Cristina Accornero, La Salute Come Democrazia Partecipata. La Cassa Mutua Dell’Azienda Elettrica Municipale Di Torino 1921-1978, Torino, Celid, 197 Pp., Û 16,00
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I LIBRI DEL 2006 Cristina Accornero, La salute come democrazia partecipata. La Cassa Mutua dell’Azienda Elettrica Municipale di Torino 1921-1978, Torino, Celid, 197 pp., Û 16,00 Attraverso fonti documentarie, statuti, contratti di lavoro, analisi di contemporanei e in- terviste ai protagonisti, l’autrice, ricercatrice impegnata sul terreno delle scienze sociali, rico- struisce le vicende di una istituzione, piemontese per collocazione territoriale ma di dimen- sioni sperimentali tali da farne un laboratorio di esperienze e di progettualità di scala nazio- nale, quale è stata, tra il 1921 e il 1978, la Cassa Mutua dell’Azienda Elettrica Municipale (AEM) di Torino. La salute dei lavoratori, un compito ereditato dalle ottocentesche società di mutuo soccorso che se lo erano assunte di fronte alla scarsa efficienza dello Stato in campo di malattie sociali, infortuni sul lavoro, invalidità temporanee o permanenti, fu centrale nell’im- pegno della Cassa Mutua. In questa, come in altre iniziative non dissimili, si registrano le pri- me esperienze di welfare che si qualificano da principio come identità aziendali, fortemente improntate al valore della solidarietà, per divenire identità nazionale con le progressive tra- sformazioni del sistema pubblico della protezione sociale. La storia della Cassa Mutua si svolge temporalmente dall’accordo, detto «Lodo Labrio- la», del settembre 1920, che prevedeva, tra le altre cose, l’istituzione di una cassa di soccorso (in questa parola risulta evidente e diretto il legame con l’assistenzialismo mutualistico), al 1978, data di introduzione del Sistema sanitario nazionale, che pone fine a questi percorsi a carattere territoriale. Tra i due estremi si colloca il ventennio fascista durante il quale questa istituzione, pur ridimensionata rispetto alla sua originaria fisionomia e maggiormente squili- brata sul versante del paternalismo aziendale, sopravvive e riesce a mantenere una precisa rap- presentanza operaia negli organi di gestione. Puntigliosamente l’autrice descrive e analizza le diverse forme d’intervento realizzate dall’istituto: pagamenti di indennità, visite mediche gratuite, sostegni finanziari per spese farmaceutiche, colonie estive per i figli dei dipendenti. Nell’Italia repubblicana, poi, emer- ge la dimensione dell’iniziativa sperimentale messa in atto dalla Cassa Mutua torinese che diviene una sorta di laboratorio non solo di pratiche ma anche, e soprattutto, di concetti quali prevenzione e nocività. Nel 1964, in una stagione in cui cresce la sensibilità politica attorno ai temi della salute, la Cassa torinese dà vita al Centro di medicina preventiva che rivolge l’attenzione al soggetto sano chiamato a farsi personalmente carico della propria sa- lute: una medicina preventiva «partecipata» sostenuta da un progressivo elevamento della coscienza sanitaria dei mutuati: una bella eredità per il nascente Sistema sanitario naziona- le, che viene, come Accornero scrive, a chiudere una storia in cui non può non riconoscere le proprie radici. Fiorenza Tarozzi 47 I LIBRI DEL 2006 Carmelo Adagio, Alfonso Botti, Storia della Spagna democratica. Da Franco a Zapatero, Milano, Bruno Mondadori, XI-192 pp., Û 18,00 Il merito di questo libro scritto da Carmelo Adagio ed Alfonso Botti è quello di essere riuscito a delineare al meglio il processo di democratizzazione avvenuto in Spagna a seguito della morte di Franco, utilizzando uno stile espositivo ed un’organizzazione delle fonti quan- to mai chiari e puntuali, che facilitano la comprensione della complessa traiettoria politica spagnola negli ultimi trent’anni. La ricostruzione di tale percorso ha tenuto conto di diversi aspetti: sia di quelli strettamente politici, sociali ed economici, sia di quanto attinente alle po- litiche culturali ed urbanistiche approntate dai nuovi governi democratici, poiché «la storia della Spagna democratica è anche la storia della trasformazione del paesaggio, delle città e del volto del paese» (p. XI). L’analisi proposta non tralascia inoltre di delineare i profili biografi- ci dei principali protagonisti di questo processo di acquisizione della democrazia, che seppur solo brevemente accennati, permettono al lettore d’inquadrare con precisione l’importanza di alcuni interpreti della storia spagnola di questo periodo. Il libro si articola in sei capitoli, nei quali s’intrecciano l’andamento cronologico e quello tematico e dove è possibile rilevare una riflessione importante ed equilibrata dei processi che dall’ultimo franchismo, passando per la Transizione avviata dai governi centristi di Adolfo Suá- rez ed il consolidamento della democrazia negli anni Ottanta, giungono ad analizzare l’impul- so di modernizzazione segnato dal socialismo di Felipe González, la sua ascesa ed il suo decli- no. Gli ultimi due capitoli sono dedicati invece all’analisi del periodo contrassegnato dal go- verno di José María Aznar ed a quello attualmente caratterizzato da José Luis Rodríguez Zapa- tero, per i quali la riflessione storiografica si trova spesso a dover fare i conti con alcune diffi- coltà determinate dalla mancanza di un necessario «lasso di tempo, di un diaframma, rispetto al presente» (p. IX). Per sopperire a tale ostacolo, nel testo, gli ultimi dieci anni della storia spa- gnola sono analizzati prevalentemente attraverso la presentazione di dati socioeconomici, rile- vazioni sull’opinione, inchieste e cronache giornalistiche che ben sottolineano il differente ap- proccio socio-politico dei due primi ministri sia in politica interna, sia per quanto riguarda la gestione degli affari esteri. Nel libro sono analizzati con attenzione, inoltre, alcuni dei princi- pali nodi tematici della storia di Spagna, come il difficile processo legato al consolidamento del- l’identità nazionale, diviso tra terrorismo e concertazione politica, ed i rapporti con il mondo ecclesiastico, da sempre fedele alleato della crociata franchista e del regime, ora necessariamen- te chiamato a ridiscutere il suo ruolo all’interno della società. Concludendo, il volume traccia in maniera obiettiva ed estremamente agile il difficile cammino della Spagna verso la democra- zia, rappresentando il primo contributo italiano alla comprensione di quest’ultimo tratto del- la storia del paese iberico dal quale «negli ultimi due secoli sono venute anticipazioni impor- tanti e fughe in avanti, a volte pagate a caro prezzo» (p. 167). Eleonora Zuliani 48 I LIBRI DEL 2006 Chiara Agostinelli, «Per me sola». Biografia intellettuale e scrittura privata di Costanza Monti Perticari, Roma, Carocci, 321 pp., Û 22,00 A Costanza Monti Perticari sono state dedicate nel ’900 due biografie, a firma di Maria Ro- mano (1903) e di Maria Freschi Borgese (1940). Entrambe muovevano, come il romanzo Diletta Costanza di Fausta Garavini (1996), dall’intenzione di «riabilitare» la protagonista dalle varie ac- cuse che l’avevano colpita. Alla figlia del sommo poeta Monti, che ventenne nel 1812 era andata in sposa al conte marchigiano Giulio Perticari, si erano rimproverati, tra l’altro, la pessima condot- ta di moglie e il rifiuto della maternità. Per altri versi, Costanza fu un esempio di modestia: studiò molto, acquisì notevoli competenze letterarie, ma considerò la scrittura un’attività privata. La col- tivò «per sé sola», pubblicando pochi versi e concentrandosi piuttosto sulle corrispondenze e gli ap- punti autobiografici. È proprio scavando nella messe di carte inedite (soprattutto quelle conserva- te a Forlì e a Pesaro), che l’autrice cerca una nuova chiave di lettura di questa personalità inquieta. Il libro – nato da una tesi di dottorato in Storia delle scritture femminili – è diviso in due parti. La prima, dedicata ad analizzare il Rapporto con il mondo attraverso la letteratura, inda- ga sui rapporti di Costanza col padre (che la volle ben istruita, la inserì nella cerchia degli ami- ci illustri, si preoccupò di concludere una conveniente trattativa matrimoniale) e con la ma- dre Teresa Pikler, il cui temperamento pragmatico fu all’origine di un dissidio che non trovò riparazione neanche quando Costanza ne assistette amorevolmente l’agonia. I rapporti con Perticari cambiarono nel tempo: l’unione sembrò dar vita a un mirabile sodalizio intellettua- le prima che l’apparizione di un figlio naturale del conte, la morte del loro bambino e il dete- rioramento delle relazioni di lei col notabilato pesarese oscurassero gli ultimi anni. Costanza tornò a Milano dopo essere rimasta vedova, e qui si barcamenò in precarie condizioni econo- miche finché non morì per un cancro al seno nel 1840. Nella seconda parte (La costruzione di sé attraverso la scrittura) Agostinelli mostra con gli stru- menti dell’analisi testuale come nella maturità Costanza intraprese consapevolmente un itinera- rio di perfezionamento – ispirato allo stoicismo antico ma anche al personalissimo culto maria- no – per legittimarsi con se stessa e presso i corrispondenti. In quelle carte risuona il disagio di una soggettività imprigionata tra l’antico e il nuovo, che soffriva per non aver soddisfatto le aspet- tative della società e che aveva accettato – pur intuendo la possibilità di un’alternativa – i valori del riserbo, della rinuncia all’autonomia e alla «gloria» prescritti alle donne di famiglia (per quan- to fossero già diverse le scrittrici che conciliavano doveri privati e attività intellettuale pubblica). La ricostruzione biografica e l’analisi delle scritture procedono per lunghi tratti su binari autonomi, dando a volte l’impressione di una eccessiva separazione tra la vita e le opere della protagonista. Dal presente