COMUNE DI Provincia di Varese

DOCUMENTO DI SCOPING

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL DOCUMENTO DI PIANO DEL PIANO DI GOVERNO DEL COMUNE DI GEMONIO (VA)

Allegato 1 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

N. Riferimento: 07-205 Data: 9 Marzo 2009 N. copie consegnate: 2 + pdf File: 07-205 RSA Gemonio

Via Sanvito Silvestro 55 21100 Varese Tel. 0332 286650 – Fax 0332 234562 www.idrogea.com - [email protected] P.IVA : 02744990124

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

SOMMARIO

0 INTRODUZIONE ...... 4 0.1 Scopo del documento ...... 4 0.2 Organizzazione del documento...... 4 1 RISORSE AMBIENTALI PRIMARIE ...... 5 1.1 Inquadramento geografico ...... 6 1.2 Aria ...... 8 1.2.1 Regime meteoclimatico ...... 8 1.2.1.1 Direzione e velocità dei venti ...... 8 1.2.1.2 Temperatura ...... 9 1.2.1.3 Precipitazioni...... 10 1.2.1.4 Umidità relativa ...... 12 1.2.2 Regime emissivo ...... 13 1.2.3 Qualità dell’aria...... 16 1.2.3.1 Classificazione del territorio ...... 16 1.2.3.2 Monitoraggio della qualità dell’aria...... 17 1.2.3.3 Polveri...... 24 1.3 Risorse idriche...... 27 1.3.1 Descrizione del reticolo idrico ...... 27 1.3.1.1 Problematiche idrauliche ...... 30 1.3.2 Qualità delle acque superficiali ...... 33 1.3.2.1 Torrente Boesio ...... 33 1.3.2.2 Torrente Monvallina-Viganella ...... 38 1.3.3 Sistema fognario e depurativo...... 43 1.3.3.1 Scarichi in acque superficiali ...... 45 1.4 Suolo e sottosuolo...... 46 1.4.1 Geologia e geomorfologia di dettaglio...... 46 1.4.1.1 Geomorfologia e dissesti ...... 50 1.4.1.2 Radon ...... 52 1.4.2 Idrogeologia ...... 53 1.4.2.1 Complessi idrogeologici e idrostrutture ...... 53 1.4.2.2 Punti di captazione ...... 55 1.4.2.3 Qualità acque sotterranee ...... 58 1.4.2.4 Risorse idriche...... 59 1.5 Ecosistemi e Paesaggio ...... 61 1.5.1 Aree naturali protette...... 61 1.5.1.1 Zona di protezione, ripopolamento e tutela ittica ...... 62 1.5.2 Le aree forestate...... 63 1.5.3 Aree di naturalità ...... 64 1.5.4 Varchi ecologici ...... 66 1.5.5 Rete ecologica ...... 69 2 ELEMENTI DI ATTIVITA’ ANTROPICA ...... 70 2.1 Viabilità...... 71 2.1.1 Rete stradale ...... 71 2.1.2 Rete ferroviaria...... 75 2.1.3 Rete sentieristica...... 76 2.1.4 Rete ciclopedonale...... 76 2.2 Insediamenti produttivi...... 77 2.2.1 Le zone industriali ...... 77 2.2.1.1 Aziende classificate come Insalubri ...... 77 2.2.1.2 Impianti a Rischio Incidente Rilevante (RIR) ...... 78 2.2.2 Le zone agricole e di allevamento zootecnico ...... 78 2.2.3 Cave ...... 82 2.3 Rumore ...... 83 2.4 Gestione dei rifiuti...... 85 2.5 Altri elementi ...... 87

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2.5.1 Inquinamento elettromagnetico...... 87 2.5.1.1 Elettrodotti...... 87 2.5.1.2 Impianti radiotelecomunicazione ...... 88 2.5.2 Inquinamento luminoso...... 89 2.5.3 Inquinamento ambientale...... 90

TAVOLE

1. Elementi di sensibilità ambientale 2. Elementi di criticità ambientale

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

0 INTRODUZIONE

0.1 Scopo del documento

Il presente documento si inserisce nell’ambito del processo di Valutazione Ambientale Strategica del nuovo strumento urbanistico di Gemonio e costituisce un passaggio intermedio denominato Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (RSA). Lo scopo del RSA è quello di fornire un quadro ambientale del comune di Gemonio, attraverso i dati disponibili sul territorio.

0.2 Organizzazione del documento

Il documento è articolato nel modo seguente.

Capitolo 1 - Risorse Ambientali Primarie Verranno descritte ed analizzate le principali risorse ambientali: • Aria: valutazione di massima del regime meteoclimatico e della qualità dell’aria mediante i dati ARPA e INEMAR disponibili. • Risorse idriche: descrizione di massima del reticolo idrografico e definizione dello stato qualitativo delle acque superficiali sulla base dei dati ARPA e studi specifici condotti dalla Comunità Montana Valcuvia. Individuazione della rete fognaria, degli scarichi e dell’impianto di depurazione di riferimento. • Suolo e Sottosuolo: descrizione di massima della geologia, geomorfologia, pedologia e idrogeologia, sulla base dei data base provinciali (ARPA, ATO, ecc.) e sulla base dello studio geologico comunale. Sono stati individuati l’ubicazione di pozzi e sorgenti ad uso idropotabile e la relativa idrochimica, le aree a rischio idrogeologico e l’attitudine di uso dei suoli e dati relativi al radon. • Ecosistemi e Paesaggio: descrizione delle aree ad elevata naturalità e della rete ecologica individuata dal PTCP. Inoltre verrà effettuata la descrizione della flora e della fauna presente sul territorio desunta da studi specifici di settore (Piano di Indirizzo Forestale, ecc.) e da sopralluoghi in sito.

Capitolo 2 – Elementi di attività antropica Vengono brevemente descritti ed analizzati i seguenti temi: • Viabilità, analisi della rete ferroviaria, stradale e ciclopedonale se presente. • Insediamenti produttivi, individuazione delle zone industriali, con la localizzazione delle eventuali industrie a Rischio Incidente Rilevate (RIR) e insalubri di prima classe, le zone agricole e di allevamento e le cave eventualmente attive. • Rumore, descrizione del Piano di Zonizzazione Acustica. • Consumi e rifiuti, descrizione e analisi dei dati relativi alla produzione rifiuti • Tra gli altri fattori di interferenza sono state analizzate le tematiche di inquinamento elettromagnetico, luminoso e ambientale.

L’analisi è stata effettuata sulla base dei dati reperibili presso i diversi enti territorialmente competenti (Provincia di Varese, Regione Lombardia, ASL, ARPA, Comunità Montana della Valcuvia, etc.).

Dal momento che l’analisi territoriale è finalizzata alla valutazione del DdP il livello di approfondimento dei vari temi è differente in base al peso delle informazioni.

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1 RISORSE AMBIENTALI PRIMARIE

Nel presente capitolo vengono descritte ed analizzate le principali risorse ambientali:

• Aria: valutazione di massima del regime meteoclimatico e della qualità dell’aria mediante i dati ARPA e INEMAR disponibili. • Risorse idriche: descrizione di massima del reticolo idrografico e definizione dello stato qualitativo delle acque superficiali sulla base dei dati ARPA e studi specifici condotti dalla Comunità Montana Valcuvia. Individuazione della rete fognaria, degli scarichi e dell’impianto di depurazione di riferimento. • Suolo e Sottosuolo: descrizione di massima della geologia, geomorfologia, pedologia e idrogeologia, sulla base dei data base provinciali (ARPA, ATO, ecc.) e sulla base dello studio geologico comunale. Sono stati individuati l’ubicazione di pozzi e sorgenti ad uso idropotabile e la relativa idrochimica, le aree a rischio idrogeologico e l’attitudine di uso dei suoli e dati relativi al radon. • Ecosistemi e Paesaggio: descrizione delle aree ad elevata naturalità e della rete ecologica individuata dal PTCP. Inoltre verrà effettuata la descrizione della flora e della fauna presente sul territorio desunta da studi specifici di settore (Piano di Indirizzo Forestale, ecc.) e da sopralluoghi in sito.

A tale scopo è stata consultata la seguente documentazione

• “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale”, Provincia di Varese, 2007; • “Piano di Indirizzo Forestale”, CM Valcuvia, giugno 2007; • “Rapporto sulla Qualità dell’aria di Varese e Provincia” (ARPA Lombardia dipartimento di Varese, Anno 2005) • “Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria” (Regione Lombardia, 2007) • Database INEMAR • “Reticolo idrico minore”, CM Valcuvia, 2008; • “Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Varese”, Provincia di Varese, 2001; • “Acque correnti superficiali naturali del reticolo idrografico del territorio della Comunità Montana Valcuvia” (Comunità Montana della Valcuvia, marzo 2003) • “Piano d’ambito” ATO Varese, 2007; • “Studio relativo alla componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio”,dott. geol. A. Uggeri e dott. Geol. P.D. Fantoni, giugno 2008” • “Studio di approfondimento del grado di pericolosità del torrente Boesio finalizzato alla mappatura di possibili aree di esondazione” Università dell’Insubria, 2003 • “Suoli e paesaggi delle Province di Como, Lecco e Varese” (ERSAL, 2004) • “Studio idrogeologico della Provincia di Varese a supporto delle scelte di gestione delle risorse idropotabili”, ATO Varese, maggio 2007

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1.1 Inquadramento geografico

Il comune di Gemonio si colloca nella porzione nord occidentale della provincia di Varese, a circa 14 km a nord-ovest dal capoluogo di provincia. I fogli della Carta Tecnica Regionale di riferimento sono A4b3, A4b4 e A4c3.

Il territorio comunale ha una superficie complessiva di circa 3 km2 e una conformazione irregolare. Confina con i seguenti comuni, a partire da est in senso orario: , Cocquio Trevisago, , Caravate, e Brenta.

Figura 1. Inquadramento geografico

Il territorio comunale è prevalentemente pianeggiante con una altitudine compresa tra 233 e 406 m s.l.m. e posto al margine ovest della Valcuvia. L’insediamento urbanizzato è ubicato nella porzione ovest e si è sviluppato lungo la SS394.

Di seguito si riporta una foto aerea del territorio comunale, estratta dal sito della Regione Lombardia (2003).

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 2. Inquadramento geografico

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

1.2 Aria

1.2.1 Regime meteoclimatico

Il regime meteoclimatico è stato ricostruito sulla base dei dati forniti da ARPA Lombardia dipartimento di Varese e dall’inventario delle emissioni regionali INEMAR.

1.2.1.1 Direzione e velocità dei venti

Nella figura seguente è illustrata la rosa dei venti al suolo elaborata sulla base dei dati rilevati dalla stazione meteorologica di Varese Vidoletti (VA), facente parte della rete regionale di rilevamento gestita dall’Arpa, e relativi al periodo di osservazione dal 1994 al 2007. La rosa dei venti risultante mostra direzioni prevalenti dai quadranti settentrionali e meridionali, con prevalenza dei venti da Nord, e con calme di vento dell’ordine dell’11%.

ROSA DEI VENTI

N 25 NNO NNE

20 NO NE 15

ONO 10 ENE

5

O 0 E

OSO ESE

SO SE Vento SSO SSE Calma S

Figura 3. Rosa dei venti ottenuta dai dati registrati presso la stazione di Varese Vidoletti appartenente alla Rete Meteorologica di ARPA Lombardia negli anni dal 1994 al 2007

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1.2.1.2 Temperatura

L’analisi delle condizioni di temperatura è stata condotta a partire dalle misure giornaliere della stazione di rilevamento dei dati meteorologici di Varese Vidoletti. L’analisi condotta per gli anni dal 1992 al 2007, evidenzia come il 2003 sia l’anno con la temperatura media annuale maggiore (14,5 °C), connessa a delle temperature medie estive molto alte. La curva termometrica mostra un minimo invernale nel mese di dicembre (circa 2,96°C) ed un massimo nel mese di luglio (23,11°C).

TEMPERATURA MEDIA MENSILE

30 T° media mensile Media 2003: 14.5°C Media 1995: 12.1°C Media 1999: 13.1°C Media 2005: 12.8°C Media 1994: 11.8°C Media 1998: 12.6°C Media 1992: 10.9 °C Media 1996: 10.6°C 25

20

15

10

5

0

1 6 6 6 6 6 2 6 2 6 2 6 2 6 12 12 12 12 1 1 1 1 1992 1994 1995 1996 1998 1999 2003 2005 2007

Figura 4. Temperature medie mensili e annuali (°C), calcolate dalle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti negli anni dal 1992 al 2007

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CURVA TERMOMETRICA

25

20

15

10 TEMPERATURA °C

5

0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic MESI

Figura 5. Curva termometrica calcolata dalle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti

1.2.1.3 Precipitazioni

Le precipitazioni nell’area padana variano in funzione dell’orografia, distribuendosi in modo crescente dal basso mantovano (meno di 700 mm l’anno) verso Nord-Ovest, fino a massimi della zona dei laghi prealpini occidentali (oltre 2000 mm l’anno). Esse sono distribuite uniformemente nell’arco dell’anno con la presenza di due massimi in autunno e in primavera. I dati giornalieri negli anni dal 1992 al 2007 della stazione di rilevamento meteorologica di Varese Vidoletti hanno evidenziato la massima piovosità annuale nel 1995 con 2045 mm di pioggia, mentre nel 2005, anno di minimo di pioggia nel periodo considerato, se ne sono avuti soltanto 777 mm. La curva pluviometrica mostra un minimo nella stagione invernale (54,50 mm a marzo), mentre i valori più elevati si sono riscontrati nei mesi primaverili (168,87 mm a maggio) ed autunnali (176,75 mm a settembre).

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CUMULATA PLUVIOMETRICA MENSILE

1200

Cumulata pluviometrica mensile (mm pioggia/mese)

1000

800

600

Tot. 1992: 2011 mm Tot. 1995: 2045 mm Tot. 2003: 1967 mm

Tot. 1994: 1838 mm Tot. 1996: 1741 mm 400 Tot. 1999: 992 mm Tot. 1998: 963 mm Tot. 2005: 777 mm

200

0

1 6 6 6 2 6 2 6 6 2 6 2 6 6 12 12 1 1 12 1 1 12 1992 1994 1995 1996 1998 1999 2003 2005 2007

Figura 6. Cumulata pluviometrica mensile in millimetri, calcolata sulle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti negli anni dal 1992 al 2007

CURVA PLUVIOMETRICA

200

180

160

140

120

100

80 PRECIPITAZIONI mm PRECIPITAZIONI 60

40

20

0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic MESE Figura 7. Curva pluviometrica calcolata dalle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti

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1.2.1.4 Umidità relativa

L’analisi delle condizioni di umidità relativa è stata condotta a partire dalle misure giornaliere della stazione di rilevamento dei dati meteorologici di Varese Vidoletti. L’analisi condotta per gli anni dal 1992 al 2007, evidenzia come il 1996 sia l’anno con la percentuale di umidità relativa annuale maggiore (86% °C), mentre gli ultimi anni mostrano un calo (69 % di umidità nel 2003, 71% nel 2005). La curva dell’umidità relativa mostra valori minimi nei mesi di marzo (70,21%) e luglio (70,33%), mentre i valori più elevati si sono riscontrati negli ultimi tre mesi dell’anno (rispettivamente 87,38%, 85,90% e 86,20%).

UMIDITA' RELATIVA MEDIA MENSILE

100 Media 1992: 81% Media 1998: 83% Media 1995: 79% Media 2003: 69% 95 Media 1996: 86% Media 1994: 75% Media 1999: 85% Media 2005: 71% 90 85 80 75 70 65 60 55 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 umidità % relativa mensile 0

1 6 2 6 2 6 6 2 6 6 6 6 2 6 1 1 12 1 12 12 12 1 1992 1994 1995 1996 1998 1999 2003 2005 2007

Figura 8. Umidità relativa media mensile, calcolata sulle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti negli anni dal 1992 al 2007

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CURVA UMIDITA' RELATIVA

100

90

80

70

60

50

UMIDITA' % UMIDITA' 40

30

20

10

0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic MESE

Figura 9. Curva dell’umidità relativa calcolata dalle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti

1.2.2 Regime emissivo

La valutazione delle emissioni atmosferiche nel territorio della provincia di Varese deriva dall’Inventario delle emissioni in atmosfera (Emissioni in Lombardia nel 2005 - dati finali aprile 2007), realizzato dalla Regione Lombardia nell’ambito del PRQA (Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria), la cui gestione e sviluppo sono stati affidati per il triennio 2003 – 2005 ad ARPA Lombardia.

Gli inventari delle emissioni considerano generalmente i seguenti inquinanti atmosferici: • ossidi di zolfo (SOx); • ossidi di azoto (NOx); • composti organici volatili non metanici (COVNM); • metano (CH4); • monossido di carbonio (CO); • anidride carbonica (CO2). • ammoniaca (NH3); • protossido d’azoto (N2O); • polveri totali sospese (PTS); • polveri con diametro inferiore ai 10 mm (PM10); • polveri con diametro inferiore ai 2.5 mm (PM2.5).

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Nelle tabelle seguenti sono riportati i valori delle emissioni inquinanti (espressi in ton/anno) registrate nel comune di Gemonio e nella Provincia di Varese.

Tabella 1. Emissioni dei diversi inquinanti a Gemonio e in tutta la provincia di Varese (ton/anno, tranne CO2 in kton/anno) Gemonio Provincia di Varese SO2 0,00 1.605,95 NOx 57,10 18.220,99 COV 98,10 34.033,32 CH4 40,52 38.519,83 CO 201,15 42.433,95 CO2 18,54 6.693,15 N2O 0,00 529,15 NH3 2,98 1.134,24 PM2.5 8,50 1.649,66 PM10 9,49 1.869,13 PTS 7,62 2.097,38

Osservando i dati e il grafico seguente che illustra la distribuzione percentuale dei contaminanti a Gemonio e nella Provincia di Varese emerge che

• a livello locale gli inquinanti che hanno dato contributi emissivi maggiori sono CO, COV; • i contributi emissivi di SO2 e N2O sono nulli.

DISTRIBUZIONE DEI CONTAMINANTI

Provincia di Varese

Gemonio

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2.5 PM10 PTS

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Per analizzare il contributo emissivo stimato di Gemonio e raffrontarlo con il dato provinciale è necessario valutare il dato procapite, riportato nella tabella seguente ed espresso come kg/anno procapite per tutti i parametri ad eccezione di CO2 che è espresso come ton/anno procapite. I dati della popolazione sono quelli reperiti dai database ISTAT al 1 gennaio 2007.

Tabella 2. Emissioni dei diversi inquinanti procapite (kg/anno procapite, tranne CO2 in ton/anno procapite) Gemonio Provincia di Varese SO2 0,00 1,88 NOx 21,00 21,30 COV 36,08 39,79 CH4 14,90 45,03 CO 73,98 49,61 CO2 6,82 7,82 N2O 0,00 0,62 NH3 1,10 1,33 PM2.5 3,13 1,93 PM10 3,49 2,19 PTS 2,80 2,45

I valori delle emissioni procapite per Gemonio sono più alte rispetto alla media dell’associazione e della Provincia di Varese per i parametri CO e polveri sottili legati soprattutto al riscaldamento domestico a legna e secondariamente al traffico veicolare.

DISTRIBUZIONE DEI CONTAMINANTI A GEMONIO PER MACROSETTORE DI ATTIVITA'

'PM2.5' 'PTS' Combustione non industriale 'PM10' Combustione nell'industria 'NH3' Processi produttivi 'N2O' Estrazione e distribuzione combustibili Uso di solventi 'CO2' Trasporto su strada 'CO' Altre sorgenti mobili e macchinari 'CH4' Agricoltura 'COV' Altre sorgenti e assorbimenti 'NOx' 'SO2'

0% 20% 40% 60% 80% 100%

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1.2.3 Qualità dell’aria

1.2.3.1 Classificazione del territorio

Alla Regione Lombardia spetta suddivisione del territorio in zone e agglomerati, nelle quali valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite e definire, nel caso, piani di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria. Pertanto, sulla base dei risultati della valutazione della qualità dell’aria, delle caratteristiche orografiche e meteoclimatiche, della densità abitativa e della disponibilità di trasporto pubblico locale con la D.G.R 2 agosto 2007, n. 5290, la Regione Lombardia ha modificato la precedente zonizzazione distinguendo il territorio nelle seguenti zone:

• ZONA A: agglomerati urbani (A1) e zona urbanizzata (A2) • ZONA B: zona di pianura • ZONA C: area prealpina e appenninica (C1) e zona alpina (C2)

Come emerge dalla figura seguente (Rapporto Annuale sulla qualità dell’aria 2007) il comune di Gemonio si trova nella zona prealpina (C1).

Figura 10. Rappresentazione aree a diversa criticità ambientale

La zonizzazione deve essere rivista almeno ogni 5 anni.

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1.2.3.2 Monitoraggio della qualità dell’aria

Nel territorio della Provincia di Varese sono attive n° 10 stazioni fisse facenti parte della rete regionale di rilevamento della qualità dell’aria, gestita da A.R.P.A., dipartimento di Varese.

Nella tabella seguente è fornita una descrizione delle postazioni della rete di monitoraggio in termini di localizzazione e tipologia di destinazione urbana.

Tabella 3. Elenco delle stazioni fisse della Provincia di Varese (Fonte: Rapporto sulla Qualità dell’aria di Varese e Provincia, Anno 2007)

rete: PUB = pubblica, PRIV = privata tipo zona Decisione 2001/752/CE: o URBANA: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3000-5000 abitanti o SUBURBANA: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall’area urbana principale o RURALE: all’esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con meno di 3000-5000 abitanti è da ritenersi tale tipo stazione Decisione 2001/752/CE: o TRAFFICO: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico (se si trova all’interno di Zone a Traffico Limitato, è indicato tra parentesi ZTL) o INDUSTRIALE: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall'industria o FONDO: misura il livello di inquinamento determinato dall’insieme delle sorgenti di emissione non localizzate nelle immediate vicinanze della stazione; può essere localizzata indifferentemente in area urbana, suburbana o rurale o NON NOTA: sconosciuta o altro ^ nella classificazione della stazione di Somma Lombardo MXP, collocata in un contesto singolare (nelle vicinanze della S.S.336, ma anche dell’aeroporto intercontinentale di Malpensa), si è tenuto conto della nota inserita nella Decisione 2001/752/CE secondo la quale, nel caso di stazioni di “fondo” “si tratta di stazioni situate in posizione tale che il livello di inquinamento non è prevalentemente influenzato da una singola fonte o un’unica strada, ma dal contributo integrato di tutte le fonti sopravvento alla stazione”.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

La figura seguente illustra l’ubicazione delle stazioni di monitoraggio provinciale.

Figura 11. Localizzazione delle stazioni fisse di misura della Provincia di Varese (Fonte: Rapporto sulla Qualità dell’aria di Varese e Provincia, Anno 2005)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

I successivi grafici rappresentano le serie storiche delle concentrazioni medie mensili dei parametri monitorati dalla rete di monitoraggio dell’Arpa nel periodo dal 1991 al 2006.

Figura 12. Serie storica delle concentrazioni medie mensili di Biossido di Zolfo nella stazione di Varese (Fonte: Arpa)

Figura 13. Serie storica delle concentrazioni medie mensili di Biossido di Azoto nella stazione di Varese (Fonte: Arpa)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 14. Serie storica delle concentrazioni medie mensili di Monossido di Carbonio nella stazione di Varese (Fonte: Arpa)

Figura 15. Serie storica delle concentrazioni medie mensili di Ozono nella stazione di Varese (Fonte: Arpa)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 16. Serie storica delle concentrazioni medie mensili di PM10 nella stazione di Gallarate (Fonte: Arpa)

Figura 17. Serie storica delle concentrazioni medie mensili di Particolato Totale Sospeso nella stazione di Busto Arsizio (Fonte: Arpa)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 18. Serie storica delle concentrazioni medie mensili di Benzene nella stazione di Somma Lombardo (Fonte: Arpa)

Nella successiva tabella vengono riepilogati i valori limite dei parametri di qualità dell’aria monitorati.

Tabella 4. Valori limite

PARAMETRO VALORE LIMITE

Orario: 350 µg/m³ da non superare più di 24 volte/ anno SO2 Giornaliero: 125 µg/m³ da non superare per più di 3 giorni anno

Giornaliero: 200 µg/m³ media oraria da non superare per più di 18 volte anno NO2 Annuale: 40 µg/m³ media annua

CO 10 mg/m³ come media mobile massima su 8 ore

Soglia di Info: 180 µg/m³ media oraria Soglia di Allarme: 240 µg/m³ media oraria O3 Valore bersaglio salute umana: 120 µg/m³ come media mobile massima su 8 ore da non superarsi per più di 25 volte/anno Limite giornaliero: 50 µg/m³ da non superarsi per più di 35 giorni anno PM10 Limite annuale: 40 µg /m ³ media annua

C6H6 5 µg/m³ media annua

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

L’analisi dei precedenti grafici evidenzia: a. SO2 - valori in netta riduzione delle concentrazioni soprattutto a partire dal 1996; tale riduzione è legata alla trasformazione delle Centrali termoelettriche da ciclo a vapore a ciclo combinato ed alla conversione degli impianti di riscaldamento all’uso di combustibili a ridotto impatto ambientale (ad esempio il metano). b. NO2 - tra il 1980 ed il 1990 l’incremento delle concentrazioni era attribuibile all’incremento del numero di veicoli circolanti; dal 1991 la riduzione delle concentrazioni è connessa: all’introduzione di veicoli meno inquinanti. c. CO - dal 1990 la riduzione delle concentrazioni è connessa all’introduzione di veicoli catalizzati. d. O3 - valori critici e tendenzialmente in aumento. e. PTS PM10 - il decremento delle concentrazioni di polveri totali (di cui i PM10 sono circa l’80–85 %) è attribuibile all’adozione di migliori tecnologie, al trasferimento delle industrie, alla riduzione delle emissioni di inquinanti primari (ossidi di zolfo e ossidi di azoto) ed al rinnovo del parco auto circolante. f. C6H6 - la diminuzione delle concentrazioni di benzene è dovuta alla riduzione del suo tenore nelle benzine dal 5 % all’1%, all’adozione del ciclo chiuso e all’adozione del catalizzatore.

Sulla base dei dati raccolti nell’anno 2007 (RQA VA-2007) evidenzia una generale lieve tendenza al miglioramento della qualità dell’aria, almeno per gli inquinanti primari. Lo studio infatti, conferma che i parametri critici per l’inquinamento atmosferico sono l’ozono e il particolato sottile, per i quali numerosi e ripetuti sono i superamenti dei limiti. Resta in una posizione intermedia il biossido d’azoto, che solo in alcuni casi mostra un superamento dei limiti e di cui, però, non va dimenticata la criticità, dovuta al carattere secondario e al suo coinvolgimento nella dinamica di produzione dell’ozono. Per quanto riguarda SO2, CO e benzene, si osserva invece che le concentrazioni sono largamente al di sotto dei limiti (SO2) o comunque inferiori a quanto previsto come limite a regime dal D.M. 60/02.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

1.2.3.3 Polveri

La principale fonte potenziale di emissioni di polveri in atmosfera non è sita all’interno del detrritorio comunale di, bensì nelle immediate vicinanze nel territorio di Caravate; si tratta della ditta Colacem. Lqa Colacem si occupa sia dell’estrazione della materia prima (Miniera di marna del Sasso Poiano) sia della trasformazione del materiale in cemento (frantoio, altoforni, ecc.) Dal momento che lo stabilimento Colacem, sito in comune di Caravate, si colloca nelle immediate vicinanze del confine comunale con Gemonio, si ritiene opportuno riportare alcune informazioni inerenti alle emissioni di polveri connesse all’attività industriale.

Tra il comune di Caravate e la ditta Colacem, un tempo Rusconi, proprietaria della miniera di marna di Sasso Poiano e della cementeria in Caravate è in essere una convenzione che prevede, tra l’altro, il monitoraggio delle polveri provocate dall’attività di cava tramite l'ausilio di due centraline provinciali di registrazione automatiche poste in Via Filzi (denominata "1") e Via Cavour (denominata "2"); la centralina 1 è anche corredata di una centralina meteo. La figura seguente illustra l’ubicazione delle due centraline fisse di monitoraggio (denominate ex stazioni rete RRQA) e quella del laboratorio mobile di ARPA, in attività dal 29 novembre 2002 al 22 gennaio 2003.

Figura 19. Ubicazione delle centraline di monitoraggio (Fonte “Campagna di Misura Inquinamento Atmosferico” ARPA)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

L’ubicazione della centralina 1 è a circa 300 m dallo stabilimento in direzione SSO; sulla stessa direttrice ma circa 600 m è stata posizionata la centralina 2, posta ad una quota superiore rispetto alla prima; questa posizione consente alla centralina di Via Cavour di avere una maggior sensibilità alle emissioni anomale provenienti dal camino immesse ad alta quota.

La presenza del cementificio in passato ha creato notevoli disagi alla popolazione per l’emissione e la deposizione di polveri. In particolare nelle polveri provenienti dalla linea di cottura del clinker possono essere presenti anche ossidi di zolfo ed ossidi di azoto. A partire dal 1999 la ditta Colacem ha apportato migliorie tecniche all’impianto applicando filtri a camicia ed elettrofiltri puliti tramite sistemi automatici di scuotimento, che immettono le polveri provenienti dalla pulitura dei filtri nel ciclo di lavorazione come materiale primario. Tali migliorie hanno permesso il drastico abbattimento delle polveri emesse tuttavia con alcune eccezioni. Si tratta di eventi sporadici connessi alla interruzione dell’erogazione di energia elettrica che, interrompendo bruscamente il processo produttivo, provoca piccole emissioni nel breve periodo che intercorre tra il black out e la messa in funzione del sistema di erogazione di energia elettrica di emergenza. Dal 2006 la ditta Colacem ha previsto la sostituzione dell’elettrofiltro del forno di cottura del clinker ed il filtro a maniche del raffreddamento del clinker con un nuovo impianto di abbattimento composto da due filtri “ibridi”, ciascuno dei quali sarà costituito da un filtro elettrostatico e da un filtro a maniche posti in serie, i filtri ibridi posizionati in parallelo trattengono gli aeriformi provenienti dal forno di cottura del clinker, dal molino del crudo e dal raffreddamento del clinker e daranno luogo ad una emissione in atmosfera unica. Questo nuovo sistema di filtraggio ha consentito di evitare l’emissione accidentale di polveri legata all’interruzione dell’energia elettrica. La produzione di polveri connesse alla ditta Colacem non è solo legata alle emissioni di processo ma anche a quelle diffuse (circolazione degli automezzi e dallo stoccaggio e movimentazione dei materiali). La ditta adotta una serie di accorgimenti per ridurre tali emissioni quali la protezione dei cumuli, l’innaffiamento delle strade bianche e l’utilizzo di ambienti depressurizzati.

I parametri monitorati dalle centraline sono concentrazioni di ossidi di zolfo (SO2) e polveri totali in sospensione (PTS) e PM10 nella stazione n. 1 di via Filzi dal 2000. Sulla base dei dati elaborati da Idrogea S.r.l. nel 2000 relativamente agli anni 1998, 1999 e 2000 emerge che a seguito dell’installazione dei filtri le concentrazioni degli ossidi di zolfo si sono ridotte notevolmente, tuttavia non le emissioni di polveri che dopo un primo abbassamento dal 1998 al 1999, nel 2000 sono nuovamente aumentate. I grafici seguenti illustrano l’andamento delle concentrazioni minime, medie e massime, rilevate nel periodo 1998-2000.

Comune di Caravate Comune di Caravate Confronto tra le concentrazioni di PTS rilevate negli anni 1998, 1999 e Confronto tra le concentrazioni di SO2 rilevate negli anni 1998, 2000 e PM10 rilevato nell'anno 2000. 1999 e 2000

250 70

PM10 60 200 Via Filzi 50

150 40

30 100 PM10 20 Vi a Fil zi

50 PM10 10 Via Filzi 0 0 1998 1999 2000 1998 1999 2000 1998 1999 2000 1998 1999 2000 1998 1999 2000 1998 1999 2000 Min Media Max Min Media Max Stazione 1 - Filzi Stazione 2 - Cavour Stazione 1 - Filzi Stazione 2 - Cavour

Figura 20. Confronto concentrazioni di polveri e SO2 dal 1998 al 2000 (Fonte “Controlli geologico - ambientali relativi alle attività della Colacem nel 2000 - emissioni di polveri”

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Il monitoraggio condotto da ARPA dal 29/11/02 al 22/01/03 è stato realizzato con una stazione mobile ubicata in via I Maggio. I risultati ottenuti sono i seguenti:

• biossido di zolfo (SO2), con concentrazioni basse e sempre al di sotto del livello di attenzione (130 µg/m3) • monossido di carbonio (CO), con concentrazioni basse e sempre al di sotto del livello di attenzione (10 µg/m3) • ossidi di azoto (NO e NO2) con concentrazioni basse e per NO2 sempre al di sotto del livello di attenzione (200 µg/m3) 3 • ozono (O3) con concentrazioni sempre al di sotto del livello di attenzione (180 µg/m ), tuttavia si sono verificati un paio di fenomeni di picco connessi al trasporto o intrusione dalla stratosfera.

I dati sono stati confrontati con quelli della altre stazioni fisse di monitoraggio provinciale, e la stazione mobile di Caravate ha valori di concentrazione inferiore a tutte le stazioni per tutti i parametri analizzati ad eccezione dell’ozono.

Nel periodo dal novembre 2003 all’agosto 2004 ARPA ha condotto delle campagne di monitoraggio del articolato atmosferico nel comune di Caravate. Le indagini sono state condotte in modo discontinuo a novembre, febbraio, maggio e agosto (due settimane per ogni mese) e hanno consentito la determinazione del parametro PM10 presso la stazione 1 di via Filzi. I dati di Caravate sono stati confrontati con quelli delle centraline poste a Gallarate, Busto e Saronno, valutando una media di 61 giorni. I valori ottenuti per Caravate sono pari 35 µg/m3, valori di poco inferiori a quelle raccolte nell’area Sempione (Busto A. 41, Gallarate 36 e Saronno 47 µg/m3). Estrapolando i dati di Caravate è stato ottenuto un ipotetico valore medio annuo parti a 40 µg/m3, valore vicino al limite annuale per la protezione della salute umana in vigore dal 1 gennaio 2005. Confrontando questi dati con quelli dei parametri meteoclimatici emerge come le precipitazioni o una discreta attività anemologica le concentrazioni subiscono consistenti diminuzioni

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

1.3 Risorse idriche

1.3.1 Descrizione del reticolo idrico

Il reticolo idrico del Comune di Gemonio è illustrato nella figura seguente, estratta dal “Determinazione del reticolo idrico minore – ai sensi della DGR 7/7868 del 25 gennaio 2002 e s.m.i.” redatto per la Comunità Montana Valcuvia (novembre 2007).

Figura 21. Reticolo idrico (Fonte : “Determinazione del reticolo idrico minore” Allegato 1 – Tavola 7)

La DGR 7/13950 del 1//08/03 della Regione Lombardia (Modifica della d.g.r. 25 gennaio 2002 n. 7/7868 “Determinazione del reticolo idrico principale. Trasferimento delle funzioni relative alla polizia idraulica concernenti il reticolo idrico minore come indicato dall’art. 3, comma 114 della l.r. 1/2000.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Determinazione dei canoni regionale i di polizia idraulica”) individua, nel territorio comunale di Gemonio i seguenti corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrografico principale.

Tabella 5. Reticolo idrografico principale

Tratto classificato come Num. prog. Denominazione Foce o sbocco principale dallo sbocco alla confluenza con il VA020 Torrente Boesio Lago Maggiore canale nuovo Torrente Monvallina- dallo sbocco alla confluenza del Rio VA030 Lago Maggiore Viganella di Mezzo (SP 39)

Di seguito vengono descritte le caratteristiche dei corsi d’acqua presenti sul territorio comunale, desunte dallo Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Varese e dallo studio “Acque correnti superficiali naturali del reticolo idrografico del territorio della Comunità Montana Valcuvia” redatto dalla Comunità Montana. Alcune delle caratteristiche principali vengono riportate nella tabella seguente.

Tabella 1. Caratteristiche dei corsi d’acqua

Torrente Monvallina - Torrente Boesio Viganella Lunghezza corso d’acqua 11,6 km 12,9 km Larghezza media alveo di magra 2,5 m 5 m Quota sorgenti 270 m s.l.m. 660 m s.l.m. Quota foce 193 m s.l.m. 193 m s.l.m. Pendenza 0,7 % 3,6%

• Il Torrente Boesio nasce a Cuvegio e scorre lungo la Valcuvia fino a Lago Maggiore con andamento E-O; il corso d’acqua attraversa territori piuttosto antropizzati (insediamenti residenziali e industriali, campi coltivati) alternati a boschi di latifoglie, ricevendo apporti da affluenti laterali provenienti dal Monte Nudo e dal Sasso del Ferro. Il T. Boesio ha un andamento sinuoso con velocità di corrente sostenuta e leggera turbolenza. Dal punto di vista idraulico ha un regime di tipo pluviale caratterizzato da due periodi di morbida a maggio e ottobre, e da due periodi di magra ad agosto e gennaio. La portata media annua (dati dal 1978 al 1995) è pari a 1,75 m3/sec.

La figura seguente illustra il profilo altimetrico del T. Boesio, dove sono stati localizzate le stazioni di monitoraggio della Carta Ittica: • BOE-1 a • BOE-2 a Brenta, loc. Molino Mistura

Il T. Boesio interessa il territorio comunale a nord e costituisce il confine con Brenta e Cittiglio. Le stazioni di monitoraggio BOE-2 è in prossimità di Gemonio.

La stazione di monitoraggio dello studio condotto dalla Comunità Montana di riferimento e la n. 02 posta a monte della Cascina Prada

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Gemonio

Figura 22. Profilo altimetrico del Torrente Boesio

• Il T. Monvallina-Viganella è un tributario del Lago Maggiore, nasce sopra Orino a 660 m s.l.m. e una lunghezza complessiva di 12,9 km. Alcune delle caratteristiche principali vengono riportate nella tabella seguente. Il corso del T. Viganella-Monvallina è suddivisibile in due tratti a causa delle caratteristiche idrauliche e morfologiche.

• Tratto medio alto: presenta caratteristiche torrentizie con pendenza d’alveo moderata e una velocità di corrente sostenuta con una buona presenza di tratti run/riffle. Il corso d’acqua attraversa una valle coperta di boschi e latifoglie e presenta un fondo roccioso coperto da ghiaia e ciottoli. • Tratto medio basso: in prossimità dell’abitato di Geminio il torrente presenta alvei artificiali o un andamento meandriforme con una velocità media di corrivazione ridotta. Il corso d’acqua attraversa un’area di valle alluvionale interessata da aree antropizzate e zone coperte da prati, coltivazioni e boschi. Il fondo del torrente è costituito da materiale fine e la larghezza dell’alveo aumento fino a circa 7,5 m.

Il torrente assicura portate stabili tutto l’anno con un regime ideologico tipicamente pluviale con due periodi di magra, uno principale ad agosto e uno secondario e gennaio, e due periodi di morbida uno principale e a maggio e uno secondario e ottobre. Dalle misure condotte da 1978 al 1991 la portata media è 0,56 m3/sec.

Tabella 2. Caratteristiche del Torrente Monvallina-Viganella

Lunghezza corso d’acqua 12,9 km Larghezza media alveo di magra 5 m Quota sorgenti 660 m s.l.m. Quota foce 193 m s.l.m. Pendenza 3,6%

La figura seguente illustra il profilo altimetrico del T. Monvallina-Viganella, dove sono stati localizzate le stazioni di monitoraggio della Carta Ittica: • MON-1 a Gemonio, in prossimità dell’abitato; • MON-2 a , in località Piano Superiore.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Gemonio

Figura 23. Profilo altimetrico del Torrente Monvallina-Viganella

Il punto di monitoraggio dello studio della Comunità Montana Valcuvia (stazione S14) si colloca in via Salvini, a valle flusso rispetto alla stazione MON-1. La figura seguente illustra l’ubicazione S14.

Figura 24. Ubicazione della stazione S14 (fonte “Acque correnti superficiali naturali del reticolo idrografico del territorio della Comunità Montana Valcuvia”)

1.3.1.1 Problematiche idrauliche

Le informazioni riportate nel presente paragrafo sono state desunte dallo studio geologico redatto da Idrogea Servizi S.r.l. e dallo studio finalizzato alla mappatura delle aree di possibile esondazione del Torrente Boesio, effettuato nel 2003 dalle Università dell’Insubria e di Pavia, per conto della Provincia di Varese.

Caratteristiche Nel tratto del T. Boesio che interessa il comune di Gemonio si distinguono tre settori:

1) da est fino all’altezza del Monte Scirlago, il torrente scorre con blande anse (indice di sinuosità = 1,2), moderatamente confinato in depositi quaternari; 2) lungo la stretta del monte Scirlago, l’alveo è rettilineo e fortemente confinato tra versanti acclivi con substrato roccioso affiorante; 3) tra la riapertura della piana e la SS 349, l’alveo scorre nuovamente con debole confinamento tra i fabbricati della ditta Vedani (sponda destra, in comune di Cittiglio) e dell’impianto di compostaggio della ditta ex INVA (sponda sinistra).

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Il trasporto solido in alveo è alimentato da erosioni spondali discontinue, distribuite più a monte, che immettono in alveo materiale prevalentemente sabbioso-ghiaioso e limoso. Sorgenti più importanti di materiali sono gli apporti dei debris flow in corrispondenza dei principali affluenti, durante i periodi di piena. In condizioni ordinarie, l’entità del trasporto solido può essere ritenuta trascurabile.

Attraversamenti principali Il più importante è costituito dalla SS N°349 presso il confine con il Comune di Cittiglio.

Interventi antropici Il torrente ha subito interventi, soprattutto negli ultimi 10 anni, in numerosi tratti e, particolarmente, in corrispondenza della stretta del Monte Scirlago e della ditta INVA. Gli interventi realizzati sono rappresentati perlopiù dalla sistemazione degli argini con la posa di scogliere a massi e muri in calcestruzzo.

Esondazioni: Il più importante evento recente risale all’alluvione del novembre 2002. Per il passato sono citati rari episodi di allagamento (1968 e 1994) nel Catalogo delle Informazioni sulle Località Italiane Colpite da Frane ed Esondazioni (CNR Gruppo Nazionale Difesa Catastrofi Idrogeologiche, 1998). Il tratto esondato nel 2002, per quanto riguarda il territorio di Gemonio, comprende parte dell’impianto di compostaggio, solo marginalmente interessato dalla piena (allagamento del piazzale di ingresso) grazie alla parziale protezione di un muro di contenimento, e parte della piana di fondovalle, sia a monte che a valle della SS349, come illustrato nella figura seguente

Figura 25. Mappatura aree esondate anno 2002 [Studio idraulico Torrente Boesio, Provincia di Varese 2003]

Mentre l’area a monte della SS349 coincide con quella indicata come ‘esondabile’ dai risultati dello studio idraulico del Torrente Boesio, l’area a valle non è segnalata (vedi area evidenziata nelle figura precedenti.) Infatti secondo lo studio citato, questo settore non è stato allagato per tracimazione diretta dagli argini ma per il convogliamento attraverso un sottopasso stradale delle acque fuoriuscite a monte della statale. Questo flusso si è poi indirizzato, per effetto del contenimento esercitato dal rilevato ferroviario (linea Varese-Laveno FNM), verso la segheria Fidanza, in comune di Cittiglio.

Di seguito si riporta un estratto della carta di mappatura delle possibili aree di esondazione.

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Figura 26. Mappatura possibili aree di esondazione [Studio idraulico Torrente Boesio, Provincia di Varese 2003]

Il succitato studio include informazioni anche sul T. Monvallina-Viganella.

Caratteristiche Nel territorio di Gemonio, il corso del Viganella può essere suddiviso in due distinti settori: • nel primo, tra il limite con il comune di Azzio e la linea ferroviaria Varese-Laveno, il torrente si inforra progressivamente e scorre fino al suo sbocco in pianura in una gola incisa nel substrato roccioso. Il corso d’acqua è strettamente confinato lungo l’intero settore, perché il dislivello della forra, pur diminuendo verso valle, si mantiene sempre elevato, passando dai 40-45 m del tratto iniziale ai 10 m circa, in sponda destra, di quello finale. È classificabile come un alveo monocursale rettilineo, parzialmente in roccia. Almeno 2/3 di questo percorso sono interessati da opere antropiche, tra cui le captazioni acquedottistiche comunali, ubicate in corrispondenza del tratto terminale di V. Castelli e un complesso industriale dismesso, localizzato poco a valle del punto precedente. • a partire dalla linea ferroviaria, il torrente inizia a scorrere verso ovest su un’area subpianeggiante limoso-sabbiosa, con un alveo fortemente artificializzato, disegnando due blande anse (indice di sinuosità = 1,2). L’alveo è confinato da argini artificiali e, in corrispondenza della SP634 (Gemonio-Besozzo) assume carattere pensile. La quasi totalità del percorso in questo settore si svolge in un ambito da urbanizzato a semiurbanizzato.

Attraversamenti principali Gli attraversamenti più importanti sono rappresentati dalla ferrovia (linea Varese - Laveno delle FNM) e dalla statale N°349.

Interventi antropici L’andamento del torrente nell’area pianeggiante non sembra aver subito modificazioni sostanziali, mentre ne è stato completamente artificializzato l’alveo, con difese di sponda in calcestruzzo e a scogliera. Importanti elementi antropici sono presenti anche nel tratto inforrato del percorso.

Esondazioni Non sono noti episodi recenti di una certa entità da parte del Viganella, ad esclusione di modesti allagamenti temporanei che hanno interessato ristrette aree adiacenti al torrente. Gli archivi giornalistici, dagli inizi del 1900 ad oggi, riportano solo due eventi storici di esondazione del Viganella, verificatisi il 2-4/11/1968 e il 14/9/94.

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Attualmente, solo un’area in località I mulini, prossima al termine della forra, è ancora interessata da esondazioni di modesta entità, per la concomitante presenza di un restringimento dell’alveo e di una brusca curva del corso d’acqua. L’area a monte del ponte di Via Clivio è stata indicata nello studio provinciale (Provincia di Varese, 2004) come inondabile per piene con tempo di ritorno di 100 anni; approfondimenti successivi (Idrogea Servizi, 2006) hanno invece permesso di stabilire che la sezione del ponte è in grado di smaltire le piene centennali.

Un’altra area sede di allagamenti ripetuti (via Isonzo), risulta definitivamente messa in sicurezza con le sistemazioni di sponda (posa di scogliere) effettuate negli anni 1996-1997.

1.3.2 Qualità delle acque superficiali

La qualità dei corpi idrici è stata studiata nell’ambito delle attività di aggiornamento della Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Varese con dati riferiti al dicembre 1999.

1.3.2.1 Torrente Boesio

Il parametro che da informazioni sulla qualità biologica del corso d’acqua è l’IBE (Indice Biotico Esteso) analisi qualitativa della comunità macrobentonica. Il T. Boesio risente di un forte impatto di origine antropica legato agli scarichi civili, industriali e zootecnici. I dati raccolti nel 1994 nell’ambito della redazione della Carta delle vocazioni ittiche, classificano le acque nelle classi III e IV (vedi tabella seguente); ad Azzio il punteggio IBE è pari a 4 facendo rientrare il corso d’acqua nella classe IV, la qualità delle acque sembra migliorare in corrispondenza di Brenta (classe II-III) per poi peggiorare nuovamente a Cittiglio e Laveno (classe III- IV).

Tabella 3. Classi di qualità IBE e relativo giudizio

La campagna di monitoraggio condotta nel 2003 dalla Comunità Montana ha permesso di valutare la comunità macrobentonica del T. Boesio, posizionando quattro stazioni di monitoraggio; S01, il T. Proveda tra C. Cabiaglio e Orio, S02 tra Brenta e loc. Cascina Prada, S03, a Brenta Az. Agr. “La Quercia”, A Laveno Mobello “Manifattura Cotoniera Mariarosa”. I risultati sono riportati nella tabella seguente.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Tabella 4. Classi di qualità IBE del T. Boesio (fonte CM Valcuvia, 2003)

Osservando i dati emerge che in corrispondenza della stazione S02 vi è un notevole peggioramento dello stato qualitativo delle acque che vengono poste in classe IBE III-IV con un valore di IBE pari a 6/5, confermando l’alterazione del corso d’acqua.

La comunità ittica del T. Boesio, valutata nella Carta delle vocazioni ittiche, nel primo tratto (BOE-1) a Cuveglio, e nel secondo tratto (BOE-2) a Brenta è numericamente esigua e poco diversificata; è costituita rispettivamente da trota iridea e vairone. La popolazione rilevata è poco coerente con la vocazione a Salmonidi accompagnati da Ciprinidi reofili espressa dalle caratteristiche dell’habitat fisico. Questo dato evidenzia uno stato di forte compromissione legato ad un impatto antropico che interferisce sia sulle caratteristiche chimiche sia su quelle fisiche, per la presenza di briglie, interventi di rettificazione, ecc. Di seguito si riportano le schede sintetiche relative alle sezioni di campionamento ittico.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 27. Scheda sintetiche relativa alla stazione di campionamento ittico BOE-1 (Fonte: Carta delle vocazioni ittiche della Provincia di Varese). LEGENDA COMUNITÀ ITTICA: 1 pesce = specie occasionale o rara – 2 pesci = specie scarsa – 3 pesci = specie presente con una popolazione ben strutturata in classi di età – 4 pesci = popolazione della specie numericamente abbondante – 5 pesci = popolazione dominante

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 28. Scheda sintetiche relativa alla stazione di campionamento ittico BOE-2 (Fonte: Carta delle vocazioni ittiche della Provincia di Varese). LEGENDA COMUNITÀ ITTICA: 1 pesce = specie occasionale o rara – 2 pesci = specie scarsa – 3 pesci = specie presente con una popolazione ben strutturata in classi di età – 4 pesci = popolazione della specie numericamente abbondante – 5 pesci = popolazione dominante

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Lo studio condotto dalla Comunità Montana (2003) ha consentito di valutare l’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) parametro che oltre alla comunità macrobentonica considera anche lo stato del territorio circostante (vegetazione, conformazione delle rive, fondo dell’alveo, ecc.). Le stazioni di rilevamento dell’indice sul T. Boesio sono 9; quelle che interessano l’area di studio sono le prime tre: la prima S02 tra Brenta e Cuvio loc. Cascina Prada, la seconda S03.2 tra i centri abitati di Brenta e Cuvio, e la terza S03.1 a Brenta. Le schede seguenti illustrano i risultati.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

I valori di IFF rilevati nelle diverse stazioni sono compresi tra 165 e 205, che corrisponde ad un livello di funzionali tra III e II con giudizio da mediocre a buono, come illustrato nella tabella seguente.

Tabella 5. Indice e giudizio di funzionalità (IFF)

Nel primo tratto analizzato il livello di funzionalità è in parte compromesso dalla rettificazione del corso d’acqua e dalla presenza di attività agricole. Proseguendo verso valle si osserva un miglioramento dell’indice, più marcato sulla sponda sinistra, verso Azzio e Gemonio, per la presenza di sponde costituite da prati e boschi e meno nella sponda destra, verso e Brenta, a causa della distribuzione di abitazioni lungo le sponde.

1.3.2.2 Torrente Monvallina-Viganella

Il parametro che da informazioni sulla qualità biologica del corso d’acqua è l’IBE (Indice Biotico Esteso) analisi qualitativa della comunità macrobentonica. Per il T. Viganella-Monvallina l’IBE è pari a 6, facendo rientrare il corso d’acqua nella classe III (vedi tabella seguente), corrispondente ad un ambiente alterato.

Tabella 6. Classi di qualità IBE e relativo giudizio

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

La campagna di monitoraggio condotta nel 2003 dalla Comunità Montana ha permesso di valutare la comunità macrobentonica ponendo il torrente in classe II con un valore di IBE pari a 8.

Un ulteriore parametro indicativo della comunità macrobentonica è il FBI (Family Biotic Index), derivante dall’analisi quantitativa della popolazione. Per il T. Viganella-Monvallina li FBI è pari a 5,2, definendo le acque di qualità discreta (vedi tabella seguente), corrispondente ad un moderato inquinamento organico.

Tabella 7. Indice di qualità FBI e relativo giudizio

La comunità ittica del T. Viganella-Monvallina è diversa nel primo e nel secondo tratto. Nel primo tratto (MON-1) la comunità ittica è numericamente esigua costituita da trota fario e ibridi riconducibili a pratiche di ripopolamento; questo tratto è stato classificato dalla Comunità Montana come zona ittica a salmonidi. Nel secondo tratto (MON-2) la comunità ittica è diversificata e numericamente più consistente, dominata dai ciprinidi reofili; questo tratto è stato classificato come zona ittica a ciprinidi.

Di seguito si riportano le schede sintetiche relative alle sezioni di campionamento ittico.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 29. Scheda sintetiche relativa alla stazione di campionamento ittico MON1 (Fonte: Carta delle vocazioni ittiche della Provincia di Varese). LEGENDA COMUNITÀ ITTICA: 1 pesce = specie occasionale o rara – 2 pesci = specie scarsa – 3 pesci = specie presente con una popolazione ben strutturata in classi di età – 4 pesci = popolazione della specie numericamente abbondante – 5 pesci = popolazione dominante

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 30. Scheda sintetiche relativa alla stazione di campionamento ittico MON2 (Fonte: Carta delle vocazioni ittiche della Provincia di Varese). LEGENDA COMUNITÀ ITTICA: 1 pesce = specie occasionale o rara – 2 pesci = specie scarsa – 3 pesci = specie presente con una popolazione ben strutturata in classi di età – 4 pesci = popolazione della specie numericamente abbondante – 5 pesci = popolazione dominante

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Lo studio condotto dalla Comunità Montana ha consentito di valutare l’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) parametro che oltre alla comunità macrobentonica considera anche lo stato del territorio circostante (vegetazione, conformazione delle rive, fondo dell’alveo, ecc.). Il valore di IFF della stazione S14, sita nel comune di Gemonio, è pari a 210 per entrambe le sponde, come illustrato di seguito.

I.F.F Sx Dx Sponde dx e sx

Punteggio totale 210 210

Livello di funzionalità II II

Giudizio di funzionalità buono buono

Il valore di IFF corrisponde ad un livello di funzionali II con giudizio buono, come illustrato nella tabella seguente. L’alveo non ha subito modificazioni importanti ma le rive sono artificiali; il territorio circostante è coltivato e parzialmente urbanizzato. La stretta fascia perifluviale è vegetata da essenze arboree ed arbustive non riparie e si notano in alveo rifiuti ed evidenza di scarichi civili.

Tabella 8. Indice e giudizio di funzionalità (IFF)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

1.3.3 Sistema fognario e depurativo

La rete fognaria del comune di Gemonio è connessa al depuratore di Monvalle, di proprietà del Consorzio Verbano SpA, al quale sono allacciati 6 comuni: oltre a Gemonio anche Besozzo, Caravate, , Monvalle e Sangiano. Essi costituiscono l’agglomerato AG14.

Figura 31. Reti fognarie, collettori e depuratori [Fonte: Cartografia ATO – Individuazione tematica agglomerati]

L’impianto, in funzione dal 1998 ha una potenzialità di 12.500 AE; la dimensione totale dell’agglomerato è di 12.713 AE, superiore alla potenzialità dell’impianto che pertanto risulta essere sottodimensionato. Esiste un progetto di riqualificazione, che non è mai stato realizzato per mancanza di copertura finanziaria. La gestione dell’impianto sono affidate al consorzio denominato Società per il risanamento e la salvaguardia dei bacini della sponda orientale del Verbano S.p.A.

Presso l’impianto confluiscono acque scure da tre direzioni: dall’abitato di Monvalle e , dall’ex impianto di Leggiuno (ora stazione di sollevamento) e dal collettore consortile proveniente da Caravate, Gemonio, ecc. I trattamenti a cui sono sottoposti i reflui sono i seguenti: pretrattamento tramite grigliatura, dissabbiatura e disoleatura (grigliato, sabbie e olii vengono smaltiti), denitrificazione, nitrificazione, ossidazione e sedimentazione finale. Il fango di risulta viene quindi sottoposto ad ispessimento e disidratazione e viene smaltito, mentre i liquami depurati e sottoposti a disinfezione con ipoclorito di sodio vengono scaricati nel T. Monvallina. La foto area seguente illustra lo schema di massima dell’impianto.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 32. Foto aerea del Depuratore di Monvalle

Nella seguente tabella vengono sintetizzati i dati riferiti all’anno 2006:

Tabella 9. Dati del depuratore intercomunale di Monvalle

PARAMETRI ANNO 2006 Portata trattata (m3/g) 3.352 Carico trattato (kg COD/g) 460 Portata fango di supero da trattamento biologico (m3/g) 176 Fango smaltito (kg/mese) 462.278

I dati analitici confermano che in uscita dall’impianto tutti i parametri analizzati sono conformi ai limiti di legge per scarichi in acque superficiali (ex DLgs 152/99). Non si segnalano particolari anomalie di funzionamento.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

1.3.3.1 Scarichi in acque superficiali

Sulla base dei dati forniti dalla Provincia di Varese Settore Ecologia ed Energia - Attività Risorse Idriche e Tutela Ambientale, gli scarichi in acque superficiali comunali sono riportati nella tabella seguente.

Tabella 10. Scarichi autorizzati in acque superficiali (Provincia di Varese) N. TITOLARE AUT. TIPO SCARICO RECAPITO

1 Utensilerie Associate S.r.l. Scarico acque di Rio Viganella raffreddamento 2 Comune di Gemonio Sfioratore di piena Torrente Boesio

3 Comune di Gemonio Terminale fognatura non Torrente Boesio depurata (*) 4 Comune di Gemonio Sfioratore di piena Rio Viganella

5 Comune di Gemonio Sfioratore di piena Rio Viganella

6 Comune di Gemonio Sfioratore di piena Rio Viganella

(*) tale punto di scarico non esiste più da diversi anni in quanto è stato recapitato al collettore di Cittiglio

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

1.4 Suolo e sottosuolo

1.4.1 Geologia e geomorfologia di dettaglio

L’inquadramento geologico è stato effettuato sulla base dello “Studio relativo alla componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio”, redatto dal dott. geol. A. Uggeri e dott. Geol. P.D. Fantoni nel giugno 2008. La figura seguente illustra la geologia della zona di interesse.

Figura 33. Carta geologica (fonte “Studio relativo alla componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Le unità presenti sono riportate di seguito, a partire dalla più antica.

SUBSTRATO ROCCIOSO

Nell’area affiora una serie sedimentaria carbonatico-silicea (Calcare di Moltrasio, Calcare del Domaro, Formazione di Valmaggiore) di età Giurassica, compresa tra il Lias ed il Dogger.

CALCARE DI MOLTRASIO (Lias.inf) Rappresenta il termine stratigrafico più basso della successione affiorante nel territorio comunale. Il Calcare di Moltrasio (noto in letteratura anche come “Calcare Selcifero Lombardo”) è costituito da calcari e calcari marnosi, di colore grigio scuro, a stratificazione da media a sottile, o, più raramente, massiccia. L’elemento caratterizzante è costituito da un elevato contenuto in selce, diffusa nella matrice carbonatica o, tipicamente, concentrata da processi diagenetici in noduli, lenti e liste. Attualmente la genesi della formazione è interpretata in termini di correnti torbiditiche, sedimentate in un bacino marino tettonicamente instabile ed in via di approfondimento. Il limite superiore con il Calcare del Domaro è concordante e graduale, con aumento consistente della frazione argillosa. Il Calcare di Moltrasio affiora nella parte centro-occidentale dell’area in esame.

CALCARE DEL DOMARO (Lias. Sup.) La formazione è costituita da alternanze di calcari, calcari marnosi e marne, di colore grigio o grigio nocciola, con stratificazione variabile da media a massiccia. La silice è presente ma in quantità ridotta e, prevalentemente, in forma diffusa; comune è anche la presenza di mica detritica, di bioclasti e frustoli carboniosi. La struttura sedimentaria più diffusa è rappresentata dalla gradazione degli strati. Per tutti questi caratteri il Calcare del Domaro è interpretato come successione torbiditica, che si differenzia dal sottostante Calcare di Moltrasio per un maggiore contenuto argilloso ed una percentuale di silice decisamente minore. Il Calcare del Domaro affiora nella porzione centrale del territorio comunale.

FORMAZIONE DI VALMAGGIORE (Giurassico medio) L’unità risulta costituita da una alternanza di calcari marnosi con concentrazioni di selce e marne, a stratificazione piuttosto regolare, da molto sottile (1-2 cm) a media (10-20 cm). Il colore varia da grigio cenere a nocciola. La selce, presente sotto forma di noduli e lenti molto appiattite all’interno degli strati calcarei, assume localmente un aspetto spugnoso e polverulento (spicoliti). Le strutture sedimentarie più ricorrenti sono rappresentate da strati gradati e da laminazioni millimetriche piano parallele, che, unitamente alla costante ripetizione della sequenza di sedimentazione calcare/marna, indicano una deposizione ad opera di correnti di torbidità, in ambiente marino (flysch carbonatico). Rispetto alla sottostante formazione del Domaro si distingue per un contenuto in carbonati decisamente minore e per la elevata percentuale della frazione argillosa. Questa unità sostituisce, nella parte occidentale del varesotto, le tipiche facies del Rosso Ammonitico Lombardo. La formazione affiora nella porzione nordoccidentale del territorio comunale, tra Martitt ed il Monte Scirlago.

DEPOSITI QUATERNARI

I depositi quaternari sono stati cartografati utilizzando le Unità Allostratigrafiche, di introduzione relativamente recente (Bini, 1987). Una unità allostratigrafica corrisponde ad un corpo di rocce sedimentarie identificato sulla base delle discontinuità che lo delimitano; essa comprende pertanto tutti i sedimenti appartenenti ad un determinato ciclo deposizionale. A differenza delle unità litostratigrafiche, distinte in base ai caratteri interni, derivanti principalmente dall’ambiente sedimentario, nelle unità allostratigrafiche i sedimenti vengono raggruppati indipendentemente dalla facies sedimentaria, che viene comunque riportata in carta mediante un sovrasimbolo.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Nell'area sono state riconosciute le seguenti unità allostratigrafiche:

ALLOFORMAZIONE DI CANTÙ (Wurm)

L’Alloformazione di Cantù (Bini, 1987) raggruppa sedimenti deposti durante l’ultima grande avanzata glaciale pleistocenica (Last Glacial Maximum: LGM), corrispondente al Würm auct. Litologia e morfologia Nell’alloformazione sono inclusi depositi di differente genesi (glaciali, fluvioglaciali, lacustri, di versante s.l.). Poiché i loro caratteri (e conseguentemente le loro proprietà geotecniche ed idrogeologiche) variano notevolmente si è cercato di distinguerli cartograficamente, utilizzando le relazioni esistenti tra ambiente deposizionale e forme. Depositi glaciali I depositi glaciali sono comunemente costituiti da diamicton massivi a supporto di matrice limoso sabbiosa, con clasti eterometrici a petrografia cristallina e carbonatica (till), a cui possono essere associati sedimenti lacustri o fluvioglaciali (osservazione 3). Essi sono ampiamente diffusi nel settore montano, dove ricoprono il substrato con una certa continuità (dosso ad ovest di Martitt, dosso di Mirabella, dosso ad est di Luvedi). Depositi glaciali discontinui sono anche presenti sugli alti, con nucleo roccioso, posti immediatamente ad ovest della S.S. Varese-Laveno. Nella quasi totalità dei casi, i depositi non possiedono morfologia propria; le morene sono poco diffuse, perchè la maggior parte delle forme longitudinali osservate, interpretabili a prima vista come cordoni morenici, si sono rivelati dossi con nucleo in substrato, con una copertura continua, ma pellicolare, di depositi glaciali. Depositi di contatto glaciale Si tratta di depositi dai caratteri molto variabili, perché rappresentano il riempimento dei bacini che si venivano a creare tra la massa del ghiacciaio ed i versanti circostanti. Questi bacini potevano essere colmati ad opera di più agenti deposizionali, dando perciò origine a sequenze sedimentarie eterogenee. Nell’area in esame sembrano prevalere depositi fini massivi (limi, limi sabbiosi e sabbie) con sparsi clasti da centimetrici e decimetrici, interpretabili come prodotti di risedimentazione in massa. I depositi di contatto glaciale sono solitamente associati a complessi sistemi terrazzati, che si creavano a causa delle avanzate ed arretramenti della massa glaciale (terrazzi di kame), distribuiti lungo i versanti glacializzati. Nell’area in esame strutturano i terrazzi e le spianate dell’area di Martitt ed i sistemi di terrazzi distribuiti lungo la S.S. Varese- Laveno. Inoltre, a causa della situazione morfologica, sono state ascritte a questa tipologia anche le coperture dei terrazzi a nucleo in substrato, posti allo sbocco a nord ed ovest della località i Mulini. Depositi fluvioglaciali Nell’area sono presenti in due differenti tipologie: 1) depositi sabbiosi s.l.: sono costituiti prevalentemente da sabbie con quantità variabili di limo e ghiaie. Presentano caratteri leggermente differenti tra le diverse aree di affioramento, di seguito riportati: - sabbie fini, sabbie limose e sabbie ghiaiose massive, di spessore plurimetrico variabile (da 2,5 m a 15 m), passanti verso il basso a ghiaie con matrice sabbiosa da fine a media. Strutturano la piana di fondovalle del T. Boesio. - sabbie fini e sabbie fini limose con clasti millimetri e centimetrici in aumento verso il basso, passanti a circa 2,5 m di profondità a ghiaie (rifiuto all’avanzamento di una microtrivella). Sono presenti nell’area di raccordo, a bassissima pendenza, tra lo sbocco del T. Viganella e la piana di fondovalle (settore a sud di S. Pietro). - sabbie fini omogenee con rarissimi ciottoli arrotondati (<1%). Esse colmano la piana di Luvedi (Idrogea Servizi, 2006b), poggiando, a una profondità di circa 13 m, su diamicton glaciali o, nelle aree marginali del bacino, direttamente sul substrato roccioso. - sabbie, limi argillosi e torbe a distribuzione irregolare, passanti, a profondità plurimetriche, a sabbie e ghiaie. Formano la piana alluvionale a nord del cimitero. 2) depositi limoso argillosi, costituiti da: limi argillosi e limi argillosi debolmente sabbiosi, massivi, localmente gleyzzati per la presenza di falda idrica superficiale, con rari livelli

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

torbosi centimetrici. Rappresentano un ambiente deposizionale di piana alluvionale, sede di impaludamenti temporanei. Questi depositi strutturano la piana di fondovalle a SW di Cascina Prea, raggiungendo spessori di 8 m circa al suo centro (Studio Geotecnico Visco, 2002). Verso il margine nord della piana (Cascina della Prea), alla sommità dei depositi limoso argillosi possono essere presenti sabbie ghiaiose di spessore metrico, originate da colate (debris flow) del T. Viganella. Depositi palustri Tali depositi sono costituiti da torbe limose continue fino a profondità comprese tra 2,8 e 4,5 m; al di sotto sono presenti alternanze di sabbie limose con ghiaie e torbe limose fino a 7,5-9 m. Si tratta sostanzialmente di terreni organici coesivi e saturi fino alla prossimità del piano di campagna e presentano pessime caratteristiche geotecniche. Rapporti stratigrafici Inferiormente l’Alloformazione di Cantù giace in appoggio diretto sul substrato roccioso. Superiormente è incisa dai depositi fluviali dell’Unità postglaciale-olocenica, in corrispondenza del Torrente Boesio.

UNITÀ POSTGLACIALE

Nel territorio comunale l’unità è rappresentata da sedimenti fluviali legati all'attività deposizionale dei torrenti Viganella (all’interno della forra). All’interno di questa unità sono stati inclusi anche i depositi antropici cartografabili. Depositi fluviali I depositi sono costituiti da ghiaie a supporto clastico, con matrice da sabbiosa a ghiaiosa fine. I clasti sono arrotondati, di dimensioni centimetriche prevalenti, con una composizione petrografica dominata da rocce cristalline e carbonatiche. Possono essere presenti sequenze sommitali di sabbie e limi, con spessore medio di 1 m. Depositi antropici Si tratta di depositi di spessore variabile costituiti da materiali di natura e granulometria estremamente eterogenee. Tali sedimenti presentano generalmente delle scarse caratteristiche geotecniche salvo ulteriori interventi dell’uomo atti ad aumentarne il grado di costipamento in maniera artificiale. Verosimilmente questi depositi non presentano caratteristiche granulometriche e geotecniche costanti. All’interno del territorio comunale di Gemonio si trovano diverse tipologie di questi terreni. Più precisamente sono ubicati: 1) sul lato occidentale di via Clivio (SS 629 Vergiate-), immediatamente a valle del T. Viganella, sono presenti materiali di riporto e inerti, accumulati negli ultimi 20-30 anni, rilevati fino a 3-4 m rispetto al terreno naturale circostante; 2) al centro della piana di Luvedi, in corrispondenza della ex piattaforma ecologica, sono presenti accumuli residuali di RSU sia in superficie che nel sottosuolo; 3) vicino al cimitero, al disotto dell’area industriale, si trovano terreni livellati con il colmamento di una preesistente vallecola; 4) su parte della piana presso il cementificio Colacem, regolarizzata da riporti.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

1.4.1.1 Geomorfologia e dissesti

Il territorio in esame è localizzato al margine meridionale dei rilievi prealpini. Fisiograficamente è suddivisibile in tre fasce altimetriche:

• Sistema dei rilievi Ad esso appartiene la maggior parte del territorio comunale; si distinguono i dossi di Mirabella e di Martitt. Il dosso di Mirabella è il principale elemento del rilievo: si estende in direzione NE-SW, toccando una quota massima di circa 400 m; le forme sono addolcite, per la diffusa copertura quaternaria, ad eccezione dei versanti W e S, che si raccordano al settore terrazzato con un pendio molto acclive ed articolato, localmente subverticale, in corrispondenza del quale affiora o subaffiora diffusamente il substrato roccioso. Il dosso ad ovest di Martitt è fisiograficamente meno definito; si tratta di una struttura fortemente articolata per l’alternarsi di dossi e depressioni con direzione NE-SW, rimodellata dalla morfogenesi glaciale, che raggiunge una quota massima di circa 300 m. Analogamente al dosso di Mirabella, il substrato (sub)affiora nella sua porzione sud-occidentale.

• Sistema dei terrazzi Questo settore comprende, principalmente, depositi glaciali e di contatto glaciale organizzati in sistemi di terrazzi subpianeggianti, molto articolati, che si sviluppano nella porzione occidentale e meridionale del territorio comunale, principalmente tra quota 290 e 250 m. Nel tratto tra il cimitero e la chiesa di S. Pietro dai terrazzi emergono rilievi isolati in substrato. Una discontinuità morfologica, con dislivelli variabili tra 3 e 10 m separa, in modo netto, questi terrazzi dal settore di fondovalle.

• Sistema del fondovalle Rappresenta il livello topografico “di base” del territorio in esame. Si identifica con la piana che si estende in direzione nord-sud al limite occidentale del comune, tra q. 255 e 235 m. Questa piana è separata in due porzioni (Cascina della Prea e Chiedo) dall’emergenza del substrato in corrispondenza del cimitero. La piana di Cascina della Prea è strutturata su depositi fluvioglaciali prevalentemente fini, di scadenti proprietà geotecniche, con falda superficiale (1,5 m circa). Presso Chiedo, il fondovalle presenta una variabilità litologica maggiore (da sabbie a torbe) ed il raccordo con il sistema dei terrazzi è meno netto.

Elementi geomorfologici attivi

Vengono di seguito descritti le principali evidenze di attività geomorfica nell’ambito del territorio comunale.

Erosione: discontinue erosioni di sponda sono osservabili in alcuni tratti dei due torrenti. Lungo il Boesio sono segnalate solo in corrispondenza delle anse più marcate, presenti tra l’inizio del territorio comunale e la stretta del M. Scirlago. L’erosione spondale localizzata in prossimità della SS349 risulta attualmente sistemata con la posa di una scogliera a massi. Sul corso del Viganella si osserva una diminuzione dell’erosione verso valle. Nel tratto iniziale della forra, fino al complesso industriale dismesso, prevale una certa continuità dell’erosione. Tra questo punto e il termine della forra, i tratti in erosione sono discontinui e nettamente subordinati a quelli non erosi o protetti da difese. Nel tratto di piana oltre la forra, l’erosione è sostanzialmente assente, nonostante il prevalere di litologie fini, favorevoli all’instaurazione di processi erosivi, a causa dei massicci interventi di sistemazione spondale effettuati negli anni passati. In tutti i casi descritti si tratta di fenomeni di bassa intensità, con rilascio in alveo di quantità minime di materiali, prese in carico dalla corrente ordinaria.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Dissesti: i dissesti censiti nel territorio comunale di Gemonio sono limitati ai seguenti casi:

ƒ crolli e scivolamenti planari in corrispondenza di una ex cava situata nella zona industriale di via Battisti. I fenomeni si originano da una parete in roccia di altezza plurimetrica e della lunghezza di circa 200 m, che limita verso NW una modesta digitazione del substrato al termine occidentale del dosso di Martitt, al cui piede si osservano modesti accumuli di blocchi di dimensioni pluridecimetriche. L’ubicazione di tale area è illustrata nella figura seguente.

Figura 34. Area soggetta a sporadici crolli di massi (fonte “Studio relativo alla componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”)

La roccia è costituita da calcari a stratificazione media (30-40 cm) con interstrati marnosi (spessori fino al decimetro) e giacitura 290°/45°. La parete tronca frontalmente (parallelamente alla direzione) gli strati calcarei determinando una situazione di franapoggio. Il profilo verticale è composito, con alternanze di tratti subverticali e tratti lungo strato, che danno origine a modesti crolli e scivolamenti planari, rispettivamente. I caratteri del dissesto possono essere così sintetizzati: - crollo e scivolamento di blocchi isolati con volume individuale << 1 m3; - assenza di interazioni e/o rimobilizzazione secondaria dei blocchi, per arresto dei crolli su una superficie pianeggiante; - spostamento orizzontale massimo, rispetto alla base della parete, di 2 m circa.

Le principali cause predisponenti al dissesto sono rappresentate dalla giacitura a franapoggio della roccia e dall’acclività dei luoghi. Giocano, invece, a favore della mitigazione del fenomeno: la buona qualità geomeccanica complessiva dell’ammasso roccioso, l’assenza di alterazione e la bassa altezza della parete.

Verso nord, nella parte alta della parete, la stratificazione si fa più sottile e la fratturazione aumenta determinando una instabilità potenziale più elevata rispetto agli altri settori.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Una situazione morfologica analoga si rinviene presso la stazione ferroviaria di Gemonio, su cui incombe una parete rocciosa verticale con altezza massima di circa 20 m. La parete è già stata messa in sicurezza mediante la posa di reti in acciaio tensionate.

ƒ dissesto sul versante sinistro della forra del Viganella (nel territorio comunale di Cocquio), all’altezza del complesso industriale dismesso, già segnalato nello studio della Provincia di Varese (2004). Il dissesto consiste in un arretramento del ciglio della scarpata, interessata da tre modesti scivolamenti superficiali di suolo (soil slip), i cui prodotti si sono accumulati alla base del versante. I depositi sono contenuti da un muro a secco, in parte crollato e con segni di riparazioni precedenti. Il dissesto si imposta in corrispondenza di affioramenti di Calcare di Moltrasio di scarsa qualità geomeccanica (per alterazione e fratturazione), discontinuamente ricoperti da depositi glaciali. La presenza di vegetazione d’alto fusto, l’assenza di scorrimento idrico e di superfici di scivolamento o distacco fresche porta a classificare questo fenomeno come quiescente. In caso di riattivazione del dissesto, il pericolo sarebbe rappresentato dall’occlusione del Torrente Viganella, che scorre alla sua base (effetto diga).

1.4.1.2 Radon

Il Radon è un gas nobile radioattivo naturale prodotto dal decadimento del torio e dell’uranio, elementi presenti nel terreno e nelle rocce. Le principali sorgenti di Radon sono il terreno, l’acqua e alcuni materiali di origine minerale utilizzati nell’edilizia. Nell’ambiente esterno le concentrazioni di radon sono normalmente inferiori rispetto agli ambienti chiusi a causa della diluizione con l’aria. L’esposizione della popolazione al radon presente nell’aria rappresenta uno dei principali fattori di rischio di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta.

L’Agenzia Regionale per la Prevenzione dell’Ambiente (A.R.P.A) della Regione Lombardia ha condotto una rilevazione sul territorio regionale (541 Comuni), per creare un “piano regionale di mappatura di radon”. La rilevazione è stata condotta nel periodo Novembre 2003 - Novembre 2004 installando complessivamente 3650 rilevatori di radon in edifici ubicati nel territorio, secondo maglie di dimensioni variabili in base alle caratteristiche geologiche. Dal momento che la normativa italiana non regolamenta l’esposizione della popolazione nelle abitazioni, i limiti di riferimento sono quelli raccomandati dall’Unione Europea 90/143/EURATOM, recepiti a protezione dei lavoratori dal Decreto Legislativo n. 241 del 26 maggio 2000, pari a 400 Bq/m3, al di sopra del quale si suggeriscono interventi per la riduzione delle concentrazioni negli edifici esistenti e pari a 200 Bq/m3 come obiettivo di qualità per i nuovi edifici.

Si è provveduto a fare richiesta di tali dati presso il Settore aria e agenti fisici – U.O. agenti fisici e d energia di ARPA per tutti comuni facenti parte della Comunità Montana Valcuvia. Fra i vari comuni le misure dirette delle campagne di indagine sono state effettuate presso i comuni di Caravate, Cuvio e Gavirate. A partire da questi risultati sono state effettuare stime su base statistica che indicano un valore percentuale di unità immobiliari site al piano terra che possono far registrare concentrazioni medie annuali di radon oltre i limiti di legge. Nella zona è emerso che il rischio maggiore è a Cassano Valcuvia dove è possibile che fino al 32% degli immobili al piano terra superi i 200 Bq/m3 e fino al 8% superi i 400 Bq/m3. Il rischio minore è a Brenta, Caravate, Cittiglio, Gemonio, Laveno Mombello e Sangiano, dove è possibile che fino al 2% degli immobili al piano terra superi i 200 Bq/m3. Per i restanti comuni è possibile che fino al 8% degli immobili al piano terra superi i 200 Bq/m3 e meno del 1% superi i 400 Bq/m3. Sulla base delle evidenze geologiche si considerano improbabili problematiche naturali legate alla presenza di radon.

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1.4.2 Idrogeologia

1.4.2.1 Complessi idrogeologici e idrostrutture

Complessi idrogeologici

L’idrostratigrafia della zona di interesse è stata ricostruita sulla base delle informazioni desunte base dello “Studio relativo alla componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio”, redatto dal dott. geol. A. Uggeri e dott. Geol. P.D. Fantoni nel giugno 2008

A partire dal basso stratigrafico sono state riconosciute le seguenti unità:

- SUBSTRATO ROCCIOSO. Questa unità è stata raggiunta dai pozzi presenti nell’area. L’unità è costituita dal substrato roccioso ed è generalmente priva di circolazione idrica significativa con eccezione dei condotti carsici; solo localmente la fratturazione può ospitare acquiferi modesti.

- COMPLESSO ALLUVIONALE. È costituito da sedimenti di varia natura, in genere granulari (da limi a ghiaie sciolte con sabbia); frequentemente il deposito è a supporto di matrice fine, ma sono presenti livelli a supporto clastico. L’unità costituisce l’acquifero principale di tipo libero o semiconfinato. Lo spessore dell’unità è fortemente variabile in quanto i limiti inferiori (substrato roccioso) e superiori (superficie topografica) sono erosionali; in particolare, nella sezione è osservabile l’aumento di spessore del complesso alluvionale in corrispondenza del pozzo 6. La parte sommitale è costituita da terreno vegetale di limitato spessore. L’acquifero viene captato a scopo industriale e privato.

Nel territorio comunale si identificano due bacini idrografici le cui aste principali sono il T. Boesio e il T. Viganella. Lo spartiacque dei bacini Boesio e Viganella governano il deflusso sotterraneo della falda. La direzione di flusso delle acque sotterranee è prevalentemente da E verso W anche se a livello locale potrebbe subire delle variazioni in virtù della presenza di corsi d’acqua alimentanti la falda.

In base ai dati piezometrici in possesso, la soggiacenza della falda nell’area di interesse dei pozzi pubblici oscilla mediamente intorno ai 20 metri di profondità.

Di seguito vengono descritte le caratteristiche di vulnerabilità degli acquiferi presenti nel territorio comunale di Gemonio. Gli studi relativi alla vulnerabilità intrinseca dell’area sono definiti sulla base della Legenda Unificata prodotta dal CNR – G.N.D.C.I. opportunamente modificata alla situazione locale.

Le aree individuate sono le seguenti:

• Rete acquifera in calcari a carsismo fortemente sviluppato con copertura glaciale (Complesso carbonatico intermedio). La permeabilità secondaria è fortemente sviluppata. Sono presenti depositi superficiali con spessore e continuità laterale sufficiente per garantire la protezione dell’acquifero soggiacente. Grado di vulnerabilità: Alto.

• Complesso marnoso superiore, praticamente privo di circolazione idrica sotterranea. La permeabilità, sia primaria sia secondaria, è complessivamente molto bassa. Il complesso esercita la funzione di acquiclude. Grado di vulnerabilità: Bassissimo.

• Rete acquifera in calcari fessurati (Complesso carbonatico superiore). Trattasi di un’area, caratterizzata da permeabilità secondaria per fratturazione, con copertura morenica a protezione della risorsa idrica. Grado di vulnerabilità: Medio.

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• Complesso glaciale e fluvioglaciale, con spessore da metrico a decametrico, profondamente inciso in corrispondenza degli impluvi, ricoprente i Complessi carbonatico intermedio e marnoso superiore. I caratteri litologici e di permeabilità variano repentinamente sia in senso verticale sia laterale, passando da till sovraconsolidato (permeabilità praticamente nulla) a ghiaie fluvioglaciali ad elevata permeabilità interstiziale. Questi depositi esercitano una parziale funzione di protezione dell’acquifero carbonatico (meno significativa in corrispondenza degli impluvi); sono essi stessi sede di modesti sistemi acquiferi. Grado di vulnerabilità: Medio.

• Falda acquifera in sabbie prevalenti (Complesso Alluvionale): si tratta dell’acquifero poroso che alimenta i pozzi attualmente utilizzati. L’acquifero è privo di protezione superficiale. Grado di vulnerabilità: Elevato.

Idrostrutture

Nell’area sono presenti le seguenti principali idrostrutture:

• L’idrostruttura di Piana Gemonio-Cittiglio è costituita dal Complesso alluvionale composto da sabbie e ghiaie di origine alluvionale e fluvioglaciale ascrivibili all’unità di Cantù facies di conoide e di versante a all’unità postglaciale olocenica. L’idrostruttura è sede di un acquifero variabile da superiore libero a confinato. La ricarica del sistema avviene per infiltrazione delle acque meteoriche, da possibili perdite di subalveo del T. S. Giulio e da travasi dell’idrostruttura del M. Sasso del Ferro-M. Nudo. I recapiti sono rappresentati dai pozzi captati dall’A.C. di Cittiglio e Brenta da alcuni pozzi ad uso industriale.

• L’idrostruttura della Piana di Luvedi rappresenta un microbacino interamente racchiuso da emergenze del substrato roccioso (Calcare selcifero). Essa è costituita da sabbie fini con un’unica intercalazione di ghiaie (spessore 1,5 m), in appoggio al substrato ad una profondità massima di poco superiore a 20 m. È presente un unico acquifero rappresentato dalla intercalazione ghiaiosa, di scarso interese acquedottistico. La ricarica del sistema avviene per infiltrazione delle acque meteoriche e per risalita dal substrato roccioso attraverso sistemi di fratturazione. L’idrostrutture contribuisce marginalmente all’alimentazione del fronte sorgivo situato lungo l’alveo del T. Viganella.

• L’idrostruttura di Sasso Poiano – Monte Scirlago allungata in senso SW-NE, è costituita interamente di rocce carbonatiche, con forte componente argillosa (Maiolica), disposte in assetto sinclinalico (Sinclinale della Valcuvia). A causa della modesta permeabilità, si ritiene che l’idrostruttura abbia scarso interesse acquedottistico. L’eventuale falda presente alimenta per travaso l’idrostruttura di Caravate nei pressi del T. Boesio.

• L’Idrostruttura di Gemonio è costituita dai Complessi carbonatico intermedio e marnoso superiore; composto da substrato prevalentemente di origine carbonatica coperto da depositi di origine glaciale appartenenti all’Unità di Cantù. La ricarica del sistema avviene per infiltrazione delle acque meteoriche e per risalita dal substrato roccioso attraverso sistemi di fratturazione. I depositi glaciali data la loro natura incoerente ed eterogenea possono ospitare limitati acquiferi e quindi essere sede di circolazione idrica. I recapiti sono rappresentati da un fronte sorgivo situato lungo l’alveo del T. Viganella e da numerose sorgenti libere, queste ultime sono ubicate in corrispondenza del Complesso marnoso superiore; si tratta di sorgenti per soglia di permeabilità sovrimposta e di sorgenti per soglia di permeabilità.

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1.4.2.2 Punti di captazione

Le informazioni riportate nel presente paragrafo sono state desunte dallo “Studio idrogeologico e idrochimico della Provincia di Varese a supporto delle scelte di gestione delle risorse idropotabili” predisposto per l’autorità ATO della Provincia di Varese (maggio 2007) e dallo studio geologico di supporto succitato.

L’approvvigionamento idrico comunale è gestito dal Comune stesso ed avviene attraverso la captazione di 14 sorgenti ubicate in parte sul territorio comunale in parte sui comuni limitrofi (Azzio e Cocquio Trevisago), principalmente lungo il corso del T. Monvallina-Viganella. Le caratteristiche principali delle sorgenti sono illustrate nella tabella seguente.

Tabella 11. Caratteristiche delle sorgenti ad uso potabile

N. sorgente Nome Comune di Portata ubicazione media 1 Vicerone Azzio 1 2 Gasperini Gemonio 15 ** 3 Nuova Valle Gemonio 8 4 Valle Gemonio 5 5 Roncari Cocquio T. 3 6 Levante Gemonio 15** 7 Mezzogiorno Gemonio 15** 8 Ponente Gemonio 15** 9 Media Gemonio 1 10 Bassa Gemonio 1 11 Tramontana Gemonio 4 12 Roncari 01/2003 Cocquio T. 2 13 Roncari 02/2003 Cocquio T. 2 14 Roncari 03/2003 Cocquio T. 2 ** somma delle portate medie di 4 sorgenti (n. 2, 6, 7, 8)

Complessivamente le portate concesse sono in media pari a 44 l/s; la portata massima media emunta è pari a 30 l/s. Tra 2006 e febbraio 2007 l’Amministrazione Comunale ha terebrato due nuovi pozzi ad uso potabile, denominati Boesio 1 e 2. Tali pozzi, una volta ottenute le necessarie autorizzazioni, verranno allacciati alla rete di distribuzione. Tutte le sorgenti sono soggette al seguente vincolo di salvaguardia: • Zona di Tutela assoluta (Z.T.A.). Protegge l’immediato intorno (raggio 10 metri) delle opere di presa; • Zona di Rispetto (Z.R.): vincola un intorno significativo delle captazioni, definito con criterio geometrico (raggio 200 metri).

Lo studio realizzato nel 2006 dall’AATO della Provincia di Varese inquadra il Comune di Gemonio tra le aree di crisi acquedottistica. In realtà attualmente non sussiste più tale stato di crisi in quanto i problemi di approvvigionamento sono stati risolti tramite l’individuazione di una perdita, che determinava uno spreco del 30% delle risorse captate, e la realizzazione di due nuovi pozzi lungo il confine con il comune di Brenta, all’interno dell’area individuata come “Area di riserva” dal PTCP.

L’ubicazione delle sorgenti è illustrata nella figura seguente.

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Figura 35. Ubicazione delle sorgenti (fonte Studio geologico)

Sul territorio comunale sono inoltre presenti diversi pozzi ad uso idropotabile e non. Tali pozzi captano esclusivamente la falda presente nell’Idrostruttura della Piana di Gemonio-Cittiglio. Alcuni di essi penetrano anche nel substrato, che tuttavia fornisce contributi idrici modesti, come evidenziato dai dati idraulici e da alcune indagini televisive in pozzo.

Nella tabella seguente si riportano le principali caratteristiche dei diversi pozzi. Si precisa che i pozzi ad uso idropotabile sono di proprietà del comune di Caravate e di questi uno è allacciato alla rete di distribuzione.

Tabella 12. Caratteristiche delle sorgenti ad uso potabile N. pozzo Proprietario Località Profondità Uso * Stato (m) 11 Com. di Caravate (ex IN.VA) Ex riserva Curti 63.5 P Aperto 12 Com. di Caravate (ex IN.VA) Via Breccia 1 34.2 P Dismesso 13 Com. di Caravate (ex IN.VA) Via Breccia 1 32.0 P Chiuso 21 Ex Cementi Rusconi S.p.A F.N.M. 14.6 I Aperto 22 Castelli industrie casearie V.Verdi 45 6.0 I Aperto 23 Felli S.r.l. V.Clivio 2 4.0 - Chiuso * P = Potabile, I = Industriale

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Nella figura seguente è illustrata l’ubicazione dei pozzi.

Figura 36. Ubicazione dei pozzi (fonte Studio geologico)

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1.4.2.3 Qualità acque sotterranee

Non si dispongono dati qualitativi delle acque di falda di Gemonio; sulla base delle informazioni disponibili non sono noti fenomeni di contaminazione a carico delle acque sotterranee.

Di seguito si riportano informazioni qualitative delle acque destinate al consumo umano desunte sulla base dei dati analizzati nell’ambito dello Studio Geologico e relativi ad un campionamento del 2005 nei seguenti punti di misura:

ƒ Punto 1 (Sorgente n. 1 - Vicerone); ƒ Punto 2 (Sorgenti n. 2 e n.3); ƒ Punto 3 (Sorgenti 4, 5, 6, 7); ƒ Punto 4 (Sorgenti 8, 9, 10).

Caratteristiche microbiologiche La qualità microbiologica è discreta. Sono stati riscontrati alcuni casi di positività di coliformi e di enterococchi. Questa caratteristica è da considerarsi fisiologica nelle sorgenti in relazione alla vicinanza della superficie, nell’ultimo tratto del percorso, delle acque sotterranee. Tali problemi sono comunque risolti con il processo di clorazione presso il bacino Roncari.

Caratteristiche idrochimiche Le analisi hanno evidenziato che i parametri indice di inquinamento di origine industriale (Ferro, metalli pesanti, solventi clorurati, idrocarburi e pesticidi) sono praticamente assenti. I parametri indice di inquinamento civile sono presenti in concentrazioni basse, tipiche degli acquiferi prealpini poco antropizzati.

Carico eutrofizzante Il carico eutrofizzante di origine zootecnica a carico delle acque distribuite dall’acquedotto è pressoché nullo; infatti l’azoto è presente solo come azoto nitrico con valori ampiamente al disotto delle CMA mentre l’azoto ammoniacale e nitroso sono assenti.

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1.4.2.4 Risorse idriche

Le informazioni riportate nel presente paragrafo sono state desunte dallo studio geologico redatto da Idrogea Servizi.

Il PTCP nella tavola RIS5 ha individuato tale area come “Area di riserva provinciale” intesa come zona di tutela dei corpi idrici sotterranei interessati da una maggior concentrazione di pozzi pubblici. Il PTCP rimanda ai comuni la definizione delle aree e del regime di tutela da adottare. Tale area è illustrata nell’immagine seguente.

AREA DI RISERVA PROVINCIALE

Figura 37. Area di Riserva Provinciale (Fonte Tavola RIS5 – PTCP Varese)

Nel caso del Comune di Gemonio, la “Zona di Riserva” è individuabile lungo il confine settentrionale con Caravate, Cittiglio e Brenta, dove sono posizionate numerose opere di captazione ad uso potabile alimentanti gli acquedotti dei comuni citati con le relative Zone di Rispetto.

Lo studio realizzato nel 2006 dall’AATO della Provincia di Varese, invece, inquadra il Comune di Gemonio tra le aree di crisi acquedottistica, come illustrato nella figura seguente. In realtà attualmente non sussiste più tale stato di crisi in quanto i problemi di approvvigionamento sono stati risolti tramite l’individuazione di una perdita, che determinava uno spreco del 30% delle risorse captate, e la realizzazione di due nuovi pozzi lungo il confine con il comune di Brenta, all’interno dell’area individuata come “Area di riserva” dal PTCP.

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Figura 38. Estratto della Tavola 4–Aree di crisi e interesse acquedottistico [ATO Varese, 2007]

Per quanto concerne il bilancio idrico, anche considerando l’incremento di popolazione (per il 2017 fino a 3.319 abitanti) e ipotizzando costante il prelievo di acque sotterranee (pari a 296 l/g per abitante) le risorse attualmente utilizzate garantiranno l’approvvigionamento idrico del Comune di Gemonio. Il surplus calcolato è di 11.1 l/s, senza considerare i 10 l/s emungibili dai pozzi. Si ritiene in definitiva che l’approvvigionamento idrico non costituisca un limite per lo sviluppo insediativo e produttivo dei prossimi anni nel Comune di Gemonio.

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1.5 Ecosistemi e Paesaggio

1.5.1 Aree naturali protette

Il territorio comunale di Gemonio non risulta interessato da altre aree e da elementi naturali puntiformi sottoposti ai diversi regimi di protezione previsti dalla normativa settoriale vigente, in particolare: normativa nazionale (L. 394/1991) Parchi nazionali, Parchi e Riserve naturali; normativa regionale (l.r. 86/1983) Parchi regionali e Monumenti naturali; direttive comunitarie (dir. 79/409) Zone di Protezione Speciale (ZPS) (dir. 92/43/CEE) Siti di Importanza Comunitaria (SIC); normative settoriali (l.r. 10/2008) Alberi monumentali (l.r. 26/1993) Oasi di protezione.

Nella figura che segue viene riportato un inquadramento generale del territorio comunale e delle aree naturali protette, rientranti nelle categorie sopra citate, circostanti il territorio stesso.

Figura 39. Aree naturali protette presenti a livello sovralocale

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Sul territorio comunale di Gemonio si rileva la presenza di una Zona di protezione, ripopolamento e tutela ittica localizzata lungo il torrente Viganella nel tratto compreso tra il ponte della statale Besozzo- Gemonio e il ponte del Museo Salvini, per una lunghezza di circa 600 m.

1.5.1.1 Zona di protezione, ripopolamento e tutela ittica

La Zona di protezione, ripopolamento e tutela ittica è stata istituita dal Piano ittico provinciale ai sensi della l.r. 12/2001. Lo stesso Piano Ittico distingue tre diverse tipologie di zone di salvaguardia: “zone di protezione”, per preservare habitat e popolamenti naturali di pregio oppure per tutelare tratti in cui si verificano naturalmente (zone di riproduzione) o artificialmente (presenza di dighe o traverse) concentrazioni di pesci, oppure destinate alla cattura di riproduttori per attività di riproduzione artificiale, al ripopolamento naturale per spostamento; in tali zone la pesca è vietata in modo permanente; “zone di ripopolamento”, per la crescita di novellame in ambiente naturale, da utilizzare per il ripopolamento, naturale o per spostamento, delle altre acque libere alla pesca; in tali zone la pesca è vietata in modo permanente; “zone di tutela”, destinate al sostegno dell’attività riproduttiva sia naturale che artificiale, al ripopolamento naturale per spostamento, alla tutela di tratti in cui i pesci si concentrano, per motivi naturali o artificiali; si tratta solitamente di aree lacustri o di grandi fiumi, in tali zone la Provincia può consentire la pesca da riva con particolari limitazioni e i vincoli comunque non riguardano l’intero anno ma solo alcuni mesi. Nel caso dalle attività di monitoraggio emergessero sensibili modificazioni del quadro ambientale o faunistico che ha portato alla definizione delle zone sopra riportate, l’elenco potrà essere rivisto dalla Giunta Provinciale, sulla base delle principi sopra esposti, sentita la Consulta Provinciale per la Pesca.

Il tratto di fiume in oggetto sembra configurarsi tra le zone di ripopolamento.Di seguito si riporta un estratto della scheda relativa alla zona di salvaguardia.

Figura 40. Zona di salvaguardia [fonte Carte delle vocazioni ittiche]

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1.5.2 Le aree forestate

Di seguito si riporta la carta delle categorie forestali estratta dal Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana della Valcuvia.

ALNETI

Figura 41. Categorie forestali [fonte Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valcuvia]

Dai sopralluoghi di verifica effettuati, si evidenzia un errore nella descrizione delle aree forestate localizzate nella porzione meridionale del territorio comunale (area evidenziata in figura), ascrivibili a formazioni igrofile come l’alneta di Ontano nero Alnus glutinosa e non ai robinieti come indicato nel Piano. In tale area si osserva infatti una ricca presenza, oltre all’Ontano nero, di salici Salix sp., Frassini Fraxinus excelsior e pioppi Populus sp.

Sulla restante parte del territorio il PIF segnala esclusivamente la presenza di Robinieti. Non si evidenzia quindi la presenza di formazioni forestali caratterizzate da maggiori esigenze di tutela motivate dalla loro rarità distributiva a livello provinciale o locale e dalla riconosciuta valenza naturalistico-faunistica. L’importanza delle aree boscate presenti, venuta a mancare la valenza naturalistica, può essere ricondotta a un ruolo di connettività ecologica tra aree di naturalità.

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1.5.3 Aree di naturalità

All’interno del territorio comunale di Gemonio si riscontra la presenza di alcune aree di naturalità la cui tutela dei caratteri di interesse naturalistico e di funzionalità ecologica dovrà essere assicurata dal PGT in oggetto. Per le aree individuate si evidenzia una necessità di collegamento ecologico, sia tra loro sia con le aree poste nei territori vicini. In particolare si individuano:

Fiume Boesio Il Boesio scorre lungo il confine nord tra Gemonio, Brenta e Cittiglio. Il suo corso risulta essere fortemente antropizzato, soprattutto a valle verso Cittiglio, dove le sue sponde sono rettificate e artificializzate, nelle vicinanze vi sono insediamenti industriali importanti (Cementificio Colacem, ex centro di compostaggio, deposito di materiali edili, Conceria) ed e costeggiata dalla SS 394. Le cose migliorano verso est, dove il corso d’acqua è inserito nei suoi argini naturale, diminuiscono gli insediamenti antropici, e il tracciato della SS 394 si allontana. Il Boesio rappresenta un importante elemento di collegamento con i boschi igrofili del fondovalle valcuviano.

Torrente Viganella Il torrente Viganella nasce in comune di Orino, scorre lungo il confine sud tra Gemonio e Cocquio Trevisago, per poi dirigersi verso Caravate. Analogamente a quanto osservato per il Boesio, la pressione antropica sul corso d’acqua è più forte verso valle. Risalendo verso monte, oltre l’ex Tessitura Roncari, migliorano le condizioni naturalistiche e paesistiche del corso d’acqua. Il T. Viganella incide la pianura, interessata da boschi, creando una forra di qualche metro di altezza piuttosto stretta.

Piana dei Luedit A est del territorio comunale, salendo verso Azzio lungo la SP 45 si giunge alla piana dei Luedit. Si tratta di una superficie agricola contornata da aree boscate recentemente interessate da un’ampia opera di trasformazione finalizzata ad ampliare la superficie coltivabile.

La foto aerea mostra l’area boschiva che dal Comune di Gemonio si estende a nord verso il Comune di Cittiglio, ad ovest verso il Comune di Azzio, a sud verso il Comune di Cocquio Trevisago ed ad est è delimitato dal centro abitato di Gemonio. Le aree boschive individuate sono costituite in prevalenza da Robinieti come indicato dal Piano di Indirizzo Forestale e come rilevato in sito. Nella zona B (a sud della SP 45) sono stati riscontrati alcuni esemplari di castagni Castanea sativa.

Tra gli elementi di disturbo, oltre alla SP45, si segnala soprattutto l’ex piattaforma di raccolta differenziata posta in corrispondenza di una piccola zona umida, residuo di un area un tempo di dimensioni ben maggiori. L’importanza di tale area è valorizzata dalla presenza di numerosi anfibi, tra i quali sono stati riscontrati alcuni esemplari di Raganella Hyla intermedia, oltre alla segnalazione più o meno recente di Tritone crestato italiano Triturus carnifex e Tritone punteggiato T. vulgaris.

Altri motivi di disturbo sono rappresentati dalla presenza di recinzioni delle aree coltivate, con reti spesso fatiscenti, e dal rischio di isolamento ecologico della piccola zona umida, labilmente collegata alle aree boscate circostanti.

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EX CENTRO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA.

PIANTAGIONE AZZIO NOCI

SP 45

GEMONIO

Figura 42. Foto aerea della Piana dei Luedit.

Boschi alluvionali di Ontano nero

Come citato in precedenza, nella porzione meridionale del territorio comunale, a valle della recente SP1, tra i comuni di Besozzo e Caravate, si osserva la presenza di boschi a netta impronta igrofila a dominanza di Ontano nero, salici, Frassino e pioppi. Per tale tipologia forestale è nota in bibliografia l’alta valenza naturalistica, oltre alle problematiche legate alla loro conservazione (si veda per esempio l’allegato I della Direttiva 92/43/CEE).

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1.5.4 Varchi ecologici

La Provincia di Varese nel proprio Piano Territoriale di Coordinamento raccomanda che “il Comune, in fase di adeguamento urbanistico alle indicazioni del PTCP, persegua una strategia di tutela, valorizzazione e ricomposizione paesaggistica del territorio comunale.” Il PTCP individua un corridoio ecologico come illustrato nella figura seguente.

Figura 43. Varchi ecologici (Fonte PTCP Varese – Tavola PAE3c)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Si tratta di un varco che consente connessioni ecologiche in più direzioni est-ovest-sud e interessa in buona parte il territorio comunale di Cocquio Trevisago solo marginalmente la porzione a sud ovest del comune di Gemonio. Un particolare attenzione viene data a questa porzione di territorio in quanto questo varco, insieme ad altri, costituiscono il nodo strategico n. 5 che comprende una vasta zona che costituisce “cerniera” tra la parte nord e la direttrice occidentale della rete”. Si tratta di aree incluse nella rete ecologica e che rappresentano almeno potenzialmente dei varchi di connessione, che tuttavia presentano notevoli problemi di permeabilità ecologica per la presenza di importanti infrastrutture e soprattutto per le estese espansioni di tipo insediativo. Localmente il varco è identificato come area critica n. 12, in quanto dovrebbe fornire una connessione tra la parte nord della rete e la zona dei laghi. Tra i principali elementi di disturbo viene segnalato il P.A. della SP1 e l’attraversamento di altre infrastrutture.

Localmente il varco viene individuato come illustrato nella figura seguente.

CORE AREA

SP1

SS629

Figura 44. Varco ecologico PTCP: definizione locale

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Descrizione Il territorio di Gemonio è interessato dall’intersezione tra la SS 629 e la SP 1, in un’area a cavallo con i comuni di Caravate, Besozzo, Cocquio Trevisago. Percorrendo la SS 629 in direzione Gemonio, sulla sinistra si incontrano boschi igrofili, coltivazioni prative e aziende florovivaistiche, a destra invece prati di diversa igrofilia, costruzioni anche abbandonate e campi coltivati. La presenza di abitazioni e soprattutto il transito frequente di veicoli sono sicuramente fattori che incidono notevolmente sulla qualità dell’ambiente in virtù delle emissioni sonore e inquinanti prodotte; queste influenzano negativamente la sopravvivenza e la dispersione delle specie animali nel contesto considerato.

Proposte di miglioramento funzionale del varco Risulta fondamentale preservare le superfici boschive e agricole impedendo che l’espansione delle costruzioni possa determinare la chiusura del corridoio ecologico potenziale individuato. Anche la realizzazione di semplici recinzioni andrebbe fortemente limitata. In alcuni punti, al margine di campi e lungo la viabilità sia principale sia secondaria, andrebbe prevista la realizzazione di siepi o filari al fine di potenziare il ruolo di collegamento ecologico dell’area.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

1.5.5 Rete ecologica

Corsi d’acqua principali, aree boschive e incolte, siepi e filari possono costituire elementi naturali da promuovere e valorizzare come corridoi ecologici o stepping stones mentre le aree agricole, se gestite in maniera ecocompatibile, possono fungere da buffer zones, aree cuscinetto, in grado di attenuare la pressione antropica sulle aree a maggior naturalità.

A conclusione di quanto descritto nei paragrafi precedenti si individua una serie di aree che, per i motivi sopra esposti, si ritiene necessario sottoporre a particolare tutela. Parimenti, si individuano le connessioni tra queste aree, costituite in prevalenza da aree agricole e forestate, per le quali si rendono opportune misure di conservazione, anche in ottemperanza alle indicazioni espresse nel PTC provinciale.

Tali aree sono individuate nella figura seguente.

T. BOESIO PIANA DEL LUEDIT

T. MONVALLINA VIGANELLA

BOSCHI ALLUVIONALI

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2 ELEMENTI DI ATTIVITA’ ANTROPICA

Nel presente capitolo descritti ed analizzati i seguenti temi:

• Viabilità, analisi della rete ferroviaria, stradale e ciclopedonale se presente. • Insediamenti produttivi, individuazione delle zone industriali, con la localizzazione delle eventuali industrie a Rischio Incidente Rilevate (RIR) e insalubri di prima classe, le zone agricole e di allevamento e le cave eventualmente attive. • Rumore, descrizione del Piano di Zonizzazione Acustica. • Consumi e rifiuti, descrizione e analisi dei dati relativi alla produzione rifiuti • Tra gli altri fattori di interferenza sono state analizzate le tematiche di inquinamento elettromagnetico, luminoso e ambientale.

A tale scopo è stata consultata la seguente documentazione:

• Rilievi sul traffico effettuati dalla Provincia di Varese, Settore Viabilità e Trasporti • “Sistema informativo sovracomunale di monitoraggio ambientale”, Ambiente e Paesaggio s.c.a.r.l., 2008; • Elaborazione dati SIARL Regione Lombardia a cura della Provincia di Varese Settore Politiche per l'Agricoltura e Gestione Faunistica; • “Piano di Classificazione acustica” Comune di Rancio Valcuvia, novembre 1997; • Database provinciale dell’Osservatorio Rifiuti; • Database del CM Valcuvia dell’Osservatorio Rifiuti; • Database Provinciale dei Siti Contaminati.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2.1 Viabilità

2.1.1 Rete stradale

Il PTCP, classifica nella Tavola MOB1, la rete viaria esistente sul territorio provinciale La figura seguente ne illustra un estratto relativo a Gemonio.

Figura 45. Rete viaria comunale (PTCP – Tavola MOB1) (Livelli: 1 – autostrade e strade con caratteristiche di servizio autostradale; 2 – strade costituenti assi di penetrazione o collegamento privilegiato di rilievo sovraprovinciale; 3 – strade di interesse provinciale, finalizzate ai collegamenti extraurbani; 4 – strade di interesse solo a scala urbana)

Il comune di Gemonio è attraversato dalla S.P. 45 “del Campo dei Fiori”, che collega Brinzio con Gemonio e dalla SS 394 in direzione nord-sud.

Nel grafico seguente sono illustrati i flussi di traffico della S.S. 394 al km 33,70, nei mesi da Novembre 2006 ad Agosto 2007. Dal grafico emerge che i flussi di traffico sono elevati, con un numero di veicoli superiore a 800 per quasi tutta la giornata, dalle 8.00 alle 19.00, con un picco di oltre 1300 veicoli alle ore 17.00. Il traffico è legato al transito di veicoli leggeri, tuttavia nelle ore diurne vi è un transito di mezzi pesanti.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

STRADA STATALE SS394 1400 MEZZI PESANTI MEZZI LEGGERI 1200

1000

800

600

400 FLUSSO FLUSSO ORARIO MEDIO GIORNALIERO

200

0

0 0 0 0 0 0 0 0 0 .0 .0 .00 .0 .00 .0 .0 0 .0 .0 .0 .00 8 9.00 0 0 2 0 1 2 3.00 4 5.00 6.00 7.00 1 11 12 13 14.00 15.00 16.00 17.00 18.00 19.00 2 21.00 2 23. ORE

Figura 46. Andamento dei flussi di traffico nell’arco della giornata sulla strada SS394

Nel grafico seguente sono illustrati i flussi di traffico della S.P. 45 registrati al km 8,55, nel mese di maggio 2000. Dal grafico emerge che i flussi di traffico sono maggiori nelle ore diurne, dalle 8.00 alle 20.00, con un picco di veicoli, circa 600, dalle 18.00 alle 19.00; nelle restanti ore della giornata si è sempre al di sotto di 500 veicoli.

STRADA PROVINCIALE SP45 700 MEZZI PESANTI MEZZI LEGGERI 600

500

400

300

200 FLUSSO ORARIO MEDIO GIORNALIERO MEDIO ORARIO FLUSSO

100

0

.00 .00 00 .00 .00 00 00 00 00 00 .00 .00 .00 .00 .00 .00 .00 8 9 0 1 2 3 4 5 6.00 7 10. 11 12.00 13 14.00 15. 16.00 17. 18.00 19. 20.00 21. 22. 23.00 ORE

Figura 47. Andamento dei flussi di traffico nell’arco della giornata sulla strada SP45

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Analizzando i flussi di traffico nell’arco della giornata suddivisi per classi di veicoli (1 – ciclomotori e motoveicoli; 2 – autovetture anche con rimorchio fino a 9 posti; 3 – camioncini, furgoni e motocarri fino a 30 q; 4 – autocarri oltre 30 q e trattori stradali; 5 – autocarri con rimorchio; 6 – trattori con semirimorchio; 7 – autobus; 8 – trasporti eccezionali e veicoli speciali; 9 – veicoli agricoli) emerge che il traffico legato principalmente alle autovetture e secondariamente a motoveicoli e camion.

STRADA PROVINCIALE SP45 700 CLASSE 1 CLASSE 2 CLASSE 3 CLASSE 4 CLASSE 5 CLASSE 6 600 CLASSE 7 CLASSE 8 CLASSE 9

500

400

300

200 FLUSSO ORARIO MEDIO GIORNALIERO ORARIO FLUSSO MEDIO

100

0

0 0 0 0 0 0 0 .00 .00 00 .00 .00 0 0 0 0 00 00 .00 .00 .00 .00 8 9 0. 9. 0. 0.00 1.00 2.00 3 4 5.0 6.0 7.0 1 11 12 13.00 14.00 15. 16. 17. 18. 1 2 21 22 23.00 ORE

Figura 48. Andamento dei flussi di traffico, suddivisi in classe di veicolo, sulla strada SP45

Il comune di Gemonio è marginalmente interessato dalla presenza della S.P.1 che rappresenta la dorsale di collegamento tra Varese e Laveno; tale strada è stata inaugurata e aperta al transito a partire dal luglio 2008.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Come illustrato dalla figura seguente il PTCP evidenzia il fatto che parte del tracciato della S.P. 45 sia considerato di interesse paesaggistico e classificato come “strada nel verde”.

Figura 49. Tracciati di interesse paesaggistico (PTCP – Tavola PAE1c)

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2.1.2 Rete ferroviaria

Il comune di Gemonio è interessato anche dall’attraversamento della rete ferroviaria linea Varese – Laveno delle Ferrovie Nord Milano, come illustrato nella figura seguente.

Figura 50. Rete viaria comunale (PTCP – Tavola MOB1)

In particolare a Gemonio si trova una stazione ferroviaria classificata dal PTCP di tipo C “piccola”, in base al volume di traffico.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2.1.3 Rete sentieristica

Il sito della Comunità Montana Valcuvia segnala i seguenti percorsi connessi all’Anulare Valcuviano: • l'itinerario C (Orino-Cerro-Caldana-I Mulini-Gemonio) che offre l'occasione per visitare il Museo Salvini, presso la casa-mulino, nell'omonima località; • l'itinerario M (Gemonio-Brenta-Cittiglio), attraverso la caratteristica Piana del Luveditt, dove un tempo c'era un piccolo laghetto. Un altro itinerario, da percorrersi in 30 minuti (segnale giallo), viene comunemente definito "La Piana di Azzio": dalla località "La Piana", attraverso la rotabile Gemonio-Cuvio, presso la Cappelletta, prende avvio un piacevole sentiero boschivo che, costeggiando a tratti il torrente Viganella, giunge ad Azzio, in via Giovanni XXIII, e quindi perviene alla località Convento.

2.1.4 Rete ciclopedonale

Il sito della Comunità Montana Valcuvia segnala la possibilità di realizzare alcuni itinerari circolari in bicicletta, lungo la Valcuvia ed il Campo dei Fiori (Gemonio - Azzio - Orino - Castello Cabiaglio - Brinzio - Rancio - Cavona - Cuveglio - Casalzuigno - Brenta - Gemonio), oppure verso le colline tra il Campo dei Fiori ed il Lago Maggiore (Gemonio - Caravate - Sangiano - Leggiuno - Cardana - Besozzo - Gemonio), con qualche bel panorama sul Verbano.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2.2 Insediamenti produttivi

2.2.1 Le zone industriali

2.2.1.1 Aziende classificate come Insalubri

Le aziende insalubri sono definite nel Testo Unico delle Leggi Sanitarie (RD n 1265/34), art. 216, come "le manifatture che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che possono riuscire in altro modo pericolose alla salute degli abitanti". Le categorie di aziende che devono essere considerate insalubri sono incluse in un elenco diviso in due classi sulla base delle sostanze chimiche utilizzate, dei processi produttivi e dei materiali prodotti: • la prima classe comprende quelle che devono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni • la seconda classe comprende quelle che esigono speciali cautele per la incolumità del vicinato

Le aziende insalubri di I classe presenti sul territorio sono le seguenti:

Tabella 13. Elenco attività produttive insalubri di I classe

N. RAGIONE SOCIALE TIPOLOGIA PRODUTTIVA INDIRIZZO DEFEPLAST DI DE FELICE SAVERIO 1 Stampaggio materie plastiche via Fiume 10 & C. SNC 2 DKS LOVERSAN SPA Attrezzature biomediche via G. Borghi 24 3 SWK UTENSILERIE SRL (USAG) Utensileria metallica via Roma 5 NUOVA SA.VA.RI SNC DI Assemblaggio e montaggio 4 via G. Di Vittorio MARCHETTI V. & C. idrotermosanitari

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2.2.1.2 Impianti a Rischio Incidente Rilevante (RIR)

Nel territorio comunale non sono presenti insediamenti industriali soggetti a Rischio di Incidente Rilevante, ai sensi del DLgs 334/99 e del DLgs 238/05.

2.2.2 Le zone agricole e di allevamento zootecnico

Il territorio comunale è inserito nella Regione Agraria n. 3 “Colline del Verbano Orientale”, come illustrato nella tabella seguente.

Figura 51. Regioni Agrarie provinciali (Fonte Piano Agricolo Triennale Provinciale 2003-2006)

La superficie agricola media è pari a 11% della superficie territoriale, valore molto basso, il più basso della provincia di Varese. Le realtà agricole presenti sul territorio sono due la zootecnia, principalmente finalizzate all’allevamento di bovini da latte, e il florovivaismo.

Gli ambiti agricoli individuati dal PTCP della Provincia di Varese sono riportati nella tavola AGRI1, della quale viene riportato un estratto nella figura seguente. Le aree individuate sono sia aree effettivamente adibite ad uso agricolo produttivo o a pascolo, sia superfici libere da edificazioni e caratterizzate da suoli il cui profilo agronomico risulti idoneo all’attività agricola.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Figura 52. Ambiti agricoli (Fonte: Tavola AGRI1, PTCP della Provincia di Varese, 2007)

Le informazioni riportate di seguito sono state desunte sulla base dei dati forniti dal SIARL (Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombardia).

Nella tabella seguente si riporta un elenco delle aziende agricole con sede legale a Gemonio.

Tabella 14. Elenco aziende agricole (dati SIARL) Denominazione Indirizzo S.L. SAU + non SAU (m2) AZ. AGRICOLA AI FRUTTI DI BOSCO DI VIA TRIESTE 34 72818 MATTIONI GIUSEPPE BRAGA CLAUDIA VIA GORIZIA 44 18957 F.L.M. SRL VIA VERDI 50480 FLORICOLTURA LAGO MAGGIORE DI VIA VERDI 22 28150 PIFFARETTI GIOVANNI GRISIGLIONE TERESA VIA M. GRAPPA 14 86415 PLANTA SERVICE SRL VIA VERDI 4725 BEVERINA CARLO VIA FIUME 2 0 CECCHIN GIUSEPPE VIA FIUME 4 0 CONTINI MARIO VIA CASTELFIDARDO, 4 0 IMBAL LEGNO DI PIZZOCARO E C. S.N.C. VIA MOLINO DELLA PREA, 9 0 MILESI PIERLUIGI VIA ROMA 21 0

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Tabella 14. Elenco aziende agricole (dati SIARL) Denominazione Indirizzo S.L. SAU + non SAU (m2) PREMOSELLI PIER LUCIO VIA CAMPIUSO 8/A 0 STRAMBI LUIGI INDIPENDENZA 7 0 STRAMBI MARCO VIA INDIPENDENZA, 7 0 VISCONTI MARIA PIA VIA CESARE BATTISTI, 7 0

Sulla base di quanto affermato dall’ufficio tecnico tra queste solo l’ Az. Agricola ai Frutti di Bosco di Mattioni Giuseppe ha anche allevamento zootecnico.

Nella tabella seguente vengono riportate le aziende agricole che conducono terreni sul territorio comunale e la relativa destinazione d’uso.

Tabella 15. Elenco aziende agricole che conducono superfici agricole sul territorio comunale (dati SIARL) Denominazione Comune Uso suolo Sup. Sede utilizzata Legale AZIENDA AGRICOLA FRANZETTI CARAVATE PRATO POLIFITA DA VICENDA 27260 FRATELLI S.S. SOCIETA' SEMPLICE BINDA ENRICA AZIENDA AGRICOLA CITTIGLIO PRATO POLIFITA DA VICENDA 3500 SILOMAIS E MAIS CEROSO 2000 TARE E INCOLTI 3100 BRAGA CLAUDIA GEMONIO PRATO POLIFITA NON 7290 AVVICENDATO (PRATO STABILE) ORTO FAMILIARE 2497 FABBRICATI AGRICOLI 3110 BERGANTON DANIELE LEGGIUNO VIVAIO FLORICOLI E PIANTE 1021 ORNAMENTALI BRAGUTI GIUSEPPE CARAVATE TARE E INCOLTI 510 VIVAIO FLORICOLI E PIANTE 600 ORNAMENTALI FELLI ALESSANDRO CITTIGLIO PRATO POLIFITA NON 1940 AVVICENDATO (PRATO STABILE) FLORICOLTURA GANDINI GIULIANO COCQUIO FABBRICATI AGRICOLI 1399 TREVISAGO FIORI E PIANTE ORNAMENTALI 1287 PROTETTE IN TUNNEL O ALTRO TARE E INCOLTI 1471 VIVAIO FLORICOLI E PIANTE 1900 ORNAMENTALI GRISIGLIONE TERESA GEMONIO ERBAIO DI LEGUMINOSE 6660 FABBRICATI AGRICOLI 2565 PRATO POLIFITA NON 63990 AVVICENDATO (PRATO STABILE) SILOMAIS E MAIS CEROSO 5000 TERRA LIBERA DI LUCCHI SARA AZZIO PIANTE AROMATICHE, MEDICINALI, 810 DA CONDIMENTO LAMPONE 300 MIRTILLO 250

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Tabella 15. Elenco aziende agricole che conducono superfici agricole sul territorio comunale (dati SIARL) Denominazione Comune Uso suolo Sup. Sede utilizzata Legale PIANTE AROMATICHE, MEDICINALI, 1360 DA CONDIMENTO LOCATELLI GIOVANNI BATTISTA COCQUIO PRATO POLIFITA DA VICENDA 12500 TREVISAGO AZ. AGRICOLA AI FRUTTI DI GEMONIO ALBICOCCO 160 BOSCO DI MATTIONI GIUSEPPE FABBRICATI AGRICOLI 640 LAMPONE 5870 MELO 150 MIRTILLO 5130 NOCE 1740 ORTO FAMILIARE 1000 PESCO 150 PRATO POLIFITA DA VICENDA 7145 SUSINO 150 TARE E INCOLTI 2350 AZ.AGR. AL MULINO DI PIANEZZA AZZIO PRATO POLIFITA DA VICENDA 18360 MARCO PERIN GIOVANNI AZZIO PRATO POLIFITA DA VICENDA 27552 SILOMAIS E MAIS CEROSO 38220 RIVA FRANCESCO AZ. AGR. LEGGIUNO FABBRICATI AGRICOLI 85 MAIS DA GRANELLA 8390 PRATO POLIFITA NON 940 AVVICENDATO (PRATO STABILE) ROVERTONI ANDREINA AZZIO PRATO POLIFITA DA VICENDA 24493 AZ. AGRICOLA FORESTALE AZZIO PRATO POLIFITA DA VICENDA 10680 CARLACCIO DI SACCOMANNI TARE E INCOLTI 330 MAURO

Le superfici agricole condotte sul territorio comunale, escludendo i boschi, rappresentano circa il 8,3% della superficie complessiva. La distribuzione di tali superfici in funzione degli usi è illustrata nel grafico seguente. Osservando i dati emerge che sul territorio comunale le superfici agricole vengono utilizzate principalmente a prato avvicendato e non. Sul territorio sono presenti su piccole superfici coltivazioni di alberi da frutto, piccoli frutti, orti familiari,piante aromatiche e altre attività florovivaistiche.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

DISTRIBUZIONE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA A GEMONIO

ERBAIO DI LEGUMINOSE LAMPONE 2,18% 2,02% SUSINO MELO PIANTE AROMATICHE, 0,05% 0,05% NOCE MIRTILLO MEDICINALI, DA CONDIMENTO PESCO 0,57% 1,76% 0,71% 0,05% ORTO FAMILIARE ALBICOCCO 1,14% 0,05%

FABBRICATI AGRICOLI FIORI E PIANTE ORNAMENTALI 2,55% PROTETTE IN TUNNEL O ALTRO TARE E INCOLTI 0,42% 2,54% VIVAIO FLORICOLI E PIANTE PRATO POLIFITA NON ORNAMENTALI AVVICENDATO (PRATO MAIS DA GRANELLA 1,15% STABILE) 2,74% 24,25% SILOMAIS E MAIS CEROSO 14,78%

PRATO POLIFITA DA VICENDA 42,99%

2.2.3 Cave

Sulla base delle informazioni desunte dal Piano Cave Provinciale della Provincia di Varese emerge che sul territorio comunale non sono presenti cave attive, ne come cave di recupero ne come ambiti estrattivi di esistenti. Nel territorio comunale non sono state individuate cave cessate.

Si segnala che in passato, fino agli anni ’30, sul territorio esisteva un piccolo ambito estrattivo di marna da cemento (ex Cava Curti), in prossimità di via Cesare Battisti. Tale ambito è dimesso da tempo, è stato ripristinato con riempimenti e edificato. Resta visibile il fronte di cava, parete in roccia di altezza plurimetrica e della lunghezza di circa 200 m, al cui piede si osservano modesti accumuli di blocchi di dimensioni pluridecimetriche.

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2.3 Rumore

Il Comune di Gemonio è dotato di un Piano di Azzonamento Acustico, redatto ai sensi del DPCM 1/03/1991 da parte dell’ex USSL n.1 di Varese. Di seguito si riporta un estratto della tavola dell’azzonamento acustico.

Figura 53. Azzonamento acustico

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Sul territorio comunale sono state individuate: • la classe IV, in corrispondenza della viabilità principale (SS 394, SP 45 e SP 54), lungo l’asse ferroviario e in corrispondenza delle aree artigianali; • la classe V in corrispondenza degli insediamenti produttivi; • la classe III nella restate parte di territorio.

Non sono state individuate classi di particolare tutela (classe I), la classe II e la classe VI.

E’ previsto una revisione del Piano di azzonamento che recepisca i nuovi aggiornamenti cartografici quali gli insediamenti industriali e la nuova viabilità (SP1).

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2.4 Gestione dei rifiuti

Nel territorio comunale la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti sono gestiti dalla Comunità Montana Valcuvia, che ha dato in appalto tale servizio alla società Econord di Varese. Attualmente la raccolta dei rifiuti è organizzata tramite un servizio porta a porta che raccoglie presso le abitazioni settimanalmente la frazione secca dei rifiuti solidi urbani e la frazione umida. Plastica, carta e vetro vengono raccolti ogni due settimane. È disponibile infine un servizio di raccolta di rifiuti ingombranti, che viene effettuato porta a porta su prenotazione.

La tabella seguente riporta i dati reperiti presso l’Osservatorio Provinciale dei Rifiuti relativamente al periodo dal 2004 al 2006.

Tabella 16. Dati relativi alla produzione di rifiuti

GEMONIO 2004 2005 2006 abitanti 2702 2726 2719 Totale RU (ton) 1092,82 1063,63 1174,56 Variazione RU rispetto anno precedente 5,4% -3,5% 10,7% Totale RU pro capite (kg/ab.anno) 1,11 1,07 1,18 Totale RD (kg) 633,84 625,56 686,93 % RD 58,3% 59,0% 58,5% Variazione RD rispetto anno precedente 34,7% -1,3% 9,8% RD pro capite (kg/ab. anno) 234,58 229,48 252,64 Totale RSI (ton) 87,66 76,29 67,96 Totale RSU (ton) 371,32 361,79 419,68 RU = Rifiuti urbani RD = Raccolta differenziata (destinata a recupero e valorizzazione) RSI = Rifiuti solidi ingombranti (destinati in parte a recupero e valorizzazione) RSU = Rifiuti solidi urbani (indifferenziati destinati allo smaltimento)

I dati mostrano come, nel periodo dal 2004 al 2006, vi sia stata una riduzione solo della produzione di rifiuti ingombranti (RSI), pari a 22.47 %, mentre i rifiuti urbani (RU) e gli indifferenziati (RSU) sono aumentati rispettivamente del 7,78 % e 13,02 % La raccolta differenziata è aumentata complessivamente del 8,38 %.

L’andamento della produzione di rifiuti è illustrato nel grafico seguente

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

Totale rifiuti urbani differenziati (RD), ingombranti (RSI) e indifferenziati (RSU) di Gemonio

800,00

700,00

600,00

500,00 Totale RD (kg) 400,00 Totale RSI (ton)

300,00 Totale RSU (ton)

200,00

100,00

0,00 2004 2005 2006

Nella successiva tabella e grafico viene illustrata l’incidenza della raccolta differenziata sul totale dei rifiuti solidi urbani nel comune di Gemonio negli anni dal 2002 al 2006 rispetto a quella provinciale.

Percentuale di raccolta differenziata a Gemonio

2002 2003 2004 2005 2006 44,3% 58,3% 59,0% 58,5%

Osservando i dati emerge che l’andamento complessivo della percentuale della raccolta differenziata ha avuto un notevole incremento fino al 2004 e un incremento successivo meno marcato fino a stabilizzarsi con una percentuale pari a 58,5 %, al di sopra della media provinciale per il 2006 pari a 53,8 %.

% RACCOLTA DIFFERENZIATA A GEMONIO

70%

GEMONIO PROVINCIA DI VARESE

60%

50%

40%

30%

20% 2002 2003 2004 2005 2006

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Allegato 1 - RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE

2.5 Altri elementi

2.5.1 Inquinamento elettromagnetico

2.5.1.1 Elettrodotti

La normativa di riferimento per i limiti edificatori in prossimità di conduttori elettrici è la seguente: • D.M. del 21/03/1988 e successive modifiche ed integrazioni, recante norme tecniche per la progettazione, l’esecuzione e l’esercizio delle linee elettriche aeree esterne; • Legge n°36 del 22/02/2001, legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici; • D.P.C.M. del 08/07/2003, recante limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 HZ) generati dagli elettrodotti.

Sulla base delle informazioni ottenuti da TERNA SpA, riferimento per la gestione della rete elettrica sul territorio in oggetto, è emerso che il Comune di Gemonio è attraversato da tre linee ad alta tensione (AT) • una doppia linea da 132 k ciascuna costituita da linea AT n. 073 denominata “cp Barasso – cp Cittiglio –cl Cementerai Rusconi” di proprietà di Enel e linea AT n. 068 denominata “cp Cadrezzate cp Cittiglio” di proprietà Terna; • linea AT n. 528 denominata “cp Cittiglio – cs Mascioni” da 132 kV di proprietà di Terna. La figura seguente illustra l’ubicazione delle diverse linee.

linea AT n. 528

linea AT n. 073 linea AT n. 068

Figura 54. Tracciato linee elettriche AT n. 073, n. 068 e n. 528

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2.5.1.2 Impianti radiotelecomunicazione

Sul territorio comunale è presente una stazione di trasmissione radio base per telefonia ed emittenti radio e televisione di proprietà Wind (cod. VA133 – KV 31). La stazione è composta da tre celle trasmittenti e riceventi con due portanti per cella per il sistema GSM e quattro portanti per cella per il sistema DCS. La SRB è ubicata in località La Mirabella alla sommità di un palo metallico; il centro elettrico è posto ad una quota di circa 31 metri dal livello del suolo.

Le valutazioni radio prospettiche condotte da ARPA hanno permesso di evidenziare che la stazione rispetta i lavori limite di capo elettromagnetico (DPCM del 8/07/2003).

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2.5.2 Inquinamento luminoso

La Legge Regionale 27 Marzo 2000 n. 17 “Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso” della Regione Lombardia prevede l’istituzione di una fascia di rispetto a protezione degli osservatori astronomici e astrofisici di interesse regionale provinciale e disposizioni specifiche per i comuni ricadenti entro tale fascia di rispetto.

La DGR 2611 del 11/12/2000 ha individuato una fascia di rispetto del raggio di 15 km per Osservatorio Astronomico G.V. Schiapparelli Campo dei Fiori di Varese (VA). Pertanto l’amministrazione comunale deve provvedere ad attuare le misure di riduzione dell’inquinamento luminoso entro i termini stabiliti dalla LR n. 6 del 27/02/2007

• entro il 31/12/2007, si dotano di piani dell’illuminazione che disciplinano le nuove installazioni in accordo con la presente legge; • entro il 31 dicembre 2009 tutte le sorgenti di luce non rispondenti agli indicati criteri e ricadenti nelle fasce di rispetto devono essere sostituite e modificate in maniera tale da ridurre l’inquinamento luminoso e il consumo energetico mediante l’uso di sole lampade al sodio di alta e bassa pressione

La figura seguente illustra la fascia di rispetto dell’Osservatorio Astronomico G.V. Schiapparelli Campo dei Fiori di Varese (VA)

Figura 55. Fascia di rispetto dell’Osservatorio Astronomico G.V. Schiapparelli Campo dei Fiori di Varese (VA) [Fonte DGR n. 2611 del 11 Dicembre 2000]

Appena possibile il comune si doterà del Piano Regolatore per l’illuminazione Comunale (PRIC) il quale verrà predisposto sulla base dei criteri stabiliti nella DDG n. 8950 del 3/08/2007.

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2.5.3 Inquinamento ambientale

Nel territorio comunale di Gemonio sono presenti aree interessate da fenomeni di inquinamento e/o sottoposte a procedimento di bonifica ai sensi del Dlgs 152/06 (Testo Unico Ambientale)– Titolo V (“Bonifica di siti inquinati”), della Parte IV (“Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati”). In particolare si segnala l’area ex Caseificio Castelli, in via Verdi 69; è un’area industriale dimessa presso la quale è stata accertata una contaminazione da idrocarburi a carico di terreno e acque superficiali. La pratica è stata chiusa nel 2002 e attualmente il sito è stato riconvertito ad uso produttivo-commerciale. L’ubicazione dell’area è illustrata nella figura seguente.

EX MULINO

SELVINO

Figura 56. Area di bonifica ambientale a Gemonio [Fonte: Provincia di Varese]

Dal database provinciale è emerso che sono presenti altre aree soggette a interventi di bonifica ambientale nei comuni limitrofi. In particolare si segnalano le seguenti aree.

• area ex Mulino Selvino a Cocquio Trevisago, presso la quale è stato attivato un procedimento di bonifica per la presenza di idrocarburi nei terreni legata al ribaltamento di un camion; tale area attualmente è ad uso residenziale; • area Conceria Fraschini a Brenta, presso la quale è stato rilevato uno stato di contaminazione da metalli a carico dei terreni sottostanti un’area di discarica; • area Acquatech a Cittiglio, presso la quale è stata rilevata la presenza di cromo nei terreni, nella falda e nelle acque superficiali; • area di rifornimento carburanti AGIP a Cittiglio, presso la quale è stata rilevata una contaminazione da idrocarburi a seguito della dismissione di serbatoi interrati.

L’ubicazione di tali aree è illustrata nelle figure seguenti.

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Figura 57. Area di bonifica ambientale a Brenta [Fonte: Provincia di Varese]

Figura 58. Area di bonifica ambientale a Cittiglio [Fonte: Provincia di Varese]

Si segnala inoltre la presenza di un’area industriale in parte dimessa presso l’ex Tessitura Roncari, al confine con Cocquio T. L’area risulta attualmente interessata da attività produttive i e in parte dimessa.

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