Processo Mori, Parla Spatuzza "Graviano Ordinò Strage Carabinieri"

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

Processo Mori, Parla Spatuzza Mafia Processo Mori, parla Spatuzza "Graviano ordinò strage carabinieri" Venerdì 05 Ottobre 2012 - 13:23 di Andrea Cottone Gaspare Spatuzza ricostruisce la fasi del fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma del gennaio 1994 che aveva come bersaglio i carabinieri. Ma il pentito non è in grado di spiegare se si trattasse di una ritorsione a causa di un "patto" con la mafia non rispettato. PALERMO - L'obiettivo era uccidere carabinieri, "ma non tre o quattro, almeno cento, centocinquanta". Il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano ordinava, il manovale Gaspare Spatuzza eseguiva, come avvenuto nel gennaio del 1994 nel fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma. Ma Spatuzza - che ha deposto oggi al processo di Palermo all'ex generale dei carabinieri Mario Mori per favoreggiamento aggravato - non è in grado di ricostruire il movente di quell'attentato. Alla specifica domanda del pm Nino Di Matteo se fosse a conoscenza che la strage di carabinieri era un atto di ritorsione, di "vendetta" per un patto non rispettato, il collaboratore di giustizia ha candidamente ammesso di non saperlo e inquadra l'atto all'interno della generale strategia terroristica portata avanti dalla cosca di Brancaccio. Gaspare Spatuzza , collegato in teleconferenza, ripreso di spalle con un cappello da pescatore in testa, ha iniziato la sua testimonianza ribadendo il suo pentimento, la sua decisione di sposare la legalità ma non rinnegando l'amicizia con Filippo e Giuseppe Graviano con cui, dice, "siamo cresciuti assieme". Poi ha passato in rassegna il ruolo avuto nelle cosiddette stragi in continente del 1993. Fino alla riunione di Campofelice di Roccella, comune del Palermitano, di fine '93, e quella frase pronunciata con voce tremante: "A noi queste morti non ci appartengono". Spatuzza stava palesando al suo capo, Giuseppe Graviano, di non capire le ragioni delle stragi. Un errore che poteva essere fatale, dice Spatuzza, "esternare debolezza significava rischiare di essere ucciso". E quella riposta del capomafia di Brancaccio: "E' bene che ci portiamo dietro un po' di morti, così chi si deve muovere si dà una smossa. Se la cosa va a buon fine ne avremo vantaggi tutti, soprattutto i carcerati". Una questione "politica" la definisce Spatuzza che in quella occasione viene investito della nuova, micidiale, azione terroristica di Cosa nostra: "Come obiettivo da abbattere abbiamo i carabinieri". Così, racconta Spatuzza, il gruppo di fuoco di Brancaccio parte da Palermo con una Lancia Thema rubata con telaio ribattuto e targa contraffatta. In auto l'esplosivo, diverso da quello utilizzato per gli attentati di Roma, Firenze e Milano. "Cosa nostra non mette mai la firma negli attentati" dice il pentito per giustificare questa variante rispetto alle altri stragi. Una diversità che non resterà sola. Nel "bingo" di Roma - questo il nome in codice dell'attentato - "avvengono anomalie. Strada facendo l'attentato cambia portata. Bisognava accentuare l'esplosivo e aspettare lui (Giuseppe Graviano, ndr). E' avvenuto qualcosa che ha cambiato le cose" dice il collaboratore. I dubbi di Spatuzza troverebbero spiegazione nell'ormai famigerato incontro al Bar Doney di via Vittorio Veneto, a Roma, dove Giuseppe Graviano avrebbe comunicato al suo manovale che avevano "chiuso tutti i discorsi" e che avevano "il paese nelle mani". Ma, ciò nonostante, si doveva dare il "colpo di grazia". Quindi l'attentato si doveva comunque fare. Sarebbe stato lo stesso Spatuzza, secondo quanto racconta alla corte della quarta sezione penale del Tribunale di Palermo, a individuare lo stadio Olimpico come scenario della strage. "Avevo bisogno di 100-150 carabinieri, dove li potevo trovare? - dice - abbiamo individuato una stradina laterale e abbiamo lasciato la Lancia Thema. Con una moto siamo saliti su una collinetta, a Monte Mario, e abbiamo aspettato che passasse il pullman dei carabinieri. Benigno (Francesco, ndr) schiaccia il telecomando ma non succede niente. La missione era fallita. Quindi scendiamo e Benigno continua a schiacciare il telecomando: a quel punto le vittime non sarebbero state più i carabinieri ma i civili". Dopo il fallito attentato all'Olimpico Spatuzza è tornato a Palermo in attesa di nuovi ordini, ma, qualche giorno dopo, Giuseppe e Filippo Graviano verranno arrestati a Milano. Il bastone del comando della cosca di Brancaccio passa a Nino Mangano che progetta l'attentato - anche questo fallito - al pentito Totuccio Contorno a Formello. Spatuzza ha anche raccontato che non era la prima volta che nel mirino della strategia stragista finivano le forze dell'ordine. C'era un progetto di attentato "alle due torri di viale del Fante", la sede della Dia di Palermo. Ma non si trattava di un attentato specifico contro i carabinieri, "sapevano che dentro c'erano pentiti, magistrati e carabinieri". In particolare Spatuzza, nei sopralluoghi, aveva individuato un bersaglio, "un carabiniere che si muoveva su una spider rossa, mi pare si chiamasse Miranda", e anche la modalità di intervento: "Ho visto che facevano entrare autobotti con acqua potabile. Potevamo utilizzare queste. Ma resta solo pianificazione, Giuseppe Graviano doveva dare l'ordine di esecuzione". Il pentito narra pure del progetto di una strage al commissariato di Brancaccio, "ma quella era una cosa personale perché girava voce che i poliziotti non volevano arrestare i Graviano ma li volevano uccidere per strada". Anche questo progetto non avrà esecuzione. .
Recommended publications
  • STRUTTURE Cosa Nostra E 'Ndrangheta a Confronto
    STRUTTURE Cosa Nostra e ‘ndrangheta a confronto Francesco Gaetano Moiraghi Andrea Zolea WikiMafia – Libera Enciclopedia sulle Mafie www.wikimafia.it Strutture: Cosa Nostra e ‘ndrangheta a confronto, di Francesco Gaetano Moiraghi e Andrea Zolea La mafia dura da decenni: un motivo ci deve essere. Non si può andare contro i missili con arco e frecce: in queste vicende certe intemperanze si pagano duramente. Con il terrorismo, con il consenso sociale, potevi permettertele: con la mafia non è così. Nella società c’è un consenso distorto. Altro che bubbone in un tessuto sociale sano. Il tessuto non è affatto sano. Noi estirperemo Michele Greco, poi arriverà il secondo, poi il terzo, poi il quarto. Giovanni Falcone 1 www.wikimafia.it Strutture: Cosa Nostra e ‘ndrangheta a confronto, di Francesco Gaetano Moiraghi e Andrea Zolea PREMESSA Questo lavoro ha lo scopo di offrire uno sguardo d’insieme sulle articolazioni strutturali delle organizzazioni mafiose denominate Cosa nostra e ‘ndrangheta . La prima sezione, curata da Francesco Gaetano Moiraghi, si concentra sull’analisi di Cosa nostra. La seconda sezione, che sposta il focus sulla ‘ndrangheta, è curata da Andrea Zolea. Come si potrà notare, le due sezioni non sono state realizzate secondo uno stesso modello, ma analizzano le due organizzazioni con un approccio differente. Ad esempio, la parte su Cosa nostra avrà un orientamento maggiormente diacronico, diversamente da quella sulla ‘ndrangheta, basata su un approccio sincronico. Il presente testo ha infatti l’obiettivo di offrire due proposte di analisi differenti che riescano a mettere in luce le analogie e le differenze delle strutture delle due organizzazioni mafiose.
    [Show full text]
  • Anziani Nel Mirino Il Patto Sui Privilegi Della Casta Vito Lo Monaco
    Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 6 - Numero 34 - Palermo 24 settembre 2012 ISSN 2036-4865 Anziani nel mirino Il patto sui privilegi della casta Vito Lo Monaco li scandali che hanno coinvolto Formigoni e Polverini, per forma di “consociativismo” con imprenditori mafiosi o in odore l’uso “spensierato” del denaro pubblico da parte loro e di mafia? Gdelle loro giunte e consigli regionali, hanno riportato in - come pensano di premiare quegli imprenditori che rifiutano drammatica evidenza il tema caldo della corruzione e dei privilegi ogni contatto con il sistema politico-mafioso? L’adozione di un decisi da giovani classi dirigenti regionali. I privilegi, abbondanti, rating antimafia e di tutte le forme di subappalto è nei loro pro- sono stati accordati con regolari delibere approvate da tutti, com- grammi? presi i gruppi di opposizione. L’uso distorto del denaro pubblico- -monitoreranno la proliferazione dei centri commerciali, alcuni vacanze e volgari festini da parvenu, ecc..- attiene alla responsa- dei quali si sono rivelati lavanderie del denaro sporco di mafia? bilità individuale. Essi, comunque, sono segnali chiari di un abbas- Adotteranno misure di sostegno e di protezione delle imprese samento di una soglia etica che riguarda tutti, sono i guasti della commerciali sospinte da questa proliferazione e dalla crisi eco- “cultura” del bunga bunga e di quell’esasperato individualismo che nomica nelle grinfie dell’usura e della mafia? pretende di giustificare ogni comportamento in nome di una pre- Lo scudo fiscale, la crisi economica e finanziaria, la stretta cre- sunta libertà.
    [Show full text]
  • Download Clinton Email June Release
    UNCLASSIFIED U.S. Department of State Case No. F-2014-20439 Doc No. C05761507 Date: 06/30/2015 RELEASE IN PART B6 From: H <[email protected]> Sent: Tuesday, December 15, 2009 12:25 PM To: '[email protected]' Subject: Fw: H: Memo, idea on Berlusconi attack. Sid Attachments: hrc memo berlusconi 121509.docx Pls print. Original Message From: sbwhoeop To: H Sent: Tue Dec 15 10:43:11 2009 Subject: H: Memo, idea on Berlusconi attack. Sid CONFIDENTIAL December 15, 2009 For: Hillary From: Sid Re: The Berlusconi assault 1. The physical attack on Italian Prime Minister Silvio Berlusconi is a major political event in Italy and Europe. His assailant is a mentally disturbed man without a political agenda who has been in and out of psychiatric care since he was 18 years old. Nonetheless, the assault has significant repercussions. It has generated sympathy for Berlusconi as a victim—he has been obviously injured, lost two teeth and a pint of blood, and doctors will keep him in the hospital for perhaps a week for observation. The attack comes as Berlusconi was beginning to lose political footing, having lost his legal immunity. One court inquiry is turning up evidence of his links to the Mafia while another is examining his role in the bribery case of British lawyer David Mills. Berlusconi's government and party have used the attack as a way to turn the sudden sympathy for him to his advantage, claiming that his opponents have sown a climate of "hate." Through demogogic appeals they are attempting to discredit and rebuff the legal proceedings against him and undermine the investigative press.
    [Show full text]
  • Giuseppe Montalto
    Giuseppe Montalto Giuseppe Montalto nacque a Trapani il 14 maggio 1965 e morì a soli 30 anni il 23 dicembre 1995, ucciso da Cosa Nostra. Prestò servizio per vari anni nel carcere “Le Vallette” di Torino, prima di essere trasferito, nel 1993, a Palermo, nella tana dei boss, nella sezione di massima sorveglianza dell’Ucciardone, quella destinata ai criminali che dovevano scontare il regime carcerario del 41 bis. Era il giorno precedente la vigilia di Natale del 1995 quando in contrada Palma, una frazione di Trapani, Giuseppe Montalto fu assassinato da due killer davanti alla moglie: erano in auto e sul sedile posteriore c’era la loro figlioletta, Federica di 10 mesi. La moglie Liliana ancora non sapeva di aspettare la loro secondogenita, Ilenia, che purtroppo non conobbe mai il padre. Era un uomo generoso e buono che mostrava sempre comprensione verso chi viveva tra le sbarre per ripagare il proprio debito con lo Stato, anche quando fu trasferito in Sicilia e cominciò a lavorare a contatto con i boss dell’Ucciardone, nonostante questi continuassero ad ostentare avversione nei confronti dello Stato e delle Istituzioni anche in quel contesto seguitando a recitare la parte dei capi, protetti dallo loro stessa fama di uomini feroci e spregiudicati, nonché scrivendo e spedendo i loro ordini attraverso i pizzini. Anni dopo un pentito, Francesco Milazzo, rivelò che l’agente fu ucciso proprio perché aveva sequestrato un bigliettino fatto arrivare in carcere ai boss Mariano Agate, Raffaele Ganci e Giuseppe Graviano e Cosa nostra non gli perdonò questa applicazione delle norme nel rispetto dello Stato.
    [Show full text]
  • Commissione Parlamentare Di Inchiesta Sul Fenomeno Delle Mafie E Sulle Altre Associazioni Criminali, Anche Straniere
    CAMERA DEI DEPUTATI SENATO DELLA REPUBBLICA XVII LEGISLATURA Doc. XXIII N. 34 COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL FENOMENO DELLE MAFIE E SULLE ALTRE ASSOCIAZIONI CRIMINALI, ANCHE STRANIERE (istituita con legge 19 luglio 2013, n. 87) (composta dai deputati: Bindi, Presidente, Attaguile, Segretario, Bossa, Bruno Bossio, Carbone, Costantino, Dadone, Di Lello, Segretario, D’Uva, Fava, Vice- presidente, Garavini, Magorno, Manfredi, Mattiello, Naccarato, Nuti, Piccolo, Piepoli, Prestigiacomo, Sammarco, Sarti, Savino, Scopelliti, Taglialatela e Vecchio; e dai senatori: Albano, Buemi, Bulgarelli, Capacchione, Cardiello, Consiglio, De Cristofaro, Di Maggio, Esposito, Falanga, Gaetti, Vicepresidente, Giarrusso, Giovanardi, Lumia, Marinello, Mineo, Mirabelli, Molinari, Moscardelli, Pagano, Perrone, Ricchiuti, Tomaselli, Vaccari e Zizza). ATTIVITÀ SVOLTA (Relatrice: On. Rosy Bindi) Approvata dalla Commissione nella seduta del 21 dicembre 2017 Comunicata alle Presidenze il 21 dicembre 2017 ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lettera o), della legge 19 luglio 2013, n. 87 STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO PAGINA BIANCA Camera dei Deputati —3— Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI — DOC. XXIII N. 34 Camera dei Deputati —4— Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI — DOC. XXIII N. 34 Camera dei Deputati —5— Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI — DOC. XXIII N. 34 INDICE Premessa ....................................................................................
    [Show full text]
  • LE MENTI RAFFINATISSIME Di Paolo Mondani E Giorgio Mottola
    1 LE MENTI RAFFINATISSIME Di Paolo Mondani e Giorgio Mottola Collaborazione Norma Ferrara, Alessia Pelagaggi e Roberto Persia Immagini Dario D’India, Alfredo Farina e Alessandro Spinnato Montaggio e grafica Giorgio Vallati GIUSEPPE LOMBARDO - PROCURATORE AGGIUNTO TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA Licio Gelli era il perno. Perché attraverso la P2 lui controllava i Servizi. GIANMARIO FERRAMONTI - EX POLITICO LEGA NORD Essere lontani da Cosa Nostra se si agisce in Sicilia è molto difficile. CONSOLATO VILLANI - COLLABORATORE DI GIUSTIZIA Dietro le stragi c'erano i servizi segreti deviati GIOACCHINO GENCHI - EX UFFICIALE POLIZIA DI STATO La principale intenzione era quella di non trovare i veri colpevoli. PIETRO RIGGIO - COLLABORATORE DI GIUSTIZIA - 19/10/2020 PROCESSO D'APPELLO TRATTATIVA STATO-MAFIA L'indicatore dei luoghi dove erano avvenute le stragi fosse stato Marcello Dell'Utri. ROBERTO TARTAGLIA – EX PM PROCESSO TRATTATIVA STATO-MAFIA Chi è che insegna a Salvatore Riina il linguaggio che abbina la cieca violenza mafiosa alla raffinata guerra psicologica di disinformazione che c’è dietro l'operazione della Fa- lange Armata? NINO DI MATTEO - MAGISTRATO PROCESSO TRATTATIVA - MEMBRO CSM È successo anche questo, scoprire che un presidente della Repubblica aveva mentito. SILVIO BERLUSCONI - EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO Io su indicazione dei miei avvocati intendo avvalermi della facoltà di non rispondere. SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO Buonasera, parleremo del periodo stragista che va dal 1992 al 1994, della presunta trattativa tra Stato e Mafia. Lo faremo con documenti e testimonianze inedite, tra le quali quella di Salvatore Baiardo, l’uomo che ha gestito la latitanza dei fratelli Graviano, una potente famiglia mafiosa, oggi accusata di essere l’autrice della strage di via d’Ame- lio.
    [Show full text]
  • Dell'utri Latitante
    -MSGR - 14 PESARO - 1 - 12/04/14-N: €1,20* ANNO 136- N˚ 100 ITALIA Pesaro Sped. Abb. Post. legge 662/85 art.2/19 Roma Sabato 12 Aprile 2014 • S. Zeno IL GIORNALE DEL MATTINO Commenta le notizie su ILMESSAGGERO.IT Tecnologia Corea del Sud L’anticipo Dal Phablet Arte e design Squadra decimata all’iWatch Seul diventa Totti alla guida Apple apre un polo culturale della Roma l’era post-pc internazionale contro l’Atalanta Giannetti a pag. 26 Campi a pag. 25 Ferretti a pag. 34 Dopo la stangata Ue La Grecia che rinasce Dell’Utri latitante: «Mi curo» dalle ceneri `L’ex senatore è all’estero alla vigilia della Cassazione sulla condanna per mafia: non scappo della crisi `Mandato d’arresto internazionale. Caso Berlusconi, il Pg: «Se attacca le toghe, salta l’affido» Giulio Sapelli ROMA È stato emesso un manda- to d’arresto internazionale per L’intercettazione Il retroscena ngela Merkel ieri era ad Il giallo. L’ipotesi del processo a Losanna Marcello Dell’Utri. L’ex senato- Atene. Una visita simbo- re, che a questo punto viene Il fratello confidò: Il Cavaliere pensa A lica. Meno breve di quel- considerato un latitante, spie- la che aveva precedente- ga: «Non scappo, le mie condi- fuga verso Libano al suo verdetto mente compiuto l’anno scor- zioni di salute sono precarie e so. Allora si era fermata po- mi sto curando». Il verdetto del- o Santo Domingo ed evita l’attacco che ore in un’Atene sconvol- la Cassazione, previsto per mar- ta dalla protesta. Non che in tedì prossimo, verterà sulla Cristiana Mangani Mario Ajello questi giorni non si protesti, condanna per concorso ester- ma l’ala più violenta, ossia no in associazione mafiosa.
    [Show full text]
  • It's 50 Years Since Caravaggio's Nativity Was Stolen in Palermo- Have
    AiA News-Service ART CRIME It’s 50 years since Caravaggio’s Nativity was stolen in Palermo: have the police been chasing red herrings all this time? New enquiries suggest a US or Swiss connection through the mafia heroin trade BERNARDO TORTORICI DI RAFFADALI 8th October 2019 11:38 BST Caravaggio, Nativity with St. Francis and St. Lawrence (1600) Palermo, 18 October 1969: it’s a dark and stormy night and two low-lifes in a Piaggio Ape are driving along the Via Immacolatella in the historic centre. They stop at the Oratory of San Lorenzo, break in and make straight for Caravaggio’s Nativity hanging above the altar, cut the canvas from its frame with a razor, roll it up and leave. This is the opening sequence of one of the most notorious art thefts in history, a sequence that some still find credible. Fifty years on, though, the crime has still not been solved. The passage of time and the endless versions of events offered by informers and pseudo-detectives have taken over the inquiries, while the actual fate of the Nativity remains shrouded in mystery. Here we sum up a few of the most imaginative hypotheses based on the opening sequence outlined above. • The mafioso pentito ( a criminal turned state witness), Marino Mannoia , told Judge Giovanni Falcone in 1989—and he repeated the statement in 1996—that the Caravaggio had been stolen to order, but when the purchaser saw it, he turned it down because it was badly damaged and he subsequently ordered it to be cut up and burned.
    [Show full text]
  • La Mafia Siciliana, Cosa Nostra Uno Studio Sulle Origini, La Storia, L’Attualità
    Hugvísindasvið La mafia siciliana, Cosa Nostra Uno studio sulle origini, la storia, l’attualità Ritgerð til BA-prófs í ítölsku Kristín Sveina Bjarnadóttir Júní 2013 Háskóli Íslands Hugvísindasvið Ítalska La mafia siciliana, Cosa Nostra Uno studio sulle origini, la storia, l’attualità Ritgerð til BA-prófs í ítölsku Kristín Sveina Bjarnadóttir Kt.: 240388-3249 Leiðbeinandi: Stefano Rosatti Júní 2013 Ritgerð þessi er lokaverkefni til BA-gráðu í ítölsku og er óheimilt að afrita ritgerðina á nokkurn hátt nema með leyfi rétthafa. © Kristín Sveina Bjarnadóttir 2013 Reykjavík, Ísland 2013 Ágrip Uppruna mafíunnar má rekja til Sikileyjar. Á Sikiley notar mafían heitið Cosa Nostra sem merkir „okkar mál“. Sikileyska mafían hefur haft ítök í efnahag og stjórnmálum eyjarinnar í hundruði ára en hún hefur einnig haslað sér völl á meginlandi Ítalíu og erlendis. Í lok 19. aldar var mikil kreppa á Ítalíu og fluttust margir íbúar Sikileyjar til Bandaríkjanna í leit að betra lífi og í kjölfarið mynduðust þar mafíuklíkur. Mafía er skipulögð glæpastarfsemi og stunda meðlimir hennar meðal annars fjárkúgun, peningaþvætti og eiturlyfja- og vopnasmygl. Á 10. áratug síðustu aldar náði baráttan gegn mafíunni hápunkti og voru dómararnir Giovanni Falcone og Paolo Borsellino þar fremstir í flokki. Giovanni og Borsellino helguðu lífi sínu baráttunni gegn mafíunni og urði þeir heimsfrægir fyrir harðfylgni sína gegn henni. Baráttan skilaði töluverðum árangri en nokkrir af helstu mafíuforingjum Sikileyjar voru handsamaðir. Tilgangur þessarar rigerðar er að greina frá megin einkennum sikileysku mafíunnar, sögu hennar og vinnubrögðum. Í fyrri hluta ritgerðarinnar er greint frá uppruna mafíunnar og þróun hennar í tímanna rás. Einnig er fjallað um hugtakið mafía og merkingu þess.
    [Show full text]
  • Italiens Langer Weg Zur Wahrheit
    DIE RHEINPFALZ — NR. 119 HINTERGRUND MITTWOCH, 23. MAI 2012 03_POLI Russland: Italiens langer Weg zur Wahrheit Putin zementiert seine Machtbasis 20 Jahre nach den spektakulären Bomben-Attentaten auf die Staatsanwälte Giovanni Falcone und Paolo Borsellino sind gewichtige Fragen noch immer offen. Wie kamen die Täter an die riesigen Mengen Militärsprengstoffs? VON ELKE WINDISCH, MOSKAU Wer trug Borsellinos Aktentasche vom Tatort? Wer bediente die Fernzündungen? Ja, sicher die Mafia, aber wer genau? Alle Erlasse sind unterschrieben: Russlands Präsident Putin hat sein VON PAUL KREINER, PALERMO neues Kabinett verkündet. Neuer In- nenminister wird ausgerechnet der Wie hält dieser Baum sich nur am Le- bisherige Moskauer Polizeichef ben? An einer zubetonierten, vielspu- Wladimir Kolokolzew, dessen har- rigen Innenstadtstraße, wo in der si- te Hand gegen Demonstranten be- zilianischen Hitze sonst nur Kübel- rüchtigt ist. Sechs seiner früheren pflanzen vor sich hin kümmern, Minister holt der vormalige Pre- wächst diese Magnolie vier Stock- mier Putin in den Kreml. werke hoch. Dankesbekundungen hängen dran wie sonst nur an wun- Putin war Anfang Mai nach einem dertätigen Heiligenstatuen. Die Mag- vierjährigen Intermezzo als Regie- nolie von Palermo ist ein nationales rungschef für eine dritte Amtszeit Mahnmal in Italien, so wie es in als Präsident vereidigt worden. Ei- Deutschland einmal die Berliner nen Tag später wählte das russische Mauer war. Jedes Jahr kommen un- Parlament seinen Vorgänger Medwe- zählige Schulklassen zum freiwilli- dew zum Ministerpräsidenten. Ge- gen oder pädagogisch angeleiteten gen den Ämtertausch gibt es in Russ- Gedenken vorbei: Die Pflanze land seit Monaten Proteste. wächst vor dem Haus, in dem der An- timafia-Staatsanwalt Giovanni Falco- ne gewohnt hat.
    [Show full text]
  • Via D'amelio, Quattro Arresti Per La Strage
    1 Via d’Amelio, quattro arresti per la strage Salvo Palazzolo Sono trascorsi vent’anni dall’attentato che causò la morte del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, ma la verità su quel terribile episodio non è ancora nota. A poco a poco, però, emergono alcuni indizi che inducono i magistrati a seguire una pista nuova e apparente- mente incredibile: responsabili di quella strage, secondo questa ipotesi, sarebbero stati, insieme a Cosa Nostra, elementi di spicco della politica nazionale e alti dirigenti dei servizi segreti. Lo scopo dell’innominabile operazione sarebbe stato quello di consentire una trattativa fra lo Stato e Cosa Nostra per ragioni che oggi non sono ancora ben chiare. Paolo Borsellino, avendo avuto sentore della trattativa ed essendovisi mostrato contrario, avrebbe costituito un ostacolo da eliminare. Dopo aver svelato il depistaggio del falso Calogero Pulci, era l’unico in libertà: è ac- pentito Vincenzo Scarantino1, la Procura di cusato di calunnia aggravata, perché con le Caltanissetta prova a rimettere in ordine i sue dichiarazioni avrebbe finito per fare da tasselli della complicata indagine attorno riscontro al falso pentito Vincenzo Scaranti- alla morte del giudice Paolo Borsellino. De- no. La Procura aveva chiesto l’arresto di una terminante si è rivelata la collaborazione del quinta persona, il meccanico Maurizio Co- pentito Gaspare Spatuzza, l’ex killer di Bran- sta, a cui Spatuzza si rivolse per sistemare i caccio che rubò la Fiat 126 poi imbottita di freni della Fiat 126, ma il gip ha rigettato la esplosivo: nei mesi scorsi, le sue dichiarazio- misura. Costa resta indagato a piede libero ni hanno portato alla scarcerazione di sei in- per favoreggiamento aggravato.
    [Show full text]
  • Il Neo Collaboratore Di Giustizia Continua a Fornire Agli Inquirenti Le Sue Testimonianze Negli Interrogatori Di Fronte Ai Pm Di Caltanissetta
    24/04/2011 - Tranchina parla dei capiclan: "Graviano non fu riconosciuto" Fabio Tranchina Il neo collaboratore di giustizia continua a fornire agli inquirenti le sue testimonianze negli interrogatori di fronte ai pm di Caltanissetta. "Il boss di Brancaccio girava indisturbato a Palermo, non gli chiesero i documenti in un posto di blocco" di VINCENZO MARANNANO PALERMO. Alla vigilia delle stragi di Capaci e via D’Amelio Giuseppe Graviano girava indisturbato a Palermo con autista, documenti falsi e uno scanner per intercettare le frequenze della polizia. Aveva un gran da fare, il boss di Brancaccio, voleva essere sicuro che nessuno gli impedisse di portare avanti le incombenze che gli erano state affidate direttamente da Totò Riina. Ma le precauzioni non erano mai troppe: «Nel 1992 — racconta infatti Fabio Tranchina, l’ex fedelissimo di Giuseppe e Filippo Graviano capace, in meno di una settimana, di avviare una collaborazione con la Procura di Firenze, ritrattare dopo meno di 24 ore, farsi arrestare all’aeroporto di Palermo, tentare il suicidio in carcere e, dopo la convalida del fermo, “sconfessare” i suoi legali e imboccare un’altra volta la via del pentimento — fui fermato per un controllo a Borgo Ulivia, a Palermo, ed avevo in auto Giuseppe Graviano al quale però non chiesero i documenti. Forse si trattava di carabinieri. Avevamo la radio per sentire le comunicazioni dei posti di controllo ma forse era sintonizzata sulla frequenza della polizia. All’epoca — dice ancora — Graviano aveva un documento intestato a Tommaso Militello». «Così conobbi Giuseppe» Comincia con questi particolari, apparentemente di contorno, il racconto che l’ex autista del boss ha messo a verbale con i magistrati di Firenze il 16 aprile e ha confermato venerdì sera ai pm di Caltanissetta.
    [Show full text]