Il Libro Di Note Di Stefano E Agostino Centurione (1547-1657)

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Il Libro Di Note Di Stefano E Agostino Centurione (1547-1657) FONTI PER LA STORIA DELLA LIGURIA XXVIII Il Libro di note di Stefano e Agostino Centurione (1547-1657) a cura di Marco Bologna SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Genova 2018 FONTI PER LA STORIA DELLA LIGURIA DIRETTORE Antonella Rovere COMITATO SCIENTIFICO Giovanni Assereto - Michel Balard - Enrico Basso - Carlo Bitossi - Marco Bologna - Bianca Maria Giannattasio - Paola Massa - Giovanna Petti Balbi - Vito Piergiovanni - Valeria Polonio - Dino Puncuh - Antonella Rovere - Francesco Surdich Segretario di Redazione Fausto Amalberti [email protected] Direzione e amministrazione: PIAZZA MATTEOTTI, 5 - 16123 GENOVA Conto Corrente Postale n. 14744163 intestato alla Società http://www.storiapatriagenova.it [email protected] Referees : i nomi di coloro che hanno contribuito al processo di peer review sono inseriti nell’elenco, regolarmente aggiornato, leggibile all’indirizzo: http://www.storiapatriagenova.it/Ref_ast.aspx Referees : the list of the peer reviewers is regularly updated at URL: http://www.storiapatriagenova.it/Ref_ast.aspx Il volume è stato sottoposto in forma anonima a due revisori. This volume have been anonymously submitted at two reviewers. LIBRO DI NOTE Premessa L’edizione di un testo documentario come il Libro di note di Stefano e Agostino Centurione, ossia del loro diario, è stata effettuata secondo le norme che regolano tali pubblicazioni specialistiche. Non è un saggio storico pur non potendo e non volendo eludere la necessaria contestualizzazione delle vicende e delle persone che vengono ricordate dagli autori. Si è cercato di fornire le notizie essenziali sulla maggior parte dei personaggi significativi nominati nel testo e si sono richiamate le situazioni più complesse in cui si trovano coinvolti i due Centurione. Si tratta di un documento privato della fine Cinquecento - inizi Seicento, particolarmente ricco di notizie sulla storia di Genova e non solo. La presente edizione intende proporre una fonte coeva ai fatti descritti nell’intento di contribuire all’accrescimento della conoscenza storica di Genova, degli Stati italiani e, soprattutto nella parte scritta da Agostino, anche europei. Un suo involontario pregio sta nella assoluta rarità di simili composizioni nella realtà documentaria genovese. Dare oggi alle stampe uno scritto di quasi cinque secoli fa richiede la stessa attenzione e cura necessaria per il restauro di un’opera d’arte della me- desima epoca. Innanzi tutto il rispetto del testo, ossia la lettura esatta e contestualizzata delle parole e della grafia usate. Questa edizione mantiene pertanto sempre la parola esattamente come è scritta nel testo: è abbastanza frequente, infatti, che in diversi punti la medesima parola venga scritta in modi leggermente diversi. L’edizione ha rispettato sempre la grafia originaria dei vocaboli anche per presentare una documentazione esatta di come la lin- gua italiana veniva scritta a Genova in quegli anni. I criteri di edizione sono comunque specificati in seguito in un apposito paragrafo. Solo nell’indice dei nomi di persona e di luogo si è fatto ricorso ai rimandi per uniformare i nomi secondo la dizione contemporanea. Nelle note si è comunque sempre indicata la denominazione attuale o corretta del nome presente nel testo. Benché nel diario di Agostino vi sia una consistente presenza di perso- naggi e situazioni proprie della realtà politica e religiosa europea della prima metà del Seicento, si sono voluti limitare i riferimenti al macrocosmo della politica internazionale di quell’epoca. Sono sicuramente aspetti che si devono – V – LIBRO DI NOTE considerare per comprendere appieno il valore del documento, ma è uno studio che toccherà, nel caso, ad altri e non a chi ha effettuato la presente edizione. Si è descritto il documento nel suo aspetto fisico esterno ed interno e si è cercato di ricostruire le vicende della sua trasmissione sino ad oggi. Si sono approfondite le motivazioni che possono aver spinto a tale compila- zione i due Centurione e si è ricostruita la loro vita in tutti gli aspetti che ci è stato possibile conoscere, ricomponendo anche la genealogia delle genera- zioni a loro vicine. Un diario che copre gli anni dal 1547 al 1657, iniziato dal padre e pro- seguito dal figlio che diventa anche doge della Repubblica di Genova, desta un immediato interesse sia per la particolarità della composizione (padre e figlio), sia per il periodo (il secolo d’oro di Genova), sia per il rilievo sociale e istituzionale degli autori. Oltre a questi aspetti che appaiono subito evidenti ve ne sono vari altri di grande interesse interni ai due diari: viaggi per nave e per terra, personaggi, luoghi di lavoro, attività economiche, sentimento religioso, beneficenza, malattie, guerre, carestie, modelli etici, civici e culturali, ecc. Meno ricco di eventi di ampio respiro è il diario di Stefano, ma comun- que fecondo di notizie sui luoghi ove si reca e vive come sulla Spagna (Murcia e Andalusia) e soprattutto sulle Puglie e su Napoli dove nascono figli, si ammalano, muoiono, si vanno a curare, dove Stefano acquista tenute, fonda una banca col fratello Giorgio e inizia a farsi sentire il forte richiamo religioso del riformismo cattolico. Poi il ritorno a Genova con le preoccupazioni per il figlio Agostino e per gli investimenti in Italia meridionale e dove la voca- zione religiosa si concretizza pienamente nella moglie e successivamente anche in lui. Entrambi si impegnano inoltre nella costruzione a Genova in salita dell’Incarnazione del monastero della SS. Annunziata e dell’Incarna- zione delle monache Turchine ‘di sopra’. Il diario di Agostino è quello di un ‘magnifico’ che ha ricoperto tutte le cariche pubbliche sino alla più prestigiosa, il dogato, ed è stato anche inviato straordinario con missioni particolarmente delicate per la Repubblica presso il re di Francia, il papa e l’imperatore. Pur soffrendo di gotta per metà della vita, va in guerra, partecipa alle trattative di pace, va per mare, attraversa mezza Europa e descrive tutto nei minimi particolari. Nulla però dice dei contenuti politici dei suoi incarichi: è uomo delle istituzioni, fedele e rigo- – VI – LIBRO DI NOTE rosamente oligarchico. Ci parla dei luoghi che vede, delle tantissime perso- ne che incontra, dei percorsi di viaggio, dei figli, delle loro monacazioni, del suo profondo sentimento religioso fattosi sentire dopo i primi trent’anni di vita dissoluta, ma nulla scrive che possa riguardare la Repubblica. È un dia- rio ricco di dettagli sugli aspetti privati della sua vita, ma criptico su quelli pubblici e sulle motivazioni del suo agire, ad eccezione di quelle religiose. Pretium operis , al di là dei fini storiografici e scientifici dell’edizione di un testo antico, è la convinzione che offrire alla libera lettura un testo ori- ginale in cui gli autori raccontano la loro vita concreta e quotidiana vissuta quasi cinquecento anni fa sia sempre un contributo alla comprensione dello spessore storico della realtà attuale e, al contempo, sia un utile apporto alla capacità di superare le distanze temporali per far rivivere la memoria delle persone del passato . Desidero esprimere due ringraziamenti. Ai marchesi Marcello e Sandra Cattaneo Adorno che da decenni mi accordano la loro fiducia e che anche questa volta si sono mostrati ansiosi di conoscere i risultati della mia ricerca nel loro complesso archivistico Durazzo Giustiniani autorizzando la pub- blicazione integrale del documento. A Dino Puncuh che trent’anni fa mi introdusse in quell’archivio affidandomi il riordinamento e l’inventariazione degli archivi Pallavicini di cui il Libro di note fa parte. La fiducia che mi ha serbato da allora e l’attenzione con cui ha indirizzato e seguito numerosi miei studi mi hanno consentito di raggiungere dei risultati impensati. Infine, non posso negare di essere rimasto affascinato dalla lettura e dallo studio di questo Libro di note. Al lettore potrà sembrare diversamente, ma devo confessare che la storia « a me era parsa bella, che dico, molto bella » e non doveva rimanere sconosciuta . Genova, autunno 2017 – VII – LIBRO DI NOTE Introduzione Descrizione fisica Libro di note - Diario manoscritto di Stefano Centurione q. Domenico (cc. 1-28) e del figlio Agostino Centurione (cc. 49-72). COMPLESSO ARCHIVISTICO D URAZZO G IUSTINIANI , Genova Archivio Centurione, 1.2 Misure: mm. 313 x 115. Il quaderno è composto da 4 fascicoli di 24 carte ciascuno per un totale di 96 carte. I fascicoli sono legati tra loro e l’insieme è rilegato in pergamena non di riuso, senza scritte interne o nascoste. Tutte le carte sono numerate in origine tranne la prima che è totalmente in bianco. La numerazione è progressiva e senza ripetizioni o errori da 1 a 95. Le carte dalla 29r alla 48v e dalla 73r alla 95v sono completamente bianche e hanno solo la cartulazione. Sono invece scritte senza salti di carte o di pagine le cc. 1r-28v (diario di Stefano) e le cc. 49r-72v (diario di Agostino). Il quaderno si presenta identico ai registrini cosiddetti di ‘prima nota’, ossia quelli che venivano utilizzati nelle attività commerciali e notarili per scrivere i dati essenziali di un negozio appena concluso. Lunghi e stretti, con un numero di carte contenuto, erano idonei ad essere portati appresso dai mercanti e da chiunque dovesse registrare dei conti e degli appunti, come anche i notai, da trasferire in seguito sui registri ufficiali seguendo i criteri necessari perché la scrittura fosse formalmente valida. Sul frontespizio, in alto a sinistra, è scritto Libro di note e sul dorso, in alto vicino al bordo superiore, è scritto Stefano Centurione (Fig. 1 e 2). Sulla copertina di pergamena non compare alcuna altra scritta esterna o interna. Il quaderno è integro e in ottimo stato di conservazione. Non presenta segni di umidità o di altri agenti nocivi. Si nota qualche piccola macchia più scura di nessuna rilevanza sui piatti della pergamena di legatura. In qualche carta si può notare una leggera ossidazione e un lieve passaggio dell’inchiostro da una faccia all’altra.
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