CAPITANI DI UN ESERCITO MILANO E I SUOI COLLEZIONISTI CAPITANI DI UN ESERCITO MILANO E I SUOI COLLEZIONISTI

a cura di Elisabetta Staudacher

© 2017 Gallerie Maspes srl tutti i diritti riservati CAPITANI DI UN ESERCITO MILANO E I SUOI COLLEZIONISTI

20 ottobre - 20 dicembre 2017 Gallerie Maspes via Manzoni, 45 20121 Milano

con il patrocinio di Gallerie Maspes Progetto espositivo a cura di Catalogo a cura di L’Editore e il Curatore ringraziano sentitamente: Francesco Luigi Maspes Elisabetta Staudacher Amministratore Unico Giulia Amato, Manuela Andreano, Martina Bastianelli, Pierangela Maggiora Mostra a cura di Comitato scientifico Diego Brambilla, Cristina Cappellini, Silvia Capponi, Elisabetta Staudacher Nicoletta Colombo Cesare Cerea, Massimo e Gabriele Ciaccio, Ferdinando Direttore Sergio Rebora Colombo, Clementina Conte, Stefania Cresta, Andrea Francesco Luigi Maspes Segreteria organizzativa Elisabetta Staudacher Crozza, Filippo Del Corno, Manuela Diano, Angelo e Elena Orsenigo Serafino Enrico, Emanuele Fiano, Valentina Galimberti, Responsabile spazio espositivo Schede a cura di Alessia Gillardi, Lorella Giudici, Roberto Gollo, Piero e Relazioni esterne Restauri Benedetta Brison Guy, Roberto Maroni, Luca Melloni, Claudia Palma, Elena Orsenigo Enrica Boschetti, Milano Elisabetta Chiodini Simone Percacciolo, Domenico Piraina, Sonia Rendo, Elena Di Raddo Giuseppe Sala, Alessandra Sartori, Fabrizio Spada, Responsabile Archivio e Biblioteca Assicurazioni Luisa Martorelli Angelo Tadini, Anna Vecchi, Luisa Vitiello. Melissa Raspa Ciaccio Broker, Milano Sergio Rebora E tutti i collezionisti privati che hanno preferito Ufficio stampa Profili biografici mantenere l’anonimato. Anna Defrancesco, Saverio Almini CLP Relazioni Pubbliche, Benedetta Brison Milano Elena Orsenigo

Servizi di sorveglianza Regesto Sicuritalia, Milano Melissa Raspa in collaborazione con Sistemi di sicurezza Referenze fotografiche e videosorveglianza Studio Fotografico Perotti, Ultragest 24, Varese Milano

Progetto grafico L’Editore è a disposizione degli eventuali detentori Società per le Belle Arti Cinzia Mozer di diritti che non sia stato possibile rintracciare. ed Esposizione Permanente Il fascino d’una collezione sta in quel tanto che rivela e in quel tanto che nasconde della spinta segreta che ha portato a crearla. Italo Calvino Sommario

Il collezionismo imponente e principesco dei capitani di un esercito Elisabetta Staudacher...... 11

Le aste Mascioni, Clerici, Ingegnoli, Z. Pisa Rassegna stampa del “Corriere della Sera”...... 30

OPERE IN MOSTRA ...... 37

Profili biografici dei collezionisti ...... 78

Regesto delle opere in mostra a cura di Melissa Raspa...... 91 Il collezionismo imponente e principesco dei capitani di un esercito

Elisabetta Staudacher

A loro si deve e a pochi scrittori d’arte, che ha fatto di Milano uno dei maggiori centri la rivalutazione della pittura italiana dell’Ottocento; del commercio artistico. Al Pesaro si devono non soltanto nei regni della gloria, infatti le prime grandi vendite che sono valse ma anche nei mercati nazionali dell’arte. a popolarizzare il gusto per l’arte antica e mo- Raffaele Calzini, Raccolta Z. Pisa, derna. […] la Galleria Pesaro, fedele al suo pas- Galleria Pesaro, Milano 1934 sato, continuerà la sua tradizionale probità e rettitudine. Gli amatori d’arte, i collezionisti, e gli stessi negozianti, devono nella nuova Galle- Il 4 marzo 1917 si apriva a Milano, «fra le più ria sentirsi a loro agio: respirare un’atmosfera vive simpatie del pubblico», la prima espo- di cordialità fiduciosa, e sentire, che malgrado sizione annuale della Federazione Artistica la necessità delle contrattazioni e il contrasto Lombarda, con circa duecento opere di autori degl’interessi, una idealità e un amore sono co- anche d’altre regioni, come, ad esempio, Anto- muni: quelli dell’arte»2. nio Mancini, Giacomo Grosso, Plinio Nomelli- La nostra storia parte da lì, da quella galleria di ni1. La rassegna era allestita in un nuovo spazio trecentocinquanta metri quadrati, dal suo tito- espositivo, la Galleria Pesaro, di cui i quotidiani lare entusiasta e propositivo, un gentiluomo non riportavano alcuna notizia. Iniziava così, attento alle novità artistiche pur senza trascu- volutamente un po’ in sordina, l’avventura rare l’Ottocento. Una storia iniziata qualche di Lino Pesaro e della sua galleria, in attesa anno fa, che ha portato alla ricostruzione della dell’inaugurazione ufficiale alla presenza del leggendaria collezione di Mario Rossello, ed è Ministro della Pubblica Istruzione, di Antonio proseguita, grazie all’inventiva di Francesco Fradeletto, segretario generale della Biennale Maspes e di Angelo Enrico, con il censimento di Venezia e del suo vice, il critico d’arte Vit- di tutta la produzione editoriale della Galleria torio Pica, avvenuta il mese seguente, in occa- Pesaro, assieme a mirati affondi sulla figura di sione della Mostra delle Tre Venezie. «Dopo un questo innovativo gallerista3. Una storia che lungo silenzio, che era di preparazione, e senza ora continua con l’indagine rivolta ai capitani anticipata “reclame” una nuova Galleria d’Ar- di un esercito imponente e principesco, per citare il te si è aperta a Milano nel magnifico palazzo critico Raffaele Calzini, coloro, cioè, che furo- Poldi Pezzoli, via Manzoni, 12. […] La creazione no al centro del collezionismo milanese negli Catalogo manoscritto anni tra le due guerre, caratterizzati da un mer- delle opere in collezione Luigi Della Torre, 1910 circa di questa nuova Galleria si deve a Lino Pesaro, Archivio eredi Della Torre, Milano nome strettamente legato al risveglio estetico cato fiorente, dall’attivismo di alcuni critici nel

11 nei primi anni Trenta per problemi finanziari e di cui rimangono i cataloghi delle aste, con prefazioni scritte dai critici più in vista, tenu- tesi alla Galleria Pesaro tra il 1931 e il 19364, in altri, protette tra le pareti domestiche fino alla fine della propria esistenza.

LINO PESARO, GUARDIANO DEL FARO Fin da inizio secolo, Lino Pesaro si era fatto co- noscere a Milano per il suo encomiabile lavo- ro di organizzatore di vendite all’asta di opere d’arte antica e dell’Ottocento5. Con estrema de- dizione era riuscito, nel giro di pochi anni, a cre- are intorno a sé una rete di critici, collezionisti, artisti e appassionati cultori che voleva poter incontrare presso una sua galleria, dedicando loro il giusto tempo. Ed è proprio in questo spa- zio ampio e sontuoso a piano terra di Palazzo Poldi Pezzoli che si intrecciarono le storie dei “nostri” collezionisti impegnati, in modo più o meno coscienzioso, nella tutela e nella valoriz- Federico Zandomeneghi, Il giubbetto rosso, 1895 circa zazione di numerosi capolavori appartenenti Ritratto di famiglia di Luigi Della Torre, 1916 olio su tela, 80 x 70 cm. Già collezione Camillo Giussani Archivio eredi Della Torre, Milano a diversi protagonisti della pittura italiana del dare il giusto riconoscimento all’arte italiana secondo Ottocento e di inizio Novecento. Luigi Pisa, la procura data al figlio Ugo venne appartenente, secondo la supposizione di Ser- dell’Ottocento, dalla bramosia dimostrata da Al progetto di una galleria d’arte, Pesaro stava riconosciuta anche al nipote Luigi Della Torre, gio Rebora, esperto di Vittore Grubicy, al fra- diversi affermati professionisti ambrosiani di lavorando da tempo, con l’aiuto e con il soste- orfano di Fanny Pisa, sorella di Ugo e di Giulio6. tello Cesare. In questo piccolo catalogo messo possedere quadri di primario livello. gno economico di Luigi Della Torre. In effetti, Quest’ultimo, intenditore d’arte e autore del- a disposizione dagli eredi, sono annotati i titoli Commendatori, cavalieri del lavoro, imprendi- già nel 1915, il mercante aveva avviato una le monografie su Tranquillo Cremona (1899) di novantatré dipinti di diversi artisti italiani, tori, banchieri, ragionieri, Alberto Clerici, Paolo società in nome collettivo assieme a questo e su Mosè Bianchi (1906), aveva sicuramente alcuni dei quali passati, come vedremo, all’asta Ingegnoli, Luigi Della Torre, Enrico Mascioni, appassionato raccoglitore d’arte distintosi per influenzato il nipote Luigi attraverso le sue Z. Pisa nel 1934. Mario Rossello, Giovanni Treccani, Giacomo aver accresciuto con scelte apprezzabili e indi- conoscenze personali e la sua competenza in In via Meravigli 10 si trovava una delle altre Jucker, con il supporto di figure quali Camillo rizzate a una pittura più sperimentale, quale campo artistico7. Il palazzo di Giulio Pisa in via abitazioni milanesi dei Pisa, a quello stesso Giussani, Lino Pesaro, Ernesto Cazzaniga, Vit- quella dei divisionisti, la raccolta di famiglia. Palestro era frequentato da vari artisti tra cui indirizzo Lino Pesaro aveva trasferito la sua tore Grubicy, diedero vita a raccolte differenti, Una famiglia ebraica affermata sia nell’am- Francesco Paolo Michetti e Vittore Grubicy8, il attività di commercio avviata in via Pietro Ver- con storie personali, collezioni formate con biente culturale che finanziario: Luigi Della gallerista e artista che presto instaurò un rap- ri nel 1904, al suo arrivo a Milano da Venezia opere provenienti direttamente dagli amici ar- Torre era il nipote di Israele Luigi Pisa, figlio di porto confidenziale con Luigi Della Torre, con- dove si era recato nel 1897 per assistere ai corsi tisti, o grazie ad acquisiti da prestigiose vendite Zaccaria Pisa, il banchiere di origini ferraresi sigliandolo negli acquisti per la sua collezione della scuola superiore di commercio, la stessa anche pubbliche o, ancora, attraverso contri- – come il padre di Lino Pesaro –, alla cui mor- e arricchendola con diversi quadri provenienti frequentata in anni precedenti da Luigi della buti offerti da vari componenti della stessa fa- te era nata la banca milanese a lui intitolata dalla sua stessa raccolta di cui esiste un prezio- Torre. miglia. Collezioni in alcuni casi smembrate già e gestita dai figli. Con la scomparsa di Israele so elenco stilato a mano con un’elegante grafia Non è da escludere che sia stata la famiglia Pisa

12 13 delle opere di Giuseppe De Nittis sul mercato italiano, avvenuta anche grazie alla collabora- zione con Angelo Sommaruga, principale col- lezionista del pittore a Parigi12, aveva giovato notevolmente a entrambi. A Pica, uno dei pro- fessionisti più accreditati del momento, Pesaro offriva uno spazio espositivo in pieno centro a Milano dove proporre, con maggiore libertà rispetto al contesto della Biennale, mostre non solo di pittura e di scultura, ma anche di arte decorativa e di grafica. Inoltre, Pica era molto abile anche come intermediario per la vendita Telegramma di Lino Pesaro a Ugo Ojetti con l’annuncio della sottoscrizione per l’acquisto del Quarto Stato di opere d’arte sia sul fronte istituzionale sia su nell’ambito della mostra di Pellizza da Volpedo del 1920 quello legato al collezionismo privato13. presso la Galleria Pesaro Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Fondo Ojetti, Roma Così come Pica, autore della presentazione di oltre quaranta mostre alla Galleria Pesaro, ad avvicinare il mercante a Vittore Grubicy, anche il collega Ugo Ojetti svolse un ruolo de- che, nonostante alla fine anni Ottanta avesse terminante firmando la prefazione di alcune concluso la sua attività di gallerista cedendola mostre personali soprattutto tra il 1918 e il al fratello Alberto, era comunque rimasto ben 1921, con qualche altra sporadica collabora- inserito nell’ambiente grazie al suo lavoro di zione negli anni seguenti che si concentrò in pittore9 e di critico d’arte e manteneva un ruolo particolare nella presentazione di due storiche di intermediario nelle vendite di quadri, in al- raccolte messe in vendita presso la galleria tra cuni casi coinvolgendo figure autorevoli quali il 1928 e il 1933: la Checcucci e la Ingegnoli14. Vittorio Pica, conosciuto nel 189510. Il critico Le lettere inviategli da Lino Pesaro tra il 1913 e d’arte napoletano, legato alla Biennale di Vene- il 1934 e ora custodite nel Fondo Ojetti presso zia fin dalle prime edizioni, aveva un rapporto l’archivio storico della Galleria Nazionale d’Ar- diretto anche con Giulio Pisa almeno dal 1899, te Moderna di Roma, mettono in luce il rappor- anno in cui entrambi avevano fatto parte, assie- to di estrema fiducia e di stima che il gallerista me a Primo Levi e a Ugo Ojetti, altro studioso aveva nei confronti del critico, al quale si ap- molto vicino a Pesaro, della commissione11 in- poggiò più volte per avere un parere riguardo caricata ad assegnare i premi dell’esposizione la programmazione delle mostre, le modalità di internazionale, poi trasformati in acquisti di stesura dei cataloghi evolutisi, nel corso degli opere a favore della neonata Galleria Naziona- anni, da puro supporto pratico e con finalità le d’Arte Moderna Ca’ Pesaro, fondata nel 1897 commerciali a pubblicazioni culturali di inte- dal principe Alberto Giovanelli, di cui parle- re collezioni d’arte andate all’incanto. Pesaro remo più avanti. Il rapporto tra Pesaro e Pica, appoggiava, inoltre, l’idea di Ojetti di stilare risalente almeno al 1914 con la realizzazione un “decalogo del collezionista” e condivideva del catalogo della vendita Luigi Pisani di Firen- la necessità di organizzare rassegne che valo- Giacomo Favretto, L’imbeccata ai piccioni, 1882, olio su tela, 60 x 40 cm ze, e rinsaldatosi con l’operazione di rilancio rizzassero l’Ottocento italiano troppo spesso Già collezione Giovanni Treccani

14 15 considerato inferiore a quello francese dagli rilevato e che diresse fino alla sua morte20. Il stessi connazionali influenzati da una critica Consiglio d’Amministrazione insediatosi pri- non sempre oggettiva15. Questo fitto rapporto ma del suo arrivo era costituito da professio- epistolare ebbe inizio in occasione dell’asta del- nisti noti anche nel mondo del collezionismo le opere di a Saint Moritz milanese: Ernesto Cazzaniga, Fedele Borghi nell’agosto del 1913 quando, ricevuti da parte e Gaspare Gussoni. Oltre a questi nomi, c’era di Ojetti i soldi per l’acquisto del catalogo di anche quello di un giovane ragioniere, Mario quella vendita, Pesaro gli rispose restituendo- Rossello, che aveva da poco assunto il ruolo di gli il denaro e inviandogli «il primo esemplare segretario di Cazzaniga, presidente del consi- pubblicato»16. Sette anni dopo Ojetti firmava glio del collegio dei ragionieri della provincia per la Galleria Pesaro la prefazione del catalogo di Milano21. Non è da escludere che sia Treccani d’asta di un altro grande divisionista, Giuseppe sia Rossello rimanessero influenzati dai gusti e Pellizza da Volpedo mentre negli anni imme- dal pensiero di questi validi sostenitori dell’Ot- diatamente precedenti contribuì al successo tocento. A quell’epoca, tra l’altro, Cazzaniga era delle mostre di Fragiacomo e di Tito17. in possesso di due dipinti poi transitati nella collezione Treccani: il Ritratto della signora Giu- LE COLLEZIONI TRECCANI E ROSSELLO seppina Confalonieri (o Il sorriso) di Daniele Ran- Nella sua tesi di dottorato sulla raccolta d’arte zoni, del 1878 circa, e il Ritratto di Vittore Gru- del conte Giovanni Treccani degli Alfieri, Be- bicy eseguito nel 1877 da Tranquillo Cremona e nedetta Brison ha cercato di ricostruire il ruolo proveniente dalla raccolta di Gaspare Gussoni. svolto da Ugo Ojetti in questo frangente. Grazie Erano i quadri notati da Ugo Ojetti nel 1923 anche alla collaborazione all’Enciclopedia italia- nell’abitazione milanese di Treccani quando na, fondata da Treccani e diretta fino al 1929 da vi si recò in occasione dell’arrivo da Parigi dei Ojetti per la sezione d’arte antica e moderna, due volumi della Bibbia di Borso d’Este che tra i due si era instaurato un rapporto alquan- l’imprenditore aveva acquistato per farne dono to amichevole, schietto e sincero18 che lascia allo Stato: «Dalle pareti della sala che oggi ospi- presupporre un confronto anche nel contesto ta la Bibbia, pendono quadri di Tranquillo Cre- Tranquillo Cremona, Melodia, 1874-1878, olio su tela, 115 x 129 cm Già collezione Mario Rossello collezionistico. mona, di Daniele Ranzoni, di Mosè Bianchi, di Come ricordava lo stesso conte nell’autobio- Filippo Carcano: sembrano i nobili deputati dai grafia scritta per i figli poco prima della sua moderni pittori lombardi ad accogliere onore- quisti di dipinti antichi effettuati nel 1928 alle nel mondo culturale milanese – il padre, Fede- scomparsa, la collezione Treccani prese forma volmente i […] pittori della Bibbia ferrarese»22. aste Lurati e Melzi, l’anno seguente il conte par- rico era stato il fondatore della Permanente nel nel 1912 «con l’acquisto delle Caprette di Fi- Attento collezionista di arte antica23, supporta- tecipò alla vendita della raccolta Peggie Short 1883 –, il Consiglio Direttivo dell’ente mila- lippo Palizzi e di un buon gruppo di opere dei to, dal 1924, dalla consulenza di Adolfo Ventu- Guaita e si aggiudicò El Redefoss, opera precoce nese vantava alcuni importanti amatori d’arte migliori artisti dell’Ottocento, come Ranzoni, ri, Treccani era un cliente di Pesaro. La prima di Giovanni Segantini, già passata in asta alla quali Senatore Borletti, Camillo Giussani24 e Cremona, Mosè Bianchi, Favretto, che acquistai opera acquisita in quella galleria fu Il bambino Galleria Scopinich due anni prima. Mario Rossello. Le strade dei due collezionisti prima dell’altra guerra mondiale»19. malato di Luigi Nono, apparsa nel 1917 all’E- All’epoca della nomina di Treccani alla presi- ancora una volta si erano ricongiunte. Varie In quell’anno, Treccani si era appena stabilito sposizione delle Tre Venezie, a cui seguì il dittico denza della Permanente, avvenuta nel 1935 erano state, in effetti, le occasioni di parteci- tra Milano e Vanzaghello, vicino a Busto Arsi- Uva bianca e nera di Antonio Feragutti Visconti, dopo la scomparsa del suo amico Giorgio pare a eventi artistici anche solo in qualità di zio, dove sorgevano gli stabilimenti del cotoni- scelto alla mostra individuale dedicata all’arti- Mylius, in carica dal 1907 e appartenente a una prestatori delle opere delle proprie collezioni25. ficio Valle Ticino che il trentacinquenne aveva sta svizzero nel maggio del 1924. Dopo gli ac- facoltosa famiglia imprenditoriale molto attiva Anche Rossello aveva iniziato a collezionare

16 17 Giovanni Segantini, All’ovile, 1892, olio su tela, 68 x 115 cm Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il cammino dei lavoratori, 1898, olio su tela, 96 x 116 cm Già collezione Mario Rossello Già collezione Alberto Clerici quadri dell’Ottocento dai primi anni Dieci, agì secondo le sue preferenze, dimostrando, le della Galleria Pesaro di cui il ragioniere era di intere raccolte storiche. Pochi imprenditori sviluppando una passione per le opere di quel comunque, un’ampia disponibilità nel presti- socio dal 1925. In quell’anno infatti, da società riuscirono, in verità, a resistere alle forti varia- periodo. Molti erano i capolavori custoditi nel- to dei suoi dipinti a favore di diverse rassegne individuale, la galleria divenne società anoni- zioni economiche che, dopo il crollo della bor- la sua dimora di via Dante o negli uffici della artistiche italiane ed estere26. ma per azioni27 con il coinvolgimento, tra gli sa di Wall Street nel 1929, causarono la disfatta Franco Tosi che presiedette per trentasei anni: Il complesso lavoro di ricostruzione della rac- altri, di Luigi Della Torre, socio di Pesaro, come di numerose società. Rossello fu uno di questi, Segantini, Boldini, De Nittis, Mancini, Morelli, colta, sfociato nella pubblicazione andata in indicato in precedenza, prima ancora dell’a- così come Gaetano Marzotto, Paolo Stramezzi Michetti, Cremona, Ranzoni, Induno, Fontane- stampa lo scorso anno senza un’esposizione pertura della sede di via Manzoni, di Alberto o, qualche anno più tardi, Giacomo Jucker. Per- si, de Maria solo per citare i nomi principali. delle opere, motiva la scelta di presentare in Clerici, il collezionista affascinato dall’arte sone che compravano quando la maggior parte La collezione, rimasta agli eredi fino a tempi questa occasione quattro capolavori, voluta- divisionista come ben dimostra il dipinto sim- dei collezionisti erano costretti a vendere, con- recenti, vantava oltre centocinquanta opere di mente scelti tra quelli assenti dalle scene espo- bolista di Carlo Fornara esposto in questo con- tinuando a ossigenare il mercato dell’Ottocen- pittura e di scultura, un corpus di quarantaset- sitive da lunghissimo tempo o, addirittura, testo, e dei fratelli Carlo e Antonio Feltrinelli28 to fortemente provato negli anni antecedenti te incisioni di Conconi, alcune inedite, e qual- come nel caso di Un angolo di Piazza della Con- appartenenti alla famiglia proprietaria di una l’inizio del secondo conflitto mondiale. che eccelso dipinto di Tiepolo e di Guardi. cordia di De Nittis, non ancora visti in mostra. nota impresa di legnami. Rossello non acquistò A differenza di Treccani, Rossello non lasciò La provenienza di questo quadro dalla collezio- quasi nulla che fosse stato esposto nella sede di LA DISPERSIONE DELLE RACCOLTE CLERICI, informazioni riguardanti la costituzione del- ne parigina di Angelo Sommaruga e il rapporto via Manzoni, si suppone però che abbia goduto MASCIONI, INGEGNOLI, Z. PISA la sua raccolta né sembra si sia avvalso di una che, come già accennato, questo mercante ebbe di un canale preferenziale per acquisti di opere Alberto Clerici, persona volta all’assistenza e al consulenza più o meno continuativa di esperti con Lino Pesaro nel ricollocamento delle opere d’arte di prima mano effettuati senza passare supporto verso il prossimo, fin dal 1917, anno che lo aiutassero a scremare le opere radunate di De Nittis in un contesto collezionistico ita- attraverso le vendite all’asta che dalla seconda in cui si associò alla Permanente, si dimostrò negli anni. Muovendosi con estrema discre- liano, fanno supporre che il dipinto possa esse- metà degli anni Venti iniziarono a farsi sem- attivo nell’acquisto di opere d’arte esposte nel zione e senza partecipare alle aste pubbliche, re stato acquisito da Rossello attraverso il cana- pre più frequenti provocando la dispersione palazzo di via Principe Umberto. Basti conside-

18 19 sta del “Corriere della Sera” «assai più istintivo, all’ovile) e di Cesare Tallone (Prealpi bergama- tragico e impetuoso del celebre teatrale grande sche) erano confluite nella prestigiosa raccolta quadro posseduto dal Comune di Milano»31. La di Ingegnoli per poi essere messe nuovamente vendita della quadreria Clerici venne ripropo- in vendita, sempre alla Pesaro, due anni dopo33. sta quattro anni più tardi sempre alla Pesaro e Anche questo raffinato raccoglitore, conosciu- anche in questo caso con la prefazione di Raffa- to per l’abilità di riunire intorno a sé una serie ele Calzini. In catalogo appaiono alcuni dipinti di dipinti, in parte provenienti da esposizioni assenti nel primo, quali il Ritratto della moglie di pubbliche, che rappresentavano il meglio della Mosè Bianchi del 1877 circa, e acquistati pro- pittura italiana di tutto l’Ottocento, lavorando, babilmente dopo la prima asta come il caso di con scremature e vendite mirate, alla creazione Chimono giallo di Giuseppe De Nittis provenien- di una quadreria di livello eccelso, era stato co- te dalla raccolta Pellerano smembrata nel 1933. stretto ad alienare il suo patrimonio. Nel dicembre del 1931 era andata all’incanto la Come è emerso dalle ricerche archivistiche collezione di Enrico Mascioni, il direttore del effettuate in occasione di questa mostra da Sa- Grand Hotel et de , albergo tra i più lus- verio Almini e riassunte nei profili biografici suosi della città, prediletto da Giuseppe Verdi, riportati in catalogo, all’inizio del XX Secolo i ubicato a pochi passi di Palazzo Poldi Pezzoli. fratelli Ingegnoli avevano costituito una socie- Sincero amico dei «più scapigliati della già sca- tà di compravendita immobiliare presieduta da pigliata Famiglia Artistica, della quale facevano Giuseppe Sullam e dal cugino Luigi Della Tor- parte il Carcano e il Tallone, il Barbaglia e Luigi re. Questa realtà lavorativa si sarebbe rivelata Rossi, gli scultori Butti e Bialetti, e Mentessi, Bi- Pubblicità apparsa sul catalogo della Seconda mostra un prezioso canale preferenziale per raggiun- del Novecento Italiano tenutasi alla Permanente di Milano stolfi, Longoni, Vespasiano Bignami, Luigi Illi- gere collezioni custodite in immobili appetibi- nel 1929 ca», Mascioni vi si era trasferito nel 1929 e aveva li per la società. Ciò può giustificare la presen- portato con sé «il tesoro delle cose belle e pre- za nella raccolta Ingegnoli di numerose opere e napoletani, come segnalato in un articolo de

Giuseppe De Nittis, Chimono giallo, 1883-1884 ziose adunate con rarissima fortuna e con spirito provenienti da ville, come quella del principe “L’Illustrazione Italiana”. Nella villa, infatti, a olio su tavola, 42 x 31 cm di sacrificio ancor più raro, distribuendolo tra la Alberto Giovanelli a Lonigo, in Veneto, o quel- diversi esempi di pittura antica facevano con- Già collezione Alberto Clerici sua casa privata e la grande casa albergatrice di la di Ferdinando Martini a Monsummano, in trasto «le vivide tele del Palizzi, il celebrato ar- rare che solo alla mostra annuale di quell’an- via Manzoni»32. Nella sua collezione spiccavano Toscana, passate ad altri proprietari prima tista la cui perizia somma nel ritrarre animali no acquistò ben nove dipinti con una spesa di L’Aquilone di Carlo Fornara, Pontecastello di Pel- della dispersione della collezione alla Pesaro. avrebbe valso d’essere paragonato al grande circa 5.000 lire29. Tra questi c’era Al sole di Vin- lizza, esposto da Pesaro nel 1920, e i paesaggi di Come testimonia il puntuale lavoro redatto da inglese Sir Edwin Landseer: e poi ancora ecco- cenzo Irolli, apparso in asta da Pesaro quindici Emilio Longoni di cui Mascioni era un attento Mario Bezzola della Galleria d’Arte Moderna di ci di fronte ai quadri del Favretto, riboccanti di anni dopo assieme al resto della raccolta costi- collezionista (in mostra ne abbiamo un esempio Milano in occasione dell’elegante ed esaurien- verità e di passione, del Lancerotto, del Nono, tuita da quasi centonovanta dipinti acquisiti con Papaveri in fiore). Era presente pure Ultimi te pubblicazione voluta da Pesaro per la ven- del Blaas»35. in parte alla Galleria Pesaro tra la fine della riflessi di Giorgio Belloni, dipinto del 1925 ac- dita all’asta di questa celebre raccolta34, dalla Dalla raccolta di Giulio Pisa, invece, dispersa prima guerra mondiale e gli anni Venti30. Co- quistato per 10.000 lire alla mostra primaverile collezione Martini provenivano una decina di dalla vedova Antonietta Rizzi, dopo l’improv- noscitore della pittura divisionista, non stupi- della Permanente nel 1928. dipinti di scuola toscana, mentre da quella di visa scomparsa del marito avvenuta nel 1905 sce che alla vendita Pellizza, voluta dalle figlie Com’era usuale in quegli anni incerti segnati Giovanelli si contano ventisei opere di artisti a seguito di una caduta da cavallo, confluiro- nel 1920 con i lavori provenienti dall’atelier di da frequenti passaggi di proprietà in tempi rav- prevalentemente veneti, ma anche lombardi, no in questa raccolta sei dipinti di Michetti Volpedo, Clerici si aggiudicasse tre lotti tra cui vicinati, in occasione della vendita Mascioni le in primis Mosè Bianchi, impegnato negli anni (Ritratto di signora, Ritorno e La pesca delle telline, lo studio del Quarto Stato, definito dall’articoli- due grandi tele di Francesco Filippini (Davanti Settanta ad affrescare vari ambienti della villa, acquistato da Edison per 120.000 lire assieme

20 21 gli permise di non perdere la collaborazione e di non danneggiare la sua reputazione. Egli stava infatti lavorando da tempo per preparare l’evento al meglio: «Come le sarà facile intui- re – scriveva ad Ojetti il primo marzo 1933 – la vendita Ingegnoli ha bisogno, per dare dei risultati positivi, un periodo eccezionale di preparazione, ed è per questo che mi ero pro- posto di poter avere il catalogo per la fine di marzo», cioè un mese prima dell’asta. Pesaro proseguiva: «Sto svolgendo una intensa pro- paganda per questo catalogo, che per la veste tipografica, per la ricchezza delle riproduzioni, 30 tricromie e duecento riproduzioni in nero, e soprattutto per l’autorità e per la competenza del prefazionista, non sarà più un catalogo, ma una vera e propria pubblicazione d’arte»39. In effetti, come testimoniano le parole di Calzini, si trattava di una delle quadrerie più celebri: «quando si organizzavano le esposizioni retro- spettive di un autore o di una scuola dell’Otto- cento si andava per prima cosa a esaminare i grandi saloni dell’Ingegnoli come una minie- ra dal filone inesauribile e dalle insuperabili 40 Carlo Fornara, L’Aquilone, 1902-1904, olio su tela, 141 x 159 cm ricchezze» . Il settimo giorno di mostra ante- Giuseppe Palizzi, Scavi di Pompei, 1870 Già collezione Enrico Mascioni cedente la vendita, il pubblico stimato era di olio su tela, 118 x 85 cm Già collezione Paolo Ingegnoli oltre 50 mila visitatori41 e al termine dei dieci giorni di esposizione c’era chi chiedeva una Agli scavi di Pompei di Palizzi), Fontanesi (L’ar- bi aggiudicati a Gaetano Marzotto. Dalla rac- proroga prima dell’asta per permettere alle mi- dalla collezione di Riccardo Gualino per di- mento), Mosè Bianchi (Le paurose) e Mentessi colta Sacchi, battuta da Pesaro nel 1927, prove- gliaia di visitatori giunti da tutta Italia e pure sposizione della Banca d’Italia che ne aveva (Cucitrice). nivano Bazzaro e Morelli, mentre una ventina da oltralpe, di visitare la raccolta. deliberato la liquidazione. Com’era successo Altre collezioni da cui Ingegnoli attinse con di dipinti Ingegnoli li aveva avuti direttamente Non tutto venne venduto, tanto che fu neces- a Ingegnoli, con la crisi della borsa del 1929 generosità furono quelle di Giuseppe Peretti, dagli esecutori37. sario effettuare una seconda asta, sempre da anche l’industriale biellese si era trovato ec- Vincenzo Melocchi, Ettore Zaccari, Lambert di Alcuni quadri, per intervento di Ugo Ojetti, Pesaro, nel 1935. Tuttavia, i risultati ottenuti cessivamente esposto. Il fatto di essere antifa- Nizza e della vedova Adorno di Venezia. Non vennero esclusi dalla vendita38: a pochi gior- da certi quadri di quella raccolta non furono scista sicuramente non l’aiutò a scongiurare il dimentichiamo i De Nittis provenienti dalla ni dalla consegna del testo la loro presenza in più raggiunti, neanche all’asta della famiglia fallimento, anzi, venne accusato di bancarotta collezione Short Guaita passata in asta alla Pe- catalogo aveva seriamente messo in dubbio il di Luigi Della Torre, ricordata come asta Z. fraudolenta e inviato al confino. saro nel 1929, tra cui Westminster, venduto nel coinvolgimento del critico quale prefatore del Pisa, dall’iniziale di Zaccaria, bisnonno di Lui- Su duecentottantuno opere andate in asta da 1933 a 300.000 lire, stessa cifra raggiunta da volume. Come già avvenuto in altre circostan- gi, a cui era dedicata la Banca Pisa. La raccolta Pesaro nel 1934, ventinove provenivano da Mercato di campo San Polo di Favretto36, entram- ze, Pesaro aveva cercato un compromesso che era arricchita pure con le opere provenienti Gualino; si trattava di importanti dipinti di arte

22 23 ghi. Dall’inventario della raccolta Della Torre LA “RIVOLUZIONE” DELLA COLLEZIONE stilato nel 1930, di cui ci dà notizia Paul Ni- JUCKER cholls43, sappiamo che il collezionista posse- Queste aste segnarono la fine di un’era, una vol- deva anche l’acquerello Prime gelosie di Tran- ta entrati in collezioni private, i capolavori non quillo Cremona, valutato all’epoca 70.000 lire, si spostarono più così facilmente come negli Le sorelle Vercesi di Ranzoni, valutato 25.000 anni passati, l’incognita di un conflitto mon- lire come Carica di cavalleria di Fattori, prove- diale incombeva e l’arte contemporanea aveva niente dalla raccolta Giustiniani, il bozzetto il sopravvento. Le aste diminuirono e la Galle- del Re Sole di Previati (30.000 lire), e il Bosco ria Pesaro chiuse. Nel 1938, anno della tragica con ruscello e figure di Fontanesi (35.000 lire). scomparsa di Pesaro, l’articolista del “Corriere In asta il Cremona raggiunse le 38.500 lire, della Sera” commentava con queste parole Ranzoni si fermò a 10.000 lire, il bozzetto di una vendita di opere dell’Ottocento diretta da Previati a 5.000 lire. I Modigliani di Gualino, Alfredo Geri: «Essa arricchirà le collezioni già invece, ottennero delle ottime quotazioni, ar- esistenti a Milano di dipinti quali il mercato rivando fino a 52.000 lire per il Nudo femminile, artistico può ormai raramente offrire: mentre mentre La cugina Argia di Fattori, inutilmente una mostra di tale importanza è destinata ad proposto nel 1930 al direttore dei Musei Civi- affinare il gusto degli amatori e di suscitarne ci di Torino al prezzo di 25.000 lire, se lo ag- dei nuovi»45. Tra i nuovi, si affacciava Giacomo giudicò Leona Ambron di Firenze per 26.000 Jucker, acquirente proprio in quell’anno del lire e poi lo donò alla Galleria d’Arte Moderna primo quadro significativo per la sua collezio- di Palazzo Pitti44. ne: il Lungomare di Vincenzo Cabianca. Lettera di Lino Pesaro a Ugo Ojetti del 31 marzo 1933 Anche questa collezione ebbe bisogno di una Da lì cominciò un fervore di acquisti di Mac- Daniele Ranzoni, Ritratto delle sorelle Vercesi, 1882 circa inerente l’esclusione dal catalogo Ingegnoli di alcuni pastello acquerellato, 435 x 290 mm quadri della raccolta seconda occasione per sfoltirsi grazie alla ven- chiaioli, e non solo, protratto fino al 1943, get- Già collezione Luigi Della Torre Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Fondo Ojetti, Roma dita tenutasi alla Galleria Scopinich due mesi tando così le fondamenta della collezione. Le più tardi. A Luigi Della Torre, colto da ictus opere selezionate accuratamente vantavano contemporanea tra cui sei ritratti di Modigliani, nel 1934 e spentosi tre anni più tardi, rimase passaggi in altre importanti raccolte quali la e definita da Lino Pesaro «opera superba»47. due Casorati e La macchina da cucire di Spadini, ancora qualcosa da lasciare alle quattro figlie. Galli e la Checcucci, più volte citate in questa Jucker rivoluzionò il modus operandi del rac- acquistato per 20.000 lire da Rossello. C’erano Nell’inventario stilato da Annibale Arano sede, la Carnielo, la Corradini e altre. Come coglitore sviluppando una collezione studiata anche nove opere macchiaiole della quadreria dopo la scomparsa della vedova Teresa Zam- ricordato da Fernando Mazzocca in tempi con razionalità e dotata di un suo preciso aspet- del fiorentino Mario Galli andata all’incanto belli, avvenuta nel 1947, e custodito da un recenti, Jucker era rimasto affascinato anche to. Il punto di partenza di questo meticoloso alla Galleria Geri di Milano nel 192742. pronipote, risultano centosedici pitture, scul- dalla collezione dalle tavolette di Fattori e lavoro furono le assidue frequentazioni, con la Tra i quadri della famiglia Pisa c’erano altre ture, disegni e incisioni, «niente grandi pezzi di Lega custodite nella raccolta di Riccardo moglie Ida, di mostre e di aste, prime tra tutte quattro tavolette di Fattori della raccolta Galli – scrisse Arano –, ma espressione sincera d’o- Gualino46. Non mancavano anche capolavori quelle della Galleria Pesaro, i cui cataloghi tro- e nove lavori della Checcucci, andata disper- gni singola anima d’artista». Tra le opere più di altri artisti italiani: Che freddo! di Giuseppe varono posto nella biblioteca custodita nell’a- sa alla Pesaro tra il 1928 e il 1929, mentre una interessanti, l’acquerello di Cremona La visita De Nittis, esposto con successo al Salon di Pa- bitazione di via Mauro Macchi. Nacque così ventina di dipinti arrivavano dalla quadreria al collegio, con la valutazione più elevata in rigi nel 1874, La principessa Antonietta Tzikos quella che Anna Maria Brizio definì a ragione di Vittore Grubicy: alcuni, come Quando gli assoluto, 300.000 lire, opere di prima manie- di St. Léger di Daniele Ranzoni, Scugnizzo con «la collezione di pittura italiana dell’Ottocento uccelletti vanno a dormire, donato a Della Torre ra di Previati e di Gola, dipinti di Longoni, De salvadanaio di Antonio Mancini, oggi in mo- di più alto e costante livello qualitativo esisten- e ora in mostra, realizzati dallo stesso pittore, Nittis, Induno, Bazzaro, un Morbelli del 1888, stra, Gioia del colore, natura morta di Giovanni te in Italia, dotata di una sua ben definita fisio- altri gli erano stati dedicati da diversi colle- Grandi, Wildt e Medardo Rosso. Segantini passata in asta Ingegnoli nel 1933 nomia e di una validità propria»48.

24 25 questo catalogo; cfr. anche G. Maifreda, Gli ebrei e sitato la retrospettiva di Paul Cézanne, riflettendo l’economia milanese: l’Ottocento, Franco Angeli Editore, sull’opportunità di allestire un’esposizione del fran- Milano 2001, pp. 137-139. cese messo a confronto con i Macchiaioli, Pesaro 7 «Un uomo ricco e, per professione e per tradizione, confidava a Ojetti: «Da tale mostra comparativa sca- estraneo all’arte, che dell’arte si occupi con amore, co- turirebbe un verdetto di cui l’arte moderna Italiana stituisce per se stesso, nella attuale società italiana, un se ne glorierebbe, in quanto dimostreremmo ai sordi fenomeno così singolare, da riuscire benemerito, an- ed ai ciechi come in quegli stessi anni in cui Çezanne che se quell’amore sia egoista. […] Doppia […] e di gran operava, in Italia vi era un gruppo, una scuola che lunga maggiore, è oggi in Italia la benemerenza di chi dalle stesse origini di Çezanne sapeva trarne ammo- si dimostra, nell’amore per l’arte, altruista; sicché, non nimenti salutari per la nostra arte. La differenza di si appaga di acquistare e di nascondere, ma si adope- allora e di oggi si riduce a questa dolorosa constata- ra a volgarizzare quanto tiene in conto di suprema zione. In quell’epoca in Francia come anche oggi, in- espressione della bellezza». P. Levi, Arte contempora- telligenti mercanti, seppero mettere in valore l’arte nea: il “T. Cremona” di Giulio Pisa, in “Emporium”, a. IX, di Çezanne mentre i nostri Macchiajoli morivano n. 50, febbraio 1899, pp. 83-84. in miseria. Il pubblico sviato dall’organizzazione di 8 G. Ginex, Le collezioni d’arte della nuova borghesia quei mercanti e dei feticismi di molti critici segui- imprenditoriale (1881-1926), in Imprenditori & cultura. tò ad inebriarsi fino all’esagerazione delle opere di Raccolte d’arte in Lombardia 1829-1926, a cura di G. Çezanne, mentre la maggior parte dimenticò i nostri Ginex, S. Rebora, Silvana Editoriale, Cinisello Balsa- Macchiajoli che possono dirci forse qualche cosa di mo 1999, p. 130. più delle opere del grande artista francese». Lettera 9 Pesaro avrebbe voluto inaugurare la sua galleria dell’1 giugno 1920, Roma, Galleria Nazionale d’Arte con una personale di Grubicy. Lettera di Pesaro a Moderna, Archivio Storico, Fondo Ugo Ojetti (di se- Grubicy, 18 dicembre 1916. Mart, Rovereto, Fondo guito GNAM, AS, FUO), cass. 57, ins. 12 “Pesaro Lino Grubicy, Corrispondenza Gru. I.1.1.199. - negoziante d’arte”. Vincenzo Cabianca, Lungomare, 1860, olio su tela, 27 x 36 cm 10 16 Già collezione Giacomo Jucker Cfr. D. Lacagnina, «Così ardito artista e così sagace Lettera del 6 agosto 1913 in GNAM, AS, FUO, critico d’arte»: Vittore Grubicy de Dragon e Vittorio Pica, cass. 57, ins. 12 “Pesaro Lino - negoziante d’arte”. NOTE in Vittorio Pica e la ricerca della modernità, Mimesis L’epistolario si conclude con un’accorata lettera del 1 Cronache d’arte. La prima esposizione annuale della minelli, Milano - Roma [1932]; La Galleria Ingegnoli, Edizioni, Milano - Udine 2016, pp. 36-39. 14 giugno 1934, dopo il rifiuto di Ojetti di accettare Federazione Artistica Lombarda, in “Corriere della prefazione di U. Ojetti, (Milano, Galleria Pesaro), 11 L. Lecci, Un tambourineur per la Biennale. Vittorio la nomina di perito di parte nella causa intentata Sera”, 5 marzo 1917, p. 3. Edizioni Bestetti e Tumminelli, Milano - Roma Pica e gli artisti francesi alle prime esposizioni internazio- da Gaetano Marzotto contro Pesaro per l’interme- 2 Echi di Cronaca, in “Corriere della Sera”, 21 aprile [1933]; Raccolta Z. Pisa S.A.F., prefazione di R. Calzi- nali di Venezia (1895-1914), ibidem, p. 179. diazione nella vendita di due dipinti di arte antica 1917, p. 3. ni, (Milano, Galleria Pesaro), Edizioni d’arte Emilio 12 Cfr. E. Staudacher, Lino Pesaro collezionista, in Galle- di dubbia autenticità. La galleria Pesaro… cit., pp. 32- 3 La collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura Bestetti, Milano 1934; Vendita all’asta della Collezione ria Pesaro… cit., pp. 92-97. 34, 51. di F. L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, Mi- Z. P., (Milano, Galleria Scopinich), Rizzoli & C., Mi- 13 Per un approfondimento sul rapporto tra Pica e 17 Il 17 febbraio 1918, subito dopo l’apertura della lano 2016; Galleria Pesaro. Storia di un mercante cre- lano 1934; Il patrimonio artistico della eredità Ingegnoli, Pesaro si veda N. Colombo, Lino Pesaro e l’Ottocento personale di Pietro Fragiacomo, Pesaro scriveva a atore di collezioni, catalogo della mostra, a cura di A. prefazione di I. Cappa, (Milano, Galleria Pesaro), Ba- italiano tra mostre e mercato, ibidem, p. 62; si veda an- Ojetti: «il successo morale e finanziario [della] mo- Madesani, E. Staudacher, (Milano, Gallerie Maspes), rabino & Graeve, Genova 1935; La raccolta A. Clerici, che D. Lacagnina, Un’altra modernità. Vittorio Pica e la stra è stato quale io prevedevo; moltissime vendite e Gallerie Maspes, Milano 2017. prefazione di R. Calzini, (Milano, Galleria Pesaro), La Galleria Pesaro (1919-1929), in “Annali della Scuola la cifra finora raggiunta con un solo giorno di Espo- 4 Tutte tranne la seconda asta della Z. Pisa andata Provincia di Como, Società Anonima Editrice, Como Superiore Normale di Pisa”, serie 5 2016, 8/2, Edizio- sizione è di lire 60mila». GNAM, AS, FUO, cass. 57, all’incanto alla Galleria Scopinich: Raccolta Enrico 1936. ni della Normale, Pisa 2016, pp. 723-741. ins. 12 “Pesaro Lino - negoziante d’arte”. Riguardo la Mascioni, prefazione di E. Somaré, (Milano, Galleria 5 Per un profilo biografico esauriente si rimanda a 14 Nel 1930 ci sarà il coinvolgimento diretto di Ojetti mostra di Tito, sappiamo da Leonardo Borgese che Pesaro), Edizioni Bestetti e Tumminelli, Milano - A. Madesani, Lino Pesaro uomo e gallerista, in Galleria pure per l’organizzazione e per il saggio di presenta- fece il tutto venduto per un totale di un milione di Roma 1931; Raccolta Clerici, prefazione di R. Calzini, Pesaro… cit., pp. 11-41. zione dell’asta di Telemaco Signorini. lire. L. Borgese, Mostre d’arte. A ricordo di Lino Pesaro, (Milano, Galleria Pesaro), Edizioni Bestetti e Tum- 6 Si veda il profilo biografico stilato da Almini in 15 Reduce dalla Biennale di Venezia dove aveva vi- in “Corriere della Sera”, 3 giugno 1949, p. 2.

26 27 18 Si veda per esempio la lettera che Ojetti inviò a nella difesa di Lino Pesaro dalle accuse rivoltegli da 34 È lo stesso gallerista, nella lettera del 21 febbra- 41 Echi di Cronaca, in “Corriere della Sera”, 27 aprile Treccani il primo giugno 1928 in occasione della Gaetano Marzotto, vedi nota n. 16. io 1933, a informare Ojetti, prefatore del catalogo, 1933, p. 7. scomparsa della madre del conte: «Caro amico, un 25 Elenchiamo le più importanti: 1923, postuma di del coinvolgimento di Bezzola. GNAM, AS, FUO, 42 Per un approfondimento della figura di Gualino si telegramma non basta a dirti la mia pena pel lutto Ranzoni a Milano; 1924, postuma di Mosè Bianchi a cass. 57, ins. 12 “Pesaro Lino - negoziante d’arte”. rimanda a Dagli ori antichi agli anni Venti. Le collezioni che t’ha ferito. In questi anni di lavoro comune ho Monza; 1926-1928-1932, varie mostre su autori dell’Ot- 35 F. Scardin, Le ville monumentali in Italia. La villa San di Riccardo Gualino, catalogo della mostra, (Torino, imparato, lo sai, a volerti bene, ad ammirare la tua tocento organizzate alle Biennali di Venezia; 1929, po- Fermo del Principe Giovanelli a Lonigo, in “L’Illustrazio- Palazzo Madama, Galleria Sabauda), Electa, Milano costanza al lavoro, la tua fede, la bella compagnia stuma di Tranquillo Cremona a Milano; 1930 e 1935, ne Italiana”, a. XLI, n. 4, 23 gennaio 1914, pp. 82-83. 1982. Per l’elenco dettagliato delle opere citate si veda della tua famiglia. Da questo è venuto un affetto mostre internazionali di Londra e Parigi. Entrambi, 36 Collector [V. Costantini], Mercato artistico, in “Le Catalogo della vendita all’asta della Raccolta Z. Pisa S. A. cordiale che niente potrà mai diminuire». B. Brison, inoltre, prestarono i loro dipinti di Tiepolo alla mostra Arti Plastiche”, a. X, n. 10-11, 1 giugno 1933, p. 8. F., catalogo della vendita, (Milano, Galleria Pesaro), La collezione di dipinti di Giovanni Treccani degli Alfieri, del Settecento italiano tenutasi a Venezia nel 1929. 37 Si tratta dei lavori di Milesi, Alciati, Pompeo Maria- Milano 1934, pp. 7-10, 12, 14, 18, 20, 22-25, 29-32. tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, 26 È proprio grazie a questa disponibilità di presti- ni, Cavaleri, Amisani, Laurenti, Zanetti Zilla, Guido 43 P. Nicholls, La Raccolta Pisa (e non solo Pisa), in Otto- Facoltà di Lettere e Filosofia, relatore G. Agosti, a.a. to e alla prassi, all’epoca consolidata, di apporre in Tallone, Quarenghi, Morbelli, Rietti, Bazzaro, Carcano cento, n. 16, Giorgio Mondadori & Associati, Milano 2011-2014, p. 69. catalogo il nome del proprietario di fianco al titolo e Michetti. 1987, p. 200. 19 G. Treccani, Nel cammino della mia vita, Milano dell’opera esposta, che è stato possibile ricostruire 38 «Ecco l’elenco delle opere come da suo consi- 44 Per i risultati dell’asta si rimanda a Mercato artisti- 1960, in Brison, ibidem, p. 7. parte della sua collezione e ipotizzare un perimetro glio scartate totalmente dall’illustrazioni e dalla co, in “Le Arti Plastiche”, a. XI, n. 4, 16 febbraio 1934, 20 Si veda il profilo biografico su Treccani stilato in temporale nel quale effettuò certi acquisti. vendita. Vajson, Serra, De Penn, Salinas, Andreotti, p. 8. questa sede da Brison. 27 Galleria Pesaro… cit., pp. 26, 49-50. Villa, Stragliati, Feragutti (Nel mio studio), Milone, 45 Echi di Cronaca, in “Corriere della Sera”, 8 febbraio 21 E. Staudacher, La collezione Rossello. Storia di una rac- 28 Carlo Feltrinelli era legato a Rossello tramite i con- Pellegrini (Scena araba). Saranno inclusi nella ven- 1938, p. 4. colta d’arte leggendaria, in La collezione… cit., pp. 62-64. tatti lavorativi con Banca Unione, Credito Italiano e dita, ma non illustrati: Stefano Bersani, (Ave Maria) 46 F. Mazzocca, I Macchiaioli a Milano. Enrico Somaré, 22 [U. Ojetti], Cose viste. La Bibbia di Borso, in “Corrie- Edison di cui entrambi arriveranno ai vertici; Antonio Dall’Oca Bianca, Pennasilico, Irolli, (Mercato a Por- Lamberto Vitali, Luchino Visconti e la collezione di Giaco- re della Sera”, 10 giugno 1923, p. 3. L’articolo, non Feltrinelli, che si dilettava di pittura, verrà ricordato ta Capuana) Corelli, (Boscaiola) Venturini, Ashton, mo Jucker, in L’incanto dei Macchiaioli nella collezione di firmato, e datato 19 maggio, verrà ripubblicato da attraverso un premio acquisto a lui intitolato, istitui- Calvi (Chiostro, Farmacia) i quattro pannelli dello Giacomo e di Ida Jucker, catalogo della mostra, a cura Ojetti nel volume Cose viste, I, Sansoni, Firenze 1951, to alla Permanente nel 1947 da Dino Cardarelli, diret- Chaplin, Mac-Even, Bassarab». Lettera di Pesaro a di A. Di Lorenzo, F. Mazzocca, (Milano, Museo Poldi p. 275. Di Cremona il conte Treccani aveva anche tore della Società Fratelli Feltrinelli. ASBAEP, Fondo Ojetti del 31 marzo 1933 in GNAM, AS, FUO, cass. Pezzoli), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, Mila- l’acquerello Sotto l’ombrello di proprietà Grubicy fino SBAEP, Registro “Raccolta d’arte della Società”. 57, ins. 12 “Pesaro Lino - negoziante d’arte”. no 2015, p. 23. al 1912, mentre di Ranzoni aveva acquisito, dopo la 29 Altre circostanze in cui Clerici risulta acquiren- 39 GNAM, AS, FUO, cass. 57, ins. 12 “Pesaro Lino - ne- 47 Lettera a Ojetti, 4 marzo 1933, GNAM, AS, FUO, retrospettiva milanese del 1923, il Ritratto di Paolina te sono la Biennale di Brera del 1923, l’Internazionale goziante d’arte”. cass. 57, ins. 12 “Pesaro Lino - negoziante d’arte”. Viani Rigoli. Brison, La collezione… cit. pp. 10, 187. dell’acquerello del 1925, dove furono acquirenti an- 40 R. Calzini, La Galleria Ingegnoli, in “Corriere della 48 A. M. Brizio, in Pittura italiana dell’Ottocento nella 23 Le opere di arte contemporanea, invece, sembra che Della Torre e Ingegnoli, e la I Mostra degli Artisti Sera”, 20 aprile 1933, p. 5, trascritto in questo catalo- raccolta Giacomo Jucker, a cura di M. Emiliani Dalai, non riscontrassero il suo interesse: le uniche infor- Milanesi del 1926. ASBAEP, Fondo SBAEP, BV 12-13, go, pp. 32-34. G. Mercandino Jucker, Rizzoli, Milano 1967, p. IX. mazioni raccolte finora riguardano l’acquisto di di- LV 1-2. pinto di Arturo Tosi, L’estate, effettuato nell’ambito 30 Si tratta delle opere di B. Ciardi, L. Rossi, G. Pellizza, della seconda mostra di Novecento Italiano tenutasi P. Sala, F. Anastasi, V. De Stefani, C. Monti, G. Belloni, nel 1929 presso il Palazzo della Permanente. In quel- A. Bucci, L. Cavaleri, E. Tito, A. Mancini. Cfr. Catalogo la sede, inoltre, egli stesso istituì nel 1938 il Premio della vendita all’asta della Raccolta Clerici, catalogo del- acquisto conte Giovanni Treccani degli Alfieri con l’elar- la vendita, (Milano, Galleria Pesaro) novembre 1932, gizione annuale di 15.000 lire a favore di un dipinto Bestetti e Tumminelli, Milano - Roma [1932]. e di una scultura esposti alle mostre della Società 31 La Raccolta d’Arte A. Clerici alla Galleria Pesaro, in che gli fruttò un quadro di De Grada e uno di Cesare “Corriere della Sera”, 23 novembre 1932, p. 2 trascrit- Monti. Archivio storico della Società per le Belle Arti to in questo catalogo, pp. 31-32. ed Esposizione Permanente (di seguito ASBAEP), 32 La Raccolta di Enrico Mascioni alla Galleria Pesaro, in Milano, Fondo SBAEP, LV2; Fondo SBAEP, Registro “Corriere della Sera”, 2 dicembre 1931, p. 5, trascritto “Raccolta d’arte della Società”. in questo catalogo, pp. 30-31. 24 A quell’epoca l’avvocato Giussani era impegnato 33 Cfr. La Galleria Ingegnoli… cit., tav. 100, 108.

28 29 che punta che sfiora l’antico e l’arte straniera. Un Celentano carissimo al Morelli, Palizzi insuperabile Le aste Mascioni, Clerici, Ingegnoli, Z. Pisa complesso organico dunque, nell’insieme tutto co- animalista, Dalbono recante nella fraterna schiera Rassegna stampa del “Corriere della Sera” stituito di cose che hanno singolarmente il suggello l’aperto sorriso del cielo e delle marine napolitane. del pregio e dell’autenticità, senza di che avrebbero Il solitario Emilio Longoni ritorna qui con la poesia sfiorato Enrico Mascioni, ma non si sarebbero soffer- del suo temperamento, poesia che si esprime nel mate presso di lui. tremulo prato in fiore dileguante verso i monti e In questi giorni è avvenuto il trasporto delle opere l’infinito, e degnamente gli sta vicino Carlo Fornara, d’arte alla Galleria Pesaro, nella stessa via Manzo- come, tendenze a parte, figurano nella collana sgra- ni, dove dal 2 al 7 dicembre saranno esposte e nelle nata così senz’ordine, il Piccio, i paesaggi di Pietro sere dell’8, 9 e 10 dicembre vendute in tre sole aste Chiesa, l’ampio respiro di Aristide Sartorio e Zanetti LA RACCOLTA DI ENRICO MASCIONI ALLA cose belle e preziose adunate con rarissima fortuna e destinate a rimanere memorabili. Ebbene, il visita- Zilla, lo Scattola, Calderini, Cavaleri, Caprile, Irolli, GALLERIA PESARO, IN “CORRIERE DELLA SERA”, con spirito di sacrificio ancor più raro, distribuendo- tore dell’esposizione vedrà che nulla si è sminuito Giolli, Tommasi, Sorbi. Ed altri pittori brillano entro 2 DICEMBRE 1931, P. 5 lo tra la sua casa privata e la grande casa albergatrice nella nuova collocazione e la gara delle aste prove- l’orbita della fine dell’Ottocento: L. Borsa, V. Ferra- di via Manzoni. I suoi intimi conoscono la prima, i rà che ogni opera, pur singolarmente presa, conser- guti, Cinotti, Carrozzi, Pietro Gaudenzi, Tuminet- Non è difficile figurarsi quel che accadeva al «Vec- suoi clienti la seconda, costituenti insieme una di va tutto il suo fascino, il suo pregio e il suo valore ti, Moretti Foggia, Zambelletti, Amisani, Beppe ed chio Cervo», subito fuori di porta Nuova, quando quelle gallerie private non del tutto note se non agli anche rappresentativo, grazie appunto al criterio Emma Ciardi per dire solo dei più notevoli. Il pittore v’imperversava quella «Torta Mater» che raccoglie- iniziati, e che spesso vittoriosamente gareggiano che guidò l’appassionato e vigile intenditore a ve- altoatesino Albin - Egger - Lievir con la sua grande va, trent’anni fa, i più scapigliati della già scapiglia- con quelle più famose anche pubbliche. Per quanto nirne in possesso. composizione che ha la suggestività stessa de «L’An- ta Famiglia Artistica, della quale facevano parte il riguarda i clienti, i più affezionati di essi hanno l’im- Dopo di ciò basta una scorsa al catalogo a puro titolo gelus» di Millet, e alcuni altri modernissimi guidano Carcano e il Tallone, il Barbaglia e Luigi Rossi, gli pressione che le tele adornanti i saloni e le salette di cronaca. Esso si apre con il celebre «Duello» in cui alla piccola sezione degli stranieri, da Opsomer a Ba- scultori Butti e Bialetti, e Mentessi, Bistolfi, Longo- siano un poco anche di loro proprietà. Leonardo Bazzaro ha segnato la sua prima potente lante, a Maliavine, ad Henri Martin. E si può chiude- ni, Vespasiano Bignami, Luigi Illica. E figurarsi qua- Così l’annuncio che fra giorni la collezione Mascio- impronta, e prosegue con Natale Schiavoni e con re la sfilata dei nomi ciascuno dei quali suscita una li occhi e quali orecchie prestasse alle mattane, alle ni va all’asta ha suscitato fra gli ammiratori abituali Inganni, con Gerolamo Induno e con Fasanotti, con immagine; nomi che sono andati adunandosi in un discussioni, ai progetti baldanzosi di quella com- un vivo rincrescimento, confortato però dal sapere un Faruffini rivelante qui un suo gusto insolito di quarto di secolo di raccolta paziente e tenace, illu- pagnia il giovane fratello dell’albergatore, divenu- che nessuna parete resterà nuda, ma anzi vi si farà ricercatore, con quel pittore di nature vaste e severe minata e sagace. Nelle tre serate d’asta che si sono to in breve l’amico, il confidente, il compagno di maggior respiro alle cose belle rimastevi e ad altre che fu Francesco Filippini. La patetica memoria di dette, la mirabile compagine è destinata a sperdersi. quella gioventù battagliera e sognante. Tanto più che vi saranno portate. La notizia, d’altro canto, ha Pellizza da Volpedo è consegnata a una sua grande Ma sarà come dei gioielli che, riversandosi fuor dallo che anch’egli, come tutti quelli della sua patriar- sollevato fra gli amatori, nella critica d’arte, in mez- veduta tiepida di sole, mentre la terra, l’acqua, l’aria scrigno, non costituiscono più la gioia del solo pos- cale dinastia, era già cittadino del regno dell’arte: zo agli intenditori, infine in quanti intravvedono la si fondono mirabilmente sotto il pennello di Euge- sessore del tesoro, ma vanno a fare quella di tanti. dagli avi al padre ed a lui stesso, celebri «organari» possibilità di entrare in un possesso che diversamen- nio Gignous. Tre dipinti di Mosè Bianchi sono, come costruttori dei sonori strumenti che cantano gravi te non sarebbe possibile, un interesse e un’attesa in- sempre, tutto ambiente e tutta umanità, specialmen- nei Licei musicali e nelle chiese principali d’Italia, descrivibili. te una sua caratteristica impressione invernale della LA RACCOLTA D’ARTE A. CLERICI ALLA compreso il Duomo di Milano. Le origini della raccolta quali sono state rapidamen- vecchia Milano. Di Luigi Nono ecco un bozzetto di GALLERIA PESARO, IN “CORRIERE DELLA SERA”, Bisogna sentir rievocare quei tempi dalla parlata, te accennate valgono meglio di qualsiasi illustra- un suo celebre quadro ma che supera i confini con- 23 NOVEMBRE 1932, P. 2 arguta e placida, ma che si riscalda improvvisamen- zione a stabilirne l’importanza. Certo che, sentendo sueti dello studio preparatorio. Tra i pochi ma buoni te se si discorre d’arte, di Enrico Mascioni. Il gusto dalla viva voce del Mascioni la storia di ognuna di toscani domina il Fattori con un’opera che più tra- La collezione dominata e quasi simboleggiata dell’armonia che lo spinse poi verso le sinfonie colo- queste duecento opere scelte tra il cospicuo mate- duce il suo sentimento della natura, mentre Federico dall’austera grazia della figura muliebre di Domeni- ristiche rivive attraverso i ricordi, gli aneddoti, i giu- riale, ciascuna di esse acquista come una seconda Zandomeneghi spiega qui la fortuna da lui riscossa co Trentacoste, riproduce il temperamento del suo dizi; l’affinità artistica si rivela; l’episodio del primo vita. Ma esse confermano il gusto e le possibilità del prima in Italia e poi, forse in misura maggiore, all’e- raccoglitore ed è prevalentemente settentrionale dono di una tavoletta, delle prime iniziazioni alla raccoglitore, mostrano una loro intrinseca impor- stero e ben si accompagna così agli altri pariginizzati e lombarda. Accoglie però la luminosità piacevo- vita degli «ateliers», del primo acquisto di un qua- tanza, rivelano tutte non il caso ma il nesso logico; Macchiati e De Nittis. Ed ecco le care ombre di Pre- le e spigliata dei meridionali, dal Leto all’Irolli, dal dretto contiene in germe la sua vocazione di ama- compongono a poco a poco la storia dell’aureo pe- viati e di Carcano, ecco Pompeo Mariani e Ambrogio De Sanctis al Postiglione e al Santoro, e particolar- tore e di raccoglitore sempre più sicuro e fortunato. riodo della pittura lombarda dell’ultima metà del se- Alciati, Michetti e Conconi e Rietti, Lino Selvatico, mente a Domenico Morelli con Madonna e Cosarella, Enrico Mascioni, sbalzato dal modesto esercizio del colo scorso, contengono, dosato e selezionato, tutto Ettore Tito con un fosforescente quadretto di spiag- quest’ultima interessante perché nell’appassionata suburbio ambrosiano a reggere la sontuosa dimora quanto di più rappresentativo offrirono le diverse gia, e Fontanesi e Delleani, Stefano Ussi e Fattori con immagine femminile della moglie di un altro glorio- dell’Hotel Milan, ha portato con sé il tesoro delle scuole regionali dell’Ottocento italiano, con qual- i suoi vivi cavalli manovranti, Armando Spadini, so napoletano, Vincenzo Gemito, rivive il misterioso

30 31 dramma di arte e di vita dello scultore. Il giusto po- ribelle Modella di Alciati, affratellato con l’Amisani può essere autore originale di un «capolavoro». La stimonianze autografe degli autori o dei loro critici sto è fatto ai divisionisti, con i maggiori: Fornara che dalle decorative Nuvole. Da sole poi stanno le gem- quadreria Ingegnoli è uno stupendo panorama del e biografi: provengono da collezioni celebri come ha due opere: Ave Maria e Leggenda alpina; Morbelli me del Mancini, con il Chitarraio del felice tempo nostro Ottocento pittorico. Poche volte ci fu dato quelle del principe Giovannelli, di Giulio Pisa, di con una vibrante montagna, Pellizza da Volpedo fra frascatano, e del Palizzi con il lirico Carro e i bufali di ammirarlo e comprenderlo con vastità così gran- Mylius, di Torelli-Viollier, di Ferdinando Martini, l’altro con il bozzetto del Quarto Stato assai più istin- e la drammatica Fuga da Pompei. Infine, nel campo de di visuale e da tanto alto. Il cielo è nitido e terso della Galleria Pisani, della Short Guaita, di Giusep- tivo, tragico e impetuoso del celebre teatrale grande della pittura storica, il Vinea e l’Induno, il primo con sopra le ampie linee del paesaggio: non più nebbie pe Peretti, di Enrico Mascioni, del Lupis Rammer o quadro posseduto dal Comune di Milano; nella ca- un piacevole quadretto, l’altro con la civetteria di critiche e tempeste polemiche a velarne l’azzurro. direttamente dagli studii di Michetti, di Signorini, tegoria può collocarsi anche Vanni Rossi con una Vanitosa, testimoniano che il Clerici era veramente La lontananza di anni permette di abbracciarlo nel di Tito, di Mariani; sono apparse nelle Biennali ve- Sacra Famiglia di derivazione previatesca. Ed ecco il uno studioso di uomini prima che un esegeta. Lo complesso e quasi vigilarlo e decifrarlo nelle più neziane a diverse riprese e alle personali dei Boldini, gruppo degli acquarellisti con le trasparenze di Pao- documentano anche due cimeli: una bizzarra tavo- remote prospettive e nelle più aeree penombre. I dei Favretto, dei Michetti, dei De Nittis, dei Mosè lo Sala alle quali ben si accostano la miniata Carica lozza alla cui dipintura in un momento di gaiezza maestri famosi splendono come vette illuminate e Bianchi; hanno raggiunto prezzi di vendita all’asta del De Albertis e quelle di Luigi Rossi, l’illustratore di conviviale hanno collaborato ciascuno con un pro- solenni, i meno grandi li avvicinano, i minori si ada- rilevantissimi come i grandi De Nittis, che fissano fama mondiale. Della pittura ad olio fiorita alla fine prio segno geniale quattro maestri napoletani: Dal- giano nella loro ombra con una fisionomia diversa e le bellezze di Parigi e di Londra ottocentesca, pagati dell’Ottocento a Milano, la fluidità di Pompeo Ma- bono, Altamura, Montefusco e Netti. E un ritratto una composizione caratteristica. Anche le più picco- all’asta nel 1929 rispettivamente trecentottantamila riani (erede di Mosè Bianchi rappresentato da una che appartiene all’arte e alla letteratura, l’altero gio- le tele vibrano d’una intensità gloriosa. Perché tutto lire, duecentomila lire, duecentosessantamila lire. gustosa impressione campestre) è testimoniata da vane volto di Gabriele D’Annunzio dipinto da F. P. è legato e coordinato dalle stesse leggi di bellezza e, Se si volesse fare un’antologia dell’Ottocento pit- due tipiche marine di Bordighera, dalle due famose Michetti nell’anno di fraternità 1895. Nulla dunque pur con le alternative dello spirito le concorrenze torico ecco la più bella natura morta «La gioia del folgoranti scene di tappeto verde e dalla notazione di più eclettico, ma insieme di organico e significati- ideali, la rappresentazione esatta del secolo si defi- colore» di Giovanni Segantini: il più potente ritrat- fugace di Cuffietta Bianca. Il padre del paesaggio lom- vo, di questa raccolta che nella Galleria Pesaro di via nisce ed emerge. to d’uomo, «Generale spagnolo» di Boldini; la più bardo, Filippo Carcano, dipinge a tinte chiare e tra- Manzoni 12 A sarà esposta dal 23 al 27 corr. ed offer- E contemplare la pittura di un secolo, rivelata e spie- drammatica composizione «La figlia di Jorio» di sparenti un fresco Lago. I romantici Giorgio Belloni, ta in tre tornate veramente eccezionali di vendita, le gata in una Raccolta aristocratica e completa come Michetti; il più lirico paesaggio «Il lavoro della ter- Andreoli e Lodovico Cavaleri stanno vicini all’idilli- sere dei successivi giorni 28, 29 e 30. quella Ingegnoli è giudicare la gloria e misurare la ra» di Fontanesi; il più prezioso quadro di genere co Bazzaro, al Gignous, al Barbaglia che dal piccolo potenza di un’epoca. «La lettera» di Domenico Induno; il più prodigioso capolavoro del Trombettiere va al grande paesaggio Quando si organizzavano le esposizioni retrospet- intimismo «Scuola di pittura» e il più lucido impres- de Le Mucche. Fra questi ottocentisti lombardi ben RAFFAELE CALZINI, LA GALLERIA INGEGNOLI, tive di un autore o di una scuola dell’Ottocento si sionismo veneziano «Mercato di campo San Polo» figurano poi le sculture del Barzaghi e dell’Alberti. IN “CORRIERE DELLA SERA”, 20 APRILE 1933, P. 5 andava per prima cosa a esaminare i grandi saloni di Favretto; il più classico studio d’animali «Cavalli La rappresentanza dei veneti comprende i più cele- dell’Ingegnoli come una miniera dal filone inesau- all’abbeveratoio» di F. Palizzi; il più memorabile ca- bri: Tito, Dall’Oca Bianca, Lino Selvatico, Ferruccio Eccoci al “Salon Carré” dell’Ottocento italiano. Le ribile e dalle insuperabili ricchezze. Non è difficile polavoro macchiaiolo «Mercato di cavalli» di Fatto- Scattola, Miti-Zanetti, i tre Ciardi, Luigi Nono con pitture riunite per la vendita all’asta nella Galleria riassumere le ragioni che la fanno apparire eccezio- ri. Quelle che sarebbero gemme isolate di altrettante un magistrale ritratto femminile; due opposte ten- Pesaro - Milano (esposizione dal 20 al 30 aprile: ven- nale agli occhi del pubblico e insuperabile nella va- collezioni troviamo riunite per una volta alla vigilia denze sono rappresentate dal Signorini con Siesta e dita i giorni 1, 2, 3 e 4 maggio) e provenienti dalla lutazione della critica. Anche prescindendo dal giu- della dispersione; e passeranno molti anni prima che dal Favretto con Lettura, ma si tratta di due tecniche Galleria Ingegnoli sono capolavori d’ogni scuola e dizio estetico bisogna notare: che tutte queste opere si possa rivedere una concentrazione così ecceziona- e di una sola perfezione. La pittura piemontese è d’ogni momento di quel secolo italiano. Tecniche, sono documentate e di un’autenticità imbattibile: le. Perfino il primo Ottocento è adagiato e compo- rappresentata dal Delleani, gli orientalisti dal Biseo; maniere, personalità, scuole diverse e contrastanti che molte sono famose e citate all’ordine del giorno sto in una bella sala romantica: le sue predilezioni sulla soglia di transizione dei due secoli si possono che appartennero al secolo delle rivoluzioni, si in- di libri d’arte italiani e stranieri: che parecchie han- circondano, espresse in forme vitali, la «Lucrezia mettere i riflessi del Cinotti e le pitture del livorne- quadrano nella mente e nella passione di un racco- no avuto consacrazioni ed elogi quando, apparse in Borgia» del Puccinelli appassionata e tragica come se Natali. Accenti stranieri vengono dal Ravier, così glitore eccezionale. Troppe volte Musei e Gallerie pubbliche e importanti esposizioni, videro confer- una Ristori o una Pezzana alla ribalta. Le tramontate largamente rappresentato al Louvre, e dallo Stevens, pubblici si cristallizzano in una rigida immobilità: mata la loro fama e controllata la loro perfezione: mode non attenuano la virtù pittorica di un paesi- mentre il De Nittis spiega tutte le sue virtù ed inno- non si osa muovere un quadro, eclissare un nome, che le più significative sono arrivate all’Ingegnoli sta come il Gigante o di un ritrattista come il Piccio, vazioni impressionistiche. modificare l’ordinamento di una sala. Per un barat- attraverso pubbliche e clamorose competizioni o anzi ne accrescono la poesia. Si può seguire, per una Le porte non sono state chiuse ai novecentisti, quelli to o per un’esecuzione capitale ci vogliono crismi e con private vendite che ne hanno aumentato la va- speciale amorosa attenzione del raccoglitore, tutta almeno che operano nel giusto mezzo, da Dudrevil- legalizzazioni d’ogni genere. Il collezionista privato lorizzazione finanziaria. la scuola lombarda rivedendo accanto agli Induno, le che qui è poeta di delicate sfumature, ad Anselmo può, di anno in anno, procedere a una selezione se- Delle opere della Galleria Ingegnoli si sono occupati il De Albertis delle battaglie, il Barbaglia delle evo- Bucci curioso d’ogni sapere, con una solida Mater- vera della sua raccolta, a una revisione dei suoi amo- gli Ojetti, i Molmenti, i Mongeri, i Fontana, i Cecchi, cazioni galanti, il Pusterla degli aneddoti sociali. E nità, all’ipersensibilità di Cesare Monti, all’aristo- ri e del suoi odii: la sua raccolta è vivente. Solo che i Nicodemi, i Somaré, i Pica, i Bonedite, i Calderini, i isolati nella loro personalità ricca di accenti, Mosè cratica ironia del Malerba. Sovrana resta la viva e egli abbia senso critico, mezzi finanziari e passione, D’Ancona: la loro autenticazione è garantita da te- Bianchi, marinista, decoratore della villa Giovannel-

32 33 li internista; Tranquillo Cremona; Daniele Ranzoni. orizzonte. La Raccolta nella sua formazione costi- Vittore Grubicy («Quando gli uccelletti vanno a che richiama il quadro conservato nella Galleria Poi la schiera dei Bazzaro, dei Mariani, dei Conconi, tuisce un risultato veramente tipico. È il frutto di dormire », «Il quadro dell’annegato», «Dalla fine- Nazionale di Roma, ed è uno dei suoi di più sentita dei Mentessi, dei Gignous, dei Filippini, dei Tomi- uno spontaneo desiderio di cose belle, sviluppato stra», e altri minori); poi Bazzaro e Conconi, Mor- umanità e dei più spontanei e equilibrati. Qualche netti, dei Morbelli che preludono agli sviluppi dei da chi voleva semplicemente animare l’intimità belli e Sottocornola, Dell’Orto e Giovanni Beltrami, scelta stampa moderna e tre disegni, uno piccolo più moderni : Alciati, Amisani, Fornara, Gola, Rietti, della sua dimora con opere, anche di modeste di- Ashton e Formis... Carcano domina con una vasta, quanto prezioso di Segantini, particolare di un suo i due Tallone. Di altre grandi scuole si hanno costel- mensioni ma di grande valore spirituale e pittorico, grandiosa «Nevicata in Engadina», magistrale di- quadro giovanile, e due di Mentessi, come sempre lazioni di tele, quante bastano a definirne la storia e di artisti pei quali aveva spesso una personale sim- pinto che, crediamo, non fu mai esposto. Carlo For- di sincero, profondo sentimento. Infine, poche ma proiettarne in tutta l’ampiezza la parabola, così dei patia. Alcuni di questi dipinti, per esempio, risal- nara, con quattro superbi paesaggi della sua Valle buone sculture, come dovrebbe essere sempre nelle veneziani tra Ciardi, Tito, Favretto, dei piemontesi, gono a quell’epoca, che pare ora tanto lontana, in Vigezzo, è qui rappresentato come non lo fu mai grandi collezioni. Un carnoso nudo di Andreotti, la dei napoletani accanto a Gigante, ai Palizzi. E qual- cui, a Brera ogni autunno un pittore poteva esporre in modo così imponente e definitivo. Un Fontanesi classica testa del pittore Funi modellata dal Mes- che minore, per il modo col quale è rappresentato, una mezza dozzina di ritratti, o di paesaggi, spesso piccolo, quanto alle dimensioni, non quanto al con- sina e quell’autentico capolavoro, poco noto, di raggiunge vette inattese; come il Delleani, col «Cam- di commissione, e non pochi numeri del catalogo tenuto di pittorica poesia; un piccolo prezioso Del- Paolo Troubetzkoy, che basterebbe alla difesa del peggio alpino» e la «Scena araba»; il Migliara con le infatti avvertivano: «Ordinazione del Signor...» ap- leani; un Calderini, un «Giardino del Palazzo Reale calunniato impressionismo scultorio, il piccolo bu- animate e drammatiche scene dell’«Eccidio del Pri- partenente a quella colta borghesia milanese che di Torino», di invernale tristezza, uno dei suoi mi- sto di Tolstoi dalle braccia conserte, dove è fissato na», inattesa e inedita pagina di tumultuosa storia; il aveva ripreso una tradizione del patriziato lombar- gliori, acquistato a Milano dal Forbes e riportato in il mistero della vita e del carattere nella semplice Marius De Maria con la magica «Fabbrica di schele- do e che, pure oggi, sia pure sotto altre forme, non Italia da Grubicy; un intenso Pasini. Dei veneti, il schietta verità. La bizzarria del destino, accostando tri» che figurò per due volte alle Biennali venezia- cessa d’interessarsi alle arti. Sono qui, dei Tranquil- dimenticato G. B. Costantini: un piccolo Tito, uno «au feu des enchères» Tranquillo Cremona e Ame- ne; il Canella con due vedute, una di Milano, l’altra lo Cremona, alcuni fra i più noti e i più notati alla dei giovanili e rari suoi paesaggi, una vera perla; deo Modigliani, ha creato un contrasto che non si di che, alla intensa luminosità dei settecen- mostra commemorativa del cinquantenario della due fra i più lodati, suggestivi effetti lunari a Vene- poteva maggiore. Dell’artista livornese vissuto e tisti, aggiunge una pittoresca analisi della folla pre- morte dell’artista: «La maschera», «La sposa», «Il zia di Marius Pictor; una scena popolare di Zezzos. morto a Parigi, del quale si tengono ora mostre in ludente all’impressionismo, Luigi Nono con un’i- giovane De Micheli», «Prime gelosie» e il ritmi- Ed ecco i nomi di pressoché tutti i toscani dai più tutti i grandi centri artistici del mondo, è offerto strumentazione violenta di toni rossi «Autunno» e co acquerello «Al piano», e quel doppio ritratto vecchi macchiaioli al Puccini e al Ghiglia, con una qui forse uno dei più importanti gruppi di opere due patetiche tele: «Scene di villaggio» particolare all’acquerello delle «Sorelle Vercesi» col quale il cinquantina di quadretti tra i quali spiccano due che si conoscano, e Raffaele Calzini ne parla con del famosissimo «Funerale di un bambino» e «Idil- Ranzoni più decisamente si accostò al Cremona; e note opere capitali del grande Fattori, il «Ritratto larghezza di comprensione e acume critico nella lio». È commovente ritrovare le impronte del genio del Mosè Bianchi non meno preziosi di quelli che della cugina Argia» e il «Ritratto della seconda mo- prefazione del catalogo. Si potrebbe aggiungere rivelate e complete in quadri giovanili di Seganti- l’artista volle conservare nel suo studio, alcuni del glie». Un complesso che appare di antisentimentali che anche coloro che, nel personalissimo sintetico ni («Due vecchioni») e di Mancini («La figlia del periodo dei «Fratelli al campo», e della «Parola di al nativo romanticismo degli artisti e amatori d’ar- caratterizzare del figurista Modigliani, credono di mugnaio»). Sopravvivono così, oltre la vita degli Dio», in parte già tenuti dalla Casa Buffa di Amster- te della Valle del Po, ma che anche questa volta sarà vedere quasi solo una semplice forma di maniaca autori rapita dal tempo, passioni, speranze: ideali dam; e alcuni Spadini che per essere più intimi non bene accolto dal mercato milanese. Boldini ha qui sintesi caricaturale devono qui seriamente ammet- testimonianze di un secolo che anche l’arte italiana impallidiscono al ricordo di quelli testé valorizzati una sua tipica figura di parigina di una insuperabi- tere di trovarsi davanti ad un «caso», ad un feno- fece grande. dalla vendita Fiano. Ecco l’animato settecentesco le eleganza di fattura, degna di Fortuny. I meridio- meno della genialità, e basterebbe a provarlo l’auto- «Approdo alla Villa Carlotta» del Giuliano; e, del nali. Sei Mancini dei migliori periodi; Cammarano biografico autoritratto, così impressionante, tanto Pagliano, del Carcano, del De Albertis, del Gignous, con un «Campo di corse»; Dalbono con un alto in- più se si ricorda il ritratto di quindici anni avanti C. BOZZI, LA RACCOLTA Z. PISA S. A. F. lavori che passarono magari modestamente alle dimenticabile cielo al tramonto; Caprile, Rossano fatto da Fabio Mauroner. Autoritratto che si risolve ALLA GALLERIA PESARO, Mostre Natalizie della Società Patriottica e degli e, di Michetti, due pastorelle più che degne compa- in una specie di tragica confessione pubblica che IN “CORRIERE DELLA SERA”, 27 GENNAIO 1934, P. 5 Artisti, e si sa, per esempio quanto siano avvertite gne di vita agreste e di squisita pittura della «Pasto- non ha riscontro in tutta l’autoiconografia di tutti e pregiate le singolari qualità di gusto e di esecuzio- rella» famosa, della Galleria Nazionale di Roma. La i tempi e trova solo qualche saggio nell’ultima let- Il numeroso e vario complesso di pitture moder- ne delle tavolette di Gignous: dello stesso è pure un pittura di animali - affatto dimenticata dai pittori teratura nordica. E su questa eccezionale vendita si ne che costituiscono la Raccolta Z. Pisa S. A. F. è di maggiore paesaggio autunnale di alberi, al quale fa d’oggi - è qui rappresentata da Giuseppe Palizzi può conchiudere coll’osservazione di carattere pra- eccezionale interesse. Esso riunisce infatti pitture riscontro uno primaverile, il delicato «Bosco dell’u- con eccellenti paesaggi animati, festosi di colore e tico che essa offre insieme a numeri destinati, tosto notevoli, e talune celeberrime, di mezzo secolo (dal signolo» di Emilio Borsa. Ecco Domenico e Gerola- di luce; da un altro specialista, francese, De Penne, o tardi, a pubbliche Gallerie, anche la possibilità di Settanta al Novecentoventi); non esclude né scuo- mo Induno; una prima visione, acquerello, del «Re e dallo svizzero Humbert dell’epoca calamiana. E procurarsi con brevi lavori, per dirla come direbbe le, né maestri, né tendenze; va dalla scapigliatura Sole» del Previati; una rapida giovanile «Natura quando si saranno citati un magnifico paesaggio Vittore Grubicy, alcuni varii, insoliti «sapori» mi- all’arte di Modigliani, costituisce un panorama morta» del Segantini; un piccolo paesaggio subur- di Gustavo Courbet, uno azzurro di Mathieu e un nori... completo dell’attività pittorica italiana, una vi- bano del primo Longoni; un gruppo di quadri fra i espressivo interno di Logelain, si saranno citati an- La vendita ha luogo alla Galleria Pesaro dal 5 all’8 sione eccezionalmente serena di un meraviglioso più caratteristici e più amorosamente condotti di che gli stranieri. Egger Lienz ha il «Pranzo» (1914) febbraio e l’esposizione dal 27 gennaio al 4 febbraio.

34 35 OPERE IN MOSTRA 1. CARLO FORNARA (Prestinone, 1871-1968)

Da una leggenda alpina, 1902 Olio su tela, 72 x 101 cm

Già collezione Alberto Clerici

Presentato nelle sale della Società per le Belle tura (1899-1901), trittico presentato con grande Arti ed Esposizione Permanente a Milano, nel successo alla Prima Quadriennale di Torino del dicembre del 1902, in occasione di una mostra 1902, ispirato all’eterno ripetersi delle stagioni, collettiva organizzata dalla Galleria d’Arte Mo- vero e proprio tributo al Trittico della Vita di Se- derna di Alberto Grubicy a favore della raccol- gantini; L’Aquilone (1902-1904), nel quale il sof- ta fondi per i restauri del Castello Sforzesco, Da fio impetuoso del freddo vento del nord spira una leggenda alpina rientra in un piccolo nucleo violento nella luce del tramonto spazzando le di opere d’intonazione simbolista lontane dalla nubi, piegando e contorcendo i rami degli albe- produzione più nota di Carlo Fornara, pittore ri, rendendo difficile l’incedere sulla neve di una che ha lavorato per quasi sessant’anni traendo vecchia contadina, già piegata dall’età e dal peso costante ispirazione dalla «poesia della natura» della greve fascina che porta sulla schiena; ed an- sprigionata dal paesaggio della sua Val Vigezzo1, cora il suo pendant Alba (1902-1903), dove sullo e in certo qual modo perfino disconosciute dal sfondo di un vasto paesaggio innevato, al sorge- medesimo autore che, come dichiarato nell’au- re del sole, un uomo trascina faticosamente una tobiografia, cedette «solo un momento alla cor- slitta; lavori, questi ultimi, come sottolineato da rente simbolica allora dominante nell’arte», poi- Annie-Paule Quinsac, evocanti una natura osti- ché subito il suo «temperamento latino avverso le e misteriosa, una natura che non ha riscon- alle astruserie nordiche riprese il sopravvento»2. tro con la visione idealista di Segantini, ma è In effetti le opere in cui Fornara si spinge entro espressione del temperamento e dell’emotività i confini del simbolismo non sono molte e sono di Fornara.3 Dipinti nei quali il pittore dimostra tutte realizzate nel giro di pochi anni, a cavallo di aver compreso e assimilato pienamente i se- tra Ottocento e Novecento – gli anni successivi greti del singolare divisionismo segantiniano, la scomparsa di Giovanni Segantini, maestro un divisionismo caratterizzato dall’uso di colori amatissimo morto improvvisamente nel set- complementari limitatamente alle zone di luce, tembre del 1899, accanto al quale Fornara lavo- da pennellate a lunghi filamenti che intessono rava da un anno come assistente al Panorama le forme «conferendo al dipinto una poetica da dell’Engadina e divenendone subito, legittimato arazzo»4, nonché, in alcuni casi, dall’uso di oro da Grubicy, erede indiscusso –, ma tra queste è in foglia e di argento in polvere applicato a sfu- indubbio vi siano alcuni dei suoi maggiori ca- mino.5 polavori. Linguaggio raffinatissimo con cui Fornara si Ne sono eloquenti esempi La parabola della na- esprime con eleganza anche in Da una leggenda

38 39 Giovanni Segantini Le cattive madri, 1894 olio su tela, 120 x 225 cm Vienna, Kunsthistorisches Museum, Neue Galerie in der Stallburg

pubblicato in francese, ne parla diffusamente. E se è indubbio che nel concepire l’opera For- Molto conosciuta in Austria e in Germania, la nara abbia guardato al Segantini del ciclo de Le leggenda narra di spiriti di bellissime fanciulle cattive madri, forse proprio agli “sgraffiti” mo- morte per amore il giorno prime delle nozze, le nocromi oggi al Kunsthaus di Zurigo, e che al- quali, non potendo trovar pace, vestite con l’a- trettanto importanti siano stati gli esempi della bito nuziale, fiori tra i capelli e anello al dito, a grafica secessionista di riviste quali “Jugend” e mezzanotte si levano in cielo formando un gran- “Deutsche Kunst und Decoration” ritrovate su- de cerchio lungo i bordi delle strade e, sperando gli scaffali della biblioteca del pittore vigezzino9, di poter vendicare la loro tragica fine incontran- a mio parere è altrettanto vero che non sono da do giovani uomini da coinvolgere nella loro trascurare gli influssi simbolisti che possono danza mortale, ballano fino al mattino. essere derivati dalla conoscenza dei lavori di Proprio come le protagoniste del dipinto di For- Arnold Böcklin e di Nicolaus Gysis visti credibil- nara, rappresentate ancora intente a danzare, mente di persona in occasione delle rispettive sullo sfondo del freddo e innevato paese di Vo- retrospettive allestite nelle sale del Glaspalast di cogno, nonostante le prime luci dell’alba illumi- Monaco nel corso della VIII Internationale Kun- nino il cielo e indorino parte delle vette montuo- stausstellung del 1901, rassegna che vide tra gli alpina, tela realizzata a sgraffito6, unica tra le ope- in un intervento su Fornara pubblicato in occa- se che si intravedono oltre i tetti degli edifici. espositori lo stesso Fornara. re inviate dal pittore all’esposizione collettiva sione del centenario della nascita del pittore, tra della Permanente nel 1902 a poter rientrare tra le opere d’intonazione simbolista presentate a Elisabetta Chiodini quelle «astruserie nordiche» che il pittore avreb- Milano nel 1902, alcune di chiara derivazione NOTE be abbandonato, forse non solo a causa del pro- segantiniana, altre evocanti eco di cadenze na- 1 Cfr. C. Fornara, in Bello di colore. Dai taccuini di Carlo catalogo della mostra a cura di G. Belli, A.-P. Quinsac prio «temperamento latino», come dichiarato bis8, solo Da una leggenda Alpina rimanda alla Fornara, a cura di C. Mattei, F. Vercellotti, con prefa- (Milano, Museo della Permanente), Milano 1999, pp. nell’autobiografia, quanto piuttosto, come am- cultura nordica e ciò non soltanto nello stile, ma zione di M. Valsecchi, All’Insegna del Pesce d’Oro, Mi- 17-32. messo con sincerità nei pensieri annotati tra le principalmente nel soggetto. lano 1969, p. 18. 5 Cfr. A.-P. Quinsac, Carlo Fornara: una valle, un percor- 2 pagine dei propri taccuini, per «la poca fantasia», Infatti, nonostante il motivo iconografico possa Cfr. C. Fornara, Brevi memorie di Carlo Fornara, in so, cit. pp. 30, 72-73. 6 Ivi, pp. 70-71. per la difficoltà incontrata nel trovare «belle alle- far pensare a quello della danza delle ore, sog- “Convivium - Raccolta Nuova”, n. 4, 1947, pp. 541-546, poi pubblicato in calce a Bello di colore, op. cit., pp. 75-85. 7 Cfr. C. Fornara, Bello di colore..., cit., p. 25. gorie, bei simboli», ricercando i quali confessa di getto molto frequentato dalla cultura figurativa 3 Cfr. A.-P. Quinsac, Carlo Fornara: una valle, un percor- 8 M. Dalai Emiliani, Il simbolismo nell’opera di Carlo simbolista, è invece tratto all’antica leggenda aver «perso tempo, moltissimo tempo andando so, in Carlo Fornara Il colore della Valle, catalogo della Fornara, in “Illustrazione Ossolana”, a. XIII, n. 3, 1971, come un cieco», giacché per trovare «motivi per slava delle Willi, leggenda resa nota in tutta mostra a cura di A.-P. Quinsac (Acqui Terme, Palazzo pp. 3-14. belle figure e fantasie poetiche ci vuole fantasia e Europa grazie alla penna di Heinrich Heine, Liceo Saracco), Mazzotta, Milano 2007, pp. 21-32. 9 Il riferimento iconografico più vicino è la copertina cultura. Io non ho né l’una né l’altra».7 l’ultimo dei grandi romantici tedeschi, che nel 4 Cfr. A.-P. Quinsac, Carlo Fornara. Un percorso contro- di “Jugend” del dicembre 1898, disegnata dal pittore e Come già evidenziato da Marisa Dalai Emiliani saggio Elementargeister und Dämonen, nel 1835 corrente, in Carlo Fornara. Un maestro del divisionismo, illustratore inglese Walter Crane.

40 41 2. VITTORE GRUBICY DE DRAGON (Milano, 1851-1920)

Quando gli uccelletti vanno a dormire, 1891-1903 Olio su tela, 31,3 x 50,3 cm

Già collezione Luigi Della Torre

Quando decise di trascorrere i mesi invernali Era il 1892 e solo da alcuni mesi aveva chiuso sulle alture del Verbano soprastanti Intra per i suoi battenti la prima esposizione triennale dedicarsi esclusivamente alla pittura, Vittore di Milano, che aveva segnato l’avvio della lun- Grubicy si trovò a doversi confrontare con un ga stagione divisionista dell’arte italiana, con paesaggio diverso da quello lacustre o monta- i capolavori presentati al pubblico da Segan- no in precedenza frequentato. Miazzina era, da tini, Previati, Morbelli, Nomellini, Longoni e quasi tre lustri, lo scenario in cui erano ambien- anche con alcune tra le prime prove pittori- tate le composizioni di Achille Tominetti, com- che dello stesso Vittore (Bosco, Raccolto del fieno, mercializzate con successo dagli stessi fratelli Campagna lombarda), uscito definitivamente Grubicy nella loro galleria milanese e attraver- allo scoperto dopo anni di sperimentazione so il circuito espositivo internazionale. Ispirate occulta nell’ambito più o meno consapevo- al ciclo immutabile dei lavori agricoli e pasto- le del dilettantismo. Nella scelta di Miazzina rali, le immagini di Tominetti visualizzavano quale luogo topico in cui ritirarsi per osser- un mondo arcaico, narrato dall’artista con una vare la natura e trasfigurarvisi nella stagione cordialità nostalgica e soffusa di lirismo pasco- in cui essa si mostra in una veste meno appa- liano. Ma Vittore trasformò questo orizzonte riscente e meno dotata di effetti accattivanti risaputo e rassicurante in un paesaggio del e richiami pittoreschi, doveva aver convinto tutto interiorizzato, quasi irriconoscibile dal Grubicy un precedente soggiorno in loco. In punto di vista naturalistico, nella necessità esi- quella occasione – verosimilmente una visita stenziale di annullarsi in esso per riconoscersi, a Tominetti – egli aveva dipinto la tela che finalmente. Una vita intellettuale intensissima reca il titolo Paesaggio, Novembre, Sera, oggi la sua, spesa senza rsiparmio in dispute ideolo- conservata presso la Galleria d’Arte Moderna giche su testate militanti quali la “Riforma”, “La di Milano, che, ripresa negli anni, sarebbe ri- Cronaca d’Arte”, “Pensiero Italiano” e “L’Idea masta uno dei vertici della sua pittura. Più vol- Liberale”, rivelatesi poi cruciali per la matura- te esposta e riprodotta, l’opera conteneva in sé zione delle istanze del simbolismo italiano e, le peculiarità sviluppate nel ciclo dipanatosi proprio in quegli anni, per l’affermazione del nei circa sei anni vissuti a Miazzina intitolato divisionismo: non più dal punto di vista del dall’artista stesso L’inverno in montagna. mercante, dopo la separazione dal fratello Al- Ma l’opera non era affatto compiuta nel suo berto e il conseguente abbandono della galle- attuarsi en plein air. In opposizione al credo ria, ma da quello dell’artista. naturalista che dal decennio precedente ave-

42 43 Cartolina postale del quadro di Grubicy nella sua cornice originale Archivio eredi Della Torre, Milano

di volta in volta, svelano i processi generativi là, sullo sfondo, oltre la distesa del lago e lonta- delle opere stesse. ni in un silenzio cosmico si scorgono i colli e le A distanza di tempo e a più riprese interval- industriose sponde lombarde, ma i riferimenti late da anni, Vittore ritornava sulle sue ope- geografici ormai non valgono più: per dirla con re intervenendo con nuove sovrapposizioni Emilio Cecchi, i paesaggi di Grubicy restitui- pittoriche in chiave divisionista, che spesso scono «l’eco di un pianeta spento», disabitato. mutavano profondamente la fisionomia del- Solo sul tronco lieve della betulla flessuosa ri- la stesura originaria. A Milano, nel silenzio luce l’ultimo bagliore del giorno. E il cielo ap- della propria leggendaria casa-studio, silenzio pare velato dalla rarefatta tempesta divisioni- reso ancor più ovattato dalla sordità da cui era sta insufflata dall’artista nelle sue reiterate rivi- stato colpito, l’artista si concentrava sulle sue sitazioni pittoriche. A osservare con attenzione piccole tele ridipingendole e avvertendo ogni si colgono minuti tocchi pulviscolari di colore volta le stesse sensazioni che, al cospetto della puro, una sinfonia di azzurro che trascolora natura e dei suoi processi generativi, aveva- miracolosamente nel rosa con effetti madre- no accompagnato l’atto creativo. Era un pro- perlacei, ma il tutto è appena percepibile, quasi cesso proustiano di rivisitazione emozionale ineffabile. Si può solo ascoltare la voce del si- del proprio vissuto, in sintonia con l’estetica lenzio. Il disegno sotteso alla composizione ci decadente del tempo: non sfuggì a tale prassi appare scaltro ed esperto: Vittore lo costruisce Quando gli uccelletti vanno a dormire, come atte- come se apponesse note su un pentagramma sta lo stesso Grubicy nelle preziose iscrizioni musicale, con un occhio alle suggestioni de- va fatto la fortuna della pittura di quella che creasse solo per sé: lo prova il fitto epistolario che accompagnano l’opera. rivate dagli stilemi della grafica giapponese e, allora la critica chiamava “scuola lombarda” – scambiato con i principali protagonisti delle L’intensa malinconia di un crepuscolo agre- più in generale, della cultura del Sol Levante, la pittura di Filippo Carcano e di Eugenio Gi- arti figurative e dell’intellettualità di fine Ot- ste cui vuole alludere il titolo trova riscontro di cui era ammiratore appassionato al punto gnous, di Mosè Bianchi e di Pompeo Mariani tocento, lo prova la intensa politica espositiva nella tessitura cromatica, rifinitissima eppure da avere imparato a decifrare e a riprodurre gli e di altri celebrati maestri – Grubicy, sul po- intrapresa, che lo avrebbe portato a partecipa- spontanea e “naturale”. Gli arbusti, gli sterpi ideogrammi della sua scrittura. sto, non eseguiva che una stesura sommaria re alle biennali di Venezia e ad altre rassegne e il fogliame del sottobosco ormai nell’ombra In questa visione silente pare racchiusa la so- utilizzando la tradizionale pittura a impasto. di livello nazionale e internazionale. Lo prova, della sera si concretizzano, rialzati da brevi e litudine dell’artista, sublimata nella contem- E del resto la sua condizione di autodidatta to- in ultima istanza, la cura profusa da Grubicy nervosi tocchi di colore, quasi crepitanti, e al di plazione e perenne di una Natura primigenia. tale lo rendeva libero nei confronti di canoni nel veicolare a livello mediatico seriale la sua e procedure, anche se non è da credere che egli opera, riproducendola in fotografie e tricro- Sergio Rebora non ambisse ad affermarsi come artista e che mie personalizzate da chiose autografe che,

44 45 3. DANIELE RANZONI (Intra, 1843-1889)

I tre amici, 1878 Olio su tela, 105 x 80 cm

Già collezione Paolo Ingegnoli

Fino ad anni a noi prossimi, di questa straordina- Kent, si annoverano, oltre agli stessi Medlycott, ria composizione pittorica di Daniele Ranzoni – i Paget, i Wood, gli Hood di Londra e i Nevill. sconosciuta fino al 1933, allorchè, per quanto ne Presso questi ultimi, residenti a Birling Manor sappiamo, fece la sua prima comparsa pubblica presso Maidstone nel Kent, Ranzoni soggiornò a Milano in occasione della vendita all’incanto tra i mesi di gennaio e febbraio del 1878: Ralph della collezione Ingegnoli – si consideravano William Nevill (1832-1919) aveva ricevuto dal ignote sia la provenienza che l’identità dei per- padre, conte di Abergavenny, la proprietà di sonaggi ritratti, trasfigurati attraverso le letture Birling Manor dove si era stabilito con la moglie critiche succedutesi nel tempo in un’icona del Luisa Marianne Maclean of Duart, che sposò nel mondo interiore preadolescenziale anche in 1860 e dalla quale ebbe sette figli. virtù di un titolo apocrifo suggestivamente al- Una lettera di Sara Jane Medlycott informa che lusivo, I tre amici. Spetta ad Annie-Paul Quinsac nel suo breve soggiorno a Birling Manor, preci- aver ricostruito e divulgato la storia del dipinto samente nel mese di febbraio, Ranzoni era impe- nel 1989, nell’ambito degli studi e delle ricerche gnato nella realizzazione di due grandi ritratti di finalizzate alla mostra dedicata a Ranzoni nel gruppo. Secondo la condivisibile ricostruzione primo centenario della sua morte, ripercorren- proposta da Quinsac, i dipinti in questione sareb- do nel vero senso della parola le tappe effettuate bero stati dedicati alla prole dei coniugi; il primo, dall’artista nel periodo trascorso in Inghilter- di formato orizzontale e taglio ovale (olio su tela, ra, tra il 1877 e il 1879. Fino a quel momento, 134 x 166 cm, Inghilterra, collezione privata), raf- dell’attività svolta da Ranzoni oltre la Manica figura tre dei sei bambini nati fino ad allora, iden- quasi nulla era noto, né, soprattutto, si conosce- tificabili – da sinistra a destra – in Mary Frances vano o si erano viste dal vero opere significative (1869-1959), Ralph William Plantagenet (1865- prodotte in loco. 1907) e Isabel Louisa (1864-1963). Adagiati sullo Introdotto dai Medlycott, inglesi villeggianti a sfondo di un paesaggio bucolico, certo ispirato Ghiffa in uno chalet appartenente ai principi a quello di Birling Manor ma idealizzato sulla Troubetzkoy, in quell’arco di tempo Ranzoni falsariga della tradizione di Constable e anche raccolse non poche commissioni di ritratti da di Watteau, i piccoli Nevill posano per Ranzoni parte di alcuni esponenti della doviziosa gen- sfogliando un libro, accanto a loro uno dei cani try albionica. Tra le famiglie di proprietari ter- di casa: un’iconografia sperimentata con succes- rieri visitate dal pittore nelle loro residenze di so dall’artista qualche anno prima in occasione campagna del Somerset, del Shropshire e del della grande effigie di gruppo dei fratelli Pietro,

46 47 Daniele Ranzoni Ritratto dei ragazzi Troubetzkoy, 1873 circa acquerello su carta, 350 x 438 mm

Surtees, si presenta nelle stesse condizioni. Ri- sospensione nell’immobilità precaria della posa, spetto a quanto è stato rilevato e scritto, è nostro pronta a tornare immediatamente agli svaghi parere che I tre amici sia da considerare non uno spensierati della fanciullezza. La luce plasma e studio o una versione ridotta di una ipotetica vivifica le sembianze della bambina sfiorando- più ampia tela mai rinvenuta, quanto piuttosto ne l’incarnato del viso e delle labbra e facendo un’opera autonoma e conclusa: sembra confer- al contempo scintillare l’oro delle chiome e la marlo, più di ogni altro elemento, l’altissimo li- cangiante sericità delle vesti. Accanto a lei, pa- vello qualitativo raggiunto dalla pittura di Ran- iono arretrare lievemente nella penombra gli zoni in questa composizione. Certo, sussistono altri due protagonisti, il fratello e il compagno notevoli differenze formali ed espressive con il dei giochi dei due, colto da Ranzoni in un atteg- contemporaneo ritratto ovale dei tre bambini giamento di fiduciosa aspettativa sottolineato Nevill, e anche con quello delle tre bambine Pa- affettuosamente attraverso il dettaglio del muso get, uniformati dalle dimensioni ampie e dilata- rivolto all’insù, verso la piccola padrona. te, dal formato orizzontale e dal tono celebrati- Attraverso il pennello dell’inquieto e passiona- vo, nonostante la concessione tutta ranzoniana le maestro intrese, un ritratto circostanziato e a restituire le buffe pose sbarazzine delle vivacis- dalle finalità inevitabilmente celebrative ha fi- sime bimbe Paget. nito così per diventare uno degli emblemi più Scompare, ne I tre amici, la individuazione pun- autentici dell’estemporaneità e del transitorio tuale di un luogo e di un ambito sociale. Uno che sostanziano le arti scapigliate. In particolare spazio neutro e indistinto, abitato da una av- nella figura di Mary Frances sembra di cogliere volgente luce dorata, si sostituisce al giardino un avvicinamento ai modi propri di Tranquillo elegante e al salotto orientaleggiante che ac- Cremona, nell’ambito di quel mutuo e solidale colgono i bimbi Nevill e Paget nelle due grandi dare e ricevere che ha contrassegnato il rappor- tele appena ricordate. Tale assenza si rivela a to tra i due grandi artisti. Ranzoni riesce a tra- Paolo e Luigi Troubetzkoy oggi conservata alla visare nelle sembianze dei due bimbi effigiati tutto vantaggio della forza espressiva trasmes- smettere, tuttavia, l’effetto plastico di un gruppo Galleria d’Arte Moderna di Milano. quelle degli stessi Mary Frances e Ralph William sa dall’opera, concentrata nel magico rapporto scultoreo mediante una stesura a pennellate ora Il secondo “ritratto di gruppo” portato a termine Plantagenet, insieme a un altro cane. Vero è che, instaurato tra le figure, e tra queste e gli astan- morbide e ora scabre: un’anticipazione – certo per i Nevill e a cui allude la lettera di Sara Jane a differenza del primo, il dipinto risulta privo di ti. È soprattutto la figura della piccola Mary il soggetto condiziona tale suggestione – della Medlycott va riconosciuto ne I tre amici: in base firma e di data ma anche un’altra effigie destina- Frances a catalizzare lo sguardo dello spettato- scultura degli anni Ottanta e Novanta di Paolo a un confronto fisiognomico con i protagonisti ta alla committenza inglese – quella di Bertha re attraverso la sua fresca e ingenua presenza, Troubetzkoy. della tela ovale, Quinsac ha potuto infatti rav- Chancy of Green End, moglie di Charles Freville contraddistinta da una espressione di attesa e di Sergio Rebora

48 49 4. ANTONIO MANCINI (Roma, 1852-1930)

Scugnizzo con salvadanaio, 1874 Olio su tela, 64 x 51 cm

Già collezione Giacomo Jucker

Il soggetto è ricordato da Somaré, quando era in Con questo soggetto Mancini anticipa un tema collezione Jucker, come «malinconico figlio della critico, non solo di grande valore poetico ma an- povertà napoletana»1. Si tratta del modello prefe- che di singolare attualità, in questi anni postuni- rito da Mancini, adottato per molte sue opere ne- tari, quello dell’istruzione pubblica e religiosa, il gli anni che vanno dal 1873 fino al 1878, Luigiello cui dibattito sociale, inaugurato durante gli anni Gianchetti, «un orfano d’Abruzzo», raffigurato della destra storica, vede un protagonista assoluto nel nostro quadro all’età di otto anni. in Ruggero Bonghi, ministro della Pubblica Istru- Il bambino è ritratto a tre quarti mentre, con una zione, che avvia un programma di riforme politi- lieve inclinazione del busto, propende in dire- che in tal senso, concentrate dal 1874 al 1876. zione del trespolo sul quale si trova appoggiato Antonio Mancini, figlio di un muratore, promet- un libro sgualcito, mantenuto in equilibrio solo tente allievo di Morelli appare subito un talento grazie al fermo di un salvadanaio in terracotta. straordinario, dotato di una versatilità creativa Il bambino ha le palpebre calate e il suo sguar- oltre misura che, nel dare luogo in maniera an- do scruta con attenzione la pagina del libro che ticonvenzionale ad un nuovo modello di natu- gli sta di fronte. I movimenti del suo viso e le ralismo, esibisce la capacità di assimilazione di piccole labbra dischiuse, dal roseo incarnato, ci una lezione impartita dalla pittura di Mariano fanno scoprire con tutta evidenza che Luigiello Fortuny, mutuando dalle gamme cromatiche si sta esercitando in una lettura a voce alta. Se della biacca, innumerevoli soluzioni di luce. non fossimo attratti dal suo gesto flemmatico di Il nostro dipinto sembra aderire con evidenza al introdurre la moneta nel salvadanaio, col cui il programma dei fondatori di «quell’impero del quadro è stato da sempre riconosciuto, non ci ac- bianco», parafrasando un inciso di Francesco corgeremmo di quell’espressione puerile e sin- Netti2 che, con tale definizione, enucleava i pro- cera, compiuta dal movimento degli occhi che seliti napoletani di Mariano Fortuny. Sono que- si proiettano sul libro per spiegare un impulso sti giovani artisti «capitanati da Dalbono, dal dettato dal desiderio di imparare a leggere. Se- Gemito e dal Mancini»3 ad accorrere presso l’a- gno palese di un impegno ma anche della spon- bitazione del maestro spagnolo, per imparare i tanea curiosità e della vivacità del bambino, che segreti della nuova pittura, approfittando, grazie pur denunciando di appartenere ad una classe all’intercessione di Morelli, di quella circostanza poco abbiente, sprizza per intelligenza e inten- fortuita consacrata nel suo breve soggiorno na- de sottrarsi con massima dignità alla condizione poletano, trascorso a Villa Arata, a Portici, insie- originaria da cui proviene. me alla moglie, nel 1874.

50 51 Antonio Mancini, Le petit écolier olio su tela, 130 x 97 cm Parigi, Musée d’Orsay

dio minore», di toccante segno intimistico, con zione, quale il pittore Charles Landelle che suc- tuny, tenuta nel mese di aprile del 1875 dove si raffigurazioni che impressionano per la condi- cessivamente lo dona al Museo del Luxembourg vendette, insieme alle opere di Meissonier, Tro- zione di sofferenza o di abbandono, in cui si tro- (ora al Museo d’Orsay). yon, Morelli, proprio il nostro dipinto eseguito vano i bambini di strada. La tenera espressione del nostro bambino di pro- «su una tavola da letto», ricordato nei registri di «Antonio Mancini, quando aveva qualche po’ di filo, con quella tipica chioma corvina, lanosa e vendita come: Mancini – n. 191: Jeune garcon te- denaro per pagare un modello, pescava nei bassi ribelle che, mentre legge ripone distrattamen- nant une pièce de monnaie. bois, haut 1 m. 05 c. large fondi della vecchia e fetida Napoli, a Basso Porto, te la moneta nel salvadanaio, si staglia su uno 0,45 c. – Vendu a 930 frs5. ai Fondaci, qualche miserabilissimo miserabile sfondo di un interno luminoso, in cui l’accecan- L’opera fu acquistata dal mercante Sedelmayer, e lo rendea pittorescamente immiserito metten- te sintonia di contrasti fondati sulla varietà dei venditore di quadri, il quale espresse il suo since- dolo in azione di qualche canto scuro o più ma- bianchi conferma l’affermazione di un modo di ro compiacimento: «Mi piace caro mio: la mano landato del suo studio»4. fare pittura in maniera del tutto nuova, come e il braccio sono bellissimi. Dunque Antoniuc- Si ricorderanno alcuni dei suoi soggetti più ce- Fortuny aveva indicato. cio, adesso cose serie»6 e «la mezza figura ebbe lebri: il bambino che serve la messa presso la Non sembra a caso la costruzione di questo qua- un prezzetto di lire duemila cinquecento, cosa cappella privata dei fratelli Rotondo, travestito dro, per la sua accezione così particolare, in pie- rarissima per me», ebbe a ricordare l’artista. da sagrestano, nel Prevetariello, datato 1870 (Na- na adesione al linguaggio del maestro spagnolo, Si deve allo Scugnizzo con salvadanaio ritracciato poli, Museo di San Martino) o l’infelice profilo di coniugata all’originalità del soggetto, diventi nei registri della vendita all’asta della collezione Luigiello con pulcinella, databile al 1873, oppure lo un’icona di successo per il mercato francese. Un appartenuta a Mariano Fortuny, battuta all’Hotel Scugnizzo con chitarra e Colazione sulla corda ricor- fattore determinante fu, per il consenso dell’o- Drouot7, un avvenimento ricordato tra i più sen- dato sotto il titolo di pure Saltimbanco con cesto di pera, riconoscerlo subito come un piccolo capo- sazionali sentiti nella capitale francese, se le ope- frutta del 1877. lavoro dell’esordiente napoletano. Fu favorito re di Mancini incominciano ad essere conosciute È dalla scuola di Domenico Morelli, capofila del- Scugnizzo con salvadanaio precorre un tema caro certamente dalla sorte della vendita all’asta For- ed apprezzate dal collezionismo internazionale. la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti al pittore, quello dello Scolaro povero, da cui pren- di Napoli che, durante gli anni Settanta, si va de spunto un pensiero successivo che Mancini Luisa Martorelli formando Mancini assieme a molti altri artisti intende sperimentare e replicare, in una manie- ancora, da Michetti a Miola, da Nacciarone a Bo- ra più articolata adattandolo in formati e con NOTE 1 E. Somaré, La raccolta Giacomo Jucker, Edizioni schetto, a Paolo Vetri, che fanno il loro esordio diversi sfondi, con una tale intuizione poetica italiana”, n. 23, 6 giugno 1886, p. 461. dell’Esame, Milano 1951, p. 38. 5 Cfr. D. Cecchi, Mancini, Utet, Torino 1966, p. 77. ufficiale all’Esposizione Nazionale del 1877, insie- da segnarne l’affermazione di artista di succes- 2 Critica d’arte e prose narrative a cura di A. De Rinal- 6 Ibidem. me a Cesare Biseo, Pio Joris, Attilio Simonetti, so, per l’approccio diretto ai gusti del mercato dis, Laterza, Bari 1938, pp. 72-123. 7 Cfr. Vente de l’atelier Fortuny’ catalogue de la vente im- tutti infatuati di Fortuny, scomparso da tre anni. internazionale. Lo scolaretto tradotto in francese 3 U. Ojetti, Ritratti di Artisti italiani, Treves, Milano primé a Paris, Claiye editeur, Rue Saint Benoit, 1875 in Da subito Mancini fa suoi i soggetti dell’infanzia Le Petit écolier fu venduto ad Alphonse Goupil, 1911, p. 18. D. Cecchi, p. 77. povera, di quell’umanità diseredata «figlia di un passando in seguito ad un committente d’ecce- 4 L. Chirtani, La bohéme napolitana, in “L’Illustrazione

52 53 5. EMILIO LONGONI (Barlassina, 1859 - Milano, 1932)

Papaveri in fiore, 1920 circa Olio su tela, 49 x 81 cm

Già collezione Enrico Mascioni

Ricordato nella Rubrica manoscritta1 di Fio- ghiacciati, e ancora oltre alla Val Chiavenna, renza De Gaspari Longoni, moglie di Emi- fino a Madesimo e al passo dello Spluga. Luoghi lio, tra le opere appartenenti alla prestigiosa incontaminati dove il pittore si intratteneva a collezione di Enrico Mascioni2 – dispersa lungo durante i mesi estivi, spesso completa- all’incanto nel dicembre del 1931, la raccolta mente solo, dipingendo moltissimo per cercare Mascioni vantava altri significativi dipinti di di fermare sulla tela quelle preziose vibrazioni montagna dell’artista tra cui Sul Bernina, Ulti- atmosferiche e cromatiche della luce che non me nevi in alta montagna, Trasparenze alpine e solo avrebbero dato vita ad alcuni tra i suoi mag- Rosolacci, quest’ultimo identificabile con Rodo- giori capolavori in lingua divisa – si pensi ad dendri presentato a Venezia in occasione della Alba, presentato a Venezia nel 1905, al celeberri- VIII Mostra Internazionale d’arte del 1909 in- mo Ghiacciaio, licenziato nel 1905 ma esposto la sieme ad Ore vespertine3 –, Papaveri in fiore, ese- prima volta alla mostra del Sempione del 1906, guito in Val Serina intorno al 1920, rientra tra e a Ghiacciaio in sole e Ghiacciaio in ombra, entram- le opere appartenenti all’ultima straordinaria bi esposti alla Permanente di Milano nel 1909 –, stagione creativa di Longoni. ma sarebbero state la questione centrale della Una stagione caratterizzata da un’intensa e propria ricerca anche durante gli anni della pie- incessante sperimentazione sulla forma e sul na maturità, quelli oltre il divisionismo.4 colore che proseguiva quella ricerca della resa Come infatti ricordato da Raffaello Giolli, critico della luce e dell’atmosfera che già intorno alla e amico di Longoni, in una commemorazione metà degli anni Novanta – in concomitanza con scritta in occasione della mostra retrospettiva l’affermazione della pittura di montagna come allestita nelle sale della Permanente nel 1935, genere autonomo – aveva condotto l’artista ad gli ultimi quindici o vent’anni della propria vita abbandonare la città e i suoi soggetti e ad avven- Longoni li spese tutti in quella direzione, spes- turarsi a dipingere in montagna. Dapprima solo so tornando e ritornando ossessivamente sul fino a quote di mezza montagna e in seguito alle «medesimo quadro, con quel suo trascendente aperture dell’ultimo tratto della linea Milano- divisionismo, a portarvi via i toni più chiari, i Tirano, nel 1902, e della Ferrovia del Bernina, toni più scuri», così che i suoi dipinti finirono nel 1908, fin sulle vette dell’alta Valtellina, sui per risultare «quadri in cui la forma sembra sol- ghiacciai del Bernina e del Disgrazia, nelle valli tanto una vaga onda lontana, come in certe sere dell’Engadina e di Poschiavo, in Valfurva in vi- tutti vediamo la lontana linea delle montagne sta e in quota del Pizzo Tresero, in riva ai laghi aver meno rilievo di quella delle nuvole, per

54 55 Emilio Longoni, I rosolacci olio su tela, 59 x 86 cm

colore-luce che informa anche Papaveri in fiore, più rarefatta nella parte alta dove la valle e la eseguito, come si è detto, in una vallata verdeg- montagna sullo sfondo risultano come velate giante nei pressi di Serina7, nel bergamasco, da una densa coltre di umidità. una delle località che il pittore aveva iniziato Di Papaveri in fiore sono note altre due versio- a frequentare a partire dalla fine della guerra, ni, la prima uno studio di dimensioni ridotte quando ormai l’avanzare dell’età gli impediva che, com’era consuetudine di Longoni, era escursioni ad alta quota. stata eseguita “sul motivo” per fermare nella Come in molti lavori di questi anni il dipinto è memoria vibrazioni luminose e variazioni connotato da una stesura differenziata, più ma- cromatiche, ed una di dimensioni pressoché terica nella parte bassa della tela caratterizzata identiche a quella esposta in questa sede, già da tanti piccoli tocchi di colore puro nei toni nel 1935 appartenente alla collezione di Fer- del rosso, dell’azzurro, del giallo e del violetto, dinando Zanoletti.8

Elisabetta Chiodini

NOTE 1 F. De Gaspari Longoni, Proprietari e amatori che nente, Milano 1982, pp. 156-158. desiderano acquistare un Longoni. Proprietari di quadri 6 Cfr. G. Ginex, Oltre il Divisionismo, in Emilio Longoni. di Longoni, Rubrica alfabetica manoscritta, s. l., s. d, Catalogo… cit., pp. 42-46. (1932-1935 ca.), Milano, archivio privato. 7 Come indicato da Giovanna Ginex, l’individuazio- 2 A tal proposito si veda G. Ginex, Emilio Longoni. ne della località è stata resa possibile da indicazioni 5 tanti respiri dell’aria che si son calati sulle dure viola coperto, ineffabili registri dell’emozione» . Opere scelte e inediti, Milano, Federico Motta Editore, presenti nell’elenco manoscritto di Fiorenza Gaspari rocce, a velarle […], quadri in cui i colori hanno «Brivido d’aria luminosa» che a partire dalla 2002, n. 150 ill. pp. 178-179, scheda p. 205. Longoni Riproduzioni di quadri di E. Longoni eseguite da perso ogni pettegola ambizione» al punto da metà del secondo decennio del Novecento Lon- 3 Cfr. G. Ginex, Emilio Longoni. Catalogo… cit., Milano, Sommariva (Genova, archivio privato) e dalla scritta sembrare che «non vi siano più colori, ma solo goni ottiene modificando progressivamente il Federico Motta Editore, 1995, n. 283, p. 257; n. 396, p. a matita presente sulla mascherina del negativo della un brivido d’aria luminosa che vibra su tutto propio linguaggio, «polverizzando il tocco di- 305; n. 352, p. 356; n. 349, p. 286; n. 347, p. 285. ripresa fotografica eseguita da Emilio Sommariva. cfr. 4 il quadro. La pittura che egli aveva tanto ama- visionista», scrive Giovanna Ginex, attraverso Cfr. G. Ginex, La stagione del simbolismo. Tra sugge- Ginex, in Emilio Longoni. Catalogo… cit., p. 59, note nn. stioni letterarie e pittura “in quota” (1897-1914), in Emi- 117-118. Oggi il Fondo Emilio Sommariva, acquistato ta», conclude Giolli, «perché gli servisse a dire «un paziente e virtuoso lavoro di punteggia- lio Longoni. Catalogo Ragionato, cit., pp. 29-42. nel 1979 dalla Biblioteca Nazionale Braidense dagli tante cose, ora qui ha perduto ogni accademica tura dei colori che a poco a poco sostituisce i 5 R. Giolli, La rievocazione di Emilio Longoni, in “Pic- eredi del fotografo, catalogato secondo gli standard sapienza. Non ci sono più drammi né racconti tratti filamentosi e materici» che avevano im- cola Fata”, a. III, 1 maggio 1935, p. 11, riportato in- ministeriali è in parte consultabile anche on line. 6 né allegorie né descrizioni […], ma solo attimi fer- prontato i suoi dipinti almeno fino al 1910 . tegralmente in Mostra di Emilio Longoni (1859-1932), 8 Cfr. G. Ginex, Emilio Longoni. Catalogo… cit., n. 462, mati per l’eterno […], rosa fragrante, grigio rosso, Tendenza all’annullamento della forma nel catalogo della mostra, Milano, Palazzo della Perma- p. 331; n. 464, p. 332.

56 57 6. MARIO DE MARIA (MARIUS PICTOR) Bologna, 1852 - Venezia, 1924

I monaci dalle occhiaie vuote (Leggenda), 1888 Olio su tela, 57,5 x 75 cm

Già collezione Mario Rossello

Secondo le testimonianze di Conti (1888) e l’opera della collezione Rossello tuttavia era di Cesareo (1889) la prima versione del famo- presente alla mostra monografica della Bien- so dipinto de I Monaci dalle occhiaie vuote è del nale di Venezia del 1926, dove è indicata con 1888. In seguito Mario de Maria avrebbe di- tale proprietà in catalogo. La doppia firma pinto lo stesso soggetto almeno altre tre volte, presente sull’opera – estesa secondo la prima secondo quanto da lui stesso indicato in una maniera e in latino come è solito firmarsi dopo lettera del 26 ottobre 1909 a Romolo Bazzoni, il 1894 – inoltre, fa pensare che de Maria abbia ma forse le versioni furono addirittura quat- recuperato il dipinto – probabilmente proprio tro, se dobbiamo stare a quanto il pittore scrive la prima versione del 1888 – per riproporlo nella lettera a Fradeletto del 22 maggio 1908. nella mostra del 1926 sovrapponendovi quel- Stilando l’elenco dettagliato di tutti i dipinti le velature tipiche delle opere più mature che disponibili o rintracciabili per la sala perso- rendono la superficie pittorica brillante e par- nale della Biennale del 1909, accanto al titolo ticolarmente materica. egli annota appunto: «4 ripetizioni». Una ver- Il soggetto riproduce una visione intensa di un sione era forse nella collezione di Arturo To- estremo atto di fede. Colpito dal sacrificio della scanini nel 1935, a quanto si apprende da un vita attuato da chi sceglie la via monastica, de altro scritto non datato custodito nell’archivio Maria immagina dei monaci che, per rimanere dell’ASAC tra i documenti per la preparazione più vicini alla contemplazione di Dio e non es- della mostra personale di quell’anno1. Una di sere distratti dalle tentazioni terrene, scelgono queste versioni è quella riprodotta nella foto- di non vedere più il mondo cavandosi gli oc- grafia presente nell’album del Fondo de Maria chi. Il pittore in realtà, come era solito fare in sul cui retro è indicata la data 1907 e la pro- molte sue opere del periodo più fantastico, de- prietà Mario Rossello. Non è tuttavia possibile scriverebbe nel dipinto una leggenda popolare con assoluta certezza stabilire se l’opera ora che viene attribuita dall’amico Conti – tanto nella collezione sia la stessa versione presen- colpito dal dipinto da volergli dedicare addirit- tata nella Sala del Sogno del 1907. La presenza tura il IV capitolo della monografia incompiu- sul retro del dipinto di una scritta che descri- ta e inedita sul pittore – a Fra Militone dè Farfa veva il tema dell’opera2, testimoniata da Conti (pseudonimo con cui firma la testimonianza in un articolo del 1926, avrebbe aiutato a sta- apparsa su gli “Arrisicatori”), dell’abbazia nei bilire l’identificazione, ma una rintelatura del dintorni di Mompeo Sabino. In tale luogo di dipinto attuale non lo permette. Certamente preghiera e solitudine, ritiro spirituale di Ales-

58 59 sandro Costa e dove forse Conti aveva accom- che quello della morte. Il cranio del monaco in ha così intitolato il primo brano della suite Il capacità di trasfigurare la realtà conferendole pagnato lo stesso de Maria insieme agli amici primo piano subisce la trasformazione in un Mondo, poi pubblicata nel 1918 con il titolo Po- senso evocativo, e contribuisce a enfatizzare il di In Arte Libertas, si narra ancora di un mona- teschio, rendendolo, in questo senso, custode emetti lunari. La musica è in grado di esprimere processo di idealizzazione del reale. La visiona- co accecatosi per motivi religiosi. in terra del mistero dell’aldilà, che per de Ma- in modo diretto la volontà stessa, staccando la rietà del dipinto è accostabile più alle asprez- La figura di monaci o suore, del resto, sugge- ria è profondamente calato nella vita stessa. Il conoscenza dalla volontà, liberando l’uomo ze della pittura di Arnold Böcklin, come ha stionava in modo particolare la fantasia di de senso del tragico sottende il pensiero filosofico dal bisogno e quindi dal dolore e dalla soffe- suggerito nell’ampia bibliografia sull’artista la Maria. In alcuni quadri degli anni settanta li di Shopenahuer e in particolare la sua visione renza. Allo stesso modo i monaci dipinti da de lettura di Margherita Sarfatti, che all’evasione descriveva mentre pregano o meditano, fino tragica del mondo. La rappresentazione del Maria, isolati nella contemplazione del divino, elegante dei preraffaelliti inglesi allora in voga ad assumere, nelle opere più complesse degli dolore attraverso l’arte permette all’uomo di sono in grado di convogliare tutte le loro vo- in ambito romano. È per questo motivo che il anni seguenti, la funzione di intermediari tra contemplare la vera natura del mondo. Nei lontà all’assoluto, nella beatitudine della gioia dipinto figura nella Sala del Sogno della Bien- la vita e la morte, come si evince da La peste Pensieri che mi sorgono guardando all’esposizione eterna, che sconfigge le tenebre e la morte. nale del 1907 accanto alla Salomé di Von Stuck. a Roma nel 1600, il quadro insignito della me- di Venezia3, scritto in occasione della Biennale I particolari effetti di luce enfatizzano la sim- In quest’opera oscura e misteriosa quindi de daglia d’oro a Monaco, la Leggenda di Subiaco, del 1907 e pubblicato sul “Marzocco”, de Maria bologia della scena: la luce rossa che proviene Maria ha voluto racchiudere più motivi della dove un monaco è seguito dallo scheletro di spiega che «l’arte non è che la rappresentazio- dall’interno della cappella, pulsante di passio- sua personale visione del mondo, fatta di sacri- un cane o Le Nutrici del mostro. Sotto l’Arco dello ne di Dio, la suprema gioia, la vera essenza del- ne, simbolo del sacrificio della croce; la luce ficio e di devozione profonda, di fede soprattut- Spavento a Firenze, apparizione misteriosa sot- la vita, l’eccelso entusiasmo diventato oggetto fredda blu della luna, che si intravvede dietro to nella propria vocazione, che per l’uomo di to gli archi antichi di Firenze. Sul retro del di- per i nostri sensi, è il tramite di comunicazione le nubi in alto nell’angolo destro del paesaggio. Chiesa è Dio, per l’artista, nella sua vocazione pinto il pittore aveva descritto con precisione dalla morte alla vita, dal dolore all’eterno godi- La luna ha nei dipinti di de Maria la misteriosa estetizzante, non può che essere l’Arte. la storia lì illustrata: l’istituzione di un ordine mento […] ci dice […] che il dolore e la morte non Elena Di Raddo religioso femminile adibito, appunto, a nutrire stanno nel tempo e che la gioia e la vita stanno un mostro che spaventava i fiorentini rapendo nell’eternità. Quindi essa è amministrante di NOTE e uccidendo i bambini. La “maniera tragica” di suprema consolazione». In tal senso la dram- 1 ASAC, Archivio Storico della Biennale di Venezia, gli occhi, et restavano sempre fissi in Dio con quelli cui spesso scrive Conti a proposito di de Maria matica visione de I Monaci, lungi dall’essere Scatole nere, Busta n. 94. della mente. E poi che tutto il dì spendevano in ora- è quella che fa riferimento alle leggende o alle un’immagine desolante, è invece nella conce- 2 Sul retro del dipinto, secondo quanto riportato da tioni, uscivano dalle celle, senso cascato il sole, et er- storie depositate nella cultura antica, ma, pun- zione shopenhaueriana di una lettura estrema- Conti (1926), vi era la spiegazione autografa del sog- rando per lo deserto, salmeggiavano fino al mattino, getto: «Era in quella contrada, innanzi che gli sche- così per lo freddo e il vegliare sotto il cielo, le teste tualizzava Cesareo, «egli crea da sé la leggen- mente religiosa e pertanto ricca di speranza. rani vi usassero, uno eremo addentro assai et a niu- diventarono nude et quasi come di pietra». da nel quadro» attraverso una personalissima Tale lettura è suffragata anche dal fatto che tra no conosciuto. Quivi in continua et meravigliosa 3 Manoscritto di Mario de Maria pubblicato in elaborazione delle immagini che travalicano il le arti più indicate dal filosofo tedesco a scopo penitentia vivevano frati sempre pensando di Dio parte con il titolo Giudizi di artisti sull’esposizione di racconto. catartico vi è la musica, e il dipinto di de Ma- et della Gloria sua. Et perché per la debolezza della Venezia, in “Il Marzocco”, a. XII, n. 36, 8 settembre Nel dipinto dei Monaci è presente non solo il ria ha appunto ispirato una composizione per nostra carne, l’animo disvia dietro alle cose di que- 1907. Il documento si trova nell’Archivio de Maria tema del sacrificio dell’uomo di fede, ma an- pianoforte di Gian Francesco Malipiero, che sto mondo, in sul primo entrare nell’eremo cavansi (Correr), Corrispondenza, fasc. 38.

60 61 7. GIUSEPPE DE NITTIS (Barletta, 1846 - Saint Germain en Laye, 1884)

Un angolo della Piazza della Concordia a Parigi, 1880 Olio su tela, 43,5 x 52 cm

Già collezione Mario Rossello

Il quadro è conosciuto attraverso la monogra- scritto nel 1913, la decisione di donare molte fia di Vittorio Pica1, ma solo Enrico Piceni lo opere del pittore a Barletta, sua città natale. identifica nella collezione Rossello2, proprieta- Piceni, autore della monografia su De Nittis rio anche di un altro De Nittis (Strada pugliese). del 1934, mostra di non conoscere prima degli Nel 1990 è segnalato nell’elenco generale del anni cinquanta il dipinto dell’imprenditore catalogo monografico dedicato all’opera com- milanese Mario Rossello, nella cui collezione pleta di De Nittis, da Dini, Marini3. Nella pub- si annoverano altri capolavori dell’Ottocento blicazione è documentata una foto d’archivio napoletano. ma è evidente che del quadro si erano già perse In definitiva, il dipinto è sconosciuto agli spe- le tracce collezionistiche. L’assenza delle mi- cialisti del settore e non è stato rintracciato sure e della tecnica in didascalia avvalorano la dagli studiosi che più recentemente si sono mancata identificazione dell’opera originale. profusi nella ricerca finalizzata alle diverse Ad oggi, tale ritrovamento non solo rappresen- rassegne espositive, mantenendo sempre ac- ta un importante tassello che si aggiunge al ca- ceso e vivo l’interesse sul nostro artista, negli talogo generale di De Nittis, ma restituisce agli ultimi decenni a questa parte. studi un’opera meritevole di un doveroso ap- De Nittis coglie l’osservazione della vita della profondimento. La finezza dei dettagli e l’ori- città, puntando lo sguardo sulla storica place ginalità della composizione sono rivelatrici di de la Concorde (ricordata sotto le diverse de- una maturità del pittore che mette in mostra, nominazioni di place Louis XV o place de la all’apice della carriera artistica, tutti i caratteri Revolution) nei pressi degli Champs Elysées. moderni della sua personale interpretazione L’angolazione scelta dal pittore lascia scar- del paesaggio urbano. Il quadro, da considerar- samente intravedere i monumenti princi- si tra i capolavori dell’artista barlettano, pro- pali che caratterizzano l’arredo della storica viene dalla collezione di Angelo Sommaruga, piazza. L’obiettivo è la dimensione frenetica detentore di molti quadri del pittore, come ri- e compulsiva della città osservata in pieno corda Jules Claretie. L’imprenditore di origine giorno, sotto una luce chiara e radiosa, con milanese, residente a Parigi, fu tra i maggiori uomini, donne e bambini di varia età e di ceto sostenitori del mercato denittisiano dopo la sociale che occupano la strada. Il gruppo di morte del pittore, ed ebbe frequenti contatti figure femminili riprese in primo piano, con con Leontine Lucile Gruvelle, vedova De Nit- maggiore nitore fisiognomico, ma anche tut- tis, che deliberò, con un testamento olografo te quelle più minute figure appena abbozzate,

62 63 Giuseppe De Nittis Place de la Concorde olio su cartone, 16 x 22 cm Già collezione Camillo Giussani

radicalmente modificato, alla metà del secolo, De Nittis, al museo. Entrambe sono scene di Nittis, che si trasferiscono dal villino di avenue il volto della piazza nell’Ottocento. vita vera, suggerite dall’osservazione costan- Uhrich, a Bois de Boulogne, al nuovo apparta- Al centro del quadro primeggia uno dei due te della vita quotidiana nelle strade principali mento a rue Viète, 3 bis. Qui, dopo aver acqui- obelischi sistemati dall’ingegnere della mari- della capitale, ritratte dal pittore con attenzio- stato un ampio terreno, si fanno costruire una na Appollinaire Lebas, che provenivano dal ne minuziosa e curiosa. palazzina a tre piani con parco, nell’elegante palazzo di Ramses III a Tebe, donati alla Fran- La data di esecuzione del nostro dipinto segue il quartiere Monceau. Nello stesso anno l’artista cia nel 1831 dal vicerè d’Egitto Mehmet-Alì, grande successo tributato all’artista in occasione ottiene grandi riconoscimenti per le cinque ope- mentre le due fontane monumentali, erette dell’Esposizione Universale del 1878 a Parigi, re presentate all’Esposizione Universale di Tori- tra il 1836 e il 1846 ai lati dell’obelisco, impre- circostanza nella quale De Nittis aveva ottenuto no, dove oltre ai soggetti di Parigi, Ritorno dalle gnate di simbologie sulla navigazione fluviale la medaglia d’oro per le vedute moderne di Pa- corse e Passa il treno, presenta le magnifiche vedu- e marittima, conferiscono un’immagine nuo- rigi e di Londra. Alla data del 1880 risale anche te londinesi, giudicate dal critico Filippo Filippi del secondo piano di ripresa, sono osservate va alla piazza, coronata dalla serie di lampioni un cambiamento importante per la vita dei De «così vere da far venire lo spleen». nella percezione istantanea di un fotogram- e colonne rostrali. De Nittis mette in primo Luisa Martorelli ma, secondo una sequenza calibrata da piani piano davanti ai nostri occhi solo la fontana prospettici che non cela l’adozione dello stru- con le raffigurazioni fluviali che simboleggia- mento fotografico in aiuto del pittore. Osser- no il Reno e il Rodano. vando in un colpo d’occhio la scena, sarem- Furono certamente eseguiti almeno due stu- mo portati ad avvertire il calpestio rumoroso di preparatori ad olio su tavoletta dello stesso provocato dalla gente che attraversa la grande luogo4 sotto forma di impressioni e macchie di piazza lastricata in cotto e, per via dell’incede- colore. Il nostro dipinto è una versione molto re frettoloso, inarca il proprio corpo con una diversa, per inquadratura e per resa atmosfe- curiosa postura tesa in avanti, mentre in lon- rica, più solare e tersa, della veduta di Place de tananza lo scalpitio delle carrozze e dei cavalli la Concorde inviata al Salon del 1875 (n. 1544), si confonde con quello dei calessi, segnando intitolata Place de la Concorde sotto la pioggia, profondamente gli intenti del pittore, affasci- acquistata da Goupil per 23.000 franchi5. Da nato dall’atmosfera di Parigi, che si presenta a quest’opera De Nittis trae studi delle figure NOTE noi come una multiforme metropoli, un’atti- femminili per un quadro intitolato Parigine in 1 V. Pica, Giuseppe De Nittis. L’uomo e l’artista, Editori opere dipinte, vol. I, Umberto Allemandi & C., Torino va e stimolante capitale d’Europa in piena fio- Place de La Concorde, ubicato nel Museo Carna- Alfieri & Lacroix, Milano 1914, p. 161 ill. 1990, n. 825, p. 411. ritura culturale, alla fine dell’Ottocento. valet, dove si trova un altro dipinto di De Nittis, 2 De Nittis, a cura di E. Piceni, Arnoldo Mondadori 4 Cfr. L. Bénédite, Joseph De Nittis 1846-1884, Chez L’impressione della Place de la Concorde mette La profumeria Violet verso il 1880, di atmosfera Editore, Milano 1955, p. 175. René Van Den Berg, Parigi 1926, pp. 37 ill., 42 ill. in luce le profonde trasformazioni che hanno più cupa, donato dal figlio del pittore, Jacques 3 P. Dini, G.L. Marini, De Nittis. La vita, i documenti, le 5 Dini, Marini, cit., n. 538, pp. 157, 397.

64 65 8. DOMENICO INDUNO (Milano, 1815-1878)

Vecchia Milano: Il banco dell’antiquario, 1869 Olio su tela, 40 x 32 cm

Già collezione Mario Rossello

Mai presentato al pubblico vivente il pittore, necessità di promuoverlo attraverso un’attiva il dipinto, datato 1869, è esposto per la prima partecipazione alle esposizioni pubbliche e la- volta in occasione della mostra retrospettiva vorava principalmente su commissione. di Domenico e Gerolamo Induno allestita, nel A Parigi oltre a Pane e Lagrime (1854), premia- maggio del 1933, nelle sale del Castello Sforze- to dalla commissione, Induno aveva inviato sco di Milano. altri cinque dipinti, opere che riassumevano il Opera della piena maturità, Vecchia Milano: meglio della sua ultima produzione e che nei il banco dell’antiquario è licenziato alla fine di contenuti delineavano chiaramente quella che un decennio testimone di molti cambiamen- sarebbe stata la sua poetica negli anni a venire. ti, cambiamenti avvicendatesi non solo nella Tra questi vi erano Le questuanti (1850), Il Ro- vita del paese ma anche in quella dell’artista, sario (1850), I profughi di un villaggio incendiato il quale, dopo il grande successo ottenuto da il (1851), tele che dietro a motivi pittorici raffigu- Cader delle foglie (1859), il raggiungimento della ranti scene pietose desunte dalle umili vicende massima popolarità con la versione definitiva quotidiane del popolo, quindi perfettamente in de Il bollettino del giorno 14 luglio 1859 che annun- linea con i modi della pittura di genere, cela- ziava la pace di Villafranca (1862) e la nomina vano temi ideologicamente impegnati, spesso a consigliere accademico di Brera (1863), si sa- strettamente correlati alla politica contempo- rebbe ritirato dalla scena pubblica decidendo ranea verso la quale, seppur velatamente, il pit- di non prendere più parte alle rassegne annuali tore aveva voluto esprimere il proprio dissenso. dell’accademia, sostenendo – come documen- Valgano per tutti gli esempi di Le questuanti, ta una lettera inviata qualche anno più tardi conosciuto come La questua – lavoro oggi di- (1872) all’amico Domenico Morelli – di aver sperso nel quale la «scena domestica, piena di sempre disapprovato che «accademici, e, peg- bella e delicata espressione»2 che vedeva due gio, professori debbano concorrere ai premi in- nobildonne chiedere l’elemosina per benefi- sieme ai loro stessi scolari».1 cenza, di fatto alludeva alle cartelle del prestito In effetti, a quella data Domenico era un pitto- mazziniano, «diretto unicamente», informava re riconosciuto a livello internazionale; l’espo- la dicitura sulle cartelle, «ad affrettare l’indi- sizione universale di Parigi del 1855 lo aveva pendenza e la libertà d’Italia» –, e del premiato portato alla ribalta anche oltre confine e gli Pane e lagrime, nel quale, a dispetto dell’inter- estimatori del suo lavoro erano così numero- pretazione in chiave intimista suggerita dal si ed entusiasti che egli non aveva più alcuna titolo, Induno operava una denuncia contro le

66 67 Domenico Induno Un pensiero a Garibaldi, 1863 olio su tela, 90,5 x 70 cm

stesso pittore in una lettera nella quale de- esposto, nel quale è ancora la storia contempo- Ed Induno, ancora una volta tramite di questi scrive puntualmente Il bollettino del giorno 14 ranea legata all’eroe dei due mondi a reggere sentimenti, lo rivela con garbo ed eleganza nel luglio 1859 che annunziava la pace di Villafran- le fila della narrazione pittorica di quello che, gesto di una delle protagoniste, la quale, con ca e sottolinea di aver voluto esprimere «non a prima vista, potrebbe apparire un semplice nostalgia e tenerezza, di fronte ad una statuetta già l’atto ufficiale», ma «l’impressione che la brano di pittura di genere che coglie dal vero in gesso del generale non può trattenersi dal de- notizia della pace fece nel popolo».3 La scelta un momento di vita quotidiana di due giovani siderio di accarezzarla delicatamente. dell’autore e la carica innovatrice del dipinto popolane. Condotto magistralmente alternando una ste- suscitarono stupore ed ammirazione e al suo La data apposta accanto alla firma indica che sura fluida e decisa a virtuosismi in punta di apparire nelle sale di Brera la tela fu assimi- siamo nel 1869; l’episodio dell’Aspromonte è pennello – si noti la resa dei volti il cui incarna- lata a quella che in letteratura era «la satira ormai lontano, dopo il fallimento della campa- to chiarissimo li fa spiccare costringendo l’os- popolare o il romanzo contemporaneo»4, af- gna dell’agro romano e la sconfitta di Mentana servatore a soffermarvisi confrontandosi con le fermazione che non solo sottolineava il nuo- Garibaldi è nuovamente a Caprera, ma anche emozioni delle protagoniste –, Vecchia Milano: vo status raggiunto dalla pittura di genere, fi- se i suoi ritratti fanno la loro apparizione sui il banco dell’antiquario può annoverarsi tra i la- nalmente legittimata dalla critica a celebrare, banchi degli antiquari tra vecchie stampe e vori più intensi e meglio riusciti della maturità come moderna pittura di storia, i fatti dell’età ninnoli, parte del popolo sospira ancora per lui. dell’artista. contemporanea, ma che persuase il pittore a proseguire in quella direzione. Elisabetta Chiodini Prove esemplari di tale scelta sono Un pensiero a Garibaldi (1863), recentemente riapparso sul infime condizioni di vita in cui molte famiglie mercato, nel quale una giovane sartina, pre- lombarde versavano in quegli anni di guerra. sa una pausa dal proprio lavoro per leggere le L’indole pacata e riflessiva di Domenico, ben notizie del giorno sul quotidiano torinese “Il diversa da quella del fratello Gerolamo, il Diritto”, alza lo sguardo verso un’immagine quale, com’è noto, avrebbe vissuto le vicende di Garibaldi appesa alla parete, probabilmen- risorgimentali in prima linea sia in veste di te, come suggerisce la critica dell’epoca, «pen- soldato sia di pittore, lo portò ad affrontare la sando a un amico nelle file dei volontari, un NOTE 1 P. Levi L’Italico, Domenico Morelli nella vita e nell’ar- G.G. Görlich, Milano 1945, p. 29. rappresentazione degli eventi contemporanei giovinetto che porta l’uniforme garibaldina»5, te. Mezzo secolo di pittura italiana, Casa Editrice Nazio- 4 G. Rovani, Esposizione di Belle arti nelle sale di Brera, ma riflettendo sicuramente anche sulla «gran- non attraverso una dettagliata narrazione dei nale Roux e Viarengo, Roma-Torino 1906, p. 156. in “Gazzetta Ufficiale di Milano”, 12 settembre 1862. fatti, quanto piuttosto attraverso l’analisi de- de epopea», sulla sconfitta del generale stesso, 2 C. Tenca, Esposizione di belle arti nel palazzo di Brera ,III, 5 A. Ghislanzoni, Le sale dell’Esposizione a Brera. Im- gli effetti dei loro sviluppi, sociali ed emotivi, tradito, ferito e arrestato per mano dell’esercito in “Il Crepuscolo”, a. I, n. 33, 22 settembre 1850, p. 130. pressioni di un profano, in “La Lombardia”, a. V, n. 252, tra la gente che li viveva. Ciò è riferito dallo regolare italiano, ed Il banco dell’antiquario qui 3 G. Nicodemi, Domenico e Gerolamo Induno, Editore 9 settembre 1863.

68 69 9. FRANCESCO PAOLO MICHETTI (Tocco da Casauria, 1851 - Francavilla al Mare, 1929)

Processione del Venerdì Santo a Chieti, 1878 circa Olio su tela, 85 x 95 cm

Già collezione Mario Rossello

La Processione del Venerdì Santo a Chieti è da ne, sulla scena del mercato internazionale. Il considerarsi uno dei capolavori giovanili del soggetto rientra nella tipicità di quei soggetti pittore abruzzese. È qui raffigurato un rituale di cui Michetti fu maestro assoluto, connotan- religioso antichissimo, di memoria altomedie- do un genere che si può proporre come nuovo vale, praticato il venerdì della settimana santa modello di storia italiana: le feste e i rituali di anche in molte altre provincie dell’Abruzzo quell’Abruzzo arcaico che il pittore, avendolo e dell’Italia meridionale, ma in questo caso bene impresso nella memoria, non aveva diffi- la località scelta è Chieti. Durante il venerdì coltà a rappresentare. Quei luoghi e quelle sce- santo si assiste al corteo funebre per il Cristo ne di rituali religiosi erano da considerare linfa morto, la cui statua è issata da uno stendardo di vitale della cultura arcaica dell’Abruzzo e della colore nero. L’Arciconfraternita del Sacro Monte sua origine meridionale. dei Morti o del Suffragio si prendeva cura della Al pari di D’Annunzio in poesia, Michetti è l’e- processione e, per la circostanza solenne, face- legiaco cantore delle arti figurative, di una terra va indossare ai confratelli un abito pesante da che ostenta palesemente il volto sacro e profano penitente, composto da un camice lungo, un delle sue tradizioni, legate alle feste popolari, ma cappuccio e un cingolo nero con una mantel- anche alla rappresentazione del lavoro nei cam- lina o mozzetta gialla, come rende visibile fe- pi e nelle località in prossimità del mare. delmente il Michetti nel rappresentare a capo- Egli svela gli aspetti più reconditi della sua ama- fila del corteo un confratello del Sacro Monte. tissima terra, osservando con un’attenzione Sono riconoscibili al seguito membri di altre esaltata la ricchezza dei costumi femminili con confraternite, distinti per il diverso colore di i monili, tramutando la pittura in espressione mantellina, azzurro e rosso. Era prevista an- sincera per le rappresentazioni di feste popolari che la partecipazione di giovani e di anziani, nella loro vitalità intrisa di paganesimo. ripresi dall’artista mentre percorrono il muro Identificato e riconosciuto come un artista di cinta in prossimità dell’ingresso della anti- singolare per queste scelte inusitate di vivace ca Cattedrale medievale.. realismo e di originale connotazione antro- Il dipinto fu realizzato poco dopo lo Sposalizio pologica che ne fecero della sua arte una pe- in Abruzzo, nel 1876, acquistato da Goupil1, in culiarità assoluta, fu reclamato per questo dai un momento felice per Michetti quando, agli maggiori mercanti d’Europa. Goupil, Reutlin- albori di quel successo tributato come seguace ger, Seeger e Muller furono seguaci della pit- di Fortuny, fu proiettato, poco più che venten- tura di Michetti, tramutandolo in un artista

70 71 Francesco Paolo Michetti Sposalizio in Abruzzo, 1876 olio su tela, 90 x 82 cm Courtesy Enrico Gallerie d’Arte, Milano - Genova

Anche il mercante francese Reutlinger stipulò zione antropologica. Egli evocava nelle sue tele documentato all’esposizione retrospettiva con con Michetti un contratto che per diversi anni «il paesaggio superbo nel quale era nato e cre- una didascalia recante la datazione del 1880 e la lo vide impegnato a produrre «una quantità di sciuto, i costumi pittoreschi della sua gente, le proprietà del nuovo collezionista Rossello6. belli quadri che a Parigi piacquero molto e furo- sonanti spiagge dell’Adriatico […] nessuno ave- Nella monografia di Sillani del 1932 la nostra no bene collocati»2. va mai veduto a Parigi qualche cosa di simile»4. opera, pubblicata in bianco e nero, viene con- Nella triade dei quadri più famosi realizzati Nello stesso articolo si fa cenno all’interesse siderata una redazione definitiva e probabil- in questo intenso periodo di lavoro, durante dell’acquirente straniero desideroso, dopo l’acqui- mente lo conferma la tecnica ad olio, mentre il quale Michetti si recava a Parigi e a Londra, sto, di trovare conferma sull’autenticità di quelle esistono almeno due studi della Processione del sono da ricordare Processione del Venerdì Santo a opere direttamente da Michetti e di conoscere Venerdì Santo a Chieti quasi similari nel formato Chieti, Il ritorno dalla raccolta delle zucche e Sposa- da lui quale fosse il significato della processione e nella tecnica, a pastello, il primo dei quali, già lizio in Abruzzo, prima citato. funebre. Di fronte a tali quesiti, l’artista avrebbe pubblicato a colori da Sillani, era di proprietà La provenienza parigina del nostro quadro è risposto così: «Mi compiaccio che abbiate acqui- di Giuseppe Cenzato. Quest’ultimo esemplare, confermata da un articolo di G.C. Sarti3 dove stato il quadro della Processione a Chieti: è il Vener- firmato e datato in basso a sinistra «Michetti si menziona l’acquisto del dipinto all’Hotel des dì Santo e il morto è Cristo! Se si è ben conservato 1895», fu poi donato nel 1960 al Museo di Ca- Ventes insieme ad altri cinque quadri di Michet- è un buon quadro, chiaro e tenero». podimonte7, mentre un altro pastello, da pro- ti. In questo immenso “magazzino da rigattie- Non è dato sapere la data in cui Processione del Ve- pendere alla stessa datazione del primo, segno re”, un luogo di vendita dove passava di tutto, nerdì Santo a Chieti e Sposalizio in Abruzzo, entra- tardivo di un ripensamento dell’artista su un ricco e facoltoso e ricercato in tutta Europa. dai mobili sequestrati a vecchie suppellettili di no a far parte della famosa collezione del comm. tema di successo, apparteneva alla collezione Fu proprio il mercante francese Alphonse Gou- soffitta, oggetti rari confusi con un gran nume- Mario Rossello di Milano5 ma alla Biennale di di Paolo e Beniamino Rotondo e fu donato nel pil, all’indomani della morte di Mariano For- ro di cose di poco conto, erano riemerse diverse Venezia del 1932, la Processione è l’unico dipinto 1911 al museo di San Martino (inv. 13616). tuny, nel 1874, ad ingaggiare numerosi artisti opere del Michetti. I pezzi più importanti era- napoletani, tra i quali Michetti, ritenuto tra tutti no: un bozzetto della Festa del Corpus Domini, Luisa Martorelli i giovani allievi della scuola del Morelli, di cui si Processione del Venerdì Santo a Chieti, Sposalizio ricorderanno i nomi di Antonio Mancini, Paolo in Abruzzo, acquistati, gli ultimi due, da un am- NOTE 1 Vetri, Gaetano Esposito, Eduardo Dalbono, gli miratore di nazionalità tedesca. Livres Goupil 8, n. 11128, p. 151 sotto il titolo di Re- al Mare), Electa, Napoli 1999, p. 197; La collezione se- pas de Noces dans les Abruzzes. greta. Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. scultori Gemito e Ammendola, colui che era in Alla data della recensione del dipinto nel 1914, 2 M. Della Rocca, L’arte moderna in Italia, Treves, Mi- Staudacher, Gallerie Maspes, Milano 2016, p. 322. grado di rielaborare con una cifra stilistica origi- riecheggia la fama di Michetti nell’ambito del lano 1883, p. 232. 6 XVIII Biennale di Venezia, catalogo della mostra, nale gli esiti della lezione pittorica del maestro collezionismo francese, conosciuto per la sua 3 G.C. Sarti, in “Noi e il mondo”, 1914, p. 266. (Venezia) 1932, p. 53, n. 23. spagnolo, nell’ultima stagione artistica trascorsa capacità di proporre modelli nuovi della cono- 4 Ibidem. 7 Il pastello misura 850x 920 mm. e reca l’inv. 8295; a Portici, a Villa Arata, prima che la morte giun- scenza dell’Italia, interpretando il paesaggio, 5 A.M. Damigella, Francesco Paolo Michetti. Dipinti, cfr. Ottocento negato, a cura di L. Martorelli, M.S. Mor- gesse a coglierlo precocemente a Roma. diremmo oggi, secondo una rinnovata declina- Pastelli, Disegni, catalogo della mostra (Francavilla mone, De Rosa Edizioni, Napoli 1991, p. 113.

72 73 10. MOSÈ BIANCHI (Monza, 1840-1904)

Dietro le scene, 1870 circa Olio su tela, 80 x 60 cm

Già collezione Giovanni Treccani

Nel 1870 il dipinto è esposto prima a Torino In seguito alla morte dell’artista, nel 1904, la con l’originario titolo Dietro le scene (valutato prima occorrenza bibliografica dell’opera è 700 lire) e poi a Milano, all’Esposizione Perma- nella monografia di Giulio Pisa che annove- nente di Belle Arti in Milano e a Brera, dove è pre- ra il dipinto tra quelli realizzati nel 1870 ed sentato con il titolo Amore allo studio. Il Guici esposti a Brera: dati, questi, a lungo ignorati nell’Album edito in occasione della mostra tori- dalla critica che solo di recente ha recuperato nese, così commenta il dipinto: «Quella figura la corretta cronologia del quadro. è così naturale che non si potrebbe di più […] Quando nel 1923 il dipinto è pubblicato da Toccata con quella arditezza di pennello che Guido Marangoni come Una buona fumata si è quasi una specialità del signor Bianchi, essa trova già in casa di Giovanni Treccani che, ol- è viva […] e non occorre dir altro. Peccato che tre all’opera in analisi, possedeva altre quattro questo bravissimo artista quando è riuscito a tele dell’artista, l’anno seguente tutte esposte raggiungere l’effetto che aveva in mente non a Monza2. si curi più del rimanente […] peccato davvero! Tra il 1940 e il 1941, nel centenario della nasci- [...] Se il pavimento della sala non fosse fuor di ta di Mosè Bianchi, la città di Monza comme- prospettiva, sì che rappresenta un’erta ammat- mora il suo pittore, come testimoniano alcuni tonata, io non avrei cosa a ridire al suo dipinto, articoli apparsi sulla stampa locale che men- il quale del resto anche con tal difetto era pure zionano puntualmente anche il quadro in ana- non ultimo ornamento dell’Esposizione». lisi. L’esposizione del 1924 è replicata trent’an- È invece del tutto favorevole la recensione di ni dopo a Milano dove sono ripresentati tutti i Emilio Praga che ammira la capacità di Mosè Mosè Bianchi del senatore Treccani3. L’evento Bianchi di costruire un ambiente cromatica- milanese è recensito da Mario Astolfi che, con mente credibile, inondato di luce vera, che l’ennesimo mutamento di titolo, riferendosi a sostanzia di realismo l’umorismo della scena: Una buona pipata, paragona la pittura di Bian- l’originario titolo Dietro le scene, spiega Praga, chi a quella di Giacomo Favretto 4. allude al chierichetto che si atteggia come un Dopo quasi un secolo dalla sua realizzazione, attore dietro le quinte di un teatro.1 Un giudi- Ugo Nebbia ritorna sull’opera con un’analisi zio solo parzialmente positivo è espresso da che mette in relazione scelte iconografiche Giuseppe Mongeri per il quale la figura del e stilistiche del pittore: «Attraverso la sor- chierichetto è degna del pennello di Hogarth, ridente malizia di questi racconti che, sulle ma altresì sbilanciata. mistiche armonie di certi sfondi sacri, fanno

74 75 Mosè Bianchi, La vigilia della sagra, 1870 olio su tela, 140 x 95,5 cm Courtesy Enrico Gallerie d’Arte, Milano - Genova

spontaneo umorismo narrativo, fino a vibrare sia l’esempio più rappresentativo della serie dendo il pensiero di Ugo Nebbia, lo studioso in apparenti improvvisazioni e sfocature for- dedicata al chierichetto, tema che scaturisce osserva che il contrasto scaturisce da espe- mali, dove tocca, ma senza impacci program- da un interesse psicologico per «il contrasto dienti iconografici e pittorici, grazie all’accen- matici, i confini dell’impressionismo». tra la svagata indisciplinatezza del bambino e tuazione del bianco della cotta e del fumo sul Poco prima di morire, nel 1961, Giovanni Trec- l’austerità chiesastica dell’ambiente». Ripren- fondo scuro dell’ambiente. cani fa riprodurre La fumatina nelle proprie memorie. In un momento imprecisato dopo Benedetta Brison la scomparsa del senatore, il dipinto è aliena- to dagli eredi Treccani e transita sul mercato intorno al 1980 (stimato 60.000.000 di lire), di certo, quando compare alla mostra monzese del 1987 proviene da una collezione privata. In occasione della mostra Paolo Biscottini contestualizza il quadro nel genere “chiesasti- co” diffuso in Lombardia a fine Ottocento, un genere che nella produzione di Mosè Bianchi si caratterizza per una resa dello spazio ani- mato dai sentimenti dei protagonisti. In par- ticolare rientra in questo genere la serie dei NOTE chierichetti, inaugurata da Vigilia della sagra 1 Si allinea al parere di Praga anche S. Mazza su “La 4 L’anno seguente Severino Pagani pubblica il (1864) e sviluppata con Conversazione in sagre- Lombardia”. dipinto con la didascalia “G. Bianchi, Monza”: si stia e il Chierichetto, entrambe del 1873, ma è 2 Non è di Treccani l’altro quadro erroneamente an- tratta probabilmente di Gerardo Bianchi (1845- rivivere nella loro monellesca compunzione con La buona fumata che il tema trova una sua noverato da Marangoni nella collezione del senatore, 1922) fratello minore di Mosè. Prima Gerardo e tanti piccoli protagonisti in cotta bianca, è totale autonomia. La datazione al 1872-73 ini- I chierichetti. Gli altri dipinti esposti a Monza sono Il sal- poi i discendenti della famiglia dopo la morte di facile capire che tale “genere” risponde a vere zialmente avanzata da Biscottini e da Pia An- timbanco p. 36, n. 4; Mandolinata, p. 49, n. 3; Strada subur- Mosè hanno amministrato la proprietà artistica e bana a Monza, p. 58, n. 15; Banchina a Chioggia p. 60, n. 5. le lastre fotografiche delle opere del celebre pit- soluzioni stilistiche, sempre più sue, dove un tonini giustificata dalla realizzazione di un’in- 3 Nel Catalogo non sono esplicitate le proprietà tore (in proposito cfr. P. Biscottini, 1996, p. 491), acuto senso del vero è tutt’uno col gioco bo- cisione ad acquaforte e puntasecca, firmata e dei dipinti, ma è significativo che i quadri certa- come si evince anche dall’articolo di Marangoni nario dell’invenzione; mentre da una specie datata, verrà aggiornata dallo stesso Biscottini mente appartenuti al senatore siano elencati l’uno del 1924. Non si tratta quindi di un cambiamento di spensierato settecentismo, rifiorito in un alla luce delle voci bibliografiche del 1870 che di seguito all’altro eccetto il n. 8. È questa l’ultima di proprietà del quadro come altrove da me erro- primo tempo con una tecnica quasi olande- hanno permesso una corretta datazione del occorrenza bibliografica per Banchina a Chioggia e neamente riferito e come probabilmente inteso se, va man mano definendo virtù tutte sue di quadro. Lo studioso ritiene che Dietro le scene Strada suburbana a Monza. dallo stesso Pagani.

76 77 Profili biografici dei collezionisti pitali prevalentemente di Giuseppe Pisa e, per una parte minoritaria, dello stesso Della Torre. Luigi Giuseppe Pisa, figlio di Ugo, nominato dal nonno suo erede universale, affida la gestio- ne dell’enorme patrimonio investito a Della Torre e a Sullam; essi fanno superare alla Banca Zaccaria Pisa la svalutazione seguente alla pri- ma guerra mondiale grazie agli investimenti azionari. Dal 1911 alla metà degli anni Venti, ALBERTO CLERICI Alberto Clerici, che da tempo ha il proprio do- Della Torre svolge un ruolo importante quale micilio in piazza Cavour a Milano, è presidente intermediario in operazioni di credito mobilia- Alberto, di Luigi e Rosa Clerici, nasce a Como della Società Immobiliare Clerici e della Socie- re alla Borsa di Milano ed è presente nei con- l’11 dicembre 1860. Inizia la sua carriera tà anonima immobiliare Moltrasina, nonché sigli di amministrazione della Edison e di altre nell’industria con una modestissima azienda presidente della società proprietaria del giorna- importanti imprese industriali. per la produzione dei tessuti di seta, con sede le “La Provincia di Como”, organo ufficiale del È nominato senatore il 24 novembre 1913, iscri- nella sua città natale. La ditta Clerici cresce P.N.F. a Como, mentre ha già lasciato la presi- vendosi al gruppo dell’Unione democratica so- gradualmente, ma nel primo Novecento pri- denza dell’Associazione italiana fabbricanti di LUIGI DELLA TORRE ciale, poi Unione democratica. Nello stesso anno meggia ormai tra le fabbriche che realizzano stoffa e seta. Nella prima metà degli anni ’30, è chiamato alla vicepresidenza dell’Istituto na- tessuti operati di pregio per l’abbigliamento a seguito della crisi di tutto il settore serico, la Archipace Pacifico Luigi (Luigi) Della Torre zionale di credito per la cooperazione (poi Ban- femminile. F.I.S.A.C. passa all’I.R.I. nasce ad Alessandria il 13 luglio 1861, figlio ca nazionale del lavoro), mentre già da prima era Durante la prima guerra mondiale, in uno de- Saverio Almini dell’ingegnere Isacco Giacomo, di agiata fami- presidente dell’Istituto di credito per le coopera- gli stabilimenti di Camerlata, presso Como, glia ebraica, e di Fanny Pisa, figlia del banchiere tive. All’inizio del 1914 è nominato grande uffi- Clerici organizza un importante ospedale per Fonti archivistiche Israele Luigi Pisa. Laureato in scienze economi- ciale dell’Ordine della Corona d’Italia. ufficiali feriti. Archivio di Stato di Milano che presso la Scuola superiore di commercio Stimato da Bonaldo Stringher, governatore del- Verso il 1925 la F.I.S.A.C. - Fabbriche Italiane Prefettura di Milano, Gabinetto di Prefettura, Carteg- di Venezia, vive a Milano dove lavora presso la la Banca d’Italia, dai vertici delle grandi banche gio, Atti fino al 1937, I versamento, cart. 807, “5876. di Seterie Alberto Clerici, insieme ad altre im- Banca Zaccaria Pisa, di cui il nonno materno è milanesi e dai circoli politici della sinistra rifor- Clerici Alberto. Onorificenza” portanti industrie seriche comasche, si mette contitolare con il fratello Giuseppe. mista, Della Torre è il primo presidente dell’As- in evidenza accorpando altre società e aprendo Sposato con Teresa Zambelli, Luigi Della Tor- sociazione bancaria italiana dal 1919 al 1925. nuove fabbriche. Grazie all’apporto di alcune re è impegnato politicamente e socialmente in Tra il 1922 e il 1925 la Banca Pisa subisce forti banche nazionali come il Credito Italiano, la numerose attività. Dal 1903 è vicepresidente perdite sui crediti concessi all’Istituto di cre- F.I.S.A.C. diversifica la produzione acquisendo con Luigi Majno della «Società Umanitaria», dito per le cooperative di Milano, ai quotidia- impianti tessili a Monte Olimpino, vellutiere sostenuta da suo zio Ugo Pisa, divenendone ni del gruppo della Società editoriale italiana a Como, stamperie a Luisago e Grandate e una presidente dal 1913 al 1924. (“Il Secolo”, “Il Mattino”, “La Gazzetta dello tintoria a Como. Nella Banca Zaccaria Pisa, nella quale era for- Sport”), controllati dal 1917 assieme all’inge- Nel 1931 Alberto Clerici abbandona la guida malmente entrato nel 1895 dopo la scomparsa gner Giuseppe Pontremoli, e alle case editrici dell’azienda, per essere sostituito da Furio Cico- del nonno, Della Torre è gerente insieme a Giu- cui era interessata dal 1913 assieme a Enrico gna. A coronamento della sua carriera, giunta seppe Pisa e all’altro nipote di Luigi Pisa, l’inge- Bemporad. Infine registra forti perdite nel- peraltro al termine, nello stesso anno gli vie- gner Giuseppe Sullam. la Società telefonica delle Puglie, a causa del ne conferita l’onorificenza di commendatore Nel 1911 l’assetto della società in nome collet- mancato rinnovo nel 1925 della concessione nell’Ordine della Corona d’Italia. A quest’epoca tivo «Zaccaria Pisa» viene modificato con ca- da parte del Governo.

78 79 Nel 1927 il senatore Della Torre viene richia- praticoltura; Dove e come si impianta un orto. La di nuove azioni, che vengono assunte nella mato e diffidato di possibile denuncia all’Alta ditta Fratelli Ingegnoli crea composizioni e mi- totalità dalla Banca Pisa. Corte, a causa della somministrazione di soste- scugli di sementi per la formazione di praterie Con reale decreto 8 giugno 1911, su proposta gni materiali agli ex deputati antifascisti Libar- e introduce in Italia piante nuove dopo averle del ministro di agricoltura industria e commer- di, Zibo e Todeschini e a parecchi fuoriusciti studiate nel loro paese d’origine, specialmente cio, Paolo Ingegnoli viene nominato cavaliere e alle loro famiglie, aiutati da Della Torre in dall’America del nord. Gli Ingegnoli formano dell’Ordine della Corona d’Italia; pochi anni Francia. I fuoriusciti più in vista di cui si trat- il più importante vivaio d’Italia, e per alcune prima era stata rifiutata la proposta di nomina ta sono Luigi Campolonghi e Adelmo Pedrini i piante (i gelsi in particolare) il più importan- dell’Ingegnoli a cavaliere al merito del lavoro, quali vivono di fatto stipendiati da Della Torre, te d’Europa. La casa Fratelli Ingegnoli riceve dal momento che il medesimo riconoscimento formalmente come amministratori di due delle numerose onorificenze in occasione di tutte le era già stato conferito a suo fratello e socio Fran- tre tenute che egli possiede nel Tolosano (il ca- esposizioni internazionali alle quali partecipa, cesco. In data 27 aprile 1913, invece, il re nomina stello di Donazan presso Nérac, Muret e Lavail). tra cui quella di Parigi del 1900, dove è premia- Paolo Ingegnoli commendatore dell’Ordine del- Secondo le informazioni raccolte dalla polizia ta con la grande medaglia d’oro. la Corona d’Italia quale benemerito dell’istru- italiana, le dimore di Della Torre ospiterebbero Tra i due fratelli, a Paolo è riconosciuto il zione superiore in Milano: egli aveva donato convegni di fuoriusciti socialisti, repubblicani primato nelle iniziative ardite di commercio all’Associazione per gli istituti di alta cultura in e massoni, mentre la coltivazione delle terre e a lui si deve lo slancio imprenditoriale di Milano un terreno di sua proprietà allo scopo di sarebbe affidata a famiglie di contadini sovver- inizio Novecento, che porta la ditta “F. e P. In- concorrere alla sistemazione degli Istituti supe- sivi, tutti profughi di Molinella, tra le quali la PAOLO INGEGNOLI gegnoli” a introdursi nel settore dell’acquisto riori milanesi e allestire un orto botanico da an- famiglia Tarozzi, presso il cui fondo esisterebbe e rivendita di terreni. Nel 1901 gli Ingegnoli nettere alla Scuola superiore di agricoltura. un deposito di armi per le costituende “Legioni Paolo Ingegnoli nasce il 31 dicembre 1861 ad formano una società collettiva con capitale Paolo Ingegnoli è anche il fondatore dell’asilo Garibaldine”. Abbiategrasso, in provincia di Milano, dove la di lire 50.000 insieme a Pompeo Ceriani, «per di Sesto Calende; dell’istituzione Pro asili di Dopo la morte di Luigi Giuseppe Pisa nel 1930, sua famiglia, originaria di Gargnano sul Garda, la compera e la rivendita di beni immobili Turro (località di cui è consigliere comunale la Banca Zaccaria Pisa viene messa in liquida- si è trasferita da poco. Dopo la morte del padre a scopo di speculazione commerciale». Nel e poi sindaco); del Circolo interessi agricoli; zione. Nel 1934 Della Torre è colto da un ictus, Antonio, Paolo entra nel commercio seguendo 1905 il Ceriani recede dalla società. L’anno consigliere della Banca agricola; del Banco coo- muore a Casciago il 4 settembre 1937. le orme del fratello maggiore Francesco. Que- seguente i due fratelli costituiscono una nuo- perativo commerciale; della Aedes; della Ligue Saverio Almini sti aveva frequentato a Milano l’Istituto tecni- va società in accomandita per azioni. Sempre costruzioni; presidente del Consiglio del Kursa- co “Carlo Cattaneo” ed era stato subito dopo nel 1906 questa società viene trasformata al Diana e della Società Vetrerie nazionali. impiegato per due anni in importanti ditte di Fonti archivistiche in società anonima per azioni, mantenendo Nel primo decennio di attività nell’edilizia, Fondazione Istituto per la storia dell’età contempo- Parigi. Nel 1878 Francesco Ingegnoli apre a Mi- identica denominazione e sede (cioè l’indi- la ditta Ingegnoli trasforma milioni di metri ranea – ISEC, Sesto San Giovanni lano un’attività insieme a Domenico Lucchet- rizzo storico della ditta Ingegnoli, in corso quadrati di campi in quartieri, il principale Bastogi, Cariche sociali, fascicoli personali, “Della ti, commerciante di crisalidi di bachi da seta, Buenos Aires 54). Presidente della nuova so- dei quali è quello del rondò di Loreto alle Rot- Torre [Luigi]”, b. 95 fasc. 594 concimi, granoturco, semi di lino, ravizzone e cietà viene eletto per acclamazione Giuseppe tole, dove sorgono dodici palazzi della Società Archivio di Stato di Milano, sesamo. Nel 1879-1880 i due modificano la loro Sullam, libero firmatario della Banca Zacca- Umanitaria (il cui promotore economico è la Prefettura di Milano, Gabinetto di Prefettura, Car- società allo scopo di estendere il commercio di ria Pisa. Nella successiva seduta del consiglio Banca Zaccaria Pisa). Mediante le facilitazioni teggio, Atti fino al 1937, I versamento, cart. 60, “013. sementi vegetali. Nello stesso 1880, Francesco di amministrazione tenutasi il 27 gennaio degli Ingegnoli, che cedono i terreni a prezzi Della Torre on. Luigi. Senatore del Regno – decedu- e Paolo Ingegnoli avviano una ditta propria, 1907 nella sede della Banca Pisa, il ragioniere inferiori al costo, l’Ente autonomo per le case to-funerali. 13925 – 5-9-37. 15088 – 30-9-37” allo scopo di produrre e selezionare le sementi, Luigi della Torre viene eletto presidente del popolari e la Società cooperativa case e alloggi e non solo di commerciarle. Francesco collabo- consiglio di amministrazione; in tale occa- costruiscono appartamenti per circa quaranta- ra a diversi giornali agricoli; pubblica L’erbario sione viene deliberato un aumento di capi- mila persone. L’iniziativa degli Ingegnoli non delle migliori foraggere d’Italia; Un manuale di tale sociale di 2.500.000 lire con l’emissione si limita alla sola Milano, ma si espande in altre

80 81 luoghi tra cui Bergamo, Mestre e Lanzo d’Intel- Apre due filiali dell’azienda milanese, una a lica, mentre l’ufficio tecnico della Mezzera la- vi, dove acquistano un albergo e oltre 500.000 Bombay (Giacomo Jucker - Engineer) e una a vora su prototipi di macchinari per i cappelli metri di terreno. San Paolo del Brasile (Mecanica Importadora) e per l’industria tessile che facciano ripartire Il successo imprenditoriale e l’impegno filan- che hanno però vita breve a causa di una con- l’azienda a conflitto concluso. tropico di entrambi i fratelli Ingegnoli convi- comitanza di tragici eventi e all’impossibilità In data 2 giugno 1953 Giacomo Jucker è nella ve con l’impegno politico nello schieramento per Giacomo di raggiungere aree così lontane lista dei nuovi commendatori dell’Ordine al progressista. È nella villa Ingegnoli di Sesto in breve tempo. Successivamente recupera in Merito della Repubblica Italiana e nel 1954 vie- Calende che si tiene nel settembre del 1909 Austria macchinari per la riapertura di un co- ne proposto per il Cavalierato del Lavoro. una importante festa commemorativa garibal- tonificio veneto e lì acquista e gestisce per un Muore il 10 dicembre 1966. dina alla quale partecipano il presidente della anno la filatura Pollak, ribattezzata Spinnerei Elena Orsenigo Camera dei deputati Giuseppe Marcora, l’ono- Ebensee Jucker. revole Ronchetti, il prosindaco di Milano com- Nel 1924 rileva una piccola azienda comasca Note biografiche tratte da A. Mercandino, Giacomo mendatore Gabba, il professor G. C. Abba che specializzata nella produzione di macchine per Jucker (Ricordi di un nipote) in L’incanto dei Macchiaioli pronuncia un discorso patriottico. GIACOMO JUCKER cappellifici, chiamata Mezzera, trasferendola nella collezione di Giacomo e Ida Jucker, catalogo della Il ramo storico dell’attività di famiglia, quello a Milano nel 1934 e dandole sede definitiva in mostra, a cura di A. Di Lorenzo, F. Mazzocca, (Mila- floro-vivaistico, viene brillantemente prose- Giovanni Giacomo Jucker, terzo di sei fratelli, via Livraghi nel 1940. Con la crisi degli anni no, Museo Poldi Pezzoli), Silvana Editoriale, Cinisel- lo Balsamo, Milano 2015, pp. 45-55. guito da Antonio, figlio di Francesco, addot- nasce il 30 marzo 1883 a Nese (oggi Alzano Trenta sposta la produzione su macchine per la torato nel 1904 presso la Scuola superiore di Lombardo), da Albert Jucker e Luigia Fontana. tintoria e il finissaggio, portando la ditta a dive- agricoltura e poi specializzatosi in Francia e Il padre, cittadino svizzero, arriva in Italia per nire una delle più moderne del settore, con il Germania. dirigere uno stabilimento tessile, prima a Nese 60% di prodotti esportati. Paolo Ingegnoli muore a Milano il primo giu- e poi nel bresciano. Il figlio Giacomo intrapren- Nel 1931 la Giacomo Jucker - Rappresentante gno 1935. de la stessa carriera; nel 1904 è assistente capo viene trasformata in società e inizia la produ- Saverio Almini operaio nella sala di preparazione carderia del zione di nuovi apparecchi, quali termoregola- cotonificio Carlo Sutermeister di Intra e l’an- tori per il controllo della temperatura, apparec- Fonti archivistiche: no successivo caposala vicedirettore presso il chi per il riscaldamento e il condizionamento Archivio storico della Camera di commercio di Mi- cotonificio Morganti e C. di Gemona. Giovane dell’aria, scaricatori di condensa e termostati lano dalle grandi aspirazioni, decide di partire per per l’industria automobilistica. Diviene infine Archivio ditte, Sezione ante 1920, scatola 556, “Inge- gnoli F. P. e C. Successi a Ingegnoli e Ceriani. Mila- l’Inghilterra, dove trova lavoro in un’azienda una società per azioni, diretta da Giacomo Ju- no”; scatola 574, “Lucchetti D. e Ingegnoli successi a costruttrice di macchine tessili e, ottenuta la cker con Alberto Saibene e Vincenzo Penzo, già Lucchetti e C. Milano” rappresentanza per l’Italia, si trasferisce defini- suoi collaboratori nelle filiali liquidate di India Archivio di Stato di Milano tivamente a Milano. Fonda, a soli ventiquattro e Brasile, che dimostra di essere pervasa da uno Prefettura di Milano, Gabinetto di Prefettura, Car- anni, la Giacomo Jucker - Rappresentante. spirito nuovo e intraprendente inviando giova- teggio, Atti fino al 1937, I versamento, cart. 844, Nel 1908 viene celebrato il matrimonio con ni dipendenti negli Stati Uniti ad apprendere fasc. “Ingegnoli dott. Antonio”, fasc. “Ingegnoli Pa- Ida Saibene, figlia di Pompeo ed Enrichetta strategie innovative e ad aggiornarsi. Con la olo onorificenza”; cart. 922, “10/260. Ingegnoli Cav. Fontana. rivista “Jucker informazioni”, un giornale de- Francesco. Onorificenza”; cart. 1034, “Ingegnoli Con il rallentamento dell’importazione di mac- dicato alla divulgazione di argomenti specifi- comm. Paolo decesso – condoglianze alla famiglia 11304 – 2-6-35” chine tessili durante la prima guerra mondiale, ci legati all’azienda, Giacomo istruisce invece Archivio storico civico di Milano – Biblioteca Tri- Giacomo Jucker apre una nuova ditta, l’Utensi- clienti e collaboratori. vulziana leria Jucker che, a fine conflitto, cede a due suoi Durante la Seconda Guerra Mondiale Jucker Funzionari pubblici, P.G. 86853, n. 2904 fidati dipendenti. decide di non convertirsi alla produzione bel-

82 83 avvia una nuova attività nel febbraio 1912 in- l’Hôtel du Parc per cessione da parte di alcuni soci sieme a Vittorio Binaghi, creando una società di e amplia una volta di più la sua attività rinno- fatto per la durata di anni 12 e il capitale di lire vando l’immobile di via Santa Margherita in an- 150.000 per l’esercizio di un grande albergo-ri- golo con via Silvio Pellico, che assume dapprima storante denominato Hôtel du Parc, in via princi- la denominazione di albergo Regina e Rebecchino pe Umberto 29, all’angolo di via Parini, dove En- e quindi di albergo Regina & Metropoli (il quale di- rico Mascioni ha spostato il proprio domicilio. verrà tristemente famoso durante gli anni della Un ampliamento di questa intrapresa si ha nel seconda guerra mondiale come luogo di transito 1915, quando Enrico promuove la costituzione dei cittadini ebrei deportati); ma dalla fine degli di una società in accomandita semplice deno- anni Venti, la fama di Mascioni come albergato- minata “Enrico Mascioni & C.” – alla quale può re è legata soprattutto al rinomato Grand Hôtel essere aggiunta la legenda Hôtel du Parc – con et de Milan. Nel primo dopoguerra i fratelli Ma- durata stabilita dal 30 giugno 1915 al 30 giugno scioni investono anche in un settore parallelo a 1923, salvo proroga, avente per oggetto l’assun- quello ricettivo-alberghiero e della ristorazione: zione e l’esercizio dell’albergo du Parc già Hôtel nel gennaio del 1920 Tullio costituisce una ditta ENRICO MASCIONI du Parc et du Cerf, con facoltà di assumere l’eser- con Luigi Lattuada per il commercio all’ingros- MARIO ROSSELLO cizio di altri alberghi, ristoranti e caffè in Mila- so e al minuto di vini e liquori di lusso, attività Enrico Mascioni con il fratello Tullio appar- no o fuori. Enrico Mascioni è il socio accoman- annessa all’esercizio di ristorante che Lattuada e Mario Rossello, di Francesco e Luigia Pallavi- tiene a una ramificata famiglia originaria di datario gerente, illimitatamente responsabile. I Mascioni conducono in via Pattari 6; Enrico, per cini, nasce l’11 ottobre 1877 a Milano. L’unico Cuvio, in provincia di Varese, dagli anni Venti maggiori soci che concorrono al capitale sono, parte sua, entra come socio nella “Valle Pagani fratello di Mario, Edoardo, nasce il 25 gennaio dell’Ottocento rinomata nell’arte organaria. A oltre al Mascioni, Ottorino Pruneri, Zeno Arditi, e C.” di cui sono gerenti Oldoino Valle e Angelo 1880. Il padre Francesco, originario di Albisso- Cuvio Enrico nasce il 25 novembre 1869, figlio Guglielmo Silva. Durante la grande guerra, un Pagani, e al cui capitale partecipano anche Gio- la, nel Savonese, muore improvvisamente il 30 di Bernardo e di Francesca Porro. Il padre con i figlio di Enrico, Bernardo, si arruola volontario, vanni Valle e Margherita Cavallotti, ditta che gennaio 1886, lasciando la famiglia in gravi dif- suoi fratelli Anacleto e Gaspare aveva continua- mentre l’Hôtel du Parc è spontaneamente offerto opera nel medesimo campo. ficoltà economiche, tanto che il figlio minore, to l’attività iniziata dal proprio genitore e da uno come sede del comando dell’Esercito francese A definitivo coronamento della sua carriera, nel Edoardo, viene messo in orfanotrofio. zio, costruendo importanti organi anche nella in Italia. Enrico Mascioni fa parte in questi anni 1923 Enrico Mascioni viene insignito del diplo- Nell’autunno del 1890, Mario si iscrive all’Isti- città di Milano. Tullio e Bernardo Mascioni, pur di diversi comitati di beneficienza, tra cui il pa- ma di ufficiale e nel 1924 di quello di commen- tuto tecnico “Carlo Cattaneo”. Dopo il diploma, interessandosi della ditta di famiglia soprattut- tronato delle scuole di Porta Nuova e di Porta datore dell’Ordine della Corona d’Italia, quale conseguito nel 1894, trova subito impiego pres- to negli aspetti amministrativi, rappresentano Venezia a Milano e il patronato dei bambini «benemerito dell’industria alberghiera ed eser- so l’apprezzato ragioniere Rinaldo Canepa. due figure di imprenditori a tutto tondo, pronti scrofolosi nel suo paese natale. Nel 1918 il Mini- cente di una fabbrica di organi artistici». Il 30 ottobre 1897, intanto, Edoardo Rossello a cogliere le occasioni di grossi investimenti che stero dell’interno indica il nominativo di Enrico Saverio Almini viene dimesso dall’orfanotrofio, ma l’11 giugno offre la capitale lombarda nei vivaci primi anni Mascioni come meritevole di nomina al cavalie- 1898 muore dopo una brevissima malattia. del Novecento. rato nell’Ordine della Corona d’Italia. Il questore Fonti archivistiche Mario ha preso a esercitare la libera professione Agli inizi del secolo Tullio e Enrico sono i con- di Milano, sollecitato di un parere, afferma che Archivio di Stato di Milano di commercialista. Nel periodo che segue la mor- Prefettura di Milano, Gabinetto di Prefettura, Carteggio, duttori dell’albergo-ristorante Cervo in via Santa «per la condotta e pel sentimento patrio che nu- te del fratello, egli dirige l’amministrazione del- Atti fino al 1937, I versamento, cart, 857, fasc. 10 “Mascio- Margherita 16, avendo creato una apposita so- tre il Mascioni, nel pubblico produrrebbe buona la ditta E. Riva e subito dopo viene incaricato di ni Enrico. Onorificenza” cietà in nome collettivo la cui gerenza e firma impressione il conferimento in di lui favore di Archivio storico della Camera di commercio di Milano quella dell’Eredità del senatore Giulio Bianchi. spetta però al solo Enrico, allora domiciliato in una onorificenza cavalleresca». Archivio ditte, Sezione fino al 1920, scatola 592, fasc. 199 Nel biennio 1902-1903 è impiegato come prati- via principe Umberto. Poco dopo avere rinnova- Negli anni 1918-1920 Enrico Mascioni acquista Archivio ditte, Sezione post 1920, fascc. 48906, 56094, cante presso la ditta del cavaliere Mino Cantoni, to la licenza dell’albergo Cervo nel 1911, Enrico ulteriori quote della società in accomandita del- 72052 stimato ragioniere e pubblicista milanese.

84 85 Nel novembre del 1903 chiede e ottiene di esse- risalgono alla gravissima crisi economica del alla Banca di credito finanziario, nota come Direzione. Dossier di seduta del Comitato esecutivo re ammesso nell’Albo dei curatori fallimentari, 1921 che aveva determinato il crollo di uno dei Mediobanca, dove è inserito anche Alessandro Credito Italiano. Pareri legali al quale rimarrà iscritto fino al 1919. maggiori gruppi finanziari-industriali italiani, Lentati, marito di sua figlia Luisa. Credito Italiano. Atti preparatori alle assemblee di Il 10 maggio 1905 sposa Anita Izar, sorella di quello rappresentato dall’Ansaldo e dalla Banca Uscito dal Credito Italiano, Rossello è confer- bilancio Credito Italiano. Fascicoli individuali («Lentati Ales- Angelo, destinato a un futuro di notorietà nei italiana di sconto. I nuovi amministratori della mato nella carica di consigliere di amministra- sandro») campi dell’ingegneria e della fisica, con il qua- banca appartengono ai principali gruppi indu- zione della Società italiana per le strade ferrate Gruppo Elettrofinanziaria. Società Elettrofinanzia- le Rossello ha stretto delle relazioni di amici- striali del settore meccanico, siderurgico, elet- meridionali nel 1946 e nel 1953. ria. Copialettere zia. Dal matrimonio nascono i figli Guido, nel trico, tessile e commerciale italiani, cioè Falck, Nel 1955, diviene vicepresidente di Edison e Fondazione Istituto per la storia dell’età contempo- 1906, e Luisa, nel 1908. FIAT, Edison, Rinascente, Borletti. A questi set- viene chiamato alla stessa carica anche dalla ranea – ISEC, Sesto San Giovanni Nel biennio 1908-1909, mentre prosegue l’at- tori, oltre che alle imprese già legate alla Banca Società italiana per le strade ferrate meridiona- Bastogi s.p.a. Verbali del consiglio di amministrazio- tività di curatore fallimentare, Rossello ha già italiana di sconto come Ansaldo, Alfa Romeo, li. Nel 1957 diviene presidente di Edison, ed è ne raggiunto i primi importanti traguardi della Transatlantica italiana, fu diretta l’attività di di nuovo eletto consigliere del Credito Italiano. Bastogi s.p.a. Cariche sociali. Fascicoli personali sua lunga esistenza professionale: nel 1908 è finanziamento del nuovo istituto bancario nei Nella Società italiana per le strade ferrate meri- («Rossello Mario») Comune di Moltrasio segretario della Società anonima Fontanella sei anni successivi, che videro la Banca nazio- dionali rimane in carica fino al 1968, mentre al Atti 1898-1943 per il commercio di tessuti; vicepresidente del- nale di credito partecipe di tutte le principali Credito Italiano non è più rieletto nell’assem- Atti 1944-1965 la Società anonima Materiale elettrico (di cui operazioni finanziarie nazionali. Nel 1926 Ma- blea dal 1966. Cartelle annonarie è presidente il cognato Angelo Izar); sindaco rio Rossello è chiamato a ricoprire nella Banca Il 18 maggio 1960 muore la moglie di Rossello, Archivio storico del Pio Albergo Trivulzio e Istituto della Società cooperativa Trasporti fra gl’indu- nazionale di credito, presieduta dall’ingegnere Anita Izar. All’inizio di luglio dello stesso anno, milanese “Martinitt” e “Stelline”, Milano striali e commercianti; nel 1909 figura nel Con- Giacinto Motta, consigliere delegato della So- Rossello si sottopone a un intervento chirur- Orfanotrofio maschile “Martinitt”. Orfani. Dimissio- siglio di amministrazione del Cotonificio Valle cietà Edison, la carica di vicepresidente, con il gico presso la casa di cura “La Madonnina” di ni dallo stabilimento Ticino, con la carica di sindaco. compito precipuo di seguire le partecipazioni Milano, di cui aveva finanziato la costruzione Centrale. Eredità. Donazioni e legati (Uffici. Fondi A coronamento dei risultati conseguiti nel pri- industriali, considerata l’esperienza e compe- nel 1955. Negli anni seguenti riduce il proprio “Regina Elena”) Istituto d’istruzione superiore statale “Carlo Catta- mo decennio delle sue molteplici occupazioni, tenza acquisite in entrambi i campi della finan- impegno lavorativo, fino a che nomina il figlio neo”, Milano acquista a Moltrasio, sul lago di Como, una stri- za e dell’industria. Guido suo procuratore e si ritira a Moltrasio. Registri scolastici trimestrali e finali scia di terreno prospiciente la riva, dove edifica Negli anni della sua vicepresidenza alla Banca Muore a Milano il primo ottobre 1973. Archivio storico diocesano di Milano una villa. nazionale di credito, Mario Rossello entra a far Saverio Almini “Processetti” matrimoniali Oltre all’attività di curatore fallimentare, all’in- parte dei consigli di altre importanti aziende Duplicati degli atti di battesimo terno del Collegio dei ragionieri della provin- industriali, tra le quali Franco Tosi, Cantieri Fonti archivistiche Duplicati degli atti di matrimonio cia di Milano, Rossello ricopre un ruolo di navali Franco Tosi, Montecatin, Italo-Radio, Camera di commercio di Milano Duplicati degli atti di morte responsabilità e prestigio, essendo diventato Ansaldo, Edison, Società anonima strade ferra- Sezione post-unitaria. Commercio interno. Falli- Parrocchia di San Tomaso in Terramara, Milano. Re- segretario della Presidenza. te meridionali. menti e curatori di fallimento. Ruolo dei curatori di gistri dei battesimi Parrocchia di San Francesco di Paola, Milano Ma il vero anno di svolta nella carriera di Ma- Viene sempre rieletto nel consiglio di ammini- fallimento Registri matrimoniali rio Rossello è il 1913, quando egli entra nel strazione del Credito Italiano fino al quadrien- Archivio storico Unicredit, Milano Credito Italiano. Direzione centrale. Segreteria Alta Parrocchia di Santa Maria Incoronata, Milano Credito Italiano come sindaco supplente. Nel nio 1941-1944. Nella primavera del 1945, il Direzione. Copialettere dell’Alta Direzione Incarti per matrimonio Credito Italiano diventa sindaco effettivo l’an- Tribunale di Lucca dispone il fermo delle atti- Credito Italiano. Direzione centrale. Segreteria Alta Registri matrimoniali no seguente, salendo alla carica di direttore nel vità di Rossello. Prevenendo l’attuazione di tale Direzione. Consiglieri di amministrazione cessati 1918 e di consigliere amministratore delegato disposizione, egli mette a disposizione la carica («Rossello Mario») nel 1921. Dal consiglio del Credito Italiano, si di consigliere del Credito Italiano. Credito Italiano. Direzione Centrale. Segreteria Alta presenta dimissionario nel 1924 per passaggio Una nuova fase nella sua vita si apre nel 1946, Direzione. Verbali del Consiglio di amministrazione alla Banca nazionale di credito, le cui origini quando lascia il Credito Italiano per passare Credito Italiano. Direzione Centrale. Segreteria Alta

86 87 la pubblica istruzione, offrendo una cospicua alle mostre. Oggi possiamo ammirare la Bona vede Treccani battersi per l’indipendenza del somma da destinare a un istituto di ricerca, di Savoia presentata da una Santa martire al Ca- sodalizio dal regime; il Museo Teatrale alla ma Gentile piuttosto chiede a Treccani di im- stello Sforzesco, il celebre Autoritratto con tre Scala (1937-1952), del quale mette in salvo il piegare quel capitale nell’acquisto della Bibbia amici di Giuseppe Bossi e il ritratto di Giudit- patrimonio negli anni di guerra; il Centro Na- di Borso d’Este, il celeberrimo codice miniato, ta Pasta di Giuseppe Molteni a Brera, tutti un zionale di Studi Manzoniani al quale dona la trafugato alla caduta degli austriaci e allora tempo in casa Treccani. più vasta raccolta privata di documenti e ci- sul mercato. Treccani acquista i due preziosi Ma soprattutto alcune delle più prestigiose meli sul poeta; la Sezione lombarda dell’Istitu- volumi, li dona spontaneamente al re e di lì istituzioni milanesi sono arrivate a noi anche to Nazionale di Studi sul Rinascimento (1940- a poco è nominato senatore. In Senato l’indu- grazie all’impegno e alla generosità dell’indu- 1944 e poi presidente onorario) per la quale striale è subito coinvolto nel progetto, allora striale che ne è stato presidente negli anni dif- finanzia edizioni di rilievo. Infine la Storia di privo di finanziatori, dell’Enciclopedia Italiana ficili della guerra: la Società per le Belle Arti Milano (1943-1961) accompagnata da studi (1924-1937), a quale seguirono il Dizionario ed Esposizione Permanente (1935-1943) che inediti e da una vastissima fototeca. Biografico degli Italiani e diverse altre edizioni Benedetta Brison dell’Istituto Treccani. Oltre ai dipinti dell’Ottocento collezionati dal 1912, a partire dal 1924 Treccani acqui- sta anche opere d’arte antica grazie ad Adolfo GIOVANNI TRECCANI DEGLI ALFIERI Venturi, entrato in Senato in quello stesso anno. Il padre della storia dell’arte italiana fa Giovanni Treccani (Montichiari 1877 - Mila- leva sul sentimento patriottico di Treccani, no 1961) si forma come tecnico tessile e com- convincendolo che “rivendicando allo stra- pleta gli studi in Germania, a Krefeld. Tra il niero un’opera d’arte, si rivendica un pezzo 1898 e il 1912 lavora alle Lane Rossi di Vicen- di patria” (s.a., Per celebrare, in “La Grande za: entrato come semplice compositore di tes- Illustrazione italiana” 1925, pp. 8-13). Il mo- suti, compie una brillante carriera, divenendo denese Venturi nutre grande ammirazione in breve direttore generale del Lanificio e del per l’uomo grazie al quale la Bibbia estense Cotonificio e poi presidente del CdA. Nono- è tornata a Modena, così gli sembra natu- stante le allettanti prospettive di carriera alle rale persuadere Treccani a comprare altre Lane Rossi, nel 1912 lascia Vicenza per racco- opere d’arte, come già aveva fatto con un gliere una nuova sfida: salvare dal fallimento altro grande industriale, Benigno Crespi (A. il Cotonificio Valle Ticino di Vanzaghello, Venturi, La Galleria Crespi in Milano, Hoepli, alle porte di Milano, del quale Treccani divie- Milano 1900). Entrano così nella collezione ne a tutti gli effetti il proprietario: il successo Treccani opere di Sodoma, Fra Bartolomeo, come imprenditore è tale che nel 1921 riceve Tiepolo, Guardi e molte altre. il titolo di Cavaliere del Lavoro. È grazie ai Contestualmente agli acquisti Treccani pro- proventi di questa e numerose altre attività muove la collezione, pubblicando i quadri che Treccani si fa mecenate di diverse impre- nelle edizioni da lui stesso patrocinate, come se culturali, spinto dall’ideale della “funzione l’Enciclopedia e poi la Storia di Milano (in taluni sociale della ricchezza”. Nel 1923 l’industriale casi si tratta proprio della prima occorrenza si presenta a Giovanni Gentile, ministro del- a stampa del dipinto), ma anche prestandole

88 89 Regesto delle opere in mostra

a cura di Melissa Raspa

1. CARLO FORNARA Gemälde-Ausstellung Italienischer Divisionisten, (Prestinone, 1871-1968) aus der Galerie A. Grubicy, im grossen Saal des St. Moritzer Gemeindehauses, veranstalten zu Da una leggenda alpina, 1902 Gunsten des Segantinis-Museums, n. 7; 1912, Düsterer Winter; D’aprês une légende des Alpes; Londra, Great White City, Latin - British Exhibi- According to a legend of the Alps; Una leggenda tion of Fine Art, Gallery XVII, n. 68; 2007, Acqui alpina; Leggenda alpina Terme, Palazzo Liceo Saracco, Carlo Fornara. Il Olio su tela, 72 x 101 cm colore della valle, n. 23; 2016, Milano, Palazzo Firmato in basso a destra: “C. Fornara” Reale, Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e Sul verso reca le etichette della Galleria Pesaro Memoria, n. 31; 2016-2017, Rovereto, Museo di Milano e un’etichetta della mostra di Acqui di Arte Moderna e Contemporanea di e Terme (2007). Rovereto, Umberto Boccioni (1882-1916). Genio Coll. privata e Memoria

Provenienza: Milano - Parigi, Alberto Grubicy Bibliografia: Catalogo delle Esposizioni collettive (documentato fino al 1911?); Milano, coll. Al- di G. Previati, E. Gola, L. Conconi, A. Tominetti, C. berto Clerici; Vigevano, coll. Bonomi. Fornara, F. Minozzi, C. Maggi, C. Ravasco (sculto- re), Gottardo e Mario Segantini, organizzate dalla Esposizioni: 1902-1903, Milano, Società per le Galleria d’Arte Moderna di Alberto Grubicy nel Pa- Belle Arti ed Esposizione Permanente, Esposi- lazzo della Società di Belle Arti in Milano, catalogo zioni collettive di G. Previati, E. Gola, L. Conconi, della mostra, (Milano, Società per le Belle Arti A. Tominetti, C. Fornara, F. Minozzi, C. Maggi, ed Esposizione Permanente), Tip. G. Martinelli, C. Ravasco (scultore), Gottardo e Mario Segan- Milano 1902; Offizieller Katalog der IX. Interna- tini, organizzate dalla Galleria d’Arte Moderna tionalen Kunstausstellung im Kgl. Glaspalast zu di Alberto Grubicy, n. 19; 1905, Monaco di Ba- München 1905, catalogo della mostra, (Monaco viera, Glaspalast, IX. Internationale Kunstaus- di Baviera, Glaspalast), Verlag von Rudolf Mos- stellung im Kgl. Glaspalast zu München 1905, se, Monaco di Baviera 1905, p. 55 (con il titolo Sala 72, n. 350; 1907, Parigi, Serre de l’Alma, Düsterer Winter); A. Melani, Un lirico del Divi- Salon des Peintres Divisionnistes Italiens organisé sionismo. Carlo Fornara, in “Natura ed Arte”, a. par la Galerie d’Art A. Grubicy, de Milan, Salle XV, n. 5, 1 febbraio 1906, tav. f.t.; Catalogue du D, n. 234; 1911, St. Moritz, Gemeindehauses, Salon des Peintres Divisionnistes Italiens organisé

90 91 par la Galerie d’Art A. Grubicy, de Milan, catalo- del Divisionismo, vol. II, Officina Edizioni, Roma Sul verso del telaio reca un sigillo in ceralacca XLI, n. 244, aprile 1915, Istituto Italiano d’Arti go della mostra, (Parigi, Serre de l’Alma), 1907, 1968, n. VII.67, p. 124, tav. 1559; M.G. Reami, con lo stemma gentilizio dei Grubicy, una striscia Grafiche Editore, Bergamo, p. 257 ill.;Il veliere, in p. 12 (con i titoli D’aprês une légende des Alpes o Carlo Fornara, pittore della , tesi di di carta incollata con l’iscrizione autografa: “N. “L’Eroica”, nn. 73-76, 1921, pp. 62-63; Esposizione According to a legend of the Alps); A. Melani, An laurea, Università degli Studi di Milano, Milano 84 Quando gli uccelletti vanno a dormire (1891- retrospettiva dell’opera di Giovanni Segantini, Gae- italian “luminist”: Carlo Fornara, in “The Studio”, 1969-1970, p. LIII; M. Dalai Emiliani, Il simboli- 1903) Restaurato in questi giorni Vittore Gru- tano Previati, Vittore Grubicy De Dragon, Giuseppe vol. 43, n. 179, 15 febbraio 1908, p. 41 ill. (con il smo nell’opera di Carlo Fornara, in “Illustrazione bicy de Dragon per l’amico Della Torre 15 marzo Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, catalogo del- titolo D’après une légende des Alpes); Katalog zur Ossolana”, a. XIII, n. 3, 1971, pp. 8-9 ill. - 10 (con 1905” e l’iscrizione autografa: “Miazzina 1892”. la mostra, (Milano, Bottega di Poesia), Bertieri e Gemälde-Ausstellung Italienischer Divisionisten, il titolo Una leggenda alpina); M.G. Reami, Catalo- Coll. privata, in comodato presso “il Divisioni- Vanzetti, Milano 1922, pp. 23-24 (con le misure aus der Galerie A. Grubicy, im grossen Saal des St. go, in “Illustrazione Ossolana”, a. XIII, n. 3, 1971, smo” Pinacoteca Fondazione C.R. Tortona 31,5 x 50,5 cm); Raccolta Z. Pisa S. A. F., catalogo Moritzer Gemeindehauses, veranstalten zu Gunsten p. 27; M. Valsecchi, F. Vercelotti, Carlo Fornara della vendita all’asta, (Milano, Galleria Pesaro), des Segantinis-Museums, catalogo della mostra, pittore, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1971, Provenienza: Milano, coll. Luigi Della Torre; Edizioni d’Arte Emilio Bestetti, Milano 1934, n. (St. Moritz, Gemeindehauses), 1911, p. 2; Latin p. 73, tav. 43; Carlo Fornara. Il colore della valle, ca- Innsbruck, coll. Karl Wilhelm Della Torre; Mi- 45, tav. XLI (con le misure 32 x 50 cm); C. Boz- - British Exhibition. Fine Art Catalogue, catalogo talogo della mostra, a cura di A.-P. Quinsac, (Ac- lano, coll. Arturo Toscanini; Milano, Finarte zi, La Raccolta Z. Pisa S. A. F. alla Galleria Pesaro, della mostra, (Londra, Great White City), Gale qui Terme, Palazzo Liceo Saracco), Mazzotta, Casa d’Aste, asta n. 510 del 4 giugno 1985, lotto in “Corriere della Sera”, 27 gennaio 1934; Echi & Polden Limited, Londra 1912; G. Grondona, Milano 2007, pp. 70-71 ill.; F. Rossi, “La Gioconda n. 87; Cornate d’Adda, coll. privata. di Cronaca, in “Corriere della Sera”, 5 febbraio L’arte di Carlo Fornara, in “Vita e pensiero”, 1 di Boccioni”. Le fonti passatiste tra diniego e fonda- 1934; Mercato artistico, in “Le Arti Plastiche”, a. gennaio 1917, p. 24; Carlo Fornara, in “Simplon”, mento, in Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e Esposizioni: 1922, Milano, Bottega di Poesia, XI, n. 4, 16 febbraio 1934; S. Pagani, La pittura a. I, n. 3, maggio 1922, p. 4 ill.; R. Calzini, Alberto Memoria, catalogo della mostra, a cura di F. Ros- Esposizione retrospettiva dell’opera di Giovanni lombarda della Scapigliatura, Società Editrice Li- Clerici e la sua collezione, in Raccolta Clerici, cata- si, (Milano, Palazzo Reale), Electa, Milano 2016, Segantini, Gaetano Previati, Vittore Grubicy De braria, Milano 1955, pp. 377 (con il titolo Uccel- logo della vendita all’asta, (Milano, Galleria Pe- pp. 58, 62, 84 ill.; S. Rebora, Umberto Boccioni e la Dragon, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo letti che vanno a dormire), 393 ill.; T. Fiori, Archivi saro), Treves - Treccani - Tumminelli, Edizioni Galleria Grubicy, tracce per la ricostruzione di un Morbelli, n. 61; 1987, Como, Sede della Fonda- del Divisionismo, vol. II, Officina Edizioni, Roma Bestetti e Tumminelli, Milano s.d. (ma 1932), p. rapporto, in Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e zione Ratti, Arte svelata. Collezionismo privato a 1968, n. I.53, p. 12, tav. 43 (con le misure 31,5 x 10 (con il titolo Leggenda alpina); Raccolta Clerici, Memoria, catalogo della mostra, a cura di F. Ros- Como dall’Ottocento a oggi, n. 44; 2005, Verbania 50,5 cm); Dipinti del XIX secolo. Dipinti dal XV al catalogo della vendita all’asta, (Milano, Galleria si, (Milano, Palazzo Reale), Electa, Milano 2016, - Pallanza, Museo del Paesaggio - Palazzo Biu- XVIII secolo, catalogo della vendita all’asta, (Mi- Pesaro), Treves - Treccani - Tumminelli, Edizio- pp. 127, 131 ill.; Umberto Boccioni (1882-1916). mi-Innocenti, Vittore Grubicy De Dragon poeta lano, Finarte Casa d’Aste), 4 giugno 1985, p. 45 ni Bestetti e Tumminelli, Milano s.d. (ma 1932), Genio e Memoria, catalogo della mostra, (Rovere- del divisionismo 1851-1920, n. 47; 2007, Milano, ill. (con le misure 32 x 50,5 cm); Catalogo dell’arte n. 31, tav. II (con il titolo Leggenda alpina); La to, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Fondazione Biblioteca di via Senato, Toscanini italiana dell’Ottocento numero 15, Giorgio Monda- Raccolta d’Arte A. Clerici alla Galleria Pesaro, in Trento e Rovereto), Electa, Milano 2016; La bella tra note e colori, n. 13; 2007, Volpedo, Studio del dori & Associati, Milano 1986, pp. 283 ill. - 284 “Corriere della Sera”, a. 57, n. 279, 23 novembre pittura dell’800 italiano. Carlo Fornara 1871-1968, Pittore, Luce, controluce, iridescenze. Pellizza e gli (con la carta applicata su tela come supporto e 1932, (con il titolo Leggenda alpina); Echi di Cro- a cura di F. Vercelotti, s.d., s.p. ill. amici divisionisti, s.n.; 2012, Rovigo, Palazzo Ro- con le misure 32 x 50,5 cm); Il valore dei dipinti naca, in “Corriere della Sera”, a. 57, n. 283, 27 no- verella, Il Divisionismo. La luce del moderno, s.n.; dell’Ottocento italiano. L’analisi critica, storica ed vembre 1932 (con il titolo Leggenda alpina); Echi 2016, Madrid, Sala Fundación MAPFRE Recole- economica. IV edizione (1986/1987), a cura di G.L. di Cronaca, in “Corriere della Sera”, a. 57, n. 283, 2. VITTORE GRUBICY DE DRAGON tos, Del Divisionismo al Futurismo. El arte italiano Marini, Umberto Allemandi & C., Torino 1986, 28 novembre 1932 (con il titolo Leggenda alpi- (Milano, 1851-1920) hacia la modernidad, n. 7; 2016, Rovereto, MART pp. 182-183 ill. (con la carta applicata su tela na); La raccolta A. Clerici, catalogo della vendita - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di come supporto e con le misure 32 x 50,5 cm); all’asta, (Milano, Galleria Pesaro), «La Provincia Quando gli uccelletti vanno a dormire, Trento e Rovereto, I pittori della luce. Dal Divisio- Arte svelata. Collezionismo privato a Como dall’Ot- di Como» - Soc. An. Edit., Como 1936, n. 97, tav. 1891-1903 nismo al Futurismo, n. 6 tocento a oggi, catalogo della mostra, a cura di L. 2 (con il titolo Leggenda alpina); C. Fornara, Brevi Uccelletti che vanno a dormire Caramel, (Como, Sede della Fondazione Rat- memorie di Carlo Fornara, in “Convivium - Rac- Olio su tela, 31,3 x 50,3 cm Bibliografia: U. Bernasconi, Artisti contemporanei: ti), Mazzotta, Milano 1987, p. 64 ill.; G. Anzani colta nuova”, n. 4, 1947, p. 545; T. Fiori, Archivi Firmato in basso a sinistra: “V. Grubicy” Vittore Grubicij De Dragon, in “Emporium”, vol. (scheda), in Arte svelata. Collezionismo privato a

92 93 Como dall’Ottocento a oggi, catalogo della mostra, note e colori, catalogo della mostra, a cura di E. Milano 2015, pp. 30, 212 ill.; M. Scognamiglio Esposizioni: 1989, Milano, Palazzo della Perma- a cura di L. Caramel, (Como, Sede della Fonda- Palminteri Matteucci, (Milano, Fondazione Bi- (scheda), in F. Caroli, Il Divisionismo. Pinacoteca nente, Daniele Ranzoni 1843-1889, n. 72; 1992, zione Ratti), Mazzotta, Milano 1987, p. 96 (con blioteca di via Senato), Biblioteca di via Senato Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, Electa, Corte di Mamiano di Traversetolo, Fondazione le misure 30,5 x 52,5 cm); P. Nicholls, La Raccol- Edizioni, Milano 2007, pp. 80-81 ill., 137 ill. (con Milano 2015, pp. 72-73 ill. - 75 ill. (particolare); Magnani Rocca, Ottocento Italiano dalla Raccolta ta Pisa (e non solo Pisa), in Ottocento numero 16. le misure 30,5 x 52,2 cm); Luce, controluce, iride- A.-P. Quinsac, El Divisionismo italiano: una revo- Gaetano Marzotto, n. 8; 2002-2003, Brescia, Palaz- Cronache dell’arte italiana dell’Ottocento, Giorgio scenze. Pellizza e gli amici divisionisti, catalogo del- lución pictórica entre tradición e iconoclasia, in Del zo Martinengo, Impressionismo italiano, n. 105 Mondadori & Associati, Milano 1987, p. 200; la mostra, a cura di A. Scotti, (Volpedo - Tortona, Divisionismo al Futurismo. El arte italiano hacia la Ottocento numero 23. Catalogo dell’arte italiana Studio del Pittore - Pinacoteca della Fondazione modernidad, catalogo della mostra, a cura di B. Bibliografia: R. Boccardi, R. Giolli, Opere non dell’Ottocento, Editoriale Giorgio Mondadori, Mi- Cassa di Risparmio di Tortona), Edo - Edizioni Avanzi, F. Mazzocca, (Madrid, Sala Fundación identificate, in Daniele Ranzoni, Editori Alfieri & lano 1994, p. 124 ill. (con le misure 30,5 x 52,5 Oltrepò, Voghera 2007, pp. 37-39, 77 ill.; L. Gia- MAPFRE Recoletos), Fundación MAPFRE, Ma- Lacroix, Milano 1911, p. 48; La Galleria Ingegno- cm); S. Rebora, Vittore Grubicy De Dragon 1851- chero (scheda), in Luce, controluce, iridescenze. Pel- drid 2016, p. 65; Del Divisionismo al Futurismo. li, catalogo della vendita all’asta, (Milano, Gal- 1920, Jandi Sapi Editori, Milano - Roma 1995, lizza e gli amici divisionisti, catalogo della mostra, El arte italiano hacia la modernidad, catalogo leria Pesaro), Treves - Treccani - Tumminelli, n. 487, pp. 15, 40, 284 ill., 303 ill. (con le misure a cura di A. Scotti, (Volpedo - Tortona, Studio della mostra, a cura di B. Avanzi, F. Mazzocca, Edizioni Bestetti e Tumminelli, Milano - Roma 30,5 x 52,5 cm); A. Scotti Tosini, Milano tra pri- del Pittore - Pinacoteca della Fondazione Cassa (Madrid, Sala Fundación MAPFRE Recoletos), 1933, n. 80, tav. 81; Echi di Cronaca, in “Corriere mo e secondo divisionismo, in Arte a Milano 1906- di Risparmio di Tortona), Edo - Edizioni Oltre- Fundación MAPFRE, Madrid 2016, pp. 124 ill. della Sera”, 2 maggio 1933; Collector, Mercato 1929, catalogo della mostra, a cura di P. Biscotti- pò, Voghera 2007, p. 135 (con le misure 30,5 - 125; A.-P. Quinsac, Il Divisionismo italiano: una artistico, in “Le Arti Plastiche”, a. X, n. 10-11, 1 ni, (Milano, Fiera Milano), Electa, Milano 1995, x 52,5 cm); P. Nicholls, “…testimonianze tra loro rivoluzione pittorica fra tradizione e iconoclastia, in giugno 1933; E. Somaré, L’arte nelle collezioni pri- p. 80 ill.; G. Ginex, Le collezioni d’arte della nuova correlate”, in Il Divisionismo. Pinacoteca Fondazio- I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo, vate. I maestri italiani dell’Ottocento nella raccolta borghesia imprenditoriale (1881-1926), in Impren- ne Cassa di Risparmio di Tortona, Skira, Milano catalogo della mostra, a cura di B. Avanzi, D. Marzotto, Edizioni dell’Esame, Milano 1937, pp. ditori & cultura. Raccolte d’arte in Lombardia 1829- 2012, p. 23; Il Divisionismo. Pinacoteca Fondazio- Ferrari, F. Mazzocca, (Rovereto, MART - Museo 24 (con il titolo Tre amici), 315, tav. 12; G. Preda- 1926, a cura di G. Ginex, S. Rebora, Arti Grafiche ne Cassa di Risparmio di Tortona, Skira, Milano di Arte Moderna e Contemporanea di Trento val, Pittura Lombarda dal Romanticismo alla Sca- Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo 1999, p. 131 2012, n. 40, pp. 56-57 ill., 147 ill. (con le misu- e Rovereto), Electa, Milano 2016, p. 54; I pittori pigliatura, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1967, ill. (con le misure 30,5 x 52,5 cm); S. Rebora, Vit- re 30,5 x 52,5 cm); S. Rebora, Vittore Grubicy De della luce. Dal Divisionismo al Futurismo, catalo- p. 61 ill., tav. XXXV; Daniele Ranzoni 1843-1889, tore Grubicy De Dragon poeta del divisionismo, in Dragon. Luce, musica, emozioni, in Il Divisionismo. go della mostra, a cura di B. Avanzi, D. Ferrari, catalogo della mostra, a cura di A.-P. Quinsac, Vittore Grubicy De Dragon poeta del divisionismo La luce del moderno, catalogo della mostra, a cura F. Mazzocca, (Rovereto, MART - Museo di Arte (Milano, Palazzo della Permanente), Mazzotta, 1851-1920, catalogo della mostra, a cura di S. Re- di F. Cagianelli, D. Matteoni, (Rovigo, Palazzo Moderna e Contemporanea di Trento e Rovere- Milano 1989, p. 70 ill.; A.-P. Quinsac, Catalogo bora, (Verbania - Pallanza, Museo del Paesaggio Roverella), Silvana Editoriale, Cinisello Balsa- to), Electa, Milano 2016, p. 108 ill. delle opere di Daniele Ranzoni, in Daniele Ranzoni - Palazzo Biumi-Innocenti), Silvana Editoriale, mo 2012, pp. 50-52; F. Cagianelli, Dal dialogo 1843-1889, catalogo della mostra, a cura di A.-P. Cinisello Balsamo 2005, p. 19; C. Migliavacca, con Giuseppe Pellizza all’asse Toscana-Lombardia. Quinsac, (Milano, Palazzo della Permanente), Catalogo delle opere, in Vittore Grubicy De Dragon Fasi inedite della coscienza divisionista in Toscana, 3. DANIELE RANZONI Mazzotta, Milano 1989, p. 120; A.-P. Quinsac, poeta del divisionismo 1851-1920, catalogo della in Il Divisionismo. La luce del moderno, catalogo (Intra, 1843-1889) Notizie biografiche su Daniele Ranzoni, in Danie- mostra, a cura di S. Rebora, (Verbania - Pallanza, della mostra, a cura di F. Cagianelli, D. Matte- le Ranzoni 1843-1889, catalogo della mostra, a Museo del Paesaggio - Palazzo Biumi-Innocen- oni, (Rovigo, Palazzo Roverella), Silvana Edito- I tre amici, 1878 cura di A.-P. Quinsac, (Milano, Palazzo della ti), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2005, riale, Cinisello Balsamo 2012, p. 79; Il Divisioni- Tre amici Permanente), Mazzotta, Milano 1989, p. 133; R. pp. 89 ill., 126 (con le misure 30,5 x 52,5 cm); A. smo. La luce del moderno, catalogo della mostra, Olio su tela, 105 x 80 cm Tassi, Gaetano Marzotto e l’Ottocento italiano, in Scotti Tosini, Le ragioni di un convegno, in Il colore a cura di F. Cagianelli, D. Matteoni, (Rovigo, Coll. privata Ottocento Italiano dalla Raccolta Gaetano Marzot- dei Divisionisti. Tecnica e teoria, analisi e prospet- Palazzo Roverella), Silvana Editoriale, Cinisel- to, catalogo della mostra, a cura di A. Baboni, M. tive di ricerca, atti del convegno internazionale lo Balsamo 2012, p. 100 ill. (con le misure 30,5 Provenienza: Birling Manor, coll. Navill; Mila- Scolaro, S. Tosini Pizzetti, (Corte di Mamiano di di studio, a cura di A. Scotti Tosini, (Tortona - x 52,5 cm); F. Caroli, Il Divisionismo. Pinacoteca no, coll. Paolo Ingegnoli; Valdagno, coll. Gaeta- Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca), Ar- Volpedo), Pavia 2005, p. 16, fig. 11;Toscanini tra Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, Electa, no Marzotto. tegrafica Silva s.r.l., 1992, p. XV; M. Sco-

94 95 laro (scheda), in Ottocento Italiano dalla Raccolta cini (1852-1930). Il Collezionismo del suo Tempo C. Maltese, Storia dell’arte in Italia (1785-1943), sconi, Collocazione delle opere in casa Jucker. Dat- Gaetano Marzotto, catalogo della mostra, a cura in Lombardia, n. 3; 1998-1999, Livorno, Museo Einaudi, Torino 1960, p. 237; C. Teani, Mostra tiloscritto di Giacomo Jucker, in Jucker collezionisti e di A. Baboni, M. Scolaro, S. Tosini Pizzetti, (Cor- Civico «Giovanni Fattori» - Villa Mimbelli, di Antonio Mancini, catalogo della mostra, (Mila- mecenati, a cura di A. Negri, Electa, Milano 1998, te di Mamiano di Traversetolo, Fondazione Aria di Parigi nella pittura italiana del secondo Ot- no, Villa Comunale), G. Colombi, Milano 1962, p. 248 (con il titolo Scugnizzo col salvadanaio); Magnani Rocca), Artegrafica Silva s.r.l., Parma tocento, n. 121; 2009-2010, Roma, Chiostro del p. 30, tav. 10 (con le misure 50,5 x 63 cm); A. Ru- M. Dantini (scheda), in S. Bietoletti, M. Dantini, 1992, pp. 16-17 ill., tav. 8; A.-P. Quinsac, Daniele Bramante, Boldini e gli italiani a Parigi. Tra realtà schioni, A.M. Salini, Virtute e conoscenza, Napoli L’Ottocento italiano. La storia - Gli artisti - Le opere, Ranzoni. Catalogo ragionato dei dipinti e dei dise- e impressione, n. 46; 2015-2016, Milano, Museo 1964, p. 608 ill.; M. Emiliani Dalai (scheda), in Giunti, Firenze 2002, p. 321 ill.; F. Dini, Boldini e gni, Skira, Milano 1997, n. 229, pp. 166 ill. - 167; Poldi Pezzoli, L’incanto dei macchiaioli nella colle- Pittura italiana dell’Ottocento nella raccolta Giaco- gli “artisti italiani di Parigi”, in Boldini e gli italiani Impressionismo italiano, catalogo della mostra, a zione di Giacomo e Ida Jucker, n. 55 mo Jucker, a cura di M. Emiliani Dalai, G. Mer- a Parigi. Tra realtà e impressione, catalogo della cura di R. Barilli, (Brescia, Palazzo Martinengo), candino Jucker, Rizzoli, Milano 1968, n. 76, tav. mostra, a cura di F. Dini, (Roma, Chiostro del Mazzotta, Milano 2002, pp. 183 ill., 237; Icono- Bibliografia: E. Somaré, Pittura italiana dell’Otto- 76; G. Adona, Antonio Mancini il pittore della luce Bramante), Silvana Editoriale, Cinisello Balsa- grafia pittorica dell’Ottocento italiano, S. A. Grafi- cento, Istituto Geografico De Agostini, in rilievo, in “Historia”, gennaio 1971, p. 108 ill.; mo 2009, p. 38; E. Querci (scheda), in Boldini e gli talia già Pizzi e Pizio, Milano s.d., tav. 20 1944, p. XLIV, tav. 132; C. Baroni, G.A. Dell’Ac- F. Bellonzi, Antonio Mancini, Sisar Edizioni, Mi- italiani a Parigi. Tra realtà e impressione, catalogo qua, Mostra di dipinti dell’Ottocento italiano, cata- lano 1978, pp. 12-13, 23 (con il titolo Scugnizzo della mostra, a cura di Francesca Dini, (Roma, logo della mostra, (Lugano, Museo Caccia - Villa col salvadanaio), tav. VII (con le misure 50,5 x 63 Chiostro del Bramante), Silvana Editoriale, Ci- 4. ANTONIO MANCINI Ciani), Tipografia Leins & Vescovi, Bellinzona cm); M. Dalai Emiliani, Il contesto: opere in rappor- nisello Balsamo 2009, pp. 164-165 ill.; G. Masoni (Roma, 1852-1930) 1948, p. 42 (con il titolo Lo scugnizzo e con le to, in Mostra di Emilio Longoni (1859-1932), cata- Brenni, in L’incanto dei macchiaioli nella collezione misure 65 x 51,5 cm); E. Somaré, Pittori Italiani logo della mostra, (Milano, Palazzo della Perma- di Giacomo e Ida Jucker, catalogo della mostra, Scugnizzo con salvadanaio, 1874 dell’Ottocento, catalogo della mostra, (New York, nente), Società per le Belle Arti ed Esposizione a cura di A. Di Lorenzo, F. Mazzocca, (Milano, Lo scugnizzo; Scugnizzo col salvadanaio; Scugnizzo Galleria Wildenstein - Metropolitan Museum), Permanente, Milano 1982, p. 99 (con il titolo Museo Poldi Pezzoli), Silvana Editoriale, Cini- col salvadenaio; Il salvadanaio; Ragazzo con Wildenstein & Co., Inc., New York 1949, p. 111 Scugnizzo); M. Dalai Emiliani (scheda), in Mostra sello Balsamo 2015, s.p.; E. Querci (scheda), in salvadanaio; Scugnizzo; Scunizzo con salvadanaio (con le misure 49 x 63 cm), tav. 114; E. Somaré, di Emilio Longoni (1859-1932), catalogo della mo- L’incanto dei macchiaioli nella collezione di Giacomo Olio su tela, 64 x 51 cm in La raccolta Giacomo Jucker, Edizioni dell’Esa- stra, (Milano, Palazzo della Permanente), Socie- e Ida Jucker, catalogo della mostra, a cura di A. Datato e firmato in basso a sinistra: “Napoli 74 me, Milano 1951, p. 8 (con il titolo Scugnizzo col tà per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, Di Lorenzo, F. Mazzocca, (Milano, Museo Poldi A. Mancini” salvadanaio); La raccolta Giacomo Jucker, Edizio- Milano 1982, pp. 101-102, tav. 14 (con il titolo Pezzoli), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo Coll. privata ni dell’Esame, Milano 1951, n. 66, pp. 38, 215, Scugnizzo col salvadanaio); S. Rebora (scheda), in 2015, pp. 168-169 ill. tav. 66 (con il titolo Scugnizzo col salvadanaio Antonio Mancini (1852-1930). Il Collezionismo del Provenienza: Milano, coll. Enrico Junck; Rapal- e con le misure 50,5 x 63 cm); G. Guida, Vita e suo Tempo in Lombardia, catalogo della mostra, lo, coll. Giulia Gentilini Junck; Milano, coll. opere di Antonio Mancini, Tipografia «Artisti- (Lovere, Atelier del Tadini), Presservice’80, Ro- 5. EMILIO LONGONI Giacomo e Ida Jucker. ca» di A. Nardini, Roma 1952, p. 5 (con il tito- vetta 1997, pp. 22 ill., 56 (con il titolo Scunizzo (Barlassina, 1859 - Milano, 1932) lo Scugnizzo col salvadenaio), tav. f.t.; G. Guida, con salvadanaio); L. Martorelli (scheda), in Aria Esposizioni: 1948, Lugano, Museo Caccia - Vil- A sedici anni era già celebre. Mancini maestro del di Parigi nella pittura italiana del secondo Ottocen- Papaveri in fiore, 1920 circa la Ciani, Mostra di dipinti dell’Ottocento italiano, colore, in “La Vela”, 16 maggio 1953, ill. (con il to, catalogo della mostra, a cura di G. Matteucci, Olio su tela, 49 x 81 cm n. 81; 1949, New York, Galleria Wildenstein titolo Il salvadanaio); A. Schettini, Mancini, Sti- (Livorno, Museo Civico «Giovanni Fattori» - Firmato in basso a destra: “EMILIO LONGONI” - Metropolitan Museum, Exhibition of Italian ped - Edizioni d’Arte, Napoli 1953, p. 224, tav. Villa Mimbelli), Comune di Livorno e Umberto Sul verso del telaio reca la scritta a matita blu: XIX Century Paintings, n. 114; 1962, Milano, f.t. (con il titolo Ragazzo con salvadanaio); E. Allemandi & C., Torino 1998, p. 196, tav. 121; “50 - 84” Villa Comunale, Mostra di Antonio Mancini, n. Somaré, Pittori Italiani dell’Ottocento, catalogo F.P. Rusconi, Giacomo Jucker tra collezionismo e Coll. privata 10; 1982, Milano, Palazzo della Permanente, della mostra (seconda edizione), (New York, ricerca storica, in Jucker collezionisti e mecenati, a Mostra di Emilio Longoni (1859-1932), n. 134; Galleria Wildenstein - Metropolitan Museum, cura di A. Negri, Electa, Milano 1998, pp. 48, 51 Provenienza: Milano, coll. Enrico Mascioni 1997, Lovere, Atelier del Tadini, Antonio Man- 1949), “Silvana” Editoriale d’Arte, Milano 1957; (con il titolo Scugnizzo col salvadanaio); F.P. Ru- (fino al 1931 circa); coll. Ferrari (1940 circa);

96 97 Barlassina, Banca di Credito Cooperativo di ticelli, catalogo non reperito); 1907, Venezia, to Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo 1898, pp. XI, Casa d’Arte Ariel, Alessandria 1926, p. 54; Barlassina; coll. privata. Palazzo dell’Esposizione, Settima Esposizione 163-167; Catalogo. Settima Esposizione Interna- A.M. Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocen- Internazionale d’Arte della Città di Venezia, Sale zionale d’Arte della Città di Venezia, catalogo to. Dizionario critico e documentario, Casa Edi- Esposizioni: 1935, Milano, Società per le Belle XXXIII-XXXIV - Sala Internazionale “L’arte del della mostra (quarta edizione), (Venezia, Pa- trice Artisti d’Italia S.A., Milano 1934, p. 193 Arti ed Esposizione Permanente, Mostra com- sogno”, n. 13; 1910, Bruxelles, Exposition Uni- lazzo dell’Esposizione), Premiato Stabilimen- (con il titolo I monaci dalle occhiaie); C. Carrà, memorativa di Emilio Longoni, Sala III, n. 65 verselle et Internationale de Bruxelles, Gruppo II to Carlo Ferrari, Venezia 1907, p. 128; V. Pica, Mario de Maria (Marius Pictor), in “Scena Il- - Belle Arti, Sezione italiana di Belle Arti, Sala L’arte mondiale alla VII Esposizione di Venezia, lustrata”, febbraio 1942, pp. 144-145; A.M. Bibliografia: G. Botta, Emilio Longoni, catalogo IV, n. 43; 1926, Venezia, Palazzo dell’Esposi- Istituto Italiano d’Arti Grafiche Editore, Berga- Comanducci, Dizionario illustrato dei Pittori, della mostra, (Milano, Società per le Belle Arti zione, XV Esposizione Internazionale d’Arte della mo 1907, pp. 338, 361 ill.; U. Ojetti, Ritratti d’ar- Disegnatori e Incisori Italiani Moderni e Contem- ed Esposizione Permanente), G. Rozza di Cor- Città di Venezia, Sala 30 - Mostra individuale di tisti. Marius Pictor, in “Corriere della Sera”, 11 poranei, vol. II, Luigi Patuzzi Editore, Milano bella, Milano 1935, s.p. (con le misure 72 x 51 Mario de Maria (Marius pictor), n. 9 luglio 1909; R. Pàntini, Artisti moderni. Marius 1971, p. 1004; A. Mazzanti, Mario de Maria e cm); G. Ginex, Emilio Longoni. Catalogo ragiona- Pictor (Mario de Maria), in “La Nuova Antolo- Angelo Conti negli ambienti estetizzanti di fine se- to, Federico Motta Editore, Milano 1995, n. 463, Fonti archivistiche: Fondo de Maria, Museo gia”, vol. CXLIII, serie V, 1 settembre 1909, pp. colo, da Roma a Venezia (1882-1900), tesi di dot- pp. 118-119 ill., 331 ill.; G. Ginex, Emilio Longo- Correr di Venezia: fasc. 8-20. Album fotografi- 32, 36, tav. f.t.; R. Pàntini, Marius Pictor (Mario torato, Università degli Studi di Venezia Ca’ ni. Opere scelte e inediti, Federico Motta Editore, co con riproduzione dell’opera eseguita da To- de Maria), Nuova Antologia, Roma 1909, pp. 3, Foscari, Dottorato di ricerca in Storia dell’Ar- Milano 2002, n. 150, pp. 178-179 ill., 205; F. De maso Filippi, Venezia. Sotto la fotografia è in- 7, tav. f.t.; Exposition Universelle, catalogo della te, 2001, 11° ciclo, scheda 31, pp. 329-330; A. Gasperi Longoni, Proprietari e amatori che deside- dicato il titolo “Luna fantastica I monaci dalle mostra, (Bruxelles), 1910, p. 210; Esposizione Mazzanti, Simbolismo italiano fra arte e critica. rano acquistare un Longoni. Proprietari di quadri occhiaie vuote (leggenda) va bene 1907”. Di Universale Internazionale Bruxelles 1910 - Grup- Mario de Maria e Angelo Conti, Casa Editrice Le di Longoni, rubrica alfabetica manoscritta, Mila- fianco, scritta a mano dell’autore con il nome po II - Belle Arti. Catalogo della Sezione italiana Lettere, Firenze 2007, pp. 290-291; M.F. Giu- no, Archivio Privato s.d. (1932-1935 circa) del proprietario “Ing Ragionier Mario Rossello di Belle Arti, catalogo della mostra, (Bruxelles), bilei, Venezia 1907. La Sala dell’Arte del Sogno Milano via Cordusio 2”; dattiloscritto inedito 1910, p. 22, tav. f.t.; P. Giordani, L’arte italiana alla Biennale, una «corsa nei campi dell’ideale», di Angelo Conti con la descrizione del dipinto all’Esposizione di Bruxelles, in “Vira”, 3 ottobre in Il Simbolismo in Italia, catalogo della mostra, 6. MARIO DE MARIA (MARIUS PICTOR) (corrispondenza fasc. 24). 1910; G. Bertolini, Italia. Le categorie sociali, vol. a cura di M.V. Marini Clarelli, F. Mazzocca, C. (Bologna, 1852 - Venezia, 1924) Archivio storico delle Arti Contemporanee II, Venezia 1911, pp. 701 ill. - 702; L. Pelandi, Sisi, (Padova, Palazzo Zabarella), Marsilio, Ve- della Biennale di Venezia (ASAC): lettera di Marius Pictor, Istituto Italiano d’Arti Grafiche nezia 2011, p. 67 ill. (con il titolo Monaci dal- I monaci dalle occhiaie vuote (Leggenda), 1888 Vittore Grubicy, 10 agosto 1910, corrispon- Editore, Bergamo 1912, s.p., tav. f.t.; J. Caprin, le occhiaie vuote); E. Di Raddo, Mario de Maria. Apparizione maledetta; I fraticelli; Les môines aux denza fasc. 29; Lettera di de Maria a Fradelet- Mario de Maria, in Revue France-Italie, 1 dicem- Pictor di storie misteriose nella pittura simbolista orbites vides; I monaci dalle occhiaie; Monaci dalle to del 22 maggio 1908 (scatole nere 28-I-36); bre 1913, p. 306, tav. f.t. (con il titolo Les môi- europea, Franco Angeli, Milano 2013, p. 94 ill.; occhiaie vuote Lettera di de Maria a Fradeletto del 16 mar- nes aux orbites vides); Catalogo. XV Esposizione E. Di Raddo, Realtà, cultura e mistero nelle opere Olio su tela, 57,5 x 75 cm zo 1909 (scatole nere 28-I-32); Lettera di de Internazionale d’Arte della Città di Venezia, ca- di Mario de Maria, in Mario de Maria (Marius Firmato in basso a destra: “Mario de Maria M Maria a Bazzoni del 26 ottobre 1909 (scatole talogo della mostra (terza edizione), Premiate Pictor). Il pittore delle lune 1852-1924, catalogo Pictor” nere 28-I-33); Lettere per la mostra del 1935 Officine Grafiche Carlo Ferrari, Venezia 1926, della mostra, (Bologna, Palazzo D’Accursio), Coll. privata (busta n. 94). p. 114; F. Sapori, Ritorno di Marius Pictor, in “Re- Grafiche dell’Artiere, Bentivoglio 2013, p. 17 sto del Carlino”, 3 agosto 1926; U. Nebbia, La ill. (con il titolo Monaci dalle occhiaie vuote); Provenienza: Milano, coll. Gran Uff. Rag. Mario Bibliografia: Doctor Laguna, Cronaca d’Arte, in quindicesima Esposizione d’Arte a Venezia - 1926, E. Staudacher, La collezione Rossello. Storia di Rossello. “Don Chisciotte della Mancia”, 13 novembre Istituto Italiano d’Arti Grafiche Editore, Berga- una raccolta d’arte leggendaria, in La collezione 1888; G.A. Cesareo, I corrieri delle arti. Marius mo 1926, pp. 129-130 ill.; Fra Militone de’ Far- segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Esposizioni: 1888, Roma (?) con il titolo Appa- de Maria, in “Lettere e Arti”, n. 3, 9 febbraio fa, I monaci dalle occhiaie vuote, in “Gli arrisica- Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, Mi- rizione maledetta, catalogo non reperito; 1889, 1889, pp. 8-9; V. Pica, Marius Pictor, in L’Arte tori”, a. I, nn. 5-6-7, 1926, p. 47; A. Lancellotti, lano 2016, p. 70; E. Di Raddo (scheda), in La Berlino (?), Salon Schulte (con il titolo I fra- all’Esposizione di Torino del 1898, n. 21, Istitu- Le Biennali veneziane dell’ante guerra dalla I alla collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura

98 99 di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, Manzoni), Gam Manzoni, Milano 2015, pp. 14 mostra Induno, Edizioni dell’Esame, Milano Provenienza: Parigi, Hôtel des Ventes; Milano, Milano 2016, pp. 130-131 ill. - 133; La collezio- ill. (particolare) - 15; E. Staudacher, La collezione 1933; G. Nicodemi, Domenico e Gerolamo In- coll. Gran Uff. Rag. Mario Rossello. ne segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Rossello. Storia di una raccolta d’arte leggendaria, duno, Editore G.G. Görlich, Milano 1945, p. I, Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, Mila- in La collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a tav. 32 (con il titolo Il banco dell’antiquario e Esposizioni: 1930, Londra, Royal Academy of no 2016, n. 39, pp. 268 ill. - 269 cura di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Ma- datato 1862); E. Staudacher, La collezione Ros- Arts, Exhibition of Italian Art 1200-1900, Lecture spes, Milano 2016, p. 74 (con il titolo Un angolo di sello. Storia di una raccolta d’arte leggendaria, Room - Modern Paintings, n. 877; 1932, Vene- Place de la Concorde); L. Martorelli (scheda), in La in La collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, zia, Palazzo dell’Esposizione, XVIII Esposizione 7. GIUSEPPE DE NITTIS collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura di a cura di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Biennale Internazionale d’Arte, Sale 6-7, Mostra (Barletta, 1846 - Saint Germain en Laye, 1884) F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, Mi- Maspes, Milano 2016, p. 78 (con il titolo Banco individuale retrospettiva di Francesco Paolo lano 2016, pp. 136-137 ill. - 139 ill. (particolare); dell’antiquario); E. Chiodini (scheda), in La col- Michetti (1851-1929), n. 23; 1934, Milano, So- Un angolo della Piazza della Concordia La collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura lezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura di cietà per le Belle Arti ed Esposizione Permanen- a Parigi, 1880 di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, te, Mostra commemorativa del Cinquantenario, Un angolo della Place de la Concorde; Un angolo di Milano 2016, n. 42, p. 271 ill. Milano 2016, pp. 174-175 ill. - 177 ill. (parti- Sala IV, n. 125 Place de La Concorde colare); La collezione segreta. Raccolta Mario Olio su tela, 43,5 x 52 cm Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. Staudacher, Bibliografia: G.C. Sarti, F.P. Michetti a Parigi, in Firmato e datato in basso a destra: “De Nittis 80” 8. DOMENICO INDUNO Gallerie Maspes, Milano 2016, n. 77, p. 303 ill.; “Noi e il Mondo”, settembre 1914, pp. 263 ill., Coll. privata (Milano, 1815-1878) E. Staudacher (scheda), in La collezione segreta. 266 (con i titoli Processione del Venerdì Santo a Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. Chieti o Processione o Processione a Chieti); Exhibi- Provenienza: Parigi, coll. Angelo Sommaruga; Vecchia Milano: Il banco dell’antiquario, 1869 Staudacher, Gallerie Maspes, Milano 2016, p. tion of Italian Art 1200-1900, catalogo della mo- Milano, coll. Gran Uff. Rag. Mario Rossello; Mi- Il banco dell’antiquario; Banco dell’antiquario 304 (opera citata con il titolo Il banco dell’anti- stra, (Londra, Royal Academy of Arts), William lano, Gallerie Maspes. Olio su tela, 40 x 32 cm quario); E. Staudacher, Appendice documentaria, Clowes and Sons, Londra 1930, p. 383 (con il Firmato e datato in basso a sinistra: “D.co Indu- in La collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, titolo Procession in Abruzzi e con le misure 94 x Bibliografia: V. Pica, Giuseppe De Nittis. L’uomo e no 1869” a cura di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie 84 cm); Catalogo. XVIII Esposizione Biennale Inter- l’artista, Editori Alfieri & Lacroix, Milano 1914, Sul verso della cornice reca l’etichetta della Maspes, Milano 2016, p. 398 (con il titolo Il nazionale d’Arte, catalogo della mostra (prima p. 161 ill.; De Nittis, a cura di E. Piceni, Arnoldo mostra di Milano (1933). banco dell’antiquario) edizione), (Venezia, Palazzo dell’Esposizione), Mondadori Editore, Milano 1955, p. 175 (con il Coll. privata Premiate Officine Grafiche Carlo Ferrari, Ve- titolo Un angolo della Place de la Concorde); M. Pit- nezia 1932, p. 52 (con il titolo La processione del taluga, E. Piceni, De Nittis, Bramante Editrice, Mi- Provenienza: Milano, coll. Gran Uff. Rag. Mario 9. FRANCESCO PAOLO MICHETTI Venerdì Santo); T. Sillani, Francesco Paolo Michetti, lano 1963, n. 481 (con il titolo Un angolo di Place Rossello; Milano, Gallerie Maspes. (Tocco da Casauria, 1851 - Francavilla al Mare, Edizioni Bestetti e Tumminelli, Milano - Roma de la Concorde); P. Dini, G.L. Marini, De Nittis. La 1929) 1932, p. 64, tav. LXXXI (con il titolo La processio- vita, i documenti, le opere dipinte, vol. I, Umberto Esposizioni: 1933, Milano, Castello Sforzesco, ne del Venerdì Santo); Mostra commemorativa del Allemandi & C., Torino 1990, n. 825, p. 411 (con Dipinti di Domenico e di Gerolamo Induno, Sala 2, Processione del Venerdì Santo a Chieti, Cinquantenario, catalogo della mostra, (Milano, il titolo Un angolo di Place de La Concorde); P. Dini, n. 70 1878 circa Società per le Belle Arti ed Esposizione Perma- G.L. Marini, De Nittis. La vita, i documenti, le opere Processione; Processione a Chieti; Procession in nente), Comm. Enrico Gualdoni, Milano 1934, p. dipinte, vol. II, Umberto Allemandi & C., Torino Bibliografia: Dipinti di Domenico e di Gerolamo Abruzzi; La processione del Venerdì Santo; Proces- 28 (con il titolo La processione del Venerdì Santo); 1990, n. 825 (con il titolo Un angolo di Place de La Induno ordinati in Mostra retrospettiva dalla Gal- sione del Venerdì Santo P. Scarpa, Celebrazioni del genio italiano. Michetti Concorde); S. Bosi, La Parigi di Boldini, De Nittis e leria dell’Arte e dell’Esame nel Castello Sforzesco Olio su tela, 85 x 95 cm e la sua arte, in “Messaggero”, 29 luglio 1938, ill. Zandomeneghi, in Belle Epoque. La Parigi di Boldini, di Milano, catalogo della mostra, (Milano, Ca- Sul verso reca l’etichetta della mostra di Vene- (con il titolo La processione del Venerdì Santo); M. De Nittis e Zandomeneghi, catalogo della mostra, stello Sforzesco), Edizioni dell’Esame, Milano zia (1932). Miraglia, Francesco Paolo Michetti fotografo, Giulio a cura di F.L. Maspes, E. Savoia, (Milano, GAM 1933, n. 24; Guida per la visita delle sale della Coll. privata Einaudi Editore, Torino 1975, p. 18; F.C. Greco,

100 101 M. Picone Petrusa, I. Valente, La Pittura Napole- Esposizione delle opere di Belle Arti nelle Gallerie quadri di genere, ed altri, in “Il Pungolo”, a. XII, n. Tracce dal 1866 al 1898, in Mosè Bianchi e il suo tana dell’Ottocento, Tullio Pironti Editore, Napoli del Palazzo Nazionale di Brera nell’anno 1870, Pi- 278, 8 ottobre 1870 (con il titolo Amore allo stu- tempo 1840-1904, catalogo della mostra, a cura 1993, p. 144 (con il titolo La processione del Vener- nacoteca, n. 193; 1924, Monza, Villa Reale, Mo- dio); G. Pisa, Mosè Bianchi, Istituto Italiano d’Arti di P. Biscottini, (Monza, Villa Reale - la Rina- dì Santo); A.M. Damigella (scheda), in Francesco stra commemorativa di Mosè Bianchi, Sala XI, n. 1; Grafiche Editore, Bergamo 1906, pp. 15 (con il scente), Fabbri Editori, Milano 1987, p. 29 (con Paolo Michetti. Dipinti, pastelli, disegni, catalogo 1954, Monza, Villa Reale, Mostra commemorati- titolo Amore allo studio), 65 ill. (particolare con il titolo Buona fumata); Mosè Bianchi e il suo tem- della mostra, (Roma - Francavilla al Mare, Pa- va di Mosè Bianchi nel cinquantenario della morte il titolo Una buona fumata); G. Marangoni, Mosè po 1840-1904, catalogo della mostra, a cura di P. lazzo di Venezia - Museo Michetti, Palazzo San (1840-1904), n. 11; 1987, Monza, Villa Reale - la Bianchi, Istituto Italiano d’Arti Grafiche Edi- Biscottini, (Monza, Villa Reale - la Rinascente), Domenico), Electa, Napoli 1999, p. 197 (opera Rinascente, Mosè Bianchi e il suo tempo. 1840- tore, Bergamo 1923, pp. 19, 130; Catalogo della Fabbri Editori, Milano 1987, p. 97 ill. (con il ti- citata con il titolo Processione del Venerdì Santo); 1904, n. 43; 1994, Milano, Fiera Milano, Pittura mostra commemorativa di Mosè Bianchi, catalogo tolo Una buona fumata); P. Antonini (scheda), in E. Staudacher, La collezione Rossello. Storia di una Lombarda del secondo Ottocento. Lo sguardo sulla della mostra, (Monza, Villa Reale), Istituto Ita- Mosè Bianchi e il suo tempo 1840-1904, catalogo raccolta d’arte leggendaria, in La collezione segreta. realtà, n. 12 liano d’Arti Grafiche Editore, Bergamo 1924, p. della mostra, a cura di P. Biscottini, (Monza, Vil- Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. 40, tav. XXIV (particolare con il titolo Una buo- la Reale - la Rinascente), Fabbri Editori, Milano Staudacher, Gallerie Maspes, Milano 2016, pp. Bibliografia: Catalogo degli oggetti d’arte ammes- na fumata e con le misure 75 x 61 cm); G. Ma- 1987, p. 308 (con il titolo Una buona fumata); 74, 77 (con il titolo Processione del Venerdì San- si alla XXIX Esposizione, catalogo della mostra, rangoni, Mosè Bianchi a Verona, in “La Cultura P. Biscottini, in La pittura in Italia: l’Ottocento, a to); L. Martorelli (scheda), in La collezione segreta. (Torino, Società Promotrice delle Belle Arti), Moderna”, a. XXXIII, fasc. I, gennaio 1924, Casa cura di E. Castelnuovo, II, Electa, Milano 1991, Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. V. Bona Tip. della R. Accademia Albertina, To- Editrice Dottor Francesco Vallardi, Milano, p. 4 pp. 695-696; Pittura Lombarda del secondo Otto- Staudacher, Gallerie Maspes, Milano 2016, pp. rino 1870, p. 14; C. Guici, Album della pubblica ill. (particolare con il titolo Una buona fumata); cento. Lo sguardo sulla realtà, catalogo della mo- 182-185 ill.; La collezione segreta. Raccolta Mario esposizione del 1870, Torino 1870, pp. 26-27; B. Besta, Rievocazione nel centenario della nascita stra, a cura di P. Biscottini, (Milano, Fiera Mila- Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gal- Esposizione Permanente di Belle Arti in Milano, di Mosè Bianchi agli alunni del R. Istituto Tecnico no), Electa, Milano 1994, pp. 86 ill., 208 (con i lerie Maspes, Milano 2016, n. 96, p. 322 ill. opuscolo della mostra (Milano, Esposizione Commerciale Mosè Bianchi, Cassa scolastica del titoli Amore allo studio o Una buona fumata); P. Permanente), p. 2; Esposizione delle opere di Belle R. Ist. Tecnico Mosè Bianchi, Monza 1940, ill.; Biscottini, Mosè Bianchi. Catalogo ragionato, Fe- Arti nelle Gallerie del Palazzo Nazionale di Brera A. Colombo, Mosè Bianchi nel centenario della na- derico Motta Editore, Milano 1996, n. 96, pp. 10. MOSÈ BIANCHI nell’anno 1870, catalogo della mostra, (Milano, scita, in “Il Cittadino”, 9 gennaio 1941; Catalogo 18 (con il titolo Amore allo studio), 48-49 ill., 153 (Monza, 1840-1904) Palazzo Nazionale di Brera), Tip. della Società della mostra commemorativa di Mosè Bianchi nel ill. - 154; G. Marangoni, Mosè Bianchi, Istituto Cooperativa, ecc., Milano 1870, p. 27 (con il ti- cinquantenario della morte (1840-1904), catalogo Italiano d’Arti Grafiche Editore, Bergamo s.d., Dietro le scene, 1870 circa tolo Amore allo studio); E. Praga, Appendice - La della mostra, a cura di P. Ciceri, (Monza, Villa pp. 19 ill. (particolare con il titolo Una buona Amore allo studio; L’amore allo studio; Una buona Esposizione Permanente di Belle Arti. Lettere a J. Co- Reale), Modernografica, Monza 1954, pp. 14, 39 fumata), 124 (con il titolo Amore allo studio); I. fumata; Buona fumata smate. I, in “Il Pungolo”, 24 maggio 1870, pp. 1-2; ill. (con il titolo Una buona fumata); M. Astolfi, Vitaliano, Mosè Bianchi, in I capolavori della pit- Olio su tela, 80 x 60 cm N.A., Appendice. Un giro irrequieto nelle sale dell’E- La mostra commemorativa di Mosè Bianchi nei salo- tura dell’Ottocento, fasc. 5, Milano s.d., p. 149; B. Firmato in basso a destra: “Mosè Bianchi” sposizione nel Palazzo di Brera. Ramo pittura II., ni della ex Villa Reale di Monza, in “Il Cittadino”, Brison, La collezione di dipinti di Giovanni Trecca- Coll. privata in “Gazzetta di Milano”, n. 237, 25 agosto 1870 a. LVI, n. 24, 17 giugno 1954, p. 3; S. Pagani La ni degli Alfieri, tesi di dottorato, Università degli (con il titolo L’amore allo studio); G.M. [Mongeri], pittura lombarda della Scapigliatura, Società Edi- Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Provenienza: Milano, coll. Gran Uff. Giovanni Appendice - L’Esposizione di Belle Arti a Brera. La trice Libraria, Milano 1955, p. 340; U. Nebbia, relatore G. Agosti, a.a. 2011-2014, pp. 191-193 Treccani. pittura di concetto, in “La Perseveranza”, a. XII, n. Mosè Bianchi, Bramante, Busto Arsizio 1960, pp. 3890, 30 agosto 1870, p. 1 (con il titolo Amore 25-26; G. Treccani, Nel cammino della mia vita, Esposizioni: 1870, Torino, Società Promotrice allo studio); S. Mazza, Appendice. Esposizione di 1961, pp. 214-215 ill., 312; Catalogo Bolaffi della delle Belle Arti, XXIX Esposizione, Salone, n. Belle Arti nel Nazionale Palazzo di Brera I., in “La pittura italiana dell’Ottocento n. 9, a cura di G.L. 218; 1870, Milano, Esposizione Permanente, Lombardia”, a. XI, n. 242, 2 settembre 1870, pp. Marini, Giulio Bolaffi Editore, Torino 1980, p. Esposizione Permanente di Belle Arti in Milano, n. 1-2 (con il titolo Amore allo studio), E. Praga, Ap- 20, tav. 4 (con il titolo Una buona fumata e con le 98; 1870, Milano, Palazzo Nazionale di Brera, pendice del 8 Ottobre. L’Esposizione di Belle Arti. I misure 75 x 61 cm); P. Biscottini, Mosè Bianchi.

102 103 Finito di stampare da Grafiche Antiga spa Crocetta del Montello (TV) ottobre 2017