Almanacco 67-68
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L’ALMANACCO RASSEGNA DI STUDI STORICI E DI RICERCHE SULLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA Istituto per la Storia del Movimento Operaio e Socialista «P. Marani» 67/68 Reggio Emilia • Giugno/Dicembre 2016 Direttore Nando Odescalchi [email protected] Condirettore Giorgio Boccolari [email protected] Comitato di direzione Nando Bacchi, Antonio Canovi, Mirco Carrattieri, Maurizio Casini, Giuseppe Catellani, Corrado Corghi, Flavia De Lucis, Carlo De Maria, Mirco Dondi, Alberto Ferraboschi, Marco Fincardi, Alain Goussot, Giuseppe Innocenti, Marzia Maccaferri, Fabrizio Montanari, Massimiliano Panarari, Dino Terenziani, Adolfo Zavaroni Segreteria Rosanna Gandolfi Impaginazione Tipolitografia L’OLMO soc. coop. soc. Montecchio E. (RE) Sito internet: www.almanaccoreggiano.it www.istitutomarani-almanacco.it Periodico dell’Istituto per la Storia del Movimento Operaio e Socialista «P. Marani» (ISMOS) Sede: Via Roma, 44 - 42042 Fabbrico (RE) Autorizzazione n. 593 del Tribunale di Reggio E. del 12.4.1985 ALMANACCO RASSEGNA DI STUDI STORICI E DI RICERCHE SULLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA a. XXXV, n. 67/68 Giugno/Dicembre 2016 Ricerca storica FABRIZIO MONTANARI, Napoleone a Reggio Emilia...........................................................7 NANDO ODESCALCHI, Istituzioni e Società a Guastalla nel primo ‘900...........................15 GIORGIO BOCCOLARI, Nino Prandi, un libraio socialista.................................................57 Il Contemporaneo MAURO DEL BUE, Cesare Battisti, cent’anni dopo..........................................................73 FABRIZIO MONTANARI, Breve biografia di Camillo Berneri.............................................83 MAURIZIO CASINI, Libertario e giacobino. Gli ultimi anni di Pietro Nenni....................89 FRANCO PIRO, Craxi e il debito pubblico, i fatti contro le bugie.....................................99 Memoria NANDO ODESCALCHI, Presentazione...............................................................................109 CARLO OLIVA, La Resistenza prima degli spari............................................................113 DINO TERENZIANI, A cena con Archimede Landini e Ottavio Corgini...........................131 ROMANO CAVALETTI, Dialogo tra due operai e un “non so”.........................................147 RICERCA STORICA L’ALMANACCO, n. 67/68 2016 Napoleone a Reggio Emilia Fabrizio Montanari L’entrata in Italia dell’esercito francese agli ordini del giovane generale Bo- naparte, cambiò radicalmente il quadro politico dell’Italia settentrionale. Gli austriaci in ritirata si asserragliarono nelle loro roccaforti del Veneto per riorga- nizzarsi e, una volta pronti, riprendere la guerra. Le idee di libertà e di uguaglianza nate Con la Rivoluzione francese si erano già diffuse a Reggio grazie ad alcuni intellettuali come Jacopo Lamberti, Anto- nio Veneri, Giuseppe Paradisi, Francesco Cassoli, Pellegrino Nobili, Filippo e Antonio Re, da tempo insofferenti del regime dispotico estense. L’insofferenza verso il dispotismo del governo estense aveva infatti raggiunto il punto di non ritorno, tanto da vedere nei francesi i portatori della libertà. Il rapporto di Napoleone con gli italiani in generale e con i reggiani in par- ticolare fu sempre molto intenso, anche se improntato a conseguire vantaggi geopolitici e militari a favore della Francia. Con la Comunità reggiana, che da subito aveva intrapreso la strada dell’autodeterminazione del proprio futuro, nutrì un particolare sentimento d’affetto, riconoscenza e di stima. La determi- nazione dimostrata dai reggiani nel combattere il dispotismo estense, la nascita del Tricolore e l’entusiasmo suscitato dalle idee libertà e d’uguaglianza diffuse dalla Rivoluzione francese del 1789, portarono il generale a visitare più volte la città, ascoltare i suoi rappresentanti e parlare al popolo. Seguendo l’incalzare degli eventi e analizzando le ragioni e le date delle sue visite, si comprende me- glio il valore politico che il periodo napoleonico ebbe nell’affermarsi del moto risorgimentale successivo. La svolta decisiva avvenne quando Ercole Ill d’Este, impressionato dalle vitto- rie lampo conseguite in Italia dalla Grande Armata francese, il 7 maggio 1796, abbandonò il Ducato per riparare a Venezia, portando con sé gran parte del tesoro ducale. Prima di partire nominò una reggenza, che patteggiò un armisti- zio (23 maggio 1796) e che fu sciolta solo l’8 ottobre, con a capo il fratellastro 7 FABRIZIO MONTANARI Conte di S. Romano. Momenti di tensione si ebbero a metà ottobre quando Na- poleone proclamò la Federazione di Reggio e Modena. Quella decisione Creò molto malcontento e qualche protesta poiché i reggiani temettero di dover tor- nare sotto il dominio modenese, anche se con diverse bandiere. Napoleone però, una volta informato della situazione, Corse ai ripari, Compensando Reggio con l’aggregazione di comunità nuove: Rubiera, Correggio, Brescello e Gualtieri. La città ebbe uffici giudiziari, scuole e biblioteca. Nasceva così il Dipartimento del Crostolo. Tornando al mese di agosto, a Reggio, dove le idee giacobine si erano già dif- fuse e raccoglievano molti aderenti, si formò immediatamente una municipaliz- zata repubblicana, si istituì la Guardia Civica e, il 25 agosto 1796, fu piantato in piazza l’albero della Libertà. Alla base della pianta fu posto un cartello con scritto: Tremate, o Perfidi, tremate Tiranni alla vista della Sacra immagine della Libertà. Nacque Così la “Repubblica Reggiana”. In città erano intanto sorti molti club, dove i rivoluzionari, nobili e no, intellettuali e uomini d’azione, erano soliti riunirsi per lanciare appelli e petizioni antiestensi. Il più noto di tali club era il “Caffè dei patrioti”, adiacente alla chiesa di San Prospero. I difensori del pas- sato regime invece frequentavano il “Caffè della speranza”, posto all’angolo di via Guidelli. Fra i più assidui frequentatori dei vari club cittadini vanno ricorda- ti: Paradisi, Terrachini, Bovi, Lamberti, Cugini, Giafferri, Davoli, Motta, Maio- li, Orlandini, Marchini, Artoni, Besenzi, Fossa, Don Rivi, Don Bizzocchi, Don Barchi, Don Bizzarri, Cagnoli, Viani, Manganelli, Lanzi, Landini e Martelli. La Reggenza, consapevole del pericolo incombente costituito dall’esercito fran- cese alle sue porte, tentò, e in parte riuscì, a ottenere un armistizio. Nel mese giugno le truppe francesi nell’intento di conquistare Livorno, entraro- no in città per far transitare le truppe attraverso l’Appennino reggiano. Al loro Comando il 21 giugno 1796 giunse per prima volta anche lo stesso Napoleone in carrozza. Scortato da 200 dragoni, l’illustre ospite fu ospitato a palazzo Guic- ciardi Trivelli, dove gli resero omaggio i principali notabili cittadini. Prese nota dei loro rapporti e diligentemente segnò le richieste più urgenti che gli vennero segnalate. Soprattutto li rassicurò che avrebbe sempre vigilato affinché la ri- conquistata libertà fosse preservata. Il generale dormi in una camera al secondo piano, in seguito chiamata “Imperiale”, in un letto con baldacchino, apposita- mente predisposto. La mattina seguente partì alla Volta della Toscana ed entrò a Livorno. 8 NAPOLEONE A REGGIO EMILIA Il 20 agosto un’ortolana si scontrò in piazza San Prospero con un granatiere du- cale che aveva contestato in modo arrogante e pretestuoso il prezzo dell’insalata acquistata. Ne nacquero una discussione e un tafferuglio che portarono all’ar- resto del noto rivoluzionario Carlo Ferrarini, che era intervenuto in difesa della donna. I restanti commercianti a quel punto chiusero i loro negozi e, guidati da Rosa Manganelli, occuparono il palazzo pubblico. Per il Coraggio dimostrato la Manganelli fu da allora Considerata una vera e propria eroina. Moglie del Ca- pitano della Guardia Civica Alessandro Lanzi, animato dalla stessa fede, è vista distribuire armi e incitare “ad andare Contro la truppa (Ducale) ”. In seguito verrà anche arrestata, ma restaurata la Repubblica sarà effigiata con l’emblema della Rivoluzione. Dopo pochi giorni fu proclamata la Repubblica Reggiana. Questo era dunque il clima e l’insofferenza del popolo verso i “duchisti”, quan- do il 30 settembre 1796 circa centocinquanta Soldati austriaci, le Cronache del tempo esagerando parlarono di oltre 5.000, tentarono di aggredire la città di Reggio. I soldati francesi già presenti nel reggiano e un gruppo consistente di cittadini, guidati ancora una volta dal capitano Carlo Ferrarini, li affrontaro- no a Montechiarugolo, sulla sponda sinistra del fiume Enza. Il 4 ottobre, nello SContro vittorioso presso il castello, dove cadde il cavriaghese Andrea Rivasi, il primo martire reggiano, o forse italiano, della lotta per la conquista della libertà. L’episodio fece molto rumore, giungendo fino alle orecchie di Napoleone e por- tarono Ugo Foscolo a definire i reggiani “veri italiani e liberi cittadini”. L’am- mirazione e l’elogio di Napoleone non si fecero attendere: Libertà Uguaglianza Armata d’Italia Dal quartier Generale di Milano lì 16 Vendemmiatore Anno quinto della Repubblica una e indivisibile Bonaparte Generale in capo dell’Armata d’Italia Agli abitanti di Reggio “Ho veduto col più vivo interesse, bravi abitanti di Reggio, la vostra energia, e la vostra bravura. Voi vi siete slanciati nella carriera della libertà con un co- raggio e una risolutezza, che sarà ricompensata dai più felici successi. Fin dal primo passo Voi avete riportato un vantaggio essenziale e alcuni fra i vostri cittadini hanno sigillato Col loro sangue la libertà della loro patria. 9 FABRIZIO MONTANARI Coraggio, bravi abitanti di Reggio, formate dei Battaglioni, organizzatevi,