COMUNE DI LAVENO MOMBELLO PROVINCIA DI VARESE

Piano di Governo del Territorio VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA del Documento di Piano

Dir. 2001/42/CE D.Lgs. 152/06 - D.Lgs. 4/08 LR 12/2005, art. 4 DCR VIII/351 13.03.2007 DGR VIII/6420 27.12.2008

DOCUMENTO DI SCOPING

A cura di:

Stefano Franco ingegnere STUDIO AMBIENTE E TERRITORIO 21021 (VA) - Vicolo Borromeo 9 T: 0331.960242 - F: 0331.976598 - E: [email protected]

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21021 Angera (VA) - Vicolo Borromeo 9 T: 0331.960242 - F: 0331.976598 - M: 338.3961800 - E: [email protected]

L’elaborato contiene il Documento di Scoping relativo alla Valutazione Ambientale Strategica del nuovo Piano di Governo del Territorio di Laveno Mombello. Incarico conferito a: Studio Ambiente e Territorio – Ing. Stefano Franco.

Angera, maggio 2008

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SOMMA RIO

1. PREMESSE...... 2 1.1. LA VAS: RIFERIMENTI GENERALI E NORMATIVI ...... 2 1.2. FINALITÀ DEL DOCUMENTO DI SCOPING ...... 3

2. IL PROCESSO METODOLOGICO DELLA VAS...... 4 2.1. STRUTTURA METODOLOGICA E FASI DELLA VAS...... 4 2.1.1. Riferimenti generali...... 4 2.1.2. La struttura del processo VAS per Laveno Mombello...... 7

3. GLI ESITI INIZIALI DEL PERCORSO DI PARTECIPAZIONE...... 10 3.1. LA DEFINIZIONE DEI SOGGETTI COINVOLTI E GLI STRUMENTI PER LA PARTECIPAZIONE ...... 10 3.2. LE ESIGENZE MANIFESTATE DALLA COMUNITÀ LOCALE ...... 10

4. AMBITO DI INFLUENZA DEL PIANO: L’ANALISI DI CONTESTO...... 12 4.1. PREMESSE METODOLOGICHE ...... 12 4.2. IL QUADRO DI RIFERIMENTO PIANIFICATORIO E PROGRAMMATICO ...... 12 4.2.1. Il Piano Territoriale Regionale...... 13 4.2.2. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale...... 14 4.2.3. I criteri di sostenibilità ambientale sovraordinati...... 15 4.2.3.1. I criteri di sostenibilità del manuale UE...... 15 4.2.3.2. Gli obiettivi di rilevanza ambientale del PTR e del PTCP ...... 18 4.3. L’ ANALISI DI CONTESTO ...... 20 4.3.1. I fattori di sensibilità ambientale del contesto territoriale...... 20 4.3.1.1. Gli indicatori di sintesi: il paesaggio e le relazioni ecosistemiche ...... 20 4.3.2. Le principali criticità ambientali per Laveno Mombello...... 26 4.3.3. Gli aspetti socio-economici ed elementi territoriali chiave per l’area di studio...... 34 4.3.4. Identificazione dell'ambito spazio-temporale del PGT...... 36

5. GLI OBIETTIVI GENERALI DEL NUOVO PGT...... 37 5.1. GLI ORIENTAMENTI INIZIALI DEL NUOVO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO ...... 37 5.2. GLI OBIETTIVI GENERALI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE...... 42 5.2.1. I criteri di sostenibilità ambientale per Laveno Mombello...... 42

6. I POSSIBILI EFFETTI SULLA RETE NATURA 2000...... 43 6.1. LA RETE NATURA 2000 NELL ’AMBITO DI PIANO ...... 43 6.1.1. I SIC e ZPS interessati dal Piano...... 43 6.1.2. I potenziali effetti delle previsioni di Piano sulla Rete Natura 2000...... 45

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1. PREMESSE

1.1. LA VAS: RIFERIMENTI GENERALI E NORMATIVI

La Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi (VAS) è stata introdotta dalla Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27/06/01 con l’obiettivo “ di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ” (Art. 1). Nello spirito del provvedimento comunitario, la procedura di VAS si configura come un processo continuo che si integra nel parallelo processo di pianificazione a partire dalle fasi iniziali di elaborazione del nuovo piano o programma, fino alla sua fase di attuazione e monitoraggio, coniugando la dimensione ambientale con quella economica e sociale. La direttiva prevede che la VAS trovi espressione nel Rapporto Ambientale, elaborato che costituisce parte integrante degli atti di pianificazione e riporta gli esiti dell’intero percorso di valutazione ambientale. In particolare, il Rapporto Ambientale indica le modalità di integrazione dell’ambiente nel Piano e le alternative considerate, individua, descrive e valuta gli effetti significativi che l’attuazione del piano potrebbe avere sull’ambiente alla luce degli obiettivi prefissati, indicandone le eventuali misure di mitigazione e/o compensazione, ed infine presenta un opportuno sistema di monitoraggio dello stato dell’ambiente nel tempo. A livello nazionale, alla VAS dei piani e programmi è dedicato l’intero Titolo II del D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006, come successivamente modificato dal Titolo II del D.Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008. In regione Lombardia la VAS trova riferimento normativo nella L.R. 11 marzo 2005 n. 12, all’articolo 4, a cui hanno fatto seguito, per gli aspetti procedurali, gli Indirizzi Generali per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi approvati con DCR n. VIII/351 del 13/03/2007, ulteriormente specificati con DGR n. VIII/64120 del 27/12/2007. Con riferimento a tali provvedimenti normativi, la procedura di VAS si sviluppa secondo la seguente articolazione generale:  informazione al pubblico dell’avvio del procedimento  fase di scoping , con la definizione dell’ambito di influenza del Piano e della portata delle informazioni da inserire nel Rapporto Ambientale (cfr. paragrafo successivo)  elaborazione del Rapporto Ambientale  consultazione del pubblico e delle autorità competenti in materia ambientale  valutazione del Rapporto Ambientale e dei risultati delle consultazioni  messa a disposizione delle informazioni sulle decisioni  monitoraggio

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1.2. FINALITÀ DEL DOCUMENTO DI SCOPING

Ai fini della consultazione istituzionale che caratterizza la procedura di Valutazione Ambientale Strategica, un primo momento di confronto è previsto attraverso la condivisione del Documento di Scoping , rivolto in prima istanza alle Autorità con specifica competenza in materia ambientale che vengono consultate per contribuire a definire l'ambito di influenza del PGT e la portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale. Il documento deve illustrare, inoltre, la verifica delle eventuali interferenze con i Siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS, ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE), le quali, ove individuate, saranno opportunamente approfondite nel corso della valutazione ambientale. Ai fini della consultazione il documento viene messo a disposizione dei soggetti istituzionali ed ai settori del pubblico coinvolti nel procedimento di VAS e presentato in occasione della prima seduta della Conferenza di Valutazione. Questa prima fase di confronto persegue dunque l’obiettivo di uno scambio di informazioni e la raccolta di suggerimenti ed osservazioni in relazione agli aspetti di pertinenza ambientale dell’iniziativa in oggetto, al fine della tutela degli interessi diffusi.

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2. IL PROCESSO METODOLOGICO DELLA VAS

2.1. STRUTTURA METODOLOGICA E FASI DELLA VAS

2.1.1. Riferimenti generali

Le metodologie generali che vengono normalmente utilizzate per la valutazione ambientale dei progetti (studi di impatto ambientale) possono, in linea di principio, essere utilizzate solo per alcuni passaggi della valutazione circa le decisioni strategiche; si rendono necessari, inoltre, specifici adattamenti per tenere conto della diversa articolazione temporale del processo e pertanto non è ipotizzabile una semplice trasposizione metodologica. Una VAS deve infatti porre particolare attenzione ad identificare le dimensioni e la significatività degli impatti a livello di dettaglio appropriato, a stimolare l'integrazione delle conclusioni della VAS nelle decisioni circa i piani e programmi in esame, e ad assicurare che il grado di incertezza sia sempre sotto controllo in ogni momento del processo di valutazione. La VAS non è solo elemento valutativo, ma si integra nel percorso di formazione del piano e ne diventa elemento costruttivo, gestionale e di monitoraggio. È importante sottolineare come i processi decisionali riferiti ai piani e programmi siano fluidi e continui, e quindi la VAS, per essere realmente efficace ed influente, deve intervenire nella fase e con le modalità di volta in volta più opportune. A tale riguardo, si evidenzia come gli Indirizzi generali per la VAS della Regione Lombardia già richiamati dichiarino espressamente come (punto 3.2, primo comma) “ il significato chiave della VAS è costituito dalla sua capacità di integrare e rendere coerente il processo di pianificazione orientandolo verso la sostenibilità ”. Ricordando che la VAS è uno strumento e non il fine ultimo, occorre quindi certamente approfondire gli aspetti tecnico-scientifici, ma senza fare del rigore analitico o procedurale un requisito fine a se stesso, con il rischio di vanificare il processo complessivo. In questo senso, con il consolidarsi delle esperienze sempre di più l‘attenzione si è spostata dalla ricerca della metodologia perfetta alla comprensione del percorso decisionale, per ottenere risultati che – come la stessa norma richiede - siano innanzitutto efficaci . La VAS permette di giungere ad un processo in cui il piano viene sviluppato basandosi su di un più ampio set di prospettive, obiettivi e costrizioni, rispetto a quelli inizialmente identificati dal proponente. Questo rappresenta uno strumento di supporto sia per il proponente stesso che per il decisore: inserendo la VAS nel processo lineare “proponente-obiettivi-decisori-piano“, si giunge infatti ad una impostazione che prevede il ricorso a continui feedback sull’intero processo. La VAS deve essere intesa dunque più come uno strumento di aiuto alla formulazione del piano/programma, che non un elaborato tecnico autonomo. La preparazione del documento, ossia del rapporto finale è la conseguenza del percorso di VAS che si è espletato. Tale rapporto dovrebbe essere visto soprattutto come una testimonianza, del processo utilizzato e dei contenuti che ne sono scaturiti, resa disponibile per future revisioni. In questo senso, il rapporto finale di VAS deve essere un documento conciso, con indicazioni chiare sui seguenti argomenti:

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 la proposta ed il contesto programmatico e pianificatorio di riferimento,  le alternative possibili,  le loro conseguenze ambientali e la loro comparazione,  le difficoltà incontrate nella valutazione e le incertezze dei risultati,  le raccomandazioni per l’attuazione della proposta, ordinate secondo una scala di priorità, le indicazioni per gli approfondimenti e per il monitoraggio dopo che la decisione è stata presa.

Relativamente al processo di pianificazione, appaiono estremamente importanti i seguenti elementi:  la VAS deve essere inserita nei punti strategici del processo decisionale, se si vuole che sia efficace per il processo;  si deve iniziarne l’applicazione fin dalle prime fasi e deve accompagnare tutto il processo decisionale;  la VAS ha tra i suoi fini principali quello di mostrare le conseguenze delle azioni previste, dando pertanto importanti informazioni ai decisori.

In una situazione ottimale la VAS deve potere intervenire fin dalle prime fasi del percorso di pianificazione, quando si delineano le prime opzioni strategiche alternative sulla base della prefigurazione di uno o più scenari futuri. Proprio sulla comparazione tra alternative si possono meglio esplicare le potenzialità della valutazione strategica. Le prime applicazioni della VAS dovrebbero dunque anticipare la formulazione del disegno di piano. Si tratta di quella fase della VAS che in gergo tecnico viene denominata appunto come valutazione “ ex ante ”. Nella prassi applicativa, tuttavia, accade spesso che le prime applicazioni di valutazione siano avviate quando il piano ha già assunto una sua configurazione di base; si tratta comunque di un‘applicazione che può essere di grande aiuto per il decisore e che può, almeno in parte, portare a ripensare o meglio affinare alcune delle decisioni prese a monte. L’applicazione in questa fase, che viene denominata in gergo tecnico valutazione “ in itinere “, svolge comunque un importante compito di suggerire azioni correttive per meglio definire il disegno del piano, e di proporre misure di mitigazione e compensazione da inserire nel piano per garantirsi un‘applicazione successiva, fase di attuazione e gestione, oppure in piani di settore o in altri strumenti programmatori o a livello progettuale. In una situazione ideale il processo di pianificazione dovrebbe assumere la forma di un ciclo continuo e, come si accennava in precedenza, inserire la VAS in corrispondenza del momento di avvio di un nuovo percorso di aggiornamento del piano costituisce ovviamente la situazione più favorevole per massimizzarne i possibili effetti. Tuttavia, in un ciclo continuo l‘importante è introdurre la VAS, qualsiasi sia il punto di ingresso, affinché possa mostrare al più presto i benefici della sua applicazione. In particolare nelle Linee Guida per la valutazione ambientale di piani e programmi , pubblicate nell‘ottobre 2004 nell’ambito del progetto europeo ENPLAN, vengono definite quattro fasi principali:  Fase 1 - Orientamento e impostazione;  Fase 2 - Elaborazione e redazione;  Fase 3 - Consultazione/adozione/approvazione;  Fase 4 - Attuazione e gestione.

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Queste fasi sono comuni al processo di pianificazione e a quello di valutazione, per una piena integrazione della dimensione ambientale nella pianificazione e programmazione che implica un evidente cambiamento rispetto alla concezione derivata dalla applicazione della Valutazione di Impatto Ambientale dei progetti. Tali Linee Guida sottolineano come questo cambiamento sia soprattutto nell’integrazione della dimensione ambientale nel piano a partire dalla fase di impostazione del piano stesso fino alla sua attuazione e revisione. Ciò comporta che l‘integrazione debba essere continua e che si sviluppi durante tutte le sopra citate quattro fasi principali del ciclo di vita di un piano. L’elaborazione dei contenuti di ciascuna fase è coerentemente integrata con la Valutazione Ambientale, a prescindere dalle articolazioni procedurali e dalle scelte metodologiche operate dalle norme e dalla prassi operativa delle amministrazioni. La figura di seguito riportata esplica la concatenazione delle fasi che costituisce la struttura logica del percorso valutativo proposto dalle Linee Guida. Il “filo” rappresenta la correlazione e continuità tra i due processi, di analisi/elaborazioni del piano e operazioni di Valutazione Ambientale, e la stretta integrazione necessaria all’orientamento verso la sostenibilità ambientale. Da ciò ne deriva che le attività del processo di valutazione non possono essere separate e distinte da quelle inerenti il processo di piano. La validità dell’integrazione è anche legata alla capacità di dialogo tra progettisti di piano e valutatori ambientali e alla rispettiva capacità di calarsi nelle reciproche tematiche, aspetti che in realtà dovrebbero essere già presenti nei processi pianificatori di qualità.

Rapporto tra processo di piano e processo di valutazione

L’integrazione della dimensione ambientale nei P/P deve essere effettiva, a partire dalla fase di impostazione fino alla sua attuazione e revisione, sviluppandosi durante tutte le fasi principali del ciclo di vita del P/P.

RIF. NORM. Fonte: Regione Lombardia, Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi , dicembre 2005

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2.1.2. La struttura del processo VAS per Laveno Mombello

Al fine di poter disporre di un riferimento metodologico e scientifico condiviso, la struttura metodologica generale assunta per la VAS del PGT di Laveno Mombello è stata quella proposta dalla Regione Lombardia nell’ambito del progetto internazionale di ricerca ENPLAN “Evaluation Environnemental des Plans et Programmes ”, finalizzato a definire una metodologia comune di applicazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ai piani e programmi, come poi ripreso dagli stessi Indirizzi generali per la VAS già richiamati. Posta questa premessa, i riferimenti teorici esposti nel testo si limitano ai soli passaggi utili alla presentazione delle diverse analisi e valutazioni effettuate, mentre per ogni ulteriore approfondimento relativo agli aspetti metodologici è possibile rimandare a quanto esposto, con ampia trattazione, nelle Linee Guida del progetto di ricerca citato. Per quanto attiene il PGT in esame, il percorso di VAS si è avviato fin dalle prime fasi di formulazione delle proposte d’intervento attraverso un confronto ed uno scambio reciproco di informazioni tra progettisti ed esperti ambientali. Lo schema metodologico generale che la VAS prevede di attivare, illustrato nello schema che segue, si svilupperà attraverso le seguenti tappe fondamentali: a. Definizione degli obiettivi generali del PGT ed integrazione preliminare della dimensione ambientale attraverso i primi confronti con gli esperti ambientali b. Raccolta ed implementazione nel progetto degli orientamenti strategici dell’Amministrazione Comunale di Laveno Mombello e primi confronti con gli Enti territorialmente competenti c. Elaborazione del quadro conoscivo e degli obiettivi generali di Piano d. Svolgimento della prima seduta della Conferenza di Valutazione per la condivisione della metodologia generale di VAS e delle tematiche prioritarie da considerare sotto il profilo ambientale e territoriale e. Formulazione dello scenario strategico di Piano e sua valutazione di coerenza esterna in relazione i contenuti ambientali degli strumenti di pianificazione territoriale e programmazione sovraordinati f. Completamento dell’analisi ambientale di dettaglio, con formulazione degli obiettivi ambientali specifici rispetto ai quali verificare la proposta d’intervento, anche attraverso l’utilizzo di opportuni indicatori ambientali g. Individuazione delle possibili alternative d’intervento e loro confronto in relazione agli effetti ambientali attesi h. Selezione della proposta di Piano e sua verifica di coerenza interna rispetto al sistema di obiettivi ambientali specifici i. Presentazione della proposta di Piano definitiva e del relativo Rapporto Ambientale VAS in occasione della seconda seduta della Conferenza di Valutazione

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SCHEMA METODOLOGICO GENERALE VAS (fasi di orientamento e redazione del DdP)

RACCOLTA ORIENTAMENTI STRATEGICI GENERALI DELL ’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

INTEGRAZIONE PRELIMINARE DELLA DIMENSIONE AMBIENTALE

ELABORAZIONE QUADRO CONOSCITIVO E OBIETTIVI GENERALI DI PIANO

ANALISI AMBIENTALE DI CONTESTO E CONSULTAZIONE ISTITUZIONALE (1 A CONFERENZA VALUTAZIONE ) DEFINIZIONE AMBITO DI INFLUENZA

PARTECIPAZIONE PUBBLICA

FORMULAZIONE SCENARIO STRATEGICO DI PIANO ANALISI DI COERENZA ESTERNA

MATRICE OBIETTIVI DI PIANO VS OBIETTIVI SOVRAORDINATI

ANALISI AMBIENTALE DI DETTAGLIO

DEFINIZIONE OBIETTIVI AMBIENTALI SPECIFICI DEFINIZIONE INDICATORI PER LA VALUTAZIONE

CARTA CRITICITÀ E SENSIBILITÀ AMBIENTALI CARTA IDONEITÀ ALLE TRASFORMAZIONI

INDIVIDUAZIONE POSSIBILI ALTERNATIVE CON RELATIVE LINEE DI AZIONE E DETERMINAZIONI DI PIANO

STIMA DEGLI EFFETTI AMBIENTALI DELLE DIVERSE ALTERNATIVE

CONFRONTO AZIONI DI PIANO CON QUADRO CONOSCITIVO MAPPATURA IMPATTI AMBIENTALI SCHEDE DI APPROFONDIMENTO

CONFRONTO TRA LE ALTERNATIVE E ORDINAMENTO

PARTECIPAZIONE PUBBLICA

SELEZIONE ALTERNATIVA DI PIANO OTTIMALE ANALISI DI COERENZA INTERNA

MATRICE LINEE DI AZIONE VS OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI

PROPOSTA DI PIANO

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L’analisi del sistema ambientale e territoriale interessato dal Piano ha la funzione di fare emergere i fattori di criticità e di sensibilità che connotano il territorio comunale di Laveno Mombello e l’area geografica di appartenenza, rispetto ai quali effettuare la selezione delle alternative di Piano più idonee in ragione degli effetti ambientali conseguenti. Il quadro conoscitivo finale viene articolato in due sezioni: analisi di contesto e analisi di dettaglio. La prima sarà relativa alla individuazione delle questioni ambientali rilevanti ed alla definizione dei temi da sviluppare attraverso la VAS (fase di scoping ), muovendo da una lettura d’area vasta, e quindi guardando al territorio di Laveno Mombello come partecipe del più vasto sistema territoriale dei Laghi; la seconda riguarderà il territorio comunale, e quindi specificherà con maggior dettaglio gli elementi distintivi propri di Laveno Mombello, tanto con riferimento agli aspetti più strettamente naturalistico-ambientali che a quelli antropici, da interrelarsi necessariamente tra loro rispetto alle finalità della VAS. La definizione degli indicatori utili per l'analisi di contesto assume come riferimento quelli già disponibili negli strumenti di pianificazione sovraordinati (in particolare PTR e PTCP) ed in letteratura, derivanti dalle attività di analisi/monitoraggio delle diverse componenti ambientali. Tali indicatori avranno precipue finalità descrittive, rivolte in particolar modo ad evidenziare i fattori di pressione ambientale d’area vasta, di carattere esogeno, rispetto ai quali le determinazioni di Piano potranno avere influenza solo parziale, ma non per questo peso secondario nell’ambito della determinazione degli obiettivi ambientali di Piano. In base alla successiva analisi di dettaglio potranno essere individuati, per ciascun indicatore definito nella fase di scoping, sia valori di riferimento (soglie di attenzione e di allarme e benchmark per il confronto con analoghe realtà territoriali), sia traguardi (valori degli obiettivi specifici che ci si propone di raggiungere). L'analisi ambientale e territoriale di dettaglio avrà quindi lo scopo di approfondire lo studio dell'area o delle porzioni di territorio su cui il piano ha effetti significativi e di consentire, di conseguenza, la definizione di obiettivi specifici, articolati nello spazio e nel tempo. L'impostazione dell'analisi di dettaglio e il livello di approfondimento – da condividersi in sede di Conferenza di Valutazione – varieranno in funzione degli esiti dell’analisi di contesto. L'analisi di dettaglio non toccherà necessariamente tutte le tematiche ambientali già affrontate nell'analisi di contesto, nè tutta l'estensione dell'area pianificata, ma selezionerà temi ed aree strategiche per il Piano concentrando e finalizzando lo sforzo di analisi.

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3. GLI ESITI INIZIALI DEL PERCORSO DI PARTECIPAZIONE

3.1. LA DEFINIZIONE DEI SOGGETTI COINVOLTI E GLI STRUMENTI PER LA PARTECIPAZIONE

Il percorso di partecipazione pubblica avviato per la formazione del PGT ha previsto il coinvolgimento generalizzato di tutta la cittadinanza e dei portatori di interessi diffusi, attraverso iniziative di carattere informativo generale ed altre finalizzate a presentare le fasi preliminari di formulazione degli scenari di Piano. I singoli cittadini sono stati coinvolti mediante una serie di assemblee pubbliche, mentre ulteriori incontri sono stati riservati alle categorie economiche ed a quelle socio-culturali e ricreative. Gli incontri e presentazioni fino ad oggi tenutesi sono stati i seguenti: A) Presentazioni pubbliche: 13 giugno 2007, 30 ottobre 2007 e 2 aprile 2008 (reso pubblico il documento di sintesi per eventuali suggerimenti) B) Inocntro con i comuni di e Brenta il 14.11.07 C) Incontri con le rappresentanze economiche: Associazione Piccole Imprese, Associazione Costruttori e Artigiani, Agricoltori e agriturismo, Ascom, Merati (cartiera) D) Incontri con le Parrocchie: Laveno centro, Ponte, Mombello Cerro

Per un confronto più diretto sui temi discussi nel corso delle assemblee pubbliche, nel corso di un incontro pubblico tenutosi nel mese di aprile 2008 l’Amministrazione Comunale ha divulgato un questionario di consultazione, aperto a tutti i soggetti interessati, finalizzato alla partecipazione del pubblico alla definizione delle politiche e delle strategie del nuovo strumento urbanistico. Il questionario ha sollecitato proposte e considerazioni in particolare sui seguenti argomenti di approfondimento:  La qualità paesaggistico-ambientale del territorio  La residenza  L’ottimizzazione dei servizi e delle urbanizzazioni  Le attività economiche  La mobilità

3.2. LE ESIGENZE MANIFESTATE DALLA COMUNITÀ LOCALE

Le iniziative di coinvolgimento e partecipazione pubblica sopra richiamate hanno fatto emergere elementi di carattere ancora molto generale circa le aspettative verso lo scenario territoriale ed ambientale futuro di Laveno Mombello. I temi ricorrenti sono sintetizzabili nei seguenti:  soluzione delle problematiche viabilistiche e di accessibilità ad oggi presenti sul territorio comunale;

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 controllo delle nuove edificazioni e limitazione del consumo di nuovo territorio non urbanizzato;  attenzione verso gli elementi di valenza paesaggistica, in particolare con riferimento al tessuto urbano del fronte lacuale.

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4. AMBITO DI INFLUENZA DEL PIANO: L’ANALISI DI CONTESTO

4.1. PREMESSE METODOLOGICHE

La definizione dell' ambito di influenza del nuovo PGT ha l'obiettivo di rappresentare il contesto del Piano, gli ambiti di analisi, le principali sensibilità e criticità ambientali: in sintesi quegli elementi conoscitivi di base utili per orientare gli obiettivi generali del nuovo strumento urbanistico. Secondo quanto richiamato all'articolo 5, comma 4 della Direttiva comunitaria in relazione a questa attività preliminare ( scoping ), laddove si prevede che: Le autorità consultate nel processo di scoping sono quindi le stesse che dovranno essere consultate, al termine del processo integrato di elaborazione e Valutazione Ambientale del P/P, sul Rapporto Ambientale e sulla proposta di P/P prima della sua adozione/approvazione. l’ambito di influenza viene delineato con il contributo dei soggetti partecipanti alla Conferenza di Valutazione VAS, attraverso indicazioni circa la portata e il dettaglio delle analisi ambientali necessarie per la Valutazione Ambientale del Piano. Oltre ad un opportuno ausilio di carattere tecnico-conoscitivo, tale contributo assume dunque una specifica funzione ai fini della legittimità e trasparenza del processo decisionale. Sotto l’aspetto metodologico, l'analisi di contesto è costituita da una prima analisi ad ampio spettro delle questioni ambientali e territoriali che formano il quadro di riferimento nel quale il nuovo strumento urbanistico viene ad operare. Tale analisi persegue le seguenti finalità:  identificare le questioni ambientali rilevanti per il Piano e definire il livello di approfondimento con il quale le stesse verranno trattate, sia nell'analisi di contesto stessa che nella successiva analisi di dettaglio;  condividere con i soggetti e le autorità interessate ed implementare la base di conoscenza comune sugli aspetti socio-economici determinanti per i loro effetti ambientali;  definire gli aspetti territoriali chiave , come l'assetto insediativo dell'area di studio, le grandi tendenze e le probabili modificazioni d'uso del suolo, ecc.

4.2. IL QUADRO DI RIFERIMENTO PIANIFICATORIO E PROGRAMMATICO

L'insieme dei piani e programmi che governano l’ambiente-territorio oggetto del nuovo PGT ne costituiscono il quadro pianificatorio e programmatico: l'analisi di tale quadro è finalizzata a stabilire la rilevanza del nuovo Piano e la sua relazione con gli altri piani o programmi considerati, con specifico riferimento alla materia ambientale. In particolare, la collocazione del Piano nel contesto pianificatorio e programmatico vigente deve consentire il raggiungimento di due risultati:

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 la costruzione di un quadro d'insieme strutturato contenente gli obiettivi ambientali fissati dalle politiche e dagli altri piani e programmi territoriali o settoriali, le decisioni già assunte e gli effetti ambientali attesi;  il riconoscimento delle questioni già valutate in strumenti di pianificazione e programmazione di diverso ordine, che nella valutazione ambientale in oggetto dovrebbero essere assunte come risultato al fine di evitare duplicazioni.

Secondo le finalità sopra espresse, e lasciando la disamina del quadro pianificatorio più generale ai contenuti del Documento di Piano, si evidenziano per il territorio di Laveno Mombello gli elementi programmatici di seguito riportati.

4.2.1. Il Piano Territoriale Regionale

Il Piano Territoriale Regionale lombardo (PTR) si caratterizza quale strumento di riferimento normativo per la valutazione di compatibilità degli atti di pianificazione territoriale e governo del territorio formulati da Comuni, Province, Comunità Montane, Enti gestori di parchi regionali, ed ogni altro ente dotato di competenze in materia. La Giunta Regionale ha formalmente avviato il processo di costruzione del Piano Territoriale Regionale (PTR) con DGR del 1 agosto 2006, n. 3090; nell’ottobre dello stesso anno la Direzione Generale Territorio e Urbanistica ha avviato le attività di formazione del Piano attivando un Forum di consultazione pubblica per la definizione dei contenuti del piano e del percorso di Valutazione Ambientale Strategica (VAS). L’obiettivo principale che il Piano Territoriale Regionale persegue è il continuo miglioramento della qualità della vita dei cittadini nel loro territorio secondo i principi dello sviluppo sostenibile, in sintonia con il principio di sostenibilità della Comunità Europea: coesione sociale ed economica, conservazione delle risorse naturali e del patrimonio culturale, competitività equilibrata dei territori. Nell’ottica di un approccio sovraregionale del Piano, che vede il PTR quale anello di congiunzione tra la dimensione locale (e più prettamente territoriale) e “l’arena globale”, il Piano individua tre macro-obiettivi territoriali come basi delle politiche territoriali lombarde per il perseguimento dello sviluppo sostenibile:  rafforzare la competitività dei territori della Lombardia  riequilibrare il territorio lombardo  proteggere e valorizzare le risorse della Regione Gli obiettivi espressi sono, inoltre, in sintonia con il principio di sostenibilità della Comunità Europea: coesione sociale ed economica, conservazione delle risorse naturali e del patrimonio culturale, competitività equilibrata dei territori. Il Documento di Piano – atto del PTR oggetto di ultima revisione nel dicembre 2007 (documento approvato dalla Giunta Regionale nella seduta del 16 gennaio 2008) - contiene gli obiettivi di sviluppo socio-economico e le strategie di sviluppo per la Lombardia ed identifica gli elementi di potenziale sviluppo e di fragilità che si ritiene indispensabile governare per il perseguimento degli obiettivi. Gli obiettivi prioritari di interesse regionale – in riferimento anche alla già citata LR 12/05 – riguardano, in modo specifico il potenziamento dei poli di sviluppo regionale, la tutela delle zone di preservazione e salvaguardia ambientale, lo sviluppo infrastrutture prioritarie.

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Tali orientamenti generali sono declinati negli obiettivi specifici del PTR con riferimento ai sistemi territoriali che il Piano individua: rispetto a questi, il territorio di Laveno Mombello appartiene al Sistema dei laghi . Il Piano sottolinea come la presenza su un territorio fortemente urbanizzato, come quello lombardo, dei bacini lacuali, rappresenti una situazione che non ha eguali in altri ambiti nazionali e forse anche europei in termini di numero di bacini, dimensioni e conformazioni morfologiche ed elementi di forte qualità dei laghi stessi. Pertanto i laghi lombardi sono un elemento della rete ecologica regionale che contribuisce a “cucire” tutti i territori attraverso i legami, più o meno solidi, che gli ambiti di maggiore naturalità e le aree verdi riescono a costruire o attraverso gli equilibri con le aree antropizzate. Ciascun lago costituisce un sistema geograficamente unitario in cui il bacino idrogeologico, il corpo d’acqua lacustre, gli affluenti e gli effluenti, le sponde sono elementi del paesaggio che, con le proprie caratteristiche peculiari, concorrono al riconoscimento della natura del sistema lago nel suo complesso. Il quadro delle debolezze del Sistema dei laghi a livello regionale sottolinea come la mancanza di una strategia complessiva di pianificazione urbanistica, in un contesto caratterizzato da un mercato disordinato e da rilevanti fenomeni di urbanizzazione in corso attorno ai laghi, possa costituire un nodo critico se sommato alla minaccia insita nella scarsa qualità dei nuovi interventi edilizi con conseguente impoverimento della qualità dei paesaggi e riduzione dell’attrattività. Tale problematica investe anche le realtà territoriali del sud Lago Maggiore, dove la tutela dei contesti ambientali deve essere promossa attraverso lo sviluppo di una ricettività turistica attenta alle esigenze di salvaguardia. In particolare, per quanto riguarda gli ambiti collinari – quali il sistema collinare di San Quirico – la salvaguardia dell’integrità residua dei versanti e in particolare delle pendici superiori, poco compromesse dalle trasformazioni, si pone come obiettivo prioritario; tali emergenze naturali rivestono, infatti, un ruolo molto importante nella composizione dei paesaggi lacuali, per la configurazione geologica, la presenza di vegetazione caratterizzante, la qualità delle acque. In sintesi, il documento regionale, per il Sistema Territoriale dei Laghi, promuove la ricerca di una sistematica tutela delle qualità paesaggistiche dei territori perilacuali con particolare attenzione agli ambiti residui che hanno conservato una preziosa integrità, di cui San Quirico costituisce un esempio. Tale obiettivo viene perseguito attraverso la sensibilizzazione di operatori pubblici e privati verso una progettazione attenta all’impatto e al corretto inserimento ambientale e paesaggistico nella realizzazione di interventi edilizi e infrastrutturali.

4.2.2. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

Scendendo di scala, l’analisi considera i contenuti del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) approvato in data 11.04.2007 con DPC n. 27. Il Piano Territoriale di Coordinamento provvede ad individuare gli indirizzi generali di assetto e tutela del territorio, prestando maggior attenzione al coordinamento non solo delle opere, ma di tutte quelleazioni che di fatto vanno ad interagire con la programmazione svolta a livello locale dagli Enti di competenza. Per quanto riguarda i contenuti: Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale si presenta quindi come un quadro d'insieme delle politiche territoriali, basato sullo sviluppo di alcuni temi fondamentali che interagiscono tra di loro, quali:

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- il sistema paesistico ambientale - il sistema infrastrutturale - il sistema insediativo - il sistema della pianificazione urbanistica - il sistema socio-economico

La materia ambientale trova ampio spazio all’interno del PTCP con riferimento particolare alle sue declinazioni sotto il profilo paesaggistico ed ecologico. Elementi di approfondimento settoriale sono inoltre contenuti negli elaborati della Valutazione Ambientale Strategica del PTCP, nella quale vengono inoltre individuati gli obiettivi di sostenibilità ambientale a scala provinciale, più avanti richiamati. Rispetto alla suddivisione del territorio provinciale in sistemi specializzati - a ciascuno dei quali vengono assegnati i relativi indirizzi generali per il governo del territorio - il comune di Laveno Mombello appartiene al Sistema Spondale del Lago Maggiore , ed in particolare al sistema insediativo del Centro Verbano. Il Piano provinciale descrive questo territorio per le sue “funzioni prevalentemente resienziali e di bassa dinamicità ” e propone i seguenti indirizzi per la pianificazione locale:  favorire la localizzazione di servizi di livello sovracomunale funzionali alla vocazione turistica della zona  favorire la localizzazione di insediamenti a carattere misto, pubblici e privati, per la nautica da diporto

 riqualificare gli insediamenti dell’entroterra lavenese al fine di sviluppare le sinergie con il polo di Cittiglio e con la Valcuvia

Il territorio di Laveno Mombello viene inoltre ricompreso nell’ Ambito paesaggistico n. 6 denominato Ambito Valcuvia-Valtravaglia Lago Maggiore . Individuate le identità territoriali dell’ambito paesaggistico espresse dagli elementi base più oltre richiamati, il PTCP demanda ai singoli comuni (tipicamente in sede di redazione dei PGT) la successiva fase di valutazione analitica dei segni naturalistici e storici all’interno dei singoli ambiti, con riferimento agli aspetti morfologici, semiologici e percettivi.

4.2.3. I criteri di sostenibilità ambientale sovraordinati

4.2.3.1. I criteri di sostenibilità del manuale UE Al fine di procedere alla valutazione degli obiettivi e degli orientamenti iniziali di piano, è necessario definire un set di criteri attraverso i quali valutare il livello di sostenibilità delle scelte di piano sulle componenti ambientali. Tra i riferimenti più accreditati per la scelta di tali criteri viene di frequente richiamato il Manuale per la valutazione ambientale redatto dalla Unione Europea 1, che individua 10 criteri di sviluppo sostenibile, come di seguito richiamati.

1 Commissione Europea, DGXI Ambiente (1998), Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi di Fondi Strutturali dell’Unione Europea

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1. Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili L’impiego di fonti non rinnovabili, quali i combustibili fossili, i giacimenti minerari e gli aggregati, riduce le risorse disponibili per le future generazioni. Uno dei principi di base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso di tali risorse, rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future. Lo stesso principio deve applicarsi anche a elementi geologici, ecologici e paesaggistici unici nel loro genere e insostituibili, che forniscono un contributo sotto il profilo della produttività, della biodiversità, delle conoscenze scientifiche e della cultura (cfr. anche i criteri nn. 4, 5 e 6).

2. Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione Quando si utilizzano risorse rinnovabili in attività di produzione primaria come la silvicoltura, l’agricoltura e la pesca, ogni sistema presenta un rendimento massimo sostenibile superato il quale le risorse cominciano a degradarsi. Quando l’atmosfera, i fiumi, gli estuari e i mari vengono usati come “serbatoi” per i materiali di scarto, essi sono trattati anche come fonti rinnovabili, nel senso che si conta sulle loro naturali capacità di autorecupero: nel caso in cui si sovraccarichino tali capacità, si assisterà al degrado delle risorse sul lungo periodo. Occorre pertanto fissarsi l’obiettivo di utilizzare le risorse rinnovabili ad un ritmo tale che esse siano in grado di rigenerarsi naturalmente, garantendo così il mantenimento o anche l’aumento delle riserve disponibili per le generazioni future.

3. Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi/inquinanti In molte situazioni è possibile utilizzare sostanze meno dannose per l’ambiente ed evitare o ridurre la produzione di rifiuti, in particolare quelli pericolosi. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l’utilizzo di materie che producano l’impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, digestione dei rifiuti e di riduzione dell’inquinamento.

4. Conservare e migliorare la stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi In questo contesto il principio fondamentale è mantenere e arricchire le riserve e la qualità delle risorse del patrimonio naturale affinché le generazioni attuali e future possano goderne e trarne beneficio. Tra le risorse del patrimonio naturale si annoverano la flora e la fauna, le caratteristiche geologiche e fisiografiche, le bellezze naturali e in generale altre risorse ambientali a carattere ricreativo. Del patrimonio naturale fanno dunque parte la topografia, gli habitat, la flora e la fauna selvatiche e i paesaggi, nonché le combinazioni e le interazioni tra di essi e il potenziale ricreativo che presentano; non vanno infine dimenticate le strette relazioni con il patrimonio culturale (cfr. il criterio n. 6).

5. Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche Il suolo e le risorse idriche sono fonti naturali rinnovabili essenziali per la salute e il benessere umani, ma che possono subire perdite dovute all’estrazione o all’erosione o, ancora, all’inquinamento. Il principio fondamentale cui attenersi è pertanto la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già degradate.

6. Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali Il patrimonio storico e culturale è costituito da risorse finite che, una volta distrutte o danneggiate, non possono più essere sostituite. Come accade per le fonti non rinnovabili, i principi che ispirano il concetto di sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un determinato periodo o aspetto, che forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura di una zona. L’elenco annovera edifici di valore

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storico e culturale, altre strutture o monumenti di qualsiasi epoca, reperti archeologici non ancora riportati alla luce, architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri, ecc.). Anche stili di vita, usi e lingue tradizionali costituiscono un patrimonio storico e culturale che può essere opportuno preservare.

7. Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale Nell’ambito di questo lavoro, per qualità dell’ambiente locale si intende la qualità dell’aria, il rumore, l’impatto visivo e altri elementi estetici generali. La qualità dell’ambiente locale assume la massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali, teatro di buon parte delle attività ricreative e lavorative. La qualità dell'ambiente locale può subire drastici cambiamenti a seguito delle mutate condizioni del traffico, delle attività industriali, di attività di costruzione o minerarie, del proliferare di nuovi edifici e infrastrutture e di un generale incremento delle attività, ad esempio quelle turistiche. E' inoltre possibile dare un forte impulso ad un ambiente locale danneggiato con l’introduzione di un nuovo sviluppo (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell’uso e delle emissioni di sostanze inquinanti).

8. Protezione dell’atmosfera Una delle principali forze trainanti dell’emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati che dimostrano l’esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell’atmosfera. Le connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide e acidificazione dei suoli e delle acque, come pure tra clorofluocarburi (CFC). distruzione dello strato di ozono ed effetti sulla salute umana sono stati individuati negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta . Successivamente è stato individuato il nesso tra anidride carbonica e altri gas serra e cambiamenti climatici. Si tratta di impatti a lungo termine e pervasivi. che costituiscono una grave minaccia per le generazioni future (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell’uso e delle emissioni di sostanze inquinanti).

9. Sensibilizzare alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale La partecipazione di tutti i partner economici per raggiungere lo sviluppo sostenibile è un elemento basilare dei principi fissati alla conferenza di Rio per l’Ambiente e lo Sviluppo (1992). Per realizzare uno sviluppo sostenibile diventa fondamentale sensibilizzare ai temi e alle opzioni disponibili; elementi altrettanto cruciali sono le informazioni, l’istruzione e la formazione in materia di gestione ambientale. Tale obiettivo può raggiungersi attraverso la divulgazione dei risultati della ricerca, inserendo programmi in materia ambientale a livello di formazione professionale, nelle scuole nelle università o nei programmi di istruzione per adulti e creando reti all’interno di settori e raggruppamenti economici. Va infine ricordata l’importanza di accedere alle informazioni in campo ambientale dal proprio domicilio e da luoghi ricreativi.

10. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile La dichiarazione di Rio stabilisce tra i fondamenti dello sviluppo sostenibile, che il pubblico e le parti interessate vengano coinvolte nelle decisioni che riguardano i loro interessi. Il meccanismo principale è la consultazione pubblica nella fase di controllo dello sviluppo, ed in particolare il coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile prevede inoltre un coinvolgimento più ampio del pubblico nell’elaborazione e nell’attuazione di proposte di sviluppo, che dovrebbe consentire di far emergere un maggiore senso della proprietà e della condivisione delle responsabilità.

Come affermato dallo stesso Manuale, è opportuno che tali criteri generali siano contestualizzati in relazione alle specificità amministrative e territoriali della realtà locale in cui si opera ed alla tipologia di strumento di pianificazione.

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4.2.3.2. Gli obiettivi di rilevanza ambientale del PTR e del PTCP A scala regionale, i principali riferimenti di sostenibilità ambientale verso cui rivolgere le politiche territoriali locali sono oggi rappresentati dagli obiettivi tematici individuati dalla proposta di PTR (gennaio 2008) in relazione ai temi Ambiente e Assetto territoriale . Per quanto riguarda il primo tema, gli obiettivi sono così individuati: TM 1.1 Migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni climalteranti ed inquinanti TM 1.2 Tutelare e promuovere l’uso razionale delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili, per assicurare l’utilizzo della “risorsa acqua” di qualità, in condizioni ottimali (in termini di quantità e di costi sostenibili per l’utenza) e durevoli TM 1.3 Mitigare il rischio di esondazione TM 1.4 Perseguire la riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua TM 1.5 Promuovere la fruizione sostenibile ai fini turistico-ricreativi dei corsi d’acqua TM 1.6 Garantire la sicurezza degli sbarramenti e dei bacini di accumulo di competenza regionale, assicurare la pubblica incolumità delle popolazioni e la protezione dei territori posti a valle delle opere TM 1.7 Difendere il suolo e la tutela dal rischio idrogeologico e sismico TM 1.8 Prevenire i fenomeni di erosione, deterioramento e contaminazione dei suoli TM 1.9 Tutelare e aumentare la biodiversità, con particolare attenzione per la flora e la fauna minacciate TM 1.10 Conservare e valorizzare gli ecosistemi e la rete ecologica regionale TM 1.11 Coordinare le politiche ambientali e di sviluppo rurale TM 1.12 Prevenire, contenere e abbattere l’inquinamento acustico TM 1.13 Prevenire, contenere e abbattere l’inquinamento elettromagnetico e luminoso TM 1.14 Prevenire e ridurre l’esposizione della popolazione al radon indoor

I riferimenti regionali, ulteriormente specificati negli elaborati del Documento di Piano del PTR, assumono un livello di dettaglio e pertinenza già di grande supporto rispetto alle determinazioni di scala comunale; in relazione alla VAS del Documento di Piano del PGT, appare tuttavia utile considerare, nella scelta dei criteri di sostenibilità ambientale, anche gli obiettivi di rilevanza ambientale individuati a scala provinciale dal recente PTCP, che a loro volta, nel corso della VAS, saranno ri-declinati in direzione della migliore pertinenza rispetto ai contenuti procedurali e di merito che dovrà assumere il nuovo strumento urbanistico. I settori di riferimento e gli obiettivi generali di sostenibilità ambientale individuati dalla VAS del PTCP sono indicati nel prospetto che segue.

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SETTORI DI OBIETTIVI GENERALI RIFERIMENTO

A - Ridurre o eliminare l’esposizione all’inquinamento 1 ARIA B - Ridurre o eliminare le emissioni inquinanti C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Ridurre o eliminare l’inquinamento in funzione degli usi potenziali B - Ridurre il consumo o eliminare il sovrasfruttamento o gli usi impropri 2 RISORSE IDRICHE C - Migliorare la qualità ambientale degli ecosistemi acquatici D - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Ridurre o eliminare l’esposizione al rischio idrogeologico 3 SUOLO E SOTTOSUOLO B - Ridurre o eliminare le cause di consumo di suolo C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Aumentare il patrimonio naturale, conservare e migliorare la qualità di ecosistemi e paesaggio ECOSISTEMI E 4 PAESAGGIO B - Ridurre o eliminare le cause di impoverimento e degrado C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Perseguire un assetto territoriale ed urbanistico equilibrato B - Promuovere una strategia integrata tra città e territorio extraurbano C - Tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente di vita 5 MODELLI INSEDIATIVI D - Promuovere un uso sostenibile delle risorse ambientali (acqua, suolo, ambiente e paesaggio) E - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Contenere la mobilità ad elevato impatto ambientale 6 MOBILITÀ B - Migliorare l’efficienza (ecologica/energetica) degli spostamenti C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Tutelare e riqualificare il paesaggio e le aree agricole 7 AGRICOLTURA B - Promuovere la funzione di tutela ambientale dell’agricoltura C - Adeguare le politiche pubbliche

A - Tutelare le risorse ambientali e la salute delle persone INDUSTRIA E 8 B - Aumentare iniziativa nell’innovazione ambientale e nella sicurezza COMMERCIO C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Tutelare le aree sensibili e la qualità ambientale diffusa 9 TURISMO B - Promuovere la funzione di tutela ambientale del turismo C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Ridurre o eliminare l’esposizione delle persone all’inquinamento 10 RUMORI B - Ridurre le emissioni sonore C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

A - Minimizzare uso fonti fossili ENERGIA (EFFETTO 11 B - Ridurre o eliminare costi ed effetti ambientali SERRA ) C - Adeguare o innovare le politiche pubbliche

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A - Minimizzare la quantità e il costo ambientale dei beni consumati e dei rifiuti prodotti 12 CONSUMI E RIFIUTI B - Aumentare il riuso, il recupero e migliorare il trattamento C - Adeguare le politiche pubbliche

4.3. L’ ANALISI DI CONTESTO

4.3.1. I fattori di sensibilità ambientale del contesto territoriale

Preliminarmente alle caratterizzazioni di maggiore dettaglio che verranno elaborate nel corso della VAS, è opportuno addivenire ad una preliminare connotazione ambientale del territorio comunale al fine di:  rappresentare una prima gerarchia dei problemi ambientali rilevanti ai fini dell'elaborazione del Piano e rispetto ai quali sviluppare le ulteriori analisi ( scoping );  riconoscere le caratteristiche delle diverse componenti ambientali che possono offrire potenzialità di migliore utilizzo e/o di valorizzazione, così da fornire spunti ed elementi di valutazione nell’orientamento delle strategie generali di Piano;  verificare l'esistenza e la disponibilità delle informazioni necessarie ad affrontare i problemi rilevanti, mettendo in luce le eventuali carenze informative.

L'analisi di contesto assume come riferimento indicatori già disponibili in letteratura, che derivano dalle attività di monitoraggio delle diverse componenti ambientali ed hanno precipue finalità descrittive. Per ciascun indicatore definito in questa fase di scoping, in base alla successiva analisi di dettaglio potranno essere individuati sia valori di riferimento (soglie di attenzione e di allarme e benchmark per il confronto con analoghe realtà territoriali), sia traguardi (valori degli obiettivi specifici che ci si propone di raggiungere).

4.3.1.1. Gli indicatori di sintesi: il paesaggio e le relazioni ecosistemiche Gli elementi di connotazione ambientale d’area vasta trovano una prima rappresentazione di sintesi nella combinazione di variabili che definisce il paesaggio locale. L’approccio metodologico che lo stesso PTCP assume nello studio del paesaggio considera il sistema di relazioni tra conservazione dei caratteri di naturalità e trasformazioni antropiche: l’identità e la riconoscibilità degli elementi del paesaggio sono segno della qualità dei luoghi dell’abitare e del vivere delle popolazioni ; in quanto tali, questa stessa identità e riconoscibilità degli elementi del paesaggio possono essere assunti quali indicatori descrittivi della qualità ambientale più generale dei luoghi. A sua volta l’analisi del paesaggio procede attraverso lo studio:  dell’assetto dell’ambiente naturale (geomorfologia, vegetazione naturale, emergenze naturali, elementi che costituiscono l’ossatura del paesaggio e caratteri permanenti alle trasformazioni)  dell’assetto dell’ambiente antropico (insediamenti storici, viabilità, usi del suolo, trasformazioni e permanenze che testimoniano il dinamismo del paesaggio)  dell’assetto normativo vigente

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per giungere all’individuazione degli paesaggistici, delle rilevanze, delle criticità. Il Piano Territoriale Regionale lombardo evidenzia per il Sistema territoriale dei laghi , cui Laveno Mombello appartiene, alcuni elementi di forte connotazione territoriale ed ambientale: il Piano regionale sottolinea l’importanza paesaggistica e territoriale dei bacini lacuali nel panorama fortemente antropizzato della regione, assegnando ai singoli ambiti locali un importante ruolo nel riconoscimento dei caratteri paesaggistici e naturali del Sistema nel suo complesso. Il quadro delle debolezze del Sistema dei laghi a livello regionale sottolinea come la mancanza di una strategia complessiva di pianificazione urbanistica, in un contesto caratterizzato da un mercato disordinato e da rilevanti fenomeni di urbanizzazione in corso attorno ai laghi, possa costituire un nodo critico se sommato alla minaccia insita nella scarsa qualità dei nuovi interventi edilizi con conseguente impoverimento della qualità dei paesaggi e riduzione dell’attrattività. Tale problematica investe certamente anche la realtà territoriale dei laghi varesini in cui Laveno Mombello si colloca, dove anche lo sviluppo delle attività socio- economiche, o di ricettività turistica, deve avvenire in sretta considerazione della tutela e salvaguardia dei contesti ambientali. Per quanto riguarda gli ambiti collinari si pone come obiettivo prioritario la salvaguardia dell’integrità residua dei versanti e in particolare delle pendici superiori, poco compromesse dalle trasformazioni; tali emergenze naturali rivestono, infatti, un ruolo molto importante nella composizione dei paesaggi lacuali, per la configurazione geologica, la presenza di vegetazione caratterizzante, la qualità dell’immagine complessiva percepita. Più nel merito dei caratteri geografici dell’ambito, il Piano Territoriale Paesistico Regionale ricomprende il territorio di Laveno Mombello nell’Ambito geografico dei Laghi e morene del Varesotto , che, secondo la definizione regionale, rappresenta la porzione della provincia di Varese più connotata nei suoi caratteri paesistici: il termine stesso è stato spesso usato, nella terminologia turistica, come sinonimo di area dai dolci contorni collinari o prealpini, disseminata di piccoli specchi lacustri, ma non priva di alcune sue riconoscibilissime specificità orografiche. Sotto il profilo dei caratteri del paesaggio il Varesotto, nella sua ricca morfologia di sistemi vallivi, rappresenta a livello regionale l’area con maggior superficie boschiva. Sotto l’aspetto delle unità tipologiche di paesaggio, il territorio di Laveno Mombello appartiene alla Fascia prealpina ed ai Paesaggi dei laghi insubrici : la presenza delle acque lacustri condiziona, da un lato, il clima e l’ambiente e, dall’altro, determina l’organizzazione degli spazi e la percezione e la fruizione del paesaggio.

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Il sistema paesaggistico dei Laghi

La Pianificazione Paesistica persegue le finalità di conservazione delle preesistenze e dei relativi contesti e la loro tutela nei confronti dei nuovi interventi, la qualità paesaggistica degli interventi di trasformazione del territorio, la consapevolezza dei valori e la loro fruizione da parte dei cittadini.

PTPR Fonte: Regione Lombardia

Il documento regionale sottolinea come la tutela debba essere esercitata prioritariamente tramite la difesa ambientale, con verifiche di compatibilità di ogni intervento che possa turbare equilibri locali o sistemici, con esplicito riferimento non solo alla naturalità delle sponde, ma anche alle emergenze geomorfologiche – quale è appunto il sistema collina. Come già richiamato, l’analisi del paesaggio proposta dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale individua e descrive sul territorio provinciale gli ambiti paesaggistici di riferimento: Laveno Mombello appartiene all’ Ambito n. 6 della Valcuvia-Valtravaglia Lago Maggiore i cui territori sono compresi in aree di rilevanza ambientale (L.R. 30/11/83 n. 86).

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Il sistema paesaggistico dei Laghi

Il PTCP assume il concetto di paesaggio così come espresso dalla Convenzione Europea del Paesaggio: ‘paesaggio’ designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e delle loro interrelazioni

PTCP_Tav PAE1_c Fonte: Provincia di Varese

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La lettura congiunta dei riferimenti programmatici sopra riportati evidenzia, da un lato, l’appartenenza di Laveno Mombello ad un ambito geografico di scala regionale nel quale proprio gli aspetti del paesaggio assumono rilevanza prioritaria, dall’altro, attraverso l’analisi di maggiore dettaglio effettuata dal piano di coordinamento provinciale, la presenza di alcune rilevanze specifiche a livello locale:  i punti panoramici che dal Sasso del Ferro si affacciano verso il lago e verso il sistema urbano spondale  le aree ad elevata naturalità presenti ancora sulla sommità del Sasso del Ferro e lungo il confine con  la strada panoramica che costeggia l’intero territorio comunale lungo il Lago Maggiore  il sistema – articolato - dei nuclei storici di Laveno, Mombello e Cerro

Ancora con riferimento ad una lettura di sintesi del contesto ambientale, considerando ora i caratteri di naturalità del territorio, tra gli indicatori descrittivi di maggiore significatività ricadono quelli rappresentativi delle funzionalità ecosistemiche. A questo riguardo un utile ausilio proviene dagli elementi della rete ecologica provinciale, come individuata dallo stesso PTCP La lettura in chiave sistemica delle componenti geologiche, orografiche, ambientali, storiche, socio-economiche e percettive, ha evidenziato gli elementi di emergenza ambientale del territorio provinciale che hanno successivamente permesso la definizione della Rete Ecologica a scala sovralocale. Gli elementi di questa rete - quali patches , core areas , matrici primarie, gangli, fasce tampone, corridoi o varchi ecologici di connessione, stepping stones , barriere, ecc. - la loro consistenza e caratterizzazione, costituiscono importanti parametri descrittivi dello stato dell’ambiente, inteso come integrazione di componenti primarie diversificate e sistema di relazioni reciproche. In questo caso, le analisi di settore a scala territoriale evidenziano una ricchezza ed articolazione degli elementi presenti, i quali ricomprendono pressochè l’intera gamma delle componenti che la rete provinciale considera significativi:  core areas di primo livello  fasce tampone di primo livello  varchi ecologici  ambiti di massima naturalità appartenenti alla Rete Natura 2000  nodi strategici e aree critiche  corridoi fluviali da riqualificare  infrastrutture esistenti ed in progetto ad alta interferenza

La presenza di questi elementi, considerata congiuntamente alla consistente pressione insediativa riscontrabile sul territorio comunale, restituisce un quadro ambientale complessivo nel quale anche minime perturbazioni possono portare significative interferenze sugli equilibri esistenti, sollecitando dunque una particolare attenzione verso tutti quegli interventi di trasformazione degli ambiti esterni al tessuto urbano più radicalmente consolidato.

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La rete ecologica provinciale

L’obiettivo prioritario di una rete [ecologica] rimane quello di mantenere spazio per l’evoluzione del paesaggio e delle sue dinamiche ecologiche, in cui la diversità possa autonomamente progredire senza impedimenti e dove il peso delle azioni antropiche sia commisurato con alti livelli di autopoiesi

PTCP_Tav PAE3_c Fonte: Provincia di Varese

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4.3.2. Le principali criticità ambientali per Laveno Mombello

Laveno Mombello si inserisce in un ambito territoriale caratterizzato da una positiva qualità ambientale e paesaggistica complessiva, come in precedenza evidenziato, nel quale si ravvisano elementi di criticità correlabili in particolare al sistema infrastrutturale ed insediativo.

SISTEMA INSEDIATIVO

In generale, il territorio comunale manifesta una elevata pressione insediativa, in prevalenza di carattere residenziale, da sempre alimentata dai connotati di pregio paesaggistico della zona; ad oggi, la gran parte del territorio comunale con andamento orografico favorevole risulta interessata da presenze dal tessuto edificato, il quale, in particolare lungo la fascia spondale meridionale, si è esteso fin ad impegnare i versanti collinari e montani: la circostanza si riferisce in gran parte al fenomeno delle seconde case, con occupazione di aree anche di pregio sotto il profilo ambientale e paesaggistico generale a cui spesso non si accompagna un razionale utilizzo delle dotazioni edilizie esistenti. Analogamente, si ravvisano episodi di diffusività urbanizzativa che compromettono la qualità del contesto paesistico e inducono mobilità non necessaria.

La pressione del sistema insediativo

Il tessuto edificato impegna la quasi totalità del territorio comunale ad andamento orografico favorevole

Repertorio immagini Veduta aerea Fonte: http://maps.google.it anno 2008

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Conseguentemente, gli spazi disponibili per l’agricoltura si sono progressivamente contratti, al punto che oggi le aree agricole impegnano meno del 10% della superficie totale del territorio comunale, anche in relazione al progressivo abbandono dell’agricoltura collinare e di montagna.

La pressione del sistema insediativo

Le aree destinate all’agricoltura impegnano meno del 10% della superficie totale del territorio comunale

Repertorio cartografico Fonte: elaborazioni dell’estensore PGT su tavole del PTCP

Ancora sotto il profilo insediativo, si rileva la significativa presenza di vaste superfici ed immobili un tempo utilizzati per gli usi produttivi (in particolare produzione di ceramiche) ed oggi dismessi, che interessano l’intero tessuto urbano consolidato, impegnandone anche le aree più centrali, con le problematiche ed implicazioni ambientali tipiche di questi casi (degrado paesaggistico, possibili situazioni di contaminazione dei suoli e sottosuoli, ecc.). Per quanto riguarda il sistema produttivo, le figure insediative ricorrenti sono quelle, storicamente consolidate, dell’occupazione degli spazi di fondovalle, lungo la maglia stradale primaria e senza soluzione di continuità rispetto gli ambiti residenziali. I fattori di valutazione più significativi dell’articolazione spaziale del sistema produttivo sono quelli legati alle relazioni che tale articolazione intrattiene con le componenti ambientali e infrastrutturali. Nello specifico è possibile sottolineare i seguenti elementi di lettura:

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 la progressiva occupazione dei fondo valle rimanda alla necessità di individuare un opportuno equilibrio tra insediamenti e loro impatto in termini di tenuta delle condizioni di sicurezza geomorfologica e idraulica;  analogo equilibrio deve essere cercato nella compatibilità degli insediamenti produttivi rispetto a situazioni paesistico-ambientali di grande pregio e vulnerabilità;  il carico complessivo degli insediamenti deve misurarsi con una maglia infrastrutturale rigida e avente una capacità di carico relativamente debole e, dato il contesto, con alti costi (ambientali ed economici) di eventuale adeguamento.

VIABILITÀ E TRAFFICO

Il traffico autoveicolare e le condizioni della viabilità rappresentano la principale criticità rilevata sul territorio comunale. Il sistema viario esistente, con le principali direttrici di scala sovracomunale, la SS 394 e la SP 69, che confluiscono in prossimità del centro urbano, definisce infatti condizioni di flusso che nei periodi di maggiore affluenza, ad esempio quella turistica del fine-settimana e dei giorni festivi, assumono caratteri di forte criticità. Alla circostanza contribuiscono alcuni elementi specifici della rete locale, quale il Cavalcavia Boesio, i passaggi a livello, ed alcuni innesti sulle direttrici primarie sopra richiamate, che non presentano connotati tali da poter rispondere alle elevate variazioni di carico autoveicolare riscontrabili a livello stagionale ed anche settimanale.

SISTEMA IDRICO

Il comune di Laveno Mombello non ha registrato negli anni situazioni di particolare criticità per quanto attiene la disponibilità di risorsa idrica ad uso civile. I consumi medi giornalieri di acqua 2 si attestano su valori compresi tra i 200 e i 250 l/ab, leggermente inferiori rispetto alla media provinciale (270 l/ab g). Per quanto attiene la qualità i corpi idrici superficiali, si riporta un riferimento più specifico al Lago Maggiore ed al principale corso d’acqua che interessa il territorio comunale, il torrente Boesio. Rispetto al primo, si osserva come la porzione settentrionale del lago, da Laveno verso la Svizzera, presenti ad oggi le migliori caratteristiche di qualità ambientale dell’intero bacino, risentendo solo in misura trascurabile degli apporti provenienti dalle immissioni Piemontesi () e con un ricambio idrico sufficientemente elevato. La circostanza è testimoniata, tra l’altro, dalla presenza delle specie ittiche che già in questa zona del lago presentano le distribuzioni caratteristiche dei bacini alpini e prealpini (salmonidi). La qualità delle acque del lago in corrispondenza dell’abitato di Laveno risentono tuttavia fortemente delle immissioni provenienti dal torrente Boesio, rispetto al quale i monitoraggi effettuati evidenziano valori dei principali parametri ancora scadenti. Uno studio condotto dal Dipartimento di Varese dell’ARPA e SOGEIVA S.p.A. Varese Ambiente negli anni 2001-2003 ha valutato la qualità delle acque del torrente in seguito all’entrata in funzione dell’impianto di depurazione di . In tre stazioni limitrofe all’impianto sono stati effettuati campionamenti ed analisi chimiche, chimico-fisiche, microbiologiche, biologiche (I.B.E.) e misure di portata. È stato applicato l’I.F.F. (Indice di Funzionalità Fluviale) sul tratto del

2 Fonte: Provincia di Varese, 2007

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torrente comprendente le tre stazioni. Sono state altresì rilevate le caratteristiche chimiche e microbiologiche delle acque di scarico dell’impianto di depurazione. Dai risultati ottenuti e dal confronto con dati pregressi si evince che l’entrata in funzione dell’impianto di depurazione ha contribuito ad un miglioramento della qualità delle acque del tratto considerato del torrente Boesio. Tale miglioramento è evidenziato soprattutto dai valori dell’I.B.E. delle stazioni di confronto: dalla IV classe di qualità si è passati ad una II negli ultimi due campionamenti effettuati. Tuttavia in due tratti dei tre considerati la qualità ambientale corrispondeva ancora ad un giudizio scadente. Si ipotizza che almeno parte dell’attuale carico inquinante insistente sul Boesio derivi dal dilavamento dei terreni circostanti adibiti ad uso agricolo e sui quali vengono distribuiti liquami zootecnici.

QUALITÀ DELL ’ARIA

Considerati gli inquinanti di riferimento e le principali sorgenti individuate a livello provinciale, con riferimento al territorio di Laveno Mombello ed alle attività antropiche insediate le fonti emissive maggiormente significative risultano il traffico autoveicolare e gli impianti di riscaldamento.

INQUINANTI PRINCIPALI SORGENTI

Biossido di Zolfo* SO 2 Impianti riscaldamento, centrali di potenza, combustione di prodotti organici di origine fossile contenenti zolfo (gasolio, carbone, oli combustibili)

Biossido di Azoto** NO 2 Impianti di riscaldamento, traffico autoveicolare (in particolare quello pesante), centrali di potenza, attività industriali (processi di combustione per la sintesi dell’ossigeno e dell’azoto atmosferici)

Monossido di Carbonio* CO Traffico autoveicolare (processi di combustione incompleta dei combustibili fossili)

Ozono** O3 Inquinante di origine fotochimica che si forma principalmente in presenza di ossidi di azoto e per il quale non ci sono significative sorgenti di emissione antropiche in atmosfera

Particolato Fine*/ ** PM 10 Insieme di particelle con diametro aerodinamico inferiore ai 10 µm, provenienti principalmente da processi di combustione e risollevamento

IPA , Benzene Traffico autoveicolare (processi di combustione incompleta, in particolare di combustibili derivati dal petrolio ), evaporazione dei carburanti, alcuni processi industriali

* = Inquinante Primario

** = Inquinante Secondario Principali sorgenti di emissione degli inquinanti atmosferici (Fonte: ARPA Lombardia – Dipartimento di Varese)

In relazione a tali agenti fisici, si osserva come le condizioni meteoclimatiche di Laveno Mombello risultino particolarmente favorevoli rispetto ad una generale attenuazione dei

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fenomeni di inquinamento, sia per quanto riguarda gli afflussi meteorici che il regime anemologico. A scala generale, si osserva infatti come il bacino imbrifero del Lago Maggiore risulti una delle aree italiane a maggior afflusso meteorico e ciò per effetto di un tipo particolare di dinamica atmosferica che caratterizza l’Italia continentale. Secondo lo schema di circolazione a livello globale, le masse d’aria provenienti dalle zone nord-atlantiche investono l’arco alpino nella sua parte esterna e determinano in tal modo una generale caduta di pressione sottovento in corrispondenza della pianura padana. Le stesse masse d’aria superano il continente giungendo al mare, attraverso le cosiddette porte laterali delle Alpi e aumentano il loro carico di umidità e calore. La massa di aria che giunge al mar Ligure, che più interessa da vicino il sito esaminato, è richiamata dalla depressione venutasi a creare in pianura apportando così piogge diffuse su tutto il Piemonte e la Lombardia. Studi eseguiti sull’andamento dei regimi termici, elaborati in base ai dati delle stazioni di monitoraggio presenti, hanno portato alla definizione di tre distinte aree climatologiche:  una subregione lacustre in corrispondenza delle città di e Pallanza,  una regione climatica padana per la porzione di territorio alla quale appartiene l’ambito di studio,  una regione alpina comprendente le località di Domodossola e del Lago d’Avino.

La particolare mitezza del clima delle fasce rivierasche, consente la formazione di un habitat vegetale quasi mediterraneo, mentre un’altra peculiarità climatica dell’area è data dalla frequenza dei temporali estivi e dalla loro intensità; le alte temperature delle acque dei laghi, infatti, unitamente all’effetto riscaldante del sole, causano situazioni di spiccata instabilità che vengono amplificate ulteriormente dallo scontro fra le masse d’aria descritte in precedenza. Per quanto riguarda le precipitazioni, la disponibilità di dati raccolti in numerose stazioni pluviometriche distribuite su tutto il bacino imbrifero del Lago Maggiore, ha dato la possibilità di stimare il totale annuo di acqua meteorica che cade sull’intero areale in 1700 mm, quasi il doppio del totale medio annuo che precipita sull’intero territorio italiano. Le maggiori precipitazioni si riscontrano nelle zone di Omegna e di mentre per la sola zona lombarda i valori maggiori sono risultati appunto quelli di Laveno.

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Precipitazioni medie mensili sul bacino imbrifero del Lago Maggiore (Fonte: CNR - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza)

Carta delle isobare annue sul bacino del Lago Maggiore (Fonte: CNR - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza)

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I venti non hanno mediamente intensità rilevanti e spirano generalmente da nord/nord-ovest.

Vento sul bacino del Lago Maggiore nel 2005 e raffronto anni precedenti (Fonte: CNR - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza)

La quantità di vento filato nel corso del 2005 è stata di 50.423 km ed è il valore più elevato registrato dal 1997, da quando cioè è entrato in funzione il nuovo anemometro a coppe di Robinson con trasduttore di velocità a stato solido ad alta frequenza, molto più sensibile ai venti deboli. L’incremento annuo rispetto alla media degli ultimi 8 anni (7%) si è verificato soprattutto in inverno (+ 17%) e in parte nella stagione autunnale (circa + 4%). In media invece risulta il valore estivo e leggermente inferiore alla norma quello primaverile (circa - 3%). Il confronto tra i regimi mensili di vento filato nell’ultimo anno e nel periodo 1977-2004, rappresentato dagli istogrammi, evidenzia i nuovi valori assoluti, con i massimi in Gennaio (4.631 contro 4.306 km del 2004) e Febbraio (4.363 contro 4.337 km del 1999) ed un minimo in Giugno (4.026 km contro 4.039 km del 2004). Negli altri mesi dell’anno si riscontrano, rispetto alla media, scostamenti sia in senso positivo che negativo, comunque compresi entro i limiti già misurati in passato. Quanto alla direzione di provenienza la figura che segue indica che il vento prevalente è stato da W seguito da quello da ESE e NNE, mentre la situazione media indica una prevalenza dei quadranti ESE, W e NNE.

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Vento sul bacino del Lago Maggiore nel 2005 e raffronto anni precedenti (Fonte: CNR - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza)

Rosa dei venti a Pallanza nel 2005 e per il periodo 1997-2004. (Fonte: CNR - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza)

INQUINAMENTO ACUSTICO

Il comune di Laveno Mombello è dotato di azzonamento acustico del territorio comunale. I fenomeni di inquinamento acustico maggiormente significativi sono ad oggi riconducibili alle emissioni prodotte dal traffico autoveicolare, con prevalente interessamento della porzione di tessuto urbano ubicata tra Piazza Europa e Piazza Italia, ove si concentrano i maggiori transiti.

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Le situazioni di maggiore criticità si riferiscono ai periodi di elevata frequentazione turistica dei fine-settimana e giorni festivi, che nel periodo estivo evidenziano una estensione dei fenomeni anche nelle fasce serali e notturne.

4.3.3. Gli aspetti socio-economici ed elementi territoriali chiave per l’area di studio

Il comune di Laveno Mombello appartiene ad un più vasto ambito geografico, che si sviluppa lungo la direttrice infrastrutturale verso Varese,. Gli studi di settore condotti dalla Provincia di Varese (cfr. DAISSIL 2006) individuano in questo ambito ( Ambiente economico-produttivo de La Direttrice Varese-Laveno ) una buona dinamica occupazionale in alcuni settori rilevanti provinciali (servizi di trasporto, high tech, servizi alle imprese), elevata specializzazione nel settore high tech (diffusa) e dei servizi alle imprese. Le dinamiche di settore appaiono viceversa caratterizzate da una dinamica particolarmente negativa nel settore manifatturiero e tessile, con un progressivo rafforzamento del settore turistico-ricettivo. In parziale controtendenza rispetto alla dinamica dell’ambito, il comune di Laveno Mombello presenta una dinamica occupazionale sul totale attività ad andamento negativo (dati 1996- 2001), con un contributo di crescita minimo nel solo comparto terziario, a rappresentare un fenomeno di gravitazione sul capoluogo varesino.

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L’ambiente economico-produttivo: La direttrice Varese-Laveno

DAISSIL Fonte: Provincia di Varese anno 2006

Si evidenzia dunque per quest’ambito una fase di avviata ristrutturazione, tipica della trasformazione delle economie industriali in economie terziarie. Tale processo potrà portare, da un lato, ad una ulteriore dismissione di infrastrutture produttive ed all’esigenza di una loro ridestinazione d’uso, dall’altro, ad una potenziale riconfigurazione dell’identità socio-economica locale, con una contestuale opportunità di valorizzazione dei connotati insediativi delle nuove realtà economiche. A livello infrastrutturale, Laveno Mombello appare interessato da nuove progettazioni di scala sovralocale, con la prosecuzione della SP 1 e la realizzazione del nuovo tratto sul territorio comunale fino ad innestarsi sulla SP 32 in corrispondenza della zona produttiva tra Via Cavour e Via Cittiglio. Pur a fronte di un traffico verso Varese destinato ad aumentare, le caratteristiche

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previste per l’intero tracciato dovrebbero aumentarne la scorrevolezza, anche in relazione alla riqualificazione di alcuni tratti della SS 394 verso . L’ipotesi di tracciato che il PTCP propone presenta peraltro un elemento di evidente criticità rappresentato dalla previsione di innesto tra la nuova SP 1 e la SP 32 in corrispondenza del principale varco ecologico individuato sul territorio di Laveno, di collegamento tra gli ambiti boscati a sud, di Mombello e del Monte Sangiano, e quelli a nord del Sasso del Ferro.

4.3.4. Identificazione dell'ambito spazio-temporale del PGT

In via preliminare, considerate gli obiettivi generali di Piano nel seguito esaminati, le caratteristiche generali dell’ambito interessato e sulla base delle evidenze fenomenologiche relative a casi analoghi, è possibile assumere che l’ambito spaziale nel quale potranno esaurirsi gli effetti di carattere ambientale generati dal PGT risulti coincidente con quello interessato dalla maglia stradale sulla quale potranno eventualmente riscontrarsi interferenze ed alterazioni rispetto ai flussi veicolari esistenti. Rispetto alla scala temporale dei potenziali impatti, ed in ragione di quanto sopra espresso, questa potrà identificarsi con i tempi previsti per l’attuazione degli interventi nel settore della viabilità - anche di carattere gestionale/regolamentativo - volti alla soluzione delle criticità evidenziate.

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5. GLI OBIETTIVI GENERALI DEL NUOVO PGT

5.1. GLI ORIENTAMENTI INIZIALI DEL NUOVO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

Le tematiche prioritarie a cui si ispira il percorso di formazione del nuovo strumento urbanistico e le strategie generali che gli estensori del Piano hanno individuato sono sintetizzabili nei punti fondamentali di seguito riportati 3.

Aspetti di carattere generale Negli ultimi venti anni, la realtà del Comune di Laveno-Mombello è venuta modificandosi con l'intervento di nuove realtà e nuovi problemi indubitati al momento della stesura del Piano Regolatore Generale. Oggi il nuovo strumento urbanistico, tenendo conto dell'assetto generale consolidato, prende in particolare considerazione la delicatezza e la natura specifica della zona, le questioni ambientali e paesaggistiche mirando ad apportare elementi di qualità: ▫ a partire dall'attenzione ai problemi della trasformazione rispetto a quelli dell'espansione; ▫ al riordino interno dello sviluppo urbano; ▫ alla valorizzazione qualitativa del patrimonio esistente nel desiderio dichiarato di non aggravare il consumo del territorio non urbanizzato. A partire da tali enunciati il nuovo PGT intende porre in debita considerazione: ▫ la riorganizzazione urbana; ▫ le aree compromesse (cfr. i siti delle ex-ceramiche); ▫ la riduzione di elementi di disordine ed alterazione dei luoghi; ▫ i fenomeni di inquinamento ambientale che cominciano ad assumere rilevanza (ad esempio per gli aspetti legati alla viabilità). In riferimento a questa logica, appare necessario porre specifica attenzione all'assetto generale del territorio comunale, secondo un approccio di “riordino” generale qualitativo e quantitativo. Si vuole in altre parole tenere sotto controllo l'espansione in modo estremamente puntuale, tentando al contempo una riqualificazione delle situazioni di compromessione dell'urbanizzato già esistenti. In questo senso, risulta fondamentale ed irrinunciabile l’attenzione agli aspetti di carattere ambientale, sia come salvaguardia generale che come riconoscimento di un patrimonio fondamentale negli spazi: ▫ delle aree destinate all'agricoltura; ▫ delle aree boscate; ▫ dei beni coperti da vincoli ambientali e paesaggistici (fronte lago); ▫ degli altri ambiti soggetti a tutela geologica, idrogeologica, o di quelli particolarmente delicati sotto il profilo naturalistico come la zona della “torbiera".

3 Appunti del professionista incaricato Arch. Giorgio Vassalli.

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La strategia generale a cui il Documento di Piano si ispira prevede dunque di poter raggiungere uno sviluppo ben definito del territorio di Laveno Mombello a partire dallo stesso piano urbanistico oggi vigente, anche al fine di non disperdere le forze sia economiche che amministrative alla ricerca di un decentramento, sotteso da possibilità di espansione edilizia, oggi forse inattuabile e comunque non legato all'immagine del comune. L’orientamento generale intende inoltre confermare il mantenimento della crescita della popolazione esistente, comunque con un inserimento medio e costante tale da non determinare squilibri, e favorendo la tenuta del dato relativo della popolazione connesso al consolidamento dell'aggregato urbano. Da questo punto di vista viene anche approfondita la valenza turistica che il territorio ha in se, già oggi, con la presenza determinante ed imprescindibile del Lago, la cui presenza ha determinato una delle matrici storiche del comune in relazione all'insediamento specifico delle case di seconda residenza per l'alto valore naturale di tutto il territorio e per gli aspetti paesaggistici. Oggi è necessario approfondire la ricerca di ambiti che consentano destinazioni sia turistiche che ricettive di alto profilo e qualità; a partire dall'attenzione ai problemi della trasformazione rispetto a quelli dell'espansione si è inoltre sempre più venuta a determinare la precisa consapevolezza di dover apportare elementi innovativi con indicazioni sempre più puntuali e mirate tali da generare elementi attrattivi e di interesse (ad esempio la possibilità di insediamento di spazi ricreativi). In generale, la natura dei criteri programmatici assunti verte a non stravolgere la realtà e l'immagine attuale del territorio comunale. In questo senso, aspetti per i quali si pone particolare attenzione sono: A - Il desiderio di consentire un processo di evoluzione edilizia connesso sia al riconoscimento delle alte qualità ambientali sia alle esigenze della popolazione residente. Da questa enunciazione discende la volontà della messa a punto di una nuova zonizzazione che, senza sovvertire la natura insediativa attuale, esegua le opportune verifiche riguardanti: ▫ la densità abitativa rapportata alle aree a verde ed alla struttura del nuovo piano dei servizi; ▫ la struttura industriale; ▫ le superfici ad uso pubblico; ▫ le zone vincolate; ▫ gli standard urbanistici “tradizionali” connessi con i servizi esistenti come le urbanizzazioni. In questo senso, si prevede di apportare tutti i necessari aggiustamenti agli “azzonamenti”, senza che venga ampliata l'area urbanizzata oggi esistente (tessuto urbano consolidato). Si vogliono determinare modifiche reali e tali da non stravolgere l'assetto attuale del comune, attraverso scelte realmente operative nella loro essenza e specificità. Da questo punto di vista gli interventi possibili non dovranno più caricare l'ente pubblico di oneri indotti, ma dovranno essere in sé esaustivi e capaci di apportare direttamente a tutta la collettività una serie di benefici e di nuove potenzialità (acquisizione di aree, esecuzione di opere, formazione di nuove strade, ecc.). Si dovranno calibrare le necessarie rettifiche ed aggiustamenti delle zone per risolvere i problemi riguardanti specifiche destinazioni d'uso o incongruenze con lo stato di fatto. Le modifiche che si ipotizzeranno dovranno comunque assicurare il mantenimento dell'assetto globale omogeneo in qualche modo costituitosi in questi ultimi anni e comunque il nuovo piano dovrà essere tale da non stravolgere le

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tendenze e caratteristiche tipologiche degli aggregati consolidati apportando se necessario anche i correttivi dovuti. Risulta indubbio un desiderio di verifica sulle attuali previsioni di aree di espansione con un loro possibile blocco nelle parti che oggi non risultassero realizzabili, vedasi per es.: i lotti interclusi, oggi ancora liberi da edificazione, cogliendo la loro autentica natura e vocazione, o le stesse zone di completamento in rapporto al loro eventuale esaurimento. B - I nuclei centrali antichi del centro storico, risultano essere oggetto di una approfondita analisi orientando gli interventi verso un fattivo recupero di quello che oggi esiste. A questo rigrado si vuole garantire un efficace processo di recupero: ▫ tenendo conto delle trasformazioni avvenute in questi anni; ▫ realizzando un programma di riqualificazione delle zone A al fine di individuare le possibili potenzialità d'uso; ▫ ipotizzando un effettivo utilizzo del patrimonio edilizio, sempre e comunque nel pieno rispetto dei valori preesistenti. È indubbio che la negazione del tessuto storico e l'indifferenza di quel minimo di disegno urbano riconoscibile nelle valenze delle frazioni produce come conseguenza la perdita di identità del contesto ambientale e l'anonimato degli aggregati urbani (si pensi alle aree di espansione oggetto in questi anni di interventi di dubbio valore). Per questo motivo anche la lettura della forma degli aggregati di Laveno, Mombello, Cerro con i loro connotati storici dovrà far scaturire la possibilità concreta di intervento valorizzando quanto già esiste. In altre parole si persegue la valorizzazione delle identità esistenti, nello sforzo comunque di dare una corretta soluzione ai problemi nodali senza ulteriori "consumi di aree". Il cambiamento sempre più repentino della mobilità legata alla domanda di abitazione e di servizi necessita di una verifica a partire proprio dall'ambito territoriale in cui si trova inserito il nostro comune con i suoi significativi centri storici. Ne discende anche una correlazione con i bisogni espressi da una popolazione con sempre più anziani e sempre meno bambini. Il problema è un dato di fatto incontrovertibile che richiede quindi altri modelli di organizzazione del territorio. Il nuovo PGT quindi nasce da una diagnosi sui problemi della popolazione per concentrarsi in un insieme di obiettivi capaci di divenire strumenti operativi chiamando a realizzarli sia i soggetti pubblici, ma sempre di più i privati. C - La viabilità è un ulteriore punto nodale in stretto rapporto con le trasformazioni succedutesi in questi anni e le necessità innegabili di miglioramento e riequilibrio dell'organizzazione della mobilità direttamente connessa con gli aggregati esistenti e con il traffico veicolare di transito. Il traffico automobilistico è certamente uno degli aspetti più significativi da legarsi correttamente sia alle scelte di trasformazione territoriale che all'organizzazione di dettaglio. È quanto mai evidente che le direttrici verso Varese e per la Svizzera (Sesto - Luino) presentano aspetti problematici sia per la quantità di veicoli in transito, sia per le necessità contingenti delle attività oggi insediate dentro e fuori il comune. Oltre a questo non va dimenticata la realtà fondamentale sia delle ferrovie che della navigazione sul Lago Maggiore. Per questo insieme di aspetti tra loro da sempre collegati, vale la pena porre in essere elementi strutturali di servizio capaci quanto meno di prevedere nel divenire uno sviluppo coordinato. In particolare la presenza sul territorio delle Ferrovie dello Stato e delle Nord Milano necessita di specifica attenzione, in relazione agli ambiti nei quali sono dislocate le rispettive stazioni, con l'indotto della pendolarità connesso al transito veicolare dello stesso centro di Laveno. A questo va aggiunto il problema dei passaggi a livello e lo stesso tracciato delle linee, entrambi elementi estremamente condizionanti il tessuto urbano.

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D - Oggi la richiesta di servizi si fa sempre più pressante così è indubbio che il bisogno di aree al servizio di spazi per il tempo libero e lo sport vanno ripensati e previsti dove carenti e se del caso ricalibrati. Per questo si stanno verificando gli spazi e le strutture oggi già presenti nelle varie frazioni ed ambiti di aggregato urbano a partire dall'analisi del sistema dei servizi dello stato di fatto, dalla qualità di quelli esistenti ed accertando la loro rispondenza alla domanda sociale e del loro bisogno effettivo. Da questo punto di vista si ritiene opportuno che l'intervento del privato sia determinante nei casi in cui si verificassero interventi di una certa rilevanza. Si sottolinea una attenzione nel considerare la capacità e la possibilità edificatoria legata alla stessa dislocazione degli standard urbanistici veri e propri al servizio della popolazione.

Temi specifici di attenzione Zona Laveno : Il centro storico da rivalutare (tutto l’ambito ricade nel tessuto consolidato); presenza del Sasso del Ferro e delle aree boscate di non facile “fruibilità”; monte San Michele (Mombello). Piani Integrati di Intervento: ▫ Ferrovie Nord con possibile spostamento ed arretramento del piano del ferro: se ne determinerebbe una interessante soluzione di questioni nodali per la viabilità, lo standard (Gaggetto), eventuale nuova residenza; ▫ Funivie Lago Maggiore e proprietà Agricola Brianza: si risolverebbe il problema della via Mazzini e via San Fermo, recupero di aree a residenza; ▫ Congregazione Missionari Preziosissimo Sangue : opportunità di creazione di un polo turistico ricettivo. Zona Ponte : Tutto l’ambito ricade nel tessuto consolidato, con presenza di alcune possibili zone di espansione. Presenza delle aree dismesse ex-ceramiche: 1. Lago (in attuazione 55.000 mc circa), residenza, attrezzature, recupero fronte lago; 2. Cooperativa (PRUSST provinciale, 55.000 mc circa) residenza, bonifica di discarica, recupero area industriale dismessa; 3. Verbano (in attuazione residenza 55.000 mc circa) residenza; 4. Ponte area industriale oggi dismessa ed in abbandono come da PRG zona industriale. Problematica della viabilità con l’arrivo della S.P. 1 (prolungamento del progetto della nuova arteria provinciale oggi attestata a Cittiglio) dentro il varco ecologico del PTCP sulla piana del Pradaccio. Necessità di salvaguardia delle aree boscate del monte Brianza verso Mombello. Piani Integrati di Intervento: ▫ Circolo da adibirsi a residenza; ▫ PRUSST citato; ▫ Albergo Porticciolo; ▫ Polo tecnologico (zona Pradaccio) biomassa.

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Zona Mombello : Il centro storico da rivalutare con le realtà di Bostano, Corte, Rocca, Casanova, Somisso e Capo di sotto; tutto l’ambito ricade nel consolidato, con presenza di alcune possibili zone di espansione. Problemi di viabilità in rapporto ai tracciati storici. Varco ecologico verso Sangiano. Piani Integrati di Intervento: ▫ Proprietà delle Suore Benedettine, con previsione di destinazione a residenza. Zona Cerro : Necessità di salvaguardia delle aree boscate grossi vincoli dal punto di vista agricolo, boschivo e idrogeologico; anche qui necessità di rivalutare il centro storico con la presenza del museo della ex-ceramica; tutto l’ambito ricade nel consolidato; non si individuno possibili aree di espansione. Zona Pradaccio : Tutto l’ambito ricade nel consolidato; non si individuano possibili aree di espansione tenuto conto della stessa conformazione geo-morfologica della zona e della presenza di vincoli alla trasformazione. Oggi la zona industriale in diretto rapporto con Cittiglio vive un momento di sofferenza; presenze significative di ambiti agricoli, il Boesio, la viabilità provinciale S.P. 1 in rapporto diretto con la S.P. 32 e l’eventuale modifica del tracciato. Piani Integrati di Intervento: ▫ Polo tecnologico con la possibilità di trattativa con la Provincia in riferimento al tracciato della viabilità; ▫ PRUSST citato.

Anche in relazione a quanto fin qui richiamato, si evidenzia che le realtà di Cittiglio, Brenta e Laveno Mombello, in forma associata, si sono dotate di una convenzione per individuare uno sviluppo sostenibile comune dei territori, data la delicatezza e la natura specifica della zona e gli elementi ambientali e paesaggistici particolarmente caratterizzanti e da valorizzare. In una contiguità territoriale i comuni in questione risultano molto omogenei sia nella conformazione geomorfologia, sia nella presenza di simili problematiche urbane. I loro territori antropizzati sono posti per lo più sul fondovalle della Valcuvia, ai piedi del versante del monte Crocetta e del Sasso del Ferro, lungo il corso del torrente Boesio che sfocia nel lago Maggiore nel golfo di Laveno Mombello. Come esplicitamente richiamato in convenzione, documento ratificato da ciascuna Amministrazione con propria deliberazione, si sono individuati gli elementi caratterizzanti che motivano il comune interesse ad una visione associata della pianificazione: ▫ sistema della fruizione ambientale, ▫ sistema dei percorsi interni, ▫ sistema artigianale ed industriale, ▫ sistema della mobilità. In una logica di lavoro comune e partecipato per il raggiungimento degli obiettivi fin qui descritti si stanno istituendo appositi “tavoli tecnici” a supporto del lavoro degli urbanisti incaricati per la redazione dei singoli PGT.

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5.2. GLI OBIETTIVI GENERALI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

5.2.1. I criteri di sostenibilità ambientale per Laveno Mombello

In relazione a quanto precedentemente espresso, e con riferimento agli obiettivi di rilevanza ambientale espressi dai piani territoriali sovraordinati (PTR e PTCP), un set preliminare di obiettivi ambientali verso ui pare opportuno rivolgere il nuovo strumento urbanistico è così individuabile:

SETTORI DI RIFERIMENTO OBIETTIVI AMBIENTALI PRIMARI

 Contenere la nuova espansione insediativa  1 SISTEMA INSEDIATIVO Favorire il recupero dei tessuti urbani dismessi o sottoutilizzati  Creare condizioni di riequilibrio tra il sistema infrastrutturale ed il tessuto urbanizzato

 Valorizzare l’acqua e le sponde quali elementi dominanti del paesaggio lacuale anche attraverso una progressiva riduzione degli elementi estranei/impropri esistenti  Tutelare la naturalità residua delle sponde e le caratteristiche PAESAGGIO URBANO ED morfologiche del sistema collinare 2 EXTRAURBANO  Recuperare e conservare il sistema dei segni delle trasformazioni storiche operate dall’uomo  Recuperare e valorizzare quegli elementi del paesaggio che in seguito a trasformazioni provocate da esigenze economiche e sociali hanno subito un processo di degrado e abbandono

 Attuare politiche ed interventi per favorire e promuovere il trasporto pubblico  3 VIABILITÀ E TRAFFICO Attuare politiche ed interventi per favorire e promuovere la mobilità ciclo-pedonale  Razionalizzare ed ottimizzare il sistema della sosta, in particolare nelle possibili zone di scambio intermodale

 Ripristinare e valorizzare gli ambiti di naturalità residua e gli ecosistemi compromessi  Promuovere una rete ecologica a scala locale integrata con quella 4 ECOSISTEMI provinciale e regionale  Ridurre progressivamente le cause di interferenza antropica con i siti della Rete Natura 2000

5 INQUINAMENTO ACUSTICO  Attuare interventi di contenimento ed abbattimento del rumore

 Perseguire la qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei  6 RISORSE IDRICHE Riqualificare e salvaguardare le fasce di pertinenza degli ambienti acquatici  Contenere i consumi idrici e favorire il recupero e riuso delle acque

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6. I POSSIBILI EFFETTI SULLA RETE NATURA 2000

6.1. LA RETE NATURA 2000 NELL’AMBITO DI PIANO

6.1.1. I SIC e ZPS interessati dal Piano

Il territorio comunale di Laveno Mombello è interessato dai seguenti siti 4 appartenenti alla Rete Natura 2000 (cfr. direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE):  pSIC IT2010018 “Monte Sangiano ” - Ente Gestore Comunità Montana della Valcuvia: il sito interessa una porzione marginale del territorio comunale nella sua parte sud- orientale.  pSIC IT2010019 “Monti della Valcuvia ” - Ente Gestore Comunità Montana della Valcuvia: il sito interessa la porzione settentrionale del territorio comunale, nella zona boscata che dalle pendici del Sasso del Ferro scende fino alla sponda lacuale.

In entrambi i casi trattasi di proposti Siti di Importanza Comunitaria individuati ai sensi delle norme vigenti per l’inserimento nella Rete Natura 2000, ai quali si applicano le disposizioni tese a raccordare le procedure di VAS con quelle relative alla Valutazione di Incidenza (cfr. Direttiva 92/43/CEE, DPR 357/97, DGR Lombardia 8 agosto 2003 n. 7/14106, DGR 15 ottobre 2004 n. 7/19018, DGR 13 dicembre 2006 n. 8/3798, e s.m.i.).

4 Aggiornamento 14 agosto 2007

Documento di Scoping 43

PGT COMUNE DI LAVENO MOMBELLO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL DOCUMENTO DI PIANO

La Rete Natura 2000

PTCP_Tav PAE3_c Fonte: Provincia di Varese

Documento di Scoping 44

PGT COMUNE DI LAVENO MOMBELLO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL DOCUMENTO DI PIANO

6.1.2. I potenziali effetti delle previsioni di Piano sulla Rete Natura 2000

Con riferimento agli obiettivi generali di Piano in precedenza espressi, i quali appaiono orientati prioritariamente al contenimento della edificazione al fine di non generare ulteriore consumo di suolo non urbanizzato, al recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio-infrastrutturale dismesso, alla risoluzione delle problematiche di viabilità e traffico veicolare, e, in generale, ad una attenta tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-ambientale e naturalistico esistente, la valutazione preliminare dei possibili effetti del nuovo strumento urbanistico sui siti della Rete Natura 2000 interessati non evidenzia elementi ai quali possano essere associate interferenze negative in eventuale aggravio dello stato di fatto. Viceversa, possibili fattori di miglioramento delle interazioni attualmente presenti tra i siti e le funzioni antropiche insediate potranno aversi: 1. Ove le successive determinazioni di Piano possano raggiungere l’obiettivo di miglioramento e riequilibrio dell'organizzazione della mobilità e delle problematiche di traffico veicolare di attraversamento; le criticità evidenziate lungo le direttrici verso Varese e per la Svizzera generano infatti esternalità ambientali che, sia pure in forma indiretta, possono allo stato attuale interferire con gli equilibri ecologici degli areali boscati ad esse contigui: ci si riferisce con questo ad aspetti quali emissioni in atmosfera, emissioni acustiche, ed alle interferenze di carattere percettivo generale che tipicamente interessano la fauna selvatica; 2. In relazione ad eventuali azioni tese a valorizzare il sistema ambientale e paesaggistico extraurbano, intervenendo con interventi di riqualificazione delle aree agricole e boscate – opportunamente coordinati – e di razionalizzazione della fruizione turistica in considerazione degli elementi di valenza naturalistica esistenti.

Documento di Scoping 45