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N° 54 • MARZO 2010 • spediZione iN AbbonameNtO pOstAle d.l. 353/2003 (conv. iN l. 27/02/2004 N.46) art. 1 comma 2, DCB Milano • Milano • cOpiA gratuitA EMERGENCY Si può solo abolire uesto è dunque Con Howard abbiamo riflettuto a lun- to di morte, di sofferenza, di dis-umanità. il dilemma che go sul Manifesto del ’55, sulla guerra e su È per molti versi stupefacente che la co- vi sottoponiamo, come contrastarla. munità degli umani non riesca ad affronta- crudo, spavento- “Dovremmo trattare la guerra – diceva re la questione. Dovremmo tutti conside- so e ineludibile. – come è stata trattata la schiavitù… serve rarci, come auspicava quel Manifesto, come “QDobbiamo porre fine alla razza umana, o promuovere una campagna per l’abolizione “membri di una specie biologica che ha deve l’umanità rinunciare alla guerra?”. della guerra”. Già nel 2005 Howard ave- avuto una storia importante, e la cui scom- Queste parole furono pronunciate nella va individuato il nome giusto, per quella parsa nessuno di noi vorrebbe”. Caxton Hall di Londra il 9 luglio del 1955, campagna: It Can Only Be Abolished, si Dovremmo imparare a non contemplare quando venne presentato il Manifesto di può solo abolire. Riprendendo così un al- la guerra nella nostra visione del mondo e Russel-Einstein. tro insegnamento di Einstein, che nel 1932 della vita, compiere lo sforzo intellettuale Cinquantacinque anni dopo, il 27 gen- a Ginevra, a una conferenza sul disarmo, di fare a meno della guerra, disegnare le naio scorso si è spento in California Ho- aveva dichiarato: “La guerra non si può condizioni per un mondo senza guerre, e ward Zinn, grande storico, oppositore della umanizzare, si può solo abolire”. soprattutto ritrovare quel che è rimasto di guerra, militante per i diritti civili, esempio Parlare alle coscienze dei cittadini, far umanità in ciascuno di noi per trasformare di etica e di interesse per gli “altri” che sof- maturare il rifiuto della guerra, farla diven- l’utopia di un mondo senza guerre – e sen- frono. tare un tabù. Questa era l’idea di Howard, za più schiavi – in progetto di cultura e di Lo incontrammo per la prima volta a Bo- ed è stato il suo lavoro per molti anni, in un civiltà. Howard Zinn con il suo pensiero e ston. Era venuto a assistere, all’università percorso che ci ha visto spesso coinvolti. la sua vita ha insegnato come opporsi alla di Harvard, a una conferenza di presenta- violenza di massa, alla discriminazione, alla zione del lavoro di Emergency. “Ricordate la vostra umanità, e dimen- schiavitù. Ne è nata una amicizia, una condivisione ticate il resto”. È uno sforzo che l’umanità Nella sua pesante eredità c’è anche quel di idee e progetti. Howard rimase impres- dovrebbe fare di fronte alla guerra – non a monito accorato, quell’invito a pensare an- sionato, partecipando al nostro Incontro questa o a quella guerra – ma alla guerra che l’apparentemente “impossibile” solo nazionale del 2008, dalla intelligenza e come tale. come “ancora da farsi”. dalla passione dei volontari, era orgoglioso È davvero necessario dimenticare il resto, L’abolizione della guerra è un cammino di definirsi “un volontario di Emergency- le ragioni addotte ogni volta per giustificare da percorrere. USA”. una guerra, e guardare solo al suo contenu- GINO STRADA Emergency saluta Howard Zinn, morto a Santa Monica il 27 gennaio 2010. Per Emergency Howard è stato un grande amico e un grande maestro. Ci è stato vicino, per anni, con i suoi scritti e con la sua adesione convinta al nostro lavoro. Le sue testimonianze contro la guerra - le parole di una persona che la guerra l’aveva anche fatta - sono state un insegnamento prezioso. Lo vogliamo ricordare attraverso questa lettera che Howard ha inviato a Gino Strada e a Emergency nel gennaio 2006: ci mancherà il suo sguardo sul mondo, appassionato, impegnato e umanissimo. Dopo questa guerra di Howard Zinn a guerra contro l’Iraq, l’attacco ai suoi abitanti, l’oc- braccia o le gambe, o diventare cieco, è per una causa nobile, cupazione delle sue città avrà fine, prima o poi. Il pro- per Dio, per la Patria. Se guardiamo all’interminabile sequenza cesso è già cominciato. Si vedono i primi segni di am- di guerre del secolo scorso non troviamo un popolo che voglia mutinamento nel Congresso americano. Iniziano ad la guerra, ma piuttosto popoli che ci si oppongono strenuao apparire sulla stampa i primi editoriali che chiedono il mente finché non vengono bombardati da appelli non a un Lritiro dall’Iraq. Il movimento contro la guerra continua a crescere, istinto assassino ma alla volontà di fare del bene, di diffondere lentamente ma con costanza, in tutto il paese. la democrazia e la libertà o di abbattere un tiranno. I sondaggi mostrano che oggi il paese è decisamente contrario alla guerra, e all’amministrazione Bush. La realtà è ormai sotto gli Woodrow Wilson trovò dei cittadini così riluttanti a invischiarsi occhi di tutti e le truppe dovranno tornare a casa. nella carneficina della Prima guerra mondiale che durante la sua E mentre lavoriamo con crescente determinazione perché questo campagna presidenziale del 1918 promise di starne fuori: «There succeda, non dovremmo anche pensare oltre questa guerra? Non is such a thing as a nation being too proud to fight», «Siamo una dovremmo iniziare a pensare, anche prima della conclusione di nazione troppo orgogliosa per metterci a combattere». Ma dopo questo vergognoso conflitto, a metter fine alla nostra dipendenza essere stato eletto chiese e ricevette dal Congresso una dichiarazio- dalla violenza e a utilizzare l’immensa ricchezza del nostro paese ne di guerra. Fu tutto un susseguirsi di slogan patriottici, vennero per i bisogni dell’umanità? In poche parole, non è forse ora di coo approvate leggi per mettere in prigione i disertori, e gli Stati Uniti minciare a parlare della fine della guerra – non diquesta guerra si unirono al massacro che avveniva in Europa. o di quella guerra – ma della guerra in sé? Forse è arrivato il momento di scrivere la parola fine alla guerra, e portare così la Nella Seconda guerra mondiale, ci fu un forte imperativo morale razza umana sulla strada della salute e della guarigione. che ancora oggi riecheggia tra molte persone in questo paese e fa Ho sentito spesso ripetere che non ci libereremo mai della guerra sì che quella guerra abbia tuttora la reputazione di “guerra giusta”. perché è un istinto innato nella natura umana. Eppure nella storia Bisognava sconfiggere la mostruosità del fascismo: fu quella con- non troviamo popoli che abbiano deciso spontaneamente di muo- vinzione che mi spinse ad arruolarmi nella Air Force e a partecipare vere guerra ad altri popoli. a operazioni di bombardamento aereo sull’Europa. Vediamo invece che i governi devono fare grandi sforzi per mo- bilitare la propria gente. Devono convincere i soldati promettendo Solo dopo la fine della guerra cominciai a mettere in discussione soldi e scolarizzazione, devono far credere a giovani senza molte la purezza di quella crociata morale. Sganciando bombe da otto prospettive che la carriera militare sia una buona strada per ottene- chilometri d’altezza non avevo mai visto esseri umani, non ave- re rispetto e una posizione sociale migliore. E se queste promesse vo mai udito le loro grida, non avevo mai scorto nessun bambino non funzionano, i governi devono ricorrere alla costrizione, obbli- smembrato. Ma ora pensavo a Hiroshima e Nagasaki, ai bombarda- gando i giovani al servizio militare e minacciandoli con il carcere in menti di Tokyo e di Dresda, alla morte di 600 mila civili in Giap- caso di disobbedienza. pone e di altrettanti in Germania. I governi devono persuadere i giovani e le loro famiglie che Giunsi a una conclusione sulla psicologia, mia e degli altri com- anche se il singolo soldato può morire, anche se può perdere le battenti: una volta deciso, all’inizio, che noi eravamo i buoni e 2 n° 54 marzo 2010 gli altri erano i cattivi, una volta fatto questo calcolo semplice L’isteria di massa verso il comunismo portò al maccartismo in e semplicistico, non avevamo più da pensare a nulla. Potevamo patria e a interventi militari – diretti o meno – in Asia e in America commettere crimini indicibili, ma andava bene così. Latina, giustificati da una “minaccia sovietica” esagerata al punto giusto per mobilitare la popolazione. Cominciai a pensare alle motivazioni degli alleati occidentali e della Russia di Stalin. Mi chiedevo se si preoccupassero più del Il Vietnam si rivelò un’esperienza illuminante per l’opinione fascismo o di mantenere i propri imperi e il proprio potere, e se pubblica americana, che nell’arco di alcuni anni imparò a non fosse per questo che avevano priorità strategiche più importanti del farsi più ingannare dalle bugie che erano state dette per giustifi- bombardare le linee ferroviarie che portavano a Auschwitz. Dei 6 care un enorme spargimento di sangue. Gli Stati Uniti non po- milioni di ebrei uccisi (o lasciati morire?) nei campi di sterminio, terono che ritirarsi dal Vietnam, e non fu la fine del mondo. La solo 60 mila furono salvati dalla guerra – l’uno per cento. metà di un piccolo stato del sud-est asiatico era ora riunita all’altra sua metà, comunista e 58 mila vite di americani e i milioni di vite Un mitragliere di un’altra squadra, un avido lettore di storia di vietnamite erano state sacrificate per impedirlo. La maggioranza cui divenni amico, mi disse un giorno: «Questa è una guerra im- degli americani finì per essere contraria a quel conflitto e diede vita perialista. I fascisti sono cattivi, ma noi non siamo tanto meglio». al più grande movimento contro la guerra nella storia del paese.