Storia Del Giornalismo

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Storia Del Giornalismo Storia del giornalismo. Estratto da: M. F. – “Informazione e Potere” – E.L. I NOSTRI TEMPI. DALLA TELEVISIONE A INTERNET. SOMMARIO 1) L’ASCESA DEL «PRIVATO» SUL «PUBBLICO». .......................................................................................................... 2 2) «IL GIORNALE» DI MONTANELLI «LIBERAL’INDUSTRIALE»...................................................................................... 6 3) «LA REPUBBLICA» «LIBERAL METROPOLITANO». ................................................................................................... 8 4) LA TELEVISIONE CERCA MAGGIORI LIBERTA’. ........................................................................................................10 5) L’ASCESA DI MEDIASET. .........................................................................................................................................13 6) LA STAMPA FEMMINILE ILLUSTRATA,LE FONDAMENTA DELLA TV. ........................................................................16 7) STAMPA SPORTIVA: STAMPA ILLUSTRATA MASCHILE. ..........................................................................................18 8) ANNI OTTANTA. .....................................................................................................................................................24 9) ANNI NOVANTA. ....................................................................................................................................................27 10) GLI ATTUALI GRUPPI EDITORIALI. ........................................................................................................................30 11) STAMPA PERIODICA, CATTOLICA E DÌ PARTITO....................................................................................................33 12) NUOVI MEDIA E INTERNET...................................................................................................................................38 13) I VECCHI MEDIA SI ADATTANO: LA «MEDIAMORFOSI». .......................................................................................39 14) IL GIORNALISTA NAVIGATORE DELLA «MEDIAMORFOSI». ...................................................................................41 15) PAROLA AI NUMERI. ............................................................................................................................................42 16) CONCLUSIONE: IL GIORNALISTA E’ «TRIMEZZATO». ............................................................................................44 A cura di Igor Zerbesi. Storia del giornalismo. Estratto da: M. F. – “Informazione e Potere” – E.L. 1) L’ASCESA DEL «PRIVATO» SUL «PUBBLICO». Abbiamo visto quindi che per quanto riguarda l’editoria, l’innovazione tecnologica e l’informazione, Milano ha da sempre rappresentato un riferimento che non è possibile ignorare. Abbiamo anche visto che gli avvicendamenti per il controllo delle testate sono stati numerosi e soprattutto la tendenza è di avere non molti proprietari che gestiscono il panorama editoriale nazionale. Gruppi oligarchici, vicini ora a una forza ora all’altra, però ben identificabili e conosciuti. Durante il periodo noto come “anni di piombo” grande fù l’influenza del settore petrolchimico, visto il peso delle crisi petrolifere che conferirono agli idrocarburi valenza monetaria e a chi li gestiva potere decisionale. Prima Mattei, poi il successore Cefis e quindi la Montedison saranno determinanti in numerosi asset nazionali. Tra questi il «Corriere della Sera», il quale aveva annoverato tra i suoi proprietari il petroliere Angelo Moratti, e intanto grazie alla sua continuità e alle firme che avevano contribuito al suo sviluppo era diventato una istituzione. Prima della definitiva affermazione di Pier Leone Mignanego giornalista genovese meglio noto come Piero Ottone nel 1972 erano passati alla direzione del quotidiano di via Solferino Alfio Russo e Giovanni Spadolini, particolarmente dal 1968 durante la parentesi degli esperimenti governativi di centro-sinistra. Piero Ottone seguì una linea di rottura con quella esperienza seguendo gli interessi della borghesia industriale e, volgendo al contempo lo sguardo verso il disagio sociale e il malaffare politico. Questo nuovo taglio editoriale si sposava con la partecipazione di firme importanti ritenute “scomode” come quella di Pier Paolo Pasolini e la valorizzazione di giovani giornalisti come Raffaele Fiengo, Giampaolo Pansa, Massimo Riva, Giuliano Zincone, esperimento che costò a Ottone l’epiteto di «filocomunista». Molti giornalisti addirittura abbandonarono, come ad esempio Carlo Laurenzi, Mario Cervi, Enzo Bettiza i quali seguirono Montanelli a «Il Giornale». Bettiza accusò Ottone di trasformare il «Corriere della Sera» da “officina di notizie” a “ministero dell’educazione civile”. Ottone era supportato dalla proprietà che negli anni ’70 era nelle mani della RCS. Rizzoli era un editore “puro” e garantì al quotidiano l’apporto di personaggi accademici come Enzo Biagi e Alberto Ronchey. Nel 1976 nonostante i problemi finanziari, il gruppo cercò di consolidare le proprie posizioni attraverso accordi con la DC, l’acquisto di TELEMALTA una televisione estera ma tutta italiana e la gestione del quotidiano napoletano «Il Mattino». Insieme a queste operazioni RCS controllava anche La «Gazzetta dello Sport» di Milano, «Alto Adige» di Bolzano, «Il Piccolo» di Trieste, «Il Lavoro» di Genova. Spese che richiesero consistenti ricapitalizzazioni del gruppo (soprattutto nel 1977 per la cifra di circa 20 miliardi di Lire), Umberto Ortolani per Paul Marcinkus dello IOR, Roberto Calvi presidente del Banco Ambrosiano Veneto e Licio Gelli capo della P2 i nomi più importanti. Bruno Tassan Din diventava nuovo direttore generale del gruppo insieme ad Angelo Rizzoli, Ottone veniva sostituito con Franco Di Bella, uomo di Ortolani e Gelli. Si dava il via a un telegiornale dal nome “Contatto” da diffondere in Italia per cassetta(esperienza interrotta da una sentenza della Corte Costituzionale che ribadiva il Monopolio della RAI). Un’altra esperienza stroncata sul nascere fù quella del tabloid «L’Occhio» di Maurizio Costanzo, Augusto Macchi e Alberto Tagliati fondato nel 1979 ispirato al «Daily Mirror». Durò fino al 1981 perché gravato da gravi deficit. Fù tentato il salvataggio attraverso finanziamenti pubblici, ma gli appoggi pur influenti di Rizzoli a nulla valsero contro le rimostranze del nascente quotidiano «La Repubblica». La vicenda de «L’Occhio» fù emblematica perchè entrarono in scena per il salvataggio i banchieri Calvi, il «venerabile» Gelli e lo IOR. Arnaldo Forlani nel 1981 rese pubblica la lista dei nominativi iscritti alla P2 di Gelli e rinvenuta dopo una perquisizione nella sua abitazione di Castiglion Fibocchi(AR). Tra questi figuravano nomi importanti dell’economia come l’astro nascente Silvio Berlusconi, editori e giornalisti quasi tutti della RAI come Roberto Ciuni, Maurizio Costanzo, Paolo Mosca, Roberto Gervaso e lo stesso direttore del «Corriere della Sera» Franco Di Bella. Dopo queste rivelazioni il quotidiano perse circa 100'000 copie di tiratura e molti giornalisti passarono a «La Repubblica» che grazie a firme importanti come quella di Gianni Brera nel 1985 arrivò a cifre vicine alle 400'000 unità. «Il Giornale» di Montanelli non ebbe A cura di Igor Zerbesi. Storia del giornalismo. Estratto da: M. F. – “Informazione e Potere” – E.L. ricadute simili viste le sue posizioni liberali anche se nacque proprio per contrastare il primato del quotidiano di via Solferino a Milano che evidentemente stava prendendo una strada diversa. Nel 1968 erano passati alla direzione del quotidiano di Pier Paolo Pasolini ,Raffaele Fiengo, via Solferino Giovanni Spadolini(sotto) e Alfio Russo. Giampaolo Pansa, Massimo Riva, Giuliano Dal 1972 alla direzione fù chiamato Pier Leone Zincone. Firme che diedero al quotidiano Mignanego giornalista genovese meglio noto come l’epiteto di «filocomunista». Piero Ottone(a sotto a destra). Erano gli anni del penta-partito o del «pluralismo polarizzato» . Ottone era supportato dalla proprietà che negli Molti giornalisti addirittura lasciarono il quotidiano, anni ’70 era nelle mani della RCS. Rizzoli era un come ad esempio Carlo Laurenzi(con la giacca editore “puro” e garantì al quotidiano l’apporto bianca), Mario Cervi, Enzo Bettiza che seguirono di personaggi di peso come Enzo Biagi e Montanelli a «Il Giornale». Alberto Ronchey. A cura di Igor Zerbesi. Storia del giornalismo. Estratto da: M. F. – “Informazione e Potere” – E.L. Nel 1976 nonostante i problemi finanziari, RCS cercò di il gruppo RCS aveva preso parte a molti CdA di consolidare le proprie posizioni attraverso accordi con quotidiani, operazioni che avevano richiesto la DC, l’acquisto di TELEMALTA (una televisione estera consistenti ricapitalizzazioni del gruppo che ma tutta italiana) e la gestione del quotidiano trovò con l’ausilio di Umberto Ortolani e Paul napoletano «Il Mattino». Marcinkus dello IOR, di Roberto Calvi presidente del Banco Ambrosiano e di Licio Gelli capo della P2. RCS e la cordata di cui sopra stavano lavorando a un network nazionale alternativo a quello statale, costruito sulle piccole emittenti locali. E’ Bruno Tassan Din diventava nuovo direttore generale il caso di PIN( PrimaReteIndipendente), che del gruppo insieme ad Angelo Rizzoli, Ottone veniva diffondeva in Italia per cassetta, substrato su sostituito con Franco Di Bella(nella foto a destra e il cui si sviluppò CANALE5. 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