausibile che il pellegrinaggio alla Come dimostra il riparo di Rocca due solo nel levante ligure, dimostrereb- vetta di questo poderoso massiccio La stessa situazione è valida per la concreta del suo pensiero simbolico, cima del Beigua sia il retaggio arcaico Teste (ad Alpicella), vediamo che già be un’intensa attività di scambio con individuassero anche su alcune cime Rocca della Biscia, incombente sui val- saldava il gesto materiale all’arte ed di una tradizione precristiana, accolto nel Neolitico Antico il versante marit- quelle aree, ma ci pare altrettanto a loro più prossime (o più suggestive loni sottostanti con i suoi precipizi e le al rito, in una dimensione religiosa e modificato dal cristianesimo con la timo era abitato da un nucleo umano significativa la produzione di asce su e temibili per varie motivazioni) i loro sue forre, per finire con ilBric del Cimi- unica ed inscindibile. Il segno sulla nuova venerazione alla Madonna; sul di cui è impossibile definire la consi- eclogite o giadeite, pietre che si tro- luoghi di venerazione delle varie di- tero (toponimo che ha indubbiamente roccia diveniva così ex-voto, preghiera terreno, quindi, resterebbero a segna- stenza. Gli uomini di questo periodo vano solo in questo massiccio ed in vinità; spesso è la stessa toponoma- fagocitato una più attinente attribuzio- propiziatrice e messaggio alla divini- larci questa realtà le vie di pellegrinag- preistorico conoscevano già l’alleva- pochissime altre aree delle Alpi occi- stica del luogo a lasciar trasparire ne toponomastica precedente) a Mar- tà. Certo vi furono – accanto alla pra- gio alla vetta, punteggiate di rocce in- mento, l’agricoltura e la ceramica, dentali. significative indicazioni: la Rocca del tina d’Olba, dove i segni di culto carat- tica di incidere la roccia – altre ma- cise che testimonierebbero l’esistenza la tessitura e la conservazione delle In questa area di transito tra l’en- Trùn indicherebbe un luogo privile- terizzano in modo evidente la cima. nifestazioni di culto: le danze, i canti, di punti del percorso da cristianizzare derrate alimentari; probabilmente troterra e la costa, gli incontri e gli giato dal fulmine, la cui più vistosa e Il Beigua è però anche un luogo di i grandi falò rituali sulle cime; ma di ed esorcizzarne le presenze demonia- questa evoluzione proseguì durante scambi – commerciali e sociali – av- cupa conseguenza è il tuono, rombo grande ricchezza di acque ed il culto tutto ciò non resta traccia. che. Il quadro generale del massiccio il Neolitico Medio, con l’affermazione vennero probabilmente sugli alti pa- terribile che poteva rappresentare la delle sorgenti era altrettanto forte e La cancellazione di questi gesti e di del monte Beigua e delle sue valli della cultura del Vaso a Bocca Qua- scoli, dov’era più intensa, nei periodi voce del dio irato. ben presente nell’ambiente Ligure: questi segni avvenne poi, quando il interne, qui molto sintetizzato, indur- drata (VBQ) iniziato in Liguria attorno primaverili ed estivi dell’anno, la fre- La stessa caratteristica era nota alle basterà pensare ai toponimi di Acqua- Cristianesimo affermò la sua presen- rebbe senz’altro a considerare queste al 4.700 a. C. quentazione di pastori, cacciatori e – genti di Alpicella, a proposito della bianca ed Acquabona, per giungere poi za in questo mondo chiuso, talvolta cime come luoghi ove risuonò - in ogni La tipologia dei vasi a bocca quadrata a quote più basse – agricoltori, intenti cima del monte Greppino, luogo da a quello, particolarmente significativo, distruggendo le tracce antiche, ma tempo - il richiamo del sacro. di questo insediamento corrispon- alle loro attività quotidiane. evitare per l’abbattersi dei fulmini di Acquasanta (dove peraltro il san- più spesso sovrapponendole, aggiun- de a quella – pressoché esclusiva La frequentazione di Rocca due Teste sulle sue pendici; questa nomea pau- tuario cristiano sovrappose un antico gendovi la croce, o demonizzandole IL POPOLAMENTO DEL MASSICCIO – del Finalese, evidenziando quindi durò per tutto il successivo periodo rosa attirò certamente l’attenzione dei tempietto pagano) per renderci conto attribuendo loro valenze malefiche; DEL BEIGUA un rapporto stretto tra gli uomini del dell’Età del Bronzo, probabilmen- pastori che dovevano affrontare la so- dell’importanza di questo elemento, così spiegheremo i vari Bric Priafaia, Una catena montuosa come quel- Finalese e quelli della valle del Tei- te come punto di sosta stagionale di litudine di queste montagne nel mo- fecondante e portatore di vita. le Faie, Faiabella, cima di Masca, col- la del massiccio del Beigua appare, ro, con evidenti legami culturali. Non gruppi umani dediti alla pastorizia, mento in cui gli dèi manifestavano la Come vedremo più avanti, presso le le della Masca, rio della Masca, che nella cultura odierna che lo conside- abbiamo elementi corrispondenti sul scesi al riparo forse per svernare con loro ira. Allo stesso modo, altre cime, sorgenti ed i corsi di numerosi rii mi- ci consegnano la memoria di luoghi rerebbe comunque uno spazio mar- versante interno, nelle valli dell’Er- le greggi in un ambiente meno freddo forse legate a divinità diverse e a noi nori, sul Beigua e sui suoi rilievi, sono ritenuti malefici dalle popolazioni lo- ginale (se non per il suo importan- ro e dell’Orba, tuttavia è ragionevole ed ostile rispetto al versante montano

18 19 CAPITOLO I IL MASSICCIO DEL BEIGUA

ed alle valli interne, anche in questo la cantieristica navale; per esigenze nensi di Sant’Eugenio de insula - con la grezza - proveniente dall’Elba verso le ferriere, gli altri ad alimentare il perduto con gli ultimi testimoni di periodo l’uomo si dedicò alla caccia determinate dalla tecnica edilizia in chiesa dei santi Nazario e Celso - che l’interno – ed una conseguente attivi- lavoro dei cantieri navali sulla costa. quella storia: figli dell’ultima genera- (al cinghiale, al cervo, all’orso). progresso e - lungo la costa - dalle proseguirono l’opera di evangelizza- tà di trasporto di materiali lavorati o Accanto a questo intenso movimento zione di gente della montagna, in una È presumibile che appartenessero a costruzioni navali, doveva essere no- zione delle terre del Beigua. semilavorati verso la costa e verso i di uomini e merci che superavano i società mutata completamente, essi questi cacciatori gli undici oggetti in tevole il fabbisogno di legname ed il L’opera dei monaci benedettini leri- cantieri di o il porto di Genova. valichi montani in entrambe le dire- non hanno trovato più – come i loro bronzo scoperti nel 1934 a Casa Mot- territorio fu attrezzato con percorsi nensi di Sant’Eugenio fu affiancata L’attività delle ferriere proseguì sino zioni, restava immutata nel tempo la padri – qualcuno a cui trasmettere tin, nella zona del Bric del Ciaz, a sud- per le “lese”, slitte trainate da buoi poi da quelli cistercensi di Tiglieto, i al sec. XIX, quando, con il declino del- pratica della pastorizia, con la sua il loro sapere antico, qualcuno a cui ovest di Pontinvrea, in cui prevalevano che permettevano il trasporto di lun- cui possedimenti, donati dai feudatari la tecnica dei bassi fuochi, sostituiti cultura immobile e quasi pietrificata, lasciare in eredità quel patrimonio di le cuspidi di lancia del Bronzo medio. ghi tronchi (i segni di questo lavoro aleramici signori del territorio, oc- dalla moderna siderurgia, si spense a tenere viva la memoria di tempi lon- leggende, storie, superstizioni e gesti Questa attività di caccia e pastorizia si riscontrano ancora sulle rocce dei cuparono molta parte della valle del il rumore dei magli; con l’attività di tani in cui l’uomo del Beigua viveva in rituali, di fatiche e di lavoro duro nei continuò anche nella successiva Età valichi). Teiro, dove apparvero i primi mulini, ferriera era stata attiva e fiorente l’at- solitudine sui monti col suo gregge. boschi e nei campi, a cui trasmettere, del Ferro, che però presenta scarne I rapporti con l’interno si sviluppa- di proprietà dei monaci di Tiglieto; è tività dei carbonai e dei boscaioli, gli Una cultura ormai alla fine del suo col loro sapere, anche un poco della tracce archeologiche: una traccia, rono con una viabilità che valicava il probabile che, nell’entroterra, a que- uni intenti a rifornire di combustibile tempo, il suo patrimonio è andato loro anima. ancora da indagare sul Bric Castellaz- massiccio del Beigua proseguendo sto monastero si debba la nascita di zo alle spalle di Albissola ed attribu- poi verso Veirera, Sassello e Palo da centri come Urbe, Pianpaludo e molti ibile ad un periodo tra l’Età del Ferro un lato, Pianpaludo Urbe e Tiglieto altri piccoli nuclei demici sparsi. e l’alto medioevo, un insediamento dall’altro; verso Genova, le valli inter- Nel sec. XIII gli agostiniani della Ca- all’aperto dell’Età del Ferro a Rossi- ne avevano i loro percorsi privilegiati nonica di San Pietro di Ferrania pos- glione (studiato da Bernabò Brea) ed sui valichi che portavano al Faiallo. sedevano la chiesa e i beni di San un presumibile castelliere a Pianpa- La caduta dell’Impero romano e la pre- Michele di Alpicella: questo possedi- ludo con tracce analoghe a San Pietro senza bizantina non lasciarono tracce mento fu probabilmente sfruttato per d’Olba. Si segnalano, inoltre, alcune nelle aree interne, dove però divenne far svernare le greggi della Canonica tracce toponomastiche significative, più evidente la successiva conquista ferraniense, in continuità con una tra- come Colle Castellaro e Bric Castè, a longobarda che innescò poi l’avvento dizione ormai millenaria. cui si aggiunge un contorno di ripari del Cristianesimo, come dimostrereb- I percorsi antichi del massiccio del sotto roccia che potrebbero offrire ri- bero le dedicazioni a santi come San Beigua acquistarono peso ed impor- sposte interessanti sull’attività uma- Donato e San Michele (santi che si af- tanza verso il sec. XV con la nascita na nelle aree interne. fermano sotto il regno longobardo di delle prime attività di ferriera, che eb- La conquista romana modificò in par- Grimoaldo, dopo la vittoria sui bizanti- bero poi un massiccio sviluppo lungo te queste attività: la nascita di Ad Na- ni del 663) ad Alpicella, mentre la pie- tutta la fascia montana interna con le valia (Varazze) portò probabilmente ve madre del territorio varazzino era ferriere di Rossiglione, Campo Ligure, all’intensificarsi di un’attività di esbo- probabilmente spostata all’interno, a San Pietro d’Orba e Sassello, svilup- sco e di lavorazione dei legnami per Stella, dove giunsero poi i monaci leri- pando un movimento di materia prima

20 21 IL MASSICCIO DEL BEIGUA LE ORIGINI E L’EVOLUZIONE DEL SEGNO INCISO

CAPITOLO II LE ORIGINI E L’EVOLUZIONE DEL SEGNO INCISO

LE PRIME TRACCE “ARTISTICHE” poneva i temi della caccia; in queste sul Monte Bego si ricorda soltanto Pittura, segno inciso e rilievo a tutto manifestazioni però comparivano fi- una isolata pittura rupestre raffigu- tondo sono espressioni artistiche che gure di animali di grande taglia, come rante un arciere. compaiono, nel Continente europeo, i tori ed i cervi; poi - circa dal 1800 Il popolo Ligure lasciò il suo mes- con il Paleolitico Superiore, periodo a.C. – iniziarono a comparire le figure saggio sulle cime ventose del monte in cui l’Homo Sapiens, si espresse umane, spesso riprodotte in scene di Bego con la complessa rappresen- attraverso la grande manifestazione caccia e di movimento. tazione di segni sviluppati in diverse dell’arte parietale del Magdaleniano In Italia si svilupparono, a parti- fasi; vi fu una prima espansione, da- - periodo compreso tra i 35000 anni re dal Neolitico e successivamente tabile all’Eneolitico (2800 –1800 a.C), e gli 8000 anni fa - così chiamato dal nell’Eneolitico e nell’Età del Bronzo, con raffigurazioni di armi, bovidi e sito di La Magdalène, dove questa le imponenti espressioni artistiche reticoli; con l’Età del Bronzo antico arte fu scoperta per la prima volta. della Val Camonica e del Monte Bego, (1800-1500 a. C.) comparvero raffigu- In un’epoca successiva - calcolata tra autentici “santuari” della preistoria. razioni di alabarde, scene di aratura il 6000 a.C ed il 1500 a. C. - si svilup- È possibile che, in entrambi i siti, l’ar- e personaggi umani; nella successiva pò, nel Levante spagnolo, in partico- te rupestre si sia espressa prevalen- Età del Bronzo finale (1200-900 a.C) lare nelle province di Alicante, Va- temente attraverso il segno inciso, il fenomeno dell’incisione sulle rocce lencia, Castellon de la Plana, Teruel però recenti ricerche hanno eviden- del Bego si avviò verso la decadenza. e Tarragona, una nuove espressione ziato la presenza – in Valcamonica – Nell’area della Val Camonica artistico-pittorica parietale che ripro- di lacerti di pittura rupestre, mentre l’espressione artistica incisa compar-

22 23 CAPITOLO II

ve già nel Neolitico (5000 a.C) e si svi- fecondante dell’acqua, che scatu- punta sottile, giungeremo all’incisio- LA CRISTIANIZZAZIONE luppò attraverso il tempo sino all’età riva dalla madre terra, era ben noto ne scalpellata del periodo medievale; La presenza di croci cristiane sulle romana. all’uomo preistorico. tra questi due estremi si colloca una rocce incise può apparire il modo più In realtà il fenomeno di incidere la Vi erano poi le piante ritenute sacre: gamma di utensili vari: il quarzo o la semplice del viandante di testimo- roccia non conobbe mai una fine la quercia, il faggio ed il frassino, che selce, successivamente gli strumenti niare il suo passaggio; si tratterebbe certa: probabilmente si affievolì e si furono oggetto di venerazione come metallici, tutti usati a percussione di- quindi di un segno meramente imita- ridusse di importanza a fronte di al- dimore di divinità. Questa pluralità di retta o indiretta, o a graffio. tivo, privo di particolari significati; in tri fenomeni culturali elaborati dalla culti appartenuti alla preistoria so- La figura poteva anche essere- rea realtà quel segno ha le sue radici in mente umana, ma rimase presente pravvisse durante l’età romana, (con lizzata per sfregamento di una punta una tradizione che ci riporta alle ori- nelle culture arcaiche e più conser- un forte ritorno nelle successive età che l’uomo ripassava più volte sulla gini del cristianesimo ed al tentativo vatrici. barbariche) il cui ricordo si tramandò roccia, sino ad incidere ciò che voleva, di cancellare i luoghi di culto precri- attraverso tutto il medioevo per giun- questa tecnica a graffio ripassato, era stiani. LE MOTIVAZIONI DEL CULTO gere sino ad età storiche moderne. Se usata spesso, sia con punte litiche, Infatti, dopo l’editto di Costantino, la DELLA ROCCIA INCISA le più chiare tracce di culti connessi sia con punte metalliche. Chiesa iniziò un’azione di evangeliz- Riteniamo che le motivazioni che por- alle rocce incise sono localizzate sul- Il segno sulla roccia poteva poi essere zazione di massa e gli antichi “san- La lotta alla superstizione fu lunga, nuova fede. tarono l’uomo ad erigere monumenti le pendici e sulle ventose cime del ottenuto con la rotazione di una pun- tuari” delle credenze animistiche per il radicamento fortissimo delle Questo tema ci riporta a quelle forze di pietra e ad incidere la roccia si ispi- Monte Bego e nella val Camonica, ta, che poteva essere litica o metalli- finirono sotto gli strali degli evan- religioni animistiche: già nel 452 il taumaturgiche sprigionate dalle roc- rassero ad una religiosità che trovava oggi sappiamo che – accanto a que- ca, ottenendo la forma della coppella, gelizzatori - che videro in essi una Concilio di Arles, indetto da papa Le- ce, che apparvero agli antichi cristiani origine in una visione che attribuiva sti due immensi “santuari” dell’arte mentre le lame metalliche - piatte e presenza demoniaca – e spesso li di- one I, impose ai vescovi di agire con- come segni diabolici, su cui furono alla roccia particolari poteri positivi; rupestre - sono presenti centinaia di larghe - erano usate prevalentemen- strussero, oppure ne cancellarono il tro coloro che adoravano le pietre gli caricate leggende e credenze popo- le credenze sul potere taumaturgi- siti minori, sparsi nelle valli appen- te per ottenere le vaschette quadrate culto precedente attribuendone uno alberi e le fonti, ma nel 798 dovette lari che riuscirono a giungere quasi co della roccia sopravvissero sino a niniche o alpine, dove l’uomo venerò o rettangolari che compaiono spesso nuovo al Cristo. intervenire Carlo Magno, a ribadire gli indenni sino alle soglie del terzo mil- tempi recenti, testimoniate dagli sci- con quei gesti le divinità che riteneva nelle incisioni rupestri. Questa azione ebbe risvolti diversi: in stessi antichi divieti, a dimostrazione lennio. La perdita della cultura rurale, voli della fertilità, su cui le donne si vi dimorassero. Per una indagine completa serviran- alternativa alla distruzione, osteggia- di quanto fossero radicate certe cre- avvenuta nel sec. XIX° con la moder- lasciavano scivolare sperando così di no poi molti altri dati, come la pre- ta dalle comunità locali affezionate ai denze animistiche; a poco erano ser- nizzazione, segnò anche la scompar- aumentare la fertilità, oppure come LE TECNICHE E GLI STRUMENTI senza in sito di tracce archeologiche, propri antichi dèi, gli evangelizzatori viti i moniti di uomini come san Mar- sa di queste narrazioni, per cui queste accade in alcuni eremi della Maiella, DI INCISIONE di leggende o tradizioni popolari, o ripiegarono sulla riconversione del tino di Tours, San Colombano e san rocce incise divennero testimonianza dove i malati si adagiano sui luoghi La tecnica di incisione di un segno la toponomastica, per poter stabilire sito, offrendolo alla venerazione del Patrizio, che associarono alla potenza muta. Oggi ci troviamo quindi di fron- ove si ritiene avessero posato il corpo variava, a seconda del tipo di roccia, l’età dei segni incisi che incontre- nuovo Dio sia attraverso l’apposizione taumaturgica della pietra – retaggio te a segni “muti”, che possiamo solo i Santi eremiti, nella convinzione che oppure dal periodo in cui il segno remo, ma l’utensile in uso è un dato di segni materiali (croci o edifici sacri) di un antico paganesimo – i simboli tentare di interpretare vagando a ten- questo gesto possa risanarli. stesso fu inciso: partendo dai graffi prezioso. sia attraverso la modifica delle anti- cristiani, in un connubio che permet- toni con analogie e ricerche che pro- Spesso al potere della roccia era as- sottili realizzati nel Paleolitico, pre- che credenze, rielaborandone le idee teva di conservare l’antica venerazio- ducono poco frutto, essendo sterile la sociato quello dell’acqua; il potere sumibilmente con una pietra dura a ed i miti in funzione della nuova fede. ne al luogo, pur spostandola su una fonte a cui attingere.

24 25 IL MASSICCIO DEL BEIGUA LE ROCCE INCISE

CAPITOLO III LE ROCCE INCISE

PREMESSA denominazione a loro attribuita da dai versanti aspri e scoscesi, che in- Sparse sul territorio del Geoparco vi coloro che le studiarono per primi, combono sul profondo alveo del Rio sono tracce di arte rupestre e di segni che diedero loro nomi come: Pietra Martino, con scenari desolati e roccio- riconoscibili come indizi di lavorazio- Scritta, Pietra Pilar, Pietra dei canalini, si e con la presenza di radi pini marit- ne di selci (affilatoi) che, per la loro Grande roccia, ecc.. timi; le cime di Bric Marino, delle Roc- natura di utilizzo materiale, parreb- Queste denominazioni non rispec- che Nere e di fanno da bero essere estranee alle motivazio- chiano la toponomastica del sito, che quinta naturale ad un crinale su cui ni – comunemente ritenute di natura è stata cancellata con la scomparsa insistono tracce di attività di pascolo magico- religiosa - dell’arte rupestre del mondo dei pastori; le definizioni e di antiche mulattiere che dal mare propriamente detta. Non si esclude attuali, che noi abbiamo rispettato, salivano verso il territorio padano. che esse abbiano avuto anche valen- sono state attribuite solo per iden- La superficie incisa affiora da un cri- ze di tipo magico, associate al lavoro tificarle, quindi abbiamo scelto di nale, rivolto ad Est e digradante verso pratico; comunque, queste sono cer- conservarle per evitare di ingenerare il sottostante Rio Veleno, cosparso di tamente le tracce più antiche del ter- confusione. rocce scistose con grandi pareti affio- ritorio del Beigua, e confermano che ranti dal piano di campagna, l’alveo in quest’area l’uomo si dedicò alla RUPE DELL’ACQUASANTA del rio è ingombro da enormi massi produzione di asce in pietra verde in Questa roccia, conosciuta come Rupe in scivolamento e si snoda tortuoso età Neolitica. dell’Acquasanta per la presenza del poco sotto la roccia; la vegetazione In apertura di questo capitolo – de- santuario della Madonna dell’Acqua- è formata da boscaglia di querce, dicato alle rocce incise del Beigua santa più a valle e segnalata da Artu- con rari alberi di castagno ed una – è doverosa una precisazione: que- ro Issel nel 1899, è inserita in un’area massiccia presenza di brugo. Nono- ste rocce sono state riportate con la caratterizzata da una serie di rilievi stante l’apparente aridità dei pendii

La Rupe dell’Acquasanta

26 27 CAPITOLO III LE ROCCE INCISE

montuosi, l’intera area è caratteriz- stra del vallone, indica che l’uomo ha tato l’area di incisione agli esecutori te litica; appare evidente – esaminan- offrono grandi possibilità di inter- però, non ci è possibile esprimere al- zata da numerose sorgenti, captate operato qui, in antico; in questo sce- dei segni. do le sezioni dei segni – che l’azione pretazione: anch’essi sono sparsi in cuna valutazione, poiché la stessa fu oggi per uso potabile. nario selvaggio la Rupe dell’Acquasan- La superficie è caratterizzata dalla di rotazione era attuata facendo per- maniera apparentemente casuale, e divelta e rovesciata in un rio durante L’area circostante la roccia è priva di ta affiora dal piano di campagna e si presenza di miriadi di coppelle di varie no su una piccola punta, in alcuni casi ricordano i segni schematici dell’Ar- i lavori di sistemazione della strada tracce antropiche, dalla roccia stessa estende per una larghezza di m. 1,45 dimensioni, disposte secondo schemi isolati la coppella è stata ricavata con ma della Moretta a Finale (SV). Acquasanta – Passo del Turchino; è possibile alzare lo sguardo sino al circa, con un fronte di circa m. 2,50; oggi indecifrabili, intersecate ed as- un lavoro di percussione di punta me- Su questa roccia si nota la totale as- secondo le informazioni raccolte, la soprastante valico, posto circa 200 la parete frontale, alta m. 3 circa, sociate talvolta a lunghi lisciatoi, poco tallica, usata a percussione indiretta, senza di croci cristiane, nonché quel- stessa sarebbe stata incisa a coppelle metri più in alto, che porta a Prato verticale, scabra e ruvida, incombe profondi e disposti anch’essi in manie- che ha lasciato segni evidenti sui bor- la di moderni “incisori”, che troppo e lisciatoi, come la Rupe dell’Acqua- d’Ermo. sul sottostante vallone; la superficie ra apparentemente disordinata. di irregolari della coppella stessa. spesso lasciano il segno del loro pas- santa. La presenza di una costruzione a della roccia presenta alcune fratture La tecnica d’incisione prevalente è la Sull’estremo ad Ovest della super- saggio. Nell’area all’estremo levante del Ge- corridoio in pietre a secco sulla de- naturali che parrebbero aver delimi- rotazione di una punta, probabilmen- ficie, quasi ai margini della roccia, La datazione di questi segni è pro- oparco dovevano esserci rocce incise, compaiono due cerchi, incisi con uno blematica: Arturo Issel li definì di … probabilmente scomparse perché il strumento usato a compasso: il primo epoca relativamente antica…; il quadro segno fu impresso su roccia degra- è netto e ben definito ed interferisce, non si discosta molto da quella valu- dabile; è il caso della roccia di Ros- sovrapponendosi, con una sequenza tazione, anche la possibile presenza siglione (GE), collocata sulla sinistra di piccole coppelle sparse a sciame; di un segno pediforme in prossimità del rio Berlino, accanto ad un antico al suo interno notiamo però la pre- del cerchio a compasso (che potrebbe percorso che sale verso la cappella senza di un segno profondo lasciato offrire una datazione per compara- della Camera, in un contesto di grandi dalla percussione di uno strumento zione con altri segni analoghi) appare massi sparsi e di affioramenti di sci- metallico (piccozza?). incerta: l’esame su macrofotografia sto a cui l’uomo ha conteso la terra Il secondo cerchio è parziale e non si pare restituire la traccia di uno stacco circostante per il coltivo e per il pa- nota neppure il punto d’appoggio cen- dello strato di superficie; nonostante scolo dei propri animali; all’ingresso trale, non possiamo escludere però le difficoltà di datazione, pare logico di questo percorso sorge una piccola uno sfaldamento della superficie. pensare che questa roccia abbia avu- chiesetta, eretta in tempi recenti. to una particolare importanza per le L’erosione naturale ha asportato gran Le composizioni di coppelle e mi- comunità che vissero su queste mon- parte della superficie della roccia, la- crocoppelle presenti rispondono, in tagne. sciando intatto solo un piccolo lacerto; alcuni casi, a schemi noti e ripetuti Anche la presenza di una seconda su questo frammento appaiono le ca- in vari siti, mentre altre situazioni ap- roccia incisa, presso Cascina Giandot- ratteristiche croci cristiane con bracci paiono poco decifrabili, o addirittura to, porta a ritenere che l’area potesse coppellati, analoghe a quelle dell’area apparentemente casuali; i grandi se- rivestire un particolare interesse per i del Beigua; ovviamente qualsiasi si- gni lineari ricavati dallo sfregamento gruppi umani che vissero quassù; nel gnificato dei segni è oggi difficilmente ripetuto di un utensile metallico non caso della roccia di Cascina Giandotto ipotizzabile, vista la modestia della

La Rupe dell’Acquasanta - dettagli

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traccia, ma essa resta come indizio Si è sviluppata però anche un’ipote- La Strada megalitica, individuata da importante, che potrebbe preludere si contraria, che vede nei segni incisi Mario Fenoglio ed ampiamente stu- a qualche altra significativa scoperta su questo masso soltanto i punti in diata nei suoi aspetti esteriori, ma nell’area di Rossiglione. cui l’uomo fece forza con punte me- mai indagata archeologicamente, ap- talliche per spaccare in due la roccia pare di difficile lettura: infatti, lungo il ALPICELLA stessa; quindi, il masso sarebbe sol- muro di contenimento del lato a valle L’area di Alpicella, documentata per tanto un resto di lavorazione abban- della “strada” stessa appare un tratto l’età preistorica con gli scavi del riparo donato sul terreno, senza alcun’altro riconoscibile nella tipologia hallstat- di Rocca due Teste dove è stata iden- significato. tiana, mentre il percorso termina su tificata la Cultura del Vaso a Bocca Tuttavia entrambe le ipotesi ci paiono un pianoro dove grandi pietre infisse Quadrata, (di un periodo compreso tra estreme: la sua collocazione vertica- a circolo hanno ispirato l’ipotesi di un il 4000 a.C. ed il 3500 a. C.) presenta le al centro di un piccolo pianoro, con cromlech. alcune situazioni enigmatiche, a parti- l’area circostante priva di altri segni La tipologia allstattiana di questo singo- re dalla Strada megalitica per giungere di lavorazione, indicherebbe una si- lare manufatto si appoggerebbe su un poi alla Pietra dell’orologio; infatti, sono stemazione intenzionale, in contrad- ulteriore elemento: la presenza di una state attribuite a queste due singolari dizione con una semplice posizione casa a tipologia celtica, piuttosto rara strutture delle caratteristiche legate casuale, e questo indebolisce anche in Liguria (presente invece in Val Tana- ad una ipotetica funzione di osserva- questa seconda ipotesi. ro nella località dei Deversi a Garessio zioni astronomiche. I rilevi archeoastronomici esegui- CN) che indusse a ritenere che vi fosse Per la Pietra dell’orologio, così deno- ti sul sito non hanno dato esito, ma stata una penetrazione di elementi cel- minata per la sua singolare struttura non potremo escludere che questo tici in loco, da cui proseguì poi la tradi- (una forma a triangolo irregolare in- masso sia l’elemento residuo di una zione di costruire elementi architettoni- fissa nel terreno ed alta metri 1,50) costruzione più complessa, integrata ci ispirati da questa cultura. fu ipotizzata la funzione di elemento da opere in legno (pali, ecc.) andate In località Ceresa troveremo una roc- cardine di un presunto osservatorio distrutte nel corso dei secoli. cia incisa a polissoir, identificata nel presenta all’estremità più segni fusi- coppella e fusiforme, che ha sugge- mente questo utilizzo; la coppella solare; questa interpretazione si fon- Comunque, in assenza di risposte ri- 1980 da Mario Fenoglio: la tipologia formi, in altri casi i segni paiono di- rito la definizione dicoppella raggiata. all’estremità avrebbe avuto la funzio- dava sulla presenza di quattro piccoli solutive - o almeno ragionevolmente dei segni incisi su questa roccia ri- sposti in modo casuale. ne di contenere una piccola quanti- segni, incisi lungo la superficie incli- credibili - abbiamo ritenuto utile inse- sponde alla caratteristica del fusifor- La presenza di coppelle, che in gene- La sperimentazione dimostra che tà d’acqua, miscelata con la polvere nata del lato Ovest del triangolo, che rire questo enigmatico elemento nel me, detto anche affilatoio o lisciatoio, rale rispondono a motivazioni di ca- si tratta di affilatoi per l’affilatura di abrasa dalla roccia stessa e dalla – secondo l’ipotesi archeoastronomi- complesso panorama dei segni incisi inciso profondamente con l’utilizzo rattere cultuale, ha ispirato l’ipotesi lame litiche in giadeite o eclogite, le pietra in lavorazione, ottenendo così ca – segnerebbero altrettante posi- del Monte Beigua, con l’auspicio che di uno strumento litico e terminante, di un significato a carattere magico – caratteristiche pietre verdi del Bei- una pasta ideale per la lucidatura e zioni su cui leggere ipotetici dati sul indagini future ne svelino l’autentica all’estremo inferiore, in una coppella; rituale, suggerito dalla apparente ico- gua; l’ipotesi fu proposta da Mario la rifinitura delfilo della lama trattata cammino del sole. finalità. sono numerosi i casi in cui la coppella nografia formata dall’accoppiata tra Fenoglio che dimostrò sperimental- nel fusiforme, più correttamente rico-

Il presunto ”orologio solare”

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noscibile, quindi, come affilatoio. A completare il quadro noteremo poi Identica situazione si riscontra nella Queste rocce sarebbero state usate in che gli affilatoi di Alpicella presenta- seconda roccia di Alpicella, che appa- età neolitica per rifinire le asce sgros- no forti analogie con quelli presenti in re incisa con profondi affilatoi analo- sate ed i segni sarebbero le tracce re- Borgata Pianetto, ad Usseglio (Valli di ghi a quelli della Ceresa: valgono qui sidue di un lavoro di rifinitura di asce Lanzo - Piemonte), di fronte alla cap- le osservazioni fatte prima. neolitiche; questi utensili litici trova- pella di San Giacomo e sono analoghi Questi affilatoi rappresentano i resti rono mercato di scambio in un’areale a quelli presenti sui megaliti della di un atelier di periodo Neolitico, uti- vastissimo della Liguria sino all’area Somme, in Francia, che gli studiosi lizzato forse sino all’Età dei Metalli, francese, lungo tutta la dorsale ap- francesi ( Luois De Ponchon nel 1889, dove gli artigiani del luogo (gli abitan- penninica ed alpino-marittima e ver- poi il Mortillet nel 1908), riconobbero ti di Rocca due Teste?) perfezionarono so il Nord- Europa. già come affilatoi per asce neolitiche. l’affilatura delle loro asce, affidandola a personaggi “specializzati” (forse ri- conosciuti come sciamani dalla co- munità). Non possiamo escludere che queste rocce avessero anche una funzione magico- religiosa, legata ad una ipo- tetica sacralizzazione dell’ascia (sulla sacralizzazione delle armi esiste una vasta letteratura) tuttavia riteniamo questa superficie inclinata dalle- di mente adibita a pascolo ed a coltiva- Pace, oggi soffocata da una selva di che, nel nostro caso, questa doman- mensioni di m. 7 x 3,50, affiorante dal zione del bosco, ma di queste attività antenne di ripetitori e ponti radio. da non abbia una risposta sostenibile. piano di campagna in un’area ricca non si conservano tracce: presso il Questa roccia era nota con la defi- di rocce sparse e di prati intercalati crinale esiste un riparo sotto roccia nizione di “Pietra scritta” che la ac- LA PIETRA SCRITTA da grandi massi, con una vegetazio- sistemato con un muretto a secco, comuna – per la toponomastica - ad La roccia fu segnalata da Maia e Rosi ne formata da faggi con presenza probabilmente completato con la si- altre simili, sparse nell’area del Me- nel 1973, e ripresa poi da Graziosi nel frequente di aree acquitrinose e rii stemazione di ramaglia a protezione diterraneo: dalla “Typia petra” di Fi- 1974, fu documentata poi nel 1990 stagionali, dimostra, nelle caratte- del vano così ricavato. lippi (Macedonia- Grecia) posta su un dalla Pizzorno Brusarosco e rivista ristiche tecniche dei segni presenti Nell’area sono assenti le consuete rilievo al centro di un’area mineraria da Priuli e Pucci nel 1994, infine dal (a graffio ripetuto, a martellina, a presenze di muretti a secco, sentie- antica, alla “Peyro escrito” della regio- sottoscritto nel 1999. rotazione di punta litica e metallica) ri selciati o altre tracce antropiche; ne dell’Olargues (Hérault - Francia) Collocata a ridosso della sorgente del che l’uomo la “frequentò” in maniera lontano, sulla vetta posta in linea ot- che reca peraltro la stessa tipologia Rio Traversa, che ne sfiora l’estremi- continuativa per varie epoche. tica con la roccia, appare la piccola di segni incisi su superficie di scisto tà ad Est formando una cascatella, L’area della Pietra scritta era certa- chiesa- santuario della Madonna della tenero (come documentò il Guiraud

Località Ceresa, la roccia dei polissoir La Pietra Scritta

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pentalfa, o stella a cinque punte) è un motivo che era già presente sulle ce- ramiche sumere, etrusche, greche e romane. Nell’arte rupestre della Valcamonica è stato datato all’Età del Ferro, (da Sansoni nel 1986), ma è stato ripro- dotto anche su molti oggetti - come gli anelli, gli amuleti, le fibbie di cin- tura, gli scudi, le pietre sepolcrali e le stele funerarie medievali - che rendono problematica ogni ipotesi di nel 1960) sino alla “Peira eicrita” di va la sorveglianza ai capi di bestiame, pastori è confrontabile poi con il caso prio del mondo pastorale del Bei- presenti su quelle rocce, (ma occorre datazione. San Germano Chisone, in Piemonte ci si dilettava con una roncola, o con dei pastori ormeaschi della Valle del gua, che ebbe quindi presso la Pietra ricordare che il segno filiforme è stato Anche i segni ritenuti crucifromi an- (documentata da Seglie nel 1987). un temperino, ad incidere le pietre , che avevano il loro luogo de- Scritta il luogo di raduno. datato anche ad età recenti); la tecnica tropomorfi o figure a phi (così defini- Questa identità toponomastica ri- con nomi o con simboli diversi: spe- putato presso un masso collocato nel Il fitto lavoro di incisione della- roc a rotazione con cui furono prodotte le te per la similitudine con la lettera chiama l’attenzione su una probabile cie presso la così detta ‘pietra scritta’, Bosco delle Navette ad Ormea (CN) del cia, certamente da parte di molteplici coppelle su questa grande lavagna è greca) non consentono di valutare in funzione, assegnatale dalle comunità che era il punto di cambio di guardia tutto privo di segni incisi o altri segni soggetti, passò, probabilmente, da altrettanto inaffidabile per una data- maniera sostenibile una loro datazio- di pastori che frequentarono l’area, di dei sorveglianti il bestiame… confer- di riconoscimento, ma tuttora ricono- una fase di segni finalizzati alla - ge zione. Una grande nicchia, realizzata ne: se è accettato che il cruciforme luogo deputato per i loro raduni. mando così che questa roccia aveva sciuto dagli ultimi pastori, intervistati stione dei pascoli - convenzionali e ri- con una tecnica grossolana di scalpel- a phi sia databile – in altri contesti – Questa interpretazione resta parzia- un ruolo ben definito nell’attività di dal Boccaleri nel 2006. conosciuti dalla comunità dei pastori latura (che rivedremo anche su altre allo schematismo neolitico, qui non ci le, per la carenza delle testimonian- pascolo. Dall’accenno di don Principe - sino alla successiva fase di incisione rocce dell’area) incisa al centro della è possibile escludere che almeno una ze orali dovuta alla scomparsa della parrebbe che questo cambio di guar- Uscendo dall’area ligure, troveremo della roccia per motivi meramente parete forse per ospitare un lume, non larga parte di essi sia riconducibile comunità pastorale dell’area del Bei- dia sia confrontabile con un’antica un comportamento analogo da parte imitatori o come affermazione del offre elementi per la datazione. all’iconografia stilizzata della croce gua, che fu depositaria di quelle tra- pratica pastorale - chiamata morra delle comunità del Cadore, che ave- proprio passaggio in loco, durata sino La possibilità di datazione attraver- col corpo del Cristo; la presenza di dizioni, ma si coglie in filigrana nel- in Abruzzo e tuttora praticata da quei vano il loro punto di raduno al Pra al secondo dopoguerra. so la comparazione dell’iconografia tele (dette anche filetti o trie, già dif- le parole di don Principe, parroco di pastori - (la morra è un gregge che d’Adamo, attorno al Sasso Rosso, in- L’origine di questa pratica incisoria dei segni urta contro uno scenario fuse in presitoria) riconduce alla pra- Vara Inferiore, che scriveva, nel 2001: conta da 250 a 350 capi, appartenen- ciso con segni cruciformi e collocato non è facilmente databile; le tecni- controverso: sulla parte sinistra del- tica del gioco sicuramente diffuso tra …Quando gli abitanti di Piampaludo te a più pastori e portato al pascolo a tra i comuni di San Vito di Cadore e che in uso sulla Pietra scritta indicano la roccia troviamo uno spazio su cui i pastori ancora in tempi recenti. portavano gli animali al pascolo esti- turno dai proprietari secondo un ca- Cortina d’Ampezzo. similitudini nette con quelle di altre sono incisi alcuni segni a pentagram- Gli alberiformi non offrono migliore vo, ogni proprietario era di guardia al lendario stabilito in funzione dei capi Questo ci permette di ipotizzare – zone, come i segni filiformi del monte ma, apparentemente utili per una interpretazione: l’albero appartene- bestiame a turno. Raccontano ancora conferiti). pure con doverosa cautela – che un Bego, che furono ritenuti da Isetti, nel datazione, però il simbolo del pen- va già alla cultura Ligure, ma è poi oggi alcuni anziani:”Mentre si svolge- L’ipotesi di un punto di riunione dei comportamento analogo fosse pro- 1960, la fase più antica delle incisioni tagramma (detto anche pentacolo o presente in ambito cristiano, quindi

La Pietra Scritta – suggestione di un mondo di Pietra Scritta, cruciformi e segni a pentagramma segni

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anche su questo tema non avremo esso non abbia avuto una persistenza elementi sostenibili. di lungo periodo nella tradizione di in- La presenza di due incisioni a carat- cidere la roccia. teristiche antropomorfe raffiguranti La folta presenza di cruciformi an- l’una un guerriero stilizzato ed armato, tropomorfi, che ripetono anche qui col braccio levato a brandire l’arma, e gli schemi già presenti in Val d’Assa, l’altra un guerriero armato di alabar- ha - tra i simboli più singolari - una da, entrambi racchiusi in una forma figura femminile sul cui corpo cruci- geometrica rettangolare, che pare vo- forme si riconoscono i seni, rappre- lerli isolare dal contesto circostante, sentati da due piccole coppelle, e la offre qualche elemento in più. capigliatura, ritta a raggiera sul capo; Queste due figure, prodotte con tec- un antropomorfo femminile, che però niche diverse (a percussione la prima trova un’analogia in una croce con ed a graffio ripassato la seconda) iso- late in uno spazio delimitato che par- raggiera, priva di altri attributi, che attorniato da altri segni simili, ma rebbe collocarle in una dimensione pare essere complementare, come molto più ridotti; il segno parrebbe il particolare, presumibilmente sono i modello, alla precedente inficiando resto di un’azione di affilatura di una resti di una fase più antica dei segni questa interpretazione. larga lama metallica. presenti, ma non possiamo attribuirli La difficoltà di datazione dei segni ad una preciso momento preistorico non sminuisce però l’importanza ROCCE DI CASA DEL CHE o protostorico con ragionevole sicu- della Pietra scritta come prezioso Il crinale del Bric del Tuvu, che si svi- rezza. documento etnoantropologico del luppa poi nella Costa del Tuvu prima Tra gli elementi utili alla datazione vi popolamento del Beigua, testimone di abbassarsi a formare la piccola sarebbero poi i moduli di coppelle, in di un mondo scomparso che proba- colletta ai piedi della Rocca del Trùn, particolare un “modulo” formato da bilmente si tramandò consuetudini di si stende in direzione Sud-Est ed è due sequenze di sei e quattro cop- età preistorica. caratterizzato dalla presenza di rocce pelline che appare identico in Valca- Nell’area circostante la Pietra scritta è affioranti in disgregazione; la vegeta- monica ed in Valle Bormida a Biestro presente una seconda roccia ad Ovest zione è a faggeta , con presenza di gi- (SV); questo modulo apparterrebbe sulla confluenza tra due rii; i segni nepro sparso a ridosso delle rocce, la anch’esso alla fase più antica dei sparsi su questa roccia (poche scritte dorsale termina con un piccolo sco- segni; tuttavia non può essere deter- moderne, alcuni cruciformi cristiani scendimento naturale sull’estremo di minante per la datazione, poiché non di fattura poco accurata) parrebbero Sud-Est e domina sulla valletta sotto- abbiamo elementi per sostenere che focalizzarsi attorno ad un affilatoio, stante; dalla sommità di questo lungo

Pietra Scritta: figure antropomorfe Pietra Scritta: cruciformi cristiani e Pietra Scritta – croce cristiana raggiata Pietra Scritta: croci, firme, alla base della parete resti di una “tela” testimonianze di pietra

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del Che, denominata anche Pietra del Che e di Costa del Tuvu ospitasse COMPLESSO DELLA rotonda, è un piccolo affioramento rocce incise con radici in epoche an- “ROCCIA DEL DOLMEN” disposto ad anfiteatro sul pianoro; le tiche, di cui però si conserva solo la Questo nucleo è collocato a ridosso di incisioni sono tutte a tecnica filiforme parte moderna, spia di un possibile un rio perenne dalla cospicua portata simile a quella della Val d’Assa, ed ruolo – forse di carattere magico- d’acqua, su una elevazione del terre- anche molti segni cruciformi appaio- religioso - per il crinale medesimo, no, caratterizzata da un forte nucleo no similari a quelli. la cui memoria, probabilmente ormai di rocce in sfasciume e stretta tra due crinale – oggi interrotto dalla presen- come questi percorsi abbiano origini del crinale, esposto alle intemperie, La presenza di rocce “minori” lungo priva di cognizione dei significati ori- sorgive che scorrono nelle vallette za di Casa del Che, edificio degli anni lontanissime. provoca un’azione di disgregazio- il sentiero, recanti segni cruciformi, ginali, si è conservata sino a tempi laterali; l’area è caratterizzata dal- Cinquanta - si apre un orizzonte note- Gli itinerari pedonali montani erano ne delle superfici rocciose, renden- lettere alfabetiche (viandanti che vol- recenti. L’incombente presenza della la presenza massiccia di faggio, con vole, che spazia sulle valli circostanti, praticati all’insegna della massima do precarie le tracce di segni incisi; lero testimoniare il loro passaggio) Rocca del Trùn su queste rocce rende rare querce e qualche nocciolo, oltre mentre in primo piano appare l’impo- comodità di cammino, per cui i valichi l’azione dell’uomo, dapprima con l’in- oppure raffigurazioni di personaggi plausibile un legame tra questi segni il rio appare una grande spianata arti- nente e cupa Rocca del Trùn. ed i passi montani già individuati dai sediamento di Casa del Che, poi con locali, come la figura femminile del- e la cima, che potrebbe essere stata ficiale, la cui funzione resta indefinibi- La presenza di un antico sentiero, i pedoni della preistoria non differivano la pratica attuale di aprire strade da la cosiddetta Pietra del Racin (dal so- temuta e sacralizzata per la sua ca- le: difficile ipotizzarne l’uso a coltivo, cui frammenti superstiti di lastricato in nulla da quelli praticati dai monta- esbosco di notevole impatto ambien- prannome del personaggio che pro- pacità di attirare il fulmine. ed allo stesso tempo sembra impro- recano anche tracce di pattini di lez- nari del secolo scorso. tale, ed infine i vandali che hanno babilmente la incise) indicano che la babile come spiazzo per carbonaia. za (la tipica slitta per trasporto a tra- L’area di Casa del Che è la zona mag- asportato parti incise, fa di questo memoria di quelle particolari rocce Questa sito si focalizza sulla Roc- scinamento di legname e di fieno in giormente a rischio: il degrado natu- sito il più disastrato del Beigua. era ancora viva nel 1900. cia del dolmen ed identifica un unico uso sulle montagne liguri), ci ricorda rale, che colpisce la parte a Sud-Est La roccia principale del sito di Casa Riteniamo quindi che il crinale di Casa grande complesso di segni isolati e

Casa del Che: la cosiddetta “pietra rotonda” Pietra rotonda: uno schema di “tela” modificato Pietra rotonda: schema di “tela” e croci su parete inclinata

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di rocce incise, che compaiono as- per erosione naturale. Con questa ipotesi di datazione, os- sociate tra loro, a formare un quadro Questa tipologia a reticolo compare serveremo la grande superficie incisa omogeneo di sicura antichità e rico- su una pietra utilizzata come reim- della Roccia del dolmen, (in realtà la noscibile come un probabile “san- piego per la costruzione del nuraghe presunta camera del dolmen è il ri- tuario” per le popolazioni delle valli di Sa Mandra Manna (Tula, in provincia sultato di uno stacco naturale di un circostanti. di Sassari), datato all’Età del Rame; grande blocco, poi scivolato sul piano La sommità della collinetta sovra- quindi appare possibile una com- sottostante). stante il “dolmen” reca una superfi- parazione – pur con tutte le riserve La parete incisa, è del tutto estranea cie incisa con una trama di reticoli e del caso – che attribuisce i segni del al quadro generale dell’arte rupestre micro coppelle; il piccolo complesso è dolmen a questo periodo, oppure alla del Beigua, che vede la maggior par- il lacerto rimasto di una superficie di successiva Età del Bronzo. te di segni incisi bene in vista e rivolti dimensioni assai maggiori, sgretolata verso Sud-Est: questa parete è rivolta a Nord ed è seminascosta all’interno del vano. Tutto il bordo laterale, con lo spigolo della parete, appare solcato da una fitta ripetizione di abrasioni, che par- rebbero però corrispondere ad ope- razioni di affilatura di lama metallica, probabilmente moderna. La fitta trama di incisioni filiformi, -di stribuite sulla superficie, in maniera apparentemente disordinata e casua- eseguiti con pittura – sulle pareti del nel Museo archeologico di Finale) ed le, si sviluppa in una elaborazione ben Riparo dello Schioppo, in comune di associando questi indizi al soprastante precisa sul lato destro della parete, Scheggino (PR) associati ad antropo- reticolo con microcoppelle, possiamo dove si concentrano numerosi segni morfi, in un contesto datato tra il Ne- ipotizzare che questi segni apparten- scaliformi; questa particolare sim- olitico e l’Età dei Metalli. gano alla fase più arcaica, compatibile bologia è presente sul monte Bego, Confrontando questi segni con i filifor- con l’Età del Bronzo. dov’è datata all’Età del Bronzo, ed in mi del Monte Bego, riconoscibili come La presenza della cultura del Vaso a Val d’Assa, collocata in un periodo di i più arcaici di quella grande manife- Bocca Quadrata nell’area di Alpicella, transizione tra il Bronzo finale e l’Età stazione (secondo l’Isetti) e con il se- ad una distanza facilmente accessi- del Ferro. In Umbria è stata rinvenuta gno scaliforme che compare sul bordo bile per quegli uomini dediti alla pa- la stessa tipologia di scaliformi – però di un vaso a Bocca Quadrata (collocato storizia e frequentatori abituali delle

Complesso del dolmen, affilatoi a Complesso del dolmen, la grande parete incisa Complesso del dolmen, croci, intagli e reticolo e coppelle segni scaliformi

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solitudini del Beigua, pare essere un e ripetute sulle pietre delle antiche dievale, forse addirittura moderna. altro elemento di convalida. chiese romaniche (in particolare: L’ultima fase presente pare finaliz- Le incisioni filiformi sono state so- nell’Astigiano, dove furono studiate zata alla distruzione, poiché le inci- vrapposte da nuovi segni, realizzati a dalla Vaschetti, nel 1986, che ne fece sioni profonde scavate con solco a V graffio ripassato di una punta, oppure un inventario) e sono quindi di età da una lama metallica usata molto con una lama larga e metallica, il cui moderna. rozzamente (in questo caso: quasi segno si sovrappone pesantemente; Infine compaiono su questa parete a cancellare un segno precedente) inoltre la presenza di scalpellature numerose tracce di affilatoi, lunghi, sono certamente attribuibili ad una grossolane, che intaccano profon- sottili e poco profondi, (forse una età tarda, in cui l’uomo volle modifi- damente la superficie – forse come mera azione di affilatura di lama me- care pesantemente il significato della azione distruttiva dei simboli prece- tallica), completati, in alcuni casi, in rappresentazione sulla roccia, can- denti – rende probabile che questa modo da apparire come cruciformi; cellandone alcune tracce. seconda fase sia una “cristianizza- sul lato sinistro della parete, un se- Si spiegherebbe così l’azione di scal- zione” di simboli ritenuti inaccettabili gno raffigurante una bilancia medie- pellatura praticata su una parte del- dalle nuove idee religiose. vale, ha un’analogia con quello pre- la superficie, a formare una figura a La “cristianizzazione” fu compiuta sente, nell’Astigiano, su una parete “freccia” con la punta rivolta verso il qui con l’incisione di croci particolar- della chiesa romanica dei santi Naza- basso, incisa molto profondamente mente elaborate, incise molto pro- rio e Celso di Montechiaro d’Asti. sulla superficie; scalpellature -ana fondamente a graffio ripassato sulla Sul lato esterno della parete compa- loghe appaiono sparse su altri punti superficie ed ornate, alle estremità iono due singolari segni, l’uno raffi- della parete. dei bracci, da una cuspide triangolare gurante in maniera inequivocabile Sul complesso del dolmen si nota Complesso del dolmen, croce a punta di lancia; compaiono, anche un antropomorfo in azione dinamica, l’assenza di scritte, sigle, o simboli cristiana con bracci ornati le solite croci con i bracci coppellati, l’altro – in maniera più complessa e sessuali moderni (questi compaiono diffuse in tutta l’area del Beigua; que- stilizzata – raffigurante un animale solo accanto al sentiero e a ridosso sta croce cristiana, a bracci adornati con le corna a palco, probabilmente del rio, quindi già lontani dall’area del di pomello, si affermò con la propa- un cervo; questa tipologia di segno dolmen) segni molto comuni su quasi ganda dei Francescani, che promos- apparterrebbe forse al periodo me- tutte le rocce incise del Beigua. sero il cosiddetto Cammino della croce dievale, quando il cervo era di casa su Infine vi è da segnalare una partico- Roccia del dolmen, croci, (pratica che portò successivamente queste montagne. lare caratteristica della Roccia del ed ipotetica bilancia alla nascita dei Sacri Monti) incorag- I segni cruciformi coppellati ed alcuni dolmen, che presenta uno strato su- giando cammini di pellegrinaggio che altri, come la bilancia e l’antropomor- perficiale ricco di cristalli di magne- erano praticati secondo percorsi pre- fo col cervo, apparterrebbero ad un tite ottaedrica (la stessa che abbiamo stabiliti; queste croci sono presenti orizzonte culturale di età tardo me- visto sugli affilatoi di Alpicella).

Complesso del dolmen, Roccia del dolmen, antropomorfo Roccia del dolmen, cristalli di magnetite croce cristiana elaborata

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Su questa parete si sarebbero quindi tracce, quasi che questa fosse rite- re, investito poi dalla cristianizzazione logo, che però sviluppate le prime espressioni di tipo nuta estranea al quadro, oppure da in epoca medievale. pare incompleto, artistico da parte di uomini dell’Età preservare. ed infine da un del Bronzo o della cultura del Vaso a A levante, a lato dello sfasciume di ROCCA DELLA BISCIA terzo, completo Bocca Quadrata, su cui si sono acca- grandi massi, affiora la cosiddettaPie - Oltre la zona della roccia del dolmen di ogni dettaglio niti, nel tempo, altri uomini, aderen- tra dei canalini, una grande lastra incli- si trova un grande affioramento, po- anatomico. ti al pensiero cristiano, talvolta per nata normale al piano di campagna; il sto al centro di un vasto pianoro dalla La presenza di cristianizzare quei segni, talaltra per suo nome deriva dalla presenza di una cui cima si domina l’orizzonte e si ha un simbolo fal- distruggerli, creando sulla parete un canalizzazione profondamente incisa al davanti la vetta della Rocca del Trùn, lico maschile in caos delirante ed inestricabile. centro della superficie con una tecni- mentre alle spalle appare la cima di accoppiamento La parete opposta della camera del ca compatibile con l’ultima fase della Rocca di Spinsu; dal piede della roccia, con la prima figu- dolmen presenta un fitto reticolo di Roccia del dolmen (il segno a freccia sul lato a Nord-Est, scaturisce una ra vulvare porta segni filiformi, che occupa quasi la e simili: lo strumento incisore appare sorgente la cui acqua inonda un prato ad interpretare metà della superficie; questo segno, identico) su cui scorre l’acqua di una ridotto ad acquitrino, accanto ad una il tutto come la sul monte Bego, è datato all’Età del piccola sorgente soprastante la roccia depressione che probabilmente era, rappresentazio- Bronzo; sulla parete non vi sono altre stessa, mentre sull’estremo a sinistra in passato, un piccolo laghetto, oggi ne veristica di della roccia compare una sequenza in secca. un rapporto ses- di segni, solo apparentemente cruci- L’imponente roccia strapiomba sulla suale; anche la formi poiché parrebbero i resti di un valletta e sul laghetto in secca; sul rappresentazione reticolo analogo a quello della parete lato Ovest dello stesso si trova una se croci coppellate agli estremi, con di un altro simbolo fallico, poco più in 14 x 4 per una profondità di cm. 4) del dolmen, abrasi dallo scorrimento casella in pietra a secco, di forma altre più rozze e prive di coppelle, e da alto, rappresentato da due coppelline estranea alla tipologia dei segni incisi del ruscello. quadrata, addossata ad un grande un segno a freccia inciso con le stesse unite da un tratto ricurvo, fa ritenere del Beigua, nonostante la notevole di Su questa roccia compaiono coppelle masso, sulla dorsale opposta, ad Est, caratteristiche della figura - a trian- che l’intera composizione, completata erosione, il segno è abbastanza con- collegate con un canaletto, tele e se- compare una grande costruzione (m. golo rivolto in basso - della Roccia del poco più a destra da un ulteriore vulva servato da permetterci di alloggiarvi gni cruciformi; la canalizzazione par- 6 x m. 3,60) in pietra a secco, con una dolmen. femminile isolata, sia stato dedica- un’ascia dell’Età del Bronzo, perfetta- rebbe finalizzata ad accogliere l’acqua possente muratura di m. 0,80 c/a di Verso l’Est della parete vi sono alcune ta ad una rappresentazione a sfondo mente adattabile all’escavazione. che scorre sulla roccia, facendo pen- spessore e con l’ingresso rivolto ver- croci cristiane, con i bracci potenziati sessuale, riconducibile ad una ipote- Su un lastrone laterale dalla cima è sare ad un probabilmente scopo divi- so la valletta sottostante. Tutta l’area a forma di cuspide lanceolata analo- si di culto della fertilità femminile; la inciso un segno pediforme, grossola- natorio. L’area del dolmen ci appare circostante è ricoperta da una fagge- ghi a quelli della Roccia del dolmen, presenza dei cruciformi è da attribuir- no e poco profondo, affiancato da un quindi come un insieme complesso di ta, con presenza sporadica di noccio- con un’istoriazione complessa, for- si ad epoche cristiane tarde. cruciforme cristiano a cuspide lance- segni e di elementi attribuibili all’Età lo, e con aree pianeggianti, probabil- mata da un simbolo sessuale femmi- Sulla grande superficie sommitale olata; una piccola serie di intagli do- del Bronzo, che identificherebbero un mente adibite a pascolo. nile profondamente inciso, affiancato, del Masso della Biscia compare una vuti a sfregamento ripetuto appaiono presumibile santuario dell’etnia Ligu- Al piede della parete Ovest sono inci- poco più in basso, da un segno ana- profonda incisione (dimensioni cm. poi su un bordo, si nota, poco sotto,

Pietra dei canalini: canalizzazioni a scopo Masso della Biscia: rappresentazioni Masso della Biscia: divinatorio? sessuali femminili e maschili alloggiamento per ascia?

44 45 CAPITOLO III IL MASSICCIO DEL BEIGUA

uno scalino su un angolo della super- va sfoggio e sarebbe plausibile quindi sinuoso segno inciso su una specie ed è incisa con una sequenza di segni ficie, assolutamente privo di utilità un rituale di rafforzamento simbolico di dorso di balena; il segno percorre apparentemente pediformi distribuiti pratica. dell’arma mediante una cerimonia di diagonalmente quasi tutta la super- in un’area circoscritta, al centro del- Il pediforme è analogo a quello del- aspersione. Ovviamente questa ipote- ficie superiore intersecandosi con un la grande superficie, il tutto assume la Roccia del piede di Biestro (SV) ed si è suggestiva e non ha riscontri. altro segno lineare inciso anch’esso l’aspetto di una rudimentale scalinata a numerosi esempi in Valcamonica, Così come sarà poco chiaro il signifi- a graffio ripetuto, molto profondo. risalente verso la parte superiore del- ed è un simbolo ricorrente nell’arte cato di una grande coppella oblunga La superficie circostante è incisa con la roccia; ovviamente priva di utilità, rupestre di tutto il mondo, partico- incisa, più a valle, nel letto di una pic- croci coppellate, brevi affilatoi, sigle poiché la modesta inclinazione del- larmente diffuso lungo l’arco alpino; cola sorgiva; questo segno presenta moderne e date (è ricorrente la sigla la roccia non richiederebbe opere di nell’areale del Beigua ne incontrere- forti analogie con le Zampe del diavolo M A 1939). questo genere. mo un altro più a valle di questo sito. di Massimino (SV) e con la Ginocchia- Sulla parte frontale della roccia si Al centro della Pietra liscia notere- Sulla superficie si nota una strana in- ta del diavolo di Dolcedo (IM), la sua nota una coppella (cm. 4 c/a di diam.) mo una grande escavazione analo- cisione – parzialmente distrutta cau- collocazione sul fondo di una piccola da cui si diparte una sequenza di ga, come dimensioni e come tecnica sa uno stacco della superficie - con i sorgiva è privo di utilità (come rac- segni sinuosi incisi profondamente, di esecuzione, a quella della Pietra bordi netti e ben rifiniti, che permette coglitore di liquido) anche perché a apparentemente privi di significato. scritta, che si sovrappone ad una se- di alloggiarvi la lama dell’ascia, dimo- pochi passi scorre il rio principale, da La particolare tipologia dei segni non rie di piccole coppelle con la presenza strando come – anche in questo caso cui attingere acqua copiosamente. ci permette alcuna interpretazione; di alcune croci cristiane, di cui una a – essa poteva essere alloggiata con Alcuni massi collocati a sistemazione questa roccia doveva possedere un cuspide lanceolata che ci riporta alla precisione in questo stampo parzial- della fonte dimostrano un’attenzione significato per coloro che transitava- tipologia della Roccia del dolmen ed al mente conservato. particolare verso queste acque, for- no sul sentiero. Masso della biscia. Quindi entrambi i segni potevano al- se la traccia labile di un culto delle Più valle si trova poi una piccola pa- I segni pediformi sono molto corrosi loggiare un’ascia dell’Età del Bronzo, acque prestato a questa sorgente, a rete su cui compaiono numerosi affi- e talvolta sono riconoscibili solo per resta però indecifrabile la loro funzio- cui, forse, erano attribuite proprietà latoi, disposti a coppie ed in parallelo similitudine con quelli vicini; infatti, ne: l’ipotesi di uno stampo di fusione particolari da coloro che vi incisero la tra loro, associati ad un cruciforme soltanto uno è sicuramente ricono- è improbabile (per la difficoltà a gesti- coppella. coppellato; si tratterebbe di affilatoi scibile nella classica forma del piede, re il fuoco necessario alla fusione del per uso pratico, come abbiamo già altri appaiono come vaschette allun- metallo) mentre ci pare ipotizzabile LE ROCCE LUNGO IL RIO visto su altre rocce. gate abbastanza rudimentali, altri an- che l’arma vi venisse deposta in fun- Scendendo i crinali del Rio della Biscia Nel fondovalle, nel letto del Rio della cora paiono semplici scalini posti sul zione di qualche cerimoniale e – forse si incontrano rocce incise in maniera Biscia, si stende la grande superfi- piano inclinato, senza alcuna forma – aspersa con qualche liquido. ripetitiva, segni a carattere imitativo, cie inclinata della Pietra liscia; que- definita. L’ipotesi è priva di riscontri oggettivi: lasciati dai viandanti; quasi a fondo- sta grande superficie (m. 25 x m. 20 È possibile che i segni presenti rap- però queste armi erano anche sim- valle incontreremo la Pietra del sen- c/a) digrada verso il letto del rio che presentino successive fasi di inci- boli di prestigio per colui che ne face- tiero, caratterizzata da un lungo e la sommerge nella parte terminale, sione, poco riconoscibile per la forte

Masso del sentiero: visione complessiva Masso del sentiero: affilatoi e croci

46 47 CAPITOLO III LE ROCCE INCISE

di esse reca due vaschette quadrate cisa su un supporto litico in forte de- so di un insediamento d’altura datato di piccole dimensioni (cm. 2,5 x 3 c/a) grado tanto da renderla riconoscibile all’Età del Ferro. con il fondo piatto incise a scalpello. a malapena, c’è una coppella dal dia- La presenza di una piccola chiesetta, Questa tecnica è presente sulla Gran- metro di circa 18 cm.; attorno a que- anch’essa posta a dominare sull’oriz- de Roccia; su questa roccia c’è una sto relitto si notano numerosi segni zonte dall’alto del crinale, ci ricorda figura pediforme, incisa a graffio li- filiformi, in apparente disordine. La che in questo luogo si affermò una neare, inciso in modo ben definito vaschetta ebbe senz’altro la funzione religiosità, forse pagana prima, cri- con analogie sia sulla superficie della di accogliere liquidi o grassi accesi, stiana poi. Pietra liscia, con i suoi ipotetici pedi- per particolari funzioni, (forse legate Scendendo verso il fondovalle, in una formi, sia sul Masso della biscia. ad eventi solstiziali, del tipo dei falò di sequenza di muri a secco costruiti Poco lontano si trova poi un’altra pic- San Giovanni?) e trova una puntuale con grandi massi che domina il borgo cola roccia incisa, anch’essa già se- analogia in Valbormida, a Millesimo, dall’alto, una roccia, a forma di dorso gnalata dai due ricercatori negli anni sulla cima del Bric del Bazzo, a ridos- di balena, è incisa con una sequenza ’80, che reca sulla superficie piatta erosione, mentre la parte ultima del- 30 cm. di dia- una figura vagamente cruciforme, la manifestazione parrebbe essere metro, profon- profondamente incisa a graffio -ri la singolare escavazione realizzata da circa 12 cm., passato, che è stata interpretata – da a scalpello; i cruciformi presenti sa- incisa con uno Priuli e Pucci - come un antropomor- rebbero tracce di cristianizzazione, la strumento litico fo con alabarda. loro presenza minima potrebbe esse- a sfregamento; re causata dall’erosione della roccia, parrebbe la trac- LE ROCCE DI SAN PIETRO D’OLBA che non avrebbe conservato segni cia lasciata da Nella zona di San Pietro d’Olba, pic- sottili. un macinello e colo borgo incassato nel fondovalle Volendo far riferimento al convinci- farebbe suppor- alla confluenza tra l’Olba e l’Orbarina, mento popolare della zona, che vede re una presenza raccolto attorno alla imponente Rocca in alcune cime luoghi da temere ed umana abba- del Perudun e posto su un itinerario evitare, dovremo notare infine che sul- stanza stabile in importante, come testimonia il suo la Pietra liscia incombe, in tutta la sua loco. ponte medievale, (terra di ferrai e fer- cupa maestosità, la Rocca del Trùn. Sotto la Rocca del riere sino al sec. XIX, quando questa Lungo il rio – adagiato nell’alveo a Trùn vi sono alcu- economia, basata sui bassi fuochi, contatto con l’acqua – c’è un masso ne rocce “minori” perse vigore) compaiono alcune rocce a forma allungata sulla cui superficie già segnalate da incise a coppelle. piana è incisa una vaschetta di circa Maia e Rosi,: una Sulla costa che domina il borgo, in-

Roccia con affilatoi e croci La grande superficie della Pietra liscia Resto di coppella a dominio sul borgo di San Pietro Pietra liscia – la nicchia centrale con segni più antichi 48 49 CAPITOLO III IL MASSICCIO DEL BEIGUA

delle scodelle la stessa datazione, an- LA GRANDE ROCCIA profonde fratture, che terminano con che per la solidità del supporto litico. A Vara Inferiore è presente la Grande una voragine stretta ed impraticabile Una roccia analoga alla Pietra delle roccia; questo masso si erge in uno incuneata sotto il lato a ponente del- scodelle si trova in località Vrera, ai scenario di scisti e pareti scoscese, la roccia stessa, nonché la presenza, piedi delle massicce ed imponenti addolcito dalla presenza di prati ed sulla sua sommità, di un masso di murature a secco che trattengono la aree che in passato furono coltivati, notevoli dimensioni (evidentemente collina ed inglobano un notevole ri- con le cascine della Bucastrella più collocato in sito dall’uomo) ne au- paro sotto roccia, ricavato dalla volta a valle, e quella del Canarùn, oggi in mentano la suggestione. aggettante della parete; questo mas- rovina, più in alto; circa m. 200 più in Le due grandi fratture, pressoché so è danneggiato dai mezzi sgombra- alto è presente un riparo sotto roccia, ortogonali tra loro, che dividono la neve che transitano a ridosso della ricavato dalla parete aggettante di roccia in tre parti, paiono delimitare roccia stessa. un’enorme masso erratico e comple- anche gli spazi in cui gli uomini in- Benché danneggiata, questa roccia tato con muri a secco che ne garanti- cisero i loro segni: il grande spazio reca ancora una vaschetta quadrata scono un minimo di protezione dalle situato ad Est della frattura appare di solchi verticali terminanti con una (cm. 10 x cm. 10 c/a, profondità cm. 6 intemperie. fittamente inciso, lo spazio ad Ovest coppella. c/a) che è accompagnata da due cop- In questo scenario, la Grande roccia della stessa è interessato, nella parte Poco lontano dalle prime case di San pelle in posizione oculiforme; i moduli emerge dal piano di campagna con superiore, soltanto da una grossola- Pietro ed a ridosso di un piccolo rio, oculiformi sono presenti in numerosi la sua forma tondeggiante su cui è na vaschetta, nella parte rivolta alla giace la Pietra delle scodelle, un gros- contesti di arte rupestre, in particola- conservata una quantità di segni in- sorgente si notano invece due coppel- so blocco a dorso di balena recante re, le troviamo sul Rio Cavallera a Car- cisi, benché il suo degrado, dovuto le raggiate sul dorso della roccia; il una sequenza di coppelle incise a ro- care (SV) sulla superficie di un grande all’azione climatica ma anche a fattori grande masso sistemato sul culmine tazione di punta, tra cui spiccano due masso-altare. antropici, sia notevole, con la cancel- della roccia, pare dividere e delimita- vaschette di forma rettangolare che Altri segni sono compromessi lazione di ampie superfici che furono re questo “campo” della roccia. trovano una perfetta analogia sul Bric dall’azione dell’uomo, tuttavia ci paio- probabilmente incise, come testimo- La frattura che delimita il terzo “cam- della Langa a Millesimo (SV) a ridosso no sufficienti a dimostrare che questa nierebbero i frammenti rimasti intatti. po”, forma una voragine molto pro- di un insediamento dell’Età del Ferro. roccia appartiene allo stesso orizzon- La sua collocazione, a ridosso di una fonda che si perde nel sottosuolo, ed Nel contesto del Bric della Langa è te cronologico della Pietra delle sco- ricca sorgente che sgorga a pochi isola invece uno spazio privo di segni. stato possibile attribuire alle vaschette delle, databile quindi all’Età del Ferro. metri alimentando un piccolo rio pe- Questa roccia presenta una serie un’appartenenza all’orizzonte dell’Età Tenendo infine conto delle credenze renne, ci riporta alla situazione, già di affilatoi, che si dipartono da una dei Metalli. popolari, che vogliono i segni incisi vista sulla Pietra Scritta, sulla Roccia grande coppella, assumendo quin- Considerando anche in modo molto rivolti verso la Rocca della Marasca, del dolmen e sulla Pietra liscia, che fa di l’apparente forma di una coppella prudenziale questa analogia ci pare noteremo che le rocce di San Pietro ipotizzare l’esistenza di un culto dedi- raggiata; altri affilatoi sono sparsi a possibile attribuire a questa Pietra sono tutte in linea ottica con la cima. cato ad una divinità dell’acqua; le sue ridosso della stessa coppella senza

San Pietro d’Olba: coppelle e vaschette La superficie della Grande roccia Grande roccia: coppelle raggiate rettangolari

50 51 CAPITOLO III LE ROCCE INCISE

un ordine apparente, né un collega- tratta di un numero limitato di segni. suggestione, che falsa il significato Grande roccia: vaschetta con incisione cosiddetto Masso- altare di Martina mento con la stessa, oppure connessi Le cosiddette coppelle raggiate della del segno; infatti, se queste coppelle di edificio moderno accanto d’Olba. a coppelle minori, in questo caso si Grande roccia sono state scavate con erano i terminali degli affilatoi dove si Le incisioni filiformi o a graffio ripas- uno strumento raccoglieva la pasta abrasiva utile ad sato della Grande roccia parrebbero metallico a lama accentuare l’affilatura delle lame, non Grande roccia: croce coppellata databili, in generale, ad un’età medie- larga, usato a per- saremmo in presenza di una rappre- vale, e forse anche moderna, mentre cussione indiretta sentazione iconografica ma – ancora si notano, anche qui come già sulla con una penetra- una volta – si tratterebbe di resti di Pietra scritta, sulla Roccia del dolmen zione pressoché attività materiale, come ad Alpicella. e sulla Roccia della biscia, i segni di ortogonale rispet- Dovremo evidenziare però che - a cristiani anch’essi con i bracci cop- un’azione distruttiva prodotta con un to alla superficie differenza degli affilatoi di Alpicella - pellati; compaiono poi due classiche utensile usato pesantemente forse della roccia, lo questi segni sono circondati da una tele accanto alle quali appare un trac- su segni ritenuti inaccettabili o da stacco della por- serie di incisioni a carattere simbolico, ciato a scalpello attorno ad una pic- distruggere, infatti, su questi segni, zione di roccia che portano a ritenere che gli uomini cola coppella centrale. è stato usato uno scalpello a lama così scontornata dell’Orba attribuissero a questa roccia La miriade di micro coppelle sparse in larga, che ha prodotto una forma ap- ha prodotto una qualche funzione di carattere sacrale. apparente disordine ha, in alcuni casi, prossimativamente pentagonale, di vaschetta a fondo Un primo indizio di questa ipotesi si analogia con rappresentazioni che si c/a cm. 20 di larghezza e di cm. 8 di piatto, che reca nota con la grande vaschetta scavata riscontrano anche in altre situazioni, profondità, che parrebbe finalizzata a tuttora, sui bordi, i alla sommità: qui si depositano tutto- come la piccola croce coppellata e cancellare, con questa asportazione, segni dell’utensile ra le acque piovane, evidenziandone lo contornata da un “rosario” di micro un segno precedente. usato; gli affila- scopo di probabile contenitore di liqui- coppelle disposte ad ovale attorno ad toi della Grande di, forse di offerte; certo ebbe una fun- essa, modello che ci riporta alla stes- È significativo poi che la Grande roc- roccia presentano zione analoga la seconda vaschetta, a sa iconografia presente a Viarigi (AT) cia non rechi tracce rilevanti di scritte un segno profon- poca distanza dalla prima ma forte- sulle pareti della chiesa romanica di moderne, come accade invece per la do e sottile con mente degradata. San Marziano, a prova che questa ti- Pietra Scritta, in apparente contrad- una sezione a V La sequenza di segni incisi – appa- pologia di segno ha avuto diffusione in dizione con la differente accessibilità molto accentuata, rentemente in disposizione casuale età medievali. dei due siti: infatti, mentre la Pietra lasciata proba- – sulla superficie esposta ad Est della Accanto alle coppelle raggiate già scritta appare isolata e fuori dai per- bilmente da una roccia ci riporta alle tipologie già viste esaminate compare poi una simbo- corsi, la Grande roccia si trova invece lama metallica. sulla Pietra scritta: anche qui compa- logia particolare, rappresentata da a ridosso dell’itinerario antico che sa- Il risultato di que- iono i cruciformi antropomorfi con i una raggiera di sei tratti incisi che si liva verso il Faiallo, quindi più acces- sta affilatura è bracci coppellati, benché in numero dipartono da una coppellina centrale, sibile ad eventuali azioni di viandanti di una singolare molto ridotto, ed i segni cruciformi iconografia che si ripete identica sul in transito.

Grande roccia: particolari della coppella Grande roccia, cruciforme coppellato raggiata

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È possibile ipotizzare che questa sfregamento ripetuto di una punta – LA ROCCIA COLLINA del dolmen - benché meno pronun- roccia rivestisse un particolare va- presumibilmente litica – a testa larga La Roccia collina, è una parete incli- ciati e profondi - associati a coppelle, lore sacrale, tale da giustificarne il ed arrotondata, che ha prodotto un nata con evidenti segni di levigatura che dovrebbero essere le presenze rispetto anche in tempi recenti? Con- segno profondo; la figura, apparente- di un antico ghiacciaio, sfiorata, ai più antiche su questa roccia, su cui siderando anche la contiguità con una mente di donna gravida, è sormontata piedi, dalle acque di una sorgente si- compaiono poi alcuni cruciformi cop- sorgente, da cui nasce poi un rio pe- da una coppella grossolana che rap- tuata poco più in alto, che ne bagna pellati, una coppella con due piccoli renne, ci pare possibile sostenere che presenterebbe la testa e - sull’estre- tuttora la superficie in degrado; su lisciatoi, ed infine un singolare retico- anche in questo caso vi fosse un forte mo opposto del corpo - appare evi- questa roccia, ridotta ormai a lacerti lo a graffio lineare filiforme, analogo legame con le acque, tale da giustifi- dente il simbolo sessuale femminile. di superfici incise, compaiono segni a quello presente sulla Roccia del dol- carne il culto sulla roccia. Al di sopra del capo della Venere ap- cruciformi, incisi a graffio ripassa- men ed alla tipologia del Monte Bego pare poi una rappresentazione ad to profondo e del tutto estranei alla e della Val d’Assa. LA ROCCIA DELLA VENERE apparente punta di lancia – incisa classica matrice cristiana, si tratta di Su un grande banco affiorante, -ag Poco lontano dalla Grande roccia si con tecnica analoga alla preceden- segni analoghi al reticolo della Roccia gredito da una forte corrosione, tro- trova la cosiddetta Roccia della Venere, te e quindi coeva alla stessa - che la così chiamata per la somiglianza con rende particolarmente enigmatica; la stilizzazione nota delle Veneri pale- ad un esame con macrofotografia ci olitiche incise nella Grotta Romanelli, appaiono, attorno alla figura princi- nel Salento; la superficie piatta e forte- pale, linee sottili filiformi e rettilinee mente danneggiata dall’erosione è leg- corrose ed indecifrabili, ma soprat- germente inclinata ed è poco sotto il tutto noteremo, ai piedi della Venere, piano di campagna, bagnata dallo stil- partendo dal simbolo sessuale, una licidio di una piccola sorgiva perenne. lunga canalizzazione rettilinea, larga L’area circostante reca ancora le cm. 4 circa e lunga m. 1,10, che appa- tracce di piccoli prati probabilmente re nitida sulla roccia in disgregazione adibiti a pascolo, come farebbe ri- ai piedi della figura femminile. tenere un grande recinto di pietre a La presenza dell’acqua della sorgente secco realizzato circa trenta metri più sulla roccia e la lunga canalizzazione in basso, oltre il ruscello che nasce che si diparte poco sotto la vulva della dalla Grande Roccia, ed addossato al Venere ci porta a ritenere che questi percorso che sale verso il valico. segni abbiano avuto un ruolo in un L’ipotesi di una figura muliebre, -evi possibile culto delle acque e della fer- dentemente gravida, è abbastanza tilità femminile, forse particolarmen- realistica: la Venere è incisa con lo te legate ad aspetti della gravidanza.

La venere Roccia collina: incisione a reticolo ,

54 55 CAPITOLO III IL MASSICCIO DEL BEIGUA

adibita in parte ad area pic-nic, men- tre a ridosso della roccia, ormai sul versante marittimo, domina una va- sta boscaglia di faggi. Su questo pianoro è rimasta la roc- cia più bistrattata dell’intera area del massiccio del Beigua: coperta dai residui di centinaia di barbecue con- sumati da gitanti inconsapevoli del suo significato, questa roccia coppel- lata – con coppelle di medie dimen- sioni incise a rotazione di punta – era probabilmente il punto di incontro e contrattazione per il legname di pas- viamo segni poche tracce di reticolo reca una data (1908) ed una firma a megalitiche, si trovava – sino al 1990 saggio sul valico. Oggi meriterebbe incise a graffio ripassato, che affiora- graffio lineare, non vi sono segni di – una singolare figura a saetta, incisa una sorte più decorosa. no ancora su un lacerto rimasto intat- cristianizzazione o segni filiformi. con una tecnica indefinibile ed un se- to sulla superficie; alcune vaschette È evidente che su questa roccia fu- gno molto profondo, posta ai piedi di PIANI DI ACQUABIANCA rettangolari (cm. 20 x15 c/a) che sono rono affilate lame metalliche, proba- un pinnacolo naturale; questo segno Collocate a dominio dell’orizzonte su rimaste ancora intatte sulla roccia, bilmente in maniera analoga a quella è purtroppo scomparso. una specie di balcone naturale po- analoghe a quelle tipiche dell’Età del già vista sulla Grande roccia, apparen- Proseguendo sulla sommità del cri- sto sulla sommità di un erto pendìo Ferro; vicinissima ad una vaschetta temente senza alcuna implicazione di nale, e lasciando sulla propria destra intensamente terrazzato in età sto- vediamo una coppella con due brevis- carattere cultuale o superstizioso. una parete rocciosa che domina sul riche dagli abitanti con un’opera che simi lisciatoi, che ci dimostrano come Risalendo ancora la Val di Vara, ol- vallone sottostante, che ospita un ha permesso di recuperare porzioni anche questa grande superficie fosse tre la zona denominata Montà de Prie grande riparo sotto roccia, si giunge di terra all’attività agricola, queste interessata dall’attività di affilatura vi- (montata delle pietre, toponimo clas- al , percorso privile- rocce incise ripropongono identica la sta sulla Grande roccia. sico di un percorso antico) lungo un giato di mulattieri, su un vasto spiaz- situazione delle rocce ad affilatoio di Infine, oltre i ruderi di un cascinale vallone “attrezzato” con muri a secco zo, denominato Pian de tore (Piano Alpicella. oggi in rovina, su una grande lastra (probabili segni di percorrenza in caso delle tavole) luogo dove – secondo le L’uomo vi ha lasciato segni di attività emergente sul piano di campagna, di nebbie) in cui compaiono singolari fonti orali - in passato sostavano i tra- manuale, finalizzati a produrre asce, appaiono alcune coppelle, da cui si cumuli di pietrame ed un riparo sotto sporti di tavolame diretto verso Geno- nell’identica sequenza presente ad dipartono numerosi affilatoi, disposti roccia, con un’altra singolare costru- va e la riviera. Alpicella. In entrambi i casi i segni secondo il solito schema, la roccia zione, dalle apparenti caratteristiche L’area è vasta e pianeggiante, oggi terminano con una coppella all’estre-

Roccia collina: cruciformi e coppelle Roccia con affilatoi e coppelle Acquabianca: affilatoi e coppelle Acquabianca: roccione con affilatoi e coppelle

56 57 CAPITOLO III LE ROCCE INCISE

mo inferiore, che però spesso si pre- sotto lo strato inciso, dallo spessore a cristalli sono incisi i lisciatoi nella antiche strade, con una sistemazione cato a sbalzo sulla valle sottostante, lineari secanti tra loro: la più singolare senta privo di questa parte finale. di c/a cm. 4, appare uno strato in cui parte inferiore della roccia; ancora di pietre - evidentemente intenzionale alla sommità di un pendio aspro e si trova incisa all’interno di una picco- I segni a “V” presenti hanno profondi- si vedono inclusi di cristalli di magne- più singolare è la situazione della - che la protegge sul lato a valle. scosceso che strapiomba sul fiume la vaschetta quadrata, che parrebbe tà variabili, che denotano una diversa tite ottaedrica, analoga a quella della terza roccia che si trova incastrata, sottostante. quasi scavata ad arte per contenerla. utilizzazione: mentre alcuni sono roccia della Ceresa. a livello del suolo, sotto un’altra di LE ROCCE DI MARTINA D’OLBA La tipologia dei segni incisi è analoga a Al centro del masso è incisa una cop- molto profondi e lunghi, altri hanno La seconda roccia si presenta come grandi dimensioni, gli affilatoi si tro- Il complesso di rocce incise dell’area quella della Rupe dell’Acquasanta, con pella, scavata con la tecnica già vista ridotta profondità e lunghezza, come un grande blocco roccioso natural- vano, anche in questo caso, incisi su di Martina d’Olba è particolarmente una copiosa presenza di piccole va- nell’area della Val di Vara, cioè con se il lavoro di ripasso delle lame fosse mente posizionato sul culmine del una superficie che presenta tracce di interessante: nel sito di cima del Bric schette quadrate, poco profonde e si- un utensile metallico a punta, la ri- stato di minore durata nel tempo. burrone ed ha la superficie incisa magnetite e presentano anch’essi la del cimitero un grande masso a for- curamente opera di un utensile a lama petitiva – quasi ossessiva – incisione Anche a Piani di Acquabianca il quadro orientata in maniera opposta a quella coppella terminale, benché l’acces- ma oblunga (lungh. m. 2 x largh. m. metallica; sono presenti le croci cri- lineare con tratti indecifrabili ricopre che si presenta è quello di un’azione della roccia precedente; sulla super- sibilità a questa vaschetta sia pro- 1,10 spessore m. 0,90 c/a), è collo- stiane, incise però come semplici tratti la maggior parte della superficie, evi- ripetitiva, che ha interessato tutta la ficie inclinata è rimasto un lacerto, re- blematica, per la sovrapposizione del denziando come l’uomo abbia insisti- superficie inclinata della roccia; ma sto di un evidente distacco (presumi- grande masso. Questa sovrapposizio- to a ripetere il suo segno su questa in questo caso le informazioni che la bilmente avvenuto per cause naturali) ne potrebbe però essere stata causa- superficie. roccia offre sono maggiori: infatti, at- di una grande superficie, che doveva ta da uno scivolamento naturale del traverso l’osservazione di una frattu- essere incisa anch’essa ad affilatoi, masso. La tipologia dei segni accomuna que- ra naturale, avvenuta in età remote e come testimonierebbero il frammen- Nessuna delle rocce incise di questo sto complesso ad alcune rocce della indefinibili, è possibile osservare che to ancora presente nella parte supe- gruppo presenta tracce di croci o altri Val d’Assa, sull’Altipiano dei Sette riore e la zona segni, a conferma del loro abbandono Comuni, in particolare alla parete del inferiore della alla fine della produzione di lame levi- Bistar-lear, caratterizzata appunto da roccia, anch’essa gate; l’evidente analogia con gli affila- segni lineari e micro coppelle. interessata dai toi di Alpicella ci permette di ritenere Il sito di cima conserva altre tracce: segni di lavora- che le funzioni di questi segni fossero sopra il masso-altare appare un pic- zione. analoghe e valgono quindi anche qui colo affioramento, inciso con coppelle Anche in que- tutte le considerazioni proposte per e affilatoi; le due coppelle, incise sulla sto caso, sotto quella roccia. superficie della roccia con la tecnica, lo strato inci- L’ultima roccia di Piani di Acquabian- già vista, di punta metallica a percus- so, compaiono ca si trova lungo il pendio di un val- sione, sono contornate da brevi affila- le tracce di uno lone verso le sorgenti dell’acquedotto toi, sparsi in maniera disordinata. strato ricco di del Rosto, anche questa roccia pre- La parete frontale di questo piccolo magnetite otta- senta i classici affilatoi su una pare- affioramento reca cinque brevi affila- edrica e su que- te, ma ha la singolare caratteristica toi, la parte superiore, maggiormente sto stesso strato di trovarsi collocata su un bivio delle incisa, era interrata; la tipologia di

Acquabianca: particolari di Martina d’Olba – il masso-altare affilatoi e coppelle

58 59 CAPITOLO III

questi affilatoi porterebbe a pensare ne coppelle con affilatoi; le coppelle to per i massicci terrazzamenti e muri ad un lavoro privo di effetti pratici, ef- presentano tutte i segni della punta a secco, si risale sino alla sommità del fettuato solo per motivi che ci sfuggo- metallica usata, mentre gli affilatoi crinale dove appare la roccia incisa no, forse come gesti rituali. sono brevi e poco profondi, sistemati definita - dalla Pizzorno - masso-alta- A complicare l’ipotesi di datazione a coppia sui bordi delle coppelle, re, dominante su uno strapiombo che esiste – accanto al grande masso- com’è consueto nello schema già vi- termina sul rio sottostante, ad oltre altare - il relitto di una grande vasca sto più volte. cento metri più in basso. scavata nella roccia in posizione ver- Lungo la parete rocciosa che sovrasta Il grande masso è stato fittamente ticale, con una parte spezzata. il sentiero, su un masso sporgente al inciso a graffio con utensili di diver- Questo manufatto fu abbandonato piede di una piccola cascatella, si no- so tipo: vi compare una tipologia di durante la lavorazione a causa della tano quattro coppelle, incise presu- segno lineare a graffio, accanto alla frattura che lo rese inservibile; però mibilmente a rotazione di punta litica traccia di una punta arrotondata di ha qualche attinenza al luogo ed alle (l’erosione dell’acqua battente su di c/a 1 mm di diametro ed infine al se- rocce incise, oppure la sua presenza esse non permette un esame certo e gno di una punta che potrebbe iden- è solo casuale? definitivo) nel punto dove lo stillicidio tificarsi con quelle usate sugli degli Noteremo poi che la collocazione cade su un piccolo sperone sporgente affilatoi; le incisioni presenti rispon- di questo masso-altare è analoga sotto l’acqua. dono – iconograficamente – alla ti- a quella del masso- altare del Bric La particolare collocazione dei segni pologia presente sulla Grande roccia, Gazzaro a Biestro, (Val Bormida, SV) – posti sotto l’acqua dello stillicidio - in area del Beigua, e tra le incisioni conosciuto, localmente, anche come Martina d’Olba: particolari è analoga alla situazione presente sul della Val d’Assa, sull’Altipiano dei Set- Bric di Monmartino, dove le indagini della “roccia del cimitero” Rio della Biscia, (con la grande cop- te Comuni, ma con una varietà molto sul sito hanno permesso di ricono- pella della sorgente) ed a Ferrania minore di segni incisi. scere un luogo di culto di cima, in (SV) dove le coppelle sono incise sul- Non vi sono coppelle o microcoppelle cui la grande roccia incombente sul la superficie di uno scivolo di roccia e le figure incise sembrano distribuite vuoto sottostante fungeva da altare; perennemente sotto il filo dell’acqua. secondo un criterio iconografico ben anche sul Gazzaro compaiono trac- Queste particolari situazioni sono preciso, già individuato a suo tempo ce di lavorazioni medievali (pietre da Martina d’Olba: partico- molto rare (o forse sfuggite all’at- dalla Pizzorno: alcuni motivi a ruota macina del sec. XV°) . lari vicino alla “roccia del tenzione dei ricercatori?) e riteniamo raggiata (otto raggi) appaiono solo su Lungo il Rio della Notte, fuori dall’abi- cimitero” possano essere l’espressione di un una precisa porzione della roccia, e tato di Martina, si incontra un affiora- culto delle acque. sono stati interpretati dalla Pizzorno mento naturale in forte disgregazione Proseguendo lungo il rio, in uno sce- come stilizzazioni delle cosiddette ro- che conserva, sulla parete che guar- nario selvaggio, dove la lotta dell’uomo sette celtiche. da verso la Rocca della Marasca alcu- per la sopravvivenza si vede soprattut-

Martina d’Olba: contraddi- zioni, residuo di lavorazione Martina d’Olba: – coppelle moderna? sotto una cascatella

60 61 CAPITOLO III LE ROCCE INCISE

DA VARA AL FAIALLO Nella stessa zona, a strapiombo su Posta a ridosso di un sentiero antico, un burrone, compare poi un’altra che sale verso il passo del Faiallo, roccia, a superficie piatta di modeste questa parete inclinata – dall’aspet- dimensioni, recante alcuni cruciformi to molto degradato ed aggredita dai coppellati ed alcuni affilatoi; lo stato licheni – reca sulla superficie una di degrado della roccia non consente notevole sequenza di affilatoi, iden- una valutazione più accurata, anche tificabili nella tipologia di Alpicella e questa è posta in vista ottica alla cima di Acquabianca; le caratteristiche dei della Rocca della Biscia. segni sono identiche, quindi valgono anche qui tutte le considerazioni già ROCCIA DEL MAPASSU fatte in precedenza; su questa roccia Collocata sulla sommità del percorso compaiono anche pochi segni cruci- che dalla località della Ferriera, oltre formi ed alcune coppelle, che paiono Martina d’Olba, sale verso la cima del l’azione di viandanti in transito. Bric Mapassu, (il cui nome indica già, Nella stessa zona, su un versante che esplicitamente, un valico poco age- gravita verso il sottostante Rio della vole) per proseguire verso Tiglieto, Biscia, posto a ridosso di un grande a ridosso della mulattiera che risale prato oggi adibito a pascolo accanto lungo la dorsale e giunge sul passo alla cascina, è collocato un enorme si trova una roccia sulla cui superficie macigno che domina l’area con la sua irregolare, normale al piano di cam- parete verticale recante una sequen- pagna, è incisa una sequenza di segni za fitta di affilatoi, disposti in maniera lineari con tecnica a graffio. disordinata e poco profonda; secondo Anche qui sono presenti numerosi testimonianze locali, la parete ser- cruciformi cristiani coppellati, però vì, sino a tempi recenti, ad affilare noteremo un singolare alberiforme le lame del contadini del posto. La affiancato da un secondo segno di posizione del masso appare prospi- notevole interesse, raffigurante, pro- ciente il sottostante Rio della Sera e babilmente, una specie di cometa si colloca ai piedi dell’imponente pa- stilizzata; la roccia domina su una rete scoscesa della Rocca della Biscia, estensione di terre prative, proba- rilievo che fu temuto e rispettato dalle bilmente utilizzate per il pascolo di generazioni passate. ovini o caprini, e fu probabilmente un

Martina d’Olba: il masso-altare Martina d’Olba: particolari del masso- La Roccia del Mapassu La Roccia del Mapassu - dettaglio altare

62 63 CAPITOLO III

prezioso indicatore per i viandanti in - e fu rimosso, nel 1982, per essere presente a Biestro in Val Bormida (SV) transito. collocato poi a Ferriera di Montenotte con segni vulvari ed alcune sigle mo- (SV) (dov’è stato segnalato dall’Ispet- derne. La sua rimozione dalla sede ROCCIA DI MONTENOTTE tore Onorario Mario Fenoglio e dove originaria non permette un’indagine Questo grande masso di talcoscisto si si trova tuttora). Il masso reca una puntuale, poiché è incerto il punto trovava collocato sul valico della Ghir- notevole sequenza di cruciformi cri- esatto della sua collocazione, e sono gherina - a ridosso di un crocevia tra stiani coppellati con caratteristiche scomparsi i riferimenti ambientali l’itinerario di crinale e quello che, ri- analoghe a quelle del Beigua e con circostanti, (stravolti in tempi recenti salendo dalla valle del Sansobbia por- una sequenza di scalette incise con per fare spazio ad una “pista” per il ta alla Val d’Erro verso il Montenotte tecnica veristica, analoghe a quella trasporto di componenti di un parco eolico). Lo stravolgimen- to del crinale per i motivi sopra descritti ha pro- vocato la perdita di un’altra roccia incisa, con segni apparentemente stelliformi e con un cruciforme cri- stiano, nonché di altri segni minori sparsi sulle rocce vicine e cancellati da questa opera- zione, che impor- rebbe una severa riflessione sulla scarsa attenzione riservata all’am- biente, in tutte le sue componenti.

Il masso di Montenotte - particolari

64 GLOSSARIO

Affilatoio – incisione a sfregamento Cruciforme – incisione formata da Martellina – (indiretta) tecnica di in- Picchiettatura – azione di percussio- di una lama – probabilmente un’ascia due bracci perpendicolari, apparen- cisione ottenuta con la percussione ne sulla roccia con uno strumento litica o simile – che lascia un segno temente analoga alla croce cristiana, su una punta litica o metallica. appuntito. lineare e a V, profondo e netto, più ma estranea a quella matrice. Menhir – dal bretone “men-hir” . mas- Polissoir – (v. anche lisciatoio affila- ampio nella parte centrale, per ter- Fase – definizione di una serie di figu- so a forma allungata, grezzo, infisso toio e fusiforme) incisione a “polis- minare con un segno sottile e più su- re appartenenti allo stesso periodo. verticalmente nel terreno, talvolta soir”, dal francese lisciatoio o affila- perficiale agli estremi. anche in associazione ad altri simili toio, si produce nell’affilatura di asce Divinazione – arte di interpreta- Alabarda – arma su asta lunga da allineati. litiche. re segni ed eventi naturali attribuiti punta e da taglio, diffusa a partire dall’uomo alla divinità. Ocra – argilla ricca di ossido di ferro Scena – composizione di più figure in dall’Età del Rame. con forte colorazione rossastra, usata relazione tra loro. Filiforme – segno inciso a sfrega- Antropomorfo – incisione rappresen- come colorante nelle pitture rupestri. mento, sottile e poco profondo, ot- Schematico – stile di incisione con tante la figura umana. tenuto con un solo passaggio della Orante – figura tipica di antropomor- elementi semplici, senza particolari. Archeologia rupestre – scienza che punta incisoria. fo, inciso a braccia levate in alto in Detto anche di elemento non figura- studia i segni rupestri lasciati dall’uo- atto di preghiera. tivo. Fusiforme – (v. affilatoio). mo. Patina – alterazione della superficie Sovrapposizione – segno inciso in Graffito – incisione ottenuta a “graf- Arenaria – roccia sedimentaria for- rocciosa, si forma con l’esposizione sovrapposizione di uno precedente. fio” su una superficie. mata da elementi sabbiosi agglome- della superficie rocciosa agli agenti Stele – lastra di pietra infissa nel ter- rati. Lisciatoio – (ved. polissoir, affilatoio e atmosferici. reno, talvolta incisa sulle facce. fusiforme). Ascia – arma da taglio, in pietra o in Percussore – oggetto contundente, metallo, montata su manico di legno, Masso-altare – roccia grezza, collo- litico o metallico, con cui si può per- in uso a partire dal Neolitico. cata intenzionalmente dall’uomo in cuotere la roccia provocando stacchi posizione significativa, per probabi- di materiale, oppure per battere su Calcare – roccia formata da carbona- li motivi di culto, talvolta inciso con una punta metallica o litica impugna- to di calcio. istoriazioni complesse. ta dalla mano dell’uomo. Coppella – incavo emisferico di varie Martellina – (diretta) tecnica di inci- Petroglifo – sinonimo di incisione dimensioni. sione ottenuta con la percussione di rupestre. Anche sinonimo dell’intero Croce – incisione simbolica cristiana una punta metallica o litica diretta- masso inciso. mente sulla roccia.

66 67 CRONOLOGIA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Paleolitico inferiore mali e produce strumenti scheggiati produzione di armi e monili di note- Arobba D., 2004. Le vicende del pa- Coimbra F. A.; Dimitriadis G.; Mailland di Storia Patria, Vol. XXIX. (1.100.000 – 100.000 a. C.) molto piccoli in selce o quarzo. vole fattura e robustezza. Compaio- esaggio vegetale tra V e II millennio I.; Prestipino C. (2011) – Quaderni del In Europa compare l’Homo erectus, no raffigurazioni complesse come le a.C. In: “Guida al Museo dell’Alpicella”, Mediterraneo - Mediterranean Diary, Giuggiola O. (1979) – Le incisioni sche- che vive di caccia e di raccolta dei Neolitico scene di duello, sulle rocce ma anche Soprintendenza ai Beni Archeologici Millesimo. matiche dell’Arma della Moretta (Finale frutti del bosco, si accampa in grotta (6.000 - 3.400 a. C.) su pietre lavorate (stele) compaiono della Liguria, Genova-Comune di Va- Ligure) Rivista di Studi Liguri, XXXIX, o all’aperto; conosce l’uso del fuoco L’Homo sapiens impara a coltivare la le figure umane in forma schematica. razze. De Mortillet D, (1927) Inventaire des n. 1-2 e comincia a produrre strumenti con terra, allevare animali e costruire abi- polissoirs nèolitiques de France, in ciottoli scheggiati. tazioni stabili; si sviluppa la produzio- Età del Ferro Arobba D., caramiello r., 2006. Rasse- “L’Homme Prèhistorique” XIV, Paris. Isetti G., (1958) – Nuove ricerche sulle ne della ceramica, che gli permette (900 – 220 a. C.) gna dei ritrovamenti paleobotanici d’in- incisioni lineari di Monte Bego, in: Rivi- Paleolitico medio di conservare le granaglie per lungo La tecnica di fusione dei metalli rag- teresse alimentare in Liguria tra Neoli- Fenoglio M. (1985) - Incisioni a “po- sta di Studi Liguri, XXIV, n 1-2. (100.000 – 40.000 a. C.) tempo. Sulle rocce della Valcamonica giunge la capacità di fondere il ferro; tico ed età del Ferro e variazioni d’uso lissoir” nell’entroterra di Varazze: usi Si diffonde l’Homo sapiens di Neander- e del Monte Bego compaiono incisio- si producono armi in ferro e la figura del territorio. Atti Società Naturalisti- e possibili trasformazioni, in “Atti del Issel A. (1899). Rupe incisa dell’Acqua- thal, che oltre alla caccia ed alla rac- ni raffiguranti “mappe topografiche” più importante è il guerriero, che vie- ca, Modena. Convegno sulle incisioni rupestri in santa, in “Atti della Società Ligustica colta, sviluppa le prime forme di vita che raffigurano i campi arati o -i vil ne inciso sulla roccia mentre mostra Liguria” Millesimo. di Scienze naturali e geografiche, vol. comunitaria, continua la produzione laggi e scene di aratura. con orgoglio le sue armi (spade, scu- Basoli P. (2011) - Le incisioni del com- X, Genova. di strumenti in pietra scheggiata. di, lance) o mentre duella con un altro plesso megalitico di Sa Mandra Manna Fenoglio M. (1991) - Il museo di Alpicel- Età del rame guerriero. (Tula-Sassari), in “Papers” del Val- la (Varazze). In: “Antico popolamento Lavagna R. (1983) – Il complesso del Paleolitico superiore (3.400 - 2.200 a. C.) camonica Symposium 2011. Capo di nell’area del Beigua”, Vercelli. Beigua: note di storia socio-economica (40.000 – 10.000 a. C.) L’uomo impara a fondere i metalli, il Età romana e medioevo Ponte. preromana, in Sabazia, n. 3, Savona. Al Neanderthal si sostituisce l’Homo rame in particolare, producendo così (220 a. C. – 476 d.C) Gaggia F., Gagliardi G. (1986) – Consi- sapiens sapiens, che prosegue lo svi- le prime armi metalliche. Queste Ormai età storica, per la diffusione Braggio Morucchio G., Guido M.A., Monta- derazioni sul gioco del filetto, figura ri- Martino G.P. (1987) - Alpicella. In: Ar- luppo umano producendo strumenti armi (asce, alabarde e pugnali) sono della scrittura; nelle terre alte, sulle nari C., 1978 Studio palinologico e vege- corrente fra le incisioni rupestri, in “Atti cheologia in Liguria III.- scavi e sco- in pietra ed osso, usa l’arco e le frec- raffigurate sulle rocce della Valcamo- rocce incise in preistoria, compaiono tazione della Torbiera del Lajone presso del I° Convegno Internazionale di Arte perte 1982-86, Genova. ce, inizia a dipingere ed incidere le nica e del monte Bego. le croci cristiane, che hanno lo scopo Piampaludo (Gruppo del Monte Beigua, Rupestre, Torri del Benaco. pareti delle grotte. di dare un nuovo significato religioso Appennino Ligure Occidentale) Archivio Martino G.P., Sfrecola S., Arobba D., Età del Bronzo alle antiche raffigurazioni. Botanico e Biogeografico Italiano. Galli L., 2006 (a cura di) - Guida agli Vicino G. (1991) - Il riparo dell’Alpicella Mesolitico (2.200 - 900 a. C.) Uccelli della ZPS “Beigua-Turchino” e nel quadro della preistoria ligure. In: (10.000 – 6.000 a. C.) L’uomo, arricchendo il rame con lo Coimbra F. A (2003) - O pentagrama de del Parco del Beigua. Ente Parco del Antico popolamento nell’area del Bei- Periodo di transizione in cui il Sapiens stagno, ottiene una lega molto più re- Ribeira de Piscos (v.n. De Foz Coa) e Beigua. Genova. gua.Vercelli. sapiens vive sulla caccia ai piccoli ani- sistente: il bronzo, che si presta alla seus paralelos no contexto da arte ru- pestre filiforme pos-paleolitica da Pe- Garea M. (1957) - Varazze. Note stori- Michelini M., Codebò M. (1997) – Un ninsula Iberica. Coimbra. che. in: Atti della Società Savonese percorso rituale sulle pendici meridio-

68 69 IL MASSICCIO DEL BEIGUA NORME DI COMPORTAMENTO nali del monte Beigua (SV)? In Atti del & Sassello memorie storiche leggende, Rosi M. & Maia A. (1976) – Incisioni ru- SUI SEGNI INCISI XVII Congresso Nazionale di Storia ricordi e curiosità. Prima parte dalle pestri nella zona di M. Beigua (Savona). della Fisica e dell’Astronomia, Milano. origini al secolo XIX Rocchetta Cairo. In: Bollettino C.C.S. P., XIII, Capo di Ponte (BS). Pizzorno Brusarosco B. A. (1985) – No- Priuli A. – Pucci I. (1994) – Incisioni ru- tizie storiche sul territorio e sulla bo- pestri e megalitismo in Liguria, Ivrea. Sansoni U. (1986) – Figurazioni camune nifica della Badia del Tiglieto nell’Alta in età storica, in “La cultura figurati- Valle dell’Orba, in Quaderni del Centro Priuli A. (1983) – Le incisioni rupestri va rupestre dalla protostoria ai giorni Nonostante la pietra possa apparire le ricopre utilizzare un pennello o una sui segni; basterà fletterli per ottene- Culturale Comprensoriale del Sas- dell’Altipiano dei Sette Comuni, Ivrea. nostri”, Torino. come un supporto solidissimo ed im- spazzola morbidi, passati con estre- re il risultato voluto. sello, n. 50, Savona. perituro, i segni che vi sono incisi ed il ma delicatezza, oppure lavare la roc- In presenza di una roccia non cen- Pucci I. (1991) – Strada a tecnica “me- Vaschetti L. (1986) – Graffiti su chiese materiale roccioso stesso sono molto cia con le acque di qualche sorgente sita, o ritenuta inedita, oppure di un Pizzorno Brusarosco B.A, (1990) – Le in- galitica” sulle pendici del Monte Pria- romaniche dell’Astigiano, in “Atti del fragili e danneggiabili; quindi occorro- nei pressi. danneggiamento, segnalarne subito cisioni rupestri nell’area del Monte Bei- faia. In “Antico popolamento nell’area Convegno: La cultura figurativa rupe- no alcune precauzioni minime nell’av- Non tentare mai calchi o simili ope- la presenza al Geoparco del Beigua, gua e dell’Alta Valle dell’Orba, Savona. del Beigua”, Vercelli. stre dalla protostoria ai nostri giorni”, vicinarli, ricordando che essi sono irri- razioni con gesso o altre sostanze (si evitando ogni azione materiale sulla Torre del Benaco, 1985. petibili, per cui ogni danneggiamento potrebbero compromettere grave- roccia; saranno sufficienti alcune im- Ponchon L. (1889) – Les megalithes de Rosi M. - Maja A. (1971) – Roccia isto- può essere fatale ed irrecuperabile. mente le incisioni) si consiglia invece magini fotografiche ed eventualmen- la Somme, in “Bulletin de la Société riata rinvenuta a Pianpaludo (Varazze), Se la visione della roccia è disturbata di realizzare – se si desidera – il calco te un “punto” GPS per conoscerne le d’Anthropologie de Paris”, Paris. Bollettino del Centro Camuno di Studi da una copertura di fogliame, rimuo- su carta utilizzando come colorante caratteristiche e segnalarle poi alla Preistorici, n. 7. vere il tutto con delicatezza, usando la l’erba circostante sfregata sul foglio, Soprintendenza ai Beni Archeologici Prestipino C. (1999) – Le incisioni rupe- mano guantata (considerare sempre l’effetto sarà gradevolissimo e fedele. della Liguria. stri del Beigua, in “Storia di Varazze”, Rosi M. – Maja A.,(1985) – Incisioni ru- la presenza di spine, insetti o rettili) o Evitare colorazioni con qualsiasi so- Evitare di incidere sulla roccia segni, Genova. pestri su un masso in valle Orba, in “ una spazzola a setole morbide. stanza colorante, che potrebbe nuo- o iniziali, o altri simili esempi di de- Atti del Convegno: Valbormida e Ri- Non camminare mai sulle rocce inci- cere alla roccia stessa, evitando sem- menza; in questo caso l’uomo può Prestipino C. (2007) – Segni nel tempo. viera, economia e cultura attraverso se con scarpe a suola rigida, né usare pre di danneggiare la vegetazione esprimere al meglio la propria in- Sulle tracce dell’arte rupestre in Pro- i secoli”, Millesimo. oggetti metallici per ripulirle; qualora circostante spezzando rami o piccoli telligenza evitando di lasciare la sua vincia di Savona, Provincia di Savona occorresse rimuovere il terriccio che tronchi che possano proiettare ombra traccia!! - Assessorato Parchi e Aree Protette, Rosi M. & Maia A. (1973) – Le pietre in- Educazione Ambientale, Savona. cise del Monte Beigua, presso Sassel- lo (Savona). In: Bollettino C.C.S.P., X, Principe Enrico (2001) – Alta Val d’Orba Capo di Ponte (BS).

70 71 MUSEI DEL TERRITORIO ottenevano con la selce scheggiata Reperti di vasi a bocca “quadriloba- fatti sono le pietre verdi come eclogiti, fissata con pece di betulla al manico ta”, presenti solamente nel Finalese, giadeititi e glaucofaniti tipiche nella di legno d’edera. lasciano presupporre un legame fra costruzione di asce e gli altri stru- LA MOSTRA ARCHEOLOGICA pannelli che descrivono le caratteri- animali e fibre vegetali per le corde, La seconda stanza è dedicata la valle del Teiro e quest’area. menti non scheggiati tipici della “Cul- PERMANENTE DI ALPICELLA stiche salienti del parco stesso. pietre levigate di eclogite o giadeite all’esposizione dei reperti rinvenuti Pochi ma significativi i reperti legati tura a Bocca Quadrata”. I reperti trovati nel riparo di Rocca Due Si parte dalla descrizione delle biodi- con impugnatura in quercia per le durante le campagne di scavo. alla cultura successiva, quella Chas- Per gli strumenti scheggiati usati prin- Teste, scoperto nel 1977 dall’ispetto- versità fino ad arrivare alle testimo- asce, vestiti di pelli animali cuciti con Molti sono i recipienti ceramici ritro- sey-Lagozza (scodellone con fondo cipalmente nella caccia e nelle attività re onorario Mario Fenoglio e quindi nianze storiche sul territorio e alla tendini animali e ossi levigati sull’are- vati, i più importanti sono quelli della convesso e anse a cartucciera) fanno “casalinghe” come il conciare le pelli studiato dalla Soprintendenza Arche- loro tutela con lo scopo di raggiun- naria come aghi, mentre i pugnali si cosiddetta “Cultura del Vaso a Bocca presupporre un uso non continuativo e il taglio della cacciagione, venivano ologica della Liguria dal 1979 al 1987, gere uno sviluppo socio economico Quadrata” iniziato nel 4700 a.C. e per- del riparo, ma abbastanza regolare usate selci, diaspri o micascisti. sono confluiti nella Mostra Archeolo- sostenibile. durato per un millennio; altro reperto da inserire di diritto Alpicella nella gica Permanente di Alpicella, la cui Un’ulteriore pannello con ai piedi dei importante relativo a quel periodo è koinè culturale formatasi dal 4000 al IL MUSEO PERRANDO DI struttura museale è costituita da due supporti girevoli illustra nelle diverse la sepoltura incompleta di un fanciul- 3500 a.C. tra la Francia meridionale, SASSELLO - 1967-2012, A 45 ANNI ampie sale dedicate una alla didattica epoche i tipi di scambi intercorrenti lo (di cui al museo è esposto il cranio) la Liguria e il Piemonte con intensi DALLA FONDAZIONE e l’altra all’esposizione dei reperti veri tra le zone costiere e montane e ri- che rimane l’unico esempio di questo scambi di tecniche e stili nella produ- Ebe Perrando, ultima superstite di e propri. percorre in maniera sintetica la valle tipo al di fuori del Finalese e della Val zione ceramica. questa famiglia signorile fra le più La geologia del territorio è illustrata del Teiro attraverso i siti storici più Pennavaira, altri reperti ossei umani Nell’Età del Bronzo parte del riparo antiche di Sassello (il suo primo com- da tre pannelli girevoli che descrivono famosi. sembrano confermare l’esistenza di venne abbandonato, le frequentazio- ponente di cui si ha notizie è un Guido i principali tipi di rocce dell’Alpicelle- L’ultimo segmento della prima stanza un primitivo culto degli antenati. ni si fecero più rarefatte, ma anche Pranda portato a Susa da Federico se che comprende: calcescisti, meta- è dedicato alla vita comune dell’uomo in questo caso non mancano reperti, Barbarossa nel 1163 come ostaggio basiti, serpentinocisti e metagabbri: primitivo all’Alpicella con riproduzio- come una fibula (spillone per chiude- di Sassello e là giustiziato), morì il 9 tutte rocce costituenti 150 milioni di ni a grandezza naturale di oggetti di re le tuniche) del XI secolo a.C. ed una agosto 1962. Negli ultimi suoi anni fu anni fa il fondo di uno spicchio di oce- uso comune come arco e frecce, asce, lesina a sezione quadrata; dopo l’Età tormentata dall’idea di vedere defi- ano pangeatico. pugnali e vestiti, accompagnate da il- Del Bronzo il riparo verrà definitiva- nitivamente spenta la famiglia e allo Questi pannelli spiegano dove si tro- lustrazioni raffiguranti i procedimenti mente abbandonato. scopo di tramandarne il ricordo, pen- vavano queste rocce, come appaiono per la loro costruzione, che rappre- Infine vasta è anche la raccolta di re- sò di mettere una clausola nel suo te- oggi in affioramento, il loro aspetto al sentano un tentativo di mostrare dal perti lapidei, riferibili all’industria in stamento. Lasciando erede universa- microscopio e le principali fasi meta- “vivo” questi oggetti nella loro più pietra non scheggiata composta da le l’Ospedale San Antonio di Sassello, morfiche. completa materialità. ciotoli, percussori, levigatoi, macine e manifestò il desiderio che gli oggetti Poco lontano si può ammirare un’im- I materiali di costruzione sono quelli macinelli; mentre per quanto riguar- di maggior pregio fossero conserva- ponente plastico raffigurante la mor- tipicamente reperibili in loco: legno di da la pietra scheggiata bulini, punte, ti in ambienti della casa dei suoi avi fologia del Parco Regionale Naturale tasso, frassino o nocciolo stagionato perforatori, raschiatoi e grattatoi. a cui fosse consentito l’accesso al del Monte Beigua accompagnato da per gli archi con aggiunta di tendini I materiali costituenti questi manu- pubblico. L’Ospedale affidò pertanto

Museo Alpicella

72 73 all’associazione Amici del Sassello, fabbriche di amaretti” e “plastico an- e stimato dai suoi parrocchiani. Natu- grafiche presentata all’Esposizione che, non ha reso questi luoghi appe- il progetto “Vivere un museo vivo”: nata nel 1965, l’incarico di costituire tichi mestieri”; ralista di grande fama, fu uno dei pio- Colombiana di Genova del 1892. Trat- tibili agli studiosi che si sono avvicen- cioè credere fermamente nell’esi- un museo da intitolare alla famiglia primo piano - direzione, biblioteca nieri di quelle scienze che ebbero la tasi di ben 156 lastre rappresentan- dati nella regione. stenza di una continuità storica, e Perrando mettendo a disposizione civica e sale lettura, archivio storico loro “alba” nell’ottocento: la paleon- ti luoghi e reperti, oggetto della sua La nuova fase di ricerca nacque nel quindi umana, che lega indissolu- tutto il secondo piano della casa nella comunale, sala riunioni e proiezioni; tologia (raccolse nel bacino Sassello- attività di ricercatore: dalle grotte del 1988 proprio su questa ormai cen- bilmente eventi, cose e persone del via omonima. secondo piano - sezioni museali (na- Santa Giustina migliaia di fossili poi Finalese ai siti del Veneto per l’Italia, tenaria mancanza di ritrovamenti. passato - anche remotissimo - con Il Museo Perrando, inaugurato uf- turalistica, preistorica e incisioni ru- ceduti all’Istituto di Geologia dell’Uni- dagli insediamenti svizzeri a quelli Ripercorrendo i “sentieri” dei due il- eventi, cose e persone attuali. ficialmente il 17 settembre 1967, fu pestri, medioevale, beni artistici. versità di Genova, allora diretto dal austriaci e francesi per l’estero. La lustri ricercatori - descritti nelle mo- Questo l’”imperativo categorico” che inizialmente collocato nel secondo Sono due i ricercatori locali che con- prof. Arturo Issel, alcune centinaia seconda, donata nel 1994 dalla nipote numentali opere dell’Issel “Liguria ha motivato la proposta: modificare piano del palazzo. Il 26 aprile 1980 la tribuirono ad arricchire le collezioni sono esposte nella sezione naturali- Giuseppina, è una splendida raccol- Geologica e Preistorica” (1892 e 1908) l’immagine del museo, soprattutto struttura si ampliò con la biblioteca esposte in museo. stica del museo di Sassello) e la pa- ta di materiale archeologico, forse si - il Gruppo Ricerche del museo, in l’immagine “collettiva” e superficiale, civica ubicata al primo piano e, suc- Don Pietro Deo Gratias Perrando letnologia (raccolse nel comprensorio tratta delle ultime raccolte del Ros- stretta collaborazione con la Soprin- quella che fa dire a molti “Ah, soldi cessivamente, nel 1995 furono utiliz- (1817-1889), può essere considerato sassellese centinaia di reperti litici si. Conservata in 45 scatole, alcune tendenza Archeologica della Liguria, sprecati!... A cosa serve?!... Il museo, zati anche i fondi del piano terra. l’astro maggiore di tutta la casata. Fu preistorici, oggi esposti in vari musei, con l’indicazione del luogo di ritrova- ha potuto in poco tempo rinvenire, nel che noia!, quella che - il più delle vol- Il museo ha subìto in questi ultimi parroco di Santa Giustina (Stella) dove i più noti in quello di Genova-Pegli). mento, consta ben 2455 reperti così corso delle esplorazioni di superficie, te - non li ha mai stimolati ad entrarci. due decenni varie trasformazioni, costruì una nuova chiesa parrocchia- Giambattista Rossi (1859-1909), l’il- suddivisi: 1056 litici, 107 frammenti una notevole quantità di reperti che Il museo dovrebbe - anzi, deve - es- sempre sotto la gestione dell’asso- le, con relativa canonica e cimitero, lustre sac. Nicolò Morelli scrisse di ceramica, 440 fossili, 790 ossa e hanno permesso l’apertura nel 1990 sere uno stimolo a conoscere e ad ciazione Amici del Sassello e in col- fondò la scuola per l’insegnamento nell’introduzione del volume “Icono- 62 da definire. Il materiale, lastre della sezione preistorica, sempre in approfondire i fondamenti della no- laborazione con il Ministero dei Beni elementare rendendosi molto amato grafia della Preistoria Ligustica” del comprese, è tuttora in fase di studio continuo rinnovamento. stra esistenza, perché le cose del Culturali – tramite le varie 1901: “E finalmente ringra- presso l’Università di Genova, mentre Le prospezioni condotte dal G. R. passato possano aiutarci a capire il Soprintendenze, Regione zio la gentilissima famiglia i reperti litici e le ossa sono esposte hanno permesso di individuare nuovi nostro modo di essere moderno. Ecco Liguria, Provincia di Savo- Rossi di Sassello per avere in una stanza appositamente dedicata siti che esprimono tra l’altro una tipo- perché le vetrine del museo Perrando na, Ente Parco Beigua, Co- gentilmente messo a mia al Rossi. logia culturale forse anche superiore cercano l’approfondimento, il con- mune di Sassello e Istituto disposizione la stupenda Dopo le ricerche del 1800, la zona di a quella del secolo scorso, ciò gra- fronto, l’immedesimazione ed il coin- Comprensivo, concentran- collezione preistorica adu- Sassello non ebbe più ricercatori che zie alle nuove conoscenze acquisite volgimento di chi ha deciso di visitar- do i suoi maggiori sforzi nel nata dal suo capo il Signor proseguirono l’opera del Perrando e e all’intervento dei numerosi esperti lo, creando così le basi ed offrendo gli rendere la visita il più didat- Giovanni Battista.” Anche del Rossi. che si stanno ora interessando a que- strumenti perché un museo diventi tica possibile e quindi aper- il museo è grato a questo In effetti la tipologia dei ritrovamenti, sto angolo della Liguria troppo spes- uno stimolo per tutti a scoprire chi ta ad ogni bacino di utenza. concittadino e alla sua fa- diluiti su vaste superfici e privi - del so dimenticato. siamo e da dove veniamo. Il palazzo si presenta così miglia per due importanti le possibilità di verifica sul posto di Il lavoro del G. R., nonostante le mo- diviso: donazioni: la prima, grazie eventuali presenze di siti di maggiore deste risorse finanziarie, sempre - ri piano terra - mostre per- alla figlia Maria, è un’ine- consistenza o concentrazione e degni volto al visitatore e, soprattutto, agli manenti “dalle ferriere alle dita raccolta di lastre foto- quindi di scavi ed indagini archeologi- studenti, vede nascere negli anni ’90

Museo don Perrando - sala della preistoria

74 75 IL MASSICCIO DEL BEIGUA IL MASSICCIO DEL BEIGUA

PROGETTO VALORIZZAZIONE DELL’ARTE RUPESTRE NEL GEOPARCO DEL BEIGUA – POR 2007 – 2013 – La localizzazione territoriale sul campo delle incisioni rupe- LOCALIZZAZIONE SPAZIALE DELLE ROCCE INCISE ASSE 4 – VALORIZZAZIONE RISORSE CULTURALI E NATURALI – AZIONE 4.1 – PROMOZIONE DEL PATRIMONIO stri del Beigua e il successivo inquadramento cartografico Il censimento delle rocce incise è iniziato con un attività CULTURALE E NATURALE”: IL CENSIMENTO GEOGRAFICO DELLE ROCCE INCISE NEL GEOPARCO DEL BEIGUA1 rappresentano il primo passo per poterle tutelare e valoriz- sul campo per individuare la loro localizzazione spaziale: in zare; il censimento e la conoscenza di un bene culturale è questa fase sono stati utilizzati ricevitori GPS che ricevono fondamentale come è stato sottolineato nel convegno “I beni le informazioni di posizionamento dalla rete di satelliti che L’arte rupestre non è un bene culturale canonico come una in La Francigena in Toscana” (Rivista del CAI - novembre- che perdiamo” (Roma, 12-13 giugno 2012) organizzato dal costituiscono il “Sistema satellitare per la navigazione”. chiesa, un antico castello o un quadro di Picasso: la di- dicembre 2011). CNR: i dati in possesso del Sistema informativo territoriale Il sistema funziona con qualsiasi condizione meteorologica slocazione delle rocce incise in un contesto territorialmen- del CNR evidenziano come in Italia siano conosciuti solo il ed è globale perché ogni punto della terra è coperto dal te esteso e soggetto a cambiamenti naturali e non, è un “È stata una bella sorpresa quando Rizieri Castagna del CAI di 10% dei beni archeologici presenti sul territorio, situazione servizio in ogni istante. Per ridurre i noti problemi di rice- elemento che ne può compromettere la loro conoscenza e Sarzana ci ha scritto una mail annunciando che era stato ritrova- che ne espone alla successiva perdita definitiva. zione dei segnali elettromagnetici che possono generare tutela; l’importanza e la finalità del lavoro svolto all’interno to l’Omino del Sillara, un antropomorfo inciso sulla rocca e situa- L’elaborato informativo finale attribuisce lo “status” di errori di misura attraverso appositi software si sono piani- del Progetto Valorizzazione dell’arte rupestre nel Geopar- ta alla base del Monte Losanna. Era stato già segnalato agli inizi dato territoriale alle informazioni raccolte e ne consente ficate le giornate di ricerca per avere la miglior condizione co del Beigua – POR 2007 – 2013 – Asse 4 – Valorizzazio- degli anni ’90 e pubblicato, ma in seguito se ne erano perse le la loro condivisione e integrazione con le altre banche dati di copertura satellitare. ne risorse culturali e naturali – Azione 4.1 – Promozione tracce; d’altronde la memoria esatta del sito si stava esaurendo esistenti, condizione necessaria per evidenziare la presen- del Patrimonio culturale e naturale” sono riassunte nel anche presso i soci CAI più anziani…………”(Anna Maria Tosatti – za di incisioni in aree di vincolo o di rischio di interferenza I dati raccolti sono stati elaborati successivamente attra- seguente estratto “Cosa Rappresenta l’Omino della Sillara, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) antropica. verso programmi GIS che consentono il trattamento e la

Esempio di visibilità dei satelliti del sistema GPS

1 Per una trattazione completa del funzionamento del sistema GPS e della tecnologia GIS si rimanda alla nota letteratura tecnica e specialistica del settore. I riferimenti geografici riportati nelle immagini seguenti sono puramente indicativi senza nessuna valenza geografica. Esempio di overlay mapping con sovrapposizione della CTR al perimetro del parco e dei SIC 76 77 IL MASSICCIO DEL BEIGUA IL MASSICCIO DEL BEIGUA

rappresenta una soluzione dinamica-geografica che con- - Aree umide - Sensibilità paesaggistica - Piano del Parco in aree boschive (faggete o bosco misto di latifoglie). sente di utilizzare la cartografia tradizionale come base e - Idrologia associarle strati informativi attraverso un sistema definito Quest’ultimo in particolare è stato utilizzato per ricercare ELABORATO GIS di “overlay mapping “ che ne arricchisce e ne risalta alcuni eventuali connessioni tra la posizione delle rocce incise e L’elaborato informatico finale è un file in formato shape, temi ed elementi. i corsi d’acqua come testimonianza di un antico culto pa- puntuale, compatibile con gli standard in uso a livello re- La tecnologia GIS consente di collegare una tabella di dati, gano dell’acqua. gionale, nazionale e comunitario che permette pertanto denominati solitamente “attributi”, agli strati informati- una condivisione delle informazioni con tutti i software GIS vi che ne consente la loro elaborazione ed interrogazione RISULTATI DEL CENSIMENTO più diffusi. come illustrato nell’immagine a lato. Sono state censite 77 rocce incise, di cui 49 all’interno del pe- I campi inseriti permettono una selezione dinamica sia dal I software GIS sono utilizzati pertanto in diversi campi rimetro dell’Ente Parco Beigua, così suddivise per comune: punto di vista geografico (campo provincia, comune, ecc.) delle attività umane: uno di questi è proprio il campo dei e tematico (tipologia di incisione, litologia, vincoli esistenti, Beni Culturali, dove si impiegano sistemi GIS soprattutto Provincia Comune Numero elementi rilevati ecc.). per raccogliere e catalogare l’ingente patrimonio di beni Genova Arenzano - presenti su tutto il territorio italiano e, come indicato nella La tecnologia GIS consente l’aggiornamento continuo del- premessa, conservarne la memoria. Genova Campo Ligure - le informazioni sopradescritte nel caso di modifiche dello diffusione dei dati territoriali come descritto nel paragrafo I dati grezzi ricavati durante le campagne di rilevamento Genova Cogoleto - stato attuale rilevato. seguente. sono stati importati in un personal computer e trasformati Genova Masone - È stata fornita una doppia versione finale dell’elaborato GIS mediante un software GIS in formato shape (“forma”), co- Genova Mele 2 nei due sistemi di riferimento piani in uso a livello regionale: LA CARTOGRAFIA TRADIZIONALE E I SISTEMI GIS mune tipologia di file cartografico di interscambio compa- Genova Rossiglione 1 PER IL TRATTAMENTO DEI DATI TERRITORIALI tibile con il sistema informativo territoriale dell’Ente Parco; Roma 40 - Gauss Boaga fuso Ovest (EPSG: 3003) Genova Pontinvrea 1 I sistemi GIS (Geographical Information System) sono at- le informazioni associate allo strato informativo sono rias- ETRF89 – UTM - Fuso 32 (EPSG: 25832) tualmente uno degli strumenti informatici più diffusi per il sunte nel paragrafo finale. Savona Sassello 46 trattamento di informazioni geografiche e la loro rappre- Savona Stella - Il primo consente la sovrapposizione con la carta tecnica sentazione cartografica. STATI INFORMATIVI UTILIZZATI Savona Tiglieto 2 regionale mentre il secondo si integra con il Data Base Questa tecnologia permette di visualizzare, in un sistema L’inquadramento cartografico del territorio e dei punti ri- Savona Urbe 22 Territoriale della Regione Liguria. di riferimento stabilito, gli elementi naturali e antropici di levati è stato eseguito con l’ausilio dei seguenti strati in- Savona Varazze 3 un ambito territoriale come entità geometriche (punto, po- formativi (raster e vettoriali) forniti dall’Ente Parco Beigua: Ogni singolo elemento censito è rappresentato da un sem- lilinea e poligono) e associare ad essi tutte le informazioni, Carta tecnica Regionale – scala 1:5000 (1990/2006 - I ed. 3D) Totale 77 plice punto; nella tabella associata allo shape sono stati geografiche e non, necessarie per conoscere e analizzare il Carta tecnica Regionale – scala 1:25000 (1994/95) riportati i riferimenti geografici e i risultati del rilievo sul territorio e pianificare gli interventi su di esso. DTM - Modello Digitale del Terreno passo 20 m Sette rocce sono localizzate presso punti panoramici verso campo: Una carta o mappa “tradizionale” è una riproduzione gra- Confini comunali i rilievi limitrofi o la valle sottostante cinque entro una di- fica statica di un territorio su un supporto cartaceo o su Shape file: Uso del suolo - Rete Natura 2000: siti di inte- stanza di dieci metri dai corsi d’acqua; le incisioni all’inter- base digitale mentre un’elaborazione cartografica GIS resse comunale (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS) no del perimetro del parco sono localizzate principalmente

Esempio di restituzione dei dati archiviati a seguito di un’interrogazione 78 79 IL MASSICCIO DEL BEIGUA

Esempio di collegamento esterno a un’immagine collegata al simbolo puntuale Campo Informazione Valutazione Indicazione della valutazione complessiva della della roccia Scheda Numero identificativo progressivo roccia Regione Riferimento di inquadramento Catalogo delle Indicazione del tipo di incisione territoriale generale Incisioni (graffio, coppelle , affilatoi, ecc.) Provincia Riferimento di inquadramento Vincoli esistenti Indicazione dei vincoli esistenti territoriale generale Data Indicazione della data di Comune Riferimento di inquadramento compilazione territoriale generale Litologia Indicazione delle caratteristiche Località Riferimento di inquadramento litologiche del supporto inciso territoriale specifico Scheda Collegamento alla scheda Quota Riferimento altimetrico Immagine 1 Collegamento all’immagine Coordinata piana X Riferimento coordinata piana X BIBLIOGRAFIA Siti web: Immagine 2 Collegamento all’immagine Coordinata piana Y Riferimento coordinata piana Y GIS e Archeologia: Note Indicazione di eventuali informazione Testi: http://www.rilievoarcheologico.it/manuale_ Catasto – foglio Indicazione foglio catastale di aggiuntive G. Biallo, Introduzione ai Sistemi Informativi Geografici, rilievo8_0000e6.htm appartenenza Rischio Indicazione dei possibili rischi di in “I quaderni di MondoGIS”, Roma -2005 Catasto – particella Indicazione particella catastale di interferenza Portale cartografico Regione Liguria: appartenenza F. Guzzetti, A. Selvini, Cartografia generale, tematica e http://www.cartografia.regione.liguria.it/ Descrizione Descrizione sintetica dell’incisione numerica. UTET, Torino - 1999 rupestre Sono stati predisposti tre campi per il collegamento a Portale Regionale dei vincoli architettonici, archeologici e Supporto Descrizione sintetica del supporto elementi esterni (scheda e immagini) per poter disporre Riviste: paesaggistici e i riferimenti normativi: inciso (inclinazione, orientamento, istantaneamente dei dati riportati nelle schede e di una ra- G. Biallo, Il mercato del GIS in Italia: a che punto siamo e http://www.liguriavincoli.it/ ecc.) pida visualizzazione dell’elemento selezionato. dove stiamo andando?, GEOmedia n. 5, 2009, Dimensioni Indicazione delle dimensioni della pp. 6-10. SIRBeC - Sistema Informativo dei Beni Culturali della roccia incisa Regione Lombardia: Percentuale di Indicazione della Percentuale di C. Bernardini, La Francigena in Toscana, in “La Rivista” – http://www.lombardiabeniculturali.it/sirbec/ superficie incisa superficie incisa Bimestrale del Club Alpino Italiano Tecnica di Indicazione della tecnica di esecuzione (novembre – dicembre 2011) INSPIRE (acronimo di INfrastructure for SPatial esecuzione (graffio, sfregamento, ecc.) InfoRmation in Europe) – la Direttiva Europea che Riferimento altre Indicazione del numero della scheda Siti archeologici: chi li ha visti ? – istituisce un’infrastruttura per l’informazione territoriale schede collegata La Stampa – 13 giugno 2012 nella Comunità europea http://inspire.jrc.ec.europa.eu/

80 81 I PARTECIPANTI ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO DI CENSIMENTO RINGRAZIAMENTI DELL’ARTE RUPESTRE NEL GEOPARCO DEL BEIGUA Un particolare ringraziamento per il prezioso supporto e per la fattiva la collaborazione fornita nel corso delle diverse fasi del progetto: Equipe Istituto Internazionale di Studi Liguri – Sezione Valbormida sig. Carmelo Prestipino Coordinatore del Progetto dott.ssa Biancangela Pizzorno Brusarosco dott.ssa Rita Lavagna Schedatura (studiosa arte rupestre nel comprensorio del Beigua) ing. Andrea Negro Gestione informatica dott. Giampaolo Dabove prof.ssa Gabriella Cirone Ambiente naturale (Museo Perrando, Sassello) prof. Mauro Brunetti Ambiente naturale sig. Antonio Danaidi sig. Nico Cassanello Ricerca sul campo (Associazione Amici del Museo di Alpicella) sig. Adriano Maestro Ricerca sul campo dott. Antonio Aluigi ing. Roberto Vassallo Ricerca sul campo (Ente Parco del Beigua) sig.ra Daniela Andreoni Ricerca sul campo sig. Rocco Bodrato sig.ra Elisa Brunetti sig. Lorenzo Ratto Università degli studi di Genova - DISTAV sig.ra Simona Silvani prof. Marco Firpo Coordinatore analisi geologico-geomorfologica prof.ssa Laura Gaggero Analisi mineralogico-petrografica

82 83 ROSSIGLIONE

Val

G a rg as CAMPO s a LIGURE TIGLIETO Badia di Tiglieto MASONE Cascata del Serpente

Palo Acquabianca Forte URBE Geremia

Foresta della SASSELLO Vara Passo Deiva del Faiallo PIAMPALUDO M.Reixa

Torbiera del Laione M. Argentea M.Beigua Colle M. Rama del Giovo Prariondo VOLTRI

Alpicella GENOVA Sciarborasca Terralba Faie Lerca ARENZANO

STELLA Pero COGOLETO

VARAZZE

Parco naturale regionale del Beigua European & Global Geopark www.parcobeigua.it ISBN 978-88-95711-03-4

Progetto cofinanziato con i fondi di cui al POR FESR UNIONE EUROPEA REGIONE LIGURIA PROVINCIA DI SAVONA Regione Liguria 2007/2013 – Asse 4 – Azione 4.1 9 788895 711034 >