Cat Duplice Paesaggio.Indd

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Cat Duplice Paesaggio.Indd 1 duplice paesaggio # 9 2 24 marzo - 3 giugno 2012 Spazio Museale Palazzo Tornielli Piazza Marconi 1 - Ameno (No) www.museotornielli.it duplice Il rapporto tra uomo e natura attraverso la lente dell’arte. paesaggio Un dialogo-incontro tra opere dell’800 e artisti contemporanei sul tema del paesaggio. a cura di Giovanna Nicoletti ARTISTI Giovanni Battista Ciolina Cesare Maggi Paola De Pietri Marcovinicio Giovanni Fattori Angelo Morbelli Carlo Fornara Mario Moretti Foggia Antonio Fontanesi Arthur Kostner Riccardo Galli Gioberto Noro Eugenio Gignous Franco Rasma Robert Gschwantner Salvo Emilio Longoni Giovanni Segantini # 9 2 duplice paesaggio DUPLICE PAESAGGIO lo sguardo contemporaneo alla scoperta della natura di Giovanna Nicoletti L’elemento della montagna nella rappresentazione della Natura e del paesaggio è un tema ricorrente nelle arti visive. E’ soprattutto un elemento che si rinnova e afferma la propria ragione di esistere nella trasformazione del proprio signifi cato. Da simbolo a forma oggettiva della rappresentazione visiva, fi no a ritornare ad essere pura sagoma geometrica o materiale inusuale nella rappresentazione artistica, perché tratto dalla produzione di materie artifi ciali, la montagna, attraverso i secoli, diventa attore primario. Alla fi ne dell’Ottocento, quando ormai l’identità individuale prende il sopravvento sulla trasformazione narrativa di valori e di storie, il paesaggio montano vie- ne usato ed è letto come luogo di indagine per defi nire la relazione tra uomo e natura. Dallo spazio astratto del medioevo, che lo interpreta come opposto allo spazio umano e addomesticato del giardino, alla cura scientifi ca e documentaria del Quattrocento, alla fi ne dell’Ottocento essa diventa luogo reale attraverso lo studio della luce. L’articolazione della dimensione descrittiva e di quella tematica, utilizzate per descrivere il trascorrere del tempo, sono pretesti che l’artista usa per ricreare lo stato d’animo evocato dal mondo naturale. La società ottocentesca, dopo aver subito il fascino del paesaggio pittoresco e sublime, media la relazione tra uomo e natura introducendo prima la scienza poi l’industria. Il disgregarsi di una visione unitaria nel fattore “luce” e la rappresentazione della luce stessa come atmosfera d’incantata contemplazione diventano strumenti necessari per la descrizione del paesaggio. Lo sguardo spazia nella natura e da essa sembra essere costantemente respinto, in particolare dalla forza dei profi li delle vette che dividono e tagliano lo spazio terreno rispetto a quello celeste. La restituzione della rifrazione luminosa impone di generare un sentimento di partecipazione alle piccole cose del quotidiano. Sono gli studi scientifi ci sul colore, e per il panorama italiano la ricerca divisionista, a rendere necessaria un’interpretazione differente dell’Essere. Giovanni Segantini è indiscutibilmente l’esempio di questo perfetto connubio tra uomo e natura. Egli studia e riproduce la luce dentro un misticismo panteista. Il suo mondo è quello della semplicità di ogni giorno dove l’effetto della natura è mediato dall’esistenza stessa. Gli artisti Giovanni Battista Ciolina, Giovanni Fattori, Antonio Fontanesi, Carlo Fornara, Eugenio Gignous, Emilio Longoni e Angelo Morbelli, come lui, chi prima e chi dopo, sperimentano la rappresentazione del paesaggio per defi nire la ricerca del vero. Dall’utilizzo della fotografi a in poi la resa pittorica si avvale di espedienti come il bozzettismo e l’abbreviazione estemporanea. Fattori questi che richiedono all’artista un’immersione totale nella materia per esprimere, in una rinnovata formulazione sintetica, come insegnano le ricerche artistiche francesi, le differen- ze cromatiche e percettive del vedere. Nelle sale espositive dello Spazio Museale Palazzo Tornielli di Ameno il percorso tracciato attraverso le opere di artisti attivi alla fi ne dell’Ottocento si intreccia e si amplifi ca, dunque, nell’analisi di sguardi contemporanei. Giovanni Battista Ciolina, Giovanni Fattori, Antonio Fontanesi, Carlo Fornara, Eugenio Gignous, Emi- lio Longoni e Angelo Morbelli indagano luoghi del paesaggio e trasformano la ripresa della Natura lavorando prima sulla prospettiva e inquadrando, successi- vamente, gli elementi formali in spazi che ricostruiscono l’esperienza cezanniana in maniera quasi concettuale. Dalla visione allungata e circolare di Fontanesi, alla profondità del controluce di Ciolina, alla scomposizione del colore che si risolve in macchie geometriche di Gignous e Longoni il paesaggio è dunque utiliz- zato come pretesto per la rivisitazione dell’esperienza fi gurativa: rappresentazione semplifi cata del moto dell’anima e insieme documentazione del territorio. In questo contesto intervengono le esperienze contemporanee di Paola De Pietri, Robert Gschwantner, Arthur Kostner, Marcovinicio, Gioberto Noro, Franco Rasma e Salvo come a ricostruire delle camere delle meraviglie dove attraverso un’aura arcaica il linguaggio traduce le complessità e le diversità degli sguardi contemporanei. Il tema del controluce di Ciolina viene assorbito nella pittura di Franco Rasma per costruire un doppio. Una presenza costante e controversa, altra, dove la fi gura umana sembra voler condividere, con la grandezza della natura, una relazione fi sica. L’atmosfera è rallentata, quando non è azzerata del tutto. Il tempo sospeso e la luce che si muove all’infi nito traducono la fi sicità del silenzio, il volume della percezione dei sensi. Forme primarie arcaiche narrano la presenza personifi - cata di luoghi biografi ci che si svelano nelle possibili interpretazioni della luce attraverso il profi lo disegnato e profondamente assorbito dal colore nero. La fotografi a di Paola De Pietri, strettamente legata ai territori della prima Guerra Mondiale, ripercorre il paesaggio nella sua naturalità. I luoghi sono trasfor- mati e “ridisegnati” dai segni delle trincee e dei luoghi di difesa. Il paesaggio guardato per frammenti, che articolano profondamente l’inquadratura, sembra suggerire atmosfere cariche dei vapori dell’alta montagna e restituisce l’impronta umana. Non il contrasto del colore dell’alta montagna interessa all’artista ma lo sguardo di smarrimento per una montagna che con la sua storia sembra voler asserire le ferite che le sono state inferte. Così la natura non è solo ricostruita attraverso i chiari e scuri dei vapori delle vette ma è anche fatta di acqua e di neve come per Fornara e per Robert Gschwant- ner. L’acqua per lui è l’elemento che gli permette di dare forma alla sua percezione della natura. Negli anni novanta, in seguito ad alcuni disastri ecologici cau- sati da petroliere che riversano nel mare materiale oleoso, distruggendo pesantemente l’ambiente con l’inquinamento delle acque e rendendo precario anche l’intero ecosistema, Gschwantner rilegge quel paesaggio e ne documenta i fatti. Fotografi e e opere realizzate con tubicini di pvc riempiti del liquido oleoso restituiscono all’osservatore una visione del paesaggio sfuocata. L’ordito che Gschwantner sovrappone sulla superfi cie, il fi tto intrecciarsi di tubicini colorati, rende cangiante l’immagine. Il paesaggio non è più messo a fuoco ed è visibile come un ologramma, da più punti di vista ma sempre instabili. 3 4 Duplice paesaggio signifi ca che all’interno della natura abitano personaggi che rendono narrativo il ritmo della composizione. Segantini e Morbelli costruiscono delle vere e proprie storie fatte di piccoli ma preziosi gesti quotidiani che acquistano una sorta di sacralità e di simbologia spirituale. Un percorso simile appartiene anche a Marcovinicio che attraverso la quotidianità del suo gesto celebra una “silenziosa disciplina” per ricostruire il mondo, in maniera silenziosa, anche lui con lo sguardo rivolto al passato lascia che segni, a volte biografi ci, prendano corpo sulle superfi ci. Il mestiere dell’antico pittore restituisce i silenzi del comporre lontano dal rumore del quotidiano agire e i suoi protagonisti, le sue storie, sono attori e atti arcaici che celebrano riti antichi. Un’astrazione geometrica delle sagome scolpisce i profi li delle cose e delle persone e le proietta in atmosfere irreali. Fisici monumentali trasfi gurano il paesag- gio e lo rendono altro, attraverso il colore o forse la luce o forse, ancora, la forma. Nell’astrazione, che è quella suggerita dall’uso di un colore inaspettato per defi nire il paesaggio di Longoni e di Gignous, si colloca la relazione tra pittura e scultura elaborata da Arthur Kostner. I suoi materiali sono levigati, piegati e dipinti per illustrare l’inatteso, l’inaspettato. Le forme sono legate ad una geometria elementare che sottolinea il corpo fi sico della natura, di quella parte che non vediamo e che non sappiamo più riconoscere. Colori puri e linee nette descrivono lo spazio e lo corrodono, lo scoprono, lo abitano e ne possiedono l’anima, dichiarando l’impossibilità di decifrarne il limite. Anche per Salvo il colore sembra essere l’elemento che gli permette di tradurre liberamente il colore della Natura. Il paesaggio non è scenario per la rappresen- tazione della vita rustica, non è la rappresentazione vedutistica e topografi ca e non è sfondo di iconografi e sacre. Il paesaggio contemporaneo diventa paesag- gio arcadico evocativo di un mondo scomparso, ricomposto nel mondo della luce. Non ci sono personaggi ad evocare gesta e simboli ma solo gli elementi, le forme del puro paesaggio che sono composti come spazi assoluti. Tagli inaspettati conducono lo sguardo a divagare nel paesaggio abitato da architetture, rese immobili dalla assenza di presenze umane. Quello di Salvo
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