Domenico Siniscalco
Domenico Siniscalco Il Foglio, 2 ottobre 2004 La levitas creativa del ministro della concordia La prima volta in cui il professor Domenico Siniscalco rischiò di incrociare la famigliarità delle masse popolari, la circostanza si verificò nel ramo showbiz. Fu provinato per una trasmissione tv di soggetto economico, poi non se ne fece nulla. Ma nello studio della sua vita e avventure la minaccia di un esordio televisivo è compatibile con la sua essenza di uomo complesso ma medio, mille lati, e ciascuno iperbole di una specie di italianità portata alle massime conseguenze. Ecco – in una selezione di punti di vista – come lo vedono gli altri: simpatico, piacione, swatchista, brookbrotherista, golfista (talentuoso ma avrebbe bisogno di giocare di più), un po’ traditore e un po’ amico di tutti, mangiatore di pesce, intelligente e intellettualmente ubiquo, mammone ai massimi (parla con sua madre fino a tre volte al giorno), neweconomista, tifoso assai di calcio (Juve), rabelaisiano, all’occorrenza bestemmiatore, cinico, colto (sebbene di letture disordinate: legge Forsythe e pure Martyn Mistère), curioso, argentea brillantezza, onesto, fantasioso, sicuramente paraculo, non immune da forme di snobismo, seduttore, conversatore, oratore, e poi revigliano, amatiano, dalemiano, rutelliano, anche realacciano, anche meomartiniano, e anche “tipo Mastella, ma più chic”, e tremontiano, e anche motociclista, buelliano (da Buell, un bolide americano) e ducatiano (una Monster e una 916 Desmo). E tutto ciò riesce a essere anche contemporaneamente. Trai suoi libri preferiti – versante intrattenimento – “Educazione di una canaglia”, l’autobiografia di Edward Bunker, il bandito americano con il quoziente intellettivo di un genio che in carcere diventò scrittore e fu salvato dalla letteratura.
[Show full text]