Alpi Cozie EGUIDE LE 1 Po cuneese 2 Val Troncea Parchi in cerca 3 Gran Bosco di Salbertrand

4 Orsiera - Rocciavrè di Europa

5 Laghi di Avigliana

6 Rocca di Cavour Toni Farina ParchiParchi naturalinaturali 7 Orridi di Foresto e Chianocco I parchi naturali hanno bisogno di alleati. Ancora oggi, a quasi un secolo dall’istituzione in Italia dei primi, Gran Paradiso e Abruzzo, Parchi della Provincia di Torino e a trent’anni esatti dalle prime aree protette istituite dalla Regione Piemonte. delledelle AlpiAlpi CozieCozie 8a Conca Cialancia Alleati e amici, perché oggi più che in passato è evidente che la loro missione può compiersi appieno soltanto uscendo dai propri 8b Monte Tre Denti - Freidour confini. Locali e nazionali. In piena coerenza quindi con l’approvazione a fine 2003 da parte della Comunità Europea degli Stagno di Oulx (Lago Borello) 8c strumenti di tutela della biodiversità in ambiente alpino (SIC e ZPS Monte San Giorgio della Rete Natura 2000). 8d E dove trovare alleati migliori se non nei parchi stessi, nei “colleghi” Queyras che operano sullo stesso territorio? Di qui la necessità di lavorare in 9 stretta collaborazione, di condividere progetti e modi di agire. Di lavorare “in rete”, come hanno fatto i Parchi delle Alpi Cozie con il Progetto Interreg III Alcotra “Monviso”, un piano di cooperazione internazionale che coinvolge anche il Parco regionale francese del Queyras. ICon la guida “Alpi Cozie”, Piemonte Parchi vuole raccontare questa esperienza, trasmettendo ai lettori l’agire dei parchi e la loro nuova progettualità. Lo scopo e l’ambizione sono quelli di comunicare e divulgare una visione di insieme, nella quale il territorio è un tutt’uno di cultura, storia, natura e paesaggio. Un territorio dove i parchi sono modelli e coinvolgono nella loro azione anche i soggetti esterni ai confini istituzionali. La guida è figlia di una impostazione aggiornata, un’evoluzione del numero speciale dello scorso anno dedicato alle Alpi Liguri. Diversi rispetto alla Rivista sono la veste grafica e il formato: una “guida” ha lo scopo primario di orientare il lettore alla fruizione consapevole del territorio e delle sue complessità. Un servizio insomma. “Alpi Cozie” è la prima. Seguiranno a cadenza annuale altre pubblicazioni. Il Po, i Parchi del Lago Maggiore, le Alpi Lepontine, la Corona Verde di Torino. L’ambiente e la natura del Piemonte non mancano certo di spunti e opportunità.

1 SUPPLEMENTO A PIEMONTE PARCHI N° 5 - Anno XXIII Editore Sommario REGIONE PIEMONTE - Piazza Castello, 165 - Torino Direzione e Redazione 34 Via Nizza, 18 - 10125 Torino tel. 011 4323566/5761 fax 011 4325919 www.piemonteparchiweb.it 16 E-mail: [email protected]; [email protected] Direttore responsabile: Roberto Moisio Direttore editoriale: Enrico Camanni Vice Direttore: Enrico Massone Caporedattore: Emanuela Celona Coordinamento redazionale speciale guida “Alpi Cozie”: 4 24 Toni Farina Redazione: 41 54 82 Simonetta Avigdor - Promozione, iniziative speciali e linee editoriali Emanuela Celona - Piemonte Parchi Web e News letter Toni Farina - Aree protette, montagna, fotografia Enrico Massone - Ambiente, sacri monti, coordinamento rubriche Aldo Molino - Itinerari, territorio, cultura Segreteria amministrativa e di redazione: M. Grazia Bauducco Staff collaboratori: Eugenia Angela - gestione abbonamenti e spedizioni 69 Mauro Beltramone - abstract on line Giulio Caresio - rapporti con Federparchi e aree protette Loredana Matonti - revisione naturalistica dei testi territorio Susanna Pia - archivio fotografico 90 Mauro Pianta - rapporti con i media Laura Ruffinatto - Piemonte Parchi Web Junior Ilaria Testa - cultura locale Hanno collaborato a questo numero: Parchi in cerca di Europa 1 F. Andreone, G. V. Avondo, M. Boglione, L. Castagneri, I progetti dei parchi cychroides 69 D. Cat Berro, F. Ceragioli, F. Chiaretta, E. Chiolerio, D. Delleani, A. De Rossi, G. Fioraso, A. Dotta, E. Giuliano, Interreg Monviso 38 La libellula Sympetrum L. Giunti, R. Janavel, F. Magrì, P. P. Massel, M. Peverada, Sommario 2 A. Pucci, M. Rastelli, C. Rolando, E. Rollino, D. Rosselli, La storia umana 4 Interreg Escartons 39 vulgatum 70 A. Selvaggi, R. Sindaco, I. Testa, C. Vadori, F. Valla, A. Vanzo Fotografi: La storia geologica 8 Una montagna per tutti 40 Berardia subacaulis 71 T. Farina, A. Molino, D. Rosselli, D. Alpe, L. Giunti, R. Janavel, Il ritorno dello stambecco 41 R. Ribetto, V. Mangini, G. Mariotti, R. Borra, S. Beccio, Il clima 14 Abitare le Alpi Cozie S. Macchetta, A. Pucci, F. Andreone, O. Scarsi, M. Raffini Il Monviso 16 Risanamento Laghi Disegni: Gli ecomusei 74 E. Giuliano, M. De Maistre di Avigliana 42 Mappe: I parchi Il rospodotto 43 Lupi e bocche di lupo 78 S. Chiantore Po cuneese 20 I Valdesi, storia di una L’editore è a disposizione per gli eventuali aventi diritto per fonti iconografi che non individuate. Riproduzione anche I grandi itinerari parziale di testi, fotografi e disegni vietata salvo autorizzazione Val Troncea 22 persecuzione 82 dell’editore. Manoscritti e fotografie non richiesti non si Il Tour del Monviso 44 restituiscono e per gli stessi non è dovuto alcun compenso. Gran Bosco di Salbertrand 24 La Certosa Registrazione del Tribunale di Torino n 3624 del 10.2.1986 Il Sentiero dei Parchi 50 Arretrati (se disponibili): euro 2 Orsiera Rocciavré 26 di Montebenedetto 84 Stampa: Ilte S.p.A. Laghi di Avigliana 28 La Strada dell’Assietta 54 Ostana, laboratorio Grafica e impaginazione: Satiz S.r.L. - www.satiz.it Abbonamento 2008 Provincia di Torino 30 La natura dell’Alta Valle Po 86 Conto Corrente Postale numero 20530200 intestato a: Staff Srl via Bodoni, 24 20090 Buccinasco (MI) Rocca di Cavour 32 Una natura senza confini 59 Murales in Val 88 Info abbonamenti: tel. 02 45702415 (ore 9 – 12; 14,30 - 17,30) Riservatezza - Dlgs n. 196/’03. Orridi di Foresto Il Bosco dell’Alevé 66 ‘L Pertus 90 L’Editore garantisce la tutela dei dati personali. Dati che potranno essere rettificati o cancellati su semplice richiesta scritta e che potranno essere utilizzati per proposte e Chianocco 33 La salamandra di Lanza 68 I rifugi 92 o iniziative legate alle finalità della rivista. Queyras 34 Il carabide Carabus Bibliografia 94 Finito di stampare in giugno 2008 In copertina: Monviso visto dalla Valle Po salendo al Pian del Re (foto Toni Farina) 2 In ultima pagina: Monviso che si specchia nel Lago Fiorenza (foto Sergio Beccio) 3 INTRODUZIONE

La storia umana

Testo di Fredo Valla Foto di Toni Farina

Dal Colle della Maddalena al In epoca tardo barbarica la Valle di Susa Moncenisio le Alpi Cozie del versante vide le guerre tra Franchi e Longobardi. italiano conservano poche vestigia della In funzione di avamposto sorse conquista romana. A sud la Valle Stura l’Abbazia di Novalesa “per assicurare la fu aggregata alla Provenza, mentre il re- pace e per la stabilità del regno dei Manfredo I di Saluzzo. Un inventario Agli anni degli escartons risale la vicen- sto del territorio fino al Monginevro fu Franchi” come recita l’atto di fondazio- della seconda metà del XII secolo (a po- da di François de Bardonneche, Signore amministrato dai Cozii, dinastia alleata ne del 726. Altri centri monastici fioriro- co più di vent’anni dalla sua fondazio- di Bardonecchia e di alcune terre in di Roma, con Susa capitale. All’imbocco no a partire dall’ottavo secolo. ne) rivela la consistenza della biblioteca, Valle Varaita, che nel Trecento organiz- delle valli sorsero Cavour, Caraglio e Tra il X e l’XI secolo le incursioni sarace- comprendente codici miniati importati zò una ribellione contro il Delfino. Pedona (Borgo San Dalmazzo) che le ne portarono alla decadenza Novalesa, dalla Francia e dall’Inghilterra. La storia di François è stata raccontata in cronache dell’Alto Medioevo dicono che fu abbandonata. Il “Planctus super Nelle valli settentrionali i Conti di Savoia un romanzo dallo scrittore torinese “dalle bianche torri”. Testimonianze mi- Pedonam”, ricorda la violenza di quelle si dedicarono a proteggere San Michele Carlo Grande (La via dei lupi – Ed. nori - iscrizioni, are, cippi, monete - so- razzie: “Gli Agareni, superando le altu- della Chiusa e l’Abbazia di San Giusto di Ponte alle Grazie). Nell’ambiente appar- no sparse su gran parte del territorio, ta- re, bruciarono, distrussero i nostri ripari, Susa, mentre nelle terre appartenenti al tato e ribelle di queste montagne trova- lora in località in quota come Elva e minacciosi, rapaci come tigri sanguina- Delfino crebbe l’influenza del Priorato rono rifugio espressioni eretiche ispirate Crissolo. I colli alpini erano frequen- rie.” Dopo il Mille il rinnovamento dei di Oulx che ebbe giurisdizione su un va- a un cristianesimo primitivo. È il caso tati, specialmente il Monginevro centri monastici fu opera delle famiglie sto territorio transalpino. In quegli anni dei Valdesi, che si diffusero nelle valli Dverso Briançon e il Colle della feudali. Tra il 1127 e il 1138 nacque e per molti secoli le alte valli del Pellice, Germanasca e Chisone e trova- Maddalena verso la Provenza. l’Abbazia di Staffarda per volontà di Delfinato del versante orientale - Susa, rono terreno fertile nelle valli Po, Chisone e Varaita - conobbero una par- Varaita, Maira e Grana.

Fort Vauban nella Valle della Durance; sullo sfondo, gli Ecrins. ticolare amministrazione autonoma. Nel 1532 l’influenza di Lutero e Calvino Sopra, l’Abbazia di Staffarda; sullo sfondo il Monviso Unite al Queyras e al Brianzonese, si or- indusse i Valdesi ad aderire alla Riforma. ganizzarono in Escartons eludendo la Nel XVI secolo il rafforzamento del par- sottomissione feudale tipica del tempo. tito ugonotto di là delle Alpi favorì i se- Il passaggio della Valle di Susa al guaci della Riforma al di qua del crinale. Piemonte ribaltò il fronte difensivo di Nel 1578 Lesdiguieres, capo degli Exilles, dove il forte eretto nel XII secolo Ugonotti del Delfinato, scese a Chianale per proteggere la valle dalle mire e occupò l’alta Valle Varaita. L’anno savoiarde, dovette essere “girato” verso successivo un esercito di duemila ugo- la Francia. notti e valdesi occupò Saluzzo e il In il nuovo assetto politico Marchesato. Ma l’assegnazione nel 1601 portò alla costruzione del Forte di del Marchesato al Savoia, segnò la ripre- , che per quasi 3 chilometri sa delle persecuzioni. Migliaia di profu- risale il costone del Monte Orsiera. ghi delle valli Stura, Grana, Maira e

4 5 INTRODUZIONE

Le lingue naturali delle Alpi Cozie sono l’occitano e il franco-provenzale. Il primo interessa il territorio compreso fra la Val Maira e l’alta Val Susa. Il secondo la media Val Susa e la Val Cenischia. Da notare come da queste terre delfinali venga una delle prime citazioni del nome Occitania. In una lettera del 19 settembre 1346 pubblicata in “Histoire de Dauphiné et des princes qui ont porté le nom de Dauphin”, il reggente Enrico de Villars dà conto al delfino Umberto II dei fatti accaduti in sua assenza. Fra le tante questioni riferisce della guerra tra il re di Francia e il re d’Inghilterra (siamo nella prima fase della Guerra dei cent’anni). Enrico de Villars racconta di “truppe ammassate dal Re di Francia presso Tolosa La Sacra di San Michele e sotto la stele sulla Testa dell’Assietta e in diverse altre parti d’Occitania”.

Varaita cercarono scampo nel Delfinato; quella del petrolio oggi. Tutti ne aveva- Sardena a batuto lo stato di Napoli e me- altri raggiunsero Ginevra. Tra i fuggitivi no necessità, pochi lo possedevano. ta di Roma…l’a pilato e l’a comanda e c’erano uomini colti, notai, medici, lette- Il doverlo importare fu all’origine di incoronato Re di Italia”. Le guerre suc- rati, la classe dirigente dei paesi occitani grandi sforzi per aprire strade. L’opera cessive lasciarono segni profondi. Delle in quei tempi. L’abiura o l’esilio furono più straordinaria fu il Buco di Viso sca- due guerre mondiali dicono le lapidi nei imposti anche in Val Pellice, ma qui il vato nel 1480 nei pressi del Colle delle paesi con le migliaia di morti. Il riscatto popolo reagì con le armi. Guidati da fi- Traversette (2882 m; Valle Po) per fa- dal fascismo venne dopo l’8 settembre gure memorabili di comandanti come vorire il passaggio del sale provenien- 1943. Bande partigiane si aggregarono Giosué Janavel, i Valdesi diedero batta- te dallo Stagno Lavalduc nel delta del sulle montagne, le prime in Val Pellice e glia. Più tardi (1688-89), sulla base di Rodano. Nei secoli seguenti i valichi vi- sulle alture di Boves, altre si riunirono a queste esperienze, Janavel, dall’esilio di dero il passaggio degli emigranti stagio- Barge nella Valle Infernotto, fortemente Ginevra, scrisse le sue “istruzioni milita- nali, arrotini, bastai, balie, mandriani, mi- cooinvolta fu la Val Sangone. Dai loro ri”, un manuale di guerriglia in monta- natori, merciai, addestratori di marmotte. rifugi alpini i partigiani impegnarono te- gna che tre secoli più tardi sarà adottato Nell’Ottocento le Alpi Cozie ormai incor- deschi e fascisti con sabotaggi, colpi di dai partigiani Garibaldini della Valle porate nello stato sabaudo assistettero mano, scontri e imboscate. Nell’autunno Infernotto nella lotta ai nazifascisti. alle guerre per l’unità d’Italia. La parteci- del ’43 i partigiani valdesi entrarono in Per secoli il centro dell’economia di pazione emotiva delle classi contadine contatto con la Resistenza valdostana. questi territori fu l’attività agricolo pasto- fu limitata. Un abitante di Valmala, in Insieme elaborarono la Dichiarazione rale, integrata dai mestieri legati al pas- Valle Varaita, annotò: “L’an 1859 ai ve- dei Rappresentanti delle Popolazioni al- saggio dei valichi. Per il Monginevro, il duto la fioca li 21 giugno su nostra mon- pine, la cosiddetta Carta di Chivasso, che Moncenisio e l’Agnello passarono non tania sino alla chapella nuova e alla a guerra finita ispirò l’autonomia a statu- solo eserciti e pellegrini ma merci di meira di Vitorio e una fierissima guera la to speciale della Valle d’Aosta, l’art. 6 del- ogni tipo. Strade furono aperte per il Francia e Piemonte contro l’imperatore la Costituzione per la tutela delle mino- commercio del sale, la cui importanza di Austria e li anno piliato lo stato lom- ranze linguistiche e ancora oggi è riferi- come materia prima fu paragonabile a bardo. Dal 1859 e dal 1860 il Re di mento per le Comunità montane.

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che accostate e intimamente ripiegate Più a Est, all'interno delle estese suc- è possibile ritrovare e riconoscere cessioni di calcescisti della Zona quasi tutti gli ambienti originari e i Piemontese, sono presenti numerose processi che hanno concorso alla for- masse di "pietre verdi" o "ofioliti", mazione dell'odierno mosaico geolo- rocce di origine oceanica spesso ca- La storia geologica gico. I sedimenti calcareo-dolomitici ratterizzate da un diverso grado di che costituiscono gli imponenti ba- ricristallizzazione. Il Massiccio dello stioni della Valle Stretta e i massicci Chenaillet, sopra al Colle del Gianfranco Fioraso della Grand Hoche, dello Chaberton Monginevro, rappresenta in tal senso e del Roc del Boucher testimoniano la un lembo di crosta oceanica perfetta- presenza nel bacino della Tetide di mente preservato in cui si possono piattaforme carbonatiche formatesi in osservare splendide colate basaltiche acque marine poco profonde a opera sottomarine con le caratteristiche di colonie di coralli. morfologie "a cuscini". In altri settori

A differenza di altri settori della cate- Il Monviso avvolto dalle nebbie (foto Aldo Molino) na alpina, le Alpi Cozie emergono im- provvise dagli estesi conoidi fluviali pedemontani, lasciando intravedere le proprie radici in corrispondenza di alcuni sparuti rilievi isolati come la Rocca di Cavour e il piccolo sperone roccioso del Castello di Montebruno, sulla sponda sinistra del Torrente Pellice. Sin dagli albori della ricerca geologica questo segmento di catena ha destato l'interesse di eminenti stu- diosi che a più riprese hanno tentato di rispondere ai numerosi interrogati- vi che le particolari rocce affioranti suscitavano negli osservatori. ALa catena alpina è il risultato della col- lisione delle zolle continentali euro- pea e africana che nel corso di decine di milioni di anni ha dato luogo a un complesso sistema di falde originate dalla frantumazione dei margini di placca e delle rocce oceaniche che formavano il bacino della Tetide. Le Alpi Cozie costituiscono il tassello centrale della catena che ha subito le maggiori trasformazioni metamorfi- che, nel quale la struttura e l'aspetto originario delle rocce sono state com- pletamente modificate. In questo intreccio di scaglie tettoni-

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le scaglie di substrato oceanico sono Bianca, localizzati nell'alta Val profondità diverse della crosta terre- ne, come nel caso dell'erta cima del state invece trasformate in serpentini- Germanasca, che tra il XVI e il XVIII stre e in un arco temporale molto am- Monviso costituita da ofioliti estrema- ti, prasiniti ed eclogiti che costituisco- secolo hanno alimentato una fiorente pio. Pur in presenza di un'apparente mente tenaci. Grazie all'elevata de- no i massicci dell'Orsiera-Rocciavré e attività estrattiva fornendo il materiale immobilità dei rilievi, le forze endo- gradabilità, i calcescisti danno invece del Monviso. lapideo per la realizzazione di alcuni gene che in passato hanno plasmato luogo a paesaggi dolci, spesso coper- La fascia più orientale dell'arco alpino dei più famosi palazzi del capoluogo il territorio alpino sono attualmente ti da boschi di conifere e pascoli, co- è composta da rocce in origine appar- sabaudo. Sulla vetta del Monte tutt'altro che sopite, come indicano i me l'esteso altopiano dell'Assietta a tenenti alla zolla africana e che ora Bracco è invece possibile notare la terremoti, talora di elevata intensità, cavallo delle valli Susa e Chisone. formano il Massiccio Dora-Maira, ele- presenza di una scaglia di quarziti che periodicamente interessano la fa- Fra i processi responsabili dello mento strutturale profondamente ra- prodotte dalla trasformazione di anti- scia marginale della catena: fra tutte smantellamento dei rilievi, l'azione dicato nel cuore della catena alpina chi sedimenti silicei: le straordinarie merita di essere ricordata la rovinosa abrasiva dei ghiacciai è stata senza occidentale. Pur in presenza di forti tonalità cromatiche, variabili dal gri- sequenza sismica che a partire dal 2 dubbio il fattore di maggiore impatto trasformazioni metamorfiche e tetto- gio argenteo al giallo paglierino, la aprile 1808 e per oltre un anno ha ri- sul paesaggio poiché ha risagomato niche, un'accurata osservazione delle notevole resistenza e la spiccata sfal- petutamente scosso il Pinerolese cau- l'originario profilo dei versanti e al rocce consente di riconoscere i carat- dabilità in lastre di esiguo spessore sando gravi danni agli abitati. contempo ha approfondito i solchi teri salienti degli antichi sedimenti di hanno dato notorietà a questa roccia, Le Alpi nella loro attuale configura- vallivi. Le morfologie glaciali sono copertura del margine continentale. tanto da aver meritato in passato per- zione costituiscono la risultante del conservate in tutte le principali vallate Le successioni carbonatiche marine, sino l'attenzione di Leonardo da Vinci bilancio tra la mobilità tettonica, che alpine: frequenti sono le rocce mon- ad esempio, sono ora rappresentate che alla "bargiolina" ha riservato tende ad accentuarne il rilievo, e l'in- tonate, che mostrano in superficie le da lenti e livelli di marmi arricchiti da un'accurata descrizione contenuta in sieme dei processi erosivi che agisco- tipiche striature prodotte dallo sfrega- splendide venature e pieghe che evi- un manoscritto del "Codice G". no in direzione opposta e ne riequili- mento dei ghiacciai, e le conche di so- denziano l'intensità delle deformazio- Le rocce delle Alpi Cozie conservano brano il profilo. La morfologia alpina vraescavazione presenti nei circhi ni causate dalle spinte orogenetiche: al loro interno la testimonianza di è stata inoltre influenzata dalla resi- glaciali attualmente occupate da emblematici sono i marmi di Rocca eventi tettonici avvenuti in luoghi e stenza opposta dalle rocce all'erosio- laghetti e torbiere d'alta quota.

Nuvole basse sulla Val Chisone

10 11 INTRODUZIONE

Particolarmente pittoreschi sono i Pleistocene superiore, nel modella- Val Pellice, e nella piana di Oulx- paesaggi glaciali del Colle del Beth, mento dei rilievi è subentrata l'azione Salbertrand in Valle di Susa. alla testata del Vallone di Massello, e della gravità responsabile del distac- Alla gravità si è affiancata l'attività flu- della conca dei Tredici Laghi, entram- co di frane che talvolta hanno radical- vio-torrentizia sviluppata lungo il re- bi in Val Germanasca, e le gradinate mente modificato il paesaggio alpino. ticolato idrografico, responsabile de- che ospitano i laghi Superiore, I fenomeni gravitativi possono rag- gli ingenti apporti detritici che hanno Fiorenza e Chiaretto sopra al Pian del giungere dimensioni ciclopiche come colmato gli originari fondovalle gla- Re, in alta Valle Po. La distribuzione nel caso degli accumuli di Sauze ciali e dato luogo ai conoidi localiz- dei sedimenti glaciali indica che nel d'Oulx e di San Sicario, in alta Valle di zati allo sbocco dei bacini tributari. corso dell'ultima glaciazione, svilup- Susa, che si estendono su superfici di L'importanza del ruolo svolto da que- patasi tra 30.000 e 19.000 anni fa, solo decine di chilometri quadrati. Queste sti processi è testimoniata dalla fre- la fronte del Ghiacciaio della Valle di frane, considerate fra le più imponen- quenza con cui nel recente passato le Susa raggiungeva lo sbocco in pianu- ti dell'intera catena alpina, hanno vallate sono state colpite da alluvioni ra formando l'insieme di forme e de- coinvolto anche gli spartiacque, dan- di varia intensità. Fra gli eventi che positi che costituiscono l'Anfiteatro do luogo a sdoppiamenti del profilo hanno avuto il maggiore impatto sul Morenico di Rivoli-Avigliana. Nelle di cresta e sprofondamenti in corri- territorio delle Alpi Cozie si ricorda- valli Chisone, Germanasca, Pellice e spondenza dei quali sono spesso no quelli verificatisi nel 1728, 1948, Po le lingue glaciali si sono invece at- ospitate zone umide di elevato pregio 1957, 1977 e, non ultimo, quello del- testate in posizioni più arretrate a cau- naturalistico come la torbiera del l'ottobre 2000. Questi fenomeni testi- sa dello sviluppo plano-altimetrico Colle Blegier. In altri casi le frane han- moniano l'elevata dinamicità che ca- meno favorevole dei bacini di alimen- no sbarrato i fondovalle causando la ratterizza l'ambiente montano e so- tazione. formazione di specchi d'acqua, ora prattutto conferma che l'evoluzione Il Roc du Gias, sul Sentiero Con la definitiva scomparsa dei ghiac- estinti, come quelli originariamente della catena alpina è tuttora rapida- dei Geositi in Val Sangone ciai, verificatasi al termine del presenti nella conca del Prà, in alta mente in atto. (Parco Orsiera Rocciavré)

Il Progetto Geositi

La Provincia di Torino ha avviato nel 2000 in collaborazione con il CNR e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino un progetto di studio e valorizzazione di beni geologici presenti nel proprio territorio. Lo studio ha riguardato anche alcune zone delle Alpi Cozie come la Val Pellice, la Val Sangone e l’Anfitetro Morenico di Rivoli-Avigliana, dove sono stati individuati “geositi” di particolare importanza e predisposti itinerari per la loro conoscenza. Di particolare interesse il percorso nel Vallone del Sangonetto, nel Parco Orsiera Rocciavré. Attrezzato con punti-sosta dotati di bacheche esplicative, l’itinerario unisce aspetti divulgativi ad attrattiva paesaggistica. Ideale insomma per avvicinare alla materia una vasta schiera di fruitori. T. F.

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Sole, piogge e nevi delle Cozie

Leggeri venti umidi da Est formano una distesa di stratocumuli Daniele Cat Berro sulla Val Pellice attorno a 2500 metri di quota. Al di sopra, il tempo è soleggiato (foto D. Cat Berro)

Il 30 agosto 1861 gli inglesi William bita Francesco Denza, egli stesso salito- del Nord, l’atmosfera è nel complesso delle Alpi Cozie, insieme alle vicine Mathews e William Jacomb raggiunse- re del Monviso nel 1870 armato di ba- più luminosa e solare, specialmente in francesi del Guil, furono tra le più fune- ro per primi la cima del Monviso, verti- rometro. Il Denza si prodigò tra l’altro a prossimità dei confini con il Queyras e state da esondazioni e frane. ce delle Alpi Cozie. Allora ben poco si costituire nuovi osservatori meteorolo- il Briançonnais, dove il soleggiamento A Clavière, nei giorni dal 13 al 16, si ac- conosceva del clima di montagna, e gici: Casteldelfino, Crissolo, Paesana, annuo supera le 2000 ore, e le precipi- cumularono ben 446 millimetri di piog- prima di tornare a valle, come era uso Saluzzo, … stazioni che non tazioni si aggirano sui 700 millimetri. gia! Quanto alle temperature, a all’epoca lasciarono tra le rocce som- sempre hanno mantenuto nel tempo la Sarà anche per questo che le meridiane Pontechianale è stato misurato un mi- mitali un termometro, che oggi è espo- continuità delle misure. Tuttavia, dopo sono così diffuse nelle valli Varaita e nimo assoluto di -24 gradi il 30 gennaio sto al Museo nazionale della Montagna quasi un secolo e mezzo, i dati raccolti Chisone, piuttosto che nelle più nuvo- 1963, mentre nell’agosto 2003 si è sfio- di Torino. Ma pochi anni dopo, a costi- sono sufficienti a descrivere il clima di lose valli di Lanzo o del Canavese? rata per la prima volta la soglia dei 30 tuire più solide basi dell’indagine cli- questo lembo delle Alpi. Anche il paesaggio naturale testimonia gradi. La neve è più abbondante sul matologica nella zona pensò il barna- In quest’area, a differenza delle Alpi la modestia delle precipitazioni, assu- settore cuneese: se a quota 1500 in mendo caratteristiche quasi mediterra- Valle Po si accumulano circa 3 metri e nee d’estate negli adret più assolati. Al mezzo di neve fresca all’anno, in alta contrario, l’umidità marittima e padana Val Susa ci si deve accontentare di circa condensa più facilmente sui rilievi vici- 2 metri e mezzo. In questo settore alpi- ni alla pianura pinerolese e saluzzese: no i ghiacciai sono pochi, piccoli e in dalla Valle Po alla Val Sangone in un via di estinzione. I anno si accumulano in media 1200- Nemmeno il Monviso, nonostante la 1500 mm di pioggia e neve fusa, quota elevata, riesce a ospitare grandi il doppio di quanto si misura a masse nevose e glaciali, a causa della Pontechianale, Cesana o Bardonec- sfavorevole morfologia dei suoi versan- chia. Su tutta la zona gli apporti di piog- ti; sulla parete settentrionale si annida il gia più cospicui sono solitamente quel- minuscolo Ghiacciaio Coolidge, che fe- li primaverili e autunnali, mentre il mi- ce parlare di sé il 6 luglio 1989 crollando nimo estivo di piovosità diviene predo- per due terzi nel sottostante canalone. minante su quello invernale in alta Val Più a Nord, i ghiacciai Galambra e Susa, i cui prati ingialliti d’estate contra- Agnello in Val di Susa, un tempo utiliz- stano con le lussureggianti faggete del- zati per l’estrazione di ghiaccio destina- la Val Pellice, più esposte a nebbie e to a Torino, sono oggi appena visibili. temporali. Piovosità moderata non si- Ed è molto probabile che a questi pic- Strati nuvolosi bassi in presenza di aria umida gnifica però minore rischio di alluvioni: coli relitti di ghiaccio non rimangano sui Laghi di Avigliana (foto Valentina Mangini) a metà giugno del 1957 le valli italiane che pochi anni di esistenza.

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Il Monviso, la montagna madre

Enrico Camanni

Fin dai tempi antichi il Monviso è co- ponte di Casalgrasso: il Po che scende certa dell’alba. Per i montanari della Foto Renzo Ribetto nosciuto e descritto, e si dice che la in mezzo alle campagne e sullo sfon- Valle Po il Monviso è certamente una Paramount Pictures vi si sia ispirata do, perfettamente inquadrata tra fiu- presenza incombente, oscura e pres- per il celebre marchio cinematografi- me alberi e cielo, l’affettuosa presenza sante come la parete nord della mon- co. Alla vocazione di montagna sacra, del “Viso”. Non è la classica montagna tagna, mentre dalla Val Varaita si alza nelle valenze estetiche e simboliche, matrigna e crudele che sbarra l’oriz- con più distacco, alto e roccioso sopra concorre il fatto che il Monviso sem- zonte, rovesciando a valle ghiacci i pini dell’Alevé. Per i valligiani del tar- bra sollevarsi direttamente dalla pia- e devastazione. È piuttosto la monta- do medioevo che convissero ai piedi nura ed è visibile da ogni dove. Inoltre gna madre che protegge e dà la vita. del Monviso, estendendo l’ombra del dal Monviso nascono le acque del Po, La sagoma del Monviso ha accompa- monte al Briançonnais e alle alte il grande fiume che irriga le pianure e gnato il lavoro di generazioni di con- valli Susa e Chisone, la montagna disseta le città, attribuendo al monte tadini, ma anche il primo turno degli rappresentò un simbolo di unione doti e miti di fertilità. Basta richiamare operai delle fabbriche che se lo trova- e cooperazione: stessi problemi, stes- Falla mente la classica fotografia dal no stagliato nel cielo rosa, nell’ora in- se speranze, una sola repubblica.

Foto Toni Farina

16 17 Parchi senza frontiere e senza confini. L’utopia. Che nel caso I parchi, delle Alpi Cozie ha basi concrete, fatte di storia e cultura comuni. Gli Escartons, la tradizione l’ambiente, occitana. Parco del Po cuneese, ai piedi del Monviso, la montagna i progetti simbolo della Regione. Val Troncea, prezioso frammento di natura nel cuore delle montagne olimpiche. Gran Bosco di Salbertrand, uno dei più bei boschi delle Alpi. Orsiera Rocciavré, wilderness e montagna tutte da scoprire. E sul versante transalpino il Queyras, consolidato esempio di convivenza fra alpicoltura, turismo e tutela ambientale. Quindi la Rocca di Cavour, “ monte-isola” nella piana di Pinerolo. I Laghi di Avigliana, specchi d’acqua “recuperata” alle porte della città. Foresto e Chianocco, “magnifici Orridi”, squarci di natura nel calcare della bassa Val Susa. E per finire, i parchi gestiti dalla Provincia di Torino: Monte San Giorgio, Conca Cialancia, Monte Freidour e Tre Denti, Stagno di Oulx, frammenti di paesaggio e biodiversità alpina e prealpina. Parchi da visitare e parchi promotori e attuatori di iniziative, perché al di là delle linee sulle carte, la tutela è soprattutto “fare”. Progetti, realizzazioni, elementi concreti e misurabili. Salvaguardia attiva, insomma. Guardiaparco al lavoro (foto Dante Alpe) Tutt’altro che un semplice slogan.

18 19 I PARCHI Parco del Po cuneese

Dove il Po non è ancora fiume

Toni Farina

La sorgente del Po a Pian del Re (foto Toni Farina)

Anche i grandi fiumi nascono ruscelli, ambienti la cifra del Parco fluviale del una superficie di 7700 ettari, l’area no a pozze trasparenti, dove non è taluni in luoghi anonimi, altri in luoghi Po cuneese. Dall’ambiente sobrio del- protetta comprende la sequenza di raro osservare il merlo acquaiolo. eccelsi. Il Po è fra questi ultimi: difficile l’alta montagna, al rigoglio della bassa specchi d’acqua dove il Re di pietra è Intorno, la tipica vegetazione riparia- immaginare un angolo più appropria- valle. Dalle rocce e nevai dell’orizzon- uso specchiarsi. È dai loro emissari le con salici e ontani. Sul pendio al- to per collocare la sorgente del padre te nivale alla ricca vegetazione di ripa che inizia la storia che terminerà 652 l’envers, bella vegetazione di latifo- dei fiumi italiani. Un “Pian del Re” al del fondovalle. In mezzo, le praterie, Km a oriente, nel Mare Adriatico. glie miste con prevalenza di casta- cospetto di un Re di Pietra, il Monviso, le torbiere, i laghi d’alta quota, i boschi L’inizio “ufficiale” è a 2020 m di quota, gno. Un insieme da apprezzare con simbolo della terra piemontese. di conifere e latifoglie, insomma l’inte- sancito da una targa su una roccia. Ed occhio attento, percorrendo il sentie- ra gamma di ecosistemi toccati da un è subito un ambiente prezioso, sanci- ro che segue il percorso della storica L’Area protetta corso d’acqua alpino. to da una Riserva naturale speciale: la Via del Sale. Dai 3841 metri della cima del Viso ai Tutto questo in poco più di una deci- Torbiera del Pian del Re. Oltre quat- Il passaggio del Ponte della Counsignà 250 metri della pianura: è la varietà di na di chilometri. Istituita nel 1990 su trocento ettari di varietà biologica, re- segna un altro cambio di ambiente. litti di flora glaciale approdati qui più La valle si apre nella conca di Paesana Il Po nella pianura cuneese (foto Renzo Ribetto) di duecentomila anni fa, ma soprattut- e il Po frena la sua corsa. Colmato gran to un raro anfibio endemico, la sala- parte del dislivello che lo separa dalla mandra di Lanza. Preziosità che ne- pianura, l’andare si fa disteso, un indu- A cessiterebbero di più avveduta tutela, giare tra piccole anse e laghetti, regno limitando ad esempio l’eccessivo af- delle trote e dei macro invertebrati ac- flusso di auto sul piano nei week-end quatici. La quota è 640 metri, ma a oc- estivi. Insomma, “un Po più rispetta- cidente i 3841 metri della piramide del to”. La successione di altopiani e com- Viso incombono: è davvero poco l’in- be lacustri ai piedi del Viso costituisce tervallo che separa nel Parco del Po un insieme noto e apprezzato, come cuneese l’alta montagna dal piano. conferma il gran numero di cammina- tori che ne percorre i sentieri. Più spo- radiche sono invece le presenze nei Nel Parco informati tratti vallivi, dove la presenza del bo- sco aggiunge varietà naturalistica. La Sede amministrativa fascia boscata inizia dopo Pian Melzé e operativa in via Griselda 8 con la comparsa dei larici che accom- a Saluzzo; tel. 0175 46505; pagnano il fiume fino a Crissolo. La e-mail: [email protected] confluenza con il Lenta sancisce una http://www.parks.it/ cambiamento di condizione: da ru- parco.po.cn/par.html; scello a torrente. Le cascate si alterna- http://www.parcodelpocn.it/

20 21 I PARCHI Parco naturale Val Troncea

Oasi di neve silenziosa

Testo e foto di Toni Farina

In alta Val Chisone, un lembo di mon- della neve. Grazie a queste caratteri- tagna protetta ai confini della monta- stiche la valle si è sottratta a funi e tra- gna luna park. La Val Troncea segna licci e si presenta quasi come “un’ol- infatti il limite meridionale della Via traggiosa” oasi di quiete invernale a Val Troncea: con gli sci da fondo verso la Borgata Laval Lattea, la costellazione di impianti a due passi dalla ressa delle piste. fune che ha nel vicino Sestriere il suo stro dal Monte Morefreddo al Monte sta nel sottosuolo. Manifeste sono inve- luogo emblematico. Le montagne che L’Area protetta Barifreddo; sul lato sinistro, dal ce le testimonianze dell’intensa attività gratificano lo storico colle con pendii Subito dopo la Valle del Barifreddo al Monte Banchetta. estrattiva che nella seconda metà del ideali per lo sci sono infatti le stesse Chisone muta direzione e prende il L’ambiente è di media e alta monta- 1800 dettava i ritmi dell’economia e che distendono sulla Val Troncea pen- nome di Val Troncea. Istituito nel 1980 gna, caratterizzato da saliceti alveali della vita in valle. Li si incontra nel denze più adatte agli ungulati che agli su una superficie di 3.280 ha, il parco sul fondovalle e conifere sui versanti, Vallone del Beth e nei dintorni del colle umani, facendone un terreno privile- occupa quasi interamente la valle. I lariceti in particolare, talora misti a pi- omonimo (a 2800 m di quota): imboc- giato per le valanghe nella stagione confini seguono i crinali: sul lato de- no cembro, favorito dal clima marca- chi di gallerie, ruderi, i resti del sistema tamente continentale. Di particolare di collegamento con teleferica per il tra- rilievo sul versante destro il bosco di sporto del materiale sul fondovalle. pino uncinato Inverso di Laval, un L’attività si protrasse fino alla primavera prezioso evento di natura purtroppo del 1904, quando dai pendii del Monte I escluso dall’area protetta. Notevole in Ghinivert scese un’enorme massa di valle la fioritura nel cuore della stagio- neve che travolse e uccise 81 minatori. ne estiva, con endemismi importanti Una targa sul fondovalle, nei pressi di come Campanula cenisia. La fauna è Troncea, ricorda il tristissimo evento. tipicamente alpina, con il recente ri- torno del lupo e la reintroduzione ne- gli anni ‘80 dello stambecco. Nel Parco informati Oggi la Val Troncea è nota soprattutto ai praticanti dello sci da fondo che ne Sede amministrativa con centro apprezzano la splendida pista, battuta visita e museo: via della Pineta, (condizioni di sicurezza permetten- fraz. Ruà, Pragelato. do) fino alla Bergeria del Meys, a oltre Tel. 0122 78849; 2000 metri di quota. Le ricchezze della E-mail: [email protected] Valle tuttavia non si limitano al bianco www.parconaturalevaltroncea.it. della neve e al mosaico di cromatismi Informazioni Turistiche: IAT della fioritura, ma hanno anche il colo- Pragelato, piazza Lantelme; sito re ambrato della calcopirite cuprifera, Internet: www.montagnedoc.it; minerale dal quale si estrae il rame. Una e-mail: [email protected]; In alta Val Troncea, nella zona detta Lendiniera ricchezza non evidente, perché nasco- tel. 0122 78844.

22 23 I PARCHI

Serre Blanche alle Grange Randuin lupo, la cui presenza, accertata e con- per verificarlo… e adagiare lo sguardo tinua a partire dal 1997, è oggetto di Parco naturale su uno splendido mantello di conife- tutela e di studio. re, che dall’angariato fondovalle sale a Abbattimenti di animali in un parco: Gran Bosco di Salbertrand lambire lo spartiacque, interrotto sol- può apparire una contraddizione, ma tanto da ariose radure. Abete bianco, così non è. Nel Gran Bosco gli inter- abete rosso e pino silvestre alle quote venti umani sono necessari a garantire Un mantello di conifere per l’Alta Valsusa inferiori, sostituiti più in alto da pino un’equilibrata evoluzione. Interventi cembro e larice. Alberi di eccellente non limitati a finalità economiche ma Testo e foto di Toni Farina qualità: per il loro vigore i popola- in osservanza e applicazione del Piano menti di abete rosso e pino cembro di naturalistico che prevede tra l’altro la Salbertrand sono iscritti nel Libro na- conservazione (e creazione) delle ra- zionale dei boschi da seme. L’abete dure, fondamentali per il manteni- rosso in particolare è presente al Gran mento della diversità biologica. Non è Bosco con un ecotipo resistente al cli- superfluo ribadirlo: il Gran Bosco non ma secco dell’alta Val di Susa. Il cem- è solo biomassa, ma un ecosistema bro è invece protagonista nel Piccolo complesso. Unico, irripetibile. Bosco, ovvero il settore orientale del parco, separato dal “fratello maggio- In bici nel Gran Bosco re” dal vallone del Rio delle Gorge. La ricchezza vegetale si manifesta an- che con la presenza di specie erbacee rare, quali Corthusa matthioli, una primulacea con poche stazioni sul versante meridionale delle Alpi, e Menyanthes trifoliata, caratteristica delle zone umide. Nel Parco si trova a una quota eccezionale: 2350 metri, nei pressi del Col Blegier, sul crinale divisorio fra Valsusa e Val Chisone, dove l’omonima torbiera aggiunge un prezioso tassello alla già consistente Il Gran Bosco visto dalle Grange Randuin varietà naturalistica. L’Area protetta costituisce un habitat Basilica di Superga, Castello della caratterizzate piuttosto da un utilizzo ideale per una fauna ricca e varia. Venaria Reale, Arsenale: per vedere dissennato del patrimonio boschivo. Uccelli soprattutto (gran parte delle frammenti del Gran Bosco non è ne- Il risultato di questo rapporto sono specie alpine vi sono rappresentate), cessario salire le scale della romana 700 ettari di foresta unica in Piemonte. piccoli mammiferi e ungulati, fra i Segusium, ma bastano la città di In passato un valore soprattutto eco- quali una consistente popolazione di Nel Parco informati Torino e il circondario, purché siano nomico, oggi un importante valore cervi e caprioli, a suo tempo re-intro- luoghi che combinino arte, architettu- naturalistico e paesaggistico. dotti e ragione di grattacapi: abbatti- Sede a Salbertrand, ra e storia. Perché “le Gran Bois” è an- menti selettivi e catture sono stati in- via Fransuà Fontan 1 ; che questo: la storia di un secolare L’Area protetta fatti necessari per mantenere il giusto tel. 0122 854720; e-mail: rapporto di utilizzo e conservazione, Un atto davvero dovuto l’istituzione equilibrio tra presenza animale e fore- [email protected] l’un all’altro finalizzati. Condizione nel 1980 dell’Area protetta: bastano i stale. Un nuovo e insperato aiuto in tal http://www.parks.it/parco.gran.bosco. non frequente nelle Alpi Occidentali, pochi passi necessari per andare da senso è arrivato dalla ricomparsa del salbertrand/index.html B24 25 I PARCHI

Se i frati della Grande Chartreuse le giu- Nel Parco informati dicarono adeguate per erigervi un ere- Sede amministrativa e operativa Parco naturale mo una ragione ci sarà pur stata. Più di a Bussoleno, Frazione Foresto, una ragione: la collocazione strategica via San Rocco 2; tel. 0122 47064; Orsiera Rocciavré del sito (su una importante via di transi- e-mail: [email protected] to) non basta infatti da sola a legittimare http://www.parco-orsiera.it/; la scelta. Già allora, all’inizio del secolo http://www.parks.it/parco.orsiera. Montagne da lupi, orsi e… Certosini XIII, queste montagne erano particola- rocciavre/index.html ri: allo tesso tempo vicine e lontane, co- Toni Farina mode e disagevoli, accessibili e appar- dal rito della polenta. Le alte quote sono tate. Nel Medioevo poi, le estese foreste prerogativa di pochi escursionisti, spesso Val Chisone, Lago del Laus; in alto, la Cristalliera (foto Luca Giunti) costituivano un rifugio ideale: per mo- alemanni o fiamminghi, culturalmente naci, eremiti, banditi, orsi, lupi... più inclini all’esplorazione. Diversa è invece la situazione sul lato Val L’Area protetta Chisone: Pian dell’Alpe, Prà Catinat e la Osservati da Torino e dalla sua cintura, i conca del Rifugio Selleries offrono un Smonti del Parco naturale Orsiera ambiente più immediato e, soprattutto, Rocciavré infondono un’ingannevole agevolmente raggiungibile con mezzi impressione di “portata di mano”. Sono motorizzati. La Val Sangone, infine, è per montagne “vicine” quelle dell’Orsiera, amatori, per escursionisti dal palato buo- famigliari ai torinesi. Ma non per questo no, che non temono le lunghe cammina- segnate da un ambiente scontato: è suf- te avvolti dalla foschia. Consci che, sopra ficiente sostituire l’occhio con il piede la nebbia, c’è sempre il sole… per svelare il raggiro e apprezzarne la E sole generoso si augurano quanti han- vera dimensione. E scoprire che i vallo- no in programma il Tour dell’Orsiera. ni del Parco non sono semplici rughe Ideato dalle Guide del Parco, il tour per- sull’orizzonte ma occasioni di viaggio. mette di raccordare le tre valli con una Inattese e impensabili. cinque giorni da rifugio a rifugio (tutti rin- Chisone, Susa, Sangone: tre valli per tre novati e accoglienti). É il sistema migliore versanti. Solatio e spoglio il primo, ec- per conoscere gli angoli più nascosti e in- cezion fatta per l’esteso lariceto di Prà teressanti dell’area protetta. Catinat. Ombreggiato, di fitti boschi il Istituito nel 1980 e ampliato nel 1985, il secondo, ideale appunto per dare rifu- Parco Orsiera Rocciavré è ormai una real- gio ai frati della Grande Chartreuse. tà consolidata. Gli 11.000 ettari di territo- Esposto a mattino il terzo, con gli spec- rio tutelati ospitano una flora e una fauna chi di Avigliana a riflettere la luce del ricche e varie. Nel 1995 è tornato anche lo primo sole. D’inverno il versante valsu- stambecco, che si appresta a sostituire sui sino è poco più di un rapido sguardo queste montagne il mediterraneo muflo- gettato dai finestrini dell’auto, in corsa ne, emblema suo malgrado di una passa- sull’autostrada. Altre sono le mete dei ta e approssimativa gestione faunistica. E turisti domenicali e nei valloni del Rio dopo lo stambecco, il gipeto e il lupo. Sui Gerardo, del Gravio e dell’Orsiera è so- Monti dell’Orsiera la catena ecologica lo brina, neve e silenzio. D’estate poi, tende a chiudersi. Per rafforzarla manca gran parte dei visitatori si ferma nei din- all’appello soltanto lui, il timido e simpati- torni dell’invitante Pian Cervetto, o al co plantigrado che a queste montagne ha massimo si spinge fino ai rifugi, attirato prestato il nome. A quando il suo ritorno?

26 27 I PARCHI

Nel Parco informati Sede del parco e centro visite sulla riva ovest del Lago Grande, Parco naturale in via Monte Pirchiriano, 54, Avigliana; tel. 011 9313000 - 9341405; e-mail: [email protected] dei Laghi di Avigliana http://www.parks.it/parco.laghi.avigliana/index.html Visite guidate: "Antichi Passi", tel. 338 7124386, e-mail: [email protected]

Zone umide di frontiera I laghi di Avigliana visti dall’alto

Testo e foto di Toni Farina

La frontiera che separa l’intensa urba- colonie di svasso maggiore, che anima nizzazione dell’area torinese dai primi le superfici dei laghi con le parate di cor- sussulti della catena alpina. Un limite teggiamento a inizio primavera. Seppur non cartografico ma evidente: a oriente non vasta, l’Area protetta comprende i satelliti della città, che preme smaniosa habitat diversi. In primis i due laghi, ge- di imporre i suoi ritmi e le sue ansie; a melli ma difformi sotto il profilo am- occidente, lembi di natura e religiosità: i bientale: il Lago Piccolo (60 ha) che ri- boschi, la Sacra, i crinali che si alzano versa le proprie acque nel Lago Grande verso Pian dell’Orso, verso l’Orsiera. (90 ha), presenta infatti doti di naturalità liegio. A partire dagli anni ’60, il crescen- lata, l’ente di gestione ha avviato un’in- decisamente maggiori, essendo circon- te carico antropico ha fortemente pena- tensa opera di risanamento che ha sorti- L’Area protetta dato da boschi e da una discreta fascia di lizzato la salute dei due laghi, il Grande to tangibili risultati (il Lago Grande è tor- Un frammento di territorio dove i ghiac- canneto. Completano la componente in particolare, soggetto a vent’anni di nato balneabile). L’opera proseguirà nei ciai hanno lasciato testimonianze ben “umida” la Palude dei Mareschi, a nord scarichi incontrollati. Per rimuovere la prossimi anni con l’obiettivo di ricostituire visibili del loro transito. L'origine dei del Lago Grande, e la Torbiera di Trana, consistente quantità di fosforo accumu- un ambiente integro prossimo alla città. Laghi di Avigliana risale infatti alle ulti- a sud del Lago Piccolo me due grandi glaciazioni pleistoceni- e purtroppo esterna al In bici sul Lago Grande che, rissiana (230.000 anni fa) e würmia- parco. Fa da compen- Lna (120.000 anni fa). A quest’ultima si dio ambientale l’appa- deve la responsabilità diretta della for- rato morenico che cir- mazione dei laghi, quattro in una fase conda i laghi. iniziale, due dei quali dei quali ben pre- Le colline a ovest del sto interrati dai detriti che scendevano Lago Piccolo sono ri- dalle colline circostanti. coperte da boschi di Istituito nel 1980 su una superficie di 410 castagno, carpino e ettari, il Parco naturale dei Laghi di frassino e ospitano Avigliana costituisce l’unica rilevante una fauna ricca e varia. area umida del Piemonte occidentale, Le colline centrali di allo sbocco di un importante corridoio Montecapretto, a nord di transito per l’avifauna come la Val del Lago Grande, sono Susa. Sono centinaia i migratori che fre- invece caratterizzate quentano gli specchi d’acqua nei perio- da una maggiore xero- do di passo. Folaghe, moriglioni, moret- termia che favorisce te, alzavole, mestoloni e fischioni, ma specie come la rove- soprattutto una delle più significative rella, la robinia e il ci-

28 29 I PARCHI Riserva naturale Riserva naturalistica Orridi Rocca di Cavour di Foresto e Chianocco

Frammento di Alpi nella pianura Orridi, anzi, bellissimi

Testo e foto di Toni Farina Testo e foto di Toni Farina

Vista da Oriente, pare un tutt’uno con oltre 100 specie osservate, delle quali Riserve naturali “speciali” davvero Foresto leccio (Quercus ilex), specie arborea che le montagne. In realtà si tratta di un 50 nidificanti. Specie non comuni co- e Chianocco. Per il paesaggio e per l’am- ombreggia con una ventina di esemplari i semplice inganno prospettico, svelato me il picchio muraiolo e il gracchio biente naturale. Profonde incisioni origi- soleggiati pendii ai lati del Rio Prebèc. con l’osservazione dagli altri punti corallino. O come il luì, presente in nate dall’azione erosiva dell’acqua, gli or- Estesa su una superficie di 26 ettari, la cardinali. Da questi la Rocca palesa la tutte le sue varianti grazie alla varietà ridi hanno già nel nome un elemento di Riserva comprende l’orrido e l’area sopra- sua vera dimensione: di scoglio solita- di ambienti. repulsione e insieme di attrattiva. Un fasci- stante dove, oltre al leccio, vegetano altre rio nel mare della piana, alto 162 metri Versanti opposti, opposti habitat, spe- no potente emana da queste bizzarrie essenze termofile rare in Piemonte. E se e distante 7 chilometri dai rilievi più cie alpine e mediterranee a pochi pas- geologiche. In Piemonte se ne contano singolare è la vegetazione non da meno è vicini. Una dimensione quasi unica: si le une dalle altre. Sul fresco lato ben 64 e tra questi Chianocco e Foresto la fauna, insetti e uccelli in particolare. il fenomeno geo-morfologico della nord prosperano essenze montane sono tra i più spettacolari, e soprattutto fra Corvi imperiali, bianconi, falchi pellegrini Rocca di Cavour è infatti appannaggio quali mirtillo nero e giglio di San i più ricchi di preziosismi naturali. e aquile: specie poco comuni, come poco pressoché esclusivo del Pinerolese. Giovanni. Sul caldo lato sud prevale Sopra agli abitati omonimi, non lontane comune è l’ambiente che le ospita. Istituito nel 1980 come parco naturale, invece la vegetazione termofila (rove- l’una dall’altra, le due riserve riassumono dal 1995 la Rocca è Riserva naturale rella, robinia). Una vera curiosità la l’ambiente a forte componente xerotermi- Nel Parco informati del Parco del Po cuneese. presenza del cappero, probabile re- ca che caratterizza il versante sinistro oro- Le due Riserve sono affidate all’Ente di Pur non vasta (75 ha), l’area ha un taggio del castello medievale e dei grafico della media Val di Susa. Al di là de- gestione del Parco Orsiera Rocciavré. grande interesse ambientale, geologi- commerci con la Liguria. Rgli aspetti morfologici, le due aree tutela- Sede a Foresto; tel. 0122 47064; Vco innanzitutto. La Rocca di Cavour no particolari endemismi. Il ginepro coc- e-mail: [email protected]; costituisce infatti un eccezionale colone (Juniperus oxicedrus) è la ragion www.parco-orsiera.it esempio di inselberg (monte-isola), Nel Parco informati prima dell’istituzione nel 1998 della www.parks.it/parco.orsiera.rocciavre- ovvero un rilievo isolato, ma collegato Riserva naturale di Foresto. Questo arbu- /index.html nel sottosuolo alla più vicina catena La Riserva è affidata al Parco del sto tipicamente mediterraneo ha infatti montuosa. La Rocca costituisce anche Po cuneese, sede in via Griselda 8 trovato sulle bancate un’isola di biodiversità. Unica zona di a Saluzzo; tel. 0175 46505; calcaree ai lati del Rio L’Orrido di Foresto bosco nel raggio di una decina di chi- e-mail: [email protected] Rocciamelone un clima lometri, il rilievo rappresenta per l’avi- http://www.parks.it/parco.po.cn/par.html; congeniale. La Riserva fauna una vera oasi. Lo dimostrano le http://www.parcodelpocn.it/ occupa una superficie di 179 ettari, dal fondovalle al Truc San Martino. Ancora un esclusivo in- dizio di Mediterraneo è all’origine dell’istituzio- ne nel 1980 della La Rocca vista da oriente Riserva di Chianocco: il

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Le Aree Protette Info Provincia di Torino, via Bertola 34 Torino. della Provincia di Torino Tel. 011 8615254- 011 8615259 - E-mail: [email protected] Internet: http://www.provincia.torino.it/territorio/sezioni/aree_prot_gev/aree_protette_ Testo e foto di Alessandra Pucci prov/index_parchi

Nelle Alpi Cozie, la Provincia di Torino mandra di Lanza, anfibio endemico del- rica palestra di arrampicata della Rocca Di diversa tipologia è infine la Riserva gestisce direttamente quattro aree le Alpi Cozie. Gli ultimi sussulti del cri- Sbarua. Un ambiente prealpino caratte- naturale speciale dello Stagno di Oulx, protette: tre parchi naturali (Conca nale divisorio fra Val Chisone e Val rizza il Parco naturale del Monte San o Lago Borello. Formatosi a metà ‘800 Cialancia, Monte Tre Denti – Freidour, Sangone ospitano il Parco naturale del Giorgio. Nel Comune di Piossasco, 377 quando da una torbiera nella piana di Monte San Giorgio) e una riserva natu- Monte Tre Denti – Freidour. Poco più ettari compresi fra i 300 metri del centro Oulx vennero prelevate grandi quantità rale speciale (Stagno di Oulx). di 800 ettari, a una quota compresa tra abitato e gli 837 metri della sommità del di materiale per la costruzione della 500 e 1450 metri. Nel Comune di rilievo, eccezionale balcone panorami- Galleria del Frejus, costituisce di fatto L’area più alpina è Conca Cialancia. , angoli di impensabile natura- co sulle Alpi e sulla pianura piemontese. l'unica zona umida del fondovalle In un vallone laterale della Val lità a breve distanza da Torino. Marchio Il particolare microclima secco e caldo dell’Alta Val Susa. Pur di dimensioni ri- Germanasca, compresa tra 1800 e paesaggistico del parco è l'inconfondi- della zona rende possibile la presenza dotte (83 ha), l’area ha forte valenza na- 2850 metri di quota, 1000 ettari di bile profilo della cresta dei Tre Denti di specie mediterranee, sia animali sia turalistica per la presenza di specie ani- territorio selvaggio, dalle caratteristiche con l’avamposto Rocca Due Denti. vegetali. Ed è proprio nella vegetazione mali e vegetali rarissime, come la grami- tipiche dell’alta montagna. Propria- Notevoli, grazie alla rete di sentieri, le la ricchezza naturale del Parco: oltre 400 gna liscia, una piccola orchidea dai fiori mente alpine sono la flora e la fauna, possibilità di escursioni, come notevoli sono le specie censite, molte delle quali bianco-purpurei, la libellula Sympetrum Ncon l’importante presenza della sala- sono le possibilità per i climber sulla sto- di grande interesse per la loro rarità. vulgatum e il gambero di fiume.

Laghi a Conca Cialancia

32 33 I PARCHI

Il Parco naturale Alpi, con le sue case in legno allineate regionale del per quasi un chilometro su un pendio Parco regionale del Queyras Queyras si estende ben esposto al sole. per 65.000 ettari appe- na oltre lo spartiacque Otto station-villages Un parco di natura, persone e cose delle valli Pellice, Po e Gli abitanti sono poco più di 2000, in Varaita. Un ambiente di 8 comuni (Abriès, Aiguilles, Arvieux, Furio Chiaretta montagna molto parti- Ceillac, Château Ville-Vieille, colare, una "terra alta" Molines, Ristolas, Saint-Veran), ma i che è rimasta a lungo francesi preferiscono dire huit sta- quasi isolata. Da una par- tion-villages: ovvero otto località tu- te le impressionati gorges ristiche che hanno mantenuto le ca- erose dal Torrente Guil ratteristiche di piccolo villaggio di che rendevano difficile montagna. In effetti ogni paese del l'accesso dalla Valle del- Parco del Queyras ha saputo valoriz- la Durance; dall'altra la zare i suggestivi centri storici, grazie catena alpina, con al- al restauro attento delle grandi abita- cuni colli (della Croce, zioni, a un sobrio arredo urbano, a Traversette e Agnello) un attento inserimento di nuovi edi- che per secoli hanno fici, che riprendono elementi e di- visto il passaggio de- mensioni delle case di un tempo. gli abitanti dei due ver- Separati dal vecchio nucleo ci sono santi delle Alpi: qui in- gli insediamenti moderni, con abita- fatti si parla una sola lin- zioni che talvolta si ispirano alle anti- gua – l’Occitano – e si è che, oppure dichiarano la loro mo- sviluppata la stessa cultura. dernità, senza intaccare la bellezza Molto diversa è invece l'oro- del paesaggio. grafia. Sul versante italiano vi Ma quel che più colpisce è la calma dei sono lunghe valli parallele che paesi, l'alternarsi di negozi con gli in- scendono gradualmente alla gressi delle stalle, da cui si odono bela- pianura, mentre il Queyras è for- re le pecore... Si direbbe quasi che i tu- mato da valloni che si ramificano, risti siano assenti: invece ci sono, ma ricordando le dita di una mano. Il d'inverno sciano o camminano con le pollice corrisponde all'isolato vallo- racchette, in primavera fanno traversa- ne del Cristillan con Ceillac, poi da te scialpinistiche, in estate e autunno Château Ville Vieille si staccano i due camminano sulla fitta rete di sentieri valloni dell'Aigue Blanche con Saint- segnalati. Una delle scelte del Parc du Véran e dell'Aigue Agnelle con Queyras è stata proprio la valorizza- Molines e Fontgillard; quindi la Valle zione di un turismo per tutte le stagio- della Guil con Abriès e Ristolas, infine ni, con vacanze di almeno una settima- la breve Valle di Arvieux e Brunissard. na: così è stato trasformato in vantag- I fondovalle e i paesi si trovano a quo- gio quell'isolamento che appariva co- te piuttosto elevate, dai 1384 metri di me un limite al suo sviluppo turistico. Chateau Queyras con lo scenografico Il Queyras è lontano dalle grandi città, forte del XIV secolo, ai 2040 metri di con una strada di accesso che si snoda, Nelle gorges del Torrente Guil (foto Toni Farina) Saint Veran, il comune più alto delle aerea e impressionante, sulle Gorges

34 35 I PARCHI

Concetti oggi abbastanza dif- le, artigianali, turistiche e al migliora- prodotti naturali sono richiesti dai turi- fusi, ma che nel Queyras so- mento del modo e del tenore di vita dei sti, che li acquistano presso caseifici e no stati elaborati già negli an- suoi abitanti, puntando al rispetto dei alpeggi. Gli stessi prodotti sono in ven- ni sessanta, quando altrove valori tradizionali, culturali, umani, e dita alla Maison de l'artisanat, un mo- la cementificazione procede- alla protezione dei monumenti e delle derno edificio in legno, e vetro presso va senza pietà. testimonianze del passato». Ville-Vieille, dove sono esposte anche Merito anche di Philippe Con questi principi, nel gennaio 1977 le opere di decine di artigiani. In ogni Lamour, un precursore nasce il Parco del Queyras: si tratta di villaggio ci sono infatti intagliatori e fa- della pianificazione territo- obiettivi molto diversi da quelli dei no- legnami che realizzano mobili ispirati a riale, che negli anni sessanta stri parchi regionali, ma assai interes- quelli antichi e oggetti moderni, tutelati ha trovato nel Queyras la sua santi. La protezione della natura viene da un apposito marchio per le produ- Nell’alta Valle del Guil; sullo sfondo il Monviso (foto Toni Farina) seconda patria e il microco- affiancata alla valorizzazione di agri- zioni tradizionali. Ma anche ceramisti, smo dove sperimentare le coltura, allevamento, artigianato, e allo produttori di profumi, oggetti in paglia, Ampi spazi del Queyras (foto Furio Chiaretta) sue intuizioni. Eletto nel sviluppo di un turismo rispettoso del- liquori e infusi di erbe alpine, giocatto- 1965 sindaco di Ceillac, avvia l'ambiente e strettamente legato a que- li... Dunque una riuscita integrazione la rinascita dello sperduto ste attività. «Nei paesi che vivono di tu- fra artigianato, allevamento, agricoltura paese dopo la disastrosa al- rismo, l'estetica del paesaggio è una e turismo. Fra natura, persone e cose. luvione del 1957; costituisce fonte di reddito: lungi dall'essere in- un Sindacato Intercomunale compatibile con le attività della popo- Nel Parco informati a Vocazione Multipla per svi- lazione, la salvaguardia dell'ambiente luppare la collaborazione fra ne è uno degli elementi organici (...). Sede principale ad Arvieux, tel. 0033 gli otto comuni del Queyras; Lo strumento più sicuro di questa sal- (0)4 92468820. inventa la Grande Traversée vaguardia è il mantenimento dell'agri- Aperte tutto l'anno le case del parco des Alpes (GTA), l’itinerario coltura»: così scriveva Lamour nel a Guillestre e Ristolas, e il Musée escursionistico di 400 km 1981, e la sua intuizione si è davvero du Soum a Saint Véran. Apertura della Guil, mentre il Colle dell'Agnello dal Lago Lemano al Mediter- realizzata nel parco. dal 1 luglio al 31 agosto per le “Maison che lo collega al Piemonte è aperto so- raneo, dotato di gîtes d'étape per il Oggi un migliaio di bovini e 7000 pe- du Parc” situate nelle altre località. lo d'estate. Pochi dunque possono rag- pernottamento. Grazie alla GTA gli core permettono la produzione di for- Internet: http://www.pnr-queyras.com/; giungere il Queyras per una gita di escursionisti scoprono il Queyras, do- maggi di qualità e la valorizzazione [email protected] giornata o per il week-end. ve nascono il Gr 58 e il Giro del dell'agricoltura biologica: qui sareb- Office de promotion du tourisme en Ecco allora la proposta di soggiorni di Monviso, due tra i più frequentati trek- be antieconomico l'utilizzo di Queyras, www.queyras.com, una o due settimane, negli alberghetti king delle Alpi occidentali. Infine pro- fertilizzanti chimici e sede ad Aiguilles, tel. 0033 ma soprattutto affittando case e appar- muove la costituzione del Parc du antiparassitari, mentre i (0)4 92467618. tamenti di proprietà dei queyrassini, o Queyras, uno dei primi parchi regio- costruiti da società d’interesse colletti- nali francesi. vo. Altre società locali hanno promos- so la realizzazione di impianti di risali- Un parco per la rinascita della ta, piste da fondo e "itineraires-raquet- montagna te", che richiedono meno investimenti, «L'obiettivo del Parc naturel régional non danneggiano l'ambiente, utilizza- du Queyras è di affiancare il rinnova- no piste forestali e si inseriscono mento economico e sociale del territo- nell'"immagine" proposta dal Queyras: rio con la salvaguardia e la valorizza- un parco dove la protezione della na- zione dell'ambiente naturale e uma- tura si integra con lo sviluppo econo- no. A questo fine l'organismo di gestio- mico e la valorizzazione della cultura e ne del parco offrirà la sua collabora- dell'architettura locale. zione allo sviluppo delle attività agrico- Chateau Queyras (foto Toni Farina)

36 37 I PROGETTI Interreg III Alcotra Monviso Interreg Escartons Info Parchi naturali del massiccio del Monviso in rete Quattro secoli in comune www.escartons.eu; Anna Gaggino, Domenico Rosselli Testo e foto di Pierpaolo Massel www.parconaturalevaltroncea.it

Nel 2000 i Parchi regionali naturali del 1343 – 1713: per quattro secoli le popo- Queyras, l’Interreg Escartons ha come Monviso (in Francia il Parco del lazioni, oggi italo francesi, di un’ampia finalità la costituzione di un progetto Queyras, in Italia i parchi regionali del porzione delle Alpi Cozie hanno con- turistico che proprio nella tradizione Gran Bosco di Salbertrand, dell’Orsiera diviso vicende storiche, lingua e cultu- storica comune degli Escartons, trovi il Rocciavrè, della Val Troncea e del ra che hanno trovato, nella particolare suo elemento di caratterizzazione. Po cuneese) univano le loro forma di autogoverno rappresentato La creazione di “Spazi Escartons” con energie, entrando insieme dalla “federazione” degli Escartons, plastici multimediali, la pubblicazione nel XXI secolo forti di una co- l’espressione anche politico-ammini- di testi e DVD bilingue, anche con fina- mune identità transfontaliera, strativa di un’identità condivisa, pre- lità didattiche, l’attivazione di un sito promuovendo tramite questo corritrice di quella dimensione euro- internet, sono il presupposto per rin- Interreg una serie di studi ine- pea che ancora oggi, fra mille difficoltà, novare l’interesse per questo ampio renti gli aspetti naturalistici, eco- stentiamo a definire. territorio transfrontaliero che offre, ol- nomici e sociali del territorio in Nato nel 2006 per l’iniziativa dei parchi tre a pregevoli peculiarità naturalisti- questione. Lo scopo principale del naturali Val Troncea, Gran Bosco di che, le espressioni ancora tangibili di Progetto è stato quello di favorire la Salbertrand, Po cuneese e, per il territo- una cultura e di una tradizione degne partecipazione a un’identità europea, rio francese, del Parco regionale del di essere conosciute e tramandate. che qui trova le sue radici ideali nella co- Nmune storia e cultura della secolare esperienza degli Escartons. Fra gli obiet- 1 tivi qualificanti la candidatura al ricono- scimento di questo territorio come MAB- Unesco. Le varie fasi del lavoro hanno avuto come base la comune volontà di agire dei soggetti partecipanti, un pre- supposto importante per fornire a un numero più elevato possibile di operato- ri del territorio le basi di conoscenza per la valorizzazione e lo sviluppo armonico e sostenibile delle realtà locali. I risultati degli studi hanno confermato le peculia- rità culturali e naturalistiche del massic- cio, divulgate grazie all’edizione di alcu- ne pubblicazioni in distribuzione presso le sedi dei parchi.

Info http://www.parcodelpocn.it/; www.pnr-queyras.fr/ Foto Domenico Rosselli La Casa degli Escartons a Pragelato

38 39 I PROGETTI Parchi per tutti Stambecco sulle Alpi Cozie

Interventi per l’accesso a fruitori disabili Storia di un ritorno

Laura Castagneri Testo e foto di Roby Janavel

Nel 2005 è stato finanziato dall’Unione za, che risponda alle esigenze di tutti. Animale mitico, incarnazione del dia- oltre 35.000 esemplari, di cui la mag- Europea attraverso il programma di Diversi parchi delle Alpi Cozie sono volo, le parti del suo corpo erano gior parte è localizzata in Svizzera cooperazione transfrontaliera INTER- stati coinvolti in questo progetto, sia considerate panacea per i più svariati (oltre 15.000 esemplari). Sulle Alpi REG III A – ALCOTRA il progetto “Una come partner, sia come beneficiari di mali: ecco perché lo stambecco si è italiane si sono costituite oltre 60 co- montagna per tutti – turismo, disabilità interventi realizzati dai soggetti attua- estinto sull’arco alpino, con solo una lonie, con una distribuzione ancora e fruizione del territorio montano”, tori. Il Parco Orsiera Rocciavrè ha com- ridottissima popolazione residua al- molto frammentata. Sono però pre- promosso dalla Comunità Montana pletato un percorso con cartellonistica l’inizio dell’800 nel massiccio del senti ampie zone di territorio poten- Val Sangone, al quale hanno aderito idonea per la lettura tattile per non ve- Gran Paradiso. Salvato dalle Regie zialmente idonee al ritorno di questo diversi enti tra i quali la Provincia di denti o ipovedenti ed eliminato le bar- Patenti dei Savoia nel 1821, dall’isti- animale simbolo delle Alpi. Torino e il Parco nazionale francese riere architettoniche per disabili moto- tuzione nel 1922 del primo Parco della Vanoise. Il progetto, ora in fase di ri per raggiungere i Laghi Paradiso, do- Nazionale, il Gran Paradiso, lo stam- completamento, ha lo scopo di pro- ve è presente un centro visita. becco torna sulle Alpi Cozie nei primi muovere un turismo accessibile, rea- All’interno del Parco, il Consorzio anni ’70 del secolo scorso, grazie ad lizzando servizi, potenziando l’acco- Pracatinat organizza soggiorni per una serie di reintroduzioni curate glienza, sviluppando le opportunità gruppi di persone diversamente abili. dalle province di Torino e Cuneo, turistiche, culturali e sportive dei terri- Il Parco dei Laghi di Avigliana, che già dalla Comunità Montana Val Pellice, tori montani in modo che possano ri- disponeva di aree attrezzate accessibili dai parchi naturali Val Troncea e Nspondere alle esigenze di tutti, com- ai disabili (al Lago Piccolo con annesso Orsierà Rocciavrè e, sul versante presi i soggetti sociali deboli nell’ecce- punto di ristoro e al Lago Grande con Afrancese, dal Parco regionale del zione più ampia del termine (famiglie capanno di osservazione per l’avifau- Queyras. Interventi di reintroduzione con bambini piccoli, anziani, disabili). na), ha realizzato un percorso guidato distribuiti in oltre un trentennio e non Oltre a realizzare interventi di adegua- adatto anche a non vedenti o ipove- sempre coordinati fra loro, ma a met- mento e abbattimento delle barriere denti e pubblicato una guida sulla fau- tere d’accordo tutti ci hanno pensato architettoniche, si è cercato di dare vi- na per la lettura tattile e in braille. gli stambecchi: dalle prime colonie ta ad una diversa concezione del turi- Il Parco del Gran Bosco di Salbertrand, isolate, gli animali hanno iniziato a smo montano e una nuova cul- ha reso accessibile anche ai visitatori spostarsi creando dei corridoi di col- tura dell’accoglien- non deambulanti l’area attrezzata della legamento fra le popolazioni in cre- Pinea e il sito della ghiacciaia, scita nelle valli. Oggi, percorrendo i costruendo in loco dei servizi igienici sentieri d’alta quota dalla Val Maira per disabili. Nella Riserva naturale alla Val Susa, è sempre più frequente dello Stagno di Oulx la Provincia di l’incontro con questo splendido ani- Torino ha allestito un sentiero ac- male, mito e simbolo delle Alpi. cessibile anche ai visitatori non Nelle Alpi Cozie, sul versante italia- deambulanti e ipovedenti con no, ne vivono oggi circa 700-800 un’area panoramica di sosta esemplari. Sulla catena alpina euro- e cartellonistica in braille. pea lo stambecco è oggi presente con

40 41 I PROGETTI Lago Grande di Avigliana Rospodotto ai Laghi di Avigliana

Cronaca di un risanamento Un ponte tra uomini e animali

Claudio Rolando Claudio Rolando

Fra le finalità dell’istituzione nel 1980 le cui acque sono passate dalla condi- Si può davvero defini- Rospo comune in fase di accoppiamento (foto Olga Scarsi) del Parco naturale dei Laghi di zione di “scadente” a quella di “suffi- re un progetto di mo- Avigliana rientrava il ripristino delle ciente” (dati A.R.P.A. 2006). bilità compatibile – in condizioni idrobiologiche dei due ba- Più problematici si sono invece rivelati questo caso tra uomi- cini. Il Lago Grande, in particolare, si gli interventi nel Lago Grande. Scartate ni e rospi - quello at- trovava in condizioni assai critiche: de- soluzioni costose e di difficile attuazio- tuato dai Parco natura- cenni di accumulo di sostanze nutrien- ne, si è deciso di posare un semplice le dei Laghi di ti (soprattutto fosforo e azoto) ne ave- tubo del diametro di mezzo metro che, Avigliana nell’ambito vano infatti provocato un’eccessiva pescando sul fondo, preleva acqua dell’Interreg III A eutrofizzazione (accumulo di quantità quando il lago comincia a riversarsi nel “AQUA”. Lo strata- crescenti di energia sotto forma di so- Canale Naviglia. Basato sul principio gemma tecnico va sot- stanza organica). dei vasi comunicanti, il metodo si è ri- to il nome generico di Grazie ad interventi sul prelievo idrico, velato efficace: in soli tre anni il lago è “rospodotto”, ovvero realizzati all’inizio degli anni ’90 su ini- infatti passato dalla condizione di iper- un by-pass che permette ai rospi di schiacciati sotto ruote dei mezzi in ziativa congiunta del Parco e del trofia a quella di eutrofia. La strada del raggiungere nelle tre settimane a ca- transito. Il primo sistema realizzato Comune di Avigliana, è migliorata sen- risanamento definitivo si può dire im- vallo dell’equinozio di primavera i si- consisteva nel collocare una rete o un sibilmente la qualità del Lago Piccolo, boccata. ti di accoppiamento, senza finire nastro di plastica dell’altezza di una S trentina di centimetri lungo il bordo a LagoF Grande di Avigliana (foto Valentina Mangini) Barriere di legno del rospodotto monte della strada. I rospi, incapaci di saltare, dovevano così seguire l’ostacolo fino alla discontinuità del sottopasso. Successivamente le reti e i nastri di plastica sono stati in parte sostituiti con assi di legno, rivelatisi più efficaci. Si è infine realizzato un sistema misto che alterna tratti con barriera in cemento ad altri protetti da assi o nastri di plastica. Realizzato sulla strada che unisce le frazioni Grignetto e Bertassi, il rospo- dotto permette agli animali di raggiun- gere incolumi la zona umida dei Mareschi. Gli studi condotti dal Parco stimano che l’area in questione sia uti- lizzata da 2.500 - 4.000 individui, con una netta prevalenza di maschi.

42 43 Due proposte classiche e una novità. Fra le prime non poteva Gli itinerari non rientrare il Giro del Monviso. Noto e frequentato, l’anello intorno alla montagna simbolo delle Cozie costituisce uno degli itinerari più belli dell’arco alpino. Un itinerario per tutti, caratterizzato da dislivelli e durata più che accettabili, in particolare se rapportati alla grande varietà di ambienti distribuiti lungo il percorso. La varietà di ambienti è anche la cifra dell’itinerario denominato “Il Sentiero dei Parchi”. Una primizia, dove però durata e impegno sono di ben altra levatura. Un vero viaggio dalla Val di Susa alla Val Varaita, collegando fra loro tutte le aree protette interessate dall’Interreg Monviso. Ancora in fase preparatoria, il percorso sarà promosso proprio a partire da questa estate. Classica è infine anche la terza proposta. Dai passi ai pedali, dai sentieri alle strade storiche, come la Strada militare dell’Assietta. Fatica e dislivelli non per tutti, un percorso adatto a pedalatori allenati. Il loro compenso è un insieme di ampi orizzonti e notevoli testimonianze della passata attività bellica. Paesaggio e Sul Colle di Viso (foto Toni Farina) storia in sella alla bicicletta.

44 45 GLI ITINERARI

Incomincia molto tempo prima il giro renico compreso fra il Viso Mozzo e il Tour del Monviso del Viso. Nell’andirivieni sui meridiani Viso (intero), caos minerale dove le della terra sabauda, o su una cima del- piante pioniere tribolano a iniziare il le tante montagne piemontesi, scru- loro lavoro. La mulattiera si destreggia Girotondo intorno al Re di Pietra tando l’orizzonte alla ricerca di certez- fra massi sparsi e conduce senza ec- ze. Il Viso è un appuntamento mai di- cessivi affanni al Colle di Viso, dove le satteso. Un riferimento geografico ed prospettive mutano e lo sguardo si di- Testo e foto di Toni Farina esistenziale, una presenza rassicuran- stende sull’altipiano delle Sagnette, te. Per questo lo si costruisce nella con il Lago Grande in primo piano. mente, il giro del Viso. Lo si desidera. Una sintesi perfetta: difficile davvero E infine si sale a Pian del Re. immaginare un viatico migliore per la tappa del giorno a venire. Ed è difficile Primo giorno immaginare un luogo migliore del vici- E si soffre a Pian del Re no Rifugio Quintino Sella per trascor- L’oltraggiosa presenza di automezzi rere la sera, con il Sovrano che si dis- rende il luogo tutt’altro che “regale” e, solve nel crepuscolo. E poi la notte, Iper questo, i camminatori vi si soffer- quando le luci di paesi e città fanno da mano poco, il tempo di preparare il controcanto alle stelle, e il Re di Pietra sacco e salutare il Po. Anche il padre disegna la sua ombra nel buio d’occi- dei fiumi italiani lascia spedito la piana dente. alpestre: corre rapido verso valle, ver- so la non lontana pianura, dove altre e Secondo giorno testarde saranno le insidie. I cammina- Dove si va fra nobili cembri tori vanno a monte. A passi lenti e ca- Il tempo di abbandonarsi al sonno ed è denzati, barra a mezzogiorno, un oc- subito alba. Arriva presto la luce su chio alla via e un altro al Re di Pietra. questi spalti affacciati a oriente. Paesi e Foschie permettendo, la sua è una pre- città sono ancora addormentati che i senza costante, in alto come in basso, raggi radenti del sole già filtrano nelle riflesso negli specchi liquidi collocati finestre del rifugio addolcendo la pra- da Madre Natura lungo il tragitto. tica del risveglio. È un piacere scende- Parte da lontano il giro Primo della serie il Fiorenza, allungato re in loro compagnia sull’altipiano e del Viso. Dalle colline in una comba a mezz’ora dall’avvio. camminare guidati dalla propria om- del Monferrato e dell’Astigiano, Secondo incontro il Chiaretto… di no- bra allungata sulle rive del Lago tra filari di vigna e campanili me e di fatto. Gemma turchese (retori- Grande. sui crinali. Dalla pianura ca concessa) in strategica posizione Ben altre sensazioni, e fatiche, speri- vercellese, tra risaie nei pressi di un crocevia di sentieri, il mentano gli aspiranti alla vetta del e campanili riflessi lago impone una sosta: il Viso riflesso Viso nello scarpinare come capre ver- nelle acque azzurrognole è un evento so il Colle delle Sagnette, e più in alto, in distese di acque ferme. imperdibile. Ingrediente indispensabi- tra sfasciumi, terriccio e neve dura co- le la luce del mattino, il pomeriggio me granito. Senza neppure il conforto porta ombre sul Chiaretto… della solitudine: sono sempre in tanti a Trascurate le vie per il Rifugio cimentarsi su quelle chine instabili, at- Giacoletti e per Pian Melzè, si prose- tirati dai 3841 metri isolati nel cielo del- gue con barra fissa a mezzogiorno at- le Cozie. Non sono di meno a cimen- traverso il Vallone del Rio dei Quarti. tarsi nel tour, ma ben più libero è il lo- Al Lago Fiorenza, salendo al Rifugio Quintino Sella Meta intermedia il gran corridoio mo- ro incedere mattutino nella conca.

46 47 il Vallone di Vallanta. Si cambiano an- Sul Colle di Vallanta, si cambia ancora. cora una volta ambiente e direzione. Orizzonte, montagne, Paese. Oltre con- Da ponente a maestrale, dal bosco alle fine, “non si trovano fiori diversi” ma di- praterie alpestri, da una miriade di tor- versi spazi, inusuali per le montagne nanti a una linea retta. Carta canta: piemontesi. E soprattutto si trova un di- Vallanta è una freccia, profondamente verso modo di gestire il territorio, anche infissa nel lato occidentale del massic- questo inusuale per le Alpi nostrane. cio. E così si va diritti, in comoda e co- Parc regional du Queyras, eccellente stante ascesa fra alpeggi, praterie e fi- esempio di compromesso fra tutela am- schi di marmotta, mentre le ombre da bientale e turismo, dimostrazione tangi- occidente si impadroniscono del fon- bile di convivenza fra esigenze troppo dovalle ricacciando la luce sui bastioni spesso ritenute inconciliabili. L’ingresso di Punta Caprera. Ritorna anche il in Queyras mette di buon umore. Sovrano. Un “Viso” diverso, scono- Raggiunti i cuscini erbosi intorno al Lac sciuto alla gente del piano, ma l’anima Lestio, si va in piano al Refuge du Mont è sempre quella: pietra e ancora pietra. Viso mentre alle spalle il Viso (con l’ac- Una fuga di lastre di rocce ofiolitiche, cento sulla “o”) cambia ancora volto. un profilo ardito, è il Viso di Vallanta. Da questo lato il Sovrano è più discreto, La luce del tardo pomeriggio ne evi- una montagna fra le tante, conscio che denzia i dettagli, mentre si muovono il suo dominio è altrove. Un dominio lenti gli ultimi passi della giornata. non lontano: il pomeriggio a disposi- zione consentirebbe di chiudere il tour Terzo giorno in giornata, tuttavia perché privarsi del Oltre confine, a “cercare fiori diversi” piacere di starsene placidamente seduti L’alba? È altrove, oltre quella barriera davanti al rifugio a lasciar decantare fredda e repulsiva. Arriva tardi il sole l’acido lattico accumulato il giorno pre- in quest’angolo delle Cozie. E forse è cedente. E, in attesa della sera, bighello- un bene, perché così si risparmiano nare nella conca, accompagnando con fatica e sudore sulla ripida china lo sguardo la lenta discesa del sole sul- sopra al rifugio. l’orizzonte transalpino. “Bonne nuit!”

Senza pena si salgono i domestici tor- Cuneo?). È faticosa la discesa nel Salendo al Colle delle Traversette dal Pian del Re nanti verso il Passo Gallarino, mentre Vallone delle Giargiatte, angolo sel- alle spalle si sgranano le cime alpine: vaggio, fucina di primordiali sensazio- Monte Rosa, Cervino, Gran Paradiso, ni. Contribuiscono alla suggestione le sagome eteree che ondeggiano nel- bizzarre sagome di roccia sulla Costa l’aria calda dell’estate. delle Ali Lunghe, limite sinistro del val- Passo di San Chiaffredo, si cambia. lone. Sul piano del Gias Fons si ritrova Valle, orizzonte, montagne. Dalla Valle l’erba… e si trovano gli alberi. Fin qui Po alla Valle Varaita, da mezzogiorno a di piante d’alto fusto non c’è stata “om- ponente, dalle Marittime alle Cozie più bra” ma ora si rimedia alla grande. defilate. Non cambia però l’ambiente, Ombre di larici, ma soprattutto di no- pietre e ancora pietre, e laghi, di pietra bili cembri: si entra nell’Alevé. La di- anche loro. E il Monviso? Scomparso, scesa si fa piacevole: fra delizie di resi- eclissato al di là della Punta Trento na e stridii di nocciolaie si prosegue su (chissà se in Trentino c’è una Punta un tappeto di aghi fino all’incontro con

48 49 GLI ITINERARI

Il tour in pillole Quarto giorno ‘L Pertus ’d Visou, le Pertuis È la grande varietà di ambienti du Viso, il Buco di Viso… e di spunti di interesse la “Bonjour. Et bon retour en Italie.” caratteristica saliente del Giro E per tornare in Italie si va a levante, del Monviso). L’alta montagna, verso quelle creste di roccia scabra la- i pascoli, i laghi, la cembreta sciando l’orizzonte transalpino alle dell’Alevè, il Pertus. Un boccone spalle. Un primo tratto morbido poi le ghiotto, digeribile rocce scabre prendono il sopravven- per grandi e piccoli, condito to. È sassosa la conca sotto l’alto Colle tra l’altro dalla possibilità delle Traversette, storico passaggio di camminare senza confini tra i due versanti alpini, a quasi tremi- su ottime e ben segnalate la metri di quota. Qualcuno azzarda mulattiere. L’anello classico ipotesi di antichi transiti cartaginesi, proposto di tre o quattro giorni tuttavia, colonne di elefanti quassù, si presta a numerose varianti con tra pietre e nevai perenni, ci vuol non allungamenti possibili in Queyras, poca fantasia a immaginarli. E non in Val Pellice e in Valle Po. poca fantasia ebbe chi, sul finire del Periodo ideale ovviamente 1400, pensò di agevolare il passaggio la piena estate. Due i consigli non aprendo un pertugio un centinaio di scontati. Logistico il primo: metri prima del colle. Il pensiero di- riservare per tempo il posto nei venne progetto e quindi ardita realiz- rifugi (il boccone è ghiotto e zazione. Quattro anni di paziente la- apprezzato). Estetico il secondo: voro, settantacinque metri di lun- Salendo al Colle delle Traversette dal Rifugio du Mont Viso evitare il primo giorno la salita al ghezza e tre di larghezza nella roccia Quintino Sella a ora troppo tarda, delle Traversette, “’L Pertus”, primo del Delfinato. Si va nel buio, per ritro- gonista. Gli si rende omaggio sulla ri- sarebbe un peccato perdersi “by-pass” alpino a scopo commercia- vare in breve la luce d’oriente, una lu- pida china verso Pian Mait, ma soprat- il riflesso del Viso nei laghi le. Le colonne di bestie da soma ce più velata, un orizzonte più sfug- tutto sul Piano dell'Armoine, dove il Fiorenza e Chiaretto. avrebbero così evitato il ripido pen- gente. I caldi e umidi vapori della percorso tornato più agevole consen- dio sul lato piemontese, insidioso con “non lontana pianura” indicano il ri- te di divagare con lo sguardo. neve o ghiaccio. torno alla terra sabauda. Ha inizio una In breve il sentiero diviene una larga Distinto nei secoli da alterne fortune, lunga discesa: incontrata la mulattiera mulattiera che va in discesa sotto alte il Buco di Viso assolve tutt’oggi il suo proveniente dal colle, si prosegue balze rocciose. Lasciato a destra il compito: una vera ciliegia sulla già con stretti tornanti giungendo in bre- sentiero detto “del postino”, diretto al ricca torta del Tour. E così aurevoir ve a una casermetta diroccata. Rifugio Giacoletti, si prosegue in am- alla Francia e alle azzurre cime Insieme alla ferraglia arrugginita spar- pi tornanti verso il fondovalle. Verso il sa tra i massi, il rudere racconta di un Pian del Re, ormai vicino. periodo non lontano in cui quassù Finisce il viaggio. A scelta si è: stan- non passavano escursionisti ma co- chi, contenti, soddisfatti, distrutti, or- lonne di uomini in armi. Erano anni in gogliosi, annoiati, felici… O forse di cui le Alpi erano una fortezza da di- tutto un po’. Certo è che per ognuno il fendere con le unghie e con i denti, e Monviso sarà d'ora in poi un compa- al Monviso nessuno faceva più caso. gno diverso. E capiterà nelle grigie Al contrario, in questi ultimi passi del giornate d’inverno di immaginarlo tour al Monviso è davvero arduo non lassù al sole, alto sopra le nuvole e gli Sosta sul Colle Gallarino far caso. Il Re di Pietra ritorna prota- umani affanni.

50 51 GLI ITINERARI

É tuttavia possibile inserirsi sul percor- lungo la strada militare che tocca il so in molti altri punti. Nel primo caso si Gran Serin, la Ciantinplagna, e il Colle parte dall’ingresso inferiore del Parco delle Finestre. Scendendo a Usseaux e naturale del Gran Bosco di valicando il Chisone si giunge a Laux, Salbertrand, da dove si sale lungo il dove si incontra il percorso provenien- Il Sentiero dei Parchi Sentiero GTA alle Grange d’Imbert e al- te da Mattie. Quest’ultimo conduce a la Montagne di Seu, sede del Rifugio Laux dopo aver attraversato il territo- Arlaud. Si attraversa quindi lo spartiac- rio tutelato dal Parco naturale Aldo Molino que, aggirando verso ovest la Testa Orsiera Rocciavré, toccando il Colle dell’Assietta e raggiungendo l’omoni- dell’Orsiera, Pra Catinat e Fenestrelle. mo Colle. Lasciata la GTA, si prosegue Da Laux si risale nel Vallone

Un itinerario lungo e impegnativo ma Montagne del Queyras (foto Aldo Molino) di grande respiro che dalla Valle di Un lungo percorso sui due Susa conduce al cospetto del Monviso. versanti delle Alpi, un filo rosso Ed è proprio il Monviso a rappresenta- che unisce i parchi naturali re l’identità visuale del sentiero. Si sale delle Alpi Cozie fino a 3.000 metri di quota percorren- do boschi e praterie, dove l’incontro con la fauna selvatica è un evento fre- quente ed emozionante. Le Alpi Cozie sono anche un cammino nella storia: queste sono infatti montagne che han- no visto una presenza umana fra le più continuative. Carlo Magno, ricordato dal Sentiero dei Franchi, discese alle Chiuse; i Valdesi del “Glorioso rimpa- trio” attraversarono la Dora e risalirono Uda Pragelato sino al Colle dell’Albergian; i francesi conobbero una cocente sconfitta nel tentativo di aggirare i piemontesi lungo il crinale dell’Assietta. Alcune ipotesi vedono inoltre Annibale risalire la Valle della Guil per affacciarsi alla pianura dal Colle delle Traversette, che secoli più tardi il Marchese Ludovico di Saluzzo avrebbe fatto traforare per agevolare il transito delle carovane cariche di sale.

Il percorso Due sono le porte di accesso: Salbertrand in alta Valle di Susa e Mattie in bassa Valle, entrambi serviti dalla linea ferroviaria Torino- Bardonecchia.

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dell’Albergian, sul lato opposto della nuovo rifugio omonimo, si risale la Val do la Punta Ramiére, si scen- Val Chisone, seguendo la via già per- Troncea raggiungendo le sorgenti del de nel Parco regionale corsa nel 1689 dai Valdesi del Pastore Chisone. Il successivo passaggio del francese del Queyras, al Arnaud. Si incontrano il Colle e la testa- Colle Clapis permette di passare in piccolo villaggio di Le Roux. ta del Vallone di Massello, al cui centro Valle Lunga (Val Argentera), all’Alpe Ci dirige quindi verso sono le rovine della casermetta del Piane, dove ci si può rifocillare nel- Valpreveyre per risalire il Bois Moremout. Mentre la GTA scende ver- l’omonima azienda agrituristica. Un Nois sino al Col Gilly. Dopo so sinistra a Balziglia, il Sentiero dei sentiero balcone conduce quindi a si- un tratto in alto sul crinale so- Parchi si mantiene in quota guada- nistra del Vallone del Gran Miol verso pra Ristolas si scende a La gnando il Colle del Pis, porta d’accesso le caserme al Colle Mayt, toccando luo- Monta, da dove inizia la lun- al Parco naturale della Val Troncea. ghi segnati da duri scontri durante la ga risalita della Valle della Scesi nella valle, ci si lascia alle spalle le lotta partigiana. Lasciato il sentiero bal- Guil fino al Belvedere du borgate Seytes e Troncea, sede del cone che si mantiene in quota aggiran- Mont Viso. Si prosegue nella valle verso il rifugio omonimo dove ci si immette sul Giro del Il “Sentiero dei Parchi” Monviso. Giunti al rifugio oc- corre scegliere fra due alterna- Non un itinerario nuovo tout court, ma l’unione di tanti percorsi già individuati e segnalati. tive: a sinistra, con ripida salita La spina dorsale è costituita dal vecchio percorso GTA e dal francese GR58, il Tour del si perviene al Colle delle Queyras, su cui si innestano il neonato Tour dell’Orsiera e il collaudato Giro del Monviso. Traversette per scendere in Nell’individuazione del tracciato si è tenuto conto dei posti tappa già esistenti, in modo Valle Po al Pian del Re (alber- da rendere fruibile il percorso a tutti i buoni camminatori. Il “Sentiero dei Parchi” è un go), nel territorio tutelato dal cammino senza frontiere, un viaggio pedestre lungo e vario attraverso i parchi. Parco del Po-cuneese; a de- Dall’Orsiera Rocciavré (capofila del progetto) al Po cuneese, passando per il Gran Bosco stra (sud) si perviene invece al di Salbertrand, la Val Troncea e il Queyras. L’inaugurazione e la fruibilità sono previsti per Colle di Vallanta, dal quale si l’estate del 2008 quando sarà pronta la topoguida bilingue italiano-francese (in scende al Rifugio Vallanta, e distribuzione gratuita). Oltre alla descrizione, la guida conterrà quindi nell’omonimo vallone in alta Val Varaita, lambendo una dettagliata cartina in scala 1:100.000. L’intero tracciato così il Bosco dell’Alevé. sarà identificabile grazie all’apposito logo apposto Il passaggio al gran bosco di accanto alla segnaletica già esistente. pino cembro costituisce un degno epilogo del Sentiero dei Parchi.

In discesa da Colle Orsiera verso la Val Susa (foto Toni Farina)

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mento di truppe all’interno dell’impo- La Strada militare nente sistema fortificato dell’Assietta. Entrambi i percorsi presentano un pri- mo tratto su asfalto seguito da un lungo dell’Assietta tratto su buon sterrato.

Dalla Val Chisone: Fenestrelle, In bici tra Valle di Susa e Val Chisone Prà Catinat, Pian dell’Alpe A Dépot, un chilometro prima di Tavola d’orientamento sul Monte Genevris Marco Boglione, Massimo Peverada, Chiara Vadori, Alberto Vanzo, Emilio Chiolerio Fenestrelle, si lascia la strada principale per salire sul lato a solatio della valle, a L’itinerario ciclistico della Strada lato della grande bastionata del forte. In dell’Assietta richiede un discreto La dorsale che separa le valli di Susa e gli estimatori della bici da montagna. Fra costante, ripida pendenza su fondo allenamento. Di particolare impegno Chisone offre due ambienti assai diver- ampi orizzonti, parchi naturali e impor- asfaltato, si superano con una serie di è accesso dalla Val Susa con l’ardua salita si, separati dall’incisione del Colle delle tanti testimonianze della storia sabauda. tornanti alcune borgate, oltre le quali si al . Ai meno allenati Finestre. Il primo, a oriente del colle, ha entra in uno splendido bosco di conife- può essere consigliabile (e interessante) le forme del Parco Orsiera Rocciavré, Accesso alla Strada re avvicinandosi alle mura orientali dividere in due il percorso con eventuale una successione di rilievi scoscesi più Si accede alla Strada dell’Assietta sia dal- della possente struttura. pernottamento a Pian dell’Alpe. adatti agli zoccoli degli ungulati che alle la Val Chisone che dalla Val di Susa per- Raggiunti gli edifici degli Da Pian dell’Alpe al Sestriere, la rotabile ruote della bicicletta. Il secondo, dal correndo la rotabile militare che collega ex Sanatori Agnelli, oggi corre interamente sopra i 2000 metri Colle delle Finestre al Sestriere, è invece la Frazione Depot di Finestrelle con Albergo Consorzio Prà di quota, in un ambiente di alta montagna. un susseguirsi di chine morbide e arro- Meana di Susa attraverso il Colle di Catinat, si entra nel territorio Molte le possibilità di varianti all’itinerario tondate, separate da colli di agevole ac- Finestre. Realizzata nel 1890, nell’epoca del Parco naturale Orsiera descritto. Interessanti anche le possibilità cesso. È qui che corre la Strada della Triplice Alleanza, le strada aveva lo Rocciavrè. Ancora un trat- di ritorno al punto di partenza evitando dell’Assietta: un itinerario classico per scopo di permettere un rapido sposta- to di ripida salita conduce le strade principali. Informazioni dettagliate alla quota 1740 metri, dove sui siti www.bicibikers.com una svolta immette nella e www.peverada.it/mtb/percorsi, curati conca di Prà Catinat. dagli autori dell’articolo. Info anche sul sito L Un tratto in piano nel larice- del Rifugio Selleries nell’apposita sezione: to permette di rifiatare. www.rifugioselleries.it Lasciata a destra la devia- /MTBHome.htm. zione per il Rifugio Selleries, l’asfalto cede spazio allo sterrato, la ve- getazione si dirada e si pedala a lungo ai margi- ni dell’area protetta

56 57 GLI ITINERARI Strade militari: motori con lo sguardo che spazia sull’alta Val o turismo silenzioso? Chisone. In basso attirano lo sguardo le La questione non è certo fresca. antiche borgate di Puy e Pequerel, con il Più recente è invece il clamore delle caratteristico paravalanghe a V costruito cronache. Nel 2004 viene reso nel 1716 dagli abitanti di Pequerel pubblico il progetto di asfaltare il (l’area è soggetta a valanghe: nel 1706 versante Val Chisone della strada Puy fu sepolta da una massa nevosa che militare del Colle delle Finestre, al fine uccise sette persone). Superato con una di permettere il passaggio del Giro rampa il Forte di Serre Marie (1900 m), si d’Italia. Decisione che suscita va in leggera salita a collegarsi con la immediato sdegno e opposizione di strada asfaltata che sale da Balboutet al cittadini e associazioni, che formano il Colle delle Finestre. Comitato per la Valorizzazione del Sguardo e andatura si distendono su Colle delle Finestre. Pian dell’Alpe. La strada viene asfaltata, ma la pressione del Comitato motiva la Dalla Val di Susa: Meana, il Vallone Provincia di Torino a occuparsi del e il Colle delle Finestre. patrimonio storico che tali strade Balzata agli onori delle cronache (e del- Pedalando verso la Testa dell’Assietta rappresentano. Nasce un progetto per le polemiche) per il transito nel 2005 del il recupero delle strade militari in quota, Giro d’Italia, la strada riserva 19 Km di Sul Colle delle Finestre (2176 m), sosta tiero in pochi minuti. Sulla cima (2567 da attuarsi nel rispetto delle tecniche impegnativa salita. d’obbligo prima della discesa verso Pian m), tavola d’orientamento e monumen- costruttive adottate a suo tempo dal Con una lunga serie di tornanti (ben 33 dell’Alpe. to a ricordo della nota battaglia per la Genio Militare. fino al Colle) si guadagna quota sul ver- Guerra di Successione d’Austria (19 lu- Fin qui tutto bene. Più spinoso è invece sante all’envers della valle, apprezzan- La Strada dell’Assietta glio 1747). Con una prima discesa si il passo successivo: la regolamentazione do il fresco della copertura boschiva e i Al margine occidentale del Parco sfiora il laghetto dell’Assietta giungendo del transito delle parti in quota, a fondo notevoli, ben conservati muri di soste- Orsiera Rocciavré, l’ampia zona di pa- al bivio per la Batteria del Mottas (poco naturale. Attualmente la strada del gno. Con un tornante successivo a un scolo di Pian dell’Alpe è il luogo ideale dopo il bivio, variante di salita al Monte Colle dell’Assietta è ufficialmente chiusa lungo traverso (bel colpo d’occhio sulla per una sosta. Poi si sale di quota, verso Gran Costa). Superato il Col Lauson, si dal 31 ottobre al 31 maggio. conca di Susa dominata dal gli arrotondati crinali che separano le scende al Col Blegier (2381 m), dove si La Comunità Montana Valli Chisone e Rocciamelone) si cambia direzione per due valli. Al primo bivio si sale a destra incontra la strada proveniente da Sauze Germanasca ha proposto alla Provincia entrare nel Vallone delle Finestre: è la su sterrata seguendo le indicazioni per il d’Oulx attraverso il Gran Bosco. di vietare il transito dei veicoli a motore metà della salita e si scorge per la prima Colle dell’Assietta. Da un parco all’altro: Una breve discesa sul lato Valsusa con- il mercoledì e il sabato. Il Comitato, che volta il punto di arrivo. Superato il alternando tratti pianeggianti a tratti più sente di osservare l’omonima torbiera, punta allo sviluppo di un turismo fatto Colletto di Meana (1452 m), si entra nel impegnativi si sale ai margini del luogo tra i più interessanti del Parco. di pedoni, ciclisti e cavalli, propone Parco Orsiera Rocciavré. Parco naturale del Gran Bosco di Tornati al Colle, si affronta l’impegnativa almeno il divieto al transito dei veicoli a Cambiano il paesaggio e il fondo stra- Salbertrand arrivando così sotto la salita al Monte Genevris dove si trovano motore per i fine settimana, con la dale: dalle latifoglie alle conifere e ai Testa dell’Assietta, raggiungibile su sen- i ruderi di baraccamenti eretti nel 1889 creazione di un servizio di navette e di pascoli, dall’asfalto allo sterrato (pur- dal III Alpini. Alcuni tornanti in discesa punti di appoggio in quota. troppo tornato alle condizioni prece- In sintesi precedono la deviazione per Richardet Al di là delle decisioni a breve, ci si denti il giro per via del transito di mez- e il Colle di Costa Piana (2313 m), dal augura che il confronto avviato sia zi motorizzati). Da Finestrelle. Dislivello quale è possibile scendere con bei per- l’inizio di un percorso che porti alla Superati il Torrente Arneirone e l’Alpe complessivo in salita: 1800 m; corsi in Val Chisone. Proseguendo, si chiusura completa. L’obiettivo è di far sì Casette, si giunge nella conca sotto il sviluppo: 49 km. toccano in successione il Colle Bourget che un turismo più sostenibile prevalga colle, nel luogo detto “Piano del Da Meana di Susa. Dislivello e quindi il Colle Basset (discesa possibi- sul rombo dei motori. Tiraculo”. Gli ultimi, faticosi tornanti complessivo in salita 2100 m. le a Sauze d’Oulx). Dal Colle Basset Federico Magrì rendono onore allo strambo toponimo. Sviluppo di 45 km. un’ultima discesa conduce a Sestriere

58 59 Dodici aree protette (nove parchi e tre riserve): La natura gli estimatori dell’ambiente ben conservato trovano nelle Alpi Cozie ampi margini di soddisfazione. In tutto sono quasi 30.000 gli ettari di territorio tutelato sul versante italiano, ai quali aggiungere i 65.000 ettari del vasto Parco regionale francese del Queyras e i siti della Rete Natura 2000 europea esterni ai parchi. Nonostante i vasti comprensori votati al turismo delle grandi infrastrutture, questo settore delle Alpi riserva ancora vasti spazi di naturalità e una notevole ricchezza di specie animali e vegetali, molte delle quali endemiche. Contribuisce a tale condizione l’estrema varietà di ambienti. Su entrambi i versanti, il territorio compreso fra il Massiccio del Monviso e la Val Susa si presenta come un vero mosaico di situazioni ecologiche, tale da fornire copiosi spunti di interesse al ricercatore, ma anche di appagare le curiosità Fioritura a Pian dell’Alpe (foto Dante Alpe) del fruitore neofita.

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gio boschivo è dominato dai castagneti, delle vallate più lunghe come la Val di un ambiente favorito dall’uomo, a cui Susa, si creano condizioni microclimati- Alpi Cozie, succedono, procedendo verso l’alto, i che caratterizzate da temperature miti e boschi di faggio, talvolta con abete bian- siccità estiva che permettono la presen- una natura senza confini co, quindi i lariceti o, più raramente, le za eccezionale di nuclei di vegetazione peccete. Sui versanti più caldi è presen- mediterranea. È questo il caso del leccio Alberto Selvaggi, Roberto Sindaco, Domenico Rosselli, Toni Farina te il pino silvestre. Oltre il limite del bo- (Quercus ilex) presente nella Riserva sco dominano popolamenti di arbusti naturale dell’Orrido di Chianocco. alpini come il rododendro o i mirtilli, a Gran parte delle specie animali e vege- che (7% del totale). In base ai risultati dei cui succedono le praterie, nettamente La fauna tali del Vecchio Continente trova spazio recenti censimenti si stima che le Alpi differenziate a seconda della natura del Anche per la fauna le Alpi costituiscono vitale sulla catena alpina. Anche se for- Cozie italiane ospitino oltre 2500 specie substrato roccioso sottostante. Le valli una delle “zone calde” (i cosiddetti hot temente antropizzate, le Alpi riservano differenti corrispondenti al 43% della delle Alpi Cozie sono caratterizzate da spots) delle biodiversità in Europa. infatti ampi spazi ancora liberi da signifi- flora italiana e all’ 85% di quella piemon- un orientamento geografico rivolto pre- Grazie all’elevata escursione altitudina- cative alterazioni. tese. Alle base di questa elevata diversi- valentemente in senso est-ovest, condi- le, alla varietà di climi e a un’ampia gam- Le Alpi si possono dunque definire il tà floristica vi è una elevata diversità di zione che crea una netta differenza di ma di substrati, le Cozie occupano a tal forziere della biodiversità in Europa. habitat. L’alternarsi di morfologie e roc- clima fra i due versanti principali, rivolti riguardo una posizione di assoluto rilie- Una condizione avvalorata ce differenti e la notevole escursione di rispettivamente a sud e a nord. Sui ver- vo. Le conoscenze sulla fauna sono sta- anche in sede istituzionale: quota rende possibile la convivenza di santi meridionali delle porzioni centrali te di recente integrate grazie ai due pro- nel dicembre del 2003 la specie aventi origine ed esigenze Commissione Europea ha ecologiche molto differenti. recepito per primi nel nostro Convivono nell’area specie al- Paese proprio i siti di Rete pine, europee, mediterranee, Natura 2000 compresi nella specie a distribuzione arti- Regione Biogeografia Alpina. co–alpina, come Juncus Preliminari a tale prov- arcticus, giunta sulle Gvedimento sono sta- Alpi ai tempi delle gla- ti gli approfonditi ciazioni e qui rimasta in studi condotti sul stazioni relitte, e specie di campo, molti dei antica origine terziaria, quali effettuati nell’ambito di progetti di ovvero appartenenti alla cooperazione internazionale. flora presente sulle Alpi È questo il caso dell’Interreg Monviso prima dell’arrivo delle gla- che ha visto all’opera ricercatori impe- ciazioni, come Berardia suba- gnati su un territorio comprendente caulis. Inoltre, le Alpi Cozie sono gran parte delle Alpi Cozie e alcuni set- ricche di specie endemiche che costitui- tori nell’area più meridionale delle scono importanti elementi di caratteriz- Graie. Il risultato ha confermato la gran- zazione del territorio che le ospita. Fra de varietà di vita animale e vegetale del- queste Campanula alpestris e l’area. Cardaminopsis pedemontana, quest’ul- tima presente nella sola Val Pellice. La flora Le Alpi sono l’area a maggiore biodiver- I boschi sità vegetale presente in Europa e ospi- Quanto affermato per la flora è valido tano circa 5500 specie di piante (43% anche per la vegetazione d’alto fusto. Fioritura di Dianthus alpinus in Val Troncea (foto Domenico Rosselli). della flora europea) di cui 350 endemi- Nella parte bassa delle vallate il paesag- Sopra, gipeto in volo (foto Dante Alpe)

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compiti di tutela dell’habitat. Info Nel settore alpino interessato dall’Interreg Monviso sono presenti In Piemonte: http://www.regione.piemonte.it/parchi/retenatura2000/ una ventina di siti di Rete Natura 2000, In Italia: http://www.minambiente.it/ che includono gran parte dei parchi e In Francia: http://www.natura2000.fr/ delle riserve naturali. Esterni alle aree Piemonte Parchi n. 142/gennaio 2005 e n. 143/febbraio 2005. protette sono 15 Siti di importanza co- munitaria: 11 in Italia e 4 in Francia. getti Interreg Italia-Francia “Aqua” e Le Alpi Cozie piemontesi possono van- Di particolare rilievo sono i SIC dell’alta “Monviso”. Gli studi condotti hanno tare un ricco patrimonio di specie orniti- Val Susa che offrono spazi di impensabi- permesso di raccogliere i dati disponibi- che, composto da 175 specie sul totale le naturalità in un’area stipata di infra- li e studiare sul campo un grande varie- delle 415 note nella regione (Boano, strutture turistiche. Aree SIC si trovano tà di specie. 2007). Fra queste, ben 48 delle 53 specie nella Valle di Bardonecchia e nei dintor- La diversità specifica è risultata bassa considerate tipicamente alpine ni di Oulx (le praterie sopra Amazas, per i vertebrati eterotermi (anfibi e retti- (Brichetti, 1987). che ospitano rare orchidee osservabili a li, ma anche pesci), mentre si sono rive- quote da Guinnes). Sono SIC anche la lati ben rappresentati uccelli, mammife- La Rete Natura 2000 vasta area “Champlas – Colle Sestriere”, ri e invertebrati. Oltre agli endemismi e a Consapevole del valore della diversità sul versante meridionale del Fraiteve, molte specie tipicamente alpine, sono biologica, l’Unione Europea si è attivata area di nidificazione del rarissimo re di Picchio nero; sotto, un camoscio (foto Dante Alpe) da segnalare popolazioni “relitte”, ovve- progettando la realizzazione di una rete quaglie (Crex crex), e buona parte dei ro isolate dall’areale principale della di ambienti da tutelare: la Rete Natura sottostanti valloni di Argentera, Thuras specie, a testimonianza di periodi più 2000. Per l’individuazione dei siti che e Servierettes, i primi due in elenco fra freddi (relitti glaciali, come la lucertola la comporranno, nel 1992 è stata le aree inseribili nel primo Piano regio- vivipara, zootoca vivipara) o più caldi (il emanata la Direttiva Habitat (Direttiva nale dei Parchi. serpente mediterraneo Coronella giron- 92/43/CEE) con l’obiettivo di: La presenza del SIC “Oasi di Pra Barant” dica). Specie rare o estremamente loca- “salvaguardare la biodiversità median- rimedia in parte alla maggior esigenza lizzate sono segnalate in tutti i gruppi te la conservazione degli habitat natu- di tutela naturale dell’alta Val Pellice zoologici studiati, e in questo senso la rali, nonché della flora e della fauna sel- (ospita tra l’altro il Giardino botanico presenza di numerose aree protette e vatiche nel territorio europeo degli Stati “B. Peyronel”). In alta Val Chisone, il Siti Natura 2000 dovrebbe garantirne la membri al quale si applica il trattato”. vasto SIC “Val Troncea” completa sotto tutela. Un cenno a parte merita l’avifau- Insieme alla Direttiva Uccelli il profilo ecologico la missione del- na. Gli uccelli sono in grado di spostarsi (79/409/CEE), la Direttiva Habitat costi- l’omonimo Parco naturale (comprende rapidamente, occupare nuovi ambienti, tuisce il più importante strumento nor- il bosco di pino uncinato di Laval). abbandonarne altri se le condizioni di- mativo per la conservazione delle spe- Nella parte più a sud dell’area conside- vengono sfavorevoli, per questo sono cie animali e vegetali del Vecchio rata dall’Interreg si trovano i SIC considerati buoni indicatori ecologici, in Continente. Attualmente Rete Natura “Grotte di Rio Martino” (tutela una grado di fornire indicazioni sullo “stato 2000 comprende due tipi di aree: le delle più importanti grotte piemontesi) di salute” di un territorio. Zone di Protezione Speciale, previste e “Gruppo del Monviso e Bosco dalla Direttiva "Uccelli" (ZPS), e i Siti di dell’Alevé” che comprende la splendi- Importanza Comunitaria (SIC). da cembreta della Val Varaita. È bene rilevare che a differenza dei par- Da citare infine sul versante francese chi naturali, istituiti anche i SIC “Haute Ubaye – Massif du per promuovere lo svi- Chambeyron, vasto comprensorio an- luppo sostenibile del terri- cora integro sotto il profilo naturalistico, torio, i siti di Rete Natura e “Mont Viso”, che comprende la costi- Galli forcelli (foto Dante Alpe) 2000 hanno esclusivi tuenda Reserve naturel du Haute Guil.

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romper” il legname dell’Alevé. colari, l’Alevè non si “limita” alla funzione Grazie anche all’assenza di attività antro- paesaggistica e ambientale, ma estende la Alevé, il gran bosco pica il bosco presenta oggi notevoli con- sua influenza all’umana immaginazione. dizioni di naturalità. Oltre a essere iscritto Il Gran Bosco protegge. Ma è, a sua volta, di pino cembro nel Libro nazionale dei Boschi da Seme, protetto come si deve? l’Alevé è stato inserito nell’elenco dei Siti “C’era una volta un cacciatore il quale era Testo e foto di Toni Farina di Importanza Comunitaria (SIC) della venuto a conoscenza dell’esistenza di un Rete Natura 2000. Un atto quanto mai op- camoscio favoloso che viveva nell’Alevé. Un portuno, perché l’Alevé è senza dubbio giorno decise di recarsi nel bosco alla ricer- Ogni stagione è buona per andare in Piemonte ospita oltre l’otto per cento del- uno dei boschi più belli d’Italia. Per pre- ca dell’animale. Si inoltrò fra i cembri e a Alevé, i cembri non cambiano mai colore. la copertura totale, in gran parte concen- servarne il valore paesaggistico e naturali- un certo punto gli parve di vedere qualcosa Ogni stagione è buona, ma per svelarne il trata proprio nella media Val Varaita, dove stico, e incrementarne il grado di biodi- che si muoveva verso di lui. Guardò bene e mistero l’ideale è andarci d’inverno, sotto il microclima secco e le caratteristiche del versità, sarebbe tuttavia tempo di interve- scorse un camoscio gigantesco, che invece una nevicata leggera, senza vento, soltan- terreno hanno operato col tempo un’im- nire guidandone in parte l’evoluzione, an- di fuggire si avvicinava minaccioso. Il cac- to una lieve brezza, che a tratti ruba un po’ pietosa selezione delle specie arboree, che mediante l’estensione controllata del ciatore terrorizzato tentò di sparare, ma il di neve agli aghi di cembro per lasciarla consentendo la vita a quelle più adatte e pascolo. Ormai da tempo il bosco non è suo fucile era scarico! Allora raccolse una subito al suolo. resistenti. Come il cembro, appunto, al soggetto a interventi selvicolturali signifi- pigna, inserì i pinoli nella canna e premet- Alevé: il più esteso bosco di pino cembro quale spiccate attitudini pioniere permet- cativi, mirati ad esempio a evitare la scom- te il grilletto. Seguirono un gran botto e una della cerchia alpina. Se ne possono co- tono di insediarsi su suoli difficili, anche a parsa delle radure, come quella pregevo- grande confusione, il camoscio si dileguò gliere le dimensioni dal Colle della quote rilevanti. Nell’Alevè si osservano le di Pian del Chiot, sopra il Lago Secco. senza lasciare traccia e il cacciatore rima- Bicocca, a cavallo fra le valli Maira e esemplari isolati fino oltre 2800 metri di In ogni caso, nessun progetto di sfrutta- se tramortito. L’anno successivo il cacciato- Varaita: 850 ettari di cembreta quasi pura quota: veri miracoli di adattamento, “ol- mento: la funzione naturalistica del bosco re ritornò nel bosco e intravide tra i pini stesi sul versante a solatio della Val Varaita, traggi” al regno minerale, come gli esem- è fuori discussione. Come tutti i boschi se- una sagoma familiare: era quel camoscio dalle pendici di Croce Campagna e Pian plari segnalati sulla parete nord di Cima straordinario al quale era cresciuto un pic- del Serre fino oltre il Vallone delle delle Lobbie a 2950 metri di altezza. Un Centro visita colo “elvo” tra le corna…”. Forciolline, sul versante sinistro orografi- Da Guinness insomma. Record a parte, per l’Alevé Della storia circolano in Valle Varaita an- O che altre versioni, ma la morale non co del Vallone di Vallanta. nel cuore delle Alpi Occitane il cirmolo ha Un mistero che in realtà trova spiegazione riconquistato a spese di altre specie come A Casteldelfino, in Valle cambia: l’Alevé è vivo e tale deve rima- in molteplici fattori, dalle caratteristiche il larice gli spazi del tempo di Roma impe- Varaita. Realizzato su iniziativa nere. Miglior garanzia per il suo futuro è della specie alla sua evoluzione. Giunto riale, quando estesi boschi puri ricopriva- del Parco del Po cuneese in il rispetto da parte dei giovani ed è que- sulle Alpi dall’Asia a cavallo dell’era terzia- no le valli ai piedi del Viso. collaborazione con il Comune sta la ragione per cui la storiella è rac- ria e quaternaria, con l’arretramento dei Atti finalizzati alla tutela si ritrovano già nel di Casteldelfino, è attrezzato contata dagli accompagnatori naturali- ghiacci il pino cembro (o cirmolo; Pinus lontano 1387, quando il Comune di con un grande diorama in scala stici alle scolaresche. Il rispetto però cembra L.) si ritirò sulle zone più elevate e Casteldelfino proibiva nei pro- naturale del Bosco. presuppone affetto e conoscenza, e per interne della catena alpina, caratterizzate pri Statuti di “coupper, ex- conoscere e apprezzare l’Alevè, per da clima continentale. La maggior traire, arracher ou Info: tel. 0175 46505; svelarne il mistero… andarci d’inverno, presenza si riscontra oggi Alpi [email protected] sotto una nevicata leggera… Orientali, nel Trentino Alto Adige in particolare. Il

Dal Colle della Bicocca, vista completa sull’Alevé; in alto, il Monviso

66 67 LA NATURA La salamandra di Lanza

Testo e foto di Franco Andreone

La scoperta di una nuova sala- coli partoriti ogni 3 anni), mandra alpina (Salamandra nonché da una spiccata lanzai) alla fine degli anni ’80 sensibilità alle alterazioni fu uno degli eventi di ambientali. Per tali ragioni maggior interes- la specie è oggetto di parti- se per la zoolo- colare attenzione del mon- gia italiana. La do della conservazione, negli Il carabide presenza di sala- ultimi anni molto attento mandre nere in alcu- al generale declino Carabus cychroides ne vallate attorno al degli anfibi. Monviso era, di fatto, nota Purtroppo in territo- fin dal diciannovesimo se- rio italiano le popolazioni di Testo e foto di Marco Rastelli colo, ai tempi di Lorenzo questo splendido anfibio si Camerano e di Michele sono sensibilmente ri- Lessona, ma nessuno ave- dotte per via di Con il termine “endemismo” i biologi sterioso insetto, studiato prima da un va compreso quanto quel- sconsiderati in- indicano specie esclusive di un dato ter- apposito progetto del Parco naturale le grosse salamandre luci- terventi antro- ritorio: animali o vegetali evoluti in mi- Val Troncea e in seguito nell’ambito Lde e nere fossero distinte pici. Si ricorda- lioni di anni e perfettamente adattati a dell’Interreg Monviso, rappresenta dalle consorelle dell’arco al- no in proposito i vivere in una ristretta area geografica, un’autentica specie relitta, sopravvissu- pino orientale (Salamandra lavori in alveo in oppure specie relitte un tempo molto ta alle glaciazioni del Quaternario. Esso atra). Da allora molte ricerche alta Val Germanasca, più diffuse. É facile immaginare come è stato individuato per la prima volta sono state condotte su che hanno comportato le popolazioni di specie endemiche sia- nel 1860 sul Monte Albergian dall’ento- Salamandra lanzai, la scomparsa del 50% no facilmente messe a rischio da qual- mologo Baudi di Selve. Egli trovò un che, a buon titolo, rap- della popolazione di siasi modificazione del limitato areale unico esemplare e solo dopo molti an- presenta un vero sim- salamandre, oppure i in cui vivono. Questo è ancora più vero ni, nel 1899, fu rinvenuto nel territorio bolo per gli endemismi drastici interventi quando il territorio è limitato a una sola dell’attuale Parco naturale dell’Orsiera delle Alpi Cozie. nella Conca del Prà valle o a pochi monti. É questo il caso di Rocciavré. Nel tempo la sua presenza è stata (Val Pellice), trasfor- uno dei coleotteri studiati nell’ambito Grazie ai nuovi studi condotti è stato confermata sul versante francese, mata da luogo di del progetto Interreg Monviso: il carabi- possibile individuare nuovi, limitatissi- mentre in Italia, oltre che nelle testate grande interesse na- de Carabus cychroides, strettamente lo- mi territori occupati da questa specie. delle valli Po, Germanasca e Pellice, turalistico in un este- calizzato in poche colonie composte da Tali studi vanno approfonditi al fine di è stata trovata di recente in alta Val so ghiaieto, ostile non Cun esiguo numero di individui. accrescere le conoscenze sulla biologia Sangone. Si deve tener presente che solo per la sopravvi- Quella dei carabidi è una famiglia di in- della specie, in particolare per quanto si tratta di una anfibio di alta monta- venza della salamandra setti che conta in Italia oltre 1300 specie, riguarda la sua capacità di ibridarsi con gna (al di sopra dei 1200 m), caratte- di Lanza, ma anche per la maggior parte delle quali è di abitudi- altre specie simili. Ma soprattutto è ne- rizzato da viviparità e da un tasso di gran parte della restante ni predatorie e carnivore a spese di altri cessario tutelare con rigore il territorio riproduzione molto ridotto (1-6 pic- fauna. artropodi, chiocciole o lombrichi. Il mi- interessato dalla sua presenza.

68 69 LA NATURA La Libellula Berardia subacaulis

Sympetrum vulgatum Alberto Selvaggi

Testo e foto di Alessandra Pucci

Ogni tanto ne facciamo una buona: Gli studiosi la chiamano Sympetrum La specie è stata descritta alla fine del endemica delle Alpi sud-occidentali, quando nel 1861 si scavò la torbiera li- vulgatum, gli inglesi “freccia vagan- 1700 dal botanico francese ovvero vegeta in modo esclusivo in mitrofa all’abitato di Oulx (Alta Val te”, gli americani “falco delle praterie”; Dominique Villars, contemporaneo un territorio compreso in Italia tra le Susa) nell’ambito dei cantieri della gli italiani, a corto di fantasia e di cu- di Linneo e progenitore della Alpi Liguri e le Alpi Cozie a sud di Galleria del Fréjus, si diede vita ad uno riosità per le cose naturali, non hanno botanica alpina insieme al piemonte- Bardonecchia, e in Francia nei limi- specchio d’acqua che si sarebbe rive- coniato alcun nome e si limitano a uti- se Carlo Allioni, autore di una trofi dipartimenti. lato, negli anni a seguire, prezioso. lizzare quello scientifico. imponente “Histoire des plantes de Appartiene alla famiglia delle Il Lago Borello o Stagno di Oulx, che a Si tratta di un Anisottero con ali di cir- Dauphiné”. Il nome del genere è de- Composite (come la margherita) ma stento sopravvive all’assedio dei con- ca 6 cm, che a riposo tiene distese dicato al botanico e farmacista di rappresenta un genere di origine domini sorti come funghi nel periodo orizzontalmente rispetto al corpo, a Grenoble del XVII° secolo Pierre molto antica, evolutosi in isolamento. pre-olimpico, è il più importante sito differenza di quanto fanno le cosid- Berard. I “parenti” attuali più prossimi della di odonati delle Alpi occidentali italia- dette damigelle (Zigotteri), che le La Berardia vegeta su suoli detritici fi- berardia si trovano in Africa. La spe- ne e ospita una ricca popolazione di chiudono sul dorso. ni di calcescisti o calcari ed è adattata cie, presente sul nostro continente una delle libellule più rare d’Italia. Come tutte le libellule del genere alle condizioni estreme di vita dell’al- già in epoca terziaria, è sopravvissuta Sympetrum, femmine e giovani hanno ta montagna do- alle glaciazioni colorazione giallastra, che scurisce ve ha il suo opti- retrocedendo in O con l’età, mentre i maschi adulti di- mum ecologico stazioni di rifu- ventano rossastri. Si osserva tra la me- Ltra i 2000 e i gio presenti tà di luglio e la metà di agosto, spesso 2800 metri. ai margini della posata in agguato su un rametto o sul Le foglie, rac- coltre glaciale fusto di una cannuccia, talvolta sul ter- colte in una ro- da cui, nel po- reno o su rocce, soprattutto per scal- setta basale e stglaciale, ha ri- darsi; si alza in volo per cacciare zan- dall’aspetto co- colonizzato le zare, mosche, moscerini e altri ditteri, riaceo, sono ri- montagne fino a che cattura a mezz’aria, per scacciare coperte da una ricostituire l’at- rivali dal proprio territorio, e anche lanugine densa tuale areale. durante l’accoppiamento, nella classi- che le protegge Nelle Alpi Cozie ca posizione a tandem. da traspirazione piemontesi la Le uova sono deposte direttamente e raggi ultravio- specie si può sulla superficie di acque molto basse, letti. Il nome ammirare nei a fondo fangoso: le larve, simili a pic- “subacaulis” è mesi di luglio e coli alieni non somiglianti per nulla dovuto al fatto agosto, quando Berardia subacaulis (foto M. Macchetta) agli adulti, predano larve di altri in- di essere quasi fiorisce, ad e- setti sul fondale o tra la vegetazione del tutto sprovvista di fusto (o caule), sempio sopra a Bardonecchia al acquatica fino all’estate successiva, strategia di adattamento che le per- Colle della Rho, e in Val Maira al quando si arrampicheranno fuori dal- mette di non esporre fiori e frutti a Passo della Gardetta. É specie segna- l’acqua per trasformarsi in aggraziate vento e freddo. lata nelle liste rosse italiana e regio- libellule. La Berardia subacaulis è una specie nale delle piante a rischio.

70 71 Il paesaggio e l’ambiente alpino sono profondamente plasmati Abitare dall’attività umana. Una regola assoluta, alla quale non fanno eccezione le Alpi Cozie. Abitate fin dai primordi e segnate da transiti millenari, le valli comprese fra il Colle della Maddalena e il Moncenisio sono quanto mai ricche di testimonianze antropiche, le più varie e contrastanti. Soldati, pellegrini, monaci, mercanti, agricoltori, minatori, contrabbandieri, emigranti, camminatori, sciatori: sono davvero molte le “categorie” umane che hanno superato nel tempo colli e crinali, rendendo vuota di senso la parola confine. Segni ovunque, di svariata tipologia. Molti andati perduti, altri ben visibili, come le strade e le fortificazioni militari fra le valli di Susa e Chisone, o il Buco di Viso, primo traforo alpino a scopo commerciale. Altri ancora recuperati grazie all’iniziativa di un parco, come la Certosa di Montebenedetto, nel Parco Orsiera Rocciavré. O che hanno integrato l’attività economica con la fruizione, come le miniere di talco della Val Germanasca. Esempi di buone pratiche, come i recuperi edilizi nel rispetto delle tipologie tradizionali di Ostana, in Valle Po. O i murales che vivacizzano le abitazioni di Usseaux, in Val Chisone. Insomma, un insieme di storia e culture quanto mai vario. Da conservare e far conoscere: è questo il fine degli ecomusei Valle di Susa: prospettiva inusuale per la Sacra di San Michele e il Musinè (foto Toni Farina) e dei musei presenti nel territorio.

72 73 ABITARE Ecomuseo della Val Sangone

Ilaria Testa

Dal particolare legame che unisce la studiare e conservare i numerosi siti gente di montagna e le sue tradizioni minerari presenti e attivi fino alla me- con il territorio e l’ambiente spesso tà del secolo scorso, dalle miniere di ostile, nasce il progetto ecomuseale ferro e di talco a Forno di Coazze, alla proposto dal Comune di Coazze in cava di pietra della Pradera di collaborazione con e Giaveno fino alla leggendaria miniera Foto Roberto Borra Valgioie. d’oro di borgata Merlera, nella Valle Nato nel 1993 da un lavoro di ricerca del Romarolo. Di grande pregio i per- e catalogazione di oggetti della cultu- corsi della religiosità popolare con il Ecomuseo delle miniere ra materiale da parte della Scuola recupero di cappelle, Media di Coazze, l’Ecomuseo affreschi e piloni e della dell’Alta Val Sangone studia e valoriz- votivi. za i luoghi e gli strumenti propri della quotidianità, attraverso un costante Ilaria Testa lavoro di collaborazione con la popo- lazione locale. L’obiettivo è ripercor- La Val Germanasca rappresenta un ter- valle è definita anche la “Valle Bianca” rere la storia della comunità, grazie a ritorio geograficamente omogeneo, co- per la presenza di un’intensa attività di percorsi di ricerca paralleli e monote- stituito dal bacino idrografico del tor- estrazione del talco, affiancata da altre Dmatici. La “civiltà del pane” ripro- rente omonimo, i cui caratteri fisici han- attività minerarie legate alla grafite, al pone la complessa filiera della no permesso lo sviluppo di una società rame e a diversi minerali ferrosi. panificazione dalla coltivazione coesa. Pur avendo conosciuto nei seco- Il sito principale del progetto è costitui- dei cereali al passaggio nel mulino, fi- li il passaggio di molti popoli, la Valle ha to dalle miniere-museo denominate no all’utilizzo dei forni comuni di bor- mantenuto una forte identità locale so- Paola e Gianna, situate nel Comune di gata oggi ancora funzionanti grazie prattutto in relazione agli aspetti religio- Prali. Le gallerie del museo, attive fino al all’ecomuseo. Il “vivere quotidiano” è si, linguistici e produttivi. Un vero e 1995, si trovano a monte di un cantiere rappresentato tramite gli strumenti e proprio ecomuseo che, entrato a far di estrazione dove lavorano ancora cir- le attività che hanno accompagnato parte del Sistema della Regione ca cinquanta minatori: i fabbricati ester- l’uomo, dal medioevo fino alla fine Piemonte nel 2003, è stato sviluppato ni e il sotterraneo sono allestiti e orga- dell’800: l’intaglio del legno, le abita- dalla Comunità Montana Valli Chisone nizzati per descrivere al pubblico la vita zioni, le tradizioni, la lingua. e Germanasca ponendo al centro la fi- del minatore. Il progetto ecomuseale Essendo la zona ricca di miniere di gura del contadino-minatore: questa intende conservare le testimonianze talco e cave di pietra è stato possibile del patrimonio culturale e ambientale costituitosi con il lavoro degli abitanti LInfo: 0121 806987 della valle, presentare insiemi naturali e Info: 011 9349681 [email protected] culturali rappresentativi del territorio e [email protected] www.scopriminiera.it promuovere lo sviluppo economico a www.ecomuseoaltavalsangone.it favore delle comunità locali. Immagine storica della Resistenza in Val Sangone

74 75 ABITARE Ecomuseo Ecomuseo Colombano Romean delle Terre al confine

Ilaria Testa, Simona Molino Ilaria Testa

La storia della Valle di Susa Situato a 2084 metri di quota, il Colle si di crescita incontrollata legati al turi- è scritta dalle gesta di gran- del Moncenisio mette in comunicazio- smo di massa, in questo quadro può far di condottieri e dal lavoro ne la Valle del Rodano e della Saone rivivere e conoscere l’intatta e inaltera- della gente comune che con la Valle di Susa, la Pianura Padana ta risorsa di questa “terra di confine”, le ha saputo adattarsi a un e i colli del Monginevro e del Gran San molteplici storie che l’hanno segnata e ambiente ostile, imparan- Bernardo. Il Colle ha rappresentato la valorizzarne il paesaggio e la natura. do a sfruttare nel modo principale via di transito tra il nord Il progetto vuole costituire per la più costruttivo le scarse Europa e l’Italia e il bacino del Comunità di Ferrera, attraverso il recu- risorse a disposizione, e Mediterraneo. Eserciti, bande armate, pero della propria storia, della propria che ha plasmato un inte- pellegrini, crociati, gruppi sociali, mer- realtà e delle proprie potenzialità, lo ro territorio. E proprio per salva- canti lo hanno attraversato e vi si sono sviluppo di progettualità, l’occasione guardare dal degrado un’importante incrociati e mescolati. per aprirsi verso l’esterno, verso l’altra testimonianza del lavoro dell’uomo e Il progetto dell’ecomuseo intende riva- comunità di Lanslebourg, mai comple- delle sue tradizioni che nasce grazie, lutare questi aspetti storici, culturali e tamente straniera, per trovare insieme al Parco del Gran Bosco di umani legati alla particolare storia del quel senso di identità necessario a rico- Salbertrand, l’idea di dare vita Colle del Moncenisio che più di ogni noscersi tutti appartenenti a un’unica all’Ecomuseo”. Saltro conserva intatto il fascino e l’emo- “terra al confine”. LMa chi era Colombano Romean? Egli zione dei posti di frontiera, luoghi di rappresenta l’immagine simbolo di transito, di passaggio e di comunica- uno dei lavori tipici in montagna: il zione, di incontri e di scontri, di divisio- Info: minatore, mestiere duro e ingrato pie- ne e di unione. Il territorio del Comune 0122 653222 - www.ecomusei.net no di pericolo e disagio. È il 1526 di Moncenisio, dimenticato dai proces- quando, in completa solitudine, inizia un’opera quasi incredibile: il Trou de di vino e due emine di segale al mese Touilles, una galleria a 2000 metri di forniti dalla comunità per cui lavora, quota lunga 500 metri, che porterà le che gli riconoscono inoltre in paga- acque del Rio Touilles a vivificare un mento cinque fiorini per ogni tesa di intero versante sopra Chiomonte e scavo. È nel suo lavoro che si ritrova- Cels. Per otto anni Romean scava con no il rapporto con la montagna aspra mazze, cunei e picconi nelle viscere e dura, le condizioni di vita dei monta- della montagna e vive con due sestieri nari, al limite della pura sussistenza, e la loro solitudine di fronte alla forza di una montagna spesso nemica, ma co- Info: 0122 854720 munque amata. ecomuseo.salbertrand L’Ecomuseo è un viaggio di scoperta nel @ruparpiemonte.it tempo e nello spazio, ritrova antichi edi- www.ecomusei.net fici, attrezzi in uso nella vita quotidiana e le conoscenze a essi collegati. Il Paese di Moncenisio (foto Toni Farina)

76 77 ABITARE Lupi e bocche di lupo

Le installazioni militari tra Val di Susa e Val Chisone

Elio Giuliano e Luca Giunti

Sabato 9 febbraio 2008. Il Vallone di Un patrimonio storico Rochemolles, sopra Bardonecchia, è in- Argentera certo non lo sa, ma quelli che Il Forte di Fenestrelle (foto Toni Farina) solitamente animato. L’occasione d’al- per lei altro non sono che cumuli di pietra tronde è da non perdere: la liberazione di tra i tanti che coprono le montagne del- ovunque: colli, creste e cime di alta mon- (1882), mentre più vicino spicca la stella Argentera, un gipeto femmina curato nel- l’alta Val Susa, in realtà rappresentano un tagna, in siti ieri definiti “strategici” e che dei trinceramenti dell’Assietta, risalenti al- l’ambito del progetto di reintroduzione di notevole patrimonio storico. Per quattro oggi chiamiamo “suggestivi”. Compreso la prima metà del 1700. Della stessa epo- questi avvoltoi sulle Alpi. Appena libera- secoli le montagne che ospitano i parchi nel Parco Orsiera Rocciavré è anche il più ca è il Forte o meglio la batteria del Gran ta, Argentera si alza in volo e inizia a pla- dell’Orsiera Rocciavré e del Gran Bosco grande complesso fortificato mai costrui- Serin, una postazione per cannoni ripara- nare verso sud-ovest. In breve scavalca il di Salbertrand (e più a sud del Po cunee- to sulle Alpi: il Forte di Finestrelle (la ta da un terrapieno con relative opere ac- forte sulla cima del monte Jafferau - del se) hanno assistito alla costruzione e alla Grande Muraglia piemontese), che insie- cessorie (polveriera, ricoveri, magazzini), quale gli sciatori domenicali ignorano la distruzione di fortificazioni. Le vicende me al Forte di Exilles e alla Brunetta di munita di fossati e feritoie per la difesa da storia - , quindi scivola sopra il Forte storiche hanno prodotto opere sempre Susa aveva il compito di sbarrare la via a un eventuale attacco di fanteria. Poco di- Bramafam, sentinella di Bardonecchia, e più importanti man mano che aumentava eventuali truppe francesi dirette su scosto dal Forte si trova un grande caser- risale sul versante opposto continuando a la potenza delle armi da fuoco, anche se Torino e il Piemonte. Fino al 1713 l’Alta maggio che serviva da ricovero alle trup- esplorare inconsapevole forti, stradi e in- la maggior parte è rappresentata da co- Val Susa e la Val Chisone facevano parte pe e ai servizi. Su un cucuzzolo erboso tra stallazioni militari varie di cui è colmo struzioni relativamente modeste. Muretti, del Regno di Francia, mentre la Bassa Val la caserma e il Forte si notano le linee drit- Squesto angolo delle Alpi occidentali. terrapieni, fossati e palizzate situati un po’ di Susa, la Val Cenischia e la Val Sangone te e regolari di antichi trinceramenti, e al- erano territorio dei Savoia. Sono trascorsi tre si scorgono con l’aiuto della luce ra- 300 anni eppure le differenze sono mar- dente in prossimità del lago poco più bas- cate ancora oggi: il dialetto, i particolari so. In realtà le opere più recenti si sovrap- nelle architetture, la fede religiosa, in pre- pongono sempre a opere più antiche valenza Valdese anziché cattolica. cancellandone talvolta del tutto le tracce. Questo accade soprattutto nei luoghi che In viaggio con Argentera si prestano a essere fortificati per le loro La guida inconsapevole del gipeto forni- caratteristiche naturali, quali creste, vali- sce lo spunto una visitare dall’altro di chi e speroni rocciosi. Procedendo verso queste fortificazioni, da ovest verso est e est si incontra la Cima delle Vallette, un poi a sud, lungo la cresta che segnava monte isolato tra due valichi ben pronun- l’antico confine tra Savoia e Delfinato. ciati. A est si apre il Colle delle Vallette, in Il sorvolo inizia al Colle dell’Assietta, al li- altri tempi un valico importante, transita- mite meridionale del Parco del Gran bile con bestie da soma dove, invisibili a Bosco di Salbertrand. Guardando verso un esame superficiale, si possono trovare La stazione eliografica di Punta del Mezzodì sul crinale ovest si scorge la Batteria Gran Costa, co- tracce delle antiche trincee a zig zag. Tutti tra Val di Susa e Val Chisone (foto Toni Farina) struita ai tempi della Triplice Alleanza questi colli e monti sono collegati da

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un’opera di ingegneria altrettanto ammi- del terreno. Il Forte attuale, come si può tra le milizie paesane e in seguito dal te, edificato ammucchiando le pietre por- revole dei forti, la strada militare che col- facilmente desumere dall’impiego del Regio Esercito. Uomini che talora hanno tate dall’azione naturale di un nevaio. Più legava il Colle delle Finestre al Gran Serin calcestruzzo nella costruzione, è abba- inciso la roccia con nomi e date nelle avanti, a est, gli aspri crinali tra le cime con uno spettacolare percorso di cresta. stanza recente (1891), ma sorge su un pause di un lavoro faticoso fatto di badile, dell’Orsiera e del Rocciavré sono di per sé Seguendola si incontra, vicino alla punta rialzo del terreno fortificato da secoli. piccone e carriola! sufficienti a precludere il passaggio delle Mezzodì, una costruzione particolare: la Deboli tracce di queste fortificazioni si truppe. Fortezze naturali, insomma. stazione del telegrafo ottico, centro di vedono ancora sul Colle, ma la piazzola Dal Gran Bosco all’Orsiera Dal Monte Robinet la cresta non segna una rete a maglie intrecciate che permet- dell’artiglieria mobile è oggi nascosta da A est del Colle delle Finestre si entra nel più il confine tra la Val Chisone (francese teva di comunicare con l’intero comples- una moderna via crucis di dubbio gusto cuore del Massiccio dell’Orsiera fino al 1713) e la Val Susa, ma tra la Val so dei forti, dalla Val Chisone alla Val che ricorda l’impresa del ciclista Danilo Rocciavré, tutelato dall’omonimo Parco Chisone e la Val Sangone (come la Val Susa. Di Luca che scollinò per primo durante il naturale. La cresta che fino a questo pun- Susa faceva parte del Ducato di Savoia). to è lineare e non troppo aspra si spezza Anche per tutto il tratto in cui la cresta ora in mille conche, forcelle, valichi sepa- punta a sud verso il Lago Rouen le asperi- rati da cime rocciose. Il primo valico che tà naturali sostituiscono le fortificazioni, si incontra è il Colle dell’Orsiera, impor- ma, appena la cresta si abbassa per affac- tante via di transito tra le valli di Susa ciarsi al Colle della Roussa, si ricomincia a Chisone al tempo in cui non esistevano i notare l’intervento dell’uomo. Il Colle motori. Lungo tutto il valico corre un mu- della Roussa è infatti un’ampia sella attra- ro in pietra di circa un metro di altezza e versata da una comoda mulattiera che an- spesso altrettanto, con punte e rientranze dava in qualche modo difesa. Un osser- che seguono la morfologia del terreno. È vatore superficiale vi nota oggi solo la citato già alla fine del 1500, ma appare cappelletta votiva, ma in realtà poco più a troppo ben conservato se paragonato ad sud, su un rialzo, si trovano tracce di una altre opere della stessa epoca. ridotta con muri in pietra a secco e alcune Probabilmente è stato ricostruito in epoca trincee. Il punto principale di difesa del più recente come protezione da eventua- colle si trova però più in basso, verso la li attacchi. Poco più a est si trova l’ampia Val Sangone. Si tratta del Forte di San sella pianeggiante del Colle del Moritio edificato nel 1626 su una altura Sabbione. Antichi documenti collocano che domina tutto il vallone. Il corpo cen- Disegno Elio Giuliano in questa zona una fortificazione simile a trale con forma a stella è costituito da ter- quella del Colle Orsiera della quale oggi rapieni ai quali erano appoggiati i ricove- non c’è traccia. Alcuni manufatti fanno ri. Esternamente si rinvengono i resti di Il tempo di uno sguardo verso il fondo- Giro d’Italia del 2005. Segni più evidenti pensare a ricoveri per una piccola guarni- muri a secco dal caratteristico andamento valle del Chisone all’imponente comples- rimangono sulla cresta che sale verso il gione che, in caso di attacco, sfruttava le a linea spezzata. so del Forte di Fenestrelle e si arriva al Monte Pintas, collegato fin dal 1700 con difese naturali di un rialzo roccioso. Colle delle Finestre. Anche qui, su un rial- un sistema ininterrotto di camminamenti Proseguendo ancora lungo la cresta si in- Infine, la pianura zo roccioso, un forte, con la facciata in al Colle delle Finestre, 400 metri più bas- contrano una serie di punte aguzze e di Dai Monti della Val Sangone si apre la piana di muratura rivolta verso la Val Susa. Per la so. Oggi questi trinceramenti molto estesi colli molto pronunciati. Tra questi il Colle Torino, oltre le colline moreniche di Giaveno, fauna selvatica, i robusti muri non sono sono percepibili solo con luce radente della Malanotte è quello più accessibile e di Rivoli e di Avigliana. Ed è qui, con lo sguar- altro che pareti rocciose ricche di ripari e perché il loro profilo è stato ricoperto dal- mette in comunicazione diretta le due do adagiato sui due Laghi tutelati dall’omoni- anfratti. Molti uccelli vi hanno trovato ri- la cotica erbosa, e sulla sommità del valli. Anche qui, resti di alcuni ricove- mo Parco che termina il pacifico volo pacifico fugio sicuri per nidificare. Oltre all’arma- Monte sono stati installati grandi pannelli ri e di un muro di dimensioni ridot- sulle opere di una guerra infinita. mento leggero, l’installazione sul Colle ripetitori le cui fondazioni hanno scon- delle Finestre possedeva due bocche da volto lo stato dei luoghi. A queste opere, fuoco situate in torrette metalliche che in epoche diverse hanno lavorato miglia- Strada militare dell’Assietta: il caratteristico potevano essere abbassate sotto il livello ia di uomini, reclutate in un primo tempo Dente della Vecchia (foto Toni Farina)

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Verso la fine del Medioevo la Chiesa ra sotto la loro giurisdizione. In Piemonte I Valdesi, Cattolica era impegnata in una lotta spie- la resistenza guidata da Giosuè Janavel tata ai movimenti spirituali oggi raggrup- costrinse il duca a offrire ai valdesi la pos- pati sotto il nome di “Prima Riforma”: sibilità di ritirarsi a Ginevra. Giunti in storia di una persecuzione Hussiti, Dolciniani, Lollardi, Catari, Svizzera all’inizio del 1687, gli esuli si rior- Valdesi… Un vero accanimento, meno ganizzarono e il 16 agosto 1689 circa mil- Filippo Ceragioli efficace tuttavia laddove il potere politico le uomini ripartirono verso il Piemonte era maggiormente consolidato. I Valdesi, con una marcia oggi nota come il nati a Lione dalla predicazione di un ric- “Glorioso Rimpatrio”. Guidata dal co mercante di nome Valdesius, riusciro- Pastore Arnaud, la colonna arrivò arriva no ad esempio a radicarsi sulle Alpi senza scontri a Lanslebourg, nonostante Cozie, in una zona collocata tra il il maltempo. Superato il Col Clapis e for- Delfinato, il Ducato di Savoia e la Francia zato il passaggio del Pont Ventoux, il 26 poco popolata e piuttosto turbolenta. agosto 600 superstiti arrivarono in Val Fu così che i Valdesi del posto sopravvis- Germanasca trincerandosi nella fortezza sero alla persecuzione che, dopo la sco- naturale della Balsiglia, resistendo all’as- Vmunica del 1184, li cancellò dal resto sedio nemico per tutto l’inverno. Il 4 giu- d’Europa. gno 1690 l’alleanza franco-piemontese si Nel 1532 la Chiesa Valdese aderì alla ruppe e i Savoia, schierati con gli stati Riforma Protestante e uscì dalla clande- protestanti, cessarono le ostilità contro i stinità costruendo i primi templi. La rea- Valdesi. zione sabauda non si fece attendere, ma Nel 1694 l’editto “di ristabilimento” rein- dopo trent’anni di lotta il Duca Emanuele tegrò nei loro beni i protestanti delle valli Filiberto fu costretto a concedere con la incluse nello stato sabaudo, mentre quel- pace di Cavour del 1561 la libertà di culto li residenti in territorio francese si videro in alcune vallate. Nel 1655 le persecuzio- costretti a scegliere fra l’esilio e l’abiura. ni ripresero con le “Pasque Piemontesi”, L’ampliamento della libertà religiosa si una vera e propria operazione di “pulizia deve a Napoleone, che nel 1801 annetté etnica” attuata in bassa Val Pellice dai mi- il Piemonte alla Francia. Dopo la lunga litari franco-piemontesi. Negli anni che parentesi della restaurazione, saranno seguirono il Piemonte rappresentò poco infine le “lettere patenti” di Carlo Alberto più che un protettorato del Regno di che il 17 febbraio 1848 riconosceranno i Francia e, quando nel 1685 Luigi XIV re- diritti civili e politici dei Valdesi. Questa vocò le concessioni fatte in passato ai data è ricordata ogni anno da falò e fiac- protestanti, anche il giovane Vittorio colate che celebrano la fine di Amedeo II annullò la libertà di culto in una persecuzione Val Germanasca e Val Pellice. Ancora una plurisecolare. volta l’esercito intervenne con violenza mentre i francesi infierirono sui prote- stanti delle alte valli Susa e Chisone, allo-

Pont Ventoux a Salbertrand, la targa posta in occasione del trecentenario del Glorioso Rimpatrio Tempio Valdese (foto Mauro Raffini) (foto Mauro Raffini)

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Per saperne di più:

Monte Benedetto, Certose di Villarfocchiardo e Parco Orsiera-Roccivavrè – una storia a lieto fine ed SGI, richiedibile alla sede del Parco Orsiera Rocciavré Daniela Delleani a Foresto. Tel. 0122 47064; e-mail: [email protected] Lavori di rifacimento del tetto (Foto Gabriele Mariotti)

La parte recente della storia è iniziata nel reni ceduti dai Conti di Moriana. Il com- Il lungo periodo di abbandono ha fatto sì nella zona dell’altare. Il monumento è 1985, percorrendo a piedi i sentieri del plesso comprendeva, oltre alla Chiesa che gli edifici siano pervenuti senza parti- stato così riportato in sicurezza. Soltanto Parco Orsiera Rocciavré per la redazio- di Santa Maria, la casa del priore, le celle colari modifiche fino al secolo scorso, una decina di anni più tardi l’Ente Parco ne del Piano d’Area. E come accade in dei monaci e alcuni edifici di servizio. quando furono destinati a usi rurali: l’in- ha però trovato un ulteriore finanziamen- tante storie è stato il caso a guidare i no- A valle sorgeva la Correria, abitata dai gresso fu allargato e spostato sul lato to per le opere di finitura: intonaci interni, stri passi in una conca ombreggiata a cir- conversi, dediti al sostentamento del nord-ovest, la chiesa divisa da un muro pavimento galleggiante in legno, illumi- ca 1200 metri di quota, sul versante al- convento. La Correria fu distrutta nel fu usata come stalla, le celle furono ridot- nazione interna e sistemazioni esterne, l’envers della valle, a scoprire uno dei 1473 da una frana originata da una vio- te a ruderi. In tale condizione il comples- che ne hanno consentito l’apertura al monumenti più importanti della Val lenta alluvione (i segni sono ancora vi- so è stato messo in vendita e acquistato pubblico e l’organizzazione di attività Susa: la Certosa di Monte Benedetto. sibili in corrispondenza dell’argine dalla Famiglia Cattaneo, che lo ha sem- culturali. Tra il 2005 e il 2006 sono stati La prima parte della storia inizia però sfondato a monte dell’abbazia). pre mantenuto nei limiti delle sue possi- ristrutturati i locali rustici destinandoli a molti anni addietro, intorno all’anno Nel 1498 i monaci si trasferirono più a bilità. Ma torniamo alla storia recente. foresteria, completando così un pro- 1200, con l’arrivo dei monaci certosini. valle, alla Certosa di Banda dove rima- Con il coraggio che a volte sorride ai neo- getto di fruizione turistica e scientifico- Furono loro a fondare la Certosa su ter- sero fino al 1595. fiti, dopo la “scoperta” è stato ottenuto un culturale, che prevede anche il mante- primo finanziamento da nimento dell’attività agro-pastorale, al- La Certosa di Montebenedetto (Foto Toni Farina) parte dell’Assessorato al- la quale sono dedicati alcuni locali per la Cultura della Regione la caseificazione. L Piemonte, in seguito al Nel 2007 la Regione Piemonte ha acqui- quale il Parco Orsiera- stato l’intero complesso della Certosa con Rocciavré ha stipulato i boschi e i pascoli che ne compongono una convenzione della la proprietà. La gestione è stata affidata al durata di 99 anni per l’uti- Parco Orsiera-Rocciavrè che curerà il lizzo della sola chiesa. completamento dei lavori di restauro del- Nel 1988 sono iniziati i la- la casa del priore. L’obiettivo è la costitu- vori di restauro con il rifa- zione di un centro studi sul monachesi- cimento della copertura mo inserito nella rete italo-francese delle in lose, la sostituzione abbazie degli ordini benedettino, certosi- dell’orditura in larice, il no e cistercense. consolidamento sismico Un vasto pubblico potrà così appro- e la ricucitura delle lesio- fondire, insieme alle tematiche religio- ni. Nel 1989 si sono con- se e storico-artistiche, i temi legati al- solidate le fondazioni l’importante ruolo che questi ordini che hanno permesso la monastici hanno avuto nella trasforma- riscoperta del pavimento zione e conservazione dei territori in in pietra e in cocciopesto cui si sono insediati.

84 85 ABITARE Ostana, laboratorio dell’alta Valle Po

Antonio De Rossi

Da diversi anni Ostana, paese dell’alta che si sono succedute hanno infatti Valle Po affacciato di fronte alla pira- perseguito insieme alla comunità lo- mide del Monviso, è diventato un im- cale e a progettisti qualificati una dif- portante punto di riferimento sul tema fusa e condivisa politica di recupero del riutilizzo e della valorizzazio- delle antiche costruzioni in un’ottica ne dell’architettura alpina. di qualità. Una filosofia incentrata sul- A partire dalla metà la qualità che è stata seguita anche degli anni ’80, le nelle poche – visto che si è sempre diverse am- preferito privilegiare il recupero del ministra- patrimonio esistente – realizzazioni ex zioni novo. Gli interventi hanno così riguar- dato sia il patrimonio privato che Architetture di Ostana; sullo sfondo, il Monviso (foto Renzo Ribetto) quello pubblico. Quella di Ostana è una vicenda interessante, formata da vecchi e nuo- citane. L’Amministrazione di Ostana non comune, specie se pensia- vi abitanti, da emigrati che continuano ha messo in campo altre importanti mo al contesto delle valli ad avere in Ostana il proprio baricen- iniziative: la costruzione di una fore- delle Alpi occidentali tro, da turisti che si sono affezionati steria, l’utilizzo di tecnologie ecososte- italiane, dove il patri- del luogo. Il riuso e la riqualificazione nibili nel campo dell’energia, e spe- monio architettonico e del patrimonio architettonico, ma an- cialmente una collaborazione con il paesaggistico continua spes- che la costruzione degli edifici ex no- Dipartimento di progettazione archi- so a essere ancora considera- vo in un’ottica di qualità, hanno infatti tettonica del Politecnico di Torino al fi- to più come un impaccio che determinato una nuova identità e rico- ne di mettere a fuoco nuovi progetti di come un’opportunità. Una noscibilità di questo piccolo comune, qualità e a carattere innovativo. Tra vicenda in cui gli interpreti duramente colpito dai processi di spo- questi, il progetto di un centro cultura- principali sono l’architetto polamento del secondo dopoguerra. le nel cuore dell’antica Borgata di locale Renato Maurino – L’attenzione per la qualità ambientale Miribrart. ideatore di una originale me- e architettonica, insieme alle molte Qualità architettonica, identità e nuova todologia per il recupero –, i iniziative di carattere socioculturale abitabilità, sostenibilità ambientale, offerta sindaci Giaco-mo Lombardo che si sono sviluppate, hanno infatti di un turismo pertinente rispetto ai luoghi, e Marco Bovero che testarda- dato vita a un iniziale fenomeno di af- sono gli atouts messi a punto da Ostana mente hanno voluto perse- flusso di nuovi abitanti e attività eco- per i prossimi anni. Una filosofia che ha guire la strada della qua- nomiche e ricettive che lascia ben spe- permesso al paese della Valle Po di diven- lità, e naturalmente rare per il prossimo futuro. E a Ostana tare un vero e proprio “laboratorio”. Un la comunità locale. vive con la sua famiglia anche Fredo esempio per le future politiche sulla mon- Una comunità etero- Valla, regista e scrittore, una delle per- tagna. Ostana merita davvero di entrare Intervento di recupero (foto di Sergio Beccio) genea e per questo sonalità più interessanti delle valli oc- nella rete dei “Borghi più belli d’Italia”.

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essi stessi motivo di interesse e di un progetto teso a fare del paese un ve- attrazione turistica, così come accadu- ro santuario dell’arte gnomonica. Nel gi- Murales in Val Chisone to già da tempo in altre località ro di pochi anni sono state realizzate del Piemonte (Vernante, in Valle una ventina di meridiane caratterizzate Gian Vittorio Avondo Vermenagna). da soggetti con motti più disparati, Una quarantina sono oggi i murales di espressi in francese o in provenzale. Usseaux. Vi sono rappresentate temati- Va da sé che sull’onda di queste iniziati- Il Comune di Usseaux si trova nella par- vita alpina. che di vario genere tutte legate al mon- ve anche altri comuni della Val Chisone te mediana dell’alta Valle del Chisone. È A Usseaux l’attività ha preso avvio al- do della montagna: scene di vita conta- si sono mossi, mettendo in piedi iniziati- composto da cinque grandi frazioni, l’inizio degli anni ’90 grazie all’iniziativa dina soprattutto, ma anche natura, vi- ve finalizzate ad abbellire le vie delle quattro delle quali situate in favorevole di alcuni operatori turistici locali, orga- cende storiche della valle, il mondo del- borgate. Di particolare rilievo il progetto posizione sul lato a solatio. Soltanto nizzatori di uno stage di pittura murale le favole. Assai interessante, sulla piaz- concepito da Roure, grazie al quale a Laux si trova sul fondovalle, ai bordi di concluso con la realizzazione dei bei zetta del capoluogo, una bella riprodu- partire dal 2000 si è iniziato a dipingere i una conca occupata da un piccolo lago. murales ancora oggi visibili (per quanto zione del ciclo del pane, dalla semina muri con immagini riproducenti gli anti- Ricca di emergenze storiche e artistiche, ormai sbiaditi) lungo il muro di conteni- del grano alla cottura. E se il capoluogo chi mestieri o più semplicemente scene la località offre molte attrattive che van- mento che fiancheggia la strada. Da è diventato il “Paese dipinto”, la vicina di vita quotidiana della montagna. I mu- no dalle belle architetture in pietra, alle quel primo momento l’esperienza si è ri- frazione Balboutet è diventata il “Paese rales più significativi si osservano tra le fontane a vasca poligonale, agli antichi petuta con cadenza annuale e nel giro di delle meridiane”. A partire dal 2001, in- vecchie case di Castel del Bosco, di forni, al mulino ad acqua del capoluo- poco tempo affreschi variopinti sono fatti, alcuni pittori (Andrea Calvo, Roreto e di Villaretto, dove spicca la ri- go, in pieno funzionamento nei week- fioriti sui muri delle case del capoluogo Davide Morero, Gian Carlo Rigassio) produzione di un vecchio pastore tratta end estivi, alle variopinte meridiane. e delle sue frazioni, tanto da diventare hanno coinvolto proprietari di case in da una fotografia di Guido Odin. Tipici di molti villaggi dell’alta Val

Chisone, i quadranti solari si rivelano a La misura del tempo (foto Toni Farina) IUsseaux particolarmente interessanti. Il più antico è sicuramente quello di Laux: scoperto di recente sulla facciata della chiesa parrocchiale e datato 1720, è ca- ratterizzato da un motto in francese par- ticolarmente significativo: C’est l’heure de se converter et faire penitence, un ve- ro monito ai numerosi protestanti che in quegli anni popolavano il paese. Oltre Laux si trovano belle meridiane ot- tocentesche a Pourrieres e nel capoluo- go. Ed è probabilmente in virtù di que- sta antica tradizione (risale al XVII seco- lo l’usanza di ornare i muri delle case con affreschi variopinti finalizzati a mar- care il tempo e a ricordare agli abitanti i principali obblighi morali e religiosi) che in alcuni paesi del corso del Chisone si è ricominciato a porre nuovo interesse nella pittura parietale, chia- mando pittori dei nostri tempi a ripro- porre, in chiave moderna, le loro elabo- razioni di quadranti solari o di scene di

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ziativa era dotato in abbondanza. Fu una se- affidabili, in grado di accompagnare lui e la ra pascolando gli armenti, con la mente per- numerosa corte. Occorreva approfittarne. Il sa nella luce del tramonto, che gli arrivò, por- giorno arrivò; Martino fece in modo di collo- “’L Pertus” tata dalle brezze, l’Idea: se al Traversetto è ri- carsi in posizione favorevole nella lunga co- schioso passar di sopra perché non pas- lonna di uomini e bestie da soma diretta al Toni Farina sar…di sotto? Un bel “pertus” e via, il proble- confine. A mezzogiorno finalmente l’ordine ma è risolto. L’idea all’inizio gli parve assai di sosta: era il momento propizio: “Dove vai era un tempo, a dire il vero non buffa ma, nelle lunghe sere di pascolo, finì tu, mulattiere, torna al tuo mulo che se ti lontano, in cui le genti che abi- per diventare un chiodo fisso. “Tu sei matto, scappa sono guai!” una guardia lo bloccò C’ tavano da una parte e dall’altra pensi troppo”, commentavano amici e pa- bruscamente. “Mi scusi signore, ma avrei ur- della catena alpina comunicavano tra loro renti. Per Martino però era una faccenda se- gente necessità di conferire col Marchese”. molto più di adesso. Non esistevano telefoni ria e, dopo l’ennesima notte passata a cercar Martino replicò tranquillo alzando però il to- e fax, figuriamoci internet e altre diavolerie, le capre sparse nel bosco, decise: ne avrebbe no della voce. L’eco gli diede una mano e, eppure si sapeva sempre quel che succede- mentre le guardie va al di là delle creste. Ci si incontrava, si lo spingevano scambiavano merci, si partecipava alle feste. vero problema. I vasti possedimenti di Re via strattonan- Le Alpi, insomma, anche se alte e severe, Carlo si spingevano fino al mare e dal mare dolo, la voce non erano certo una barriera invalicabile. Ed arrivava il preziosissimo sale, in- imperiosa era così un po’ dovunque, anche nelle terre dispensabile alla fabbricazione di Ludo- del Marchese Ludovico. Ridenti colline, una del formaggio. Come fare? Ai vico tuonò: fascia di fertile pianura e, dalla parte dove montanari, si sa, non fa difet- “Chi mi vuole?” tramonta il sole, una cinta di montagne im- to l’ingegno e Martino, “Oh, nessuno mio pervie e inaccessibili. Pinnacoli, guglie, ripi- montanaro delle Alpi Signore, un villico di canaloni colmi di pietre, o di ghiaccio. del Marchese, an- ubriaco, probabilmen- Unico punto di passaggio verso il regno di che se un po’ te” risposero le guardie. Re Carlo, suo potente alleato, era il Colle svagato, di in- “Sentiamo, sentiamo cos’ha da Traversetto, un valico non troppo difficile gegno e ini- chiederci”. La voce di Ludovico si col bel tempo e nella bella stagione, ma assai fece più bonaria. Lo stupore si sparse pericoloso in caso di pioggia o con la neve di tra i pascoli. In verità l’aria salubre della tormenta che, appiccicandosi a ogni montagna metteva sempre Ludovico di anfratto, trasformava la salita finale buon umore, quel giorno poi il cielo azzur- in un vero patimento. In alto, in- ro e il sole caldo aumentarono il benefico ef- fatti, il sentiero correva su un fetto. Stufo di buone maniere e smancerie precipizio intagliato nella vi- nobiliari il Marchese insistette: “Sentiamo, va roccia. Quanti inci- sentiamo…”. E così sentì. All’inizio piuttosto denti! Non passava distrattamente, ma poi un tarlo si fece pian mese che non occor- parlato al piano spazio anche nella sua mente, tant’è resse soccorrere Marchese. La co- che nell’ultimo tratto verso il colle Martino qualche malcapita- sa non era facile, ma ebbe l’onore di essergli a fianco. Passarono to viandante. Nel il destino gli venne in cinque anni nei quali l’Idea si trasformò in lungo inverno poi, aiuto. Si era sparsa voce Progetto. Quindi, con l’accordo di Re Carlo, per via della spessa che Ludovico avesse inten- arrivò l’ardita realizzazione. Due anni di sca- coltre nevosa e zione di salire al colle per re- vi nella roccia, polvere e fatica, ma alla fine del ghiaccio, sul carsi a trovare il Conte Renato, fu la luce d’occidente. Martino ebbe l’onore Traversetto non si Signore di Provenza, e cercasse dell’ultimo colpo di piccone per il primo “traversava” più. Un quindi mulattieri e portatori esperti e Pertus nelle Alpi.

90 91 Tel: 0175 94943, [email protected], I rifugi http://www.rifugiosella.it/, Raggiungibile dal Pian del Re (2020 m s.l.m.) Elisa Rollino su buon sentiero (2,5 h). Apertura: dal 15 giugno al 30 settembre

VAL DI SUSA Troncea, 1700 m, Borgata Troncea, Pragelato Alpetto, 2268 m, Oncino (CN). Geat Valgravio, 1390 m, Vallone del Gravio, (TO). Nel Parco naturale Val Troncea. Nel Parco del Po cuneese. San Giorio di Susa (TO). Nel Parco naturale Orsiera Tel 320 1871591 – 328 9737689 Tel. 0121 90547, www.rifugioalpetto.it Rocciavré. Tel 011 9646364, fax 0121 82446, Accessibile a piedi su strada (in inverno pista Raggiungibile su buoni sentieri dalle borgate Meire cell. 333 [email protected], Arlaud, 1770 m. Località Montagne Seu, Salbertrand (To). da fondo) da Traverses di Pragelato oppure, Dacant o Sampa di Oncino (1,45 h) o da Crissolo www.rifugiovalgravio.it Nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand. con strada libera dalla neve, da Laval. per Meire Balmasse, il Vallone di Pra Fiorito Raggiungibile dalla Frazione Adret lungo comoda Tel. 335 401624, [email protected], Apertura: tutti i fine settimana e festivi nel periodo e il Pian Radice (3,30 h). mulattiera nel bosco (1 h). www.rifugioarlaud.it. invernale, fino al mese di maggio; in modo Apertura da inizio giugno a metà settembre. Rifugio certificato Ecolabel. continuato nel periodo estivo. Toesca, 1710 m, Pian del Roc, Bussoleno (TO). Raggiungibile dalla Frazione Monfol di Oulx VALLE VARAITA (area di Serre Blanche) su strada sterrata(1,5 h) VAL GERMANASCA Vallanta, 2.450 m, Pontechianale (CN). o da Salbertrand su sentiero nel bosco (2 h). Lago Verde, 2583 m, Prali (TO) Tel: 0175 956025, [email protected] Tel: 0121 806124, rifugiolagoverde Raggiungibile dalla Frazione Castello (1604 m) di Vaccarone, 2.747 m, Chiomonte (TO) @tiscalinet.it, www.praly.it Pontechianale risalendo il Vallone di Vallanta (2.30 h). Tel: 0122 33226. Accesso dalla frazione Ghigo di Prali passando Apertura: dal 20/06 al 30/09 http://www.cmbvallesusa.it/r_giaglione.asp per la località Bout du Col (3 h). Raggiungibile dalla frazione Ramats di Chiomonte Apertura: da metà giugno a fine settembre Bagnour, 2017 m, Pontechianale (CN). o dal passo del Piccolo Moncenisio attraverso Tel. 320 4260190; info: [email protected] il Colle Clapier. Il rifugio è incustodito. VAL PELLICE Accesso da Castello di Pontechianale (1,30 h) Chiavi presso la sezione CAI di Chiomonte Barant, 2373 m. Colle del Baracun, Bobbio Pellice o da Alboin di Casteldelfino (2 h) su mulattiere Nel Parco naturale Orsiera Rocciavré. (Tel: 0122 54694 - 54169) (TO). nel Bosco dell’Alevé. Tel. 0122 49526 - 011 9359804 (gestore), 349 VAL SANGONE Tel. 360 71647; www.barant.it. Apertura: continuativo da giugno a settembre, nei 3973067, [email protected], www.rifugiotoesca.it. Balma, 1986 m, Alpe della Balma, Coazze (To). Nei pressi del rifugio si trova il Giardino botanico week-end e durante le festività il resto dell’anno. Accesso dalla località Travers a Mont su agevole Nel Parco naturale Orsiera Rocciavré. “B.Peyronel”. Accesso da Villanova (2,5 h) mulattiera (1,5 h). Rifugio certificato Ecolabel. Tel 011 9349336, o dal rifugio Barbara Lowrie (1,5 h). VALLE DEL GUIL (QUEYRAS) Apertura: da metà aprile a ottobre nei fine www.rifugiobalma.it/new/index.htm. Aperto da metà giugno a metà settembre. Mont Viso, 2.460 m, Ristolas (Francia) settimana. Continuativa a luglio e agosto. Aperto in modo continuativo nel mese Tel. (+33) 0 492468181, [email protected] di agosto e nei weekend da giugno a settembre. VALLE PO Accesso dalla località Roche Écroulée Amprimo, 1390 m, Località Pian Cervetto, Bussoleno Accesso dalla frazione Molè di Coazze (3 h). Giacoletti, 2741 m, Crissolo (CN). su sterrata e poi su mulattiera (2,30 h). (TO). Nel Parco naturale Orsiera Rocciavré. Il rifugio più alto delle Alpi Cozie, nel Parco Apertura: da metà giugno a metà settembre. Tel. 0122 49353 - http://www.rifugioamprimo.it/ VAL CHISONE del Po cuneese. Il Rifugio Quintino Sella Accesso dalla località Travers a Mont su agevole Selleries, 2030 m, Loc. Alpe Selleries, Roure (TO). Tel: 0175 940104, mulattiera (0,45 h). Apertura: da metà aprile a ottobre Nel Parco naturale Orsiera Rocciavré. e-mail: [email protected], nei fine settimana. Continuativa a luglio e agosto. Tel 0121 842664, www.giacoletti.it/home.html [email protected], Raggiungibile dal Pian del Re su buon sentiero (2,5 h). Alpe Toglie, Località Toglie, Mattie (TO). www.rifugioselleries.it. Apertura: Continuativamente dal 14 giugno al 21 Nel Parco naturale Orsiera Rocciavré. Raggiungibile in auto da Prà Catinat su sterrata settembre. Su richiesta in altri periodi dell’anno. Cell. 333 4076498 nel periodo estivo. A piedi su sterrata o sentiero Raggiungibile da Mattie in auto su strada sterrata. da Prà Catinat o dalla ocalità Selleiraut Quintino Sella, 2640 m, Crissolo (CN). Oppure a piedi su sentiero GTA (2,5 h). di Villaretto (2 h). Nel Parco del Po cuneese.

92 93 STORIA, USI E COSTUMI Bibliografia LE CAMMINATE Con la spada e con Ilaria Testa Le Strade dei cannoni è il la croce, di Enrico titolo della guida scritta da Bertone, è il libro che ci Marco Boglione dopo aver trasporta in un universo percorso oltre 1500 km tra di usanze popolari e di le fortificazioni delle costumi, patrimonio montagne della Valle comune della gente I PARCHI d’Aosta, del Piemonte e dell'intero arco alpino. Sagep Editore della Liguria. Blu Editore, 18,50 €. (www.sagep.it), 46,48 €. Po cuneese Orridi di Foresto Con la Salamandra di e Chianocco Grazie alla guida intitolata Le Valli Valdesi. Storia, Lanza Franco Andreone, La storia e i percorsi della Intorno al Monviso natura, itinerari Paolo Bergò e Vincenzo Riserva naturale di Andrea Parodi descrive testimonia, grazie alle Mercurio ci accom- Foresto è la circa settanta itinerari che ricerche di molti autori, le pagnano a scoprire la pubblicazione, con si snodano intorno alla tracce del glorioso biologia, l’ecologia e la Cartina topografica montagna, sul lato italiano passato del popolo conservazione di un anfibio esclusivo delle allegata che, attraverso foto e illustrazioni a e su quello francese. valdese e i luoghi di un Alpi. Fusta Editore ([email protected]), 16 €. colori, porta il lettore a scoprire i territori Parodi Editore, www.parodiedito-re.it), 16 €. presente segnato da una vivace cultura. della riserva. Alzani Editore, 6 €. Kosmos Editore (011 8981456), 12 €. Val Troncea TUTELA DELL’AMBIENTE Divertiamoci con il Parco Gran Bosco NARRATIVA naturale della Val di Salbertrand Le Mucche non mangiano Troncea, questo l’invito, Il Gran Bosco è il titolo cemento è il titolo con cui La Via dei lupi è il libro o meglio il titolo della con cui Riccardo Luca Mercalli e Chiara Sasso con cui Carlo Grande pubblicazione, curata da Camuso, Walter Busnelli ci ricordano che il mondo descrive, grazie al Bruno Usseglio, per far e Vittorio Milone sostenibile va a bassa susseguirsi di avventure conoscere ai più piccoli (e non solo) le mettono in scena le velocità. SMS Editore di un nobile medievale, meraviglie del Parco attraverso favole, giochi suggestioni e lo splendido spettacolo del (www.nim-bus.it), 29 €. François di Bardonneche, e tanto altro. 7 €. Parco. Cammy Editore, 30 €. la civiltà montanara FOTOGRAFIA trecentesca. Tea Editore (02 34597625), 7,50 €. Orsiera Rocciavré Laghi di Avigliana Con le bellissime immagini La Storia Naturale dei Laghi Valle di Susa: un viaggio La Canzone di del volume Parco naturale di Avigliana è stata scritta da raccontato come solo Colombano ci arriva Orsiera Rocciavré, edito Remo Tabasso per fornire le immagini, e due grazie ad Alessandro con il Centro di un quadro rapido e fotografi professionisti Perissinotto che guidato Documentazione Alpina, sintetico degli eventi naturali, come Sergio Gioberto dalle strofe e dagli archivi l’Ente Parco ha voluto storici e antropici che e Marilena Noro, svolge un'inchiesta e rendere omaggio ai suoi primi vent’anni hanno determinato l'attuale aspetto dell'area possono fare. plasma questo racconto. di attività. 15 €. intermorenica aviglianese. 2,07 €. Del Graffio Editore (011 9641007), 70 €. Sellerio Editore (www.sellerio.it), 10 €.

94 95 Gli Annali scientifici del Massiccio del Monviso

Per conoscere i contenuti e le finalità del Progetto Interreg III Alcotra “Monviso” sono disponibili quattro annali pubblicati dal giugno 2006 al novembre 2007. Gli annali sono stati curati dal Comitato tecnico scientifico del progetto e contengono articoli di carattere scientifico, storico e culturale. Gli argomenti trattati sono stati oggetto di approfonditi studi realizzati grazie all’Interreg. L’apporto a livello di conoscenza del territorio è significativo e pone le basi per una gestione consapevole e una programmazione futura che non potrà limitarsi a una visione Ppuramente localistica, ormai superata da un “europa alpina” che già storicamente aveva abbattuto le frontiere. A corredo degli annali è presente al loro interno un portfolio fotografico dedicato in ogni numero a uno specifico un tema specifico (uccelli, architettura, insetti, Monviso a 360°). A chiusura del progetto sono state inoltre presentate una brochure su uomo e ambiente nei parchi promotori e un Atlante “Sguardi sul Monviso – l’uomo e la biosfera” con le schede tematiche degli argomenti trattati. Tutti gli studi e il materiale prodotti con l’Interreg sono infine stati raccolti in un CD che vuole rappresentare uno strumento utile di consultazione per i soggetti che a vario titolo operano sul territorio interessato.

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