Paolo Baffi Arturo Carlo ]Emolo Anni Del Disincanto

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Paolo Baffi Arturo Carlo ]Emolo Anni Del Disincanto Paolo Baffi Arturo Carlo ]emolo Anni del disincanto Carteggio 1967-1981 a cura di Beniamino Andrea Piccone © 2014 Nino Aragno Editore sede legale via San Francesco d'Assisi, 22/bis - 10121 Torino sedi operative via San Calimero, 11 - 20122 Milano strada Santa Rosalia, 9 - 12038 Savigliano ufficio stampa tel. 02. 72094 703 - 02.34592395 e-mail: info@ninoaragn oedi tore .i t sito internet: www.ninoaragnoeditore.it Nino Aragno Editore Indice Introduzione IX La crisi italiana degli anni Settanta nel carteggio tra Paolo Baffi e Arturo CarloJemolo, 1967-1981 1 Apparati 147 Paolo Baffi. Biografia 199 Arturo Carlo ]emolo. Biografia 203 Nota sulle fonti 207 Indice dei nomi 209 Ringraziamenti Questo volume vede la luce anche grazie al costante sup- porto dell'Archivio storico della Banca d'Italia, diretto da Al- berto Baffigi. In particolare ringrazio per i preziosi suggeri- menti Alfredo Gigliobianco, direttore della divisione Storia economica, ed Elisabetta Loche. Ringrazio, per l'amichevole sostegno e gli utili suggeri- menti, le seguenti persone: Umberto Ambrosoli, Alessandra, Enrico e Giuseppina Baffi, Pierluigi Ciocca, Gherardo Colom- bo, Sandro Gerbi, Salvatore Messina, Silvio r-.;ovembre, :Maria Teresa Pandolfi, Domenico Pertocoli, Marco Vitale. S'intende che sono l'unico responsabile delle opinioni espresse nonché degli eventuali errori residui. 1A CRISI ITALIANA DEGLI ANNI SETTANTA NEL CARTEGGIO TRA PAOLO BAFFI E ARTURO CARLO ]EMOLO, 1967-1981 r Arturo CarloJemolo a Paolo Baffi, 11 maggio 1967 La prima lettera del carteggio è di Arturo Carlo Jemo- lo, che ricorda il maestro di Paolo Baffi, Giorgio Morta- ra, il professore di statistica dell'Università Bocconi che aveva segnalato la brillantezza del suo allievo e assistente all'allora governatore della Banca d'Italia, Vincenzo Az- zolini, con cui era in rapporti d'amicizia: Stante la mia consuetudine di lavoro con Mortara, non tanto lunga, quanto intensa e sorretta dall'energia e dalla dedizione esclusiva di cui è capace la gioventù, non mi me- raviglia che ad occasione del mio passaggio al Servizio studi della Banca d'Italia, awenuto nel marzo del 19361, ossia col varo della nuova legge bancaria che creava l'Ispettorato del credito, fra Mortara e Azzolini vi sia stato uno scambio epistolare semischerzoso sul «rapimento» del giovane di buone speranze. Fu proprio in questo scambio che Azzo- lini scrisse all' «illustre professore e amico carissimo»: «Mi auguro che vorrai farmi qualche visita e darmi una mano nell'organizzazione dell'Ufficio studi». Mortara fu ben lie- to di venire. Andai ad accoglierlo alla stazione di Roma Termini dove trovai il padre Lodovico, l'eminente giurista che era stato Ministro della Giustizia e Primo presidente 2 della Corte di Cassazione • Jemolo, in chiusura della lettera, segnala l'atrocità del «processo e condanna» del governatore Vincenzo Azzo- 1 La necessità di raccogliere ed elaborare in modo sistematico dati sull'an- damento dell'economia e del credito indusse Azzolini nel 1936 a poten- ziare il Servizio studi della banca, che divenne un vero centro di analisi e una palestra dove si formarono gli alti dirigenti e i membri del direttorio della banca stessa a partire dagli anni Sessanta. Cfr. A. Gigliobianco, Via Nazionale. Banca d'Italia e classe dirigente. Cento anni di storia, Donzelli, Ro- ma 2006, p. 147. Sull'impulso dato da Baffi al Servizio studi cfr. Via Nazi(}- nale e gli economisti stranieri, 1944-53, in Paolo Baffi, 1èstimonianze e ricordi, Scheiwiller, Milano 1990. 'Paolo Baffi, Giorgio Mortara e la Banca d'Italia, in Id., Testimonianze e ricor- di, cit., p. 24. hz 4 PAOLO BAFFI - ARTl:RO CARLO ]EMOLO ANNI DEL DISINCANTO 5 3 lini (1881-1967), il quale era stato direttore generale 23 furono inviate in Svizzera e a Fortezza ne rimasero 6 della Banca d'Italia dal luglio 1928 al gennaio 1931, poi altre 25 • governatore fino al 1944. Azzolini, nella sua testimonianza davanti al giudice, Come scrive Alfredo Gigliobianco, «la vita di Azzoli- scrisse: «In some instances, to help the Jews, I have even ni è il dramma di un funzionario pubblico che, stretto antagonised Mussolini. Defending the son of Ludovico nelle maglie di una dittatura, provò a distinguere lo Mortara (an eminentjurist), George, I had the courage Stato dal regime. Gli alterni risultati della sua azione, to tell Mussolini what he deserved. He allowed George non soddisfecero né i fascisti né gli antifascisti, né forse Mortara to goto America and I sent him there the me- 7 lui stesso» 4. ans necessary far living some months» • Il processo che lo vide protagonista e imputato era L'Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il connesso alle riserve d'oro della Banca d'Italia. II 6 giu- fascismo dichiarò Azzolini colpevole e lo condannò a gno 1944 Azzolini fu arrestato e incriminato con l'accusa trent'anni di reclusione. A seguito della condanna Gior- di alto tradimento per avere «posteriormente all'8 set- gio Mortara scrisse una lettera a Baffi - che la consegnò tembre, in Roma, collaborato con il tedesco invasore ai familiari affinché la girassero ai difensori - da Rio de facendo al medesimo consegna della riserva aurea dell~ Janeira8, dove si era rifugiato nel 1939 dopo le leggi raz- Banca d'Italia»". ziali, in difesa di Azzolini: Dopo la fuga, all'alba del 9 settembre 1943, del re Vit- torio Emanuele III a Pescara, il 20 settembre il console Confesso che resta per me un mistero il motivo che ha condotto all'incriminazione ed alla condanna di Azzolini. · tedesco a Roma, Eitel Friedrich Moellhausen, chiese l'in- Che cosa poteva fare, egli solo, nella generale diserzione vio immediato in Germania delle riserve auree italiane dei capi politici, amministrativi e militari? Trattenere la sol- 119 tonnellate d'oro depositate nei sotterranei blindati datesca teutonica come Orazio al ponte? Lasciarsi uccidere di Via Nazionale. Azzolini, che pochi giorni prima ne o suicidarsi in un finale melodrammatico, per non con- aveva fatto nascondere circa la metà, diede l'ordine di segnare il metallo che quella diserzione aveva già posto, riportarle alla luce nel timore che i tedeschi ne conosces- virtualmente, nelle mani del nemico? Se non ricordo male, sero la reale consistenza, per poi trasferirle nella sede di quando usavano queste soluzioni, era Saul che si gettava Milano della Banca d'Italia e successivamente a Fortezza in Alto Adige, in territorio sottratto alla sovranità italia~ 6 Per approfondimenti sulla vicenda si segnala il volume di Sergio Car- na. Da Fortezza, a seguito di un accordo firmato a Fasa- darelli e Renata Martano, I nazisti e l'oro della Banca d'Italia. Sottrazione e no tra l'ambasciatore tedesco Rudolf Rahn e il ministro recupero 1943-1958, Laterza, Bari 2000. delle Finanze di Salò, Domenico Pellegrini Giampietro, 'Dal Bollettino del Servizio Informazioni per la Stampa Estera del 9 otto- bre 1944, in ASBI, Carte Baffi, Monte Oppio, cart. 1, fase. 10. presero la via della Germania ben 71 tonnellate, mentre 8 Baffi racconta: «Una volta giunto l'invito [per Mortara, ndr] dal Brasile (che venne preferito alle non bene definite possibilità che gli si offrivano negli Stati Uniti) per la posizione di consigliere tecnico della commis- sione del censimento, col modesto stipendio di tre contos di reis men- 'Si segnala il volume di Alessandro Roselli, Il governatore Vincenzo Azzolini sili, avvenne che a Roma il Sottosegretario agli interni fece difficoltà a (1931-1944), «Collana storica della Banca d'Italia», Laterza, Roma-Bari 2000. concedere l'estensione al Brasile dei passaporti già rilasciati per gli Stati Uniti per timore che "un uomo come Giorgio Mortara andasse a vivere da 1 Alfredo Giglio bianco, Via Nazionale, cit., p. 138. 5 pezzente al Brasile". Quale delicatezza!» (Baffi, Giorgi,o Mortara e la Banca Ibid., p. 151. d'Italia, cit., p. 33). - h p 6 PAOLO BAFFI - ARTL'RO CARLO JEMOLO ANNI DEL DISINCANTO 7 sulla punta della propria spada, non il suo tesoriere! Mi 11 maggio 1967 parve crudele ed iniqua la condanna. Nella meno torbida atmosfera di oggi, s'impone un atto Illustre Direttore Generale, di clemenza, o meglio di giustizia, che la cancelli!9 molto La ringrazio dell'articolo su Giorgio Mortara; che rievoca anche altri nomi della mia generazione e di Successivamente l'amnistia del 1946, voluta dal mini- quella che mi precedette, degli uomini eh 'erano in auge stro della Giustizia Palmiro Togliatti, consentì ad Azzoli- ni di essere liberato dal carcere di Procida, grazie anche allorché ero giovane. al fatto che la Banca d'Italia - convinta dell'innocenza di Conobbi solo superficialmente, ai Lincei, Giorgio Mor- Azzolini - non si costituì parte civile. tara, mentre meglio avevo conosciuto suo padre; e m 'inte- Lo stesso Baffi era decisamente convinto della non ressa in particolare quanto scrive a pag. 6; io sono uno colpevolezza di Azzolini. In una lettera al figlio Sandro dei pochi che osi dire che il 191 Y 2 inquinò la coscienza scriverà: «Le [sue] alte doti morali e intellettuali costi- italiana13 in un modo da cui non si è ancora ripresa, e tuiscono ancor oggi un luminoso esempio di vita e di trovo in quel che Ella scrive di Mortara nel 19351 4 una moralità professionale per quanti operano nell'Istituto e che fu legato da fraterna amicizia al mio Maestro Gior- 10 gio Mortara» • 12 Per la rivista «Italia Nostra», nei primi mesi del 1915, ]emolo aveva E ancora nel 1985 Baffi scriverà malinconicamente: scritto ben otto articoli il cui filo conduttore era l'appoggio incondizio- «Intanto "la giustizia" poneva drammaticamente fine alla nato alla scelta neutralista. Di particolare interesse è Il partito d'educazione carriera di Azzolini, come l'avrebbe posta, trentacinque nazionale, in cui vi è un'aperta sconfessione della disinvolta politica dei 11 nazionalisti.Jemolo aveva da poco stracciato la tessera dell'Associazione anni dopo, alla mia» • Nazionalista.
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