ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI. MODIGLIANA CAFFÈ MICHELANGIOLO RIVISTA DI DISCUSSIONE fondatore e direttore Mario Graziano Parri

In copertina: Mario Monicelli ritratto da Lucio Trizzino, gennaio 2007. Quadrimestrale - Anno XII - n. 3 - Settembre-Dicembre 2007 Nella testata: ADRIANO CECIONI, Interno di Caffè Miche- langiolo, 1865 ca., acquerello, Montecatini, collezione privata.

Direttore responsabile TERZA PAGINA ANNIVERSARI Mario Graziano Parri 03 A piedi per la città 44 La musa pensante Direttore editoriale di Mario Graziano Parri di Elena Gurrieri Natale Graziani 03 Ti dirò buongiorno 46 Poesie di Sandro Penna In redazione di Antonio Imbò Antonio Imbò con Elena Frontaloni e Enrico Gatta 47 Cento anni “in su la cima” Impaginazione LE BUONE ARTI di Anna De Simone Marco Anastagi 04 Il desiderio dissidente LE BELLE ARTI Amici del Caffè colloquio con Luisa Passerini 55 Primavera di simboli Luciano Alberti, Giorgio Bárberi Squarotti, Anna Maria Bartolini, di Maria Antonietta Cruciata Rosanna Bettarini, Marino Biondi, Ennio Cavalli, Mirella Branca, di Piero Pacini Zeffiro Ciuffoletti, Franco Contorbia, Simona Costa, Maria Anto- POESIA 60 Tutto si fa per te nietta Cruciata, Maurizio Cucchi, Mario Di Napoli, Francesca Dini, Mario Domenichelli, Angelo Fabrizi, Giulio Ferroni, Franco Ferrucci, 8 A spasso con Giuda di Anna Maria Manetti Piccinini Alessandro Fo, Michele Framonti, Enrico Ghidetti, Emma Giam- quattro poesie di Brendan Kennelly 62 Nel segno di Ingres mattei, Gianni Guastella, Elena Gurrieri, Giorgio Luti, Gloria Man- nella traduzione di Marta Calanca di Piero Pacini ghetti, Giancallisto Mazzolini, Costanza Melani, Piero Pacini, Emi- 10 Intorno alla luce liano Panconesi, Antonio Pane, Maria Carla Papini, Ilaria Parri, DECIMA MUSA Antonio Patuelli, Ernestina Pellegrini, Anna Maria Piccinini, colloquio con Paolo Maccari Eliana Princi, Eugenia Querci, Amedeo Quondam, Federico Ronco- di Elena Frontaloni 66 Cinquant’anni di vertigini roni, Carlo Sisi, Jole Soldateschi, Antonio Tabucchi, Uta Treder, Lucio e cinque poesie di Sandro Melani Trizzino, Pier Francesco Venier, Daniel Vogelmann, Giorgio Weber 14 Racconto dell’autunno e dell’inverno 70 «Un’ora sola ti vorrei» Redazione di Stefano Carrai di Davide Torrecchia 50142 Firenze - Via Livorno, 8/32 - Fax 055.7378761 E-mail: [email protected] 15 Capri POESIA E SCIENZA di Rita Giuliani Editore e stampatore 72 «In riva di Scamandro» Polistampa s.n.c. 16 Sul filo della notte di Giorgio Weber 50142 Firenze - Via Livorno 8/32 - Tel. 055.737871 di Mario Graziano Parri Accademia degli Incamminati PROSA 75 BLOC-NOTES 47015 Modigliana (Forlì) - Via dei Frati, 19 di Bartleby Tel. 0546.941227 - Fax 0546.940285 17 Un genio a colazione Spedizione in Abbonamento Postale 70% - DCB - Firenze racconto di Paolo Morelli 76 IL GIARDINO DEI LIBRI presentato da Elena Frontaloni Alla rivista si collabora su invito. Per inderogabili esigenze editoriali, Care memorie, di Susanna Battisti; i contributi, redatti in conformità con le “Norme di editing” richia- 19 Premio degli Oscuri I fantasmi ci sono?, di Sandro Mela- mate nella rivista, devono essere registrati in formato RTF (Rich Text Format) e pervenire tramite e-mail: [email protected], 20 In viaggio con mamma ni; All’origine della parola, di Monica dischetto o CD. In caso diverso, non potranno venire accolti. un racconto di Mario Graziano Parri Venturini; Sotto il segno di Baudelai- re, di Luca Viglialoro; Crepuscolo vit- Registrato al Tribunale di Firenze n. 4612 del 9 agosto 1996. PROFILI toriano, di Serena Cenni; Disastro ABBONAMENTI, ORDINI, INFORMAZIONI 26 Un pìcaro fra cinema e letteratura Mario Miniatelli - Tel. 055.7378813 di Simona Costa amoroso, di Mirella Billi; Oltre i con- e-mail: [email protected] fini dell’Est, di Leandro Piantini; 3 numeri annuali: Italia e Unione Europea € 22,00 VETRINA I segreti del colore, di Marica Laroc- sul conto corrente postale 25986506 29 intestato Polistampa S.n.c. - Firenze Le guerre, gli amori chi; Peter Pan. Chi è?, di Valerio Vi- di Mirella Billi viani; «Dove mi porterà questo viag- Una copia: € 8,00 Numero arretrato: € 10,00 35 Passeggiate milanesi gio?», di Monica Venturini; Dove va il Il presente fascicolo è stato chiuso in tipografia il 15 Marzo 2008 con una tiratura di 2.500 copie. di Mario Graziano Parri vento, di Maria Grazia Maramotti. POLITICA E LETTERATURA 93 IL VINCASTRO Pubblicazione associata 38 Prezzolini in America Notizie all’Unione Stampa Periodica Italiana di Danilo Breschi dell’Accademia degli Incamminati

Caffè Michelangiolo 1 Hanno collaborato

MIRELLA BILLI è professore ordinario di Lingua e letteratu- ELENA FRONTALONI è nata a Jesi nel 1980. All’Università di ra inglese all’Università di Viterbo. È autrice di Le struttu- Macerata si è laureata in Lettere classiche sotto la guida re narrative nel romanzo di Henry Fielding (Milano 1974), della professoressa Silvia Ferretti, con una tesi sui Dialo- Virginia Woolf (Firenze 1975), Il vortice fisso, la poesia di ghi con Leucò di Cesare Pavese. Ha recentemente di- Sylvia Plath (Pisa 1983), Il gotico inglese (Bologna 1986), scusso la sua tesi di dottorato in Italianistica: un’edizione Il testo riflesso (Napoli 1993). Ha pubblicato saggi sulla let- critica di autografi pasoliniani. Si occupa prevalentemen- teratura inglese del Settecento e dell’Ottocento, sul ro- te di letteratura novecentesca, con particolare attenzione manzo e il teatro contemporaneo, sulla poesia e narrati- per le sopravvivenze del mito e per le intersezioni tra pa- va femminile. Per Marsilio ha tradotto e curato La stanza rola e immagine nella letteratura italiana e mitteleuropea. di Jacob di Virginia Woolf (19992).

DANILO BRESCHI (Pistoia, 1970), laureato al “Cesare Alfieri” di ELENA GURRIERI, bibliotecaria, italianista e saggista, è nata ad Firenze in Storia del pensiero politico, ha poi conseguito Arezzo e vive a Firenze, dove lavora come responsabile del- all’Università di Siena il dottorato di ricerca in Teoria e storia la Biblioteca-Archivio del Seminario Arcivescovile Fiorenti- della modernizzazione. Ricercatore di Storia delle istituzioni no. Qui ha catalogato le cinquecentine del Fondo Antico politiche all’Università San Pio V di Roma, collabora in qua- e si appresta a riordinare l’Archivio Musicale. Ha pubblicato lità di docente con il Centro di studi della Stanford University i tre volumi: L’autobus e la stella filante. Studi, testi e do- in Italia. Ha pubblicato (con Gisella Longo) la biografia di cumenti di letteratura italiana del Novecento (Grafica Baal, Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia 2002, ed. fuori commercio); “Il Mondo” 1945-1946. Indi- (1896-1979), 2003. Autore di numerosi saggi e articoli sul ci, introduzione di Alba Andreini (Franco Angeli, 2004); fascismo, ha curato con Franklin H. Adler un numero mono- Letteratura, biografia e invenzione. Penna, Montale, Loria, grafico della rivista newyorkese “Telos” (Special Issue on Ita- Magris ed altri contemporanei (Edizioni Polistampa, 2007). lian Fascism, n. 133, Winter 2005). È anche autore di due libri di poesia: Congiunzione carnale, astrale, relativa (2004, Finalista Premio Carver 2004) e La cura del tempo (2005).

MARTA CALANCA, nata a Roma nel 1984, si è laureata ANNA MARIA MANETTI PICCININI è nata a Firenze, dove vive e presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere del- dove si è laureata in lettere. Docente nella scuola supe- l’Università degli Studi della Tuscia a Viterbo con una riore e poi giornalista culturale, si è occupata in particola- tesi intitolata Sfide traduttologiche in «The Little Book of re di argomenti storico-artistici con collaborazioni a varie Judas» di Brendan Kennelly. Nel 2006 ha vinto la terza riviste fra cui, e per lungo tempo, al “Giornale dell’Arte”. edizione del Premio Letterario Nazionale “Città di Forlì” Ha lavorato al riordinamento del Fondo Enrico Vallecchi con la traduzione di due liriche tratte dalla medesima presso l’archivio contemporaneo del Gabinetto G.P. Vieus- raccolta. seux e ha contribuito al riordino tutt’ora in corso del Fondo Ugo Ojetti alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Ha pubblicato saggi sull’incisore Pietro Parigi, su Ardengo Soffici, sulla casa editrice Vallecchi. (Foto Lucio Trizzino)

SIMONA COSTA è professore ordinario di Letteratura italiana. Ha insegnato negli atenei di Sassari, Trieste, Macerata dove è sta- ta anche preside della facoltà di Lettere e Filosofia. Attual- SANDRO MELANI è docente di Letteratura inglese all’Uni- mente ha la cattedra di Letteratura italiana contemporanea al- versità della Tuscia (Viterbo). I suoi studi prevalenti riguar- l’Università degli Studi Roma Tre ed è membro del Consiglio dano la letteratura sia britannica sia statunitense dell’Otto Universitario Nazionale. Ha curato l’edizione di tutte le com- e Novecento. Tra le sue pubblicazioni la monografia su medie di Alfieri (Mursia 1988-’90), di tutte le novelle di Pi- D.H. Lawrence (1982), il volume sul fantastico vittoriano randello (Mondadori 1990-’98); ha pubblicato antologie e (L’eclissi del consueto, 1996), il saggio sulle configurazio- saggi sul Racconto e sulla Poesia italiana del Novecento (Mon- ni dell’altrove in Ruth Prawer Jhabvala, Kazuo Ishiguro e dadori 1997 e 2000) insieme a studi su Alfieri autobiografico Bruce Chatwin (Lontani altrove, 2002) e scritti su Lauren- (Bulzoni 1983) e politico (Mondadori 1996), su Tommaseo ce Sterne, Emily Dickinson, Joseph Sheridan Le Fanu, Ch- diarista (Risma 1988), su d’Annunzio (Vallecchi 1985, Sanso- ristina Rossetti, Bram Stoker, Vernon Lee, L.P. Hartley, Ray- ni 1988, Gutenberg 1991) e su vari autori contemporanei mond Chandler, Shashi Tharoor. Vive a Firenze. (Banti, Bassani, Ferrero, Flaiano, Manzini, Morante, Morselli e altri). Numerosi i suoi contributi sulla letteratura teatrale e sui rapporti fra letteratura e cinema. (Foto Lucio Trizzino)

MARIA ANTONIETTA CRUCIATA si è laureata in lettere a DAVIDE TORRECCHIA è nato a Palermo, la città in cui vive e Firenze con una tesi su Luigi Pirandello, con cui ha vin- lavora, nel 1975. Docente di lettere alla scuola seconda- to il primo Premio Pirandello-Ugo Mursia. Ha collabo- ria, ha vinto un dottorato di ricerca in italianistica presso rato con Giorgio Luti nel dipartimento di italianistica l’Università di Palermo e diversi premi letterari. Ha pub- dell’università di Firenze. Insegna e scrive su varie rivi- blicato liriche, racconti e saggi sulle riviste “Poesia”, ste letterarie e per il quotidiano “La Nazione”. Svolge “Caffè Michelangiolo” (a. XI, n. 3, settembre-dicembre attività redazionale per case editrici fiorentine. Nel luglio 2006, pp. 34-38), “Studi novecenteschi”, “LG Argo- del 2003 ha pubblicato con Cadmo (Firenze) una mo- menti” e “Il calzerotto marrone”. nografia dedicata a Dacia Maraini.

ANNA DE SIMONE è nata a Milano dove ha studiato e dove GIORGIO WEBER dal 1968 al 1993 è stato professore ordi- vive. In questa città ha insegnato italiano e latino in un li- nario e direttore dell’Istituto di anatomia e istologia pa- ceo classico dedicandosi contemporaneamente alla dif- tologica nell’Università di Siena. Medaglia d’Oro del Pre- fusione della poesia e della narrativa del Novecento nel- sidente della Repubblica, studioso dell’arteriosclerosi, al le scuole attraverso corsi, incontri con gli autori e con i cri- suo attivo ha oltre quattrocento pubblicazioni scientifiche. tici, giornate di studio, letture di poesia, pubblicazioni. Ha Attualmente coltiva la storia dell’anatomia patologica, curato una biografia del poeta Biagio Marin (L’isola Ma- pubblicando presso l’Accademia toscana di scienze e let- rin, Liviana editrice 1992) e ha pubblicato antologie e tere “La Colombaria” studi su Antonio Benivieni, Areteo testi per le scuole medie superiori (Bompiani 1996/97; di Cappadocia, Antonio Cocchi, Lorenzo Bellini, Giovan- Le Monnier 2001/2006). Si occupa di critica letteraria e col- ni Targioni Tozzetti, Morgagni, Donatello, Bronzino, su al- labora a varie riviste: “Poesia”, “Semicerchio”, “La Batta- cune sindromi in figurazioni della Cappella Sistina, sui na”, “Almanacco del Ramo d’Oro”. Ha curato diversi resti terreni dei Medici nella Cappelle medicee, sugli scrit- volumi della collana “I Grandi Poeti del Sole 24 Ore” ti di anatomisti del ’500. (2007/2008). Scrive su “Caffè Michelangiolo” dal 2002.

2 Caffè Michelangiolo Terza pagina

A PIEDI PER LA CITTÀ di Mario Graziano Parri

na gran bella idea, questa del poeta. muovevano allegri e infaticabili dall’alba a Andarsene a zonzo per la propria sera. Presero ad arrivare aiuti da altri Pae- Ucittà e poi scriverci un libro (si veda si. A notte una colonna di automezzi in for- Passeggiate milanesi, in questo stesso fa- mazione quasi militare e con la bandierina scicolo). A piedi, prendendo qua e là un della Bundesrepublik issata sulla camionet- autobus, tra centro e periferie. Fra le me- ta di testa si fermò allo svincolo nord delle morie, fra la gente. Lungo quell’esistenza autostrade. La città era come cancellata da che scorre per la sua strada naturale «tran- un buio sinistro, occultata in un silenzio da quilla, larga e fluente come un fiume», per dopocaporetto. «Florenz, dofe essere? Pre- usare una immagine di Robert Walser trat- Maurice Denis, Florence, quai au bord de l’Arno. go…» domandò sporgendosi dal finestrino ta da Storie che danno da pensare. il tedesco in mimetica. Senza neppure alza- E mi viene appunto da pensare all’improvviso straripa- re lo sguardo, uno dei casellanti fece al collega: «Digli che sta- mento dell’Arno il 4 novembre del ’66. La città sommersa. volta non ci servono, s’è fatto da noi». E quando l’acqua si fu ritirata, per ovunque macerie, scon- Questo clima fra ironia e solerzia, fra battute e abnegazio- quasso, carcasse di macchine una sull’altra. Rovina, freddo, ne, durò abbastanza perché la città si facesse amare per la fra- paura. Collegamenti saltati. Niente luce, gas, riscaldamento. gilità che nasconde dietro la sua garosa verticalità. Sulla pietra Dappertutto la poltiglia intrisa di oli combustibili e liquami. Uno dei palazzi comparvero laconici graffiti: “A questa altezza è ar- shock micidiale. Ma già il giorno dopo gli abitanti si dettero una rivata l’acqua”. Al Forte di Belvedere, alla Certosa, da altre par- mossa, la vita riprese. Stivaloni di gomma chi ce li aveva, e tut- ti vennero ammassate camionate di libri e documenti della ti in strada. Uno spirito di sfida animava gli attori del quotidiano Nazionale, del Vieusseux, dell’Archivio di Stato, tenacemente in quel teatro sconvolto. Tutti a piedi, indistintamente. E quan- strappati al fango. Insieme a tele, sculture, reperti estratti dai do venne il presidente della Repubblica sull’anfibio, con sopra depositi di Uffizi e Bargello, oscenamente sfregiati. Sul mar- il grappolo dei notabili con le ciapiede del viale Amendola, scarpe lucide e gli abiti di un davanti alla casa della Mosca Interferenze burocratico aplomb, partirono dove Montale a lungo ha vissu- le bordate dei fischi. Guelfi e TI DIRÒ BUONGIORNO to, era sciorinato quel che re- ghibellini, per una volta da una stava dei libri alluvionati del stessa parte. Ci si dava una Vorrei dedicare questo breve spazio a mia madre scom- poeta. Adorate mie larve… mano gli uni con gli altri, in una parsa nel corso delle feste natalizie il 27 dicembre, dopo L’automobile è gran cosa. città dove consuetamente ci si appena un mese e mezzo dalla scoperta della sua malattia. Libertà, movimento, economia ritrova alla stessa tavola la sera e Mi mancano le parole per esprimerle tutto il mio affetto e di tempo. È stata l’esaltante av- l’indomani incontrandosi non ci tutta la mia gratitudine per il profondo valore della vita che ventura domestica dei finesetti- si scambia il saluto. Tutti a pie- mi ha trasmesso. Valore umiliato e offeso tutti i giorni in mana all’epoca della popolare di, tutti indaffarati. Senza spoc- ogni angolo della terra. Seicento. Ha ridotto le distanze, chia, a mani nude ad ammassa- Di carattere mite ma non remissivo, operosa ma capace anche quelle sociali. Ha dato anche di sognare, è stata una infaticabile lavoratrice. Per re roba ormai inservibile fuori molti anni in Svizzera alle dipendenze di una fabbrica la velocità e scatto all’economia. da garage, piani terreni, fondi, ricordo attenta, la sera e nei fine settimana, a controllare i Fino a che se ne è persa la mi- magari assieme a non poche ca- meccanismi degli orologi che si portava a casa per arroton- sura, come un po’ in tutto nella rogne di animali. Qualche com- dare la busta paga. Appresi allora quanto quei labili misu- vita di oggi. Un esempio ne sono merciante improvvisa un banco ratori del tempo fossero approssimativi. Prendevano secon- le strade delle città ingorgate dai sui marciapiedi sgombrati alla di o li rimettevano e col passare dei giorni, o dei mesi nei mi- cosiddetti Suv, quei mostri con i meglio per esporvi la mercanzia gliori modelli, avevano bisogno di una nuova messa a pun- vetri oscurati che sembrano ser- superstite, con il cartello: “Dalla to, nell’evidenza di una loro sostanziale imprecisione. Mal- vire di preferenza per riprende- mota al consumatore”. grado ciò credo non abbia mai avuto incertezze sull’utilità re i figli da scuola. Che esalano Accorsero tantissimi volon- del suo lavoro, perché per indole era fiduciosa. i peggiori miasmi, compreso il tari, si prodigavano nel recupe- Il 28 dicembre a sera, dopo gli estremi onori, con Tere- cattivo gusto. Bellezza e poten- sa prima di varcare la soglia di casa, dove mia madre ave- rare quel che si poteva da chie- va trascorso con noi i suoi ultimi giorni, abbiamo visto Ni- za, era in un’altra età che Henry se, biblioteche, musei. Ragazzi e cola, nostro figlio di sette anni, fare un gesto della mano in Ford, quello del celebre model- ragazze di tutto il mondo, li direzione delle stelle: «Buonanotte nonna Meme» (il suo lo “T”, diceva: «Quando vedo hanno chiamati “angeli del fan- nome era Maria, ma così aveva preso a chiamarla da pic- passare un’Alfa Romeo, io mi go”. Non pensavano a organiz- colo), e poi ha gridato mandando un sorriso: «Domani levo il cappello». zare rave party, a base di ecsta- mattina ti dirò buongiorno». C’era una volta la città. Là sy e ketamina. Dormivano alla Antonio Imbò si esaltavano e gemevano le meglio in tende di fortuna, si muse.

Caffè Michelangiolo 3 Le buone arti

Sessantotto, l’anno che aprì alla contemporaneità. Il politico e il vissuto che si intrecciano, l’atteggiamento verso il maschile e il femminile. Molte le scritture e molte le scritture di donne IL DESIDERIO DISSIDENTE colloquio con Luisa Passerini di Maria Antonietta Cruciata

torica d’eccellenza, scrittrice, Lui- che io parto da una lacerazione tra due sa Passerini è nata ad Asti nel scritture, una delle quali soppianta l’al- S1941. Ha insegnato Metodologia tra e tuttavia non contiene ancora la della ricerca storica all’Università di scrittura più autentica. Torino, Storia del XX secolo all’Istituto Europeo di Firenze e Storia culturale a Eppure una svolta, se così si può Torino. Fra le numerose pubblicazioni è dire, viene fuori proprio in occasione di autrice di Autoritratto di gruppo (1988), “Erba voglio” nel ’74. Che cosa rappre- un’autobiografia corale decisamente co- senta questo appuntamento? raggiosa per la verità che in essa viene raccontata all’insegna di un assoluto ri- “erba voglio” rappresenta innan- spetto per la memoria personale e per la L’ zitutto una forte continuità col ’68. memoria collettiva, quella degli anni ’60. Attraverso “L’erba voglio”, prima come gruppo poi come periodico, Elvio Fac- Che cosa hanno rappresentato gli chinelli riuscì a manifestare quello che anni Sessanta, e nello specifico il ’68, lui chiamava «il desiderio dissidente». nella sua formazione di scrittrice? Il ’68 per lui era l’emergere del deside- rio dissidente contro l’ordine costitui- enz’altro un momento di “divarica- to. Negli anni dal ’68 al ’74 succedono Szione”. Negli anni che vanno dal ’65 molte cose. Si assiste allo sviluppo del al ’67 ricordo due miei tentativi di scrit- femminismo, il quale permette una tura. Nel primo caso avevo scritto una Sessantotto, 13 maggio. Quarant’anni fa. Sulle scrittura che è insieme personale e col- corposa tesi di laurea sul concetto di cri- spalle di un compagno, capelli corti e frangetta, lettiva, ma a vantaggio del collettivo. si storica. La tesi doveva essere pubbli- sguardo impavido, la ventottenne Caroline de Ben- Se si guardano (e varrebbe la pena di cata, almeno in parte, sotto forma di dem, bellissima indossatrice di aristocratiche origi- guardarli) gli scritti che compaiono su saggio, ma all’ultimo momento, quando ni inglesi (natali a Windsor) agita una bandiera del “Sottosopra”, si vede che in genere non Vietnam sullo sfondo del quartiere latino. Una le bozze erano già pronte, io decisi di immagine divenuta icona di un’epoca. Come il Che sono firmati con nome e cognome, ma non farne di nulla per non entrare nel nella Cuba della rivoluzione e il partigiano di Car- soltanto col nome. È il gruppo a preva- giro delle pubblicazioni accademiche, tier-Bresson nella guerra di Spagna. Gli studenti lere sulla singola persona. La scrittura con grande delusione del mio professore parigini occupano la Sorbona, si scontrano con la personale l’avevo già praticata all’in- gendarmerie di de Gaulle. Lanciano pietre e slogan: di allora. L’altra pubblicazione era, in- «proibito proibire», «fate l’amore, non fate la terno di questa struttura culturale. Nel vece, un opuscolo tradotto dal francese, guerra», «siamo realisti, chiediamo l’impossibile». ’74, in “Erba voglio”, di cui è stata ri- La miseria nell’ambiente studentesco, Oggi le mannequins di sinistra sposano i presiden- pubblicata recentemente un’antologia che era stato il punto di partenza di una ti di destra, e ognuno pensa solo a se stesso, dice da Lea Melandri, compare il mio primo rivolta studentesca a Strasburgo guida- una sessantottenne Caroline de Bendem. scritto di carattere personale, Diario di ta da un gruppo situazionista. Gruppo e militante, che è un antesignano di quel- rivolta poi confluirono nel ’68. La tra- to i singoli nomi quanto un progetto po- lo che lei ha citato all’inizio: Autoritrat- duzione in italiano, pubblicata da Fel- litico generale. La scrittura accademica, to di gruppo. Dal ’74 al ’88 questa mia trinelli, con una lunga introduzione ad per di più intrisa del senso di proprietà, scrittura ritorna a essere sotterranea. opera mia e di altre tre persone, portava era in qualche modo intollerabile. La Diario di militante era composto da la scritta “Rifiuto di ogni copyright”, seconda scrittura, quella politica, a sua estratti del diario che tenevo nel corso perché era un periodo in cui si lottava volta teneva nascosta la scrittura per- dell’attività politica nel “Gruppo Gram- anche contro la proprietà culturale. Cre- sonale. Ma il politico e il personale che si sci”, un gruppo della nuova sinistra. do che questo aspetto illumini anche il intrecciano nel ’68 sono ancora privi del- Era una rievocazione dell’attività poli- primo rifiuto. L’unica scrittura che sem- l’aspetto fondamentale, cioè quello del tica e del rapporto col padre, come si brava possibile allora era una scrittura genere, che compare qualche anno dopo può leggere per esempio in questo pas- collettiva, in cui non comparissero tan- col femminismo. Voglio dire, in sintesi, so: «L’attività politica è stata per me

4 Caffè Michelangiolo Le buone arti

piena di padri: Marx, Engels con i loro rapporti tra donne. Credo anche che nel gli intrecci tra i due generi a uno stereo- bei barboni, seri, severi, onesti, prodighi dare voce alle donne attraverso la storia tipo. Credo che esistano molte scritture di testi da cui trarre citazioni. Buoni, orale ci sia stata l’urgenza, la necessità e molte scritture di donne. grandiosi, intelligenti, insuperabili. E di dare voce a noi stesse, in particolare Nel suo lavoro quanta importanza poi Lenin che solo a pensarci incuteva a me stessa, ossia a quella narratività ha avuto la complicità tra donne? rispetto e vergogna di non avere fatto che era preclusa dalla struttura analiti- abbastanza. Lui che faceva tutto, scri- co-storica e che invece poteva emergere oltissima. Intervistare donne molto veva tutto. Rinunciava a tutto, anche dalle voci delle narratrici. Era un rap- Mpiù anziane che trasmettono un agli scacchi, mangiava solo pane e for- porto di specchio, un modo di lasciar loro sapere non è certamente la stessa maggio, abitava in due stanze al Krem- fluire la narratività che negavamo a noi cosa che intervistare donne della stessa lino…». E via così. Considero questo stesse. generazione con le quali c’è allusività, scritto un primo tentativo d’innesto tra complicità. Ci sono state donne che mi modi di scrittura, che non sana la lace- hanno incoraggiato a pubblicare i testi razione anzi la riconosce. Ho cercato in di carattere più narrativo o di montaggio seguito di uscire dalla conflittualità tra letterario, riconoscendosi in modo inter- le varie scritture, sperimentando nuove soggettivo in ciò che scrivevo. Nello stes- vie di espressione. so tempo devo anche dire che grandi in- comprensioni sono venute proprio dalle E questa lacerazione non ancora sa- donne. Se ricordo bene, proprio in alcu- nata ritorna poi negli anni successivi. ne delle recensioni di Autoritratto di Perché, ha detto lei prima, che la sua gruppo scritte da donne si avvertiva un scrittura, quella personale, dei senti- forte conflitto. menti appunto, si mantiene viva, ma in maniera sotterranea. Riaffiora in super- E da che cosa dipende questo rifiuto ficie a distanza di anni, mentre lei por- di comprendere e quindi di compren- ta avanti la sua attività di studiosa, di dersi? intellettuale… redo che faccia parte dello sforzo arlando con lei vedo effettivamente Cdi soggettivizzazione delle donne, Pche ogni mio libro è stato un tentati- impegnate nello sforzo di diventare vo di sanare la scissione originaria. An- Luisa Passerini nel giardino della sua casa di Pava- – di essere trattare e di trattarsi tra loro che se è un tentativo che va ora più a rolo, a una ventina di chilometri da Torino. come – soggetti in senso pieno. Sogget- vantaggio di una scrittura ora più a van- ti, lo siamo sempre state, ma il ricono- taggio dell’altra. Per esempio, dopo die- Nei suoi libri si avverte il punto di vi- scimento su tutti i piani del pubblico e ci anni di sotterraneità, in Torino ope- sta femminile. Ma qual è il suo rappor- del privato non può avvenire senza con- raia del fascismo, la cifra narrativa to con l’altro? flitti. Ci si forma anche nel conflitto e nel emerge non tramite la voce della scri- dissenso fra donna e donna, ed è im- vente, della storica che analizza, ma tra- on l’“altro” inteso dal punto di vista portante viverlo a viso aperto. mite le voci delle persone intervistate, Cdel genere? donne e uomini della classe operaia to- Quindi che tipo di rapporto si stabi- rinese, che narrano il loro rapporto col Sì, certo. lisce tra diario privato da una parte e fascismo. contesto storico dall’altra? cco, io penso che esista uno stretto Attraverso una serie di interviste, sia Elegame tra la scrittura e l’apparte- l diario privato ha sempre e comun- in quel libro sia in quelli successivi, lei nenza di genere. Il genere letterario e Ique un rapporto col contesto storico. ha cercato di chiarire il ruolo delle don- quello sessuale sono fortemente connes- In particolare negli anni ’60 e ’70. Il pri- ne nella società. Quanto è importante la si, però il secondo implica molto di più vato riceve dei significati nuovi perché tecnica dell’intervista nelle sue indagini che riconoscersi come donna o come ne viene asserita la politicità. Mi sembra e soprattutto con quali finalità l’ha eser- uomo. Credo che questa definizione con- quasi un’ironia che in effetti il privato citata ed intende esercitarla? tenga in sé molte determinazioni, vale a riesca ad emergere proprio nella scrit- dire l’atteggiamento verso il maschile e il tura in certi ambienti che sono appun- a tecnica dell’intervista consente di femminile, fuori e dentro di noi, il rap- to gli ambiti della politica. Per quanto L“ridare voce” a chi non l’ha avuta porto con altre donne e con qualche riguarda me, è come se io mi fossi per- in passato, in particolare alle donne. donna in particolare, con gli uomini e messa di far emergere il privato solo là E nel dialogo con le donne attraverso con qualche uomo in particolare. È chia- dove c’era il personale, perché in realtà il registratore si scoprono molte cose. ro che il genere sessuale influenza quel- il confine fra privato e pubblico, in que- Si scoprono forme di narratività e di lo letterario. Però non credo che esista gli anni, veniva spesso rotto. Invece, re- spazi discorsivi femminili storicamente una scrittura femminile e che sostener- stava il divario tra personale e politico, datati, perché legati a certi ambiti di lo equivalga a ridurre la complessità de- proprio mentre si affermava il principio

Caffè Michelangiolo 5 Le buone arti

che il personale è politico. Nel mio caso, donne, anche a quelle che non si sono o, penso di no. Premetto che io ho la scrittura personale talvolta si è con- dichiarate affatto femministe, ma che Navuto una vita privata e affettiva cessa di emergere grazie o a un rappor- hanno cambiato modo di vivere, di fare che ha escluso la famiglia per una presa to con la politica radicale o a un ge- figli, di decidere quanti farne, di af- di posizione fin dall’inizio, e questa pre- mellaggio con quella ufficiale o acca- frontare il lavoro, la politica e così via. sa di posizione aveva radici profonde, demica. Dico questo pensando che nel Nel nostro secolo c’è stato un enorme corrispondeva a un mio sentire di fondo. 1988 escono contemporaneamente Au- mutamento degli stili e delle traiettorie Pertanto, non ci sono stati conflitti su toritratto di gruppo e una raccolta di di vita delle donne. Credo che l’invec- questo piano. miei saggi intitolata Storia e soggetti- chiamento sia un banco di prova a cui vità: mettendo i due testi a confronto, si questi cambiamenti non possono sot- Come ha vissuto il tema della ma- può dire che le due scritture abbiano trarsi. ternità? Fra l’altro, in Autoritratto di cercato di bilanciarsi. Per quanto mi ri- gruppo, lei fa riferimento ad un episodio guarda, è come se una raccolta di saggi specifico? debba di volta in volta controbilanciare una scappatella nella narrazione per- vero, Autoritratto di gruppo co- sonale e politica. Èmincia dicendo: «Non ho voluto figli e non ne avrò». A questo si rife- Diciamo che queste pubblicazioni risce? parallele non sono casuali, nel senso che poi nel tempo si sono anche ripetute. Sì.

ì, ma non sono state pianificate. An- iò che ho scritto rivela un mio at- Sche nel ’91 escono Mussolini imma- Cteggiamento costante, però non ginario e Storie di donne e femministe; e esaurisce sicuramente il tema del rap- nel ’99, L’Europa e l’amore e La fonta- porto con la madre e del rapporto pos- na della giovinezza. Quest’ultimo testo è sibile come madre. Io l’ho vissuto for- un altro tipo di sperimentazione sul pia- temente attraverso il rapporto femmi- no del montaggio. Si mantiene, dunque, nista ed è stato innanzitutto il ricono- il gemellaggio, ma anche la lacerazione scimento di un diritto, quello di non o almeno la tensione. esistere soltanto come madri, anzi di essere donne indipendentemente dal Nell’ultimo testo menzionato, La fatto di essere madri, mentre, dal dirit- fontana della giovinezza, lei sperimenta to romano ad oggi, è “cittadina” sol- una nuova forma di espressione serven- tanto la madre e non la donna. Ecco il dosi del mito. Attraverso quattro miti perché della mia affermazione, dietro la affronta il tema della vecchiaia analiz- quale c’è anche un discorso psicanali- zata tramite il suo contrario, la giovi- Il corteo del movimento studentesco romano tico. Nel corso dell’esperienza analitica, nezza. Come mai nella dialettica fem- affronta la polizia, davanti alla facoltà di lettere l’incontro con la figura della madre è minile questa problematica è così cen- alla Sapienza, il 28 febbraio 1968. stato per me molto importante e ha trale? svelato anche quali sofferenze c’erano Che cosa cambierebbe della sua at- alle spalle. Mi ricordo che Roberta redo che abbia una centralità in tività femminista? Mazzanti aveva proposto come titolo Cparticolare per la generazione delle alternativo ad Autoritratto di gruppo: femministe come me, quella degli anni molto difficile per una storica dire “Madre di se stessa”. ’60-’70, che invecchia portandosi il Èche cosa cambierebbe del passato, e femminismo nella vecchiaia. Sono con- soprattutto del proprio. I comportamenti E la sua scrittura personale quanto sapevole che ci sono state femministe di quegli anni mi appaiono tutti com- deve a questo percorso analitico? prima di noi e che sono anch’esse in- presi all’interno di una certa logica. vecchiate. Però una caratteristica del Idealmente avrei voluto che l’aspetto in- olto. Guardi, credo che non sia un nostro femminismo è stata la pretesa di dividuale venisse riconosciuto di più an- Mcaso che Autoritratto di gruppo, azzerare tutto e di ricominciare dacca- che nei nostri rapporti reciproci. C’era che è un po’ l’esplosione di tutta la scrit- po, ed effettivamente, per certi aspetti molta intersoggettività, però, forse c’era tura sotterranea che era stata per anni di costume, abbiamo avuto questo ruo- (e faceva parte dell’epoca) poca com- nei cassetti, sia stato scritto e pubblica- lo. Abbiamo tenuto dei comportamenti passione. to nel corso di un’analisi. collettivi e individuali che non erano stati propri delle madri e delle nonne, Ha sentito, in passato, che la sua Che cosa devono fare le donne per ri- insomma delle generazioni precedenti. attività di intellettuale sia entrata in trovarsi, per tirare fuori la propria iden- Questo credo che non sia attribuibile qualche modo in conflitto con la sua tità creativa sottraendosi alla dispersio- solo alle femministe, ma in generale alle vita privata e affettiva? ne, alla disponibilità?

6 Caffè Michelangiolo Le buone arti

on bisogna sottrarsi alla dispersione. in cui vivevo non si poteva fare altro Nei suoi libri sono diversi i luoghi NLa dispersione è molto utile. Biso- che aspirare ad un posto in un ordine già della memoria. Ha ricordi forti del pe- gna disperdersi per periodi e poi racco- costituito, con un sistema di classi mol- riodo trascorso in Africa? gliere, perché anche la dispersione può to preciso caratterizzato dalle stratifica- essere una forma di scrittura. Scrivere su zioni tra media, bassa borghesia e clas- ì, anche perché è uno dei pochi pe- foglietti e lasciarli in giro come faceva la se operaia. Nella quotidianità bisognava Sriodi in cui il luogo fisico è rimasto Sibilla, scrivere tutte le volte che si può, uscire a ore fisse, mangiare a ore fisse, strettamente collegato al luogo della me- in treno, nei momenti liberi e sulla car- accettare i ruoli fissi. Questo era uno moria. Dopo l’esperienza degli anni ’60, ta che capita, e poi raccogliere e sceglie- stato di assoluta intollerabilità per quel- ho continuato ad avere rapporti con i re, tutto questo processo non deve spa- le di noi che sentivano la possibilità di movimenti di liberazione dal coloniali- ventarci. Dobbiamo avere il coraggio di essere altro, qualcosa di diverso da ciò smo, in particolare in Mozambico, ma uscire allo scoperto per un riconosci- che era stato previsto. non sono più tornata in Africa. Cerco di mento individuale e collettivo. Ricordo seguire quello che accade là, talvolta an- che alcune delle prime forme di scrittu- Attualmente qual è lo stato di salu- che con preoccupazione perché molte ra femminista erano collettive. Nei primi te del femminismo? delle speranze di allora sono andate per- anni ’70, i gruppi di scrittura nel movi- dute. Avevamo pensato di combattere mento femminista erano numerosi, poi è l femminismo esiste sotto forma di re- per un’unità, per un’umanità nuova, per intervenuta forte e profonda l’esigenza Iticoli amicali e culturali, molto im- un diverso tipo di vita e non soltanto di vedere il proprio nome come firma portanti anche nella produzione di cul- per l’instaurazione di governi indipen- pubblicata. E per un simile passaggio tura nelle Università e fuori dalle Uni- denti dai governi coloniali. Era stato un l’itinerario analitico è necessario, per- versità, nel mondo dell’arte e della nar- periodo molto ricco. Io non ero ancora ché porta verso l’autoriconoscimento rativa. Non esiste nella forma di movi- consapevole degli aspetti più densi del personale, verso l’accettazione di con- mento politico (o esiste poco) come era genere sessuale, però ricordo che già al- flitti di fondo che non si sanano, di scis- nel passato. Parlare di femminismo, lora le donne mozambicane, per esem- sioni, di lacerazioni che non sono com- oggi, è anche un po’ ingannevole, perché pio, ponevano, anche se in modo non ponibili. designa un insieme di atteggiamenti e di del tutto esplicito, il problema del loro rapporti estremamente diversi l’uno dal- ruolo nella lotta armata. L’Africa era in Qual è stato il conflitto che più l’ha l’altro. Non si può parlare del problema un periodo di grandi speranze anche nei tormentata? della donna, ma di problemi delle don- rapporti tra bianchi e neri, speranze che ne. Il fenomeno si è aperto a ventaglio e oggi sembrano abbandonate perché si on so se ne ho uno solo… Forse ciò crea ulteriori conflitti, ma anche ric- insiste sulle identità etniche, di razza, Nsono molti. Quello che mi pare chezza. mentre allora c’era l’illusione di un pos- mantenga più vitalità come conflitto, sibile universalismo, sia pure con qual- poiché dura da decenni, è l’ostinazione a Vuole dire è venuta meno la pluralità che ingenuità e un’insufficiente critica cercare il rapporto tra la sfera intima e e che siamo più incentrate sulle singole dell’eurocentrismo. l’impegno politico. Parlo di ostinazione identità? perché c’è qualcosa di impossibile in Che cosa accadrà adesso con la questa ricerca, forse un’ansia di fusione redo che siano due processi diversi. scrittura personale, qual è la prossima intima. Soltanto tra pochi, tra pochissi- CSi è affermata una pluralità che è di tappa? mi, esiste la possibilità di esprimersi sen- idee, di gruppi, di posizioni, di diaspora, za conflitti. Invece, la sfera politica è es- talvolta di interruzione di rapporti. Ci al momento che i processi conti- senzialmente conflitto, lotta, afferma- sono stati processi di individuazione in Dnuano ad essere sotterranei, penso zione di un mondo più giusto, mentre modo crescente anche a partire proprio che farò un tentativo serio di concilia- nell’altra sfera il discorso sulla giusti- dalla rottura del movimento come unità, zione. Vorrei provare a scrivere il secon- zia, sui diritti ha molta meno immedia- perché ciascuna doveva, e deve, diven- do volume de L’Europa e l’amore, pun- tezza. tare se stessa. Questo accadeva anche tando questa volta non sulla Gran Bre- prima, ma aveva in sé qualcosa di sgra- tagna, quanto sulla Francia e sull’Italia. C’è un episodio che l’ha portata ad devole. Chi si distingueva era una di Proverò a scriverlo come se non mi po- una prima presa di coscienza politica e quelle poche donne, diverse da tutte le tessi dare un’altra chance, come se non quindi, poi, alla lotta? altre, che potevano stare nei gruppi di potessi scrivere un libro gemello. uomini, nella redazione di una rivista, n episodio… no, non credo ci sia un nel comitato esecutivo o direttivo di un Uepisodio in particolare. Credo sem- partito. Adesso questo c’è molto meno, NOTA mai che siano state determinanti le con- perché la singola può raggiungere l’in- dizioni di vita delle giovani donne della dividuazione senza dover diventare la L’intervista è stata realizzata negli studi del seconda metà degli anni ’50. Eravamo “donna eccezionale” che si guadagna un Centro didattico televisivo dell’ateneo fiorentino adolescenti, andavamo verso i vent’anni posto tra gli uomini, in genere pagando nell’ambito del progetto della Facoltà di lettere “Archivio della scrittura delle donne dal 1861”. e non potevamo fare nulla. Era tutto uno scotto molto alto, bensì come donna Qui è riproposta nella sua versione aggiornata e vietato. Nella piccola città di provincia che parla con un’altra donna. definitiva.

Caffè Michelangiolo 7 Poesia

Oscenità e sarcasmo come artigli per fare a pezzi l’ipocrisia e il torpore che velano le coscienze A SPASSO CON GIUDA quattro poesie di Brendan Kennelly nella traduzione di Marta Calanca

rendan Kennelly è considerato, in- manifestazione di arte e cultura che si caso della serie dedicata al personaggio di sieme a Seamus Heaney, una delle svolge il secondo weekend di agosto e che Coolun nell’ottava sezione. Bvoci poetiche più autorevoli dell’Ir- ogni anno attira curiosi e turisti da ogni Nel poema si assiste a una continua landa contemporanea. Nasce il 17 aprile parte del Paese. oscillazione dei piani spazio-temporali: 1936 a Ballylongford, Co. Kerry, un tipi- Kennelly ama sperimentare vari gene- troviamo infatti Giuda a passeggio per Du- co villaggio rurale di circa cinquecento ri letterari: il suo vastissimo corpus spazia blino insieme a Churchill e Hitler mentre abitanti collocato sulla costa dell’Atlanti- infatti tra poesia, prosa, teatro e critica Flanagan, stereotipo dell’irlandese medio, co, in prossimità della foce del fiume letteraria. Tuttavia i lavori che hanno con- inchioda Cristo alla croce sul Golgota. Ciò Shannon. Vive qui fino all’età di ventuno sacrato la sua figura sono le controverse conferisce all’opera un carattere visionario, anni, per poi trasferirsi a Dublino per gli raccolte poetiche Cromwell (1983) e The amplificato dal vortice di voci che pren- studi universitari. Frequenta il prestigioso Book of Judas (1991). Quest’ultima in dono la parola vicendevolmente. Per quel Trinity College, il cui ambiente upper-class particolare ha avuto un successo straordi- che riguarda il linguaggio, The Book of di inclinazione anglofila ha un impatto nario in Irlanda: nonostante si tratti di un Judas offre un vasto campionario di ardi- traumatico su di lui, ragazzo di provincia poema epico piuttosto voluminoso, è stata te sperimentazioni e ibridazioni. Registri e cresciuto nel rurale e cattolico Kerry. in cima alle classifiche di vendita per buo- varietà diverse collidono continuamente Kennelly è uno studente particolar- na parte del 1991. L’enorme popolarità spingendosi anche oltre i limiti del politi- mente dotato: nel 1961 si laurea a pieni dell’opera è ulteriormente confermata dal- cally correct. Kennelly non si fa scrupoli voti in inglese e francese, e nel 1966 con- la riedizione nel 2003 di The Little Book of nell’inserire scurrilità e addirittura be- segue il dottorato con una tesi intitolata Judas, che comprende le poesie più signi- stemmie nelle sue poesie, in quanto il suo Modern Irish Poets and the Irish Epics, ficative del Book of Judas e alcuni inediti. scopo è quello di ricreare il linguaggio dei svolta sotto la guida del Professor Nor- The Book of Judas è considerato una- personaggi che entrano in scena, molto man Jeffares dell’Università di Leeds. Suc- nimemente dalla critica una delle opere spesso appartenenti agli ambienti sociali cessivamente diventa titolare della catte- più mature e complesse, sia dal punto di più disagiati. dra di letteratura contemporanea presso lo vista concettuale che linguistico, tra le rac- La predilezione per la poesia polifoni- stesso Trinity College, dove ha insegnato colte poetiche di Kennelly. Si tratta di un ca risponde al manifesto programmatico di fino a qualche anno fa. Attualmente Ken- poema epico di trecentosettantotto pagine Kennelly, che considera questa modalità nelly si trova negli States per un lungo articolato in dodici sezioni, ognuna dedi- espressiva più democratica e onesta del programma di conferenze in università. cata a un tema specifico. Le poesie inseri- solipsismo in cui tendono a chiudersi mol- Nel 2001 è stato istituito a Ballylongford il te possono a loro volta essere divise in sot- ti suoi colleghi contemporanei. “Brendan Kennelly Summer Festival”, tounità narrative, come ad esempio nel M.C.

PRADES PARATE

ozzie is stonemad about prades ozzie è fissato kon le parate so he say kummon ta belfast allora dice andiamocene a belfast for de 12th an we see de orangemen il 12 del mese e vediamo gli orangisti beatin de shit outa de drums ke sbudellano i tamburi beltin em as if dey was katliks’ heads pikkiandoli kome fossero teste di kattolici

so we set out from dublin allora partiamo da dublino an landed in belfast for de fun e atterriamo a belfast per divertirci it was brill è stato fiko dere was colour an music an everyone c’erano kolori e musika e tutti was havin a go at sumtin i dunno ce l’avevano kon qualkosa non so

what but i’ll never forget ozzie in ke ma non dimentikerò mai ozzie in de middul of all de excitement mezzo alla folla eccitata pickin pockets right left and centre ke rubava portafogli a destra sinistra e centro

on de train back to dublin he was laffin his head sul treno al ritorno si sbellikava dalle risate, off, dere shud be more fukken prades he said ci dovrebbero essere più parate del kazzo disse

8 Caffè Michelangiolo Poesia

A PLEASANT EVENING UNA BELLA SERATA

I drove Jesus out to Restaurant Merry Bó Ho portato Gesù a cena fuori al ristorante Merry Bó In my snappy little Volkswagen (secondhand). Con la mia piccola Volkswagen trendy (di seconda mano). Starters were good: Jesus had avocado Gli antipasti erano buoni: Gesù ha preso avocado With prawns while I chose courgette soup and Con gamberetti, io invece zuppa di zucchine e Bacon with croutons. For the main course Pancetta con crostini. Come piatto forte Jesus took vinegared cod, filleted by the Merry Bó Gesù ha ordinato merluzzo marinato, sfilettato dal proprietario Boss himself, there at the table. Steak with butter and herb del Merry Bó In persona, al nostro tavolo. Io ho scelto una bistecca al burro in salsa

Sauce was my melt-in-the-mouth choice. The Verde, prelibatezza per palati sopraffini. Il Dessert trolley brought chocolate mousse and Carrello dei dolci offriva mousse al cioccolato e Lemon soufflé. We scoffed the lot, God help us. Soufflé al limone. Ci siamo strafogati, Dio ci perdoni. The house wine was good, a real presence on our lips. Il vino della casa era buono, un sapore consistente sulle nostre labbra. The bill was reasonable, a mere thousand. I Il conto fu ragionevole, soltanto mille. Ho offerto Paid. A pleasant evening, given our relationship. Io. Una bella serata, considerato il nostro rapporto. Driving home, we agreed that eating is an art. Tornando a casa, abbiamo convenuto che mangiare è un’arte. Jesus released the occasional fart. Gesù ha fatto la scorreggia di rito. Later on, I Merrion Squared and got laid. Più tardi, ho girato per Merrion Square e mi sono fatto una scopata. All that womanthing. All that Volkswagen. All that food. Tutto quel po’ po’ di femmine. Tutta quella Volkswagen. Tutto quel cibo.

UNAUTHORISED VERSION VERSIONE NON UFFICIALE

Would you blame me for thinking the entire Mi biasimereste per aver pensato che l’intero Event was going to come a cropper Evento stesse per fare flop When Brendan Behan splattered through the door Quando Brendan Behan scrosciò dalla porta Of the room where we were having the Last Supper? Della stanza in cui stavamo consumando l’Ultima Cena?

The man was pissed out of his borstal mind, Quell’uomo era sbronzo, fuori dalla sua testa da riformatorio, His trousers at half-mast, blood bubbling his face. Coi pantaloni alla zuava, col sangue che gli ribolliva in faccia. ‘Where’s the fuckin’ drink?’ he shouted at Jesus. “Dove cazzo è l’alcol?” gridò a Gesù. ‘Come in, Brendan’ Jesus replied, ‘Take your place’. “Entra, Brendan” rispose Gesù, “Accomodati”.

Behan sat down, started swigging the wine Behan si sedette, iniziò a tracannare il vino And guzzling the odd lump of bread. E a spizzicare un pezzo di pane. After a while Dopo un momento He sang Tonight is our last night together Intonò Stanotte è la nostra ultima notte insieme And his own unauthorised version of Molly Malone. E la sua personale versione non ufficiale di Molly Malone. Jesus smiled. Gesù sorrise.

HEAD TESTA

This greedy head belongs to the landlord Questa testa avida appartiene al proprietario Of the Last Supper Inn: Della Locanda dell’Ultima Cena:

He’s a long, thin slieveen of a mick È uno sporco cattolico furbacchione alto e snello From somewhere in Leitrim, Delle parti della contea di Leitrim, He owns houses from Nazareth to Donegal, Possiede case da Nazareth al Donegal, He’s a money lender, a bailiff, È uno strozzino, un agente pignoratore, An auctioneer committed to smiling: Un banditore d’aste votato al sorriso:

Goes to mass every morning Va a messa ogni mattina Pays Christmas and Easter dues Assolve gli obblighi di Natale e Pasqua Picks wives and husbands for his daughters and sons. Sceglie moglie e mariti per le sue figlie e i suoi figli.

When a Bishop dies he slides into mourning Quando muore un vescovo entra in lutto Profitable tears stockexchange his eyes Lacrime redditizie contrattano nel mercato azionario Which, could you see them, are soft as stones. dei suoi occhi Che, se le vedeste, sono soffici come sassi.

Caffè Michelangiolo 9 Poesia

“Della poesia che si scrive oggi penso che sia difficile pensare qualcosa di unitario o di riferibile in sineddoche. Non mi riferisco al solito alibi della quantità, che serve più che altro alla critica per rifiutare in toto il presente poetico”. INTORNO ALLA LUCE colloquio con Paolo Maccari di Elena Frontaloni e cinque poesie

ondanità raccoglie versi spessi e qualcosa, prima della ferocia. | Infine, S’intende fin da subito che tutto ciò è acuminati, frutto di un lavoro at- ora, prima di cautela e pace, vi suppli- guscio melmoso, di una vuotezza stra- Mtento sul metro, sulla lingua, sul- co:…», Orazione). Rimane senz’altro va- ziante. S’imparerà che i desideri dell’io e la partitura dei suoni. Paolo Maccari, lido il sigillo (augurale) posto da Bal- gli assalti del mondo vanno entrambi nato a Colle Val d’Elsa nel 1975, già au- dacci sullo sguardo di questo poeta: trattati, se si è furbi, con «un bel paio im- tore della raccolta Ospiti uscita con Man- «Maccari è un malpensante e non dubi- permeabile di guanti» (Le mie mani, Ri- ni (Lecce) nel 2000 e di testi pubblicati in to che continuerà ad esserlo». Tanto più nascita). Ma Maccari non è un furbo, e i riviste e volumi antologici (Parola plura- che l’occhiata si butta oggi su spazi non suoi versi non s’accontentano di recitare le, Sosssella, Roma 2005), ribadisce con recintati: non solo e non tanto «il male di la disillusione. Piuttosto la maltrattano, questa plaquette gli intenti ambiziosi del- vivere» registrato Nel ventre e poi ferma- poi ci passano sopra qualcosa che sa di la sua poesia. Che vuole dire, precisa- to «trionfante» nell’«evidenza oggettiva» veleno, e di miele: «la stretta | ferrigna, mente, quello che ha da dire, con gli stru- di un ricovero per vecchi (è l’ambienta- acidula e cullante, | la mano vizza, la ca- menti utili a farlo. zione, sono le figure della seconda parte rezza della mia pigrizia». I contenuti sono, qui come altrove, di Ospiti, che dava il titolo alla raccolta). Mondanità prelude a una raccolta duri e letterariamente densi: la complicità Con Mondanità, Maccari stringe l’io ai di versi già pronta, che speriamo di ve- fra il malato e la malattia, la caduta, le grigiori del vivere in mezzo al mondo, lo der presto pubblicata. Perché la con- lusinghe dell’alterità, l’incrudelire del osserva muoversi tra esseri, rituali e luo- centrazione assorta dei versi di Maccari niente – parente stretto del poco e del ghi che, mentre infastidiscono, assumono va a scuola dal nostro migliore Nove- troppo. Mondanità risolve simili ingorghi profili anonimi e insieme allarmanti cento e riesce a sorprendere, a cogliere in in nodi puliti di parole, con un control- (Missiva, Per uno scatto, Come si deve). fallo il lettore proprio in quanto non cer- lato ventriloquismo e l’enjambement a ca facili sorprese o svilimenti. insidiare l’andamento sempre perspicuo Iniziamo dal titolo. Perché Monda- del dettato, a smagliare dall’interno le nità? Nella plaquette hai voluto costrui- forme chiuse e impedire fughe nella vo- re un percorso o raccogliere una serie di calità. Ne escono gli endecasillabi, i set- istantanee sul tema? tenari smangiati o perfetti di Emicrania; l’intermittenza sghemba delle ripetizioni l titolo si richiama a uno dei 111 Pen- e delle rime che puntellano Richiamo; Isieri di Leopardi: «Gesù Cristo fu il l’impasto di sillabe melmose e di stridii primo che distintamente additò agli uo- che fanno la tramatura di Stagnando: mini quel lodatore e precettore di tutte le referto di un io immedicabile, inchiodato virtù finte, detrattore e persecutore di dal pulsare di sogni “feroci” dentro un’ar- tutte le vere […]; il quale esso Gesù Cri- matura compatta di stanchezza. sto denotò col nome di mondo, che gli Maccari preme il contenuto contro dura in tutte le lingue colte insino alla gli strumenti del dire e li sgualcisce; rag- presente». Inizialmente Mondanità era il gela i significati calzandoli dentro gabbie titolo di una di queste poesie; poi mi formali studiatamente alterate. Luigi sono accorto che la maggior parte di esse Baldacci, nella sua prefazione a Ospiti, era intonata allo stesso motivo, e dunque ha messo in luce la torsione cui viene l’ho voluto sottolineare; di contro, per sottoposto lo schema del sonetto; ha ap- non responsabilizzare troppo la poesia prezzato la scelta di un “linguaggio duro prima eponima, le ho cambiato il titolo, e aspro”, che pure in Mondanità soffre e che ora è Come si deve. In ogni caso, di- taglia, evitando sempre i rifugi del la- rei serie di istantanee sul tema più che mento («Io che stremato quasi vi vedo. Vi La copertina di Mondanità, la raccolta che Paolo percorso: il percorso comporta un’inten- vedo quasi. | Io. Ora. In marcia. Ve lo Maccari ha pubblicato con la casa editrice bre- zionalità che a me è mancata almeno in chiedo in ginocchio. | Qualcosa, ancora sciana L’Obliquo nel 2006. fase di elaborazione.

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La tua prima raccolta, Ospiti, ri- condizione dell’uomo contemporaneo. sempre, mi serve per affondare in situa- portava in epigrafe alcuni versi di Bar- In linea generale, ritengo che delle epi- zioni che prese nella loro realtà di primo tolo Cattafi, poeta su cui hai scritto grafi i poeti dovrebbero fare un uso par- grado mi risultano quasi insostenibili. una monografia (Spalle al muro. La co, ed inserirle soltanto quando servono. poesia di Bartolo Cattafi, Sef, Firenze Oggi è di moda epigrafare furiosamente, Un’altra ricorrenza è quella della 2003). Quanto è presente Cattafi nei e per me è un segno sinistro. Una prova parola «sogno». Sta per desiderio volu- tuoi ultimi versi? E quale peso hanno, muscolare, in apparenza (“che si sap- tamente irrealizzato o velleità? in Mondanità, la citazione da Thomas pia: sono colto”), che rivela in realtà una Mann (La montagna incantata) e i Due forma d’insicurezza e il bisogno di ripa- ah! I desideri, per quanto permet- Tradimenti da Pound che chiudono il rarsi sotto l’ altrui autorità per legitti- Mtono le leggi del vivere civile, ten- volume (To Madame Lullin e De marsi. I due tradimenti da Pound sono derei a realizzarli. Allora tra le due pos- Aegypto)? nati per impulso esterno, ma sembran- sibilità sceglierei forse velleità, sebbene domi venuti discretamente, e non sto- nati come tema rispetto agli altri testi, li ho inseriti. Si riferiscono al Pound pre- Cantos, un poeta che trovo incantevole; senza peraltro compensazioni svaluta- torie dell’altro più famoso e comunque grandissimo: semmai, il Pound dei Can- tos è diventato, più che un poeta, un’im- mane allegoria del poeta novecentesco; in questa metamorfosi ha sacrificato l’al- tro poeta che è stato prima di gettarsi nel rogo necessario e anche commovente del grande disegno. Io ho attinto da quella prima fase.

Baldacci ha scritto che il tuo lin- guaggio «dimentica la bella, distesa di- mensione del tu». In Mondanità si parla di un tu sbrecciato dal niente. Poi c’è una folla di avventori («loro», «gli altri», i «pochi fratelli», «le prede migliori degli sguinzagliati»). Con chi parlano i tuoi versi?

Percy Bysshe Shelley in un ritratto di Joseph Severn. John Keats in un ritratto di Joseph Severn. Natio- Keats-Shelley Memorial House, Roma. uando parlano a qualcuno, si rivol- nal Portrait Gallery, Londra. Qgono a persone fisicamente esisten- ti o esistite, mantenendo una risponden- non sia bello confessarsi velleitario. Par- ifficile dirlo, per me: sicuramente za biografica accertabile. A volte, la stes- lando seriamente, l’accezione principale DCattafi è presente, non so bene in sa tramatura del discorso conserva una della parola sogno corrisponde proba- che misura: forse meno di quanto ci fos- componente colloquiale; in altre ho sen- bilmente alla figura di un mio io ideale, se in Ospiti, ma resta un poeta che io tito il bisogno di trasfigurare in perso- che spesso rimbrotta quello reale e per il considero, per una serie di ragioni che naggi più scontornati i miei interlocuto- quale nutro una grande tenerezza e un sarebbe troppo lungo elencare, non solo ri e i miei soggetti. malcelato fastidio. tra i più grandi ma anche tra i più ricchi di futuro, nella ricezione e nella com- Una poesia della plaquette s’intitola Come lavori, praticamente, alle tue prensione, della seconda metà del Nove- Tra i traditori. In Soggetto per un quadro poesie? In quale posizione ti metti ri- cento. La citazione da Mann è un omag- compare un Giuda silenzioso, che non spetto ai contenuti, alle forme chiuse, ai gio a uno dei miei narratori preferiti e a lancia baci «nemmeno con la mano». Mi precedenti letterari? uno dei suoi libri che più ammiro. L’ho sembra che un filo sottile leghi, nella inserita, inoltre, perché mi sembrava ne- plaquette, le immagini dell’invidia, del erco di non avere atteggiamenti pre- cessaria alla comprensione del testo, che tradimento e dell’ironia. Qual è l’oriz- Cventivi: scrivo abbastanza di getto, vorrebbe essere un’attualizzazione sog- zonte dentro cui insistono questi ele- poi lascio riposare i testi e quindi ci ritor- gettiva di quel motivo della stagnazione. menti? no per qualche aggiustamento. I conte- Aggiungo che la figurazione della Mon- nuti perciò risentono pienamente di una tagna incantata mi pare a tutt’oggi una vero, invidia, tradimento sono temi attitudine poco propensa al disegno pre- delle più potenti e pertinenti di quella Èricorrenti: rimanderei al titolo per liminare: magari poi mi viene fuori una che pomposamente può chiamarsi la spiegarne la frequenza; l’ironia, come serie, come in Ospiti la seconda parte, o

Caffè Michelangiolo 11 Poesia

come di recente per un gruppo armoniz- circostanze che sembrerebbero denun- de, la poesia rischia di sparire nella sua zato su uno stesso spunto narrativo. Ma ciare un atteggiamento di superbia. realtà di genere e di forma. allora mi deve riuscire di tenere la nota, Si potrebbe pensare che scrivere ver- quale essa sia, più del contenuto. Per le si serva per leggerli e comprenderli: quan- Cosa pensi della poesia che si scrive forme chiuse non ho una superstizione: le tomeno a un livello di laboratorio; e sa- oggi, e quale proposta intendi fare con uso quando la materia (per dir così) le rebbe vero se anche oggi fosse implicita- Mondanità e con i tuoi prossimi lavori? esige: certo agirà una memoria letteraria, mente vietato scriverne senza saperli ma- ma non è a quella che attingo prelimi- neggiarli. Ma il divieto, come è noto, è ca- ella poesia che si scrive oggi penso narmente; non la considero una remora, duto da diverso tempo. Da meno di Dche sia difficile pensare qualcosa di o un abitudine da cui liberarsi, ma nem- quanto credono certi nostalgici di certo unitario o di riferibile in sineddoche. meno una necessità. Modelli metrici come Novecento: i poeti informali degli anni Non mi riferisco al solito alibi della il sonetto hanno una loro indubbia fun- sessanta, o settanta, per esempio, erano quantità, che serve più che altro alla cri- zionalità, perché tendono a organizzare il ancora in grado di rendere ragione dei tica per rifiutare in toto il presente poe- pensiero, il quale a volte nasce già sonet- tico: come se venti anni fa fosse facile tizzato: è interessante allora contestare controllare il quadro generale. Posso dire quella organizzazione dall’interno, oppu- che mi sembra difficilissimo trovare il re accondiscendere dopo averla contesta- bandolo e una scappatoia da una situa- ta: è una ribellione contro se stessi. Oso zione che è indubbiamente di impasse. un esempio: la poesia che s’intitola Di Con le sue belle eccezioni e i referti poe- soppiatto è appunto un sonetto, tradizio- ticamente ragguardevoli di questa im- nalmente suddiviso in due movimenti passe. Giudico inopportuno e fuorviante concettuali, uno espresso nelle due quar- cercare il bandolo, la chiave che per- tine e uno nelle terzine. Allo stesso tempo, metta un’uscita: l’atto critico più re- ho avuto bisogno di contraddire la for- sponsabile, in merito alla produzione at- mula classica perché m’interessava un tuale, credo corrisponda al manteni- diverso dinamismo, essendo il mio fine mento di un’onesta disponibilità d’a- quello di rappresentare uno sprofonda- scolto, che resista alle tentazioni di una mento nella paura avvenuto “di soppiat- immediata, e vagamente comica, stori- to”, improvvisamente avvertito. Allora, cizzazione del vient de paraître, così oltre che qualche modifica nel sistema di come all’impulso contrario di inveire rime, ho agito d’istinto sulla ritmica e contro i tempi, ripetendo mestamente nelle due terzine invece dell’endecasillabo (in realtà pigramente) quanto erano bel- ho adottato dei novenari dattilici, più ca- li gli altri, quando nascevano i poeti. denzati e veloci, come cadenzato e veloce Con Mondanità non mi illudo di fare immaginavo, a livello di contenuto, lo nessuna proposta: spero che contenga sprofondamento. qualche buona poesia. Ho fatto prima un accenno alla tua attività di studioso di letteratura (oltre CINQUE POESIE che di Cattafi ti sei occupato di Govoni, del carteggio tra Bilenchi e Cesarini; sei Giacomo Leopardi in un ritratto di S. Ferrazzi. critico militante su importanti riviste). Palazzo Leopardi, Recanati. MISSIVA Come valuti in generale e nel tuo caso Ti scrivo della mia stanchezza immotivata. particolare il convergere di queste due propri mezzi. Chi è partito da loro ha Oggi sarebbe un giorno calmo attività in un’unica persona? Fare criti- tralasciato ogni dialettica, non ha riper- quasi felice ca, e anche critica militante, credi sia di corso una strada: serenamente, ha aboli- se tra le nuvole un sole appuntito nutrimento e di stimolo per la tua atti- to ogni dialettica tra ordine e disordine, non occhieggiasse vità di poeta? creando così, colposamente, una specie di talvolta in tralice parodia del disordine in fin dei conti mol- talvolta liberato in piena gloria. una questione annosa e per di più to ordinata. Per quanto mi riguarda, leg- Èpiuttosto di moda. Per quanto ri- gere e scrivere insieme, mi crea il surri- Scarti violenti di luce e vaste ombre guarda il caso generale, ha detto cose cordato senso di colpa – che credo di non dilaganti senza preavviso molto sensate Mengaldo, parlando della dover rintuzzare ma considerare una senza riposo mi accasciano necessità di scissione tra i due piani ecc… componente del mio sentire e insieme una e per poco, amico, non mancavo a questa lettera che pure è confortante. Ma Mengaldo, non solo lui, ha anche det- necessità di chi oggi si cimenta sui due to che se si leggesse di più la poesia se ne piani – e favorisce un rapporto spero più Scrivi che tu sei felice e che leggi scriverebbe meno. E ha ragione. Il mio consapevole con la lingua e i ferri del me- tutti i libri che non riesco a tenere in mano: grave imbarazzo è nel riconoscere la sua stiere: che non sono ancora poesia, ci quasi mi cura saperti sereno attivo ragione e di scrivere tuttavia versi: due mancherebbe, ma senza i quali, d’altron- e molto lontano

12 Caffè Michelangiolo Poesia

UN’OMBRA

S’allarga un’ombra: teme per sua madre. Più di vent’anni fa, ancora indenne dal terrore attuale di provar terrore: uno schiumare allora, senza barriere, di paura.

L’ombra traligna. Non è più ombra è un tono della luce. La luce diventa sottovoce. Teme. Sua madre è sola in uno spazio sottovoce. Ora vorrebbe la forza che non avrà. Carezza quella forza e la reclama: gli sembra che chiederla pretenderla per lei sia già un diritto.

Oggi, vent’anni dopo e dopo anni non si ripeterà la scena. Luigi Baldacci nel ritratto di Lucio Trizzino del giu- Oggi governano gli sguardi opachi, gno 2002. È l’ultima sua immagine in vita. di sbieco: un nascondiglio di palpiti sempre più oscuri La poetessa tedesca Nelly Sachs, fotografata men- di occhi rovesciati tre, nel 1966, riceve il premio Nobel per la lette- STAGNANDO a controllare i risultati ratura dalle mani del re Gustavo Adolfo di Svezia, sulla tabella degli scongiuri alla Concert Hall di Stoccolma. E io devo star qui a stagnare come una pozzanghera… proprio così, come un fe- tido stagno, non è un paragone balordo…

T. Mann, La montagna incantata

FALENE Penammo, sì, a star fermi, a non aver la forza Le falene smisero il volo che di star fermi. Con lentezza disprezzando le cieche volute, con velocità gli altri le abitudini intorno alla luce. secondo i propri istinti Strisciarono, grazie alla propria volontà infantilmente come bruchi, verso se stessi, allontanandosi, verso l’ombra – profondamente muovevano sempre più distanti. intente a disfarsi delle ali Alcuni altri in verità. Perché gli ammaccati gli annegati, gli stritolati. Chi non seppe che perdersi come si deve, o afflosciarsi in laghi di tepore. RINASCITA

Ma gli uni gli altri gli alcuni Sono appena arrivato, appena sceso, equamente lontani. i capelli ancora bagnati, Pochi fratelli. soltanto un poco spaventato, Un’immensa radura. ma fermo il mio profilo roseo, e arreso. La smania gessosa, il rancore un languido rossore. Mi sono appena tolto un peso: L’impaccio di una passione, la mancanza inquietudine e fatica scomparse, di misura. porto come me calma e risorse: … ciò che ignoro so darlo per inteso. Vi invidio le suole lise. Il sudore che vi lubrifica i sogni ingentilendoli. Sono appena arrivato con addosso I miei sono feroci, inaggredibili qualche brivido soltanto e un pensiero: come la liscia corazza non devo fare quel che posso, della stanchezza che m’inchioda, è troppo. Si soffre. Davvero. come la stretta Con calma riconoscere che il fosso ferrigna, acidula e cullante, Non è caduta: è usuale… è sentiero. la mano vizza, la carezza Indisciplinatamente si deve della mia pigrizia Ezra Pound fotografato a Venezia nel 1963. Così ribattere al cuore che chiede

Caffè Michelangiolo 13 Poesia

STEFANO CARRAI

Racconto dell’autunno e dell’inverno

Je m’évellai, mais c’était en voyage

YVES BONNEFOY

Appena sveglio, giù A Toul il treno taglia nel gelo, al buio fitto. in due il cimitero. Nello scompartimento Due fidanzati, un bacio e un caffè. sono insieme a un tedesco, Li porta la marea. ha visto coi suoi occhi Lascerò la Borgogna infradiciata la fine del nazismo. per strascicare le ali Sopravvissuto al cancro, in mezzo alla bufera. ha liberato una ragazza afgana dai fratelli che l’hanno violentata Di là dal finestrino e volevano darla ai talebani. si vede il fiato del capostazione. Ed io lo ascolto quasi avessi un libro Si riparte e la vita non c’è più aperto tra le mani. non fosse per un frullo, per un’auto che procede lentissima, La mia Borgogna è quella dell’autunno si disfa dentro il bianco e dell’inverno. A vederla fiorita verso Digione, dove i duchi dormono di giallo quasi non la riconosco. distesi nello smalto. Ripenso i padiglioni, le rovine, i volti dei profeti Nancy. Al parco della Pepinière di là dalle inferriate. sotto le braccia nude dell’inverno. Alla stazione un arabo venuta La Brasserie Excelsior, la sera stende il suo telo per terra, non ho che da parlare con me stesso, si sfila le babbucce, fuori cade la neve, s’inginocchia a pregare. turbina sui tetti. Pago ed esco nell’esodo Io sollevo il mio bagaglio e riparto. del fine settimana.

Dijon-Nancy, 2003-2007

[Inedita. Ritratto di Lucio Trizzino].

14 Caffè Michelangiolo Poesia

RITA GIULIANI

Capri

Io non credevo che sarei tornata a rivedere Capri un’altra volta da single, da donna ora spaiata, che assembla i pezzi d’un’identità stravolta.

Come la luna, così la vita volta continuamente pagina sull’umanità affannata: è irrilevante se una persona è tolta dall’esile libro di una storia privata.

Ora anche tu sei voce di quel coro di eterni amanti dell’Isola di pietra, di grotte, verde e spruzzi di zaffiro.

Sei nell’azzurra infinità con loro, e noi qui, creature fragili, di creta, accalcate nel tempo di un respiro.

Capri, luglio 2005

[Inedita].

Caffè Michelangiolo 15 Poesia

MARIO GRAZIANO PARRI

Sul filo della notte

Questo abbaiare sul filo della notte giù a Malavalle della muta che il cinghiale già fiuta per la caccia di domani il sonno strappa via, scuote il dormiveglia dei pensieri. Non era solo ieri in riva all’Ombrone che seguivamo tu e io il remigare dell’airone?… dov’era mai diretto? Solo l’umano seme continua a interrogarsi, incerto ospite nell’universo che non ascolta. Il disegno d’un istante si profila e dietro gli orizzonti scompare in un battito di palpebre.

Tirli, 28 gennaio 2007

[Inedita. Ritratto di Lucio Trizzino].

16 Caffè Michelangiolo Prosa

I genii hanno idee fulminee, i maritozzi no? Dei genii si parla e si scrive, e ci si ricorda pure dopo la morte, dei maritozzi no? Vi paiono queste differenze durevoli e sostanziali? UN GENIO A COLAZIONE racconto di Paolo Morelli presentato da Elena Frontaloni

che penso? Penso a una salsiccia». Inizia così uno UN GENIO A COLAZIONE dei Pezzi in prosa (1916) di Robert Walser, ragio- «Anamento su una salsiccia deliziosa, a lungo con- er fare un esempio concreto di come passare il tempo, ci sia servata e poi addentata, forse con troppa foga e troppo pia- Pgente oggigiorno a cui scappa di dire che tra un genio e un cere: «Ciò che poco fa era ancora qui è perso, e mai nessu- maritozzo non c’è grande differenza, e dopo aver fatto questa no me lo restituirà. […] Mi sono inflitto una batosta degu- asserzione incauta, la mattina al bar sotto casa, la debbano so- stando un cibo fin troppo eccellente, che ora è assaporato e stenere e giustificare. A questo punto non serve fare il nome o degustato, poiché non sono stato temperante, cosa che de- meglio soprannome di uno di costoro. Comunque, senz’altra ploro. Il pentimento non serve; aumenta, piuttosto che di- scelta deve appartenere alla razza di chi si alza presto per per- minuire, la perdita della salsiccia». A tema, come si vede, dere molto tempo, come del resto chi lo sta ad ascoltare, e ri- sono le derive dell’appagamento, che ingenera una specie di mane il dubbio se in segreto vorrebbe esser genio per venire in- tragicommedia del desiderio. Impossibile tornare all’attesa vidiato e vezzeggiato, condizione che crede più vantaggiosa del godimento previsto; impossibile godere all’infinito; im- dell’esser compatito come di solito gli capita. possibile riprendere da capo a godere nei tempi e nei modi Ai genii infatti è permesso di comportarsi come gli pare, in cui si è già goduto. Da attribuire a Walser la capacità di perfino in modo brutale, tanto veemente è la giustificazione mettere tutto questo (pentimento incluso) dentro un auten- della loro vocazione. A questi eroi dello spirito è resa lecita la tico “pezzo” di prosa (tre pagine). Sempre tipico di Walser è completa noncuranza per le esigenze altrui, dei non-genii il raccontare cattivo e spaesato che rende indispensabili l’u- voglio dire, ma a differenza di questi ultimi vengono soppor- no all’altro il pretesto narrativo di una scrittura e il suo pos- tati e anzi incoraggiati nella loro condotta, spesso proterva, in sibile significato secondo – non quello simil-psicologico o virtù del dono di cui ci rendono partecipi, delle straordinarie ‘serio’, piuttosto quello mobile e un po’ inerme che la glos- qualità del loro ingegno creatore. Se fossero uomini come gli sa critica trasforma di solito in una serie mozzafiato di ba- altri i genii sarebbero piuttosto antipatici e spesso lo sono co- nalità, facendo ingiustizia soprattutto ai testi che sono sem- munque, appena appena a uno, un non-genio si capisce, ac- plicemente belli. cade di scordare il gran bene che ci fanno. Paolo Morelli ha imparato diverse cose da Walser. In- Semmai al gruppo degli ascoltatori, per un caso raro si tanto a portar guerra agli atteggiamenti seriosi, alle paro- fosse aggiunto qualche straniero, a scanso di equivoci e per le astratte, alle ottiche ipercolte o consunte. Poi a batta- evitare successive interruzioni converrà fare una breve di- gliare in forma non troppo acrobatica: con una lingua stra- gressione, spiegando come il maritozzo sia una niata ma puntuale, con periodi che mimano, ma dissec- candoli, i fumi del parlato e gli smottamenti del pensiero. pasta locale condita con olio, Il che significa, ad esempio, trattare il problema del genio zucchero, uve passe, pinocchi, mettendo la parola al plurale, con grafia oggi in disuso ànaci e cotta al forno. Di taglio e a discrezione («genii»); porre il soggetto geniale all’altezza della sfera vi si può insinuare un po’ di panna. biologica, e per la precisione all’altezza degli occhi, della bocca e dello stomaco di chi legge; far recitare alla pagina Ora nessuno nega come la natura di essi maritozzi sia, al- una chiacchiera da bar: dunque confessare subito che scri- l’apparenza, molto diversa da quella geniale. Nessun maritozzo vere, classificare e pensare sono semplici stratagemmi tra gli s’è mai sentito sostenere che qualsiasi cosa o persona si met- altri per «passare il tempo». te tra noi e l’obiettivo della nostra creazione la dobbiamo eli- Il tempo passa, bene, pure per il lettore: tono diretto e si- minare, né s’è mai sognato di stabilire attorno a sé quell’ordine curo, Morelli corre, ghigna, dissacra. Elegantemente. Men- assoluto, necessario e irrinunciabile alla creazione o invenzio- tre sembra ridistribuire valori e medaglie, scomunica tutte le ne che sia. Anzi, in genere i maritozzi se ne stanno insieme con cose che tocca. Visto e considerato che forse (e per fortuna) piacere, affastellati sul cabaret di qualche bar, uno diverso dal- di santificabile, al mondo, non c’è proprio nulla, la sua pa- l’altro ma con caratteristiche tuttavia simili, bombati, soffici, gina riesce davvero, per via di paradosso, a «guadagnare» anche troppo bonari e ordinati, sempre all’apparenza. meglio di altre un briciolo di «reale». Da questo punto di vista i maritozzi sembrerebbero più ac- E.F. costabili ai non-genii: stanno in gruppo per gran parte della

Caffè Michelangiolo 17 Prosa

vita, uno accanto all’altro, ognuno con dentro il proprio per- Se qualcuno a questo punto farà obiezione, sostenendo che sonale fermento naturale, spesso appiccicati come fossero in mai si sono notati atteggiamenti titanici nei maritozzi, basterà metropolitana o pancia all’aria, come quegli altri sulle spiag- indicare lo spettacolo, grandioso e drammatico dei cartoni, ge. Sperano che passi del tempo prima di essere inghiottiti e dove essi stanno impilati a volte fino al soffitto. E se qual- si trovano in giro più facilmente la mattina, mentre i genii, si cun’altro di carattere malevolo insisterà che mai s’è visto un sa, a quell’ora dormono dopo aver crea- maritozzo ribellarsi, gli si dovrà rispon- to e inventato fino a notte fonda. dere additando le patacche sulle giacche, Eh già, perché è proprio dei genii il causate da improvvise, quanto scellera- destino di una vita squinternata fin dal- te fuoriuscite di blocchi di panna ribel- l’inizio, fino dalle prime manifestazioni le, in conseguenza badate non di un della facoltà creatrice che spesso si tra- errore dell’arraffatore, bensì per uno duce in malanni fisici e psichici, asocia- schiacciamento naturale e anzi del tutto lità e relative melancolie, emicranie, necessario all’imboccatura del dolce in gobbe, foruncoli e gonfiori come se l’in- questione. E bisognerà di concerto far gegno precoce premesse per uscire. E notare l’estrema somiglianza di tali non di rado nella Storia vi è menzione di sbocchi con gli improvvisi sbotti d’ira giovani genii esplosi, perché la virtù in- rabbiosa dei genii, e perfino con gli esi- nata non ha trovato sbocco naturale. E ti creativi che ne derivano. Non si esclu- qui troviamo forse una prima somi- derà nemmeno, fidando nell’episodica glianza tra le due specie, perché pure conoscenza artistica dei perdigiorno- ai maritozzi giovani accade a volte di ascoltatori, che esistano opere d’arte ge- esplodere prima di giungere a matura- niali costruite proprio e amalgamate con zione, nel maleaugurato caso il pastic- patacche gittate sulla tela. Ma pure se ciere abbia ecceduto nel lievito di birra, Paolo Morelli. questo non è ancora successo, ciò non o per una temperatura troppo elevata. vuol dire che non possa succedere, e for- Altra somiglianza, neanche tanto lie- Paolo Morelli è nato a Roma dove se ne leggeremo a giorni fra le tantissime ve, vien posta nell’estrema utilità sia di vive tuttora. È stato pescatore d’altura, manifestazioni di genialità del nostro genii che di maritozzi, i primi perché edile, critico cinematografico, musici- tempo. sta jazz, regista di fotoromanzi, autore conducono lo spirito umano verso teatrale e radiofonico, attore e ha ini- È questa l’epoca infatti in cui la straordinarie altezze, i secondi perché ziato molte altre cose che stenta a ri- quantità di genii pare molto aumentata, allietano la colazione ben disponendoci cordare. In gioventù ha fatto dei viaggi, ci sono genii dello spreco e dello sbrago, verso gli affanni che promette la gior- specie in Africa, poi gli è presa una for- dello sfrego e dello sbrego, mentre è nata. Come tutte le cose utili a questo te passione per le montagne. Studia la vero che i maritozzi sembrano subire mondo, ambedue perdono facilmente la lingua cinese da molti anni. Negli anni un malinconico accantonamento dal vita, con esiti diversi solo in apparenza. ’90 è stato redattore dell’almanacco mondo delle paste lievitate. Ma proprio “Il Semplice” (Feltrinelli) e dal ’98 ha I maritozzi infatti a un certo punto si fatto parte del gruppo di letture itine- superando con slancio tale contrasto ap- arrenderanno, sembreranno mollemen- ranti “Animali Parlanti”. Fra i libri pub- parente, e anzi affidandoci a uno degli te accettare di essere trangugiati, con blicati Vademecum per perdersi in mon- stereotipi più duri a morire, quello del gusto assieme al caffellatte, mentre i ge- tagna (nottetempo, Roma 2003), Er legame stretto tra genialità e malinco- nii mostrano fino in fondo la loro rilut- Ciuanghezzù, ner paese del gnente (una nia, non faremo fatica a notare un’ulte- tanza a essere ingoiati in un sistema, traduzione in romanesco di un classico riore affinità tra le due specie. E che figuriamoci fosse poi quello digerente. taoista, edito da nottetempo nel 2005), dire dell’impeto con cui, sia genii che Classifica di notti gagliarde (Jouvence, È proprio in tale evento cruciale che le Roma 2007). Fa parte della redazione maritozzi, si elevano a padroni dell’in- specie prese in esame diventano final- della rivista letteraria “L’accalappiaca- tera realtà circostante, con il diritto e il mente accostabili, come esempi opposti ni” (Derive/Approdi). Collabora a “il lievito della loro singolarità? Cosa del- e perciò contigui dell’atteggiamento di manifesto” quale cronista della Fioren- la virtù innata che li anima? Dei mal- fronte alla morte, per eccesso di timore tina calcio. trattamenti che subiscono dalla sorte e e arrendevolezza quello dei dolci e di dai contemporanei? Del loro apparte- sfida smodata, poiché in preda all’altis- nere a tutta l’umanità? Che cosa delle sima gradazione eroica dello spirito geniale, nel caso dei su- ricchezze, squisitezze e senso d’appagamento di cui ci ren- perumani. dono partecipi come esseri umani? Come si potrà insidiosa- Vite brevi comunque, intense e spesso bruciate nell’arco di mente sostenere una loro diversità sostanziale, perché i ge- un mattino, oppure abbandonate a se stesse fino all’isolamento nii non hanno dentro uva passa né pinoli, e quasi mai ven- e al marciume, come accade ai genii misconosciuti e ai mari- gono cotti al forno, quando chiunque può rendersi conto tozzi dimenticati. Molti punti in comune ha pure il contegno della scipitaggine di tali minimi particolari, tutti da prova- con cui essi affrontano un destino singolare, raccolti e compresi re oltretutto, come dire che uno ha gli occhi chiari e un al- nella profonda originalità del ruolo che gli tocca al mondo, ori- tro il piede valgo, che uno va all’università e l’altro no? I ge- ginalità che sia gli uni che gli altri vivono barcamenandosi tra nii hanno idee fulminee, i maritozzi no? Dei genii si parla e vittimismo e titanismo, abbandono e ribellione… si scrive, e ci si ricorda pure dopo la morte, dei maritozzi no?

18 Caffè Michelangiolo Prosa

Vi paiono queste differenze durevoli e sostanziali? Semmai potranno apparire come punti a favore per i maritozzi, ne- gli ambiti particolari di un destino personale più fortunato, come uno che nasce in una valle ubertosa e un altro nel de- serto, una più alta percentuale di possibilità per i maritozzi di vivere in pace ciò che gli è dato da vivere, ma è tutto da verificare… E non esistono centinaia di pubblicazioni, tomi e periodici, dedicate ai dessert? E non è forse di maritozzi che stiamo ora parlando? Si farà quindi meglio a concludere, cercando di nascon- dere il sudore, che non c’è poi grande differenza tra un genio e un maritozzo, tranne che l’uno mangia l’altro e non vice- PREMIO LETTERARIO DEGLI OSCURI versa, ma non succede così pure tra i cannibali?

ACCADEMIA DEGLI OSCURI TORRITA DI SIENA NOTA Il Comitato organizzatore del Ringrazio Paolo Morelli per aver regalato questo racconto a “Caffè Mi- chelangiolo”. Cito La salsiccia da R. Walser, Pezzi in prosa, trad. it. di G. Gio- Premio letterario nazionale degli Oscuri metti, Quodlibet, Macerata 1994, pp. 69-73; «Ci vogliono molte parole tra- bocchetto e frasi labirinto per mettere fuori strada il linguaggio e guadagnare composto dagli Accademici il reale» è una frase di Morelli; viene da un’intervista rilasciata a Marco Den- ti nel 2004 e si può leggere su www.lettera.com. Fabrizio Betti (Presidente) e.f. Brunero Biagi, Leonardo Botarelli, Patrizia Cassioli, Gianfranco Censini, Mariangela Leotta, Gigliola Mazzoni, Neda Mechini, Ferrer Mauro Momicchioli, Gilberto Mosconi, Altero Novembri, Silvano Pagliai, Ilario Rosati, Valerio Viviani (Segretario responsabile)

è lieto di comunicare che La Giuria

presieduta da Arnaldo Pizzorusso e composta da Mirella Billi, Silvia Cassioli, Pietro Cataldi, Ennio Cavalli, Patrizio Collini, Claudia Corti, Elena Del Panta, Loriano Gonfiantini, Michela Landi, Mariangela Leotta, Michele Manzotti, Francesco Marroni, Gigliola Mazzoni, Neda Mechini, Sandro Melani, Mauro Pagliai, Maria Carla Papini, Mario Graziano Parri, Ivanna Rosi

dopo una attenta e approfondita lettura dei centoquaranta testi inediti pervenuti, ha deciso che l’opera vincitrice del premio consistente nella pubblicazione con Mauro Pagliai-Polistampa

è il romanzo

Le iniziali di Stendhal di Mara Veneziani

la premiazione avverrà a Torrita di Siena Teatro degli Oscuri William Parrott, Bouquinistes lungo le sponde della Senna, 1843. Musée Sabato 14 giugno 2008, alle ore 17 Carnavalet, Parigi.

Caffè Michelangiolo 19 Prosa

«E Daniel riprese a baciarla, era stupido fingere di non volere quella cosa e lei lo baciò a sua volta e lo strinse anche più forte… un’attrazione impulsiva, inevitabile. Che forse non avrebbe lasciato segni ma che in quel momento la faceva sentire magnificamente perduta.» IN VIAGGIO CON MAMMA un racconto di Mario Graziano Parri

Oggi, m’inarco nuda, nel nitore una sedicenne si aspetti di diventare donna. C’era stato il ma- del bagno bianco e m’inarcherò nuda trimonio, e una gravidanza non andata in fondo. Alla morte domani sopra un letto, se qualcuno mi prenderà del padre contava ventotto anni, era separata da cinque e in- segnava in una scuola media. La sua esistenza passava con ci- ANTONIA POZZI, Canto della mia nudità clica regolarità da enfatizzate crisi depressive a fulminanti de- liri per uomini a sentire lei maldestramente uniti a donne non tava lì accanto a lei, sua figlia. China sulla propria scrit- indispensabili, e lo stipendio se ne andava in buona parte nel- tura minuta e ordinata. Per il marito aveva scelto una le tasche di psicanalisti freudiani. È il prezzo che deve paga- Scartolina di Fonte Gaia e al figlio liceale ne mandava una re chi ha una vita interiore, ribatteva a sua madre. Sui tren- doppia: il Castello in riva a un lago e la Città sul mare di Am- tacinque anni diceva di essere pronta per il solito ashram ma brogio Lorenzetti. Sono l’unico esempio di paesaggio puro in intanto impazziva per Woody Allen e La rosa purpurea del tutta l’arte europea prima del Quattrocento, aveva scritto sul Cairo. Adesso a trentanove andava matta per Almodóvar e retro con una certa enfasi didattica. Alla sorella faceva avere l’Antonio Banderas di ¡Atame!, e ingoiava cento grammi al il Guidoriccio di Montemassi. Il mondo fiorito della cortesia, giorno di funghi prataioli per prevenire il tumore al seno. Nei aveva vergato. Il pennino si era impuntato sull’ultima parola. vuoti della giornata si confezionava uno spinello: si serviva Usava la sinistra, i mancini risultano più competitivi. della distratta pratica che aveva nelle dita, senza nemmeno Sono minoranza e così hanno dovuto affilare le armi per vin- più guardare. cere la guerra dell’esistenza. Sua madre lo aveva letto su una rivista dal parrucchiere e ora scuoteva la testa, non c’erano Due volte l’anno in gennaio e agosto Eleonora veniva da che sciocchezze sui giornali. Osservava questa sua figlia qua- Anna Paola. Si fermava per un mese, e con lei scorrazzava per rantaduenne, la osservava con la sbrigativa fatuità di chi Roma. Vernissage tra Scuderie e Vittoriano ed escursioni fra l’ha sempre avuta vinta tanto da credere di conoscere meglio via dei Condotti e Campo dei Fiori. A sera il taxi le depositava di qualsiasi altro come va il mondo e poter dire tutto ciò che in via dei Coronari stracariche di pacchetti e cataloghi per poi passa per la testa. Questa sua Anna Paola soffriva di astenie venirle a riprendere per la cena al Ragno d’Oro o Ai Spa- emotive: lei non aveva dubbi. ghettari. Per tutto quel mese Anna Paola si prefiggeva di es- Era rimasta vedova quattordici anni prima, Eleonora At- sere arrendevole con la madre e altrettanto permissivo era zara. Quando lo aveva sposato nella romanica chiesa di Lello suo marito. In quei due periodi le sue guardie di notte Sant’Antioco di Bisarcio, il padre delle due figlie che sareb- all’ospedale avevano la tendenza a infittirsi, e la suocera po- bero poi venute aveva una gran mantella color notte fodera- teva così prendere il suo posto nel letto matrimoniale e met- ta di panno rosso dallo splendido aplomb, i fregi d’argento di tere qualche pulce nell’orecchio alla figlia. Il dottor Raffael- tenente colonnello, e quarantasei anni. Lei, ventidue. A tren- lo Macomer l’aveva operata di prolasso vaginale e lei non ave- tadue non aveva più respinto le brusche avances del giovane va perso tempo a risvegliarsi dall’anestesia. Non appena tor- Vaispareddu, l’amministratore dei suoi beni con cui usciva a nata in sé aveva reso noto ad Anna Paola che fra suo marito cavallo sulle sue terre di fresca bonifica in Campo d’Ozieri. e la bionda aiuto chirurgo c’era senz’altro una tresca, era Non badava certo ai pettegolezzi, la relazione l’aveva porta- pronta a qualsiasi scommessa. Separata e trentaquattrenne, ta avanti con la sprezzante noncuranza di chi possiede il l’aveva più tardi informata. E il camice fa il resto, disse. denaro e il grado sociale che dispensano dal render conto a È come se gambe e tette siano chessò… più imperiose, e pro- chicchessia. Allorché suo marito era morto d’infarto, l’aveva babilmente qualche ritocchino qua e là se l’è anche fatto vi- troncata. Per dedicarsi esclusivamente alle figlie, e non si era sto che sta nell’ambiente. Ma figurati, le aveva ribattuto certo trattenuta dal farglielo poi pesare. Anna Paola. Vuoi che non la conosca… e magari li hai anche A quell’epoca Anna Paola era sposata e aveva anche un visti, eh? aggiunse. Non occorre che li veda per saperlo, ave- bambino di quasi quattro anni. Viveva a Roma, suo marito va ribattuto sua madre. Lo so, la vita in comune annoia era ginecologo al San Camillo. Gioia Maria, l’altra di tre anni chiunque. Faresti bene a pensarci, tutte queste notti che tuo minore, stava ora nell’appartamento sotto a quello della ma- marito passa fuori… E poi si è così ingrossato, non lo vedi? dre a Cagliari. Era fuggita con un cugino, e non le era gran- Quando stavate a Firenze per la sua specializzazione era un ché importato che lui avesse una fidanzata con un grosso bril- fuscello, adesso credo che non ce la faresti a circondarlo con lante all’anulare. Lo aveva sedotto mostrandogli in che modo le braccia. Ammesso che tu possa averne voglia…

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Eleonora Atzara aveva ora sessantacinque anni e un aspet- discorresse con quella rosea e abbondante creatura delle Great to segnato e gonfio. La voce era sempre più rauca e fonda e Plains in shorts e la maglietta con su scritto: Catcher. I rondo- l’indice e il medio come se fossero perennemente spennellati di ni rannuvolavano il cielo e il tempo aveva depositato pesanti tintura di iodio, ma non aveva ancora dato un taglio alle sue rughe sulla faccia di sua madre: Anna Paola la guardò con una cinquanta sigarette giornaliere. Fino all’estate precedente il punta di apprensione. Probabilmente era di lei che parlava con parrucchiere le manteneva i capelli di un vistoso biondo cene- la florida yankee fanatica del baseball, o dell’altra sua figlia e re a ricci, poi durante l’ultimo inverno lei aveva deciso di far- degli uomini che transitavano nella sua fantastica esistenza. li come erano ormai diventati da tempo: un grigio metallico, sia Oppure dello strepitoso nipote. È nell’età in cui la vita è cosa pure un po’ ritoccato. E tagliati corti. Puntava gli occhi spor- da godere e disperdere come il seme di Onan, l’aveva sentita genti e miopi sulle persone e neanche l’abbigliamento si pote- dire una volta non si ricordava più a chi. Conosceva solo due va dire sobrio. Quel pomeriggio portava una gonna indiana di idiomi, il materno logudorese e l’italiano che parlava come una Giorgio Kauten e la casacca di jersey le lingua straniera: tuttavia sua madre riu- lasciava scoperte le spalle. La pelle gra- sciva a discorrere con chiunque e di tut- nulosa faceva pensare a un odore di ci- to, specie con gli estranei e delle cose più pria leggermente acida. I piedi stavano intime. A una passeggera sul traghetto stipati nelle dolly con zeppa di otto cen- per Olbia incontrata sì e no un paio di timetri, un modello della Geox come ave- volte aveva detto che loro due, Anna Pao- va spiegato alla figlia tirandole fuori dal- la e Gioia Maria, facevano l’amore come la valigia. Non è pubblicità, aveva ribat- nemmeno Sharon Stone in quel film con tuto. Lasciano respirare il piede, ci sono Douglas… non il padre, il figlio. Come certi buchini nella suola. può saperlo, aveva obiettato l’occasiona- Aveva smesso di osservare la figlia, e le conoscenza. Era visibilmente interdet- ora quei suoi occhi gialli da gufo di pa- ta, lo si può immaginare. Sta forse in lude roteavano sulla rossa piazza an- fondo al letto a guardarle? Vuole che io nientata dal sole. Non ci sono che giap- non lo sappia, aveva ribattuto lei. Sono le ponesi che si fotografano fra loro: il com- mie figlie. Alle quali di quelle conversa- mento ad alta voice era a beneficio della zioni faceva il resoconto nelle sue pun- pingue americana al tavolo accanto. tuali telefonate da Cagliari o da Roma. Guardava in realtà senza vedere, lei e la L’americana aveva preso dalla borsa figlia protette dalla tenda del bar e i pic- un taccuino e ci scriveva qualcosa, con i cioni nel sole che sbattono le ali sui bor- frivoli bifocali che le scivolavano sul naso di della Fonte Gaia in quella ospitale con- Edward Hopper, La bottega del vino, 1909. spellato. Probabilmente sua madre stava chiglia che è il Campo. cianciando di quel viaggio… loro due, All’opposto della madre, Anna Paola Macomer appariva Siena e il palio. E poi Mantova: dovevano andarci per il Giu- come l’immagine stessa della discrezione. Alta e misurata, sof- lio Romano di Palazzo Te. E probabilmente Venezia… il mon- fusa di un pallore sottile. I capelli che a vent’anni erano di quel do di Don Giovanni e Casanova. I riferimenti di sua madre era- colore che raggia da certe vetrate investite dal sole ora erano no sempre di una stentorea approssimazione. Eccoti, final- docili e un po’ spenti, e il suo guardaroba si basava su colori mente. E nella voce era tornata quella vibrazione di collera. tenui e morbidi e su tagli semplici. Quella mattina portava una Non aveva solo impostato, aveva con sé dei pacchetti Anna camicia di seta lavata con due tasche davanti e pantaloni Ar- Paola: era andata per negozietti da sola, ecco perché ci aveva mani di gabardine, dritti. Ai piedi aveva delle timberland pra- messo tanto. E il giorno prima… il colmo. ticissime per i saliscendi di Siena, e la sua remota interiorità era Il giorno prima l’aveva piantata sulle gradinate per anda- protetta dalla buia privacy dei rayban da sole. Al polso tene- re giù fra la turba delle contrade. Stretta e sospinta che qua- va un orologio mignon di Morellato. si non arriva con i piedi a terra, viene trascinata da un movi- Anna Paola aveva finito di scrivere, e le cartoline erano mento lento e impercettibile come la deriva dei continenti, fra adesso ordinatamente schierate sotto la penna della madre. urla e fazzoletti e berretti branditi sopra le teste. Tiene la bor- Che le firmò con le indispensabili sottolineature. La da te bi- sa contro il petto e rivoli di sudore lungo il collo e fra i seni co- strattata Suocera, al genero. La tua impareggiabile Nonna, al minciano a macchiarle la camicetta. I tamburi ribattono os- nipote. E a Gioia Maria un semplice e ben calcato Mamma. Poi sessivi e a lei manca il respiro. Inarrestabile come un fiume in Anna Paola si era alzata. Vado a imbucarle, disse infilandole piena la gente si riversa nella nicchia aldilà delle staccionate, nella borsa. E dopo pochi passi si volse. Tu non ti allontanare una marea di teste rivolte dalla parte del Casato. Il corteo sfi- come al solito, aveva aggiunto. E nella voce si era ingegnata di la sulla pista, fogge rinascimentali e armature ostentate al metterci un timbro scherzoso. sole. Rombo di ottoni e bandiere che dispiegano la loro anima Al ritorno sua madre aveva appena spento un’altra delle da capogiro. Finché non si leva un boato, sovrastato soltanto sue sigarette ed era tutta presa nel raccontare qualche sua dallo scoppio di un mortaretto. O qualcosa di simile, lei se lo storia alla vicina di tavolo, l’americana suppergiù della sua sta chiedendo. O forse è lo schiocco del canapo al via, tutto là stessa età. E intanto si sbracciava per richiamare il cameriere, è follemente amplificato. La piazza intera si sommuove e c’era una vespa che non voleva saperne di mollare il bordo gli- Anna Paola si sente toccare dietro. Con ostinazione. È schiac- cemico del bicchiere. Non era difficile indovinare di che cosa ciata nell’immensa calca fragorosa, non può nemmeno girare

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la testa. Eppure attraverso il leggero lino dei costosi Fay av- disse. Per quel che ve ne importa di me a voi due, avrei voglia verte qualcosa di inequivocabile. Non può farci niente, è qual- di vendere tutto e trasferirmici. Sua figlia…, e fece un’altra cosa di grintoso e irresistibile alle proprie spalle che ci dà pausa. Anna Paola non trattenne una risatina, sua madre ave- dentro. Una domanda assurda le cozza nella testa: quel pene, va il dono della spettacolarità. Puoi ben immaginartela, riprese quel pene anonimo che l’assalta imperterrito… sì, non sarà dopo un interminabile sospiro. Sua figlia una vera figlia pre- mica circonciso? murosa, come devono esserlo. Suo padre, neanche un attimo lei In quella morsa di carne, lei viene scossa nelle sue profon- si è sognata di lasciarlo lì da solo. dità assopite e più vulnerabili da migliaia di corpi invadenti che Oh mamma, che fortuna! la svolta nella tua vita, final- sono un unico brutale affronto. E a un tratto sente con racca- mente. Anna Paola le aveva dedicato un sorriso di ironica priccio che quella coazione le fa muovere dentro qualcosa, complicità. Un baronetto e la figlia zitella con tutte le sue de- una libido acre e torbida. Un desiderio che aveva creduto liziose lentiggini, congratulazioni! Ti ci vedo, fra i moscerini sventato per sempre. E avverte il sangue della brughiera scozzese. Ti ci vedo… sì, precipitarle giù nel ventre, e in testa un splendidamente. Sono sicura che anche gran vuoto. Forse è diventata improvvi- Gioia Maria sarà al settimo cielo. samente sorda e muta, spalanca la bocca A sentirla, gli uomini non facevano ma dalla glottide non esce alcun suono. che lanciarle tuttora travolgenti occhiate Più in alto c’è il cielo, una impassibile di desiderio. Anna Paola soffermò lo porcellana come nell’affresco di Guido- sguardo sulle spesse palpebre che si ab- riccio visto la mattina nel Palazzo Pub- bassavano, le narici arrossate dai fitti ca- blico. Poi ecco il boato, esplode nell’inte- pillari. Sempre più di frequente sua ma- ra piazza e nel suo cervello. È un caldo dre cedeva a un torpore repentino e pe- insopportabile. Fonde i nervi e il masca- sante. Anna Paola dette un’occhiata al- ra. L’intera piazza le gira attorno, una gi- l’orologio, mancava almeno un’ora alla gantesca trottola di cui lei è il perno. Si cena e andò ad aprire l’acqua nella vasca. sente sollevare, una forza irresistibile la trascina via. E urla. Finalmente lo può. *** Lo ode questo suo urlo uscire dal fondo di sé attraverso i suoi polmoni e i suoi or- Alla stazione di Santa Maria Novella gani di fonazione, e tutti urlano con lei. avevano dovuto cambiare convoglio. Sul- Ridono e inveiscono, esultano e impreca- la carrozza per Padova avevano scovato no. In piazza, ai balconi, sulle gradinate, uno scompartimento vuoto, almeno fino nel palco. Il fantino è sulle spalle della Edward Hopper, Stanza d’albergo, 1931. a Bologna avrebbero viaggiato indistur- folla, ha la casacca gialla listata d’azzur- bate. A Monselice ci sarebbe stato il pas- ro e di nero. E la torma ondeggia, si espande e si divide. Lei saggio ancora su un altro treno, e Anna Paola osservava con può finalmente respirare. Lo fa rovesciando all’indietro la te- una certa apprensione il numero crescente dei bagagli. Sua ma- sta e allentando la stretta alle ginocchia. Qualcuno a quel dre accumulava acquisti, prima di lasciare Siena aveva conte- punto l’afferra, la scuote. Le scompiglia i capelli e le scocca un so a un giovanotto tedesco un alfiere dell’Aquila, un pupazzo bacio sulla guancia. L’Aquila ha vinto, grida alitandole sul viso. di quasi un metro. Questo niente Buchenwald, gli aveva detto. Vinto, vinto!… E anche lei si sente liberata, e trema. Un tre- Prende strada di Roma. mito convulso… Durante il trasbordo, Eleonora aveva saccheggiato il chio- sco dei giornali, ora nello scompartimento di prima classe e con Sua madre non le aveva prestato granché attenzione, al- la figlia seduta di fronte sfogliava quotidiani e rotocalchi. lorché Anna Paola l’aveva raggiunta nella loro camera all’al- Un’intervista dell’Oriana Fallaci…, e ad alta voce leggeva i ti- bergo. Le caviglie gonfie erano sui cuscini e la testa poggiava toli via via che li scorreva. Questa volta a Deng Xiaoping. Un alla spalliera del letto. Alla fine, disse e alzò le spalle. Alla fine grande della terra, commentò. Contro gli studenti in piazza non è accaduto niente, altro che una macchia spiacevole al ca- Tien An Men non ha fatto discorsi, ci ha mandato i carri ar- vallo dei pantaloni. Quello che succedeva agli altri fossero an- mati. Forse è stato precipitoso, non stavano là per la politica che le sue figlie, si ripeté Anna Paola, proprio non la toccava. ma solo perché volevano la Cocacola. La stessa faccenda del- E aspettava la solita frase: Vedi, se restavi con me… E si aspet- le brioche in Francia con quella regina… come si chiamava? tava anche quel suo solito mezzo sorriso di compatimento. Anna Paola c’era abituata. L’insensibilità con cui la madre Che venne. E poi…, aggiunse sua madre con una punta di chiosava le notizie non la indisponeva più come un tempo. La sprezzo, l’intera corsa non è durata che un minuto e mezzo. guardava voltar pagina con quel suo gesto sempre sovrab- E passò al tono acrimonioso. Menomale che accanto avevo due bondante, e a ogni parola si accompagnava un tremolio del- persone incantevoli, disse. Non si risparmiò la pausa a effetto: l’adipe. Toh, chissà se Gioia Maria lo legge, proseguì. Freud, rigirò sulle labbra troppo grosse e troppo violette la punta una relazione con la cognata Minna Bernays. Un sociologo te- granulosa della lingua. Mi hanno scortata fino alla porta del- desco ha trovato il registro dell’albergo di Maloja, sulle Alpi l’hôtel, proseguì. Con tutta la confusione che c’era nelle stra- svizzere. Camera comune, 13 agosto 1898. Gli strizzacervelli, de… Lui sui sessanta, un console in pensione. Vedovo e dimora glielo ripeto sempre a tua sorella. Non c’è da fidarsi, per non di famiglia in una contea dei Lowlands o qualcosa di simile, insospettirla lo stesso giorno Freud ha spedito una cartolina a

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sua moglie Martha per dirle che il lussuoso Schweizerhaus è un come nel buio di un cassetto, e si sentì quasi mancare. Oh sen- alberghetto da quattro soldi. ti, c’è un pezzo di Lerner da New York. È sui diari lasciati da Andava avanti imperterrita, gli occhi miopi addosso al fo- Andy Warhol. È famoso, scrive, per essersi abbassato alla me- glio. Ogni evento, ogni fatto cosmico avevano in lei il supremo diocrità. giudice. Che si ergeva al di sopra delle rovine umane e dei se- Il treno uscì dalla galleria e s’inclinò nella lunga curva, la gni divini, impermeabile all’indignazione morale così come a luce del giorno era rientrata accecante nello scompartimento. ogni altra emozione. Senti qui, disse. Prima di fare l’amore le Eleonora tirò con uno scatto del braccio la tendina dalla sua hawaiane si spalmano di mucillagine per avere la pelle mor- parte e si accese la sigaretta. Il fiammifero le cadde ma lei non bida. Al Lido potrei provarci anch’io, che ne dici. Un bagno si chinò a raccoglierlo. nelle alghe, ne è pieno l’Adriatico quest’anno… Dopotutto a A proposito, fece. Vi siete più visti?, e abbassò . Venezia potrei anche fare qualche piacevole incontro. Non le dette il tempo per la risposta, sua madre aveva ri- Cullata dall’impercettibile dondolio piegato il giornale. Non ho mai capito del vagone e dalla voce ipnotica della perché tu quella volta non abbia fatto le madre, Anna Paola si era messa a guar- valigie per toglierti dalla vita di seconda dare dal finestrino, senza che gli occhi si mano che ti sei fatta, disse. Potevi an- soffermassero su alcun particolare là fuo- dartene con lui. Un figlio di papà ebreo, ri. Insieme a un velato e generico males- e quando mai ti ricapita?… Occhi pas- sere c’era anche l’impressione deprimen- sabili e un bel culetto, che è poi tutto te già provata altre volte, quella di una quello che si può chiedere a un uomo ol- realtà dominata da una potenza miste- tre i soldi. E Lorenzo già di dieci anni, riosa che nessun volere umano può con- poteva benissimo studiare in America. trollare. In modo vago, le era passato per Tuo marito, proseguì. Che cosa può te- la testa che avesse a che fare con l’oscu- nere insieme due esseri che prima non si ra forza procreatrice di cui lei nonostan- conoscevano e dopo non si sono amati? te il figlio messo al mondo non era mai Lui, le sue donnacole e la carriera. Nem- stata a pieno cosciente. Più che pensieri, meno di suo figlio si è mai veramente oc- erano abbandoni della mente. Che lei di cupato. quando in quando cercava di appuntare Sempre così inopportuna, sua madre. sulle pagine dell’agenda dove teneva i Daniel. Era una storia ben diversa dal conti di casa. Riguardavano anche sua capriccio per il giovane entomologo con i madre, e quei suoi mondi approssimati- capelli a onde, quando sposati da poco vi: l’interiore e l’esterno, saldati insieme Edward Hopper, Cinema a New York (part.), 1939. avevano vissuto a Settignano per la spe- come le valve di una conchiglia le quali cializzazione di Lello. Sì, Luca. Lo aveva imprigionavano lei, Anna Paola. Che era il mollusco… E ri- subito dimenticato: lei era da poco in continente e aveva pro- guardavano, quei suoi intimi appunti, anche il resto della sua vato a misurarsi con quella sua moglie Sara tanto più sofisti- famiglia. E Gioia Maria, con tutti quegli uomini con cui face- cata e sicura. Daniel invece… c’erano voluti anni perché Anna va sesso di ogni tipo e le lasciavano l’anima vuota… Paola riuscisse ad allontanarlo in un doloroso passato. E quel- Il treno stava entrando nella prima galleria. Nello scom- la improvvida domanda di sua madre le procura ora una fit- partimento automaticamente esplosero le luci, nella scura la- ta cui da tempo non è più preparata. stra Anna Paola si vide riflessa. Un primo piano che le fece Era stato a una delle rare feste a cui era andata. Lei lo ave- storcere la bocca in una smorfia, non si era mai piaciuta. va sempre trovato così diverso, ed era diverso da tutti gli altri Troppo svettante e magra da ragazza quando le altre erano pie- anche quella sera: là in quelle sale dove si ballava, si chiac- ne ai punti giusti e lei era costretta a portare il corsetto per la chierava e si flirtava. Dappertutto candide schiene nude e vol- scoliosi. E ora da quarantenne un viso troppo allungato e con ti accuratamente dipinti. Anche lui fuori posto, come lo era lei gli occhi ai lati che cadevano in giù. Somigliava a suo padre, ma per tutti altri motivi. Non si era mai sentita alla sua altez- anche lui la faccia lunga e gli occhi un po’ piegati. Il primo za, e lui che non le aveva mai prestato granché attenzione viaggio insieme, sul traghetto lei aveva avuto il mal di mare e adesso era dall’altra parte della sala con la pipa fra i denti ab- dalla cuccetta di sopra aveva rigettato la cena al tavolo del co- baglianti. E la fissava. E lei aveva una percezione prensile di mandante sulle scarpe tirate a lucido. Lui doveva mettersele quegli occhi, come se la risucchiassero. Si vergognò delle l’indomani, a una celebrazione dell’Arma. L’aveva rincuorata proprie gambe, le calze oro le rendevano orribilmente lucide. con un buffetto… oh la mia povera Pirininca, le aveva sus- C’era sempre qualcosa che non andava. Ma sostenne la pos- surrato e il suo alito era caldo e rassicurante. Adesso rimettiti sessività di quello sguardo, lo ricambiò con una insistenza che giù e dormi. E le aveva preso il viso nelle sue mani così poco sorprese lei per prima. I capelli diradati sulla fronte e le lenti marziali, e dato un tenero bacio… ovali nella montatura di metallo lo facevano somigliare a un Con un’esplosione improvvisa un altro treno in senso con- giovane Mahler, quello scuro sguardo concentrato d’intellet- trario piombò sulla propria immagine, e Anna Paola con sol- tuale e l’aria un po’ irriverente. La salutava, dalla parte op- lievo si vide trascinata via da una corsa di finestrini accesi. Sua posta della sala. Un segnale d’intesa appena percettibile, un madre continuava a voltar pagine. La sua voce aspra mate- sorriso della bocca. Non poteva certo dire di non conoscerlo, rializzò inaspettata una figura che lei Anna Paola teneva in sé però non la aveva mai guardata in quel modo prima. Era an-

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data a qualche sua conferenza, in seguito lui doveva confidar- Non tergiversare, fece sua madre. Quando arrivai a Befa- le di essere stato sempre colpito dal palpito di rossore che le na tu eri cambiata, nascondevi qualcosa. Con un pretesto o con compariva improvviso sulle labbra e sulle guance. E dall’incerto l’altro questo Lerner stava sempre per casa. Ci procurava i bi- rimando del suo sguardo screziato di verde e dal suo sorriso. glietti al teatro, veniva a prenderci a qualsiasi ora e ci carica- E quella sera, dalle calze oro. Che non erano adatte all’abito a va in macchina con tutti i nostri pacchi e pacchetti. Ma non ha grembiule di seta nera che aveva addosso ma proprio per que- niente di meglio da fare, pensai. Perfino di Lorenzo si occu- sto facevano di lei una figura a sé. Il viavai dei camerieri tra- pava, lo portava a scuola e andava a riprenderselo. A propo- versava l’assordante calca, e si erano persi di vista. Più tardi lui sito, fece ancora. Fuma sempre quella sua disgustosa pipa? l’aveva raggiunta in una delle stanze interne, le pareti erano ca- Eleonora aveva finito per trasferire i giornali da una parte riche di libri e nel camino davanti a due bergère ardeva un fuo- all’altra, li aveva scorsi tutti. E adesso scrutava questa sua fi- co appartato e silenzioso. Non le era apparso affatto strano, lo gliola dallo scialbo passato e dall’ancora più penoso presente aveva capito fin dal momento che lo ave- con perplessa sfiducia. Confrontava quel va visto dall’altra parte della sala… ca- suo corpo riluttante con la bellezza ag- pito che era così anche per lui. Le parole gressiva e avida dell’altra sua figlia, Anna che le rivolse, lei aveva avuto da subito Paola ormai le leggeva dentro ma si un vuoto di memoria ma ricordava che le era rassegnata e non reagiva quasi più. si erano infilate sotto la pelle. Le disse se E questo irritava sua madre. Con Lerner, poteva toccarla, forse le passò le dita nei almeno ce l’hai fatto l’amore? disse. Una capelli prima che lei avesse il tempo di ri- domanda a bruciapelo, come strappare spondere. E quelle dita passarono poi sul- un cerotto. E fissò il suo sguardo miope e la guancia e sul collo, una carezza lenta e dubbioso in quello di Anna Paola. insistita. Le prese il polso, lo rovesciò per Anche se l’avessi voluto…, si decise sfiorarne l’interno. Anna Paola aveva al- finalmente a rispondere Anna Paola. An- zato il viso verso il suo e lui aveva posa- che se ci avessi pensato, mi dici come to su quelle labbra imbronciate un bacio avrei potuto?… Stavi tutto il tempo fra i umido e lieve. Come in un vecchio film, piedi. Appiccicata, disse. E sulle labbra prima di prenderla alla vita e tirarla a sé sottili si disponevano piccole rughe iro- e baciarla. E cercare la sua lingua e im- niche, quell’unico sprazzo di sé autentico pregnarle la bocca del proprio gusto di autonomo doloroso non intendeva che pipa energico e caldo, fino a che non sono venisse stracciato via. Sua madre, lei ave- costretti a respirare. Ora i seni di Anna va il potere di guastare tutto. Lo abbas- Paola si muovono sotto la guaina, stretti Edward Hopper, Scompartimento C, carrozza sava, lo ficcava nel tritatutto della bana- a lui. Ecco, disse lei. A questo punto do- 293, 1938. lità. Era un po’ come Warhol, dietro non vrei dirti che sono sposata… E anche lui c’era altro. Lei era prevedibile e imper- rise, reagendo alla risata insicura di lei. E proprio allora da una turbabile, era dotata della stessa mentalità dei giornali popo- delle bergère che dava loro le spalle si levò un anziano signore lari. Aveva dimenticato quel che dovevano essere le emozioni, in smoking e le guance incipriate, passando li sfiorò e guardò e non se n’era più ricordata. Anna Paola negli occhi. Sembra che ci si diverta, disse. Scuo- Se non lo hai fatto è perché non ami abbastanza te stessa, teva la testa e strascicava un po’ i piedi nelle scarpe glacé, figlia mia. scomparve al di là della porta. Dal fondo della casa si udiva Sua madre certo non arretrava quando si era ficcata una George Michael, cantava One More Try. Ma chi era, il padrone certa idea in testa. La tua vita non funziona perché non capi- di casa? fece Anna Paola. E Daniel riprese a baciarla, era stu- sci di cosa hai bisogno, continuò. Potevate scopare almeno pido fingere di non volere quella cosa e lei lo baciò a sua volta quella sera che mi avete accompagnato a Fiumicino, aggiunse. e lo strinse anche più forte… un’attrazione impulsiva, inevita- Lui pareva così impaziente di mettermi sull’aereo. bile. Che forse non avrebbe lasciato segni ma che in quel mo- E schiacciò la sigaretta nel posacenere sotto il finestrino. mento la faceva sentire magnificamente perduta. Così solleva Andiamo, mamma…! Anna Paola era passata al tono sar- le braccia quando lui le sfila l’abito nero, il legno del pavimento castico. Lui partiva il giorno dopo, rimarcò. Aveva il nuovo in- è una bella sensazione e lei è molto arrendevole spogliata di tut- carico a New York. E anche ammesso, dove vuoi che potessi- ti i suoi vestiti. E poi, il rischio che entri qualcuno… ecco, le dà mo farlo quella sera. In macchina, come due ragazzetti alla no- sconvenienti brividi. stra età?… Una camera a ore sopra una trattoria, fece sua madre. In- Aspettò di aver ritrovato il proprio equilibrio, per rispon- torno a Roma la trovi sempre per queste cose, figurati. Era an- derle. che il momento giusto per una cenetta. Prese uno dei giorna- Mamma, che cosa assurda!… E si sforzò di mettere nella li e si sventolò. Fa caldo, disse. Non funziona l’aria condizio- voce un timbro divertito. Mi sarei aspettata che lui fuggisse con nata. Come al solito, disse. Siamo in Italia. Questo caldo, tu te, piuttosto. Continuò. Tutte le volte che io ero impegnata, Da- non lo senti? niel correva a prenderti per portarti a spasso. Cerveteri, Brac- La infastidiva la vaghezza raggelante di quella sua figlia. ciano, Subiaco, Tivoli, Monterotondo… proprio dappertutto La discrezione per Eleonora era al più una faccenda di buone siete stati. maniere a tavola. Almeno Gioia Maria… certe reticenze lei non

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ce le aveva proprio. La strada che porta al cuore di una don- stesse ma anche uno sfogo fisico necessario. Un surrogato ses- na passa dal suo sesso, però il cuore di Gioia Maria… un gran suale di cui forse la maggior parte delle religiose non ha co- guazzabuglio. scienza. Anna Paola sbirciò sua madre, aveva un aspetto accalda- Si era trovata a ricacciare la perversa fantasia che l’affer- to e la mano che sventolava il giornale faceva pensare al dor- rava, quella di farsi toccare dagli uomini con cui entrava in so di una lucertola. Lo scompartimento era proprio sopra le contatto. Di venire molestata e perfino seguita per strada, ma- ruote e ogni tanto arrivavano gli scuotimenti. Si girò tutta gari sbattuta dentro un portone. Una ribellione, un risarci- verso il finestrino, quello che vedeva là fuori e subito si dis- mento… un surrogato sessuale. Poi il suo corpo era tornato a solveva era come la pellicola su cui stanno per comparire i ti- dissociarsi. Adesso provava un voluttuoso disagio notturno toli di coda. A poco a poco lei si stava ritirando dalla vita, e nel sentire un altro corpo accanto al suo. Quando la prendeva, questo cominciava a darle un certo sollievo. Quel ritorno da e in maniera sempre più meccanica e senza preamboli, suo ma- Fiumicino. Doveva essere il punto di svolta. Ma a un tratto c’e- rito non faceva neppure più la fatica di togliersi il pigiama. I ra stato quell’attimo di sospensione fra di loro… e in lei istan- coiti coniugali si assomigliano un po’ tutti, è la mancanza di taneo un senso di smarrimento. fantasia drammatica. Sì, hanno qualcosa di rassicurante… Erano usciti dalla trattoria, stavano davanti alla macchina. non ti riservano sorprese. Lei si tira su la camicia, fino alla vita Lei era ancora in quella mollezza che prende dopo aver fatto come le professe del Carmelo quando si autoflagellano. Una l’amore. Daniel la aveva tirata a sé, e lei gli si era abbandonata. faccenda di routine. E una volta finito lei rimane lì nella sua Ma immediato aveva avvertito in lui una sorta di irrigidimen- parte di letto, morbosamente insoddisfatta e licenziosamente to. Sì, la abbracciava. La teneva stretta. Eppure qualcosa c’e- avvolta nei pallidi arcobaleni del desiderio. ra che la allontanava, la respingeva. Dimmi…, e nella voce di lui c’era come un indugio. Dimmi resta!, le aveva alitato al- Il treno correva di nuovo sotto il cielo. Agglomerati urbani l’orecchio. Lo sgomento di un attimo. Era bastato. Era basta- apparivano e subito si dileguavano in un veloce passato. to perché lei chinasse il capo sui doveri di famiglia. E subito Sprofondata nel suo pingue tremolio sua madre dormiva e un quell’attimo era passato. Lei si era ripresa gorgoglio veniva su dalle sue adipose profondità. Nel posto alla No… No. Il tuo lavoro ti aspetta, vai. sua sinistra panneggiato di giallo a liste nere e turchine l’alfiere E si era sciolta da lui. dell’Aquila stava lì insulso e borioso nel suo vitreo cipiglio, e lei sembrava tendergli il braccio arrossato e inconcludente. Sul suo La porta dello scompartimento fu fatta scorrere, il con- volto Anna Paola intravide una maschera decrepita. La vec- trollore chiedeva di vedere i biglietti. Anna Paola frugò nella chiaia è un’aggravante e non un’attenuante, le aveva detto borsa sul sedile accanto, Eleonora gli disse che era uno scan- quella volta che si era schierata con il padre ormai settanten- dalo. Si paga il biglietto e niente funziona, come tutto in que- ne e giù di corda: supplicava sua madre di darci un taglio a sto Paese del resto. Non solo le ferrovie dello Stato. Faceva un quella storia con Vaispareddu. Povero papà, un po’ di rispet- gran caldo, non lo sentiva anche lui. Il controllore restituì i bi- to. Il suo onore, la sua età. glietti e si strinse nelle spalle: era rotondo, con un bel ventre Guardò le grevi palpebre di sua madre, con le borse sotto bombato e l’espressione sardonica. Faceva pensare a Hitch- grigie e violacee. E le labbra straripanti, atteggiate in modo cock, e nel richiudere la porta informò che c’era un guasto e le osceno come in attesa di un ultimo contatto carnale che la ri- luci potevano anche non riaccendersi una volta in galleria. fuggiva. Guardò la testa con le punte di quei crini grigi ta- Allora è inutile che mi rimetta a leggere, disse Eleonora. Si gliuzzate, e il seno che riempiva senza più forma la incredibi- tolse le scarpe e ripiegò le gambe sotto di sé. Incuneò il capo nel- le tee-shirt corallo. I fianchi ingombranti che tiravano la nera l’angolo dello schienale e chiuse gli occhi. Non sei troppo in là gonna incrostata di luccicanti specchietti. Era ormai una cin- con gli anni, quasi soprappensiero disse. Puoi sempre provarci, quanta e lei continuava a strizzarsi nelle quarantotto. A un an- con quel Lerner o con un altro. Se già non l’hai fatto, aggiunse golo della bocca c’era un filo di tabacco e un rivolo di saliva di proposito. E averci magari un figlio, disse ancora. Una fem- scendeva lungo il mento. Anna Paola prese nella borsetta il faz- mina, questa volta. Il maschio c’è fino a quando un’altra don- zoletto di batista, si chinò su sua madre e dopo un attimo di na non te lo porta via. Una figlia, nella vita te la ritrovi sempre. perplessità lo deterse. Il treno si tuffava in una nuova galleria e questa volta le luci Nello stesso momento, per questa sua madre, sentì salire non si accesero. Lerner, Daniel Lerner… Anche Anna Paola dentro di sé un grosso grumo di pena. E anche di rabbia. E di chiuse gli occhi. La vita. Lei se l’era giocata mentre stava con rancore. Voleva sempre l’ultima parola… Sono ancora tua un piede sul predellino, si poteva dire. Da Daniel telefonate madre! Be’, questo non poteva certo evitarlo… una madre te sempre più rarefatte, poi per troppo tempo il vuoto… e nel la ritrovi per forza, anche se non per sempre. vuoto, quell’agognato supplizio dell’astinenza. Aveva letto e Si alzò e prese l’assurdo pupazzo, fece scendere il vetro del non si ricordava più quale fosse il libro qualcosa sulla vita del- finestrino e lo scaraventò fuori. le carmelitane… quando smettono di essere postulanti gli vie- ne tolta la biancheria intima ed estate e inverno stanno nude sotto il saio e due volte alla settimana si danno la disciplina. NOTA Una cosa che fanno tutte insieme nel coro della cappella, con Come i precedenti, Compleanno in famiglia, Tutti gli orologi fermi e Il tempo la veste sollevate fin sopra la vita. Si colpiscono con la frusta che passa, il tempo che c’è, usciti su “Caffè Michelangiolo” rispettivamente n. 3 di cordicelle intrecciate: tutte le luci spente e le tende nere ti- anno X (settembre 2005), n. 1 e n. 2 anno XII (gennaio-aprile e maggio-agosto rate, e recitano il Miserere. Una penitenza, una rinuncia a se 2007) anche questo racconto è tratto dalla medesima raccolta ancora inedita.

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Il Premio Letterario Viareggio-Tobino a Mario Monicelli, “Autore dell’Anno” 2008 UN PICARO TRA CINEMA E LETTERATURA di Simona Costa

on una cinepresa 16 millimetri e vena parodica ed umoristica ama la cat- un occhio alla letteratura, il di- tiveria e non è aliena da morti e funerali Cciannovenne Mario Monicelli, via- che (da Totò e i re di Roma ai Soliti igno- reggino figlio d’arte, inizia a Milano la ti ad Amici miei e via dicendo) virano la sua carriera di regista, girando nel 1934, possibile farsa in un grottesco tragicomi- con il cugino Alberto Mondadori, l’amico co: sempre, tuttavia, con un vitalistico Cesare Civita, legittimo proprietario di esorcismo affidato alla risata o alla beffa, quella modernissima cinepresa, e Alber- come insegna il funerale del Perozzi-Noi- to Lattuada nei panni dello scenografo ret. La morte e il fallimento, pur non pri- (qui autore di una scenografia di carto- vo di germi fecondi, sono gli incontri pri- ne), un cortometraggio tratto da Edgar vilegiati dei suoi anti-eroi che ricalcano, Allan Poe, Il cuore rivelatore. L’anno suc- su ammissione dello stesso regista, le cessivo, è la volta di un mediometraggio orme dei miserevoli, maldestri personag- sempre muto, I ragazzi della via Paal, gi della nostra commedia dell’arte. En- ispirato al fortunatissimo romanzo di Fe- trano qui prepotentemente in scena per- renc Molnàr (1907) che, tradotto in Ita- sonaggi che Monicelli, accomunandoli a lia nel 1929, aveva appena avuto (1934) quelli on the road di Jack Kerouac, met- una trasposizione cinematografica negli terà sotto il segno del “picaresco”, dive- Stati Uniti ad opera di Frank Borzage, re- nuto una accreditata stigmate della sua gista già di Addio alle armi (1932). In- filmografia. Un connotato, del resto, ben terpretato da un giovanissimo Giulio consentaneo agli umori della sua terra Macchi, futuro regista cinematografico e d’origine: quella Versilia patria di Pea e televisivo, girato tutto a Milano fra una Viani, animatori culturali e artistici di segheria e interni di appartamenti, I ra- La locandina del premio d’inverno Viareggio-Tobino una Viareggio d’attrazione internaziona- quest’anno assegnato al regista Mario Monicelli. gazzi della via Paal viene presentato a le ed entrambi vincitori di quel Premio Venezia nella sezione delle opere a passo Viareggio fondato nel 1929, con un’ilare ridotto e vince un premio per il miglior stesso Totò, su una commedia napoletana serietà di auspicabile modello alle patrie film a soggetto. Di qui l’avvio a un tiro- di ambientazione cimiteriale, un grottesco lettere. cinio cinematografico che vede Monicel- di Alfredo Moscariello, Il custode. Del Irrequieti, errabondi, trasgressivi, im- li impegnato nel suo primo lungometrag- 1951 è – Totò e Fabrizi a confronto – broglioni con nostalgia d’onestà, anar- gio, Pioggia d’estate (1937), ambientato Guardie e ladri, Gran premio a Cannes chici e libertari, cinici e sentimentali, pi- a Viareggio con il coinvolgimento dell’in- per una sceneggiatura a cui, tra gli altri, cari della più accreditata tradizione e và- tera famiglia del perplesso Ermete Zac- avevano collaborato anche Vitaliano geri come i personaggi di Viani, sono i coni, ma anche calato nei multipli panni Brancati e Ennio Flaiano. protagonisti, oltre che della famigerata di soggettista, sceneggiatore, aiuto-regi- I soliti ignoti (1958), inizialmente banda del buco, della Grande guerra, sta. Nel dopoguerra, il giro di boa, se- pensato come parodia del noir francese dell’Armata Brancaleone, di Amici miei. gnato dall’incontro e dall’amicizia con tanto da ipotizzarne il titolo Rifufu, a ca- Fino all’esplicito omaggio letterario nel Steno, ovvero Stefano Vanzina. È con ricaturale richiamo del famoso Rififi film del 1987, I picari, ispirato al Lazza- Steno, infatti, che reinventa la comicità di (1954) di Jules Dassin, muta di segno rillo de Tormes, ma con il quale il regista Totò immergendola in atmosfere neorea- fino a dar l’avvio a una commedia al- vuol dare pubblicamente conto della sua listiche, su temi d’attualità come il pro- l’italiana dall’anomala comicità, come intrigante passione per tutta una corren- blema degli alloggi: del 1949 è, appunto, denunciano la tragica morte di Cosimo- te letteraria, articolata, come lui stesso Totò cerca casa, originariamente ispirato Carotenuto e gli scenari urbani degrada- ricorda, su più versanti: dallo spagnolo alle vignette dedicate a La famiglia Sfol- ti di una Roma che potrebbe uscire dalle (con Mateo Alèman di Guzmán de Alfa- latini di Vittorio Metz (uno tra gli sce- pagine dei pasoliniani Ragazzi di vita rache, il Cervantes della esemplare no- neggiatori, tutti provenienti dalla squadra (1955). Una commedia destinata sem- vella Rinconete y Cortadillo, il Francisco umoristica del «Marc’Aurelio») e riela- pre più a tingersi di nero sotto la graf- de Quevedo del Pitocco), al francese (il borato, dietro suggerimento, pare, dello fiante e acre regia di Monicelli, la cui Lesage di Gil Blas), al tedesco (il Grim-

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melshausen di Simplicissimus), ai Paesi (La morte di un impiegato e Esami di Ma non finisce certo qui. Dalle pagine Bassi (le leggendarie storie, di più mani promozione) e un atto unico di Peppino letterarie provengono e si rincorrono fat- nel tempo, di Tyl Eulenspiegel). De Filippo (Quale onore!); Proibito ti e persone, nascono e si intrecciano, in E se saranno picari anche gli sbanda- (1954), primo film di Lea Massari, è ispi- originali connubi, psicologie, comporta- ti pugili in giro per l’Italia del ’44 in Cari rato al romanzo La madre di Grazia De- menti, atmosfere. Nel finale de I soliti fottutissimi amici (1994), di un qualche ledda; Risate di gioia (1960), scommes- ignoti si introduce, quasi di soppiatto, un autobiografico sapore, si potrà ben così sa di eterogenei incontri fra Anna Ma- divertito ammiccamento a un racconto di etichettare – con l’avallo di una lettera- gnani, Totò e un giovane italo-americano Calvino, Furto in una pasticceria, con la tura picaresca modulata anche al fem- di nome Ben Gazzarra, è debitore ai rac- metamorfosi in una più folcloristica pasta minile – il paradossale viaggio della sici- conti di Alberto Moravia; Caro Michele e ceci degli originari dolci del testo calvi- liana Assunta nella Londra niano, lì agognati e divorati in anni sessanta ne La ragazza maniera rigidamente biparti- con la pistola (1968). Quasi san da ladri e guardie ancora controcanto agli amari e in- memori delle privazioni belli- dignati film siciliani di Germi che e accomunati, alla pari di dei primi anni sessanta come Totò e Fabrizi di Guardie e la- Divorzio all’italiana e Sedotta dri, dalle ristrettezze appunto e abbandonata (quel Germi dell’Italia del dopoguerra. Cal- da cui poi Monicelli erediterà vino torna, ancora con un suo il soggetto di Amici miei), qui racconto (L’avventura di due una indiavolata Monica Vitti, sposi), a ispirare un episodio felicemente strappata ai ruoli di Boccaccio ’70 (1962), Ren- intellettuali all’Antonioni, vo- zo e Luciana: la vicenda di lendo vendicarsi del suo se- due sposi perennemente divisi duttore, finisce a sorpresa col dai diversi turni di lavoro, saggiare una femminile eman- diurno e notturno. La grande cipazione. Un’attenzione par- guerra (1959, Leone d’oro a ticolare, quella dedicata da Venezia, ex-aequo con Il ge- Monicelli alla donna, ben in- Nello scatto di Lucio Trizzino, Mario Monicelli, “Autore dell’Anno” 2008, nerale Della Rovere di Rossel- tuendo il sano portato di co- insieme a Rosanna Bettarini, presidente del Premio Letterario Viareggio- lini), viene sceneggiato da Age, raggio e fantasia, trasgressio- Répaci, al Teatro Eden di Viareggio. Scarpelli e lo stesso Monicelli ne e innovazione da lei im- su un soggetto di Lorenzo Vin- messo sia in una società minata da sabbie (1976) traspone l’omonimo romanzo epi- cenzoni (I due eroi), suggestionato da un mobili sia nel sussultorio riconfigurarsi stolare di Natalia Ginzburg; in Un bor- famoso racconto di Maupassant, di sapo- dei ruoli familiari. La casa e la strada, il ghese piccolo piccolo (1977) un dram- re fortemente antimilitarista, Due amici, dentro e il fuori, il privato e il pubblico matico Alberto Sordi impersona il mo- dove nella Parigi della guerra franco- sono, giustamente per lui, nient’altro che stro-killer creato da Vincenzo Cerami; prussiana del 1870, due uomini comuni e facce della stessa medaglia. Ben lo dice il Temporale Rosy (1979) ha alle spalle l’o- pacifici, l’orologiaio Morissot e il merciaio grande successo del film del 1986, Spe- monimo romanzo di Carlo Brizzolara; Sauvage, amanti della pesca e della na- riamo che sia femmina, alle cui spalle, Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1984) tura, escono dalla città assediata per tor- tuttavia, scorre un filo rosso, segnato da è un omaggio ai popolareschi personaggi nare a pescare e finiscono fucilati dai titoli come Le infedeli (1953), in cui ac- seicenteschi di Giulio Cesare Croce e prussiani, che vorrebbero la parola d’or- canto ai nomi dei registi, Steno e Moni- Adriano Banchieri; in Le due vite di Mat- dine per passare gli avamposti francesi. celli, troviamo quelli di Gillo Pontecorvo tia Pascal (1985) Mastroianni si presta a Strada facendo, il soggetto si arricchisce (aiuto regista), Ivo Perilli (soggettista e consentaneo interprete del personaggio di tutto un retroterra di letture: da un li- sceneggiatore) e Franco Brusati (sceneg- pirandelliano, mentre ne Il male oscuro bro del 1924, accantonato durante il fa- giatore); il censuratissimo Totò e Caroli- (1989) Giancarlo Giannini si cala con scismo, come Trincee di Carlo Salsa (uno na (1955), su soggetto di Ennio Flaiano, zoomorfica attenzione nei panni del pro- dei fondatori del Premio Viareggio) che o Donatella (1956) per cui Elsa Marti- tagonista di Giuseppe Berto. Ed ancora, diviene anche consulente alla sceneggia- nelli vinse l’Orso d’argento a Berlino. negli anni novanta, saranno liberamente tura, a Un anno sull’altipiano di Lussu e Regista che si è saputo inserire con ispirati al Pontiggia di Vite di uomini non Con me e con gli alpini di Jahier, tenuti successo nel circuito commerciale, ma illustri e al Queneau di Esercizi di stile ri- talmente presenti da essere considerati da sempre fortemente autoriale, Monicelli sa spettivamente Facciamo paradiso (1995) Monicelli quasi co-sceneggiatori del film, dialogare con il grande pubblico con leg- ed Esercizi di stile (1996), per arrivare a fino a proporre a Lussu un eventuale gerezza, senza svelare fino in fondo tutte Le rose del deserto (2006) dove al parte- compenso, da lui tuttavia rifiutato. Ma il le sue carte. Molti, al di là dei giovanili cipato omaggio verso il conterraneo (e panorama letterario, a detta degli stessi esordi, i film tratti o ispirati da opere let- quasi coetaneo, classe 1910) Mario Tobi- sceneggiatori, si allarga, dal Bacchelli che terarie: in Totò e i re di Roma (1951) oc- no si unisce un rimando a Guerra d’Al- nella Città degli amanti descrive la ritira- chieggiano un paio di racconti di Cˇechov bania di Giancarlo Fusco. ta di Caporetto, continuando per Pagine

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polemiche di Cadorna, La vita militare latinismi maccheronici, tanto da assu- ni, ma anche delle nostre speranze, ma- di De Amicis, La guerra è bella ma sco- merli a gergo alternativo, hanno pene- gari declinate al femminile. Se con un- moda di Monelli-Novello, Servizio seden- trato l’altalenarsi di registro tra rimandi derstatement lui ama definirsi (come tario di Deval, Ta-pum di Salsa, Piccinelli letterari alti (Rabelais, Cervantes) e bas- Mauro Bolognini, viareggino d’elezione) e Bazzi, Giorni di guerra di Comisso, si (Guerrin Meschino, Bertoldo). O quan- un artigiano, con un richiamo anche eti- Il fuoco di Barbusse, Il fango delle Fiandre ti hanno ricostruito la complessa opera- co all’umiltà artigianale del sempre col- di Deauville e via dicendo. zione compiuta sulle tematiche medieva- lettivo lavoro cinematografico, mai gli Ultima tappa di una trilogia storico- li, rivisitate in chiave nazional-popolare vien meno una griffe d’autore di grande sociale dopo I soliti ignoti e La grande ma ammiccando (e lo suggerisce anche coerenza, che lo conduce a maturare e guerra, è I compagni (1963), rielaborare nel tempo alcuni film molto amato dal regista temi nodali: il picarismo come ma non altrettanto da un pub- categoria esistenziale; la pre- blico distratto dal boom eco- dilezione, pudicamente rive- nomico, nonostante i grandi stita di ironia, per i perdenti e favori di critica anche ameri- gli anti-eroi, comunque desti- cana, il “Nastro d’argento” a nati a sommuovere l’esistente; Folco Lulli (operaio ucciso nei un radicato amore per la vita tafferugli) come miglior attore pur nella coscienza di caval- non protagonista e le nomina- care con accanto la morte; tion all’Oscar per soggetto e l’insofferente denuncia delle sceneggiatura. Ad andare in falsità e ipocrisie familiari, in scena è qui uno sciopero in primis, e sociali; l’amicizia e la una fabbrica tessile torinese di solidarietà maschili e la na- fine Ottocento, ricostruito sul- scita di quelle femminili; il do- la base di un dettagliato lavo- loroso percorso di emancipa- ro di ricerca, cui collabora Al- Mario Monicelli fotografato da Carlo Cantini nella sua casa in Rione Monti, zione delle donne. Fino al- berto Cappellini, già capo par- a Roma, nel 2002. l’antimilitarismo che dalla tigiano piemontese. Film co- giovanile scelta del romanzo rale, ci restituisce un tormentato quadro l’inventività dei costumi) al Kurosawa di Molnár passa all’assurda strage della d’epoca, con un sottinteso rimando alla della Sfida del samurai (1961), modello grande guerra e alle grottesche battaglie realtà italiana dei primi anni sessanta per- per il Sergio Leone di Per un pugno di e tornei di un medioevo becero e strac- corsa da lunghi scioperi e con la scelta di dollari (1964), ma già, con i suoi Sette cione, per chiudere perfettamente il cer- un protagonista come Marcello Ma- samurai (1954), autore esemplare per chio, con Le rose del deserto, su una se- stroianni (nei panni del professor Siniga- Monicelli e le sue predilette storie di grup- conda guerra mondiale vista con gli occhi glia, l’intellettuale socialista, e attore au- po. E quanti hanno pensato ancora a Cal- del disincantato milite Tobino, eticamen- tobiograficamente legato alla città di To- vino, il surreale affabulatore dei nostri te deciso a non sottrarsi, pur rifuggendo- rino), presenza più discreta di quelle dei antenati (ricordate, tra l’altro, come ne ogni implicita ideologia, all’imposto vari Gassman e Sordi. Le riviste operaie Brancaleone si vanti con la sua armata di dovere comune. d’epoca, ritrovate nelle sedi sindacali, sug- aver tagliato in due con un sol colpo d’a- Lungo ma inalterato percorso, quello geriscono anche, con le loro illustrazioni, scia il più gran cavaliere di Tuscia, certo di Monicelli, e tanto più meritorio, se la scenografie e costumi. I racconti di due Groppone da Figulle?), e autore certo coerenza, si sa, non è ai nostri tempi mo- vecchietti rintracciati all’ospizio e parte- privilegiato da un regista che ama coniu- neta di largo corso. Una griffe, la sua, cipi degli scioperi di inizio secolo danno gare denuncia sociale, fantasiosa creati- unica e irrepetibile, da cui nascono, tra nuovi spunti, con squarci di vita quoti- vità e leggerezza. l’altro, la scoperta di nuovi volti, specie diana o con la scena del furto di carbone Regista non solo cinematografico, ma femminili (come Claudia Cardinale, sco- nella stazione ferroviaria. Ma oltre all’at- teatrale, lirico, televisivo; soggettista, sce- nosciuta ragazza di Tunisi, per I soliti tenta indagine storica che si avvale di neggiatore, con un esordio drammaturgi- ignoti, Lea Massari per Proibito, Ornella un’ampia documentazione come dell’o- co in proprio; perfino attore (sua, tra l’al- Muti per Romanzo popolare, la giovanis- pera di studiosi quali Paolo Spriano, non tro, la voce di nonno Gino ne Il ciclone di sima Carrà per I compagni), ma anche la manca, anche qui, l’attenzione ad autori Pieraccioni, in un voluto omaggio), Mario malinconia neorealista di Totò, la dram- come Edmondo De Amicis (per cui un Monicelli ha saputo riprendere la grande maticità di Sordi, la comicità della Vitti o critico ha parlato di un eccesso di Ed- tradizione della nostra commedia del- di Gassman, testardamente imposte sin ai mondo de’ Languori) o il Lawrence di l’arte e l’ha attualizzata, in una accop- produttori. E da cui nascono la stima e la Figli e amanti. piata tra macabro e comico alla René passione con cui noi spettatori continuia- E potremmo continuare, chiedendoci Clair. Quella commedia all’italiana, di mo, grati, a seguirlo nella sua intatta vi- magari quanti ammiratori di Gassman- cui, non a caso, lui vede un prosecutore in talità, debitrice all’amorosa fede in quan- Brancaleone, un po’ samurai e un po’ Nanni Moretti, è divenuta specchio veri- to si crede e si riesce (meglio in gruppo plautino miles gloriosus, appassionati dei tiero e implacabile dei nostri mali, delle che soli) a fare, a testimoniare, a comu- suoi extravaganti arcaismi, dialettalismi e nostre viltà, delle nostre stesse turpitudi- nicare.

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Donna di strepitose passioni e scrittrice di grande successo Martha Gellhorn è stata la più celebre e scomoda inviata di guerra di tutti i tempi LE GUERRE, GLI AMORI di Mirella Billi

orride, Martha Gellhorn, nelle tempo, il sodalizio, di due personalità foto che la ritraggono con Ernest eccezionali, per carattere e per talento. SHemingway in Cina, a Cuba, nei Forte, determinata, energica, vitale, ap- vari luoghi visitati insieme prima e passionata, Martha non fu mai, né mai dopo il loro matrimonio (avvenuto a accettò di essere subalterna a qualcuno, Cheyenne, nello stato americano dello tantomeno professionalmente, neppu- Wyoming nel 1940), in Spagna nel re come corrispondente di guerra se non 1937 o in uno dei giri di conferenze te- come scrittrice, a Hemingway. Del re- nute negli Stati Uniti a sostegno della sto, nella sua vita privata, non fu mai causa repubblicana spagnola, a Sun seconda ai molti uomini della sua vita, Valley, nell’Idaho, nel 1941, mentre attratti dalla sua bellezza e eleganza, sono a caccia o su una barca a remi, in- dalla sua intelligenza, dal suo fascino e sieme ai fratelli di Hemingway, in Fin- carisma, così come dalla sua autono- landia o in Italia. mia e indipendenza, dalla sua intra- Comunque sia finito il matrimonio prendenza e dal suo coraggio, ma pron- fra Ernest Hemingway e Martha Gell- ti, forse proprio per questi motivi, ad horn, e quali siano stati i risentimenti allontanarsi da lei e a preferirle altre che seguirono la separazione e il divor- donne, fossero mogli o amanti, più ac- zio, avvenuto nel 1944, quali fossero le comodanti e con una personalità meno loro differenze o motivazioni, il loro spiccata della sua. rapporto fu oltremodo importante e in- Alla sua amica e biografa Caroline tenso – come paradossalmente dimo- Moorhead, autrice della più recente ed stra anche quanto detto e scritto da am- esaustiva biografia su di lei (Martha bedue in seguito – e certamente in gran La copertina della biografia di Martha Gellhorn Gellhorn. A Life, Vintage, New York, parte felice, e lo confermano le molte scritta da Carl Rollyson nel 2002 (Beautiful Exil, 2004), Martha confessò che la più gran- Aurum Press, Londra). immagini che li mostrano insieme, e an- de delusione della sua vita erano stati cor più i ricordi di viaggio di Martha, gli uomini: un commento comprensibi- raccolti in un libro di enorme e merita- tempo prima che i due si incontrassero, le da parte di una donna che ha cono- to successo, il più noto dei tanti da lei attraverso la lettura dei suoi libri, il cui sciuto molti amori, e ha avuto numero- scritti, quel Travels With Myself and stile, affermò lei in una lettera, di voler se relazioni, ma alla quale non sono Another, pubblicato nel 1978 e final- imitare. E se, dopo il tormentato divor- mancate cocenti delusioni. mente tradotto anche in italiano, per zio, Martha scriverà alla madre «Sem- Il distacco e la freddezza che le ven- ora l’unico di tutti i suoi libri, da Guido plicemente non voglio più sentir pro- gono rimproverati da uno dei suoi bio- Lagomarsino, con una bella prefazione nunciare il suo nome, il passato è mor- grafi (Carl Rollyson, Beautiful Exile, Au- di Martina Graziella, In viaggio da sola to ed è diventato brutto, e tenterò di rum Press, London, 2002) sono smenti- e con qualcuno. Il “qualcuno” al quale dimenticarmelo completamente, e di ti da molte testimonianze di amici, tra Martha si riferisce, è appunto Heming- cancellarlo come per effetto di un’am- cui quelle di Diana Cooper, sua amica e way, che non viene mai nominato, ed è nesia, [perché] un uomo deve essere ve- confidente, e da alcune sue lettere, come designato solo con le iniziali UC, anche ramente un genio per arrivare a diven- quella, sofferta e piena di dignità, a un queste non corrispondenti al suo nome, tare un essere tanto odioso», e reagirà uomo, David Gurewitsch, del quale perché riferite a quell’Unwilling Com- in malo modo ogni volta che qualcuno Martha fu molto innamorata mentre si panion (nella traduzione Compagno Ri- non solo nominerà Hemingway, ma lo trovava in Messico, nei primi anni cin- luttante) che Hemingway si rivelò esse- assocerà a lei, proprio questo atteggia- quanta, e che, già sposato quando la co- re durante quei viaggi, vividamente ri- mento sembra dimostrare quanto forti, nobbe, non trovò mai il coraggio, o la tratto dalla brillantissima scrittrice, con sia pure ormai in negativo, fossero i volontà, di fare la scelta di andare a vi- ironia e indiscutibile simpatia, anche sentimenti che provava per lui, e la de- vere con lei, e addirittura di sposarsi con per le sue idiosincrasie e stravaganze. lusione che egli le aveva inferto. Certa- lei, come insieme avevano pensato di Del resto, l’ammirazione di Martha per mente, quello di Martha con Hem- fare. Al momento in cui l’iniziale felicità Hemingway scrittore era iniziata molto ingway fu l’incontro, e per qualche di Martha (dirà: «Tutti miei timori sva-

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niscono quando sono con lui») fa luogo delle proprie emozioni, e una vera e pro- partecipazione al dolore delle vittime a una inevitabile, dolorosa rinuncia, pria, orgogliosa avversione per ogni for- delle molte guerre che seguì e descrisse, scriverà a Gurewitsch: «Sei libero, e an- ma di autocommiserazione. Più volte proprio dalle parte dei civili e dei più de- ch’io mi riprendo la mia libertà. Detesto impropriamente descritta, da qualche boli, sono un’ulteriore testimonianza del abbandonare il sogno di noi due insie- biografo frettoloso, o maschilmente pre- suo calore e della sua capacità di amore me. Era un sogno meraviglioso, ma or- venuto, come una donna fredda, egoista e di compassione. mai è perduto. Non abbiamo abbastan- e persino arida, preoccupata esclusiva- Impegno sociale e umano, come de- za fiducia, né tu né io, per realizzarlo». mente della sua immagine pubblica e terminazione e fierezza, derivano a Martha mostrerà sempre, anche in altre della sua professione, e persino incapa- Martha anche dalla sua famiglia, colta e circostanze, un grande pudo- aperta: prima di diventare gi- re dei suoi sentimenti, un ri- necologo e di stabilirsi a St. serbo pieno di dignità nei Louis, nel Missouri nel 1899, confronti delle proprie più in- il padre, George Gellhorn, di time emozioni, e una profon- origine tedesca, era stato me- da sensibilità. La sua vita dico sulle navi e aveva viag- privata è peraltro caratteriz- giato in tutto il mondo; la ma- zata da una sostanziale soli- dre Edna, amatissima da tudine e da una grande fie- Martha, e per lei sempre mo- rezza nell’affrontarla e nel dello imprescindibile, era una superare le delusioni: il primo femminista impegnata in matrimonio – dato dai suoi campagne e riforme sociali e biografi come celebrato, ma politiche per i diritti delle da altri messo in dubbio – donne, sempre sostenuta dal con Bertrand De Jouvenel marito nelle sue lotte. Martha, (prima amante della propria nata nel 1908, unica femmi- matrigna, la scrittrice Colet- na dei quattro figli della cop- te, poi, durante l’unione con Martha Gellhorn con Ernest Hemingway nel novembre del 1940, in un loca- pia – tutti verranno educati le di Manhattan. Di forte temperamento e mai seconda ai molti uomini della Martha, sempre coinvolto in sua vita, Martha Gellhorn (1908) fu straordinariamente determinata, energi- nello stesso modo, senza di- altre relazioni) terminò con ca, vitale, appassionata. Scrittrice di successo sia di critica sia di pubblico; stinzione di sesso – manterrà una dolorosa separazione, ammirata dai Roosevelt e spesso ospite alla Casa Bianca (ma da noi l’Enciclo- sempre con i fratelli, George, come poi, dopo molti anni, il pedia Biografica Universale della Biblioteca Treccani la ignora e la “garzanti- Walter e soprattutto con Al- na” neppure la cita), fu dal 1936 la più celebre e scomoda corrispondente di terzo, con l’editore Tom guerra americana. Sposò Hemingway (1899) nel 1940, divorziò da lui dopo lo fred, uno stretto rapporto. In Matthews, quando Martha sbarco in Normandia, nel ’44. Ebbe una storia d’amore con Randolfo Pacciardi famiglia, l’atmosfera è per- scoprì che aveva da anni (lo Humphrey Bogart di Casablanca, il film di Michael Curtiz del ’42, dove la missiva, ma esiste una disci- un’amante, Pamela (che Bargman era Martha e Paul Henreid impersonava Ernest). Lo aveva conosciuto plina che va rispettata; i ge- Martha stessa definì causti- al tempo in cui lui comandava il battaglione Garibaldi a Guadalajara (era nato nitori sono ambedue dei rifor- a Giuncarico, nel grossetano, nel 1899) e poi rivisto nel ’40 negli States, camente una sua “edizione” rappresentante della Mazzini Society, e in seguito a Roma nel ’47-’48 allorché matori, ma l’impegno sociale a 25 watt!). Anche in questa era vicepresidente del Consiglio con De Gasperi. Quando diventò quasi cieca, è vissuto con serenità e persi- occasione, Martha mostrò a novant’anni, con un tumore alle ovaie e al fegato, lei si rinchiuse nel suo no allegria; i figli sono inco- un’estrema dignità, lascian- appartamento londinese di Cadogan Square, mise a posto tutte le sue carte, raggiati a seguire i loro inte- scrisse le ultime disposizioni testamentarie, ricordando uno per uno i suoi do immediatamente, appena amici. Poi si accomodò in poltrona e prese una overdose di pillole. «Morire», ressi, e iniziano molto presto a a conoscenza della relazione aveva detto a un amico, «è un affare tosto, in qualsiasi modo avvenga». viaggiare e a conoscere il del marito, la casa coniugale mondo. A sedici anni, Martha di Belgravia, a Londra, le cui chiavi con- ce di sentimenti – accuse che colpiscono visita l’Europa, che la affascina; nella segnò a Pamela, trasferendosi in un ap- spesso donne dal carattere forte e de- scuola fondata dalla madre, dove compie partamento non lontano, e chiedendo terminato, impegnate con successo in i suoi primi studi, e poi al Byrn Mawr subito il divorzio. Come scrive Caroline professioni solitamente maschili, che College, si distingue per la sua vitalità, i Moorhead, «Preferì una dolorosa rottu- mantengono posizioni paritarie con gli suoi molteplici interessi, e la partecipa- ra immediata a una prolungata incer- uomini – Martha fu invece donna di zione alla vita dell’Università. La voca- tezza». Anche con gli altri uomini della grandissimi affetti, anche materni, come zione per il giornalismo si rivela presto: sua vita, quasi tutti sposati (sembra es- dimostrano gli eccellenti rapporti stabi- dopo un soggiorno a New York, dove si sere questa una costante delle sue storie liti e mantenuti con i figli dei suoi com- mantiene faticosamente da sola, lavora a sentimentali, forse, si può azzardare, pagni – di Hemingway e di Matthews – Parigi per “Vogue”, un inizio che appa- perché il ruolo dell’amante le si addice- e con l’adozione, subito dopo la seconda re insolito per colei che diventerà una va più di quello di moglie, data la sua guerra mondiale, di Sandy, un bambino delle più note e temerarie corrisponden- indipendenza, la sua fierezza, e anche il italiano, che in seguito, nonostante le ti di guerra in luoghi oltremodo perico- suo radicato femminismo) e qualcuno molte difficoltà insorte nel corso degli losi, ma non del tutto inappropriato e totalmente indegno del suo rimpianto, anni, continuò a sostenere e seguire. La sorprendente per una donna sempre ele- mostrò sempre una grande disciplina sua straordinaria pietà umana e la sua gantissima e raffinata. Molti anni più

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tardi, durante la guerra in Vietnam, dopo rimarrà un’esperienza fondamentale tori, cercando, in modo coercitivo e ri- giornate trascorse nel fango e tra le di- della sua vita, professionalmente e cattatorio, di costringerli a fare i nomi struzioni per documentare le condizioni umanamente, così come di quella di delle persone da incriminare, fosse non della popolazione, si presenta al Quartier un’intera generazione. In uno dei rac- solo «sordido e pieno dei latrati di men- Generale americano elegantissima, con conti della raccolta Two By Two (A due ti ripugnanti e meschine», ma la testi- un paio di pantaloni dal taglio perfetto, per due), basato in parte sulla figura monianza di una «tecnica terroristica», e una splendida sciarpa rosa. Scrive dell’amico Robert Capa, morto nel da parte di «uomini decisi a imporre il Clare Hollingsworth, una giornalista bri- 1954 mentre fotografava la guerra in silenzio, a spaventare coloro che grida- tannica, di essere rimasta colpita dai sen- Indocina, riconoscibile nel personaggio vano “no”, che difendevano chi era in di Bara (nel quale si riconoscono anche aspetti contrastanti della personalità di Martha stessa), la Spagna repubblicana sarà definita come «il luogo dove tutti erano poveri e amici, e combattevano appassionatamente per i diritti e la di- gnità degli esseri umani». Il racconto della guerra civile spagnola, pur riferi- to alle vicende della Cecoslovacchia, si trova anche nel libro A Stricken Field, che Eleanor Roosvelt, conosciuta da Martha attraverso la madre Edna, men- tre si trovava in America per investiga- re e per scrivere degli effetti della Gran- de Depressione – resteranno amiche e Martha sarà spesso ospite alla Casa Bianca – definirà “un capolavoro”. In questo libro, Martha racconta di quello che aveva provato per il tradimento su- bito dai repubblicani, e per la morte degli amici spagnoli, e soprattutto il do- lore per la distruzione, per molti, degli ideali nutriti durante i mesi trascorsi a La copertina dell’unico libro di Martha Gellhorn Madrid. Sarà soltanto negli anni set- per ora pubblicato in traduzione italiana: In viag- La copertina della più recente biografia di Matha tanta, dopo i suoi straordinari reportage gio da sola o con qualcuno (fbe edizioni, Trezza- Gellhorn scritta da Carolina Moorehead (A Life, sulla guerra in Vietnam, che Martha no sul Naviglio, ottobre 2006, trad. di Guido Vintage, New York 2004). Lagomarsino). Si tratta di una splendida raccolta scoprirà, divertita, per essersi schierata di reportage, attraverso i luoghi politicamente più dalla parte dei repubblicani, era stato critici del mondo. Durante il conflitto russo-fin- timenti e dalle reazioni contrastanti che raccolto un dossier su di lei dall’FBI, e landese, nel ’39, lei conobbe a Helsinki l’inviato italiano . suscitava negli altri corrispondenti di che la CIA l’aveva indagata ripetuta- guerra «Quanto a me», osserva, «ero mente, accusandola di essere una scrit- neutrale, ma ammiravo il suo aspetto. trice che sosteneva i movimenti comu- minoranza, e che reagivano alla cru- Altre donne in Vietnam avevano un nisti e ispirava i loro manifesti. Ottenu- deltà e proclamavano i diritti e la di- aspetto terribile, Martha invece era stre- ti i documenti dello spionaggio ai suoi gnità dell’uomo». Scrive ancora pitosa». danni, Martha scrisse poi un lungo at- Martha: «Se cose del genere dovessero È quasi impossibile seguire detta- tacco sull’idiozia e la disonestà di quel- essere tollerate, l’America diventerebbe gliatamente il vorticoso spostarsi di li che definì “snoopers” (un termine an- un luogo sconosciuto e alieno agli stes- Martha nelle varie parti del mondo, in cora più spregiativo di spioni). Su “New si americani, che non si sentirebbero alcune delle quali soggiornerà anche Republic” espresse le sue idee contro il più in patria, perché l’aria diventereb- per lunghi periodi, talvolta, con l’in- maccarthismo e contro la classe politi- be gradualmente irrespirabile per tutte tenzione, poi sempre smentita, di stabi- ca americana che lo aveva consentito. le forme di vita escluse le pecore». lirvisi, come in Africa, nel Galles, e in- Descrive Joseph McCarthy come un pa- Gli ideali di verità, di libertà e di ri- fine a Londra. Sono piuttosto i luoghi ranoico, e si indigna per le menzogne e spetto umano perseguiti in Spagna sono dove infuria la guerra, dove si combat- la prepotenza di una commissione che gli stessi che la spingono alla coraggio- te, si soffre, si muore, quelli che so- «fa di Washington una fogna a cielo sa partecipazione, come prima donna prattutto contrassegnano la sua vita e aperto». Al suo meglio, caustica e luci- corrispondente di guerra, durante il se- dove si rivelano il suo coraggio e le sue da, scrive come l’interrogatorio di colo- condo conflitto mondiale. Su un aereo straordinarie doti di giornalista: prima ro che erano accusati di attività anti- inglese, assiste a un raid notturno sulla di tutto, la Spagna, durante la guerra americane e di comunismo, e di coloro Germania, e sebbene «terrorizzata ol- civile contro il regime franchista, che che si riteneva fossero loro favoreggia- tre ogni immaginazione», come scriverà

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in seguito, guarda dall’alto le fattorie e recarvisi –, dopo la sconfitta delle forze ghi, e registra una serie di casi: «Una le case bombardate, il terreno coperto di arabe e la conquista del Golan, e in- donna», scrive, «ha avuto due bambini voragini prodotte dalle bombe, il Reno vierà i suoi reportage alle testate più feriti, per errore, dell’artiglieria ameri- che scorre lento, la terra ridotta a un prestigiose, al “Guardian” e al “Na- cana; uno ha le braccia ingessate e una deserto, e non può fare a meno di espri- tion”: e anche se sosterrà per tutta la ferita al petto, il fratellino invece è mor- mere un senso di sconfitta e di profondo vita i diritti di Israele – con una cecità, to per un colpo di mortaio (nostro)». dolore al pensiero delle sofferenze e del- sorprendente in lei, sulle ragioni dei Pa- Descrive, con una freddezza che lascia le distruzioni che colpiscono la popola- lestinesi, contro i quali pecca, per la trasparire orrore e una furibonda indi- zione. Ancor più terribile le è la vista prima e unica volta nella sua vita, di gnazione, gli effetti del napalm, mistura delle atrocità naziste, degli terribile che si attacca alla orrori dei campi di sterminio pelle dove la benzina conti- e della crudeltà di cui l’uo- nua a bruciare, e del fosforo, mo è arrivato ad essere ca- che «è ancora peggiore, cor- pace. Dachau, in cui entra tre rode la carne fino all’osso, giorni prima dell’esercito come i denti di un ratto». Ri- americano, è per Martha il porta le devastazioni causate simbolo del male: cambia, da al territorio dai bombarda- quel momento, come affer- menti, che osserva da un ae- merà, la sua idea sulla me- reo militare americano, «cra- moria, sul passato, sulla pos- teri pieni di acqua rossa come sibilità del bene. «Il mio spi- il sangue, una distesa di bu- rito», scrive, «fu invaso dal- che rotonde, la giungla rasa l’oscurità. Lì, in quel luogo, al suolo». Riferendosi agli in quei giorni di sole del americani, scrive: «Noi non maggio del 1945, smisi di es- siamo dei pazzi maniaci o dei sere giovane. Non ho più spe- Martha Gellhorn con il marito Ernest Hemingway, nel 1941, in compagnia di mostri, però i nostri aerei sol- ranze, ormai, sento solo che Gary Cooper e la moglie Sandra Rocky Shaw. cano il cielo giorno e notte in- non si potrà mai dimentica- cessantemente e la nostra ar- re». Ancora dopo venticinque anni da quel senso di giustizia, e di quella obiet- tiglieria dispone in quantità sempre quei giorni scrive di avere tentato inva- tività giornalistica per cui è giustamen- maggiore di munizioni terribili con cui no di seppellire i ricordi per sopravvi- te famosa – nel 1970, in una terza visi- uccidere […] È davvero un nuovo tipo di vere, ma di non esserci riuscita: «È come ta in Israele, rimane negativamente col- guerra, e faremmo meglio a trovarne un se entrando a Dachau fossi caduta su pita da una sorta di conformismo di altro per combatterla». È indignata con- uno sperone di roccia, e avessi sofferto stampo europeo, «un sovratono di stam- tro la propaganda volta solo a diffonde- dell’impatto per tutta la vita, senza sa- po svizzero», che sembra ormai domi- re il terrore, giustificando così la guerra, perlo. Se mi guardo indietro, so di non narvi. Permarrà comunque il suo giu- e si domanda. «È forse questo un modo avere più sentito, dopo quell’esperienza, dizio negativo sul mondo arabo, come onorevole di combattere una guerra a quella bella, gioiosa speranza nella vita se la tragedia della shoah, a lei di origi- 10.000 miglia da una madrepatria inve- che prima conoscevo, né nella nostra ne ebrea, ma soprattutto dopo la vista ce completamente al sicuro?». specie, né nel nostro futuro sulla terra». delle atrocità subite dal nazismo, im- Soltanto alcuni articoli – i meno in- Parteciperà, per “Collier’s”, al pro- pedisse di schierarsi comunque dalla cisivi e critici, e con dei tagli – vengono cesso di Norimberga: seduta nella zona parte dei nemici di Israele. pubblicati negli Stati Uniti dal giornale riservata ai giornalisti, prende appunti Il rapporto conflittuale con il suo cui Martha aveva collaborato in passato, sull’aspetto e il comportamento degli paese, gli Stati Uniti, si acuisce dopo i il “St. Louis Dispatch”, ed è, curiosa- accusati, che definisce «normale, mise- suoi articoli sulla guerra in Vietnam, mente ma significativamente, un gior- rabile, disgustoso». Sarà anche, nel pubblicati in parte sul britannico nale femminile, il “Ladies’ Home Jour- 1961, al processo contro Eichmann, an- “Guardian”: come sempre disinteressata nal”, a far uscire l’articolo più toccante che lui “così normale”, e ne ascolta, alle tattiche militari e logistiche, non esi- riguardo ai bambini vietnamiti e alle sgomenta e sconvolta, la testimonianza stendo un fronte di guerra definito, loro terribili sofferenze, che inizia in agghiacciante che ne rivela l’illimitata Martha, per tre settimane, visita ospe- modo provocatorio e fortemente pole- malvagità. Quando verrà condannato a dali, parla con coloro che sono stati mu- mico. «Noi», scrive Martha riferendosi morte secondo il principio della re- tilati nel corso di bombardamenti ame- agli Americani, «amiamo i nostri bam- sponsabilità personale nei crimini com- ricani o a causa delle mine Vietcong; si bini, siamo famosi per questo». Prosegue messi dal Terzo Reich, scrive: «La co- aggira nei campi profughi, interroga le poi con la descrizione minuziosa di quel- scienza individuale è non soltanto l’ul- suore che lavorano negli orfanatrofi; lo che esattamente le armi americane tima protezione del mondo. È l’unica ascolta i medici, i soldati, i bambini af- fanno ai piccoli vietnamiti, elenca i tipi garanzia della dignità dell’uomo». fetti da malattie dovute agli stenti, o di ferite, gli atroci effetti del napalm, si Tornerà in Israele nel 1967 – mal- ustionati dal napalm. Annota nei suoi sofferma sulla loro desolazione di orfani, grado la proibizione degli americani di taccuini i numeri – altissimi – dei profu- e sul numero di questi ultimi, destinato

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a salire vertiginosamente. L’articolo si lungo periodo, sceglie anche la solitudi- (la culla dei gatti), e poi definitivamen- conclude con queste parole: «Non pos- ne: va a vivere in Africa, nel Kenia, in te a Londra. siamo restituire la vita ai bambini viet- una casa che fa costruire, con fatiche e Nel 1968 ha sessant’anni, ma è an- namiti morti. Ma non possiamo non aiu- difficoltà inenarrabili, e spese folli, a cora così attraente da intrattenere una tare quelli feriti come se fossero nostri fi- molte miglia da Nairobi, e che chiamerà relazione con L (anche di quest’uomo si gli. Un numero sempre più grande di «Villa dei guai». Il luogo è isolato, ven- conosce solo l’iniziale), di cui dice: «L è bambini morti e feriti farà sentire il suo toso, ma la vista dall’alto è «immersa in entrato troppo tardi nella mia vita, ma grido alla coscienza del mondo, a meno un pulviscolo dorato, e immensamente non troppo per non riuscire a salvarmi che i bombardamenti sui villaggi viet- bella». Non c’è elettricità, né radio, né dall’ignoranza. Conosco più di quanto namiti non cessino immediatamente. mi sia mai accaduto – uno spontaneo e Sono stata testimone di guerre in nove totale piacere al sentire il semplice suo- paesi, ma non ho mai visto una guerra no di una voce, a osservare l’espressione come quella nel Sud Vietnam». di un volto, a godere della pace di un Dirà poi di avere taciuto altre cose corpo, e il desiderio di rendere felice atroci, nel timore che tutto ciò che ave- un’altra persona […] Comincio a pen- va scritto fosse censurato al completo. In sare che l’amore, come l’arte, sia un ta- Inghilterra, dove l’impatto dei suoi arti- lento in cui si debba essere educati… coli sul Vietnam fu fortissimo, organizzò e tuttavia non si può educare se stessi». una serie di conferenze stampa, e di in- È aggredita da una serie di malattie, tra terviste televisive, anche per far cono- cui la malaria, contratta in Africa, e un scere il libro che conteneva la raccolta tumore, di cui si opera con successo. completa dei suoi reportage, intitolato Continua, come farà sempre, a curare il The Face of War (Il volto della guerra), suo aspetto, ma scrive: «Non mi abituerò in cui, oltre a esprimere la sua profonda mai a questa faccia […] non può essere avversione per tutte le guerre (già du- la mia, non la sento mia». E, con la con- rante la Seconda Guerra mondiale ave- sueta ironia continua, «Che cosa insop- va scritto: «Non c’è nessuno che renda portabile essere, dentro, una tenace, fie- migliore questo mondo? Nessuno capa- ra, vorace, esigente, arrabbiata, vulne- ce di impedire a questa immane, insana rabile, avida venticinquenne piena di crudeltà di continuare, a questo veleno speranze, e fuori assomigliare, come mi folle di scorrere nel sangue dell’uma- Martha Gellhorn con il marito Ernest Hemingway, a capita, a una distinta mela avvizzita!». nità?») e a rilevare il pericolo terribile Cheyenne, nel Wyoming, nel novembre del ’40. Si Qualunque siano le circostanze della rappresentato dalle armi nucleari, so- erano sposati là il 20 di quello stesso mese, il foto- sua vita, o il luogo in cui si trovi, non stiene che i corrispondenti di guerra de- grafo era stato Robert Capa e le immagini compar- smette mai di scrivere: l’immagine con vero su “Life”. Sposati dopo la guerra di Spagna, si vono descrivere ogni aspetto e dettaglio separeranno subito dopo lo sbarco in Normandia. In cui più appropriatamente la si può iden- e non farsi manipolare dagli interessi quell’anno uscirà Liana, una storia sulla libertà delle tificare è quella che la mostra alla mac- militari, a cominciare da quelli ameri- persone, sulla loro responsabilità, sul senso di soli- china da scrivere, con la sigaretta tra le cani. Il suo esempio e il suo suggeri- tudine. Nel novembre dell’anno successivo sarà a dita. A parte le straordinarie corrispon- mento fu seguito soprattutto in Gran Norimberga per il processo ai nazisti, e sempre per denze di guerra, scrive un numero sor- “Collier’s” andrà nel marzo del ’45 in Estremo Bretagna, e altri ottennero una serie di Oriente, per seguire la resa dei giapponesi. prendente, data la sua vita movimenta- riconoscimenti a lei negati, anche se, sia ta, di racconti e romanzi, rivelandosi, pure in ritardo, il libro venne universal- nonostante le critiche di autobiografi- mente lodato, per esempio sul “New telefono, il silenzio e la solitudine sono smo, spesso ingiustificate, come una nar- York Times”, e persino da alcuni sena- «impressionanti e magici», ideali per ratrice avvincente e originale. La sua tori americani, tra i quali Fulbright. scrivere, ma il suo insopprimibile im- carriera di scrittrice inizia presto, nel Il rapporto di Martha con il governo pegno civile ancora una volta la porta a 1934, con quel What Mad Pursuit in cui, americano, già difficile, come si è detto, combattere, questa volta contro alcuni attraverso la storia di tre ragazze all’U- all’epoca del mccarthismo, si fa co- scienziati che definisce “killer” perché niversità (in cui si riconosce il Byrn Mawr munque ancora più problematico dopo stanno minacciando i parchi nazionali College) e la loro ricerca di qualcosa in quanto ha scritto sulla guerra in Viet- africani. cui credere (che giustifica il titolo), già nam: non le viene infatti rinnovato il Si allontana dall’Africa per visitare affronta i temi che la coinvolgeranno per visto per tornarci, e al suo posto verrà la madre a St. Louis e per la morte del tutta la vita. L’evidente immaturità del invece inviato dalle autorità USA un fratello George. Muore poco dopo anche libro e le recensioni ingenerose, a parte giornalista «più accomodante, che non la madre amatissima, e Martha cade in qualche voce che già riconosce nel libro sa nulla e scrive con i piedi». una cupa depressione, «senza più senso un talento promettente, fanno sì che Dopo il Vietnam, continuano i suoi di direzione, senza più scopo». Torna a Martha non lo includa in seguito nella li- viaggi da un continente all’altro, come vivere in Europa, per stabilirsi di nuo- sta delle sue opere, ma il dialogo è viva- sempre curiosa, irrequieta, instancabile vo in Inghilterra, prima nel Galles, dove ce e la protagonista, che ricorda per mol- nonostante gli anni che passano. Per un acquista una casa, chiamata Catscradle ti aspetti l’autrice, è affascinante.

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Lo sfondo di molti suoi libri, è spes- to narcisistico neppure quando dipinge Bosnia: è ormai troppo anziana, ha pro- so, e, si potrebbe dire, inevitabilmente, la donne forti, combattive, fiere e corag- blemi alla vista, è attaccata dal cancro. guerra: come in The Wine of Astonish- giose che le somigliano, indomite anche Non può più leggere, lavorare, viaggia- ment, definito dall’“Atlantic Monthly” nella sconfitta o nella disperazione. In re, anche se nelle sue conversazioni con «uno dei romanzi più autentici sulla realtà nei suoi racconti e romanzi Martha gli amici, che frequentano l’apparta- guerra», del 1948: in The Trouble I’ve crea personaggi femminili straordinari, mento londinese di Cadogan Square, Seen, una raccolta di racconti del 1936, come la bellissima mulatta di Liana continua a commentare, con la consue- e in The Honeyed Peace, pubblicato nel (1944, poi ristampato nel 1987 dalla ta acutezza e con l’impegno di sempre, 1953, ma contenente storie scritte già casa editrice femminista Virago di Lon- persone e eventi. dra, con una post-fazione della stessa Martha), un romanzo toccante, ammire- vole non solo per le sue qualità narrati- ve, e che meriterebbe di essere tradotto e conosciuto anche per l’anticipazione di tematiche post-moderne e post-colonia- li; o Mrs. Maddison in The Trouble I’ve Seen, modello di integrità e di dignità malgrado lo sconvolgimento che la guer- ra ha portato nella sua vita; o il perso- naggio della giovane Ruby, ancora in The Trouble I’ve Seen, che si abbandona alle proprie emozioni, paga di una li- bertà senza regole e guidata soltanto da una pericolosa vitalità. Con il tempo, la scrittura di Martha si fa sempre più in- cisiva e originale, come dimostrano i rac- conti di Two By Two, del 1958, in cui tratta con dolorosa profondità del rap- porto uomo-donna in tre narrazioni Martha Gellhorn (al centro, in mimetica) sulla linea ognuna delle quali si riferisce a uno dei Indro Montanelli. A Helsinki, durante un bombar- Gustav, a Cassino, alla fine di maggio del ’44. voti pronunciati dagli sposi nella ceri- damento notturno, lui e Martha Gellhorm trascor- monia nuziale: “Nel bene e nel male”, sero insieme le ore nel chiuso dell’albergo bevendo Veuve Clicquot Ponsardin e ascontando gli Humor- alla fine degli Anni Trenta, e apparse “In ricchezza e in povertà”, “In salute e esques di Sibelius. sulle riviste “Harper’s”, “Saturday’s” e in malattia”, e “Finché la morte non ci “Evening Post”, sulla natura precaria separi”. La serie dei racconti è una ri- Con tipica lucidità, programma la del piacere e della felicità, e sull’angoscia flessione sull’impossibilità del solo amo- sua fine: fa testamento, lasciando a cia- dell’adattarsi nuovamente alla vita quo- re di rendere felice o infelice un rappor- scun amico quello che sapeva gli avreb- tidiana dopo l’esperienza della guerra. to; l’autrice vi compie uno scavo profon- be fatto piacere ricevere (sui singoli mo- Nei racconti di The Honeyed Peace i do nelle relazioni interpersonali e umane bili verranno trovati dei biglietti con i personaggi sono quasi tutti esseri smar- in genere, e nella fondamentale solitudi- nomi delle persone a cui sono destinati); riti, disadattati, spesso donne ingannate ne dell’individuo. Nel 1967 segue un al- telefona a un amico a New York; riceve da uomini, essi stessi travolti dagli even- tro romanzo, The Lowest Trees Have l’ultima visita, quella dello scrittore ti e incapaci di fronteggiarli, manipo- Tops, e nel 1981 un’altra raccolta di rac- Nicholas Shakespeare; porta fuori la latori e indifferenti al loro destino. conti, The Weather in Africa. Nel 1991 e spazzatura. È sabato sera, e l’ultimo In Pretty Tales for Tired People, del nel 1993 verranno pubblicati due volu- gesto è di prendere quella che lei chia- 1965, i perdenti sono per lo più uomini, mi contenenti i romanzi brevi, e nel 1995 mava la “bye bye pill.” La ritroverà la anche se apparentemente appagati e un dramma dal titolo Love Goes to Press. mattina seguente l’amica scrittrice Vic- trionfanti, come nel bel racconto The Oltre a continuare a scrivere, Martha toria Glendining, seduta in poltrona, Fall and Rise of Mrs. Hapgood. Nelle lascia varie volte Londra per recarsi nei con una espressione serena sul volto. protagoniste dei racconti non è difficile luoghi di guerra. Durante la presidenza Seguendo le sue indicazioni nel te- riconoscere spesso Martha stessa, rim- di Reagan, del quale critica aspramente stamento su come vuole essere “saluta- proverata appunto da certi critici di au- la politica, va in Nicaragua e Salvador; ta”, gli amici, “the chaps”, fanno una fe- tobiografismo (ma anche ammirata da a ottantuno anni è testimone dell’inva- sta nel suo appartamento. Il fratello Al- altri critici e scrittori, come H.G. Wells): sione americana di Panama; ancora ul- fred, il figlio adottivo Sandy e il figliastro se è vero che in alcuni casi, come il per- traottantenne, si reca in Brasile in dife- Sandy Matthews, dopo qualche giorno, sonaggio di Lily Cameron in Week-end a sa del niños de rua uccisi dagli squa- noleggiano una barca e spargono le sue Grimsby o Anne nel racconto eponimo, i droni della morte, e vi viene persino im- ceneri nel Tamigi insieme a delle rose riferimenti alla sua vita sono ovvi, prigionata. A malincuore, deve rinun- rosse. È l’ultimo viaggio di Martha Gell- Martha non pecca mai di compiacimen- ciare a seguire sul campo la guerra in horn, questa volta nella leggenda.

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«Milano m’offre dei ricordi pieni di tenerezza. Vi ho passato i dolci anni dell’adolescenza. È qui che s’è formato il mio carattere. Vedo tutti i giorni che ho il cuore italiano.» (10 settembre 1811, da una lettera di Stendhal alla sorella Pauline) PASSEGGIATE MILANESI di Mario Graziano Parri

n fratello di mia non- una bellezza soprannatura- na Elena si trasferì a le» tale da indurlo al para- UMilano nel 1918. Ve- gone con le Sibille di Bal- neziano di famiglia, France- dassarre Franceschini detto sco Venier aveva studiato al il Volterrano, viste a Firenze Politecnico di Torino: giova- in Santa Croce. nissimo ingegnere, era stato Una Milano, questa chiamato da Nicola Romeo stendhaliana, che non c’è alla Anonima Lombarda più. Così come più non c’è Fabbrica Automobili e ben quella del mio prozio, e for- presto destinato al reparto se neppure è la stessa quella corse (di lì a due anni vi sa- soltanto di ieri, allorché ven- rebbe approdato un venti- ni ad abitarci per un paio di duenne corridore che avreb- anni agli inizi del ’70 (un be fatto molto parlare di sé, poco pentendomi poi per si chiamava Enzo Ferrari). non esserci rimasto). Non c’è In famiglia, per un paio più, perché Milano è città almeno di generazioni, zio che alacremente sempre si Cesco fu un mito. Passava trasforma. Tuttavia nel mu- dal Veneto o dal Friuli a Maurice Denis, , un soir de victoire, 1916, olio su tela, cm 66 x 82, col- tare forma preserva quella prender su a volte mia ma- lezione privata. Nel 2015 Milano sarà la sede della Esposizione Universale. sua humus che ha radici dre, a volte qualcun altro nella celtica Mediolanum, degli innumerevoli nipoti e poi via, ap- Sandro. Il punto di convergenza era lo poi urbs beneficiaria del “ius Latii mi- pollaiati sopra châssis dove erano fis- Zucca all’inizio della Galleria, appun- nus” e in seguito capitale della XI re- sati un paio di seggiolini di fortuna, a tamento milanês per l’aperitivo. Col gione, fino a divenire con Massimiano, provare motori, freni e tenuta di strada Duomo sulla destra (“che l’è tra i me- il secondo Augusto, la ricca e colta ca- per i tornanti ruggenti del Pordoi, del ravej quella di sett”) dove io andavo a pitale effettiva dell’Impero (con l’al- Falzarego, del Sella. Fin dalle prime ricopiare i nomi degli arcivescovi inci- tra, Nicomedia). «Mediolani mira om- visite, Milano per me si configurava si nel marmo. El Domm, centro della nia», canterà Ausonio. Una metropoli entro certe coordinate emotive che città: lì lo volle Gian Galeazzo Visconti. che nella sua dinamica storia assumerà comprendevano via Londonio dove Dalla prima pietra posta nel 1386 la ogni volta i tratti del “presente”, con abitava zio Cesco, la rossa piazzetta sua costruzione andrà avanti per oltre una identità icastica che attraverso con casa Manzoni, Brera, la Scala, le quattro secoli. La facciata, iniziata nel successivi stadi dal perittero passerà allettanti vetrine del Peck, via Bianca seicento, terminerà per decreto di Na- alla Torre Velasca e al grattacielo di di Savoia dove allora stava l’editore poleone. Gio Ponti (per il momento). Nel mezzo, dei leggendari “Albi d’oro” e di Salva- Quando io cominciavo a frequen- i vestigi e i fastigi di secoli che l’hanno tor Gotta, il Castello con l’affilata Pietà tare la città, negli anni sessanta, senti- resa prospera e splendida, animosa e Rondanini, Santa Maria delle Grazie vo dire che i milanesi dinastici non era- gaia, con grandi risorse economiche e con quell’Ultima Cena che gli intra- no ormai più di trecentomila. Ma si ag- vivace commercio di denaro, tanto da prendenti frati a suo tempo non si era- giungeva con un certo orgoglio che mi- essere la prima città dell’Occidente ad no peritati di mutilare per aprirci una lanês lo diventasse però subito el fou- avere avuto fino dagli ultimi tempi del- porta di comunicazione col refettorio. rest che veniva a stabilircisi. Il più ce- l’impero romano una vera e propria E idealmente il Sant’Ambrogio: quello lebre, e il più innamorato, fu certa- vita bancaria. vecchio, là, fuori Milano, ove una cer- mente l’«Arrigo Beyle milanese» che la Milano è una capitale che non si fer- ta mattina del ’45 risuonava il coro de’ notte andava a spasso con Angelina ma, che mantiene sempre ben lubrifi- Lombardi ascoltato dal Giusti (in ami- Pietragrua «per istrada, alla luce delle cata e scattante la molla dell’attualità. cizia col mio avo Bezzuoli che lo ri- botteghe». A quella luce, lui si com- È il “moderno” che viene di continuo trasse), a quei giorni ospite di quel tal piaceva di vederla «terribilissima di progettato. E tuttavia è anche una città

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prima volta senza fini parodistici «ma par dì la veritae». E fino ai contempo- ranei: all’indimenticabile Peppo (Pon- tiggia) e a Parazzoli, ad Antonelli e a Tadini, e a tutti gli altri. Alcuni versi di Raboni inducono Cucchi a una retro- spettiva sulle case di ringhiera, costru- zioni tirate su con la miseria di scarto. Cesso e acquaio sul ballatoio, e due vani uno dentro l’altro per sopravviverci. La “vecchia Milano”, come oggi la pub- blicizzano gli agenti immobiliari, ma- gari strizzando l’occhio alla Isle of Dogs nelle Docklands. E per riflesso mi torna in mente la canzone del ragazzo della via Gluck: … potrai lavarti in casa, Maurizio Cucchi nello scatto di Lucio Trizzino, nel senza andare giù nel cortile. Ma alme- 2006, al Caffè Galliano di Viareggio. no quella casa era in mezzo al verde e a piedi nudi si giocava nei prati, a pochi che non si sottrae alla contemplazione. passi dalle «dolci acque della Martesa- Stendhal nel dipinto conservato a Milano, Centro Una città che sotto sotto invita alla no- na» lungo cui si stende, «ambigua e si- Stendhaliano, Biblioteca Comunale. stalgia. Come ci mostra Maurizio Cuc- nuosa», via Finzi (“Anch’io sono nato chi attraverso un godibilissimo e colto lì”, dice Milo De Angelis, «fine intendi- baedeker letterario e spirituale, il cui tore di periferie urbane», nella poesia La passeggiata di Cucchi segue il titolo, La traversata di Milano, rende che prende titolo dalla strada). Quella ghiribizzo del momento («che flâneur omaggio a Vittorio Sereni ma anche ri- via Prospero Finzi che va verso Gorla: sarei se seguissi un itinerario obbliga- chiama (e non è certo un caso, lui fran- un paese, quando vi nacque Emilio to?»), costeggia la statua del generale cesista e traduttore del suo amatissimo Praga, pittore e poeta, autore di libret- Giuseppe Dezza (studente di legge a Stendhal, nonché di Flaubert, Prèvert, ti d’opera, ribelle alle contemporanee Pavia, che nel ’48 combatté nel I bat- Brassens eccetera) il bellissimo raccon- regole morali ed estetiche. Morto tren- taglione di universitari al servizio del to di Marcel Aymé da cui Claude Au- tanovenne «dopo l’ultima sbornia in governo provvisorio lombardo). I pas- tant-Lara trasse uno dei suoi film mi- osteria». si lo portano attraverso il boschetto gliori. Cucchi ci mena con sé a spasso dove il Foscolo incontrava l’autore del per una Milano non delle iperboliche Giorno, poi prendono dalla parte di via griffe, delle firme vintage e dello shop- Senato dove c’è la statua di Felice Ca- ping d’alto bordo, bensì la Milano più vallotti. E qui riemerge un altro mio ri- intima che i turisti in genere non bat- cordo familiare (mi si perdoni, ma è il tono (la celebre Montenapoleone tra via vademecum di Maurizio che mi ci por- Verdi e San Babila viene riguardata non ta): riguarda il bisnonno (sempre di tanto per le sfolgoranti vetrine di oggi e parte materna) Alfonso Marchi, ven- le scioure acconciate da Vergottini che tenne figlio di un industriale veneto vi passeggiano, bensì come insegna del- della seta e anche lui studente di giuri- la rivolta antiaustriaca del ’48 culmi- sprudenza a Pavia (per motivi politici nata nelle Cinque Giornate che Giu- gli era interdetta Padova). Col diciot- seppe Grandi celebrerà nel suo capola- tenne Cavallotti si arruolò nella spedi- voro a Porta Vittoria). E i palazzi e i zione Medici (I battaglione, seconda monumenti su cui lui leva lo sguardo compagnia. Annoterà in un taccuino: hanno istantanei rimandi a figure delle «Il 10 [giugno 1860] mi allontano dal lettere e della storia. Dall’“alto e scar- litorale di Genova; dopo cinque ore di no” Parini al Verri (Pietro, il quale in tormentoso viaggio giungemmo a Ca- un appunto reso noto da Nino Valeri gliari alle sei e mezzo antimeridiane. affermava: «Milano è un paese dove chi Unico conforto in mezzo a tanti tor- ha testa cerca di comandare o se ne menti è l’essere insieme agli amici miei. va»), dal Beccaria al Monti e al Porta Domani spero di proseguire verso la («il Rossini della poesia», lo definisce tanto desiata isola»). Marchi e Caval- Cucchi), dal Manzoni al Cattaneo e al lotti furono con Dezza a Milazzo e al De Marchi, nonché a quel Carlo Maria La copertina del libro di Maurizio Cucchi, La tra- Volturno. Il bisnonno si laureerà poi a Maggi che ben avanti il Goldoni intro- versata di Milano, uscito con Mondadori nel set- Napoli nel ’61 con Pasquale Stanislao dusse il dialetto nella commedia, per la tembre 2007. Mancini e nell’83 sarà votato come de-

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mocratico liberale alla Camera; il Dez- za diverrà aiutante di campo di Vitto- rio Emanuele II e infine senatore; il Ca- vallotti si guadagnerà l’elogio del Car- ducci come «lirico della bohème»: com- mediografo, giornalista e fierissimo po- litico, acerrimo avversario del Depretis e soprattutto del Crispi, dopo una serie clamorosa di polemiche e duelli, nel ’98 a Roma restò sul terreno per un colpo di sciabola del conte Ferruccio Màcola, direttore della “Gazzetta di Ve- nezia”. «La morte in un gesto», sanci- sce il poeta Maurizio Cucchi. Contrap- posta alla morte per obsolescenza: quella della Bovisa e delle fabbriche che promettevano un avvenire sempre più munifico, e che oggi sono invece Federico Faruffini, La battaglia di Varese (La morte dell’amico Ernesto Cairoli durante la battaglia di Varese), 1862, olio su tela, cm 145 x 290. Pavia, Musei Civici. «simbolo di abbandono, di oblio e di passato irrevocabile». Rammemorazioni e confidenze, vi- anni: oggi, il tempo medio di una cau- gaggia lo scientifico portiere Giuliano cende grandi e minute, aneddoti e cu- sa civile. Sarti come “lettore” di manoscritti di riosità che lo sguardo posato su cose e E libro dell’orgoglio milanese è an- narrativa che vengono proposti alla persone a mano a mano suscita, il pe- che questo della “traversata”, dove con- Mondadori di cui il poeta di Luino era il regrinare di Maurizio conduce agevol- tinuamente ci si imbatte in persone e direttore letterario (è lo stesso Sarti a mente il lettore attraverso un susse- cose vive o fatte rivivere, che della me- raccontarlo: nella squadra, quello del guirsi di “sorprese” le quali più che sul tropoli lombarda rappresentano l’em- portiere è un ruolo critico). passato dovrebbero indurlo a ponde- blema e il senso, ne sono la recondita La Milano che Cucchi descrive è rare il futuro. Un futuro che chissà linfa. Che a Cucchi offrono lo spunto dunque una Milano intima, una Mila- quale linguaggio parlerà, osserva Cuc- per una riflessione. Come nel caso del- no dell’anima e dell’amicizia. Cucchi chi, se già quella dell’oggi è la lingua lo scrittore e patriota Giuseppe Rovani, mette insieme tantissime e particola- sbracata, approssimativa, senza so- autore del romanzo ciclico Cento anni, reggiate tessere che una volta ricosti- stanza che la televisione diffonde. esule in Svizzera dove incontrerà Maz- tuito il puzzle offrono di questa città Ahimè, la voce del cantor non è più zini, Cattaneo, Ferrari, Pisacane. E qui una visione domestica, espansiva, invi- quella… E più non è quella, perché ci Cucchi fa una conveniente digressione tante. A volte gaia e a volte amara, a troviamo sempre meno disposti ad sul “grande Ottocento” degli altri e il volte burlesca e a volte elegiaca. Una ascoltarla, a comprenderla, a farla no- “nostro minuto secolo decimonono” Milano “interna” a quella stereotipa stra; impreparati come sempre di più (nella narrativa, ma anche nelle arti fi- dei danée, del daffare e della intra- saremo a sentirne la poesia. Da Trieste gurative, si può benissimo aggiungere: prendenza. Dei superbi marchi che or- il “milanese” Strehler si trasferì nel ca- si guardi, tanto per dire, alla contrap- gogliosamente ne portano nel mondo il poluogo lombardo quando aveva sette posizione fra un Monet e un Fattori; le nome (a proposito, non sarebbe il mo- anni: a scuola, e Cucchi cita le sue pa- glorie degli ombrellini borghesi dipinte mento di ripristinare il Milano nel glo- role, «all’epoca si facevano due ore set- fra i papaveri, da una parte, e le batta- rioso scudetto che le Alfa Romeo esibi- timanali di dialetto». (Già, il dialetto di glie raffigurate con malinconia, dall’al- scono in testa al cofano?… Bisogne- Carlo Porta, di Delio Tessa… Si ram- tra; fra l’abile mercante Durand Ruel e rebbe forse suggerirlo a Sergio Mar- maricava Piero Jahier: «Io che vorrei il poetico intellettuale Diego Martelli. chionne, ora che si appresta a rilan- sapere tutti i dialetti d’Italia, anziché il Là si fuggiva dalla Comune del ’71, qua ciarle sul mercato americano). dialetto toscano dei letterati. Ogni dia- ci si buttava anima e corpo nei moti ri- Si è fatto tardi, avverte Maurizio. letto rappresenta una terra e un sangue sorgimentali). È l’ora di rincasare. Proprio in questi che deve trovar luogo così nella patria Mi accorgo a questo punto che sto giorni esce da Mondadori anche il ter- come nella lingua italiana»). L’alunno attraversando il libro ricco e fecondo di zo “Meridiano” che conclude la sua Maurizio Cucchi ha un vigile ricordo, Cucchi alla maniera del flâneur anch’io. traduzione dei romanzi e dei racconti di quando è sui banchi della quinta Ma ogni scorcio che lui mette davanti di Stendhal. «In pace, libero e traso- elementare e in classe la Civica Ammi- agli occhi del lettore rimanda a una in- gnato» ha potuto infine concedersi nistrazione fa distribuire “il libro del- finità di altri itinerari, lo attira su ulte- questa lunga passeggiata, vagheggian- l’orgoglio milanese”: marzo 1956, da riori tracce, sollecita personali ricordi: do il suo ideale compagno di strada una parte immagini d’apocalisse (fu la per esempio, di un Vittorio Sereni al che disse: «La vera patria è quella dove città italiana più bombardata), dall’al- tempo dell’Inter di Helenio Herrera e si incontra il maggior numero di per- tra la città ricostruita. In soli dieci della Coppa dei Campioni. Il quale in- sone che ci assomigliano».

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Da Roosevelt a Truman le riflessioni utili di un «italiano inutile» PREZZOLINI IN AMERICA di Danilo Breschi

l primo viaggio in America Prezzoli- anno professore stabile alla Casa Ita- ni lo aveva compiuto nel 1923, re- liana della Columbia. Prezzolini accettò. Icandosi a New York per tenere una Il 23 settembre del 1929 sbarcò a serie di lezioni sulla letteratura italiana Manhattan. Salvo parentesi estive nel nei corsi estivi della Columbia Univer- corso degli anni Trenta, quando tra- sity, da lui stesso definita «una sorta di scorreva gran parte della stagione in università popolare aperta a tutti an- Italia, Prezzolini sarebbe rimasto negli che senza diplomi, purché di una certa States fino al 1962. Nel gennaio del età»1. Fautore della sua chiamata alla 1930, infatti, ricevette la lettera uffi- Columbia era stato Arthur Livingston, ciale che gli offriva la cattedra alla Co- che all’epoca non era più docente pres- lumbia. Il 12 marzo dello stesso anno so quella università ma aveva serbato gli fu proposta la direzione della Casa ottimi rapporti con i colleghi. Licenzia- Italiana, che egli assunse ufficialmente to per aver divorziato, Livingston era il 1° aprile. Sempre in quell’anno così stato successivamente reintegrato a se- determinante per la sua vita, Prezzolini guito delle proteste che il caso aveva diventò per la prima volta corrispon- inevitabilmente sollevato. In un artico- dente da New York per un quotidiano lo di oltre cinquant’anni dopo, Prezzo- italiano, sia pure per un breve periodo. lini avrebbe ricordato come già questa Grazie a Curzio Malaparte, che allora prima esperienza lo avesse favorevol- dirigeva “La Stampa” di Torino, co- mente colpito per alcune caratteristiche Giuseppe Prezzolini nel ritratto di Armando Spa- minciò a coronare quel sogno coltivato del sistema universitario americano, de- dini, nel 1905. da lungo tempo. Sarà però solo a con- stando una piacevole sorpresa in chi clusione della seconda guerra mondiale aveva sin da giovanissimo denunciato i mente isolazionista e isolato, nonostan- che questa attività giornalistica diven- mali burocratici dell’Italia giolittiana. te la partecipazione all’ultima fase del- terà stabile e regolare, fino al punto di In strutture “libere”, cioè private, come la prima guerra mondiale. Isolazionista sostituire l’insegnamento presso la Co- la Columbia University, la nomina dei e isolato tanto a livello di élites e ceti di- lumbia da cui sarà congedato nel 1949 professori non implicava, come in Italia, rigenti quanto a livello di cultura popo- per raggiunti limiti di età. l’intervento del ministro della pubblica lare, come dimostra un gustoso episodio In modo sia pur sintetico, può essere istruzione; «l’autorità di qualche colle- che riguarda proprio il primo viaggio assai proficuo soffermarsi sulle riflessio- ga bastava a farle considerare dai co- di Prezzolini. Sul suo passaporto i fun- ni che Prezzolini maturò nei riguardi mitati come necessarie. Se poi c’erano zionari dell’ambasciata americana in della società americana proprio in rela- inconvenienti si cambiava». Ma tutto Italia avevano registrato lo scrittore, na- zione a quel periodo cruciale della storia avveniva in modo tale che «un certo tivo di Perugia, come appartenente al- mondiale che furono i primi anni del se- numero di considerazioni sociali, uma- l’Italia meridionale. In altre parole, «i condo dopoguerra, anni di ricostruzione ne e da gentlemen veniva sempre os- geografi americani avevano diviso l’Ita- e di configurazione di un nuovo ordine servato o almeno soltanto scalfito»2. lia in due parti, seguendo la linea del Po geopolitico destinato a non mutare fino Dunque, la libertà e facilità di movi- (!), cioè l’Italia continentale europea e quasi alla fine del ventesimo secolo. mento, sia intesa come mobilità occu- Italia meridionale non europea!»3. Grosso modo parliamo degli anni com- pazionale sia come circolazione di uo- L’idea di diventare corrispondente presi fra il 1945 e il 1952, un arco di mini e merci, fu la prima cosa che colpì dall’estero affascinava da tempo Prez- tempo nel quale la Guerra Fredda prese e impressionò, sostanzialmente in posi- zolini. Nel 1927 venne nuovamente avvio e si consolidò. tivo, il quarantenne Prezzolini. chiamato a tenere il corso estivo presso Ma lo colpirono anche certe curiose, la Columbia. In quegli anni, tra il 1925 el 1950 Prezzolini raccolse gran paradossali e per certi versi risibili gaf- e il 1929, lo scrittore si trovava a Pari- Nparte degli articoli che dalla fine fes dell’amministrazione statunitense, gi, presso l’Institut de Coopération In- del 1945 aveva pubblicato per “Il Tem- che denunciavano certa ignoranza del- tellectuelle, organo della Società delle po” di Roma proprio in qualità di cor- la geografia e della storia altrui, a con- Nazioni. Il 10 giugno del 1929 gli giun- rispondente da New York. Si trattava, ferma di un paese ancora profonda- se da New York l’offerta di essere per un almeno nelle intenzioni dello scrittore,

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l’orrore del rischio, sconosciuto alle vecchie generazioni americane; lo Stato federale ha cresciuto le fun- zioni e moltiplicato gl’impiegati, è diventato il più grande banchiere e il più grande industriale del paese; l’immigrazione è stata ristretta, e per alcune razze si può dire cessata; la politica estera ha gravato più di pri- ma sulla politica interna; […]5.

Prezzolini proseguiva nel lungo elen- co di cosa era cambiato tra 1917 e 1949 nella vita politica e sociale americana, di quanto mutata fosse oramai la de- mocrazia statunitense, originariamente individualistica e dalle lontane radici rurali, fondata su una società civile da sempre rivendicatrice di ampie sfere di autonomia rispetto alle istituzioni statali Franklin Delano Roosevelt in una foto del dicem- e federali. La grande crisi del 1929 ave- bre 1941 (l’attacco giapponese a Pearl Harbour va reso indispensabile un crescente in- era avvenuta il 7 di quello stesso mese). Nato a Hyde Park, New York, nel 1882 e morto in Geor- tervento dello Stato federale nel merca- gia, a Warm Springs nel 1945, venne eletto per Giuseppe Prezzolini in una immagine dei primi to del lavoro, e gli stessi lavoratori si ben tre volte alla presidenza degli Stati Uniti. anni de “La Voce” (1908-1913). La rivista nei cin- erano mostrati sempre più inclini ad que anni assommò in tutto 1232 pagine, la tira- aderire ad organizzazioni di rappresen- mondo industriale, che ha preso in ogni tura oscillò fra le duemila e le tremila copie. Gli tanza e tutela dei loro interessi, allo sco- paese le forme e il tempo adatto alle abbonati furono circa mille e cinquecento (mil- po di conquistare il diritto alla pensio- tradizioni di esso, cruenta ed asiatica in leottocento nel 1913). ne di vecchiaia e a sussidi per le malat- Russia, tragica ed eroica in Germania, tie. «Insomma – scriveva Prezzolini – medioevale e rinascimentale in Italia, di articoli in cui si potevano «trovare tendon alla sicurezza anche a costo del- da “gentiluomini” in Inghilterra e da informazioni sugli Stati Uniti che siano la reggimentazione»6. La grande de- “uomini d’affari” in America»7. Viene il recenti, sincere, espresse in forma sem- pressione economica degli anni Trenta e sospetto che Prezzolini avesse letto, o plice, utile per formarsi un’idea del pae- lo sforzo bellico sostenuto dall’industria quanto meno orecchiato, le tesi, all’e- se verso il quale son rivolti gli occhi di americana nella prima metà degli anni poca assai note e divulgate dai media, tutti, e dalle sorti del quale dipendono Quaranta consegnavano al governo di formulate da James Burnham nel suo li- anche quelle, almeno in parte, di gran Truman una società di cittadini molto bro del 1941, The Managerial Revolu- parte degli altri paesi, compresa l’Italia più simili, per richieste e aspettative, tion8. Il politologo americano sosteneva per la quale il libro fu compilato»4. Per agli europei, di quanto fosse mai acca- che il mondo industrializzato, dalla far ciò aveva prediletto uno stile chiaro, duto nella storia statunitense. Russia sovietica all’America roosevel- capace di far comprendere la propria Si trattava, per Prezzolini, dell’esito tiana, fosse in misura crescente retto scrittura alla casalinga come all’auti- ineluttabile di un grande processo di da tecnocrazie sorte e sviluppatesi in sta, al medico come all’impiegato delle trasformazione socio-economica che seno al capitalismo e/o alla burocrazia poste. E quali erano allora queste ten- agiva sulla storia mondiale sin dalla di Stati investiti da un sempre maggior denze? prima guerra mondiale e che investiva numero di funzioni. Sotto questo profi- Secondo Prezzolini, le due guerre tanto l’America quanto l’Europa. Per lo, poca era la differenza tra la pianifi- mondiali e la personalità di Roosevelt, quanto Roosevelt avesse influito sulle cazione sovietica e l’interventismo sta- presidente per ben quattro mandati, vicende interne americane in virtù del tale inaugurato negli Stati Uniti con il avevano cambiato profondamente gli notevole prestigio e della consistente New Deal rooseveltiano. Il potere gia- Stati Uniti. La competizione degli Sta- popolarità di cui godeva presso larghi ceva nelle mani di pochi esperti, quan- ti totalitari, nazionalsocialisti o comu- strati della popolazione americana to mai influenti nelle decisioni politiche nisti, aveva costretto la democrazia a (molto meno presso gli ambienti intel- dei rispettivi governi. cambiare molte consuetudini e a rinne- lettuali), lo stesso presidente americano Gli Stati Uniti assistevano così al gare alcuni principi: era stato l’agente sostanzialmente pas- progressivo abbandono del credo libe- sivo di una sorta di forza impersonale. rale a vantaggio di una concezione del- l’antico individualismo si è smorza- Al pari di Hitler, Stalin, Mussolini e lo Stato che Prezzolini non esitava, an- to per obbedire alla tendenza della Churchill, Roosevelt era «stato sempli- che con gusto della provocazione, a bol- maggioranza verso la sicurezza so- cemente lo strumento d’una trasforma- lare come “socialista” o addirittura “to- ciale e lo Stato paternalistico ed al- zione sociale e politica comune a tutto il talitaria”. Va aggiunto che per lo scrit-

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tore italiano si trattava di una correzio- Anche questa era una visione che sevelt, mai particolarmente amato da ne significativa e vitale per il liberalismo Prezzolini condivideva con Burnham. Prezzolini ma vieppiù rispettato, era americano, troppo indebolito dalla sva- Questi aveva divulgato e resa popolare consistita proprio nel guidare «il popolo lutazione dello Stato e delle connesse nell’America di quegli anni l’idea di uno americano alla guerra, senza dirglielo, istituzioni, specie in un contesto di com- ineludibile scontro finale tra le due su- anzi, dicendogli l’opposto»; era insomma petizione internazionale dove primeg- perpotenze con la pubblicazione nel riuscito a dare applicazione concreta a giava l’iperstatalismo sovietico. Ma a 1947 del suo volume The Struggle for quella definizione della politica che la questa tesi Prezzolini si avvicinava so- the World11. Non dimentichiamo che definisce come «l’arte di portare i popo- prattutto in virtù dell’esperienza diret- Burnham era stato autore nel 1943 di un li là dove essi non andrebbero se sapes- ta che egli aveva fatto sero dove vengon condot- dell’impatto rivoluziona- ti»14. Roosevelt aveva ben rio della prima guerra compreso quale pericolo mondiale sulla società avrebbero rappresentato italiana e della seconda la Germania e il Giappone guerra mondiale sulla so- per gli Stati Uniti, rispet- cietà americana. La ten- tivamente nell’Atlantico e denziale omologazione e nel Pacifico. Del resto, gli omogeneizzazione politi- americani non avevano ca e culturale del mondo mai avuto fino ad allora era, per lo scrittore italia- esperienza di coscrizione no, il frutto di una lotta obbligatoria, né un vero e per il dominio del mondo proprio esercito perma- che si era semplificata nente, osservava Prezzo- con la scomparsa di alcu- lini. Per questo motivo, ni competitori a seguito Da sinistra: Kennedy, Truman, Johnson (seminascosto) e Eisenhower ai funerali di Anna l’atteggiamento mentale Eleonor Roosevelt, morta e New York nel 1962. Truman ricoprì la presidenza dal 1945 al dell’esito avuto dalla se- ’52, Eisenhower dal 1952 al ’60, Kennedy dal 1960 al ’63, Johnson dal 1963 al ’68. con il quale la popolazio- conda guerra mondiale. ne americana, in primis i Fondamentalmente, dopo soldati, affrontò la guerra il 1945 lo scontro era tra USA e URSS, volume dedicato ai “machiavelliani” fu del tutto anti-ideologico: «La guerra uno scontro che Prezzolini, buon disce- quali “difensori della libertà”12. Di fron- non fu fatta dagli Stati Uniti con spirito polo di Machiavelli9, vedeva con reali- te ad una simile realtà contraddistinta da militaristico, ma con spirito industriale. smo motivato da nude e crude ragioni una dura competizione internazionale Era come se si trattasse di buttare giù un di politica di potenza, piuttosto che dal- per il dominio del mondo, la classe diri- muro, o di scavare un canale, o di leva- l’affermazione di principi e ideologie, gente americana mostrava agli occhi di re di mezzo l’ostacolo d’una fabbrica. In semplici cortine fumogene per mobili- Prezzolini una relativa inadeguatezza e tal caso che cosa fanno gl’ingegneri? tare maggiori consensi e risorse. una parziale impreparazione alla politi- Studiano il problema tecnicamente, sta- ca estera che era figlia della tradizione biliscono con la maggiore esattezza pos- Con lo scoppio della seconda isolazionista prevalsa fino ad allora a sibile quanto personale e quali strumen- guerra europea parte la gara per il Washington. Questa considerazione, che ti occorrono, e compiono il lavoro nel dominio di tutto il mondo, che si av- nasceva come semplice constatazione di più breve tempo possibile»15. via certamente all’unità, ma non fra- osservatore, giustificava il titolo dato alla A conferma della straordinaria at- terna e di eguali, bensì di un domi- seconda parte del libro del 1950: Un Im- tualità di tante osservazioni contenute natore con dei dominati. Alla riescita pero senza imperialisti, e spiegava l’iro- negli articoli che Prezzolini inviava al [sic] degli Stati Uniti nell’impero nia del titolo dato all’intero volume: “Tempo” in quella seconda metà degli mondiale non si oppone, per ora, che l’altra forza egualmente egemonica America in pantofole. A giudizio di Prez- anni Quaranta, si presti attenzione all’e- della Russia: questo è il vero resulta- zolini, Roosevelt aveva condotto i rilut- sempio che egli riportava a testimonian- to [sic] della seconda guerra mondia- tanti americani in una guerra il cui esi- za dell’atteggiamento che la democra- le. Nella lotta politica le parole to era stato non solo l’affermazione degli zia americana ebbe nei confronti della confondono le menti degli uomini, le Stati Uniti come potenza imperiale, ma seconda guerra mondiale, e che Prezzo- ideologie servono a mascherare la la necessità per quegli stessi riluttanti lini paragonava a quello che si può ave- realtà. La competizione è fra Stati, cittadini di assumere, più o meno diret- re per un lavoro alquanto spiacevole ma non fra idee: fra organismi politici, tamente, gli oneri e le responsabilità con- necessario: non fra fedi religiose. Il comunismo nesse all’acquisizione di un simile rango non è l’avversario degli Stati Uniti; internazionale. per conoscere quale effetto facesse- l’avversario è la Russia. E la libertà o ro le bombe sopra le abitazioni giap- la democrazia non sono che mezzi di Gli americani avevano vissuto la se- ponesi, fu costruito in California un potenza d’una forma di Stato moder- conda guerra mondiale al pari di un «la- intero villaggio giapponese, comple- no contro un’altra forma di Stato mo- voro», che si doveva fare per necessità. to in tutti i particolari, persino nel derno che adotta il mito del comuni- «Non c’era però nessun desiderio o pia- vasellame di cucina e tenendo conto smo e quello della sicurezza sociale10. cere nel farla»13. La grandezza di Roo- anche dell’umidità del legname.

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Ogni volta che il villaggio veniva che sarebbe stata l’ultima volta che si sa- Il primo della classe ha la con- bombardato si esaminavano gli ef- rebbe fatta!)»19. Insomma, la guerra era vinzione d’essere imparziale e giusto, fetti e poi veniva ricostruito per una stata vissuta dalla grande maggioranza anzi la giustizia in persona protetta nuova esperienza. Non furon così degli americani come «un periodo di “la- da Dio; ma ciò non toglie che quando evitati tutti gli errori, ma in una dà torto a uno e ragione a un altro, voro straordinario”, senza mistico signi- operazione piena di accidentalità 20 quello che ha avuto il torto faccia il come la guerra, furono ridotti al mi- ficato e senza particolari attrattive» . muso. È ciò che è accaduto fra Ebrei nimo16. La speranza coltivata dalla maggioran- e Arabi palestinesi. È ciò che accadrà za degli americani di non dover mai più anche per altre parti del mondo, ap- essere costretti ad intervenire in una pena gli Stati Uniti decideranno, di- Un approccio a suo modo rettamente o indirettamente, scientifico, oggi si direbbe tante dispute che hanno ra- “chirurgico”, nella pianifica- dice in secolari rancori e in- 21 zione dei bombardamenti, giustizie . che non impedì ma forse anzi avallò la scelta di usare per Queste difficoltà connesse ben due volte l’arma atomica alla nuova leadership mon- sulla popolazione civile giap- diale che gli Stati Uniti an- ponese. Sulla scorta delle davano acquisendo, secondo considerazioni svolte da Prez- Prezzolini non trovavano zolini viene da sviluppare un adeguata comprensione pres- piccolo ragionamento. Il “la- so il pubblico americano a voro” dell’esercito era diven- causa di quello che gli pareva tato così duro, così “sporco” e essere il difetto maggiore di non più sostenibile come tale, tale pubblico, ovvero «una in altre parole l’impegno bel- visione ingenua ed ottimista lico stava ormai mostrandosi della vita»22. Non capire che nel Pacifico per quello che la storia è sempre stata in- era: una guerra atroce che trinsecamente tragica e sem- mieteva così tante vittime tra pre lo sarà, e come tale inevi- i marines per la conquista di tabilmente conflittuale, pote- poche migliaia di metri qua- va significare per l’americano dri di isole, che si decise per dell’imminente Guerra Fred- la via più breve, drastica e da non fronteggiare in modo brutale, verso la conclusio- Giuseppe Prezzolini in un ritratto di Luciano Guarnieri della fine del 1981. efficace l’azione militare e ne17. Così terrorizzante e pa- Nato a Perugia nel 1882, si è spento a Lugano nel 1982. Nel 2008 ricorre il propagandistica della Russia ralizzante da porre immedia- centenario della fondazione de “La Voce”. sovietica. D’altro canto, Prez- tamente la parola fine alle re- zolini coglieva immediata- sidue velleità nipponiche di resistenza e guerra, specie di quelle proporzioni, an- mente il fatto che quella stessa azione a quelle sovietiche di espansione oltre i dava a cozzare con il nuovo ruolo che era condotta in modo così incauto e spu- confini stabiliti a Yalta. proprio la guerra appena finita assegna- dorato che la lezione sarebbe ben presto Descrivendo un aspetto già presente va agli Stati Uniti. Un ruolo che, in pri- stata appresa dagli americani, quanto all’epoca, e oggi più affermato e perse- mo luogo, cominciò quasi immediata- meno dai vertici della classe dirigente e guito che mai, Prezzolini notava come mente a suscitare invidie e persino odii dai responsabili della politica estera. l’esercito americano fosse indubbiamen- presso altre nazioni, magari contraddi- Tuttora sovente evocato dalla pub- te stato, nel corso della guerra, «quello stinte da un recente passato imperiale blicistica sugli Stati Uniti, troviamo un che con maggior profusione [h]a[veva] in via di liquidazione proprio a seguito altro limite della mentalità media ame- adoperato mezzi meccanici ed dell’esito della seconda guerra mondia- ricana che Prezzolini seppe cogliere e [h]a[veva] risparmiato di più le vite dei le. Al tempo stesso, è ben noto quanto descrivere a più riprese nelle sue corri- combattenti». Insomma, «tutto quello qualsiasi primato comporti sempre la ri- spondenze pubblicate tra il 1945 e il che poteva fare la macchina, non c’era chiesta da parte di chi sta nelle retrovie 1950: il moralismo. Lo spirito pubblico bisogno di farlo fare al soldato; questo di poter beneficiare della protezione del americano, se così lo si può chiamare, sentimento è stato generale»18. Dall’a- “primatista”. E se la richiesta non trova non è «abituato a considerare i problemi nalisi delle corrispondenze dei giornali- soddisfazione, il passaggio dall’ammi- politici separatamente dal loro aspetto sti più popolari e delle lettere dei solda- razione alla denigrazione è alquanto bre- morale», osservava lo scrittore italiano, ti, Prezzolini traeva inoltre la convinzio- ve. Prezzolini sapeva bene quanto la il quale stigmatizzava anche la «creden- ne che non c’era stato «un entusiasmo stessa responsabilità di arbitro delle con- za razionalista che basti l’etichetta di per la guerra in sé, ma piuttosto la ferma troversie internazionali che ogni prima- “democrazia” per sanare i mali politici volontà di arrivare in fondo di essa, con to comporta crei facilmente invidie ed del mondo»23. Un attaccamento alle pa- le minime perdite possibili (e con la fede avversioni: role, anche ad una certa retorica, costi-

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tuiva un grave intralcio nella politica tivo ostacolo alla piena comprensione estera di un giovane impero ancora alle UN INEDITO PREZZOLINIANO della situazione politica internazionale prime armi, contrastato da un altro im- dell’epoca era (ma potremmo dire che è pero guidato da un leader, Stalin, e da tutt’ora, dal momento che viene soven- una classe politica assai più scaltra e te imputato all’America di oggi) la adusa ad una visione realistica dei rap- «mancanza di senso storico». Secondo porti fra Stati. Prezzolini, per gli stessi americani, «l’A- Molti brani degli articoli di Prezzo- merica è l’apice della civiltà, e avendo lini descrivono atteggiamenti e questio- un concetto meccanico e non storico del- ni tuttora presenti presso il pubblico la civiltà, son convinti che i resultati americano, suggerendo analogie fra il [sic] della loro civiltà si possono appli- clima politico e culturale dell’America care impunemente a qualunque altra degli inizi della Guerra Fredda e quello persona che provenga da altre forma- dell’America post-11 settembre. Rife- zioni storiche»26. Prezzolini affermava rendosi ai sentimenti dell’opinione pub- questo con riferimento principale alla blica americana, Prezzolini annotava politica di immigrazione tradizional- come «un’altra delusione generale li mente adottata dalla politica americana. aspettava: quella che facendo carità a Le difficoltà in cui si dibatteva (e si di- tutti i paesi del mondo sarebbero stati batte) il melting pot americano, la sua considerati con rispetto e con affetto. società multirazziale, nascevano anche Oggi si sentono molti Americani rag- da un errore culturale di partenza, cre- guardevoli che si domandano smarriti: dere cioè che «basti l’accettazione ester- – Che cosa abbiamo fatto per essere na di alcuni principi astratti per forma- odiati? – Se avessero avuto l’insegna- re un popolo»27. La situazione interna- mento dei moralisti europei, saprebbe- zionale era pertanto colta da Prezzolini Lettera autografa di Giuseppe Prezzolini a Mario ro che chi fa del bene agli altri offende Graziano Parri, autore della monografia Dome- quale fattore determinante nelle scelte il beneficato, perché gli mostra la pro- nico Giuliotti. Scrittore cattolico, pubblicata da anche di politica interna che il governo pria superiorità»24. Si conferma quindi Volpe editore, Roma 1971. Sotto la trascrizione. Truman era di volta in volta chiamato a la diagnosi che vede l’America un im- prendere. Fra queste nuove mosse stra- pero popolato da donne e uomini che Lugano, 26 marzo 1971 tegiche rientrava anche, secondo lo scrit- non si sentono per niente “imperiali- tore italiano, l’avvicinamento fra Tru- sti”, essendo stati educati a pensarsi al- Pregiatissimo Signor Parri, man e Pio XII in nome dell’anticomuni- trimenti, figli di tredici colonie emanci- molto la ringrazio per il suo volume smo. E in questa ricerca di nuove intese patesi dall’imperialismo britannico. su Giuliotti. Ha fatto bene a mandar- tra Casa Bianca e Vaticano, Prezzolini Prezzolini ha il merito di sottolineare le melo. Giuliotti meritava di essere ricor- rintracciava un primo esempio di ap- premesse storiche di un conflitto inter- dato così da un giovane “allievo” con lo prendimento da parte americana della no alla coscienza pubblica americana stesso fervore con il quale, probabil- lezione realista. che la lacererà a lungo, per quasi l’in- mente, era stato “maestro”. In funzione antisovietica, gli Stati tero arco della propria storia successiva. Il libro è scritto bene, ha il tono e usa Uniti erano chiamati a stipulare allean- Recentemente si sono riproposti presso la lingua che avrebbero usato Giuliotti e ze con molti paesi, dall’America Latina l’opinione pubblica americana interro- Papini. all’Europa. La stragrande maggioranza Naturalmente lei non può aspettarsi gativi come quelli relativi ai motivi di da me un’adesione al contenuto del di questi erano paesi la cui popolazione tanto odio manifestato dopo l’11 set- libro. Io trovo il Giuliotti più verbale che professava in netta prevalenza la reli- tembre da un diffuso antiamericanismo, sostanzioso. Eccellente negli epiteti, gione cattolica. Ecco allora che la Real- presente non solo in Medio Oriente e manca di pensiero. Non si trova in lui un politik consigliava l’avvio di un dialogo America Latina, ma anche in Europa25. solo argomento che valga in sostegno di e di un crescente accordo con lo Stato Interrogativi non di rado mossi da uno nessuna delle sue fedi. C’è la fede, Pontificio. Le trasformazioni indotte dal stupore iniziale, possibile indice di una almeno in parole; ma Giuliotti non è mutato scenario internazionale, duran- educazione e formazione culturale me- Newman. te e dopo la guerra, non si fermavano dia che spinge il cittadino americano Mi scusi se mi permetto di scriverle alle concrete scelte politiche ma investi- ad una auto-rappresentazione che Prez- così, ma inviandomi il libro mi ha invi- vano anche la discussione teorica sulle tato alla critica. zolini avrebbe definito indulgente verso Se lei capita da queste parti venga a forme e i modi della democrazia. Prez- le “illusioni” e refrattaria alla salutare trovarmi. Ma mi avverta in tempo, per- zolini segnalava così per tempo l’avvio di lezione dei realisti. Ma all’epoca egli ché, nonostante la mia età, qualche volta un ricco dibattito negli Stati Uniti at- stesso si dichiarava fiducioso circa la viaggio e, a causa della mia età, qualche torno al rapporto tra libertà e sicurezza, possibilità che gli Americani imparas- volta riposo. due valori che il secondo conflitto mon- sero quella lezione. Suo dev.mo diale e la incipiente Guerra Fredda met- Un altro limite intrinseco alla cultu- G. Prezzolini tevano sempre più in contraddizione re- ra americana e che costituiva un ogget- ciproca.

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do la sicurezza dibattuta era prevalen- temente di natura economica, per poi esplodere nuovamente nel primo de- cennio del Duemila, quando invece la sicurezza in questione è soprattutto le- gata all’ordine pubblico e alla lotta con- tro il terrorismo internazionale di ma- trice islamica29. Si tratta dunque di ri- flessioni a loro modo attuali e perciò “utili”, oggi come ieri, al pari di tantis- sime altr,e uscite dalla penna di uno scrittore che volle invece intitolare così un proprio libro di memorie: L’italiano inutile.

NOTE

1 G. PREZZOLINI, L’arrivo negli USA, in “La Nazione”, marzo 1977, ora in ID., Una voce con- trocorrente, a cura di G. Ciabattoni e M. Naldi- ni, Poligrafici Editoriale SPA, Bologna 2002, p. 16. Vedi anche, sempre sul periodo americano, i ricordi contenuti nella sezione America in G. Prezzolini, L’italiano inutile, Vallecchi, Firen- ze 19642, pp. 299-454; ma anche i contributi di Busto di Niccolò Machiavelli. vari studiosi contenuti nel volume Giuseppe Prez- zolini: The American Years 1929-1962, Edited Giuseppe Prezzolini, intr. di P. Bagnoli, Le Mon- by S. Betocchi, Introduction by P. Bagnoli, S.F. nier, Firenze 2001, p. 19). Copertina della monografia di Mario Graziano Parri, Vanni - Gabinetto G.P. Vieusseux, New York-Fi- 10 G. PREZZOLINI, America in pantofole, cit., Domenico Giuliotti. Scrittore cattolico, Roma 1971. renze 1994. p. 22. Il corsivo è mio. 2 Ivi, p. 17. 11 Cfr. J. BURNHAM, La lotta per il mondo, 3 Ivi, p. 18. Mondadori, Milano 1948. Il problema centrale della demo- 4 G. PREZZOLINI, America in pantofole, pref. 12 Cfr. ID., I difensori della libertà, Mondado- crazia è questo: che oggi la maggio- di S. Romano, Vallecchi, Firenze 2002, p. 17 ri, Milano 1947. ranza preferisce la sicurezza econo- (la prima edizione, sempre pubblicata da Vallec- 13 G. PREZZOLINI, America in pantofole, cit., mica alla libertà politica. Natural- chi, è del 1950), p. 19. p. 125. mente alcuni seguaci della libertà di- 5 Ivi, p. 20. 14 Ibidem. con che essa può stare insieme con la 6 Ivi, p. 21. 15 Ivi, pp. 125-126. sicurezza, ma questo è un assurdo ot- 7 Ivi, p. 22. 16 Ivi, p. 126. 8 17 timistico. Nessun fine può essere du- Cfr. J. BURNHAM, La rivoluzione manage- Per una discesa nell’inferno della guerra nel plice. Né un uomo, né una società pos- riale, intr. di Alfredo Salsano, Bollati Boringhieri, Pacifico tra americani e giapponesi si consiglia la Torino 1992. Su Burnham, vedi G. BORGOGNONE, visione dei due film recentemente e magistral- sono mai proporsi due scopi, creden- James Burnham. Totalitarismo, managerialismo e mente girati e diretti da Clint Eastwood: Flags of do che possan coesistere. In un certo teoria delle élites, pref. di B. Dongiovanni, Stylos, Our Fathers e Letters from Iwo Jima. punto di sviluppo o di conflitto acuto, Aosta 2000. 18 G. PREZZOLINI, America in pantofole, cit., bisogna che l’individuo o la società si 9 Nel 1927 Prezzolini pubblicò una Vita di Ni- p. 127. decida. Così ora posson sussistere an- colò [sic] Machiavelli fiorentino. Nella breve po- 19 Ivi, p. 126. cora libertà e sicurezza, perché il con- stfazione scriveva nella sesta edizione (1960, sem- 20 Ivi, p. 127. flitto non è ancora acuto, e la sicu- pre per i tipi Mondadori): «Il libro piacque al 21 Ivi, pp. 130-131. pubblico, ma non piacque ai professori, che lo 22 Ibidem. rezza non si è sviluppata con tutte le 23 sue pretese, ma quando domani av- trovaron leggero, e non piacque ai letterati. Che Ivi, p. 134. non lo trovaron di loro gusto. […]. I fascisti fece- 24 Ivi, p. 135. verrà l’urto la maggioranza dei citta- ro il muso per Cara e porca Italia [titolo del 25 Cfr. R. BERMAN, Anti-Americanism in Eu- dini dovrà decidersi se vuole avere la cap. V, parte III, N.d.R.] ma la lasciaron pubbli- rope: A Cultural Problem, Hoover Institution libertà con i suoi rischi economici, op- care, e gli antifascisti se la presero per calda per Press, Stanford (CA) 2004 (tr. it. 2007). pure la sicurezza con la mancanza di l’apologia del manganello, ma molti la lessero 26 G. PREZZOLINI, America in pantofole, cit., libertà che porta con sé28. con profitto». E concludeva: «Il libro fu scritto in p. 31. un tempo di disperazione e di rassegnazione, e 27 Ivi, p. 32. 28 Scrivendo e descrivendo dall’osser- forse per questo tono ne è allegro ed impertinen- Ivi, p. 174. te». Si tenga poi conto che proprio alla Columbia 29 Cfr. R. DARHENDORF, Quadrare il cerchio. vatorio americano, Prezzolini anticipa- University Prezzolini tenne, fra il 1930 e il 1950, Benessere economico, coesione sociale e libertà va così temi che sarebbero tornati poi numerosi corsi su Machiavelli, in particolare sul- politica, Laterza, Roma-Bari 1995; A. GIDDENS, prepotentemente alla ribalta del dibat- le sue teorie politiche e sulla loro influenza nella La terza via, Il Saggiatore, Milano 1999; U. BECK, tito politico e culturale europeo negli cultura italiana ed europea dei secoli XVII e XVIII I rischi della libertà. L’individuo nell’epoca del- (cfr. O. RAGUSA, Gli anni americani di Giuseppe la globalizzazione, Il Mulino, Bologna 2000; anni Novanta, con autori come Ralf Prezzolini. Il Dipartimento d’Italiano e la Casa G. TOWNSHEND, La minaccia del terrorismo, Il Mu- Dahrendorf e Anthony Giddens, quan- Italiana della Columbia University con un testo di lino, Bologna 2004.

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A trent’anni dalla morte di Sandro Penna. La intensa e sofferta quotidianità della vita nella prodigiosa luminosità di una poesia epifanica LA MUSA PENSANTE di Elena Gurrieri

rent’anni fa, alle ore ventuno del raccolte, le Poesie del 1957, con cui a 21 gennaio 1977 (secondo il certi- Penna va il premio Viareggio del medesi- Tficato di morte) si spengeva a mo anno. Seguono altre raccolte signifi- Roma, all’età di settantuno anni, il poeta cative: Croce e delizia (Longanesi, Mila- perugino Sandro Penna. Aveva appena no 1958) e, finalmente, Tutte le poesie vinto il premio milanese Bagutta presie- (Garzanti, Milano 1970). A questo pun- duto da Riccardo Bacchelli per la sua ul- to Penna è amato e vezzeggiato, ma an- tima raccolta di poesie, quelle Stranezze che promosso ad autore di primo piano (1957-1976) con la postfazione di Cesa- nel panorama della poesia italiana del re Garboli, suddivise in tre sezioni crono- Novecento, in particolare dagli amici let- logiche dalle quali si poteva avvertire che terati romani Siciliano e Pasolini, cui si il tempo finale di una “vita difficile” nel affianca l’attenzione determinante di Ce- suo complesso («la rima facile / la vita sare Garboli, a partire dal primo impor- difficile») e indigente – in quello stesso pe- tante libro di saggistica: La stanza sepa- riodo, tra il 1975 e il ’76, il quotidiano rata (Garzanti, Milano 1971). “Paese Sera” per iniziativa di intellettua- Proprio Garboli farà di Penna quel li amici tra cui Natalia Ginzburg aveva che si dice l’autore d’elezione portando ad promosso una colletta pro-Penna – era evidenza il valore di una produzione liri- stato ancora una volta scandito da una Sandro (Alessandro, Guido, Aldo) Penna a quat- ca contemporanea che viene analizzata sofferenza (ne era sinonimo appunto la tordici anni. Nato a Perugia il 12 giugno 1906, dal critico versiliese con la massima “stranezza” da intendere come estraneità, viene trovato morto da Elio Pecora la sera del 21 acribìa filologico-critica ai fini dell’indi- diversità e dolore), acuita sia dall’età e gennaio 1977 nella sua casa di Roma. viduazione di “un altro cànone” della sia anche dalla fatica di dover sostenere poesia del Novecento italiano – quello una diversità elegantemente intrisa di stu- A partire da questo traguardo, giunto stesso di matrice sabiana di cui Romano pore, malinconia e disincanto, eppure vis- ai trentatrè anni, Sandro Penna conosce Luperini nel suo Novecento (Loescher, suta fino alla fine con grande coerenza la sua prima consacrazione presso i criti- Torino 1980) tratta con grande effica- «… come una mosca impigliata nel miele». ci che contano: Sergio Solmi, Giuseppe cia –, tutto giocato sul registro morbido A dare a Sandro Penna nei suoi anni De Robertis e soprattutto Giacomo De- del “sentire” e segnato da una prevalen- giovanili la prima accoglienza nel mondo benedetti che sa dare, da par suo, il giu- te vocazione a rappresentare la realtà esi- della poesia ufficiale era stato inizial- sto risalto al senso peculiare della lirica stenziale della “calda vita” quotidiana, mente Umberto Saba, che lo aveva in- del poeta perugino spiegando nitidamen- in profonda dissonanza con l’altro càno- trodotto a Roma, oltre che presso Edoar- te, ad esempio, il significato di “vacanza” ne novecentesco in cui la poesia degli og- do Weiss (lo psicoanalista freudiano del della scelta di vita a favore di un’irre- getti (il correlativo oggettivo) fa prevale- poeta triestino), anche nella redazione sponsabilità di fondo, legata al culto per re l’insorgenza di un pensiero riflessivo del periodico “L’Italia Letteraria” sul cui la piena libertà esistenziale. capace, grazie al capostipite Eugenio frontespizio era apparsa nel 1932 la pri- Poeta esclusivo di matrice sabiana, Montale, di incontrare assai maggior cre- ma, bellissima poesia: «La vita… è ri- Penna si afferma e diventa l’esponente dito e fortuna presso la critica italiana, al- cordarsi di un risveglio». In un secondo riconosciuto di una poesia smaltata e im- l’insegna di un ben più avaro apprezza- momento, lo stesso Eugenio Montale se- prendibile come solo è dato trovare nel mento della vita, Montale docet, al “cin- guirà il più giovane collega, ma con fasi raffinatissimo modello della lirica greca. que per cento”. alterne di interesse e senza dargli un vero Alle Poesie del ’39 fanno seguito altre Garboli aggiungerà poi alla fascina- e proprio sostegno di natura concreta; raccolte importanti come gli Appunti zione – già sperimentata, del resto, su finché la prima raccolta delle Poesie pen- (Edizioni della Meridiana, Milano 1950), Penna da Siciliano e da Pasolini – per niane viene edita, grazie alla cura ami- Una strana gioia di vivere (All’insegna l’amico poeta umbro, una sua personale chevole e insieme fattiva di Alessandro del pesce d’oro di Vanni Scheiwiller, Mi- fascinazione da esercitare nei confronti Bonsanti, presso l’editore Parenti a Fi- lano 1956) e soprattutto il primo volume del proprio lettore: è facile riconoscerla in renze nel 1939. garzantiano di riunione delle precedenti libri, vorrei dire, di sicuro effetto scenico

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Ancora due bei volumi fotografici che ripropongono per immagini la biografia penniana sono: Appunti di vita (Electa, Milano 1990) e Una strana gioia di vive- re. Sandro Penna poeta a Roma (Electa, Milano 1997) catalogo, a cura di Elio Pe- cora, della omonima mostra svoltasi nel- la Capitale con il patrocinio del Comune di Roma e del Sistema Biblioteche Centri Culturali, al Palazzo delle Esposizioni, dal 16 al 26 maggio 1997, nel ventenna- le della morte di Penna. L’ultimo decennio dal 1997 al 2007 è stato scandito da eventi e volumi di un certo rilievo storico-critico come le Lette- re di Saba a Penna (Archinto, Milano 1997), l’edizione criticamente annotata delle Poesie del ’39 (L’officina di Penna, a cura di Roberto Deidier, Archinto, Milano 1998) e alcune altre pubblicazioni tratte da convegni celebrativi e di studio scien- Sandro Penna in un ritratto della fine degli anni tifico. Più di recente, fra il 2006 e il 2007 Sandro Penna in un dipinto degli anni sessanta, trenta. e cioè nei due anni in cui si è ricordato attribuito a Mario Mafai. prima il centenario della nascita e poi il e di originale impatto percettivo come, trentennale della morte del poeta perugi- Deidier, Giuseppe Leonelli, Giulio Di ad esempio, Penna Papers (Garzanti, Mi- no, occorre segnalare alcuni eventi: il 30 Fonzo, Daniela Marcheschi (solo per ci- lano 1982 e, in seconda edizione accre- e 31 maggio 2006, presso il Teatro Palla- tarne alcuni). Da parte sua, il Ministero sciuta, 1996), che avvia un lavoro filolo- dium di Roma, a cura dell’Università di per i Beni e le Attività Culturali ha nel gico serio sulle poesie di Penna; segnale- Roma Tre e della Provincia, un conve- contempo costituito il Comitato Nazio- rei inoltre Penna, Montale e il desiderio gno che ha visto per l’ultima volta la par- nale per le Celebrazioni del Centenario (Mondadori, Milano 1996) nella collana tecipazione di Enzo Siciliano, nonché della Nascita di Sandro Penna, dando dei “Passe-partout”. quella dei penniani Elio Pecora, Roberto vita a manifestazioni diversificate: pub- A voler ripercorrere ora a grandi linee blicazioni, incontri di studio e conferenze gli appuntamenti penniani di rilievo del nelle scuole. Ultima in ordine di tempo ri- più recente ventennio, si può cominciare cordo volentieri anche l’iniziativa delle a ricordare il convegno internazionale Letture penniane avvenute presso la Bi- svoltosi a Perugia, nel 1990, i cui Atti si blioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di trovano nel bel volume L’epifania del de- Roma lo scorso 30 maggio 2007, con in- siderio, curato dalla Provincia di Perugia terventi di Elio Pecora, Roberto Deidier, nel 1992. Qui si leggono a confronto le Maura Del Serra, Gualtiero De Santi, migliori firme della critica penniana, ac- Magda Vigilante, Maria Luisa Spaziani, cademica e non: da Cesare Garboli a John Butcher, Daniela Marcheschi, Ste- Enzo Siciliano a Dario Bellezza, da Al- fano Giovannuzzi e altri. Gli Atti sono fredo Giuliani a Giorgio Luti, Gualtiero stati pubblicati di recente dall’editore De Santi, Giuseppe Leonelli e Antonio Fermenti di Roma. M. Girardi insieme ad Elio Pecora, l’a- Ho qui tra le mani, inoltre, un bel li- mico fedele dell’ultimo tempo e autore bretto di Daniela Marcheschi dal titolo: della biografia penniana Una cheta follia Sandro Penna: corpo, tempo e narratività (Frassinelli, Milano 1984), ristampata (Avagliano, Roma 2007), dove si parla più volte. Tra gli intervenuti ricordo in con cura di ascendenze leopardiane e particolare Bruno Corà, che permise ai nietzscheane della poesia di Penna, in- presenti al convegno di penetrare nel de- sieme alle frequentazioni del poeta, a licato e significativo rapporto di Penna Roma, di un pittore informale come Ma- con la pittura del ’900, attraverso la fre- rio Schifano che realizzò per lui, nel quentazione dei pittori e delle gallerie che 1968, un film dal titolo tratto da un’ope- certo amava quanto la poesia, forse per- ra di Nietzche: Umano, troppo umano. ché gli avevano permesso, per tanto tem- Sandro Penna in compagnia della sorella Elda A pensarci bene, la poesia di Penna fun- po, di sbarcare il lunario e quindi di so- sulla spiaggia di Porto San Giorgio alla fine degli ziona quasi da traduzione, in letteratura, pravvivere. anni venti. di ciò che è stato a suo tempo, in pittura,

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il lavoro di Filippo De Pisis e forse anche, più vicino a noi nel tempo e nello spazio, Poesie di Sandro Penna di un artista figurativo di orientamento informale come il fiorentino oggi ottan- TORRE tanovenne, Sergio Scatizzi. Mi portano lontano Il volumetto della Marcheschi è da se- dal mondo le campane gnalare perché innova il linguaggio del- del vespro. Ma le umane l’esegesi penniana: sa impostare bene e in trite cose? La mano termini nuovi alcuni aspetti nodali della di quell’uomo al lavoro critica penniana di sempre: il rapporto su la spiaggia lontana con gli autori classici della letteratura, che già s’abbuia… Umana tenerezza nel coro. della poesia e del pensiero filosofico mo- derni, Giacomo Leopardi e Friedrich (da Poesie [1927-1938]) Nietzsche in primis. Sa riconoscere il ca- rattere unitario che assume in Penna il INTERNO racconto breve a fronte dell’espressione li- rica, di taglio sempre rapido, lirico o nar- Dal portiere non c’era nessuno. C’era la luce sui poveri letti rativo che sia. Il corpo, la corporeità in- disfatti. E sopra un tavolaccio cludono altresì un modo nuovo, più pre- dormiva un ragazzaccio ciso di parlare dell’eros nella poesia di bellissimo. Sandro Penna e la stessa “idea nuova di Uscì dalle sue braccia temporalità” convince come tentativo di annuvolate, esitando, un gattino. uscire dalla più generica “poesia senza (da Poesie [1927-1938]) tempo” del passato. Meno sicuro credito darei invece all’uso della memoria nella IX poesia penniana (capitolo sesto: «La me- Sandro Penna sul terrazzo del palazzo di via delle moria come concreta sostanza del vive- Mole de’ Fiorentini a Roma, negli anni 50. Passando sopra un ponte re»). L’appello al ricordo che Penna fa al- alto sull’imbrunire guardando l’orizzonte l’atto di scrivere i suoi versi che certa- ripetere, un puro effetto di fascinazione ti pare di svanire. mente sono, ogni volta in modo variato che mi conquistò nella lettura. Decisi in- eppure simile, l’atto immediato e la tra- fatti di scegliere le Poesie del ’39 come Ma la campagna resta duzione concreta di un‘esperienza senso- materia della tesi di laurea, da me di- piena di cose vere riale vissuta quasi sempre tra il sonno e la scussa a Firenze nel 1989 con Lanfranco e tante azzurre sfere veglia – e torniamo così alla lezione di Caretti. Fascinazione per quella sfida che non valgono una festa. Garboli che studiò Penna in un senso an- mi pareva potesse essere vincente e one- (da Una strana gioia di vivere [1949-1955]) che proprio clinico, credo utile – è sempre sta insieme, fatta di concentrazione lirica frutto del qui e ora come dato immedia- e schietta comunicazione linguistica, ot- DONNA IN TRAM to dell’esperienza esistenziale. Le sensa- tenute entrambe per via di un linguaggio zioni in Penna vincono ogni logica di pen- poetico fatto di grazia, invenzione figu- Vuoi baciare il tuo bimbo che non vuole: ama guardare la vita, di fuori. siero che è durata, sistema di connessio- rativa e contemplazione estetica: Tu sei delusa allora, ma sorridi: ni, conoscenza. Prevale la scheggia lumi- non è l’angoscia della gelosia nosa, non il quadro leggibile di una si- La vita… è ricordarsi di un risveglio anche se già somiglia egli all’altr’uomo tuazione composta di parti collegate tra triste in un treno all'alba: aver veduto che per «guardare la vita, di fuori» loro. Resta dunque – vedi la “psicologia fuori la luce incerta: aver sentito ti ha lasciata così… nel corpo rotto la malinconia lesa” secondo Pasolini – una forma pato- (da Croce e delizia [1927-1957]) logica del modo di vivere il proprio tem- vergine e aspra dell'aria pungente. po e la stessa solitudine, in Penna, pur Ma ricordarsi la liberazione XVII nella seduzione dei e per i corpi vissuta improvvisa è più dolce: a me vicino quasi in modo ossessivo. un marinaio giovane: l'azzurro Cercando del mio male le radici Trent’anni fa, s’è detto, moriva a e il bianco della sua divisa, e fuori avevo corso tutta la città. Roma Sandro Penna. All’incirca tre anni un mare tutto fresco di colore. Gonfio di cibo e d’imbecillità dopo, intorno al 1980, ricordo ancor oggi tranquillo te ne andavi dagli amici. con vivida chiarezza quando in un’estate Ma Sandro Penna è intriso di una strana passata ad Anghiari in provincia di Arez- gioia di vivere anche nel dolore. zo, dove ho ricordi familiari molto cari da parte materna, lessi il volume di Tutte le DEDICA Di se stesso e di te, con tanto amore, stringe una sola età – e te allontana. poesie penniane nell’edizione in brossura Dedico questo saggio alla cara memoria di bianco e blu della collana “Tutte le Ope- Dina Gennaioli, mia nonna, venuta a manca- (da Una strana gioia di vivere [1949-1955]) re” Garzanti. Vi fu anche per me, potrei re circa dieci anni fa.

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Nell’Album Mondadori 1907-2007 una straordinaria storia imprenditoriale e culturale CENTO ANNI “IN SU LA CIMA” di Anna de Simone

el cuore delle celebrazioni per il sconti, Ferruccio De Bortoli ha defini- centenario della Casa Editrice to il “tascabile” meglio riuscito della NMondadori (1907-2007), «la Mondadori. casa in cui siamo cresciuti», si situa lo I primi decenni sono ovviamente i splendido album che nelle sue otto- più densi di progetti, iniziative genia- centoquaranta pagine ne racconta la li, creazioni di collane di qualità, vor- storia in cronologie essenziali e in tici coloratissimi dai quali sbocciano quattromila immagini corredate da di- come fiori i disegni della prima colla- dascalie scarne e supportate da brevi na per bambini, “La Lampada”, fon- testi esplicativi. Scorre sotto i nostri data nel ’13, firmati dai maggiori illu- occhi il film di collezioni entrate nella stratori dell’epoca: Angoletta, Yambo leggenda come la “Medusa” e “Lo (Enrico Novelli), Antonio Rubino, Gu- specchio”, inframmezzate da collane stavino (Il piccolo viandante; Rime popolari come i “Romanzi della pal- piccoline, Le tre noci). Nascono in- ma”, i “romanzi rosa” e i famosi “Li- tanto i molteplici marchi della casa bri gialli”, inaugurati nel ’29 da quat- editrice, la storica stilizzatissima tro famosi autori stranieri. Le imma- “rosa” con i versi del Paradiso nelle gini ci aiutano a ricostruire la storia di sue due versioni, la testina alata della enciclopedie (un tempo presenti nelle “Medusa”, il putto col motto “Ulte- case di molte famiglie italiane), e di li- rius progredi”. Nasce nel ’21 l’Enci- bri che hanno segnato la storia della clopedia dei Ragazzi, a dispense fino nostra cultura nel Novecento. Molto Marchio ideato da Francesco Pastonchi nel 1927 al ’26, anno in cui esce la prima edi- spazio è dedicato nell’Album alle ope- per La raccolta nuova dei classici italiani: una rosa zione in sei volumi. accompagnata da una terzina dantesca tratta dal re di d’Annunzio, autentico monu- XIII canto del Paradiso. Ma come e dove e quando è nata mento al Vate, che dal suo esilio al l’idea dell’Album, questo libro che non Vittoriale imponeva scelte, avanzava è un libro, per celebrare i cento anni richieste e pretese, e faceva crescere il della casa editrice? Ce lo spiega lo prestigio di Arnoldo Mondadori in Ita- stesso ideatore dell’opera, Gian Artu- lia e in Europa, anche se ne assotti- ro Ferrari, direttore generale della se- gliava il patrimonio. Accanto alle sue zione libri della Mondadori, che in opere, tra i classici contemporanei, si un’intervista a “Panorama” ha detto: collocano quelle di Pascoli, Fogazzaro, «Agli inizi, quando cominciammo a Di Giacomo, Trilussa, su su fino agli immaginarlo e a parlarne, tra noi lo anni Settanta, fino alla morte di colui chiamavamo il Fiume Giallo. Quello che di questo impero di carta è stato il che sarebbe poi diventato l’Album fondatore e l’anima. Mondadori 1907-2007, un mastodon- Ma sono i tempi eroici di Arnoldo i te di oltre 800 pagine, lo vedevamo più intriganti per il lettore di que- come una vasta corrente che trasporta- st’album dalla copertina grigio argen- va, in una placida indifferenza, ogni to, bellissimo e singolare, che tanto sorta di cose e di esseri, animati e non. impegno, tante ore di lavoro, tante Autori, copertine, macchine da stampa, riunioni, tante ricerche ha richiesto al lettere, rendiconti, organigrammi, boz- folto gruppo che se ne è occupato e ze corrette da Gabriele d’Annunzio che esprime la sua soddisfazione – e (con relative imprecazioni), tagli di na- un poco anche la sua stanchezza – nel- stri, papi… Un andamento a prima vi- la foto di gruppo su cui si chiude que- sta caotico, tra gorghi e mulinelli, ma sto libro immenso, del peso di sei chi- Nel 1931 la rosa viene adottata come marchio con moltissimo metodo in quell’appa- li, che durante la conferenza stampa della Casa Editrice in una versione rielaborata che rente follia…» (“Panorama”, 22 nov. del 13 novembre 2007 a Palazzo Vi- della terzina conserva solo il motto “in su la cima”. 2007, anno XLV, n. 47, pp. 272-280).

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Nell’introduzione all’Album, sem- solo i libri, cominciò a lavorare a un- per vinto. Senza asino e senza carretto pre Gian Arturo Ferrari indica coordi- dici anni: girava per i piccoli paesi del ha proseguito impavido per la sua stra- nate e contenuti dell’opera, supervi- mantovano con un carretto tirato da da. E a diciotto anni ecco il salto nel sionata da Rossella Citterio e Roberto un asino e vendeva elastici e altra mer- buio: a Ostiglia, con l’aiuto di un im- Briglia. ce da poco. Un brutto giorno qualcuno prenditore del luogo, Arnoldo Monda- gli rubò carretto e asino. Ma ci voleva dori rileva la tipografia cartoleria dove Il secolo è stato per comodità ben altro per abbatterlo. Il ragazzino lavorava come operaio e dà vita al pri- scandito in dieci decenni, ciascuno dagli occhi furbi che ci osserva dalla mo nucleo della futura casa editrice. dal settimo anno di un decennio al fotografia più antica, non si è mai dato Nella piccola bottega polverosa per cui settimo del decennio suc- adotta l’insegna “La So- cessivo e preceduto cia- ciale”, l’intraprendente ti- scuno da una succinta cro- nologia relativa unica- pografo nel 1907 stampa, mente ai fatti rilevanti nel- assieme a un gruppo di la vita interna della Mon- amici, ritratti con lui in dadori. una foto storica della re- Ogni immagine ha una dazione, il primo periodi- propria didascalia, nume- co, di orientamento socia- rata progressivamente al- lista, e lo intitola “Luce!” l’interno del decennio, che Nomen omen. In quello si limita a indicarne le cir- stesso anno pubblica il costanze fattuali. Brevi te- sti esplicativi di sintesi, primo libro, Aia Madama, posti nella colonna a sini- scritto dall’amico Tomaso stra della pagina, forni- Monicelli. Comincia così, scono, quando è il caso, il con un torchio acquistato necessario raccordo a una sempre nel 1907 e oggi sequenza di immagini e conservato presso la Fon- didascalie relative al me- dazione Arnoldo e Alberto desimo soggetto. Mondadori di Milano, l’av- Si è venuto così com- ventura di Arnoldo Mon- ponendo questo largo flus- Arnoldo Mondadori (il secondo da destra, «dagli occhi furbi») fra i redattori del dadori, un uomo che è riu- so, questa sorta di fiume periodico «popolare istruttivo» “Luce!”, a Ostiglia, nel febbraio 1907. in cui, nel corso del tempo, scito non solo a dare vita a ma soprattutto negli ultimi dieci un impero editoriale, ma anni, si sono gettati numerosi im- che ha saputo reggerne il timone inin- missari, alcuni cospicui, vuoi per di- terrottamente per oltre sessant’anni. mensione, vuoi per qualità. Ripercorrere l’epopea di Arnoldo Mondadori vuol dire anche ridisegna- L’Album è dunque un fiume e ha le re da una prospettiva inconsueta la sue sorgenti in una piccolissima loca- storia del nostro Paese, decennio dopo lità della nostra penisola, che non com- decennio, dal tempo della prima guer- pare in nessuna carta geografica, Pog- ra mondiale quando stampava per i gio Rusco, dove Arnoldo Mondadori Comandi Militari i giornali per i sol- nacque da genitori poverissimi il 2 no- dati al fronte come “La Tradotta” de- vembre del 1889. La sua storia priva- stinato alla Terza Armata o “Il Mon- ta s’identifica con quella della casa tello”, che era il giornale dell’Ottava editrice da lui fondata a soli diciotto Armata (1918), fino al ventennio fa- anni con l’aiuto di pochi amici: un’e- scista, rappresentato da una messe di popea da “sogno americano”, la leg- autori, opere e documenti che raccon- genda di un bambino tanto povero che tano, assieme alle carte segrete, alle dopo l’asilo ad accoglierlo in casa per comunicazioni di servizio e ai divieti dargli qualcosa da mangiare era la ma- censori del Minculpop, le enormi dif- dre di un suo piccolo compagno. Sem- ficoltà incontrate da quest’editore che pre a causa della povertà della fami- voleva fare cultura per tutti, per i dot- glia, il piccolo Arnoldo fu costretto a ti e per gli incolti, ma doveva rendere interrompere gli studi in quinta ele- conto di ogni scelta alla censura del mentare, anche se era affamato di li- regime. Di qui i compromessi, di qui bri. Ma consumava due candele ogni Aia Madama, uscito nel 1912, è il primo libro edi- anche le scappatoie rivelatrici della to da Mondadori. Segna l’inizio della collabora- sera per leggere, troppe secondo la zione editoriale con Tomaso Monicelli, futuro co- consumata abilità con cui Arnoldo ha nonna, che non si capacitava di quello gnato di Arnoldo, nonché futuro padre del regista saputo muoversi, senza sprofondare, spreco. Così quel ragazzino che amava Mario Monicelli. nella palude del ventennio.

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ra gli autori che hanno reso famosa lada, Le storie di Giacobbe di Thomas subito sera di Quasimodo (1942) e il Tla sua casa editrice, un posto privi- Mann, Narciso e Boccadoro di Her- primo volume di Vita di un uomo di Un- legiato lo occupa naturalmente d’An- mann Hesse. Un’altra collana di presti- garetti. Alla “Medusa” viene affiancata nunzio, che per Arnoldo aveva coniato la gio, “Lo specchio”, vede la luce nel nel ’37 una collana che accoglie libri di definizione di “Montedoro”: un monte di 1940. Il primo libro di poesie di questa qualità ma più vicini ai gusti del grande denaro a cui il monarca senza regno del collana (inizialmente aperta anche alla pubblico. Si tratta degli “Omnibus” che Vittoriale attinse sempre abbondante- prosa), è quello di Cardarelli (1942), conoscono un successo strepitoso con mente. Ma la pubblicazione di tutte le che ottiene un successo inconsueto per Via col vento di Margareth Mitchell, fa- opere di d’Annunzio in edizione di lusso una raccolta di liriche. Seguono Ed è vorito anche da un film indimenticabi- e in edizioni economiche die- le con Clark Gable e Vivien de grande prestigio a Mon- Leigh, che lo fa volare fino dadori, che con l’Imaginifico alle centomila copie. Nel crebbe e assunse un ruolo 1943 gli “Omnibus” sono centrale nella storia dell’edi- una delle collane di maggior toria internazionale. successo della Mondadori, Accanto a d’Anunzio tut- aperta anche a grandi scrit- ti i maggiori scrittori italiani tori italiani, come Pirandello, e stranieri passarono per la Panzini e la Deledda. sua casa editrice. È una lun- ga teoria di nomi, volti, co- Album attraversa il se- pertine, lettere, carte rare, L’ colo mutando fisiono- quella che scorre nel fiume mia di decennio in decennio, dell’album. contestualmente ai cambia- La ricca documentazione menti della società civile. per la quale non si sarà mai Uno spazio rilevante in esso è grati abbastanza alla Fon- Una cartolina d’epoca della sede de La Sociale di Ostiglia, in Corso Vittorio stato dato ai periodici, che dazione Arnoldo e Alberto Emanuele II 5/6. La stamperia è dietro la bottega, gli uffici editoriali al primo rappresentano il polso della Mondadori, diretta da Luisa piano. È il primo nucleo della Casa Editrice Arnoldo Mondadori. situazione politica. Il primo Finocchi e sostenuta da ar- numero di “Tempo” esce il chivisti e bibliotecari d’eccezione, co- 1º giugno del 1939 ed è diretto dal fi- stituisce, assieme alle immagini foto- glio di Arnoldo, Alberto Mondadori, grafiche, il sale dell’Album: migliaia mentre Indro Montanelli è il redatto- e migliaia di carte, custodite in sca- re capo. Vengono lanciati i “foto- tole di cartone, cartellette, copertine testi”, documentari per immagini. bianche: lettere degli autori all’edi- Il regime fascista se ne appropria e lo tore, risposte di Arnoldo, pareri di diffonde, per ragioni di propaganda, lettura dei consulenti interni ed in otto edizioni estere (tedesca, spa- esterni – cinque nomi per tutti: La- gnola, rumena, croata, greca, alba- vinia Mazzucchetti, Ervino Pocar, nese, francese, ungherese) in virtù di Emilio Cecchi, Elio Vittorini, Giu- un contratto di Mondadori con il Mi- seppe Pontiggia. Ci sono poi le co- nistero della Cultura Popolare. Il suc- municazioni interne dei responsabi- cesso è assicurato. li dei diversi settori, o dei direttori, Escono in edicola anche settima- come Luigi Rusca, entrato in Mon- nali femminili, come “Le Grandi Fir- dadori nel 1928 con la carica di con- me” (1937), con le sue splendide ra- direttore generale e con il compito gazze-copertina create dalla mano di di risanare l’azienda, figura centrale Boccasile, e “Novellissima” (1939). nella storia della casa editrice, amico Nel ’38 vede la luce “Grazia”, che si del poeta Delio Tessa, l’uno e l’altro propone come un’amica al fianco del- in odore di antifascismo. E per il suo le lettrici, è indirizzata al ceto medio antifascismo Rusca sarebbe finito al e approderà agevolmente al nuovo confino ad Avigliano (Potenza) nel secolo. 1943. Liberato dopo il 25 luglio, si Stretto tra due guerre mondiali, trasferì a Roma. Mondadori ha dovuto sopravvivere e Nel ’33 nasce la “Medusa degli garantire la continuità della sua atti- stranieri”, che viene inaugurata da vità editoriale, nonostante la povertà Manifesto promozionale de “La Sociale” di Ostiglia, im- Il grande amico di Alain-Fournier, paginato da Antonio Rubino (1913). È visibile il marchio del paese e le bombe. Due documen- seguito sempre nello stesso anno da con il motto «Semper et ulterius progredi», disegnato ti in particolare ci colpiscono: sono E adesso, pover’uomo? di Hans Fal- dallo stesso Rubino. due lettere sui bombardamenti di Mi-

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Il marchio della Medusa, disegnato da Bruno Ango- letta. La collana viene avviata nel 1933 con lo scopo di proporre un ambizioso programma di narrativa straniera contemporanea dopo i primi passi mossi con la “Biblioteca romantica” e “I romanzi della pal- ma”. La scelta della medusa come emblema della prestigiosa collana è di Enrico Piceni, tra i primi cu- ratori assieme a Lavinia Mazzucchetti e a Giacomo Prampolini. Nei primi due anni escono 45 titoli.

Trilussa nella sua casa romana (1933). Trilussa (Carlo Alberto Salustri) diventa un autore Mon- Pirandello con Sinclair Lewis, premio Nobel nel dadori fin dal 1922 con il libro di versi in dialetto 1930, e Arnoldo Mondadori nel 1933. Pirandello romanesco Le favole, avviando da quel momento sarà insignito del Nobel un anno dopo, nel 1934. con l’editore un rapporto di collaborazione e di amicizia di cui Arnoldo Mondadori sarà sempre orgoglioso. Non si contano le edizioni delle rac- lano nell’agosto del ’43, perché dicono colte di versi di Trilussa, che conoscono una gran- de fortuna anche negli anni del fascismo nono- più di un intero libro di storia sulla de- stante lo spirito “satirico” delle favole. L’edizione vastazione di quella città, sulla distru- dell’opera completa viene avviata nel 1946. zione della casa editrice, sulla necessità per Mondadori di ripartire da zero, sul- la sua infinita amarezza e sul fallimen- modo quasi irreparabile. Tutto ciò to di una generazione. La prima, datata ha creato in noi tutti uno stato d’an- Arona, 30 agosto 1943, è indirizzata sia per la certa minaccia contro i no- dallo stesso Arnoldo a Valentino Bom- stri stabilimenti di Verona e da qua- piani: si quindici giorni laggiù si lavora febbrilmente giorno e notte per smontare tutto quel macchinario di Caro Valentino, cui sia possibile il trasferimento nel- ricevo solo oggi la cara tua lettera la lontana periferia. Ti lascio imma- del 24 che chiede notizie sui danni ginare che cosa stia accadendo del- subiti dalle ultime incursioni su Mi- l’organizzazione della nostra azienda lano. Ti ringrazio di cuore per il pen- pressoché mutilata dalla impossibi- siero affettuoso. Purtroppo siamo sta- lità delle spedizioni, dai collegamen- ti colpiti molto gravemente. ti con le nostre filiali, molte delle La Filiale di Via Donizetti, con quali… non rispondono ormai più. tutti i depositi dei libri (ricevo in Ad ogni modo io continuo il mio questo momento dall’Amministra- lavoro nella speranza, o meglio nella zione il saldo costituito dal «Monte Il grande amico di Alain-Fournier, primo titolo della Medusa, tradotto da Enrico Piceni (1933). certezza, di poter superare tutta que- Merci», che ammonta a ben sta tremenda situazione; ma ne usci- L. 4.892.721,75) e l’attrezzatura remo certo malconci e con la neces- completa di parecchi uffici, tutto è di, nonostante che io avessi distri- sità di rimboccarci le maniche, non andato completamente distrutto dal buito tale quantità in molti e sva- dico per ricominciare daccapo, ma fuoco, anche gli uffici della Direzio- riati depositi. Altri otto vagoni credo per sanare le molte ferite e i danni… ne Generale di via Corridoni per tre siano andati perduti nelle incursioni che purtroppo non saranno ancora quarti distrutti; le redazioni di Por- precedenti. Eccoti il quadro somma- finiti. […]. ta Vittoria, gli uffici di Corso del Lit- rio della distruzione causata dalle torio e di S. Radegonda resi comple- ultime tre incursioni. Non ti dico tamente inservibili da distruzioni l’impressione angosciosa provata nel Dal suo rifugio di San Domenico di provocate da bombe dirompenti. A visitare gli stabilimenti dei colleghi Fiesole, in via del Salviatino 9, Bom- tutto questo aggiungi ventotto vago- Vallardi e Matarelli pure danneggia- piani rispondeva così il 17 settembre di ni di carta perduti nei diversi incen- ti, specialmente quest’ultimo, in quell’anno tragico:

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Gabriele d’Annunzio e Arnoldo Mondadori nel Bozza di Cento e cento e cento e cento pagine del Vincenzo Cardarelli seduto a un tavolino del Caffè 1929 al Vittoriale degli Italiani, a Gardone. libro segreto di Gabriele d’Annunzio tentato di Greco a Roma. morire, con correzioni e annotazioni autografe del Vate (1935). Il volume, distribuito da Torino a Caro Arnoldo, Palermo in tutta Italia, in “mostra speciale” in 127 nuovo di concepire un periodico e deter- la tua lettera mi ha molto addolora- librerie del Paese e lanciato dai «più autorevoli mina la fortuna di “Epoca”, alla cui di- to perché ho potuto valutare sino al quotidiani», esaurisce in un mese 10.000 copie. rezione si avvicendano diversi direttori, libro singolo, sino al foglietto volan- tra cui Enzo Biagi, che rimane in carica te la tua amarezza per tanta perdita. Certo lo spettacolo di Milano con dal 1955 al 1960, quando viene licen- quelle facciate e tutta quella vita di- lavoro, mi procura un oscuro smar- ziato per aver stigmatizzato il governo strutta mi aveva dato una invincibi- rimento. Tambroni e i disordini da esso provocati le angoscia. Adesso questa serie di Posso in qualche modo esserti in un articolo intitolato Dieci poveri inu- lutti, nello stesso campo del nostro utile? Non so neppure io come […] tili morti: il suo ultimo pezzo su “Epoca”. Nella tua vita faticosa e faticata, tu hai attraversato e superato difficoltà che avrebbero stroncato molti uomi- ni di forte tempra. Sono sicuro che la tua “ripresa” sarà anche questa vol- ta felicemente rapida. E tutti dob- biamo, in un certo senso, ricomin- ciare da capo perché l’intera nostra generazione è fallita. […].

Ricominciare dopo il fallimento. Ri- partire quasi da zero. Mondadori lo fa e dopo l’“esilio” in Svizzera rimette in pie- di la sua casa editrice. Che cosa aggiun- gere? Il fiume ha trascinato con sé gran- di e mediocri, scrittori ambiziosi di scar- so talento e firme che hanno illustrato la letteratura; artisti geniali e infaticabili e autori di un solo romanzo. In tempi più recenti, fuori dalle maglie del fascismo, s’impone la grande avventura di “Epo- ca”, diretta da Alberto Mondadori, che nel primo numero (14 ottobre 1950) pro- pone in copertina Liliana, che con la sua Le Poesie di Vincenzo Cardarelli inaugurano la sezione di poesia de “Lo specchio” nel 1942 con storia e il suo viso di ragazza qualunque, Bozza del frontespizio del primo volume delle esiti superiori a ogni previsione: quattro edizioni in rappresenta la ragazza della porta ac- Poesie di Ungaretti con annotazioni autografe due anni. canto. Questa scelta implica un modo del poeta.

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el 1965 Mondadori dà nocente sembra perfetta per Nvita agli “Oscar”, una chiudere il cerchio di una collana di libri di narrativa vita, di “quella vita”. La fine trattati come periodici, con si ricongiunge all’inizio. Ar- uscita settimanale in edicola noldo Mondadori era partito a un prezzo popolare, trecen- per la sua avventura da Pog- tocinquanta lire, inaugura- gio Rusco, con un asino e un ti da Addio alle armi di carretto; il piccolo Marco Hemingway, con una tiratura Balsamo, con le sue parole di settantacinquemila copie sincere, segna senza render- vendute. Dopo un mese i ro- sene conto la fine di quell’e- manzi proposti raggiungono popea: «Caro sig. Giorgio le duecentomila copie. Le Mondadori… questa matti- scelte cadono su grandi scrit- na, prima di recarmi a scuo- tori italiani e stranieri, da la, ho appreso dalla radio la Dickens a Gogol’, da Bac- notizia della morte del sig. chelli a Thomas Mann. L’i- Arnoldo Mondadori. Mi è di- dea è quella di fare avvicina- Arnoldo Mondadori con Ernest Hemingway, suo ospite a Meina nel 1948. spiaciuto perché doveva es- re alla grande letteratura un sere una persona tanto buo- pubblico sempre più vasto puntando “Pléiade”, viene inaugurata con le poe- na. Circa un anno fa, siccome io leggo sulla qualità dei “prodotti”, sul prezzo e sie di Ungaretti e i romanzi di Kafka e molto, rivolgendomi a lui mi aveva ac- sulla diffusione attraverso il canale in- crea un’importante tradizione a cui at- contentato inviandomi Il manuale del- solito dell’edicola. tingeranno i lettori colti. le giovani marmotte. Mi dispiace che Tutt’altro carattere hanno invece i Intanto è cominciato il declino di non sono a Milano perché avrei fatto il “Meridiani”, una nuova prestigiosa col- Arnoldo, che ha ceduto il posto al figlio mio dovere di venire al funerale. Lo ri- lana fondata nel 1969, ideata da Mario Giorgio, fino a quando con la sua mor- corderò anche se non l’ho mai visto». Spagnol e diretta da Giansiro Ferrata. te, l’8 giugno del 1971, l’epopea del ra- Il titolo è stato suggerito dal direttore gazzo venuto da Poggio Rusco può dir- on la morte di Arnoldo Mondadori letterario Vittorio Sereni. La collezione, si conclusa. Ccambiano le scelte editoriali, cam- che riprende il modello della francese Imponente è nell’Album la rassegna biano assetti e equilibri della casa editri- delle immagini: scrittori più e meno fa- mosi, poeti, intellettuali, direttori di te- state importanti, editori, locandine pub- blicitarie, documenti inediti, fotografie che testimoniano l’invio di aiuti e mez- zi da parte della Mondadori alla popo- lazione di Longarone dopo la frana del Vajont (9 ottobre 1963) e ai librai di Fi- renze dopo l’alluvione del 4 novembre 1966. Poi ci sono le lettere dell’editore agli autori e ai lettori, letterine di bam- bini, come quella di Paolo Biagi al qua- le, in quanto lettore di “Topolino” vie- ne offerta l’opportunità di esaudire il «desiderio del mese», e lui chiede al re- sponsabile, Mike Bongiorno, di poter visitare la sua mamma in ospedale («Caro Mike, io ti voglio bene. La mia mamma è a l’ospedale di Cortina me la vorrei vedere. Io sono un topolino. Ti bacio tuo Paolo Biagi»). Altrettanto toccante è la lettera in- viata da un altro bambino a Giorgio Mondadori all’indomani della morte di Arnoldo per esprimere la sua gratitudi- ne all’editore che gli aveva mandato in La raccolta di tutte le poesie di Ungaretti, curate dono il manuale delle giovani marmot- dal critico Leone Piccioni, inaugura la collana Un matrimonio mancato, di Raul Radice, inaugu- te. Fra le tante manifestazioni ufficiali “I Meridiani” nel 1969. Il titolo Vita d’un uomo è ra “La Medusa degli italiani” nel 1947. di cordoglio, questa piccola lettera in- proposto dallo stesso autore.

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la Casa Editrice Electa, con la supervi- sione per la ricerca iconografica di Enri- ca Melossi e il coordinamento di Valenti- na Lindon, l’Album ha visto impegnati grafici, redattori, coordinatori, curatori e supervisori delle immagini, archivisti, ri- cercatori, segretari. Qualche nome: in Electa, hanno lavorato senza sosta per mesi Elisa Checchi, alle cui qualità pro- fessionali e umane si deve l’ottimo coor- dinamento redazionale, mentre Giorgia Dalla Pietà ha esplicato le sue competen- ze nel coordinamento grafico e tecnico e nell’impaginazione. Federico Grignaschi ha mantenuto i collegamenti tra la sede di Segrate e la Electa, ha curato le cronolo- gie e ha steso, come tutti gli altri, una parte dei testi. Elisa Checchi, Annalisa Vespignani, Antonella Gallino, William Dello Russo e Bianca Berardinelli hanno curato i singoli decenni. La Casa Editri- Aldo Palazzeschi con Arnoldo Mondadori a Roma nel ce Electa è stata quindi la spina dorsale marzo 1957. In questo stesso anno si concretizza il del progetto e l’artefice della sua raffina- passaggio dello scrittore nel catalogo mondadoriano. ta realizzazione, il punto di confluenza di ogni idea, progetto, iniziativa, modifi- ce, che subisce vicissitudini non da poco ca, documento, copertina, fotografia. Ma e cambiamenti radicali ai vertici, ma cer- l’idea dell’Album è nata e ha preso forma, Il primo numero degli Oscar è il «romanzo italia- ca di mantenersi fedele il più possibile come si è già visto, nell’avveniristica sede no» di Hemingway, Addio alle armi. Al successo del volume contribuisce il richiamo implicito al alle direttive e all’esempio del suo fon- di Segrate della Mondadori, creata dal film nella copertina di taglio cinematografico, con datore, del quale ha conservato anche il famoso architetto brasiliano Oscar Nie- l’immagine del protagonista, l’attore americano nome. Perché la storia della Mondadori meyer, che nel 2007 ha festeggiato lui Rock Hudson. La Mondadori lo manda in edicola coincide con la storia di Arnoldo. pure i cento anni. In questa sede, Gian nell’aprile del 1965 al prezzo di 350 lire. Curato fin nei minimi particolari da Arturo Ferrari con i suoi più stretti colla- un folto gruppo di esperti di indubbia boratori ha ideato, coordinato e seguito lumi e con la biblioteca privata di Arnol- competenza e professionalità guidato da l’iter dell’opera, settimana dopo settima- do, sono state per me il regno delle me- Alberto Conforti, direttore editoriale del- na per un intero anno. raviglie. Sempre a Segrate, ma nell’Archivio, a partire dalla fine di novembre del 2006, dopo il lavoro preparatorio, è stata pas- sata in rassegna una quantità enorme di fotografie, con il supporto indispensabile dell’archivista, Giovanni Botticini, me- moria storica della Mondadori, che ha semplificato e reso agevole il reperimen- to del materiale fotografico. L’altro polo di questa ricerca è stata la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondado- ri, nella sede di Villapizzone, dove ogni giorno per sei mesi, grazie alla disponibi- lità della direttrice, Luisa Finocchi, ho potuto leggere e selezionare centinaia di carte, contenute in cartelle e cartellette portate alla luce dall’archivista Vittore Armanni, alla cui competenza e alla cui pazienza si deve la soluzione di innume- revoli quesiti, posti via via dalla selezione dei documenti. La sala della biblioteca e Locandina pubblicitaria di Tutto il teatro di Luigi la biblioteca vera e propria, situata nel se- L’addio di “Epoca” ad Arnoldo Mondadori (giu- Pirandello uscito in dieci volumi nel 1956. minterrato, con i suoi quarantamila vo- gno 1971).

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Gli artefici dell’Album Mondadori nell’atrio della Torre Sud del palazzo Mon- dadori a Segrate. Sulla sinistra il torchio a mano acquistato nel 1926 da Arnoldo Mondadori su suggerimento di Hans Mardersteig, per la stampa su carte pre- Arnoldo Mondadori fra i suoi autori, nella villa di Mèina, sul Lago Maggiore. Da giate e pergamena dell’edizione nazionale delle opere di Gabriele d’Annunzio. sinistra, seduti: Salvator Gotta, Giuseppe Ungaretti, Arnoldo Mondadori, Guido Da sinistra, in prima fila: Giuseppe Monteleone, Elisa Checchi, Giorgia Dalla Pietà, Piovene, Andreina Mondadori, Vittorio Giovanni Rossi. In piedi, da destra: Valentina Lindon e Anna De Simone; in seconda fila: Federico Grignaschi, Ele- Mario Soldati, Giorgio Bassani, Domenico Porzio, Carlo Betocchi, Dino Buzzati, na Pullè e Alessandra Raggio; in terza fila: Giovanni Botticini, Annalisa Vespignani Giorgio Bacchelli, Piero Chiara, Oreste Del Buono, Giuseppe Novello. Arnoldo e Rossella Citterio; in quarta fila: Bianca Belardinelli, William Dello Russo, Alberto Mondadori possedeva la rara e straordinaria capacità di trasformare un autore Conforti e Roberto Briglia; in quinta fila: Elisa Dal Canto, Antonella Gallino, in un amico per la vita. Negli anni difficili della guerra soccorse vari scrittori, fra Tiziano Chiesa, Pierluigi Cerri, Gian Arturo Ferrari ed Enrica Melossi; in sesta fila: cui Marino Moretti, con assegni mensili tratti sul proprio conto personale. Claudio Zaghini, Vittore Armanni, Luisa Finocchi e Marco Magagnin.

stata questa l’avventura più esaltan- periodici usciti nell’ultimo trentennio, che ma parlano con l’evidenza asciutta delle Ète, tanto diversa da quella degli anni ha visto la disavventura di “Rete4” nel fotografie, dei primi piani, delle coperti- della mia tesi di laurea, quando c’è la 1981, alti e bassi, colpi di mano, e cam- ne, delle scelte, dei bestseller, della pre- giovinezza, ma mancano la coscienza biamenti decisivi. I commenti sono stati senza – o dell’assenza – di documenti si- profonda di quello che si fa e il senti- lasciati ai lettori. La filosofia che ha gui- gnificativi. Finiti con la fine di Arnoldo. mento doloroso dello scorrere del tempo: dato questo lavoro escludeva infatti a La Casa Editrice, che ha avuto il suo pri- è stata un’immersione totale in un mare priori interventi personali, introduzioni mo nucleo ne “La Sociale” di Ostiglia, è di documenti tra cui occorreva indivi- guidate ai diversi decenni, annotazioni diventata di decennio in decennio «una duare i più significativi, puntando su ele- che qualche giornalista oggi vorrebbe industria culturale, che non ha mai subi- menti di novità, su cose curiose, su ri- aver trovato tra le sue ottocento e più pa- to la modernità ma che, anzi, è stata ca- chieste assurde o buffe o insolenti di gine. In realtà, quelle annotazioni ci sono, pace di inseguirla» grazie alla scelta con- aspiranti scrittori, sulle eterne vinta «di fare tutto per tutti, proteste degli autori per il ri- coniugando qualità e esten- tardo dell’amministrazione sione in un catalogo popolare nel pagamento dei diritti o ed elegante» al tempo stesso. per la scarsa pubblicità data Segno, a giudizio del direttore ai loro libri e via discorren- del “”, do. In quel fiume di carte è Paolo Mieli, della forza di stato possibile ritrovare volti e un’azienda e di un uomo de- figure dell’Italia del primo ciso ad «essere all’altezza sem- Novecento, storie simili a pre, anno dopo anno, in ma- quelle dei nostri nonni e bi- niera impressionante» sulla snonni. In una parola, la sto- scorta di una “modernità” che ria del nostro Paese vista dal- gli ha permesso, anche du- l’angolo visuale di una grande rante gli anni del fascismo, di casa editrice. essere un simbolo della cultu- Quella che segue, pur nel ra acquisendo «e pubblicando segno della continuità, è inve- opere di grandi artisti inter- Il Palazzo Mondadori a Segrate, capolavoro di Oscar Niemeyer, inaugurato nel ce tutta un’altra storia, am- 1975 e restaurato in occasione del Centenario. Com’era negli intenti del pro- nazionali» e mostrando come piamente documentata dalle getto originario, è divenuto il simbolo universalmente riconosciuto della «anche sotto i regimi più odio- copertine degli innumerevoli Casa Editrice. si ci si possa muovere».

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Risarcimento per Maurice Denis teorico, pittore, decoratore e scultore. Un simbolismo sereno e festoso. La progressiva e coerente ripresa dell’Arte Sacra. Un percorso denso di incontri e di eventi intellettuali PRIMAVERA DI SIMBOLI di Piero Pacini

l Musée d’Orsay di Parigi, il Musée Appurato che l’impressionismo ha des Beaux Arts di Montréal e il Museo sottolineato, al di là dell’accademismo, Id’Arte Moderna e Contemporanea di «le retour aux belles choses», già nel 1891 Trento e Rovereto hanno ribadito, con Albert Aurier scriveva sul “Mercure de tre puntuali retrospettive, il ruolo che France” che i nabis, se volevano supera- Maurice Denis (Granville 1870-Paris re i limiti del naturalismo, non dovevano 1943) ha detenuto nell’elaborazione del- puntare esclusivamente su di un “ideali- la svolte figurative del XX secolo; nel- sme” in quanto questo termine è stato l’introduzione al catalogo Serge Lemoi- associato anche alle viete allegorie del ne lo pone addirittura al primo posto. passato, ma dovevano aspirare ad un Nel campo dell’arte le graduatorie cul- “idéisme”, ovvero ad immagini che espri- turali sono alquanto pericolose in quanto messero le idee con un “linguaggio spe- è ormai acquisito che tutti i traguardi fi- ciale”, quello della pittura che, diversa- gurativi sono da considerare il prodotto ir- mente da ogni altro, è coerente in se stes- ripetibile – e, spesso, poco districabile – di so e per se stesso. Da qui il progressivo intuizioni e di esperienze personali, ma approfondimento della discussione teo- anche di sollecitazioni e di dipendenze rica e l’attuazione delle équivalences e esterne; nel caso delle mostre in questione delle correspondances di cui è questione ci troviamo di fronte ad un artista colto e sia in Platone che negli scritti di Baude- nello stesso tempo non facilmente classi- laire: autenticando il passaggio dalla ficabile per il quale non si dovrebbe par- La copertina del catalogo Maurice Denis. Maestro “deformazione” alla “trasformazione”, lare di “attività eclettica”, ma piuttosto di del Simbolismo internazionale, raffigurante un l’artista prende a deformare la realtà per particolare de Les Muses, 1893, olio su tela, cm una personalità consolidata su una va- 171,5 x 137,5, Musée d’Orsay di Parigi. dipingerne l’essenza, per rivelare l’atmo- rietà di interessi costantemente riprovati e (Itinerario della mostra: Parigi, Musée d’Orsay, sfera e la fragranza che circondano le rimessi in discussione, sempre ricondotti Ottobre-Gennaio 2007; Montreal, Musée des cose; con questo procedimento approda ad una visione personale. Beaux Arts, Febbraio-Maggio 2007; Rovereto, alle dimensioni sfuggenti dell’interiorità e Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Tren- Nelle passate esposizioni, di Denis to e Rovereto, Giugno-Settembre 2007; catalogo a della spiritualità. sono stati avanzati non pochi distinguo cura di Jean-Paul Bouillon; testi, schede delle opere Nel saggio L’époque du symbolisme tra la produzione più propriamente pit- e apparati di AA.VV., Skira Editore, Milano 2007). (1934) Denis parla di una doppia defor- torica e quella risolta in direzione deco- mazione: «la deformazione oggettiva, che rativa, tra le fresche e poetiche rivelazio- coincide con una concezione puramente ni dell’esperienza quotidiana e le trasce- estetica e decorativa, con i principi tecni- se atmosfere religiose, tra le congeniali ci della colorazione e della composizione» esplorazioni della pittura francescana e la deformazione soggettiva che chiama primitiva o della chiarezza formale del in causa – avverte Bernard Dorival Quattrocento toscano e le proposte for- (1945) – «la sensazione personale del- mali maturate allo scadere del XIX seco- l’artista, la sua anima, la sua poesia, ma lo e nel XX. Le serrate indagini sulle pre- anche un certo sentimento della natura, messe delle cosiddette “avanguardie” e la quale escludeva, almeno teoricamente, sui loro epigoni hanno invece chiarito l’astrazione e la letteratura». Per realiz- come nel coacervo di interessi e di punti zare queste mete l’artista ricorre al dise- di osservazione di Denis non esistano gno e all’à-plat, rileva il modellato con i fratture e salti di qualità, ma piuttosto contorni, con un tratto che può diventa- una progressiva e innamorata immersio- re sottolineatura (cerne), elabora sempli- ne nelle “ragioni” e nelle metamorfosi ficazioni o forme stilizzate che costitui- della pittura. Le varie sezioni del catalo- scono il più funzionale mezzo per espri- go – affidate ai più assidui studiosi del- Maurice Denis, Autoritratto davanti a Le Prieuré, mere in un tutto armonico l’idea e un so- l’opera e del pensiero di Denis – arriva- 1921, Saint-Germain-en-Laye, Musée départe- stenuto effetto decorativo; di pari passo no a dimostrare quest’assioma. mental Maurice Denis. l’artista sostituisce all’accordo dei toni il

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contrasto delle tinte, non tanto per sug- Nei diari e negli scritti teorici Denis della moglie e dei figli sono condensate le gerire la profondità dello spazio naturale, parla spesso di “anima” e di “poesia”, mille parole non dette che il cuore umano quanto i rapporti all’interno degli spazi due termini che ricorrono spesso nel lin- trattiene per pudore o che ripone gelosa- del quadro. guaggio dei pittori nabis, oltre che in quel- mente nella memoria). Negli appunti pre- Già nel catalogo dell’esposizione di lo degli adepti del gruppo Rose-Croix e si a Fiesole, ad Assisi, a Roma, in Sicilia o pittori impressionisti e simbolisti, inau- degli altri movimenti spiritualistici; ed il altrove, si riscontra un benessere insolito, gurata a Parigi il 27 aprile 1895, è det- simbolismo al quale approda nell’elabo- una rara sintonia con l’ambiente natura- to che Denis apparenta l’armonia di for- razione delle sua concezione filosofica e le, una prolungata degustazione di sensa- pittorica si distanzia alquanto da quello canonico fondato sulle sublimazioni e sul- le sorprese dello spirito rivelate o fomen- tate da Mallarmé, da Rimbaud o da Huy- smans: è un simbolismo che non intende suscitare il meraviglioso fine a se stesso, sollecitato dalla ipersensibilità e dalla sen- sualità di una certa società fin de siècle, né tantomeno si prefigge di visualizzare i ma- lesseri latenti o insiti nella memoria e nel- l’animo della gente. Denis è un cattolico convinto e innamorato, al pari del danese Johannes Joergensen, della poesia dei Fio- retti; come Ruskin e Berenson, ha poi il privilegio di assaporare la fresca luce del- le mattinate fiorentine (e fiesolane) e la soavità della pittura del Beato Angelico: in altre parole, rifugge dal materialismo e dalle macerazione dei simbolisti mitteleu- ropei per concentrare la sua attenzione Maurice Denis, Vergine del bacio, 1902. Essen, sui molti eventi quotidiani disattesi, sui Maurice Denis, Madame Chausson nelle vesti della Museum Folkwang. tanti doni della natura e sulle grandi ope- duchessa di Urbino, 1898 ca. Collezione privata. re del passato che considera altrettante me e colori del gruppo che fa capo a “prove di Dio” e “premi” dell’esistenza. zioni che blandiscono lo spirito e che col- Gauguin a quella che ha sostanziato «i Per tale fiducia nel creato e nelle oc- locano le cose in atmosfere gioiose e in- primitivi, il canto gregoriano e le catte- casioni della vita, la produzione simboli- cantate. Ogni appunto di viaggio di Denis drali gotiche»; in sintonia con le idee di sta di Denis si colloca su di un piano de- è sublimato da una rinnovata felicità visi- Gauguin e di Sérusier, ma anche per ef- cisamente diverso da quello dei protago- va, da una confidenza con la natura che è fetto della intelligente riflessione opera- nisti del simbolismo europeo, colorando- al tempo stesso rivelazione di un conqui- ta dall’Art Nouveau sul dilagante japo- si delle tinte della primavera e della spe- stato benessere spirituale e di una ancor nisme, Denis spiana la strada alla gran- ranza. Nei diari l’artista ferma una messe più rara comunione con le risorgenti sor- de arte decorativa: da qui anche la sua rivelatrice di impressioni e di dati tecnici; prese del creato e della mente. instancabile e feconda esplorazione del- con la macchina fotografica cattura tanti Le creature che più allietano la sua la pittura dei Primitivi che, indipenden- momenti di una esemplare serenità do- esistenza (la fidanzata, poi la moglie e le temente dalla logica e dalla scienza pro- mestica (in ogni ritratto ed in ogni disegno figlie), in virtù di una felice astrazione spettica, continua a parlare dal contingente, finiscono col agli uomini di oggi attraverso perdere ogni connotazione in- quelle abbreviazioni e quelle dividuale per assurgere a più sottolineature plastiche alle alti significati; tra i molti casi, quali guarderanno con sim- si cita quello del vasto dipin- patia, nell’evoluzione dei ri- to Le Muse che, ad un primo spettivi linguaggi, anche arti- sguardo, si associa a quei ca- sti d’avanguardia come Juan polavori che celebrano la Gris, Albert Gleizes e lo stes- gioia di vivere della irripeti- so Gino Severini che, grazie bile stagione della Belle èpo- alle proficue relazioni con que (dal Moulin de la Galet- Jacques Maritain e con il car- te di Renoir alla Place Pigal- dinale Marius Besson, è oggi le di Boldini e alla Danse du considerato il più cosciente Pan-Pan di Severini), ma che, rinnovatore dell’arte a sog- Maurice Denis, Terrazza a Fiesole detta La famiglia Chausson, villa Papiniano, in realtà, rifugge dall’esalta- getto religioso. 1899, decorazione dipinta per un soffitto. Collezione privata. zione della mera bellezza fisi-

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ca e del movimento fine a se stesso. Il tri- ni e quella del religioso Marie-Alain Cou- ambienti trasfigurati da fioriture prima- plice ritratto della fidanzata Marta, co- turier –, i capitoli che Sylvie Patry, Agnés verili e da effusioni cromatiche che risie- struito con pose allo stesso tempo sofi- Delannoy e Paul-Louis Rinuy hanno de- dono più nella mente che nella realtà. sticate e spontanee, non cattura l’atten- dicato a questo settore arrivano a dimo- A questi siglati poemi degli affetti fami- zione dello spettatore per la fisicità che strare che anche gli interventi più pro- liari seguono immagini più trascese che, sottintende, bensì per la calcolata asso- grammatici o più regolati dal “mestiere” in sequenze sempre più nutrite e in im- ciazione ai ritmi del mondo vegetale e ad sono il risultato di un instancabile e in- paginati sempre più ambiziosi, sembrano un’effusione cromatica autunnale che namorato confronto tra le forme del pre- voler coniugare le asciutte ed incisive im- sente e quelle del passato in nome della riscoperta e del piacere della pittura. D’altra parte, già il fatto che Denis sia stato un cattolico fervente non auto- rizza ad operare tagli netti tra la pittura ispirata a temi “attuali” o più recepibili e la pittura rivolta a riabilitare una spi- ritualità troppo sveltamente considerata anacronistica e diretta ad un pubblico più ristretto. L’esperienza globale di De- nis insegna già di per se stessa che, alla base di queste posizioni o strumentaliz- zazioni ideologiche, esiste più di un pre- concetto e un equivoco di fondo. È risaputo che la maggior parte dei nabis era orientata in direzione scientista o positivista (“sans métaphisique”), ma per Denis la vocazione alla trascendenza si precisa fin dal momento in cui scopre la «correspondence entre des formes et des émotions», ovvero quando avverte che dei colori assemblati in un certo ordine Maurice Denis, I primi passi sulla terrazza di Fie- possono avviare un «précieux splendeur» Maurice Denis, Marthe au piano, 1891, olio su sole, 1898 ca. Collezione privata. del pensiero. Questa espressione è già di tela, cm 95 x 60. Parigi, Musée d’Orsay. per se stessa indicativa di un preciso rife- attenua i contrasti tra le cose e gli esseri rimento intellettuale, rimanda alla defi- magini dei primitivi con la purezza del- viventi e potenzia, al di là dell’organica nizione che gli Scolastici danno della bel- l’Angelico, con lo splendore decorativo invenzione decorativa, una dimensione lezza («Splendeur de la forme dans les delle vetrate del gotico francese e persino quasi di memoria. parties proportionées de la matière»). Ed con la siglata eleganza dell’Art Nouveau. La definizione del particolare sim- ecco pertanto che, mentre i simbolisti Gli Ateliers d’Art Sacré, che Denis bolismo di Denis si poneva come un tra- mitteleuropei avvalorano un’altra luce da fonda con Georges Desvallières nel 1919, guardo necessario per correggere i ge- quella diffusa dal sole – la luce dell’in- si consolidano sull’assunto francescano nerici ed anche fuorvianti interventi sul- conscio e delle sensazioni più riposte –, che «Dio è in ogni creatura»; appurato l’argomento; ed i curatori della retro- Denis si prodiga, prima ancora della ri- poi che la pittura religiosa non è agli an- spettiva in questione hanno affrontato flessione sul neotomismo di Maritain, per tipodi di quella che i contemporanei con i dovuti strumenti il problema della riabilitare la “clarté interieure”, vale a chiamano “allegorie hiéroglyfique” (cioè, pittura a carattere religioso, spesso arta- dire per ritrovare quella lucidità mentale difficile a decifrare) e della pittura lette- tamente accantonata od elusa in quanto e quel benessere interiore necessari per raria, il pittore punta sul “linguaggio del ritenuta “anacronistica” o, tout court, ragionare sul soprannaturale e per visua- cuore” tenendo sempre presente che «la non visitata da quella spontaneità e dal- lizzare il dogma cristiano. beauté de la nature est une preuve de la poesia pittorica che siglano non solo la L’adesione di Denis all’arte sacra – alle Dieu». Denis è in effetti «l’uomo degli in- migliore produzione dell’artista, ma an- immagini della maternità di Maria e alla contri, delle armonie e delle confluenze», che molti appunti di viaggio. gloria dei Santi – matura soprattutto ne- secondo la bella definizione di O. Re- In effetti alcune creazioni a soggetto gli scambi di idee con i pittori Jean Verka- vault d’Allonnes (1964): nella sua ope- religioso appaiono “sovrabbondanti” e, de e Desiderius Lenz, ma si precisa anche ra le esigenze religiose si amalgamano in certi casi, motivano anche un sospet- nelle immagini domestiche in cui la si- con le regole pittoriche e con i giudizi to di compiacimento decorativo non sor- gnora Chausson e la moglie Marta atten- storici (di cui è questione nei puntuali in- retto da un’adeguata ispirazione; tutta- dono ai loro doveri di madri con una se- terventi teorici). In questo lento, ma ser- via, nonostante il peso di certi frainten- rietà ed una dolcezza esemplari, od in rato processo critico, Denis sogna – agli dimenti e di talune letture affrettate quelle in cui Denis e la sua compagna inizi con l’Anatole France dell’Île des – comprese le riserve del giovane Severi- contemplano i frutti della loro unione in pingouins e con le conclusioni estetiche

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Maurice Denis, La Dame au jardin clos, 1894, olio su tela, cm 55 x 74,5. Col- Maurice Denis, Soir de septembre, 1911, olio su tela, cm 131 x 181. Nantes, lezione privata. Musée des Beaux-Arts. dei teorici del preraffaellitismo (Mac Sil- figurativa; tuttavia non incorre nelle «La sua religione – ha precisato Louis ly e James Tuckett), e più tardi in sinto- asettiche incursioni medievaleggianti di Hautecoeur nel 1945 – non è la religio- nia col Maritain di Art et Scolastique – di Flandrin o nella pittura “stile Saint-Sul- ne angosciata di certi pittori; il suo Cri- recuperare la purezza delle immagini dei pice”, ma approda ad un linguaggio fi- sto non è il Cristo terribile e sofferente. primitivi. Nella realtà approda ad esiti gurativo estremamente colto, in bilico Denis evoca i misteri gioiosi più che i alquanto diversi, anche se sempre digni- tra il virtuosismo tecnico e la maniera, misteri tragici, […] spesso la Natività, tosi ed esemplari sotto il profilo tecnico: come rilevano il ricordato padre Coutu- quella Natività che sembra una prefigu- nel tempo in cui dialoga coi nabis e con rier e, in un momento di assillante revi- razione celeste di tutte le Natività che i paladini della Scuola di Beuron (Jean sione estetica, lo stesso Severini. In ogni verranno a rallegrare e a popolare la sua Verkade e Desiderius Lenz) e nel mo- caso, come quest’ultimo avrà modo di ri- casa»; ed aggiunge ancora che le stesse mento in cui – tra Fiesole, La Verna ed levare dopo aver assimilato la lezione di scene profane conservano un accento re- Assisi – assimila la lezione dei primitivi Maritain, tutte le decorazioni a soggetto ligioso in quanto l’età dell’oro di Denis è e dell’Angelico, Denis apporta all’Arte religioso di Denis – anche quelle sulle «quella che gli uomini di buona volontà Sacra immagini di commovente naïvitè, quale più incidono le attese dei commit- sognano di instaurare». trascese ma pur legate al tempo; succes- tenti o quelle che risentono di un’esplo- Si aggiunga infine che, per effetto sivamente, per effetto di una più larga razione culturale parzialmente medita- della critica interna alle avanguardie fi- esplorazione figurativa e nel tentativo di ta – si discostano alquanto dalla pletora gurative, nella ripresa e nel rinnova- ripristinare lo splendore cromatico delle della pseudo-arte sacra del nostro tem- mento dell’arte sacra confluiscono e si vetrate gotiche, avvalora soluzioni de- po: s’impongono come delle esemplari decantano le ragioni profonde che moti- corative oltremodo raffinate, ma fatal- pagine di alto “mestiere” e come riprova vano un inevitabile passaggio dal Sim- mente legate ad una irripetibile stagione di una non comune versatilità decorativa. bolismo al Classicismo.

Maurice Denis, Annonciation à Fiesole, 1898, olio su tela, cm 78 x 117. La Vasque de la Villa Médicis, à Fiesole, 1928, olio su cartone, cm 35,5 x 52. Collezione privata. Beauvais, Musée départemental de l’Oise.

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L’evoluzione di Denis in direzione Denis assapora questi eventi di luce e di mazione Caterina Zappia nel saggio mo- classicista risulta più meditata di quanto colore in piena libertà di spirito, e li re- nografico Maurice Denis et l’Italie del possa apparire a chi non ha chiaro l’iti- stituisce con intelligenza e grazia; la ri- 2001; ma a queste lacune sopperiscono, nerario culturale e le riflessioni docu- flessione teorica, che accompagna tutta la nelle schede che trattano della fortuna mentate dai saggi e dai diari. Nei diversi sua esistenza, va intesa come il supporto internazionale dell’artista, le pagine che la viaggi in Italia – non solo nei soggiorni a di una riconquistata serenità di visione, di stessa studiosa dedica alla influenza di Fiesole, ad Assisi e a Roma, ma anche un sentimento pieno e generoso che avvia Denis sulla cultura italiana non solo con nelle rapide incursioni campane e sicilia- un nuovo umanesimo di cui la specula- l’opera pittorica, ma soprattutto attra- ne – l’artista coltiva le possibilità di ana- verso l’attività teorica-critica. In una ser- lisi e approfondisce la sua conoscenza rata ricapitolazione dei motivi esposti nel delle opere del passato che recupera in saggio monografico ricordato, la Zappia particolari situazioni atmosferiche, nella ribadisce il ruolo detenuto dall’artista nel luce più congeniale: a Fiesole ha un oc- rinnovamento dell’arte religiosa e sottoli- chio puntato sul lume dell’Angelico e l’al- nea come i suoi interventi abbiamo trac- tro sulle luci del mattino e del crepusco- ciato il solco della stagione del “Ritorno lo che trasfigurano un paesaggio già di all’ordine” e come abbia incoraggiato, per se stesso unico; ad Assisi l’artista let- con la sperimentazione e con la disamina teralmente medita sul linguaggio di Ci- teorica, una pittura libera dagli obblighi mabue e di Giotto – che sente padrone di della rappresentazione e dell’imitazione. un’intrinseca classicità – per visualizzare Negli anni compresi tra la pubblica- al meglio la poesia dei Fioretti; ma non zione di Théories e di Charmes et leçons manca di fermare nei taccuini e sui car- de l’Italie Denis ha la ventura di imbat- toni quegli aspetti paesaggistici che da tersi in tanti personaggi che hanno a cuo- soli valgono a giustificare l’inamovibile re il dibattito sugli sviluppi dell’arte: non poesia del Cantico delle creature; a Pae- solo Bernard Berenson ed Ugo Ojetti, ma stum e ad Agrigento rimane folgorato anche la triade Prezzolini-Papini-Soffi- dalla maestà architettonica del templi ci, un Galileo Chini animato da tutte le greci, ma ferma sulla carta tramonti ru- lusinghe della decorazione, il Carrà se- tilanti di colore e lo stesso sapore di una dotto dalla parlata di Giotto ed il Casorati terra che addita con orgoglio i monu- capaci di conferire modernità alla lezione menti di una superiore civiltà. di Pier della Francesca, tanto per citare Gli esempi del passato avevano la- gli artisti più in vista; ma non marginale sciato un segno nella sua opera già al Maurice Denis, Histoire de Psyxhé. Quarto (cm è il fascino che il Denis teorico e innamo- tempo dei confronti tra Gauguin e Pous- 395 x 272) di undici pannelli dipinti a olio su tela. rato della lezione dei Primitivi esercita San Pietroburgo, Museo Nazionale dell’Ermitage. sin, tra Ingres e Sérusier, tra la bellezza anche sui protetti della Sarfatti e di An- trionfante di Renoir e l’idea degli Scola- tonio Maraini. Si deve comunque preci- stici (su questo ultimo punto vale la pena zione teorica, le indagini tecniche e la sare che il “ritorno all’ordine” di questi di scorrere gli indici del saggio Frontières coltivata spiritualità costituiscono le coor- ultimi non sempre collima con l’aspira- de la poésie, che Maritain ha incluso nel dinate più adeguate. zione ad una classicità intrinseca, vale a 1927 alla ristampa di Art et Scolastique). È scontato che Denis non è un pitto- dire ad una classicità che non sia né imi- Nel corso di queste meditazioni sui con- re “controcorrente” o un isolato nella cul- tazione o un mero riferimento al passato; cetti di ordine, di ragione e di misura e nel tura francese, come è apparso a certi cen- talvolta, nonostante le tante declamate coltivato dialogo tra passato e presente, sori animati da un frainteso concetto di intenzioni e delucidazioni, pochi di que- Denis riscopre e riabilita le immutabili modernità. Gli interventi in catalogo – a sti pittori non riescono a riabilitare il sog- condizioni della spiritualità e lo stimolo cura di AA.VV. – arrivano a fornire un’im- getto attraverso una visualizzazione par- per inaugurare nuove direzioni dell’Arte. magine dell’artista più aderente alla tecipata e congeniale. Denis coglie i limiti della rivoluzione realtà dei fatti; si osserva soltanto che il Le indagini critiche di questi ultimi impressionista già nelle “svolte” degli dibattito sull’arte religiosa è stato più am- anni hanno comunque appurato che, an- stessi protagonisti e nell’opera dei petits- pio e ramificato di quanto lasciano in- che nei casi in cui gli artisti del venten- maîtres stipendiati dai Durand-Ruel; ne- tendere Sylvie Patry e Paul-Louis Rinuy nio non sono riusciti a rendere operante gli incontri con artisti come Gross e Van (un solo esempio: i rapporti intercorsi tra il ponderoso apparato teorico di Denis o Gogh può precisare la sua conversione Denis e Maritain non sono scontati, ma hanno stentato a cogliere il misticismo alla luce e alle possibilità espressive del continuano a presentare più di una chia- che compenetra e sigla le sue forme, tal- colore. I ripetuti viaggi in Italia rinsalda- ve di lettura). Si aggiunge infine che la volta la lettura del saggio “Théories” è no la sua fiducia nella solarità mediter- cronologia stesa da Isabelle Gaetan cele- arrivata a sventare la sterile adorazione ranea e in timbri cromatici capaci di vi- bra soprattutto i “fasti” francesi, non di forme scontate e più di una flessione sualizzare quegli empiti e quel benessere condensa le fitte informazioni fornite dal- retorica nell’ambito di poetiche circo- spirituale che motivano certe situazioni l’artista nel Journal e nell’epistolario, del- scritte, ravvivando il dibattito sul desti- atmosferiche e le metamorfosi stagionali. le quali ha fornito invece un’ampia infor- no dell’arte.

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Un ciclo “fuoriériste” al primo piano di palazzo Alamanni a Firenze, oggi sede del Consiglio Notarile TUTTO SI FA PER TE di Anna Maria Manetti Piccinini

ttocento felix. Un ricco signore franchi per la cessazione dell’ attività una nuova urbanistica e architettura: francese, una cantante lirica fa- professionale della cantante da parte in poche parole con il messaggio della Omosa, un grande amore, un so- del pretendente (che evidentemente, grande utopia di Charles Fourier. Fu- dalizio fra artisti più o meno in bollet- per questioni d’immagine, non deside- rono coinvolti gli amici più stretti di ta, tutti su e giù per l’Europa fra cor- rava che la moglie continuasse a calca- Sabatier, il pittore Auguste Bouquet rieri e postiglioni, pellegrini instanca- re i palcoscenici), sembra suggellare compagno, come si è detto, del primo, bili per l’arte, con in testa un’utopia piuttosto un matrimonio d’affari che fatale viaggio in Italia di François e bella e impossibile, atto di fede, ma di passione. Ma tant’é, il vincolo senti- amico di sempre (tanto che alla sua non prassi di vita, la cui realizzazione mentale ed economico risultò felice e precoce morte la figlia Louise sarà spettava, ovviamente, ad altri: tutto duraturo. adottata dai Sabatier e diverrà loro questo si concentra in un brusio felice Il palazzo in via de’ Renai, dote del- erede universale); Dominique Papety, in un angolo – non dei più luminosi – la Ungher, parve comunque troppo anch’egli pittore; Auguste Ottin, scul- di Firenze, città-mito, anch’essa, di ar- spoglio e oscuro al giovane sposo e per- tore, entrambi pensionnaires all’Acca- tisti girovaghi o stanziali. ciò fu deciso di adornarlo di pitture e demia reale di Francia a Roma e dive- La reificazione di tutto ciò saranno sculture che lo avrebbero ravvivato non nuti tutti, tramite Sabatier, che sarà alcune pitture su fondo oro, all’antica, solo con i fondi oro e i colori ma anche loro committente e generoso finanzia- in un eclettismo tipicamente ottocente- con la luce di un vangelo sociale nuovo, tore, fourieristi. Ai tre artisti sarà affi- sco e un grande camino marmoreo che rivoluzionario senza rivoluzioni, fon- dato l’incarico della decorazione pit- andranno ad adornare il salone della dato sulla liberazione dell’individuo da torica e scultorea del salone di Via de’ cantante famosa, omaggio del suo gio- ogni vincolo autoritario e moralistico, Renai. vane consorte (l’affascinante signora umanitario di ascendenza massonica, Intanto s’infiamma il ’48 in Francia – così dicono le cronache – era di ben fra utopie di vita comunitaria ed egali- e in Italia: i Sabatier a Parigi parteci- quindici anni più anziana del marito). taria, che contemplava un’origianale pano a loro modo agli eventi finché, Lui era Mr. François Sabatier, nato riorganizzazione del lavoro e perfino nel 1851, dopo il colpo di stato di Lui- a Montpellier nel 1819, pos- gi Napoleone, la coppia pre- sidente, mecenate e amante ferisce tornare a Firenze delle arti. Lei Carolina Un- dove vivrà quasi stabilmen- gher, di nobile famiglia au- te. Per i movimenti continui stro-ungarica ma stabilitasi degli artisti che saranno gli a Firenze, primadonna mol- esecutori del programma fi- to à la page nei migliori tea- gurativo di Sabatier, proget- tri d’Europa. L’incontro fra i tato nell’imminenza del suo due avvenne nel salotto di matrimonio nel 1841, la Franz Liszt a Roma dove realizzazione pratica del la- Sabatier era approdato nel voro avrà tempi lunghi e corso del classico viaggio in traversie varie (disegni e Italia insieme ai due amici schizzi viaggiano fra Roma, pittori, Bouquet e Wagrez. Parigi, Vienna e Firenze con Qui, nel salotto di Franz qualche inevitabile inciden- Liszt, ci fu – sembra – il col- te di percorso) tanto che il po di fulmine per il giovane caminetto, con le relative François che dovette fatica- sculture di Ottin, sarà mon- re non poco per avere il con- tato solo dopo essere stato senso alle nozze. Fossero gli esposto al Salon di Parigi accorti genitori Ungher o la nel 1851. È dunque difficile stessa Carolina, il contratto seguire la fase preparatoria di matrimonio fra conven- dei lavori. zioni, donazioni, e il risarci- Auguste Ottin, Il camino monumentale con il busto di Charles Fourier. Ai lati, Il camino monumentale mento di ben duecentomila due pannelli di Auguste Bouquet raffiguranti Raffaello e Michelangiolo. col busto di Fourier, che

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adorna quello che fu il salotto di Ca- con i ritratti di grandi artisti nell’ terina Ungher (oggi sala di riunione Ecole Nationale des Beaux-Arts a del Consiglio Notarile di Firenze), Parigi. Ma il riferimento principale è opera di Auguste Ottin, fu discusso e al grande disegno di Paul Chena- concordato con Sabatier fin nei mi- vard, eseguito a Roma negli anni nimi particolari, soprattutto per via Trenta e acquistato da Sabatier. epistolare. Comunque Ottin, figlio Il soggetto era quello dei “Gran- di artigiani parigini, assai attivo e ds Hommes” che hanno segnato la conosciuto in patria dove ebbe com- storia dell’umanità, tema evidente- messe anche pubbliche, si dedicò mente caro al committente e ai due con fervore allo Cheminée monu- artisti che ne realizzarono gli inten- mentale de Florence à la gloire de ti. Sono rappresentati, a firma Bou- Charles Fourier portando a termine quet, a destra e a sinistra dell’in- un’opera di elevata qualità accade- gresso, in abiti d’epoca, Dante e Vir- mica, assai gradevole anche per la gilio sui quali volteggiano, con gra- bella resa del materiale, che emette zia preraffaellita, le anime avvinte di una candida luce naturale. Paolo e Francesca; Goethe con Fau- L’opera è il compendio della “re- st che abbraccia Margherita e il ma- ligione” fourierista del committente ligno Mefistofele in irridente attesa; e del convertito scultore: il busto di Auguste Bouquet, Goethe. A destra, Faust che abbraccia Raffaello incoronato dalla Gloria Fourier troneggia senza enfasi so- Margherita, a sinistra, Mefistofele. (ma il volto è quello della Fornarina) pra il ripiano del camino entro una con una delle sue opere più famose, classica ghirlanda. Ai lati, due delicate stimonia le preferenze culturali – musi- la Madonna della Seggiola; Michelan- sculture allegoriche, posizionate secon- cali letterarie artistiche – di François e giolo con il Giorno della tomba di Giu- do il classico schema michelangiolesco, Caterina, a proposito delle cui finalità liano de’ Medici; Molière – l’unica tela raffigurano la Giustizia e la Verità. Ma François affermava: «Ai nostri giorni non finita – ma con spazi e simboli già i tipici temi “fourieristi” sono rappre- l’arte deve essere espressione di un’i- ben determinati; Shakspeare con incisi sentati dal bassorilievo sottostante, sor- dea, e di un’idea che veramente ci ap- – come anche per gli altri personaggi – montato dalla scritta esortativa Vos fra- partenga»2. i titoli delle sue opere; Mozart, con i tres estis, con scene di vita comunitaria E successivamente: «Il bello è il suo protagonisti del Don Giovanni, le cui “armoniosa”, e cioè “lavoro attraente”, mezzo, ma il vero è il suo scopo e ciò eroine Carolina Ungher aveva più volte “insegnamento sollecitato”, “sboccio di che c’è di eternamente vero sulla terra interpretato (quest’ultimi due dipinti vocazioni”, “domesticità appassionata”, […] è la felicità. L’arte per noi dev’es- sono firmati Papety). ecc. La mensola su cui corre il bassori- sere l’aurora dell’Armonia»3. L’originalità di tutto il ciclo pittori- lievo è sorretta da due coppie di bellis- I dipinti di Bouquet e Papety tengo- co sta, come dicevamo, nel “recupero” simi fanciulli, apparentemente amorini, no presenti esempi illustri: Ingres con neomedievalistico del fondo oro, una in realtà indicanti le piccole “orde” e le l’Apothéose d’Homère e Paul Delaroche citazione che dona forte idealizzazione piccole “bande” all’interno del fa- ai personaggi illustrati, ne esalta il lansterio, che svolgono ruoli utili e ricco cromatismo e, al contempo, co- anche umili, necessari alla vita della stituisce una specie di rivestimento collettività. A commento dello che- che corre su tutte e quattro le pareti minée lo stesso Sabatier aveva scrit- della sala illuminandola. I piani sono to: questo camino «è la prima pietra definiti col semplice movimento dei che gli eleverà l’umanità riconoscen- panneggi o dei pochi elementi che te […] Il busto del sublime pensato- “ammobiliano” le scene, dando, in re domina il monumento […] Due qualche caso, perfino l’impressione figure sono sedute ai piedi del busto del trompe l’oeil. Esempio raro, co- […], una è la Giustizia, l’altra la Ve- munque, di una “pittura di storia” rità. Ciò esprime tutto lo spirito del- sobria e con un alto grado di iconi- la dottrina di Fourier […]. Esse crea- cità. no una base viva simile ai gradini dell’altare innalzato all’idea»1. Se il grande camino rappresenta quindi la sintesi scultorea della fede NOTE laica del suo committente racco- gliendo, in un’iconografia davvero 1 SABATIER-UNGHER, Salon, Paris 1851, Librairie Phalastérienne, pp. 75-6. felice, la complicata simbologia fou- 2 Phalange, 1846, 1° semestre, pp. 13-14. rierista senza perdere di eleganza, la Auguste Bouquet, Dante e Virgilio. Sullo sfondo, le anime 3 SABATIER-UNGHER, Salon, 1851, intro- decorazione pittorica delle pareti te- di Paolo e Francesca. duzione, p. VIII.

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Luigi Mussini e l’Accademia in Europa nell’Ottocento. Una “maniera” mutuata dai maestri antichi e moderni sullo sfondo della cultura naturalista e realista. Le occasioni culturali a Siena, a Firenze, a Parigi NEL SEGNO DI INGRES di Piero Pacini

coronamento delle mostre che no consistenza idee e forme in sintonia hanno sottolineato il riordina- con i tempi nuovi. In altre parole, la Amento e la riqualificazione del coscienza della cultura europea non si è Museo d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, avviata con le puntate parigine di Sof- Ettore Spalletti e Carlo Sisi hanno ri- fici e degli altri futuristi, ma è sentita fin proposto a Siena, negli spazi del Com- dal tempo dei pensionnaires di Villa plesso Museale di Santa Maria della Medici e, notoriamente, si è allargata Scala, un concreto omaggio al pittore al tempo dei sodalizi favoriti da Diego Luigi Mussini (Berlino 1813-Siena Martelli. 1888) e all’ Accademia in Europa nel- La recente rivisitazione dell’opera l’Ottocento puntando sull’intrigante ri- di Luigi Mussini viene a precisare ulte- ferimento a Ingres, preso a modello di riormente il quadro delle relazioni cul- tutti gli ideali e le imprese accademiche. turali intercorse nell’Ottocento tra I curatori della mostra si sono pro- l’Italia, la Francia e l’Europa tutta. digati da tempo per confutare e storna- Nella bella mostra senese – resa pos- re i radicati preconcetti che – per effet- sibile dal consueto mecenatismo del to della polemica “lettura” dei futuristi Monte dei Paschi – Luigi Mussini s’im- e per il fascino che esercita da sempre pone all’attenzione dei visitatori per la “l’erba del giardino del vicino” – hanno finezza del disegno e per la sapienza pesato per lungo tempo sull’arte italia- dell’impianto, ma questa volta con una La copetina del catalogo Nel segno di Ingres. Luigi na dell’Ottocento: un settore, questo, Mussini e l’Accademia in Europa nell’Ottocento, a “marcia” in più: la sua produzione fi- che era stato presentato secondo una cura di Carlo Sisi e Ettore Spalletti, pubblicato da gurativa sottintende l’aspirazione ad visuale d’osservazione di comodo, se- Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2007. Pec- un’unica “maniera” capace di coinvol- condo i luoghi comuni dell’Italietta eco- cato che un così cospicuo lavoro (vi figurano ben gere tutte le arti in «espressioni unitarie nomicamente depressa, incapace di sol- undici contributi) manchi dell’indice dei nomi. di un sentimento civico e di una straor- levare lo sguardo al di sopra dei bisogni dinaria qualità stilistica». municipali e tutta protesa a coltivare, tuttavia non poteva essere letta con la Questo coraggioso connubio di mo- per usare la formula di Boccioni, un consueta e frusta formula del “bello tivi morali ed estetici sottintende, ov- “sogno stanco” (il mito di Dante, del ideale”. Allargando la visuale d’osser- viamente, il possesso di un equilibrio Rinascimento e via dicendo). Per effet- vazione e ritrovando il filo conduttore di espressivo che coinvolga, di pari passo, to di quest’ottica alquanto miope, non una scelta linguistica mai fine a se stes- la comprensione della cultura artistica pochi validi artisti erano stati rilegati sa, questi studiosi hanno ricondotto la della tradizione come la conoscenza in un limbo culturale che ha alquanto retorica creata intorno alla pittura ri- delle più vitali proposte del momento. ritardato la lettura di tante opere liqui- sorgimentale alle diffuse aspirazioni de- La posta in gioco è così alta e le occa- date con la facile etichetta della frigidità gli strati sociali, e l’insistito intimismo e sioni culturali sono talmente intreccia- accademica e di un verismo che poco le flessioni didascaliche di altra pittura te che, per rendere più evidenti e co- concede all’immaginazione; ma gli stu- alle reali attese di una Italia che rico- municanti questa temperie culturale, i di degli ultimi direttori della Galleria minciava a guardare in avanti. Le at- curatori hanno visualizzato l’itinerario d’Arte Moderna di Firenze hanno ri- tente ricostruzioni biografiche sono poi critico-estetico in cinque sezioni della mosso molti di questi pregiudizi. arrivate ad informarci che, nel periodo mostra, senza incorrere nelle digressio- Già dal momento in cui Sandra Pin- postnapoleonico e negli anni della ri- ni e nei toni paludati degli interventi to toglieva dai polverosi depositi opere scossa nazionale, non tutti gli artisti ita- didascalici. considerate di seconda qualità, veniva liani hanno realizzato le loro opere nel- Nella prima sezione è stato ripropo- riaffermata la loro valenza di docu- le supposte torri d’avorio e in uno stato sto il dibattito sul Purismo del quarto mento di una determinata situazione di puro solipsismo, ma che taluni ave- decennio del secolo, maturato sulla scia sociale e culturale; le serrate indagini vano rivolto la loro attenzione al di so- dell’esperienza dei Nazareni, e che eleg- di Spalletti e di Sisi hanno poi ristabili- pra degli spazi municipali, sulle propo- ge a modelli di stile i Primitivi, ovvero to un più equilibrato giudizio di tanta ste di artisti che operavano in aree cul- gli artisti da Cimabue a Raffaello. Per pittura in verità non eccelsa, ma che turali più effervescenti, dove prendeva- esemplificare questo movimento, i cu-

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La massima attenzione dei curatori della mostra va comunque riposta alle relazioni che Jean-Auguste-Dominique Ingres stabilisce con gli artisti toscani nel periodo dell’attività romana e suc- cessivamente, tra il terzo e il quinto de- cennio dell’Ottocento; un attento spo- glio biografico e documentario giunge a valorizzare l’ascendenza del maturo ar- tista francese sui più giovani o coetanei pittori italiani, a partire dalle opere ese- guite negli anni del ‘pensionato’ di Vil- la Medici. Una seconda sezione della mostra documenta la permanenza di Mussini a Parigi tra il 1849 e il 1850. I curatori si sono prodigati per offrire un probante quadro dell’atmosfera culturale del mo- mento recuperando i caratteri salienti dei dipinti esposti al Salon del 1850 da Luigi Mussini, Autoritratto, 1858 ca., olio su tela, artisti come Ingres, Flandrin, Gérome, Jean-Auguste-Dominique Ingres, Autoritratto, cm 57,5 x 46, Prato, Museo Civico. Gleyre, Gendron ecc. In questa occasio- 1858, olio su tela, cm 62 x 51, Firenze, Uffizi. ne Mussini può maturare una personale ratori della mostra hanno indicato la via d’uscita all’interno di un vivace di- ambiziose di Mussini (dall’Eudoro e matrice dell’idea purista nella Stele del battito che si accende tra la modesta ri- Cimodoce del 1855 al San Crescenzio gobbo di Bartolini e, saggiando il ver- presa dell’arte sacra senese, sostenuta rende la vista a una cieca del 1868 e sante di un più inquieto naturalismo, con poco costrutto dal critico Rio, e la all’Educazione spartana del 1869), ta- nell’Abele di Giovanni Duprè; mentre, più impegnata indagine sulle relazioni lora memori dei modi di Ingres e altre per evocare il dibattito vero e proprio tra forma, contenuto e comunicazione volte venate di consistenti ripensa- sull’arte, hanno presentato in sequenze portata avanti dalla grande pittura di menti su invenzioni di Jean-Léon ottimali dipinti di Overbeck, Marini, Ingres sull’impulso di un autentico ac- Gérôme, che l’artista senese incontra Minardi e Stürler, artisti diversamente costamento all’opera di Raffaello. nel soggiorno parigino del 1849, o del orientati, ma tutti chiaramente coinvol- I risultati di questo aggiornamento più corrusco Adolphe Bouguereau che ti nel manifesto “Del purismo delle sono evidenti in molte delle opere più ha trionfato al “Prix de Rome” del arti”, sottoscritto nel 1842. 1848. La Musica sacra di Mussini e la co- La terza sezione della mostra – in- pia di Silvestro Lega citano liberamen- centrata su di un importante nucleo di te gli atteggiamenti estatici e i sereni opere note e meno note di Mussini – ri- sfondi del Perugino; a loro volta Anto- porta al periodo in cui l’artista si pro- nio Marini e Antonio Minardi si ispira- diga per il riassetto del suo istituto e no al periodo fiorentino di Raffaello in soprattutto per la riforma dell’insegna- maniera decisamente scoperta e con ul- mento accademico in sintonia col pen- teriori addolcimenti; mentre il francese siero di Guasti, Milanesi e Pini. Allor- Amaury-Duval, memore di un folgo- quando ha la certezza di aver assimila- rante soggiorno fiorentino, intravede la to certi modi della pittura di Ingres, rinascita dell’arte sacra nella ripresa Mussini si affretta a trasmetterli ai mi- delle forme dell’Angelico; e via di que- gliori allievi; la documentazione esposta sto passo. In questo panorama di rivisi- arriva a dirci che l’amicizia con il mae- tazioni più o meno scoperte e di supina stro francese è di breve durata, ma non ammirazione per la pittura dell’urbina- convenzionale in quanto si avvia sul re- te, si distingue l’opera di Johann Frie- ciproco rispetto delle proprie convin- drick Overbech che, in dipinti come zioni e soprattutto per quel sacro fuoco Il ripudio di Agar (presente in mostra) o della bella pittura che li avvicina en- nel Trionfo della Religione all’Ermitage, trambi ai sommi dell’arte. mostra di saper orchestrare con consu- In effetti l’incontro diretto di Mussi- mate regia figurativa e con esiti distin- ni con Ingres dura “l’éspace d’un ma- tivi i saldi impianti e le soluzioni raf- tin” e le opere che ha occasione di con- faellesche delle Stanze e delle Logge va- Luigi Mussini, La musica sacra, 1849, olio su tela, siderare con attenzione non sono molte ticane. cm 150 x 104, Firenze, Galleria dell’Accademia. (la maggior parte della sua produzione

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Johann Friedrich Overbech, Il ripudio di Agar, 1839-1841, olio su tela, cm 98 Luigi Mussini, I parentali di Platone celebrati da Lorenzo il Magnifico a Careggi, x 112, Amburgo, Altonaer Museum in Hamburg. 1852, olio su tela, cm 100 x 135, Bourg en Bresse, Musée de Bron. ha raggiunto le destinazioni più dispa- Nella lucida ricapitolazione del- Ovviamente, i curatori della mostra rate), ma è un dato di fatto che questa l’ascesa purista e dell’influsso di Mussi- in questione non potevano sorvolare su- pittura è di gran lunga superiore a quel- ni, non si poteva sorvolare sulla situa- gli effetti della lezione di Mussini sulla la degli altri espositori del Salon pari- zione dell’ambiente artistico senese: ed scuola senese degli anni Sessanta e Set- gino e, pertanto, esercita un’attrazione ecco, pertanto, che la quarta sezione tanta; ed ecco che un’altra sezione del particolare su tutti i visitatori. Una ri- della mostra puntualizza gli effetti dei catalogo arriva a sottolineare lo “sci- prova del favore che incontra la produ- fondamenti neoraffaelleschi di Ingres e sma” di Cassioli e Maccari al momento zione romana di Ingres si ha anche nel- di Bartolini con la presentazione della in cui questi aderiscono al clima reali- la sintetica presentazione dei risultati Carità educatrice di quest’ultimo – ri- stico prevalentemente romano ed ai mo- di alcuni pensionnaires di Villa Medici, salente al tempo dell’incontro col mae- delli di Morelli; meno persuasiva – in tra cui il giovane Degas, presente in mo- stro francese – e dei dipinti giovanili di quanto meno documentata o appoggia- stra con i Giovani spartani oggi alla Cassioli, Visconti, Ridolfi e Giovanni National Gallery di Londra. Duprè, nonché dei ritratti di Antonio Ciseri, di Antonio Puccinelli ed altri. Per alcuni di questi artisti il riferi- mento all’ingrisme è giustificato dalle testimonianze biografiche, per altri ci sembra più giusto parlare di un ingrisme indiretto, veicolato da altre esperienze, ancora da verificare. Tutto lascia sup- porre che in taluni casi il riferimento al- l’influsso di Ingres faccia parte della “mitologia” quotidiana di molti degli artisti chiamati in causa, che si diparta dal loro bisogno di valorizzare ulterior- mente qualche bel risultato e di impor- re alla casta dei critici una pittura nata più nel cervello che in un equilibrato in- contro di sentimento e di poesia pittori- ca. Sulla stessa linea di questi aspiranti “ingristi” si pongono quei macchiaioli che, per ragioni di mercato o per puro snobismo, in questi anni sono stati insi- stentemente messi a confronto con i pit- tori impressionisti, o i piccoli pittori fio- Luigi Mussini, Le santte Isabella et Edvige, 1852 rentini del primo Novecento che si sono Alessandro Franchi, San Luigi re di Francia, 1860- ca., matita su cartone, cm 143 x 105. Siena, col- forzatamente inseriti nel dibattito cul- 1861, olio su tela, cm 155,5 x 88, Prato, chiesa di lezione Monte dei Paschi. turale delle Giubbe Rosse. san Domenico.

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Giuseppe Bezzuoli (Firenze 1784-1855), Madonna col Bambino, olio su tela, Firenze, già collezione Bezzuoli-Macciò-Parri. Questo dipinto, insieme al Jean-Auguste-Dominique Ingres (Montauban 1780-Parigi 1867), Madonna Ritrovamento del cadavere di Manfredi dopo la battaglia di Benevento, al dell’ostia, 1841, Mosca, Museo Puskin. Museo del Sannio, avrebbe ben figurato in questa rassegna ingresiana. ta ad una documentazione da verifica- Ingres” del San Luigi re di Francia di- questa, inevitabile per un ambiente che, re – rimane invece l’evoluzione ingriste e pinti per il San Domenico di Prato; lo nei secoli d’oro, aveva saputo coniugare “alla Flandrin” del promettente allievo stesso San Giorgio, già messo in relazio- l’eleganza più estenuata con un mistici- Alessandro Franchi e del meno cono- ne con certe soluzioni di Flandrin, s’im- smo affatto austero, tutto permeato di sciuto Giuseppe Catani Chiti. In questo pone come una chiara ripresa dei chia- grazia, di eleganza e di sogno. caso, ci sembra che la crisi delle istanze smi costruttivi elaborati all’interno del Queste raffinate invenzioni del Chiti puriste nella scuola di Mussini sia stata manierismo fiorentino. sembrano anche attestare che, nel mo- accelerata dalla presenza dei preraffael- A conclusione del percorso della mo- mento in cui l’arte sacra cede alla ma- liti che approdano a Firenze, a Roma e a stra, il visitatore s’imbatte in una esem- niera e al pietismo più smaccato, i segni Siena, dai sodalizi più o meno consi- plificazione dell’opera di Giuseppe Ca- della Fede possono ancora sopravvivere stenti che si stabiliscono intorno a per- tani Chiti, un pittore oggi quasi dimen- per effetto di un “mestiere” assoluto e sonalità come J.F. Murray e Burne-Jones. ticato, ma di cui Giancarlo Gentilini ha grazie all’intelligente comprensione di Alessandro Franchi non è sicura- riscoperto l’alto “mestiere” dell’opera quell’eleganza e di quella grazia che han- mente un adoratore della pittura di Flan- sottolineando il “denso e visionario pre- no imposto l’arte senese nel mondo drin: i suoi modi pittorici lo tengono lon- raffaellitismo” nutrito dalle invenzioni Per quanto abbiamo cercato di rias- tano dalle secchezze e dalle corsive illu- rosacrociane del tedesco Carlos Scwabe e sumere in queste note, la figura di Mus- strazioni degli affreschi, poniamo, di dai raffinati ornati elaborati in seno alle sini recupera un forte risalto nella corni- Saint-Germain-des-Près; le tele eseguite “Arts and Crafts” di William Morris. Il ce culturale del suo tempo; i saggi in ca- per gli oratori senesi di Santa Teresa e di procedimento “fiammingo” e la raffina- talogo – laddove gli autori non eccedono Santa Caterina, come l’Estasi di santa tezza da orafo, che siglano i particolari e nella scoperta dei “capolavori” e lad- Maria Maddalena de’ Pazzi – dipinta delle opere del Chiti, nonché le sma- dove non sopravvalutano gli effetti del per il Seminario Maggiore di Firenze – glianti apparizioni delle figure in conte- “segno di Ingres”– rendono giustizia ad presentano ben altre matrici culturali, si sti trasfigurati da sottili sortite cromati- una stagione culturale finora trattata con distaccano alquanto dalla rivisitazione che, arrivano ad attestare che le istanze eccessiva disinvoltura e, in certi passag- raffaellesca della Santa Caterina d’Ales- puriste segnano il passo all’avanzata del gi, prospettano anche la possibilità di ul- sandria e dall’effetto monumentale “alla sogno preraffaellita: una conclusione, teriori acquisizioni.

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Nel 1958 Alfred Hitchcock portava sul grande schermo una crudele e arcana avventura di ossessione amorosa definita «forse l’opera più labirintica della storia del cinema» CINQUANT’ANNI DI VERTIGINI di Sandro Melani

er gli amanti del cinema è davve- informarsi a nessuna forma di impe- ro amaro essere costretti a pren- gno socio-politico o etico-morale. Chi Pdere atto della condiscendenza e non ricorda quante ricerche del “mes- della miopia che per molti anni hanno saggio” dell’opera venissero sollecitate contraddistinto il modo in cui i critici ogni settimana nei cineclub dell’epoca, cinematografici italiani si accostavano spesso di ispirazione cattolica? Insom- ai film di Alfred Hitchcock. È un’am- ma, il fatto stesso di non aver mai mes- missione che, in un sussulto sostanzial- so in discussione l’impronta pubblici- mente anacronistico dello spirito na- taria implicita nell’etichetta di “mae- zionalistico, non tarda ogni volta a tra- stro del brivido”, imposta dalle esigen- sformarsi in inasprito disappunto di ze del mercato della distribuzione, di- fronte alla risaputa ma pur sempre mostra in maniera inequivocabile mortificante constatazione di quanto quanto poco percepissero non solo la più acuti si siano dimostrati i cineasti complessità delle tematiche affrontate francesi della Nouvelle Vague, operan- da Hitchcock nei suoi film ma anche la ti sul doppio fronte della critica impe- loro qualità estetica. Si sarebbe quindi gnata e della creatività autoriale, e qui trattato di meri divertissements confe- penso naturalmente ai fondamentali zionati con cura artigianale e rivolti a contributi alla comprensione della le- un pubblico che dal grande schermo zione filmica di Hitchcock offerti da non desiderava ricevere nessuna solle- Claude Chabrol, Eric Rohmer e citazione di rilievo, né speculativa né François Truffaut. La delusione, dun- estetica, solo la possibilità di godersi que, è inevitabile e non viene granché qualche innocuo frisson evadendo per mitigata nemmeno dalla scoperta che Il manifesto di Vertigo, il film girato da Alfred due ore dalla noia e dalla ripetitività in tutta la sua carriera a Hitchcock nel- Hitchcock nel 1958. I titoli di testa, disegnati da del quotidiano. Emblematico, in questo la sua patria elettiva è stato assegnato Saul Bass, scorrono sulle note di Bernard Her- contesto, il caso della Finestra sul cor- un solo Oscar, quello per Rebecca, mi- mann. Un inseguimento notturno sui tetti, James tile (The Rear Window, 1954), al mo- glior film del 1941. L’Oscar, sappiamo Stewart che scivola sulle tegole e resta aggrap- mento della sua uscita misconosciuta pato alla grondaia. Sotto di lui il vuoto. Un poli- ormai da molto tempo, risponde a mec- ziotto torna indietro, si sporge. Cade. anche se perfetta metafora del voyeuri- canismi intrinseci diversi da quelli che smo cinematografico, che ad ogni vi- dovrebbero costituire l’ossatura di una sione offre nuovi livelli di lettura e ri- seria indagine critica e la sorpresa sta suo piacimento le reazioni dello spetta- vela nuove corrispondenze interne, o quindi semmai nella scoperta che af- tore. Naturalmente, sarebbe adesso del della Donna che visse due volte (Verti- finché il premio venisse assegnato era tutto sterile tentare di puntualizzare in go, 1958), che, restaurato nel 1997 da necessario che l’Academy potesse pren- quali specifiche occasioni Hitchcock Robert A. Harris e James Katz, a cin- dere atto di un’affluenza di pubblico non abbia ricevuto dagli accigliati e quant’anni dalla sua prima distribu- nelle sale, e quindi di dollari al botte- sdegnosi giudici di casa nostra l’ap- zione nelle sale cinematografiche con- ghino, ancora superiore. È allora di prezzamento e i riconoscimenti dovuti- serva intatta tutta quella inquietante gran lunga maggiore lo stupore susci- gli o a chi di essi in particolare sia da forza di seduzione da cui non avrebbe tato dalla cecità di una personalità di imputare tale omissione – ai più con- mai potuto essere investito se non aves- spicco come Pauline Kael, che all’inizio servatori o ai militanti nelle file della si- se oltrepassato i confini del mystery da degli anni Sessanta non esitò a scrive- nistra? alle pagine di “Cinema” o di risolvere con l’infallibile ricorso alla ra- re che Hitchcock, dal canto suo con- “Cinema nuovo”? – perché il neo del- gione e non avesse invece creato la sua vinto assertore della corrispondenza tra l’intera questione sta proprio nel fatto insostenibile tensione narrativa ricor- stile e auto-imitazione, possedeva non che per molti di loro sarebbe stato sa- rendo, come ben sapeva Hitchcock, a tanto il tratto personale dell’artista au- lutare comprendere che un’opera d’ar- una ricca gamma di struggenti e sine- tentico quanto l’abilità del prestigiato- te, qualunque sia il mezzo espressivo di stetiche emozioni, sul cui piano, lonta- re esperto, in grado di manipolare a cui si serve, non deve necessariamente no quindi dai dettami della plausibilità,

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conviene andare incontro petrato il delitto, sotto lo agli attori di questo dispera- sguardo di uno Scottie che to e fatale amour fou. l’emozione violenta provoca- Difficile intanto dire chi ta dalla scoperta della verità essi siano realmente. Certo, ha ormai definitivamente li- se ai fini della ricostruzione berato dall’acrofobia. Il pro- del thriller ci manteniamo blema è che quest’uomo e fermi a un primo e superfi- questa donna sono molto di ciale livello di lettura, pos- più di ciò che appaiono e su- siamo rispondere senza in- scitano una serie di interro- certezze che John “Scottie” gativi che non possono rice- Ferguson (James Stewart) è vere una risposta univoca o un distinto e ingenuo poli- addirittura sembrano eva- ziotto di mezza età, ridotto James Stewart, che interpreta il poliziotto John “Scottie” Ferguson, nella derne la stessa possibilità. all’impotenza professionale seconda scena del film, quando la musica di Bernhard Hermann cambia Il primo grande enigma è dall’acrofobia implosa in lui improvvisamente ritmo. Non sappiamo come si sia salvato, lo vedremo a casa proprio la figura femminile di Midge (Barbara Bel Geddes), la rassicurante compagna incapace di risve- in conseguenza dell’inciden- gliare passioni, che mostra i propri scarsi progressi per superare le paralizzanti che il titolo del romanzo te occorsogli durante l’inse- vertigini che lo ghermiscono da quella notte. francese di Pierre Boileau e guimento di un malvivente, Thomas Narcejac alla base allorché un suo collega era precipitato del film, D’entre les morts, riveste di nel vuoto proprio mentre tentava di connotazioni vagamente soprannatura- aiutarlo a risalire sul tetto alla cui gron- li. Ma chi è che torna dal mondo dei daia si teneva aggrappato. Sullo stesso morti? Carlotta Valdez? Come Scottie piano “la donna che visse due volte” viene a sapere nel momento conclusivo, (Kim Novak) si qualifica come l’aman- anche se la storia di Carlotta è in parte te di un ex-compagno di università di vera e in parte inventata, la reale Mad- Scottie, Gavin Elster, il quale, approfit- eleine non era affatto posseduta dallo tando della somiglianza della ragazza spirito della squilibrata antenata vissu- con la moglie Madeleine, ne fa la sua ta nella San Francisco d’antan e Car- complice nell’omicidio della legittima lotta dopo tante tribolazioni riposa consorte. Ben conoscendo le sue condi- tranquilla nel cimitero della Mission zioni, Gavin convince così Scottie a pe- Dolores di San Francisco. A tornare dal- dinarla con il pretesto che essa è “pos- l’oltretomba, semmai, è non Carlotta, seduta” dallo spirito di una sua ante- ma la Madeleine di cui Scottie costrin- nata, Carlotta Valdez, morta suicida, ge Judy a indossare le vesti per poterla ma il corpo che Scottie vedrà cadere di nuovo stringere tra le sue braccia. Di dalla torre della missione di san Gio- chi si innamora allora Scottie? Non di vanni Battista nei dintorni di San Fran- Carlotta, certo, e nemmeno della moglie cisco, su cui non è riuscito a salire a del suo ex-compagno di studi, che non causa della sua invincibile fobia, non incontra nemmeno una volta. Si inna- sarà quello della donna di cui, tra un mora del doppio di Madeleine, un dop- pedinamento e l’altro, si è frattanto in- pio che, non essendone il sosia, non ha namorato, ma della vera moglie di Gav- però né un’autonomia esistenziale né in, precedentemente strangolata. Un una correlazione reale con la sua con- piano, dunque, tanto diabolico quanto troparte, una pura invenzione, un arte- astruso, vicino in questo alle più im- fatto costruito sulla base di una certa probabili architetture del mistero idea- somiglianza. Quando Scottie incontra te da Agatha Christie, e un delitto per- Marilyn Pauline Novak (Kim) è nata a Chicago nel Judy, che della falsa e bionda Madeleine fetto che rimarrebbe nascosto e impu- 1933. L’inizio della sua fortuna è legato allo spot è la versione castana, degradata e in- nito dalla legge degli uomini se la falsa per una marca di frigoriferi (venne eletta Miss volgarita, nonostante le speranze della Madeleine, all’anagrafe Judy Barton, Deepfreezer). Storico il suo legame con Harry ragazza non sarà lei in quanto tale e non si fosse innamorata a suo tempo di Cohn, il boss della Columbia, che controllava per- per quello che essa è che cercherà di sonalmente ogni particolare del trucco e del guar- Scottie e se questi, dopo averla incon- daroba prima che lei andasse in scena. Alfred amare, ma la contraffazione di una con- trata per strada a San Francisco e aver- Hitchcock intendeva affidare a Vera Miles (The traffazione perduta, quindi ancora una ne notata la somiglianza con la donna Wrong Man, Il ladro, 1957) la parte di Madeleine. volta, e ancor più drammaticamente, tanto amata, non cercasse di riportare Dovette rinunciarvi perché, sposata a Gordon un vuoto, un’assenza, un’ossessione che “Tarzan” Scott, rimase incinta. Il regista inglese in vita il suo amore perduto, fino al tra- le dette in seguita la parte della sorella della vitti- rinvia a un referente inesistente e che si gico finale che vedrà Judy precipitare ma in Psycho. Kim Novak è stata una delle ultime nutre soltanto degli struggimenti del suo davvero dalla torre su cui era stato per- glamorous vamps create da Hollywood. solipsismo. Chi è poi Judy Barton? Pos-

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James Maitland Stewart, nato a Indiana, Pennsylvania, nel 1908, Premio Oscar James Stewart (cinquantenne) e Kim Novak (venticinquenne) in una scena di nel ’40 con The Philadelphia Story di George Cukor (nell’85 avrà anche quello Vertigo, una di quelle rare pellicole che si arricchiscono di ulteriori significati alla carriera), era già stato l’impareggiabile protagonista di tre precedenti film ad ogni visione. Spenta la curiosità per la storia, resta un sottinteso più di Hitchcock prima di interpretare il capolavoro “filosofico” del regista inglese “intossicato” di qualunque mistero. Il regista inglese fonde magistralmente dove la sua concezione della vita, quale «passaggio necessario attraverso le il tema del doppio con la necrofilia, l’incapacità di amare con il lutto e il tenebre», viene raccontata nella maniera più compiuta e avvincente. dolore. siamo inquadrarla come una ragazza agghindava come la Carlotta del dipin- ciò che ama. A ben guardare, il vero as- qualsiasi che, dopo essersi trasferita in to esposto al museo, di cui aveva co- sassino del film non è infatti Gavin, ma California, preferendo stare lontano dal piato anche lo chignon sulla nuca e il lo stesso Scottie, dapprima impotente secondo marito della madre – per mo- vezzo di tenere in mano un bouquet di spettatore della morte del collega poli- lestie sessuali? – ha vissuto di espe- roselline? Non possiamo spingerci mol- ziotto e della tragica fine della moglie di dienti, non solo lasciandosi abbordare to oltre, perché Judy accetta di stare al Gavin, poi spietato killer della perso- per strada da sconosciuti ma anche fa- gioco di Scottie, di presentarsi a lui, pi- nalità di Judy nel tentativo di ridare cendosi coinvolgere in un crimine da randellianamente, come tu mi vuoi, fino vita alla Madeleine che ha amato e infi- cui non sembra aver ricavato né dena- al momento della completa resurrezione ne, nella furia di una violenza che lo li- ro né amore. Amava il padre: è forse la di Madeleine dal passato, circondata da bera finalmente dai tormenti del passa- protezione paterna che Scottie potrebbe un misterioso alone di luce verdastra to, inebetito testimone della caduta di offrirle ad attirarla tra le sue braccia che ne fa una creatura interstiziale, so- Judy dalla torre nel momento in cui vie- nonostante il rischio di tradire il segre- spesa tra il mondo dei vivi e quello dei ne travolta dai sensi di colpa coagulati to della sua complicità, come infatti morti. In fondo, è anch’essa un’inge- nell’apparizione dell’ombra di una mo- puntualmente avviene nel momento in nua che non sa, come invece ben sape- naca, che sembra farsi avanti d’entre cui si mette al collo il gioiello che in- va Oscar Wilde, che “each man kills the les morts. Le figure, insomma, si dossava la falsa Madeleine allorché si thing he loves”, che ogni uomo uccide confondono l’una con l’altra, come non

Kim Novak (Madaleine) e il suo doppio (Judy). Tratto dal romanzo D’entre les morts (1954) di Pierre Boileu e di Thomas Narcejac (dietro però c’è Bruges la morta, 1892, del belga Georges Rodenbach), è un film ricco di sensi e percorsi plurimi: doppia storia di doppi che rimanda al mito di Orfeo e Euridice, sot- tintende il bisogno di “una seconda volta”.

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IL FILM

Jim Novak in un’altra scena di Vertigo. Figlia di un ferroviere di origine cecoslovacca, Marilyn Pauline era sotto contratto alla Columbia fino dal 1953 (aveva venti anni). Il presidente Harry Cohn la scel- Sul set di Vertigo, Alfred Hitchcock (Londra 1899-Los se per sostituire Rita Hayworth (1918) in Criminale Angeles 1980) guida Kim Novak in una delle scene. di turno, un film di Richard Quine del ’54. Algida e Il regista temeva che la censura bloccasse la pellico- sensuale, remota ed eccitante, dietro la promessa la, in quanto l’assassino resta impunito. Girò quindi erotica del suo sorriso languido e accorato si celava una “coda” (mai utilizzata) dove Midge (Barbara la malinconia di un segreto che piacque tanto a Bel Geddes) sente alla radio che il colpevole è stato Hitchcock. Il primo dramma che la vide protago- arrestato. In Vertigo, Hitchcock sovverte le regole nista con Sinatra fu L’uomo dal braccio d’oro di canoniche del thriller (e la struttura del dimesso Preminger (1955), cui seguirà Picnic con William romanzo di Boileau e Narcejac, che sta alla base Holden (1955), Pal Joey (1957) ancora con Sinatra, della sceneggiatura): rivela infatti la soluzione del Un solo grande amore (1957) con Jeff Chandler, mistero a tre quarti della storia. Così facendo, con- Una strega in paradiso (1958) con James Stewart, sente allo spettatore di sottrarsi al punto di vista di Noi due sconosciuti (1960) con Kirk Douglas, L’af- Scottie e osservare in tal modo i suoi comporta- fittacamere (1962) con Jack Lemmon, Baciami stu- menti ossessivi sotto una luce più obiettiva. pido (1964) con Dean Martin. La sua carriera a questo punto rallenta. La si vedrà nel ’68 in Quan- do muore una stella con Peter Finch, nel ruolo a caso si riflettono negli specchi che co- quasi autobiografico di una star in declino. stellano gli ambienti in cui si muovono, La donna che visse due volte (Verti- e le identità – e insieme ad esse le re- go). Regia e produzione: Alfred Hitch- ed è il nostro smarrimento nel labirinto sponsabilità individuali – sfumano i loro cock; produttore associato: Herbert delle possibilità di decifrazione di un te- contorni e si perdono in una spirale che, Coleman; sceneggiatura: Samuel A. Tay- sto filmico che si rifiuta di lasciarsi in- vera cifra emblematica del film, diso- lor e Alec Coppel, tratta dal romanzo dagare fino in fondo. Indicativi sono rienta lo spettatore fino a sommergerlo D’entre les morts di Pierre Boileau e così i bellissimi titoli di testa che, dise- nella marea dei suoi interrogativi. Thomas Narcejac; musica originale: gnati da Saul Bass e accompagnati dal- Il titolo originale, Vertigo, è dunque Bernard Hermann; fotografia: Robert la partitura musicale originale di Ber- ben più ricco dal punto di vista seman- Burks; montaggio George Tomasini; ti- nard Hermann, fedele collaboratore di toli di testa: Saul Bass; interpreti: Ja- tico di quello italiano, il cui pregio mag- mes Stewart (John “Scottie” Ferguson), Hitchcock, si aprono sulla metà di un giore è quello di alludere alla specularità Kim Novak (Madeleine Elster/Judy Bar- volto femminile, sostituito poi dalla boc- delle due sezioni del film e delle due ton), Barbara Bel Geddes (“Midge”), ca, dagli occhi e infine dalla pupilla si- storie d’amore, la prima con la falsa Tom Helmore (Gavin Elster); Vistavi- nistra, dentro la quale la macchina da Madeleine posseduta dallo spirito della sion, colore, 128 min.; Paramount Pic- presa si immerge lasciando il campo a defunta Carlotta, la seconda con l’altra tures, 1958. Restaurato nel 1997 da Ro- una serie di caleidoscopiche spirali. falsa Madeleine imposta a Judy dall’os- bert A. Harris e James Katz. Sono le stesse spirali che costellano poi sessione di Scottie, storie d’amore en- il film e popolano i sogni di Scottie tra- trambe concluse con la caduta di un sformandoli in incubi angoscianti: il corpo dalla torre, prima quello della cese del film) alla vista del vuoto, è for- bouquet e lo chignon del ritratto di Car- vera, sconosciuta Madeleine, poi quello se la sua paura di amare e di lasciarsi lotta, la tromba delle scale della torre della vera Judy camuffata da falsa Mad- coinvolgere in un rapporto assai meno della missione, il vuoto di una tomba eleine. La vertigine del titolo è, come rassicurante della sua amicizia con la aperta per accogliere, come arriviamo tutto in questo straordinario capolavoro, remissiva e asessuata Midge, scandita infine a comprendere, quella contraffa- poliedrica: è l’acrofobia di Scottie che dalla pacata musica di Mozart, ma è zione che Scottie tanto ama ma che, viene colto da un sudore freddo (e anche il suo sbigottimento di fronte alla come per una coazione a ripetere, non Sueurs froides è il poco felice titolo fran- misteriosa partita in cui viene coinvolto può non continuare a perdere.

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Alla rassegna palermitana di cinema 2007 il film di Alina Marazzi premiato a Locarno «UN’ORA SOLA TI VORREI» di Davide Torrecchia

mmagini e parole dritte al cuore e volgendosi alla figlia in un’ipotetica let- alla mente, nell’ottima rassegna ci- tera troppo a lungo desiderata, nella Inematografica “Vuoti di memoria. realtà vive su di sé il passaggio epoca- Il ’900 delle donne: film e documenta- le dalla prima alla seconda metà del ri televisivi” voluta e curata da Pina Novecento, con tutti i suoi mutamenti Mandolfo della SIL (Società Italiana – in particolare nel rapporto fra i sessi delle Letterate), nella suggestiva cor- e i loro ruoli sociali – e le relative con- nice dell’Orto Botanico di Palermo. Vi traddizioni. Nella vita di Lísel, prima hanno preso parte fra gli altri Massimo figlia vezzeggiata ma incompresa, poi Fichera e Loredana Rotondo, rispetti- moglie e madre amata, troppo presto vamente vicedirettore ISIMM (Istituto perduta, qualcosa si incrina («A volte per lo Studio dell’Innovazione nei Me- credo di non farcela, di non essere al- dia e per la Multimedialità) e capo- l’altezza…») fino a spezzarsi, dopo la struttura Rai. Tra le opere presentate – punta d’iceberg – o ultima goccia – di perle di indiscusso valore, come ad uno sradicante viaggio in America, esempio Storia del movimento femmi- compiuto per seguire il marito. Segue il nista in Italia (2006), Processo per lungo calvario da una clinica (svizzera) stupro (1979) e le ricostruzioni della all’altra che la strappa ai suoi cari, al- vita di donne quali Goliarda Sapienza, l’ambigua dimensione domestica av- Anna Maria Ortese, Carla Lonzi – si vertita come nido-prigione. E di gabbie segnala un’indimenticabile elegia per (o sensi di colpa) Líseli ne conoscerà immagini, in chiusura di questa av- abbastanza, prima fra tutte la propria ventura intellettuale che percorre tut- Alina Marazzi, regista del film Un’ora sola ti vorrei. mente, a causa di una grave depressio- to il Novecento. ne. Un tabù, il cui “trattamento” è in Bianco e nero, tra vivido e velato; ciale della giuria al Festival di Locarno quegli anni principalmente farmacolo- l’ovattata voce fuori campo di una gio- 2002, primo di una lunga serie di im- gico, in sinergia con l’ovvio esilio dalla vane donna che si rivolge, felice e pen- portanti riconoscimenti. La voce è pro- comunità dei cosiddetti sani. sierosa a un tempo, alla persona ama- prio quella di Alina e si presta a dar Strazia il desiderio, intensissimo in ta. Comincia così Un’ora sola ti vorrei, vita ai pensieri di una ragazza solare questa creatura, di riabbracciare ma- un intenso film di Alina Marazzi (mon- del secolo scorso, prossima alle nozze taggio di Ilaria Fraioli, montaggio del con Ulrico Hoepli, figlio del famoso suono di Benni Atria), menzione spe- editore e nonno materno della regista. Dalla riscoperta di alcuni “filmini di famiglia” in 16 e 8 mm – amatoriali ma impeccabili – datati 1926 – anni Ottanta –, la nipote intraprende una personalissima recherche che, da una generazione all’altra, la aiuti a ricom- porre come in un mosaico la figura per- duta della madre Líseli, morta quando lei era ancora piccola (un miracolo l’a- ver ritrovato un disco, a parte quello cui si ispira il titolo, con incise tenere frasi: «Mangia, Alina, mangia…»); che la aiuti soprattutto a ritrovare, più che un volto, amorosamente cercato e con- templato, un’anima. Un’anima tormentata, quella di Lí- Eco e Narciso, primo secolo d.C., Napoli, Museo seli Hoepli Marazzi (1938-1972), che Orfeo, Euripide, Ermete, età augustea, Napoli, Nazionale. se nella “finzione” filmica esordisce ri- Museo Nazionale.

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rito e figli; inquieta non tanto l’aver tagna. Insomma, lui insegue una cri- visto sbocciare in lei – angelo che scru- salide-farfalla di cui sa bene di essere ta l’abisso – una bellezza inconsapevo- l’artefice e pare quasi autocelebrarsi le, e per questo ancora più sconvol- in tanta bellezza. Ma alla fine, riuscirà gente, quanto l’aver riascoltato, anco- Narciso a scorgere l’autentico altro da ra attraverso la voce della figlia Alina, sé?… No, si è costretti a rispondere. La le sue parole di giovane fidanzata che ninfa Eco si strugge davanti alla mac- scrive lettere al futuro marito e anno- china da presa, non fa che ripetere pa- ta nel suo diario le proprie angosce. role amate e la statua-crisalide, invece Scrittura cristallina, acuta intelligenza, di aprirsi alla vita, si piega su se stes- dolorosa sensibilità. La pagina rivela sa, si consuma. ciò che l’apparenza tace. Si scopre al- Inafferrabile, invincibile alterità, di lora che quelle frasi, stavolta non più cui avvertiamo la presenza nelle no- ovattate ma nitide e “vicine” a noi, stre polari solitudini, al cospetto di noi sono le stesse attribuite inizialmente stessi, come ci ricorda Emily Dickin- alla madre di Líseli, per una sorta di son: «…un’anima… | Infinità finita». depistaggio o gioco di specchi funzio- “Altro” e “sé”: binomio irrisolto, di- nale al racconto. Passano gli anni, stanza incolmabile, tortura dell’esse- cambiano i volti (dalla madre-nonna re. Di qui la fuga in un limbo senza alla figlia-madre), eppure interrogati- luce, cui approdare ogni volta sempre vi, dubbi, paure, sentimenti restano più stremati dopo continue cadute ne- immutati e gettano una lunga ombra gli inferi… Eppure, mai l’occhio at- sulla serenità degli avi. È stato sempre tento della giovane regista osa indu- tutto così come piace ricordarlo, tra Líseli Hoepli. giare su quanto rimane di una storia sorrisi custoditi in vecchie foto e dia- conclusa nella tragedia di un suicidio. fane riprese?… Ecco il graffio stra- te in risalto la perfezione dei linea- Evita lo sguardo diretto, sfoglia carte, niante, inavvertito ma profondo, uno menti o l’acerbità passeggera – in lei, referti, giornali, davanti alla curiosità scacco alla memoria e alla ragione. miracolosa grazia – di “albatros” pron- morbosa di chi sa o attende, immagi- Dunque rigore, nonostante tutto o pro- to a spiccare il volo… Magia di vacan- na, previene l’epilogo fatale; no, chi ci prio per questo; strenuo scandaglio a ze estive o invernali, al mare e in mon- conduce per mano lungo i sentieri sas- occhi asciutti e mente vigile, fin dove si sosi del dolore suggerisce più che gri- può arrivare… dare, pietosamente concedendo alla Dall’intimo caos, al di là di imma- cara assente il diritto, oggi privilegio, gini edeniche (solo due o tre volte af- al pudore e al silenzio. fiora l’espressione di una ragazza lace- Sorta di documentario dell’animo, rata, devastata dal vuoto), all’orizzon- anzi di un’anima, lontano da sensa- te di una narrazione che riluce per la zionalismi e da sentimenti (o presun- precisione e la pulizia del dettato liri- ti tali) smerciati ovunque, vicino piut- co – doti stilistiche rare –, in perfetto tosto all’amoroso lavoro filologico di equilibrio su un terreno accidentato manzoniana memoria («un vero ve- che avrebbe potuto far scivolare nel duto dalla mente per sempre o, per mélo, emerge e si profila il dramma parlar con più precisione, irrevocabil- che forse è all’origine della fragilità di mente»), se vogliamo “neorealistico” Líseli. Ma l’autrice – dando un “ta- nel senso più profondo del termine ov- glio” particolare a tutto il “materiale vero intimo e universale al tempo stes- umano” cui si trova di fronte e al qua- so, questo splendido lavoro senza sba- le non è affatto indifferente – sceglie di vature, come il tono serio della regista non prendere posizione, lasciando allo quando alla fine della proiezione com- spettatore libertà di giudizio. Novello menta il film, si fa accorato, strug- Pigmalione, erede di un’élite che – più gente atto d’amore di chi ha avuto la o meno consapevolmente – perpetua i forza e il coraggio, come Orfeo, di av- suoi riti, il giovane nonno Ulrico (pochi venturarsi nel regno delle ombre, in cenni, qua e là, sul suo non facile ca- cerca della sua Euridice. E di ritro- rattere) riprende con la cinepresa la varla, intatta, anche solo per un’ora, figlia, che lo adora in silenzio come grazie alla potenza dell’arte, “nostos- una creatura nelle mani di un dio: at- algos” ontologico. traverso fanciullezza e gioventù (dal A noi resta l’immagine eterea e viva bianco e nero si passa ai primissimi Antenore, Core, 530 a.C., marmo, altezza cm 150. di una Kore che danza, sognante, tra filmati a colori), egli ne cattura e met- Atene, Museo dell’Acropoli. rami fioriti d’aurora.

Caffè Michelangiolo 71 Poesia e scienza

Viaggio di un patologo nell’Iliade, in Esiodo, nell’Odissea «IN RIVA DI SCAMANDRO» di Giorgio Weber

ell’ampia analisi, collocata da perché vengano razionalmente usati per Fausto Codino a prefazione del- terapia, ma qui sono già efficaci. Nl’Iliade e dell’Odissea (Einaudi, trad. Rosa Calzecchi Onesti) e volta ai opo questa premessa, veniamo più rapporti tra la poesia in quei poemi e la Dda vicino ai nostri testi: ed ecco che, realtà storica del loro tempo, non si de- “in riva di Scamandro”, il patologo è dica attenzione alla patologia, che pur in subito richiamato, s’è visto prima, da essi si dispiega, ma che ovviamente non un dramma che era stato finora, nella è agevolmente inaccessibile agli studio- sua possibile denominazione medica, si non medici. ignorato. Dramma che, s’è appena det- In realtà, ad una rilettura mirata, da to, colpisce Achille quando, morto Pa- patologo, a quelle fondanti opere, se- troclo, infuria sul nemico. L’eroe acheo gnali di medicina e di patologia in esse sta per scontrarsi con Enea e sta quindi appaiono con molteplici reperti dai trat- per ucciderlo come è ben chiaro agli dei. ti ora comuni ora distintivi, di non poco Ma Enea è invece salvo perché all’im- momento. provviso è Achille che si trova ad essere di colpo cieco. È Poseidone Enosìctono ell’Iliade, predomina la patologia in persona (XX, vv. 318-344), a difesa di Nda traumi di guerra, imponenti, di Enea ferito e medicato, affresco proveniete da Enea infatti, che solito mortali e incalzanti, uno dopo l’al- Pompei. Napoli, Museo Archeologico Nazionale. tro, quasi come le note vibranti di certe mosse verso la lotta, tra il rombo delle lance, fughe di Johann Sebastian Bach. E così salva la vita Poseidone Enosìctono in e giunse dov’erano Enea e l’inclito Achille: si succedono crani spaccati dall’asta o persona, accecando con una nebbia im- subito a questo versò nebbia sugli occhi dalla spada, con il cervello che si spap- provvisa l’eroe acheo, cui poi, ormai sal- ad Achille Pelide […] pola sotto i nostri sguardi attratti e at- vato Enea, restituisce la vista. territi a un tempo e fuoriesce, misto a Anche nell’Odissea non mancano e, mentr’egli è bloccato nel buio, Posei- sangue con gli occhi stessi degli eroi mo- scene violentissime, come quella, ben done ha tempo e modo di spiegare al renti, occhi che ora penzolano orribil- famosa, in cui compare il mostro di Scil- bravo Enea perché con Achille egli non mente sul loro petto, mentre i loro visceri la, quello che divora con le sue sei boc- dovrebbe davvero combattere, lui, fu- dal ventre si spargono sul terreno: un’e- che i marinai di Ulisse; o l’altra in cui turo presidio dei Troiani. Detto questo a catombe di una bellezza violenta quale l’Odisseo acceca, con un tronco di pino Enea, Poseidone scioglie la nebbia dagli sa dare alle stragi solo Omero, quasi arroventato, l’unico occhio del ciclope occhi del furente Achille che, subito, tor- quella tremenda bellezza che, pur di- Polifemo mentre dorme ubriaco. na al combattimento. Ed è così apparso versa, rivivremo nell’Inferno di Dante. L’Odissea, come si sa, è di alcuni de- in poesia al patologo un attacco ische- Esistono però, nell’Iliade anche altri cenni posteriore all’Iliade ed i suoi per- mico transitorio, un TIA come oggi ap- quadri di patologia non così terribil- sonaggi, dice Codino, da agricoltori e punto si dice in medicina, con cecità to- mente traumatica che sono finora sfug- allevatori di bestiame sono intanto di- tale, ma anch’essa transitoria. giti all’attenzione del lettore, tutto at- venuti artigiani, commercianti o canto- Analoghi altri quadri di fugace ma- tratto com’egli è dal gran clamore delle ri (come Demòdoco), e (per quanto più lattia, collegati ad un collasso post-trau- battaglie nel «carme sempre sonanti», direttamente ci compete) “guaritori” matico, troviamo ancora nell’Iliade, ove come dice Giosuè Carducci. com’è qui la maga Circe che sembra si più volte è Ettore in persona che ne pa- Tra questi quadri, finora inosservati, stia sostituendo agli dèi, mentre con un tisce: una volta, nel Libro V, quando, è anzitutto balzato ai nostri occhi un at- farmaco trasforma i marinai di Ulisse colpito all’anca dall’enorme pietra sca- tacco ischemico cerebrale transitorio (un in porci, e poi “con altro farmaco” un- gliatagli addosso da Diomede, egli per- TIA, come oggi si direbbe), il primo, cre- gendoli sulla pelle setolosa ne rimuove le de vista e sensi. Nel Libro XI (al v. 356) do, della storia letteraria occidentale. setole. Ed ecco che i marinai di Ulisse ci è Ettore ancora che è colpito, all’elmo, Da esso è colpito, niente di meno, quel- balzano vivi dinnanzi. I nostri sguardi di sempre da Diomede e se prima «intorno l’Achille furente che sta per scontrarsi patologo non possono non accorgersi di agli occhi notte nera l’avvolge», poi ri- con lo sprovveduto Enea e che, come gli questa guarigione-metamorfosi ottenuta prende fiato, può balzare sul carro e si dèi temono, certo lo ucciderebbe, pri- con erbe diverse, cioè con farmaci cui in salva. E infine, nei Libri XIV e XV, quan- vando Ilio di un futuro capo. Ma a lui realtà occorreranno poi secoli e secoli do, colpito da Aiace, stramazza al suolo

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e vomita «sangue nero». Analogo col- accanto ai drammi di patologia acuta a Fugacissimo infine, ma intenso, è anche lasso post-traumatico sembra anche carico degli eroi giovani ora veduti, il il richiamo alla sofferenza per fame, quello che coglie Sarpèdone, quando è disagio cronico della vecchiaia in questo fame che è «feroce», come dice al v. 363. colpito da Tlepòlemo alla coscia sini- re, capace peraltro ancora di combatte- Ma torniamo alla patologia che tra- stra, nella quale re. Ma ecco un altro testo, quello del bocca nell’Iliade, e cui è dedicata anche dialogo di Agamennone con il vecchis- un’analisi di M.D. Grmek (1983,1994): penetrò furiosa la punta della lancia e giunse simo re Nestore (IV, vv. 314-315), al a noi qui resta però da porre ancora in all’osso (V, vv. 661-662) quale evidenza il tacito confronto tra Efesto, il “fabbro glorioso”, che vive tra gli dei, e nessuno lì per lì provvide a strappare Vecchio, dice Agamennone, oh so come c’è e Tersite, il gobbo inacidito che sparla l’asta, finché Pelàgone non si accinge ardore nel tuo petto dei potenti nelle assemblee e che ve- all’opera e a Sarpèdone allora viene così le ginocchia obbedissero, avessi saldo dremo alla fine piangere, percosso da meno per il dolore il respiro e vigore, Ulisse. Della patologia traumatica del- ma la vecchiaia, male comune, ti opprime. l’Iliade, si è occupato in Italia C. Urso gli scese sugli occhi una nebbia (1997) ed al suo lavoro rinviamo per i Ma poi respirò ancora, e il soffio di Borea Il tema della vecchiaia riprende al- precisi e quanto mai opportuni richia- vivificava il respiro ansimante. trove Nestore stesso quando ad Achille, mi anatomici. E si pensi, ricorda Gr- che gli dona un premio per le gare in mek, che Omero appare ad alcuni stu- Rabbrividì Antìloco e per molto tem- onore di Patroclo, pur non avendo, per diosi addirittura un “medico militare po (XVII, v. 695) non potette parlare, la vecchiaia appunto, potuto lui gareg- al campo” e un precursore di Ippocra- nell’apprendere dal biondo Menelao la giare (XXIII, vv. 627-628), dice, in preda te. Basterebbe, infatti, a sottolineare morte di Patroclo, e i suoi occhi si riem- a commozione, che l’interesse di Omero per le malattie, l’i- pirono di lacrime, la forte voce era stret- nizio famoso del poema che è domina- ta: ci sembra un attacco vero e proprio […] le gambe […] non sono più salde, to dal grande avvenimento della peste di “afasia”. e le braccia scatenata da Apollo arciere addosso alle non balzan più agili di qua e di là navi degli Achei. E se dapprima eran troviamo ancora Poseidone che in- dalle spalle. colpiti «i muli e i cani veloci», poi, mi- Eterviene nella battaglia: ma questa rando il dio «sugli uomini le frecce acu- volta è per bloccare il genero di Anchise, on sorprende che sia ancora la vec- te», «le pire dei morti ardevano fitte» Alcàtoo: cui «incanta gli occhi lucenti, in- Nchiaia a comparire in Opere e gior- sicché quando «da nove giorni andava- ceppa le belle membra» e così Alcàtoo ni di Esiodo, l’antico Omero “campe- no i dardi del dio per il campo», nel- non può fuggire, non può più scansarsi: stre” che non scorda peraltro l’impresa l’assemblea sarà il divino Achille stesso e, immoto come un alto albero, viene degli Achei a Ilio. Con lui vediamo come a dirci che «guerra e peste atterrano colpito a morte da Idomeneo, re di Cre- sia il vento di Borea che «piega la schie- gli Achei». ta. Questa sua immobilità nel poema, na al vecchio» (v. 518, trad. di Grazia- provocata da Poseidone, ci fa pensare no Arrighetti; 1985, 1999) e ci si am- erso la fine dello stesso Libro I, com- che il giovane eroe sia in realtà colpito da monisce anche che «col vecchio padre Vpare poi la figura, cui prima si ac- un attacco di “mal sacro” (noto da anti- non deve fare alterco il figlio» (vv. 331- cennava, del “fabbro glorioso”, Efesto, chissimi tempi e cui sarà solo Ippocrate a 335). Questo vecchio «a tre piedi» (il che zoppicando porge ad Era, per pla- togliere l’origine divina). In termini mo- terzo è il bastone) è «senz’ossi» (per l’o- carne l’ira, la duplice coppa al banchet- derni, siamo forse di fronte all’inizio di steoporosi senile, v. 524), ha la schiena to degli dei, lo “storpio glorioso” al qua- un attacco epilettico che viene definito rotta e tiene la testa piegata verso il suo- le si torna nel Libro XVIII (al v. 393) ove “temporale” (come suggerisce l’amico lo. Questa vecchiaia può essere affretta- egli è avvertito anche come «mostro an- neurologo Noè Battistini). È un attacco, ta da «malattie dolorose», che presto sante» e si noti che ha le «gambe sottili», questo, che si caratterizza appunto, come portano gli uomini a morte (vv. 92-93) mentre il collo è robusto, il petto peloso accade in Alcàtoo, per una coatta im- giacché una volta che Pandora ebbe ed è sposo di Charis (cui poi nell’Odissea mobilità, la quale precede le scosse epi- aperto il vaso «piena è la terra di mali, succederà Afrodite in persona). Certo gli lettiche vere e proprie (XIII, vv. 435-439). pieno il mare, i morbi si aggirano tra occorre il bastone per camminare con Subito a ridosso di questa stupenda gli uomini di giorno e di notte» (vv. 101- quelle sue gambe esili, mentre ben due e inaudita “aura epilettica”, Omero non 103), mentre prima la vecchiaia, che in- ancelle si affaticano a sostenerlo (ancora manca di notare altri momenti, meno debolisce gambe e braccia (v. 114), non XVIII, v.411). Giunto al colloquio con rapidi e violenti, di malattia, segnalan- affiorava. Teti, non può non ricordare Efesto «lo doci che le gambe del re di Creta, Ido- Queste note, ora riferite, sulla vec- strazio che lo prese» quando sua madre meneo, (che pure è ancor capace di sca- chiaia sono quasi le uniche osservazioni Era «faccia di cagna» lo gettò giù dal- gliare una lancia com’è quella con la in Esiodo in tema di malattie. Fuggevol- l’Olimpo (ma nel Libro I è Zeus Olimpio quale ha appena ucciso l’immoto Alcà- mente però si dice dell’uomo pigro (e stesso a gettarlo dalle «soglie sacre») ed too) non sono più salde e che i piedi quindi povero) che, quando giunge l’in- egli per «tutto un giorno» ebbe a piom- non lo portano più (XIII, vv. 512-515 e verno, si troverà a dover tenere «con la barne giù. È questo l’artigiano che sta segg.). Compare così, ai nostri occhi, magra mano il piede rigonfio» (v. 497). con gli dei oziosi ma che tra i suoi man-

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tici si aggira, forte e «sudante», lavoran- dice a conclusione il verso 528 del Libro remo. Un tumulo di pietà per quel- do con «l’abile mente» a foggiare (lonta- XXIV. l’Elpènore che «nei pensieri non era no precursore del Cellini) belle anse per E noi ora possiamo riandare nel pae- molto connesso», traduce Rosa Calzec- i tripodi del banchetto degli dèi. se dei Feaci, al banchetto che prepara la chi Onesti, e neppure era coraggioso in E, a contrasto, ecco l’altro zoppo, Ter- partenza dell’Odisseo, al banchetto stes- combattimento. Egli era salito, ubria- site (II, v. 212; vv. 243-271). Lui, inaci- so ove canta il «divino cantore Demò- co, sul «sacro» tetto di Circe e vi si era dito, che sparla dei potenti nell’assem- doco» (XIII, vv. 27-28). Sembra ormai addormentato e, al risveglio, si scorda blea, non senza suo rischio se Ulisse lo lontano l’ultimo orrendo incontro oc- della scala, precipita dal tetto e muore. chiama vile e infine lo percuote con lo corso ad Ulisse, gliene aveva parlato Cir- Fugace figura di mentecatto, probabil- scettro d’oro sulla schiena. Tersite, lo zop- ce sovrana, quello con le Sirene che mente di ritardato mentale congenito po, dal volto camuso, curvo di spalle, dal stanno «sedute sul prato» tra le ossa di (forse erano così anche quei bambini petto incavato rientrante, calvo il cranio marinai, ossa che pullulano lì intorno, della «età d’argento» cui accenna Esio- a punta: che, per il dolore delle percosse, quelle «ossa su cui le carni si disfano». do «rimasti troppo a lungo presso la ma- vediamo piangere mentre un «gonfiore E subito appresso (vv. 85-126) siamo dre» (vv. 130-134) e così saranno poi i sanguinolento» gli va crescendo sul dor- all’orrore di Scilla, ai due Scogli, ove “locos” di Diego Velàsquez. È un ba- so e lo deridono gli altri della folla. gliore che qui si accende e svela sconfi- Chiude il poema la nobile figura del […] Scilla vive, orrendamente latrando nati dolorosi domini di patologia, collo- vecchio re Priamo, cui gli Achei hanno cando Omero la morte di Elpènore nel ucciso innumerevoli figli, e che vediamo, come gli aveva detto Circe di quel mo- Libro della maga Circe, intorno alla ardimentoso, mentre si reca solo alla stro di cui maga dove si incontrerà anche il cieco re tenda di Achille, da cui supplica, con tebano Tiresia, da cui sta per recarsi sobria dignità, di poter riavere il cada- i piedi son dodici e sei colli ha, lunghissimi Ulisse a udirne il vaticinio. Tiresia, si ri- vere di Ettore, il figlio da Achille ucciso e su ciascuno una testa con in bocca tre file cordi, è l’unico dei mortali cui gli dèi e trascinato a ludibrio per i piedi. E così di denti hanno concesso il dono della mente «sal- il nostro viaggio di patologo nell’Iliade […] pieni di nera morte. da» nell’oltretomba e ben lo sa Circe volge al termine. Priamo ha appena la- che a lui avvia l’Odisseo. Con Elpènore sciato la tenda di Achille. Ed ella, «immortale sciagura», gher- e Tiresia intorno al mondo di Circe vuo- misce con ogni testa un uomo «dalla le forse Omero esprimere un suo poetico siamo già nell’Odissea, a Itaca ove nave prua azzurra», continua, al v. 118, presagio di nessi che da lui si intravedo- Etroviamo un altro vecchio re, che se la Maga Circe. no tra arti delle erbe e l’umana psiche? ne sta Debbo notare qui come con Scilla E terminiamo il nostro viaggio ritor- quasi si delinei per noi un possibile nes- nando a Circe, che ci appare come una Solo […] nel verziere ordinato so tra immaginazione terrifica (da una proto-botanista (quasi paracelsiana?), a zappare una pianta; vestiva una tunica qualche ancestrale remota memoria?) e maga delle erbe “esperta di filtri”. È con sporca, la teratologia scientifica che simili mo- le sue mani che la vediamo spalmare la rappezzata, indecente; e intorno alle gambe struosità ancora vede. Già a questo for- pelle setolosa dei porci con un altro far- aveva legate se accennano anche i Ciclopi (che sem- maco, e le setole ne cadono. Ed essi, i gambiere di pelli cucite, per ripararsi dai graffi. (XXIV, VV. 226-229) brano quasi il ricordo degli uomini di marinai, come già abbiamo visto, tor- Neanderthal con quelle cospicue bozze nano ad essere uomini e si riconoscono e frontali). piangono sulla loro sorte pur essendo Questo è il vecchio Laerte, che dalla Si erano, poco prima, incontrati i Le- ora più belli e forti di prima e pur se ora vecchiaia è oppresso, come dice «Odis- strìgoni, giganti antropofagi e distrut- per un anno godranno di «carni infinite seo luminoso» tori delle navi di Ulisse, e quel Polifemo e di buon vino» alla mensa di Ulisse nel- appunto che Ulisse, di lui prigioniero, l’isola della maga. tu non sei ben curato, della vecchiaia aggredisce e acceca. E ora Scilla gher- hai la bruttezza e sei sporco e vesti panni misce dalla concava nave sei compagni ungo davvero questo nostro viaggio indecenti. ad un tratto. E di loro Ulisse vede ormai Lsu rotte lontane con Omero e Ulisse, solo braccia e gambe lassù sollevate in partendo dalle scene orrende di battaglia Ma ora si riconoscono, padre e figlio. cima a quei lunghissimi colli del mo- “in riva di Scamandro” dell’Iliade (che E, a prova d’identità, il figlio gli dice stro, con quelle sue terrifiche bocche riprenderà, feroci, nelle sue Metamorfo- dalle tre fila di denti e ancora essi gri- si Ovidio), passando per i campi labo- la cicatrice guarda, prova con gli occhi dano, chiamando Ulisse. Erano appena riosi di Opere e giorni di Esiodo, per in- divenuti uomini dopo la duplica magia contrarci infine con i mostri (quale fan- e poi gli dice uno ad uno gli alberi che di Circe, gli stessi compagni. Quelli che tastica teratologia) che popolano l’Odis- un tempo il padre gli regalò, a lui bam- poco prima, ancora nell’isola della sea. Viaggio nel quale, con i nostri occhi, bino. E ora sono insieme: Laerte viene maga, quand’erano già pronti all’im- armati di patologia, abbiamo potuto lavato e ben vestito e stanno quindi re- barco, erano andati a prendere il corpo scorgere quadri prima inavvertiti di ma- galmente a pranzo e poi Ulisse e Tele- di Elpènore e il tumulo gli avevano co- lattia che via via ci si scoprivano in que- maco son pronti e «massacrarono tutti» struito e postovi, in cima ad esso, un sti antichissimi testi.

74 Caffè Michelangiolo BANDIERE BLOC-NOTES ratura a Pavia, l’ardimentoso Fosco- di Bartleby lo esortava gli Italiani alle storie. E ella bandiera a stelle e strisce della storia, una fonte diretta sono le Dsappiamo tutto (o quasi) dai lettere: «epistola non erubescit», di- film. In quei prati sempreverdi con ceva Cicerone che di lettere ce ne ha le candide lapidi allineate, i marines passate circa novecento. Oggi non se in guanti di filo bianchi che dopo la ne scrivono più, non per questo ar- cerimonia la ripiegano con un movi- rossiamo. È un indice ulteriore del mento scandito delle mani e la con- sono già più dei cinquecento che mondo che cambia: noi stiamo pas- segnano alla vedova… volutamente o meno, depositano sando la mano, ma a chi non è affat- Ci sono regole precise, che riguar- sulla pagina molti degli autori ita- to chiaro. dano l’esposizione della bandiera de- liani in voga adesso). L’individuo gli States. La sera va ammainata e pensa in base al numero di parole non va alzata nei giorni di maltempo. che conosce. UNA VITA NON PIÙ DOLCE E deve sempre apparire tersa. Ed è risaputo, neppure abbiamo a Si deve al presidente Ciampi se cuore la nostra storia. La bellezza e l corrispondente del “New York Ti- in Italia il tricolore finalmente com- l’importanza della storia sta nel rico- Imes”, Ian Fisher, si è messo a gira- pare sulle facciate degli edifici pub- struire le situazioni concrete nelle re l’Italia in lungo e in largo, e alla blici. «Il verde la speme tant’anni pa- quali gli uomini hanno dovuto sce- fine ha concluso che gli italiani sono sciuta; | il rosso, la gioia d’averla gliere, decidere e agire. La visione che tristi. Sì, il popolo più triste d’Euro- compiuta; | il bianco, la fede frater- si sospinge aldilà della frontiera tem- pa. Non è una conclusione solo sua, è na d’amor»: così il Giovanni Berchet porale della singola vita fa sì che ci si anche quella cui approda una ricer- di All’armi! All’armi! Longanesi nel possa riconoscere in formazioni etni- ca della università di Cambridge. ’45 proponeva una grande scritta, che, etiche ed epiche (l’ethnos, A condurla è stata Luisa Corrado, HO FAMIGLIA, al posto del decaduto l’ethos, l’epos) più vaste (un popolo, una economista italiana che il quoti- logo sabaudo. Nero su bianco, l’atte- una nazione, una cultura). La co- diano newyorchese cita. Non ci fi- stato della scarsa propensione del- scienza storica dà un orientamento e diamo delle istituzioni (il 64 per cen- l’italicus homo (in senso collettivo) a un senso all’azione individuale e col- to); non siamo più concorrenziali sul quello stimolo fantastico che viene lettiva, conferma la consapevolezza mercato globale (il World Economic chiamato “ideale”. Sarà per tale in- di sé attraverso il tempo, stabilisce la Forum ci disloca al quarantaseiesimo sufficienza che il simbolo del Paese il singola identità quale sintesi di ciò posto nella classifica della competiti- più delle volte lo vediamo penzolare che sono stati i fatti reali. Non a caso vità); letteratura, musica, arti figu- inerte e sbiadito dai portabandiera alla inaugurazione del corso di lette- rative, cinema non sono più all’a- dei balconi ufficiali. Gli orli vanguardia. Insomma non sdruciti, il bianco passato a un possiamo più permetterci “una grigio malato (e la posizione vita spericolata”. Per tirarci su spesso è errata). il morale leggiamo La casta No, non abbiamo proprio che ci mette sotto gli occhi gli cura per la nostra bandiera. E scandali della politica e Go- così neanche possiamo aver- morra che ci racconta l’impero cela per la nostra lingua che economico della camorra. Poi direttamente alle spalle ha magari si può anche scoprire Dante e Galileo, come ci ricor- che in una eventuale corsa ver- da Francesco Sabatini, il pre- so Marte si dovrà ricorrere al- sidente della Crusca (e quella l’Italia per la propulsione nu- di Zapatero, Cervantes e Una- cleare delle astronavi (ce lo an- muno; quella di Sarkozy, Vol- nuncia il professor Bignami), taire e Proust; quella della e che i presidenti degli Stati Merkel, Kant e Goethe; quella Uniti viaggeranno sugli Agu- di Gordon Brown, Shakespea- sta. Ferrari e Ducati continua- re e Eliot). La lingua, soste- no a vincere, in Francia già si neva Samuel Johnson, è il pe- parla di Carla come della nuo- digree di una nazione. Ed è va Marianne e in arrivo c’è il anche al principio della for- nuovo album di Vasco Rossi mazione della personalità. Un Che farà certamente la felicità ragazzo che andava a scuola La Supercar Alfa 8C Competizione, protagonista di Arte Fiera dei fan. Perché?… Non c’è bi- nel ’75 conosceva millecinque- Bologna, la più importante mostra mercato di opere d’arte in Ita- sogno di un perché, piccola. cento vocaboli, lo stesso ra- lia. A quarant’anni da Il laureato (Mike Nichols, 1967), il film di Non si può spingere solo l’ac- culto per il pubblico giovane degli ultimi anni sessanta, prota- gazzo oggi ne conosce seicento gonista la Duetto insieme a Dustin Hoffman e a Anne Bancroft, celeratore, «ci si deve accon- (così indicano le statistiche, e l’Alfa Romeo torna a correre negli Stati Uniti. tentare».

Caffè Michelangiolo 75 IL GIARDINO DEI LIBRI letti da Susanna Battisti, Mirella Billi, Serena Cenni, Marica Larocchi, Maria Grazia Maramotti, Sandro Melani,

Casorati, Ragazza che legge. Leandro Piantini, Monica Venturini, Luca Viglialoro, Valerio Viviani Heyerdahl, Sguardo su Vinduet.

CARE MEMORIE la scrittura che l’ha sempre spinta a creare voci narranti insicure e poco af- chiva e poco incline a parlare di sé e fidabili. Ma le “invenzioni” che costel- Sdella sua narrativa, Alice Munro ha lano queste care memorie munroiane trovato il coraggio, dopo numerosi ri- più che tradire un genere, fanno luce pensamenti, di pubblicare un memoria- sulle verità perseguite dalla scrittrice le tanto poco conforme al genere da ri- che ha fatto della memoria l’humus del- sultare un ibrido. La vista da Castle la sua narrativa ellittica e criptata, ca- Rock è di fatto la raccolta di tredici rac- pace di esplorare le sottili increspature conti legati tra loro dal filo conduttore dell’animo umano, le incertezze e gli della memoria, una memoria combat- enigmi. tuta tra il desiderio di rintracciare il Area depressa si apre con una de- passato e di ricrearlo. Sospeso tra mem- scrizione oggettiva della Valle di Ettrick oir e fiction, il libro si divide in due par- desunta da un contributo della parroc- ti diverse tra loro dal punto di vista chia al Registro statistico di Scozia nel strutturale. La prima, intitolata Area 1799. Situata una cinquantina di mi- depressa, si configura come ricostruzio- glia a sud di Edimburgo, la valle è pre- ne della storia di un ramo della famiglia sentata come zona infertile, umida e ino- dell’autrice, i Laidlaw, che nel 1818 spitale ma il racconto che segue, rigoro- partirono alla volta del Nuovo Mondo samente in terza persona, la trasforma per stabilirsi in Ontario. Le fonti, costi- in un luogo mitico, abitato da perso- tuite per la massima parte da lettere o naggi inclini al racconto e alla teatraliz- da pagine di diario scritte dagli stessi zazione di se stessi. Primo tra tutti il trisavoli della Munro, si confondono con leggendario James Hogg, «comico nato e schegge di narrativa attraverso le quali scrittore sempliciotto», al quale si de- la scrittrice colma i vuoti della storia. vono le Confessioni di un peccatore im- Molto più vicina al presente, la seconda peccabile e dal quale sappiamo che Wil- parte, intitolata A casa, si articola inve- La raccolta è preceduta da una pre- liam Laidlaw, l’antenato della Munro ce in sei racconti autobiografici in prima messa in cui la Munro spiega e giustifi- allora noto per le sue sbronze e spacco- persona che ritraggono l’autrice, in du- ca il suo lavoro. Visto che alcuni perso- nate, avesse anche l’abitudine di inse- plice funzione di narratore e di perso- naggi le si “offrivano con parole loro”, i guire piccole fate nei boschi. La vista naggio, in diverse fasi significative del- racconti sono diventati un singolare da Castle Rock del titolo diviene allora la sua vita, dall’infanzia all’età adulta. ibrido di punti di vista, quello dei per- metafora non soltanto del miraggio Feconda scrittrice di racconti incentra- sonaggi raccontati e quello di chi li rac- americano ma anche della tendenza ti su epifanie e su squarci di luce sulla conta: «Parole loro e parole mie, una umana a trasfigurare la realtà fattuale. verità del piccolo evento, la Munro non bizzarra ricostruzione della vita, sullo Castle Rock era infatti una rocca dalla poteva non lasciare questioni irrisolte, sfondo di un determinato scenario vero quale gli antenati della Munro credeva- destini inconclusi o piccoli vuoti che po- quanto può esserlo il nostro concetto di no di scorgere le coste del Nuovo Mondo, trebbero risultare inopportuni in un me- passato». Succede però che anche quan- sebbene quei pur lontani lembi di terra moriale. Numerosi fili conduttori, tut- do attinge alla memoria della sua vita, altro non fossero che le ultime propag- tavia, forniscono una salda impalcatura la Munro viene come rapita dall’istinto gini del Fife. Questa facondia immagi- tematica al libro che, nonostante si pre- di abbandonare la fattualità e così, nel nativa era tuttavia guardata con sospet- senti come memoriale, schiva la linea- delicato corso del processo creativo, le to dalle generazioni successive che si sta- rità della storia e il rapporto di causa ef- persone incontrate lungo il cammino bilirono in Ontario e che vengono qui ri- fetto tra gli eventi. Più che sulla Storia, della vita divenivano improvvisamente tratte nella loro calvinistica dedizione al qui si riflette sul Tempo, il grande scul- personaggi, ovvero creature autonome duro lavoro dei campi. Persone operose, tore, per dirla con la Yourcenar, che mo- che «cominciavano a fare cose che non frugali e dotate di un rigoroso senso pra- difica cose e percezioni, e dalla ricerca avevano fatto nella realtà». Il monito tico, colte mirabilmente nel delicato pas- delle origini si passa inevitabilmente a ai lettori di non prendere alla lettera le saggio dall’età arcaica della conquista riflettere sul rapporto tra memoria e sue memorie rientra in quel gioco di della nuova terra a quella moderna. No- creazione artistica. pudicizia e di sfiducia nei confronti del- nostante le pagine siano letteralmente

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affollate di personaggi, ognuno di questi suo intero racconto, costellato di rivela- La risposta che riceve Douglas è ma- ne emerge a tutto tondo. Bastano infat- zioni che catturano la verità delle sen- tematicamente ineccepibile: ti poche righe alla Munro per mettere a sazioni di un momento. fuoco un’esistenza o per presagire un Diremmo naturalmente, esclamò destino, attraverso un intreccio sapiente Susanna Battisti qualcuno, che due saranno i giri di di sottintesi e di gesti rivelatori. La tra- vite! E diremmo anche che vogliamo versata in mare dei Laidlaw, sebbene saperne di più. accompagnata da pagine di diario scrit- Alice Munro te a bordo da Walter Laidlaw, appare La vista da Castle Rock Per soddisfare la loro curiosità – e avulsa dalla storia e sospesa nel tempo. vers. orig. 2006, trad. dall’inglese quella del lettore – al momento oppor- I vari personaggi, da Andrew a sua mo- a cura di Susanna Basso tuno Douglas leggerà «al suo attonito ri- glie Agnes che su quella nave darà alla Einaudi, Supercoralli, Torino, 2007 stretto cerchio di ascoltatori» le pagine luce un bambino, alla zitella Agnes che pp. 312, € 18,50 in cui una giovane e ardente istitutrice, trova un senso alla sua vita amando ormai morta da vent’anni, ha narrato la in modo esclusivo il piccolo e ribelle vicenda straordinaria dei suoi due pu- James, rimangono scolpiti nella memo- pilli, Miles e Flora, e delle incarnazioni ria nonostante le zone d’ombra che la delle forze del Male che li possiedono, Munro lascia alla nostra immaginazione. Peter Quint e Miss Jessel, quella storia Anche quando il racconto si avvici- I FANTASMI CI SONO? con cui James, a partire dallo sconcerto na di più al presente e al personale, la iniziale del suo primo pubblico, a scrittura tersa e lineare della Munro la- n gruppo di persone riunite intorno tutt’oggi assedia la mente di quanti, cri- scia ampio spazio al non detto o al sot- Ual caminetto una sera di Natale, tici o lettori comuni, vi si accostano nel- tinteso, immergendo l’evento ricordato intente ad ascoltare una storia terrifi- la vana speranza di riuscire a strappa- in quell’indeterminatezza che lo fa cante: tra di esse, oltre all’io narrante, re dalle maglie del testo una prova con- quanto mai assomigliare alla vita vis- Douglas, che osserva: clusiva sull’esistenza o meno dei fanta- suta. Gli episodi dell’infanzia, il matri- smi tra le vecchie mura di Bly. Nell’in- monio dei genitori, l’improvvisa scossa Penso anch’io, per quanto ri- troduzione alla sua attenta e ineccepi- emotiva del primo amore, la malattia guarda il fantasma – o quel che era – bile traduzione del sinuoso testo jame- della madre, i fallimenti del padre o i di Griffin, che il suo apparire prima siano, tanto irto di difficoltà, Giovanna preparativi alle nozze che allontane- ad un bambino in così tenera età ag- Mochi ripercorre il tragitto di questa ranno la giovane Alice dall’Ontario, seb- giunga una sfumatura particolare. Ma avventura interpretativa con la compe- non è il primo caso che sento in cui bene descritti con dovizia di particolari fenomeni di questo genere prodigioso tenza propria di chi con il “Master” e profonda introspezione, sembrano coinvolgono dei fanciulli. Se la pre- – per citare il titolo di un suggestivo ro- emergere dalle brume di una memoria senza del bambino, dunque, dà al- manzo di Colm Tóibín – e con la sua le- imperfetta, che omette spiegazioni e che l’effetto un giro di vite in più, che ne zione sia critica che narrativa ha da ridefinisce i contorni dei fatti. La prosa direste se i bambini fossero due…? anni una frequentazione continua, nel assume il moto ondoso del mare con i caso specifico del Giro di vite sfociata suoi continui ritorni di motivi, le sue già nel 1982 in un felice saggio il cui ti- risacche di implicazioni, le sue improv- tolo, Le «cose cattive» di Henry James, vise rivelazioni. Alcuni dei nodi temati- viene adesso conservato dall’autrice per ci sono quelli da sempre cari all’autrice: la premessa alla presente edizione di le distanze tra le classi sociali, l’inco- questo capolavoro. municabilità della coppia, i vuoti affet- La storia delle interpretazioni del tivi e gli abbandoni, gli oltraggi subiti e racconto, iniziata all’incirca cinque lu- i desideri taciuti. Ma a questi si aggiun- stri dopo la sua pubblicazione a pun- gono il ripensamento alla vita alla luce tate sul “Collier’s Weekly”, è al tempo dei suoi continui mutamenti, la con- stesso – fascino non certo trascurabile – templazione della precarietà del vivere un viaggio attraverso la successione de- e, non da ultimo, la necessità della scrit- gli approcci critici che si sono imposti tura come argine per fissare e dare un nel corso del Novecento e degli anni a senso alla vita. Padri si apre una con- noi più vicini, quelli tra fine secolo e statazione del mutare dei fenomeni na- nuovo millennio, in cui «psicanalisi e turali:” Per tutta la campagna, in pri- femminismo, studi postcoloniali e queer mavera, si sentiva un rumore che presto studies, e poi ri-scritture, sequels e pre- sarebbe scomparso”. L’epilogo riflette quels, pastiches e parodie, insomma sul cambiamento del paesaggio nel tem- tutto l’armamentario del postmoderno, po e sul mutare stesso della percezione continua ad assediare questo raccon- come se il narratore volesse trovare un to» (p. 10). Il primo nodo da risolvere ulteriore senso alla frammentarietà del era, come si è accennato, quello che si

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è poi dimostrato assolutamente irrisol- noi il «caro vecchio sacro terrore» e a vibile, ovvero, i fantasmi ci sono (come cogliere quindi quel «residuo di narra- sostengono gli “apparizionisti”, inclini zione mitica che resiste e sfida, fino in a una lettura in chiave allegorica) o fondo, gli attacchi del metalinguaggio e sono invece il frutto della mente turba- le domande senza fine di chi cerca di ta dell’istitutrice (come controbattono leggere, decifrare e rispondere» (p. 40). gli “allucinazionisti”, che a partire da Henry James sarebbe stato d’accor- Edmund Wilson offrono una lettura do con lei, anche se forse lui stesso era psicanalitica di stampo freudiano, tra- il primo a sospettare quale sarebbe sta- sformando così l’istitutrice in un vero e to l’avvenire del romanzo moderno. proprio caso clinico)? Ancor più pro- babile, però, è che abbiano ragione en- Sandro Melani trambi, sia gli “apparizionisti” con il loro spiritualismo e le loro ansie meta- fisiche che gli “allucinazionisti” con il Henry James loro bagaglio scientifico, e che la ve- Il giro di vite rità sia quindi doppia o addirittura a cura di Giovanna Mochi multipla. A questo punto si apre allora, con testo a fronte sulla scia degli studi lacaniani e deco- Marsilio, Venezia, 2007 struzionisti, «la riflessione critica e me- pp. 368, € 18,00 tacritica sulla impossibilità di una ri- sposta: risposta che non solo non si può, ma che non si deve dare» (p. 28), definire “scissa” o “dualistica”, oscil- se non ci si vuole macchiare, nei con- lante tra due opposti punti di vista, fronti del testo, di una colpa analoga a quello del freddo osservatore, che in- quella dell’istitutrice nei confronti dei ALL’ORIGINE DELLA PAROLA daga il fenomeno e analizza gli ele- bambini, una colpa che viene precisata menti, e quello del sognatore che se- come il «peccato della lettura». Nella uesta raccolta di liriche fa par- gue l’istinto e si affida alla visione. Prefazione alla New York Edition delle «Qte di un “progetto letterario”, L’opera, divisa in quattro sezioni, sue opere (1907-09) lo stesso James nel quale la forma poetica, ed i suoi si presenta, dunque, come parte di un aveva espressamente dichiarato che era spazi, sono pensati come anello di col- più vasto progetto, summa della pro- stata sua intenzione non definire mai legamento tra l’aspetto epistemologico duzione poetica dell’autore e, allo stes- appieno la natura del male ma offrirne – ovvero nitido, ma anche inevitabil- so tempo, risultato provvisorio e in fie- soltanto, a beneficio del lettore, un mente freddo – del reale, e quello este- ri di un’indagine sulla realtà. “adombramento”: «Fagli pensare il tico (nel significato greco del termine), Se è vero, come suggerisce Maurizio male, faglielo pensare in sé, e sarai li- dove invece prevale una visione d’in- Cucchi nella prefazione al volume, che berato dal compito di banali specifica- sieme e nel quale penso che, in certi i due modelli dominanti possono esse- zioni». Sono, queste, parole di cui la termini, il sogno giochi un suo ruolo re individuati in Eugenio Montale e curatrice mette in luce la straordinaria piuttosto importante». Le parole del- Mario Luzi, soprattutto per «il decoro anticipazione della poetica dell’“opera l’autore esprimono chiaramente le li- di un tono medio discretamente soste- aperta” e del prodotto letterario come nee del progetto alla base dell’opera e, nuto»1, è allo stesso modo vero che il testo non leggibile, ma iscrivibile dal con la stessa precisione, i nuclei tema- dialogo con la tradizione, non solo no- lettore in un processo di cooperazione tici della raccolta: il rapporto tra reale vecentesca, rappresenta una compo- con il suo autore, teso a colmarne i vuo- e ideale, tra osservazione e visione, tra nente essenziale dell’opera. Sono pre- ti di cui è inevitabilmente intessuto. fenomeno e sogno. senti, infatti, numerose citazioni di au- Eppure, per quanto affascinante possa Giovanni Parrini, nato a Firenze nel tori italiani e stranieri, da Zanzotto a essere una poetica di tal fatta, è proprio 1957, dove attualmente vive e lavora, Borges, da Rebora a Machado, da Ja- su questo versante che Giovanna Mochi raggiunge con l’opera Tra segni e sogni, cottett a Caproni, ma anche Dante e si trova a esprimere le proprie legittime pubblicata da Piero Manni, una tappa Leopardi. Vengono così espresse una perplessità di fronte al rischio che tut- importante di un percorso poetico già visione dialettica della letteratura, in to ciò si risolva nell’«esercizio vano e ricco di riconoscimenti (ricordiamo la quanto incontro con i testi e atto fon- “folle” di una lettura privata, incomu- sua partecipazione ai premi Firenze, damentale di lettura e interpretazione, nicabile, e mortale» (p. 33). Ci invita Maestrale, Montano e Casentino) e di e una concezione del linguaggio come quindi a riaccostarci agli attori del collaborazioni con riviste e periodici tramite tra il dicibile e l’indicibile, sfi- dramma recitato sul palcoscenico di (tra cui “Lo Specchio” de “La Stampa” da continuamente sferrata ai limiti Bly lasciandoci ammaliare da questo e “Atelier”). Senza dubbio, la laurea in umani e alla minaccia del nulla. splendido tentativo di riportare in vita, ingegneria ha avuto un ruolo decisivo La ricerca di senso è la mèta, il pun- nelle parole di James, una «bella forma nella formazione dell’autore e nell’ela- to estremo a cui tende il linguaggio, là perduta» in grado di suscitare dentro di borazione di una poetica che potremmo dove le “angosciose dualità” (parola-

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realtà, eros-ethos, forma-sostanza) si scere ammirata «l’oscura meraviglia annullano ed è possibile trovare final- del soqquadro»6 ovvero la misteriosa mente il “varco”, il passaggio, un volto bellezza della vita. che resista alla consunzione del tem- Monica Venturini po: «al termine | di questo appunta- mento al buio, | ci deve essere un volto, | estremo, unico ai volti»2. NOTE Nella prima sezione, la più ampia, 1 M. CUCCHI, Più segni che sogni, prefazione l’osservazione della fenomenologia del a Giovanni Parrini, Tra segni e sogni, Manni, Lec- reale si alterna alla speranza che esista ce 2006, p. 5. altro oltre lo sguardo e i suoi confini. 2 G. PARRINI, Tra segni e sogni, ivi, p. 13, Una serie di meticolose descrizioni, nu- vv. 3-5. 3 Ivi, p. 49, v. 12. trite di termini specifici e del ricorso an- 4 Ivi, p. 55, v. 5-6. che al linguaggio scientifico-matematico 5 G. PARRINI, ivi, p. 59, vv. 1-10. (“anodo e catodo”, “raggio”, “stechio- 6 Ivi, p. 17, v. 11. metria”, “microampere”, “equazione”, “scala”, “milli, micro, pico” e “kilo, mega, tera”, “teoremi”) lascia gradual- Giovanni Parrini mente spazio alla comparsa di termini Tra segni e sogni che indicano l’attesa di un evento straor- prefazione di Maurizio Cucchi dinario, qualcosa che squarci il velo del «Pretesti», Collana diretta da reale e, montalianamente, indichi la via Anna Grazia D’Oria della salvezza (“incanto”, “miracolo”, Manni, Lecce, 2006 “il passaggio sereno”, “il motivo del var- pp. 72, € 8,00 co”, “un’idea d’aldilà”). La seconda sezione è dedicata al narrazione, per Rella è un’attività che tema del desiderio, di Eros, oscuro testimonia l’assenza – o, meglio, la com- nume della nostra passionale natura di presenza – di verità: «In Proust e in esseri umani e mortali, colui che «alla Kafka non c’è redenzione. Non c’è nar- fine, ha vinto, e vincerà»3. SOTTO IL SEGNO DI BAUDELAIRE razione del vero, perché appunto, come La parola è la protagonista della ha osservato Benjamin, Kafka ha sacri- terza sezione: il segno «che si lega | a critture estreme di Franco Rella ten- ficato anche la verità […] Il romanzo ciò che sempre gli si nega»4. Il potere Sta un confronto tra due scrittori al- proustiano termina con il suo inizio, in del linguaggio e della scrittura sono ce- l’apparenza molto distanti: Proust e una circolarità che non concede via d’u- lebrati in questa parte della raccolta, Kafka. Il paragone è pericoloso. Già scita, se non, come ribadisce più volte lo nella quale si chiarisce il significato del Benjamin, in una lettera del ’28 a Scho- stesso Proust, nell’annientamento della titolo dell’opera: lem, dichiarava di voler scrivere un sag- morte» (p. 49). gio su questi due autori, ma il progetto Non c’è redenzione, non c’è fine en- Meglio fermarsi un poco non si realizzerà mai concretamente. tro cui tutti i fenomeni possano indi- dove la penna indugia, e lascia correre Rella, per raccogliere l’eredità incom- stintamente confluire. Su questo ver- il pensiero più avanti, piuta, parte proprio da una nota dei sante la Recherche di Proust – forse l’o- fino ad un punto intatto, immaginato Passagen-Werk, in cui gli scrittori si pera letteraria più importante del Nove- dove riposa quello che sarà tutt’uno, volo ed ala, nido e nuvole. incontrano sotto il segno di Baudelaire. cento –, pur esprimendo il superamento Se non che nel periodo, Il poeta francese è infatti il precursore di della finitezza con l’eternità dell’opera, è stremata la “e” fantastica, due tematiche centralissime nell’opera, un rinvio costante alla dimensione tem- la copula mancò tra il segno e il sogno, sia di Proust sia di Kafka: il tempo per- porale da cui ogni esperienza dipende tra il passo ed il trapasso […]5. duto (con la sua possibile redenzione) e (su questa scia è interessante notare la frammentazione allegorica della mo- come Il tempo ritrovato, l’ultimo volume L’ultima sezione, attraverso una dernità. della Recherche, termini con due parole fulminea rappresentazione del presen- Kafka e Proust si incontrano, dun- molto eloquenti: «nel Tempo»). te, fa riferimento ad una serie di oggetti que, nel cercare di risolvere il problema È chiaro, allora, che il tempo nella di uso quotidiano – la sim card, inter- (filosofico) di una rappresentazione scrittura ha un ruolo decisivo, poiché net, la televisione – con un tono ironi- adeguata della realtà. Per entrambi, è di determina la rottura di ogni conoscenza co e leggero che, però, non esclude la primaria importanza trovare un me- lineare (cioè acritica) basata su princi- critica allo stile di vita oggi dominante. dium fedele alla precarietà della vita: pi inconcussi: «La storia precipita nel Tra segni e sogni è un’opera dedi- la letteratura deve essere il luogo in cui vuoto e nel vuoto precipitano via via le cata al mondo, un omaggio alla ricerca si manifestano le contraddizioni. La interpretazioni […] Non esiste un fuori, di senso, che la scrittura rappresenta e scrittura, che in prima analisi sembra un punto su cui poggiare per poter in- alla capacità della ragione di ricono- votata all’unità e alla continuità della terpretare» (p. 53). Nel passo appena

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citato riconosciamo la stessa polemica questo rilevante volume di Franco Ma- contro l’ermeneutica e il decostruzioni- rucci fa seguito a due precedenti, editi smo, che Rella ha sollevato in un altro nel 2003, dedicati rispettivamente al testo (Dall’esilio. La creazione artistica saggismo e alla poesia (I tomo) e al ro- come testimonianza, ndr): a suo parere manzo inglesi (II tomo), dal 1832 al Derrida e i post-derridiani, nelle loro 1870. Una scansione cronologica così interminabili interpretazioni, non valo- precisa non deve stupire: il 1832 è un rizzano a dovere la necessità di usare anno di grande importanza per la so- dei principi (seppur instabili) che diano cietà britannica che registra, con la pri- unità ai fenomeni. L’orizzonte di unità a ma riforma elettorale, un rinnovamen- cui allude Rella non è però una verità to dai risvolti democratici in grado di ultima, bensì la possibilità di conferire influenzare (grazie ad una massiccia al- senso ad un’esistenza che ne è del tutto febetizzazione) anche il mercato lette- priva. I romanzi di Kafka sono i para- rario e artistico tout court; il 1870, con digmi più esaustivi di questa condizio- la guerra franco-prussiana, la sconfitta ne: «Non c’è senso. Ma bisogna conti- della Francia e la destituzione di Napo- nuare, e questa volontà è l’aspetto ter- leone III, è l’anno che ridisegna il volto ribile della scrittura di Kafka. Bisogna politico e geografico dell’Europa se- continuare perché ciò che egli descrive e gnando per l’Inghilterra coloniale, fino che non ha alcuna spiegazione, accade ad allora in posizione di assoluta su- veramente. Accade e continua ad acca- premazia, l’inizio di una lenta ma per- dere» (p. 54). vicace parabola discendente; il 1921, In chiusura possiamo dire che il li- infine, è l’anno che precede e che anti- un’oasi di paralisi temporale; il crepu- bro di Rella convince nella struttura – i cipa, con la pubblicazione nel 1922 del- scolo vittoriano è un apocalitticismo capitoli dedicati a Proust e a Kafka sono la Terra desolata di T.S. Eliot, del- non autocompiaciuto, non allegramen- in completa continuità con le iniziali l’Ulisse di Joyce, della Verga d’Aronne di te sconsiderato, ma nostalgico e dolen- premesse benjaminiane – e nell’argo- D.H. Lawrence e della Stanza di Jacob te. È un senso di doloroso congedo, la mentazione – che rispetta a pieno le pe- di Virginia Woolf, il consolidamento del- percezione non decadentistica dell’ago- culiarità di ciascun autore. L’unico dub- le istanze moderniste i cui prodromi nia e della morte imminente di un mo- bio viene nel momento in cui Rella me- erano da ricercarsi già in scrittori del dello» (p. 18). scola all’analisi delle opere del mate- calibro di Henry James, di Joseph Con- È in questa visione di ammutolita riale biografico (soprattutto quello rad, di Ford Madox Ford, a loro volta distonia tra l’artista e i propri tempi kafkiano), correndo il rischio di sfran- profondamente influenzati dai “grandi che il recupero del mito diviene, in par- giare il confine, labile ma pur sempre maestri” Flaubert, Turgenev e Cˇechov. ticolare per i poeti (i pensi all’ultimo esistente, tra arte e vita. La metafora di un “crepuscolo vit- Tennyson, a Browning, a Swinburne..), toriano” scelta da Marucci per agglo- cifra del senso epocale del passaggio, Luca Viglialoro merare icasticamente la molteplicità te- mentre i narratori più evoluti si volgo- stuale di un cinquantennio poliedrico e no a puntellare il senso tragico dell’esi- complesso culminante in un devastante stenza rifuggendo in un mondo arcaico Franco Rella conflitto mondiale che, dell’Inghilterra e d’impronta rurale, o sconfinando allu- Scritture estreme. Proust e Kafka delle altre nazioni, riscriverà le mappe sivamente nell’aristocratico e distacca- Feltrinelli, Milano, 2005 territoriali e i rapporti di forza, è estre- to ambiente della gentlemanliness, o pp. 160, € 14,00 mamente suggestiva e calzante e sus- esplorando gli orizzonti più idealizzan- sume bene quel senso di disforico ab- ti dell’estetismo. bandono o di percezione sofferente e vi- Franco Marucci, che del periodo vit- brante nei confronti di un reale sempre toriano è uno dei più profondi conosci- più elusivo che coglie gli scrittori euro- tori italiani e interprete sensibile e ri- pei spingendoli a soluzioni esistenzial- goroso, è in grado di muoversi con CREPUSCOLO VITTORIANO mente estreme, spesso fortemente soli- grande competenza in un mondo pro- psistiche o reazionarie, volte al rifiuto di duttivamente densissimo offrendo, nel- ell’ambito di un ambizioso quanto qualsiasi eco di modernità e/o al ripri- la diacronicità della propria lettura cri- Nvasto progetto temporalmente stino di antichi valori e di obsolete tra- tica, approcci tematici sincronici in gra- proiettato dal Cinquecento alla fine del dizioni. do di illuminare nuovi scorci prospetti- secondo millennio, e focalizzato su un Come osserva Marucci nella sua In- ci e di innestare originali dialoghi tra e cinquantennio molto complesso della troduzione al volume focalizzata essen- con i testi, non solo di matrice anglo- letteratura inglese, quale quello a ca- zialmente sugli artisti britannici: «Il de- sassone. È il caso, ad esempio (a pro- vallo tra Otto e Novecento, ma molto cadentismo è l’apocalitticismo dell’a- posito dell’ampia adibizione del mito- avvincente per la sua eterogeneità e per stensione, del ritiro da un mondo peri- logico come istoriazione con funzione l’ impulso delle sue proposte innovative, colante e barcollante sull’abisso, in narcotica, epicizzazione delle lacera-

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zioni e dilemmi della premodernità o i cui romanzi sensazionalisti e racca- dell’Australia; non più gli esotici para- ricerca antropologica pura [pp. 18- priccianti catturarono i lettori assetati disi di Stevenson o di Gauguin, ma i si- 19]), dell’incisivo influsso che uno scrit- di storie sempre più orrifiche, ai ro- nistri avamposti del progresso dove af- to del 1854 di Heinrich Heine intitola- manzi proletari dell’esteta apolide Gis- frontare, da eroi predatori e sradicati, le to Die Götter im Exil esercitò su autori sing e alle narrazioni venate dalla per- proprie linee d’ombra e le proprie scon- fin de siècle quali Mérimée, d’Annun- turbante presenza del “doppio” del so- fitte. Non stupisce allora che i solitari zio, Pascoli e, in particolare in ambito vrannaturale di Stevenson e Wilde, la soggetti conradiani prefigurino lo sper- anglofono, su Walter Pater che recu- storia (della letteratura, della cultura, dimento e la paralisi simbolica dei per- però, rielaborandola, la seducente e biz- dell’episteme vittoriana) si sdipana flui- sonaggi modernisti, preannunciando, zarra idea heiniana di una collettiva damente non come una materia anti- ad apertura di secolo, la visione aliena- migrazione “nordica” delle divinità gre- quata ed inerte da relegare su uno scaf- ta e frammentata di un mondo disani- co-romane, scacciate per sempre dai fale di una biblioteca, ma come un dia- mato, demitologizzato, rovesciato, dove propri luoghi d’origine mediterranei, e logo tra i testi e i contesti, sempre vol- solo la dissacrazione parodica diverrà, trasfigurate in demoni dall’ideologia to ad evidenziarne – di quella materia – conseguentemente, portatrice di senso. cristiana imperante per mortificarne e l’ordito profondo, la tessitura pluri- Il 1921 è alle porte e Aprile non potrà cancellarne la solare paganità. livellare. E se un autore patologica- che essere il più crudele dei mesi… Il mito pateriano, che si fa traccia mente stravagante come Lewis Carroll dionisiaca, memoria pagana da domare – icona vivente di soggetto dalla doppia Serena Cenni ma anche da rivitalizzare rifrangendo- personalità, frutto dell’educazione vit- la nella creazione di medievaleggianti toriana più repressiva e bacchettona – ritratti immaginari, preannuncia, dun- privilegerà, in particolare In Alice at- Franco Marucci que, non solo le languide produzioni traverso lo specchio e La caccia allo Storia della letteratura Inglese. poetiche e pittoriche del secondo pre- Snark, il gioco funambolico sul signifi- Dal 1870 al 1921, Volume IV raffaellismo ma, nel suo aspetto più di- cante contribuendo, con lo straniante Le Lettere, Firenze, 2006 sforico, le sperimentazioni proto e pri- ed eccentrico componimento Jab- pp. 1226, € 64,00 mo-novecentesche di rilettura doloro- berwocky, a quelle che saranno di lì a samente parodica dell’assurda confor- vent’anni le diramazioni del futurismo, mazione del reale del dadaismo o gli esperimenti lingui- Ma non è solo su una approfondita stici di James Joyce, Gertrude Stein e disamina dei testi poetici vittoriani che si Vladimir Nabokov, un giornalista di concentra l’attenzione di Marucci; ampio nome Rudyard Kipling, dalla lontana DISASTRO AMOROSO spazio è offerto ai prosatori, anche mi- India dove era cresciuto assimilando nori e spesso marginalizzati dal cano- come primaria la lingua hindi, porterà ambientazione nei primi Anni Ses- ne, dei quali, secondo la modalità di ap- nei suoi racconti brevi e concisi, la fol- L’ santa, attualmente oggetto di studi proccio critico e culturologico che ca- gorazione di un evento minimo ma in- e di interpretazioni spesso controverse, ratterizza questa Storia della letteratu- quietante, esplorando con sensibilità e il problema della sessualità, che in ra inglese assolutamente unica nel suo quasi prejoyciana la dissonanza di due quegli anni conobbe un’indiscutibile li- genere, si offrono scorci biografici, spes- culture e di due voci non armonizzabi- berazione dopo l’ignoranza, le inibizio- so arricchiti da aneddoti riguardanti la li: quella “polifonica”, autoctona, di un ni, e la repressione dei decenni prece- loro vita privata o indicazioni delle loro continente problematico dai molti lin- denti, hanno certamente contribuito al- idiosincrasie e manie, commenti di gran- guaggi e dai mille dialetti, e quella l’interesse – testimoniato da recensioni e de respiro sul contesto sociale, politico e “monolitica” e imperialista dei coloniz- dibattiti, e non solo nel regno Unito – letterario, accurate analisi critiche di zatori. per On Chesil Beach (ottima traduzio- ciascun romanzo o raccolta di racconti, Ma è con Conrad, infine, il grande ne italiana di Susanna Basso. Tutti i incisive riflessioni sulla ricezione con- scrittore polacco (naturalizzato ingle- passi citati sono tratti da questa tradu- temporanea e coeva, apparati bibliogra- se), autore di indimenticabili capolavo- zione), il più recente romanzo di Ian fici aggiornatissimi ed esaustivi. ri quali Cuore di tenebra, Lord Jim e McEwan, uno degli scrittori più inte- Dal “vittorianissimo” Trollope con i Il Negro del “Narciso”, che lo sguardo ressanti, dotati e profondi del panorama suoi eroi un po’ fragili e un po’ gagliof- sul mondo – un mondo che si sta fa- letterario inglese contemporaneo. fi (p. 435) rappresentanti mediocri di cendo sempre più elusivo e tenebroso – Ancora una volta, come già in The una immobile squirearchy in via di dis- diviene, come osserva giustamente Ma- Child in Time (trad. ital. Bambini nel soluzione al Meredith di The Egoist, in rucci, «planetario», perché quei perso- tempo), The Innocent (trad. ital. Lette- cui si delinea una prima traccia di quel- naggi fatalisti, diffidenti e talvolta inaf- ra a Berlino), e i più recenti Atonement l’“amore moderno” già pervaso del ni- fidabili che affollano i suoi romanzi (trad. ital. Espiazione) e Saturday chilismo che influenzerà anche Thomas «sono di quasi tutte le nazionalità e tut- (trad. ital. Sabato), è l’innocenza il nu- Hardy tanto da far sconfinare «i suoi te le razze» (p. 1074). Spesso proven- cleo tematico originario del racconto: personaggi nella paranoia, nel delirio, gono da mondi lontani e si dirigono, violata, perduta, irrecuperabile, sia in- nella tortura mentale autodistruttiva» salpando per mare, verso gli spazi an- dividualmente sia nella Storia e nella (p. 252), dal mesmerico Wilkie Collins, cora più lontani dell’Asia, dell’Africa, cultura nei romanzi citati, in Chesil

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Beach, in senso più specificamente ses- sera entrava a fiotti a circondare la suale, nella vicenda dei due giovanissi- tavola, e gli sposi imperterriti finge- mi sposi giunti vergini al matrimonio, vano di mangiare, intrappolati nel l’innocenza si configura e si connota tempo delle loro angosce personali […] La prima notte di nozze, e non come ignoranza, repressione, paura, in- trovavano niente da dirsi. comunicabilità e incomprensione:

Erano giovani, freschi di studi, e Neppure la bellezza della sera e l’at- tutti e due ancora vergini in quella mosfera romantica riescono a sciogliere la loro prima notte, nonché figli di un loro crescente tensione; immersi nei pro- tempo in cui affrontare a voce pro- pri pensieri, agitati da sensazioni, emo- blemi sessuali risultava semplice- zioni e aspettative divergenti, Edward mente impossibile. e Florence sono isolati l’uno dall’altro da una totale incapacità di comunicare, con Già nell’incipit, la vicenda privata di la parola ancor prima che con il corpo. Edward e Florence si dilata, come sem- Abilmente McEwan, attraverso una serie pre in McEwan, in una dimensione più di flashback, ricostruisce, intensifican- vasta, estendendosi a un mondo e a una do la tensione della scena, le loro storie cultura che soprattutto in provincia non personali, il loro background sociale, cul- avevano ancora neppure percepito l’ar- turale, economico, diversissimo per mol- rivo di quei venti liberatori che avreb- ti aspetti, ma caratterizzato ugualmente bero spazzato via, dopo brevissimo tem- da un’identica assenza di comunicazione po, tabù apparentemente insuperabili e anche tra persone della stessa famiglia, cambiato radicalmente – e non solo in da un’“educazione” alla repressione di Inghilterra – modi di vivere e rapporti istinti e di pulsioni del tutto naturali, e interpersonali, sociali e persino politici. persino di banali contatti fisici, o di qual- Il racconto è ambientato infatti nei pri- siasi forma di ovvia e serena intimità. missimi Anni Sessanta, più precisamen- sticamente, un dramma pinteriano, Il silenzio e la repressione di qualsiasi te nel 1962, non a caso immediatamen- Edward e Florence stanno consuman- forma di espansività fisica contraddi- te precedente a quel 1963 che il poeta do, in un albergo georgiano nel Dorset, stinguono i rapporti di ambedue le fa- Philip Larkin indica, nella poesia An- davanti alla spiaggia – Chesil Beach – miglie di Edward e Florence; il modello nus Mirabilis (cui implicitamente, ma una cena tipicamente inglese (anche di coppia è per il giovane quello deva- chiaramente allude McEwan) come l’influenza benefica di altre cucine su stato dalle terribili conseguenze di un in- quello in cui «sexual intercourse began» quella britannica appare di là da veni- cidente occorso alla madre, per la ragaz- (iniziarono i rapporti sessuali), tra «la re!) che in realtà a malapena assaggia- za è il rapporto distaccato tra l’algida e fine del bando a L’Amante di Lady no (la connessione sesso-cibo è sotterra- scostante madre e un padre indifferente Chatterley», il famoso e allora ancora neamente allusa fin dall’inizio per poi e lontano, pratico e brusco come si addi- scandaloso romanzo di D.H. Lawrence, confermarsi più avanti), mentre intrat- ce a un tipico businessman, con il quale che circolava ovunque in traduzione al- tengono una conversazione banale, la ragazza ha un rapporto privilegiato, l’estero ma era proibito appunto in In- vaga, evasiva, rifuggendo tenacemente, ma oscuramente ambiguo, si direbbe ghilterra, «e il primo Long Playing dei anche quella sera, dal parlare di quel edipicamente irrisolto. Beatles» (“Between the end of the Chat- rapporto sessuale, tanto atteso e temuto, Nessuna educazione sessuale è stata terley ban / And the Beatles’ first LP”) che il letto a baldacchino, visibile nella impartita ai due giovani: quello che che inaugurò le festose trasgressioni del- stanza accanto, rende concretamente in- Edward conosce della sessualità deriva la Swinging London, e l’esplosione del- combente. Ciascuno in realtà segue i dalle rozze chiacchiere con gli amici, le rivolte giovanili in tutta Europa, pri- propri pensieri inespressi: Edward a ma- dal racconto delle loro squallide fre- ma e più evidente fra tutte quella ses- lapena riesce a controllare il suo deside- quentazioni mercenarie, e dalle pulsio- suale, che fecero meritare a quegli Anni rio esasperato da una lunga e difficile at- ni insopprimibili che lo spingono, con il nome di “Fabulous Sixties”. Un de- tesa e dalla frustrazione di goffi tentati- disagio, alla pratica costante del “pia- cennio ben diverso dai precedenti, ca- vi di intimità “puniti” da Florence con cere solitario”. Per Florence, in modo ratterizzati, come continua Larkin, da ripulse o silenzi; Florence si sforza di ancora più distruttivo, la sessualità è «contrattazioni tra uomo e donna», sul- controllare la sua paura e la sua repul- oscuramente e timorosamente associata l’opportunità di “concedersi” prima o sione per il sesso, anche nelle più ovvie e alla violazione, alla paura, al sacrificio, dopo il matrimonio, «una vergogna che innocenti manifestazioni. al disgusto. Le volgari confidenze e le iniziava verso i sedici anni e si diffonde- chiacchiere delle amiche contribuiscono va su tutto il resto», investendo infatti La foschia rarefatta continuava a a farle respingere il sesso come qualco- tutti gli aspetti della vita. svelare alberi vicini, scogliere nude sa di vergognoso e di degradante, dun- Nella scena iniziale del romanzo, che alle loro spalle, e spicchi di mare que inconciliabile con i sentimenti, o ricorda, scenograficamente e lingui- d’argento, mentre l’aria tersa della con quel misto – sano, ma destinato ad

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essere travolto dall’atmosfera di repres- fidanzamento, legato spesso a stereoti- Chesil Beach, infatti, è una spiaggia tra sione e di distorsione che la circonda – pi romantici, sia durante la cena, quan- la Fleet Lagoon e la Manica, caratteriz- di attrazione e di tenerezza che l’ha do appare più come una giustificazione zata da una striscia di ghiaia, lunga ben spinta a fidanzarsi con Edward. Pesan- per ottenere, da parte di Edward, quel- diciotto miglia, particolarmente inte- tissimo su di lei, come donna, anche se la gratificazione sessuale che non in- ressante per gli scienziati per gli effetti rimane implicito nel racconto, nono- tende più procrastinare, e per Florence del vento e della pioggia sulla misura e stante la precisione e la profondità del- la ragione per accettare di compiere un la disposizione dei ciottoli, che ne fanno l’analisi di McEwan, è il giudizio seve- “dovere” che le ripugna, appare ambi- una sorta di mappa spaziale del tempo. ro, addirittura feroce, che ancora in cer- guo e manchevole; scisso, e non solo per La vicenda di Edward e Florence, ti ambienti e in certe culture censura, Florence, dalla sessualità, contribuisce, che approda e si conclude su questa soprattutto in ambito borghese, ogni invece di aiutare a superarla, all’inco- spiaggia (il titolo inglese è appunto On manifestazione della sessualità femmi- municabilità che li separa, e che esplo- Chesil Beach), rimanda alla transizione nile, la riprovazione e l’ostracismo che de in una “scena madre” abilmente pre- storica, nelle sue varie fasi, culminata puniscono il desiderio e qualunque for- parata e dettagliatamente descritta dal- con i mutamenti, o, per alcuni, la vera e ma esplicita della sua espressione, e che l’autore, maestro nel concentrare in un propria rivoluzione, degli anni sessanta, perdurano ben oltre l’indubbia libera- momento specifico e decisivo, (come la e al disadattamento di chi, per molti zione sessuale degli Anni Sessanta, come scena della mongolfiera in Enduring aspetti, è ancora legato al passato, ma ci racconta, sia pure nei toni ironici che Love o la sparizione e la ricerca della già avverte i sommovimenti e l’impatto smussano la sofferenza e l’umiliazione piccola Kate nel supermercato in The dei cambiamenti nella vita privata e a inferte e subite, l’incantevole Bad Blood Child in Time), in un misto di realismo tutti i livelli della vita pubblica. Edward della scrittrice Lorna Sage, memoria e emozione, anche visivamente reso in- e Florence si configurano dunque come autobiografica di un amore e una gra- cisivo e indimenticabile, il significato di emblematici di tutta una generazione vidanza adolescenziale nel Nord del- un’intera vicenda, oltre che di tutto il che deve confrontarsi con un’epoca di l’Inghilterra nel 1968. racconto. transizione, che ne influenza e deter- Lo stesso Edward, come nota acuta- Emergono, in questa scena, tenera e mina scelte e comportamenti, e ne spie- mente l’autore, pur soffrendo della fred- drammatica, tragica e lievemente grot- ga le irresolutezze, le contraddizioni, e dezza di Florence, e mantenendosi con tesca, in cui si agitano non solo tra i l’incompiutezza, peraltro comuni, come fatica «nei limiti di un corteggiamento protagonisti, ma anche, pilotate abil- implica l’autore, in tutta la cultura in- determinato da rigidi protocolli, mai mente nel lettore, emozioni contrastan- glese del periodo, divisa tra ciò che per- concordati, ma per lo più rispettati», ti, tutti gli equivoci e le differenze che mane del passato e quello che si an- paradossalmente, consapevole della sua separano irreparabilmente i due giova- nuncia del futuro. propria inesperienza, arriva persino a nissimi sposi, e che si confermano nei L’emancipazione sociale consentita trovare positiva quella di lei: loro comportamenti dopo questo mo- a Edward, appartenente alla piccola mento decisivo per le loro vite, delle borghesia provinciale, dalla possibilità La reticenza di lei si accordava quali muterà per sempre il corso: Flor- di un accesso, fino a poco tempo prima con la sua ignoranza e la sua insicu- ence fugge lasciandosi dietro una mate- precluso, all’università, non ne garan- rezza; una donna più esplicita ed rialità per lei intollerabile, Edward, in- tisce l’ingresso nelle classi dirigenti del esigente, una donna libera, avrebbe vece di seguirla, trova uno sfogo nel paese (come rivendicano infatti, pro- potuto terrorizzarlo. cibo (anche questo, come il sesso, non prio in quegli anni, gli Angry Young “consumato”) in un impeto di vicaria Men), o una carriera accademica, o co- Al di là dei loro caratteri e delle loro compensazione fisica alla delusione e munque un avanzamento di classe so- inclinazioni, «delle rispettive personalità all’umiliazione provati. La spiaggia di ciale (forse possibile, come in passato, legate al passato, a ignoranza e paura, ti- Chesil, dove i due sposi avevano sogna- solo attraverso il matrimonio con Flor- midezza, pruderie, mancanza di fiducia to di passeggiare al chiaro di luna, uni- ence e la collaborazione con il padre di in se stessi, di esperienza e disinvoltura» ti e felici, diventa invece il luogo della lei), da cui lo tengono lontano le sue gravano su di loro «qualche strascico di finale, decisiva incomunicabilità, e del- origini, le sua aspirazioni, i suoi gusti, divieto religioso, l’educazione britannica, l’inevitabile distacco. le sue abitudini; all’emancipazione pro- l’appartenenza di classe, la Storia, in- La stessa scelta del luogo degli even- fessionale di Florence, libera di intra- somma», scrive l’autore, che conclude ti, e il nome della spiaggia – che dà, si- prendere una carriera di musicista, per- ironicamente: «Cosette di poco conto». gnificativamente, il titolo al romanzo – sino di essere lei, donna, come avverrà, Insicuri, irrisolti, ignari, inibiti, resi in- rivela e conferma che la vicenda priva- a dirigere un gruppo musicale, e di- capaci di comunicare con la parola e ta che vi si narra è emblematica di una ventare un’interprete di successo, non neppure con il formidabile, insostituibi- cultura e di un momento storico di tran- corrisponde nessuna emancipazione le linguaggio del corpo e del desiderio, i sizione, di cui fa emergere tutta una se- sessuale, ma neppure, a quanto si sa, due giovani non si conoscono e sono rie di contraddizioni e di difficoltà, e di affettiva, se non quella legata al suo ri- l’emblema di due mondi separati e inco- una cultura in profonda trasformazione, cordo di Edward. Questi attraversa gli municabili, destinati a restare divisi. quella degli anni sessanta, che ancor anni sessanta «come un bambino con- Anche l’amore che li unisce, e che si oggi provoca interpretazioni e discus- fuso e felice al quale sia stato sospeso dichiarano ripetutamente, sia durante il sioni complesse e giudizi divergenti. un lungo castigo», si occupa di musica

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rock, raggiunge una buona posizione economica, grazie ai suoi negozi di mu- sica, però ormai, con il passare del tem- po, anch’essi «minacciati dall’inesora- bile avanzata delle vendite in rete». Del OLTRE I CONFINI DELL’EST “celebrato decennio” gli rimangono «mille rinnovamenti, libertà e mode, uanto male si era fatto progettan- come pure il caos di innumerevoli sto- Qdo il bene. Queste semplici parole rie d’amore», un matrimonio presto fal- riassumono il senso del nuovo roman- lito. Gli resta anche «a sessant’anni, zo di Cristina Comencini, L’illusione grande e grosso, bianco di capelli, del bene. Un ex comunista italiano si stempiato, di colorito roseo e sano», or- domanda perché non si parla mai del- mai tornato nel suo paese dopo molti la tragedia del comunismo e va alla ri- anni di vita a Londra, il ricordo di cerca della sorte subita da una donna Florence, la visione della ragazza con il russa perseguitata e finita in manico- violino, «con il fiore di tarassaco nel- mio. Un romanzo che in Italia si aspet- l’asola della camicetta e il nastro di vel- tava da anni. Si aspettava che qualcu- luto nei capelli, la sacca di tela sulle no finalmente cominciasse a parlare spalle, e quella sua faccia dalle ossa del comunismo, della sua fine e delle grandi e il bel sorriso sincero», incon- conseguenze che ha avuto; e si do- trata sul bordo del bosco mentre un mandasse perché la sinistra italiana giorno veniva inaspettatamente a tro- non ha difeso i dissidenti dell’Urss e varlo, e il rimpianto di averla perduta a degli altri paesi dell’est, e perché il causa del suo silenzio, e di non avere crollo dei comunismo da noi è stato infranto il muro di incomunicabilità accolto in modo così tiepido, imbaraz- che li ha irreparabilmente divisi. zato: si è cercato di glissare, di parlar- tirsi mai più esclusi! È un sistema Su questo ricordo pieno di rimpian- ne il meno possibile. mentale che va in frantumi…» (p. 25). to, ma pacato e persino sereno, si chiu- La Comencini ha scritto un roman- Mario ritrova nel disincanto di suo fi- de il romanzo, con cui il sessantenne zo appassionato, con una trama movi- glio Roberto l’eco di questa delusione McEwan, diversamente da molti suoi mentata ed avvincente, che ci porta epocale: «Avevo seminato in lui le mie libri precedenti, in cui la perdita del- dall’Italia a Budapest e infine nella re- stesse idee, e ora gli dicevo che niente l’innocenza e dell’illusione aveva come pubblica ex sovietica del Kazakistan. era vero, che nulla si sarebbe realizza- conseguenza orrore e morte, sembra in- Mario, un cinquantenne che lavora alla to in quel modo, che non ne valeva la vece guardare agli anni della sua gio- Rai, personaggio inquieto e ansioso, pena. Mai come in quel momento toc- ventù, alla complessità di una difficile che è stato lasciato dalla moglie Patri- cavo concretamente il dolore della per- transizione verso un decennio di tante zia da cui ha avuto un figlio – e lei ne dita del sogno» (p. 89). utopie non realizzate, ma anche di tan- aveva avuti altri due da un preceden- Il romanzo della Comencini non te speranze e di entusiasmanti cambia- te matrimonio – ha un chiodo fisso. persegue una tesi ideologica, è un vero menti, di sogni e di aspirazioni, sia pure Non accetta che il “sogno” della palin- romanzo perché l’inquietudine e i ro- in parte delusi, con indulgenza, tene- genesi totale, incarnato dal comuni- velli del protagonista si saldano con il rezza e commossa ironia, e una sorta di smo, sia scomparso senza lasciare trac- racconto di una vicenda drammatica intensità dolorosa, ma piena di insolita cia nell’animo dei militanti che hanno che riguarda una donna di cui si è in- dolcezza, come a un’epoca sostanzial- creduto nella rivoluzione. Non gli va namorato. Mario ha conosciuto Sonja, mente positiva, libera e aperta, anche giù, lo fa arrabbiare che si dica, con un una giovane russa emigrata in Italia per chi, come Edward e Florence, e refrain che tutti abbiamo sentito, che con la nonna, che ha avuto una rela- come tanti della loro generazione, re- «l’idea era giusta, è stata male appli- zione con un italiano da cui è nata una stano irrisolti e divisi tra un passato e cata». No, troppo facile. Con quella bambina. Sonja piace a Mario, fanno un futuro troppo diversi tra loro, pla- esperienza storica, con quella fede, con l’amore ma poi la storia d’amore si smati dal Tempo e dalla Storia su una quella militanza che per tanti anni ha blocca. L’uomo ha scoperto che nella spiaggia che il vento e la pioggia conti- coinvolto milioni di persone che vole- vita di Sonja c’è un segreto doloroso, nuano incessantemente a trasformare. vano cambiare il mondo, bisognerà sua madre è rimasta in Russia, è mala- pure fare i conti e farli sul serio. «È un ta, è stata in manicomio, forse è morta. Mirella Billi mondo interiore che crolla con il Muro. L’interesse di Mario per la sorte di chi Il male, il bene, la sensazione nostra di fu perseguitato dai regimi dell’est si essere i migliori, l’idea che esistesse un concentra tutto nel bisogno irresistibi- Ian McEwan progetto futuro, un’organizzazione so- le di sapere che fine ha fatto Irina, la Chesil Beach ciale che avrebbe permesso a milioni di madre di Sonja, che cosa le è successo, Einaudi, Torino, 2007 persone di essere uguali, di accedere se è davvero morta o se vive ancora, e pp. 144, € 15,50 alla cultura, al benessere, di non sen- se è possibile ritrovarla.

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rare teorie in libertà. I miei occhi an- cora non riescono a vedere queste no- vità. La mia mente, come quella di Iri- na, è stata preparata per non capire. Ma so, come lei, che esiste già chi le pensa» (p. 217). Leandro Piantini

Cristina Comencini L’illusione del bene Feltrinelli, Milano, 2007 pp. 210. € 14,00 Cristina Comencini.

Così inizia un viaggio che Mario compie, insieme al figlio Roberto, sul- le sue tracce, prima a Budapest e poi nell’immenso e lontano Kazakistan I SEGRETI DEL COLORE dove Irina alla fine era stata deportata, vittima di un regime poliziesco che ne- ella prefazione che scrissi per il ro- gli anni ottanta benché agli sgoccioli Nmanzo epistolare di Francesco Mai- opprimeva ancora. Mario si mette in nardi, Dialisi di Beatrice (Manni ed., contatto con un’organizzazione che cu- Lecce 2004), sottolineai il significato di stodisce i documenti dei dissidenti, i liberazione del Femminile – appannag- l’altro intorno a un fulcro come dentro Samizdat, e può leggere una dramma- gio biologico e funzione sociale – da un caleidoscopio e secondo i moduli tica lettera in cui Irina raccontava le ogni stereotipo storico-culturale. dell’antica narrativa greca. Le due par- sua odissea di oppositrice del regime Beatrice, topos letterario per eccel- ti, di cui si compone, concernono, con incarcerata e internata in ospedale psi- lenza, riveste qui, nel romanzo di Fran- andirivieni continui, scoperte, omissio- chiatrico. Anche Irina aveva fatto par- cesco Mainardi Le cieche speranze (già ni (e girandole di personaggi attinti al te di quella «catena umana di mani e edito nel 1976 e ora riproposto dalla mito oltre che all’esperienza) il viaggio persone senza volto che copiavano di Meridiana di Firenze), il ruolo di copro- di Giuseppe, prima, per mare fino al- notte, in stanze buie, maleodoranti, nel tagonista accanto al personaggio princi- l’approdo a Iraklion sull’isola di Creta, silenzio pieno di respiri di bambini, pale, quello del professore Giuseppe 0 quindi, su per i quattro ripiani – alfa, vecchi, ubriachi, spie… per fare arri- (grado zero dell’identità) e al personag- beta, gamma, delta – che scandiscono vare a me quella sua lettera preziosa» gio enigmatico di lei, inafferrabile figu- la sua anabasi verso un’Acropoli più (p. 135). ra muliebre di amata/amante. Contra- mentale che concreta, punto conclusivo Il protagonista del romanzo è un riamente alla Beatrice dantesca, questa e della ricerca di lei e della propria in- uomo insicuro, nevrotico, di lui la mo- di Mainardi non indica la via verso la vestigazione dentro il labirinto di sé. glie dice: «Mario, tu non puoi soppor- trascendenza, semmai, fornita com’è di I molteplici eventi che vedono coinvol- tare la felicità. Ti pare sempre di aver- mani artigliate, di ferrea volontà e di to Giuseppe 0, assolutamente impossi- la tolta a qualcuno». «durissimo amore», costituisce lo stru- bili da riassumere in qualsivoglia si- Ma quel viaggio in compagnia del mento idoneo per indurre Giuseppe alla nossi, sembrano dipanarsi tutti dal mi- figlio, la volontà di sapere cosa è acca- consapevolezza di sé, e alla svolta defi- stero del titolo. Le cieche speranze è, in- duto alla madre della donna che ama e nitiva consistente nell’abbandono della fatti, una citazione dal Prometeo inca- la pena infinita che quella vita spezza- dimensione del desiderio, di ogni desi- tenato di Eschilo, dove rappresentano il ta gli suscita, sono per lui un potente derio carnale. Perché la carne, nelle sue rimedio estremo che il Titano ottiene alimento a ritrovare se stesso, a ricon- rappresentazioni simboliche, dalla con- da Zeus in sostituzione della prescienza ciliarsi con le persone a cui vuole bene, cupiscenza nel coito consumato con la del futuro, ormai insostenibile per il ge- e anche a intravedere un futuro di spe- dolce Lemona al pezzo sanguinolento di nere dei mortali. Nell’economia del ro- ranza collettiva in cui si possa ancora macelleria ricevuto in dono dalle Mege- manzo, esse appaiono incise su una ta- credere nonostante le delusioni patite. re, è non solo fonte di disgusto, di dolo- voletta di pietra, ricevuta in dono da «Ci sembra, abbandonando il sogno, re e di morte, ma, soprattutto, è l’em- Giuseppe nel corso di uno dei tanti ban- di tradire la nostra umanità. Ma è pro- blema della colpa, del senso di colpa chetti che hanno luogo nella seconda prio il contrario. Le prossime genera- primordiale da cui è affetto Giuseppe parte del romanzo. Ma il destino di tale zioni, se non saranno annientate un’al- insieme all’umanità intera. iscrizione è quello di scomparire, og- tra volta dall’odio di chi si sente mi- Le cieche speranze è dunque un ro- getto probabile di un furto perpetrato gliore, potranno esistere nel loro tempo, manzo “epocale”, la cui struttura si svi- dagli Zingari, nomadi misteriosi, pros- darsi da fare, trovare soluzioni, elabo- luppa con episodi germinati l’uno dal- simi all’Origine.

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E l’Origine, con il senso di colpa in dente e consolante. Nulla è trascurato: essa implicito, è proprio il tema fon- animali e paesaggi, colpi di scena, com- damentale del romanzo di Mainardi: mozioni e delusioni si succedono e s’in- tema che finisce per coincidere con la trecciano dentro una lingua esatta, sa- nascita, con l’incesto originario e “fi- pida e lieve, sempre onirica e trasfigu- siologico” con la propria matrice, e con rante. l’ingresso nel labirinto dello spazio- Marica Larocchi tempo. Molti sono i simboli adibiti dal- l’Autore per rendere fruibile – e persi- Francesco Mainardi no qua e là esilarante – il lungo e fati- Le cieche speranze coso itinerario di Giuseppe nei meandri Edizioni della Meridiana, Firenze, 2007 della propria opaca coscienza: si va dal- pp. 204, € 24,00 la forca del Kappa, luogo del sacrificio muliebre, dalla Coperta che gli anziani del ripiano “delta” si disputano nel ten- tativo di proteggersi dal gelo esterno – quasi un’elastica placenta ormai pri- va di virtù – fino alla Reticella magica PETER PAN.CHI È? – figura di un imene illusoriamente sal- vifico – che la Madre di lei ha intessu- iamine, sono stato smascherato! Sì, to con i capelli prelevati agli anziani Dsono uno di coloro che sono chia- nella vana speranza di arrestare la sua mati in causa qui, nell’Introduzione; e la loro morte. uno che ha sempre pensato di sapere Il tortuoso viaggio di Giuseppe as- tutto ciò che bastava su Peter Pan e sume ovunque le cadenze di un sogno, che invece si è appena accorto di sa- per la vita), ma, per favore, non chie- di un languore compatto, di un incubo perne poco o niente: «solo cose alla rin- detemi altro! talvolta pieno di ferocia, donde sem- fusa, frammenti di una storia – e di un E poi, sincerità per sincerità, a me bra infine affrancarsi grazie all’inter- mito – che è tenuto insieme da poche Peter Pan – quello della Disney – non è vento di Beatrice. E se la scelta finale immagini, parole e frasi, ricordi lonta- mai stato molto simpatico, con quella consiste nel lasciare lei, l’Acropoli, i ri- ni e presenze vicinissime che apparten- strafottenza di chi si ritiene il più abile piani e le Rovine (metafora di un’esi- gono al nostro linguaggio e alla nostra e più furbo di tutti. Io, tanto per inten- stenza ciclica e mai compiuta), ciò av- cultura, fino a diventare slogan, luo- derci, ho sempre provato più simpatia viene in conseguenza di due epifanie: ghi comuni e modi di dire…» (p. 9). per Capitan Uncino: immancabilmente l’una concreta e fisica, l’altra mentale. Che ne so infatti della sua capra? e sconfitto e deriso; vittima sacrificale di Giuseppe ha infatti “visto” l’intero ven- della sua barchetta fatta con un nido di una storia in cui incarna, sì, il ruolo taglio delle peculiarità del Femminile: tordo? e del saggio corvo Salomone? e esecrabile del cattivo, ma anche quello, ha contemplato la Matrice, il sesso del- dell’isola nella Serpentina? idealisticamente encomiabile, di tutti la Regina sull’Album a colori offertogli Dalla memoria mi si para davanti coloro che – mi si perdoni la citazione dalle Venditrici di more, ed ha pure ri- solo una schiera di figure e immagini di- forse alquanto irriverente in simile con- cevuto la rivelazione di una lingua spe- sneyane: gli abitanti svolazzanti del- testo – «sanza speme» vivon «in disio», ciale, così speciale da testimoniare il l’Isola Che Non C’è, Wendy e i suoi fra- ovvero desiderano raggiungere una superamento del sentimento di colpa e tellini, la gelosa Campanellino, la nave meta di per sé irraggiungibile. di ogni infermità. di Capitan Uncino, i suoi pirati, il suo Questo però è un Peter Pan diverso Si tratta della «lingua fornita di de- moncone e il coccodrillo col suo ineso- da quello del film che gli sceneggiatori clinazione duale» che Beatrice gli sug- rabile tic toc… Poi mi vengono in men- ripresero dal romanzo Peter e Wendy, gerisce nelle pagine finali: lingua pu- te alcune canzoni – Patty Pravo che rifà pubblicato da Barrie nel 1911, a sua rissima, in futuro delegata a riassume- Lou Reed, Bennato, Ruggeri, DJ Fran- volta scaturito dal testo teatrale Peter re la molteplicità nella singolarità del cesco – e poco altro. Pan, or The Boy who Wouldn’t Grow destino umano. Certo, so anche che Peter Pan è il Up, che, dal 27 dicembre del 1904 Ma la straordinarietà del testo di bambino che si rifiuta di crescere e che, (data della sua prima rappresentazione Mainardi investe e penetra i risvolti plu- in quanto tale, rappresenta meglio di al Duke of York’s Theatre) in poi, aveva rimi di una scrittura proteiforme dove si chiunque altro quella sindrome divenu- stupito il pubblico con i suoi effetti spe- mescolano giochi verbali tra i più sa- ta celebre grazie al suo nome. So inoltre ciali senza precedenti – come riportano pienti – grafici, etimologici, idiomati- che è stato concepito dalla mente di Ja- le recensioni e le testimonianze del- ci – con effetti sovente spassosi. E in mes Matthew Barrie e che lui pure, per l’epoca – e portato al successo, sia in In- tale raffinata rassegna dell’eteroclito e la sua poetica visionaria, era reputato ghilterra sia in America, il personaggio dell’eterogeno spicca, accanto al tragico incapace di crescere (beh, ho visto il e il suo autore. che è il fondamento di ogni vita come di film con Johnny Depp, Finding Never- Quella che si narra qui è una storia ogni scrittura, il comico più sorpren- land: in italiano Neverland - Un sogno che Barrie aveva precedentemente inse-

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rito in un romanzo per adulti pubblica- so, della natura) – e che rappresenta cere di leggere le sue gesta, per esempio to nel 1902, The Little White Bird insieme la sua felicità (totale libertà, in questa bella traduzione. (L’uccellino bianco), che racconta la vi- infanzia infinita, gioco continuo, na- cenda di uno scrittore scapolo di mezza turalezza, fantasia…) e la sua condan- Valerio Viviani età, il Capitano W, e del suo rapporto na, essendo costretto a rimanere nei con il piccolo David, cui è destinata a giardini e a muoversi liberamente solo un certo punto del testo (dal XIII al XVIII dopo il tramonto, senza compagni con James M. Barrie capitolo), durante una delle loro abi- cui giocare, perché di notte i bambini Peter Pan nei Giardini di Kensington tuali passeggiate attraverso i giardini di dormono (a meno che qualche temera- a cura di Giovanna Mochi Kensington, una favola che ha come rio non decida di lasciarsi chiuder den- traduzione di Carla Vannuccini protagonista non un folletto vestito di tro di nascosto per incontrarlo), e, so- Marsilio, Venezia, 2007 foglie, ma un bambino di soli sette gior- prattutto, non potrà mai più tornare a pp. 204, € 14,00 ni. A seguito dell’enorme successo tea- casa, dalla sua mamma, che, sì, lo ha trale dell’altro Peter Pan, questa favola tanto pianto e lo ha tanto aspettato la- venne estratta dal contesto originario sciando a lungo la finestra spalancata, quattro anni dopo, nel 1906, per essere ma che un giorno smetterà di farlo: pubblicata separatamente col titolo Pe- «Badate bene […]: per quanto Peter si ter Pan in Kensington Gardens in una mostrasse tanto pigro nel tornare dal- «DOVE MI PORTERÀ preziosa e raffinata edizione (chiedere ai la mamma, era comunque assoluta- QUESTO VIAGGIO?» collezionisti di libri d’arte!) con cin- mente deciso a farlo. […] Alla fine se quanta disegni del noto illustratore ne andò in gran fretta, perché aveva ultima opera di Leandro Piantini Arthur Rackham, uno dei quali si può sognato che la mamma piangeva, e lui L’ conferma una delle tendenze della ammirare sulla copertina di questa ver- sapeva bene qual era la ragione di quel poesia italiana contemporanea: il ritor- sione italiana con testo inglese a fronte, pianto […]. Oh, se ne era sicuro, ed no alla forma chiusa. La metrica tradi- che – se non nel prezzo – risulta altret- era anche così impaziente di essere zionale offre paradossalmente la possi- tanto preziosa: per l’informatissima e stretto e coccolato tra le sue braccia bilità di innovare il linguaggio poetico, piacevolissima introduzione, per la raf- che questa volta volò senza indugio attraverso la rielaborazione degli sche- finata traduzione che riesce a rendere in verso la finestra che doveva essere sem- mi classici, in rapporto ai quali, come è maniera appropriata tutta la leggerezza pre aperta per lui. Ma la finestra era noto, il singolo verso assume la propria e la visionarietà del testo, per l’accura- chiusa […] e, sbirciando all’interno, fisionomia ritmica. tezza dell’apparato di note, per la bi- vide la mamma che dormiva tranquil- Leandro Piantini, poeta, saggista e bliografia. la con un braccio intorno a un altro critico letterario, affida alla forma del Dunque, Peter Pan nei giardini di bambino» (pp. 126-129). sonetto la sua ricerca di rigore, con l’in- Kensington (ecco il perché di quella In questa scena c’è tutta la strug- tento dichiarato di rielaborare, secondo statua di Peter Pan proprio lì! ed ecco gente malinconia della favola, che mi la personale poetica, la composizione da dove deriva la cover italiana di Walk porta persino a rivedere le mie posi- on the Wild Side!) non narra la storia zioni su quell’altro Peter Pan, egocen- del principe dei folletti che non tar- trico e orgoglioso, che verrà di lì a derà a venire, ma di un neonato che poco. Qui c’è un personaggio che decide di tornarsene subito al luogo di scambia, pagandone le conseguenze, provenienza e allo stato originario di la libertà di scorrazzare in compagnia uccello – lo sappiamo tutti, no, che i di fate e uccelli con l’esclusione perpe- bimbi, prima di nascere sono uccelli! tua dal mondo dei suoi simili. (E anche se non lo sappiamo, non è È vero, si tratta di una scelta che in bello pensarlo?). Solo che, anche se gli molti avremmo voluto fare, come ci ri- piace immensamente esserlo, uccello corda a un certo punto il narratore non è più e non lo potrà più essere per- («Se pensate che sia stato l’unico bam- ché è gia diventato bambino. E allora bino a voler fuggire, significa che vi rimarrà per sempre nello spazio ibrido siete completamente dimenticati dei e liminale del “Betwixt-and-Between”; vostri primissimi giorni…», p. 63), ma sarà per sempre un “Fraffrà” – secon- non l’abbiamo fatta e, vista la realtà do l’apprezzabile scelta della tradut- che ci circonda, potremmo anche es- trice – costretto a vivere in quella con- sercene pentiti. dizione che, come nota acutamente Per fortuna però che lui l’ha fatta Giovanna Mochi, è insita nel suo stes- questa scelta di vivere in uno spazio so nome – fra Peter (che possiamo im- giocoso di pura fantasia, di poesia, per- maginare assai frequente nei richiami mettendo anche a noi di farvi ritorno delle autoritarie bambinaie vittoriane) per un po’ tutte le volte che vogliamo e Pan (il dio pagano, allegro e chiasso- nell’istante in cui ci concediamo il pia-

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lirica e le inevitabili suggestioni che il Che dir quando è il sereno a trionfare suo uso comporta. se non che l’avvenire solo conta? Il senso di una sfida alla tradizione Che forse il meglio ancor deve arrivare e, allo stesso tempo, il desiderio di poter essere parte di essa, convivono nell’o- che la fiducia il terrorismo smonta? DOVE VA IL VENTO pera di Leandro Piantini e assumono Allora cessa il bisogno di fare un particolare valore nel contesto lette- e la serenità tutto sormonta1. elle mani del Vento, romanzo e pre- rario contemporaneo così indefinito e Nfato da Massimo Lucchesi, è a fir- in divenire. Se il senso del futuro è la tematica ma di Nicla Morletti, una delle autrici Leandro Piantini ha pubblicato costante dei cinquanta sonetti (che an- odierne più apprezzate e sensibili ai ri- Il Duello (Edizioni d’Erba d’Arno, che nel numero rimandano agli anni, svolti dell’animo e al suo disvelarsi nel- 1997, prefazione di Giovanni Raboni) ai quali si attribuisce il raggiungimento l’umana commedia. con il quale ha vinto il Premio di poesia della maturità e l’inizio di una nuova In inchiostro d’apertura si alza così Giuseppe Giusti nel 1999 e Tempo che fase della vita) è necessario sottolineare il sipario narrativo: verrà (Florence Art, 2002) che è stato anche la varietà di toni, dalla leggerez- finalista al Premio Viareggio nel 2002 e za e l’ironia alla serietà, con cui vengo- Lo conobbi un pomeriggio di ha conseguito il secondo posto al Pre- no poste domande decisive, ma senza ri- fine settembre. Seduto su di una mio Pisa nello stesso anno. Ha collabo- sposta. Senza dubbio, il tono più insi- panchina di pietra del molo, dipin- rato, inoltre, a numerosi quotidiani e stente è quello leggero, volto a svelare le geva il mare. Le onde lambivano la riviste, tra cui “Paese sera”, “Parago- ipocrisie quotidiane e a proporre incisi- spiaggia solitaria e Viareggio era tut- ta nel sole. ne”, “La Rassegna della letteratura ita- ve riflessioni, che non escludono la po- Ad un tratto, elegante nel volo, liana”, “Nuova Antologia”, “Caffè Mi- lemica e, in certi casi, il sarcasmo. Nel solcò il cielo un airone rosa. chelangiolo”, “Il Ponte”, “Studi filoso- sonetto 44, Voglio scrivere di cose leg- Bello, non le pare? fici”, “L’Indice dei libri del mese”, gere, il poeta ci offre un’esplicita di- Dice a me? “Il Portolano”. In qualità di critico let- chiarazione di poetica, quasi un elogio Proprio a lei. Lo sa che gli airo- terario, ha dedicato i suoi scritti a nu- alla leggerezza e al suo potere di allon- ni sono qualcosa di magico? merosi autori del Novecento tra cui Toz- tanare il male. Cappello a falde larghe, magliet- zi, Zavattini, Brancati, Pratolini, Paso- La scrittura è ciò che di più prezioso ta azzurra, il pennello in mano, mi lini, Volponi, Parise, Celati, Magris. regala la vita al poeta: la capacità di se- guardava con i suoi occhi chiari. Fin dalla copertina, che riproduce, guire un disegno, rispettandone i limiti e non a caso, La Dance di Henri Matisse, sperimentandone le potenzialità. Nei so- Così è introdotto l’io narrante e il emerge un aspetto centrale dell’opera: netti 33 e 34, dedicati a questo tema e al personaggio chiave, evocatore e co-pro- l’intensa musicalità, a volte dissonante, complesso ruolo del poeta nella società tagonista della storia, dall’orditura im- ma sempre connotata da un forte ac- di oggi, sono presenti alcune fondamen- pregnata da subito di mistero. Sullo cento personale. La cadenza musicale tali definizioni della scrittura in versi: sfondo un paesaggio non cornice ma che il ritorno al sonetto comporta è dal «cura», «conforto», «esercizio del con- dal colore e moto propri, ricettore del poeta liberamente e originalmente gegno», «versi rimati e inconsueti». trasfondersi del sentire umano in un espressa con toni ironici e il ricorso ad Il poeta piega il linguaggio alla sua processo osmotico che si fa via via vi- espressioni del linguaggio quotidiano. volontà di dire e contrappone l’ordine al brazione di vita universale. In questo I cinquanta sonetti ripercorrono liri- disordine dell’esistenza, l’energia della stesso procedere si snodano i romanzi e camente la vita del poeta e testimonia- parola ai mali, l’ottimismo e la creati- le novelle di Guy de Maupassant, colo- no la raggiunta maturità, un equilibrio vità alla morte, allo scopo di raggiun- rista sobrio e preciso che come la Mor- umano e poetico conquistato nel tempo, gere l’obiettivo, che dovrebbe essere di letti (se il paragone è proponibile…) attraverso il severo, ma vitale esercizio- noi tutti: «dimostrare d’esser vivi»2. non aggiunge una parola in più a ciò passione della scrittura. Il nucleo tema- che vede, per non sciupare l’incanto, lo tico attorno al quale ruota l’intera rac- Monica Venturini stato di grazia in cui la natura lo pone. colta è il senso di tale maturità, intesa Poi le immagini incalzano nel profilare non solo come condizione anagrafica, la figura tutta femminile dell’io nar- ma soprattutto come fase da vivere in- NOTE rante prima che si faccia da parte e la- tensamente. Infatti, non viene rimpian- sci imperare il racconto: «Sentii il suo 1 L. PIANTINI, Cinquanta sonetti, Edizioni del to in alcun modo il passato, né il tempo Leone, Venezia 2007, p. 17, vv. 9-14. sguardo scivolarmi addosso. Il vento mi viene mai rievocato malinconicamente. 2 L. PIANTINI, ivi, p. 41, v. 8. sollevò la gonna e scompose i capelli». L’opera rappresenta una esplicita di- E qui l’effetto filmico è conclamata- chiarazione di fiducia nel futuro, l’af- mente percepibile e non può non ricon- fermazione di una speranza tenace nel- durre alla regia di Billy Wilder in Quan- la parola e nella maturità come fase de- Leandro Piantini do la moglie va in vacanza con un in- terminante dell’esistenza. La vita non Cinquanta sonetti dimenticabile Marilyn Monroe, in una ha età per il poeta, a patto che la si viva Edizioni del Leone, Venezia, 2007 scena apparentata a questa. Successi- intensamente: pp. 56, € 5,50 vamente la trama s’inonda di un profu-

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misterioso biglietto amoroso che disve- ra e dissolve nel passaggio metamorfico lerà il suo senso solo alla fine. Ed è della morte, così l’amore vero si sottrae compartecipe nello scoccare della scin- alle spire della caducità: nell’oltre si su- tilla d’amore tra Diego e Desirée men- blima ed eternizza, mentre sulla terra tre approdano all’isola Polvese. Isola rimane ardente il suo ricordo. che è metafora del sogno archetipale L’io narrante interviene nuovamente di ogni coppia colpita da Cupido di verso la fine, per emozionare ancora e conseguire, nella fusione dei corpi e dei poi concludere: «un lampo squarciò il sentimenti, l’unità, un tutto univoco cielo, un tuono parve rotolare nelle ac- isolato dal resto del mondo, che viva in que agitate dal vento. Caddero le prime totale completezza ed armonia. A livel- gocce che si mescolarono alle mie lacri- lo inconscio rappresentativo di Dio, su- me. E in quella sera di ottobre, mentre prema sintesi di Amato e Amante in cui un’onda più forte si infranse sul suolo, il il singolo si fonde e ricompone dive- foglio scivolò nelle mani del vento». nendo l’Uno. Il romanzo si frange in segmentate Maria Grazia Maramotti tensioni del sentire interconnesse con variegati languori emotivi. Germinazio- ni atte a catalizzare l’attenzione del let- Nicla Morletti tore, cui viene presentato il “terzo inco- Nelle mani del vento modo”, una donna altra, che distrae la prefazione di Massimo Lucchesi scena senza acquisire reale importan- Giuseppe Laterza, Bari, 2002 za. E come la vita materiale si stempe- pp. 140. € 20,00 mo di primavera spring-flower, che di- pana il filo del ricordo e lo raggomitola nell’intera vicenda. L’incontro tra lui, Diego Romei, noto giornalista e saggista, «un tipo affasci- nante nonostante l’età avanzata», e lei Desirée, avviene «un pomeriggio d’e- state. In uno di quei giorni benedetti da Dio in cui capita di sentirsi felici senza saperne il perché… In quel breve tragitto che il battello compie ogni gior- no dal paese di San Feliciano all’isola Polvese. In uno di quei traghetti che scivolano nello specchio d’acqua del lago Trasimeno. Lei era là, in piedi, appoggiata alla cabina, il viso al sole, un libro in mano, la borsa a tracolla mentre il vento le modellava la veste leggera, frugava con dita invisibili tra i lunghi capelli, gioca- va con le forme di un corpo perfetto». E il vento come si evince già dal titolo ha un ruolo rilevante, opera quale deus ex machina dietro le forme, le muove, le sfuma, le agghinda e le plasticizza per renderle straordinariamente vive e sen- suali. In quest’arte Nicla Morletti è vera maestra, con uno stile duttilmente per- sonale, pur intingendo la penna nei ca- noni creativi del Romanticismo e in quelli del giallo, per connotare la nar- razione di molteplicità suggestive e su- Il giardino dei libri. Beatrice von Rezzori nel patio della propria tenuta di Santa Maddalena, in Toscana, spence. Il vento stesso è latore di un intenta a leggere. Foto di François Halard.

Caffè Michelangiolo 89 NORME DI EDITING per i collaboratori di “Caffè Michelangiolo”

Citazione di testo = G.W.F. Hegel, Scienza Discorso diretto introdotto = Lui si im- L’inizio del capoverso è rientrato. della logica, tr. di A. Moni, Laterza, Ro- pose: «Tutto deve svolgersi così!». (segno Congiunzioni causali, modali, temporali, ma-Bari, 1972, vol. II, p. 115. di interpunzione all’esterno) etc., hanno sempre l’accento acuto = Citazione di saggio = R. Bloch, La religio- Discorso diretto non introdotto = «Tutto poiché, allorché, perché, … ne etrusca, in H-C. Puech (a c. di), Sto- questo doveva pure accadere.» (segno di I termini stranieri nel testo ed in cita- ria delle religioni, Laterza, Roma-Bari, interpunzione all’interno) zioni vanno scritti in corsivo. 1976, vol. I, tomo II, pp. 499-531. Discorso diretto nella citazione = Così I titoli di capitoli e paragrafi hanno il Citazione di articolo apparso in una ri- prosegue l’evangelista (versetto 39): rientro di cm 0,5. Lo stesso vale per vista = P. Ruminelli, Alberto Caracciolo: «Alcuni farisei tra la folla gli dissero: capitoli e paragrafi indicati con il so- un pensatore moderno del religioso, in “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. lo numero e senza titolo. “il cannocchiale”, vol. 3/1991, pp. 15-37. Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi ta- Le note vanno numerate e inserite alla fi- Citazione di capitolo o paragrafo di una ceranno, grideranno le pietre”». ne del testo. monografia = cfr. il cap. VI La nevrosi dei Citazione nella citazione = Klossowski L’apostrofo è segnato con un inglese bambini, in M. Klein, La psicoanalisi dei ricorda che prima di Nietzsche «Kierke- semplice = ’ bambini, tr. it. di G. Todeschini e C. Car- gaard, per il quale la musica non esprime minati, a c. di L. Zaccaria Gairinger, Mar- che l’immediato nella sua immediatezza, Il carattere utilizzato per i testi: tinelli, Firenze, 1970. osserva che il linguaggio ha inglobato in Bauer Bodoni nel corpo 10 Rimando a testo citato = G.W.F. Hegel, se stesso la riflessione: “perché esso non Scienza …, cit., pp. 118-120. può esprimere l’immediato”». Rimando a testo o luogo appena citato = Evidenziazione di termini e frasi me- a cura di = a c. di Ivi, p. 12. diante inglesi doppie = … gli uomini aforisma/i = af./aff. Citazione di versi nel testo = … come ad “speciali” vivono sempre altre dimen- Autori vari = AA.VV. es. nei versi «Sovente in queste rive / (spa- sioni … capitolo/i = cap./capp. zio) che, desolate, a bruno / veste il flut- Titoli di opere nel testo = Fra le composi- confronta = cfr. to indurato, e par che ondeggi, / seggo la zioni della maturità, La ginestra è quella eccetera = etc. notte;…» in cui il poeta ritrae… che … E maiuscola con accento = È. Citazione col rientro = … come nell’es. Le parentesi indicanti soppressione di frammento/i = fr./frr. Sovente in queste rive testo nel corso di una citazione o in- introduzione di = intr. di che, desolate, a bruno tervento del traduttore, sono quadre nota/e = n./nn. veste il flutto indurato, e par… = … come sembra […] così avviene per … pagina/e = p./pp. Citazione nel testo con virgolette a capo- Indicazioni degli anni nel testo = pagina 10 e seguenti = p. 10 e sgg. rale = … dunque, come ricorda Bianco, 1956-’57; ’56-’57; anni ’50; il ’900. postfazione di = postf. di «lo stesso Habermas aveva fatto valere con- Altezza dell’esponente delle nota = ad prefazione di = pref. di tro Gadamer la scoperta psicoanalitica di apice come nell’es. … fino alla luna13. traduzione italiana di = tr. it. di un livello paleo-simbolico» e se ne forni- Esponente della nota = precede il segno di verso/i = v./vv. scono prove incontrovertibili nel saggio… interpunzione. volume/i = vol./voll.

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MODIGLIANA ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI DI MODIGLIANA

NOTIZIE STORICHE

L’Accademia degli Incamminati venne fondata nel 1660 dal letterato Bartolomeo Campi col nome di Accademia dei Pastori del Marzeno e con sede in Modigliana, città della Romagna appenninica allora compresa nel Granducato di Toscana. Entrata in crisi dopo il 1720, fu ricostituita il 27 ottobre 1755 ad iniziativa dello storico Gabriele Sacchini, che le impose la denominazione attuale e le diede nuove norme statutarie. Con rescritto 24 aprile 1795 del Granduca di Toscana Ferdinando I, confermato poi da Leo- poldo II il 17 agosto 1825, l’istituzione ottenne la «sovrana protezione» assumendo il titolo di Imperiale e Reale Accademia degli Incamminati. Successivamente, per la ribellione patriotti- co-risorgimentale degli Incamminati, con risoluzione granducale 19 agosto 1857, resa esecu- tiva in data 24 agosto, venne imposta la sospensione dell’attività accademica. Ritiratosi da Firenze Leopoldo II, il subentrato Governo Provvisorio della Toscana, per «debito di giustizia», il 13 dicembre 1859 riabilitò l’antica Accademia «al libero esercizio dei suoi diritti e delle sue funzioni» e, dopo l’avvento del Regno d’Italia, come da nota 18 luglio 1861 della Delegazione del Governo di Modigliana, essa assunse la denominazione di Regia Accademia degli Incamminati. Nel 1925, precluso il libero esercizio alle associazioni culturali non appartenenti al parti- to fascista, l’Accademia dovette cessare l’attività. Questa riprese nel 1946 ad avvenuta pro- clamazione della Repubblica Italiana. Nel 1961 fu eletto Presidente il dott. Gilberto Bernabei, alto dirigente ministeriale, poi Con- sigliere di Stato e Sindaco di Modigliana. Questi assunse importanti iniziative fra cui quella di chiamare nell’Accademia eminenti personalità della letteratura, delle scienze, delle arti, del- le istituzioni, dell’imprenditoria e del lavoro. L’attività degli Incamminati ricevette così un no- tevole impulso, accentuatosi ulteriormente con l’On. Pier Ferdinando Casini, Presidente ef- fettivo dal 1990 al 1997, e oggi Presidente d’Onore, e con l’Avv. Natale Graziani, Presiden- te in carica dal 1997. Organo ufficiale dell’Accademia è “Caffè Michelangiolo”, rivista di discussione edita in Firenze con periodicità quadrimestrale, fondata e diretta da Mario Graziano Parri.

FINI E COMPITI ISTITUZIONALI

L’Accademia degli Incamminati, di Arti Lettere Scienze, sorta nel 1660 e munita di per- sonalità giuridica (D.P.R. 27 luglio 1970 n. 753), ha lo scopo di promuovere e diffondere le conoscenze umanistiche e scientifiche nel quadro dell’universalità e unità della cultura; di studiare e dibattere i temi nazionali, dell’Europa, dei doveri e dei diritti dei cittadini; di svol- gere nei territori della Romagna e della Toscana fiorentina – fascia appenninica in particolare – attività di studio, ricerca e valorizzazione della storia e della civiltà dei luoghi.

92 Caffè Michelangiolo IL VINCASTRO Informazioni e notizie dell’Accademia degli Incamminati a cura di Giancarlo Aulizio Vicepresidente dell’Accademia e Responsabile della Comunicazione

TORNATA ROMANA SUL TEMA: Dante Alighieri la tornata sul tema: “Gli Italiani e l’Italiano”. “L’ITALIANO E LA NUOVA EUROPA” In quell’occasione fu presentato il “Manifesto agli italiani per l’italiano”, proposto da illustri accademici dove, al primo pa- Italiano e la nuova Europa” è il tema della tornata ragrafo, si riaffermava «L’importanza storica della lingua ita- “L’autunnale dell’Accademia degli Incamminati di Mo- liana come fattore d’identificazione culturale e di unifica- digliana, che si è tenuta giovedì 29 novembre 2007, nella zione nazionale del popolo italiano». Anche a quella torna- sala della Mercede della Camera dei Deputati, messa a di- ta parteciparono l’Accademia della Crusca e la Società Dan- sposizione dall’omonima Fondazione. Oltre centosettanta te Alighieri, chiamate invece in questa occasione a discute- fra accademici ed accompagnatori (un pulman da Modi- re sugli aspetti legati all’allargamento dell’Europa e quindi gliana, un altro da Faenza e numerosi in auto private) sono alle nuove prospettive della nostra lingua. I numerosi in- convenuti sulla capitale per una due giorni davvero interes- camminati che hanno aderito alla trasferta romana hanno sante dal punto di vista culturale. La tornata è svolta in avuto anche modo di visitare sia i Musei Vaticani che la mo- collaborazione con la Fondazione della Camera dei Deputa- stra dei Macchiaioli, al Chiostro del Bramante, curata dalla ti, di cui è presidente l’on.le Pier Ferdinando Casini che è an- storica dell’arte Francesca Dini, socia anche del nostro anti- che presidente d’Onore del nostro sodalizio ed ha partecipa- co sodalizio, dove il concittadino Silvestro Lega (1826-1895) to entusiasta ai lavori, introdotti dal presidente dell’Acca- ha avuto un trattamento di riguardo per le numerose opere demia degli Incamminati, on.le Antonio Patuelli. Sono se- esposte. guite le relazioni di Enrico Vinci, segretario generale del Parlamento europeo, Francesco Sabatini, presi- dente della Accademia del- la Crusca e Bruno Bottai, presidente della Società Dante Alighieri. Casini e Patuelli hanno inteso così proseguire, con questo im- portante incontro che ha visto insieme tre fra le maggiori accademie cultu- rali del nostro Paese, le ini- ziative svolte da anni dal- l’associazione per la divul- gazione dell’Italiano nelle sue vari espressioni dalla lingua, alla musica, al tea- tro, ecc. Iniziative sorte nel 2003 a Ravenna quando, per difendere la lingua ita- liana in quanto espressione delle nostra identità cultu- rale, si svolse nella città Il presidente dell’Accademia degli Incamminati saluta gli ospiti alla tornata del 29 novembre 2007 nella Sala della Mer- custode della memoria di cede alla Camera dei Deputati a Roma.

Caffè Michelangiolo 93 Il Vincastro

ACCADEMICI INCAMMINATI PROPONENTI, NEL 2003 “MANIFESTO AGLI ITALIANI PERL ’ITALIANO”

Giulio Andreotti - Gaspare Barbiellini Amidei - Paolo Blasi Norberto Bobbio - Mario Cervi - Simona Costa Zeffiro Ciuffoletti - Giuseppe De Rita - Cesare Garboli Tonino Guerra - Jader Iacobelli - Cardinale Pio Laghi Gina Lagorio - Giorgio La Malfa - Gianni Letta Giorgio Luti - Mario Luzi - Claudio Magris Franco Modigliani - Riccardo Muti - Antonio Paolucci Mario Graziano Parri - Romano Prodi - Giuseppe Ragazzini Ezio Raimondi - Fabio Roversi-Monaco Cardinale Achille Silvestrini - Lidia Storoni Pier Ferdinando Casini e Natale Graziani

Il tavolo della presidenza, alla tornata del 29 novembre 2007.

94 Caffè Michelangiolo Premio Nazionale Finalista CORRADO ALVARO 2006 PREMIO VIAREGGIO 2005 Opera Prima Opera Prima

MARIO DOMENICHELLI, MARIO SICA, anglista e comparatista, docente all’Università già ambasciatore d’Italia a Windhoek, di Firenze, esordisce come romanziere. a Mogadiscio, a Vienna e al Cairo, saggista Ambientata nella Somalia del 1989, poco prima e pubblicista, esordisce come romanziere. che la caduta di Siad Barre trascinasse il paese L’eroina è la celebre Pia, nel caos del tribalismo, è la storia densa e «quella fatta da Siena e disfatta dalla avvincente di Tomas, un bizzarro e elusivo Maremma» come scrive Franco Cardini nella professore che nell’ambito della Cooperazione prefazione, protagonista di una storia di sangue italiana insegna nell’Università di Magadiscio. e passione che incalza il lettore E con lui, di una generazione e di un mondo con un ritmo da film o da fiction televisiva. crudelmente ingannati.

11,6 x 21 cm, 272 pagine, € 14,00 11,6 x 21 cm, 216 pagine, € 12,00

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ANNO XI - N. 1 - GENNAIO-APRILE 2006 ANNO XII - N. 1 - GENNAIO-APRILE 2007

ANNO XII - N. 2 - MAG.-AGO. 2007

ANNO XI - N. 2 - MAG.-AGO. 2006 ANNO XII - N. 3 - SET.-DIC. 2007

ANNO XI - N. 3 - SET.-DIC. 2006

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