MONDI VICINI SGUARDI LONTANI Agosto/Settembre 2010

IN COPERTINA Siamo tutti biodiversi ISSN 1124-044 X emonte - p.zza Castello 165 Torino

MOSTRE La biodiversità al Museo regionale di Scienze

FLORA 198 Le peonie

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L.353/2003 art. 1, comma 1 n. 8 anno XXV Editore Regione Pi del Monte San Giorgio

La parola necessaria

Editoriale di Enrico Camanni

LE NAZIONI UNITE HANNO DICHIARATO IL 2010 “ANNO INTERNAZIONALE DELLA BIODIVERSITÀ”. UNA SCELTA PRECISA, CHE INTENDE RIBADIRE IL RUOLO INSOSTITUIBILE DI OGNI SPECIE VIVENTE, NONCHÉ LE RESPONSABILITÀ DI OMOLOGAZIONE E IMPOVERIMENTO CHE LA CIVILTÀ INDUSTRIALE SI ASSUME NEI CONFRONTI DEGLI ECOSISTEMI

Molti altri “anni internazionali” sono degli esseri umani si è accompagnata al- passati invano, senza mutare i compor- l’eliminazione degli altri esseri, come se tamenti pubblici e privati, e invece, con- non vivessimo sullo stesso pianeta. tro ogni aspettativa, l’Anno della Dal punto di vista etico la biodiversità Biodiversità sembra lasciare il segno, introduce una riflessione sulla capacità perlomeno perché stiamo imparando il creativa e rigenerativa della vita terre- significato di una parola difficile e in cre- stre, e sulle responsabilità dell’unica scita di popolarità. Una parola necessa- specie capace di annientarla: l’uomo. ria, evidentemente, non soltanto per le Scrive Claudia Bordese che «dovrebbe scienze naturali ma per l’intera comuni- essere sotto gli occhi di tutti l’incredi- tà umana, uno di quei termini che si con- bile varietà di specie viventi che popo- quistano uno spazio perché definiscono lano o hanno popolato la Terra sin dal- un bisogno e colmano una lacuna. le origini della vita, anche se l’inurba- Dal punto di vista sociale il concetto di mento e il crescente distacco dal mon- biodiversità sembra contrapporsi alla do naturale ci portano a considerarle parola forte dell’ultimo decennio – la con sempre minore interesse, ignari globalizzazione –, come se le ragioni dei del loro fondamentale ruolo per la no- singoli “portatori d’interesse” (la vita, in stra sopravvivenza. Ne sono state de- questo caso) si ribellassero all’omolo- scritte nel mondo circa due milioni, ma gante strapotere di un ordine superio- si stima che il numero complessivo di re, inafferrabile, indiscutibile. specie differenti sia prossimo ai venti Dal punto di vista storico la parola “bio- milioni». diversità” richiama il valore della dise- Se si pensa che ogni specie, anche la più guaglianza (nessun essere sarà mai iden- piccola e apparentemente insignificante, tico a un altro), sostituendo o perfezio- ha un posto preciso e una sua funzione nando la parola d’ordine del secolo bre- nel mondo, c’è di che stordirsi di mera- ve: l’uguaglianza. Paradossalmente la viglia: per la fantasia della natura e per la conquista dell’“uguaglianza” da parte nostra supponenza.

1 Aree protette in Piemonte REGIONE PIEMONTE TORINO Bosco del Vaj, Collina di Superga ASSESSORATO COMMERCIO E FIERE, Via Alessandria, 2 - 10090 TO PARCHI E AREE PROTETTE tel. e fax 011 912462 Assessore William Casoni La Mandria, Collina di Rivoli, Madonna DIREZIONE AMBIENTE della Neve sul Monte Lera, Ponte del Diavolo, Direttore Salvatore De Giorgio Stura di Lanzo Via Principe Amedeo, 17 - 10123 Torino Viale Carlo Emanuele II, 256 - 10078 TO SETTORE PARCHI tel. 011 4993311 fax 011 4594352 Responsabile Giovanni Assandri Gran Bosco di via Nizza 18 – 10125 Torino Via Fransuà Fontan, 1 - 10050 Salbertrand TO tel. 011 4323524 fax 011 4324759/5397 tel. 0122 854720 fax 0122 854421 AREE PROTETTE REGIONALI Laghi di Via Monte Pirchiriano, 54 - 10051 Avigliana TO ALESSANDRIA tel. 011 9313000 fax 011 9328055 In copertina: Salamandra pezzata - Salamandra Bosco delle Sorti La Communa Monti Pelati e Torre Cives, Sacro Monte salamandra, stadio larvale (foto Nicola Destefano) c/o , Piazza Vitt. Veneto - 15016 Cassine AL di Belmonte, Vauda tel. e fax 0144 715151 Corso Massimo d’, 216 - 10081 TO PIEMONTE PARCHI Capanne di Marcarolo tel. 0124 510605 fax 0124 514463 Anno XXV - N° 8 Via Umberto I, 32 A - 15060 Bosio AL Orsiera Rocciavrè, Orrido di Chianocco, Editore Regione Piemonte – p.zza Castello 165 – Torino tel. e fax 0143 684777 Orrido di Foresto Direzione e Redazione via Nizza 18 – 10125 Torino Po (tratto vercellese-alessandrino) Via S. Rocco, 2 - Fraz. Foresto - 10053 TO tel. 011 432 3566/5761 fax 011 432 5919 Fontana Gigante, Palude S. Genuario, Torrente Orba tel. 0122 47064 fax 0122 48383 e-mail: [email protected] Piazza Giovanni XXIII, 6 - 15048 Valenza AL Po (tratto torinese) DIRETTORE RESPONSABILE tel. 0131 927555 fax 0131 927721 Corso Trieste, 98 - 10024 TO Roberto Moisio Sacro Monte di Crea tel. 011 64880 fax 011 643218 DIRETTORE EDITORIALE Stupinigi Enrico Camanni Cascina Valperone, 1 - 15020 Ponzano Monferrato AL VICE DIRETTORE tel. 0141 927120 fax 0141 927800 Via Magellano 1 - 10128 Torino Enrico Massone tel. e fax 011 5681650 CAPOREDATTORE ASTI Val Troncea Emanuela Celona Rocchetta Tanaro, Valle Andona, Via della Pineta - La Rua - 10060 TO Redazione Valle Botto e Val Grande, Val Sarmassa tel. e fax 0122 78849 Gianni Boscolo, Toni Farina, Aldo Molino, Loredana Matonti, Via S. Martino, 5 - 14100 AT Mauro Pianta tel. 0141 592091 fax 0141 593777 VERBANO-CUSIO-OSSOLA Collaboratori Alpe Veglia e Alpe Devero, Alta Valle Antrona Claudia Bordese, Stefano Camanni, Giulio Caresio, BIELLA Viale Pieri, 27 - 28868 Varzo VB Bruno Gambarotta, E. Giacobino/MRSNT, Susanna Pia, Baragge, Bessa, Brich di Zumaglia tel. 0324 72572 fax 0324 72790 Laura Ruffinatto, Mariano Salvatore, Chiara Spadetti, Ilaria Testa e Mont Prevé Sacro Monte Calvario di Domodossola Promozione e iniziative speciali Via Crosa, 1 - 13882 Cerrione BI Borgata S. Monte Calvario, 5 - 28845 Domodossola VB Simonetta Avigdor tel. 015 677276 fax 015 2587904 tel. 0324 241976 fax 0324 247749 Segreteria amministrativa Burcina Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa Gigliola Di Tonno Cascina Emilia - 13814 Pollone BI Via SS. Trinità, 48 - 28823 Ghiffa VB Arretrati e copie omaggio tel. 015 2563007 fax 015 2563 914 tel. 0323 59870 fax 0323 590800 Angela Eugenia, tel. 011 4323273 fax 011 4324759 [email protected] Sacro Monte di Oropa VERCELLI c/o Santuario, Via Santuario di Oropa, 480 -13900 BI Piemonte Parchi Web Alta Valsesia tel. 015 25551203 fax 015 25551209 Elisa Rollino – www.piemonteparchiweb.it Corso Roma, 35 - 13019 Varallo VC Piemonte Parchi Web Junior CUNEO tel. e fax 0163 54680 Loredana Matonti www.piemonteparchiweb.it/junior Alpi Marittime, Juniperus Phoenicea di Rocca, Bosco delle Sorti della Partecipanza Biblioteca Aree Protette S. Giovanni-Saben Corso Vercelli, 3 - 13039 Trino VC Mauro Beltramone, Paola Sartori - tel. 011 4323185 Piazza Regina Elena, 30 - 12010 Valdieri CN tel. 0161 828642 fax 0161 805515 Hanno collaborato a questo numero: A. Amparore, M. Cecere, S. Forneris, C. Gromis di , tel. 0171 97397 fax 0171 97542 Garzaia di Carisio, Garzaia di Villarboit, V. Guasco, M. Marasco, R. Ferraris, C. Insalaco, F. Tomasinelli Alta Valle Pesio e Tanaro, Augusta Isolone di Oldenico, Lame del Sesia, Fotografi Bagiennorum, Ciciu del Villar, Oasi di Crava Palude di Casalbeltrame A. Amparore, A. Bee, Campora-Cottalasso/CeDRAP, G. Carrara Morozzo, Sorgenti del Belbo Via XX Settembre, 12 - 13030 Albano Vercellese VC /CeDRAP, F. Chironi, N. Destefano, A. Falco/CeDRAP, R. Ferraris, Forneris-Balestro-Charbonnier, G. Masserano/CeDRAP, TipsImages, Via S. Anna, 34 - 12013 Chiusa Pesio CN tel. 0161 73112 fax 0161 73311 G. Sordini/CeDRAP, F. Tomasinelli, M. Boscolo-Torello/CeDRAP, tel. 0171 734021 fax 0171 735166 Monte Fenera R. Valterza Boschi e Rocche del Roero Fraz. Fenera Annunziata - 13011 Borgosesia VC Disegni c/o Comune, Piazza Marconi 8 - 12040 Sommariva M. Battaglia, F. Cecchin, C. Girard, A. Sartoris tel. e fax 0163 209356 Mappe e Grafici Perno CN Sacro Monte di Varallo S. Chiantore tel. 0172 46021 fax 0172 46658 Loc. Sacro Monte Piazza Basilica - 13019 Varallo VC L’editore è disponibile per eventuali aventi diritto per fonti iconografiche non Gesso e Stura tel. 0163 53938 fax 0163 54047 individuate. Riproduzione anche parziale di testi, immagini e disegni è vietata c/o Comune Piazza Torino, 1 - 12100 Cuneo salvo autorizzazione dell’editore. Testi e fotografie non richiesti non si tel. 0171 444501 fax 0171 602669 PARCHI NAZIONALI restituiscono e per gli stessi non è dovuto alcun compenso. 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Giulio NO Conca Cialancia, tel. 02 45702415 (dal lun. al ven. ore 9/12-14.30/17.30) tel. 0322 911960 fax 0322 905654 Stagno di , Colle del Lys [email protected] Valle del Ticino c/soProvincia di Torino - NUMERO VERDE 800 333 444 Villa Picchetta - 28062 Cameri NO c.so Inghilterra 7/9 - 10138 Torino tel. 0321 517706 fax 0321 517707 tel. 011 8616254 / Fax 011 8616477

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EDITORIALE «…QUESTO MONDO È IN LA PAROLA NECESSARIA 1 EFFETTI UN ESSERE VIVENTE di Enrico Camanni DOTATO DI ANIMA E DI BIODIVERSITÀ INTELLIGENZA… UNA LA NOSTRA ASSICURAZIONE SULLA VITA 6 di Claudia Bordese SINGOLA ENTITÀ VIVENTE CONTENENTE TUTTE OLTRE IL PASCOLO… LA VITA 10 di Stefano Forneris LE ALTRE ENTITÀ VIVENTI, CHE CON ESSA SONO BIODIVERSITÀ QUA E LÀ… 13 di Caterina Gromis di Trana IN RELAZIONE IN VIRTÙ DELLA LORO STESSA I SEMI DELLA SPERANZA: LE BANCHE DEI GERMOPLASMA 16 NATURA». di Loredana Matonti “UN MONDO DIVERSO” AL MUSEO REGIONALE PLATONE, TIMEO, 29/30; DI SCIENZE NATURALI 19 IV SECOLO A.C. di Stefano Camanni PARCHI ALTROVE NELLE TERRE SELVAGGE: LO YELLOWSTONE NATIONAL PARK 22 di Andrea Amparore NATURA PROTETTA LA VALLE DEI DUE PARCHI 25 di Aldo Molino FLORA PEONIA OFFICINALE, IL FIORE DELL’OLIMPO 28 di Loredana Matonti LA STORIA ALI COME VELE 30 di Mauro Pianta TERRITORIO MONS FORTIS - SULLE TRACCE DEI ‘PURI’ 33 di Matteo Marasco RUBRICHE 38

3 PARIGI

GIARDINI VERTICALI

Stanno facendo comparsa in molte delle maggiori città del mondo. Sono i muri verdi. Pareti completamente ricoperte di vegetazione, così ampie da rivestire intere facciate di edifici. Li ha portati al successo Patrick Blac, un eccentrico botanico france- se di grande esperienza, che ha cu- rato queste installazioni dappertut- to, Italia compresa. Le piante, di dif- ferenti specie e in gran parte esoti- che, sono inserite a mosaico su una struttura portante che alloggia pan- nelli di feltro irrigati e fertilizzati. Un progetto complesso, dunque, che ha poco a che fare con il rivestimento d’edera e vite americana sugli edifici che si osservano nei centri rurali. Ma attenzione: il verde verticale non è un giardino. Ha bisogno di conti- nue cure e interventi per rimanere in salute per essere ammirato. Per ora, infatti, strutture come queste, costose da installare e mantenere, sono limitate a edifici istituzionali, e a grandi magazzini o club lussuosi, localizzati nel centro città, dove la loro visibilità è massima. In queste immagini, infatti, possiamo ammira- re il Musèe du quai Brainly: un nuo- vo e bellissimo spazio dedicato all’an- tropologia nel cuore di Parigi. L’aspetto di questi muri è gradevole: decorativi e di gran moda, ma la loro funzione nella rete ecologica urbana è trascurabile. Ma, nonostante tutto, richiamano l’attenzione su un aspetto importante: il verde nelle nostre cit- tà. E possono essere considerati un passo nella giusta direzione.

(Francesco Tomasinelli)

4 foto Francesco Tomasinelli

5 BIODIVERSITÀ

La nostra assicurazione sulla vita

Claudia Bordese

CI FORNISCE OSSIGENO, CIBO, MEDICINE. PULISCE L’ARIA, DEPURA L’ACQUA, RICICLA I RIFIUTI. PROTEGGE I RACCOLTI E CI DIFENDE DAI DISASTRI AMBIENTALI. È LA BIODIVERSITÀ, TANTO CITATA MA POCO CONOSCIUTA

6 Ci sono parole che entrano nell’uso cie di sopravvivere grazie ai suoi indi- corrente e diventano moda, finendo vidui geneticamente adatti alle nuove con l’essere usate e abusate senza ne- condizioni. Un passero dotato di mag- anche conoscerne il significato. giore resistenza ai rigori invernali, su- Appartengono a questa lista di termini pererà un’ondata di freddo intenso inflazionati “ecologia” e “globalizza- meglio dei suoi cospecifici, e potrà zione”, ma anche, recente new entry, traghettare la specie fino ai tepori pri- ‘“biodiversità”. Proprio per accrescer- maverili. ne conoscenza e consapevolezza, le Terzo aspetto della biodiversità è Nazioni Unite hanno dedicato a que- quello rappresentato dalla molteplici- Cst’ultima il 2010, dichiarandolo Anno tà degli ecosistemi. Un ecosistema è internazionale della biodiversità. costituito da un habitat fisico – La parola biodiversità abbina due con- lo stagno, la spiaggia, la cetti, essere vivi ed essere differenti, e grotta, gli abissi ocea- rappresenta la vita in tutte le sue ma- nici, ecc. - e dalle nifestazioni. Tre sono gli aspetti in cui specie viventi che si manifesta: la grande ricchezza in in esso abitano. specie differenti, la variabilità genetica Si mantiene in all’interno di una medesima specie e equilibrio gra- la molteplicità degli ecosistemi, ovve- zie a una fitta ro degli ambienti uniti alle specie che rete di inter- in essi vivono. connessioni, Dovrebbe essere sotto gli occhi di tut- costituite dalle ti l’incredibile varietà di specie viventi relazioni che si che popolano o hanno popolato la vengono a creare Terra sin dalle origini della vita, anche tra specie differenti se l’inurbamento e il crescente distac- e tra queste e l’am- co dal mondo naturale ci portano a biente, e che permettono considerarle con sempre minore inte- il continuo riciclo di energia e resse, ignari del loro fondamentale materia. Maggiore il numero di specie ruolo per la nostra sopravvivenza. Ne differenti, più strette le maglie della sono state descritte nel mondo circa rete, più difficile rompere l’equilibrio. due milioni, ma si stima che il nume- La biodiversità è anche questo. Una ro complessivo di specie differenti sia specie vivente non è un’entità fine a prossimo ai venti. Sono il risultato del- se stessa. Vive e prospera solo grazie l’evoluzione, un processo sempre in alle sue interazioni con le altre specie. corso che agisce grazie ai meccanismi Un leone non può sopravvivere senza studiati e resi noti da Darwin, variabi- una gazzella da cacciare, senza l’erba lità, selezione, adattamento, che a par- che deve sfamare la sua preda, senza tire dalle prime rudimentali cellule ha l’albero che offre ombra ai suoi cuc- permesso alla vita di accumulare un cioli. Ciò dovrebbe aiutarci a com- patrimonio enorme, che spazia dai prendere che non è sufficiente con- batteri alle balenottere. servare una specie in un parco zoolo- Indubbiamente un ottimo investimen- gico per salvarla. Ciò che serve è pre- to. Per biodiversità intendiamo pro- servare gli ecosistemi, e con essi la prio questo: l’enorme ventaglio di fruttuosa sinergia tra organismi viven- specie differenti che popolano il pia- ti e ambiente. Infatti, in un mirabile neta fin negli angoli più remoti e ne- circolo virtuoso, all’interno di un eco- gli ambienti più estremi. sistema le interazioni tra prede e pre- Ma per biodiversità si intende anche datori, ospiti e parassiti, costituiscono la variabilità genetica tra individui del- la principale fonte di biodiversità, la medesima specie. Siamo tutti diver- giacché l’incessante necessità di pre- si, e tale diversità offre da una parte la valere e sopravvivere porta alla conti- In apertura un airone guardabuoi sul dorso di un possibilità di colonizzare ambienti dif- nua evoluzione di nuove specie. elefante - Parco nazionale di Amboseli - Kenya (foto ferenti, dall’altra la garanzia di riuscire Stabilito cosa si intende quando si A. Bee); sopra: una mantide religiosa (foto Campora- Cottalasso/arc. CeDRAP); una fanfara (foto G. a far fronte a imprevisti mutamenti parla di biodiversità, scopriamone Masserano/arc. CeDRAP); un bombo su un borago ambientali, poiché permette alla spe- l’importanza attraverso le sue funzio- officinalis (foto G. Carrara/arc. CeDRAP)

7 BIODIVERSITÀ

corso d’acqua con rive cementificate, contribuendo inoltre alla filtrazione e depurazione delle acque. La biodi- versità garantisce maggiore adattabi- lità complessiva ai cambiamenti cli- matici, grazie alla variabilità genetica all’interno di ogni singola specie. Assicura inoltre un vasto patrimonio di rimedi naturali cui attingere, come testimoniano le migliaia di proteine nuove individuate in organismi mari- ni di recente scoperta. Inoltre, una fauna più vasta e diversificata offre la possibilità di diluire tra più specie il rischio di essere attaccate da un orga- nismo predatore o comunque noci- vo. Non è infine da sottovalutare l’impatto estetico e quindi turistico e pertanto economico di un paesaggio multiforme e diversificato, variopinta cartolina del rispetto ambientale. La biodiversità assicura dunque la so- pravvivenza della nostra giovane specie, fornendoci ossigeno, cibo e medicine, ripulendo l’aria, depuran- do l’acqua e riciclando i rifiuti, pro- teggendo i nostri raccolti e salvaguar- dandoci dai disastri ambientali. Ciononostante, incuranti del suo in- sostituibile valore, non esitiamo a de- vastarla e in tal modo – come nella barzelletta più scontata – seghiamo il ramo su cui siamo seduti. La biodi- versità muta nel tempo, poiché è frutto dell’evoluzione e soggetta Qui sopra, una murena - Muraena helena quindi a continui cambiamenti. Ma e un gamberetto (foto F. Chironi) l’impatto dell’uomo, soprattutto negli ultimi 50 anni, sta portando a una di- ni. La biodiversità delle piante verdi, da virus e parassiti, essendo garantita minuzione di biodiversità. Questa dalle alghe alle sequoie, garantisce la almeno in parte l’impollinazione gra- perdita deriva dai nostri bisogni cre- produzione di ossigeno e la cattura zie a svariate specie di insetti impol- scenti, che soddisfiamo con miopia e di anidride carbonica su tutta la su- linatori selvatici. La biodiversità assi- ignoranza senza considerare le rica- perficie del pianeta, mentre le com- cura protezione contro disastri am- dute. Le minacce alla biodiversità ar- plesse reti ecologiche degli ecosiste- bientali quali frane, valanghe, inon- rivano dalla continua distruzione di mi assicurano il funzionamento dei dazioni. Piante differenti cresciute habitat, dall’inquinamento di aria, cicli della materia, e quindi la degra- spalla a spalla, grazie a radici diver- suolo e corsi d’acqua, dal sovrasfrut- dazione dei rifiuti organici e la pro- samente strutturate e quindi più stret- tamento delle risorse. I bisogni ener- duzione di prezioso humus. La biodi- tamente intrecciate, godono di un getici, crescenti in maniera esponen- versità riempie le nostre tavole e ci miglior ancoraggio al suolo, e rap- ziale, sono soddisfatti senza alcun ri- garantisce il mantenimento delle spe- presentano così una valida barriera guardo per l’ambiente, per cui, senza cie coltivate: la presenza infatti in na- per valanghe e slavine, mentre il ter- scomodare i drammi provocati da tura di parenti stretti delle piante di reno più compatto è meno soggetto carbone e petrolio, vengono costrui- interesse agricolo garantisce un ser- a frane. Le rive di fiumi e canali ric- te dighe e centrali idroelettriche che batoio a cui attingere per migliorarle che di piante sono per il medesimo rappresentano insormontabili barrie- o ripristinarle. Grazie alla biodiversi- motivo meno soggette all’erosione, e re ecologiche per molte specie itti- tà possiamo attenuare il dramma del- la presenza di rami, arbusti e radici che, vengono messi in funzione im- le api domestiche gravemente colpite trattiene le piene molto meglio di un pianti eolici incuranti dei flussi mi-

8 gratori degli uccelli, vengono esage- ratamente illuminate le nostre città privando centinaia di specie della benefica protezione del buio. La bio- diversità è minacciata ogni qualvolta il nostro comportamento porta una specie sull’orlo dell’estinzione. Commuove tutti la lenta agonia di ti- gri e rinoceronti, sacrificati sull’altare di ridicole superstizioni, ma altrettan- to grave – pur se meno evidente e soprattutto tenuta in minor conto – è la scomparsa di varietà e sottospecie, ovvero della diversità genetica intra- specifica, un problema che sta com- promettendo l’agricoltura mondiale. In questa pagina: un bruco di eligmodonta (foto A. Falco/arc. L’impossibilità di attingere a gruppi CeDRAP) e dei pennacchi – Eriophorum Cyperaceae affini per migliorare o sostituire una (foto M. Torello/ arc. CeDRAP) varietà coltivata colpita da un organi- smo dannoso, rischia di cavare il pa- verso ad esempio lo status di bene cessivi, di salvaguardare l’ambiente e ne di bocca a centinaia di milioni di pubblico, con leggi e norme che ne promuovere la diversità delle specie persone, soprattutto oggi che le prin- regolino la salvaguardia, e incentivi con adeguate misure di conservazio- cipali risorse alimentari sono limitate per chi la sostiene e la promuove. ne, perseguendo uno sviluppo soste- a un numero irrisorio di specie. Ciò renderebbe anche possibile mo- nibile che riduca lo sconsiderato Diminuire la biodiversità significa netizzarla, prendendo in considera- sfruttamento delle risorse naturali. muoversi verso un’inquietante omo- zione il costo della sua distruzione e La biodiversità è la nostra assicura- logazione, un pericoloso appiatti- i benefici derivanti dal suo manteni- zione sulla vita. Se continuiamo a mento che rende tutti più vulnerabili. mento. Questo permetterebbe di far mettere mano al capitale, forse riu- L’uomo non può sopravvivere senza comprendere con maggior facilità sciremo a vivere alla grande fino alla la variabilità della natura. Quali che anche da come si fa la spesa, si fine dei nostri giorni, ma non avremo obiettivi è dunque necessario porsi gestisce il balcone o il giardino, ci si nulla da lasciare in eredità ai nostri per salvaguardare la biodiversità? sposta o ci si comporta all’aria aper- figli, e soprattutto non avremo inse- Indubbiamente tra i principali ci de- ta, dipende la biodiversità e quindi la gnato loro a vivere. ve essere quello di riconoscerne le sopravvivenza della nostra specie. Claudia Bordese, biologa e scrittrice torine- funzioni e l’importanza, nonché di Tutto questo renderebbe più facil- se, si occupa di comunicazione e divulgazio- assegnarle un valore concreto attra- mente comprensibili gli obiettivi suc- ne scientifica.

9 ALTA QUOTA Oltre il pascolo… la vita

RUPI, PARETI ROCCIOSE, GHIAIONI: AMBIENTI ESTREMI CHE PER LA LORO INACCESSIBILITÀ DIVENTANO VERE E PROPRIE ISOLE PER ANIMALI E PIANTE

Stefano Forneris

Pulsatilla alpina - nome comune Anemone alpina - è una pianta erbacea perenne e si trova nei pascoli alpini tra i 1200 e i 2500 metri. La sua massima fioritura avviene tra giugno-luglio (foto Forneris, Balestro)

10 A tutti sarà capitato durante un’escur- sione in montagna, superato il limite del bosco, di avere la sensazione di camminare in zone quasi prive di vita; rupi e relativi ghiaioni della fascia mon- tana e submontana sono infatti ambien- ti aspri, all'apparenza quasi sterili e dif- ficili da colonizzare, sia per gli animali Asia per le piante. Ambienti quasi inaccessibili a causa della morfologia, spesso con pendenze elevate quasi verticali, non permettono il formarsi di substrati stabili e quindi di suoli ricchi e produttivi. Alla compattez- za delle pareti rocciose si contrappone l'elevata instabilità dei ghiaioni e questo Nelle foto di questa pagina: un gheppio con la non aiuta certo animali e vegetali a sce- preda e flora rupicola (foto Forneris, Balestro) glierli come ambienti ideali. Sovente crolli e frane modificano improvvisa- Trovandosi inoltre spesso e fortunata- prato alpino-parete roc ciosa. Quindi per mente le superfici trascinando a valle mente in un contesto distante dai centri una specie adattata a muoversi e vivere intere comunità vegetali e animali. antropizzati (città, zone agricole, alleva- su un substrato roccioso o ghiaioso, Insieme a questi caratteri morfologici, menti), hanno garantito e garantiscono non sarà affatto facile attraversare aree già di per sé impegnativi, altri hanno in- tuttora un rifugio sicuro e protetto per boschive o erbose. E poiché tutte le pa- fluito e influiscono con forza sui ritmi vi- molti animali, uccelli rapaci soprattutto. reti rocciose, le rupi, i ghiaioni, le gole tali e sulle strategie di adattamento del- Lo stesso gheppio, comune in pianura, hanno caratteri esclusivi o quasi, ogni le specie viventi. L’escursione termica sfrutta sovente questi ambienti rocciosi comunità animale o vegetale tenderà ad giornaliera e stagionale è elevata, cosi per nidificare e in condizioni favorevoli adattarsi a parametri molto variabili. Ad come l'esposizione alla radiazione sola- non è raro trovare più coppie anche po- esempio la quantità di radiazione solare re, l'apporto di acqua è spesso variabile co distanti le une dalle altre. Ne fanno catturata è estremamente influenzata e improvviso e nonostante la buona ri- le spese arvicole e nidiacei di spioncelli dall'esposizione del versante e i substra- serva che potrebbe garantire il manto e culbianchi. ti variano in base alla composizione chi- nevoso, le pendenze elevate e i substra- La risposta degli organismi a questo ha- mica delle rocce. L'influenza combinata ti in larga parte rocciosi non ne permet- bitat, comprendente un buon numero di questi due fattori, isolamento e spe- tono un accumulo stabile e continuo. di microambienti, inospitale e di diffici- cializzazione, ha reso possibile la so- Questi caratteri così estremi però sono le colonizzazione è stata la specializza- pravvivenza di un grande numero di stati e sono tuttora uno scudo natura- zione. Spesso rupi e ghiaioni si trovano endemismi. A maggior ragione ora pos- le per svariate forme di vita. Lo sono isolati gli uni dagli altri e separati da am- siamo paragonare queste zone rocciose state sin dal tardo Terziario, durante tut- bienti completamente differenti con una a delle “isole”. Isole ecologiche in cui le ti i picchi glaciali che avvenivano perio- successione parete rocciosa-bosco- comunità vegetali ed animali presenta- dicamente durante i cicli glaciali-inter- glaciali. Isole xerotermiche, dove hanno potuto sopravvivere, evolversi, specia- lizzarsi e conservarsi moltissime specie. La pernice bianca può essere considera- ta il miglior esempio di adattamento a questi ambienti estremi: grazie al suo mimetismo, bianca d’inverno e dello stesso colore delle rocce d’estate, risulta praticamente invisibile ai visitatori delle alte quote. Pareti rocciose e ghiaioni ri- sultano ancora fondamentali per la so- pravvivenza di intere comunità, grazie all'“effetto siepe”. Essendo infatti delle barriere fisiche, costituiscono zone di accumulo per comunità vegetali e ani- mali (soprattutto insetti e uccelli) prove- nienti o scacciate da altre aree.

11 ALTA QUOTA

Gli invertebrati (molluschi ter- no velocemente tra massi e pietre per restri, coleotteri, lepidotteri, ditte- rifugiarsi nei loro cunicoli, o vedere i ri imenotteri e insetti fitofagi) sono cunicoli scavati dalle arvicole, prede il gruppo meglio rappresentato e principali degli ermellini. specializzato, avendo masse molto Benché l'elemento dominante sia quin- ridotte e quindi richieste energeti- di la dura roccia e nonostante la loro che minori e maggiore facilità di scarsa accessibilità, questi ambienti e i adesione al substrato. Non è loro abitanti sono estremamente delica- raro trovare colonie di mol- ti e suscettibili alle variazioni esterne. luschi terrestri al riparo in L'impatto antropico è spesso devastan- fessure della roccia o nei te; ambienti così specializzati difficil- no caratteri peculiari, con pochi ele- muschi. Anche per queste mente sopportano improvvisi muta- menti ma altamente specializzati. classi però gli aspetti am- menti. Sfruttarli come cave per recupe- Ovviamente il numero di specie legate bientali limitanti, influi- rare materiale da trasformare in ghiaia, a questi ambienti non è alto se parago- scono sulla distribuzione e sbancarne intere porzioni per farvi pas- nato ad altri, basti pensare a un bosco sulla stabilità. Se le zoocenosi sono ri- sare strade, o meno drasticamente eleg- alpino con il suo sottobosco, ma note- dotte e instabili, lo saranno di conse- gerli a palestre naturali per l'arrampica- vole è la variabilità specifica e interspe- guenza le biocenosi fitofaghe. E quindi ta, potrebbero sembrare azioni poco in- cifica. Isolamento e specializzazione anche i predatori maggiori, aracnidi, in- vasive e prive di conseguenze, in un in- hanno agito maggiormente sulle comu- setti, lucertole, marassi e piccoli mam- sieme all'apparenza privo di vita. In re- nità vegetali: molte piante, che sono la miferi carnivori, si trovano in condizio- altà un minimo disturbo farebbe abban- memoria paleoclimatica e genetica del ni difficili. Scarsezza di risorse, maggiori donare a un rapace il suo nido e “spo- territorio, hanno un areale di distribu- difficoltà di movimento, minor tolleran- stare qualche masso” priverebbe di un zione assai limitato e caratteristico, di- za agli sbalzi temici, mimetismo difficol- intero mondo molti microinvertebrati. ventando così elementi estremamente toso fanno sí che ghiaioni montani e ru- E di questo dobbiamo tener conto preziosi e significativi dell'intera flora pi vengano più che altro scelti come ter- quando distrattamente passeggiamo in italiana. Infatti la maggior parte degli en- ritori di caccia o come rifugio tempora- quota. E forse con un po’ più di atten- demismi del nostro paese è strettamen- neo. La scarsità d'acqua, o per lo meno zione riusciremo a scoprire un mondo te legata alle catene montuose e in par- il suo mancato accumulo, preclude la nascosto e inimmaginabile, in ambienti ticolar modo a territori dove la presen- presenza di anfibi e solo la salamandra che a prima vista sembrano un deserto. za di rupi e ghiaioni prevale. alpina, che ha modificato il ciclo ripro- Le pareti rocciose, pur avendo penden- duttivo con una fase larvale intrauterina Stefano Forneris è naturalista e ha seguito ze decisamente maggiori rispetto ai per ovviare alla mancanza dell'ambien- progetti di divulgazione scientifica collaboran- ghiaioni o agli accumuli in genere, ga- te acquatico, trascorrendo ibernata nel do con enti pubblici e privati. Appassionato di fotografia e sport montani, attualmente segue rantiscono tuttavia un substrato stabile suolo i mesi freddi, è diffusa stabilmen- progetti di monitoraggio dei corsi d'acqua pie- seppur molto compatto. Alghe, licheni e te nelle Alpi. montesi. muschi, felci e angiosperme, con diver- Camosci e stambecchi sono i mammi- se strategie adattative, riescono a fissare feri più grandi tra i frequentatori delle le radici nelle rocce colonizzando anche falde detritiche montane e nei periodi le pareti verticali o sfruttare i microdetri- caldi non è difficile osservare interi ti come substrato. Altre invece hanno branchi di passaggio sulle pietraie. sviluppato strategie che hanno permes- Cosi come è probabile sentire i fi- so la conquista quasi esclusiva dei sub- schi d'allarme delle mar- strati incoerenti dei ghiaioni montani, motte, che al soprag- riuscendo così a ricoprire rocce e massi giungere di un pe- con manti simili a croste o ciuffi colora- ricolo svicola- ti. L'inaccessibilità e la bassa competizio- ne interspecifica ne fanno l'habitat pre- ferenziale per molti uccelli. Pernici bianche, aquile, coturnici, sordoni, cul- bianchi, spioncelli e rari picchi muraioli trovano qui il loro ambiente d’elezione.

Nelle foto di questa pagina: un fringuello alpino in volo e un ermellino in abito estivo (foto Forneris, Balestro)

12 Biodiversità qua e là…

MONTAGNE, COLLINE, PIANURE, BOSCHI, LAGHI E FIUMI PIEMONTESI OSPITANO UN PATRIMONIO DI BIODIVERSITÀ: 3500 SPECIE DI PIANTE, 400 DI UCCELLI, 80 DI MAMMIFERI, 40 DI ANFIBI E RETTILI, 60 DI PESCI. IL RUOLO DEI PARCHI È FONDAMENTALE, PER CONOSCERE E CONSERVARE

Caterina Gromis di Trana

Sullo Zingarelli minore, tra “biodina- mico” e “biofisica” ci si aspetterebbe di trovare il termine “biodiversità”, e invece non c’è. Però se si scrive la pa- rola al computer il controllo informa- tico non la segnala come errore, dun- que la riconosce. Allora esiste ed è uf- ficiale, anche se per trovarne la defini- zione non è su un vocabolario che bi- sogna cercare. In un saggio intitolato S“Il pasto gratis” (Ivonne Baskin, InStar libri 2005) la biodiversità è «una fitta rete di esseri viventi che operano di concerto per rendere abitabile la ter- ra». Definizione azzeccata, anche pri- ma della catastrofe di dimensioni in- calcolabili nel golfo del Messico che, inquinando come mai prima il mare, sta funestando proprio quello che, ne- anche fosse una beffa, si chiama “Anno della biodiversità”. Oggi si abu- sa di questa parola come di tutte quel- le che hanno “bio” per prefisso, e for- se sarebbe più corretto parlare di “va- rietà della vita”: è molto più facile pensare alla “varietà” come sinonimo di “vita”, che alla “diversità” come si- nonimo di “bio”. Si tratta di un sempli- Una libellula nelle mani di un ricercatore. Il nome Libellula ce concetto di sopravvivenza, e dato deriva dal latino “libra”, ovvero bilancia, così detta perché che l’idea della vita come quella della nel volo tiene le ali orizzontali (foto F. Tomasinelli) morte è di immediata comprensione per tutti gli uomini, non è necessario chi in testa. Il Piemonte dal 2005 a og- reintroduzioni che hanno avuto suc- usare parole complicate per intender- gi ha investito 2,5 milioni di euro in cesso, di specie che poi hanno ripo- si, almeno su questo. Comunque in progetti realizzati dai Parchi regionali polato le zone oltre i confini delle nome dell’abusato termine si lavora, e a tutela degli habitat e della varietà aree protette: dal gipeto nel Parco del- se ci si dedica alla biodiversità perché della vita. Sembrano tanti soldi, ma la le Capanne di Marcarolo e in quello è di moda la parola, tanto meglio: si nostra regione ha anche tanti ambien- delle Alpi Marittime, allo stambecco lavora per questioni di vita o di mor- ti. Montagne, colline, pianure, boschi, nel Parco della Val Troncea. Il lavoro te, e tra l’una e l’altra scegliere la vita laghi e fiumi significano un bel patri- dedicato all’educazione ambientale è un nobile scopo. monio, fatto di 3500 specie di piante, che i parchi sviluppano nelle scuole è Chiunque si occupi di ambiente que- 400 di uccelli, 80 di mammiferi, 40 di importante, ma il vero nocciolo della st’anno porta avanti qualche progetto anfibi e rettili, 60 di pesci. All’interno questione biodiversità sta nei censi- a salvaguardia della biodiversità, par- dei Parchi naturali sono state possibili menti, nelle catalogazioni, nella certo-

13 PROGETTI DELLE AREE PROTETTE

sina pazienza dei sistematici che ordi- ne altri tre cd rom, dal 2003 a oggi, Piemonte e Parco Naturale del Sacro nano per genere e specie piante e ani- uno sui coleotteri buprestidi d’Italia, Monte di Crea, esiste una banca dati mali, e così facendo li portano allo uno sui cerambicidi e uno sui tenebrio- informatica sulla biodiversità della zo- scoperto come beni preziosi. I natura- nidi, reperibili presso na. Strutturata come un atlante, ha di- listi di questo genere l’Associazione Natura- verse chiavi di lettura e di ricerca, pos- fanno un lavoro di listica Piemontese. sibili per gruppi tassonomici o per valore pari a quello Quello sugli insetti ambiti territoriali: è uno strumento dello storico dell’arte del Parco della Val scientifico e tecnico di grande utilità che scopre un antico Troncea, non dedi- nello studio di strategie per la conser- affresco, o dell’ar- cato a un singolo or- vazione e la gestione dei vari ecosiste- cheologo che riporta dine ma a tutti gli in- mi e delle singole specie animali e ve- all’onor del mondo setti di un angolo getali presenti. una necropoli: racco- scelto d’Italia, ha ri- Una pubblicazione cartacea, “Nascitur gliendo dati e organiz- chiesto tre anni di in collibus Montisferrati – biodiversità zandoli in una struttu- impegno degli en- del Basso Monferrato”, stampata nel ra apparentemente da tomologi responsabili, marzo del 2010 dal Parco di Crea, ce- guida del telefono, mantengono un che lavorano in nome di una frase di lebra l’anno della biodiversità offrendo legame con la storia del territorio e ne E. O Wilson, stampata anche sulla co- al lettore un commento ai dati raccolti, rivelano vizi e virtù. pertina del dischetto: «Se l’intera uma- per distinguersi dalla sua versione in- Esempi qua e là: un cd-rom a cura del nità dovesse di colpo scomparire, il formatica che è banca dati nuda e cru- Parco naturale della Val Troncea, sugli mondo si rigenererebbe al livello del da. Un volume a cura dell’Associazione insetti del suo territorio. Il lavoro rien- ricco equilibrio che esisteva 10.000 Naturalistica Piemontese, intitolato “La tra in un progetto che è un gioiello anni fa: ma se gli insetti venissero di- biodiversità della Provincia di Asti”, delle scienze naturali: le piccole faune strutti, tutto l’ambiente precipiterebbe completa l’analisi del territorio con il d’Italia studiate e rese agibili attraver- nel caos!». patrocinio del WWf. so un’operazione informatica divulga- Un altro progetto-atlante riguarda le Nel mondo scientifico sta prendendo tiva adatta a tutti i curiosi e non solo colline del Basso Monferrato, dove forma un progetto ambizioso che fa agli specialisti. Sono già in circolazio- grazie alla collaborazione tra Regione capo all’European Distri buted Institute

La flora piemontese soggetta a protezione assoluta

Un nuovo strumento per conoscere ma soprattutto riconoscere le specie flori- stiche sottoposte al regime di protezione assoluta sul territorio piemontese è il volume Le specie botani- che del Piemonte a prote- zione assoluta prodotto Nelle foto, da sinistra: un ragno del genere Pardosa trasporta la sua dal Settore Sostenibilità, futura prole; una pianta infestata dagli Aphidi; un Arion rufus, mollusco Salvaguardia ed gasteropode volgarmente conosciuto come lumaca; un ricercatore sul campo in missione notturna; funghi Laetiporus sulphureus; una Cepaea Educazione Ambientale nemoralis, chiocciola molto comune in Piemonte (foto F. Tomasinelli) della Regione Piemonte, con la supervisione scienti- fica del Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università degli Studi di Torino. Il testo è una versione aggiornata della pubblicazione Fiori del Piemonte (Dal Vesco, Mondino, Peyronel, Gulino) - la cui ultima edizione risale al 1999 - integrata di nuove informazioni per rendere più consapevoli i fruitori del territorio sulle norme di tutela floristica vigenti e prevenire quei danni dovuti a un prelie- vo indiscriminato della flora protetta. Il volume è scaricabile su Internet: http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/ dwd/spec_bot.pdf 14 of Taxonomy (EDIT), un consorzio gli esemplari delle collezioni mondia- giardini botanici, università, parchi na- istituito nel 2006 per incentivare la li di storia naturale che costituiscono turali, musei, collaborano al progetto collaborazione scientifica tra istituti di le basi della ricerca tassonomica ap- pur senza farne ufficialmente parte. ricerca, con l’obiettivo di arginare il partiene agli istituti membri di EDIT: Sono il trampolino di lancio per una declino della biodiversità. EDIT riuni- questo fa sperare che un tale centro nuova maniera di lavorare: rendere sce 27 enti di ricerca in Europa, Nord virtuale di eccellenza permetta un ac- disponibile il materiale conservato America e Russia. Propositi, per i cin- cesso all’informazione sull’attività di nelle collezioni serve a permetterne il que anni di durata del progetto: in- ricerca sempre migliore. L’Italia è en- controllo da parte di un buon numero centrare le ricerche tassonomiche nel- trata a far parte di questo programma di esperti e a ottimizzarne la gestione, l’area di ricerca europea attraverso il suo parco di confi- oltre che a trovare spunti per nuove e creare una rete di ne, quello delle Alpi ricerche. competenze scientifi- Marittime, grazie al I lavori sulla biodiversità dunque sono che ad alto livello nel gemellaggio con il impegnativi e poco pomposi, alla fac- mondo. parco francese del cia dei paroloni che iniziano per L’obiettivo è riunire i Mercantour. “bio”. Riguardano piccole faune, ani- maggiori istituti di tas- La Francia è partner malini insignificanti, erbe selvatiche, sonomia in Europa, del progetto EDIT gra - fiori di campo… La fonte dei dati par- che per ragioni stori- zie alla collaborazione te da rappresentanti di poco scalpore che si sono sviluppati del parco del Mercan - nel mondo naturale, ma sono queste indipendentemente, e tour con il Mu seo di creature quasi indistinte a darci la ve- convogliarne le ener- Storia Naturale di Pa- ra misura del vivere: se mancano loro gie sulla via del con- rigi. Anche il museo spariscono anche i pesci e gli uccelli, fronto e della collabo- di scienze naturali di gli anfibi e i mammiferi… E poi razione. Il piano di la- Torino è coinvolto l’Homo sapiens da solo che fa, sul suo voro prevede pro- nell’ATBI+M (inventa- pianeta deserto? grammi di ricerca comuni, protocolli rio e monitoraggio) delle Marittime, standardizzati e dati immediatamente con le competenze del suo personale Caterina Gromis di Trana è biologa e collabo- disponibili in rete. Più della metà de- scientifico, e diversi enti di ricerca, ra con varie testate di divulgazione naturalistica.

15 MONDO VEGETALE I semi della speranza: le banche del germoplasma

SALVATE IL SEME...! POTREBBE SUONARE COME UNO SLOGAN O UN ACCORATO APPELLO, PER PRESERVARE LA CULLA DELLA VITA: IL SEME, APPUNTO

Loredana Matonti [email protected]

16 Anello di congiunzione tra tutto ciò degli elementi naturali, rendono un tre quarti hanno un’importanza econo- che è stato e ciò che sarà, simbolo di importante servizio all’ambiente. mica, ma negli ultimi anni purtroppo il rinascita e di crescita, emblema della Germinando, danno origine a piante regresso della flora spontanea ha rag- speranza di continuità e di perpetua- che difendono il suolo dall’erosione giunto ritmi preoccupanti sulla Terra. zione della vita stessa su questo piane- delle acque meteoriche e superficiali, La conservazione dei semi, quindi, è ta, i semi sono alla base della catena dal moto ondoso del mare, consolida- fondamentale per frenare l’emorragia alimentare e da essi dipende la so- no gli argini dei corsi d’acqua, rallen- rappresentata dalla perdita di biodiver- pravvivenza di tutti gli altri organismi. tano il processo di avanzamento della sità, almeno di quella vegetale, ali- Per l’uomo sono fonte di nutrimento, desertificazione, tamponano la salinità mentando la speranza di conservare di medicinali, di energia, di materiali delle acque, mitigano il clima, filtrano l’impronta della ricchezza floristica di Aper l’edilizia, di fibre tessili, di utensili, le impurità presenti nel suolo, stabiliz- questo pianeta. di prodotti per la bellezza. zano i versanti delle montagne. A salvarli materialmente, ci stanno Custodi viventi di un patrimonio gene- Le piante oggi esistenti e quelle con- pensando le banche dei semi o del tico che si è adattato nel corso del servate sono il risultato di 3000 milio- germoplasma, modalità preziose per tempo ai mutamenti climatici, selezio- ni di anni di evoluzione e di 12 mila far fronte all’erosione genetica e alla nandosi e sopravvivendo alle avversità anni di coltivazione e selezione, di cui sfida della probabile crisi alimentare foto www.tipsimages.it

17 MONDO VEGETALE

La Banca del germoplasma del terzo millennio. Come novelle ar- stoccaggio a temperature sotto zero. vegetale della che di Noè, raccolgono al loro interno Questo passaggio delicato viene perio- Regione Piemonte campioni rappresentativi di più specie dicamente sottoposto a un vaglio, per vegetali possibili, sia alimentari che testare la vitalità e il potere germinati- La Banca del ger- spontanee, a seconda della loro spe- vo dei semi e per procedere alle even- moplasma vegetale cializzazione. tuali operazioni di rigenerazione, per- del Piemonte nasce nel A livello mondiale, esistono circa 250 ché i semi possono invecchiare e 2003, presso il Parco banche, organizzate in molti casi in quindi morire. Queste metodiche sono dell’Alta Valle Pesio e network nazionali, mentre nella nostra possibili per molte specie vegetali, Tanaro, grazie ai finan- penisola sono operativi più di venti mentre per altre è necessario utilizzare ziamenti europei di un istituti, per lo più legati alle Università, procedure più complesse. progetto Interreg. Essa agli Orti Botanici e al CNR. Nel nord L’utilità delle banche, però, prescinde opera per la conservazio- Italia ad esempio, quelle operative da dall’esigenza di scongiurare temibili ne ex situ, cioè fuori dall’am- diversi anni sono afferenti al Museo perdite. L’assenza sul mercato italiano biente naturale, dei semi di specie ve- tridentino di Scienze Naturali di di materiale vegetale autoctono di eco- getale spontanee del Piemonte, con Trento, alle Università di Pavia, tipi locali, ad esempio, rappresenta particolare interesse per il settore al- Padova, Genova e all’Ente di Gestione uno dei primi problemi che queste pino sud occidentale (Alpi Liguri e Parchi e Riserve Naturali cuneesi. strutture sono deputate ad affrontare. Marittime) e per le specie endemiche Il loro obiettivo principale è la conser- Esse possono contrastare così la mas- e a protezione assoluta (L.R 32/82) o vazione delle risorse genetiche delle siccia importazione di germoplasma per quelle a rischio di estinzione. specie vegetali arboree, arbustive ed non autoctono da strutture straniere, a La sua attività prevede lo erbacee minacciate di estinzione, ope- fini sia di interventi di rinaturazione studio, il trattamento rando sia in-situ (protezione dell’am- che di recupero ambientale. e la conservazione, biente nel quale le piante vivono) Importazione che, se legittima da un a breve e lungo che ex-situ (raccolta e conservazio- punto di vista economico, non lo è termine, dei semi. ne nella Banca di collezioni rappre- certamente da un punto di vista ecolo- Dal 2005 parteci- sentative della variabilità genetica). gico e tecnico-applicativo. Inoltre per- pa alla fondazione A monte di tutto ciò, la Convenzione mettono a queste risorse di essere uti- della Ribes (la Rete sulla diversità biologica (Rio de lizzate per ricerca e programmi di rige- Italiana delle Banche Janeiro, 1992), ratificata da 175 paesi, nerazione. del germoplasma, per la che sancì la possibilità di quest’ultima Proteggere i semi attraverso queste conservazione ex situ della flo- modalità di conservazione. speciali “arche di Noè”, assicurandone ra spontanea italiana) e diviene uno Le tecniche di conservazione consisto- la conservazione nel tempo, significa dei 18 poli presenti sul territorio italia- no nella deidratazione dei semi a bas- in ogni caso garantire un futuro sere- no, collaborando con il Dipartimento si livelli di umidità interna e nel loro no a noi e alle generazioni a venire. di Morfofisiologia, Settore Botanica, dell’Università di veterinaria di Torino, con il Conservatoire Bota nique Na - tional Alpin di Gap in Francia e con la Millenium Seed Bank di Wakehurst di Londra (Banca mondiale dei semi delle specie spontanee, afferente ai Royal Botanic Gardens di Kew, UK). Dal gennaio 2010 la struttura è stata riconosciuta quale Banca del germoplasma ve- getale della Regione Piemonte.

In questa pagina, un girasole – Helianthus annuus (foto G. Sordini/CeDRAP). Nelle immagini del box, semi in germinazione dell’endemica liguro-provenzale Fritillaria tubiformis subspecie moggridei e un bacello con semi di Astragalus penduliflorus, specie eurasiatica rara sulle nostre Alpi (arc. Parco Valle Pesio)

18 “Un mondo diverso” in mostra al Museo di Scienze naturali

Stefano Camanni

«NOI ABBIAMO SOLO UN PIANETA. LA SUA CAPACITÀ DI SOPPORTARE UNA RICCA DIVERSITÀ DI SPECIE, INCLUSO L’UOMO, È GRANDE MA FONDAMENTALMENTE LIMITATA. QUANDO LA DOMANDA DELL’UOMO ECCEDE QUANTO DISPONIBILE, QUANDO SI SORPASSANO I LIMITI ECOLOGICI, SI ERODE LA SALUTE STESSA DEL SISTEMA VIVENTE TERRA. IN ULTIMA ANALISI, QUESTA PERDITA MINACCIA LO STESSO BENESSERE DELL’UMANITÀ» LIVING PLANET REPORT 2008, WWF E ZOOLOGICAL SOCIETY OF LONDON foto www.tipsimages.it

Immaginiamo di atterrare sulla Terra fatto di una sottile ma preziosissima at- mentre ci muoviamo in ogni angolo come extraterrestri, per provare a osser- mosfera che circonda tutta la superficie della Terra con aerei, navi e auto, non vare con un occhio diverso il nostro terrestre e con i suoi gas permette di re- abbiamo idea di quanti organismi viva- Pianeta. Tutti noi viviamo in una realtà spirare e di avere temperature compati- no sul nostro Pianeta. che conosciamo pochissimo, un po’ co- bili con la vita. Un mix fatto di acqua, me Jim Carrey nel film The Truman che è alla base della vita. La Terra ha vi- Un pianeta non basta Show, o nella quale siamo talmente abi- sto così alcuni miliardi di anni fa la na- Proviamo adesso ad aggiungere un in- tuati e assuefatti da non essere più ca- scita di quello che chiamiamo vita e da grediente fondamentale: l’uomo. E’ uno paci di porci delle domande, di incurio- allora, attraverso lenti fenomeni evolu- degli 1,8 milioni di organismi che vivo- sirci, di chiederci quale strada stiamo tivi e grandi estinzioni, il differenzia- no sulla Terra ma ha un’importanza percorrendo. Arrivando sulla Terra sco- mento di un’enorme varietà di organi- particolare, non tanto perché chi scrive priremmo che viviamo su un Pianeta smi viventi che oggi popolano tutti i e chi legge appartengono alla stessa unico nel suo genere, a oggi l’unico principali ambienti del Pianeta, dal ma- specie, ma perché ha una capacità in- che conosciamo con un mix di condi- re ai deserti, dalle montagne alle gran- credibile di influire sugli equilibri degli zioni che permettono la nostra vita e di foreste, dalle regioni polari alle città. ecosistemi. La nostra specie è compar- quella di milioni di altri organismi vi- Questa preziosa e affascinante ricchez- sa sulla terra intorno a 200.000 anni fa venti. Un mix fatto di un’ideale distan- za è stata definita Biodiversità. ma per diverse decine di migliaia di an- za dal sole che garantisce temperature Sembra impossibile ma ancora oggi, ni non ha influenzato in modo partico- né troppo alte né troppo basse. Un mix mentre esploriamo il sistema solare e lare gli ecosistemi, vivendo perlopiù a

19 MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI

livello nomade. Con l’agricoltura è poi arrivata la stanzialità e si è verificato un piccolo incremento demografico, con un impatto ancora molto trascurabile. E’ con l’avvento della rivoluzione indu- striale e con l’inizio dello sfruttamento dei combustibili fossili che tutto è cam- biato. La popolazione mondiale, che agli inizi del 1900 contava 1,6 miliardi di persone, è aumentata in modo espo- nenziale, arrivando a 6 miliardi nel 2000 e a 6,8 miliardi nel 2010, e le pre- visioni sono di 9 miliardi nel 2050. E di pari passo sono aumentati il tenore di vita delle persone, almeno nei paesi più avanzati, e il relativo consumo di ri- sorse. In questo modo in poche decine di anni la specie umana è diventata uno dei principali fattori di equilibrio, o me- Una megattera si dirige verso un iceberg - Baia di Ilulissat - Groenlandia occidentale glio di disequilibrio, dell’intero “ecosi- (foto A. Bee) stema Terra” e della sua biodiversità. Già oggi le risorse corrispondenti a della capacità delle nuove specie di stare entro 10. «Siamo di fronte ad una quelle di un intero pianeta non bastano evolvere». E’ quella che gli scienziati crisi globale di estinzioni, e dobbiamo più e alla fine di ogni anno siamo co- chiamano “la sesta grande estinzione” ricordare che si tratta di un fenomeno stretti a intaccare le riserve degli anni delle specie, provocata dalla distruzio- irreversibile, una volta che una specie si successivi. Si è calcolato che, se tutti gli ne degli habitat naturali, dalla caccia, estingue la perdiamo per sempre», ha uomini vivessero come gli statunitensi, dalla diffusione di predatori alieni, e dal dichiarato Jane Smart, direttrice del la Terra potrebbe sostenere solo 1,4 mi- cambiamento climatico. Secondo la gruppo di Conservazione della biodi- liardi di individui. E stiamo tralasciando Lista Rossa Iucn delle specie minaccia- versità della Iucn. completamente tutti gli altri organismi. te, il 22% di tutti i mammiferi conosciu- ti è in pericolo, così come il 35% degli Il bivio Biodiversità a rischio invertebrati, il 12% degli uccelli, il 28% «L’umanità non può continuare a proli- Recentemente, in un’intervista rilasciata dei rettili, e il 70% delle piante. Si leg- ferare a ritmo accelerato, considerando al Guardian, Simon Stuart, presidente ge poi sulle pagine della prestigiosa ri- lo sviluppo materiale come scopo prin- della Species Survival Commission vista Nature che il tasso di estinzione cipale, senza scontrarsi con i limiti natu- dell’Iucn, ha dichiarato: «Per la prima delle specie è passato da quello prein- rali del processo, di fronte ai quali essa volta dalla scomparsa dei dinosauri, gli dustriale compreso fra 0.1 e 1 a quello può scegliere di imboccare nuove stra- esseri umani stanno portando animali e odierno calcolato a oltre 100. Si ritiene de che le consentano di padroneggiare piante all’estinzione più rapidamente che per essere accettabile dovrebbe re- il futuro o di accettare le conseguenze

Per saperne di più: •D.H. Meadows, D.L. Meadows, J. Randers, W. Behrens, I limiti dello sviluppo. Mondadori, 1972. •Worldwatch Institute, State of the World 2010. Trasformare la cultura del consumo. Edizioni Ambiente, 2010. •Kevin Gaston, John Spicer, Biodiversity: An introduction. Blackwell Publishing company, 2004. •Wwf, Zoological Society of London, Global Footprint Network, Living Planet Report 2008.

20 inevitabilmente più crudeli di uno svi- luppo incontrollato...». Così scrivevano UN MONDO DIVERSO gli scienziati e intellettuali del Club di Mostra al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino Roma nel lontano 1972 nel libro I limiti ottobre 2010 – maggio 2011 dello sviluppo. Da allora molti anni sono passati ma non sembra cambiato nulla. Il 2010 è stato proclamato Anno Internazionale della Biodiversità «Perché non ci siamo salvati quando ne dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pub- avevamo la possibilità? Ci siamo com- blica sulla veloce scomparsa di animali e piante degli ultimi anni. Il Museo portati semplicemente da stupidi? Regionale di Scienze Naturali di Torino accoglie l’invito allestendo una mostra Oppure, in un certo senso, non erava- dedicata al tema della biodiversità, per avvicinare visitatori e scolaresche alla mo sicuri di meritare di essere salvati?». grande ricchezza di diversità biologica che caratterizza la Terra, ma anche ai Sono le domande che ci si pone nel do- gravi pericoli che corre. Le scelte che l’umanità deve compiere in questi anni cumentario del 2009 The Age of Stupid. sono cruciali per il nostro futuro e per quello dell’intero Pianeta. La mostra sa- L’umanità si trova oggi di fronte a un rà articolata in alcune sezioni tematiche. bivio. Continuare lungo la strada intra- Sezione - Pianeta Terra presa di una crescita lineare e costante, Il visitatore atterra come un extraterrestre sulla Terra, riscoprendo “la sua ca- apparentemente senza via d’uscita, op- sa” e rendendosi conto di vivere su uno splendido pianeta ricco di biodiver- pure cambiare completamente rotta e sità ma, malgrado le sue grandi dimensioni, “finito” e che non consente più cercare nuove strade verso uno svilup- una crescita e uno sviluppo indiscriminati come quelli di oggi. po sostenibile nel tempo. Purtroppo questa seconda via, che è l’unica per- Sezione - Sala delle meraviglie corribile, non è facile ma piena di osta- Lo sguardo del visitatore si apre di colpo sulla grande ricchezza della diversità coli. Come scrive Erik Assadourian, mondiale, provando profondo stupore e meraviglia nell’osservare per la prima «chiedere a chi vive in culture consumi- volta ambienti e organismi mai visti. ste di limitare i consumi è come chiede- Sezione - Un viaggio nella biodiversità re loro di smettere di respirare: posso- Il visitatore è chiamato a fare un “viaggio” attraverso alcuni dei principali am- no farlo per un po’, ma poi, ansiman- bienti che caratterizzano la biodiversità del nostro Pianeta, dagli oceani alle do, inspireranno nuovamente». Si tratta montagne, dalle foreste alle grandi pianure, dalle zone umide alle città, tra di un cambiamento culturale senza pre- mondi e animali meravigliosi ma anche tra i gravissimi problemi ecologici del cedenti e come tale richiederà tempo e presente. grandissime difficoltà. Moltissimi sforzi Sezione - Il bivio finale sono stati compiuti in questi ultimi an- Oggi, per la prima volta nella sua storia, l’umanità può scegliere tra uno svilup- ni per combattere la sempre più grave po lineare, apparentemente senza via d’uscita, e la riproposizione in forme crisi ecologica mondiale e per cercare nuove e tecnologicamente evolute di forme di vita “circolari”, cioè capaci di di modificare i presupposti culturali riutilizzare le materie prime e controllare l’impronta ecologica dell’uomo sulla della nostra attuale società consumisti- Terra. ca. Su larga scala si sono presi accordi internazionali quali la direttiva Habitat europea o la Convenzione di Ramsar Comitato scientifico mondiale, sono nate moltissime aree Giovanni Boano, direttore del Museo di Storia Naturale di protette un po’ in tutto il mondo, si so- Luigi Boitani, dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Università no presi degli impegni contro i cambia- La Sapienza di Roma menti climatici e si sono definite nor- Ermanno De Biaggi, direttore del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino mative per la riduzione delle sostanze Elena Giacobino, responsabile Didattica e Museologia del Museo Regionale di inquinanti. Ma moltissimo è stato fatto Scienze Naturali di Torino anche in piccolo, dal basso, dalla diffu- Cristina Giacoma, dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Università di sione del verde nelle città da parte dei Torino Guerrilla Gardening alle banche del se- Piercarlo Grimaldi, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, Pollenzo, me, dallo sviluppo di programmi didat- Bra (TO) tici sulla sostenibilità alla commercializ- zazione dei prodotti a chilometri zero, Progetto scientifico e divulgativo dalla diffusione delle biciclette all’ado- Arnica Progettazione Ambientale sc. (Enrico Camanni, Stefano Camanni, zione di aree di foresta. Giulio Caresio, Nicoletta Fedrighini) Progetto architettonico Stefano Camanni, naturalista e giornalista pubblicista, è presidente della Cooperativa Maurizio Buffa Arnica ed è specialista nella progettazione di allestimenti museali scientifici.

21 PARCHI ALTROVE

IL FASCINO DEL CELEBRE PARCO AMERICANO È DOVUTO ALLA STRAORDINARIA BIODIVERSITÀ ANIMALE: DALLE 318 SPECIE DI UCCELLI SINO AI FAMOSI BISONTI E ALL’ORSO GRIZZLY. MA NON TRASCURATE LE GRANDI VARIETÀ DI MICROBI: QUI VENNE SCOPERTO UN BATTERIO CHE VALSE UN PREMIO NOBEL Nelle terre selvagge: lo Yellowstone National Park

Andrea Amparore

In settembre, nel pieno della stagione degli amori, gli Elk (Cervus canadensis) scendono dalle montagne e si stanziano nelle verdi aiuole di Mammoth Hot Springs, il quartiere generale del parco. Malgrado il loro aspetto inoffensivo, spesso si rivelano aggressivi ed è necessario un servizio di vigilanza per proteggere impiegati del parco e turisti (A. Amparore)

22 Pochi ignorano l’esistenza dello splendido parco ai piedi delle Montagne Rocciose americane. Certo le avventure dell'orso Yoghi hanno fatto la loro parte, ma non bastano a spiegarne la fama: a cosa è dunque dovuto il fascino interna- zionale dello Yellowstone? Una delle prime cose che colpiscono il visitatore europeo è l'idea di wilder- termofili. Questi or- Pness che incarna, concetto ormai sco- ganismi sono i pro- nosciuto nell’Europa largamente urba- tagonisti di una nizzata e antropizzata. La massima delle ipotesi sul- espressione di wilderness negli USA è l’origine della vita: nota come Greater Yellowstone sono infatti gli uni- Ecosystem, che con i suoi 76 mila km² ci in grado di vive- (circa tre volte la superficie del re nelle condizioni Piemonte), rappresenta l’ultimo ecosi- ambientali estreme stema pressoché intatto della zona in cui si suppone si temperata settentrionale della Terra. trovasse la Terra Il cuore pulsante di questo ecosistema miliardi di anni fa. Un recente studio i processi di mineralizzazione, incene- è racchiuso nello Yellowstone National ha stimato che solamente l’1% delle rendo gli alberi morti che altrimenti, a Park, esteso almeno quanto la regione specie di batteri termofili presenti nel- causa del suolo acido, si accumulereb- Umbra. Il territorio del parco è di pro- lo Yellowstone è stato sinora descritto bero in continuazione senza decom- prietà statale, vi si accede pagando un e catalogato, e l’importanza della bio- porsi. Inoltre il lodgepole pine è di fat- pedaggio doganale e al suo interno so- diversità microbiologica si può intuire to una pirofita: l’azione del fuoco è fon- no proibite tutte le attività antropiche, alla luce di un’interessante scoperta fat- damentale per la riproduzione della salvo quelle a scopo di ricerca e di as- ta nel 1969. In un geyser chiamato specie poiché permette alle pigne di li- sistenza ai visitatori. Great Fountain fu scoperto il batterio berare grandi quantità di semi e dimi- Queste sono solo alcune delle tante re- Thermus aquaticus. Grazie a un suo nuisce la densità arborea, consentendo strizioni volte a proteggere uno degli enzima venne messa a punto la tecni- l’immediato sviluppo di nuovi esemplari. ambienti più fragili e caratteristici del ca della PCR (Reazione a Catena della La considerevole biodiversità animale, mondo, un eccezionale scrigno di ric- Polimerasi), che permette l'amplifica- ampiamente favorita dall’eterogeneità chezze biologiche e geologiche. zione in vitro di campioni estremamen- degli habitat che Yellowstone offre, ha Lo Yellowstone è sospeso su un im- te diluiti di DNA. Tale tecnica, che val- sicuramente contribuito a rendere que- menso volume di magma, proveniente se al suo ideatore il premio Nobel per sto parco famoso in tutto il mondo: da uno dei tre maggiori hot spot geo- la Chimica del 1993, diede inizio all'in- 318 specie di uccelli nidificanti, distri- logici attivi. Nel sottosuolo del parco si gegneria genetica moderna ed è attual- buite tra ambiente alpino, forestale, flu- trova infatti la più grande caldera vul- mente utilizzata nei laboratori di biolo- viale, lagunare e di prateria; 50 specie di canica conosciuta, tanto estesa da es- gia molecolare di tutto il mondo. piccoli mammiferi, come la martora sersi guadagnata l’appellativo di super- Ovviamente la biodiversità dello americana (Martes americana), il ghiot- vulcano. Questo enorme potenziale di- Yellowstone non è solamente batterio- tone (Gulo gulo) e il castoro (Castor ca- struttivo per il momento si accontenta logica. Il suo suolo particolarmente aci- nadensis) a rischio di estinzione. di esprimersi nelle forme più innocue do favorisce la crescita di un sola specie Sono tuttavia i grandi mammiferi a e spettacolari che si possano immagi- arborea, il lodgepole pine (Pinus con- raccogliere maggiori attenzioni dai nare: geyser, sorgenti termali, terrazze torta Dougl. ex Loud.), i cui esemplari turisti. Il bisonte americano (Bison con vasche di travertino, pozze di fan- coprono l’80% della superficie alberata. bison) trova nelle estese praterie del- go bollente, torrenti d’acqua a 60° e la- Le specie vegetali sono circa 1700 di lo Yellowstone il suo ultimo inconta- ghi fumanti, talvolta incredibilmente cui circa 1500 autoctone, mentre le re- minato rifugio. Il suo peso può supe- colorati da colonie di batteri. stanti specie esotiche sono concentrate rare la tonnellata e si guadagna di È proprio alle caratteristiche geologi- nelle zone a maggiore afflusso turisti- buon grado il titolo dell’animale più che che si deve una consistente parte co, segno che l’effetto dell’uomo comin- grande del parco. I bisonti si sposta- della biodiversità dello Yellowstone: cia a farsi sentire anche qui. Le foreste no in grandi mandrie e non è raro quella microbica, molto spesso trascu- sono periodicamente rigenerate da vio- trovarli tra i geyser e le pozze calde rata. Negli ambienti caratterizzati da lenti incendi naturali, indispensabili per durante i rigidi inverni. La famiglia dei elevata temperatura e acidità prolifera- il corretto funzionamento dell’ecosiste- Cervidi è presente con ben 5 specie, tra no infatti migliaia di specie di batteri ma: contribuiscono infatti a velocizzare le quali il possente elk o wapiti (Cervus

23 YELLOWSTONE

canadensis) e la più rara alce america- (Canis latrans) riesce ad adattarsi ai dif- tanza dei grandi predatori, venne rico- na o moose (Alces alces americanus). ferenti habitat del parco senza partico- nosciuto l’errore e Yellowstone divenne In passato il Parco dello Yellowstone fu lari problemi. un caso emblematico. Nel 1996, dopo uno dei teatri fondamentali per la ricer- A causa di un’immatura conce- anni di accesi dibattiti e grazie a un ac- ca in ecologia: si osservò un ciclico e zione ecologica dominante all’inizio del cordo siglato con il Jasper National preciso equilibrio matematico tra il nu- secolo scorso, il lupo grigio (Canis lu- Park (Canada), vennero introdotti nel mero di predatori e il numero di prede, pus) era percepito come un animale parco una trentina di lupi. Dopo un ini- categorie entrambe ben rappresentate. nocivo per la fauna selvatica e perico- ziale periodo di rapida crescita, il loro Il predatore simbolo del parco, l’orso loso per l’uomo. Il parco stesso si servì numero è andato stabilizzandosi intor- grizzly (Ursus arctos horribilis), è la di squadre di cacciatori per mettere in no alle cento unità attuali, divise in una continua ossessione degli escursionisti, atto violente campagne di eradicamen- decina di branchi distinti. E lo i quali devono seguire severe norme to della specie, e nel 1926 riuscì nel suo Yellowstone è tornato a fregiarsi di luo- comportamentali per minimizzare il ri- intento. I Cervidi si trovarono quindi go wilderness: un angolo di pianeta do- schio di attrarli in accampamenti e cam- senza il loro naturale predatore, e con ve l’uomo sceglie di essere un sempli- peggi. Il grizzly non è l’unico orso pre- il passare del tempo il loro numero ce, ma attento, spettatore. sente nel parco: l’orso nero (Ursus ame- crebbe fino a diventare insostenibile ricanus) è ancora più diffuso, ma soli- per l’ecosistema: una volta esaurito il Andrea Amparore si è laureato in Scienze Naturali a Torino e ha continuato la carriera uni- tamente è più piccolo e meno aggressi- foraggio erano costretti a nutrirsi della versitaria in Francia con un master in Ecologia e vo. Sono più rari il puma (Puma con- corteccia degli alberi, condannando le Gestione del Territorio. Si è specializzato nei Sistemi d’Informazione Geografica (GIS), e in color) e la lince rossa (Lynx rufus), foreste a un lento ma costante declino. questo ambito ha lavorato allo Spatial Analysis mentre il più opportunista coyote Quando, negli anni ’70 si capì l’impor- Center dello Yellowstone National Park.

Nella foto in alto, una meraviglia dello Yellowstone: Gran Prismatic Spring. Questo enorme lago bollente deve la sua colorazione ai pigmenti delle varie colonie di batteri termofili. A seconda della temperatura dell’acqua ci sono le condizioni per la profilerazione di una determinata specie di batteri e il risultato è una spettacolare colorazione (foto A. Amparore). In basso, fotografia aerea di un branco di lupi, durante uno spostamento nell’inverno del 1999. Le squadre di biologi dello Yellowstone dispongono di notevoli mezzi per lo studio dei lupi, tra cui anche un aereo e un elicottero (foto Yellowstone Park Service)

24 NATURA PROTETTA La valle dei due parchi

Aldo Molino [email protected]

I Denti di visti da Monte San Giorgio (foto A. Molino) NELLE IMMEDIATE VICINANZE DI TORINO I PARCHI DI INTERESSE PROVINCIALE DEI TRE DENTI E FREIDOUR E DEL MONTE SAN GIORGIO RAPPRESENTANO DUE IMPORTANTI AREE DI “LOISIR” E DI PROTEZIONE DELLA NATURA AI MARGINI DELLA PIANURA FORTEMENTE ANTROPIZZATA

Chisola: tra i fiumi piemontesi non è tandosi via anche ponti che ne intral- Il Monte San Giorgio certamente uno di quelli più cono- ciano il cammino: come nel 2002, Una cappella in cima alla montagna sciuti. quando ha allagato buona parte del risalente all’anno mille, una leggenda Dalle prealpi pinerolesi dove nasce, comune di None. Le sorgenti del fiu- che parla di un drago che ne infesta- al Po di Moncalieri dove termina, so- me, due fresche polle, si trovano sul- va le pendici. Più che l’alito malefico no una quarantina di chilometri di la montagna di Cumiana alle pendici del perfido animale sono stati però tortuoso e faticoso percorso tra urba- del Monte Freidour e dei Tre Denti. gli uomini a distruggere l’originaria nizzazioni, aree industriali e campi Nel suo corso, raccoglie le acque vegetazione per farne legna o per pa- di mais. della val Lemina, del Noce e del scolarvi gli armenti. Agli inizi del se- Poco più che un ruscello per buona Sangonetto di , quest’ulti- colo scorso era una landa piuttosto parte dell’anno, e come capita, in mo drenante il versante orientale del desolata tanto da rendere opportuni questi casi poco rispettato; di guai, a Monte San Giorgio. intensi lavori di rimboschimento. leggere gli annali, invece ne procura Tre Denti e San Giorgio costituisco- L’essenza prescelta perché di veloce quanto basta. Infatti è sufficiente no anche due distinte aree protette accrescimento, il pino nero, è però qualche temporale in montagna per provinciali che nonostante la vici- specie esotica, non troppo adatta a trasformarlo in una minaccia per le nanza, si trovano infatti una di fron- questi ambienti e soggetta all’attacco aree agricole circostanti e se piove te all’altra, presentano caratteri geo- della micidiale processionaria, una un po’ di più il Chisola esonda por- logici e ambientali molto diversi. farfalla notturna che così protegge

25 NATURA PROTETTA

coltivazione dell’uli- La vegetazione è costituita principal- vo e un’estesa viti- mente dal bosco, un ceduo invec- coltura. La scarsa an- chiato in seguito all’abbandono di ca- tropizzazione e la vi- stagno e faggio ma con la presenza cinanza dalla pianu- di altre specie interessanti. Oltre alle ra agricola e dalla specie arboree tipiche dell’ambiente città ne fanno un di transizione tra collina e montagna ambiente ideale per quali betulla, tiglio, acero, maggio- gli uccelli. In un’area ciondolo, sorbo montano e sorbo de- abbastanza limitata, gli uccellatori, rovere, ontano nero e si contano oltre 50 nocciolo, si ritrovano anche esempla- specie nidificanti ti- ri di specie mediterranee. piche di ambienti Numerose sono le specie faunistiche molto diversi. Specie che si possono rinvenire: gallo for- proprie delle foreste cello, sparviero, falco pellegrino, gu- di conifere e altre fo comune, civetta, picchio rosso, più marcatamente picchio verde, picchio nero, scoiat- mediterranee convi- tolo, donnola, faina, tasso, volpe, vono. camoscio, capriolo e cinghiale. Alzando gli occhi al Tra le specie floristiche si annovera cielo non è difficile la presenza del giglio di San individuare le evolu- Giovanni, del giglio martagone e zioni di qualcuna della endemica Campanula elati- delle sette specie di nes esclusiva delle montagne pie- falconiformi presen- montesi. Il profilo del falco pellegrino sul logo del sentiero dedicato ti, tra cui il biancone Nella zona di Pradera a monte dei a David Bertrand (foto A. Molino) e il falco pellegrino. Picchi, dove si trova uno dei tanti rimboschimenti di pino nero effet- nella stagione invernali i suoi bruchi. I Tre Denti e il Monte Freidour tuati negli anni trenta del secolo Bruchi da cui è bene tenersi alla lar- È la sagoma dei Tre Denti e del scorso, la vecchia e abbandonata ca- ga perché possono provocare aller- Freidour, riconoscibile anche a gran- sermetta forestale è in fase di tra- gie e urticazioni. Nel 1999 un deva- de distanza a caratterizzare il paesag- sformazione in Sede Operativa e stante incendio ha azzerato buona gio del Parco Provinciale (istituito punto di riferimento per le attività parte del patrimonio forestale e ri- con legge regionale nel 2004), che didattiche “sul campo”. messo in parte le cose a posto, nel abbraccia parte della testata del baci- Le vaste bancate rocciose, non com- senso che abbandonati gli interventi no del torrente Chisola e una piccola prese nell’area del parco, che carat- artificiali invasivi, la vegetazione ori- parte del bacino del Sangone. terizzano il versante sud ovest, co- ginaria seppur lentamente ha iniziato La superficie complessiva è di 821 et- stituiscono una nota e frequentata a ricostituirsi. tari situati interamente nel comune di palestra di arrampicata: la celebre Il Parco provinciale si estende per Cumiana con un altitudine compresa “Rocca Sbarua”, dove si sono forma- circa 4 chilometri quadrati nel comu- tra i 500 e i 1.500 metri. te generazioni di alpinisti torinesi ne di Piossasco (387 ha) e oltre al- Le rocce che affiorano sui versanti non è che un risalto del Monte l’omonima montagna comprende an- della conca del Chisola sono costitui- Freidour e da qualche mese ospita che il vicino Rubatabò. te principalmente da gneiss formati alla sua base Casa Canada, il prefab- Simbolo del parco è un fiore stilizzato da feldspato potassico, quarzo e pla- bricato originariamente realizzato in di peonia, pianta rarissima in Piemonte gioclasio, con quantità subordinate di piazza Valdo Fusi a Torino in occa- che sul Monte San Giorgio vanta una mica ed epidoto. Esse appartengono sione delle Olimpiadi e in seguito delle poche stazioni regionali. all’unità strutturale del Massiccio del donato al CAI che ha provveduto al Dal punto di vista geologico queste Dora-Maira composta da diverse roc- suo trasferimento. montagne presentano caratteri radi- ce metamorfiche, alcune di origine calmente diversi dal dirimpettaio. sedimentaria, altre magmatiche, sia La fruizione Qui le rocce fanno parte del massic- intrusive che effusive, formatesi mol- I parchi offrono la possibilità di bel- cio ultrabasico di Lanzo, le stesse del to prima del sollevamento delle Alpi le passeggiate ed escursioni in MTB Musinè; sono soprattutto peridotiti e e successivamente coinvolte nell’oro- a due passi dalla città, quindi con ri- susseguenti alterazioni. Anche il cli- genesi della catena alpina, durante la dotti spostamenti. Dei molti sentieri ma ha una sua specificità. Grazie alla quale hanno subito trasformazioni presenti nella zona alcuni sono stati sua mitezza permetteva in passato la più o meno intense. oggetto recentemente di ripristino e

26 Nelle foto, dall’alto: segnavia dei sentieri escursionistici del Parco Monte Tre Denti; dalla Pera Luvera, panorama verso la pianura e il Monviso; cascatelle del Torrente Chisoletta (foto A. Molino) di segnalazione, altri sono ancora in fase di completamento. Benché gli itinerari si svolgano in bassa monta- gna non vanno comunque sottovalu- tati. Il percorso di maggior respiro e meglio individuabile sul territorio è il sentiero D. Bertrand che ha come simbolo un falco pellegrino stilizzato e che si snoda per 33 Km da a Piossasco di cui 9 all’interno dei due Parchi provinciali. Salite classi- che sono quelle al Monte San Giorgio da Piossasco o la traversata del Monte Tre Denti e del Freidour dal Col Rumiano a Prà l’Abbà. Il pe- riodo migliore per le escursioni è si- curamente la mezza stagione, ma sul versante sud-ovest e sulle montagne di Piossasco non ci sono problemi anche d’inverno. Sulla cima orienta- le dei Tre Denti e sulla sottostante Rocca Due Denti si trovano piccole cappelle che costituiscono altrettante interessanti e classiche mete. Alla Pradera di Cumiana sulle spon- de del torrente Chisoletta e nella zona del campo di Tiro di Piossasco due aree attrezzate per il pic-nic sono a disposizione dei me- no ardimentosi.

Informazioni: Servizio aree protette e vigilanza volontaria tel. 011 8616254; [email protected]

27 FLORA Peonia officinale, il fiore dell’Olimpo

Loredana Matonti [email protected]

CONOSCIUTO FIN DALL’ANTICHITÀ PER LE SUE PROPRIETÀ CURATIVE, IL RARO E BELLISSIMO FIORE RAPPRESENTA IL SIMBOLO DEL PARCO MONTE SAN GIORGIO

Poco sotto la cima del Monte San mità, privo di odore, di colore rosso- ropee) era associata all’immortalità; la Giorgio si trova una delle sette stazioni cremisi, che potrebbe contendere alla scorza delle radici veniva indicata come del Piemonte dove cresce ancora spon- rosa lo scettro di regina dei fiori. risolutiva contro i dolori mestruali e di tanea la rara e bellissima Peonia Simbolo del Parco stesso, è una delle ventre dopo il parto e per gli attacchi (Paeonia officinalis). Pianta erbacea specie più belle e vistose della nostra acuti di appendicite. Simbolo di ele- perenne, appartiene alla famiglia delle flora, colpendo l’occhio anche del turi- ganza e raffinatezza in Cina e in Peoniacee costituita dal solo genere sta meno attento, grazie al colore sma- Giappone, era il fiore degli imperato- Paeonia, molto diffusa come pianta or- gliante e alle dimensioni dei fiori. ri, i soli che potevano coltivarlo e co- namentale di cui esistono numerose va- Proprio per questo la sua sopravviven- glierlo. rità sia erbacacee che arbustive, e che, za è minacciata da raccolte vandaliche Il nome del genere sembra derivi da a differenza della specie spontanea eu- e la specie è perciò protetta dalla leg- Peone, medico greco dell’antichità, che ropea, sono anche molto profumate. ge in tutta Europa. Come spesso acca- secondo una delle versioni del mito, La P. officinalis è alta fino a 60 cm, ca- de, le cose più belle sono le più effi- riuscì a guarire con questa pianta una ratterizzata da un robusto e profondo mere e, poiché non è rifiorente, chi ferita del dio Plutone. In segno di rin- rizoma fusiforme, con fusti lisci ed eret- vuole godere della sua seducente fio- graziamento il medico fu trasfomato ti con un unico grande fiore alla som- ritura dovrà accontentarsi di ammirarla nella bellissima pianta. Secondo un’al- per poche settimane attorno a tra variante, Peone avrebbe fatto bere a fine maggio-giugno. Latona, in preda alle doglie del parto In Oriente, la peonia (in per far nascere Apollo e Artemide, il questo caso si tratta di succo di un fiore ancora senza nome, altre specie, mol- che cresceva in abbondanza sulle pen- to più grandi dici dell’Olimpo. Latona superò così fa- di quelle eu- cilmente il travaglio e diede felicemente alla luce i suoi bellissimi gemelli: per ri- conoscenza diede al fiore il nome del- l’abile medico. L’epiteto specifico “offici- nalis” è indice delle sue proprietà cura- tive, che tanto hanno contribuito a de- cimare la pianta a causa di raccolte in- discriminate. II filosofo greco Teofrasto (372-287 a.C.), noto anche per aver scritto le più importanti opere di bota- nica dell’epoca, affermò che per usi curativi i semi e le radici di peonia do- vevano essere raccolti solo di notte, quando il picchio dorme: essendo la peonia una pianta consacrata a questo uccello, si correva altrimenti il ri- schio di essere sorpresi e beccati a morte! In Occidente i medici an- Fiore di peonia tichi la ritenevano una delle (foto R. Valterza) piante “cefaliche”, ovvero adatta

28 per le malattie della testa e del cervel- lo, osservazioni desunte osservando la forma dei fiori in boccio della peonia, simili ad una testa umana. Ciò per l’an- tico principio che secondo i medici an- tichi collegava la forma alla funzione, canonizzato solo nel Rinascimento con la famosa dottrina della Signatura. I Greci utilizzavano le radici e i petali come generico antidolorifico ed eccel- lente rimedio per l’insonnia e l’epiles- sia. Per bloccare una crisi si mordeva la radice, mentre in tempi più recenti la medicina popolare suggeriva di far- ne collane per prevenire le convulsio- ni nei bambini. In epoca romana si ri- teneva che le foglie di peonia, messe in ghirlande attorno al collo di chi ve- niva colto di follia, rappresentassero un toccasana per farlo rinsavire. Persino i semi sferici, simili a piselli lucenti, duri e scuri, in passato hanno avuto un ruolo medicinale: se ne fa- cevano collane, fatte indossare ai bambini per risparmiare loro il dolo- re della dentizione. Curioso metodo di cura, se si pensa che i semi sono velenosi, come quasi tutti quelli delle piante appartenenti a famiglie prossi- me alle Ranuncolacee. La fitoterapia moderna si limita a sfrut- tarne le proprietà sedative e analgesi- che, come nel trattamento di stati neu- rastenici, di agitazione ed ansia, nelle forme nevralgiche e nell’emicrania e nella tosse spasmodica dei bambini. Con i fiori di peonia, particolarmente ricchi di antociani, flavonoidi e tanni- ni, si preparano delle formulazioni per uso topico indicate per il trattamento di fistole, ragadi anali, associate ad emorroidi. Una curiosità che ci riporta alle sue virtù “cefaliche”: una specie cinese, la Paeonia suffruticosa, è studiata per l’impiego nell’Alzheimer e comunque per migliorare la memoria e altre fa- coltà cognitive, pare anche con un certo successo. Anche in cosmetica la peonia si rivela preziosa: dalla radice, infatti, si ricavano fitoestratti di grande efficacia antiossidante, idratante e leni- tiva. Bisogna ricordare però che si trat- ta di una pianta tossica, emetica e pur- gativa e che può provocare l’aborto nelle donne gravide, per cui l’uso pro- Nelle foto dall’alto: una Paeonia suffruticosa; una arbustiva e un fiore ravvicinato fano è assolutamente da evitare. fotografati nel Giardino Villa Hanbury di Ventimiglia – Liguria (foto R. Valterza)

29 LA STORIA Ali come vele Mauro Pianta [email protected]

13 OTTOBRE 1944: UN AEREO INGLESE CARICO DI VIVERI E MUNIZIONI DESTINATE ALLA LOTTA PARTIGIANA SI SCHIANTA SUL MONTE FREIDOUR. UNA SCULTURA RICORDA IL TRISTE EPISODIO IN UNA ZONA DIVENTATA PARCO

A guardarlo lassù, conficcato sui 1445 nel 1994 dall’artista Michele Privileggi paesi e nelle borgate a cavallo tra le metri del Monte Freidour, quel sug- e da lui ribattezzata “Ali come Vele”, valli Lemina, Chisone e Sangone, si è gestivo groviglio di vele in bronzo fa ha il compito di illuminare un episo- favoleggiato sull’incidente: gli occu- davvero uno strano, benefico, effetto. dio della Resistenza risalente al 1944. panti del velivolo erano americani o Strano, perché il monumento parreb- Il 13 ottobre di quell’anno, infatti, un inglesi? Dove sono stati sepolti? be lontano dal contesto naturale nel aereo inglese carico di viveri e muni- Qualcuno si è arricchito con il pre- quale è immerso (siamo in un parco zioni destinate alla lotta partigiana, a zioso carico piovuto dal cielo? provinciale). Benefico, perché esso ci causa del maltempo, si schianta sul Dobbiamo alla tenacia di Giustino scuote e ci rammenta che i parchi so- Monte Freidour. Nell’impatto muoio- Bello, storico sindaco di , no luoghi vivi e come tali custodisco- no tutti gli otto membri dell’equi- se la vicenda è stata chiarita nelle no pezzi della nostra storia. In paggio. Per anni, dopo la sue linee essenziali. Bello, che questo caso, la scultura creata fine della guerra, nei all’epoca dei fatti frequentava

In queste pagine: il modello di aereo schiantatosi (Liberator KH239) e il monumento “Ali come vele” dello scultore Michele Privileggi in cima al Monte Freidour

30 la prima elementare, negli anni suc- Giulio Nicoletta. Sono formazioni au- cessivi si incuriosì e si appassionò al- tonome, slegate dai partiti politici. La l’episodio. Una curiosità accesa dai strage di Cumiana (3 aprile del 1944) racconti della gente e dall’essersi im- ha già mostrato tutta la ferocia dei ne- battuto in prima persona in qualche mici. La Resistenza è provata, gli aiu- lamiera arrugginita nei boschi della ti degli Alleati sono essenziali. La not- zona, macabra traccia residua di te del 13 ottobre, sedici aerei apparte- quella terribile esplosione. Le prime nenti al 31esimo squadrone South lettere, Bello le scrive all’ambasciata African Air Force, decollano dalla ba- inglese che lo mette in contatto con se di Celone (Foggia) per paracadu- un colonnello della Raf, Ian Medelin. tare rifornimenti ai partigiani sulle «È stata davvero encomiabile – ricor- Alpi nord occidentali. Ben 6 di questi da oggi Giustino Bello – l’attenzione velivoli (con i loro 48 uomini di equi- con la quale hanno impostato e se- paggio) non fanno rientro alla base. guito la ricerca». Dopo molti anni di Tra essi c’è un Liberator KH239 che, scavo tra archivi e documenti, nel- nel tentativo di trovare un luogo l’aprile del 1993 il sindaco riceve una adatto al lancio sul versante ovest del nota ufficiale e dettagliata dall’Ufficio Freidour, complice una notte scura e Storico della Raf. Grazie a questo do- fitta di pioggia, si abbassa troppo di cumento e alle testimonianze raccol- quota sino a frantumarsi sulla monta- te da Piemonte Parchi, proviamo al- gna. «Erano sicuramente le 20 e 30 – lora a ricostruire la tragedia scaturita, osserva Giustino Bello – perché un come ricorda il sindaco stesso, da «un abitante della frazione Talucco di gesto di solidarietà militare e umana mi raccontò che lui nacque compiuto dalle forze alleate nei con- proprio quando si sentì il fragore del- fronti della Resistenza locale». lo schianto». Argentina Roccia oggi Nell’autunno del 1944 molti giovani ha 74 anni. All’epoca ne aveva 8 e vi- militari di queste valli sono prigionie- veva con i suoi cinque fratelli in una ri in Germania, tanti sfuggono – brac- casa proprio nel vallone del Gran cati – alla leva della Repubblica di Dubbione, in località Ciabriol, a po- Salò, alcuni fanno la scelta della lotta che centinaia di metri dal luogo del- partigiana. Qui operano due brigate: l’incidente. Ecco la sua testimonian- la “Val Chisone”, guidata da Mag- za: «Era tutto scuro, anche quella se- giorino Mercellin e da Ettore Serafino ra avevamo poco da mangiare: sul e la “Sergio de Vitis” al comando di fuoco c’era soltanto qualche casta-

31 LA STORIA

In questa pagina: la signora Argentina Roccia – testimone dell’incidente – in due immagini d’epoca e un’altra foto del Liberator KH239

gna. Mio padre lavorava ancora mol- di riconoscimento appartenente al chi un serbatoio, chi la stoffa del pa- to lontano da casa. Eravamo soli, noi sergente Lockton che ha consentito racadute. Qualche paesano racconta bambini, con la mia mamma. alla R.A.F. di affermare con certezza di vere e proprie fortune imprendito- Improvvisamente abbiamo sentito co- l’identità di tutto l’equipaggio. riali fiorite grazie ai soldi piovuti dal me un tuono e un grande lampo di lu- «All’indomani della sciagura – ram- cielo e destinati alla Resistenza. Ma ce ha illuminato il cielo. Se avevi un menta ancora la signora Roccia – si sono voci. Le armi e le munizioni ago potevi infilarlo, quel lampo». È un trovò ben poco del carico: i più furbi vengono sequestrate dalle pattuglie di diluvio di acciaio e di fuoco che squar- erano partiti subito dai paesi vicini ed nazisti e fascisti nei rastrellamenti av- cia una notte fradicia e feroce. Mario erano riusciti a portarsi a casa vestiti, venuti nei giorni successivi. La me- Moschietto, giavenese, rammenta così coperte, scarpe e qualche soldo». moria di quel fatto, invece, rimane la sciagura: «Non ce la feci ad andare Sono tempi drammatici: ciascuno si nelle zolle della montagna, nei suoi subito sul posto: ci riuscì mio cugino il porta via qualcosa. Chi un carrello, monumenti, nella sua gente. quale mi parlò dello spettacolo tremen- do che si presentò davanti ai suoi oc- chi: qua e là si potevano scorgere gam- Nuove guide per i parchi provinciali be o mani tranciatesi durante l’urto». In occasione del 2010 anno mondiale della biodiversità, la Provincia di Torino ha vo- «Anch’io ricordo il rumore dell’impat- luto avviare un percorso di promozione e valorizzazione delle proprie aree protet- to - aggiunge l’avvocato-partigiano te con la realizzazione di una collana di guide agili e sintetiche dedicate al sistema dei Ettore Serafino - ci precipitammo fuo- parchi provinciali. Le pubblicazioni edite da Hapax che si avvalgono della collabora- ri dal rifugio e capimmo che per que- zione di naturalisti e di esperti escursionisti sono reperibili presso il Servizio parchi gli uomini non c’era più niente da fa- della Provincia e potranno essere raccolte in un pratico cofanetto. re. In ogni caso eravamo troppo lon- Monte San Giorgio è la prima uscita. Le 64 pagine del volume di veste grafica mo- tani dal luogo dell’incidente». I cada- derna e accattivante ci raccontano in forma sintetica del territorio del parco, della veri vengono seppelliti in una fossa sua geologia ma anche della città di Piossasco della sua storia e delle sue curiosità, comune. Sono tutti inglesi, tranne il quanti sanno ad esempio che Cruto uno degli inventori della lampadina era piossa- pilota, un australiano. Con la fine del- schese? Naturalmente si parla anche di fauna di vegetazione e di tutti gli indirizzi uti- la guerra, nel maggio dl 1945, i pove- li. Infine una selezione di sentieri: Il percorso mountain bike, il Percorso di ri resti degli avieri verranno trasferiti Pietraborga, il Percorso della Montagna, il Percorso del fuoco e il Percorso Botanico all’interno di un cimitero militare in- con relativa cartina e profilo altimetrico. La stessa impostazione è per il secondo vo- glese, nell’hinterland di Milano. lume in preparazione, Monte Tre Denti - Freidour. A Piossasco si sostituisce Ecco i loro nomi: C.W. Lawton (il pi- Cumiana, paese ricco di storia e di castelli con le sue cento borgate sparse nei bo- lota), T.D. Fotheringham, E.H.A. Clift, schi. I sentieri proposti sono il Percorso del Mago, il Percorso delle Pietre Bianche G. Tennison, D.W. Bishop, D.R. ed i già citati Traversata dei Tre Denti e del Freidour e il “Sentiero D.Bertrand”. Wellon, J. Bucks, S.E. Lockton. È sta- Almo ta proprio la scoperta della piastrina

32 TERRITORIO Mons Fortis Sulle tracce dei ‘puri’

Matteo Marasco

UN ENIGMA IRRISOLTO NELLE TERRE DELLA BASSA LANGA, SEPOLTO NELL’OSCURITÀ DEL BASSO MEDIOEVO...

Monforte, a 528 m s.l.m. in cima a una volta c’era per davvero come vedono coinvolti né i pirati, né i mo- una collina non lontano da Alba, è raccontano le cronache, ora però è ri. L’antica e documentata esistenza comunemente ricordato per la sua scomparso senza lasciare evidenti di signori feudali - segnalata oltretut- gastronomia e per far parte di quel tracce. to dall’origine del toponimo Mons ristretto gruppo di comuni da cui Probabilmente, date le misure limita- Fortis, villaggio fortificato in cima ad proviene il “re dei vini”, il prezioso te della piazzetta di Monforte Alta, un un monte - è indissolubilmente lega- Barolo. solo torrione a base quadrata che ta ai Càtari (dal greco katharòs, pu- Ma curiosando in modo un po’ più guarda verso sud e verso Dogliani, ro) o meglio ai protocàtari, così co- indiscreto scopriremmo che segreta- avrebbe testimoniato la necessità, in me verrebbero definiti da alcuni sto- mente Monforte è coinvolto in un mi- quei secoli bui, di preparasi alle inva- rici. Si tratta degli antesignani di stero, una storia che non è affatto leg- sioni saracene che arrivavano dal ma- quelle comunità eretiche che nei genda ma cronaca antica, che risale ai re. Eppure, i drammatici assedi che due secoli successivi fecero proseliti tempi in cui i dolci pendii delle ne hanno portato alla distruzione e in molte zone d’Europa e che nella Langhe non erano certo conosciuti che dimostrano con quanto timore Francia meridionale, dove la cultura per le vigne e i noccioleti, ma coper- fosse percepita la sua presenza, non trovadorica aveva predisposto genti ti di boschi, attraversati da sentieri po- e signori a una visione più pacata e co sicuri, territori ostili e scarsamente poetica della vita, trovò la sua terra popolati: “deserta langarum”per di elezione. l’ appunto. Ma si sa, mettere in discussione Dopo l’ultima curva della stra- l’ordine costituito può essere da provinciale, prima che pericoloso. appaia il campanile della Così che i re di Francia, de- Chiesa di Sant’Agostino, siderosi di impadronirsi abituati a tanti altri delle ricche e troppo di- paesi di Langa non ci sinvolte terre d’occita- sorprenderebbe nia, appoggiarono in- scorgere in cima condizionatamente alla collina arroc- la Crociata voluta da cato sulla som- Innocenzo III (XIII mità della sua secolo) e condotta parte vecchia dalle truppe fran- la cupa pre- cesi al comando senza di un ca- di Simone di stello da dife- Monfort che por- sa. Il castello Il passaggio voltato che immette nella piazza di Monforte (foto A.Molino) tò agli assedi

33 TERRITORIO

Monforte e di Borgo Monforte. Il catarismo è un movimento eretico che partendo dal cristianesimo lo rielabora in senso fortemente duali- sta e costituisce una propria chiesa alternativa con propri vescovi e un unico sacramento, il consolamen- tum, che i perfetti, i ministri della comunità, dispensavano con l’impo- sizione delle mani solamente al mo- mento prossimo al trapasso. Molti fedeli si abbandonavano all’“endu- ro”, la morte per inedia, con la qua- le si distaccavano dal mondo mate- riale corrotto, per raggiungere il dio buono spirituale. I catari pur definendosi a modo loro cristiani, non si riconoscevano nel Pontefice di Roma ed erano vegeta- riani. I lunghi digiuni e la castità as- soluta (la riproduzione era esecrata) erano richiesti però solo ai perfetti, l’élite spirituale, mentre i semplici fedeli, vivevano in condizioni di normalità. Colpisce come al tempo, essendo l’eresia càtara ancora praticamente sconosciuta e poco diffusa, non rap- presentando quindi un pericolo e una minaccia come sarà nei secoli successivi per la Chiesa di Roma, Alrico, Vescovo di Asti, e Ariberto si Sul sentiero dei catari a Monforte (foto A. Molino) siano prodigati a cancellarne ogni traccia. Quello di Monforte è comun- delle città di Béziers nel 1209 e di secuzione perpetrata dalla Chiesa per que un “caso” considerato periferico Tolosa, conclusisi con feroci massa- motivi religiosi, quando l’idea di cro- e sinora poco studiato, che attende cri. In proposito giova ricordare l’ane- ciata era ancora lontana e la macchina ancora una risposta definitiva. dotto secondo il quale alla domanda dell’Inquisizione non ancora predi- Dalla piazza del paese, seguendo le dei suoi ufficiali su come si potesse sposta. indicazioni, si può salire tra le viuz- distinguere tra i prigionieri un eretico Per quanto ci riguarda le scarne cro- ze della parte vecchia di Monforte da un buon cristiano, il Monfort ri- nache raccontano di come negli anni con le case aggrappate alla collina si- spondesse di ucciderli comunque tut- ’20 intorno al ‘Mille Mons Fortis ap- no alla sommità della stessa. Dopo ti perché a distinguere i Suoi dagli partenesse alla diocesi di Asti. Gli abi- un tortuoso percorso che attraversa Altri ci avrebbe pensato dio. Con la tanti del borgo, dai contadini alla la piazzetta della “Saracca” (dove un presa di Montségur, nido d’aquila principessa, non erano sudditi comu- tempo si aprivano botteghe) e labo- nell’Ariège (Pirenei francesi) e il rogo ni, e per questo motivo, forse solo ratori artigianali segnalati con la cro- di oltre 200 catari nel 1244, l’eresia apparente, attirarono l’attenzione dei ce catara, attraverso un basso pas- iniziò a declinare fino a essere com- signori di Asti, che tentarono più vol- saggio si raggiunge la spianata som- pletamente estirpata. Mentre nel te e senza successo di espugnare la mitale dove presumibilmente si tro- Languedoc l’integrazione nel contesto fortezza. Fu Ariberto d’Intimiano, vava il castello e dove i catari si rifu- sociale dei Càtari − altrimenti cono- Arcivescovo di Milano, con il proprio giarono per resistere alle soldataglie sciuti come Albigesi (dalla città di Albì esercito a devastare il castello, depor- vescovili. Da qualche parte, sotto dove erano particolarmente numero- tare gli eretici prigionieri a Milano e l’anfiteatro o il campanile, è possibi- si) − fu più capillare, e interessò città dopo il processo per eresia a bruciar- le ci siano ancora i ruderi dell’antico e province intere, quello attestato a li sul rogo nei pressi di un quartiere castello. Il piccolo anfiteatro ha Monforte è più limitato, e si trattereb- che ancora oggi porta le tracce dello un’acustica perfetta ed è utilizzato be comunque del primo caso di per- sterminio nel nome di Corso nel periodo estivo per rassegne mu-

34 sicali e proiezioni cinematografiche. Nella cartoleria del paese si può ac- quistare per pochi euro una mappa dei “Sette sentieri catari per Monforte” contenente dettagliate descrizioni e tutte le informazioni per visitare il paese e i suoi dintorni. Attenzione: i sentieri sono segnalati ma in qualche caso hanno subito delle variazioni e non sempre è faci- le seguirli.

Matteo Marasco è laureando in Lingue e Letterature Straniere a Torino. È appassionato di montagna, letteratura e musica. Ha svolto un tirocinio presso la nostra redazione.

Per saperne di più M. Rosso, Il castello dei Catari, Araba Fenice, Boves, 2003 D. Garelli, I Càtari di Monforte, edizione a cura del Comune, 1975 J. Roux-Perino, A. Brenon, Les Cathares, Msm, Vic- en-Bigorre, 2000 D. Bosca, I paesi senza storia – costume e vita medioevale nella langa contadina, Ediz. Gribaudo, Cavallermaggiore, 1981 Nelle foto: un’insegna nel borgo antico; ruderi del castello di Montsegur e una croce catara (foto A. Molino)

I castelli dei Catari Monforte non è il solo paese del Piemonte a conservare memoria e a fare riproposta storica della presenza dell’ere- sia catara, anche Roccavione organizza una sua manifestazione. Dal paese della Val Vermenagna, luogo di transito dei fuggiaschi provenienti dal sud della Francia, sarebbe partito il leggenda- rio Marcus, il primo vescovo della chiesa càtara italiana che partecipò al Concilio di Saint Félix de Lauragais. Dove però sono più forti la memoria e le testimonianze del catarismo è nel sud della Francia. Il giro dei Castelli Catari, saggiamente promosso è diventato uno dei più frequentati e interessanti percorsi turistici del “midì”. Queribus, Peyrafurada, Montsegur… Visite non sempre banali perché talvolta bisogna come gli eretici di un tempo sali- re a piedi in cima alle montagne.

35 EDUCAZIONE AMBIENTALE Le mele di Frankenstein

Mimmo Cecere

IN CHE MODO FAR SCOPRIRE AI BAMBINI La maggior parte dei giovani ha scar- LA RICCHEZZA E LA VARIETÀ DEI PRODOTTI sa conoscenza delle attività agricole, dell’origine dei cibi e dell’importanza NATURALI? QUALI INIZIATIVE METTERE della biodiversità in natura. Se si IN CAMPO SE SI È INSEGNANTI DI DISCIPLINE escludono alcuni laboratori didattici PITTORICHE E NON DI SCIENZE DELLA TERRA? svolti negli anni della primaria e del- le medie inferiori, poco o nulla viene fatto per sensibilizzare, su questi te- mi, gli studenti delle superiori. Come avvicinare i giovani a queste Lproblematiche? In che modo fargli ri- scoprire la ricchezza e la varietà dei prodotti della terra? Come contrastare la perdita di biodiversità? Quali ini- ziative mettere in campo se si inse- gna “Discipline Pittoriche” e non “Scienze della Terra”? La risposta a questi interrogativi è arri- vata, dopo qualche tempo, con que- sta proposta: inserire nella pro- grammazione curricolare un’uni- tà didattica che coniugasse arte e natura, creatività e biodiver- sità. Come? Invitando gli studenti, dalla prima alla quinta classe, a reinterpre- tare artisticamente una mela. I motivi di questa scelta: la grande familiari- tà del frutto con la nostra tavola, il suo simbolismo, la sua diffusione in arte, in numerosi brand commer- ciali e in pubblicità come te- stimonial. Per testare le conoscenze de- gli studenti sulle numerose va- rietà di mele presenti nel nostro territorio, all’inizio dell’autunno è stata formulata, in una decina di classi di due licei artistici milanesi, questa domanda: «quante varietà di mele conoscete?» Pochissimi hanno saputo identificarne almeno tre: le Golden, le Fuji, le Renette. La mag- gior parte degli intervistati ha descrit- to le varietà di mele in base al loro cromatismo: le rosse, le gialle e le

36 Nella pagina accanto: MelaRido - E. Lecchi Liceo Boccioni. Qui sopra, gli studenti della 1D con le loro creazioni. Sotto: MelaFiore - M. Caputo, Liceo Boccioni e MeccaMela - M.Canevari, Liceo Caravaggio (foto M. Cecere)

cloche, Renetta ananas, Lampone, di Milano, una mostra con 12 conte- Ruggine, Florina, Cata rina, sono nuti tematici dal titolo: “MelaMostro. affiorate, come d’incanto, dal Il frutto proibito tra Natura e Arte”. passato per testimoniare con la loro forma, colore e sapore un Mimmo Cecere è titolare della cattedra di mondo contadino antico. Discipline Pittoriche al LAS Boccioni di Milano e svolge attività di ricerca antropologica (da 20 A questa esperienza visiva e degusta- anni studia la cultura agropastorale della tiva è seguito un lavoro di ricerca Lucania). È pubblicista e collabora con diverse testate giornalistiche. iconografica, d’ideazio- ne, di verifiche e, infi- verdi. Una risposta che associata ai ne, di realizzazione di colori del semaforo ha prodotto un piccole sculture ispirate moto d’ilarità. alla mela. In questo mo- Qualcuno ha identificato le mele con do sono nate “Le mele di il nome di un consorzio e qualcun al- Fran kenstein”: piccole ope- tro si è spinto oltre i confini della na- re generate dalla biodiversità tura citando un marchio tecnologico. creativa degli studenti, mimando Prima d’iniziare il lavoro creativo, il la biodiversità della natura; ma- giorno di S. Marti no ai ragazzi è stata nufatti artistici realizzati con proposta una mostra pomologica con materiali di recupero; oggetti circa 60 varietà di “mele antiche”, rac- ludici e ibridazioni; forme colte tra la Lombardia e il Piemonte. fantastiche e, al tempo stesso, L’esposizione di frutti del passato, metafore inquietanti di un non più visibili sui banchi dei super- tempo che sta sconvolgendo mercati, ha permesso di operare una la natura. prima distinzione tra prodotti di deri- Per celebrare l’Anno internazio- vazione industriale (una decina) e nale della Biodiversità, voluto frutti provenienti da piccole coltiva- dall’ONU per il 2010, in autunno zioni (un numero molto elevato). verrà realizzata, negli spazi espo- Mele Calvilla, Lazzeruola, Pomme sitivi dei Licei Boccioni e Caravaggio

37 INTERVISTEEROI DELLA IMPOSSIBILI NATURA - A CURA DI MARIANO SALVATORE Intervista a Jacques-Yves Cousteau Disegno di Massimo Battaglia

(SAINT-ANDRÉ-DE-CUBZAC, 11 GIUGNO 1910 - PARIGI, 25 GIUGNO 1997)

Esploratore, navigatore, militare e oceanografo francese, Jacques mi. Durante quei viaggi produssi libri e film, uno dei quali, Il mon- Cousteau ci dà appuntamento per l’intervista su una barca al lar- do del silenzio, vinse il primo premio al Festival di Cannes nel go della costa di Marsiglia. 1956. Lavori che furono di grande aiuto nel rendere popolare la biologia sottomarina. Signor Cousteau, scorrendo la sua lunga biografia ho scoper- to che il suo incontro con le profondità marine è avvenuto in Lei è stato anche promotore di un’importante battaglia con- modo insolito… tro l’inquinamento del mare, ci può raccontare come si sono svolti i fatti? È vero, nel 1930 entrai nell’Accademia navale con lo scopo pre- Ricordo bene quell’episodio: fu una battaglia che fortunatamen- ciso di far parte dell’aviazione di marina, ma un brutto incidente te vincemmo. Nell’ottobre del 1960, un quantitativo di d’auto cambiò il corso degli eventi. Per riabilitare le braccia, infat- scorie radioattive dell’EURATOM (Comunità europea del- ti, fui spinto dai medici al nuoto. L’utilizzo di un paio di occhialet- l’energia atomica) stava per essere scaricato in mare. Decisi di Eti di protezione mi permise di scoprire le meraviglie di quello che organizzare una campagna d’informazione che ottenne ampio più tardi avrei battezzato “il mondo del silenzio”. Fu l’inizio di un supporto popolare. Condussi migliaia di manifestanti sulla linea legame divenuto poi indissolubile. ferroviaria dove sarebbe transitato il treno e, seduti sulle rotaie, riuscimmo a rispedire indietro “il mortale convoglio”. La sua vita è stata ricca di emozioni: è vero che ha partecipato alla seconda guerra mondiale ed è stato persino una spia? In questi mesi stiamo assistendo a un disastro ambientale che si Durante la guerra partecipai a numerose operazioni di spionag- sta consumando nell’Atlantico, al largo delle coste della Florida. gio. A distanza di tempo, quegli episodi hanno assunto una riso- Qual è la sua opinione? nanza epica, ma allora pensavo solo a salvarmi la pelle e a ren- Sono atterrito. Ho speso la mia vita a far conoscere le bellezze dermi utile per il mio Paese. Il mio pensiero era sempre rivolto sottomarine e a battermi per la tutela dei delicati ecosistemi al mare e, infatti, nel 1942, tra una missione e l’altra, misi a punto coinvolgendo persone in tutto il mondo. L’Associazione per la il primo erogatore per immersioni subacquee. Un’invenzione di protezione della vita oceanica che ho fondato nel 1974 oggi con- cui sono orgoglioso perché ha rivoluzionato il modo di scende- ta più di 300.000 membri. Nonostante ciò, c’è ancora chi ritie- re sott’acqua. ne che, in nome del dio denaro, si possa mettere a rischio la vi- ta di milioni di esseri viventi. È sconcertante. La Calipso è stata la nave delle sue prime esplorazioni ocea- niche: so che ha una storia affascinante… Prima di salutarci, una curiosità: è vero che James Cameron ha La guerra era appena terminata. Ancora ufficiale di marina, fui no- copiato una sua idea per il film Titanic? minato presidente delle Campagne Oceanografiche Francesi e Sì, anche se non lo ha mai ammesso. Nel documentario del 1976 nel 1950 ricevetti dal milionario irlandese Thomas Loel Guinness, Alla ricerca del Britannic ho portato sulla nave Calypso – pro- in affitto, per il prezzo simbolico di un franco francese l’anno, un prio sopra il punto del relitto dove il mio team stava effettuan- cacciamine costruito dalla Royal Navy inglese che ribattezzai do immersioni di ricognizione – un’anziana signora sopravvissu- “Calypso”. Lo ristrutturai completamente per trasformarlo in una ta all’affondamento, Sheila Macbeth Mitchell, infermiera volonta- nave da ricerca per missioni oceanografiche. Con la Calypso ria sul Britannic, situazione che ho rivisto nel film di Cameron. esplorai le acque più interessanti del pianeta, compresi alcuni fiu- Tra l’altro: la HMHS Britannic è la gemella del Titanic…

38 NOTIZIE E CURIOSITÀ a cura di Emanuela Celona Altre notizie e appuntamenti su www.piemonteparchi.it [email protected]

IL PARCO DEL PO CUNEESE Libri in cammino E IL PROGETTO ETTRA in Val Grande

Riparte la rassegna di escursioni letterarie nel Parco nazio- nale della Val Grande ormai giunta alla V edizione. Le escur- foto T. Farina sioni, condotte dalle guide ufficiali del parco e dagli autori dei libri è disponibile sul sito del parco www.parcovalgrande.it. I prossimi appuntamenti: 13 agosto (Ompio-Corte Bue’): “1935. L’ala che li disperse li raccolse” di P. Pisano (Gruppo Escursionisti Valgrande), in “Vallintrasche 2010”, ed. Magazzeno Storico Verbanese; 21 agosto (Scareno e dintor- ni): “Momenti dell’irrazionale nella valle Intrasca” di E. Villa, ed. Museo del Paesaggio; 12 settembre (Malesco e dintor- Si intensifica il legame tra il Parco del Po cuneese e il ni): “Museo archeologico della Pietra Ollare” a cura della Parco del Verdon (Francia), grazie a un corposo proget- Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte; 19 to didattico che coinvolge adulti e bambini. Si chiama Rsettembre (Cicogna e dintorni): “Wilderness e biodiversi- ‘Ettra - Educazione al territorio transfrontaliero’ ed è un ta’”, approfondimento dello studio “Castagneti da frutto” a progetto internazionale Alcotra, finanziato con fondi eu- cura di G. Beccaro, R. Botta, G. Bounous. ropei. Tra le proposte didattiche: Una giornata al parco Info: tel. 0324 87540 - musica nella natura e Il museo arriva a scuola. Info: tel. 0175 46505

NATURE SDIPLUS: L’EUROPA PER IL TERRITORIO PROTETTO

Lo scorso gennaio è stata recepita la Direttiva europea INSPIRE (Infrastruttura per l’Informazione Territoriale). Nell’ambito dei progetti sulla ricerca scientifica e tecno- logica, la Regione Piemonte partecipa al progetto comu- foto T. Farina nitario NatureSDIplus che ha l’obiettivo di individuare criteri condivisi tra gli Stati membri relativi alla creazione IN BICI LUNGO IL FIUME PO e alla gestione dei dati geografici e la collaborazione nel- le attività di testing e verifica delle proposte INSPIRE per Sarà il Parco fluviale del Po e dell’Orba a segnalare il per- quanto riguarda il tema delle Aree protette. La necessità corso ciclopedonale d’argine che si svilupperà da di costituire una rete europea di dati sulle materie natu- Crescentino a Casale Monferrato sulla sponda sinistra ralistiche si è resa necessaria per la gestione di Rete del Fiume Po e da Casale a Guazzora sulla sponda de- Natura 2000 istituita con la Direttiva europea Habitat. stra. L’Ente parco e l’AIPO (Agenzia Interregionale per il NatureSDIplus, inoltre, ha l’obiettivo di stabilire un net- Fiume Po) hanno infatti siglato lo scorso giugno a Casale work basato su metodologie che definiscano lo stato Monferrato, una convenzione per l’uso della sommità dell’arte e le buone pratiche e, in particolare, il progetto degli argini maestri del Po e per la realizzazione dell’itine- verte su: Aree Protette e Regioni Biogeografiche; Habitat rario ciclopedonale nei Comuni del parco. Oggi la per- e Biotopi: Distribuzione delle Specie. corribilità sugli argini è consentita soltanto con autorizza- Alla realizzazione e al raggiungimento degli obiettivi del zioni dell’AIPO, che continuerà a garantire gli interventi progetto partecipano 30 partner in rappresentanza di 18 di manutenzione. Entro il 2011, invece, sarà possibile per- Stati membri; per l’Italia aderiscono al progetto la correre alcuni tratti demaniali sui quali convergeranno Regione Piemonte – settore Pianificazione e Gestione deviazioni in direzione di percorsi e aree di interesse na- delle aree naturali protette, in qualità di coordinatore na- turalistico e turistico. zionale; la Regione Liguria – settore Sistemi Informativi e Per saperne di più: ufficio tecnico Parco del Po vercelle- Telematici Regionali; Intergraph Italia LLC; Consiglio se-alessandrino, tel. 0142 457861, ufficio.tecnico@par- Nazionale delle Ricerche-IMATI (Genova); Graphitech codelpo-vcal.it Foundation – Italia. (V. Guasco)

39 NOTIZIE E CURIOSITÀ Piemonte Parchi è su Facebook

AMBIENTE PIEMONTE LA GESTIONE DEL LUPO IN EUROPA EUROPA La tutela del lupo passa innanzitutto attraverso la tutela E BIODIVERSITÀ dei pastori e la riduzione dei conflitti sociali provocati Dal 1 al 4 giugno Bruxelles ha ospitato la Green Week, la dalla presenza di questo grande predatore. più importante serie di conferenze sulle tematiche ambien- È una delle conclusioni alle quali è approdato il conve- tali a livello europeo. Anche la Regione Piemonte ha parte- gno internazionale svoltosi a Torino dal 24 al 26 mag- cipato ad alcune attività e seminari. Tra i presenti all’evento gio sul tema: “Lupi, genti e territori: la gestione del lu- (stimati intorno ai 3.800 partecipanti): istituzioni dell’UE, or- po in Europa: tutela, monitoraggio, prevenzione e ridu- ganizzazioni non governative, autorità pubbliche, accademi- zione dei conflitti”. «Lo spazio per la coesistenza esiste ci nonché rappresentanti di industrie e aziende. – è stato osservato - , ma chi opera in alpeggio nei ter- Quest’anno il tema principe è stato quello della biodiversi- ritori frequentati dal lupo non può essere lasciato solo. tà. Durante le 36 sessioni organizzate si è discusso sullo Sono sempre più necessari assistenza ed aiuto econo- stato attuale della conservazione della biodiversità anche in mico da parte degli enti pubblici, dal punto di vista tec- vista della decima conferenza delle Parti (COP-10) che si nico come sotto il profilo economico, per ridurre entro terrà il prossimo ottobre a Nagoya (Giappone). Punto di limiti accettabili e fisiologici i danni, l’impegno e lo stress partenza, la presa di coscienza del fallimento del raggiungi- dell’allevatore». mento degli obiettivi fissati dall’UE sull’arresto della perdita Molto spazio del dibatto è stato dedicato al tema del di biodiversità entro il 2010. I limiti sono stati individuati monitoraggio, un aspetto essenziale per mettere a pun- nella difficoltà riscontrata nell’integrare legislazioni europee to misure di difesa e di prevenzione. Spunti di riflessione con i livelli nazionali e locali (mancano, infatti, regole chiare ci sono stati anche su alcune esperienze europee: signifi- perché le direttive vengano rispettate) e nella mancanza di cative le storie di pastori che hanno messo l’impronta del sinergia tra le politiche dei vari settori coinvolti nella Rete lupo sulle forme del formaggio da loro prodotto, ven- Natura 2000 (agricoltura, energia, trasporti, difesa del suolo dendole poi come “formaggio amico del lupo”. Allo stes- ecc…). Tra le priorità emerse, la necessità di disporre di so modo esistono comunità locali che hanno incentrato maggiori finanziamenti e l’urgenza di sensibilizzare la politica sulla presenza del lupo la propria promozione turistica. e il grande pubblico al tema dell’importanza della salvaguar- Prosegue, intanto, il lavoro sul campo dei tecnici regiona- dia della biodiversità. li per mettere in atto le nuove strategie regionali: piani di difesa individuali per ciascun alpeggio, azioni di pronto in- tervento, reperimento di aiuto-pastori, revisione del ta- COME STA riffario dei risarcimenti, costituzione di un centro di refe- L’AMBIENTE renza regionale per la produzione dei cani da guardia, so- IN PIEMONTE? no alcune delle iniziative che sono state attivate e che Lo scorso luglio è stata presen- impegneranno il personale regionale in questa stagione tata la Relazione sullo Stato d’alpeggio. dell’Ambiente in Piemonte. Una tavola rotonda di appro- fondimento sul tema della biodiversità, in cui sono stati chia- mati a discutere non solo rappresentanti delle istituzioni, ma IL FESTIVAL DEI GUFI anche del mondo dell’associazionismo e produttivo, ha dato Sabato 2 e domenica 3 ottobre, a Castello modo di confrontarsi su una sfida che deve trovare tutti i di Corticelli - Nibbiano (Piacenza), si terrà il soggetti coinvolti, ugualmente impegnati. La Relazione è sta- Festival dei gufi, aperto a tutti coloro che vo- ta illustrata insieme al Rapporto sullo stato dell’ambiente di gliono scoprire i segreti dei predatori della notte con ri- Arpa Piemonte che è il riferimento per tutti i dati e le ten- gore scientifico ma anche con l’aiuto dell’arte e della di- denze sulla base dei quali la Regione Piemonte imposta le vulgazione. Info: www.festivaldeigufi.it proprie politiche e azioni. Il quadro che emerge dai due do- cumenti è quello di un Piemonte informato e sicuramente attivo nell’individuare le azioni utili per far fronte ai problemi; nonostante questo rimangono ancora criticità diffuse, e solo ERRATA CORRIGE un’azione incisiva e duratura nel tempo potrà aiutare a recu- L’autore del film Mon Cru citato sul numero 196 di perare qualità per il nostro territorio. Piemonte Parchi, a pag. 45, è Marco Dogliotti e non l’asso- La Relazione e il Rapporto sullo stato dell’ambiente sono di- ciazione nazionale di Architettura bioecologica come erro- sponibili e scaricabili sul sito della Regione Piemonte neamente indicato. (www.regione.piemonte.it/ambiente) e di Arpa Piemonte (www.arpa.piemonte.it).

40 DAL MONDO DELLA RICERCA

Nonostante l’indubbio peso dell’impatto antropico, l’evoluzione fa della biodi- versità un concetto in continuo mutamento, come testimoniano le specie che ogni anno, a migliaia, vengono scoperte nelle profondità marine, nelle impene- trabili foreste pluviali, negli ormai pochissimi luoghi incontaminati del pianeta. Sono forse solo la punta di un iceberg, di un numero incalcolabile di organismi viventi che probabilmente non conosceremo mai, perché mai riusciremo a sco- varli o perché scompariranno prima di essere scoperti. Se alla ribalta dei media compaiono solo animali dotati di una certa taglia o di stravaganti caratteristiche fisiche e comportamentali, il naturalista attento conosce il valore delle minusco- le specie scovate negli anfratti del pianeta, apparentemente insignificanti, ma in Nrealtà insostituibili membri delle reti ecologiche. E sa bene che la variabilità na- turale è tale, da nascondere questi preziosi gioielli anche nelle nostre terre iper- sfruttate. Dà infatti conforto sapere che è possibile inciamparsi in una specie nuova anche lungo i sentieri delle nostre passeggiate domenicali. Accorgersi del fortunato incontro non è certo facile, ma a questo rimediano gli uomini di scien- za che alla biodiversità e alla sua conservazione dedicano studi, ricerche, impe- gno. È proprio sulle morbide alture tra le colline piemontesi e le alpi occidenta- li che Gianni B. Delmastro, curatore del Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola, in località note per gite e scampagnate quali Pecetto, Sampeyre, Paesana, Castelmagno, Vernante, Villar San Costanzo (nota per i ciciu) e molte altre, ha scoperto una nuova specie di pseudoscorpioni, che giustamente la co- munità scientifica gli ha dedicato con il nome di Chthonius delmastroi. Nessuna paura. Gli pseudoscorpioni abbondano negli ambienti umidi, tra muschi e grot- te, preferendo alle nostre latitudini i sottoboschi di latifoglie, prediligono le tem- perature non elevate e sono attivi in tutto l’arco dell’anno, ma il nome non de- ve trarre in inganno. Pur essendo parenti dei ben più famigerati scorpioni, que- Preziose scoperte sti aracnidi sono in realtà privi di coda e del temibile pungiglione, e viste le ri- dotte dimensioni - pochi millimetri - non rappresentano per noi alcuna minac- a cura di Claudia Bordese cia. I lunghi palpi con cui intimoriscono le loro vittime e corteggiano le femmi- [email protected] ne, rappresentano un rischio unicamente per le loro minuscole prede. Individuarne uno sarebbe per l’escursionista curioso e attento una piacevo- le sorpresa e non certo un pericolo. Gli pseudo- scorpioni, come molti altri rappresentanti dei mi- crocosmi ignorati, costituiscono un importante anello delle reti alimentari del suolo. Sono presen- ti con alcune migliaia di specie in tutto il pianeta, di cui svariate decine sono endemiche del territo- rio italiano. La scoperta di una nuova specie è una finestra sulla storia naturale del mondo, un prezio- so respiro per la biodiversità in affanno.

Per saperne di più: G. Gardini, Chthonius (C.) del- mastroi n. sp. delle Alpi occidentali e del Piemonte e idescrizione di Chthonius (C.) tenuis L. Koch, 1873 e di C. (C.) submontanus Beier, 1963 (Pseudoscorpiones Chthoniidae), RIV. PIEM. ST. NAT., 30, 2009: 25-51 Veduta notturna dei Ciciu del Villar (foto Boscolo-Torello/arc. CeDRAP)

41 SENTIERI PROVATI

Uno dei cartelli stradali più originali che può capitare di vedere sul- le strade delle Langhe è quello che porta all’«Appuntamento nei boschi». Tra Murazzano e Montezemolo, lo si trova al quadrivio della Pedaggera (790 m), sulla SP 661. E viene subito voglia di ca- pire che posto è e che razza di incontri vi si possono fare. La stra- In cammino da asfaltata di accesso SGSDFHGè poco più di una HSDFmulattiera, e serpeggia tra Igliano e Torresina, sullaKGSDKFGHDSFG Langa affacciata alla Valle Tanaro. HSDF Il pano- nel deserto rama è tra i più vasti sulla cerchia alpina: dalle Alpi del Savonese allo svettante MonvisoGHKD e fino al Monte FHGDFGHDSG Rosa, con in primo piano delle Langhe le quinte delle colline di Langa. Una pietra scolpita indica la via in Umezzo a un castagneto, e qui si scopre l’arcano: l’Appuntamento nei boschi è una spaziosa pista da ballo, con tavoli e panche, do- A cura di Aldo Molino ve locandine sbiadite annunciano merende e grigliate. Per fare festa (e incontri interessanti) biso- gna esserci nella settimana a cavallo tra luglio e agosto, per una non-stop di dan- «TRANSIVIMUS PER DESERTA ze al fresco dei castagni LANGARUM ET RELIQUIMUS EA, secolari. SINE TRIBUTO»* Nel resto dell’anno, in- vece, l’Appuntamento *Ottone I di Sassonia, imperatore dei Romani e re d’Italia, nei boschi offre altre di passaggio nelle Langhe nel X secolo suggestioni. Una tabella all’in- gresso dell’area del- le feste illustra i quattro sentieri del «Deserta Langarum». Mai nome fu più appropriato: chi li percorre difficilmente in- contrerà anima viva, come accadde all’imperatore Ottone I, che passò da queste parti nel 970 e registrò che tanto deser- to era il luogo, da non poter raccogliere alcun tributo. A ricor- do dell’illustre visitatore i comuni di Igliano e Torresina hanno realizzato il circuito, percorribile a piedi, in mountain bike e a cavallo. Dietro la tabella si trova un distributore di carte topo- grafiche gratuite. In ogni stagione dell’anno, ma soprattutto in primavera e in autun- no, si può scegliere un itinerario del Deserta Langarum per tra- scorrere una giornata alla scoperta, per esempio, dei luoghi della battaglia napoleonica della Pedaggera del 1796: il sentiero «cultu- ra» (colore giallo, circa 9 km, 3 ore di cammino) porta a scoprire alcune trincee di quella lontana battaglia, su due dei crinali su cui insiste l’anello. E poi si fanno quelle scoperte che rendono indi- menticabile la giornata: la fontana Canaretta, grotta naturale nella marna, protetta da muri a secco e porta di legno. Dalle pareti e dal soffitto l’acqua, bene preziosissimo nel deserto delle Langhe, sgocciola nella vasca limpida e turchese. E poi si passa da cascine, come la bella Scaffe, che conservano tutto il fascino delle Langhe che abbiamo amato e letto nei romanzi di Pavese e Fenoglio: tet- to di pietra, attrezzi contadini sotto il portico e un sorprendente «crotin» scavato nella marna, in grado di stagionare formaggi di cui forse si è persa memoria. Il sentiero «storia» (colore azzurro, circa 7 km, 2.30 ore di cammi- no) descrive un anello tra due crinali di Langa, quello di Monte Rotondo, dove si trova l’area dell’Appuntamento nei boschi e quel-

42 Nella pagina accanto: cippo alla partenza degli itinerari. In questa pagina, dall’alto: paesaggio agricolo dal Bric Gamba lungo il sentiero rosso; in cammino verso Costa, sul sentiero blu; Borgata Giuliani lungo il sentiero blu (foto R. Ferraris) lo dove sorge la borgata Costa, una delle varie che formano il co- mune sparso di Igliano. L’anello è stato evidentemente studiato per percorrere l’antica mulattiera di collegamento tra le borgate Giuliani e Costa, oggi sostituita dalla carrozzabile sul fondovalle: la via storica è fiancheggiata a monte da monumentali muri a secco ad archi, an- cora in ottimo stato di conservazione. La sorpresa è poi un vera ra- rità botanica: una immensa quercia sempreverde, o cerrosughera (Quercus crenata), che affonda le sue monumentali radici ai piedi della mulattiera. Il percorso segnato non prevede la visita a Costa, ma la frazione merita una deviazione (dal pilone votivo), per la gra- ziosa cappella di S. Lodovico e varie case tradizionali, con tetti di pie- tra. La sosta successiva si fa nella spaziosa (e deserta) piazza Baricalla, centro di Igliano: vi si affacciano il municipio in stile littorio e la par- rocchiale di S. Andrea, sulla cui facciata una nicchia ospita una stele funeraria romana. Il percorso sale alla cappella di S. Sebastiano, che conserva un affresco del ’400. La cappella è però chiusa, come qua- si tutto in questi deserti paesi di Langa. Il più lungo dei percorsi, il sentiero «arte» (colore rosso, circa 10 km, 3.30 di cammino) è forse il meno emozionante, anche se l’attraversamento dei campi aperti e amorevolmente coltivati a Li Piani, con pecore al pascolo e galline che razzolano intorno al- le cascine, fanno sperare che questi campi non vadano tutti «al- le ortiche», come recitava una canzone di Fabrizio De Andrè, molti anni fa. Il percorso insiste sul territorio di Torresina, appol- laiata sul suo nido d’aquila e ben visibile per quasi tutto l’itinera- rio. Meritano menzione la cappella di S. Grato, con bel tetto di lose, e la borgata Li Piani, dove l’edificio cadente dell’antica oste- ria dell’Assunta fa rimpiangere il tempo in cui il Deserta Langarum era un po’ meno deserto. Per chiudere il circuito manca solo l’itinerario «natura» (colore rosa, poco più di 3 km, 1 ora di cammino): è breve e attraversa spettacolari castagneti e prati coltivati. Ideale passeggiata da fare prima di gettarsi sulla pi- sta da ballo, quando l’Appuntamento nei boschi si riempie di vi- ta (finalmente), di musica, danze e cibi, nel cuore dell’estate. I quattro percorsi sono ottimamente segnati con tabelle di le- gno, poste solo nei bivi significativi. Ottima anche la carta sche- matica che illustra il percorso. Per informazioni e per richiede- re la carta, comune di Igliano, tel. 0174 785147; comune di Torresina, tel. 0174 789048, www.desertalangarum.org. Roberta Ferraris

43 LETTURE

Il libro del mese

a cura di Enrico Massone [email protected]

UOMO E NATURA UNITI DAL MEDESIMO DESTINO

Storia dei disastri naturali - La fine è vicina di Henrik Svensen, ed. Odoya (t. 051 474494), € 18.

Alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche… il libro propone un ma, che è un sistema econo- excursus dei maggiori disastri mico, relazionale e viene mes- che hanno colpito il mondo in- so in discussione dai disastri tero, creando morte e distruzio- naturali che sono più grandi di ne in ogni angolo del pianeta. noi e fanno emergere disu- Dal Guatemala a Lisbona pas- guaglianza e diversità sociali, sando per Phuket e arrivando fi- soprattutto tra le popolazioni no all’Aquila, un racconto di co- meno abbienti. Dopo una ca- me popolazioni, con diversi stili tastrofe di grande entità an- Adi vita, cultura e credenze popo- che i meccanismi di aiuto so- lari hanno reagito, davanti a disa- no differenti: l’alluvione del stri che hanno cambiato destino 1966 dell’Arno a Firenze ha e corso della vita degli abitanti. generato infinite manifesta- L’autore svedese, che lavora come zioni di solidarietà e i volon- ricercatore al Physics of Geological tari sono ancora ricordati co- Processes Centre dell’Università di me “angeli del fango”; men- Oslo, invita a riflettere su come tre nella città di Tangshank, siano cambiate le risposte della nel 1976 si è verificato un gente di fronte ad eventi improvvi- grande evento sismico ma si e catastrofici. L’uomo non è, o nessun aiuto internazionale perlomeno non ancora, in grado poté raggiungere le popola- di combattere eventi come sismi, zioni colpite. Fin dall’antichi- esondazioni e tsunami che in un tà, si cercavano dei mezzi battito di ciglia possono distrugge- per scongiurare le catastrofi re con la vita di migliaia di perso- naturali (riti e sacrifici); in ne, intere città. E in effetti è im- epoche più recenti la paura possibile evitare il cambiamento è anche diventata business, del proprio destino davanti a que- come dimostrano le 100 ve- ste calamità, o per lo meno anche se fossero di minore en- dute del monte Fuji dell’artista giapponese Hokusai, o il film tità, questi eventi modificano le reazioni e la vita delle per- Volcano che terrorizza e affascina allo stesso tempo. In con- sone in modo lento, ma inesorabile. Il libro propone una clusione, da parte dell’uomo ci vorrebbe uno sguardo al fu- doppia chiave di lettura: la prima, religiosa, riguarda il giudi- turo capace di legare il proprio senso di appartenenza a un zio universale che considera la coscienza di ciascuno e il mo- territorio con le minacce e i rischi che si possono incontrare do di aiutare le persone nel mondo. L’altro punto di vista, in nel cammino della vita. modo laico ci mette di fronte all’andamento del nostro siste- Veronica Guasco

44 Ecologia e sostenibilità di A. La Vergata e G. Ferrari, ed. Franco Angeli (t. 02 28371455) € 14. Dalla riduzione della biodiversità alla crisi energetica, dalla gravità dell’inquinamento Sustinable tourism as a factor of ai cambiamenti climatici, i temi e le pro- local development di V. Castellani e blematiche della questione ambientale S. Sala, ed. Tangram (t. 0461 233233) € Come la rivoluzione verde impongono una maggiore chiarezza sul 18,50. Raccoglie gli atti del conve- sta cambiando il mondo significato delle scelte orientate a uno svi- gno internazionale organizzato Da Curitiba a Friburgo, dalla General luppo sostenibile. Il libro, che ha il signifi- dall’Università di Milano-Bicocca nel Electric alla STMicroelectronics: cativo sottotitolo ‘aspetti filosofici di un nov. 2008, con interessanti confronti Antonio Cianciullo e Gianni Silvestrini, dibattito’, offre una panoramica critica dei sulle realtà territoriali della provincia autori del volume La corsa della green territori, mettendo a confronto le diverse di Milano, coinvolte nei progetti economy (t. 0245487277) € 14, ed. prospettive teoriche e proponendo oltre dell’Expo 2015. Ambiente, espongono un dettagliato a interpretazioni e chiavi di lettura, le resoconto delle trasformazioni che possibili vie d’uscita dalla crisi ambientale. Ecoguida del Parco di Djoudj e del- “l’economia verde” ha già messo in la Langue de Barbarie, Città di moto nel mondo. Nella descrizione dei Città sostenibili di L. Davico, A. Mela, Torino (tel. 011 4424927). Una pubbli- casi studiati, mostrano come un nuovo L. Staricco, ed. Carocci (t. 06 42818417) cazione bilingue (italiano e francese) € spirito imprenditoriale stia iniziando a 16,80. Concentrazione della popola- realizzata nell’ambito del progetto indirizzare il mainstream industriale zione in aree metropolitane, crescita di ‘Teranga’ con istituzioni italiane e se- nello stesso modo in cui le software infrastrutture e di attività, consumo di negalesi, che ha portato alla valorizza- house hanno trasformato l’economia spazi, sfidano gli autori ad affrontare al- zione in chiave turistica di alcuni parchi dell’informazione all’inizio degli anni cuni punti nodali della sostenibilità urba- naturali e beni ambientali del Senegal. Settanta. La corsa della Green na dei nostri giorni. Nasce così una ri- Economy fornisce una visione flessione per ricercare modelli di svilup- Avventure nel bosco - 20 storie strategica che i leader aziendali di po che mettono in evidenza alcune li- con radici… di Elena Accati (illustra- tutto il mondo potrebbero iniziare a nee di intervento possibili: dalla diffusio- zioni di Anna Curti, Lineadaria ed., - € seguire. La consapevolezza della crisi ne insediativa alle politiche del verde, [email protected], 15,00) intende economica e ambientale sta portando i dalle strategie per la mobilità alle pro- far conoscere la bellezza della natura governi mondiali ad affrontare i due blematiche della sicurezza e dei rischi. e i segreti del bosco, per imparare problemi per ottenere un ad amare gli alberi e scoprirne la vi- consolidamento dell’economia e un Fischi per fiaschi nell’italiano scientifico ta, divertendosi. Venti racconti scritti conseguente aumento dei posti di di Gianni Fochi, ed. Longanesi (t. 02 in modo divertente e rigoroso, am- € lavoro. Non c’è la certezza di riuscire 34597620) 12, un volumetto prezioso bientati in Valle Cervo, nel Biellese, ad adattarsi al clima che abbiamo per usare nel modo corretto i termini con i suoi boschi di faggio e casta- creato, bruciando in pochi decenni le derivati dal linguaggio scientifico. gno, di betulla e quercia, con le sue scorte di carbonio e di petrolio di L’autore, chimico e giornalista scientifico, montagne e il suo cielo che così bel- milioni di anni, e forse non basterà la propone il frutto di una ricerca singola- lo non esiste in nessun altro posto al benedizione di Obama - che nel suo re, un mini-glossario utile e avvincente mondo, almeno secondo l’autrice. primo discorso radiofonico ha detto che in un mixer di scienza e comunica- Jacopo, un ragazzino di otto anni con all’America di voler diventare il Paese zione mette in luce i diffusi strafalcioni due inseparabili amici e il nonno leader nelle esportazioni di tecnologie presi dalla vita quotidiana. Spiega poi Angelo, sono i protagonisti di queste di fonti rinnovabili per dar vigore alla origine e significato di molte parole che avventure; vivendo la natura, si in- linea ecologista che l’Europa ha dovremmo conoscere e poi usarle in cantano. «Io non capisco come si costantemente predicato e che resta modo consapevole, come ricorda il sot- possa passare davanti a un albero e l’unica possibilità che abbiamo. totitolo del libro: Leggere attentamente non essere felici di vederlo», scriveva Cristina Insalaco prima di parlare (a sproposito). Dostoevskij. (C. Insalaco)

45 I COLORI DELLA NATURA

«Tina gli scoccò un’occhiata soddisfat- ta. Le sue dita danzarono sulla tastie- ra e l’immagine cambiò di nuovo. Stavolta apparve un dettaglio del bor- do superiore destro. Proprio dove la chiazza illuminata si perdeva nel buio s’intravedeva qualcosa. Una luminosi- tà di un blu intenso attraversata da li- nee più chiare». Misteriosi organismi bioluminescenti sono i protagonisti del bellissimo thriller ecologico “Il quinto giorno” dell’autore tedesco Frank Schatzing, che immagina una ribellio- ne degli organismi marini contro l’umanità, rea di avere sfruttato e in- quinato mari e oceani. Nella realtà, l’atto di denuncia resta attualissimo, come dimostra la recente fuoriuscita di petrolio nel golfo del Messico, e gli oceani continuano a essere il luogo del Pianeta meno conosciuto. In un’im- mersione ipotetica verso gli abissi, il fe- nomeno della bioluminescenza è sicu- ramente uno dei più affascinanti e in un certo senso misteriosi. Già il naviga- tore greco Anassimene raccontava di un affascinante chiarore del mare che diffondeva raggi verdazzurri se si muoveva l’acqua con un remo. Circa duemila anni dopo, osservando un campione d’acqua al microscopio, al- cuni studiosi vi trovarono moltissimi di- noflagellati che, se toccati, emettono impulsi luminosi grazie ad alcuni enzi- mi in essi contenuti. Ma è nel buio to- tale degli abissi marini, là dove è spa- rita completamente la luce del sole, che si hanno i casi più affascinanti di bioluminescenza. Molti abitanti degli abissi, tra cui alcuni pesci e le meduse, sono in grado di produrre la luciferina che, reagendo con l’ossigeno, emette la luce. Chi invece non produce luce propria, come la rana pescatrice, vive in simbiosi con batteri bioluminescenti che ospita in piccole tasche nella pelle. Queste “luci di profondità” non sono però sempre accese. Sia che vengano utilizzate per vedere, sia che servano per essere visti, sono gli organismi che decidono quando accendersi o spe- gnersi, quando dare un po’ di luce al nero profondo degli oceani. Luci profonde

Testo di Stefano Camanni Disegno di Cristina Girard

46 Un’esca luminosa A oltre mille metri di profondità vive un pesce dall’aspetto abbastanza terrificante, la rana pescatrice, con una grande bocca piena di denti affi- lati. Ma la cosa più curiosa è la lunga antenna che si stacca dalla fronte e porta alla sua estremità un sacchetto pieno di batteri bioluminescenti. La preda ignara che si avvicina alla luce per cercare di addentarla non sa co- sa l’aspetta nel buio circostante. Finirà addentata a sua volta.

Insegne luminose Può sembrare strano ma la luce nel buio più profondo può servire an- che a una preda per difendersi. E’ il caso ad esempio delle meduse abissali, come la Periphylla, che nor- malmente se ne stanno nascoste e immobili. Se però si avvicina un predatore si accendono di colpo come grandi insegne, illuminando anche il predatore che diventerà così perfettamente visibile ai suoi nemici, il più delle volte scappando velocemente.

Un polpo senza ventose Una delle caratteristiche più note dei polpi che conosciamo e che al- meno una volta abbiamo mangiato in insalata è quella di avere nume- rose ventose sui tentacoli. C’è però un polpo dei mari abissali, lo Stauroteurhis syrtensis, che al posto delle ventose presenta file di foto- sfori lampeggianti che utilizza per attirare le sue prede. I piccoli cro- stacei di cui si nutre sono attirati dalla luce e avvicinandosi finiscono imprigionati in una rete di muco prodotta dallo stesso animale.

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AMBIENTALISTA SARÀ LEI... © FEDERICOCECCHIN.COM © Biodiversità di Bruno Gambarotta non convenzionali

Un perfetto caso da manuale di biodiversità è riscontrabile fra gli esseri umani che frequentano abi- tualmente la mensa della sede Rai di Torino. In teoria la specie dovrebbe essere unica, “dipendenti della Rai che usufruiscono una volta al giorno dei servizi della mensa a prezzo convenzionale”, inve- ce si può osservare un incessante brulichio di nuove forme. Con un esborso minimo e non fraziona- bile si ha diritto a un primo, un secondo e un contorno. A scelta, fra 4 primi, 4 secondi e 4 contor- ni. Una specie si diversifica per la ragione che nessuno dei 4 primi offerti è di suo gradimento e ot- tiene di sostituirlo con un altro contorno, detto secondo perché va al posto del primo, in quanto il primo contorno, quello istituzionale, si accompagna al secondo. Una seconda specie si distacca dalle altre per via del fatto che certi giorni la porzione del secondo è eccessiva e ne vuole solo la prima metà. Poiché, come abbiamo visto, non si può defalcare la seconda metà del secondo dal conto in- divisibile, questa specie chiede e ottiene che la seconda metà del secondo sia sostituita da un con- torno, che diventa il terzo contorno, in quanto il primo si accompagna al secondo e il secondo al pri- Umo. Un’ulteriore specie si caratterizza per il rigetto del secondo che viene scambiato con due con- torni, il terzo contorno al posto del primo mezzo secondo e il quarto contorno al posto del secon- do mezzo secondo. Con il risultato del formarsi della specie detta dei 4 contorni, che a sua volta si differenzia al suo interno in quanto c'è chi prende dose doppia, tripla o quadrupla dello stesso con- torno e chi 4 contorni diversi. (Chi volesse approfondire l'argomento lo trova sviluppato sul sito www.mensaraitorino.com). Ma il tema della biodiversità è così affascinante che merita ben altro trattamento. Lo svedese Carlo Linneo (1707-1778) nella decima edizione del suo “Sistema naturae” elencò e descrisse 10.000 specie animali e 10.000 vegetali. Attualmente non esiste un catalogo aggiornato ma si calcola che esistano 2 milioni di specie, nonostante gli sforzi degli uomini per estinguerne il più possibile. 50.000 sono i verte- brati, di cui 40.000 descritti. Fra gli ultimi arrivati: Okapi, Celacanto, Antilope del Vietnam, Ilochero, la Selevinia, un topo che si nutre unicamente di insetti. I fondali oceanici nascondono ancora mezzo mi- lione di specie animali. Il capitolo più appassionante riguarda gli insetti, con numeri che danno le verti- gini: i descritti sono 950.000, per gli stimati la cifra oscilla fra gli 8 e i 100 milioni. Perché gli insetti sono così disponibili alla biodiversità? Una prima risposta arriva dalle loro dimensioni: la stragrande maggio- ranza si situa fra il millimetro e il centimetro, perciò possono stare in tanti. Una stessa pianta può for- nire nutrimento a molte specie di insetti, senza che tra questi si verifichi di necessità una stretta com- petizione. Alcuni si nutrono brucando le foglie, altri i germogli, altri ancora scavano gallerie all'interno dei tessuti vegetali, nei fusti, nelle radici. Se alla parola pianta sostituiamo la parola Comune, Provincia, Regione, Ministero e alla parola insetto fitofago le parole amministratore, politico, funzionario, ministro, abbiamo un quadro scientifico del funzionamento della società i cui viviamo. Non basta: ci sono inset- ti produttori di galle; immettono nei tessuti vegetali sostanze ad azione ormonale, per effetto delle qua- li la pianta produce strutture abnormi, le galle, all'interno delle quali l'insetto, o la sua larva, potrà poi nutrirsi. Qui basta sostituire alla parola “galla”, la parola preventivo di spesa per le opere pubbliche per avere la spiegazione del funzionamento del sistema degli appalti. Veniamo all'altro grande partito, i pa- rassitoidi: sono quegli insetti (soprattutto imenotteri) il cui sviluppo larvale si compie a spese, e gene- ralmente all'interno, di uova o di larve di altre specie di insetti. La grande varietà di vittime potenzial- mente attaccabili determina la grande diversità. Voi che pagate le tasse, per civismo o perché siete co- stretti, non vi sentite dentro crescere delle larve che si nutrono del frutto del vostro lavoro?

48 DIDATTICA AL MUSEO via Giolitti 36 - Torino tel. 011 432 6365 Mostre, percorsi didattici, incontri e laboratori dedicati all’Anno Internazionale della Biodiversità

Anche quest’anno è stato pubblicato il quaderno delle Attività del Centro Didattico del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino dedicate alle scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2010/2011. Accanto alle attività tradizionali, l’offerta si arricchisce di nuovi percorsi educativi. In occasione dell’Anno Internazionale della Biodiversità il Museo presenta la mostra Diversità per un mondo diverso, a cui si lega un’attività di laboratorio volta a sensibilizzare i ragazzi alle problematiche sviluppate nella mostra, au- mentandone la consapevolezza del ruolo di ciascuno nelle scelte quotidiane, Appuntamenti cruciali per il futuro del nostro Pianeta. Per le classi elementari e medie infe- riori si propone Origamondo, da un’antica arte giapponese un modo originale al museo per avvicinarsi alla natura sviluppando creatività e fantasia. Tra le nuove colla- a cura di Elena Giacobino borazioni, un percorso dedicato al Fiume Po, dove i ragazzi avranno modo di [email protected] scoprire l’ambiente fluviale osservando alcune tipicità del fiume. Il progetto Vedere per sapere, nato dalla collaborazione con CinemAmbiente propone agli studenti di ogni ordine e grado un ciclo di film sulla relazione tra uomo, natura e ambiente. Ogni proiezione sarà accompagnata da un momen- to di confronto coordinato da esperti in campo scientifico del Museo e da pro- fessionisti di Arpa Piemonte. Inoltre, con la Fondazione per le Biotecnologie e con Infini*to - Parco Astronomico, si propone un percorso alla scoperta della vita per dare risposte a domande ataviche quali “Com’è nata la vita sulla Terra?”, “Quali sono le caratteristiche necessarie affinché si sviluppi su un Pianeta?”, “La Terra è l’unico in grado di ospitare la vita?”. Al Giardino Botanico Rea vengono proposti tre nuovi laboratori: Le quattro stagioni del giardino dedicato ai più piccoli; I dolci frutti e le tenere verdure sul tema dell’alimentazione, L’incanto dei colori in natura, sempli- ci esperimenti per comprendere i cromatismi che ci cir- condano. Non solo attività per gli studenti, ma anche proposte per i docenti: in collaborazione con ANISN Piemonte, Museo della Frutta, Società Lichenologica Italiana e KeyToNature, Conoscere la biodiversità, con la Fondazione per le Biotecnologie, Infini*to e ANISN Piemonte Orizzonti lontani. Alla ricerca della vita extra- terrestre e con il Museo di Antichità di Torino La natu- ra nella vita e nell’arte antica. Infine, in collaborazione con Diffusione Scientifica Creativa, il Museo ospita feste di compleanno per gio- care con la scienza attraverso esperimenti divertenti.

Sul sito www.mrsntorino.it è possibile consultare le propo- ste didattiche, aperte non solo al mondo scolastico ma an- che alle famiglie e a chiunque voglia approfondire temi ine- renti le scienze naturali. La pubblicazione può anche essere richiesta gratuitamente.

Per informazioni: 011 4326307/6334/6337; [email protected]