Dott.Ing. FRANCESCHINIS ILARIA GeoLine sas di Natali Geom. Stefano

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PROGETTO PRELIMINARE

Intervento di apertura al traffico di Via Sottoportico con acquisizione al patrimonio demaniale del sedime viario

C:\Users\stefano\Desktop\logo_fvg\logo_friuli_3129x641.1276790745.png STR_02-012 2TQXKPEKCFK7FKPG Comune di 2TQXKPEKGFK7FKP

Progettazione a cura dello Studio Tecnico InGeo IL PROGETTISTA IL PROGETTISTA ING. FRANCESCHINIS Ilaria Geom. NATALI Stefano

1 Emesso per approvazione e desecuzione 07/12/2012 S.N. I.F.

5(91ƒ DESCRIZIONE DATA REDATTO CONTROLLATO APPROVATO Variante al PRPC Verifica di assoggettabilità a VAS Rapporto ambientale preliminare

Indice

1. Premessa pag.2

1.1 Scopo del documento pag.2

1.2 Rapporto con il Progetto di apertura al traffico di Via Sottoportico pag.7

2. Riferimenti normativi pag.8

3. Quadro di riferimento ambientale pag.9

3.1 Qualità dell’aria pag.9 3.2 Le Precipitazioni pag.12 3.3 La Radiazione Solare pag.13 3.4 Qualità delle acque pag.17

3.5 Rumore pag.31

3.6 Uso del suolo pag.33

3.7 Flora e fauna - biodiversità pag.34

3.8 Patrimonio culturale pag.42

3.9 Paesaggio pag.44

3.10 Salute umana pag.45

3.11 Socioeconomia pag.45

3.12 Mobilità pag.47

3.13 Sintesi dello stato dell’ambiente pag.48

4. Quadro dei contenuti del piano oggetto di verifica pag.49

4.1 Localizzazione pag.49 4.2 PRPC vigente pag.50 4.3 Obiettivi della Variante al PRPC pag.50 4.4 Azioni della Variante pag.50 5. Valutazione sintetica degli effetti pag.52 5.1 Valutazione di coerenza pag.52 5.2 Valutazione degli effetti significativi sull’ambiente pag.54 5.3 Matrice degli effetti pag.55

5.4 Commento della matrice pag.56

5.5 Indicazioni di mitigazione pag.59

6. Conclusioni pag.60

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1. PREMESSA

1.1 SCOPO DEL DOCUMENTO

Il presente documento costituisce il rapporto ambientale preliminare ai fini della procedura di verifica di assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) della Variante al PRG di . Infatti, secondo quanto previsto dal D.lgs. 152/06 – II parte – art. 6, per i piani che comportano l’uso di piccole aree a livello locale, la VAS è necessaria se l’autorità competente valuta che possa avere impatti significativi sull’ambiente. Tale disposto è rinvenibile altresì nella L.R. 11/05, che all’art. 5 lo denomina “Procedura di verifica”. Tale valutazione preliminare, come specificato dall’art. 12 del D. Lgs. 152/06, è

denominata invece “Verifica di Assoggettabilità” ed è costituita dalla seguente procedura:

• l’ autorità procedente invia all’autorità competente un rapporto preliminare (qui definito rapporto ambientale preliminare), redatto secondo quanto previsto dall’allegato I della II parte del D.lgs. 152/06 (vedi tabella di seguito riportata); • l’autorità competente richiede i pareri necessari ai soggetti competenti in materia ambientale (30 giorni); • l’autorità competente, tenendo conto dei pareri pervenuti e di concerto con l’autorità procedente, emette un provvedimento di verifica assoggettando o meno il piano a VAS (90 giorni); • l’autorità compente rende pubblico il provvedimento.

Ulteriori specificazioni sulle modalità per la Verifica di Assoggettabilità sono contenute

nell’art. 4 della L.R. 16/08, che specifica:

• appartengono alle piccole aree di livello locale le aree oggetto di variante non sostanziale ai PRG come definite dalla L.R. 5/07, art. 63, comma 5 e le aree interessate da piani particolareggiati che comportino varianti non sostanziali ai PRG; • l’autorità competente è la Giunta comunale;

• l’autorità procedente è la pubblica amministrazione che elabora il piano o

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il programma soggetto alle disposizioni della presente legge, ovvero nel caso in cui il soggetto che predispone il piano o il programma sia un diverso soggetto pubblico o privato, la pubblica amministrazione che recepisce, adotta o approva il piano o il programma (in questo caso il Consiglio Comunale); • è l’organo cui, ai sensi della normativa vigente e dell’ordinamento comunale, compete l’adozione e l’approvazione degli strumenti di pianificazione urbanistica comunale (nel caso specifico il Consiglio comunale); • i soggetti competenti in materia ambientale sono ARPA, ASS, Regione, uffici comunali, altri soggetti pubblici o privati con competenze in materia ambientale; • il proponente è l’ufficio comunale o il soggetto privato che elabora il piano urbanistico; • l’autorità procedente viene sostituita dal proponente nella procedura di verifica di assoggettabilità.

Un’ ulteriore conferma della correttezza della scelta procedurale deriva dal Decreto del

Presidente della Regione n° 086/Pres del 20.03.08, che all’art. 17 specifica:

“si intendono per varianti non sostanziali quelle che:

[…]

e) hanno ad oggetto l’individuazione di nuove aree ovvero l’ampliamento di quelle esistenti per la realizzazione di progetti di opere pubbliche e di pubblica utilità e per servizi pubblici;”

Di seguito si riporta uno schema riassuntivo della procedura di Verifica di Assoggettabilità secondo i riferimenti legislativi sopra indicati.

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Figura 1: Schema di procedura

La procedura adottata in questo documento risponde quindi all’obiettivo primario di fornire all’autorità competente gli elementi decisionali a supporto della scelta di assoggettare o meno a VAS la Variante al PRG. A tal fine il documento è stato formulato, in tutte le sue parti, con carattere di sinteticità e chiarezza dei contenuti, per poter essere di facile consultazione e costituire così un riferimento valido per l’ amministrazione Comunale.

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Come si può dedurre dallo schema precedente il rapporto ambientale preliminare è costituito da tre parti: 1. una descrizione delle componenti ambientali che caratterizzano il territorio di area vasta (riconducibile al punto 2.6 della prima colonna della tabella di seguito riportata); 2. una scomposizione del piano oggetto di procedura e delle azioni di progetto con possibili effetti ambientali (riferita al punto 1); 3. una valutazione preliminare degli effetti ambientali (vedi punti da 2.1 a 2.5).

In particolare quest’ultima è stata eseguita utilizzando una matrice sintetica in cui sono state intersecate componenti ambientali e azioni di piano, fornendo un giudizio qualitativo dei possibili effetti ambientali. La fase finale valutativa non si è conclusa con indicazioni per la mitigazione degli impatti e il monitoraggio ambientale in quanto lo scopo del presente documento è fornire un supporto all’autorità competente nella formulazione del giudizio di assoggettabilità o meno a procedura di VAS della Variante

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Criteri Allegato I del DLgs 152/06 Rapporto ambientale preliminare

1. Caratteristiche del piano o del programma, tenendo Capitolo 5 conto in particolare, dei seguenti elementi:

1.1. in quale misura il piano o il programma stabilisce Capitolo 5 un quadro di riferimento per progetti ed altre attività,

o per quanto riguarda l’ubicazione, la natura, le dimensioni e le condizioni operative o attraverso la ri partizi one del le ri sor se 1.2. in quale misura il piano o il programma influenza Capitolo 4 altri piani o programmi, inclusi quelli gerarchicamente ordinati

1.3. la pertinenza del piano o del programma Capitolo 6 per l ’integrazione delle considerazioni ambientali, in Paragrafo 6.1 particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibi le 1.4. problemi ambientali pertinenti al piano o al programma Capitolo 6 ’ 1.5. la rilevanza del piano o del programma per l attuazione Capitolo 6 della normativa comunitaria nel settore dell’ambiente Paragrafo 6.1 (ad es. piani e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla protezione delle acque) 2. Caratteristiche degli effetti e delle aree che possono essere Capitolo 6 interessate, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi: 2.1. probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli effetti Capitolo 6 : Paragrafo 6.3

2.2. carattere cumulativo degli effetti Capitolo 6 : Paragrafo 6.3

2.3. natura transfrontaliera degli effetti La Variante al PRG non comporta effetti 2.4. rischi per la salute umana o per l‟ambiente (ad es. Capitolo 6 : Paragrafo 6.4 in caso di incidenti) 2.5. entità ed estensione nello spazio degli effetti Capitolo 6 : Paragrafo 6.3 (area geografica e popolazione potenzialmente 2.6. valoreinteressat e vulnerabilitàe); dell‟area che potrebbe Capitolo 3 essere interessata a causa: 2.6.1.delle speciali caratteristiche naturali o del Capitolo 3 patrimonio culturale; Para grafo 3.5 – 3.6 2.6.2.del superamento dei livelli di qualità ambientale o Capitolo 3 dei valori limite;

2.6.3.dell‟utilizzo intensivo del suolo; Capitolo 3

2.6.4.effetti su aree o paesaggi riconosciuti Capitolo 3 come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale. Paragrafo 3.5 – 3.7

Figura 2: Allegato I della II parte del DLgs 152/06

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1.2 RAPPORTO CON IL PROGETTO DI APERTURA AL TRAFFICO DI VIA “SOTTOPORTICO”

La Variante al PRG del Comune di Muzzana Del Turgnano ha per oggetto l’introduzione nello strumento urbanistico generale delle previsioni del progetto definitivo di opera pubblica denominato “intervento di apertura al traffico di Via Sottoportico con l’acquisizione al patrimonio demaniale del sedime viario ”. Secondo l’art. 63, comma 5 della LR 5/07 e secondo l’art. 17, comma 1, lettera e) del Decreto del Presidente della Regione n° 086/Pres de l 20.03.2008, costituiscono varianti non sostanziali quelle che individuano le aree per la realizzazione di progetti di opere pubbliche. L’opera pubblica è costituita in questa caso da una regolarizzazione del sedime viario di Via Sottoportico che interessa localmente il centro storico del Comune senza sostanziali modifiche al traffico locale e alla conformazione dei luoghi. Nel caso specifico sono stati comunque considerati ed assunti i seguenti criteri: • l’opera pubblica completa il precedente progetto di rettifica, risagomatura e ricalibratura del canale Roiuzzo nel tratto urbano in Comune di Muzzana Del Turgnano oggetto della presente Verifica di Assoggettabilità sarà la ricognizione dei possibili effetti significativi sull’ambiente a livello di area vasta (territorio comunale), sul lungo periodo ed il controllo degli effetti cumulativi

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2. RIFERIMENTI NORMATIVI

Per quanto attiene la Valutazione Ambientale Strategica ed in particolare la presente Verifica di Assoggettabilità, la normativa comunitaria, statale e regionale di riferimento è costituita da:

Direttiva 2001/42/CE del 27/06/2001

Concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull‟ambiente

D. Lgs. 03/04/2006 n° 152

Norme in materia ambientale

D. Lgs. 16/01/2008 n° 4

Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale L.R. 06/05/2005 n° 11 (modificata con LR n° 13/09)

Disposizione per l’adempimento degli obblighi della Regione FVG derivanti

dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità Europee. Attuazione delle direttive 2001/42/CE,

2003/4/CE, 2003/78/CE (Legge comunitaria 2004)

L.R. 05/12/2008 n° 16 (modificata con LR n° 13/09)

Norme urgenti in materia di ambiente, territorio, edilizia, urbanistica, attività venatoria, ricostruzione, adeguamento antisismico, trasporti, demanio marittimo e turismo.

Sono state inoltre consultate diverse linee guida, definite da enti e istituzioni pubbliche, tra le quali si richiamano: Direzione Generale Ambiente della Comunità Europea (2003)

Attuazione della direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente IMPEL Project (2002)

Implementing Article 10 of the SEA directive 2001/42/CE

Ministero dell’Ambiente (1999)

Linee guida per la Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) - Fondi Strutturali 2000-

2006

Progetto enplan (2004)

Linee guida valutazione ambientale di piani e programmi

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3. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

Per la redazione del presente quadro si è fatto riferimento al “Rapporto sullo stato dell’ambiente e la sostenibilità nei comuni limitrofi di Cervignano, S. Giorgio di Nogaro e ”, elaborato nell’ambito del progetto LagunA21, in attuazione ai principi di Agenda 21 nell’ambito della e si sono analizzati i dati messi a disposizione dalla Regione ed in particolare i dati pubblicati dall’ARPA. Il territorio comunale è caratterizzato da:

Abitanti 2.660 Superficie 24,32 km 2 Metri s.l.m. 7

Figura 3:Tabella dati Comune di Muzzana del Turgnano Di seguito si analizzano i principali parametri riguardanti il contesto ambientale in cui si andrà ad operare desunti dalla documentazione a disposizione.

3.1 QUALITA’DELL’ARIA

In generale si può affermare che la fascia pianeggiante e costiera della regione (dove sono situati i 4 capoluoghi e le maggiori località turistiche) rientra, per quanto attiene alle temperatura media annuale, fra i valori di 12 e 14 °C, con alcune lievi differenze dovute sostanzialmente solo alla maggiore vicinanza al Mare Adriatico e alla giacitura.

L’appartenenza ai sistemi idrografici ed ai bacini fluviali incide notevolmente per gli effetti di maggiore o minore continentalità, cioè sia per l’aumento dell’escursione termica diurna e annuale, sia per l’esposizione all’afflusso delle diverse masse d’aria, calda o fredda, che si spostano sull’Europa.

In base all’andamento delle temperature, l’area di intervento secondo la classificazione della regione Friuli Venezia Giulia può rientra nella fascia costiera dove l’influenza del mare Adriatico mitiga la moderata continentalità del territorio pianeggiante e rientra nella sottozona occidentale e centrale, più fresca (dal Tagliamento all’Isonzo), in cui sono comprese anche le Lagune di Marano e Grado.

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La temperatura media annua, su base trentennale (1961-1990, Servizio Idrografico Nazionale), per è di 14,4°C; per la zona oc cidentale si può considerare una

Figura 4:Isoiete annuali FVG 1900 -1960 Fonte Elaborazione ERSA su dati del Magistrato alle Acque, 1999

temperatura inferiore di 0.5 - 1 °C. Gli estremi as soluti variano tra – 14 e + 38°C ma sono piuttosto rari e legati a particolari situazioni meteorologiche, quali le intense irruzioni di masse d’aria gelide continentali o l’apporto di masse d’aria tropicali; in entrambi i casi, la presenza della Bora enfatizza, sulla fascia costiera, non solo l’apporto di aria gelida da est, come è abbastanza noto, ma anche la compressione ed il riscaldamento (effetto foehn) delle masse d’aria calde tropicali nei mesi estivi. Cioè, la Bora, seppur di lieve intensità, è una con-causa dei massimi estremi di temperatura sulla costa (come anche sul resto della pianura regionale). Durante l’inverno sono comunque molto rari i giorni con temperature minime inferiori a –5°C e d’estate quelli con temperature massime superiori ai 32°C. Per avere un valore equiparabile, visto che sul territorio comunale non sono installate stazioni di rilevamento la qualità dell’aria viene monitorata da 5 stazioni dell’Arpa (Torviscosa e S. Giorgio di Nogaro e quelle ex Edison: Malisana, Torviscosa e Castions delle Mura).

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Figura 5 FONTE: LagunA21, Rapporto sullo stato dell’ambiente, 2008

Dal “Rapporto sullo stato dell’ambiente e la sostenibilità” nei comuni di Cervignano, S. Giorgio di Nogaro e Torviscosa si riporta una breve sintesi dello stato di qualità dell’aria, che evidenzia che: • per quanto attiene le stazioni di S. Giorgio di Nogaro e Torviscosa in

riferimento ai parametri biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2) e benzene non si segnalano situazioni di criticità nel quinquennio 2003-2007 in riferimento ai limiti stabiliti dal DM 60/02;

• per quanto attiene al PM 10 nella stazione di Torviscosa il valore limite per la protezione della salute umana, pari a 50 µg/mc da non superare per più di 35 volte all’anno, è stato superato 38 volte nel 2007, con un netto peggioramento rispetto al quadriennio precedente. Situazione critica anche per le stazioni ex Edison di Torviscosa e Malisana rispettivamente con 37 e 35 superamenti; • in riferimento al parametro ozono, nella stazione di S. Giorgio di Nogaro si segnala una situazione di criticità per il 2004, con ben 56 superamenti della soglia di informazione (180 µg/mc) ed una della soglia di allarme (240 µg/mc in un ora); negli anni 2003 e 2005 la soglia di 180 µg/mc è stata superata rispettivamente 8 e 5 volte. A Torviscosa invece il massimo dei

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superamenti della soglia di informazione si ha nel 2003 (45 volte); la situazione poi migliora nettamente nei due anni seguenti (8 e 4 superamenti), con un peggioramento nel 2006 e 2007, con rispettivamente 23 e 14 superamenti.

3.2 LE PRECIPITAZIONI

Un’analisi eseguita dall’OSMER dell’ARPA sui dati giornalieri pluviometrici del Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici (1961-1990) ha portato alla stesura di varie mappe regionali di piovosità. Dallo studio delle mappe della pioggia media annuale si nota che la regione può essere, in buona misura, divisa in 4 zone che presentano regimi pluviometrici distinti:

1. Fascia costiera: è la zona meno piovosa della regione; i totali annui raggiungono mediamente i 1.000-1.200 mm, con un andamento crescente dalla costa verso l’interno; 2. Fascia pianura e colline: avvicinandosi alle montagne la piovosità aumenta; i valori medi annui variano da 1.200 a 1.800 mm; 3. Fascia prealpina: le precipitazioni medie annue raggiungono valori (dai 2.500 ai 3100 millimetri) da primato europeo; 4. Fascia alpina interna: a Nord delle Prealpi Carniche e Giulie la piovosità media annua torna a decrescere fino a valori di 1.600 – 1.800 mm, molto simili a quelli della media pianura. In tutta la regione il mese meno piovoso è febbraio, con valori che variano dai 70-100 mm di pioggia sulla costa e in pianura, ai 140 - 160 mm nella zona prealpina. I mesi più piovosi sono giugno e novembre, quando si registrano mediamente 100-120 mm di pioggia sulla fascia costiera e in alcune zone della montagna si arriva fino a 360-380 mm. Le variazioni intorno ai valori medi sopra riportati sono notevoli: il mese più piovoso nel trentennio esaminato è stato settembre 1965, quando i livelli di precipitazione mensile sono variati dai 300-400 mm sulla costa agli oltre 1.200 mm registrati sulle Prealpi Giulie (stazione di Oseacco) e sulle Prealpi Carniche (stazione di Barcis); per contro, proprio il mese successivo, ottobre 1965, è stato completamente secco con zero millimetri di precipitazione misurata. Per quanto riguarda fenomeni di pioggia intensa a livello giornaliero, considerando tempi di ritorno dell’ordine dei 20 anni, i livelli di piovosità massima giornaliera raggiungibili variano statisticamente dai 150-200 mm sulla costa e in pianura, ai 250-350 mm nella zona prealpina ove localmente in vent’anni si possono registrare precipitazioni giornaliere di oltre 500 mm.

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Per fare un esempio, si possono ricordare la pioggia di 543 mm il 14/11/1969 a Oseacco (Prealpi Giulie) e quella di 500 mm il 2/9/1965 a Barcis. La natura e l’origine delle piogge, ovviamente, variano nel corso dell’anno: durante i mesi tardo autunnali, invernali e primaverili le piogge sono in genere legate alla circolazione sinottica ed ai flussi umidi meridionali; durante i mesi estivi e nei primi mesi autunnali diventa rilevante o anche prevalente il contributo alla piovosità totale di piogge di origine convettiva (rovesci e temporali) o comunque legate a dinamiche alla mesoscala. L’intensità delle piogge estivo-autunnali è mediamente superiore a quella delle piogge invernali e primaverili. Infatti, esaminando i dati pluviometrici trentennali della stazione di , si nota che l’intensità media giornaliera delle piogge nei singoli mesi (calcolata come rapporto tra la pioggia media mensile ed il numero medio di giorni piovosi al mese) varia da febbraio a luglio tra 11 e 13 mm/giorno, mentre da agosto a gennaio si attesta sui 15-17 mm/giorno. Oltre che i quantitativi è importante analizzare la frequenza delle precipitazioni e quindi il numero medio di giorni piovosi (o nevosi) registrati in regione. Si ricorda che da un punto di vista climatologico viene considerato piovoso il giorno in cui si è registrata una pioggia di almeno 1 mm. Il numero di giorni piovosi aumenta passando dalla costa (92-96) alle Prealpi (124 giorni sulle Prealpi Giulie), per poi decrescere leggermente sulla zona alpina seguendo un andamento che richiama la distribuzione annuale delle piogge. Da settembre a marzo il numero medio di giorni piovosi varia su tutta la regione da 6 a 9; da aprile ad agosto si nota invece una forte differenziazione tra la costa (mediamente 7-9 giorni piovosi), l’alta pianura (10-12 giorni) e in quota (12-14 giorni).

3.3 LA RADIAZIONE SOLARE

La radiazione solare è un parametro meteorologico peculiare, per cui merita una particolare introduzione teorica. La radiazione solare ha il massimo d’intensità intorno a 0.474 mm (visibile), mentre la sua energia è praticamente quella corrispondente alle onde fra vicino ultravioletto e vicino infrarosso: oltre il 95% tra 0.3 e 2.5 mm e per la maggior parte nel visibile, tra 0.4 e 0.7 mm. L’intensità della radiazione solare a 150 milioni di chilometri dal Sole (pari alla distanza media della terra dallo stesso) è di circa 1370 W/m²; tale valore viene indicato come “costante solare” e rappresenta l’intensità della radiazione solare che raggiunge il pianeta Terra al di fuori dell’atmosfera (che invece attenua l’intensità della radiazione che giunge al suolo).

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L’asse terrestre è inclinato di 23° ½ rispetto al p iano dell’orbita; questo fatto determina le stagioni e una variazione notevole dell’intensità della radiazione che colpisce nei diversi periodi dell’anno una data località, specie se lontano dall’Equatore. Ad esempio, in Friuli Venezia Giulia, utilizzando una latitudine media di 46° N, la radiazione solare incide a mezzogiorno del solstizio d’inverno con un angolo di circa 20°, mentre a mezzogiorno nel solstizio d’estate con un angolo di 67°. In inverno , inoltre, si hanno solo 7/8 ore di luce contro le 15/16 dell’estate; ciò fa sì che l’energia totale che ci raggiunge al solstizio d’estate possa essere circa 5 volte superiore a quella dell’inizio inverno (ovviamente con cielo sereno). L’atmosfera attenua la radiazione solare a causa delle molecole che la compongono, che riflettono, assorbono e diffondono la radiazione; anche piccole particelle di polveri in sospensione e gli aerosol limitano la radiazione (ad esempio le polveri emesse dai vulcani). In particolar modo il vapore acqueo e le goccioline sospese possono attenuare fortemente la radiazione solare, quindi le nubi sono un ostacolo notevole per la radiazione solare. La parte più densa e ricca di polveri e vapore acqueo dell’atmosfera è costituita dai 15 km più vicini alla superficie terrestre (grossomodo la Troposfera). Va ricordato, tuttavia, che in passato varie eruzioni vulcaniche hanno portato consistenti quantità di polveri, gas e aerosol nella Stratosfera, fino ad un’altezza di quasi 50 km dal suolo (famosa a proposito l’eruzione del vulcano Krakatoa in Indonesia del 1883 e ancor di più quella di Tambora del 1815 che determinò il noto “anno senza estate” del 1816, con vari riferimenti storici alla sconfitta di Napoleone a Waterloo del 1815). Quest’ultima eruzione è ricordata come la peggiore degli ultimi 1.000 anni ed ha provocato gravi carestie, anche in Europa, per la marcata diminuzione della temperatura. In realtà, come sopra ricordato, la presenza dello strato atmosferico determina una sostanziale diminuzione della radiazione che raggiunge il suolo (al livello del mare), anche in assenza di nubi e di vapore acqueo. Tale diminuzione è tanto più marcata quanto più inclinato è il raggio incidente rispetto alla superficie terrestre, dovendo, il raggio stesso, percorrere un percorso più lungo nell’atmosfera che ne attenua l’intensità. L’OSMER dell’ARPA FVG, tramite la rete delle stazioni meteorologiche distribuite sul territorio regionale, misura anche l’intensità della radiazione solare globale (misurata in kJ/m2) e il tempo di insolazione (misurato in minuti). I dati hanno dettaglio orario e giornaliero, inoltre, alla fine di ogni mese e di ogni anno, vengono calcolati i valori medi mensili ricavati per ogni stazione a partire dai dati giornalieri.

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Radiazione Solare Massima (Livello Mare, 46° N) Periodo dell’anno Alt. sole Potenza [W/m²] Energia [kJ/ m² ora] Tot. giorn. [kJ/ m²]

Solstizio d’inverno 20.5° 400 1.400 7.500

Solstizio d’estate 67.5° 1.080 3.800 33.000

Equinozi 44.0° 800 2.800 22.000

Figura 6: Radiazione Solare Massima (Livello Mare, 46° N)

Dai dati rilevati risulta evidente l’andamento stagionale comune alle diverse stazioni: la radiazione solare è molto eterogenea e va da un minimo di meno di 5.000 kJ/m2 medi giornalieri del mese di dicembre (con circa 150 minuti d’insolazione) a oltre 20.000 kJ/m2del mese di luglio (con oltre 10 ore, di media giornaliera, di tempo soleggiato). Si rileva una leggera flessione a giugno, mese che teoricamente dovrebbe dare il massimo di radiazione, ma che di fatto risulta spesso, in Friuli Venezia Giulia, molto piovoso e quindi con molte nubi. Il massimo di radiazione media mensile si ha quindi a luglio quando il sole è ancora prossimo alla massima elevazione e il tempo è più stabile per la frequente presenza dell’anticiclone estivo. Per quanto riguarda le varie zone della regione, è ben evidente la maggior insolazione della pianura e della costa rispetto alle zone pedemontana e alpina; tale situazione conferma la teoria climatologica secondo la quale il periodo estivo in regione è caratterizzato da frequenti piogge e annuvolamenti, specie pomeridiani, sui monti o a ridosso degli stessi e, per contro, da cielo prevalentemente sereno man mano che si scende verso il mare. In Friuli Venezia Giulia il regime dei venti al suolo è determinato dalla conformazione del territorio. La catena alpina che dalle Carniche prosegue verso est con le Giulie, degradando poi verso sud est con i rilievi del Carso, rende predominanti i venti provenienti dal quadrante orientale sulla pianura e lungo la costa. Nella zona alpina e prealpina i venti predominanti dipendono da caratteristiche molto locali del territorio, quali l’orientazione delle valli, la loro profondità e larghezza oltre che l’esposizione all’irraggiamento solare. Quindi, ogni sito montano possiede le proprie caratteristiche di circolazione dell’aria, le quali possono differire sostanzialmente da quelle di zone geograficamente molto vicine. Il regime delle brezze è il secondo elemento caratterizzante i venti regionali, su tutto il territorio.

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Per quanto riguarda l’intensità dei venti, esiste una notevole differenza tra i regimi di brezza, a valenza locale, e i venti cosiddetti "sinottici", cioè quelli che soffiano fino a 3000-4000 metri di quota e che sono segnalati dalle stazioni di rilevamento, nelle carte meteorologiche e nei notiziari meteorologici. Per le brezze le intensità medie variano da luogo a luogo, ad ogni modo lungo la zona costiera e allo sbocco delle principali valli sulla pianura si registrano i valori medi più elevati. Per quanto riguarda la zona costiera, durante il periodo estivo, le intensità medie del vento sono comprese tra 2 e 3 m/s, mentre per le brezze misurate alle sbocco delle valli del Tagliamento, del Natisone e del Cellina i valori medi sono compresi tra 2 e 4 m/s. Nelle zone centrali della pianura friulana il regime di brezza assume valori medi compresi tra 1 e 2 m/s. Tali intensità medie rappresentano un’estrema sintesi del fenomeno, in quanto le brezze seguono un ciclo, sostanzialmente diurno, che alterna periodi di calma a periodi di elevata intensità del vento, che non di rado raggiunge valori compresi tra 5 e 8 m/s, specie lungo la costa e allo sbocco della valle del Tagliamento, in questo ultimo caso durante alcuni significativi episodi notturni. I venti sinottici sono prevalentemente presenti nel periodo autunnale ed invernale ed hanno valori medi superiori, anche di alcuni metri al secondo, rispetto a quelli delle brezze. Per la zona della costa la Bora è il vento predominante. Questo vento ha un caratteristico comportamento a raffiche, quindi una descrizione media del fenomeno sarebbe riduttiva. Episodi di Bora con intensità del vento medio orario superiore a 10 m/s per oltre 5 ore consecutive non sono per niente rari; le raffiche superano largamente i 30 m/s e sono stati registrati valori superiori ai 40 m/s negli ultimi 30 anni nella zona costiera di Trieste. In pianura il vento di natura sinottica presenta una maggior costanza, salvo nelle zone orientali della regione dove la connotazione è a raffiche, anche se meno marcata di quella costiera. In pianura valori medi compresi tra 3 e 5 m/s possono considerarsi descrittivi della circolazione sinottica, tenendo presente però che le irruzioni di vento da nord est sovente si manifestano con intensità medie orarie attorno ai 10 m/s per alcune ore. Per quanto riguarda la direzione prevalente dei venti nelle diverse zone della regione, ricordiamo che le brezze lungo la costa hanno provenienza SO durante il giorno e N o NE durante la notte; fa eccezione la zona costiera triestina in cui la direzione di provenienza diurna varia da O a NO, mentre quella notturna è sostanzialmente orientale con leggere variazioni da località a località. Le brezze della pianura sono caratterizzate da direzioni meridionali durante il giorno e settentrionali durante la notte, mentre per la fascia dell’alta

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Via Roma, 90 – 33055 Muzzana del T.(UD)Tel-Fax: 0431.69088 e_mail: [email protected] Variante al PRPC Verifica di assoggettabilità a VAS Rapporto ambientale preliminare pianura le direzioni sono guidate dallo sbocco della principale valle limitrofa. I venti sinottici hanno provenienza prevalente nord orientale, ma non mancano ogni anno alcuni episodi di scirocco o tramontana. Indicatore Criticità Tendenza

I dati ri leva ti da lle centra line per le concentrazioni di inquinanti sul numero dei In generale le serie mostrano Qualità d ell’aria  superamenti mostrano valori non in linea con gli una tendenza al peggioramento obiettivi di qualità, in modo particolare per polveri sottili e ozono

3.4 QUALITÀ DELLE ACQUE Il Friuli Venezia Giulia presenta un profilo morfologico e idrogeologico estremamente vario, suddiviso in diversi bacini idrografici, e dispone di un grande patrimonio di risorse idriche superficiali e sotterranee, che allo stato attuale mantengono ancora livelli buoni sia dal punto di vista qualitativo sia dal punto di vista quantitativo.

A livello globale l’ambiente idrico rientra però tra le componenti ambientali che maggiormente hanno sofferto negli ultimi anni per le pressioni esercitate dalle attività antropiche, costituite dagli scarichi, prevalentemente puntuali, del settore civile e industriale e da quelli diffusi originati dalle attività agricole e zootecniche.

Negli ultimi anni sono perciò cresciute le preoccupazioni legate al progressivo deterioramento degli ecosistemi acquatici, accentuate dalla consapevolezza che l’eccessiva pressione esercitata sulle risorse idriche sta mettendo seriamente in pericolo la disponibilità di risorse adeguate per le future generazioni.

L’acqua è una risorsa rinnovabile ma in maniera limitata ed è pertanto un bene da tutelare e da gestire in maniera oculata. In questo senso la direttiva comunitaria sulle acque 2000/60/CE mira a prevenire il degrado delle acque superficiali e sotterranee e a migliorarne lo stato.

In particolare gli obiettivi prefissati sono:

• ottenere uno stato di qualità “buono” per le acque superficiali e sotterranee entro il 2015; • promuovere un utilizzo “sostenibile” delle risorse idriche; • sostenere la protezione delle acque transfrontaliere; • stimolare la progressiva riduzione dell’immissione di inquinanti.

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La direttiva individua il bacino idrografico come unità territoriale di riferimento per la protezione delle risorse idriche, stimolando così la collaborazione tra regioni o stati confinanti.

La pianura friulana è costituita da un imponente strato di materiali alluvionali, ossia materiali che i corsi d'acqua hanno eroso dai monti e depositato a valle dopo l’ultima glaciazione (all'incirca 10.000 anni fa).

Dal punto di vista idrogeologico, il territorio della pianura friulana viene usualmente suddiviso in tre zone: l’Alta, Media e Bassa Pianura.

La Bassa Pianura è costituita da materiali sempre più fini e meno permeabili: il passaggio dalla prevalenza delle ghiaie nell’alta pianura ai materiali più fini della bassa è naturalmente graduale ma irregolare.

Al di sotto della linea delle risorgive, l’acquifero freatico indifferenziato dell’alta pianura si suddivide in un complesso multifalda costituito da una decina di acquiferi artesiani stratificati, che si estendono a grande profondità e anche oltre il confine costiero.

La risorsa idrica delle falde regionali rappresenta una ricchezza naturale rilevante, sia per la disponibilità sia per la facilità ed il basso costo di approvvigionamento su gran parte del territorio; la maggior parte della popolazione della Regione deriva l’acqua dal sottosuolo mediante pozzi, non soltanto a scopo potabile, ma anche per usi irrigui, industriali, zootecnici ecc.

Figura 7: Tabella sui valori rilevati nei pozzi di campionamento FONTE ARPA I Dipartimenti Provinciali dell'Agenzia in questi anni hanno mantenuto l'attività di monitoraggio delle acque sotterranee, attraverso una rete di monitoraggio (vedi figura 8). Le contaminazioni riscontrate più frequentemente sono ovviamente riferite alle falde meno protette, presenti in sottosuoli fessurati o costituiti da materiale incoerente come sabbie e ghiaie. I contaminanti derivano prevalentemente da attività industriali (metalli pesanti e solventi organici), attività agricole (residui di fitofarmaci e nitrati), depositi di rifiuti. I territori maggiormente interessati sono quelli delle province di Pordenone ed Udine. Di seguito si esaminano le problematiche relative alle contaminazioni riscontrate. pag. 18

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a) Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola.

A causa della ridotta capacità dei suoli di fissare l'azoto, l'utilizzo continuo di concimi azotati e la pratica di spandimento di liquami sul suolo ad uso agricolo, ha indotto, nel passato, un progressivo aumento della concentrazione di nitrati nelle acque sotterranee; tale situazione era stata resa evidente negli anni '90 dalla elaborazione di dati relativi alla rete di monitoraggio regionale delle falde idriche, relativamente al periodo 1981-1995. A partire dalla fine degli anni '90 e fine all'inizio del 2000 si è osservato un trend migliorativo che invece dal 2002 ad oggi sembra nuovamente invertito verso concentrazioni più elevate, anche se solo in pochissimi casi, riferiti a oltre un centinaio di pozzi, si osservano valori (vedi allegato 1) superiori ai 50 mg/l, attuale limite indicato dalla normativa vigente. Oltre al pozzo già conosciuto in Comune di Montereale Valcellina, in questi ultimi tre anni ci sono stati superamenti della concentrazione massima ammissibile anche a (1 pozzo) e a (1 pozzo) per quanto riguarda la Provincia di Udine e ad Aviano (1 pozzo) e Fontanafredda (1 pozzo) per quanto riguarda la Provincia di Pordenone (vedi ancora allegato 1). Questa situazione potrebbe portare alla revisione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola previste dall'Allegato 7 del D. Lgs. 152/99, che a tutt'oggi aveva individuato (vedi Delibera della Giunta Regionale n. 1516 del 23 maggio 2003) tale zona nel solo Comune di Montereale Valcellina. I valori della concentrazione dello ione nitrato negli anni 2003 - 2005, unitamente a quelli di alcuni diserbanti e dei loro metaboliti (di cui si tratta in maniera più estesa nel successivo paragrafo), sono riportati nell'allegato 1. Come accennato in precedenza, nel triennio 2003 - 2005 si può osservare (vedi figura 9) un trend generalizzato verso valori peggiorativi, in particolare in alcuni Comuni situati sulla linea delle risorgive in Provincia di Udine e nell'alta pianura pordenonese. E' sicuramente un fenomeno che dovrà essere attentamente monitorato nei prossimi anni, anche per intervenire con eventuali programmi di azione mirata a ridurre gli apporti azotati.

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Figura 8: Rete dei pozzi di monitoraggio

b) Residui di prodotti fitosanitari Come ormai noto, a metà del 1996 l'allora Presidio Multizonale di Prevenzione (PMP) dell'Azienda Sanitaria Udinese aveva segnalato alla Amministrazione Regionale la presenza nelle acque sotterranee di un erbicida, l'atrazina, e di un suo metabolita, la desetilatrazina; analoga segnalazione venne fatta poco tempo dopo dal PMP dell'Azienda Sanitaria Pordenonese. Tale situazione comportò l'adozione di ordinanze Sindacali di divieto dell'uso delle acque per il consumo umano. A distanza di dieci anni, la situazione delle acque sotterranee appare purtroppo ancora influenzata dalla presenza di erbicidi: l'atrazina, il cui uso è ormai da molteplici anni vietato, non si rileva più, ma permane, anche in concentrazioni rilevanti, il suo metabolita desetilatrazina. Inoltre da tempo si è cominciato a rilevare la presenza di altri erbicidi: il bromacile in una vasta zona della Provincia di Pordenone a sud di Aviano e la terbutilazina, in particolare il suo metabolita la desetilterbutilazina, in alcuni Comuni posti sulla linea delle risorgive in Provincia di Udine e in un pozzo agricolo nel Comune di Cormons in Provincia di Gorizia.

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Come accennato, non si riscontrano più concentrazioni di atrazina superiori a 0,10 µg/l (vedi figura 9), ma la desetilatrazina permane in molti dei pozzi monitorati in Provincia di Udine e di Pordenone, con trend altalenanti (vedi figure 10 e 11). La desetilterbutilazina non viene riscontrata in nessun pozzo della Provincia di Pordenone, mentre invece si ritrova in concentrazioni significative e oltre 0,10 µg/l in un pozzo della Provincia di Gorizia e in diversi pozzi della Provincia di Udine posti sulla linea delle risorgive, con un trend verso valori peggiorativi Il bromacile infine è presente in concentrazioni significative solo in una zona ben definita della Provincia di Pordenone a sud del Comune di Aviano con un trend in lieve miglioramento. Per concludere, dalla lettura della tabella rappresentata in Figura 11, relativa allo “Stato ambientale”, si evidenzia come proprio la presenza di questi residui fitosanitari condizioni, in generale, la classificazione delle acque sotterranee.

Figura 9: Concentrazione Atrazina (µg/l)

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Figura 10: Concentrazione Desetilatrazina ( µg/l)

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Figura 11: Classificazione dei corpi idrici sotterranei

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Il monitoraggio delle acque sotterranee regionali, effettuato dai quattro Dipartimenti Provinciali, utilizza un centinaio di pozzi di varia profondità, disseminati sulla media e bassa pianura; esso ha permesso di ottenere una prima classificazione chimica valutata sulla base dei “parametri base” e di quelli “addizionali”, come previsto dal D. Lgs. 152/99. L'obiettivo che si intende perseguire è quello di creare, anche con l'ausilio di nuovi pozzi o piezometri situati in zone attualmente con ridotta copertura, una rete di controllo stabile delle acque sotterranee che permetta di avere una visione certa della qualità delle diverse falde e del loro movimento, non soltanto di valori puntuali. La rilevazione dei parametri addizionali ha condizionato la proposta di una prima definizione dello stato ambientale: a fronte di una classificazione chimica superiore, indotta dalle concentrazioni dei “parametri macrodescrittori”, le concentrazioni di erbicidi o di loro metaboliti hanno comportato una declassificazione a “scadente”, particolarmente evidente nelle aree della bassa pianura. La tabella 4, suddivisa per Provincia e Comune, indica la classificazione chimica riferita agli anni 2004 e 2005. Confrontata con la prima classificazione (Delibera della Giunta Regionale n. 1149 del 29 aprile 2003), si può osservare come lo stato chimico vari molto poco; si conferma che una classe chimica 4 “scadente” è legata soltanto al superamento o meno del limite di 0,10 µg/l delle concentrazioni degli erbicidi o dei loro metaboliti. Il monitoraggio delle acque sotterranee regionali, effettuato dai quattro Dipartimenti Provinciali, utilizza un centinaio di pozzi di varia profondità, disseminati sulla media e bassa pianura; esso ha permesso di ottenere una prima classificazione chimica valutata sulla base dei “parametri base” e di quelli “addizionali”, come previsto dal D. Lgs.152/99. L'obiettivo che si intende perseguire è quello di creare, anche con l'ausilio di nuovi pozzi o piezometri situati in zone attualmente con ridotta copertura, una rete di controllo stabile delle acque sotterranee permetta di avere una visione certa della qualità delle diverse falde e del loro movimento, non soltanto di valori puntuali. La rilevazione dei parametri addizionali ha condizionato la proposta di una prima definizione dello stato ambientale: a fronte di una classificazione chimica superiore, indotta dalle concentrazioni dei “parametri macrodescrittori”, le concentrazioni di erbicidi o di loro metaboliti hanno comportato.una declassificazione a “scadente”, particolarmente evidente nelle aree della bassa pianura. La tabella 4, suddivisa per Provincia e Comune, indica la classificazione chimica riferita agli anni 2004 e 2005. Confrontata con la prima classificazione (Delibera della Giunta Regionale n. 1149 del 29 aprile 2003), si può osservare come lo stato chimico vari molto poco; si

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Via Roma, 90 – 33055 Muzzana del T.(UD)Tel-Fax: 0431.69088 e_mail: [email protected] Variante al PRPC Verifica di assoggettabilità a VAS Rapporto ambientale preliminare conferma che una classe chimica 4 “scadente” è legata soltanto al superamento o meno del limite di 0,10 µg/l delle concentrazioni degli erbicidi o dei loro metaboliti. Le mutate condizioni atmosferiche, che di anno in anno indicano una diminuzione della piovosità e delle precipitazioni nevose, e quindi un impoverimento della ricarica collegato anche ad un maggiore sfruttamento della risorsa idrica, suggeriscono una maggiore attenzione. L'impoverimento delle falde infatti provoca nel contempo una concentrazione dei molteplici inquinanti che le minacciano; già oggi la concentrazione di inquinanti assegna una classificazione nella 4^ classe di qualità, la peggiore tra quelle previste dal D. Lgs. 152/99, di buona parte delle acque monitorate. E, nella regione, la disponibilità di acqua destinata ad usi potabili per la maggior parte dei residenti dipende proprio dalla protezione delle acque sotterranee dai molteplici contaminanti di origine antropica. Sarà necessario quindi, da una parte ampliare il monitoraggio in base alle indicazioni del D.Lgs. 367/2003 sulle sostanze pericolose ed alla Direttiva comunitaria 2000/60/CE sulle acque, dall'altra aggiornare la perimetrazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola ed individuare le zone vulnerabili da prodotti fitosanitari, per attuare i programmi d'azione previsti dalla normativa. Il reticolo idrografico dell’area più prossima alla Variante al PRG è costituito in particolare dal Canale Roiuzzo e dal fiume Turgnano. Il canale Roiuzzo, ha origini risorgive nelle campagne a nord dell’abitato e funge da ricettore di scarichi fognari, confluisce a sud della ferrovia nel Turgnano. E’ uno dei tanti corsi d’acqua perimetrali ai vecchi nuclei agricoli il più delle volte compromessi dalle recenti espansioni residenziali. Ha una portata continua, seppur modesta tutto l’anno con punte nei periodi di piovosità. L’alveo è in terra con scarpate incolte variamente inerbite talvolta compromesse da fondazioni di fabbricati e di recinzioni, da ponticelli che ne impediscono la regolare manutenzione. Il Turgnano, bacino secondario, che interessa il Comune di Muzzana e di , recapita in laguna le acque provenienti dall’Alta Pianura Friulana.

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Figura 12: Dati Corsi d’acqua superficiali Bassa Friulana

Figura 13: Diagramma portate annue

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Figura 14: Consorzi di Bonifica interessati dall’area di studio.

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Figura 15: Distribuzione della classificazione SINTACS nella provincia di Udine .

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Figura 16: Carta della vulnerabilità naturale SINTACS riferita ai comuni del bacino scolante in laguna di Marano e di Grado nella provincia di Udine.

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La vulnerabilità media della falda per comune è stata calcolata sulla base della mappa di vulnerabilità naturale (SINTACS ) fornita dal Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine dell’Università di Trieste; quest’ultima è suddivisa in 7 classi ordinali di vulnerabilità che vanno da molto bassa (1) a molto alta (7), con una risoluzione spaziale di 200x200 m

(fig. 1.9).

L’acronimo SINTACS (Figura 15) deriva dalle denominazioni dei parametri che vengono presi in considerazione: • S oggiacenza • I nfiltrazione • N on saturo (effetto di autodepurazione del non saturo) • T ipologia della copertura • A cquifero (caratteristiche idrogeologiche dell’acquifero) • C onducibilità idraulica dell’acquifero In assenza del dato SINTACS per alcuni comuni della zona morenica, per i quali non è nota la soggiacenza, si è discrezionalmente attribuito a questi il valore medio (V nat =3.7) riscontrato per i comuni limitrofi sottostanti. In assenza del dato SINTACS per alcuni comuni della zona morenica, per i quali non è nota la soggiacenza, si è discrezionalmente attribuito a questi il valore medio (V nat =3.7) riscontrato per i comuni limitrofi sottostanti. L’analisi della carta della vulnerabilità naturale evidenzia la minor vulnerabilità in 11 comuni posti nella fascia più prossima alla laguna di Marano e di Grado (fig. 1.11); ricadono invece nelle classi. Entrambi questi corsi d’acqua non sono interessati direttamente dalle opere previste dalla variante. Oltre alla rete idrografica naturale esiste un sistema di canali e fossi artificiali per lo sgrondo delle acque in eccesso.

Indicatore Criticità Tendenza

La qualità delle acque superficiali risulta  Qualità d elle acque In generale le serie mostrano una

 accettabile e nella media dei parametri superficiali tendenza al peggioramento registrati.

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Indicatore Criticità Tendenza

I dati storici disponibili presentano un

leggero miglioramento della qualità La qualità globale delle acque Qualità d elle acque delle acque sotterranee dovuto ad una  sotterranee risulta entro i parametri di riduzione del parametro della sotterranee legge. desetilatrazina ed una situazione stabile per gli altri pozzi in località limitrofe

3.5 RUMORE

Per quanto attiene il rumore ambientale e, in particolare, del rumore da traffico stradale non sono disponibili dati organici e serie storiche che consentono di definirne uno “stato”.

Il Friuli Venezia Giulia, essendo una regione di confine e come tale interessata da numerose infrastrutture di trasporto (soprattutto stradali e ferroviarie) che collegano l’Italia con l’Austria e la Slovenia, rientra tra i territori potenzialmente esposti a livelli sonori da  costituire un pericolo per la salute ma, soprattutto, per la qualità della vita: le infrastrutture stradali sono, infatti, tra le principali sorgenti di pressione, ancor più se interessate da un rilevante traffico pesante. Inoltre, considerata la tipologia delle infrastrutture stradali in regione, spesso le arterie stradali attraversano i centri abitati inducendo una importante fonte di inquinamento acustico ad un numero elevato di cittadini. Deve essere inoltre preso in considerazione il fonoinquinamento causato dal traffico appartenente alla rete locale delle strade cittadine nel loro complesso, soprattutto nelle aree urbane dei capoluoghi.

Il contributo delle sorgenti fisse, anche se su vasta scala può apparire meno significativo, localmente non è trascurabile.

Per prevenire il deterioramento delle zone non inquinate o poco rumorose e per risanare zone in cui l’elevato inquinamento acustico può nuocere alla salute della popolazione, strumento fondamentale è il Piano Comunale di Classificazione Acustica (PCCA). Lo stato d'avanzamento dei Piani comunicati ad ARPA FVG al 31 dicembre 2012 non comprende quello del Comune di Muzzana Del Turgnano.

L’ARPA ha sintetizzato lo stato dell'ambiente in relazione al rumore, negli ultimi anni, è descritto in:

Rapporto sullo Stato dell'Ambiente - Aggiornamento 2005:

• Cap.6 RUMORE

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Come ulteriori fonti potenziali di inquinamento va considerata anche la rete ferroviaria.

Oltre alle infrastrutture viarie, uno dei fattori che influenza lo stato potenziale di inquinamento acustico è la localizzazione delle sorgenti sonore fisse (impianti industriali, porti, interporti e grandi centri commerciali e artigianali) presso le quali si possono registrare pressioni acustiche anche elevate, in funzione del tipo di attività svolta e della relativa concentrazione.

Figura 17 : Stato d’avanzamento Piani Comunali di classificazione Acustica

Indicatore Criticità Tendenza

Non sono disponibili misurazioni  L’incremento del traffico veicolare e delle attività antropiche in genere continue ed organiche dei livelli acustici Rumore  evidenzia una probabile dinamica

nell’intero territorio comunale. negativa della qualità acustica

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3.4 USO DEL SUOLO

Sulla base delle indicazioni contenute nel PRG di Muzzana Del Turgnano e della suddivisione per zone omogenee (zone agricole, artigianali/industriali, commerciali e residenziali), è stato possibile ricavare i seguenti dati sull’uso del suolo.

USO DEL SUOLO

Aree Industriali e Aree Residenziali Aree sportive e Commerciali 3,89% ricreative 1,55% 0,37% Varie 1,93% Boschi 6,66%

Uso Agricolo e Verde 85,60%

Figura 18: Diagramma Usi del suolo Da ciò si percepisce come la gran parte del territorio comunale in termini di estensione e di urbanizzazione risulti a destinazione agricola e boschiva, mentre la parte urbanizzata complessivamente rappresenta una percentuale molto modesta. Si nota inoltre come le aree a destinazione terziaria risultino limitate sul territorio. All’interno di queste macro categorie però, si assiste a una complessificazione delle aree urbanizzate con l’aumento di spazi industriali, commerciali e per servizi non ancora caratterizzati da insediamenti.

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L’85,60% del territorio ha destinazioni agricole, l’1,55% è interessato da attività produttive, il 3,89% ha un uso prevalentemente residenziale, mentre nel restante 1,5% rientrano le destinazioni non contemplate nelle altre categorie (viabilità, infrastrutture, ecc.). Rispetto alla media regionale (6,7% di territorio urbanizzato), ci si trova di fronte ad una situazione inferiore dovuta al fatto che l’estensione del territorio che comprende anche le aree boschive è molto maggiore rispetto al centro urbanizzato che si espande gradualmente rispetto al centro storico. Nel territorio non sono localizzate realtà industriali di notevoli dimensioni che possano apportare disagio ai parametri di vivibilità esistenti.

Indicatore Criticità Tendenza

La percentuale di suolo antropizzato risulta inferiore al dato medio regionale Gli usi del suolo risultano generalmente

Usi del Suolo ☺ vista la forte presenza di suolo ad uso  stabili nel tempo agrario/boschivo

3.7 FLORA E FAUNA - BIODIVERSITÀ Il territorio di Muzzana Del Turgnano è inserito nella bassa pianura friulana che si caratterizza per una netta prevalenza di depositi alluvionali fini di tipo sabbioso e argillo- limoso. L’intervento umano ha sensibilmente modificato l’aspetto originario di questo ambiente mediante opere di bonifica che hanno reso possibile l’utilizzo agricolo dei terreni; la componente naturale è notevolmente ridotta.

All’interno del territorio comunale sono presenti aree naturali protette tutelate da normative comunitarie, nazionali e regionali che individuano i seguenti SIC e ZPS .

 SIC - IT3320034 Boschi di Muzzana

Comuni interessati Muzzana del Turgnano; Provincia Udine Superficie totale 350,00

Il bosco è gestito in base ad un piano di gestione forestale dal 1986, ed è diviso in due classi colturali: ceduo matricinato per circa 2/3 e avviamento ad alto fusto per il terzo rimanente.

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Figura 19: Individuazione aree SIC e ZPS Il trattamento a ceduo matricinato ha recentemente sostituito l’antico trattamento a ceduo composto, tradizionalmente impiegato in tutti i boschi planiziali, con l’obiettivo di ottenere la duplice produzione di legna da brucio e di legname da lavoro, a causa della bassa qualità di quest’ultimo e dell’azione deprimente svolta dalle troppe matricine rilasciate nei confronti delle ceppaie destinate a ricacciare. La vegetazione arborea è costituita da un consorzio misto di farnia (Quercus robur), frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia), carpino bianco (Carpinus betulus), olmocampestre (Ulmus minor), acero campestre (Acer campestre)con presenza di ontano nero (Alnus glutinosa),pioppo nero (Populus nigra), ciavardello (Sorbus torminalis)e ciliegio selvatico (Prunus avium).Lo strato arbustivo è particolarmente ricco di specie, trale quali il biancospino (Crataegus monogyna), il corniolo(Cornus sanguinea), la

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frangola (Frangula alnus), illigustro (Ligustrum vulgaris), il pruno spinoso (Prunusspinosa), il nocciolo (Corylus avellana), il viburno(Viburnum lantana), il pallon di maggio (Viburnumopalus).Anche la flora dello strato erbaceo è rappresentata danumerose specie, alcune delle quali di ampia diffusione,altre particolarmente significative, in quanto tipichedi piani altitudinali più elevati, la cui presenza è interpretabile come relitti glaciali sopravvissuti in virtù deifattori microclimatici e dell’elevata umidità dei suoli(p.e.Lilium martagon, Daphne mezereum, Hemerocallis lilio-asphodelus). Per quanto riguarda la fauna, come tutti i boschi planiziali anche il bosco di Muzzana è caratterizzato da una notevole partecipazione di specie appartenenti alla fauna minore: tra gli insetti, numerose specie di coleotteri, in particolare appartenenti alla famiglia dei carabidi, dei cerambicidi e dei buprestidi, mentre tra glianfibi sono facilmente rinvenibili esemplari di ranadi lataste, specie endemica dei boschi di pianura, oltre alla raganella italica, al tritone crestato e all’ululone dal ventre giallo. Tra i micromammiferi va segnalato l’elevato numero di specie di topiragno, arvicole e topi selvatici, in particolare di una specie recentemente scoperta proprio nel bosco di Muzzana, da cui prende il nome, il piccolo toporagno dalla corta coda Sorex arunchi (ricordiamo il nome del bosco, "Selva d’Arvonchi"). Anche i mustelidi sono fortemente rappresentati, con faina, donnola e puzzola. E’ frequente l’avvistamento di scoiattoli e lepri e, anche se più raramente all’interno del bosco, poiché prediligono pascolare nelle zone aperte limitrofe ed attribuire alla macchia funzione di rifugio, di caprioli, talvolta in branchi. Le contenute dimensioni del bosco, invece, non consentono la presenza di ungulati di maggior mole, come cervi e cinghiali. Più elusivi, ma presenti anche loro, il tasso e la volpe. La presenza contemporanea di ambienti diversi costituiti da bosco, prati, zone agricole, torrente Cormor e rispettiva fascia di vegetazione ripariale, consente una forte diversificazione di uccelli, sia presenti occasionalmente perché provenienti da zone limitrofe o sostanti durante le migrazioni, sia stanziali. Per quanto riguarda i rettili, è segnalata la presenza della natrice tassellata, del saettone, della vipera comune e della testuggine d’acqua. Il trattamento a ceduo matricinato prevede il rilascio (= risparmio al momento del taglio)di circa 120 piante ad ettaro, scelte tra i migliori individui nati da seme (matricine),o in loro assenza tra i soggetti di origine agamica (polloni) di miglior portamento. Tutto il rimanente soprassuolo viene asportato. La perpetuazione del bosco viene assicurata dalla capacità pollonifera delle ceppaie per circa il 95%, e per il restante 5% dalla disseminazione operata dalle 120 piante rilasciate. Il turno del ceduo è fissato in 20 anni. La provvigione media per ha a maturità si aggira intorno ai 140 mc. Si effettua un solo taglio intercalare a metà turno, consistente in un

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Via Roma, 90 – 33055 Muzzana del T.(UD)Tel-Fax: 0431.69088 e_mail: [email protected] Variante al PRPC Verifica di assoggettabilità a VAS Rapporto ambientale preliminare taglio selettivo sulla ceppaia, sulla quale vengono rilasciati i 5 migliori polloni. Nella bassa pianura friulana questo intervento colturale viene chiamato "sveglo". Negli ultimi anni, in osservanza ad uno dei precetti della salvaguardia della biodiversità, è stata posta particolare attenzione al rilascio in bosco di piante morte di ragguardevoli dimensioni e di piante caratterizzate da cavità nel fusto. Tali piante svolgono un importante ruolo di micro-habitat nei confronti di numerose specie di funghi, insetti, uccelli e micromammiferi, senza mettere in alcun modo a repentaglio lo stato di salute delle piante in vita, poiché non vi è sovrapposizione tra le faune del legno morto e di quello vitale. La gestione dell’intero complesso boscato è affidata al Corpo Forestale Regionale, il quale provvede ad eseguire le operazioni di assegno, redige i progetti di taglio, svolge la vigilanza e offre consulenza, operando in stretto contatto e in clima di proficua collaborazione con l’amministrazione comunale.

Al bosco si affiancano le specie più caratteristiche e diffuse sono quelle ecologicamente meno esigenti che riescono ad adattarsi agli ambienti più degradati, caratterizzati prevalentemente da un’agricoltura di tipo intensivo.

Indicatore Criticità Tendenza

All’interno del territorio comunale sono presenti aree naturali protette tutelate da normative comunitarie, nazionali e Flora e Fauna regionali. Per quanto riguarda il SIC del Non si denota una controtendenza Bosco di Muzzana D.T. tutelato dalle  rispetto alla contrazione degli habitat ☺ Biodiversità legge precedentemente citate, la sua naturali distanza dall’area interessata dalla Variante è tale da non prevedere alcun effetto negativo derivante dal Progetto.

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 SIC - IT3320037 Laguna di Marano e Grado

Comuni interessati: ; Grado; ; ; ; Muzzana del Turgnano; ; ; ; Torviscosa; Terzo d'; Aquileia Provincia: Udine; Gorizia; Superficie totale:16363,00

Il Sito IT3320037 Laguna di Marano e Grado ricade nelle province di Udine e Gorizia e interessa i comuni di Grado (GO), Aquileia, Carlino, Latisana, Lignano Sabbiadoro, Marano Lagunare, Muzzana del Turgnano, Palazzolo dello Stella, Precenicco, San Giorgio di Nogaro, Terzo d'Aquileia, Torviscosa (UD) (Figura 20)

Figura 20:Aree interessate dal SIC IT3320037 Laguna di Marano e Grado

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Figura 21: Ripartizione della superficie del Sito tra i Comuni perilagunari

L’ambito lagunare pur risultando un unico macroecosistema, dal punto di vista amministrativo afferisce a due distinte realtà comunali che la per la parte occidentale rientrano nella competenza di Marano Lagunare in Provincia di Udine e per quella orientale sotto la giurisdizione di Grado in Provincia di Gorizia. Si tratta di una zona umida formatasi a causa delle diverse velocità dei deposito terrigeno dei fiumi, principalmente Tagliamento e Isonzo, ma anche dei fiumi di risorgiva quali Stella, Ausa/Corno, ed altri. Le zone umide (estuari, lagune, stagni costieri, ecc.) sono la conseguenza dell'evoluzione di una pianura alluvionale nel passaggio dalla terra al mare. Si tratta di zone, in continua evoluzione a seconda degli equilibri in atto, determinati dall'eustatismo, dalla subsidenza, dagli apporti terrigeni, dalle maree, dalle variazioni dei reticolo idrografico dell'immediato entroterra e più in generale dal clima che regola il sistema. La Laguna di Grado e Marano fa parte dei sistema di lagune e ambienti umidi di transizione che si estende lungo le coste dell'Adriatico settentrionale, da Ravenna alle foci dell'Isonzo. La distinzione in Laguna di Grado e Laguna di Marano non è legata a particolari situazioni geografiche o idrologiche, ma riprende la suddivisione amministrativa, presente fino all'anno

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1917, fra Laguna di Marano, ricadente in territorio italiano e Laguna di Grado, appartenente al Regno Austro-Ungarico. Il limite interno della laguna è arginato per quasi tutta la sua estensione. Lungo le coste della laguna sfociano numerosi corsi d'acqua, naturali e artificiali, il più importante dei quali, il fiume Stella, forma un delta la cui parte emersa si estende su una superficie di circa 75 ettari. L'area lagunare e perilagunare nel corso dei secoli è stata oggetto di rilevanti interventi antropici, tra cui, oltre alla realizzazione di argini e bonifiche, opere per acquacoltura, valli da pesca, opere per difesa territoriale e opere per portualità. Inoltre, sono da ricordare i dragaggi lungo canali di accesso ed i dragaggi manutentori nei porti-canale. I livelli medi dei mare e medi delle alte e basse maree consentono di suddividere l'ambiente lagunare in zone a morfologia diversa: - al di sopra dei livello medio delle alte maree: aree emerse, comprendenti barene, cordoni litorali, coste; - fra il livello medio delle alle e delle basse maree: piane di marea e canali secondari; - al di sotto dei livello medio delle basse maree: canali principali, bocche lagunari e paludi. Le relazioni intercorrenti tra le acque fluviali, dolci, e acque marine, salate, sono variabili nel tempo, e danno luogo ad ampie oscillazioni della temperatura e della salinità, che sono causa fondamentale della eccezionale produttività ambientale. Questa condizione a permesso l’instaurarsi di ecosistemi caratterizzati dalla presenza di una molteplicità di specie vegetali ed animali. Per l’avifauna legata alle zone umide, la laguna è importantissimo luogo di sosta, tanto che l'area di 1.400 ettari in prossimità delle foci dello Stella è stata dichiarata Oasi di protezione e rifugio ed inclusa nell'elenco delle zone umide di valore internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar che tutela le zone umide. Caratteristici della laguna sono i casoni, costruzioni in legno e canna palustre, un tempo rifugio di pescatori; oggi principalmente luogo di soggiorno diurno localizzati principalmente presso le foci del fiume Stella. Sul lato della laguna verso il mare è presente il cordone litoraneo, costituito dalle isole di Martignano e Sant'Andrea. La costa di queste isole lagunari è bassa, sabbiosa. Dal mare verso l'interno il territorio è costituito da spiaggia emersa con vegetazione pioniera, duna, consolidata e ricoperta da vegetazione tipica e versante lagunare, con barene e velme. La formazione della laguna e degli ambienti umidi costieri in oggetto deriva da una diversa capacità di apporti solidi dei due importati collettori fluviali associati al trasporto costiero, rispetto le immissioni dei fiumi di risorgenza tipici della bassa pianura friulana.

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In questo ambito il ricambio delle acque è assicurato agli apporti delle acque dolci di risorgenza (circa 100 mc/sec) e soprattutto dalle maree che in Alto Adriatico assumono ampie escursioni (alternanza di bassa ed alta) e che attraverso le bocche di porto determinano l’espansione dei flussi idrici in un tipico dominio paralico. Il fattore idraulico del “confinamento”, che corrisponde al tempo di rinnovo degli elementi biogeni di origine marina in un determinato punto del bacino, risulta di fondamentale importanza anche in relazione alla circolazione delle acque all'interne della laguna per il rinnovo ed il mantenimento della cenosi presente al suo interno. L’apporto dei flussi idrici procede pertanto, in forma gerarchica data la diversa profondità degradante dalle bocche di lagunari alle parti interne della laguna, attraverso i canali principali e quindi alle successive loro ramificazioni, per raggiungere le velme e le aree più confinate dell'entroterra lagunare. Tali condizioni determinano inevitabilmente la distribuzione delle componenti biotiche che nelle lagune si prefigura e caratterizza da una forte numerosità di poche specie misurata sia come biomassa e che come densità di individui per unità di superficie, con una predominanza della malacofauna. In generale da dati bibliografici emerge che “la produzione primaria, è modulata in forma discontinua dalle particolari caratteristiche climatiche dei bacini lagunari che la inibiscono durante le stagioni più estreme quali l'estate e l'inverno determinando carichi di popolazioni soggetti ad un “dualismo di sviluppo” che da un lato favorisce una rapida crescita ma, in tempi successivi, seleziona fortemente gli individui in quanto, con periodicità, l'ambiente manifesta scarsa capacità di ossidazione delle sostanze organiche”. In tal senso partendo dai punti di contatto con il mare aperto per giungere alla foce dei fiumi di risorgenza, “la descrizione delle comunità che compongono l'ambiente paralico delle lagune alto adriatiche, secondo il presente gradiente biologico” presenta le seguenti linee di flusso: - incremento progressivo della densità di invertebrati della macrofauna e successivo rapido decremento nella parte dulci-acquicola - decremento progressivo della biomassa causato da un incremento della densità accompagnata però da una diminuzione delle taglie degli individui ("nanismo" lagunare) - presenza di un parallelismo delle situazioni sia con la componente fitoplanctonica che con l'ittiofauna.

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Secondo dati bibliografici (Orel G., Zentilin A., Corso G. I., Zanutti G. Pelusi P. - Criteri per attività di pesca ed allevamento sostenibili nella laguna di Marano e Grado) “per mantenere la laguna viva e vitale” è necessario mantenere all’interno del sistema una buona circolazione dei flussi ed apporti attraverso la pulizia dei canali che consentono i ricambio e l’afflusso idrico e determinano inoltre il mantenimento di quelle condizioni che determinano la presenza di zone umide di interesse internazionale, quali i siti storici destinati alla protezione della fauna selvatica migratoria sottoposti alla Convenzione di Ramsar (Valle Cavanata e Oasi Avifaunistica delle Foci del Fiume Stella). Tali condizioni connotano il macrosistema laguna e determinano la sua classificazione come ambito S.I.C. ai sensi della direttiva Habitat e Z.P.S., a sensi della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

3.8 PATRIMONIO CULTURALE

Recentemente, proprio nelle vicinanze dei boschi di Muzzana, sono venuti alla luce dei reperti i quali indirizzano verso l'affascinante ipotesi di insediamenti di gruppi umani neolitici nella zona. Non è improbabile si sia trattato all'inizio di raccoglitori-cacciatori, anche perché la foresta doveva essere ben ricca di selvaggina e di prodotti naturali (erbe, frutti selvatici, funghi, ecc.). Per quanto riguarda i beni culturali, nel territorio comunale i dati reperiti presso il Centro Regionale di Catalogazione e Restauro. Si tratta della "Villa Muciana" citata nella concessione dei duchi Cadalvo e Baldrico al patriarca di Aquileia, concessione confermata nell'824 da Ludovico il Pio. Nel 1031 il patriarca Poppo concesse al Capitolo della cattedrale di Aquileia alcuni beni presso Muzzana e nel 1171 il patriarca Volrico estese la concessione all'intera "Villa". Nell'ordinamento del Friuli che il Paschini desume dalle scritture fatte eseguire dal Caetani (1395-1402) e dalla "Descrizione" di Girolamo di Porcia (1567), Muzzana risulta far parte della giurisdizione dei signori di prima e in quella del castello di Colloredo poi. Nel 1412 venne occupata solo per breve tempo dai Veneziani, ma già nel 1420, passò definitivamente sotto il dominio della Serenissima. Dopo la breve parentesi napoleonica, passò nel 1815 sotto l'Austria e nel 1866 all'Italia. Inoltre sul territorio sono stati individuati dei siti archeologici schedati dal SIRPAC di cui si allega la localizzazione delle aree interessate dal passaggio dell’antica via Annia e da aree archeologiche.

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Figura 22: Localizzazione CTRN siti archeologici

Figura 23: Localizzazione CTRN Via Annia

Per una più completa descrizione e localizzazione di tali beni si rimanda al sito http://www.sirpac-fvg.org, precisando che non tutti i beni individuati costituiscono vincolo ai

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Via Roma, 90 – 33055 Muzzana del T.(UD)Tel-Fax: 0431.69088 e_mail: [email protected] Variante al PRPC Verifica di assoggettabilità a VAS Rapporto ambientale preliminare sensi del D. Lgs. 42/04; per essi si rimanda al successivo paragrafo “Vincoli territoriali e ambientali”. Si precisa inoltre che gli elaborati dello strumento urbanistico generale comunale evidenziano tali siti di interesse archeologico-culturale. In particolare nell’area interessata dalla Variante non si rileva la presenza di aree di interesse archeologico.

Indicatore Criticità Tendenza

Il patrimonio del Comune di Muzzana Del Turgnano presenta pochi immobili culturali e questi risultano in buono Non si denotano variazioni significative Patrimonio stato di conservazione. Inoltre sul rispetto all’andamento del recente  territorio sono stati rinvenuti diversi  periodo. Culturale depositi archeologici di interesse storico-culturali individuati anche dal PRG

3.9 PAESAGGIO

Il paesaggio del Comune di Muzzana del Turgnano ricade all’interno del tipo di paesaggio della Bassa Pianura e in particolare nell’Ambito Paesaggistico A24 – Bassa Pianura delle bonifiche a scolo naturale”. Esso si caratterizza per una morfologia in cui prevale il piano orizzontale, mentre caratteristica è la presenza diffusa delle acque all’interno di un sistema idrografico superficiale molto articolato, ma per lo più ormai asservito alla bonifica idraulica per scolo naturale. La copertura vegetale è caratterizzata dalla prevalenza dell’associazione tra l’avvicendamento colturale (mais, soia,..) e pioppeto. Il parcellare agrario è costituito da appezzamenti regolari e di grandi dimensioni attraversati dal reticolo regolare dei canali di sgrondo delle acque. Nel caso in esame l’area più prossima a quella interessata dalla Variante presenta u n a morfologia pianeggiante con pendenza verso sud di 0,19 %, e l’uso del suolo è prevalentemente residenziale visto l’inserimento del progetto nel centro storico.

Non sono infine presenti paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale.

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Indicatore Criticità Tendenza

Il paesaggio del Comune di Muzzana risulta caratterizzato da un uso Non si denotano variazioni significative prevalente agricolo e non risultando Paesaggio  rispetto all’andamento del recente  fortemente urbanizzato risulta un periodo. quadro in linea con gli standard qualitativi di sostenibilità.

3.10 SALUTE UMANA

Per quanto attiene la salute umana non sono disponibili dati disaggregati a livello locale

organici e serie storiche che consentono di definirne uno “stato”.

Indicatore Criticità Tendenza

Salute Umana  --  --

3.11 SOCIOECONOMIA

I seguenti grafici illustrano l’andamento demografico e le altre caratteristiche della struttura della popolazione di Cervignano e di alcuni comuni limitrofi dal 1861 al 2011.

Figura 24: Popolazione residente

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Figura 25 : Popolazione residente e densità abitativa

Figura 26 : Imprese operanti nei settori secondario e terziario, anni 1991 - 2001

Per quanto riguarda l’andamento demografico il Comune di Muzzana Del Turgnano presenta un trend costante in lieve crescita di popolazione

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L’economia dell’area risulta caratterizzata da imprese appartenenti ai comparti del manifatturiero mentre non si registrano nuove tendenze allo sviluppo del terziario viste anche le aree destinate a tale sviluppo.

Indicatore Criticità Tendenza

Struttura del Dai dati statistici disponibili si denota Non si denotano variazioni significative una forte componente legata la settore rispetto all’andamento del recente sistema produttivo  agricolo mentre il settore produttivo e  periodo. locale terziario risulta limitato.

3.12 MOBILITÀ

Il comune è attraversato dalla SR VE-TS caratterizzata da un forte flusso veicolare e da una rete secondaria che collega il centro storico con le varie porzioni del territorio. La variante in oggetto con l’apertura al traffico di Via Sottoportico assume le seguenti finalità: • finalità di carattere locale di poter collegare più efficacemente via Sottoportico con la viabilità di Via Tarabane • migliorare la sicurezza e la possibilità ai mezzi di soccorso e non, di accedere facilmente all’area interessata

Per quanto attiene l’incidentalità stradale mancano dati omogenei sufficienti a definire un

quadro dettagliato.

Indicatore Criticità Tendenza

Sicurezza- Non risultano disponibili dati per Non si denotano variazioni significative Incidentalità definire lo scenario degli incidenti  rispetto all’andamento del recente  stradali nel Comune. periodo. stradale

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3.13 SINTESI DELLO STATO DELL’AMBIENTE

Di seguito si riporta, in estrema sintesi, una giudizio complessivo su ogni componente ambientale precedentemente descritta. Tale giudizio costituisce la situazione di partenza con cui si dovrà confrontare il processo di valutazione della Variante al PRG. I gradi di giudizio utilizzati sono i seguenti:

Giudizio Simbolo

Situazione positiva ☺

Criticità moderata o inferiore alla media 

Criticità elevata o superiore alla media 

Necessità di ulteriori informazioni 

COMPONENTE AMBIENTALE GIUDIZIO SINTETICO

ARIA 

ACQUA 

RUMORE 

USO DEL SUOLO ☺

FLORA E FAUNA - BIODIVERSITA' ☺

PATRIMONIO CULTURALE 

PAESAGGIO 

SALUTE UMANA 

SOCIOECONOMIA 

MOBILITA' 

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4. QUADRO DEI CONTENUTI DEL PIANO OGGETTO DI VERIFICA

4.1 LOCALIZZAZIONE

L’ambito della Variante al PRG in argomento è situato nella parte centrale del territorio comunale ed interessa aree prevalentemente ad uso residenziale in prossimità del centro storico del Comune.

Figura 27: Orthofoto con individuazione dell’area oggetto di variante

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4.2 PRPC VIGENTE

La zonizzazione del Piano vigente classifica le aree interessate come : A3 – Zona di ristrutturazione;

Di seguito si riporta un estratto della zonizzazione del PRG vigente comprendente gli ambiti interessati dalla Variante in oggetto.

4.3 OBIETTIVI DELLA VARIANTE AL PRPC

Secondo quanto previsto dall’art. 63, comma 5 della LR 5/07 e dall’art. 17, comma 1, lettera e) del Decreto del Presidente della Regione n° 086/Pres del 20.03.08, i progetti di opera pubblica comportano di per sé variante ai piani regolatori. Di conseguenza l’obiettivo primario della Variante in oggetto è rendere compatibile dal punto di vista urbanistico i contenuti del Progetto per l’apertura al traffico di Via Sottoportico. Data la corrispondenza di questi ultimi con la zonizzazione proposta se ne deduce che la Variante faccia propri sia l’obiettivo generale che gli obiettivi specifici del progetto, che vengono di seguito riportati:

Obiettivo generale – costituire una viabilità in grado di migliorare il collegamento dell’asse principale Via Roma con Via Tarabane garantendo l’accesso ai mezzi di soccorso e non;

Obiettivo specifico - coordinare, dal punto di vista planoaltimetrico, il progetto con gli interventi relativi al precedente intervento di Rettifica, Risagomatura e Ricalibratura del canale Roiuzzo nel tratto urbano .

4.4 AZIONI DELLA VARIANTE

Le azioni della Variante al PRG in oggetto sono costituite da modifiche alla zonizzazione, mentre non è stato necessario introdurre modifiche e/o integrazioni alle Norme Tecniche di Attuazione. In particolare agli ambiti interessati dalle aree di occupazione del Progetto è stata assegnata la seguente classificazione in zone territoriali omogenee: “viabilità di progetto” per le aree che nel progetto costituiscono il sedime del nuovo tracciato viario.

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Figura 28: ZONIZZAZIONE PRPC

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5. VALUTAZIONE SINTETICA DEGLI EFFETTI

5.1 VALUTAZIONE DI COERENZA

Una prima valutazione della Variante al PRG ha per oggetto la verifica di coerenza delle azioni di piano con gli obiettivi di sostenibilità ambientale riconosciuti a livello comunitario dalla Direttiva 2001/42/CE e ripresi dalla delibera CIPE 02.08.2002, avente per oggetto “Strategia di azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”. Con valutazione di “coerenza” si intende un giudizio sulla corrispondenza di un'azione rispetto a un obiettivo generale che la comunità (europea) si è prefissata. Lo scopo dunque non è di valutare gli effetti ambientali del piano ma individuare le politiche ambientali proposte rispetto a quelle approvate dagli organi internazionali. Appare quindi evidente che una qualsiasi azione antropica perseguirà alcuni obiettivi trascurandone altri e in particolare che un documento di piano deve prima di tutto assolvere alle esigenze della comunità locale che lo legittima. Per la valutazione si è utilizzata una matrice a doppia entrata in cui in riga si riportano gli obiettivi di sostenibilità prima descritti e in colonna le azioni di piano. I gradi di giudizio sono due e vengono espressi tramite la seguente simbologia:

Azione rispondente agli obiettivi generali di sostenibilità 

Azione parzialmente o totalmente NON rispondente agli obiettivi  generali di sostenibilità

Le caselle senza giudizio indicano che non c’è interferenza, cioè che per sua natura il piano non potrebbe comunque perseguire il corrispondente obiettivo di sostenibilità. Questi casi sono stati compresi in ogni caso nella lista per due ragioni: da una lato per ragioni di completezza, per avere un quadro il più possibile esaustivo di quali obiettivi di sostenibilità la Comunità Europea si è dotata; dall’altro per evidenziare a priori quali siano le tematiche ambientali su cui la Variante poteva avere effetti, ma soprattutto quelle su cui (a priori) è stato deciso che non poteva avere effetti. Di seguito di riporta la matrice come sopradescritta.

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AZIONI DI PIANO

Viabilità di progetto

1.A Migliorare le condizioni di 1 Identificare le aree a rischio idrogeologico stabilità spondale

2.A Riduzione del consumo di suolo non urbanizzato  Riqualificare, rinnovare e rifunzionalizzare il tessuto edilizio 2.B Recupero di aree urbane e 2 urbano, con particolare attenzione al industriali dismesse recupero dei centri storici e minori 2.C Incentivare la creazione di verde pubblico urbano attrezzato

3.A Esecuzione di interventi edilizi

e infrastrutturali coerenti con il tessuto urbano circostante 

Consolidare, estendere e 3.B Caratterizzazione delle aree

3 qualificare il patrimonio libere secondo le caratteristiche paesaggistico delle unità paesaggistiche di riferimento 3.C Contenimento del tasso di impermeabilizzazione 

Conservare e riqualificare gli habitat 4 Conservare e riqualificare gli 4 della flora e della fauna habitat della flora e della fauna

5.A Recupero del patrimonio

Consolidare, estendere e qualificare edilizio storico 5 il patrimonio archeologico, architettonico, storico artistico e 5.B Conservazione e valorizzazione pae sagg istico dei beni archeologici

Incrementare la dotazione di servizi di 6 Incrementare la dotazione di servizi 6  uso pubblico per la comunità di uso pubblico per la comunità

STENIBILITA' 7.A Riduzione della concentrazione degli inquinanti più critici nelle acque SO

Tutela e risanamento delle 7.B Riduzione dello sfruttamento idrico 7 acque superficiali 7.C Rispetto dei limiti e raggiungimento dei valori guida e degli obiettivi di qualità delle acque

OBIETTIVI DI OBIETTIVI superf iciali 8.A Riduzione delle emissioni di CO2

Limitare l’emissione di gas a effetto serra 8 che contribuiscono al riscaldamento 8.B Riduzione delle emissioni di SOx globale e ai cambiamenti climatici

8.C Riduzione delle emissioni di Pm10

9.A Copertura di parte del Promuovere il risparmio energetico fabbisogno energetico con fonti 9 e incentivare l’utilizzo di fonti rinno vabili energetiche rinnovabili 9.B Miglioramento dell'efficienza energetica degli ed ifici 10.A Impiego di tecniche per  la protezione dell'utenza 10 Razionalizzazione della viabilità esistente debo le 10.B Riprogettazione di assi viari  e intersezioni

Contenere l'inquinamento acustico 11 Contenere l'inquinamento acustico 11

da traffico da traffico

Ridurre la produzione e la pericolosità 12 Ridurre la produzione e la 12 dei rifiuti e incrementare il recupero pericolosità dei rifiuti e incrementare il recu pero

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Variante al PRG Verifica di assoggettabilità a VAS Rapporto ambientale preliminare

La matrice restituisce una situazione sostanzialmente coerente con gli obiettivi di sostenibilità ambientale comunitari. Le incoerenze infatti sono dovute alle conseguenze intrinseche alla creazione di un nuovo percorso viario, ma i suoi effetti positivi sul centro abitato e la creazione di aree di mitigazione compensano i bilancio complessivo, permettendo di dare un giudizio di complessiva coerenza.

5.2 VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE

Il metodo utilizzato per la valutazione degli eventuali effetti significativi della Variante al PRG sull’ambiente è costituito da una matrice a doppia entrata: in riga sono state riportate le componenti ambientali potenzialmente interessate ed in colonna le azioni di piano. Le prime sono la sintesi dell’analisi dello stato dell’ambiente del contesto territoriale e

indicano le sensibilità ambientali e le opportunità con cui il piano andrà a interagire.

Le seconde descrivono in modo sintetico come la Variante al PRG influenzerà l’ambiente (sia a livello di quantità di impatto che di pluralità di componenti interessate) con cui le previsioni della Variante si rapporteranno con il contesto ambientale. L’utilizzo di una matrice permette da un lato di esprimere in modo omogeneo un giudizio sulle possibili interazioni tra azioni di piano e componenti ambientali, dall’altro permette di tenere sotto controllo le interazioni possibili. Data la complessità di queste ultime si è ritenuto di attribuire valori multipli alle celle che compongono la matrice e che rappresentano tali interazioni, secondo lo schema seguente:

Effetto Positivo Effetto Negativo Effetto Nullo

Effetto Reversibile 

Effetto Irreversibile 

Effetto di scala Locale  Effetto di scala vasta 

Effetto non quantificabile 

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La matrice dunque può essere letta in diversi modi:

• lettura per riga: si riconosce come la componente ambientale viene influenzata dalle azioni di piano e, nel complesso, quale sia l’ effetto cumulativo riconoscibile su di essa; • lettura per colonna: si esprime l’influenza della singola azione di piano sulle varie componenti ambientali; • lettura per cella: si individua il singolo effetto sulle componenti ambientali dall’azione di piano, espresso tramite più simboli per sintetizzare un giudizio che viene esplicitato maggiormente nelle schede di commento che seguono la matrice.

Si ricorda che il processo valutativo individua solamente gli effetti significativi sulle componenti ambientali, come indicato dal D.Lgs. 152/06 e s.m.i.; tale semplificazione è necessaria per poter raggiungere lo scopo di un rapporto ambientale preliminare, che è quello di fornire un quadro sintetico e comprensibile delle possibili influenze della Variante al PRG sul territorio di riferimento.

5.3 MATRICE DEGLI EFFETTI

AZIONI DI PIANO VIABILITA’ DI EFFETTO PROGETTO CUMULATIVO

ARIA   ACQUE SUPERFICIALI E   SOTTERRANEE RUMORE   USO DEL SUOLO

FLORA E FAUNA BIODIVERSITA’

PATRIMONIO CULTURALE  PAESAGGIO  SALUTE UMANA     COMPONENTI AMBIENTALI AMBIENTALI COMPONENTI SOCIOECONOMIA  MOBILITA’ 

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5.4 COMMENTO DELLA MATRICE

COMPONENTE AMBIENTALE ARIA

EFFETTO CUMULATIVO 

Considerato che i valori della qualità dell’aria sono desunti da un’ equiparabilità con le aree monitorate limitrofe e che tali valori non risultano in linea con gli obiettivi di qualità, in modo particolare per polveri sottili e ozono Si può sostenere che l’intervento in oggetto non è in grado di modificare sensibilmente tali valori. Per garantire un valore attendibile della qualità dell’aria bisognerebbe prevedere una specifica attività di monitoraggio della componente ante e post operam .

COMPONENTE AMBIENTALE ACQUE SUPERFICIALI E

SOTTERRANEE EFFETTO CUMULATIVO  

Considerato che il livello della qualità della risorsa è sostanzialmente sufficiente, la previsione di una variante che incrementa la viabilità in area urbana e con provvedimenti generalizzati di fluidificazione dei flussi di traffico e di incremento della sicurezza stradale può essere valutata in termini di basso effetto negativo non significativo, per i rischi connessi a possibili sversamenti accidentali, considerato che gli impatti da runoff stradale non sono prevedibilmente significativi a fronte di una relativamente medio-bassa vulnerabilità della falda.

COMPONENTE AMBIENTALE RUMORE

EFFETTO CUMULATIVO 

Pur in una generale carenza di dati e monitoraggi della qualità acustica, la previsione di una modifica seppur minima al tracciato in area urbana e con provvedimenti generalizzati di fluidificazione dei flussi di traffico, consente di far prevedere un miglioramento dei livelli di qualità, in particolare nelle aree urbane ove sono localizzati in prevalenza i ricettori sensibili.

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COMPONENTE AMBIENTALE USO DEL SUOLO

EFFETTO CUMULATIVO 

Considerando la natura delle opere incluse nelle previsioni della Variante che nonostante ne modifichino l’uso del suolo ma che nella realtà risultano già presenti, si prevede un effetto immutato derivante dall’impermeabilizzazione dei suoli dovuta alla nuova viabilità, mentre le minime opere di realizzazione del verde comporteranno un effetto positivo seppur limitato. In sintesi non ci si attende alcun effetto negativo derivante dall’occupazione di nuovo suolo da parte di un ’infrastruttura, ma sarà un effetto complessivamente attenuato dalle opere di mitigazione ambientale e della scarsa valenza del suolo che andrà occupato.

COMPONENTE AMBIENTALE FLORA E FAUNA – BIODIVERSITA ‟

EFFETTO CUMULATIVO 

All’interno del territorio comunale sono presenti aree appartenenti alla Rete Natura 2000 (SIC e/o ZPS) e aree tutelate a livello nazionale o regionale ma la Variante in oggetto non li interessa direttamente (distanza minima = m 180). In definitiva, data la scarsa estensione territoriale delle azioni di piano e dell’entità delle stesse, non si ritiene possa avere effetti significativi sulla componente analizzata; gli interventi di mitigazione e compensazione specificatamente previsti dal Progetto possono costituire un positivo contributo alla scarsa qualità della risorsa.

COMPONENTE AMBIENTALE SOCIO-ECONOMIA EFFETTO CUMULATIVO 

La previsione di una variante alla viabilità urbana, alternativa al tracciato esistente e co n provvedimenti generalizzati di fluidificazione dei flussi di traffico, fa parte di un più ampio progetto locale di miglioramento dei servizi logistici. Si prevede pertanto un effetto positivo per i residenti nell’area interessata dalle opere.

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COMPONENTE AMBIENTALE PATRIMONIO CULTURALE

EFFETTO CUMULATIVO

La variante in oggetto non interessa né direttamente né indirettamente beni culturali vincolati e non. Si ritiene pertanto che l’effetto sulla componente analizzata sia da considerarsi nullo o trascurabile.

COMPONENTE AMBIENTALE PAESAGGIO

EFFETTO CUMULATIVO

Considerata la scarsa valenza paesaggistica delle aree interessate e l’assenza di vincoli di legge, si ritiene che l’effetto sulla componente possa essere considerato nullo. Inoltre le nuove opere andranno a migliorare quelle che risultano già presenti nell’area in oggetto.

COMPONENTE AMBIENTALE MOBILITA’ EFFETTO CUMULATIVO 

Il completamento della nuova infrastruttura viaria provocherà un effetto sul flusso veicolare della zona migliorando le condizioni di sicurezza del flusso.

COMPONENTE AMBIENTALE SALUTE UMANA EFFETTO CUMULATIVO 

Data la scarsità di dati e/o informazioni disaggregate per area territoriale, si ritiene non quantificabile l’effetto sulla componente analizzata. Tuttavia la realizzazione di una viabilità secondaria, con conseguente diminuzione della velocità e condizioni di maggiore sicurezza, va nel senso della riduzione del rischio di incidenti.

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5.5 INDICAZIONI DI MITIGAZIONE

Come ricordato in premessa non sono stati definiti interventi di mitigazione degli impatti e/o per il monitoraggio ambientale della Variante al PRG, in quanto l’intervento non comporta sostanziali modifiche all’area in oggetto e non si sono individuate specifiche prescrizioni finalizzate al miglioramento della sua compatibilità ambientale e al monitoraggio degli impatti maggiormente rilevanti sull’ambiente.

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6. CONCLUSIONI

La presente Variante al PRG del Comune di Muzzana Del Turgnano, non sostanziale ai sensi dell’art. 63, comma 5 della LR 5/07 e dell’art. 17, comma 1, lett. e) del Decreto del Presidente della Regione n° 086/Pres del 20.03. 2008, ha per oggetto l’introduzione nello strumento urbanistico generale comunale delle previsioni del Progetto di opera pubblica denominato “Apertura al traffico di Via Sottoportico con acquisizione al patrimonio demaniale del sedime viario ”.

Ai fini della procedura di verifica di assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) della Variante al PRG, così come previsto dal D.Lgs. n° 152/06 e dall’art. 4 della L.R. 16/08, nel precedente capitolo sono stati identificati i potenziali effetti significativi sull’ambiente. In particolare la matrice di valutazione non ha evidenziato effetti significativi. In ogni caso si ritiene che, perseguendo eventuali indicazioni per le mitigazioni e i monitoraggi ambientali tali effetti risulteranno ulteriormente mitigati. In sintesi si ritiene che la Variante non necessiti di essere sottoposta a procedura di VAS.

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