Una Strage Da Rivedere La Politica Delle Stragi Necessarie Vito Lo Monaco
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Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 5 - Numero 27 - Palermo 18 luglio 2011 ISSN 2036-4865 Una strage da rivedere La politica delle stragi necessarie Vito Lo Monaco ncora un altro triste anniversario della Storia repubblicana, Non c’è uno schema rigido e definito all’interno del quale sono quello di Paolo Borsellino e la sua scorta, caduti nell’at- collocate le varie pedine, i soggetti deviati della politica, del- Atentato di via D’Amelio. Chi furono gli esecutori? Dopo di- l’economia, dell’informazione, delle istituzioni. Mafia, apparati ciannove anni, due pentiti, Spatuzza e Tranchina, fanno riaprire il deviati, P4 sono solo strumenti operativi. In questo quadro, processo indicando esecutori della strage diversi da quelli già con- l’azione antimafia altalenante dello Stato è dipesa dall’equilibrio dannati definitivamente. La revisione del processo riapre anche le tra gli schieramenti contrapposti e dalla percezione del pericolo indagini sui mandanti della Cupola e sui loro sodali politici e istitu- per la democrazia delle forze sociali e politiche. Si scontano, zionali. La strage di via D’Amelio come quella di Capaci, come i ovviamente, molte contraddizioni tra antimafia dichiarata e delitti politici della seconda guerra di mafia 1978/1983, per non ri- comportamenti. In questi anni e in questi giorni, dopo aver ricor- salire alla strage di Portella delle Ginestre, ha sollevano molti so- dato La Torre, Falcone, domani Borsellino e tra qualche mese spetti e ombre su quella parte dello Stato e della classe dirigente Chinnici, uccisi per mano politicomafiosa, si tende a mettere in che della mafia è il cervello strategico. È una tesi storica che va da soffitta la legge Rognoni-La Torre, per la quale essi sono caduti indagini giudiziarie specifiche. Finora, invece, le indagini giudizia- o per averla pensata o per averla attuata; si è pensato di affie- rie si sono fermate, meglio dire sono state fer- volire il 41 bis; non trova ascolto la richiesta mate anche col delitto e la strage, allorquando Via D’Amelio come Ca- di normare i nuovi reati commessi dalla hanno tentato di aprire quella porta del Potere mafia con le sue nuove attività finanziarie, che avrebbe potuto rilevare i retroscena politici paci, i delitti politici e ambientali ecc, ecc. istituzionali ed economici dei vari delitti. Chi ha Portella delle Ginestre La discussione in corso, senza grande at- manovrato i servizi segreti deviati? Chi ha trat- sollevano sospetti e tenzione mediatica né politica anche delle tato, negoziato con i vertici mafiosi? Quali ombre su quella parte forze politiche d’opposizioni, sul Codice erano gli obiettivi politici in quella fase confusa delle leggi antimafia, sopraffatta dalla pre- e di transizione dai vecchi partiti alle nuove for- dello Stato e della occupazione generata dalla crisi e dall’inca- mazioni politiche, di crisi della democrazia par- classe dirigente che pacità del Governo di affrontarla con lamentare? della mafia è il cervello lungimiranza e senza scaricarla sui ceti Nell’ultimo trentennio della nostra Repubblica, strategico medi e sul lavoro, non esce dalla discus- cioè dalla seconda guerra di mafia alle stragi sione tra gli addetti ai lavori, nonostante l’al- del 92/93 sino a oggi, dai partiti di massa ai par- larme lanciato dal convegno del 7 luglio us titi personali e al populismo e alla crisi attuale, la storia si snoda a Roma e raccolto da uno schieramento ampio e trasversale. lungo un percorso con una costante ricerca di dominio e di potere D’altre parte, l’Antimafia in questi anni è diventata più forte e di una parte, minoritaria e complessa, della classe dirigente poli- diffusa perché trasversale. tica, istituzionale, economica insofferente alle regole della demo- In un Paese moderno, destra e sinistra non si contrappongono crazia, pronta a usare le sue articolazioni segrete, vedi P2, P4, sulla democrazia, ma sugli interessi sociali che rappresentano. mafia. Se le indagini giudiziarie non fossero state depistate, pro- Sulla mafia o si è antimafiosi o non si è, indipendentemente babilmente, sarebbero andate oltre gli esecutori materiali dei delitti dalla collocazione politica. Borsellino, che da giovane aveva e la cupola mafiosa. È la stessa condizione che si ripresenta nelle professato idee di destra, diventò un servitore dello Stato re- attuali indagini sulla P4 dove cricche e parti della casta si muovono pubblicano e in quanto tale antimafioso, per ossequio alle leggi senza ricorrere al delitto di sangue, ma ad armi più sofisticate, dello Stato e della Morale. dall’informazione manipolata agli apparati istituzionali deviati ai Anche il suo impegno e sacrificio, come quello di tutti gli altri gruppi economici del mercato protetto, per condizionare il Paese. caduti, rimane un riferimento civile. Gerenza ASud’Europa settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 5 - Numero 27 - Palermo, 18 luglio 2011 Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/07 - Stampa: in proprio Comitato Editoriale: Mario Azzolini, Mario Centorrino, Gemma Contin, Giovanni Fiandaca, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stan- canelli, Vincenzo Vasile. Direttore responsabile: Angelo Meli - In redazione: Davide Mancuso - Art Director: Davide Martorana Redazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: [email protected]. II giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.it; La riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonte In questo numero articoli e commenti di: Salvatore Borsellino, Enzo Borruso, Mimma Calabrò, Nicola Cipolla, Dario Cirrincione, Franco Garufi, Salvo Gem- mellaro, Michele Giuliano, Franco La Magna, Mario Leombruno, Sara Li Donni, Salvatore Lo Iacono, Antonella Lombardi, Vito Lo Monaco, Umberto Lucentini, Davide Mancuso, Giuseppe Martorana, Filippo Passantino, Elisa Ricciuti, Virginio Rognoni, Luca Romano, Emanuela Rotondo, Francesca Scaglione, Gilda Sciortino, Fabrizio Tediosi, Nicola Tranfaglia, Maria Tuzzo, Pietro Vento. Via D’Amelio ancora senza colpevoli Tutto da rivedere a 19 anni dalla strage Giuseppe Martorana rmai è certo. Si va verso la revisione del processo per al- cuni dei condannati per la strage che causò la morte del Ogiudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cusina e Claudio Traina. A diciannove anni di distanza da quel 19 luglio 1992, parte delle indagini e parte delle verità processuali vengono messe in discussione. Le «verità» dei due collaboratori di Giustizia, Gaspare Spatuzza prima e di Fabio Tranchina dopo, hanno permesso ai magistrati, guidati da Sergio Lari, di dare una nuova chiave di lettura alle fasi esecutive della strage. Nuove in- dagini che avrebbero permesso di individuare nuovi responsabili e di evidenziare l’estraneità di altri, invece, accusati e già condan- nati anche all’ergastolo con sentenze definitive. Siamo alla stretta finale e lo ha affermato il procuratore Lari. Dopo quasi tre anni di indagini, quindi, si apre un altro capitolo nella storia infinita della strage di via D’Amelio. Per sette persone detenute e condannate definitivamente all’ergastolo per quella strage si avvicinara l’ora bis) e condannati invece per associazione mafiosa. In appello, della revisione del processo. I nomi dei sette condannati sono stati nel marzo del 2002, la loro posizione venne completamente ri- scritti sul memoriale che la Procura ha completato e si appresta a baltata dalla Corte che li condannò all’ergastolo per la strage. consegnare alla Procura generale. Eccoli: Salvatore Profeta, Co- Condanna poi confermata dalla Cassazione. Anche contro di simo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Gaetano loro furono determinanti le «cantate» di Vincenzo Scarantino, Murana, Natale Gambino e Gaetano Scotto. Secondo le ricostru- che già allora venne «contestato» dai pentiti Giovanbattista Fer- zioni accertate dai magistrati della Procura nissena, che si sono rante e Salvatore Cancemi, e che ora dopo le rivelazioni di Ga- avvalsi delle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza e negli ultimi spare Spatuzza, ha ritrattato tutto affermando che fu costretto tempi anche di Fabio Tranchina, non avrebbero alcuna responsa- a dichiarare il falso. bilità nella strage. Salvatore Profeta (imparentato con Vincenzo Falsità che gli sarebbero state suggerite da tre funzionari dello Scarantino il pentito che lo tirò in ballo dopo avere confessato di Stato iscritti nel registro degli indagati. Sono Vincenzo Ricciardi, essere stato lui ad avere rubato la Fiat 126 utilizzata come auto- attualmente questore a Bergamo, Salvatore La Barbera, diri- bomba), venne condannato nel primo processo sulla strage ed è gente della polizia postale di Milano e Mario Bo, dirigente della in carcere dall’ottobre del 1993. Gli altri sei personaggi sono stati squadra Mobile di Trieste. L’accusa, per loro, è di quelle pe- santi: calunnia aggravata, perché «in concorso con altri allo assolti nel loro primo processo sulla strage (il cosiddetto Borsellino stato da individuare, inducevano, mediante minacce e per- cosse, Salvatore Candura, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino a mentire in merito alle stragi del ‘92». Il nuovo pro- cesso sulla strage di via D’Amelio è l’ottavo, senza considerare le sentenze della Cassazione. Ebbene, Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Gaetano Murana, Natale Gambino e Gaetano Scotto,