Rapporto “Le Mafie Nel Lazio”)

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Rapporto “Le Mafie Nel Lazio”) RAPPORTO Il presente rapporto è stato curato dall’Osservatorio Tecnico Scienti- fico per la sicurezza e la legalità, in collaborazione con la Fondazione Libera Informazione, Osservatorio sull’informazione per la legalità e contro le mafie. Il documento è stato chiuso in redazione in data 10 febbraio 2015. Alle donne e agli uomini della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma dell’Arma dei Carabinieri della Polizia di Stato della Guardia di Finanza del Corpo Forestale dello Stato della Polizia Penitenziaria della Direzione Investigativa Antimafia del Tribunale per le misure di prevenzione di Roma Indice Prefazione di Nicola Zingaretti 7 Introduzione di Gianpiero Cioffredi 9 Ringraziamenti Parte I Premessa storica 17 Il narcotraffico e le “piazze dello spaccio” 20 Le principali “piazze dello spaccio” a Roma 23 Le organizzazioni criminali autoctone 26 Mafia Capitale: l’indagine “Mondo di mezzo” 31 Roma, il delitto Femia e la ‘ndrangheta 44 Michele Senese e la camorra nella Capitale 53 Il caso Ostia 61 Il comprensorio di Tivoli 68 Parte II Anzio e Nettuno, mafie nel Basso Lazio 73 La ‘ndrangheta a sud di Roma 75 I casalesi alle porte della Capitale 77 La criminalità organizzata di matrice locale 80 L’area dei Castelli Romani 85 La città di Ardea 87 I clan a Pomezia 90 Parte III Mafie a Latina e provincia 97 La presenza delle organizzazioni criminali nel sud Pontino 100 La provincia di Frosinone 109 Organizzazioni criminali a Viterbo e Rieti 115 I beni sequestrati e confiscati nel Lazio 120 Ecomafie e illegalità ambientali 126 Mafie straniere nella regione 131 Postfazione di Santo Della Volpe 135 Appendice Mappe e tabelle 139 Fonti consultate 152 7 Prefazione di Nicola Zingaretti Presidente della Regione Lazio Il rapporto redatto dall’Osservatorio Tecnico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, in collaborazione con la Fondazione Libera Informazione, quest’anno assume un significato particola- re. Questo preziosissimo strumento di conoscenza sui fenomeni mafiosi a Roma e nel Lazio arriva infatti dopo un vero e proprio terremoto. Mafia Capitale ha aperto uno squarcio impressionante sul livello di corruzione e di penetrazione dei fenomeni mafiosi nel nostro territorio, nel tessuto produttivo, dentro le istituzioni. Uno scossone fortissimo, che non poteva che colpirci profonda- mente. Di fronte a questo scenario, che conferma il grave radica- mento delle mafie in tutta la regione, abbiamo il dovere morale e civile di reagire con forza, con consapevolezza, con intransigenza. Abbiamo lanciato da anni un grido d’allarme sui pericoli e sui rischi legati all’opacità nella gestione della cosa pubblica, alle zone d’ombra che esistono nel rapporto tra amministrazioni ed economia, e sulla stessa pericolosità e peculiarità del fenomeno mafioso nella nostra regione. Per questo, ancora prima che esplo- desse lo scandalo di Mafia Capitale, abbiamo sostenuto Libera nell’organizzazione della “XIX Giornata della Memoria e dell’Im- pegno in Ricordo delle Vittime di Mafia” a Latina, la più grossa manifestazione contro la criminalità organizzata mai svolta nella nostra regione. Ed è proprio a novembre scorso che abbiamo vo- luto organizzare il primo meeting regionale della legalità “Lazio senza Mafie”. Ora, nessuno può dire più di non sapere. C’è un intero Paese che ha compreso – aggiungo, finalmente - che il fe- nomeno mafioso è un problema nazionale che inquina le nostre comunità, che aggredisce i nostri territori, che distrugge il capi- tale sociale e blocca lo sviluppo, alterando le regole del mercato, sottraendo risorse destinate ai servizi per la comunità, minando la stessa convivenza democratica. Ora nessuno può più dire di non sapere che la criminalità organizzata, a Roma e nel Lazio, è pre- sente e radicata, e fa affari colossali, spesso – o meglio, quasi sem- pre – anche grazie a connivenze con la politica e con le pubbliche 8 amministrazioni. Il Rapporto sulle mafie conferma questa vera e propria emergenza e ci invita, dunque, ad accelerare nell’azione di contrasto. La strada non può essere che quella di una profonda rigenerazione: della politica, innanzitutto. Ma anche dei meccani- smi che regolano il rapporto tra politica ed economia; e dello stes- so tessuto produttivo, che in tempo di crisi è divenuto più debole e permeabile di fronte alle mafie. Vogliamo affermare nel Lazio la cultura delle regole. Per questo abbiamo stretto con gli imprendi- tori un importante “Patto per la legalità”, che chiude le porte alle aziende colluse con la criminalità, e stiamo rafforzando tutte le forme di controllo su appalti e spesa pubblica, anche con l’ausilio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Un’azione di rigore e tra- sparenza che si inserisce in un percorso avviato fin dall’inizio della legislatura, con la Centrale acquisti, con la rotazione dei dirigenti, con la riduzione dei centri decisionali, con la digitalizzazione dei processi amministrativi e della spesa. E con un’azione capillare di informazione e conoscenza nelle scuole, tra i ragazzi. Solo così, con un’azione di largo respiro e fortemente innovativa, togliere- mo ossigeno alle cricche, ai comitati d’affari, a quel brodo di ille- galità dove germina la cultura mafiosa. Lo stiamo facendo in una regione che è stata per anni pessimo esempio per i cittadini e per le imprese: mostriamo una regione pulita e togliamo terreno alla cattiva politica e al malaffare. Con le regole, con la buona ammi- nistrazione, con l’educazione, con la cultura, con un welfare più giusto, con lo sviluppo, cacceremo le mafie dal Lazio. 9 Introduzione di Gianpiero Cioffredi Presidente dell’Osservatorio Tecnico Scientifico per la sicurezza e la legalità Il rapporto sulla presenza delle mafie nel Lazio, scritto in collabo- razione con la Fondazione Libera Informazione, che presentiamo non è la sceneggiatura di un film ma il resoconto fedele di alcune delle diverse attività di indagine messe in atto dalla Magistratura e dalle Forze di Polizia nel corso degli anni. Magistratura e Forze di Polizia, ai quali non ci stancheremo mai di esprimere la no- stra gratitudine e il nostro convinto sostegno. La sua lettura offre un’analisi accurata e puntuale sulla penetrazione della criminalità organizzata nella nostra Regione. Per questa sua funzione conoscitiva e per i preziosi spunti di riflessione, il Rapporto rappresenta uno strumento fondamentale della nostra battaglia comune verso la legalità. È questo un obietti- vo al quale tutti dobbiamo contribuire, con un rinnovato impulso etico e una ancora maggiore conoscenza tecnica del fenomeno. La nostra regione non è terra di mafia, ma terra per le mafie, un territorio appetibile per i boss. Qui le cosche non puntano al controllo militare del territorio, ma al controllo di pezzi del tes- suto economico-produttivo. Ma se il Lazio non è, sotto il profilo della penetrazione criminale, né la Calabria né la Sicilia , è certa- mente terra di investimenti per le organizzazioni mafiose per le quali rappresenta un territorio strategico per il suo dinamismo economico, per le capacità imprenditoriali della sua gente, per la ricchezza che produce e per essere il cuore del potere politico. Il Rapporto ci dice che qui si sono vissuti i diversi stadi dell’infil- trazione, della presenza, dell’insediamento, per arrivare in tempi recenti al vero e proprio radicamento. La nostra regione non è originariamente una terra con mafia e per questo motivo parla- re di tale argomento, fino a qualche tempo fa, non era affatto semplice. Chiunque provava ad affrontare tale argomento, spesso veniva accusato di fare inutile allarmismo. Ma è stata proprio la sottovalutazione e rimozione che, intrecciandosi con un allarman- te deficit di conoscenze, ha prodotto un terreno favorevole alla crescita della criminalità organizzata. 10 A Roma e nel Lazio le mafie ci sono e fanno molti affari, sono presenti e ben radicate nei nostri territori ma spesso non ce ne rendiamo conto. Le inchieste della magistratura e delle Forze di Polizia delineano uno scenario preoccupante di cui bisogna pren- derne atto, affinché anche da noi cresca la consapevolezza che è arrivato il momento di reagire. Inchieste che, con l’arrivo alla Pro- cura di Roma del Procuratore Giuseppe Pignatone e del coordi- natore della Dda Procuratore Aggiunto Michele Prestipino, han- no fatto uno straordinario salto di qualità delineando un modello investigativo di eccellenza con il contributo decisivo dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. Il Lazio è vista dalle mafie come una grande lavanderia dove ripulire proventi illeciti con le forme classiche del riciclaggio, im- poverendo e drogando l’economia sana. I soldi guadagnati con la droga o con altre attività illecite o criminali sono immessi nell’e- conomia legale nel tentativo di riciclarli, di nascondere e far di- sperdere la loro origine. Uno dei problemi essenziali che hanno i mafiosi è proprio quello di trasformare in soldi legali i capitali mafiosi. Il riciclaggio diventa così l’attività mafiosa più importante nelle regioni del centro-nord così come l’acquisizione di attività commerciali, di imprese, di immobili. È una ragnatela che sta av- volgendo intere zone e di cui è difficile accorgersi. Si rischia di smarrirsi, di perdere il filo che lega insieme diversi fatti. E invece è importante non perdere di vista quel filo, seguendo sia le vecchie strade, sia i punti di novità della presenza mafiosa in campo eco- nomico. Il Lazio è il luogo dove fare affari, coinvolgendo quegli imprenditori che vedono nei clan la chiave per superare le diffi- coltà della crisi. Imprenditori che quando pensano di instaurare una relazione di reciproca convenienza con le mafie si trovano immediatamente in un tunnel di solitudine e sofferenza il cui esi- to è inevitabilmente la dolorosa perdita del controllo della loro impresa, frutto di sacrifici di una vita. Negli ultimi anni, le mafie hanno visibilmente quasi archiviato i metodi criminali violenti, e hanno deciso di lavorare “sotto traccia”, mimetizzandosi, stabilen- do una sorta di pax, costituendo anche alleanze e collaborazioni, realizzando vere e proprie holding imprenditoriali.
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