l’inchiesta E se un giorno finisse il petrolio? La EDMONDO BERSELLI e MAURIZIO RICCI Domenica il racconto Quando i giochi scendono in strada DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 di Repubblica STEFANO BARTEZZAGHI e MICHELE SMARGIASSI

L’incredibile vita del signor

RossiI riti quotidiani, le canzoni preferite, le passioni, i segreti e l’arrivo dell’amore: il più bravo di tutti si confessa FOTO EFREM RAIMONDI/CONTRASTO

PINO CORRIAS BENEDETTO FERRARA i luoghi alentino, com’è ovvio, ti scappa sempre via. Mentre MOTEGI tutto il mondo gli corre dietro a 330 chilometri all’o- Chateau Marmont, l’hotel dei peccatori ra, lui sta in cima al vento dei campioni con la sua fac- a porta dell’ufficietto si apre. «Ciao, com’è?». EMANUELA AUDISIO cia da bimbo, gli occhioni, i riccioli biondi. Cullato Bene, benissimo. dalle esplosioni e dai tuoni dei cavalli di carbonio in De Gregori in sottofondo, una serie di caschi si- cultura fuorigiri, sorride all’asfalto della vita, mentre ingan- stemati sul tavolo, due sedie a portata di mano Vna quello della gara, governando la sbandata. Vibra con leggerezza Le un Valentino con quel sorriso da ragazzo contento che ti La Cgil e il passaporto di Di Vittorio di benzina. Si mimetizza fragile. Ma in certe traiettorie, nel punto mette subito allegria. FILIPPO CECCARELLI e LUCIANO GALLINO finale della gara, carica il colpo con l’esattezza del pugilatore. Ir- Bene, allora, proviamo a iniziare così: Rossi si alza la mattina... rompe nello spazio di chi lo intralcia. Affronta il corpo a corpo del- «La mattina tardi, per essere precisi, perché a me piace la curva, e all’avversario gli taglia tutti i fili, come un rasoio. Addio. dormire». la lettura Valentino ha sempre la vittoria in tasca. Vince come se fosse Riproviamo: Rossi si sveglia la mattina tardi e cosa fa? facile, una sciocchezza, tipo scrollandosi un po’ di polvere dal «Accende la radio o mette su un disco. Non posso stare sen- Nella Roma della petto. E il mistero che lo rende imbattibile, la bolla d’aria che lo za musica. Anzi, no, prima metto su il caffè, perché sennò non CONCITA DE GREGORIO fa scivolare via indenne tra tutti i missili nemici, fa spalancare gli mi sveglierò mai, poi la musica». occhi al mondo, ci risarcisce da tutte le lentezze della vita. Incri- E la tv? spettacoli na il cuore alle ragazze. «Spenta. Non la guardo quasi mai». C’è sempre una stupefacente e allegra dissonanza tra le sue presta- Quasi. zioni stellari — 53 volte sul podio in 59 gare — e certi suoi sorrisi da «I Simpson su Fox. E un po’ di sport». Caratteristi, i talenti perduti del cinema spiaggia adriatica, Bagno numero 46. (segue nella pagina successiva) ANTONIO MONDA e MARIO MONICELLI

Repubblica Nazionale 29 18/09/2005 (segue nella pagina successiva) CON UN SERVIZIO DI CORRADO ZUNINO 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

la copertina Ha 26 anni ma la faccia da bimbo. È una star mondiale ma appena può Oltre lo sport torna al paese dove è nato a “sgasare” con il padre e gli amici d’infanzia: è il mondo di dissonanze del campione dei campioni. Che si confessa: dai miti Jim Morrison e Steve McQueen, alla voglia di “leggere di più, di imparare, trovare nuove idee”, perché “se mi fermo, divento matto”

i riti SUPERSTIZIOSO Prima di salire in moto si accuccia Follia, cuore e velocità sul lato destro e stringe con due mani la pedana. Sul rettilineo appena uscito dai box si alza eccoil regnodiVale in piedi e si aggiusta le mutande. Al via PINO CORRIAS dritto dall’infanzia di paese, come un fra- mondo, il settimo da quando ha inizia- si tocca il casco tello. Mangia tardi. Mangia pasta, piadine to, come se fosse sempre il primo. Poi con due mani (segue dalla copertina) e pesce crudo. Niente fumo, nè alcol. Se ne forse comincerà l’avventura Ferrari, frega dello shopping, della televisione, dei perfezione di sogno italiano, apoteosi ra il logaritmo perfetto delle rotocalchi. Non ha amori famosi, nè bim- della leggenda, spot planetario. An- sue sinusoidi balistiche e la be con lucentezze domopack. Nessun ma- che se le quattro ruote sono piombo e cavalcata liceale, a fine corsa, trimonio in vista. Balla al Pascià di Riccio- staticità per i cuori sottili dei centau- con il camice bianco da dotto- ne, sulle rotonde di Ibiza e in certi semin- ri. E magari inganno per quello di Va- re in gavettoni. Tra la sua eco- terrati londinesi. Gli piace il mare. Gli piace lentino, calibrato sull’ossessione nomia da sultano degli spon- l’ombra. Fa un’ora di palestra quando ser- della vittoria perpetua, anche ora Tsor, 30 milioni di euro l’anno, più la cele- ve. Un po’ di jogging. Poi torna a letto. che e’ rimasto senza avversari. brità planetaria, e i jeans stracciati del suo Valentino è rossicentrico,come un spec- Ci siamo. Valentino scende in tempo libero a Tavullia, a Ibiza, a Londra, chio nello specchio. Come un campione. pista e sta già al centro del suo cie- con la T-shirt sdrucita e l’aranciata. Quando entra in una stanza, la stanza è sot- lo giallo. Brusio di ingranaggi e La grandezza di Valentino è nel suo to il suo dominio e i suoi cronometri vitali. rulli da stadio non lo sfiorano. enigma. La chiave ha un bel po’ di serra- Quando lui ha mangiato, hanno mangiato Perché è la solitudine il risvol- ture. Le principali stanno in quello che tutti, quando lui ha sonno, hanno sonno to di ogni campione. Il suo pe- non si vede: durezza, volontà, furore. Ma tutti. Si fa amare e detestare. Manda in vi- nultimo segreto. Correrà an- per scovarle, bisogna proprio comincia- sibilio i fan e al manicomio gli avversari. Fa che stavolta ai bordi del tem- re dal colpo d’occhio. E il colpo d’occhio squadra con la sua squadra. Si tiene incol- po. Staccando appena la fri- inquadra un angelo. lato Jeremy Burgess, il mago, il tecnico au- zione, dopo il carico della Valentino ha 26 anni. È alto un metro e straliano che gli mette in fila i pistoni. Per il curva, per stabilizzare l’u- ottanta. Ha leve lunghe e muscoli elastici. resto divide l’aria con i meccanici. E se gli scita. Incollandosi al vento Ha polsi sottili. Ha nervature solide come avanza del tempo libero, va in moto. della propria giovinezza. un impianto di frenata Brembo. Ha il peso Va in moto, con il padre e la banda, sul- Imboccando i tunnel lam- levigato dalla galleria del vento e il fegato di la terra battuta delle Cave, alle spalle di Pe- peggianti della vita — questa e’ la uno che pattina sui fili elettrici. Ha dita in le- saro, giocando in sella a Supermotard 600, gara, questo il suo ultimo segreto — ga e polpastrelli morbidissimi. Ha talloni che hanno gomme aritiglia- così veloce da non farsi prendere mai. così saldi da governare l’allineamento dei te anteriori per morde- 250 cavalli imbizzarriti dentro ai 180 chilo- re il fango, e quelle po- grammi della motocicletta. steriori lisce come slik, Valentino sulla motocicletta ci è addirit- per pattinarci sopra. Sul tura nato. Compare alto due spanne, in un fango ci salta, si impenna, filmino superotto di casa Rossi girato ai derapa, misurando le aderen- bordi di un circuito. Ha più o meno 2 anni. ze, allenando gli automatismi: come È scalzo, sgambetta con un casco che gli andare a tutto gas in mezzo a un milione di arriva alle spalle e alla domanda del padre palle da biliardo. Se resti in piedi, allora «Cosa vuoi fare da grande?», risponde con puoi fare l’impensabile in pista, come una risata a braccia larghe: «Il pilota!». uscire a manetta dal curvone di Sachsen- Suo padre Graziano, per fabbricarlo, ci ring, sotto a un muro di pioggia, con moto ha messo i bulloni e la farina. Corridore di traversa, in piena orbita spaziale, e tenerla gran classe andava a vincere le gare del per il collo, ballarle sul manubrio, incol- Mondiale 250 con la Seicento Multipla, i landole la gomma agli ultimi centimetri panini, e Valentino al seguito. Gli ha fatto del pianeta. i guadagni guidare tutto con 10 anni di anticipo e gli ha Il pianeta di Valentino è pieno di casset- AZIENDA DI SUCCESSO insegnato l’essenziale. Che per correre più ti e ripostigli ordinati. Non c’è polvere nel Rossi è come una grande degli altri bisogna imparare a frenare. Che suo Motorhome, nè una forchetta fuori la benzina più potente non sta nel serba- posto. Il giorno di gara è pieno di ritualità e azienda, che fattura circa 30 milioni toio, ma nel cuore. E che ci vuole sempre il cabale memorizzate. Si slaccia catenine e di euro l'anno. È molto richiesto casco colorato. Ci vuole l’allegria dell’av- bracciali. Li dispone su un asciugamano, come testimonial ventura, lo spirito ribelle dell’Appennino, il lungo linee parallele. Si sfila e piega un in- gioco leggero di esser matto. dumento alla volta. Si lava con cura. Pro- Valentino è diventato il re dei matti. Per sciuga le gocce. Veste la tuta con lentezza farlo ci ha messo scorza e disciplina. È di- da torero. Pompa adrenalina. Respi- ventato infrangibile di carattere e così for- ra. Smette di parlare. te di testa da mandare in tilt tutte le cen- Valentino è una pentola a traline emotive degli avversari. Così Max pressione anche se non si Biaggi ha sempre il muso lungo e slitta do- vede. Non fa mai scor- ve non dovrebbe. E Capirossi ci mette l’a- rettezze, ma è duro nima, ma sbaglia. E Sete Gibernau, l’ulti- di spalle, cattivo mo avversario, sgoverna la moto quando in traiettoria. se lo sente alle spalle: un tuono che gli aspi- Vuole la gara ra l’aria, gli mangia l’asfalto, lo obbliga a a tutti i co- viaggiare malamente, con l’occhio obli- sti, vuole quo alle spalle, e le orecchie girate. il cam- Valentino sente tutto. Le traiettorie. piona- L’aerodinamica. Il peso della moto che di- to del minuisce a ogni giro. Il serbatoio che si svuota, le gomme che si consumano e cambiano aderenza. Il telaio che si flette. Fa cento giri per decidere un assetto di ga- ra. Analizza le differenze tra i cerchioni. Decide la mescola delle gomme, l’inten- sità delle sospensioni. Ma a differenza de- gli altri piloti, memorizzando le variabili, imbocca la sua via a sorpresa, quella che nessuno osa. Non solo sceglie Yamaha, principessa senza vittorie, abbandonan- do i comodi imperi della Honda. Ma in Ya- maha pesca un motore che nessuno vuo- le, trasformandolo, dopo un milione di FOTO GRAZIA NERI chilometri, in un giocattolo che oggi frulla come un 4 cilindri, ma con potenza dop- pia e massima eleasticità. La sua gara, come le partiture, ha l’an- damento fisso di una sinfonia. Parte e si ag- gancia alla testa del gruppone. Dondola tra i motori degli altri. Ascolta gli assoli. Re- gistra le accelerazioni, i traversi, le pieghe. Quando il gruppo si sgrana, lui si accoda. Prova a forzare un giro. Accende la sirena, propaga l’allarme. Mentre tutti sbandano roventi, lui rientra e viaggia morbido come un siluro da crociera. Aspetta. C’è sempre un Nakano che prova l’infilata. Poi Barros, Meandri: depistaggi e capriole. Fino al gi- ro delle volate, quando Valentino estrae l’ultimo millimetro di gas, si apre un varco tra i caschi e tra i polmoni degli avversari, gli esordi le curiosità li sorprende con il boato. Li sorprende RAGAZZO PRODIGIO BOLLO IN REGOLA con il pensiero. Se ne va. Oggi potrebbe vincere Sulla moto non è mai mancato Valentino, nei fuoripista della vita, dorme come un ghiro. Nel sonno il suo settimo mondiale, il tagliando del bollo e quello smantella la tensione. Quando è sve- ma la sua prima vittoria (a 11 anni) dell’assicurazione, attaccati glio gira con banda di amici e Porsche. arrivò su un kart. La prima sul cupolino. E sulla sua tuta Niente assistenti, niente segretarie Un

Repubblica Nazionale 30 18/09/2005 paio di telefonini e l’amico Uccio che viene vera gara la vinse a 14 anni c’è la sigla WLF (Viva la f....) DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 31

I MONDIALI VINTI DISEGNI PIROVANO

1997 1999 2001 2002 2003 2004 classe 125 - Aprilia classe 250 - Aprilia classe 500 - Honda classe MotoGp - Honda classe MotoGp - Honda classe MotoGp - Yamaha Rossi.Vado al massimo per conoscere la vita

BENEDETTO FERRARA (segue dalla copertina) E Manara lo vede così alentino si è preparato il caffè e adesso sceglie una canzone. Quale? CORRADO ZUNINO «Vado al massimo». FOTO VIGNOLI Questione di velocità... ilo Manara racconta Valentino Rossi: «È un sognatore timido, un ragazzo «Non solo. Mi piace quella frase: meglio ri- la famiglia con una latente malinconia esistenziale che vorrebbe essere altre perso- schiare, che diventare come quel tale, quel ta- PAPÀ GRAZIANO CON IL 46 Mne, incontrare uomini che mai potrà incontrare. Jim Morrison, Steve Mc- leV che scrive sul giornale. Sì, sempre meglio rischiare. Che dici, a Valentino è figlio d'arte: suo padre, Queen, forse Alessandro Magno. Non gli basta vincere, Valentino ha altre aspira- occhio Vasco ce l’aveva con un giornalista». zioni e le esprime con un tratto di inimmaginabile umiltà. Questo Rossi timido e ri- E oltre Vasco, chi? Graziano Rossi, è stato un discreto troso esiste nella realtà, non è solo la fantasia del mio ultimo fumetto su Rolling Sto- «De Gregori, per esempio. Poi ascolto molto i Nirvana e i Rem, professionista, arrivando nes. Lo scorso autunno sono salito sul jet che il pilota aveva affittato all’aeroporto solo che spesso i gruppi stranieri fanno del grande rock ma ci nella classe 500. Il numero di Rimini e l’ho accompagnato alla gara di Valencia. Ho iniziato a parlare con lui, ho mettono dei testi malinconici. Io non sono un malinconico». scoperto un ragazzo complesso: il fanciullo giocoso della domenica di gara era Parliamo della velocità. con cui corre Vale, il 46, una persona assennata, di poche parole. In quel viaggio ho sciolto ogni riserva: la- «La velocità è un po’ come una droga. Ti sballa. Quando vado era quello di Graziano vorare con Valentino Rossi era diventato un piacere». Un’autocelebrazione? Un veloce provo una grande soddisfazione». atto di grande vanità? «Credo sia stata, piuttosto, un’esigenza profonda di rac- Si gode di più a superare i trecento all’ora su un rettilineo o a conto connessa al suo senso permanente di gioco. Rossi è un grande lettore di fu- disegnare una curva perfetta? metti, Topolino, i Simpsons. In alcuni momenti ragiona come fosse un fumetto, sa «Non ho dubbi: percorrere una curva senza errori è arte allo la moto vivere dentro quel mondo. Ed è un ragazzo intelligente, sì. Le sue risposte sono stato puro. Come dipingere un bel quadro o comporre una bel- YAMAHA YZR-M1 sempre intelligenti, il suo modo di correre è intelligente. E la tecnica di caccia la canzone. E poi alla velocità ti abitui e alla fine un rettilineo non Supera i 300 km/h, del ghepardo: preferisce restare nella scia della preda per portare l’attacco può darti la stessa emozione». a colpo sicuro. Nel mio fumetto Valentino Rossi è quello vero: è Super- Com’è che Rossi non è mai andato fuori di testa? Poteva es- fa da 0 a 100 in 2 man che abbassa la visiera e diventa spietato. Le sue vittorie a ripeti- sere un rischio, no? Soldi, gloria, adorazione, celebrità. Qual- secondi, pesa 148 kg zione sono l’innocente crudeltà delle belve: fanno così perché de- cuno, per molto meno, è partito col cervello. vono farlo. Poi il ragazzo torna alla vita e scopre di amare il sole per una potenza di 230 «Guarda, per me questo non è mai stato un problema. Voglio che tramonta. Attraverso le mie storie Valentino racconta il suo dire: non è stato difficile perché a me piace fare sempre le stesse cavalli a 14.500 giri mondo interiore, le visioni. Non ci sono cose che ha fatto, ma cose. A me piace divertirmi. E siccome mi diverto stando coi miei Ha una carenatura cose che avrebbe voluto fare, dire. Certo, poteva sceglie- amici a fare casino, non è che avessi bisogno di inventarmi altro». re di incontrare Brad Pitt, ma ha voluto Steve McQueen. Che idea ha Valentino della sua generazione? in carbonio Ascolta la musica dei Coldplay, ma vuole conoscere «È difficile generalizzare. Anzi, non è giusto. In tanti dicono che Jim Morrison. Uomini di altre generazioni. C’è la fa- siamo un po’ persi. Invece sono convinto che ci siano tanti venten- scinazione subita dall’amico Vasco Rossi, voglio ni con due palle così. Poi, certo, il livello medio non è un granché». una vita come quella di Steve McQueen, ma ci Ci sarà una ragione, no? vuole sensibilità per scegliere questi uomini ma- «Magari perché fa comodo a qualcuno organizzare le cose in ledetti, dirompenti nelle loro epoche. Valenti- modo da evitare che i ragazzi prendano troppo coscienza delle no recupera quello spirito di ribellione, anche cose della vita e del mondo. Facciamoli stare buoni, questi, che se in lui l’idea di rivoluzione non c’è ancora. è meglio». L’incontro con Morrison, poi, mi ha spa- La tv spesso è un buon sedativo cerebrale. ventato. Come il leader dei Doors, Valen- «A volte può esserlo. Prendi uno come Costantino e fanne un tino Rossi nella vita fa le cose più diffici- modello per i ragazzi. Ecco: sarà difficile che questi ti creino pro- li con apparente facilità e come lui rap- blemi, no?». presenta un ideale di eterna giovi- Parliamo di miti. Milo Manara disegna Rossi in un fumetto nezza. Jim Morrison è stata una lu- e dice che Rossi gli ha chiesto di poter incontrare tre personag- ce accecante che si è spenta pre- gi. Il primo è Jim Morrison. Perchè? sto, credo, però, che Valentino «Jim è Jim. E quelli della mia età questo mito non lo hanno po- sia lontano dall’idea del falò che tuto vivere direttamente. Però quando ascolto un disco dei Doors brucia». Le prossime puntate? capisco il senso di quelle emozioni. Jim Morrison, un dannato, un «Ci sarà un incontro con Enzo poeta, un trasgressivo, un artista che ha fatto quella fine lì». Ferrari. È stato il pilota a rac- Light my fire: Valentino ha il cuore negli anni Settanta. contarmi la commozione «Un po’ mi dispiace non averli vissuti. Da quello che ho capi- provata quando, un lunedì to allora c’erano più idee, c’era più libertà. E comunque c’erano notte, è stato ospitato nel- i Doors. E anche i Pink Floyd». la casa di Enzo Ferrari, un Il secondo incontro è con Steve McQueen. privilegio riservato solo a Mi- «Un genio. Faceva l’attore ma in realtà aveva un cuore da pi- chael Schumacher». Rossi, lota. Era un pilota. Diceva: la vita è correre, il resto è solo aspet- però, al paddock è un duro. «Io ho co- tare. Aspettare un’altra corsa, un’altra sfida. Può uno così non nosciuto un ragazzo quasi a disagio con il essere un mio mito?». prossimo. Valentino è senz’altro un genio Rossi incontra anche Alessandro Magno. nel suo campo e l’impatto che ha «Sì, perché qualcuno ha detto che gli somiglio un po’. E allo- sul suo pubblico è di tipo ar- ra, nel fumetto, devo riuscire a incontrarlo. Ho voglia di scam- tistico. Un motociclista biare con lui due chiacchiere, ecco». è un gladiatore del Parliamo di quei minuti prima della gara. Come funziona nostro tempo». quel rito così simile a quello di un torero? «Sì, è un rito, ma non è mai uguale a se stesso. Dipende da co- me va la moto, da cosa c’è in palio. Però quei trenta minuti sono sempre un’emozione fantastica. Sono eccitato, voglio essere in- cazzato, voglio correre più veloce degli altri, voglio vincere. È una sensazione strana: mi carico, ma senza esagerare con la ten- sione, perché in pista serve anche il cervello». E nella vita anche il cuore. Perché adesso quello di Valenti- no batte davvero. «Io preferisco sempre evitare questo argomento. Però posso dire una cosa: l’amore ti fa sentire più tranquillo. È una frase semplice, ma è la verità». Ora togliamo il cd dallo stereo e mettiamo su un dvd. «Blues Brothers... scontato, vero? Beh, continua sempre fa farmi impazzire. Rido come un matto. Anche Belushi era un fenomeno». Tipo: ti prego baby... non avrei voluto lasciarti... ma... un ter- remoto, una tremenda inondazione, un’invasione di cavallette. «Rido solo a pensarci. Che scena, l’unica in cui John si leva gli occhiali». E oltre Blues Brothers? «Mi è piaciuto il Gladiatore. Alla fine ho pianto come un bam- bino. Poi ho visto in tv Falcone e Borsellino, ma voglio cercare il dvd, perché guardare un film con la pubblicità non è il massimo. Comunque era davvero bello». Rossi, c’è qualcosa che le gira in testa, qualcosa da fare pri- ma o poi a tutti i costi? «Sì, ho una voglia matta di fare un bel viaggio in moto, maga- ri con un amico, partire e girare per tre settimane». La meta? «Ancora non ci ho pensato. Partire, intanto vorrei partire». E poi? «Poi vorrei imparare tante cose. Riuscire a leggere di più. In- il futuro somma, vorrei approfondire un po’ la vita. Questa cosa la sento FERRARI O NON FERRARI dentro. Anche perchè c’è sempre qualcosa da fare che non hai Rossi sulla Rossa di F1? Per la prossima stagione fatto. E io devo muovermi, inventare». Valentino Rossi è un creativo? ha già firmato per la Yamaha, ma per quella dopo no «Sì, sono un creativo, perché con la testa non sto mai fermo. Potrebbe restare nelle moto partecipando in due Ho sempre bisogno di trovare nuove idee, nuove sfide. Io non campionati: 250 e MotoGp posso restare immobile. Divento matto. Io voglio sperimentare, io voglio imparare. Io voglio crescere». 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

l’inchiesta Il prezzo del petrolio tiene in ansia l’economia Ombre sul futuro mondiale: lo sviluppo richiede un contributo sempre maggiore di energia, ma la caccia ai megagiacimenti va a vuoto da anni. Siamo andati a vedere un pozzo e una piattaforma per provare a rispondere alla domanda più inquietante: quanto dureranno le riserve? Tra i cercatori di Oro nero con l’incubo che finisca

MAURIZIO RICCI estrae più petrolio di quanto nuovo greg- gio si scopra. Tutti gli esperti concorda- RAVENNA no nel dire che sempre più in futuro, la produzione di petrolio si concentrerà imenticate James Dean e nel Medio Oriente, soprattutto in Arabia Il gigante. Quelle foreste saudita, Iraq, Iran, mentre altrove andrà di titanici martelli che diminuendo. Ma quel petrolio dovrà ve- frantumano la roccia per nire dai pozzi già conosciuti. Sono giaci- Destrarre il petrolio e farlo zampillare dal- menti enormi. Ghawar, il re dei supergi- le viscere della terra non esistono più da ganti, produce 5 milioni di barili al gior- molti anni. Oggi si usa una trivella, che no, la metà del greggio saudita. Ma lo fa, zigzaga in profondità, spesso in oriz- ormai, da quasi 50 anni. Quanto ne ha zontale, per succhiare il greggio dall’an- ancora? Moltissimo, assicurano i saudi- golo più conveniente. E, una volta che la ti. Ma su Ghawar e sugli altri grandi gia- perforazione è finita, il pozzo di oggi è cimenti sauditi si intreccia, da mesi, un uno spettacolo quieto e modesto, come dibattito aspro e velenoso. La salute di questo dell’Eni che ho di fronte in Val un giacimento si giudica da fattori come d’Agri, in Lucania. Difficile individuar- la quantità d’acqua che fuoriesce, insie- lo, anche da qualche decina di metri di me al greggio, ma quello che succede nei distanza. Da vicino, tutto quello che si pozzi dell’Arabia saudita è segreto di Sta- vede è un tubo con tante valvole abbar- to. Qual è il “taglio d’acqua” del maggior bicate addosso, non troppo diverso da giacimento del mondo? Un barile ogni un impianto di riscaldamento di un quattro di quanto si estrae? Due ogni condominio. Al suo interno, il petrolio - quattro? Riad non lo dice e nessuno può anzi “l’olio” come lo chia- verificarlo. mano familiarmente i tec- I dubbi, le incertezze, le nici che ci lavorano - sale voci, le insinuazioni sulle da migliaia di metri di prospettive future delle profondità, dentro un tu- forniture di greggio hanno bo delle dimensioni dello fatto da sfondo alla corsa scarico di un water e viene del prezzo del barile, dai 18 convogliato in un’altra dollari del novembre 2001 condotta, che lo porterà agli oltre 60 dollari di oggi. nel centro di trattamento, Ma questo è solo un lato per essere depurato di gas dell’equazione e, forse, il e acqua. Eppure, questa meno importante. Ghawar non è una mini-operazio- e gli altri megagiacimenti ne. Il giacimento di Val continueranno a fornire d’Agri è il più grande del- milioni di barili nel futuro l’Europa continentale: a prevedibile. Il quesito è: regime, probabilmente già basteranno a soddisfare la l’anno prossimo, produrrà sete crescente di greggio? Il centomila barili di “olio” al mondo non ne ha mai pro- giorno, una cifra più che ri- dotto tanto come oggi, ma spettabile. ne chiede sempre di più. I È con questa cifra, in fon- 100 mila barili al giorno do, che è iniziata, neanche della Val d’Agri sono una l’altro ieri, la Grande Era cifra rispettabile nella ge- del Petrolio. Era una mattina di gennaio, rarchia dei giacimenti: ma l’Italia consu- tiepida quanto lo può essere una matti- ma quotidianamente venti volte più na di gennaio nel sud est del Texas, sulla greggio di quanto riesca a produrne. collina di Spindletop, vicino al confine Nessuno importa più petrolio degli Stati con la Louisiana. È il 10 gennaio 1901. Uniti e la loro voracità aumenta sempre L’ora, dicono le cronache, le 10 e trenta. più: le importazioni sono cresciute del Al Hammill si sta allontanando dal poz- 50 per cento solo negli ultimi dieci anni. zo per andare a dire al fratello Curt che, Eppure, sono tuttora il terzo produttore maledizione, di petrolio lì non ce n’è. mondiale. A differenza degli shock pe- Ma, alle sue spalle, si ode un’esplosione: troliferi degli anni ’70, questa è una crisi una nube di metano esce dal buco che Al da domanda, dicono gli economisti, non stava perforando e, con un ruggito, un da strozzature nell’offerta. Da quando lo fiume di petrolio schizza cento- duecen- sviluppo economico ha moltiplicato il to metri verso il cielo. Nella pioggia nera fabbisogno di energia di giganti come la e vischiosa che li infradicia, i due fratelli Cina, l’equazione è saltata. La maggior Hammill ballano di gioia: Spindletop è il compagnia petrolifera mondiale, la primo grande giacimento dell’era del Exxon, valuta che, se la domanda di pe- petrolio. I pozzi già esistenti davano 50- trolio mondiale continuerà a crescere 100 barili al giorno, in casi eccezionali del 2 per cento l’anno (una stima che qualche migliaio. Spindletop ne sputa qualcuno considera prudente), nel 2020 quasi 5 mila l’ora, 100 mila al giorno. Fi- l’Arabia saudita dovrà produrre il 70 per niti i tempi in cui il petrolio si raccoglie- cento in più di petrolio rispetto ad oggi: va, a bocca di pozzo, nelle tinozze da ba- davvero ce n’è così tanto sotto le sabbie gno o nei barili usati da whisky. I due cui la piattaforma “Garibaldi C.” racco- pera, di solito, più del 40 per cento. Le della penisola arabica? Hammill ci metteranno nove giorni per glie il gas che viene estratto, corrono del- tecnologie consentono di allargare que- In realtà, non è (ancora) una spirale tappare il buco e mettere sotto controllo le resistenze elettriche. Il gas, quando si sta quota: la tecnica dei pozzi orizzonta- fuori controllo. Giganti come la Cina e il flusso. Poi, cominceranno ad inonda- espande, si raffredda e bisogna evitare li, la possibilità di costruire, al computer, l’India impareranno, nei prossimi anni, re l’America. È Spindletop che James che il cilindro congeli. Ma non servono modelli tridimensionali dei giacimenti, a consumare energia in modo più effi- Dean celebra, nella famosa scena del Gi- più: non c’è abbastanza pressione. La per individuarne le aree più produttive, ciente di oggi, come i paesi sviluppati gante. Dimenticatelo, anche perché, terra fatica ad esalare il suo gas. aumentano il tasso di recupero, ma sono hanno imparato, dopo lo shock degli senza saperlo, James Dean ne stava cele- «L’età della pietra non è finita per miglioramenti marginali e, in qualche anni ’70. Il consumatore più avido di tut- brando il tramonto. Appena quindici mancanza di pietre, l’era del petrolio caso, possono accelerare l’esaurimento ti, gli Stati Uniti, che, da soli, usano il 25 anni dopo il film, all’inizio degli anni ’70, non finirà per mancanza di petrolio» di- del pozzo. D’altro canto, le tecnologie per cento del greggio mondiale, per la produzione americana di greggio - fi- ce la più famosa citazione della storia consentono oggi di arrivare dove ieri era metà nei serbatoi delle loro auto, posso- no ad allora la più grande del mondo - co- dell’oro nero (è dello sceicco Yamani, il impossibile, spedendo robot a mille me- no rinunciare ai loro gipponi e accon- minciava inesorabilmente a declinare. regista dell’Opec negli anni ’70). Conti- tri di profondità, per scavare un pozzo tentarsi di macchine più economiche. Un calo irreversibile: anno dopo anno, la nueremo ad estrarre petrolio ancora per sul fondo dell’oceano. È un petrolio che Più semplicemente, una recessione produzione Usa di greggio è andata co- molti decenni. Ma è finita l’era del Petro- costa molto: 25-30 dollari a barile per ti- mondiale può tagliare drasticamente la stantemente diminuendo. Adesso, il de- lio Facile, abbondante e a basso prezzo. rarlo su dal mare. Ma con un prezzo di domanda e il prezzo del petrolio. Ma la clino ha investito un altro grande serba- Non che estrarlo sia mai stato facile. Non mercato che ha scavalcato anche i 70 tendenza non potrà essere rovesciata a toio, quello del Mare del Nord e l’Europa esistono laghi sotterranei di petrolio. Il dollari e sembra conoscere, tranne pic- lungo. Un cinese consuma, oggi, in me- in generale. L’anno prossimo, avverte fiume di greggio che arriva in superficie cole pause, solo la direzione verso l’alto, dia, un quarto dell’energia di un sudco- l’Agenzia internazionale dell’energia, la nasce da tante goccioline formatesi nel- per le compagnie petrolifere sembra an- reano. Difficile pensare che, nel giro di produzione di petrolio nel mondo, fuori le cavità di rocce porose. Quando si rom- cora un affare. Il problema, tuttavia, è: qualche anno, non arrivi almeno a metà dal Golfo Persico, sarà inferiore a quella pe lo strato di roccia impermeabile che quanto ce n’è lì sotto? Nessuno ha anco- del consumo del paese vicino. E, se un 2005. Val d’Agri, giacimento giovane, è ne ha impedito la dispersione, la pres- ra trovato un megagiacimento in fondo miliardo e mezzo di cinesi raddoppiano ormai un evento raro, quasi un’illusione sione lo porta in superficie. Ma è una fa- all’oceano. Eppure, di megagiacimenti è la domanda di energia, il conto diventa ottica. Il simbolo di questa fase dell’era se che dura poco. Solo il 10-15 per cento fatta la storia dell’Era del petrolio. pesante. Prima o poi, il petrolio non ba- del petrolio bisogna cercarlo altrove. Ad del greggio di un giacimento esce spon- Il 20 per cento della produzione mon- sterà più. Ci vorranno le energie alterna- esempio su quelle meraviglie di tecnolo- taneamente. Poi bisogna intervenire, diale di petrolio (oltre 80 milioni di bari- tive: vento, sole, idrogeno, nucleare. gia che sono le piattaforme, come queste reiniettando acqua o gas nel pozzo per li al giorno) viene da soli 14 giacimenti, Quasi tutte, oggi, costano più del petro- nell’Adriatico, fuori Ravenna, che suc- alzarne artificialmente la pressione. Co- chiamati i supergiganti. Ma l’età media lio, anche ai prezzi attuali del barile. La chiano idrocarburi dal fondo del mare. sì se ne recupera un altro 20 per cento. Al- di questi pozzi è di 40 anni. In totale, il 70 verità è che l’energia costa: è solo la Qui, si produce gas, non “olio”, ma il sim- la fine, non resta puramente e semplice- per cento della produzione globale vie- Grande Era del Petrolio che ce lo ha fat- bolo non cambia. Intorno ai cilindri in mente che pomparlo fuori. Per questo, la ne da pozzi che stanno sputando petro- to dimenticare. prima metà di un pozzo è sempre più fa- lio già da 20 anni. I grandi ritrovamenti cile e più economica da estrarre della se- sono sempre più rari e isolati. Più esatta- conda metà. In ogni caso, del greggio mente, ogni anno, in ogni regione del

Repubblica Nazionale 32 18/09/2005 contenuto in un giacimento non si recu- mondo, Golfo Persico compreso, si DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33

LA PIATTAFORMA Nella pagina pagina a fianco due immagini della piattaforma petrolifera Eni a largo di Ravenna

Quando l’austerity spense la luce all’Italia di Rumor

EDMONDO BERSELLI ma, allorché il duo Carli-Colombo aveva imposto una dura stretta finanziaria a un paese troppo allegro, e l governoRumor, classica coalizione di un cen- che adesso ridiventava parola corrente. Pronunciata trosinistra declinante, varò i provvedimenti all’inglese, l’austerità aveva un che di churchilliano e contro la crisi petrolifera il 22 novembre 1973, di inevitabile, con tracce doverose di sangue, sudore, un mese e mezzo dopo lo scoppio della guerra lacrime e patriottismo. arabo-israeliana. Era come se un’immane sa- L’austerity era l’ineluttabile. Non una scelta go- racinesca dovesse scendere sul paese del sole: vernativa, bensì un obbligo imposto dalla durezza unI oscuramento, anzi, un autentico “effetto notte” delle circostanze. Tuttavia era anche in sintonia con come nel film di Truffaut uscito quell’anno. Con l’il- il clima generale del paese: se gli anni Sessanta sono luminazione pubblica ridotta del 40 per cento, ai co- testimoniati dall’euforia artificiale de La dolce vitao lori di un autunno desolato si sarebbe aggiunto il buio del Sorpasso, i Settanta, anni di piombo e al mo- precoce determinato dalla chiusura dei cinema e dei mento anni di (scarso) petrolio producono un capo- teatri alle 23, così come prescritto per bar e ristoranti, lavoro come Amarcord, in cui Federico Fellini guar- mentre l’orario limite per i negozi fu fissato alle 19, con da a ritroso, a una Rimini trasognata e nebbiosa, pro- l’obbligo di spegnere le insegne e di oscurare le vetri- vinciale ed eterna, oppure l’epopea funebre realiz- ne. Il tg del primo canale, che era sempre andato in zata da Luchino Visconti con Ludwig, che fissa la tri- onda alle 20.30, un tipico orario mediterraneo, fu an- logia decadente, anzi mortuaria, composta da La ca- ticipato di mezz’ora. duta degli dei e Morte a Venezia. La crisi petrolifera era precipitata su un’Italia vaga- Pessimismi, esorcismi. Giustificati, se è vero che mente attonita, sospesa, impreparata: sono gli anni quell’anno, a dicembre, la produzione automobili- Settanta, «gli anni della maturità che non sapemmo stica crolla del 25 per cento, e l’Avvocato Agnelli sfog- avere», secondo Giuliano Amato. Il paese aveva accu- gia il suo lugubre amor fati: «Prepariamoci, durerà a sato la crisi sorda del centrosinistra “storico”, e la sua lungo». Con notevoli soddisfazioni invece nell’ultra- incapacità di fare le riforme che la società e l’establish- sinistra, che vede nello shock petrolifero la conferma ment attendevano. Il Sessantot- di tutte le sue ideologie, dalla to e l’autunno caldo avevano caduta tendenziale del saggio spazzato via le ultime illusioni. È il 22 novembre di profitto all’insostenibilità In numerose frange della sini- del sistema capitalistico. E con stra, non soltanto quella extra- del 1973 il governo qualche elegia di vari ecologi- parlamentare, si era formata la sti, che intravedevano nella cri- convinzione che il modello di vara i provvedimenti si un’opportunità politica o sviluppo capitalistico fosse arri- corporativa. Ma non solo: il vato al capolinea. Anziché per- pauperismo di Stato era in sin- seguire la crescita e la formazio- restrittivi e sembra tonia anche con la visione del ne della ricchezza, il paradigma Pci di Berlinguer. Sarà un caso, più in voga predicava di distri- che la grande sventura ma la crisi petrolifera è perfet- buire equamente la povertà. tamente contemporanea alla Sotto questo aspetto il petro- sia imminente sofferta elaborazione del lio era qualcosa di oscuramen- “compromesso storico” tra le te simbolico: era l’oro nero, il Ma il Paese reagisce forze popolari e democratiche. sangue minerale sottratto ai I tre articoli seminali della vi- paesi derelitti, ai «dannati della rata politica comunista ap- terra» dell’ideologo terzomon- in modo imprevedibile paiono infatti su Rinascita fra dista Franz Fanon, il prodotto tra il 28 settembre e il 12 ottobre, della grande rapina dei ricchi ai trasformando le e a posteriori si può forse dire danni poveri. O perlomeno un che non rappresentano solo agente malefico del degrado domeniche senz’auto l’esito di una riflessione conno- ambientale. E se dunque la tata dalla preoccupazione per guerra del Ramadan, o del Kip- in occasioni di festa la tenuta sostanziale della de- pur, secondo i punti di vista, mi- mocrazia («non si governa con nacciava di lasciare a secco il ca- il 51 per cento»), ma anche uno pitalismo avanzato, tanto peggio per il capitalismo: e sfondo intellettuale caratterizzato da un pessimi- per la società dei consumi. Al posto del progresso, to- smo intrinseco sulle sorti della società italiana. Nasce tem tradizionale della sinistra, aveva preso forma la di lì la scelta di rinunciare per il momento al conflitto concezione di un mondo tristemente stazionario, politico e di fronteggiare la crisi di sistema con l’u- con il salario “variabile indipendente”, e il pensiero nione delle «grandi masse», comuniste, socialiste e messianico del “nuovo modo di fare l’automobile”. cattoliche. Metà moderno e metà drammaticamente arretra- Ci sarebbero voluti altri tre anni prima che il com- to, il paese era effettivamente in bilico. E non soltanto promesso storico prendesse la forma della solida- perché alcune fazioni della sinistra avevano sotto- rietà nazionale. Ma nel frattempo si codificava la scritto l’idea che esistesse una condizione rivoluzio- necessità di ridurre il ritmo della società italiana, di naria, e che dunque alle avanguardie operaie fosse aggrapparsi a solidarietà storiche e istituzionali, consentito far partire l’esperimento sovversivo. Ma nella convinzione che l’opinione pubblica avrebbe era l’intero paese a trovarsi in una condizione irreale, accettato questo rallentamento come un compito nel guado fra la modernità e la disperazione civile: doveroso e utile. Una penitenza da accettare con tanto per dire, nell’estate del 1973 c’era stata la deva- rassegnazione socialista e cristiana (cattocomuni- stazione morale dell’epidemia di colera a Napoli, il se- sta, per i malevoli). Così come si doveva allora ac- gno di un tragico fallimento sanitario e di governo, un cettare che il governo di centrosinistra rallentasse il caso di folklore noircome piaga infamante su un’Ita- traffico, varando le mitologiche “domeniche a pie- lia inguaribile. di”, cioè bloccando l’uso delle auto nei giorni festi- Lo shock petrolifero sembrò rappresentare un col- vi. po mortale all’Italia dell’industrializzazione precaria, Eppure, ciò che poteva apparire come una misu- afflitta da un’inflazione “non europea”, superiore al 10 ra quaresimale ebbe una conseguenza imprevedi- per cento e dalla prospettiva di una situazione politica bile. Nei giorni di festa le città si trasformarono in un paralizzata. L’embargo dell’Opec diede la sensazione festival della mobilità precaria. Una società che do- che la catastrofe ventura fosse l’unica realtà con cui fa- veva essere intristita dagli scenari neri, a cui aveva- re i conti. Certo, il pessimismo aveva le sue ragioni. La no spento il sole dell’avvenire, depressa per l’incer- tragedia cilena di Salvador Allende, avvenuta l’11 set- tezza del futuro, cominciò a sciamare per le strade tembre, aveva lasciato uno strascico emotivo fortissi- svuotate dalle macchine, usando qualsiasi attrezzo mo, inutilmente ribaltato nel paradosso dal canto sen- o mezzo di locomozione “alternativo”. Una folla di timental-politico degli Inti Illimani: «El pueblo unido biciclette, tandem, risciò, pattini, monopattini, car- jamas sera vencido». Non c’era in fondo da stupirsi se rozzelle, nonché cavalli e altri animali, invase la sce- l’Italia era considerata “l’homme malade” del conti- na urbana e occupò gli schermi televisivi, con un nente: ne fa fede una copertina di Time, con l’immagi- formidabile effetto euforizzante. Secondo una va- ne di Enrico Berlinguer su uno sfondo rosso e lo strillo lutazione pessimistica, gli italiani avevano trasfor- “The Red Threat”, la minaccia rossa. mato una tragedia in un picnic; per i meno maldi- Ma in quel ’73 la minaccia era economica prima che sposti verso il carattere italiano, la cupezza dell’in- politica. Con il prezzo del barile alle stelle, e con la ben- verno del 1973 era stata illuminata dalla fantasia na- zina che avrebbe toccato un prezzo vicino agli attua- zionale. Con un graffio d’ironia surreale, l’indimen- li due euro al litro, e non c’è dubbio che la crisi era au- ticato Rino Gaetano avrebbe sintetizzato cantando: tentica, di portata mondiale, ineludibile. Eppure la te- «Il riscaldamento centralizzato più ti scalda più ti rapia fu davvero italiana, basata sulla certezza che a conviene / Niente carbone, mai più metano / pace, una malattia reale si potesse rispondere con una cu- prosperità e lunga vita al sultano». ra figurativa. Certo, anche gli altri paesi occidentali Lentamente, i provvedimenti dell’anno più buio reagirono alla crisi con misure che toccavano lo stile si attenuarono con il mutare della situazione inter- di vita collettivo: ma qui da noi ci si mise un sovrappiù nazionale. A marzo 1974 la circolazione automobi- di paternalismo, come se si trattasse di una giusta pu- listica nei festivi fu ripresa a targhe alterne; e prima nizione per gli sprechi del passato, per le irresponsa- della stagione turistica le restrizioni vennero sospe- bilità di chi si era fatto travolgere dalla motorizzazio- se. Ripensando ai Settanta, Giuseppe De Rita ha ne e irretire dal consumismo. scritto che furono «gli anni della società», in cui l’I- Il bianco e nero della televisione di Stato appariva talia resistette grazie alla spontaneità popolare e al- perfetto per restituire il colore dell’epoca, una sfuma- la solidarietà implicita nelle reti sociali. È possibile tura di grigi, un clima psicologico moralistico, quasi che anche l’inventività spettacolare con cui fu esor- punitivo. Si trattava del trionfo inaspettato dell’“au- cizzata la grande paura delll’oro nero appartenga a sterity”, un termine che era stato ripescato da Aldo questa creatività, talora deplorata, talvolta così ina-

FOTO BRUNO BARBEY/MAGNUM Moro ai tempi della “congiuntura” di dieci anni pri- spettatamente utile. 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

il racconto Hanno nomi strani e dialettali ma basta poco per capirli, Nuove tradizioni le regole cambiano da cortile a cortile ma è facile mettersi d’accordo anche tra nazioni diverse, sono antichi ma le novità vengono subito accolte. A tenerli assieme è lo spirito dei giocatori. Che si ritroveranno a Verona per celebrare la festa dei loro passatempi preferiti

Biglie e figurine sulla strada dei giochi

MICHELE SMARGIASSI impropriamente “giochi” e sono piut- singhe mortifere della promozione a svolgimento prevedibile come una li- tosto passatempi tecnologici per bam- L’asfalto è l’unico “sport” (professionismo, sponsor, re- turgia, gli spazi tanto vaghi quanto im- VERONA bini (playstation) o adulti (videofoni- golamenti scritti, campi recintati, profanabili, il tempo isolato dal corso no), costosi, solipsistici, nevrotizzanti, luogo dove scuole a pagamento). Dalla museifica- della vita ordinaria. Fossili di riti ormai ome sarebbe bello, e che lasciano al giocatore l’unica libertà zione, perfino quella più seria e meri- privi di significato sopravvivono in mol- quanto gioverebbe a en- di spingere pulsanti preordinati, tra- Assoluto e Relativo toria (a Torino esiste un centro comu- ti giochi tradizionali: proprio nello s’- trambi, se i teo-con e i pen- sformandolo in una funzione del nale di cultura ludica). cianco, la lippa veneta, archetipo del ba- satori-deboli, anziché software o in una periferica del- si conciliano seball (con due colpi ravvicinati di ba- Cbombardarsi a distanza dagli spalti dei l’hardware. Il gioco autentico è quello , dove L’incubo dei vigili stone si fa volare in aria un legno a forma giornali, venissero qui a Verona, nel che può possedere alcuni semplici Il gioco vero è quello che si gioca in stra- di fuso, gli avversari devono acchiap- prossimo fine settimana, per sfidarsi a strumenti (non sempre: per la morra Costrizione e Libertà da, con l’incubo dell’incursione di un parlo con le mani) il primo battitore è te- una partita di s’ciànco. O magari a pici, bastano le dita di una mano) ma non se vigile urbano. O in cortile, schivando le nuto a percuotere la pedana-base, la carrom, penàcio, pizzicantò, pantalèra, ne fa possedere. Che impegna il corpo sono le facce lamiere delle auto parcheggiate. O in mare (“madre”: e già siamo in pieno rito o a qualsiasi altro a scelta fra i trentacin- ma non lo mortifica. Che sporca il fon- un giardino, se ne trovi ancora uno. Il ctonio) invocando il permesso di gioca- que giochi che si potranno liberamente do dei pantaloni e sbuccia le ginocchia, gioco di strada, oggi, è un animale in via re. Pierino Daudry, valdostano, storico imparare e praticare sui selciati della ma lascia incolume la mente. della stessa medaglia d’estinzione per scomparsa dell’habi- cultore dei giochi etnici, ricorda che a La città di Giulietta nei tre giorni di Tòca tì, Niente passatismo: il gioco di strada tat naturale. Sommati, i praticanti ita- Thuile si giocò a pilla palmaria(un altro il festival internazionale dei giochi di ha sempre accolto volentieri i nuovi ar- liani dei trentacinque giochi in pro- pre-tennis a mani nude) nel cimitero strada. Preferiremmo s’cianco, che in rivati (le figurine Panini, i tappi a coro- gramma a Verona non raggiungono le parrocchiale finché il vescovo lo proibì italiano si chiama lippa, solo perché tra na delle bibite, le palline di plastica con IL FESTIVAL DEL “TÒCA TI” tre-quattromila unità. Ci sono giochi severamente a tutti i paesani, curato tutti è il più cosmopolita: giaré a Bolo- le foto dei ciclisti). Niente tecnofobia: “Tòca Ti” (tocca a te), che contano poche decine di appassio- compreso. gna, nizzaa Roma, ciaramellaa Torino, Giuseppe Giacon, il quarantenne vero- terza edizione del Festival nati superstiti, come la balina, un pa- Tanta sacralità sembrerebbe dare ai pendolo-pandolo a Venezia, ciribé a Fi- nese che con la sua Associazione giochi internazionale dei Giochi leo-tennis senza racchette che si gioca teo-con, nell’ipotetica sfida con i relati- renze, ma anche pàdul in Tibet, one- antichi da tre anni promuove il festival, in Strada, promosso ormai solo nel cortile della parrocchia visti, il vantaggio del fattore-campo. Del two-cat negli Usa, bitoque in Spagna, di mestiere fa il progettista in una mul- dall'Associazione giochi antichi di Santa Maria ai Monti di Valeggio sul resto, ebbe ad osservare Paul Valéry, la ghilladanda in India. Non importa chi tinazionale dell’elettronica. Niente e dal Comune, si svolgerà Mincio. Qualche assessore volontero- teologia del gioco non tollera atei né uscirebbe vincitore dal duello filosofi- purismo: benvenuti anche skateboard da venerdì 23 a domenica 25 so offre campi recintati ai giochi tradi- scettici: o si sta al gioco, o si è guastafeste, co: il solo giocare dovrebbe far com- e beyblade (che però l’anno scorso per- settembre a Verona. zionali: ma in gabbia il gioco selvatico bari, apostati da scacciare. Ma qui, im- prendere ai due schieramenti avversi sero la gara di durata con le loro nonne, Trentacinque giochi tradizionali diventa sterile come il panda. prevedibilmente, il gioco di strada (e so- che esiste un luogo in cui Assoluto e Re- le trottole di legno). Perché non è il le- italiani e stranieri saranno giocati Solo nello spazio pubblico liberato, o lo quello: non lo sport codificato, non i lativo si conciliano, Regola e Dialettica gno piuttosto che la plastica a fare di un da squadre di giocatori esperti meglio rubato, il recinto sacro del gioco videogames meccanicamente rigidi) ri- vanno d’accordo, Costrizione e Libertà gioco un vero gioco. È lo spirito del gio- ma anche dai visitatori in oltre può magicamente materializzarsi. Che vela la sua sorprendente natura dialetti- sono due lati della stessa medaglia. catore, o meglio della «comunità gio- duecento partite. Convegni il gioco tragga origine dal rito religioso è ca, flessibile, di libertà, dialogo, tolle- Quel luogo, appunto, è il gioco. Fon- cante», il bene da custodire. «Niente la- su arte sacra e gioco, culture assodato (anche se, su questo, Roger ranza. Nessuna regola vale se i giocato- damento ancestrale del ragionamento, crime», dice Giacon, «se un gioco tradi- ludiche e spazi urbani, Caillois dissentiva da Huizinga e dal suo ri, prima di iniziare la partita, non si so- come stabilì il pontefice del pensiero zionale muore perché nessuno lo gioca gastronomia, e una mostra maestro Frobenius). Nei dipinti sacri, no esplicitamente messi d’accordo per ludico Johan Huizinga (senza Homo più: vuol dire che ha esaurito la sua for- dedicata alla trottola completano dove ogni dettaglio ha un significato confermarla («Frullo non vale!» è l’im- Ludens niente Homo Sapiens), zona za ludica. Guai invece se un gioco muo- il programma. metaforico, Gesù bambino ha spesso in mancabile introibo del calciobalilla). crepuscolare fra natura (anche gli ani- re ammazzato». Da cosa, da chi? Dal- Nella pagina: le foto dei Fratelli mano biglie e trottole. Proprio la trotto- Nessuna regola è assoluta e immutabi- mali giocano) e cultura, spazio sacro in l’urbanistica a misura d’automobile, Alinari sui giochi di strada la, ur-giocattolo già noto a Platone, na- le, ogni norma è sempre suscettibile di cui s’incontrano «il bambino, il poeta, che scippa i campi da gioco, marcia- più diffusi nei diversi paesi sce in Egitto come strumento divinato- un margine di adattamento (di un po’ di il primitivo». Il gioco selvaggio, però. piedi selciati e piazzette. Dall’abbrac- del mondo rio. Le parentele tra gioco e sacro sono gioco): nel penacio, antenato del bad- Quello più vicino allo stato di natura. cio soffocante del folclore da pro-loco evidenti proprio nel gioco di strada, con minton e del volano, ogni giocatore può Non quelle cose che oggi chiamiamo (calcio in costume eccetera). Dalle lu- le sue regole semplici come dogmi, lo usare la batarèla che preferisce, per for- Repubblica Nazionale 34 18/09/2005 FOTO FRATELLI ALINARI DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

Dopo aver preparato la colazione Non c’era ragazzo a Budapest La casa offriva una parete ideale a Maria sono sceso in strada. che avrebbe potuto chieder per un gioco in cui una spaldeen Il Teschio e gli altri giocavano di meglio di quel magnifico campo: veniva fatta rimbalzare contro a calcio sotto il sole. «Vai in porta», non c’era in tutto il mondo un muro ed era attesa dal ricevitore mi ha urlato Salvatore. uno spazio che si adattasse piazzato sulla via che sfrecciava ‘‘ E io mi ci sono messo ‘‘ altrettanto bene al gioco ‘‘ tra le auto per afferrarla

Da IO NON HO PAURA Da I RAGAZZI DELLA VIA PAL Da LA FORTEZZA DELLA SOLITUDINE di Niccolò Ammaniti di Ferenc Molnar di Jonathan Lethem

ma e dimensione. E quando i giocatori come fossero divine. Ma solo per la par- lo vogliono, anche i dogmi più rigorosi tita in corso. Perché ad ogni nuova ma- cambiano: se il campo da gioco è in pen- no si ricomincia da zero, ed è qui che il denza, si può decidere che il giocatore gioco fa paura ai potenti, perché non di pici(biglie) costretto a giocare in sali- Il prato perduto di Achille Campanile stabilisce poteri superiori all’uomo, né ta ha diritto a due cricchi(calcetti del di- accumula punteggi (questo lo fa lo to) anziché uno per turno, e non c’è de- sport, malattia senile del gioco), ma ri- calogo divino che possa vietarlo. Pro- STEFANO BARTEZZAGHI mette sempre tutto in discussione. Co- prio questo relativismo obbliga i con- ella sua Cantilena all’angolo della strada (Rizzoli), gli apporti della tecnologia e del marketing dei nuovi giochi: sì, nulla di più censurato e represso dei tendenti a cercare l’accordo: altrimenti Achille Campanile parla dell’ultimo giorno in cui da ma anche e soprattutto perché il gioco è uscito dai suoi re- giochi di strada. Ufficialmente perché si non c’è partita. A Verona lottatori scoz- Nragazzino andò a giocare sui prati: «Senza saperlo, cinti spaziali e temporali, si è frantumato e si è insinuato in presterebbero all’azzardo: ma oggi chi zesi della medievale backholde lottato- tornai a casa come se niente fosse; e da quel giorno non ho ogni altra attività umana. Il gioco non c’è più: oggi c’è il “lu- scommette sulle trottole? Eppure, stra- ri sardi della s’istrumpa (documentata più giocato in un prato». Come sarà andata? Ormai adulto, dico”, una dimensione frattale che non si oppone alla sfera no ma vero, è tuttora vietato farle corre- da bronzetti nuragici) si sfideranno: Campanile cerca di ricostruire la vicenda: «Probabilmente del “serio”, ma la penetra e contribuisce a determinarla. Il te- re sulla pubblica via. Per non parlare hanno scoperto che i rispettivi giochi l’indomani di quel giorno e i successivi non potei andare a lefonino è un oggetto funzionale o ludico? Il computer è uno della morra, da decenni proibita per s’assomigliano molto, ma non del tutto: giocare per una ragione qualunque; forse pioveva, o partii, strumento di lavoro o di gioco? La nuova Punto è un mezzo motivi di pubblica sicurezza («induce dovranno stabilire nuove compatibilità o stavo poco bene». Fra un contrattempo e l’altro, il picco- (di trasporto) o un fine («I giovani devono considerarla scu- alle risse»). (toccare il tappeto con le ginocchia è at- lo Achille non tornò più sul prato: «Ma è certo che “basta” sate la parola figa», Lapo Elkann) ? Gli esempi si possono mol- terramento o no?). Sempre a Verona, non lo dissi mai. Così mi è rimasta quell’impressione di una tiplicare, ma l’inciampo è nella parola “o”: il ludico oggi non Le donne e i birilli immigrati cingalesi elettrizzati hanno cosa troncata a metà; di non avere finito di giocare sui pra- è alternativo alla funzione ma ne fa parte. Nulla funziona più Oggetto antropologico anomalo, in- scoperto che possono sfidare a s’ciànco ti; e una latente mentalità di dovervi tornare; qualcosa co- se non viene ben “comunicato” a un pubblico, e il ludico è la governabile, imprevedibile, il gioco li- gli italiani, adattando appena un po’ le me se pensassi: - Accidenti, dovevo andare a giocare sui migliore strategia di coinvolgimento. Così al discorso politi- bero incute soggezione e rispetto. Il regole del loro kali: di modo che le ata- prati e ho fatto un tardi fantastico-». co e sociale si affianca e confonde il gossip, le strategie finan- gioco diverte, ma non fa mai ridere. viche comunanze indoeuropee aiuta- È lecito dunque pensare che persino questo Achille Cam- ziarie sono vissute come gioco (a partire dall’ormai topico Anzi: può far tremare. Quando le don- no il dialogo interculturale. Ma questo panile per una volta pensoso e non esilarante si incuriosi- “risiko bancario”), la vita aziendale è dominata dall’idea del- ne di Campo, Aragona, mollano le fac- accade anche per le mille varianti del rebbe dell’iniziativa veronese: come anche delle attività la squadra. Come accade ai bambini che arrivano in una stra- cende domestiche esclamando «¡En de gioco della palla-a-braccio (che fino al- dell’Accademia del gioco dimenticato fondata da Giorgio da, in una scuola, in una spiaggia, in un villaggio turistico per chugà los birilles!» (vado a giocare a bi- l’Ottocento, storia ormai dimenticata, Reali, come anche del libro di Gianni Micheloni su teoria e la prima volta: offrite loro di giocare, e li avrete coinvolti. rilli!), i maschi di famiglia rabbrividi- era considerato lo sport nazionale itali- pratica del gioco delle biglie in spiaggia, come anche del li- L’attuale interesse per i giochi di strada non è archeolo- scono ma non osano fermarle. I birilli co, contava sferisteri in tutte le grandi bro di Sandra Petrignani sui giocattoli di una volta, come an- gico, e non è del tutto etnologico, come accadeva nel bel- sono l’unico gioco ad essere riservato città, e continuò ad avere tifosi come che di quel romanzo, peraltro un po’ deludente, di Stefano lissimo studio di Iona e Peter Opie (Children’s games in in molte comunità esclusivamente al- Pavese e Fenoglio, grandi giocatori di Benni in cui il gioco della “pallastrada” diventa l’unico nu- street and playground, 1969), che in Italia ebbe il privilegio le donne: gruppi di amazzoni del pa- pantalèra) che obbligano i giocatori di cleo di resistenza a un universo ludico e sportivo totalmen- di una ragionata segnalazione di Primo Levi. Corrisponde, leo-bowling esistono in mezza Euro- villaggi limitrofi ad estenuanti media- te schiavo della tv e del suo riconoscibile padrone... a proposito di Levi, a una ricerca di radici: risalire alle fonti, pa, una anche a Farigliano, in Piemon- zioni normative. Eppure funziona: All’epoca in cui scriveva Campanile, negli anni Trenta, i quando il gioco non era ancora “il ludico”. Come tutti i fe- te, e se guardi i loro birilli capisci l’an- quasi nessuno dei giochi di strada pre- giochi di strada potevano tutt’al più essere l’argomento di un stival che punteggiano lo Stivale anche queste manifesta- goscia dei mariti: allungati, dalla gros- vede la necessità di un arbitro. Fidarsi elzeviro, una bella paginetta scritta in linguaggio fiorito su zioni fanno parte del ludico, naturalmente: ci propongono sa punta, decisamente fallici, vengono dell’avversario a cui hai stretto la mano: qualche malinconico non-evento della vita spirituale di uno per un weekend un coinvolgimento che ci diverta dalle cu- abbattuti senza pietà a colpi di palle di ecco un bel dogma democratico che il scrittore. Oggi sono invece un luogo molto frequentato, a cui re quotidiane. Ma hanno il merito di aprire uno spiraglio da legno. Sublimata quanto volete, ma gioco ci insegna. ritornare non solo con la memoria. L’atteggiamento di chi ha cui possiamo sbirciare ciò che il gioco (ma non il ludico) è: sempre di castrazione si tratta. Dicia- Il gioco di strada, insomma, fa quel la sensazione di aver “fatto un tardi fantastico” è molto dif- la sua potenza originaria, il suo tempo assoluto, i suoi spa- mocelo: il gioco di strada è appassio- che l’uomo associato non sembra più fuso. L’universo del gioco ha cambiato faccia, e non solo per zi senza recinti, la sua dimensione non frammentata. nante, magico, suggestivo, ma va ma- aver voglia di fare: fonda le regole sul neggiato con cura. Mica è roba da dialogo e sul consenso, e poi le rispetta bambini. Repubblica Nazionale 35 18/09/2005 Repubblica Nazionale 36 18/09/2005 DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

le storie Tredici anni di reportage fotografici in ventisette paesi Sguardo coraggioso sparsi nei cinque continenti, seguendo il filo rosso di un tabù: l’infanzia che non vorremmo mai guardare, randagia, miserabile, violata, affamata. Il risultato sarà tra pochi giorni in libreria: “Born Somewhere”, lavoro controcorrente del fotogiornalista Francesco Zizola Alla scoperta dei bambini invisibili

PIETRO VERONESE ogni anno muoiono a causa di sete, malnutrizione, mancanza di cure me- nostri tempi di comunicazione diche, violenze. I venti milioni che na- totale, informazione globale e scono sottopeso perché la madre vive visibilità universale contengo- di stenti e privazioni. I cinque milioni no un doloroso paradosso. Sia- che per le stesse cause non raggiungo- mo ormai diventati ubiqui; sia- no il quinto compleanno. I milioni di mo in ogni luogo in ogni mo- sieropositivi alla nascita, i milioni di Imento; il mondo intero è racchiuso orfani dell’Aids nell’Africa subsaharia- nello schermo del computer. Tutto è a na (dati Onu). Intuiamo perfino che portata di clic. Eppure questa podero- quegli altri bambini — i non privilegia- so inarrestabile motore di ricerca pla- ti, i non accuditi, i non sfamati, i non netario mantiene — o meglio, crea ex salvati — sono di gran lunga i più. La novo — zone d’ombra, angoli bui. maggioranza. Preferiamo, però, non Nuove invisibilità. La smisurata quan- vederli. tità di dati disponibili genera assuefa- Le fotografie di Francesco Zizola ce zione. L’eccesso di accumulazione, li mostrano. Bambini randagi, sguardi indifferenza. perduti, solitudine esistenziale asso- I governi del G8 stanziano fondi co- luta, giochi miserabili, infanzia smar- lossali per salvare l’Africa ma l’ultima rita, innocenza violata, ubiquo dolore. carestia in ordine di tempo (Niger, Bambini ai quattro punti cardinali, nei Mali, Mauritania) passa pressoché cinque continenti, in ventisette paesi. inosservata e quasi senza aiuti. I me- Accomunati dall’infelicità, dallo spa- dia scalpitano per disvelare ogni mi- vento impresso nelle pupille, dalle ter- stero residuo ma quand’è estate rifug- ribili prove subite in un tempo della vi- gono dalle notizie tristi, capaci di tur- ta che dovrebbe essere solamente bare il lettore villeggiante e l’inserzio- quello dell’amore e della spensiera- nista riluttante. Frugano nella vita dei tezza. divi, ma si ritraggono con disgusto dal- Sicuramente c’è un partito preso in la morte dei poveri. Sono attenti alle questo lavoro di Zizola sull’infanzia, grandi disgrazie del mondo, a condi- che copre un arco di tredici anni. Man- zione che coinvolgano turisti. Predili- ca dalle sue pagine anche un solo sorri- gono le catastrofi spettacolari, rifug- so, un lampo di gioia, un barlume di FAVELAS E ORFANOTROFI gono dall’indagare la scomparsa si- La foto in alto è stata scattata in Brasile, a Sao Paulo, nel 1993, e mostra speranza. Ci sono decessi, lutti, funera- lenziosa di un’intera generazione di un bambino di sei anni nella “Rua das lacrimas”, favela di Heliopolis. Quella li, sepolture e nemmeno una nascita. africani divorati dall’Aids. in basso ritrae una ragazzina di otto anni in un orfanotrofio per bambini Un solo battesimo e anche quello sot- Al cuore di tale difficoltà sta il lavoro sieropositivi a Port-au-Prince, Haiti, nel 1999. Entrambe sono tratte dal libro tende un dramma, una privazione, una dei fotoreporter, occhio del mondo. Il di Francesco Zizola “Born Somewhere”, edito da Fusi Orari guerra immanente. Nessuno sguardo è mercato oggi predilige la foto “bella”: innocente e tanto meno quello di un re- la foto esornativa, esteticamente ap- porter che ha visto il mondo fin troppo. pagante. La foto che non turba lo Questa raccolta di fotografie ricorda sguardo, bensì lo compiace. La foto Inferno di James Natchwey, il cupo ca- che non arresta, ma si lascia sfogliare. polavoro di uno dei massimi fotogior- Amiamo il vero, purché di bell’aspet- nalisti viventi. È un inferno anche que- to. Oggi che possiamo vedere tutto, sto, sia pure ristretto all’universo in- non siamo poi così disposti a guarda- fantile. Un inferno di miseria, privazio- re, Questo, dicono i professionisti, è ne, violenza, carcere, morte, dal quale l’indirizzo attuale. E chi non si unifor- ogni scintilla di possibile redenzione è ma ha le sue difficoltà. assente. Se mai vi si trova, l’obiettivo Francesco Zizola, già giovane mae- non l’ha colta. stro del fotoreportage italiano, oggi Tuttavia, noi possiamo rimpiangere uno dei tre o quattro fotogiornalisti ita- ciò che queste fotografie non ci mo- liani di rinomanza internazionale, è tra strano e della cui esistenza restiamo coloro che non si uniformano. Il suo li- convinti — siamo liberi cioè di conti- bro Born Somewhere, edito da Fusi nuare a credere che ci siano motivi di Orari, nelle librerie il prossimo 22 set- speranza —, ma non possiamo dubita- tembre, è tanto più controcorrente in re di quello che esse ci fanno invece ve- quanto ha scelto per tema un tabù: l’in- dere. Questa sofferenza, questo dolo- fanzia. Tabù psicologico, tabù pubbli- re, questo abbandono, questo crimine citario. Ciascuno di noi sa per certo che universale contro l’umanità che ha per non tutti i bambini del mondo sorrido- bersaglio la sua parte più debole, più no, giocano nei prati, mangiano bi- indifesa, più bisognosa di protezione, scotti e sofficini e sono lavati più bian- esiste. Qualcuno non ha distolto lo co da mamme che sorridono anch’es- sguardo, lo ha fotografato e ci chiede se. Sappiamo che ci sono anche gli al- adesso di avere lo stesso coraggio. Ci tri. I quattordici milioni di bambini che chiede di guardare anche noi.

con il sostegno dell’Unione Europea

in collaborazione con con il contributo di

Regione Provincia di Roma Repubblica Nazionale 37 18/09/2005 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

i luoghi Qui è morto per overdose John Belushi, qui Jim Morrison Strani alberghi ha provato a volare saltando da un tetto. E poi le canzoni dei Red Hot Chili Peppers e degli Eagles, le fotografie di Helmut Newton, i libri di Jay McInerney e gli amori dei divi del cinema: benvenuti sul set del Marmont, il castello noir sulla collina di Hollywood

1 2 3 4 Chateau, l’hotel dei peccatori

EMANUELA AUDISIO Rodolfo Valentino con la moglie, lei fece una con- anni e molta voglia di divertirsi in stanza. In quella fessione alla reception: «Pensa più a fare l’amore numero 55 ci andarono Anthony Franciosa e Shel- LOS ANGELES con la cinepresa che con me». E quelli, carogne, an- ley Winters, in luna di miele. Ma c’era anche Anna notarono. Su Orson Welles lo staff avvisava: «Cola- Magnani nella stanza 68, Franciosa andò a trovar- l check-in è bizzarro, il check-out è con il co- zione con pomodori freschi. È ipocondriaco». Lo la, la Winters si fece dare il numero dal garagista, roner. I Led Zeppelin entrarono nella lobby Chateau vestiva e denudava. Ci fece il suo ingresso prese un coltello, salì al sesto piano e urlò: «Ora ti con le loro moto Harley, John Belushi se ne Dorothy Parker nel ‘48, con gonna a palloncino e ammazzo». La stanza 14 è quella di Warren Beatty uscì cadavere in un sacco con cerniera. Il ca- panama in testa, mentre Robert Mitchum venne (che ha lasciato debiti), Barbra Streisand e Janis Jo- Istello sulla collina. Chateau Marmont, il nome è ritratto mentre lavava i piatti con il grembiule, fi- plin. Perfino John Wayne fu tentato dallo Chateau, francese, ma nessuno lo dice tutto. Chateau, basta nalmente contento. Billy Wilder, il regista di A forse perché fuori c’era l’enorme cartellone pub- e avanza. L’Hotel California, come cantavano gli qualcuno piace caldo, era così affezionato all’al- blicitario di un cow-boy. The Malboro Man, molto Eagles. Una casa lontano da casa. Per qualcuno un bergo che disse: «Preferirei dormire in bagno, piut- macho. Wayne chiese la stanza migliore dicendo albergo, per tutti la Rive Gauche di Los Angeles. Ta- tosto che in un altro hotel». Nel luglio del ‘34 Wil- che voleva vedere cosa si provava a vivere come lento, amore, pazzia: nulla lo turba. Ha sempre as- der stava guidando la sua Desoto coupé su Sunset una star. Poi arrivò Helmut Newton che si mise a sorbito scandali, terremoti, e divi. Una fama co- boulevard, tutti quello che aveva era nella valigia fotografare nello scantinato della lavanderia: non struita sul male: morti, orge, droghe, overdose le- accanto a lui. Vide una specie di castello con torre come girano le lavatrici, ma donne nude con il pu- tali, tradimenti, storiacce. Nulla da nascondere, gotica, che gli ricordò l’Austria. Si fermò, affittò be rasato, che si piazzarono proprio lì, davanti agli tutto da dichiarare: glamour nero, molto chic. una piccola suite a 70 dollari al mese, e la divise con oblò. Eros alla centrifuga. Sul Mail On Sunday so- Troppa vita e morte, lassù a nord di Sunset. Trop- un altro emigrato, Peter Lorre. Facevano a metà pra la fotografia di Newton comparve la scritta Ho- pi sogni, pure. Jim Morrison strafatto provò a vola- anche del barattolo di zuppa al pomodoro. Wilder tel Californicazione. È lì che Newton, 83 anni, sta- re dal tetto in piscina, ma finì su un tendone. Già, fu assunto dalla Fox e partì per l’Europa. Tornò il va andando quando un infarto gli ha fatto perdere riders on the storm. Il castello commissionato da 23 dicembre 1935, senza avvisare. «L’hotel era tut- il controllo della sua Cadillac. The end, sul viale del Fred Horowitz fu progettato dall’architetto Arnold to occupato, i miei beni erano finiti in cantina. Però tramonto. Non poteva morire in un posto più de- A. Weitzman sul modello del chateau d’Amboise, notai che la toilette delle donne aveva un antiba- siderato. Per lui che vi alloggiava quattro mesi nella Loira, che aveva ospitato Leonardo da Vinci gno abbastanza spazioso e senza lucchetto. Così l’anno e che odiava il buon gusto era la fantasia più nel 1516. Nacque nel ‘29 nell’anno in cui la scritta mi misi a dormire lì. La gente era molto imbaraz- azzeccata. land si sgretolò dal nome Hollywood e Wall Street zata, veniva e esclamava: ma c’è un uomo che dor- Lo Chateau funziona, per lasciare e per ritrovar- sull’America. Il primo edificio per appartamenti me quaggiù. È stata l’unica volta che ho avuto una si. È cucina, camera da letto, ufficio, aula di tribu- antisismico, diceva la pubblicità. Poi per la crisi fu camera da letto con sei bagni». nale, luogo romantico e maledetto. Ci arrivi per trasformato in albergo. Lo Chateau garantiva sicu- Hollywood cambiava i nomi: Frances Gumm in una sera, per dare un’occhiata, per respirare l’at- rezza. Lì eri al riparo: safe. Pure e soprattutto se ti Judy Garland, Marion Michael Morrison in John mosfera, poi come De Niro ti fermi due anni. Ma- comportavi male. Anche quando Hollywood nel Wayne, Natasha Gurdin in Natalie Wood, ma lo gari nella hall ci trovate Sting che suona il piano, tra ‘34 s’irrigidì con il codice cinematografico e il sigil- Chateau riportava tutti al peccato originale. Nel gente che scrive libri ai tavolini, i Red Hot Chili Pep- lo di purezza. Come disse Herman Mankiewicz ad ‘33 Jean Harlow ci andò in luna di miele con il ma- pers hanno registrato un album nella suite. Allo uno sceneggiatore: «L’eroe o eroina devono esse- rito Pul Bern, che si sparò dopo due mesi di matri- Chateau si può. C’è chi crede che sia costruito so- re vergini. Il bandito può andare con gli pare, fre- monio, su un letto bianco, indossando il suo pro- pra una specie di vortice di energia. Liz Taylor nel gare, rubare, diventare ricco, ma bisogna che alla fumo. Era impotente e sposare Jean non era stata ‘56 ci portò Montgomery Clift in convalescenza fine qualcuno gli spari». Allo Chateau si poteva es- la cura giusta. La Harlow aveva accordi con la re- dopo il tremendo incidente d’auto, Greta Garbo le sere sbagliati, nessuno ti sparava. Vale la racco- ception: «Gone fishing» significava che andava in sue amiche con le quali fumava cigarillos in pisci- mandazione che Harry Cohn, boss della Columbia cerca di uomini (e della stanza di Clark Gable). Nel na. Hilary Swank ci ha festeggiato il compleanno Pictures, fece nel ‘39 a William Holden e Glenn ‘40 Errol Flynn, che si esercitava con il fioretto in al- del marito, Chad Lowe, Orlando Bloom ha preso in Ford: «Se dovete mettervi nei guai, fatelo allo Cha- bergo, fu accusato di aver fatto sesso con due di- affitto una suite per il ritorno di fiamma con Kate teau Marmont». Lì si poteva, anzi si doveva, il pec- ciassettenni. Howard Hughes invece soggiornava Bosworth. Lo Chateau ha la stessa fotografia di LA cato era il fratello maggiore. Hollywood, Babilo- all’ultimo piano dove aveva impiantato un tele- Confidential: vive adesso, con cd, dvd, ma sa cos’è nia, Château: a voi mondo. L’albergo delle star, del scopio con il quale spiava le giovani attrici in pisci- Billy Wilder il passato. È pulito, ma ha il candore di chi è spor- cinema, di chi vuole finalmente peccare senza na e nella loro stanza. Preferirei piuttosto co. L’arredo è anni Trenta e Cinquanta, i costi mo- controfigure. «Ti sembra di dormire con tutti quel- E poi c’era il bungalow del regista. Il numero 2, derni: la top suite, stanza 64, con tre terrazze, quel- li che hanno dormito qui», ha spiegato il fotografo quello accanto alla piscina. Dove Nicholas Ray fe- dormire‘‘ in un bagno la di Howard Hughes, la favorita anche di Bono co- Todd Eberle. Il produttore Louis B. Mayer ci ce le audizioni fino al ‘58. Per Gioventù BruciataJa- sta 3.300 dollari a notte. Sconti sulla vita l’albergo mandò Hedwig Kiesler, dopo averla vista simulare mes Dean arrivò con mezz’ora di ritardo ed entrò dello Chateau Marmont non li fa, nemmeno ai suoi più affezionati clienti. un orgasmo in un lago. Ma le diede un altro nome: dalla finestra. Ray aveva 43 anni, andava con Nata- In quattro mesi tra il 1981 e 1982 lo Chateau ha Hedy Lamarr, tanto alla diva del muto Barbara La lie Wood che ne aveva 17, a fare la spia fu Dennis che in qualsiasi perso William Golden, trovato morto a casa (era Marr non serviva più, essendo morta di overdose Hopper. Nel ‘48 Robert Mitchum e Lila Ledds ven- caduto, aveva battuto la testa, era troppo ubriaco nel 1926. Figurarsi se lo staff buttava via i messag- gono beccati nel loro bungalow dalla polizia men- altro hotel per chiedere aiuto); Natalie Wood affogata nel Pa- gi di Mayer: «Cara, hai più seno di quanto pensas- tre si fanno una canna. La condanna è di 60 giorni cifico, nel giorno del Ringraziamento, in circo- si». Lo Chateau libera i sensi, non incatena, non in- di prigione, ridotti a cinquanta per buona condot- stanze misteriose, dopo molti drink sul suo yacht, colpa. Conserva respiri, sospiri, rantoli. Ci andò ta. Nell’agosto ‘51 arrivò Grace Kelly, che aveva 21 e John Belushi, scoppiato nel bungalow numero 3

L’ATMOSFERA FRANCESE I soffitti a volta gotica, l’atmosfera decadente, i giardini in perfetto stile campagna francese: lo Chateau Marmont sin dagli anni Trenta è una leggenda a Hollywood. Costruito nel 1929, su progetto dell’architetto Arnold Weitzman, come suggerisce il nome, ricorda in tutto i castelli francesi. Da Bogart a De Niro, da Greta Garbo a Warren Beatty, non c’è star

Repubblica Nazionale 38 18/09/2005 che non abbia soggiornato qui DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

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VITE DA STAR dopo una settimana di party infiniti con Robin Naomi Campbell Williams e Robert De Niro. Cathy Evelyn Smith è fotografata la ragazza che prepara a John la palla veloce, “la per un servizio speedball”, cocktail di cocaina e eroina. Sulla li- di moda nel 1992 nea telefonica di Belushi il segnale: non disturba- sulla collina re. È il suo amico Bill Wallace a scoprirlo: a letto, dello Chateau nudo, le labbra viola, il lato destro spaventosa- Nell’altra pagina mente nero, almeno due segni di puntura sulle (a partire braccia. Disordine deprimente, quattro bottiglie da sinistra): di vino aperte, una lunga pila di messaggi, nel ba- 1) Humphrey gno un poster di Carlo Marx. Farcela e restare fre- Bogart gati dal successo a 33 anni. Il coroner è sempre nel giardino Thomas Noguchi, quello di Marilyn Monroe, che del suo bungalow; però stavolta viene sospeso e licenziato tanto le 2) Una modella sue autopsie sono improbabili. mentre posa Lo Chateau non ha lussi cafoni, né il sole che fil- per il grande tra. Il posto dove vanno tutti quelli che odiano LA. Helmut Newton Il personale sembra scelto tra i modelli di Calvin nella lavanderia Klein, in cucina nomi arabi, lo chef si chiama Islam. dell’hotel Lo scrittore Jay McInerney quando sbarcò a Hol- nel 1995; lywood dopo le Le Mille Luci di New York chiede 3) Orson Welles, consiglio sull’albergo e tutti gli rispondono: vai al- uno dei clienti lo Chateau, è lì che è morto Belushi. Si sistema in abituali una stanza. «C’era un’atmosfera da famiglia Ad- dell’albergo; dams, un servizio inglese, l’aria condizionata non 4) Led Zeppelin funzionava». Il suo agente gli fa notare lo sbaglio. alla finestra; «Prenditi un bungalow o un cottage dietro la pisci- 5) Il corpo na». Aveva ragione. «Una francese in topless mi di John Belushi passò davanti, c’erano Timothy Hutton, Julian morto nel 1982 Schnabel e tutta la banda del Saturday Night Live. per overdose Bad Boys and sweet young things». Cattivi ragazzi di eroina e dolci cose giovani. Nessuno ha fretta allo Cha- nel bungalow teau, tutti sembrano svegli da poco. In gergo: late numero 3; to bed and late to rise. Si danno appuntamenti, non 6) Robert Mitchum ci si presenta, il centralinista non ha troppa urgen- ritratto mentre lava za di recapitarvi il messaggio che aspettate da una i piatti vita. È cool così. «Il posto dove ti senti troppo vesti- Le foto sono tratte to con una cravatta e nudo senza una sigaretta», dal libro sempre McInerny. Quando il Big One scosse Los “Chateau Angeles, lo Chateau non tremò, anzi il cameriere Marmont, annunciò il terremoto con una battuta: «La vostra Hollywood” sveglia, signore». Cool, davvero. a cura Nel 1990 l’albergo, anche lo charme va in sface- di André Balazs lo, è stato acquistato da André Balazas, attuale Handbook compagno di Uma Thurman, che lo ha rinnovato. Universe E mentre lui parlava di cambiare arredo, Helmut Newton seduto su un vecchio divano decrepito, con una molla che saltava fuori, lo supplicò di non farlo. «Non toccare niente». Il fascino stava lì: tut- to pareva usato, consumato, abusato. L’America alla rovescia, senza plastica. E così il divano sfa- sciato c’è ancora, ma in cantina, con gli altri pezzi. Perché certi clienti non si rassegnano, e vogliono proprio quello: le macchie di una vita. Il vecchio te- lefono nero coi buchi, che suona come una volta. Allora lo staff riporta il divano e le altre cose nel lo- ro posto originale. Drin-drin. Lì funziona. Repubblica Nazionale 39 18/09/2005 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

Un secolo fa, nel 1906, nasceva la Confederazione Generale del Lavoro. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta, il suo segretario fu Giuseppe Di Vittorio. Comunista e critico del governo democristiano, nel 1952 subì il ritiro dei documenti per ordine di Scelba poco prima di un viaggio negli Stati Uniti. Siamo andati negli archivi storici del sindacato per cercare le foto e i documenti che hanno segnato la sua vicenda umana e politica “Sequestrate i 100 anni della il passaporto Cgil a Di Vittorio”

FILIPPO CECCARELLI blee sui luoghi di lavoro. I tassisti di Mi- quella cartellina, ben sette telegrammi forse allentare la morsa che si stringe sul lano, la vetroceramica di Napoli, i mez- Molte le lettere di comunisti italiani emigrati in Ceco- Pci e sulla stessa Cgil. Gli archivi sono uando morì Giuseppe Di Vit- zadri di Pesaro, gli operai delle Tornerie slovacchia: e bastano quei fogli borda- avari, al riguardo. Ma certo i sovietici, al torio, a Lecco, dopo un comi- Ruote Officina Locomotive di Verona, e i telegrammi ti di rosso a ricordare l’asprezza di que- massimo livello, gli hanno lasciato in- zio, nel novembre del 1957, l’Anpi di Reggio Emilia, le donne comu- gli anni. In molti sono finiti laggiù per travedere agevolazioni, vantaggi e pro- un democristiano come Be- niste di Crema, i lavoratori di Palermo (a di solidarietà evitare le condanne dei tribunali dopo fitti. Dopo tutto, la patria del socialismo nigno Zaccagnini disse: «So- loro nome si firma Emanuele Macalu- le vendette o la mattanza del “triango- reale è un immenso mercato per l’indu- Qno convinto che è in Paradi- so), i braccianti di Alfonsine. lo rosso”. Storie complicate e sangui- stria italiana: dispone di materie prime, so». E allora questo genere di convinzio- Dattilografia sfocata, fogli di carta verso il dirigente nose. Anche loro comunque telegrafa- ma ha un disperato bisogno di merci e ni suonavano molto più impegnative di velina, bolli, lapis blu, stilografiche con no «all’eroico figlio del popolo». E in- macchinari. Di Vittorio si è fatto due oggi. Era nato a Cerignola, città di grano, baffi d’inchiostro che denunciano lo che tutti chiamavano somma: la guerra fredda. conti: si tratta di un giro d’affari tra i 20 e braccianti e miseria nera. Orfano a 7 an- scorrere del tempo, ma anche la gloria Di Vittorio è appena tornato dalla i 25 miliardi di dollari. Inglesi e tedeschi ni, conobbe subito la zappa, la falce e la del ricordo. Nell’esprimergli solida- affettuosamente Conferenza Economica Internazionale sono già al lavoro. E i disoccupati in Ita- notte rubata al sonno per studiare. Cor- rietà lo chiamano «vecchio compa- di Mosca. In Urss ha identificato nella lia sono quasi due milioni. po robusto, capelli neri fittissimi, testa gno», «grande dirigente», «amato» e concreta possibilità di scambi econo- Questa la premessa: le relazioni com- calda. Quindi conobbe anche le leghe «valoroso capo». Ma ci sono anche, in “Peppino” mici uno strumento, una leva che può merciali come una chiave per scardina- contadine, l’occupazione delle terre, le re i meccanismi della guerra schioppettate dei . Sindacali- fredda. O per aggirarli. Ma il sta rivoluzionario, anarcoide, addirittu- demone della divisione del ra un po’ dannunziano, bersagliere feri- mondo in due blocchi ci mette to a Monte Zebio. Poi comunista, di nuo- lo zampino. Perché durante il vo a casa. Come in una grande epopea ci- soggiorno a Mosca la Pravda nematografica girava per le campagne ha pubblicato un articolo di Di infuocate del Tavoliere e della Capitana- Vittorio. Il titolo dice tutto di ta a bordo di un motosidecar. Energia al- quel periodo: «La lotta del po- lo stato puro: scioperi, scontri con le polo per il progresso e per la squadre fasciste, arresti, galera, tribuna- pace». A rileggerselo, suona le speciale. Poi l’esilio, la Francia, la Rus- violentemente antigovernati- sia, le Brigate internazionali in Spagna, vo, ma nell’ordine delle cose di nuovo la Francia, di nuovo la galera, e che si scrivevano a quei tempi. il confino, a Ventotene, dove con altri Il governo democristiano, se- compagni aveva preso in affitto un cam- condo il leader sindacale, si se- picello e una mucca per sopravvivere gnala per la sua «sottomissio- meglio, e forse per dimostrare anche a se ne supina e incondizionata stesso che il lavoro, il duro lavoro ma- anche alle più pazzesche pre- nuale è speranza, è salvezza. tese americane», tanto da aver La trafila di tanti capi comunisti. Ma addirittura aumentato le spe- più di ogni altra la figura di Di Vittorio si se militari, mentre le condizio- staglia per qualcosa di molto speciale, ni di vita dei lavoratori sono un’ispirazione che ancora oggi sfugge a LE MANIFESTAZIONI pessime. Per una buona metà lo scritto qualsiasi giudizio ideologico: l’uma- In alto, la manifestazione risponde agli slogan e agli interessi del- nità. E l’allegria. A sfogliare le vecchie del Primo maggio in piazza del Popolo l’Urss; ma per l’altra metà appare una riviste, fra tante foto di comunisti palli- a Roma. Qui sopra tre scatti realistica e ragionevole disamina delle di, gelidi e affilati, colpisce il fatto che di Giuseppe Di Vittorio formato tessera tensioni sociali che attraversano l’Italia. lui e solo lui, Peppino, ride e sorride. In basso, un momento Basta comunque a Scelba per mettere al- Aveva quel dono lì. della protesta sindacale la sbarra Di Vittorio come un nemico Anche questo lo rendeva un capo. Max nella vecchia fabbrica Innocenti della propria patria. Un’accusa prossi- Weber ha scritto pagine definitive sul- ma a quella di tradimento. l’arte del comando e sui profeti carisma- Già due volte Peppino è volato negli tici. Di Vittorio suscitava nelle folle pro- Stati Uniti, privilegio unico per un co- digiosi meccanismi d’immedesimazio- munista. Anche di questo ci sono le foto. ne. Ma il prodigio nel prodigio stava nel- Gli italiani d’America ammirano d’istin- l’intelligenza con cui di slancio riusciva a to quel personaggio, già l’hanno accolto incanalarli nella realtà delle lotte e delle con striscioni «Welcome Di Vittorio». La soluzioni possibili. Cgil è una cittadella assediata: e quel- Quando Scelba gli ritirò il passaporto, l’accoglienza sta lì a dimostrare che non nella primavera del 1952, impedendo a solo è possibile allentare la stretta, ma Di Vittorio di recarsi a New York al Con- FOTO ARCHIVIO STORICO CGIL forse anche svolgere, in nome dei lavo- siglio Economico e Sociale dell’Onu co- ratori, quel ruolo che negli anni a venire me presidente della Federazione Sin- assumeranno Enrico Mattei, Giorgio La dacale Mondiale, questo trasporto Pira, Vittorio Valletta. Nel 1949 Di Vitto- emotivo venne fuori con la potenza di rio ha lanciato il “Piano del lavoro”. Ai una leggenda incompiuta. Nei bianchi convegni della Cgil si sono affacciati armadi blindati dell’archivio sotterra- Fanfani, Campilli, La Malfa, Sylos Labi- neo della Cgil, amorevolmente sorve- ni, Fuà. In giro per l’Italia, si legge nel Di gliati da giovani ricercatori che non Vittorio di Antonio Carioti (Il Mulino, smettono di sorprendersi di fronte ai te- 2004) all’interno del sindacato si segna- sori che vi sono contenuti, c’è una car- la «una significativa liberazione di ener- tellina rossa che documenta questo le- gie creative», scioperi «alla rovescia», ad- game di riconoscenza. Sono telegram- dirittura progettazione di merci che di-

Repubblica Nazionale 40 18/09/2005 mi, lettere, ordini del giorno di assem- verranno prodotti di consumo. DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

L’ABBRACCIO E LA PROTESTA Giuseppe Di Vittorio in piazza San Marco a Venezia. A sinistra, due telegrammi di solidarietà ricevuti dal segretario della Cgil dopo il ritiro del passaporto I due documenti, datati aprile 1952, sono conservati nel fascicolo 130 “Atti e corrispondenza”, dell’archivio storico della Cgil

Nei documenti di protesta il ritiro del forza il più sincero patriottismo: «Si è vo- cui sia possibile, dice, anche alle donne passaporto è comprensibilmente defi- luto far credere che, dall’estero, nasco- del popolo essere belle, curate e «avere nito, con parola antica, «un sopruso». sto dietro la cortina di ferro, io mi sia anche le calze di seta». Negli armadioni Dato che ad averlo subìto è pur sempre messo a denigrare l’Italia. Questo non è della Cgil c’è pure una cartellina dedica- un deputato della Repubblica, i parla- vero. Protesto con tutta la forza del mio La capacità di trasformarsi ta ai festeggiamenti del compleanno di mentari della Cgil protestano con il animo contro questa accusa mostruosa Peppino, nell’agosto di quello stesso presidente della Camera. È il giovane di denigratore del mio Paese». LUCIANO GALLINO 1952. Visti con gli occhi di oggi sono ri- Luciano Lama che tiene i contatti con Sono accenti sinceri: «Queste accuse tuali — offerte votive, si direbbero — di Di Vittorio. Si chiede a Gronchi: dov’è le abbiamo sopportate durante il ven- art. 1 dello statuto della Confederazione Generale del Lavoro (Cgdl), magnifica e tenera semplicità. finita l’immunità parlamentare? Ma tennio, ma vogliamo che l’abitudine dei costituita il 1° ottobre 1906 a Milano, asseriva che il suo scopo era «or- A Cerignola i compagni gli regalano i quello traccheggia. fascisti abbia fine. Io mi sento profonda- L’ ganizzare e disciplinare la lotta della classe lavoratrice contro il regi- prodotti poveri di quella terra: olio, pane Non se ne trova conferme nei docu- mente radicato alla mia terra». Uno sde- me capitalistico della produzione e del lavoro». Per contro l’art. 1 dello statu- e — guarda guarda — cicoria. Mentre a menti — non sono cose, d’altra parte, gno incontenibile che porta il capo dei to attuale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, nata nel giugno La Spezia, dov’è organizzata l’altra ceri- che si vanno a certificare per iscritto dal lavoratori a ricordare che a questa sua 1944 come ricostituzione della Cgdl, mette in primo piano «i valori delle li- monia, «a testimonianza dell’affetto che notaio — ma l’impressione è che il mini- “terra”, non alla Russia dei soviet, egli ha bertà personali, civili, economiche, sociali e politiche della giustizia sociale i tessili hanno per il compagno Di Vitto- stro dell’Interno Scelba e tutto il governo dato il massimo che si può dare: «Porto quali presupposti fondanti e fini irrinunciabili di una società democratica». rio — come si legge in un foglietto perve- democristiano si siano mossi più o me- ancora nelle carni — esclama — il segno Parrebbe davvero esserci, tra le due formulazioni, una diversità di finalità e nuto al comitato organizzatore coordi- no pretestuosamente su indicazione del contributo di sacrificio». di pratiche larga quanto un secolo. nato da Tonino Tatò — la Fiot farà per- americana; o per togliere le castagne dal Sta per compiere 60 anni. È vecchio e La misura della diversità, tuttavia, dipende non poco da quelle che nei due venire al Segretario generale della Cgil fuoco agli Stati Uniti. Quel che sorpren- insieme è giovane, antiquato e moder- articoli statutari si ritengono come parole chiave, e dalla parte sociale che due tagli d’abito tessuti a mano da un ar- de è però la reazione di Di Vittorio che nel no, stalinista e patriota. Ha un figlio che compie tale operazione selettiva. Ciò che preoccupava gli industriali e i poli- tigiano pratese e una dozzina di fazzo- pieno della guerra fredda rivendica con si chiama Vindice, ma sogna un Paese in tici moderati del 1906 era ovviamente l’idea della lotta di classe, che stando letti con ricamata la cifra GDV, tessuti al fresco statuto della Cgdl appariva trasfusa dai libri e dai manifesti congres- appositamente da un gruppo di lavora- suali del movimento socialdemocratico nel documento fondativo d’una as- trici di un cotonificio di Novara». sociazione sindacale nazionale. Avrebbero dovuto attendere quasi vent’an- Ma poi: nemmeno il materialismo ni, sino al patto di Palazzo Vidoni del 1925, che sanciva il mutuo riconosci- storico protegge dalle vecchie supersti- mento della Confindustria e dei sindacati fascisti, e alla fondazione del sin- zioni sui fazzoletti che mai, come le la- dacato unico del regime nell’aprile 1926, con relativo scioglimento della me e le spille, si dovrebbero regalare. Pordenonelegge.it Cgdl, per vedere svanire tale ombra. Almeno dai documenti ufficiali. Con il che questa storia consumatasi D’altronde per una parte significativa del movimento sindacale le preoccu- tra Mosca, Roma e New York si conclu- Festa del libro con gli autori pazioni venivano da altri termini dell’art. 1, e precisamente da «organizzare e de male, cioè finisce davvero fra le la- disciplinare». Essi sembravano tradire intenti verticistici, autoritari, una con- crime. E qui, magari con azzardatissi- 23|24|25 settembre 2005 cessione alla politica politicante, come fu detto già allora. Dopotutto la Cgdl era ma suggestione, s’immagina che sarà nata da un Congresso della Resistenza, il quarto, cui avevano aderito una mi- stato uno di quei fazzoletti, quattro an- Camera di Commercio riade di leghe e associazioni che mal sopportavano di vedere stemperati i loro ni dopo, ad asciugare le lacrime di que- di Pordenone, Promecon umori antipadronali. Da tale dissenso nacque, appena un anno dopo, un Co- st’uomo forte e allegro, le lacrime «del- Regione Autonoma mitato Nazionale della Resistenza, le cui delibere prevedevano «un’azione co- l’apostolo dei cafoni»: fatto piangere mune di lotta incessante all’odierno ordinamento capitalistico con tutti quei dai suoi stessi compagni. Friuli Venezia Giulia mezzi — nessuno escluso — che la pratica sindacale ha indicati come efficaci Perché nel novembre del 1956, quan- Provincia di Pordenone per indebolire ed eliminare la classe e lo stato borghese». Dall’attività di questo do i carri armati sovietici entrano a Bu- Comune di Pordenone comitato trasse origine nel 1912 l’Unione Sindacale Italiana (USI), collocante- dapest, Giuseppe Di Vittorio è l’unico Pordenone Fiere si a sinistra della Cgdl. Sarebbe stata costretta anch’essa a cessare l’attività po- comunista a pronunciare una condan- Cinemazero co dopo l’ascesa del fascismo, verso la fine del 1922. na. Non solo, ma questa sua pronuncia, Fondazione Crup Anche l’articolo 1 che nello statuto attuale definisce l’essenza stessa della Cgil che coinvolge l’intera Cgil, è dettata da Banca Popolare FriulAdria è assoggettabile a diverse accentuazioni delle sue componenti. Da sinistra le fi- un’unica semplice motivazione: che gli nalità che descrive appaiono sbiadite, soprattutto perché non menzionano pe- operai hanno sempre ragione. E allora rentoriamente l’opposizione al modello dominante di organizzazione del la- nel Pci lo processano. Prima in direzio- voro. Da destra è invece guardato con sospetto il nucleo centrale dell’articolo, ne, poi sempre a Botteghe Oscure, ma in quella “giustizia sociale” che nella prospettiva neocon appare retrò, secondo una specie di udienza privata. una battuta ricorrente dalle parti del ministero del Lavoro. In tale prospettiva Nella stanza ci sono Amendola e le libertà personali, civili, economiche e altre vanno assicurate per mezzo del Pajetta. Fuori della porta la moglie Ani- mercato, non dell’azione sindacale. Né si può nascondere che una diversità di ta con cardiotonico e siringa dentro la accenti si ritrova negli organi direttivi della Cgil, a cominciare dalla segreteria, borsetta perché Di Vittorio ha già avu- dove accanto ad esponenti vicini allo spirito radicale delle origini ve ne sono al- to due infarti. Si sentono grida. Poi Pep- tri che sembrano animati da una versione ingentilita dello spirito neo-liberale. pino esce, piangendo. Farà autocritica. Ma alla fine quella che poi conta è la pratica, e in un grande sindacato co- Il giorno dopo incontra un amico: «Non me la Cgil questa discende dall’attività quotidiana di decine di camere del la- sono più io, lo so. Ma cosa sarebbe di voro che han radici nel territorio, e da centinaia di federazioni che rappre- me senza il partito?». Due giorni dopo sentano categorie, settori del privato e del pubblico impiego. È in questa at- incontra Antonio Giolitti, un vicino di tività che prende forma e sostanza l’idea di giustizia sociale. Perché essa è ne- casa: «Quelli sono regimi sanguinari, gata dove si lascia predominare lo scambio ineguale, la diversità di potere tra sono una banda di assassini!». E un po’ il singolo lavoratore e l’organizzazione produttiva. La principale funzione viene da pensare a Scelba, agli ameri- d’un sindacato consiste, mediante l’associazione dei più deboli, nel cercare cani, e a quel passaporto ritirato. di rendere un po’ meno diseguale lo scambio, un po’ meno enorme la diver- Proclamò allora Togliatti: «Di Vittorio sità di potere tra di essi ed i più forti. Per cento anni, tolti quelli di cui la privò ha sostituito al partito il proprio giudizio il fascismo, la Cgil ha svolto con tenacia, con successi inevitabilmente alter- sentimentale e sommario». Non imma- ni, adattandosi molto più di quanto a volte non sembri ai mutamenti dell’e- ginava, il Migliore, di aver fatto a Peppi- conomia e della società. Da questo punto di vista, i suoi principi di oggi non no il miglior complimento. Istinto e cuo- sono dissimili da quelli soggiacenti al primo statuto del 1906. re: le doti autentiche di un capo. Le stes- info: 0434.21964 www.pordenonelegge.it se forse che gli avranno fatto guadagna- re un posticino in Paradiso. 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

la lettura È in uscita il film di Michele Placido tratto da “Romanzo Capitale perduta criminale” di Giancarlo de Cataldo ispirato alla Banda della Magliana. Con lo scrittore siamo tornati nei luoghi che hanno visto in azione il gruppo malavitoso Un viaggio tra realtà e finzione, tra presente e passato alla scoperta di una città che adesso non c’è più Nella Roma dei “cattivi ragazzi”

CONCITA DE GREGORIO Settanta. Tutti erano impegnati nella lot- con la fidanzata a vedere la Madonna dei ta al terrorismo, c’erano i grandi scenari Tra le vie del centro Pellegrini del Caravaggio, un giorno, e ROMA le grandi trame, della banda della Ma- poi ci è morto. Ucciso sulle scale, come in gliana non si occupava nessuno. Quattro storico dove i boss questa storia muoiono ammazzati quasi oma così non c’è più, è ri- teppistelli, si diceva. Quando i pentiti tutti: sulle scale delle chiese nelle piazze masta sotto l’intonaco hanno cominciato a parlare nessuno gli in pieno giorno, i negozi aperti i turisti che nuovo dei palazzi al centro. ha creduto. Il primo pentito era un tossi- avevano i loro attici scattano foto. Il Terribile lo accoltellano a Rosino, giallino celestino, co di quelli che stavano qui in piazza San- metà della scalinata di piazza di Spagna «bellissimiR per carità, sono i colori origi- ta Maria. Un tossico talmente assuefatto lussuosi e nelle piazze con la gente che sale scende e non si fer- nali ma me pare de vive’ a Salisburgo». alla droga che faceva l’assaggiatore. Par- ma. «Erano padroni della città, avevano Roma grigia di polvere e di fumo, slab- lava di cose che nessuno aveva voglia né dove venivano in mano il giro della droga e del gioco brata sudicia e cialtrona. Roma vuota, interesse di ascoltare. La banda aveva in d’azzardo: eroina e cocaina circolavano porta girevole di preti e di spioni, di pre- mano Roma, invece, e non solo Roma. La uccisi tra Trastevere a fiumi, loro stabilivano il prezzo, il titolo, sidenti e portaborse di banditi e di putta- leggenda è cominciata quando la storia il grado di purezza. Reinvestivano i soldi. ne. Roma di tutti e di nessuno. «I bordel- della banda è finita». Andavano a riprendersi quelli che usci- li erano al centro, allora. Non come ades- Avevano in mano Roma. Venivano e Testaccio vano dal carcere qui dietro, Regina Coeli, so che sono nelle ville fuori dal raccor- dalle periferie, in buona parte, e questo e ricominciavano». Regina Coeli era “l’al- do». Certe puttane erano principesse: volevano: prendere Roma. L’hanno fat- E ai tavolini dei bergo Roma”. Nel film, che De Cataldo ha uscivano dall’ombra dei colonnati con to. Hanno tenuto la città per cinque anni scritto con Rulli e Petraglia, la storia co- quei capelli quelle gambe, camminava- interi e qualcosa dopo: dal ’78 all’83, con “baretti” di periferia mincia da questa inquadratura: il Liba- no diritte con lo sguardo fiero, erano a una lunga coda. La storia d’Italia è pas- nese va a prendere il Freddo che esce di casa loro e non avevano paura. Una vol- sata di qui: la banda della Magliana ha di galera, gli fischia in alto dal muro del Lun- ta davano il braccio al questore, un’altra certo incrociato il delitto Pecorelli e il ca- gotevere e quello lo guarda, sorride. C’è volta al killer: stessa tariffa, stesso letto. so Moro, gli chiesero di cercare il covo DOVE VIENE UCCISO ER NEGRO un prologo di poche scene: gli stessi ra- Alla Magliana, dove ora ci sono le con- delle Br poi Cutolo disse «lasciate perde- Nella centralissima piazza gazzi ancora bambini, nella roulotte die- cessionarie Jaguar e Bmw che per arri- re, dicono di volerlo trovare ma non lo San Cosimato, nel cuore tro le dune di Ostia. C’è un epilogo, iden- varci bisogna fare avanti e indietro tre ca- cercano davvero». Quelli, i politici, non di Trastevere, il 13 settembre tico: dal mare si parte e al mare si torna. valcavia, i ragazzi si trovavano al baretto lo vogliono trovare. È una storia che par- del 1980 viene ucciso Franco All’inizio suonano le note dell’Equi- lurido sotto il viadotto: se parli coi vecchi la di terrorismo nero di mafia di masso- Giuseppucci detto “Er negro”, pe 84, Ho in mente te, in mezzo i Queen, seduti a bere un caffè corretto alle dieci neria, di servizi deviati. Danilo Abbru- uno dei leader del gruppo alla fine I heard it through the grapevi- di mattina te lo dicono subito. Certo che ciati, uno dei testaccini, muore a Milano storico della Banda ne, Marvin Gay. Erano anche quella se li ricordano, il Libanese e il Freddo. nell’attentato a Roberto Rosone il vice di musica, quegli anni. Certe feste, i fine- Non è mica un secolo, era l’altro giorno: Calvi all’Ambrosiano: fornivano “servi- strini aperti delle macchine con lo ste- arrivavano con le moto e andavano di zi”, una holding criminale. La leggenda reo al massimo. Ricorda Tozzi il pro- dietro. Si mettevano lì a parlare e fuma- dice che c’entrano col sequestro Orlan- duttore: «Io De Pedis ce l’ho negli occhi, re. Ogni tanto ce n’era uno nuovo, a vol- di, con la morte di Pasolini ma chissà. lo vedo. Se andavi a una festa un po’ te uno di meno. Poi quando arrivava la Renatino De Pedis, uno dei capi della “mezza” lo trovavi. Elegantissimo, coi polizia tutti dicevano no, che non aveva- Banda — il Dandi nel film — è seppellito macchinoni e le donne. Si sapeva che no visto nessuno. dentro un sarcofago nella basilica di era un bandito, ma se ne dicevano tan- Sant’Apollinare in Urbe, in terra vatica- te allora: qualunque cosa succedesse si Il colore dei quartieri na. Dietro al Senato, a due passi da diceva che era stata la banda della Ma- Di sta per uscire il Sant’Agostino: il Freddo c’era andato gliana. Invece non era così: era molto di film. Riccardo Tozzi il produttore ha l’età più». Era la villa di Nicoletti sopra le di uno che è stato giovane allora, sotto la Terme di Caracalla quella dove ora c’è giacca blu una camicia rosa come i pa- lazzi ridipinti, ne ride: «Ci siamo tutti ri- vestiti, in effetti». È nato in via dei Ser- penti cresciuto all’Esquilino, dice che ora gli pare di stare a Salisburgo ma va be- ne, è giusto così: «L’unico problema serio nelle riprese è stato il colore, perché Ro- ma trent’anni fa era nera. Nera come il libro di De Cataldo e neri eravamo noi ragazzi, la gioventù romana popolare era fascista perché non era un fascismo di gover- no, quello: era di opposizio- ne e di rifiuto, di ribellio- ne». Il film l’ha girato Mi- chele Placido con il lan- guore, per quella Ro- ma, di un innamora- to sedotto e senza pace. Se ne esce so- praffatti: persino l’Olgiata sembra bella, il Gazometro un luogo dello spi- rito. Le dune di Ostia hanno dentro Pasolini, Montever- de è un labirinto me- tafisico. La scalinata di Sant’Agostino il luogo do- ve ciascuno potendo sce- gliere vorrebbe morire, i vicoli di Trastevere la trascrizione del confine, così labile, tra il lecito e il delitto. Con Giancarlo De Cataldo il viaggio per Roma scomparsa comincia da qui: Trastevere. San Cosimato, che poi è a un passo dal posto dove lui che è nato a Ta- ranto ha scelto di vivere. «Una delle ra- gioni per cui la storia della banda della Magliana ha preso possesso della mia vi- ta per dieci anni deve essere anche nel sa- pore che mi riporta: da ragazzino, a scuo- la, avevo in classe “bambini di coltello”. Si nasceva da una parte o dall’altra. La mia infanzia nei vicoli ha avuto quell’o- DOVE SPARANO rizzonte lì, quei suoni e quei confini. Quel ALL’ULTIMO CAPO codice, anche: nessuno lo diceva, tutti Il 2 febbraio del 1990, sapevano». A San Cosimato oggi c’è un nel centro storico cantiere: fanno il selciato nuovo, tutto di Roma, in via pari e preciso. Una madre inglese lascia del Pellegrino a due che i figli giochino sbattendo i tavolini di passi del mercato alluminio, allatta il più piccolo al seno. di Campo de’ Fiori sparano Non c’è proprio nessun pericolo in vista, a Enrico (detto Renatino) a nessuna ora del giorno e della notte: è De Pedis. Con la sua morte un quartiere pittoresco, piace molto agli si può considerare chiusa stranieri che vengono qui a sentirsi un l’attività della Banda po’ boheme. Il bar coi tavoli stile Ikea propone happy hours. Si intende aperiti- vi lunghi, con musica. Attorno alla fonta- na di Santa Maria in Trastevere anche i punkabbestia sono in un angolo: ne re- DOVE SI ENTRA E SI ESCE stano quattro laggiù, proprio nello stes- Gli uomini della Banda della Magliana vengono so punto dove nel film viene a morire il Li- arrestati a più riprese prima di venir fermati banese. «Ho cominciato a camminare definitivamente. Il carcere di Regina Coeli, per queste strade immaginando la storia in Trastevere, veniva chiamato “albergo Roma” di quegli anni quando, da giudice di cor- Nelle prime scene del film di Michele Placido te d’Assise, ho cominciato ad occuparmi il Libanese va a prendere il Freddo (nomi di fantasia del processo alla banda. Bisogna imma- per due capi della Banda) e lo chiama dal muro

Repubblica Nazionale 42 18/09/2005 ginare cos’era Roma alla fine degli anni sul Lungotevere DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43

LA STORIA, IL LIBRO E IL FILM La Banda della Magliana nasce alla fine degli anni ’70, vari gruppi criminali che agiscono separatamente decidono di unire le loro forze. Diventa così un’organizzazione ramificata in contatto con la , la mafia, la destra eversiva e la loggia P2 e finisce al centro degli intrighi di potere: dal caso Moro all’omicidio Pecorelli, dalla strage di Bologna alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Dal libro di Giancarlo De Cataldo (edito da Einaudi) è stato tratto il film di Michele Placido “Romanzo Criminale” (nelle sale dal 30 settembre), entrambi sono liberamente ispirati alla storia della Banda, ma non sono una ricostruzione storica di quegli avvenimenti

DOVE C’È IL CLAN STORICO Tra i quartieri di Trastevere e Testaccio si muovono gli uomini che danno il via al sodalizio della Banda: Danilo Abbrucciati, Enrico De Pedis la casa del Jazz: i marmi con la N di Na- Casal Palocco, chi nasceva a Testaccio e Raffaele Pernasetti poleone all’ingresso, N come Nicoletti. o veniva dal centro lì voleva tornare, coi In questa zona ci sono Erano i bordelli in Piazza di Pietra come soldi: in una torre al Pantheon, a com- le loro bische e i bar dove quello che nel film è una villona un po’ prare marmi dall’antiquario in via del si danno appuntamento tetra al numero 3 di via Ugo Bassi, Mon- Pellegrino». teverde, dietro al Gianicolo. Dove ades- so le case costano da non poterci pen- L’omicidio al mercato sare, dove vivono i ministri, dove la In via del Pellegrino, dietro a Campo de’ massoneria officia i suoi riti e le amba- Fiori, ammazzano il Dandi. Proprio qui, sciate i ricevimenti. Erano i fasti delle dove è rimasto uno degli ultimi tre impa- residenze blindate all’Olgiata e all’In- gliatori di Roma. C’è ancora anche l’an- fernetto. «Perché poi — sorride De Ca- tiquario, almeno una specie: un rigattie- taldo — c’è anche questo: ciascuno re, diciamo, ma i prezzi sono da mobili aveva i suoi orizzonti di gloria. Chi ve- d’epoca. «È che ci vengono gli americani niva dalle borgate voleva il negozio di e i giapponesi e si portano via tutto sen- parrucchiera per la moglie e la villa a za nemmeno chiedere quanto costa», dice la vecchia edicolante della piazza. Anche lei Renatino se lo ricorda. «Ma era un’altra Roma». La malavita la vedevi camminare per strada, aveva quella sfrontatezza impunita, quell’alte- rigia che poi nel film ha la faccia di Kim Rossi Stuart e di Claudio Santamaria. «Avevano una loro bellezza pasoliniana — dice De Cataldo — una grandezza. Dal punto di vista dell’organizzazio- ne e della qualità delle

azioni i ban- diti della Ma- gliana sono stati grandi criminali». Gente che teneva le armi nascoste al mini- stero della Sanità, paga- va un custode e poi la notte andava a sparare nei corridoi davanti alla stanza del ministro. Gente capace di far evadere un killer attra- versando l’aula Occorsio e uscendo dal tribunale a piedi, di giorno. «Non avevano riti, non ave- vano codici. Si vedevano al bar così come stiamo facendo noi. Erano im- prendibili perché non li volevano pren- dere, certo, ma non si nascondevano mai». Il killer prendeva il caffè accanto a te, come nella scena al Gazometro: la ra- gazza “pulita”, Jasmine Trinca, la stu- dentessa d’arte nata nei palazzi gialli e rossi della Garbatella che si fidanza col Freddo senza sapere chi sia. Che se ne in- DOVE CI SI TROVA AL BAR namora perché lui passa con il Duetto L’altro filone della Banda è originario Alfa Romeo e i Rayban a goccia alla fer- della Magliana: Franco Giuseppucci, mata dell’autobus, perché la ascolta si- Maurizio Abbattino e Edoardo Toscano lenzioso e malinconico, le chiede inse- Il baretto di via delle Idrovore gnami a parlare l’inglese che prima o poi della Magliana, era un luogo ce ne andiamo da qui. Però lui è il boss di incontro dei boss e dei loro uomini della Magliana e così lei ne muore: una vendetta alla luce del mattino, dopo il caffè alla baracchina che è sempre ugua- le è ancora lì, mentre la gente accanto va in ufficio. Bum, un’altra macchina che salta, il commissario con la faccia ambi- gua e dolente di Stefano Accorsi che arri- va, il rapporto sul tavolo del questore e poi dell’ufficio riservato al ministero. I Servizi, le spie. Quella Roma lì, così visi- bile e invisibile. La Roma delle Renault rosse e delle sedute spiritiche, dei busti di Mussolini nelle case di periferia e i neofascisti sotto il fungo dell’Eur a fu- DOVE LE DUNE mare la sera. Dei covi Br che si poteva sa- FANNO DA SFONDO pere dov’erano, volendo. Dei morti am- Da Acilia e Ostia mazzati e dei processi infiniti, degli “am- viene un altro gruppo mazzasentenze” nelle Alte Corti e tutto a della Banda: tacere, alla fine. «Ecco — dice De Catal- Nicolino Selis do ora che siamo davanti al Ministero di e Antonio Leccese Giustizia — la verità è che la storia della Il film di Placido inizia banda della Magliana racconta, in fili- e finisce con le immagini grana, la storia d’Italia. Quello che erava- della spiaggia di Ostia mo e quelli che siamo diventati». Una Nel prologo si vedono storia che racconta un’altra storia, appe- i futuri capi della Banda, na nascosta sotto l’intonaco pastello dei giocare da bambini palazzi ridipinti. Basta scrostare un po’ tra le dune la facciata rosina giallina azzurrina e sot- to c’è quel che era Roma. Quello che era l’Italia e quel che eravamo — quello che

Repubblica Nazionale 43 18/09/2005 siamo — anche noi. 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

Spesso i loro nomi non sono famosi, di sicuro non hanno il successo che meritano, ma basta che appaiano sullo schermo e il loro volto viene riconosciuto: sono “le spalle”, e i comprimari che hanno animato la stagione d’oro dei film italiani e che ora si sono “estinti” accompagnando il declino del nostro cinema. A loro adesso è dedicata una retrospettiva del festival “Terra di Siena”

Ave Ninchi SUPERTOTÒ Con Totò in film come “Totò cerca moglie”, “Totò e le donne” in ruoli di popolana Qui in “Supertotò”, una collection di spezzoni cinematografici

Carlo Delle Piane LE MAGNIFICHE SETTE È Pecorino, ragazzino impertinente in “La famiglia Passaguai” di Aldo Fabrizi Poi una carriera con Pupi Avati i Caratteristi ANTONIO MONDA Da Ave Ninchi Il napoletano Capannelle NEW YORK ai Carotenuto: avevano recita in romagnolo, n uno dei momenti più drammatici di Viale del Tramonto, la protagonista Norma Desmond costringe il giovane amante ad assistere alla il dono di essere il sardo Tiberio Murgia proiezione di un suo vecchio film, e, per sfoga- reI il moto d’ira nei confronti di un successo che da individuabili anche interpreta quasi sempre troppo tempo le ha voltato le spalle, commenta con di- sprezzo la necessità del dialogo per aiutare degli atto- all’interno di un coro ruoli da siciliano ri senza talento e personalità. La sua conclusione è tra- gica, perentoria e piena di rabbia: «Noi avevamo le fac- ce!». La battuta di Norma Desmond, pronunciata di fronte ad un film di un’epoca scomparsa, potrebbe Tiberio Murgia applicarsi perfettamente alla storia gloriosa dei carat- I SOLITI IGNOTI teristi italiani, e alla riflessione sul declino di una cate- Carlo Verdone attore, regista e direttore-ideatore del Festival È il fratello goria che ha contribuito in maniera determinante a gelosissimo render grande il nostro cinema. Una splendida retro- spettiva, ideata da Carlo Verdone e Mario Sesti all’in- “Mi chiedo perché sono scomparsi” della Cardinale terno del Festival Terra di Siena, in scena dal 26 set- nel celebre tembre al 2 ottobre, consente di ripercorrerne le tap- idea di dedicare la rassegna cinemato- stro ad artisti come Mario Brega, Angelo Infan- pe principali attraverso la proiezione di una selezione grafica ai grandi caratteristi del cinema ti, Renato Scarpa ed Elena Fabrizi, ovvero la So- “I soliti ignoti” di film diversissimi sia sul piano delle ambizioni che L’ italiano nell’ambito di Terra di Siena è ra Lella. La domanda che mi pongo e se negli an- di Monicelli del genere (si va da Paisaai Pompieri di Viggiu, da I Vi- stata di Carlo Verdone, in qualità di direttore del ni Ottanta si è avuta una perdita di identifica- con cui lavorerà telloni a La famiglia passaguai), ed un convegno inti- Festival, e di Mario Sesti, che è responsabile del- zione popolare, o una scelta imprenditoriale tolato ai “Non Protagonisti”, al quale parteciperanno la retrospettiva. «Una domanda che ci si pone è che vedeva in quella generazione di comici la anche in “La grande guerra” Franca Valeri, Tiberio Murgia e Giacomo Furia. A que- dove sia finita la figura del caratterista che ha fat- possibile salvezza di un cinema in crisi». sta nuova puntata di una ammirevole riscoperta ana- to grandissimo il nostro cinema», spiega Verdo- Cosa contraddistingue un caratterista da un litica del cinema classico italiano è stato attribuito un ne in partenza per Istanbul dove ambienterà primo attore? segno particolare di celebrazione anche con la scelta parte del suo nuovo film. «E non mi «I caratteristi sono generalmente del luogo: la retrospettiva avverrà infatti all’interno del sto riferendo solo alla commedia. Ab- buffi, nel viso, nella gestualità e nella Museo Santa Maria della Scala, istituzione deputata biamo cercato di omaggiare dei gran- voce. Fanno parte di quell’anonimato per preziosissimi allestimenti pittorici. L’idea di attri- di interpreti, ma anche di riflettere su di gente che è comica senza saperlo. buire alla settima arte la dignità e l’importanza della questa scomparsa. Oggi con le tv sa- Un esempio: il grandissimo Leopoldo pittura non è certo nuova, ma ciò che in questa inizia- tellitari si possono vedere i film classi- Trieste». tiva appare inedito e meritorio, è la volontà di celebra- ci, e si nota immediatamente che la Quale regista italiano ha utilizzato re i cosiddetti ruoli “minori” o da comprimario, fa- grandezza di quei film non era soltan- meglio i caratteristi? cendo risaltare come la grandezza di un’opera cine- to nei protagonisti, ma nella straordi- «Senza dubbio Germi, maestro as- matografica sia raggiungibile soltanto con la perfezio- naria coralità: ogni carattere era un grande valo- soluto di coralità. Ma non si possono dimenti- ne di ogni elemento, e come il cinema sia sempre e im- re aggiunto al film. Dalla fine degli anni Settanta care Risi, Monicelli, Scola, e, ovviamente, Felli- prescindibilmente un’arte collettiva. Rivedendo le si è verificato un disinteresse progressivo per i ni». pellicole proposte nella retrospettiva, focalizzata nel ruoli di contorno ed un interesse crescente per In cosa differisce il caratterista italiano da periodo tra gli anni quaranta e gli anni sessanta, ci si quello del protagonista, o del regista che si è tra- uno hollywoodiano? Ernesto Almirante imbatte in una serie di facce memorabili, ognuna del- sformato in uomo-orchestra. «Il caratterista americano studia professio- ONOREVOLE ANGELINA le quali meriterebbe un film a parte. Ma la ricchezza Ma non ritiene di essere tra i responsabili di nalmente il proprio modo di proporsi artistica- Lavora con Anna non si limita alla straordinaria espressività dei volti questo passaggio? mente, sapendo che quasi sempre rimarrà un (basti pensare a Leopoldo Trieste o a Mario e Memmo «Io ho certamente accentrato su di me molti caratterista. In Italia, invece, il lavoro da carat- Magnani, Carotenuto) o alla capacità di far parte di una coralità ruoli, fino ad interpretarne sei nel primo film e terista è considerato un passaggio per arrivare a è il padre di Totò sapendosene nello stesso tempo distinguere: oltre al tre nel secondo. Ma affermo con orgoglio che in diventare protagonista. Cosa che non succede in “Guardie talento misconosciuto di interpreti che spesso hanno quelle occasioni, così come nelle trasmissioni quasi mai. Ne risulta che gli americani finisco- fatto parte di un film con una singola battuta, non si che mi hanno dato la popolarità, interpretavo no con più facilità per essere immortali, e sono e ladri” di Steno può sottovalutare la ricchezza di una inflessione che dei ruoli da caratterista guardando cosa offriva giustamente celebrati come tali. È il caso di Wal- e Monicelli. Tra era quasi sempre dialettale, e che non solo coloriva la le realtà: mostri ed angeli sempre riconoscibili. ter Brennan, meraviglioso vecchietto del West». gli interpreti di Fellini scena in cui costoro comparivano, ma la rendeva im- E rivendico anche di aver contribuito a dare lu- (a. mo.) mediatamente autentica, e specchio di un’Italia che in

Repubblica Nazionale 44 18/09/2005 in “Lo sceicco bianco” quegli anni cercava la propria rinascita e la propria de- DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 45

Carlo Pisacane Capannelle: È lo stalliere Capannelle “Conoscete uno che

ne “I soliti ignoti” si chiama Mario che Insieme a quattro altri poveracci organizza abita qua nei dintorni?”.

un colpo fallimentare ‘‘Bambino: “Ma qua ce ne al Monte di pietà sono cento di Mario”. È interprete in “L’armata ‘‘ Brancaleone” (Monicelli) Capannelle: “Sì, ma questo è uno che ruba...”. Bambino: “E sempre cento sò!”.

Da I SOLITI IGNOTI di Mario Monicelli, 1958

I veri protagonisti della commedia MARIO MONICELLI on se ne può più della commedia all’italiana, se ne parla troppo, ma Nse uno pensa ai caratteristi non se ne può fare a meno, loro sono la chiave di volta della commedia all’italiana lancia- Tina Pica ta nel dopoguerra. C’erano quei tre, quat- PANE AMORE E FANTASIA tro attori di richiamo come Tognazzi, Tra i caratteristi che danno Sordi, Manfredi, però il piedistallo erano loro, i Furia, i Carotenuto, le Tina Pica, vita alle scenette di vita che in genere venivano dal mondo dell’a- ciociara Tina Pica vanspettacolo ricco di professionisti del- è la cameriera la risata, un patrimonio di umorismo po- polare preziosissimo. Il valore della com- di Vittorio De Sica media all’italiana è soprattutto in quel Consueta partner di Totò piedistallo fatto di piccoli personaggi di è stata protagonista contorno. Altrimenti si sarebbe esaurita molto presto. di un film su misura per lei Allora l’avanspettacolo era popolarissi- mo, chi andava al cinema se lo godeva tra un film e l’altro. Era una rivista musicale da quattro soldi, con l’orchestrina, un cor- pettino di ballo con sei, otto smandrappa- te, poi al cambio scena arrivava il comico o la coppia di comici, alcuni patetici, altri grandissimi come i fratelli De Rege, face- vano il loro numero, tornava il balletto, poi il cantante, sempre “molto famoso all’e- stero”. C’era un legame con il cinema, a scrivere le battute dei comici erano spesso gli sceneggiatori, in particolare quelli che lavoravano nei giornali umoristici. Io e Steno abbiamo scritto per l’avanspettaco- lo, uno per cui scrivevamo scenette e can- zoncine era Rascel. E quando abbiamo co- Gianni Agus minciato a fare i primi film ci siamo rifor- FEMMINA INCATENATA niti abbondantemente da quell’esercito Il caratterista che si ricreava continuamente. Qualcuno, come Aldo Fabrizi, si è affer- Gianni Agus nel film mato come grande protagonista, altri si Facce, voci e tanto talento del 1949 firmato sono persi, finiti negli scantinati, nelle da De Martino piazze dei paesi o alla fame, ma a decine hanno dato al cinema momenti indimen- Ma ha lavorato ticabili. Penso a Tina Pica, l’avevo vista nel molto con il grande Totò teatro napoletano e la presi in “Totò e Ca- una vita in secondo piano Tra i volti televisivi rolina”, con quel suo tono secco e brutale, aveva capito che faceva ridere e l’accen- che si ricordano tuava, era molto intelligente. O i Carote- nuto. Memmo faceva l’infermiere, lo notò finizione. Rivedendo questi interpreti all’opera con gia, a cominciare dai protagonisti maschili Armando De Sica, gli fece fare una primattori grandi e popolarissimi come Totò e Aldo Brancia e Bruno Zanin. Si deve al genio di Germi, che particina e funzionò, Fabrizi, si nota immediatamente come non ce ne sia più di ogni altro ha saputo sfruttare la potenzialità Mario era fabbroferraio, uno che non sia cosciente di essere al servizio di un musicale dei non protagonisti, l’aver dimostrato co- ma già bazzicava l’avan- progetto, e riesca tuttavia a ritagliare splendidamen- me un caratterista potesse reggere meravigliosa- spettacolo prima del ci- te il proprio ruolo, non come atto di conquista, ma di mente il ruolo da protagonista, e la sua intuizione di nema. orgogliosa partecipazione. Risulta facilmente com- affidare a Saro Urzì il ruolo di Don Vincenzo Ascalone Poi ci sono i tipi come prensibile come registi diversissimi quali Fellini, Mo- in quel capolavoro della commedia all’italiana che è Capannelle e Tiberio nicelli, De Sica, Risi e persino Rossellini (ma la retro- Sedotta e abbandonata venne premiata con la Palma Murgia, quelli li ho sco- spettiva celebra giustamente anche il lavoro di Steno, d’oro per l’attore a Cannes come migliore interprete. perti io, li ho presi dalla Il regista Mattioli, Simonelli e Corbucci) abbiano individuato Erano anni in cui primattori di teatro come Gastone strada come si diceva Mario Monicelli nel talento e nella fisicità di questi interpreti un teso- Moschin e Franca Valeri prestavano ripetutamente il allora, Capannelle can- ro inestimabile, dal quale estrarre delle perle che proprio volto al cinema per ruoli di contorno, e la con- tava per la strada, Tiberio Murgia face- spesso non avevano bisogno neanche di esser troppo statazione di questa coralità lavorativa che era il pre- va il cameriere in una trattoria del cen- lavorate. Segno tangibile di questo approccio di ser- supposto per il raggiungimento di un risultato artisti- tro, solo dopo si sono affermati come vizio è anche un’utilizzazione che paradossalmente co aggiunge un altro elemento a chi sostiene che la fi- Mario Carotenuto caratteristi, grazie al cinema. negava una delle caratteristiche più significative co- ne della stagione dei grandi caratteristi coincida con COME TE MOVI.... Quel cinema con i caratteristi è nato me l’espressione dialettale: è la sorte del napoletano l’inizio del declino del periodo aureo del cinema ita- È padrone di un ristorante con la mia generazione, nel dopoguerra. Capannelle, che nei Soliti Ignoti diviene romagnolo, liano. Ritorna ancora una volta in mente Norma De- Da una parte c’erano i grandi che faceva- del sardo Tibero Murgia, che ha interpretato peren- smond, che in risposta a chi le dice «lei è stata grande» e padre di Giovanna no ridere e che la gente amava, dall’altra nemente il ruolo del siciliano, o dell’infinito numero risponde «io sono grande, è il cinema che è diventato Ralli di cui è innamorato bisognava prendere gente alla buona, di attori reinventati da Fellini sino alla caratterizza- piccolo», o la massima attribuita ad Alfred Hitchcock, il timido maestrino senza grandi pretese economiche, meno zione grottesca e trasognata: da questo punto di vista il quale sosteneva «non esistono piccoli e grandi ruo- si spendeva e meglio era. Ce ne siamo ser- un film come Amarcord è una vera e propria antolo- li, ma piccoli e grandi attori». Renato Rascel viti tutti, sceneggiatori e registi, scriveva- Al giovanotto innamorato mo dialoghi e battute ad hoc, sfruttando consiglia di essere le loro particolarità, le smorfie, la comi- cità fisica e i dialetti. C’erano grandi ca- prepotente, film di Mattòli ratteristi romani, ma allora si rideva an- che del ciociaro, del marchigiano, del si- ciliano, dialetti del Sud principalmente. Non ricordo che si ridesse del lombardo, del Nord si usava parecchio il veneto. Oggi non è più così, è cambiato il cine- ma, gli sceneggiatori hanno meno atten- zione per i caratteristi. Nel caso si va a pe- scare nel cabaret, ma non è la stessa cosa. Sono tutti piccoli autori, hanno studiato, sono acculturati, e questo è un danno grave. I grandi caratteristi erano ignoran- ti, spesso neanche le elementari, dispera- ti, abituati ad affrontare un pubblico che spesso era feroce, ma avevano un istinto fortissimo, prorompente, incisivo, anti- co, viene dalla commedia dell’arte, è insi- Memmo Carotenuto to nella cultura italiana, piangere e ridere GUARDIA,GUARDIA... insieme, il Decamerone è stato scritto Interprete insieme a durante la tragedia della peste e si ride. Proprio per questo penso che la comme- Alberto Sordi e Peppino dia tornerà nel nostro cinema, vive un De Filippo del film momento di ripiegamento ma tornerà, di Mauro Bolognini l’ironia e la capacità di unire il tragico con il divertimento è parte della nostra civiltà, È anche nel cast è nella vita quotidiana. di “Pane amore (Testo raccolto da Maria Pia Fusco) e fantasia” di Comencini

Repubblica Nazionale 45 18/09/2005 e “Poveri ma belli” di Risi Repubblica Nazionale 46 18/09/2005 DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 47

spettacoli LE TAPPE AL COLOSSEO LIVE 8 IL DISCO Star intramontabili Due anni fa, l’11 maggio Sir Paul, lo scorso 2 È appena uscito il nuovo del 2003, il trionfale luglio, ha aperto il mega- album di McCartney concerto gratuito evento di Bob Geldof “Chaos and creation in the ai Fori Imperiali a Roma in favore dei popoli d’Africa. backyard” (la copertina davanti a mezzo milione Sul palco nella foto accanto), di persone. Due ore di Londra, si è esibito un disco lodato abbondanti di esibizione con gli U2 nel classico dei dalla critica, in cui con molto repertorio dei Beatles “Sgt.Pepper’s l’ex Beatles recupera Beatles e tanta nostalgia lonely hearts club band” le sue prime prove soliste

GINO CASTALDO the run, Maybe I’m amaze, Live and let die) e per il resto è un profluvio di ricordi MIAMI beatlesiani. Ha solo l’imbarazzo della scelta: tenere melodie come I will, obli- i può, a scelta, versare dolci McCartney va a tutto Beatles qui capolavori come For no one, inarri- lacrime di commozione o la- vabili capolavori come Yesterday e Elea- sciarsi andare all’impagabile nor Rigby(talmente drammatica e strug- godimento della grazia. Paul gente che si è faticato ad attribuirla a lui, SMcCartney è uno di quelli che ha mo- invece che a John), poi tira fuori i musco- strato al mondo il nuovo volto della bel- il pop dà una lezione di storia li per Got to get you into my life e perfino lezza che nasceva dai fiori della rivolu- la maledetta Helter skelter, il pandemo- zione giovanile, e fa sempre un certo ef- nio rock, la capostipite del rock duro, al- fetto l’allegra noncuranza con cui lancia tra canzone che teoricamente sarebbe una dopo l’altra canzoni che hanno fat- stata più nelle corde di John e che invece to la storia. Quando intona Blackbirddi- ha scritto lui, segno ulteriore che certe mentica un verso e si interrompe («così semplificazioni con i Beatles hanno almeno siete certi che non si tratta di una sempre funzionato male. John appunto, registrazione»). Ma il pubblico è lì pron- l’unica ombra che grava su questo im- to a ricordargli le parole mancanti. Le menso repertorio. Paul tira fuori perle sanno a memoria, agitano telefonini e mirabolanti ma continua a non cantare bicchieri di birra (che scorre a fiumi), si quelle che aveva scritto John. Mai un’ec- alzano in piedi a ogni celebre incipit. cezione, e quando propone I’ve got a fee- La American Airlines Arena (20.000 linglascia la parte cantata da John al chi- posti) è ovviamente gremita, in festa per tarrista Rusty Anderson. Pudore o ecces- il debutto mondiale del tour, una folla di so di zelo? Del resto anche attingendo so- adulti, qualche ragazzino curioso, molti lo alla sua metà del repertorio, potrebbe genitori con figli, padri giudiziosi che vo- andare avanti per ore. gliono mostrare ai figli una lezione viva Dietro di lui una alta parete di luci e di storia della musica. “Macca”, va detto, proiezioni che scandiscono la scaletta al museo non si rassegna, si tinge i capel- (visioni notturne per Blackbird, auto- li, veste casual e si porta dietro una band mobili d’epoca per Drive my car, lussu- di giovani che eseguono con rispetto cal- reggianti giardini per la nuova English ligrafico gli antichi capolavori, ma sono tea). Lo spettacolo è irresistibile e non pur sempre giovani, non appannati dal potrebbe essere altrimenti. McCartney grigio rigore della storia. Museo no, ma non è di quelli che reinventano, i pezzi li una lezione di storia sì. ripropone più o meno nella versione ori- McCartney non lesina didascalie. Pri- ginale, perfino gli assolo sono quelli che ma del concerto un lungo filmato rievo- conosciamo a memoria, sembra in fon- ca la vicenda, dalle immagini di Liver- do un esercizio di routine, ma quando ci pool bombardata dai nazisti fino alle ul- si può permettere di sparare in sequen- time cose (compreso uno squarcio del za canzoni come Back in Ussr(omaggio concerto al Colosseo), perfino troppo al pubblico locale per l’incipit «flew in autoindulgente, come se le migliaia di from Miami Beach»), Hey Jude, Let it be, fan accalorati, e che hanno sborsato in The long and winding road, Get back, c’è media un centinaio di dollari ciascuno, FOTO REUTERS ITALIA poco da opporre resistenza. È la storia non sapessero chi si trovano di fronte. In I’ll follow the sun, arriva perfino a canta- tles, considerando che Ringo non ha che parla, gradevolmente riprodotta realtà lo sanno bene e si squagliano rag- re la prima canzone che ha inciso con i È partito da Miami mai fatto testo. dal vivo per il godimento generale. Sto- gianti quando attacca Magical mistery suoi amici di scuola i Quarrymen. In Eppure c’era e Paul lo ricorda quando ria che si rinnova, come ha raccontato tour, l’invitation au voyage, e poi si ritro- realtà è inedita, si intitola In spite of all il tour mondiale il pubblico sventola dei piccoli cartoni Paul. Quando all’equipaggio dello vano a celebrare le beatlesiane I’ll get the danger e i quattro, anzi i tre perché con l’immagine di Yellow submarine e Shuttle è stato comunicato che final- you, e Drive my car, bellissima, moder- non c’era ancora Ringo, la incisero nel la band improvvisa il ritornello, nel tri- mente il tempo era migliorato e poteva- nissima. McCartney è particolarmente 1958 in quelle macchinette che per cin- di Paul. Ventimila pudio generale: «Questa la lasciamo a no tornare a terra, gli hanno inviato le nostalgico, canta Till there was you l’u- que sterline consentivano a chiunque di Ringo per il suo tour», e sì, perché a can- note di Good day sunshine. Sempre e co- nica della serata che non ha scritto lui, ri- registrare, in diretta, una canzone su persone all’Arena tarla era proprio Ringo, anche se non ha munque canzoni dei Beatles. Nel filma- salente agli inizi, quando ancora i Bea- lacca di vinile («essendo una copia uni- mai scritto una nota di quelle magnifi- to iniziale si vedeva il liceo di Liverpool tles si concedevano il gusto di reinter- ca l’abbiamo tenuta una settimana a te- a commuoversi che canzoni. con una scritta in latino che diceva più pretare vecchi classici. Poi ricorda il sta»). Quando nomina John l’applauso è Del nuovo album propone discreta- o meno: «Non siamo nati per noi stessi paesaggio che guardava dalla finestra di scrosciante, quando nomina George lo mente solo tre pezzi, del suo percorso so- ma per tutto il mondo». casa sua a Liverpool quando ha scritto stesso. Lui è quello che rimane dei Bea- lista accenna solo le più famose (Band on Una profezia? Repubblica Nazionale 47 18/09/2005 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

i sapori Buono come due secoli fa, ma oggi più apprezzato Golosità da spalmare che mai dagli chef che sempre più spesso lo accompagnano a carni prelibate e formaggi caprini. Perfetto a colazione, riscoperto nelle salse e negli intingoli, il prodotto delle api è protagonista di una nuova stagione gastronomica sancita dall’elezione del “miele italiano dell’anno” Con la ricotta Con le cipolline Con la frittata Ricotta “gentile” di pecora, ovvero Cipolline glassate Frittatina d’erbe quella di prima “affioratura”, al miele di castagno: (tipicamente primaverile e miele di corbezzolo: un miele “virile”, puro con rucola, maggiorana, ecco il dolce-amaro per eccellenza con retrofondo amaro finocchietto o barba di frate) abbinamento storico tanninico che sgrassa e miele di lavanda: un contrasto della gastronomia sarda e bilancia la morbidezza solo apparente per esaltare del piatto classico i profumi più delicati

Miele La prova più dolce offerta dalla natura

LICIA GRANELLO uono come due secoli fa. Quando lo zucchero fece la sua comparsa, declassandolo da prodotto in- dispensabile a voluttuario. Ma buono anche molti molti secoli prima, se è vero che già il “Cantico dei Cantici” lo citava in abbondanza. Anche se non proprio per motivi alimentari. Perché essere paragonati a un miele non significa solo essere dolci: la sensualità è lì, a portata di cucchiaino. Seduzione e languidezze, rituali e fantasie erotiche, riferimenti sessuali pochissimo ve- lati: letteratura sacra e profana ne hanno cantato le virtù attraverso i millenni, con sfumature in- Bfinite. E davvero poco importa se per raccontare la dolcezza di un piatto o dei corpi degli amanti. A Montalcino, si sono appena celebrati gli Stati Generali del miele: tre giorni monodedicati, chiusi con l’elezione del Miele dell’anno, derivato dalla marasca, segnati dalla preoccupazione per i prodotti di scarto in arrivo sugli scaffali, e dalla speranza che l’introduzione delle nuove etichette, più circostan- ziate, siano efficaci contro truffe e raggiri. Si dice miele e si torna all’infanzia, alle coperte rimboccate, a certi raffreddori molesti che i geni- tori più innovativi curavano con le frizioni farmaceutiche all’eucalipto. Ma i nonni diffidavano, ri- vendicando il primato delle pappette di lino da appoggiare ben calde sul petto, accompagnate dal- l’immancabile scodella di latte e miele. Da allora, sotto i ponti insieme all’acqua sono passate tonnellate di medicine “subito-in-piedi” e altret- tante merendine confezionate. Con i risultati che sappiamo, quasi nessuno positivo, dalle allergie all’obesità. Eppure, fatichiamo a ritrovare il piacere di gustare il miele, complice l’anatema dei dannati della dieta, che lo mettono ai primi posti dei cibi da ingrasso. In realtà, tra miele e zucchero, il grande vantaggio a carico del cucchiaino bianco coincide con il minor impatto gustativo, che lo fa preferire nel caffè – anche se i veri cultori lo bevono amaro! – e nella maggior parte delle preparazioni di pasticceria. Il miele, in compenso, vince in tutti gli altri parametri. Ha un impatto calorico inferiore e soprattutto vanta una quota importante di fruttosio, lo zucchero della frutta, che non influisce sull’equilibrio dell’insulina (la sua alterazione provoca la sensazione di fame). Come scroprilo? Siccome il glucosio cristallizza con facilità, più il miele tende a fluidificare – come quello di aca-

Acacia Agrumi Castagno Corbezzolo Eucalipto Di produzione diffusa, Dagli agrumeti del Sud Miele di mezza montagna Si produce nelle zone Si trova dal centro Italia è tra i più facili da amare, si ottiene sia da varietà È scuro, liquido, pungente di macchia mediterranea, in giù, isole comprese, sia per il colore chiaro, miste – arancio, limone, al naso, forte in bocca, tra Maremma e dove gli eucalipti sono sia per la consistenza pompelmo – sia da con decisi sentori di legno Sardegna, in autunno, utilizzati come barriere liquida, che ne facilita fioriture singole. Il colore, e un fondo amaro. Ricco meglio dopo un’estate frangivento. Di fattura estiva, l’utilizzo. Il sapore è morbido una volta cristallizzato, di granelli di polline, grazie piovosa. È ambrato, amaro è compatto di colore beige e delicato, con una leggera è chiarissimo, profumo alla massiccia produzione sia al naso che in bocca, con più o meno carico, profumo profumazione floreale e sapore intensi dei fiori maschili dell’albero sentori di caffè e liquirizia speziato e sapore fine Repubblica Nazionale 48 18/09/2005 DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 49 400 grammi itinerari È il consumo pro capite annuo di miele Lavarone (TN)Montalcino (SI) Zafferana Etnea (CT) Una delle perle Il comune reso famoso Il suo nome, di origine turistiche del Trentino, dal Brunello è araba (za’faran), 50mila famosa per il lago accoccolato a 564 m è dovuto Gli apicoltori italiani e per l’altipiano, sul livello del mare, alle rigogliose fioriture in attività ovvero 100 kmq in una zona ricca di ginestre e zafferano di pascoli e boschi, di boschi di lecci, nei boschi intorno condivisi con i comuni castagni, querce alla cittadina, ai piedi di Folgaria, Luserna e corbezzoli, benedetta dell’Etna Nei week end 55miliardi e un grappolo di piccole per le produzioni ottobrini, ospita Le api che producono frazioni. C’è un museo del miele, alimentari. Oltre all’olio extravergine, ai funghi una mostra-mercato dedicata al miele, che conta il miele in Italia www.museodelmiele.com e ai tartufi (bianchi!) in passerella anche i mieli oltre 800 produttori della zona

DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE HOTEL CAMINETTO GIGLIO HOTEL HOTEL AIRONE Frazione Bertoldi Via Soccorso Saloni 5 Via Cassone 67 Tel. 0464-783214 Tel. 0577-846577 Tel. 095-7081819 Camera doppia da 75 euro, colazione inclusa Camera doppia da 98 euro, colazione inclusa Camera doppia da 110 euro, colazione inclusa

DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE OSTERIA RUZ BOCCON DI VINO VILLA TAVERNA Località Azzolini 1 Località Colombaio Tozzi 201 Corso Colombo 42 - Trecastagni Tel. 0464-783821 Tel. 0577-848233 Tel.095-7806458 Chiuso giovedì, menù da 20 euro Chiuso martedì, menù da 37 euro Chiuso domenica e lunedì a pranzo, menù da 28 euro

DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE MIELI MANZINI APICOLTURA BATIGNANI COOPERATIVA APICOLTORI ETNEI Via Chiesa 91, Folgaria Via delle Caserme 5 Via Marconi 135/b Tel. 0464 721954 Tel. 0577-848444 Tel. 095-7082414

Flan di pecorino con salsa di pere Agata Parisella, La Bibbia chef e titolare Le tue labbra stillano insieme al marito miele vergine,‘‘ o sposa, del ristorante c’è miele e latte romano “Agata e Romeo”, è grande interprete sotto la tua lingua della cucina tradizionale rivisitata e il profumo con leggerezza delle tue vesti 50 gr farina, 50 gr burro è come il profumo 250 gr pecorino grattugiato del Libano 5 tuorli, 2 pere sbucciate e strofinate con limone,1 limone dal Cantico dei Cantici 4 cucchiai di miele di castagno Qualche foglia di nasturzio

* Fondere il burro, aggiungere la farina e poi il latte * A consistenza cremosa, incorporare il pecorino e i tuorli * Cuocere a 180’ a bagnomaria per 45’ la crema in stampini di alluminio * Preparare la salsa, cuocendo pere e miele a fiamma viva, poi frullando * Disporre nel piatto il flan, guarnito con la salsa al miele e foglie di nasturzio

Petto di faraona con cipolline glassate Aimo Moroni, toscano trapiantato a Milano,è uno dei più bravi chef italiani. Insieme alla moglie Nadia e alla figlia Stefania, gestisce il ristorante-culto “Il luogo di Aimo e Nadia” 2 petti di faraona in quattro pezzi, cia – più la pelle incisa in quadretti, fruttosio contie- ne. Ma attenzione ai truc- 4 fegatini di faraona, 8 gherigli di chi: il trattamento termico aiuta a ot- noci spezzettati, un bicchiere di tenere mieli più cremosi a discapito della qualità (mai usare il vino Ghemme riserva, 2 cucchiai miele con infusioni superbollenti). Se i consumi sono fermi, nell’alta gastronomia il miele invece di saba (mosto cotto) è tornato di gran moda. Come spesso succede con i cibi in crisi di e uno di miele, aglio, alloro, popolarità, è toccato agli chef più attenti invertire la tendenza, di- chiodo di garofano, 50 g sancorandolo dalla sezione “dessert” e regalandogli nuova vita nelle salse e nelle caramellizzazioni di piatti salati, con risultati straordinari (ben lo sanno i fortunati che hanno assaggiato il maialino al miele di Gualtiero Marchesi). di burro, 300 g di cipolline, Ma a restituire il miele alla passerella gastronomica negli ultimi anni sono stati in particolare i formaggi, 4 cucchiai di brodo di carne, uno con caprini e pecorini in cima alla classifica degli abbinamenti: dall’osteria colta al ristorante di qualità, il car- rello più goloso esibisce accanto a mostarde e confetture almeno un paio di mieli diversi, capaci di smorzare di extravergine i toni forti, e di esaltare gli aromi. Dove l’esperto non guida, bisogna imparare a scegliere. Leggere le etichette aiuta, per esempio, a capire se è un mie- * Cuocere 20’ le cipolline le nazionale: la dicitura “italiano”, infatti, non ammette aggiunte di mieli importati. Altro suggerimento, comprare di- con olio e brodo, aggiungere rettamente, quando possibile, dal produttore: pratica che ha il doppio vantaggio di ridurre i costi e risparmiare ai va- setti il viaggio, non sempre nelle condizioni ottimali, verso gli scaffali delle rivendite. Se poi provate a fare una degu- miele e metà burro, infornare per stazione “cieca”, il vostro palato scoprirà quanto i pollini delle singole piante incidono nei profumi e nei sapori. I 55 6’ a 180 gradi miliardi di api che ogni anno rubano il nettare selezionandolo fior da fiore, ve ne saranno infinitamente grate. * Scaldare olio e aglio (poi toglierlo), rosolare i petti, inserire Lavanda Melata Millefiori alloro e garofano, È il miele d’elezione Si ottiene a partire Dalle Alpi agli Appennini, * Bagnare col vino, aggiungere in Provenza, ma si trova da un insetto, la Metcalfa le produzioni miste i fegatini pure in Spagna Pruinosa, che attacca hanno il fascino * Cuocere per 2’ a fuoco vivace, e nel centro Italia: le piante producendo delle fioriture prevalenti, aggiungendo le noci e la saba ambrato, ha odore intenso. un’abbondante melata, che non sono mai uguali, * Disporre in piatti caldi, In Sardegna, esiste utilizzata dalle api. È molto di anno in anno, da zona a nappando con il fondo una piccola produzione scuro, liquido, poco dolce, zona. I sentori sono molto di cottura, ridotto col burro dalla lavanda selvatica sapore fruttato o maltato floreali e così il gusto Repubblica Nazionale 49 18/09/2005 50 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005

le tendenze Lo studio di antica memoria non c’è più, difficile avere Stanze trasformiste a disposizione un intero ambiente della casa dove dare uno sguardo alla corrispondenza e-mail, sbrigare il lavoro arretrato o leggere un buon libro. Ecco allora moltiplicarsi le zone multifunzione dove accanto al computer trovano spazio lampade e poltrone di nuova generazione Home

UN’IDEA ILLUMINANTE Philippe Starck gioca con la luce da tavolo con la sua Archimoon, Office modello di punta di casa Flos. Dotato di diffusore colorato in plastica La scrivania trasparente, rossa, gialla oppure blu La sfida più grande vola in salotto per i designer è creare JACARANDA CARACCIOLO FALCK mobili all’interno na volta, tanti anni fa, si chiamava studio. Fa- ceva bella mostra di sé solo in case di un cer- dei quali i gadget to tipo. Ed era una sorta di sancta santorum dedicato al lavoro intellettuale. Arredato con hi-tech siano mobili imponenti, eleganti scrivanie di legno pregiato, sofisticate poltrone di pelle e gran- quasi invisibili Udi librerie colme di volumi rilegati che evocavano immagi- ni poetiche. Ma questo accadeva in un passato che sembra lontano anni luce. Quando ogni professione, anche la più flessibile, era scandita da ritmi e orari precisi e ri- gidamente scissa dall’ambiente-casa. Oggi tutto è diverso. A cominciare dal modo di lavorare. Se- condo una statistica pubblicata qualche tempo fa dal Bureau of labour statistics solo negli Usa sono all’incirca 19 milioni e 800 mila coloro che ammettono di portarsi abitualmente il lavoro a casa. Una cifra che, vista la flessibilità degli im- pieghi, è destinata sicuramente ad aumentare. Riuscire a staccare la spina, in tutti i sensi, è diventato sempre più difficile. Appena svegli si accende il cellulare per leggere l’elenco degli sms o la lista delle chiamate mancate. Si prende il caffè scorrendo le ultime e-mail sul Blackberry. Si entra in macchina consultando il palmare. E così via fino a sera. FASCINO Quando ci si siede alla scrivania per dare un’ultima oc- DECÒ chiata a questo o quel documento. L’italiano oggi è “pe- Linee art déco rennemente disponibile”, “sempre collegato”. Al telefono e motivi o alla rete. Tanto che il confine tra tempo del lavoro e tem- orientali sono po libero è diventato via via più labile. E un numero sem- le ispirazioni pre crescente di persone ha cominciato a sentire l’esigen- della lampada za di ritagliarsi un nuovo spazio, fosse pure un angolino del da scrivania salotto, per lavorare anche tra le mura di casa. Ravel È nato così quello che ormai tutti chiamano home office. di Armani casa Un ambiente molto diverso dal suo antenato studio. Per- ché, come tutte le altre stanze degli appartamenti di oggi, ha dovuto adeguarsi ai nuovi modelli sociali. Imparando, per prima cosa, ad essere trasversale e trasformabile. Ov- vero a non ricoprire solo la sua funzione principale. Nelle case del Nuovo Millennio, da tempo, le distinzioni rigide non esistono più. E, sempre più spesso, gli spazi (e le fun- INFUOCATE zioni a cui essi sono preposti) si fondono l’uno con l’altro. TRASPARENZE Spesso per ragioni di metri quadrati, ma a volte anche di La sedia da ufficio estetica. Ecco allora la cucina arredata come un salotto. Il ha cambiato look... bagno che ospita il televisore. E l’ufficio che, volendo, de- Un esempio? Meridiana, ve essere in grado di trasformarsi in sala da pranzo. ideata dal designer Sia che si tratti di una vera e propria stanza, sia che sia Christophe Pillet stato ritagliato in un angolo l’home officedeve quindi esse- per Driade, è in plastica re accogliente, possibilmente allegro, oltre che polifunzio- trasparente rosso fuoco nale. «La tecnologia moderna è utile, ma fa anche paura», teorizza Lucia Chrometzka, ricercatrice del Futur concept lab di Milano, «la sfida più grande per progettisti e designer è quindi quella di creare ambienti e mobili all’interno dei quali i gadget hi-tech siano quasi invisibili». Detto fatto: nelle ultime stagioni tutte le grandi case di ACCENSIONE design, da Ikea a Flos, da Cassina a B&B, si sono messe al- SENZA LIMITI l’opera. Realizzando scrivanie e poltroncine, librerie e Profilo sottile, design lampade, cassettiere e porta libri all’avanguardia. Ma so- rigoroso, il modello prattutto belli. «Nel mondo di oggi i concetti estetici si so- Dove firmato vrappongono sempre di più», raccontano i creativi del da Nemo promette gruppo Poltrona Frau, «quando disegni un tavolo da lavo- luce senza limiti ro non devi pensare solo alla funzionalità, ma anche a co- me renderlo utilizzabile per altri scopi». Alternando mini- malismo e forme classiche. Scegliendo materiali partico- RIEDIZIONE D’AUTORE lari, come la pelle, da abbinare a quelli canonici, come al- Per un angolo creativo Vitra luminio o vetro. E optando, sempre più spesso, per colori propone “Home desk”, alla moda, dal verde lime al rosso ketch-up, che una volta una riedizione della scrivania non avrebbero mai trovato spazio all’interno di un vero uf- disegnata da George Nelson ficio domestico. nel lontano 1958

L’OVALE PERFETTO È realizzato in pelle il tavolo (nato come modello da riunione) ovale Forum president della nuova linea ufficio di Poltrona Frau Repubblica Nazionale 50 18/09/2005 DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 51

VARIOPINTI DETTAGLI A TUTTA PARETE Un’idea per rendere più allegra Si può attrezzare e alternativa la scrivania? in decine di modi diversi, I coloratissimi portapenne Lisse in pvc a seconda del numero disegnati dalla designer Julia Dozsa di ripiani o di ante e prodotti da Driadecosmo desiderate, la libreria della linea Sistemi Hi Fi di Cappellini. Disponibile in 87 sfumature di colore

ORDINATO PER VOCAZIONE Porta cd, porta dvd, porta libri o floppy disk per il computer: in materiale plastico trasparente il porta- tutto da scrivania è disegnato e prodotto ORIZZONTI da Serralunga DI CRISTALLO Ha l’intero piano in lucido cristallo temperato e le gambe in acciaio, con piedini regolabili, il tavolo Covito di Rexite

NUOVO SALVASPAZIO Per chi ha problemi di spazio: la parete attrezzata con porta INVITO ALLA SEDUTA oggetti di ogni forma La classica poltrona È firmata Rexite da riunione si rinnova Con il modello Skate di Alfredo Haeberli per Moroso Basta con l’ufficio prigione il computer è l’alleato giusto DOMENICO DE MASI ella Firenze rinascimentale di Leonardo e Michelangelo operavano 55 botteghe. In ognuna di esse si dormiva, si lavorava, si commerciava. NQuando, all’imbrunire, la luce non bastava più per scolpire o dipinge- re, le botteghe si trasformavano in club dove si discuteva di arte e politica. Grazie a questa organizzazione, una cittadina di appena 19.000 abitanti co- me era la Firenze medicea, è riuscita a produrre una massa ineguagliata di ric- chezza e di capolavori. Tre secoli dopo, l’avvento della società industriale con le sue fabbriche ma- nifatturiere e con la sua netta separazione tra luoghi di lavoro e luoghi di vita, ha mandato in frantumi l’unità esistenziale delle botteghe. Né poteva essere altrimenti, perché le fragorose catene di montaggio e gli altiforni inquinanti non potevano convivere con la vita domestica e con le attività sociali. Via via, però, il progresso tecnologico, lo sviluppo organizzativo, la globa- lizzazione, la scolarità diffusa, ha modificato la composizione della forza la- voro. Nella Manchester descritta da Marx a metà Ottocento, 96 lavoratori su cento erano operai. Nelle fabbriche di Filadelfia organizzate da Taylor agli ini- zi del Novecento, già gli operai erano scesi all’85 per cento. E oggi? Oggi solo un terzo dei lavoratori svolge mansioni fisiche, ripetitive, parcellizzate, proprio come il Chaplin di Tempi moderni. Un altro terzo — ca- salinghe, portieri d’albergo, impiegati — svolge attività flessibili in cui il lavo- ro fisico e ripetitivo si confonde con quello intellettuale e ideativo. Un ultimo terzo — scienziati, registi, imprenditori, giornalisti, pubblicitari — svolge at- tività intellettuali di tipo creativo. TRONO MUTANTE Molte di queste attività richiedono il semplice supporto di un computer Basta attaccare alla sedia impilabile Trono collegato a Internet e perciò possono essere svolte dove e quando si vuole, di Segis una spalliera per trasformarla senza vincoli di tempo e di luogo. Se anche in questi casi le aziende continua- in una vera poltroncina. Disponibile no a imporre la presenza in ufficio e i cartellini segnatempo, è solo in ossequio in finitura lucida, traslucida o trasparente alle abitudini contratte in duecento anni di società industriale. La progressiva intellettualizzazione del lavoro, la parallela miniaturizza- zione delle tecnologie, l’introduzione di sistemi organizzati per obiettivi e non più per orario, consentono la diffusione del telelavoro. Basta che in ogni ap- partamento, anche minimo, all’angolo cottura per cucinare si affianchi l’ho- me office per lavorare. L’home office evita lo spreco di spazio causato dal doppione casa-ufficio; riduce il costo degli edifici; evita lo stillicidio del pendolarismo; elimina le ore di punta («Nelle ore di punta — diceva Ennio Flaiano — è impossibile perfi- no l’adulterio»), riduce l’inquinamento, moltiplica il tempo per la vita per- sonale, familiare e sociale. LINEE Ovviamente il telelavoro e l’home office richiedono una rivoluzione men- MINIMAL tale analoga a quella che fu necessaria cento anni fa, quando passammo dal- Design super la vita rurale a quella industriale. Allora, abituati a lavorare in casa, dovemmo minimal e colori imparare a uscirne quotidianamente per recarci in azienda. Oggi, invece, abi- scuri per la sedia tuati a recarci quotidianamente in ufficio, dobbiamo riapprendere come si in pelle e acciaio resta in casa, mischiando lavoro e tempo libero. del gruppo A loro volta gli architetti e i designer debbono riprogettare l’arredo dome- giapponese Muji stico per trasformare le case da semplici dormitori in luoghi di vita totale. Ancora inesperti di telelavoro, rischieremo di isolarci in casa per lavorare ven- tiquattro ore su ventiquattro, sprecando così questa meravigliosa opportunità liberatoria. Ma non è che un rischio passeggero: nell’Homo sapiens, infatti, son- EFFETTO ANGELO necchia l’Homo ludens, sempre pronto a destarsi per salvarci dall’alienazione Si chiama Angel e assicurarci migliori standard di vita. L’home office è il suo migliore alleato. e, come un angelo, L’autore è docente di Sociologia del Lavoro spalanca le ali all’Università “La Sapienza” di Roma per mostrare il pc È il corner di Naos 52 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 SETTEMBRE 2005 l’incontro Cantanti al bivio L’enfant prodige della canzone italiana che ha vinto Sanremo da studentessa, ha cambiato pelle: era timida e incerta, ma oggi si è trasformata da ragazza di provincia in un’artista cosmopolita pronta all’ennesima metamorfosi. Ha detto basta a quella sua eterna immagine perbenista, le sue canzoni sono diventate più “adulte”, si fa fotografare in pose Laura Pausini sexy, chiude i suoi concerti con la frase “stanotte fate l’amore” e ha deciso di cancellare uno stereotipo in cui non si riconosce più

GINO CASTALDO sempre ricevo cose che mi aiutino a le. Mi spiego, io ho cominciato quando ziano l’ho chiamato io, gli ho detto che fortunata, beh io sono sicura che se fossi scrivere cose più forti, come ho fatto in avevo otto anni a fare piano bar, quella mi piaceva molto il suo modo di scrive- andata con un’altra canzone non avrei PARIGI Dove l’aria è polvere che è dedicata alla per me era la normalità, facevamo sera- re, da allora ci sentiamo almeno due o tre fatto questa carriera, la fortuna è che guerra, sono i miei pensieri, non voglio te dappertutto, nord e sud, d’estate ri- volte alla settimana. Soprattutto per l’e- questa canzone sia arrivata a me, e oltre- ell’albergo di Parigi dove dare giudizi politici, non sta a me inse- manevamo in zona, Cervia, Milano Ma- stero lui voleva dei consigli, è testardo, tutto parlava veramente di me, io anda- la incontriamo regna la gnare alla gente, ma ne sentivo il biso- rittima, mi rendo conto oggi che questa rimane sulle sue decisioni, ma ascolta, io vo a scuola col treno delle sette e trenta, confusione, una vampa- gno, ero molto incazzata. Ho racconta- normalità che desidero è tutta mia, non ho spinto molto perché lui andasse in anche se l’hanno scritta due persone che ta di chiasso italiano sul to cose dure: il soldato, il bambino sen- riesco a trovare un equilibrio, non solo Sudamerica, era stanco, restìo, era suc- neanche conoscevo, l’abbiamo manda- gelidoN arredamento postmoderno del- za una gamba, l’aquila, ovvero il mon- nel modo di gestire la giornata, ma an- cesso anche a me, ho avuto un inciden- ta alle case discografiche che neanche la la hall. Sembra che sia sbarcata un’inte- do che ha deciso di appoggiare la guer- che interiormente, mi affascina la nor- te aereo, anzi tre di seguito, all’ultimo volevano, ma i miei produttori non si so- ra comitiva, amici, parenti, musicisti, ra, c’è molta strada da fare». malità, ma per me vuol dire vivere que- siamo planati col flap rotto su Linate, no dati per vinti, allora ho fatto un provi- non si capisce bene dove nel gruppo fi- Molta, davvero, ma molta ne ha già sto lavoro senza eccessi, senza tutte le niente di grave ma ho preso una paura no come oggi tutti dovrebbero fare e non nisca l’amicizia e cominci il lavoro, tut- fatta e ai cliché non è facile opporsi. Per leggende che circolano intorno alle star tremenda, non volevo più viaggiare, ed si fa più, voce e pianoforte in ufficio, tre ti ridono, scherzano, si danno di gomi- contro capita che uno come Vasco della musica. Faccio ancora cose nor- era proprio il momento in cui dovevo pezzi, due famosi, e poi La solitudine, to, preparano uscite birbone nella not- qualsiasi cosa scriva rimarrà sempre mali, a Milano si vive il rapporto con le partire per il Sudamerica, poi mi hanno vedevo tutte queste persone, e tutti dice- te parigina. quello della trasgressione a ogni costo. persone famose diversamente, vivo a convinto, mi hanno impasticcata e mi vano no, poi alle sette di sera gli ultimi, Laura “pausella” Pausini è lì, col suo «È vero, infatti le sue nuove canzoni so- Brera, che è molto alla mano, vado a fa- hanno messo sull’aereo. Ed è stato un della Cgd, loro hanno capito subito, si so- sorriso schietto, privo di malizia. Vor- no più dolci delle mie, ma nessuno lo di- re la spesa, vado al bar sotto casa, cono- bene. Mi si è aperto un mondo, non solo no messi a urlare, il mio babbo si è quasi rebbe uscire anche lei, ma non può. Più rebbe mai». sco tutti i negozianti». da un punto di vista discografico, è un fatto la pipì addosso, loro spingevano che intervistarla verrebbe da chiedergli: Passo dopo passo, con la saggezza di Sembra anche avere un buon rappor- immenso paese di popolo, di provincia, ma io dovevo andare a scuola, sono an- vogliamo essere amici? una ragazzina che viene dalla gavetta ha to con i colleghi. Tiziano Ferro parla di lei e io sto molto bene lì, al di là del succes- data a Milano e ho fatto un contratto che Sembra l’amica del cuore che tutti costruito la donna che è oggi. Com’è che come una sorella maggiore. «Con lui in so, e pensavo che lui non dovesse perde- mi legava solo per il singolo, ho fatto tu- vorrebbero avere. Ma quello laggiù non a un certo punto si cambia? «A differen- particolare, sì. Con Eros ho il rapporto re un’occasione così, poi mi ha chiama- te le selezioni, e di vincere non mi frega- è suo padre? «Sì, è il mio babbo». Che la za di tutto il resto, questo l’ho fatto non che Tiziano ha con me, meno frequente to sempre: la faccio questa tv? Perché va niente, fino allora il massimo che ave- segue ovunque, allegro e operoso. con l’istinto. Ho un rapporto giornaliero magari, ma l’ho sempre visto come un non possiamo andare a Cuba? Che è un vo fatto era la festa di piazza di Lugo, ero Sembra una favola, tutta italiana, coi fan, stanotte vado nel mio sito e sto fratello maggiore, ho sempre seguito vecchio problema, io non ci posso anda- a Sanremo, avevo chiesto l’autografo a quella di una mansueta Cenerentola che con loro, nel forum, nelle chat, dico sem- certi consigli anche indirettamente. Ti- re perché la mia casa discografica ame- tutti. Ecco perché non sono più tornata a fin da bambina seguiva il padre nei pia- pre esattamente e sinceramente quello ricana ha avuto problemi, un preceden- Sanremo, un po’ mi sento una merda no bar di provincia, e oggi è una star che penso, a volte mi massacrano. Il mio te con un altro artista latino che è anda- perché vorrei dare adesso qualcosa, ma mondiale. In questi giorni la sua voce concerto si chiude con la frase: fate l’a- “Mi manca molto to lì e le radio nordamericane l’hanno ora conosco troppe cose. Anche il secon- passa nelle radio di tutto il mondo men- more questa notte. Alcuni sono rimasti boicottato, anche Eros mi ha detto la do Sanremo, l’ho vissuto con un’ansia tre duetta in inglese con la leggenda Ray scioccati. Non è una frase provocatoria. la maternità ma non stessa cosa, bruttissima». pazzesca (Strani amori), l’anno dopo, Charles («non ci potevo credere, quando E un modo per dire che adesso è com- E altri colleghi in confidenza? «Biagio tutti dicevano che dovevo vincere io e in- è arrivato il nastro con la base abbiamo pleto perché io ho fatto l’amore con lo- Antonacci, moltissimo, quando sono vece come è ovvio non ho vinto e i miei isolato la sua voce, sentivamo i respiri, il ro, mi sono data e ho ricevuto, a volte mi sono ancora pronta andata a Sanremo la prima sera mi ha manager mi hanno massacrato: era col- suo piede che batteva il ritmo, eravamo capita di provare sensazioni fisiche si- mandato un telegramma: per me hai già pa mia, ero grassa, avevo cantato male, e in silenzio, non sapevo che fare, poi ho mili a quelle di un rapporto, diciamo se sono impaurita vinto! Poi un giorno l’ho incontrato, e mi infatti tre giorni dopo li ho lasciati, ero preso coraggio») . Si porta ancora dietro non sessuale, d’amore». Certo fare l’a- ha detto: ho scritto una canzone pen- piccola, ma ho detto basta, senza nean- quell’immagine da brava ragazza, aveva more con 10.000 persone sarebbe com- Nella vita ho fatto più sando a te, posso fartela sentire?, allora che guardare i contratti. solo diciott’anni, con cui sedusse l’Italia, plicato. È la storia di una ragazza con- l’ho invitato a casa e me l’ha fatta senti- Quando ho vinto non sapevo che fa- irrompendo da perfetta sconosciuta a dannata a crescere insieme col suo pub- di quanto avrei potuto re, era Tre per mare io stavo finendo il re, ho fatto Domenica in, poi il lunedì Sanremo vincendo a mani basse con La blico. A questo non ci sono alternative. mio quinto disco, ho deciso di togliere sono tornata a scuola, il preside che pri- solitudine. Quello che decide di essere o non essere altro e mettere la canzone e puntare tut- ma non mi si filava, ha voluto esporre Ma nel frattempo è cresciuta, è una è un affare pubblico. immaginare, questa to su quella. Da quel giorno è iniziato un tutte le cose di ceramica che avevo fat- donna, determinata, esperta. La ragaz- «Alcuni sono conservatori, altri me- rapporto d’amicizia, diventato più soli- to, per cinque anni mi avevano preso za di provincia è oggi un artista cosmo- no. Non voglio esser finta, dico sempre è l’unica cosa do quando tutti e due ci siamo trovati tutti in giro perché facevo il piano bar, in polita, pronta alla sua ennesima meta- la verità, e alla lunga lo apprezzano, cer- «separati» dai nostri rispettivi compagni quei casi fai la serata jazz, quella pop, morfosi. to non ci sono più quelli di prima, fino a che non ho mai e io ero molto depressa, vedeva che non capitava anche quella folk, e ovviamen- Alla fine si è stancata di questa eterna tre anni fa avevo un pubblico adole- rispondevo allora è venuto apposta a te gli amici venivano in quelle folk e poi immagine da brava ragazza. «Il mondo scenziale, e quasi solo di ragazze, im- realizzato” Milano per portarmi fuori a mangiare, mi prendevano in giro. Lì ho imparato dello spettacolo va avanti per semplifi- provvisamente, non so perché, ma in mi ha fatto svagare, e ho trovato strano ad andare sul palco senza paura. A San- cazioni, perché io in realtà penso di es- tutto il mondo il pubblico è cambiato, un che un collega lo facesse, senza nessun remo non ho avuto paura del pubblico, sere molto monella, perfino sprovve- altro tipo di ragazzi e ragazze che si altro scopo». ho avuto paura della telecamera, per- duta su certe cose, mi annoio nella quo- aspettano che io sia cresciuta, e del resto È vero che quando è stata ammessa a ché non l’avevo mai vista». Sembra non tidianità, sono attratta dalle persone di- sarebbe poco intelligente come donna e Sanremo il babbo l’ha chiamata a scuo- manchi nulla, o forse sì, qualcosa man- verse da me, soprattutto quelle estre- come artista propormi come dieci anni la? «Ero nell’aula dei disegno tecnico, ca: signora Pausini permetta una do- me. A Sanremo ero timida, non sono fa, vorrebbe dire che nel tempo non ho venne la bidella per dirmi che c’era mio manda più personale. riuscita farmi conoscere in tutti i miei imparato niente». Però si porta ancora padre al telefono, e siccome non era mai Lavoro, successo, il mondo. Non le aspetti». È vero, non è più quella di una adesso dietro il suo papà. «In tour sì, al- successo in cinque anni, mi è preso un manca una famiglia sua, non le manca volta, emana sicurezza, stile, inalterata l’inizio curava la mia voce, ma ormai so- colpo, pensavo fosse successo qualcosa la maternità? «Sì mi manca molto, le curiosità («mi piace imparare dalla gen- no abituata alla sua presenza, mi da in- a mia nonna, lui, urlava: Laura Laura mie migliori amiche sono diventate te che incontro»), e sta facendo di tutto dicazioni, è piacevole stare con la fami- Laura!, io ho pensato, ecco è morta, è in- mamme e ho avuto modo di seguire per cancellarla questa idea che di lei si glia. Avevo pensato di rivoluzionare tut- vece era la grande notizia, forse è stata questa cosa, è una metamorfosi, un era fatta la gente, si fa fotografare in po- to, ma poi non ce l’ho fatta, è tutto trop- ancora più bella quella telefonata che modo molto femminile di diventare in- se più discinte, riscopre il décolleté, an- po finto, freddo, è un circo, mi rendo vincere Sanremo, sono ritornata su che dipendente nella famiglia, sì, mi man- che le canzoni sono diventate più adul- conto, ma è importante perché quando piangevo, i mie compagni hanno pensa- ca, ma non so se sono ancora pronta, te. «Sono cose a cui sto pensando in viaggi sempre, incontri tante persone to al peggio». sono impaurita. Nella vita ho fatto più questi ultimi mesi, anche se ho paura che non ti danno quello di cui ha biso- La sua storia comincia così. Non si è di quanto avrei potuto immaginare, perché è delicato il passaggio tra un mo- gno». E non prova rimpianti per la per- quasi mai visto un debutto così travol- questa è l’unica cosa che non ho mai do di rappresentarsi e un altro, e non duta normalità? gente. Una sconosciuta, con una canzo- realizzato». «Per non aver fatto la maestra come ne da primo posto in classifica. voleva mia madre? No, e casomai più ne- Come può succedere di andare al fe- gli ultimi anni che all’inizio, crescendo stival al debutto con una canzone così

Repubblica Nazionale 52 18/09/2005 ho capito meglio cosa vuol dire norma- forte? «Tutti mi dicono non dire che sei