Corvina Rivista Di Scienze, Lettere Ed Arti Della Società Ungherese-Italiana Mattia Corvino

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Corvina Rivista Di Scienze, Lettere Ed Arti Della Società Ungherese-Italiana Mattia Corvino RIVISTA DI SCIENZE LETTERE ED A R T l r ^ ^ a m ^ DELLA SOCIETÀ VKGHERESE ITALIANA M/VTTL\ CORVMO DIRETTA DAL PRESIDENTE A l b e r t o B erzeyiczy E DAI SEGRETARI TIBERIO GERE/ICH e L /IG I ZAMBR1 * 9 27 BVDAPEST, EDIZIONE DELLA ^MATTIA CqRVIKO" a* tjyerw C TIPOGRAFIA FRAHKLIH. Prezzo : pengò 5'- - (lire 15) — Gratis ai soci della «Mattia Corvino». CORVINA RIVISTA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI DELLA SOCIETÀ UNGHERESE-ITALIANA MATTIA CORVINO Diretta dal presidente ALBERTO BERZEV1CZY e dai segretari TIBERIO GEREVICH e LUIGI ZAMBRA Direzione e amministrazione: BU D A PEST, 1., Horthy Miklós-ùt 49 (presso il segretario dott. L uigi Z am bra) Due volumi all’anno, al prezzo di pengó 2*50 (Italia, lire 7'50) il volume. Gratis ai soci della Società «Mattia Corvino». I soci ordinari della società pagano per l’anno 1927/28 una quota di pengó 5; quelli fondatori una volta, una quota di pengó 40. Pzr adesioni alla Società «Mattia Corvino», abbona­ menti e per tutto ciò cHe si riferisce alla redazione e aH’amministrazione della rivista «Corvina», rivolgersi alla segreteria della Società : Budapest, 1., HortHy Miklós-ùt 49 (presso il segretario dott. Luigi Zambra). Volume doppio Anno VII Gennaio-Dicembre 1927 Vol.XIII-XIV CORVINA RIVISTA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI DELLA SOCIETÀ UNGHERESE-ITALIANA MATTIA CORVINO DIRETTA DAL PRESIDENTE ALBERTO BERZEV1CZY E DAI SEGRETARI TIBERIO GEREVJCH E LUIGI ZAMBRA BUDAPEST, 1927 EDIZIONE DELLA «MATTIA CORVINO» DIREZIONE ED AMMINISTRAZIONE : I., HORTHY MIKLÓS-ÙT 49 TIPOGRAFIA FRANKLIN — — — f ---------------------- IL CARDINALE GIOVANNI CSERNOCH PRINCIPE-PRIMATE D’UNGHERIA 1852—1927 L’alba del 25 luglio 1927 vedeva serenamente spirare dopo lunga malattia sopportata con cristiana rassegnazione il cardinale Giovanni CsernocH, arcivescovo di Esztergom e principe-primate del Regno d’UngHeria. La morte dell’illustre prelato colpisce dolorosamente la Società Mattia Corvino di cui Egli era presidente onorario, e colpisce dolorosamente tutti coloro ai quali sta a cuore l’amicizia italo-ungHerese, della quale il Cardinale fu convinto fautore e zelante promotore. Tutti noi ricordiamo la bella conferenza cHe Egli tenne alla «Mattia Corvino» il 22 gennaio del 1924, presenti i più alti personaggi del Regno, conferenza in cui tratteggiò da par suo la parte non insignificante avuta in mille anni di stona ungHerese dagli arcivescovi di Esztergom e dai primati d’UngHeria nello svolgimento delle relazioni italo-ungHeresi, mostrandoci quanti e quali furono i rapporti avuti coll’Italia dai prelati cHe lo precedet­ tero nell’arcivescovado di Esztergom. Brillante fu la sintesi storico- politica cHe egli ci diede. Vedemmo sfilare innanzi ai nostri occHi la figura austera del primo arcivescovo di Stngoma, di Astnco, cHe mandato in legazione a Roma dal santo re Stefano, porta al suo Sovrano da parte di Silvestro II la corona colla quale doveva incoronarlo re apostolico, ciò cHe avvenne a Strigonia il 15 agosto del 1001 ; poi la figura dell’arcivescovo Stefano Vancsai cHe reca a Gregorio IX la triste nuova dell’invasione dei Tartan in Un­ gHeria, e cHe fu il primo dei Suoi predecessori al quale venisse conferita la dignità cardinalizia ; poi quella marziale di Gregorio Bicskey cHe prepara l’avvento degli Angioini di Napoli al trono d’UngHeria e cHe cade all’assedio di Anagni difendendo Boni- 1* 4 facio Vili ; poi quelle di Giovanni Vitéz, primo e massimo umanista ungHerese, di Giovanni d Aragona fratello di Beatrice moglie di Mattia Corvino, di Ippolito d’Este, nipote della regina ; poi quella gigantesca di Tommaso Bakócz cHe quasi succedette a Giulio II e cHe riposa oggi nella cappella, vero gioiello di stile rinascimento, cHe si fece costruire da maestri italiani nella cat­ tedrale della sua residenza . La lingua cHe in quella lontana serata invernale aveva affascinato l’uditorio oggi è muta, e sono inerti il cuore ed il cervello cHe la avevano mossa ed ispirata. E noi piangiamo amara­ mente la nuova e grave perdita cHe colpisce la Mattia Corvino e la bella causa deH’amicizia italo-ungHerese. Infatti la simpatia per l’anima italiana era stata per Lui, cHe ben seppe quanto profondamente fosse vero il detto «Historia magistra vitae est» e cHe dai fatti del passato ben seppe intuire l’avvenire, — come una eredità consacrata dalla tradizione di molti secoli, tradizione feconda cHe fu particolarmente sentita e curata dai suoi predecessori, i quali in dieci secoli di storia ungHerese ebbero quasi tutti molteplici rapporti politici, diplo­ matici ed intellettuali coll’Italia, alla quale l’UngHeria — come Egli disse — doveva epocHe splendide di gloria e di potenza, ed il cui genio aveva illuminato nel passato tutto il mondo civile. Di essi e delle loro simpatie italiane il cardinale Giovanni CsernocH principe-primate d’UngHeria fu degno interprete e continuatore. R. I.P. LA COOPERAZIONE INTELLETTUALE TRA L’ITALIA E L’UNGHERIA.* Il vostro illustre Ministro della Pubblica Istruzione, Sua Eccellenza Fedele, di cui noi, suoi collegHi dell estero, seguiamo con attenzione e con ammirazione sempre crescenti la vasta attività, — Ha voluto farmi l’onore di invitarmi a tenere una conferenza sul modo come sviluppare e rendere sempre più intime le tradizionali relazioni culturali sempre esistite tra l’Italia e l’UngHeria. Vorrei rispondere a questo quesito tanto lusingHiero per noi ungHeresi, nella vostra magnifica lingua ; ma già fin d’ora devo pregarvi di compatirmi se troverete stranieri il mio accento e la mia pronuncia, conoscendo io la lingua italiana soprattutto dalla letteratura, e non avendo purtroppo avuto, specialmente in questi ultimi tempi, cHe pocHe occasioni di parlare italiano. Da quando la Lega delle Nazioni inserì nel suo programma lo sviluppo della cooperazione intellettuale tra 1 popoli, istituendo prima a Ginevra una commissione ad Hoc e creando più tardi un ufficio apposito a Parigi, — molto si è parlato e si parla di tale que­ stione. Per voi italiani, questa iniziativa della Lega delle Nazioni non può essere certamente una novità : cHe la nazione italiana non sol­ tanto proclama da secoli la necessità dei rapporti intellettuali colle altre nazioni, ma ancHe li applica. I vostri arcHitetti, 1 vostri scultori, 1 vostri pittori, i vostri maestri di musica, 1 vostri virtuosi ed 1 vostri artisti drammatici viaggiano da secoli il mondo intero, ispirando il pensiero e la fantasia degli altri popoli, dappertutto destando l’am­ mirazione per la forza creatrice italiana e per il genio italiano, e facendo onore al nome italiano. E d’altra parte gli scienziati delle nazioni civili, e tra essi in primo luogo arcHeologi e studiosi della storia dell’arte, poi scrittori e poeti, artisti e musicisti, si recano a * Per gentile concessione di S. E. il conte Cuno Klebelsberg pubblicHiano il testo della conferenza cHe egli tenne a Roma il 16 marzo 1927. 6 CONTE CUNO KLEBELSBERG migliaia in Italia per studiarne ed ammirarne i tesori dell’arte e le bellezze della natura. I francesi fondarono nel 1666 a Roma una Accademia di belle arti. Gli altri popoli, e tra essi ancHe noi ungHe­ resi, seguendo l’esempio dei francesi, crearono a Roma ed in altri centri intellettuali italiani varii istituti artistici, arcHeologici e sto­ rici. Questo processo di cooperazione intellettuale tra l’Italia e gli altri popoli civili, non è più un postulato, ma una realtà concreta esistente oramai da secoli. Non vi è pertanto capitale europea dove si possa parlare più opportunatamente di tale questione, come qui a Roma in cospetto della nazione italiana. £ innegabile cHe la Società delle Nazioni si è impegnata con molta buona volontà alla soluzione del problema. Molte sono le relazioni e ricco è il materiale statistico cHe essa ci mette a disposizio­ ne. Ma aggiungo subito con tutta sincerità cHe non mi pare ancora di poter scorgere nel lavoro della Lega delle Nazioni un concetto grande, non afferro ancora le linee di disegni grandiosi e nello stesso tempo pratici ed atti a dare facilmente corpo all’idea. Ma saremmo ancHe ingiusti volendo esigere troppo dalla commissione e dal­ l’ufficio soprammenzionati della Lega delle Nazioni, i quali organi sono costretti a sbrigare le faccende a loro assegnate o burocratica­ mente, o per via di commissioni e quindi in maniera pesante. Questi organi della Lega delle Nazioni, nel migliore dei casi, non possono fare cHe la parte del terzo benevolo, una parte dunque di intermediario. Necessari invece nelle relazioni tra i popoli, sono i rapporti diretti. La cosa essenziale è — ripeto — la immediatezza e la spontaneità di tali rapporti. Come assicurarli? A mio giudizio, in due maniere. In primo luogo coi rapporti personali tra gli uomini politici ai quali è affidata la direzione della vita spirituale e cultu­ rale dei singoli popoli ; ed in secondo luogo creando istituti stra­ nieri nei centri intellettuali delle grandi nazioni civili. La prima maniera produce effetto basandosi sulla frescHezza e sulla sponta­ neità dei rapporti personali ; la seconda maniera assicura a sua volta la continuità della cooperazione contando sul lavoro metodico, peculiare appunto a tali istituzioni di carattere permanente. Mi onorarono della loro visita in UngHeria il ministro della pubblica istruzione prussiano Carlo Enrico Becker, 1 ministri della pubblica istruzione della Finlandia e dell’Estoma, il Presidente della NotgemeinscHaft der deutscHen WissenscHaft, la quale rac­ coglie nel suo grembo tutte le università e tutte le accademie della Germania. L ’anno scorso fui a Berlino per promuovere la coopera­ zione intellettuale tra l’UngHeria e la Germania. £ quindi con par­ LA COOPERAZIONE INTELLETTUALE TRA L’iTALIA E L’UNGHERIA 7 ticolare gioia cHe Ho accolto l’invito di Sua Eccellenza Fedele, percHé sono certo cHe nel corso delle nostre conversazioni dirette potremo risolvere facilmente e presto una quantità di questioni, cHe difficil­ mente avremmo potuto condurre a buon porto per via di corri­ spondenza e di carte d’ufficio.
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