2018 Data prima uscita: 2 aprile

Aprile 2018 Anno XXXV - N. 4 € 7,00 - ISSN 0393-3903 conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma DCB Torino conv.in - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 ( - SPED. IN ABB. POST. s.p.a. MENSILE D’INFORMAZIONE - POSTE ITALIANE MENSILE D’INFORMAZIONE - POSTE ITALIANE

mc: i libri del nostro DIRETTORE Ackerman e la nuova narrativa di GUERRA LIBRO DEL MESE: scienza, legge e ciarlatani Cucire le parole, cucire le molecole: PRIMO LEVI e la nascita del sistema periodico

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grande casa editrice lancerà sul stampa un bel giornale, ma era neità. Non è una posa, e neppure mercato settanta e-book elettro- un compiacimento collettivo, un un atteggiamento elitario. È più nici che in Gutenberg hanno solo “bravi tutti” che esprimeva essen- che altro un istinto, una naturale un lontano parente e sempre più zialmente il piacere della condivi- vocazione a non farsi travolgere si prenderanno lo spazio dello sione. Quello che ha accomunato dallo spirito dei tempi, a soppe- scaffale dove il nostro sgualcito lui e noi, quelli che con lui hanno sare le parole, a leggere davvero, 1984 stenterà a conservarsi un lavorato più da vicino in questi fino in fondo (i libri in primo suo legittimo posto. “L’Indice” anni, sono gli atteggiamenti, il luogo), senza lasciarsi abbagliare non può limitarsi a conservare registro, si potrebbe quasi dire la solo dai titoli, dai numeri, dai co- tutto questo. Anzi, e proprio per postura. municati stampa, da una quarta il rispetto che deve alla sua storia, Pochissima deferenza in primo di copertina, o da un involucro deve saper rispondere ai profondi luogo. Il potere nelle sue varie ben confezionato. processi di mutazione che coin- forme (editoriali, sociali o acca- Era un giornalista serio Mim- volgono le nostre società, affron- demiche) e le sue cooptazioni, mo, ma senza alcuna seriosità. tandoli, naturalmente, attraverso riti, favori o parate lo interessa- Rifuggiva i cliché e si divertiva a l’ottica che ha scelto da sempre vano poco o nulla. Con l’orgo- esibire colori poco consueti e or- – quella d’un rigoroso affianca- glio di chi è venuto da lontano e todossi nell’abbigliamento, ma mento alla produzione letteraria, pur essendo inviato speciale della anche i “perbacco”, con cui com- italiana e straniera – e però gua- “Stampa”, dotato dunque di sti- mentava certe invettive o toni dagnandosi anche uno spazio pendio buono e sicuro, si vedeva sopra le righe, erano espressioni nuovo, di un più deciso inter- rifiutare gli alloggi in affitto da colorite dal gusto volutamente re- vento nel dibattito culturale del quella borghesia torinese piccola trò. Il registro drammatico, lui che nostro tempo. Penso che la scelta piccola, chiusa, ottusa e benpen- i drammi li aveva visti così da vici- di un direttore come me, un gior- sante che, dietro il nome Mimmo no in giro per il mondo, non gli nalista che ha sempre viaggiato il intuiva non ci fosse un oriundo si confaceva: “Sto bene – ripeteva mondo, raccontandone gli uomi- sabaudo, ma un inelegante terro- – ho un tumore, ma sto bene”. Tra ni, le vite, le culture, sia un segnale ne da evitare. di noi pur nelle difficoltà, indivi- forte che viene lanciato ai nostri Come con Torino, così con duali o collettive, finiva per preva- lettori per sottolineare un proget- l’editoria che conta, quella che lere il piacere dello scherzo, della to che riafferma la continuità ma fattura grandi cifre, che detta le battuta, del prendersi in giro, del s’impone anche, con profonda mode, che promuove i grandi buttarla in caciara non appena consapevolezza, il dovere della eventi, o con il giornalismo cul- possibile. Abbiamo con lui seria- discontinuità, dell’apertura ai turale che si accalca alle presen- mente fatto i redattori, vagliato, processi della comunicazione, del tazioni dell’ultimo immancabile scritto, commissionato, impagi- riconoscimento di un consumo libro del solito noto, abbiamo nato, tagliato e titolato, prima di culturale che segna acriticamen- mantenuto e coltivato insieme a mandare in stampa le nostre pa- te – e in ogni angolo del pianeta lui una certa distanza, una forma gine ma, tra noi, di rado ci siamo – il comune vissuto quotidiano. parziale e mai dichiarata di estra- presi sul serio. Febbraio 2001, così era iniziata la sua direzione: L’aiuto dei lettori e dei collabo- ratori (tra i nomi più alti della Continuità & discontinuità cultura italiana), è lo strumento essenziale per il raggiungimento del nostro obiettivo. Io ci conto a storia di questa rivista è un nacque, Big Brother era soltan- fermamente. Lpezzo, non marginale, del- to il personaggio, di un vecchio mc la storia della cultura italiana. intrigante libro della biblioteca L’orgoglio di coloro che l’hanno di molti di noi. Oggi il Grande fondata, e poi accompagnata in Fratello resta ancora in quel vec- diciotto anni di vita, è ancora lo chio libro sempre più ingiallito, he sia stato un grande onore stesso del primo giorno, perché però la maggioranza degli italiani Cessere la sua redazione non porta con sé la severa consapevo- (compreso quel 35 per cento che abbiamo mai avuto l’occasione lezza di un contributo critico che il ministro De Mauro denuncia di dirglielo, e forse non lo aveva- affondava le proprie radici nella come analfabeti, o quasi) vi ri- mo neppure del tutto realizzato tradizione d’una società dove conosce soltanto un program- fino a ora. Ma non lo abbiamo Gramsci, Gobetti ed Einaudi ave- ma televisivo di ampio successo. fatto anche per un motivo più vano affermato le ragioni per di- Non siamo all’apocalisse, nem- profondo: perché i nostri rappor- scutere un percorso alternativo – meno a quella di Eco, e tuttavia ti non hanno mai avuto nulla di anche dolorosamente antagonista non possiamo ignorarlo. Come cerimonioso. Qualche volta, non per qualche tempo – alla cultura non possiamo ignorare che, tra sempre, ci siamo reciprocamente ufficiale. Ma quando “L’Indice” qualche brevissimo tempo, una compiaciuti di aver mandato in N. 4 3 ommari SNorbert Conrad Kaser Rancore Omi cresce Segnali 34 Luisa Accati Apologia del padre, di Cesare Pianciola nel ventre, di Maria Luisa Roli Norberto Bobbio La filosofia e il bisogno di senso, 5 Le ragazze di León (inedito) di Mimmo Candido, Brendan Kennelly The essential, di Gaetano Pecora di Vittorio dell’Uva e Camilla Valletti I libri del direttore, di Giuliana Adamo Giovanni Paoletti Pensare la rivoluzione, 6 Ackerman e la narrativa di guerra americana, di Daniele Rocca di Giorgio Mariani Speciale Primo Levi 7 La letteratura americana contemporanea in Italia: 23 Una voce, un’epica. Come nacque Il sistema periodico, Arte offerte editoriali, scelte, mode, di Matteo Fontanone di Martina Mengoni 35 Teresa Leonor Vale (cura di) La Cappella 8 Scuola: Irresistibilmente attratti da nuove riforme, 24 I due mestieri, di Gian Luigi Beccaria di San Giovanni Battista nella chiesa di San Rocco Anna Dolfi (a cura di) refrattari alla verifica di quelle attuate, 25 Gli intellettuali/scrittori a Lisbona, di Liliana Barroero ebrei e il dovere della testimonianza, di Mariolina Bertin di Gianluca Argentin Pierluigi Panza Museo Piranesi, Ian Thomson 9 Dal Belgio la più completa e argomentata difesa 26 Primo Levi. Una vita, di Manlio Brusatin di Elena Granaglia di Mario Porro del reddito di cittadinanza, Steven Nadler Gli ebrei di Rembrandt, Roberta Mori e Domenico Scarpa (a cura 10 Il ruolo degli scienziati nelle pratiche di guerra, di Chiara Gauna di Mario Vadacchino di) Album Primo Levi, di Francesco Cassata Fumetti 11 Oltre la storia dell’arte? Retromania, interviste Pagina a cura del Premio Calvino e museo delirante, di Alessandro Del Puppo 36 Érik Lambé e Philippe de Pierpont 12 La lezione di Manganelli: un’araldica del negativo, 27 Andrea Esposito Voragine, di Franca Cavagnoli Paesaggio dopo la battaglia, di Eric Balzaretti di Giorgio Patrizi Cesare Sinatti La splendente, di Salvatore Renna Loo Hui Phang e Frederik Peeters 13 Su Giulio Mozzi e Fiction 2.0, di Luca Fiorentini Letterature L’odore dei ragazzi affamati, di Matteo Pollone

14 Il caso di Julien Gracq e la nuova traduzione di 28 Siegfried Lenz Il disertore, di Anna Chiarloni Teatro La riva delle Sirti di Carlo Lauro , Nathanael West Miss Lonelyhearts, 37 Mirella Schino L’età dei maestri, di Paola Bigatto 15 Vargas Llosa: storie appassionanti, complessità formale di Elena Lamberti di Martino Gozzi Robert Lewis Metodo o follia e Stella Adler e tensione stilistica, Saul Bellow Troppe cose a cui pensare, L’arte della recitazione, di Franco Ruffini 16 La maternità carsica di Grazia Deledda. Intervista di Andrea Brondino a Michela Murgia, di Mario Marchetti Storia 29 Maria Cristina Secci (a cura di) Tintas, Libro del mese di Vittoria Martinetto 38 Stefano De Luca Alfieri politico, di Angelo Fabrizi Eulalia Vega , 17 Luca Simonetti La scienza in tribunale, Natsuo Kirino In, di Anna Specchio Pioniere e rivoluzionarie di Simone Pollo e Federico Gustavo Pizzetti Horacio Quiroga Il delitto dell’altro, di Giorgio Sacchetti Elisa Guida , Primo piano di Alex Borio La strada di casa Saggistica letteraria di Amedeo Osti Guerrazzi 18 Gian Pietro Brogiolo, Federico Marazzi 39 Daniele Pipitone Alla ricerca della libertà, e Caterina Giostra (a cura di) Longobardi. 30 Massimo Rizzante Il geografo e il viaggiatore, di Maurizio Griffo Un popolo che cambia la storia, di Carlo Citter di Stefano Zangrando Salvatore Tropea Uomini e ombre, di Sergio Soave Identità variabile dei longobardi, di Giuseppe Sergi Silvia Zangrandi Fanta-onomastica, Architettura di Antonio R. Daniele Narratori italiani 40 Alessandro Armando e Giovanni Durbiano Luisa Ricaldone Ritratti di donne da vecchie, Teoria del progetto architettonico, di Carlo Olmo 19 Ermanno Rea La parola del padre, di Enzo Rega di Silvia Ulrich Luca Doninelli La conoscenza di sé, Carlo Pisano Patchwork Metropolis, di Matteo Moca Archeologia di Cristina Bianchetti Romana Petri Il mio cane del Klondike, 31 Zainab Bahrani La Mesopotamia, Quaderni di Pierluigi Lupo di Carlo Lippolis 41 Camminar guardando, 45: Tessuto e ricchezza 20 Francesca Melandri Sangue giusto, Mario Liverani Assiria, di Elena Devecchi di Diego Stefanelli a Firenze nel Trecento, di Elisabetta Bazzani Loredana Lipperini L’arrivo di Saturno, Natura 42 Effetto film: Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson, di Daniele Piccini 32 Henry David Thoreau Cape Cod, di Hamilton Santia Giorgio Biferali L’amore a vent’anni, di Massimo Bacigalupo 43 La traduzione: Le peculiarità del critico-traduttore: di Massimo Castiglioni Alessandro Leonardi e Barbara Tutino la preziosa osmosi tra due approcci al testo letterario, Poesia La Grivola, di Fabio Minocchio di Isabella Mattazzi Nan Shepherd La montagna vivente, Guido Mazzoni Schede 21 La pura superficie di Camilla Valletti di Claudia Crocco 45 Gialli di Ferdinando Rotondo e Franco Pezzini Claudio Pozzani Spalancati spazi, di Paolo Gera Scienze 46 Narratori Italiani di Jacopo Turini Jolanda Insana Cronologia delle lesioni, 33 Alberto Caputo e Roberta Milanese e Jacopo Mecca di Margherita Quaglino Psicopillole, di Carlo Buffa 46 Poesia di Giorgio Luzzi e Chiara Dalmasso 22 Carl Sandburg Chicago poems, Piergiorgio Strata Dormire, forse sognare, 47 Economia e Politica di Mario Montalcini, di Massimo Bacigalupo di Davide Lovisolo Daniele Rocca e Maurizio Griffo

Le illustrazioni di questo numero sono di Lido Contemori che ringraziamo per la gentile concessione. Lido Contemori pubblica i primi disegni sulla rivista satirica “Ca Balà” nel 1975. Negli anni ottanta inizia a collaborare con vari giornali e riviste: “Linus”, “Guerin Sportivo”, “Radiocorriere TV” e “Gazzetta dello sport”. Nel 1980 comincia a pubblicare sul Satyricon, inserto settimanale de La Repubblica. Dopo dieci anni di Satyricon, sempre su Repubblica, è la volta di Mercurio, inserto culturale e poi delle illustrazioni per “Il Venerdì” e per le pagine regionali del giornale. Ha all’attivo una decina di anni di disegni per il quotidiano ligure “Il Secolo XIX”. Ne- gli anni novanta collabora con la trasmissione tv Galagoal di Tmc, con “Vivimilano” del “Corriere della Sera” e con l’ edizione italiana di “Playboy”. I suoi lavori appaiono anche su alcuni quotidiani del gruppo Espresso: “Il Tirreno”, “Il Mattino” di Padova, “Il Piccolo”, e sulla rivista letteraria “Il Caffè Illustrato”. Altre collaborazioni recenti: “Il Caffè”, settimanale della svizzera italiana, “L’Informa- tore”, mensile della Coop, “Il Male” diretto da Vauro Vincino, “Liberetà”, mensile Spi Cgil, la Commissione Europea tramite la rivista online “Buduàr”. Ha illustrato libri per Feltrinelli, Guaraldi, Hoepli, Laterza, Donzelli e ha fatto mostre in giro per l’Europa, gli Usa, il Canada e il Giappone. Ha vinto il Premio satira di Forte dei Marmi nel 1998 e Eurohumor nel 2003.

www.webalice.it/lidoconte Prima Effe Feltrinelli per la Scuola

INCONTRI E SEMINARI PER DOCENTI

Dai laboratori di scrittura ai giochi matematici, dalle ghost stories alla poesia. Prima Effe – Feltrinelli per la scuola, in collaborazione con “L’Indice dei Libri del Mese”, propone nelle librerie di Torino e Milano un ciclo di incontri per docenti della scuola primaria e secondaria di I e II grado. Pur estremamente diversi nei contenuti, tutti gli incontri sono stati strutturati con l’intenzione di fornire agli insegnanti lezioni ricche e godibili e al contempo utili spunti, strumenti e approfondimenti da impiegare in classe. Nel corso di ogni incontro verrà proposta anche una breve bibliografia sull’argomento trattato. Tutti gli incontri sono a ingresso libero PROGRAMMA

FARE UN E-BOOK IN CLASSE: ESPERIMENTI DI MICROEDITORIA IL GRAN TEATRO DELLA SCUOLA A cura di Vito Ferro e Chiara Bongiovanni A cura di Carlo Roncaglia Ai tempi del successo delle scuole di scrittura è forse giusto cominciare dalla scrittura a Le tecniche teatrali possono diventare strumenti preziosi per una comunicazione efficace: scuola ricordando che è più facile avvicinarsi ai libri se li si conosce dall’interno e si sa come la gestione del pubblico e dello spazio, l’uso della parola e della voce, il controllo del gesto, sono fatti. Come organizzare laboratori di narrativa in classe per giungere al risultato di un l’organizzazione di una lezione attraverso un percorso di consapevolezza dei mezzi espressivi. volume collettivo. Una lezione in classe non è poi tanto diversa da una rappresentazione teatrale. Torino, Martedì 20 febbraio ore 17.00 - la Feltrinelli, piazza CLN 251 Torino, Martedì 27 marzo ore 17.00 - la Feltrinelli piazza CLN 251

LE LENTI, LO SPECCHIO E I VETRI DELLA FINESTRA. DA PETER PAN A WU MING 4: ROMANZI PER RAGAZZI, RAGAZZI NEL ROMANZO IL FANTASTICO COME LINGUAGGIO-LABORATORIO E MACCHINA PER PENSARE A cura di Paola Carmagnani A cura di Franco Pezzini “Tutti i bambini crescono, tranne uno.” Quell’unico bambino che ha scelto di non crescere mai Nella migliore riflessione sui generi è ormai superata la lettura del Fantastico come è ovviamente Peter Pan, ma nel celebre incipit del romanzo di Barrie c’è anche l’orizzonte di linguaggio di evasione. Al di là di aspetti ludici o del piacere di condividere qualcosa di bello tutti i bambini che, prima o poi, inevitabilmente crescono. Come si racconta quel cruciale il Fantastico si rivela invece da sempre un linguaggio fertile per la messa a fuoco di realtà non momento di passaggio? Dall’“età d’oro” della letteratura per ragazzi inglese a cui appartiene di immediata evidenza, nonché uno strumento di formazione e di critica prezioso. il capolavoro di Barrie fino ai giorni nostri, l’infanzia e i suoi riti di passaggio hanno assunto Torino, Martedì 6 marzo ore 17.00 - la Feltrinelli piazza CLN 251 un’importanza fondamentale nella nostra maniera di raccontare il mondo. Torino, Martedì 3 aprile ore 17.00 - la Feltrinelli piazza CLN 251 LA POESIA DA SEI A DICIOTTO: PERCORSI DI LETTURE PER I VARI CICLI SCOLASTICI A cura di Vincenzo Viola OLTRE IT: PERCORSI E LETTURE TRA SPETTRI E FANTASTICO Leggere la poesia in classe significa impostare e sviluppare un metodo didattico fondato A cura di Massimo Scotti sulla capacità di fare domande: al testo, innanzitutto, ma anche a se stessi e agli altri. Nella letteratura fantastica esiste una lunga tradizione di ghost stories e racconti di fantasmi. Se esplorata, la parola rivela l’ampiezza delle sue potenzialità e, come dice un poeta, “la Molti fra i più grandi autori di tutto il mondo hanno scritto storie del genere, da Dickens poesia / semina occhi nella pagina / semina parole negli occhi. /Gli occhi parlano, / le parole a Théophile Gautier, da Henry James a Lovecraft, da Kipling a Edith Wharton. Nel nostro guardano, / gli sguardi pensano.” incontro si illustreranno i migliori esempi di “narrazioni del terrore”. Milano, Mercoledì 14 marzo ore 17.00 - la Feltrinelli, via Manzoni 12 Milano, Mercoledì 4 aprile ore 17.00 - la Feltrinelli, via Manzoni 12

MATEMATICA COME NARRAZIONE DIRE, FARE, IMPARARE. ESEMPI CONCRETI DI DIDATTICA INCLUSIVA A cura di Gabriele Lolli A cura di Diego Barberis I simboli matematici sono oggetti davvero strani, inerti, sempre uguali a se stessi; le regole Non si può non imparare dall’esperienza, c’è sempre qualcosa di noi che impara. Quello che i con cui sono concatenati, le formule che li legano e le loro pseudo-affermazioni a volte professionisti dell’educazione possono fare è sperimentare e mettere a punto pratiche efficaci sembrano prive di senso, eppure hanno il potere di descrivere il mondo, di edificare città o nel consentire buoni apprendimenti. L’essenziale è provare a maneggiare l’esperienza come di portarci sulla luna. Ed è stupefacente pensare che il semplice passaggio di elettroni nei un’opera incompleta che può essere migliorata dalla nostra curiosità. circuiti delle macchine calcolatrici riesca ad esprimere una logica (binaria). La matematica Torino, Martedì 8 maggio ore 17.00 - la Feltrinelli piazza CLN 251 non si può capire se non le si dà vita e presentarla come un repertorio di storie fantastiche e di giochi può essere un’attività estremamente educativa oltre che assai divertente. Mercoledì 21 marzo ore 17.00 - la Feltrinelli, via Manzoni 12 Milano

Per partecipare agli incontri di Torino scrivere a: [email protected] Per partecipare agli incontri di Milano scrivere a: [email protected] N. 4 5

I libri del nostro direttore Lui era quella diversità

Le brave ragazze di León no amplificato platee e reso meno complesso il “Quando bisogna andare si va” mi disse nella suo lavoro di corrispondente di guerra non più Libia impazzita del dopo Gheddafi imbarcan- ubblichiamo l’incipit di un romanzo ine- costretto a scarpinare alla ricerca di un telefono dosi su una nave per Misurata che appena al lar- dito che Mimmo avrebbe voluto intitolare che funzionasse. Tutt’altro. Ma lo preoccupa- go rischiava cannonate. Provare a fermare lui, il LeP brave ragazze di León. Lo sfondo è la guerra va la pandemia da riflessioni zereopuntozero pensionato fattosi freelance, sarebbe stato inuti- delle Malvinas, la prima guerra “mediatica”, dell’informazione a tastiera veloce tanto poco le. La voglia di conoscenza può non conoscere raccontata senza esser vista. Protagonisti: un attenta alla correttezza e al rigore da oscurare barriere quale che sia il livello di solitudine, in- giornalista straniero, una misteriosa ragazza sempre più spesso il tratto specifico della stam- comprensioni e paure che l’inviato di guerra è di Buenos Aires, i desaparecidos, il tango. Ma si pa: l’approfondimento. Nell’estetica dell’appa- chiamato ad affrontare. tratta soprattutto di un racconto sull’ambiguità renza, ammiccante quanto vuota e così in voga tra reale e irreale. Le “brave ragazze” del titolo Vittorio dell’Uva rappresentano il simbolo dello sfascio dell’Argen- al tempo dei social network, Mimmo Càndito intravedeva uno degli elementi più dirompenti tina sconfitta. della progressiva crisi del giornalismo. E non La sua linea d’ombra e ombre erano già lunghe. Quando uscì soltanto di quello opaco, ossequioso o in pan- Lsulla spianata dell’albergo, il profilo della tofole attento a non uscire dalla pacifica cor- ’è un riferimento ricorrente nell’ultimo città gli apparve acceso dal riflesso del sole che rente del fiume. “Nel nostro mondo intercon- Clibro autobiografico che Mimmo Cán- tramontava rosso di fuoco nei vetri alti dei grat- nesso – scriveva –mancano strumenti critici di dito ha pubblicato nel 2016 (55 vasche. Le tacieli. Soltanto lungo la linea d’acqua del Rio osservazione; la notizia non ha più tempo per guerre, il cancro e quella forza dentro, pp. 227, de la Plata che laggiù tagliava l’orizzonte, nello diventare informazione”. € 17,50, Rizzoli). Ed è ad un romanzo che lo sfondo del cielo spazzato dal vento, la foschia L’ultima edizione del libro da lui curato e ha segnato sin da adolescente: La linea d’ombra che saliva dal fiume sfumava i contorni, e am- di Joseph Conrad. In diversi momenti del suo morbidiva la durezza del panorama. appassionato racconto, riemerge l’evocazione Non aveva mai visto Buenos Aires in una di questo classico che, nelle parole di Mimmo, luce tanto violenta. Per la prima volta, forse, diventa una sorta di presagio e poi di manuale sentì la stanchezza di quei tre mesi consuma- di sopravvivenza. La linea d’ombra letteraria ti ogni giorno nella frustrazione di tentare di si situa all’ottantesimo grado di longitudine raccontare la cronaca d’un conflitto troppo e al ventottesimo di latitudine: in quel punto lontano. Con gli inglesi della signora Thatcher, immaginario, possiamo pensare che si sia tro- l’Argentina stava combattendo una guerra in- vato anche Mimmo, come il giovane capita- visibile, certamente vera e però, alla fine, anche no in difficoltà sulla sua nave ferma in totale virtuale, perché poteva essere soltanto immagi- bonaccia. Un momento di sospensione tra la nata, recuperata a fatica tra le righe dei bollet- vita e la morte, tra la necessità di procedere e tini ufficiali e nelle rare indiscrezioni raccolte la tentazione di mollare. Un sentimento che tra i giudizi che, con qualche azzardo, e a mez- ogni reporter di guerra ha conosciuto a fondo, za voce, venivano espressi nei salotti portenos soprattutto quando l’emotività viene a galla. dove i reporter stranieri si trovavano invitati Quella stessa sensazione Mimmo l’ha poi pro- come ospiti preziosi. vata nel 1991, quando nell’ospedale di Mount All’appuntamento con Juan mancava ormai Sinai gli hanno diagnosticato il tumore, quella poco, una decina di minuti. Ma volle avviarsi brutta parola che nella sua famiglia nessuno a piedi, sfuggendo le occhiate dei taxisti che, osava pronunciare. “Ancora una volta – scrive schierati ad arco sul piazzale, aspettavano pa- – la linea d’ombra delle antiche letture conra- zienti e vogliosi un cenno dei clienti che usci- Segnali diane marchiava la mia vita”. Lui, un uomo che vano dall’hotel. A lui piaceva camminare. Nes- per chi lo ha conosciuto, stava affettuosamente suno disturbava la sua solitudine, che lui amava a metà tra Hemingway e Nembo Kid, si trova moltissimo, una sorta di bozzolo che lo proteg- a dovere affrontare la malattia. Il libro è la cro- mc, Vittorio dell’Uva geva e lo rassicurava in quel vagare consapevo- naca dell’evoluzione e di una prima remissione e Camilla Valletti le; e le voci e le figure che sfioravano i suoi passi, – anno dopo anno – aggiornato, I reporter di del cancro, accompagnata da ricordi, da nostal- I libri del nostro direttore anonime, evanescenti, sfuggenti, arricchivano guerra, voluminoso dossier sui cronisti in trin- gie, da un’infinità di uomini e donne che han- questa solitudine con frammenti di parole e di cea edito da Baldini&Castoldi, porta in coper- no popolato la sua vita e da qualche rimpianto. Giorgio Mariani frasi che erano storie senza inizio e senza fine. tina a lato del titolo una sua amara annotazione I passi senz’altro più forti sono quelli in cui Ackerman e la narrativa Lui le coglieva appena, talvolta lasciandosi a mano che, simile alla correzione di un do- Mimmo si mette a nudo, davanti allo specchio, di guerra americana trascinare in universi di fantasie immaginate cente deluso, ha la forza di una lunga e sofferta dove si riflette il suo corpo, un tempo atletico sull’eco di qualche parola, ma più spesso segna- prefazione. C’è scritto: “C’erano” e sembra l’e- e dalle fasce muscolari naturalmente allungate, Matteo Fontanone to a stento da un suono o da un profilo che gli pitaffio per un mondo che si avvia al dissolvi- consumato dalla malattia che lo ha deperito al L’editoria e la narrativa consegnavano un fotogramma sfocato, perdu- mento da quando, con i conflitti-spettacolo e punto di perdere dodici chili. Per una persona americana contemporanea to subito nel nulla. la morte venduta con i colori di un videogioco, abituata a contare sempre sulla propria energia, Queste tessere d’un mosaico comunque in- si è affermato il travestimento della verità per la anche fisica, lo scacco deve essere stato grande. compiuto gli davano la sensazione, piacevole, quale pure molti cronisti si sono dati da fare già E Mimmo lo sa denunciare con un’ostinazione Gianluca Argentin di un dominio sugli altri. Era una sensazione Scuola: troppe riforme e nessuna verifica dai tempi di William Russel, il quale spiegò ad pari al suo coraggio di reporter. Le 55 vasche di potere, d’un controllo in cui aveva la facoltà attoniti lettori del “Times” che la guerra di Cri- del titolo corrispondono quasi a un chilometro di scegliere e decidere quali destini immagina- Elena Granaglia mea era tragedia e non l’eroica epopea servita e mezzo: l’allenamento quotidiano di Mimmo re, quali assegnare, e a chi e perché, tra le tante con il the dalla politica. Rimpianto e analisi più durante le spossanti sedute di chemio e radiote- I difensori del reddito di base figure anonime che gli passavano accanto; e che giustificati, a fronte della risacca della pigri- rapia. Un obiettivo da raggiungere a ogni costo, questa sensazione la consolidava poi con la for- zia che spinge a esaminare gli eventi con ricer- per rispondere al male con la sua abitudine alla Mario Vadacchino za che gli veniva dal suo passo lungo, che filtra- che informatiche di laboratorio “quando inve- fatica, per misurare il suo corpo a una forma di Gli scienziati e la guerra va veloce tra la folla. Lui era molto alto, e cam- ce la guerra ha ancora bisogno degli occhi, delle agonismo vitale. Ma in Mimmo non troviamo minava rapido, orgoglioso di questa diversità orecchie e della capacità di lettura del reporter”. alcuna traccia del motivazionismo all’ameri- Alessandro Del Puppo che gli stava addosso come una seconda pelle. Nonché di chiavi interpretative e di strumenti Oltre la storia dell’arte? Lui era quella diversità. cana. Anzi. La sua consapevolezza sta proprio conoscitivi. nell’intravvedere sempre, come monito e come Mimmo Càndito, più attento a schivare il percezione del dolore esteso ad un’umanità più Giorgio Patrizi Quando bisogna andare si va conformismo che le pallottole, li possedeva La lezione di Manganelli grande, la sottile linea d’ombra dei suo ricordi tutti. Non glieli ha regalati nessuno mentre si letterari: “Le 55 vasche di una mattina difficile e non fosse stato pugnalato alle spalle da muoveva tra le macerie del mondo e tra ogni sono l’atto imperioso della volontà contro lo Luca Fiorentini un male, sfidato con la testardaggine degli forma di oscuramento dell’informazione mi- Giulio Mozzi e Fiction 2.0 S spessore cieco della realtà. Ma poi l’illusione uomini dalla schiena dritta, Mimmo Càndito nacciata dalla lettura preconfezionata dei con- d’una qualche onnipotenza si acquatta mal avrebbe potuto sommessamente ricordare, in flitti offerta da comandi militari e governi. Ha nascosta nel fondo dell’animo”. Chi ha avuto Carlo Lauro questi giorni di primavera, che alla “recessione diffidato quando c’era da diffidare, si è opposto Julien Gracq in una nuova traduzione il piacere di conoscere Mimmo Càndito tro- democratica” della società liquida animata da quando la sua verità dal campo era più forte verà in questo libro la sua scrittura colloquiale, piccoli, medi e grandi fratellastri aveva dedi- di quella percepita dalle gerarchie redazionali, Martino Gozzi fluida, colorita, tanto che gli parrà di sentirlo cato preoccupata attenzione molto prima che non ha nascosto, nel suo libro, glorie e miserie parlare ad alta voce. Per chi invece non lo ha Passione e complessità in Vargas Llosa il disinvolto uso a scopi politici di Facebook del giornalismo di frontiera che l’ha avuto, sen- incontrato, questa è una straordinaria opportu- e affini assumesse la dimensione di scandalo za autocompiacimento, tra i grandi narratori in nità per avvicinarlo non solo come giornalista. Mario Marchetti planetario. Non che fosse contrario alle nuove Afghanistan come in America latina, in Medio Intervista a Michela Murgia tecnologie e ai suoi sofisticati gingilli che aveva- Oriente o tra le dune delle guerre del Golfo. Camilla Valletti N. 4 6

Ackerman e la narrativa di guerra americana Gli ultimi ciuffi d’orzo di Giorgio Mariani

lliot Ackerman (Il buio al crocevia, ed. orig. 2016 insegnando ai giovani iracheni a giocare a baseball, si in un altro romanzo sulla crisi siriana – La ragazza in Etraduzione dall’inglese di Katia Bagnoli, pp. vinceranno “i loro cuori e le loro menti”). verde (Neri Pozza 2017) di Derek B. Miller – anche 296, € 18.60, Longanesi, Milano 2017) appartiene Narrato in terza persona dal punto di vista di Ha- qui una bambina che sappiamo essere quasi certamen- a quell’ormai folto gruppo di scrittori statunitensi ris, che dopo aver assicurato un futuro in America alla te morta diviene simbolo di un’innocenza e una spe- che, nel corso degli ultimi quindici anni, ha cerca- sorella Samia vuole passare il confine turco-siriano ranza più volte violate e ormai irrecuperabili. Come to di tradurre in letteratura le guerre americane del presso la cittadina di Antep per unirsi all’esercito di li- Amir, lo stesso Haris capisce ben presto che la rivolu- nuovo millennio. Anche se è presto per parlare di un zione contro Bashar è fallita e se si vuole combattere canone vero e proprio, alcuni testi già si configurano berazione in lotta col regime di Bashar al-Assad, spin- to da un senso di colpa sia come iracheno sia come il regime bisogna farlo con Daesh, un’eventualità cui come classici del genere. Basti pensare ai racconti di Haris si rassegna perché ormai non riesce più a conce- Phil Klay raccolti in Redeployment (Fine missione, neo-americano, il romanzo ruota attorno ai forti le- gami che, in pochi giorni, il protagonista costruisce pire un mondo che non sia di guerra, convinto com’è Einaudi 2015), al romanzo di Kevin Powers Yellow che le colpe della sua vita passata possano essere riscat- (Einaudi 2013), oppure a con Amir e Daphne, una coppia di rifugiati siriani. Birds La mia vita è un pae- tate solo col sangue. se straniero (NN, 2016), lo straniante e lirico memoir I due nel conflitto hanno perso tutto, a cominciare del poeta Brian Turner. Anche se Costruito in modo lineare – non tutti quelli (e quelle: autrici la narrazione parte dal presen- importanti come Katey Schultz e te per poi offrirci in una serie Helen Benedict non hanno anco- di analessi il passato di Haris ra trovato un editore italiano) che – Buio al crocevia disegna in hanno scritto di queste guerre le modo efficace un mondo di hanno vissute in prima persona, inganni infiniti, disperazione molti sono reduci e tendono non e violenza grazie a un linguag- solo a partire dalle proprie vicen- gio scarno e preciso. Il modello de autobiografiche, ma a concen- è chiaramente il primo He- trarsi sulla prospettiva americana, mingway, e la vicenda di amore anche quando l’intento è palese- e guerra narrata da Ackerman, mente quello di offrire uno sguar- pur se distante da quella di Ad- do critico sulla guerra. dio alle armi, condivide con Se questa scelta è per molti ver- quest’ultimo testo alcune to- si comprensibile, ha anche il non nalità, atmosfere e situazioni trascurabile difetto di offrirci (la paura del buio di Daphne una visuale molto parziale degli che ricorda quella della piog- eventi. Non è solo il “nemico” a gia di Catherine nel romanzo divenire pressoché invisibile; più di Hemingway; le diatribe tra in generale, in molta narrativa idealisti e disillusi; i segni pre- contemporanea, i locali appaiono monitori che lasciano intuire come mute figure di sottofondo la fine tragica del racconto). Se prive di una loro interiorità, di Ackerman è certamente vicino un loro spessore. Molti di questi a Hemingway nella predilezio- testi finiscono così con l’offrire ne per una lingua disadorna, un punto di vista essenzialmente occasionalmente punteggiata “turistico” e spesso esotizzante da metafore che per stranez- su luoghi e persone. È come se i za ricordano Stephen Crane narratori scegliessero quello che (durante un bombardamento deve apparire loro come un male “alcuni rifugiati si sdraiarono minore (uno sguardo che Edward sulla nuda terra come se aves- Said avrebbe certamente definito sero scelto di fare un sonnel- “orientalista”) rispetto alla possi- lino”), mentre Hemingway bilità di essere accusati di cultural procede per sottrazione, nella appropriation attribuendo a per- convinzione che “meno è di sonaggi di una cultura altra idee, più”, Ackerman, con le sue scel- sentimenti e preoccupazioni a te lessicali, pare voler riflettere questa (forse) estranee. l’esaurirsi della speranza, l’im- Elliot Ackerman, almeno su possibilità a tradurre il mondo questo piano, si distingue netta- osservato in qualcosa di più mente dai suoi colleghi. I prota- della sua essenziale e nuda fi- gonisti del suo primo romanzo sicità. Come nel suo primo Green on Blue (Prima che torni romanzo, lo scrittore indugia la pioggia, Longanesi 2016) sono sull’oscurità in cui tutto si con- tutti afghani, così come in questa fonde, sulle tinte noir (tratteg- sua seconda prova narrativa, il giate in certi frangenti con un Buio al crocevia (Dark at the cros- pizzico d’ironia, come nel caso sing6, con traduzione eccellente dalla figlioletta, e Amir, anch’egli dilaniato dal sen- del personaggio di Daphne, di Katia Bagnoli) le figure di primo piano sono tutte so di colpa per aver creduto nella rivoluzione e aver che coi suoi occhiali e il suo foulard è paragonata a siriane, ad eccezione del protagonista, Haris Abadi, coinvolto la famiglia nel conflitto, ora si guadagna da una femme fatale del cinema hollywoodiano), sul sen- un iracheno che ha ottenuto la cittadinanza america- vivere lavorando per il Syria Analysis Group di Marty. so d’impotenza e smarrimento. na per il lavoro svolto anni prima come interprete per Ma non meno significativo è il legame che Haris strin- Può sorprendere che, nel finale, Ackermann non ri- l’esercito Usa. Più che “politiche” o ideologiche, le ge con Jamil, uno delle migliaia di ragazzini sradicati e nunci a un’immagine tacciabile di sentimentalismo: motivazioni alla base delle scelte di Ackerman paiono abbandonati che battono le strade della città in cerca quella dei ciuffi d’orzo che crescono dai semi un tem- squisitamente letterarie. Quello che lo interessa come di cibo e denaro, dormendo in campi di fortuna sotto po stretti nella mano di un’ennesima vittima innocen- scrittore è lo stesso mondo del quale scrive come stu- te. L’immagine ricorda il germoglio di noce di cocco baracche o tendoni improvvisati. dioso e giornalista (Ackerman, dopo aver combattuto che chiude La sottile linea rossa di Terrence Malick. sia in Afghanistan sia in Iraq, vive da anni a Istanbul, Dopo un fallito tentativo iniziale di entrare clande- La possiamo leggere come segno di una speranza cui dove copre soprattutto il conflitto siriano). E in que- stinamente in Siria aiutato da altri due rifugiati, Athid

- Letterature Ackermann non si sente di rinunciare completamen- sto mondo, perlomeno per come lo ricostruisce lo e Saied (il primo dei quali si scoprirà essere un affiliato te. Oppure, meno ottimisticamente, come nulla più scrittore, gli americani spesso non sono figure di rilie- a Daesh), Haris trova in Daphne un sostegno inaspet- di un tributo a una vita e una bellezza del tutto indif- vo o, come nel caso del Marty di Buio al crocevia – il tato alla sua volontà di varcare il confine. La donna, ferenti alla presenza umana. che non ha mai accettato la morte della propria bim- direttore di un centro studi lautamente finanziato – [email protected] impegnati in progetti ridicoli come quello di diffon- ba, pare convinta che possa essere sopravvissuta ai dere l’hockey su ghiaccio in Turchia (qui Ackerman bombardamenti che hanno distrutto il quartiere dove G. Mariani insegna letteratura americana

Segnali riecheggia un racconto di Klay in cui s’immagina che, vivevano, e vuole dunque tornare ad Aleppo. Come all’Università La Sapienza di Roma N. 4 7

La letteratura americana contemporanea in Italia: offerte editoriali, scelte, mode Uno spazio sospeso di piccole vite dismesse di Matteo Fontanone

a recente uscita di Scrittori dal futuro, primo numero cordo: “Einaudi negli ultimi tre anni ne ha pubblicati in Ldella rivista “Freeman’s” tradotto dall’editore Black grande quantità. Penso a Chris Adrian, Phil Klay, Alice Coffee e quarto pubblicato negli Stati Uniti, è una buo- Munro, Donald Antrim, Elizabeth Strout, Chimaman- na occasione per riflettere sul mercato editoriale della da Adichie, Tobias Wolff, Aleksandar Hemon, e sono narrativa americana in Italia. Negli ultimi anni, accanto solo alcuni”. ai nuovi titoli di autori già ampiamente riconosciuti, La risposta non entusiasmante del mercato italiano alle hanno avuto grande fortuna alcune operazioni di re- scritture considerate troppo letterarie, tuttavia, va consi- cupero dall’esito inaspettato: basti pensare alla Trilogia derata come una manifestazione su larga scala: secondo di Kent Haruf per NN e a Stoner di John Williams per Martina Testa, anche negli Stati Uniti “ci si è stancati Fazi, entrambi pubblicati post mortem e ripresi da un dello stereotipo dello scrittore di Brooklyn, bianco e bor- oblio all’apparenza irreversibile. Pur con meno clamo- ghese. Franzen e Safran Foer in Italia continuano a ven- re, si inseriscono nella stessa direzione American Dust di dere molto, ma in America quel tipo di scrittura colta da Richard Brautigan e Nelle terre di nessuno di Chris Of- futt, riproposti da Luca Briasco di minimum fax e usciti middle class è in fase calante. La tendenza, oggi, è di pro- per la prima volta rispettivamente nel 1982 e nel 1992, porre voci femminili o di autori che arrivano da luoghi senza contare la seconda trilogia di NN, quella di Grouse che non sono New York, dal sud, dal margine. C’è una County a opera di Tom Drury (cfr “L’Indice” 2017, n. spinta forte verso la diversità per cui salgono le quotazio- 12). Nonostante le debite differenze di spazio, tempo e ni degli scrittori di origine non wasp, immigrati di secon- punto di vista, la matrice comune di queste scritture – da o terza generazione. Si sta abbandonando piuttosto a cui si può aggiungere senza frizioni l’opera di Carson velocemente il canone Roth, DeLillo e Wallace che negli McCullers, ripubblicata da Einaudi “Stile Libero” a par- anni zero la faceva da padrone. Lo Zeitgeist, insomma, va tire dal 2008 – sta nella semplicità dello stile e della co- in questa direzione, scrittori neri e posti rurali: il succes- struzione di frase, nella prospettiva storica che è assente so su scala globale della Ferrovia sotterranea di Colson e se c’è fa soltanto capolino, in un’idea di America ripa- Whitehead non è un caso. Dall’elezione di Trump, poi, rata, lontana dalle accelerazioni delle coste, uno spazio è molto fiorente il mercato della non-fiction, il racconto sospeso dove hanno ancora diritto di residenza le piccole di sé o il personal essay, specie se si è donne. Un romanzo vite prive di acuti. storico ambientato nei cantieri navali degli anni quaranta Secondo Martina Testa di Sur, questa tendenza a ripe- come Manhattan Beach di Jennifer Egan oggi ci sembra scare titoli dal passato, spesso anche di autori già tradotti, ogni vita descritta c’è un momento in cui cambia la qua- atipico: le giovani scrittrici sono più orientate a parlare non è cosa nuova: “Nella narrativa straniera i recuperi ci lità dell’aria, senti che è successo qualcosa, uno sprazzo del loro vissuto, delle loro esperienze personali”. sono sempre stati, anche di nomi che adesso ci sembra- d’azione sotterranea che è costante del racconto ameri- E di questa nuova ondata quanto e cosa arriva in Ita- no sacri. Ricordo, sul finire degli novanta, la riscoperta cano”. lia? Guglieri: “I lettori italiani non mi sembrano così di Raymond Carver ad opera di minimum fax o quella Francesco Guglieri, che lavora per la narrativa straniera attratti da narrazioni troppo lontane da loro, preferisco- di John Fante con Marcos y Marcos e Fazi. È una strate- Einaudi e in questa panoramica rappresenta giocoforza no indugiare sulla cultura standard dell’America che già gia che adottano spesso le case editrici indipendenti che la grande editoria, lega il successo dei recuperi dal pas- conoscono”. Per Testa, invece, il problema è uscire dalla non possono permettersi di competere con gli editori sato alla loro peculiare temperatura emotiva: “Si tratta nicchia: “In questo senso la casa editrice 66thand2nd sta più grossi nelle aste sulle novità. Il successo di tanti libri di titoli ‘caldi’, per così dire, che rassicurano il lettore e già facendo un ottimo lavoro d’importazione nel campo dimenticati nasce per il buon lavoro delle agenzie che trasmettono una certa idea di comfort. In un momento della letteratura afroamericana, così come è importante quei libri non si stancano di proporli o perché l’editor di crisi generalizzata, avere sul comodino un libro così dà che Elaine Castillo, autrice di origini filippine presente fa scouting in proprio e ritrova qualcosa che pensa possa fiducia. In un certo grado sono rassicuranti. Si fatica inve- tra l’altro nel numero di ‘Freeman’s’ abbia trovato un funzionare”. ce a importare le cose più nuove che si fanno in America, editore italiano. Mi sembra che Black Coffee abbia in- Sulla fortuna dell’immaginario da America profonda, spesso legate a culture, minoranze, tradizioni lontane da centrato il suo progetto editoriale sulla pubblicazione Sara Reggiani – che con Black Coffee ha appena tradot- quella Wasp, che è quella a cui i lettori italiani erano più delle nuove scritture femminili, e poi c’è la collana ‘Rive to con Leonardo Taiuti L’ospite d’onore, una collezione abituati. Ragionando con John Freeman durante una Gauche’ di Clichy, che ha portato in Italia Figlie di Bro- dei migliori racconti di Joy Williams, nome fondamen- tappa della sua tournée italiana, parlavamo della vecchia oklyn di Jacqueline Woodson e il memoir di Nadja Spie- tale della short story fino a oggi poco frequentato in Ita- polemica secondo cui gli Stati Uniti non traducono mol- gelman”. lia – mette in luce una sorta di slittamento geografico to: la narrativa straniera ricopre solo tra il 4 il 5 per cento Se l’obiettivo era quello di misurare l’intercapedine dell’interesse: “La fascinazione per il Midwest ormai si del loro mercato. È vero, ma sarebbe assurdo accusarli tra quanto prodotto in America e quanto importato in sta spegnendo Mentre il pubblico italiano ha imparato di insularità o provincialismo: in un certo senso la nar- Italia, la situazione è piuttosto chiara. La sorprendente a conoscere bene gli stati di Vonnegut, di Marilynne Ro- rativa dal mondo loro ce l’hanno ‘dall’interno’, a causa sostenibilità del sistema editoriale americano va però binson, persino delle vicende raccontate da Capote in A di un’intrinseca complessità sociale, ben più stratificata contestualizzata entro certi parametri, dice Guglieri: “Il sangue freddo. Quello del Midwest è un paesaggio deso- della nostra. Teju Cole, per dire, è uno scrittore nigeriano vantaggio è innanzitutto territoriale e demografico: an- lato: un silos, un’officina, i covoni. È un luogo minimale, che vive a Manhattan, è come se la sua fosse letteratu- che in America gli autori letterari come Ben Lerner ven- chi ci vive e scrive ha nello sguardo quell’essenzialità e la ra nigeriana scritta in America, dove l’ibridazione tra i dono infinitamente meno del thrillerista di turno, ma il proietta nell’osservazione di situazioni ordinarie. Ciò luoghi avviene a valle e non a monte attraverso la media- loro è un mercato così ampio che quei pochi che leggono che non si spegne, invece, è la curiosità per il regionali- zione della traduzione. E così per gli scrittori di origine narrativa letteraria sono sufficienti per permettere agli smo americano, anche al di fuori del Midwest: Haruf è ispanica, o asiatica. Il Pulitzer per la narrativa 2016 l’ha autori di vivere di scrittura e all’industria di continua- del Colorado, Offutt del Kentucky, sono porzioni d’A- vinto Viet Thanh Nguyen, un vietnamita naturalizzato”. re a investire sui loro libri”. In secondo luogo c’è poi “la merica con meno rumore, meno gente, meno idee e sti- Nel fare la tara alla narrativa straniera di oggi, secon- convivenza tra la grande editoria e il sistema delle Mfa, moli. La dimensione che cerchiamo è mitica, piacciono do Guglieri vanno considerati innanzitutto il potenziale le facoltà di scrittura: da un lato le logiche del commer- di nuovo le storie dei cowboy immersi nella natura di economico degli editori italiani e la ricettività dei lettori cio, dall’altro le aree protette che incoraggiano un certo un’America pre-industriale, figure ormai dismesse”. Il ri- di fronte alle loro proposte: “Numeri e dati alla mano, tipo di libri. Il dialogo che si crea tra i due poli garantisce ferimento implicito è a Lonesome Dove, 1985, un classico far arrivare ai lettori la narrativa letteraria in traduzione è alla narrativa americana la sua ricchezza”. Terzo e ultimo del genere western di Larry McMurtry riproposto da Ei- sempre più difficile. Dalla doppia crisi del 2008, econo- punto, l’efficacia delle riviste come mezzo di diffusione: naudi lo scorso inverno. mica ed editoriale, il mercato è cambiato profondamen- “Non solo le istituzioni letterarie come la ‘Paris Review’ Tante delle uscite di questi ultimi anni, sia per la forma te. Per quanto adesso si stia pian piano uscendo dal perio- o ‘Granta’, ma anche magazine mainstream come ‘Esqui- romanzo che per il racconto breve, si appoggiano su temi do più buio i titoli letterari in traduzione continuano a re’, un tempo persino ‘Playboy’. Pensa al ‘New Yorker’: è che saltellano da un autore all’altro e che la narrativa eu- fare fatica: se guardiamo le classifiche, prima di incrociar- uno dei settimanali di attualità e inchieste più importanti ropea tende a percepire come meno urgenti: dipendenza ne uno bisogna scendere non di poco. Pubblicare libri in del mondo, ma è anche una rivista letteraria con uno spa- dall’alcol, matrimoni falliti, sottili dinamiche nei rappor- traduzione, poi, ha un costo diverso rispetto al pubbli- zio fondamentale dato alla letteratura scritta e recensita”. ti in famiglia. Se ultimamente al pubblico italiano piace care libri di autori italiani, tra diritti, traduzione e così La morale, insomma, è che “l’America abbiamo l’impres- sentir parlare di casa e di quotidianità della coppia, se- via. Tutto questo crea una forbice notevole: da una parte sione di conoscerla fin troppo bene, la realtà però è un’al- condo Reggiani: “È perché siamo stanchi del trambusto i best-seller dai grandi numeri commerciali, dall’altra la tra. In Italia viene tradotto molto poco e difficilmente della città. In tutto questo rumore e in questa moltitudi- narrativa letteraria. In questo secondo ambito le collane riusciamo a cogliere la complessità di un panorama let- ne di immagini in cui siamo immersi, reagiamo cercando dei ‘grossi’ e quelle dei ‘piccoli’ giocano più o meno sullo terario così vasto: possiamo provare a raccontarlo, ma una dimensione più familiare, umana. In Happy Hour di stesso terreno”. Al discorso sul pubblico si allaccia anche senza mai posare le lenti che ci aiutino a metterlo a fuoco Mary Miller è individuata una fascia di americano medio quello, sempiterno, sul rapporto che intercorre tra l’edi- nella sua diversità”. che conduce una vita piuttosto anonima: ogni racconto toria italiana e il racconto breve, forma che in molti riten- [email protected] è come una fotografia di una quotidianità normalissima gono ancora di nicchia e per questo – accusano – poco dove non succede niente, ma è anche uno scrigno. In considerata in sede di traduzione. Guglieri non è d’ac- M. Fontanone è laureando in letteratura italiana e consulente editoriale Segnali - Editoria N. 4 8

Irresistibilmente attratti da nuove riforme, refrattari alla verifica di quelle attuate Accecati dai ghiotti fatti di cronaca di Gianluca Argentin

li ultimi decenni della scuola italiana sono stati at- Ci spingiamo oltre, proponendo quindi tre domande ogni sistema di istruzione e, essendo l’insegnamento Gtraversati dal tema della “riforma”: riforme realizza- relative alla scuola italiana che, a nostro avviso, dovreb- una attività densamente relazionale, diventa difficile te a metà ma declamate a gran voce, riforme realizzate bero costituire le bussole con cui interrogarsi ogni volta anche solo immaginare che insegnanti poco motivati e “ma non chiamiamola riforma che non ne possiamo che si parla di riforme della scuola e che dovrebbero es- in condizioni di malessere possano essere efficaci e con- più”, riforme invocate, riforme realizzate me negate sere poste al politico di turno quando dichiara di voler tribuire positivamente alla realizzazione di riforme che in nome di piccoli aggiustamenti da realizzare “con il migliorare il sistema di istruzione italiano. Quindi, l’in- peggiorano la loro condizione. È per questo che non si cacciavite”. Questo costante rimando al concetto di ri- novazione messa in campo dalla riforma di cui si sta di- può pensare alla sola valutazione come strumento di forma mette in luce tre aspetti importanti sul discorso scutendo: cosa implica in termini di efficacia e benessere miglioramento dell’efficacia degli inseganti. Chiedersi pubblico relativo alla scuola italiana: (a) una diffusa degli insegnanti? Quali costi comporta per il bilancio se una riforma migliori efficacia e benessere degli inse- insoddisfazione per lo stato del nostro sistema di istru- zione; (b) la percezione, forte nella stessa classe politica, dello stato? Come e da chi viene valutata rispetto agli gnanti è quindi il primo passo necessario per capire se che serve fare qualcosa perché (c) l’istruzione resta un effetti che intende produrre? ci stiamo davvero muovendo nella direzione giusta di nodo importante per il benessere futuro del paese. cambiamento della scuola. In effetti, gli studi che collegano prospettive di cre- La seconda domanda nasce da due constatazioni, tan- scita di un sistema economico, qualità della democrazia to banali da risultare ovvie, ma molto spesso dimentica- e istruzione delle nazioni non mancano, come abbon- te. In primis, le risorse per il sistema di istruzione italiano dante è l’evidenza sul fatto che il sistema scolastico ita- sono limitate (anche se non per tutti i gradi scolastici, in liano presenta risultati poco desiderabili in termini di chiave comparata) e non possiamo permetterci sprechi. competenze degli studenti, soprattutto in alcune aree A patto di non voler credere alla Fatina dei dentini, non del paese. Anche senza scomodare indagini nazionali assisteremo a importanti cambiamenti di questo stato e internazionali su larga scala, si può facilmente capire di cose nei prossimi anni e ogni investimento in istru- che qualcosa non va nella scuola italiana. In primo luo- zione comporterà quindi anche future rinunce ad altri go, una quota rilevante degli insegnanti non è di ruolo interventi. In secondo luogo, come si diceva, la scuola e ciò comporta, assieme alla mobilità dei docenti tra è fatta di numeri grandi, se non enormi: piccoli costi scuole, un loro continuo cambio nelle classi. In secondo aggiuntivi per ciascun insegnante o per ciascuna classe luogo, gli insegnanti lamentano da decenni ormai uno o per ogni istituto scolastico, diventano enormi esborsi stato di mancato riconoscimento sociale, di sovraccari- di denaro pubblico per il semplice fatto di dover essere co lavorativo e di difficoltà nel fare fronte al loro ruolo. moltiplicati per valori numerici con molte più cifre. Ad In terzo luogo, e qui subentra una nota dolente, i mezzi esempio, chiedere aumenti non irrisori degli stipendi di di comunicazione sono perennemente a caccia di epi- tutti gli insegnanti significa non avere in mente le conse- sodi emblematici della scuola che non funziona e, ogni guenze che ciò avrebbe sui conti del sistema di istruzio- volta che trovano un caso di cronaca eclatante, anziché ne italiano e su quali tagli ciò comporterebbe a tutte le contestualizzarlo e circoscriverlo danno luogo a ondate altre voci di spesa (altro che carta igienica…). di articoli e servizi che ne fanno il nuovo grande proble- La terza domanda nasce dal fatto che nell’ambito ma. Abbiamo avuto in passato centinaia di articoli sul scolastico, come del resto in molti altri domini di inter- bullismo, poi sugli insegnanti che non sapevano impor- vento della mano pubblica in Italia, le costanti riforme re la disciplina, sulla carta igienica portata dai genitori, si accompagnano a mancanza di valutazione. Non ci quindi sulle classi piene di studenti immigrati, poi sulle si chiede cioè se si sono raggiunti i risultati previsti e migrazioni degli insegnanti causate dalla renziana rifor- prodotti i cambiamenti desiderati. Prevalgono così di- ma della “buona scuola”, fino, in tempi più recenti, alla sillusione e spossatezza da parte di chi quei cambiamen- distanza minima dal cancello della scuola oltre la quale ti dovrebbe contribuire a realizzarli. La fatica di Sisifo il minore torna ad essere in carico alla famiglia oppure della scuola italiana è quella di continuare a riformare sui genitori violenti verso gli insegnanti. senza valutare. Poniamo qualche domanda a cui credia- Enfatizzando il caso di cronaca quotidiano, i gior- mo sarebbe utile dare risposte valutative: l’introduzione nalisti italiani fanno un pessimo servizio al sistema di delle Lim nelle classi, investimento massivo da anni, ha istruzione, presentando la scuola come un mondo in migliorato la didattica degli insegnanti? E gli appren- balia di costanti problemi e ai limiti dell’ingovernabilità Approfondimenti dimenti degli studenti? La Carta del docente e i relati- vi 500 euro annui agli insegnanti di ruolo come sono e gli insegnanti un giorno come irresponsabili lazzaroni OECD, Skills Strategy Diagnostic Report-Italy stati spesi dagli insegnanti? Hanno davvero accresciuto e quello dopo come martiri votati alla missione impos- 2017, Paris 2017, www.oecd.org/skills/natio- sibile di educare in questo paese. Pochissimi giornalisti nalskillsstrategies/Diagnostic-report-Italy.pdf il loro investimento in formazione e, se sì, di che tipo? soppesano la “notiziabilità” del ghiotto caso di cronaca Gli insegnanti di potenziamento quanti sono oggi nelle da titolone con un dato di fondo tanto ordinario quan- OECD, New Insights from TALIS 2013. scuole italiane? Quali sono i compiti in cui sono stati to capace di spiegare perché nella scuola italiana (e non Teaching and Learning in Primary and Upper impegnati? Si tratta di temi su cui la comunità scien- solo) accada di tutto: entrano nelle scuole italiane più Secondary Education, Paris 2014, www.oecd. tifica dei valutatori italiani sta lavorando, con alterne di un milione di lavoratori ogni giorno e svariati milioni org/education/school/new-insights-from-talis- fortune. Ci paiono però tutti temi assenti o quasi nella di studenti, che hanno alle spalle un numero maggiore 2013-9789264226319-en.htm stampa e televisione italiana: davvero è più interessante di genitori e altri adulti che con l’istituzione scolastica Paolo Sestito, La scuola imperfetta, il Mulino, raccontare con dovizia di particolari un ulteriore caso in si interfacciano. Quotidianamente ha luogo un rituale Bologna2014 cui un genitore ha minacciato un insegnante? collettivo di dimensioni difficilmente immaginabili, Crediamo che, se solo riuscissimo a inchiodare a que- scadenzato in modo piuttosto stringente da spazi, tem- ste domande chi vuole riformare la scuola italiana, ne pi e modi in cui deve realizzarsi. In nessun contesto Da dove vengono queste domande? La prima da un beneficerebbero il dibattito pubblico sull’istruzione e la spazio-temporale tutto potrebbe filare perfettamente filone di ricerca accademica, soprattutto anglosassone, scuola stessa. Probabilmente, l’irresistibile spinta a ca- liscio ogni giorno: è normale che tanta varietà umana ormai davvero consistente che identifica negli insegnan- lare riforme dall’alto (anche quando non le si chiama generi episodi disfunzionali, anche estremi. Racconta- ti il fattore cruciale per gli apprendimenti degli studenti riforme) lascerebbe spazio a una sana cautela. Doversi re quegli eventi di cronaca come sintomatici dei tempi e nella qualità della forza insegnante di un paese la leva porre alcune domande preliminari porterebbe infatti i che corrono, anziché inquadrarli per le eccezioni che cruciale per i risultati del suo sistema di istruzione. Gli decisori a riconoscere che è difficile cambiare l’opera- effettivamente sono, è emblematico non dei problemi insegnanti contano per molti motivi: dalla loro capacità to di milioni di persone, che sappiamo molto poco di della scuola, ma dei problemi della professionalità del di motivare gli studenti e trasmettere loro conoscenze e come una innovazione partorita a Roma viene imple- giornalismo in questo paese. Si finisce così per portare il competenze chiave, al fatto che compiono questa diffi- mentata a Casoria e che ogni innovazione, per produrre dibattito pubblico sulla scuola lontano dalle domande coltosa azione per un numero di ore enorme con i nostri benefici, deve essere accuratamente soppesata e concor- che, come cittadini, dovremmo porci e porre a chi dise- figli e nipoti e, ripetutamente, per molti anni della loro data con chi ne sarà direttamente toccato. gna processi di riforma dell’istruzione. Si accresce cioè vita cruciali nella strutturazione del loro apparato cere- Vogliamo provare a porle queste domande al prossi- il chiacchiericcio rumoroso sull’inutilità delle riforme e brale e nella formazione del loro carattere. Si possono - Scuola mo ministro dell’istruzione quando inizierà a riformare si lascia spazio a quanti demagogicamente sostengono aggiungere più prosaiche constatazioni sulle ragioni alla la nostra scuola? Se invece preferiamo discutere del fat- di avere la salvifica soluzione di turno. Molto più utile base della rilevanza degli insegnanti: sono una enorme to che a Scandicci un insegnante ha morso l’alluce a uno sarebbe raccontare i casi di cronaca per quel che sono e componente della forza lavoro e quindi assorbono gran studente… scrivere di scuola con l’attenzione che si riserva alle que- parte delle risorse del sistema di istruzione; inoltre costi- [email protected] stioni delicate e complesse, perché parlare di milioni di tuiscono un filtro fondamentale per l’implementazio- persone e di un nodo cruciale per il futuro un tale livello ne di qualsiasi riforma che li riguardi. L’efficacia degli G. Argentin insegna metodologia della ricerca sociale

Segnali di attenzione comporta. insegnanti è quindi la vera e imprescindibile risorsa di all’Università Cattolica di Milano N. 4 9

Dal Belgio la più completa e argomentata difesa del reddito di cittadinanza Una restituzione di risorse comuni di Elena Granaglia

opo il seminale lavoro del 1995, Real Freedom tecnologico, dall’accumulazione del capitale, dall’or- Inoltre, il reddito di base sostituirebbe molti dei tra- Dfor All (Oxford University Press), Philippe Van ganizzazione sociale, dalle norme di buona educazio- sferimenti attuali (per i quali già paghiamo). Van Pa- Parijs torna a offrire un importante contributo sul ne e così via. Il reddito di base assicura che ciascuno rijs e Vanderborght non sono liberisti che difendono reddito di base, Basic Income. A Radical Proposal for a riceva una quota equa del patrimonio che nessuno di il reddito di base quale sostituto di tutti servizi oggi Free Society and a Sane Economy (Harvard University noi ha contribuito a creare, dell’ingombrante presen- erogati dallo stato sociale. Servizi sociali e investimen- Press, 2017). Il volume, scritto con Yannick Vander- te incorporato nei nostri redditi in modo assai diso- ti in beni pubblici, quali quartieri decenti, dovrebbero borght, è oggi disponibile anche in lingua italiana, Il mogeneo”. Detto in altri termini, le remunerazioni di continuare a essere finanziati. Lo stesso vale per trasfe- reddito di base. Una proposta radicale (pp. 488, € 29, mercato incorporano una parte di valore che, lungi rimenti monetari rivolti alla soddisfazione di bisogni il Mulino, Bologna 2017). Il nuovo contributo si con- dall’essere attribuibile ai singoli, deriva da un insieme particolari. Ciò nondimeno, il reddito di base sosti- traddistingue dal precedente per l’intento più netta- svariato di fattori su cui i singoli non possono vantare tuirebbe una parte rilevante degli attuali trasferimenti mente politico: l’obiettivo è convincere i cittadini, monetari. Il reddito di base permette pure di rispar- non solo altri studiosi, sull’importanza di un reddito alcun titolo di merito. Tale parte rappresenta un rega- lo/una rendita, da considerare risorsa comune. Se così, miare i costi amministrativi dei trasferimenti selettivi. di base, ossia, di un trasferimento individuale eroga- Il libro aggiunge molte altre interessanti osserva- to a tutti indipendentemente dalle risorse detenute e lungi dal favorire il parassitismo, il reddito di base ri- dalla disponibilità a lavorare. Centrale, nell’opera di media al parassitismo oggi esistente di chi si appropria zioni. Ricostruisce, con grande ricchezza di citazioni convincimento, è la messa a fuoco delle ragioni etiche di risorse comuni che andrebbero fra tutti ripartite. bibliografiche, le tante difese del reddito di cittadi- a favore del reddito di base. Al riguardo, il valore cen- Il fatto che si tratti di restituzione di risorse comuni nanza sviluppatesi dal Settecento a oggi; discute le trale è la libertà sostanziale per tutti. Il reddito di base suffraga ulteriormente la richiesta di non condizio- possibili resistenze politiche alla sua introduzione, in- permette di dire no a ricatti e abusi di potere da parte nalità. Come siamo liberi di fare ciò che vogliamo dicando possibili alleati e oppositori, e affronta sia le di familiari, dai quali dovremmo altrimenti nuove sfide poste dalla globalizzazione, sia le dipendere. Permette di dire no a datori di la- opportunità offerte dallo spazio comune euro- voro che offrono condizioni di lavoro ritenuti peo. Di fronte alle possibili difficoltà, presenta incivili. Evita i rischi d’intrusione, arbitrarietà una proposta concreta. Si tratta, da un lato, di e imposizione di comportamenti presenti ne- mantenere il reddito di base come ideale uto- gli schemi di reddito minimo. Questi ultimi, pico, nel senso sia di non ancora realizzato, infatti, hanno tipicamente la famiglia come sia di desiderabile, nel pieno riconoscimento unità di riferimento (per evitare di trasferire che molte utopie di ieri sono realtà di oggi denaro a soggetti individualmente poveri, i e, dall’altro, di ricercare, nel breve, soluzioni quali vivono però in famiglie non povere) e “dalla porta sul retro”. In questa prospettiva, sono ormai tutti condizionati alla disponibili- il favore va a un reddito di base parziale, nel tà a lavorare. Il che richiede di accertare come senso di importo limitato, ad esempio, pari si vive e come si dovrebbe vivere. al 25% del reddito pro capite dei diversi pae- La libertà è, però, non solo “libertà da”. È, si. Non posso entrare in questi aspetti. Vorrei contestualmente, “libertà di”. Sotto questo chiudere ponendo una domanda critica e sot- profilo, il reddito di cittadinanza offre a cia- tolineando alcuni meriti ulteriori del volume, scuno una base di sicurezze, qualsiasi siano oltre a quello di offrirci una delle più complete le condizioni in cui ci si trovi e qualsiasi sia il difese del reddito di base finora formulate. progetto di vita che si desideri intraprendere. La domanda è: la proposta del reddito di Peraltro, anche qualora costretti a conviven- base non dimentica forse un ambito impor- ze forzate, il reddito di base offre una soglia tante della giustizia sociale, quello della rego- di risorse di cui disporre. Ancora, il reddito lazione della struttura complessiva dei mercati di base permette di tenere insieme “portafo- e delle imprese? Van Parjis e Vanderborght gli” di attività diverse, siano esse perseguite non ignorano del tutto il tema. Secondo loro, per denaro oppure per finalità di cura (fami- il reddito di base favorirebbe un processo bot- liare o per la più complessiva comunità). La tom up di cambiamento attivato dalla possibi- sicurezza, inoltre, sarebbe esente da qualsiasi lità di dire no ai cattivi lavori. Tale processo, buco nelle coperture, derivi esso dai tempi di tuttavia, è strettamente dipendente dall’im- espletamento delle prove dei mezzi o da bar- porto del reddito di base ed è limitato alla riere all’accesso causate da stigma o carenza parte bassa della distribuzione. Iniquità quali di informazione. Questi contributi appaiono quelle dovute alla concentrazione dei mer- particolarmente attraenti in una situazione, cati (oggi resa possibile dalle tecnologie del come quella attuale, di famiglie e occupazioni consumo non rivale e da diritti di proprietà sempre più instabili. Ma non è tutto. Il reddi- intellettuale, che conferiscono privilegi ben to di base supera anche quelli che Van Parjis oltre le ricompense necessarie a stimolare l’in- e Vanderborght definiscono i suoi cugini. novazione), alla deregolazione finanziaria e a Diversamente dal salario alle casalinghe, favorisce con i regali ricevuti in eredità dai nostri familiari, una governance dell’impresa sempre più finalizzata l’equità nella ripartizione fra lavoro produttivo e ri- così dovremmo esserlo nei confronti delle quote di alla mera massimizzazione del valore delle azioni re- produttivo: è accessibile a chi s’impegna nelle respon- risorse comuni. Le difficoltà di distinguere fra regalo stano sottovalutate. Aggiungo che più si cercasse di sabilità di cura, ma lo è anche a chi decide di lavorare e remunerazione dell’impegno profuso, di cui siamo contrastare queste disuguaglianze strutturali, più di- sul mercato. Diversamente dalla riduzione uniforme legittimi titolari, potrebbe, però, comportare scelte minuirebbe il valore dei regali e, con esso, quello del e generalizzata dell’orario di lavoro, permette libertà inefficienti, oltre che inique, le quali mettono a repen- reddito di base. nella scelta delle ore di lavoro. Ancora, evita i rischi” taglio la stessa sostenibilità economica del reddito di I meriti ulteriori includono la messa in discussione di “assunzioni forzate e lavoro forzoso” presenti nella base. A ciò si aggiungono i rischi che alcuni lavorino di alcuni luoghi comuni diffusi nel dibattito pubbli- prospettiva dello stato come datore di lavoro di ulti- comunque meno di quanto lavorerebbero in assenza co. Penso alle visioni dei trasferimenti monetari come ma istanza (e, dunque, dell’offerta a tutti di un lavoro di reddito di base. Pur riconoscendo i tanti limiti del inevitabilmente passivizzanti e dell’uguaglianza di anziché di un reddito) e associati all’impossibilità “di Pil come misura del benessere economico, Van Parjis risorse come inevitabilmente appiattente e omoge- coniugare le qualifiche e le aspirazioni dei disoccu- e Vanderborght non sono ciechi alla questione della neizzante, nella sottovalutazione delle connessioni, pati. È, inoltre, erogato ex ante e continuativamente, sostenibilità economica. La affrontano, proponendo potenti, con la libertà. Includono, altresì, l’offerta a differenza dell’imposta negativa, erogataex post, a di fissare il reddito di base al più alto livello sostenibi- di una lezione più generale sul significato di dialogo conguaglio sui redditi percepiti, o dei trasferimenti, le. Nel ragionare su tale livello, invitano, però, a non democratico. Oggi l’arena pubblica è spesso sede di ancorché universali, di capitale, erogati una tantum e, sopravalutare i rischi di insostenibilità. Da un lato, contrapposizioni fra posizioni difese come se fossero dunque, esposti al rischio di sperpero. il reddito di base, essendo indipendente dalle risor- gusti di cui non si discute e di vittorie attribuite sulla Ma non sarebbe violata almeno una libertà, quella se detenute, è immune dai disincentivi al lavoro che base dei rapporti di forza. Van Parijs e Vanderborght di coloro che più si sforzano sul mercato, che sareb- affliggono gli schemi selettivi di reddito minimo. Pe- ci ricordano, invece, l’importanza di uno stile argo- - Economia bero tassati a favore di oziosi che producono nulla? raltro, una base incondizionata potrebbe favorire le mentativo attento alle motivazioni etiche, ai vincoli La risposta di Van Parijs e Vanderborght è netta. Af- transizioni fra i diversi lavori e fra il lavoro in gene- di contesto, alle implicazioni economiche e alle ragio- fermano i due autori: “Noi tutti in modi diversi, ma rale e la formazione, transizioni anch’esse oggi parti- ni altrui. principalmente attraverso il reddito da lavoro, bene- colarmente apprezzate. Dall’altro, il reddito di base [email protected] ficiamo in misura estremamente ineguale di ciò che potrebbe favorire l’assunzione di rischi e la più com- riceviamo gratuitamente dalla natura, dal progresso plessiva propensione a attivarsi. E. Granaglia insegna scienza delle finanze all’Università di Roma Tre Segnali N. 4 10

Il ruolo degli scienziati nelle pratiche di guerra Come i contadini intorno al fuoco di Mario Vadacchino

e proposte di abolizione della guerra, o almeno di nali: è sufficiente ricordare il doloroso stupore di molti and Applications in the Middle East). Enrico Fubini, Lriduzione della sua potenza distruttiva, sono antiche scienziati non tedeschi quando videro sotto l’indegno del Cern e poi dell’Università di Torino, propose nel come la guerra. Sono diverse l’una dall’altra, ma hanno Aufruf an die Kulturweltla firma di colleghi con i quali 1995 un incontro al Cairo tra fisici egiziani e israeliani una caratteristica comune: prevedono una qualche for- avevano condiviso tanti anni di attiva collaborazione e per sollecitare una collaborazione scientifica tra arabi e ma di disarmo: una riduzione quantitativa e qualitativa di fiduciosa amicizia. israeliani. L’iniziativa, descritta in un saggio da Giorgio delle armi o una limitazione nel modo di utilizzarle. Alla fine della seconda guerra mondiale un’Europa di- Paolucci, portò alla costruzione di un centro di ricer- L’esperienza militare ha però dimostrato che l’introdu- strutta dovette affrontare partendo da zero il problema ca in Giordania cui aderiscono attualmente l’Autorità zione di una nuova arma favorisce chi la usa per primo. di ricostruire una minima struttura per la ricerca scienti- Nazionale Palestinese, Cipro, Egitto, Giordania, Iran, Dall’arco ai droni, è dimostrato che l’innovazione nelle fica. Si capì subito che la fisica sperimentale andava verso Israele, Pakistan e Turchia e come osservatori altri paesi tecnologie militari ha sempre premiato chi è riuscito a l’utilizzo di grandi e costosi apparati sperimentali e che tra cui l’Italia. farla; per questo gli scienziati hanno sempre avuto un ruolo nelle pratiche della guerra. la nuova frontiera era la fisica nucleare. Negli Stati Uniti, Anche gli scienziati italiani, in particolare i fisici, du- Quando apparve possibile, sulla base delle scoperte grazie a Hiroshima, la fisica nucleare poteva contare su rante la crisi della fine degli anni settanta, causata dalla della fisica nucleare, costruire una bomba di straordina- enormi finanziamenti, ma doveva sottostare, per le sue decisione dell’Urss e della Nato di introdurre in Euro- ria potenza, la comunità dei fisici fu preoccupata dalla applicazioni militari, a importanti vincoli di segretezza. pa missili tattici decisero di intervenire nel dibattito, prospettiva che a tale ordigno potessero arrivare i tede- Un gruppo di autorevoli fisici europei, sotto lo stimolo utilizzando le loro competenze per fornire consulenze schi, sicuramente in possesso delle conoscenze di base di Edoardo Amaldi, capì che solo un’impresa che avesse ai cittadini e ai politici su problemi tecnicamente non necessarie. Il governo degli Stati Uniti con il progetto unito i paesi europei poteva ambire a essere all’avanguar- semplici come quello delle armi nucleari: nel 1982 fu Manhattan organizzò un gruppo che realizzasse e spe- dia in una ricerca molto impegnativa sia dal punto di fondato l’Uspid (Unione degli scienziati per il disar- rimentasse una bomba atomica. Pochissimi rifiutarono vista economico che tecnico. La travagliata storia della mo). La storia dell’Uspid, le sue attività passate e pre- la partecipazione al progetto per una questione di prin- nascita e dello sviluppo del Cern (Centro europeo per senti sono analizzate da Carlo Bernardini, Giuliano Co- cipio, ancora meno lo abbandonarono quando apparve la ricerca nucleare) tra difficoltà diplomatiche, contrasti lombetti, Diego Latella e Francesco Lenci. La tensione chiaro che i tedeschi non sarebbero mai riusciti a co- politici e problemi di finanziamenti, è descritta nel sag- morale, civile ed intellettuale della comunità dei fisici struirla. La nuova bomba nucleare mostrò subito la sua gio di Gianni Battimelli; si tratta di una storia di gran- analizzata nel libro, con la quale questa comunità ristret- enorme potenza e alcuni scienziati posero in dubbio la de successo, visto che oggi il Cern è il più importante ta, ma competente e stimata, ha denunciato i pericoli di centro di ricerca della fisica delle particelle elementari al una guerra nucleare, ha sicuramente contribuito fino ad moralità del suo utilizzo. Tuttavia l’ethos della comunità cui appartenevano questi scienziati, come notò Robert oggi ad evitarla; questa tensione non deve calare, visti gli attuali scenari della politica internazionale. L’utilizzo Merton, era quella sviluppata nei secoli della rivolu- I libri zione scientifica, tutta interna alla loro comunità, che del testo e la sua consultazione sarebbero state facilitate da un indice dei nomi. mirava a garantire soprattutto un progresso efficace e Claudio Giulio Anta, Albert Einstein. The Roads to Alla tensione morale della comunità dei fisici ha con- costante della ricerca, senza prendere in considerazione Pacifism, Peter Lang, Bern 2017 le conseguenze sociali dei suoi risultati. Lo stesso Mer- tribuito anche Roberto Fieschi; nella sua autobiografia Roberto Fieschi, ton dopo la distruzione di Hiroshima, notò che il ruolo Sul filo della musica. Ricordi e rifles- Sul filo della musica si scrive di pace, ma anche di politica assunto dagli scienziati nel suo verificarsi imponeva alla sioni di un vecchio fisico, StampEditore-Thedotcom- e di fisica che sono i campi nei quali è stato attivo. La comunità scientifica il compito di modificare il proprio pany, Firenze-Reggio Emilia 2017 scrittura è scorrevole, come nei molti libri che Fieschi ha codice etico. Oggi l’obbligo di considerare le conse- scritto. Metà del testo, intitolato Famiglia è la storia di Fisica per la pace, tra scienza e impegno civile, a cura di una vita, dei suoi piccoli e grandi eventi descritti con la guenza delle ricerche è considerato un fatto acquisito e Pietro Greco, Carocci, Roma 2017 non riguarda più solo le scienze fisiche, ma praticamen- malinconica leggerezza del ricordo e con serena autoiro- te tutti i settori della ricerca; basti ricordare il recente Lorenza Clavarino, Scienza e politica nell’era nucleare, nia; per molti eventi c’è il ricordo di una canzone o di caso della clonazione. La scelta pacifista di Edoardo Amaldi,Carocci, Roma un inno o di una nenia o di una sonata, come suggerisce il titolo. Una vita serena, vissuta con ottimismo anche Fisica per la pace curato da Pietro Greco contiene una 2014 serie di saggi che analizzano la storia della presa di co- sullo sfondo di scenari drammatici. Un quarto del testo, Einstein - Peace Now. Visions and Ideas, a cura di intitolato Istruzione, è dedicato agli studi e alla vita acca- scienza da parte degli scienziati delle loro responsabilità, Reiner Braun e David Kriege, Wiley-VCH, 2005 di alcune delle personalità che hanno contribuito a svi- demica. Tanti i ricordi di maestri, professori, colleghi e lupparla e dell’influenza che essa ha avuto sullo sviluppo allievi tutti ben individuati da qualche loro caratteristica o comportamento. Ci sono state delusioni ma anche la successivo della ricerca scientifica. Nel saggio introdut- mondo. Il ruolo di Amaldi fu fondamentale e questo gli coscienza di avere contribuito ad introdurre in Italia la tivo, scritto dal curatore, si fa sinteticamente la storia venne riconosciuto da tutti i partecipanti che gli offriro- fisica dello stato solido, e la soddisfazione per una attivi- dell’impegno pacifista di Einstein, nel periodo di tempo no la carica di direttore generale: Amaldi rifiutò per tor- tà intensa ed apprezzata di divulgatore. Infine un’ultima precedente quello delle armi nucleari. La sua carriera nare a fare il fisico. Egli riuscì a imporre alcune condizio- parte intitolata Una carriera politica nel Pci, da pubblica di antimilitarista inizia con il rifiuto, pressoché ni che dovevano essere rispettate nelle attività del centro Politica. semplice militante a capocellula, e arrivata fino a mem- isolato, di firmare il famigerato e maldestro appello e che ne caratterizzano anche ora il funzionamento. La Au- bro del Comitato Centrale e presidente della Commis- ricerca doveva essere rigorosamente di base e da questo fruf an die Kulturwelt (Appello al mondo della cultura) sione per gli affari internazionali. Ha un valore storico, del 3 ottobre 1914, sottoscritto da 93 intellettuali tede- punto di vista la fisica delle particelle elementari andava politico ma anche nostalgico la descrizione delle attività schi per giustificare l’entrata in guerra della Germania e benissimo, non doveva avere alcuna applicazione o col- che svolgeva un militante del Pci negli anni ottanta, dai termina con la lettera scritta con Bertrand Russel l’11 legamento con le attività militari e doveva essere aperta a volantinaggi all’attaccatura dei manifesti alle manife- aprile 1955, l’ultima prima di morire. Contro l’ tutti i ricercatori senza alcun vincolo di segretezza. Aufruf stazioni. Poi vi è stata la crisi dell’Unione Sovietica, lo Einstein scrisse un suo documento Quando il 4 ottobre del 1957 fu lanciato il primo sa- an die Kulturwelt “strappo” e la difficoltà a farla accettare agli operai di l’ che ot- tellite artificiale sovietico, Amaldi propose di replicare Aufruf an die Europäer (Appello agli europei) una sezione di fabbrica di Fidenza, fino all’improvvisa- tenne solo tre firme, oltre alla sua, ma nel quale è indi- l’operazione già riuscita con il Cern. Apparve subito ta e grottesca chiusura del Pci e quindi all’abbandono viduata nell’unificazione europea la vera prospettiva di chiaro che non era possibile applicare in questo caso i da parte di Fieschi di ogni partecipazione alla politica pace. Si tratta, come osserva giustamente Greco, di una vincoli alla ricerca validi per la fisica delle particelle ele- attiva. La militanza di pacifista iniziata negli anni cin- proposta particolarmente lungimirante, che precede di mentari. La ricerca spaziale nasceva da quella aeronauti- quanta con la raccolta di firme sotto un documento dei venticinque anni e di due guerre mondiali il ca e quindi da un settore che interessava particolarmente Manifesto Partigiani della Pace, con rammarico perché gli appelli di Colorni, Rossi e Spinelli. Anche nella sua i militari, ma anche lo sviluppo delle telecomunicazioni di Ventotene erano sempre e solo contro gli Stati Uniti, è continuata attività pubblica Einstein mostra quindi la volontà e la che stimolava enormi appetiti da parte delle industrie. con moltissimi interventi a conferenze e innumerevoli capacità di andare oltre le idee più convenzionali, come La storia dell’Esa (European Space Agency) è analizza- articoli sulla guerra nucleare; è continuata con la fon- nella sua attività di fisico. L’ultima lettera scritta da Ein- ta da Lucia Orlandi. Dopo alcuni anni di assestamento, dazione dell’Uspid ed è attiva ancora oggi. Fieschi ha stein è stato il documento fondamentale su cui si è costi- non ancora completamente conclusi, l’Esa, pur lavo- raccolto negli anni una mole enorme di documenti sulle tuito il Movimento Pugwash: alla storia di questo mo- rando alle applicazioni militari legate alla futura difesa sue attività, che sono disponibili in un fondo conserva- vimento è dedicato un saggio di Alessandro Pascolini. europea, ha sviluppato rilevanti attività civili connesse to nella Fondazione Gramsci di Torino. Il libro si legge In tempi di guerra fredda, quando i contatti tra gli Stati ai problemi dei cambiamenti climatici, delle migrazioni, con piacevole curiosità: molti personaggi si muovono Uniti e l’Unione Sovietica erano rari e difficili, la possi- dei disastri naturali. e vivono sullo sfondo di anni sovente tragici, ma anche bilità che scienziati, politici e militari delle due parti, ma Altri centri di ricerca sono stati costituiti nello stesso - Scienza pieni di progetti e speranze. Dalle singole storie esce un anche di altre nazioni, potessero colloquiare in modo spirito del Cern: luoghi nei quali la cooperazione in- quadro dei tempi, così come i contadini intorno ad un riservato sui problemi del mondo, informalmente come ternazionale nella ricerca potesse implicitamente essere fuoco o i cacciatori in cammino di un quadro fiammin- persone e non come rappresentanti della loro nazione, promotrice di pace. Pietro Greco fa la storia del Centro go caratterizzano un’epoca. ha favorito la mutua conoscenza e ha mantenuto vive le internazionale di fisica teorica di aperto in par- speranze di distensione; questo ruolo è stato riconosciu- ticolare agli scienziati dei paesi in via di sviluppo. Me- [email protected] to dal premio Nobel per la pace del 1995. Non si può rita ricordare, per il suo carattere visionario, il progetto M. Vadacchino ha insegnato struttura della materia al Politecnico di Torino

Segnali naturalmente sopravvalutare il ruolo dei contatti perso- Sesame (Syncroton-light for Experimental Science N. 4 11

Oltre la storia dell’arte? Retromania, interviste e museo delirante La vasariana modestia di critici e curatori di Alessandro Del Puppo

stato Hans Belting, in un libretto del “Nuovo Poli- terlocutori. E se lasciamo da parte ad esempio Domin- dell’hockey o con il portare la barca a vela; oppure quel- Ètecnico” voluto trent’anni da Enrico Castelnuovo, a que Gonzalez-Foerster, capace di ripetere otto volte in le dove Gilbert & George spiegano la tecnica e l’orga- parlare, se non per primo, però meglio di tutti gli altri, una pagina l’aggettivo “sperimentale”, o i comprensibili nizzazione del loro studio come fosse una bottega d’al- di “fine della storia dell’arte”. Usando un sottotitolo (La toni dolciastri con David Hockney (“Da quanto tem- tri tempi, e di quanto la progettazione sia importante libertà dell’arte) che porta con sé ancor oggi un quesito: po hai questa casa?”, “Chiacchieri con i tuoi soggetti al pari della promozione. Ma soprattutto nelle pagine libertà di farne cosa? E se la storia dell’arte è davvero fi- mentre li ritrai?”), si impara qualcosa di utile. Quando si apprende, e qui lo riconosco a HUO, quanto sia ne- nita, che cosa ne ha preso il posto? Recenti letture offro- lo leggevo su “Domus”, ricordo che HUO aveva il vez- cessario, al di là del tono branché et décontracté, studiare no alcune indicazioni. zo di annotare il giorno, l’ora e la temperatura durante seriamente gli artisti di cui (o con cui) si parla, e saper Il primo modello è la replica, il rifacimento, insomma l’intervista: ma in fin dei conti quelle erano minuzie el- porgere le domande giuste. Un’abilità che si apprende la pratica più o meno necrofora del “come eravamo”; vetiche. Qui si fa il contrario. Il testo dell’intervista in con il tempo, con la fatica (tutti quei viaggi…), con la “retromania”, nell’accezione di Simon Reynolds. I criti- realtà è il montaggio di più colloqui, spesso a distanza di lucidità, con l’empatia – e forse anche con la sopporta- ci molto colti usano un termine , per dire , re-enactment molti anni, sbobinati ed editati, un po’ come fece Carla zione (quante persone normali reggerebbero una con- una cosa molto semplice, e cioè: visto che non ci sono versazione con Marina Abramović). idee migliori, rifacciamo più o meno le stesse cose di Certo, se qualcuno qui cercasse, complice il titolo, un tempo. Ricordiamo i bei tempi andati, soprattutto “vite” narrate e dispiegate resterebbe deluso; e forse me- quando sono i nostri. Questo è quanto ad esempio acca- glio farebbe a rivolgersi là dove la finzione è dichiarata. duto qualche anno fa con la “ripetizione differente” di Ad esempio nella letteratura. La casistica in letteratura When attitudes become form a Venezia o, in altro caso, è vastissima; sono ben noti i romanzi di Perec, di Aub, con gli spettacolari rifacimenti degli allestimenti anni di Pamuk. Un libro di Roberto Pinto, Artisti di casta, venti e trenta ora alla Fondazione Prada. Ed è quello che ne rende ora conto. Détournements situazionisti, inven- presumibilmente si terrà nel corso dell’anno. zioni borgesiane e letteratura fatta come Dio coman- Quel che vale per le mostre, vale naturalmente ancor da. Anche lì si possono incontrare dialoghi, interviste, più per i libri. Soltanto, è molto più istruttivo. Nel li- “vite”. Ad esempio, quando in Underworld Don DeLil- cenziare la ristampa alla sua Precronistoria 1966-69, lo fa parlare Klara Sax della sua installazione nel deser- Germano Celant un anno fa ha giocato d’astuzia: fare to. Certo, non è storia o critica d’arte: ma sono pagine un passo prima, per farsi trovare avanti dopo (“dopo” scritte bene, e si impara anche di più. significa ovviamente il genetliaco del Sessantotto). Il li- Gli slittamenti dal tradizionale discorso storico-criti- bro, una cronologia di meritori fatti artistici, uscita nel co si possono infine misurare anche in un altro modo. 1976, ricalcava il seminale Six Years di Lucy Lippard. Sulla scorta di Rem Koolhas, Calum Storrie suggerisce Si era nell’ultimo momento unitario dell’arte del No- infatti l’immagine del museo delirante, Delirious Mu- vecento, entro un consolidato asse tra Europa e Ameri- seum, e prova a riassumerne la storia. Nella sua confor- ca. Un’idea di creatività collegiale fortificava se non un mazione classica, il museo era pensato e vissuto come un canone almeno una comunità riconoscibile. Il modello sistema di organizzazione della conoscenza parificabile della cronologia ambiva alla descrizione nitida e il più alla scansione cronologica e al modello evolutivo della possibile oggettiva, rimuovendo ogni mediazione criti- storia. Si poteva passare da una sala all’altra come si sfo- ca. Una fiducia nel reperto e nel documento, in un’accu- gliavano le pagine delle Vite (quelle di Vasari, s’intende). mulazione solo apparentemente orizzontale: una data, Esiste tuttavia un’altra possibilità, che si può far iniziare un evento, un’opera. In realtà la critica precedeva, cioè dai ricettacoli di mirabilia incongrue e di stupefacenti selezionava a priori. Più compagno di percorso che os- curiosità, e che termina con lo spettacolo delle merci servatore esterno, il critico accettava cioè di confondersi nella più sensazionale delle sue cattedrali, il museo “de- dietro le opere e le parole altrui, per meglio siglare il pat- lirante”, inteso ormai, con divertita rassegnazione, come to. Non era possibile un discorso critico al di fuori della spazio deputato al tempo libero, anziché a un ideale cornice che così ci si era data. Paradossalmente, questo pedagogico di edificazione civica. È naturalmente una silenzio diveniva ancor più flagrante, ratificando l’obiet- storia ben nota, che passa attraverso le figure mitiche del tività di una storia lineare, serrata, sostanzialmente priva flanêur benjaminiano, i paesaggi della metropoli surre- di contraddittorio. Le cose sono andate così: lo aveva- I libri alista, la “psicogeografia” situazionista. Spazi discorsivi mo scritto ieri, lo ristampiamo oggi. La funzione critica fluidi, porosi e onirici, quando non appunto deliranti, difesa dalla precedente generazione restava abbarbicata Germano Celant, Precronistoria 1966-69, paghi della propria indecifrabilità e irriducibili a ogni al ruolo del critico verboso, solerte giudice di gusto; Quodlibet, Macerata 2017 razionalità: fosse quella del piano urbanistico autorita- oggi la si rilegge (ad esempio, in una recente antologia Filiberto Menna, Cronache dagli anni Settanta. rio di Haussmann, dell’infilata modernista di sale del di Filiberto Menna, Cronache degli anni Settanta) con la Arte e critica d’arte 1970-1980, Quodlibet, MoMA o, aggiungiamo noi, della rassicurante verbaliz- nostalgica simpatia per le cose un po’ ossificate. Macerata 2017 zazione di una biografia. Il modello opposto è invece quello dialogico dell’in- Così, la storia del Novecento racconta qui una caduta, tervista. Ne abbiamo sostanziosa prova (621 pagine) nel Hans Ulrich Obrist, Vite degli artisti. Vite degli quella del museo come archivio di un sapere ordinato, volume che raccoglie una minima parte delle interviste architetti, Utet, Milano 2017 luogo di una tassonomia che ambiva a riflettere un or- di Hans Ulrich Obrist nella versione italiana intitolate, Calum Storrie, Delirious Museum. Un viaggio dine discorsivo lineare. Dal Louvre a Las Vegas, cioè dal con vasariana modestia, museo alla metropoli: le teche che custodivano le pre- Vite degli artisti. Vite degli ar- dal Louvre a Las Vegas, Johan & Levi, Monza chitetti. HUO, lo chiameremo così, lo conoscono tutti. ziose reliquie di una cultura si trasformano nelle vetrine Parla cinque lingue, non si perde una biennale, piace alla 2017 dove le merci sono offerte a un pubblico di potenziali gente che piace, scrive sulle riviste più fiche del pianeta, Roberto Pinto, Artisti di carta. Territori di acquirenti; i cartellini che ne spiegavano a tutti l’impor- è il capo della Serpentine Galleries. Perché non dovreb- confine tra arte e letteratura, Postmedia, Milano tanza diventano gli strilli che cercano di catturare l’at- be avere ragione? Infatti ragione ne ha, e da vendere. 2016 tenzione di un consumatore distratto. Io ad esempio l’ho invidiato molto quando ho let- In questa sua declinazione novecentesca e postmoder- to che lui a diciassette anni aveva incontrato Gerhard na, il museo diventa molte cose, prende a prestito meta- Richter. A quella stessa età (ci ho pensato a lungo, siamo Lonzi con Autoritratto, senza troppi scrupoli filologici. fore inusitate, tra il labirinto e la spirale (ma questo già coetanei) io non avevo incontrato nessuno di importan- Il risultato è, naturalmente, di un’immediatezza e di una lo diceva, quarant’anni fa, Manfredo Tafuri); oscilla tra te. Ma forse, a riflettere bene, l’importante, almeno per spontaneità fasulle, che rendono ancor più chiara – e, l’intérieur e il mausoleo, accetta una perturbante rever- me, era stato proprio quello. Non dobbiamo insomma a suo modo, onesta – l’operazione. Il tono è disconti- sibilità. Quello che era nato come gesto sovversivo indi- commettere l’errore di limitarci a deplorare i toni com- nuo, colloquiale, rapsodico, a volte denso e ficcante, a viduale, di sontuosa intelligenza di gusto (la casa museo piaciuti e divaganti, quella forma di sublime cazzeggio volte sfilacciato e ondivago. “Servono” a qualcosa, sif- di John Soane) diviene giocosa sovversione di massa. Il internazionale per cui c’è sempre qualcuno che sta per fatte interviste? Sì, servono a far capire il processo di delirio qui narrato somiglia troppo a quella deriva deco- prendere un volo per Tokyo o è appena tornato da Sid- invenzione e reinvenzione dell’artista che discute di struzionista che speravamo di aver superato. Molti fra ney, o da Bangalore. Che quelli di HUO non siano i sé: un processo finzionale di autorappresentazione che gli allestimenti tematici di mostre e musei derivano da - Arte dialoghi di Paul Valéry e i suoi interlocutori non siano conosciamo bene, sin dai tempi in cui Émile Bernard lì, e il sospetto che servano perlopiù a nascondere una gli Arcadio e gli Eftimio interpellati con platonico sus- andò a intervistare il vecchio Cézanne, e quello si divertì spaventosa mancanza di idee, o a titillare le aspettative siego da Cesare Brandi, lo sappiamo. Ed è bene non ce- a buttare lì certe frasette che ancor oggi è impossibile più infantili del pubblico, resta intatto. dere alle tentazioni di risentimento sociale a fronte di estirpare dai manuali. [email protected] conversazioni tra happy few cui non siamo invitati. In Proprio per questo, a me sono piaciute le pagine in realtà, come è ovvio, la qualità dipende molto dagli in- cui Frank Gehry confronta il suo lavoro con il gioco A. Del Puppo insegna storia dell’arte contemporanea all’Università di Udine Segnali N. 4 12

La lezione di Manganelli: un’araldica del negativo Il volto nascosto delle parole di Giorgio Patrizi

a Adelphi, nella classica collana della “Bibliote- ‘nevica’, ‘piove’ (…) La scrittura, la lettura, la parola Dca”, riemerge dopo trentacinque anni un’opera insomma non sono in nessun caso antropomorfiche. fondamentale nella bibliografia di Giorgio Manga- Nei nostri confronti esse sono mostri, cose impossibi- nelli, sicuramente uno degli scrittori più importanti li, terribilità, errori”. quanto singolari nel nostro Novecento. Il Discorso Le parole significano in letteratura, suggerisce Man- dell’ombra e dello stemma o del lettore e dello scrittore ganelli, non per il senso che costruiscono faticosamen- considerati come dementi (pp.192, € 19, Milano 2017) te, ma per il supremo equilibrio in cui si dispongono. – già apparso presso Rizzoli nel 1982 – costituisce nel Così in un verso di Cornelio Gallo: “uno tellus dividit percorso manganelliano un momento apicale per la amne duas”. Chiosa l’autore del Discorso: “Le terre e il centralità dei temi che affronta, nel flusso di un di- fiume, le terre e il numero ruotano e si reggono attor- scorso tortuoso quanto ambiguo, frastagliato quanto no a dividit”: dividit, centrale, è il luogo dell’accesso al paradossale, condotto secondo la retorica di una ini- palese e al nascosto, allo stemma e all’ombra. “Il verso mitabile strategia argomentativa, già divenuta, allora, (di Gallo) è un catalogo di scissioni, di smarrimenti, tratto specifico del procedere dello scrittore, cifra – di notte geografica, e insieme un superbo esempio di barocca ed intima insieme – del suo peculiare modo di pensare e fare letteratura. ordine ironico”. Insomma, “l’inutilità interessa la let- teratura (…) Essendo inutile, essa gode di un grado di Una riflessione in margine alla riproposta adelphia- libertà irrinunciabile”. Questo vertiginoso procedere na dell’opera di Manganelli. La nuova pubblicazione per riflessioni e invenzioni è proprio del Manganelli delle opere dello scrittore milanese si snoda accanto dei capitoli, fondamentali del suo percorso. Il ad un’altra serie, di grande rilievo, di riedizioni, quella Discor- so fa parte di quella sua peculiare bibliografia in cui delle opere di Gadda. Quando fu edito per la prima racconta, indaga sull’identità della letteratura, sul suo volta il discorso del Manga (come lo chiamavano af- rapporto con la parola e con la vita, sul suo essere for- fettuosamente gli amici), agli inizi degli anni ottanta, za primigenia, voce di un mondo infernale secondo Adelphi si dedicava a promuovere opere della cultura – come scrisse Malerba, qui ricordato da Nigro – “una mitteleuropea, quasi la costruzione di una biblioteca ‘teoria’ tutta in negativo, che rincorre le insignifican- che si opponesse alla diffusione di un tardo sperimen- ze, i vuoti, i nonsensi, gli anacoluti e i fantasmi secon- talismo, in nome di una letteratura alta, interprete, do un progetto di sfrenata e viscerale perversione”. La dal punto di vista della tradizione, delle crisi dell’Oc- zione teorica, sostenuta da tutte le armi della retori- letteratura – ancora nel Discorso – è “contro natura; cidente. A distanza di tanti decenni, sono ora gli scrit- ca. Come nei libri che nel corso degli anni settanta chi ha la peggio è la natura”. tori protagonisti delle più rivoluzionarie modalità avevano caratterizzato l’officina manganelliana, testi- Qui si fissa la frequentazione della pagina come narrative del secolo a essere difesi – con la riproposta, moniando quella sua peculiare, magistrale capacità di “scena” di procedimenti di tensione al negativo in lo studio, la discussione – dalla banalità incalzante costruire dei libri-mondo, ma non nel senso che que- una definitiva figura araldica che, secondo una speci- della narrativa contemporanea. sta definizione acquista se riferita ai grandi romanzi fica tradizione (da un trittico di Dürer derivavano le Il Discorso innanzi tutto pone un problema di de- della tradizione; piuttosto come edificazione di strut- immagini di copertina della prima edizione del testo, finizione del genere testuale. Non narrativo se non ture verbali al cui interno si gestiscono prospettive Rizzoli, 1882), computa l’intreccio di luce e di om- nella modalità stralunata a cui Manganelli ha abituato spaziali e temporali: racconti in cui si disegnano, per bra. Da Hilarotragoedia, di cui si è detto, alla Lettera- i propri lettori a partire dall’opera di esordio, Hilaro- così dire, uno spazio e un tempo “interni” alle parole tura come menzogna, del 1967, dal Nuovo commento tragoedia, del 1964, a cui faceva seguito un altro testo e ai discorsi, non mimesi dell’esterno ma pura descri- del ’69 a questo Discorso, di complessità vertiginosa. programmaticamente “laterale”, Nuovo commento, del zione del movimento e dello statuto originario della Quelle che qui affiorano prepotentemente sono le ca- 1969. “Trattato”, il primo, sulla “natura discenditiva” letteratura. Si delinea una prospettiva, in cui leggere tegorie junghiane nelle “figurazioni oniriche e le esem- dell’uomo, sulla sua vocazione alla discesa agli inferi. l’esperienza letteraria come condizione originaria da plificazioni letterarie che della “coscienza dell’ombra” Dunque una costruzione del raccontare (atto primi- un lato della parola espressiva e dall’altro di quella avevano adottato Jung e Bernhard” (Nigro). Ma il genio) come forma testuale che raccoglie emblemati- sapienza radicale che mette il lettore/scrittore (“de- disegno complessivo di questa allegoria, che si ricom- camente i “movimenti” (verso il basso) del discorrere. mente” perché rapito da questa autentica “esperienza pone nella pagina finale dedicata alla fisionomia scon- Nel testo del 1969, l’elaborazione paradossale di un del limite”, come direbbe Bataille) a contatto con la certante del fool, non può non dichiarare la propria discorso che mette in scena la natura stessa della lette- realtà più profonda di un universo che si muove tra le vocazione al riconoscimento di tratti della dottrina ratura, la sua modalità fantasmatica: vuoto attorno a due esperienze del divino, la terribilità di Moloch e la gnostica come componenti fondamentali di una rilet- cui si costruisce l’universo delle parole e delle esistenze. dissipatezza di Dioniso. tura della contemporaneità. D’altronde Jung spinge Come scrisse, dopo aver letto il Nuovo commento, E dunque tra le due figure di questa araldica del in questa direzione quando scrive che la psicanalisi Calvino: “Ma certo il testo è Dio e l’universo (…) è negativo (l’oscurità e l’emblematicità di cui la lette- non è che una reincarnazione della “sophia” gnostica. l’universo come linguaggio, discorso di un Dio che ratura è portatrice ) si snoda un percorso vertiginoso Come ben sanno i lettori di Manganelli, accanto al non rimanda ad altro significato che alla somma dei che Manganelli disegna con la logica rigorosa quanto versante dell’indagine sulla letteratura e sulla paro- significanti, e tutto regge perfettamente…”. È l’Em- eccentrica del fool, che “non può tenere discorsi, non la, c’è un altro universo, in particolare la prospettiva pire des signes, di cui Barthes scriveva – a proposito può commentare…ma gli si concede (…) che egli stra- del viaggio e della conoscenza dell’altro, dell’altrove, del Giappone – nel 1970: sistema ruotante attorno parli… fabuli e affabuli”. Ilfool non ha una funzione a cui lo scrittore milanese ha dedicato riflessioni, in a un centro vuoto, religione del dio assente, universo autoriale, ma è piuttosto un predestinato ad essere in- pagine, al solito, di grande acutezza e di coinvolgente in movimento attorno a un motore immobile, vuo- vaso dalle parole. Asseconda, scrive Nigro, “la libertà vivacità retorica. La figlia, Lietta Manganelli, presen- to. Temi che Calvino riprenderà, proprio negli anni delirante del linguaggio, il nonsense, il lapsus (…) la ta un ultimo tassello di questo grande affresco ode- settanta – gli anni per lui dei soggiorni parigini e dei parola-baule alla Carrol”. In quella casa del fool che è il porico che annovera scritture capaci di testimoniare rapporti più intensi con gli intellettuali francesi – nei libro, il fool gioca a scacchi, ma “con un procedimen- ulteriormente la brillante e insieme tormentata in- saggi poi raccolti in Collezioni di sabbia, nel 1984, to per cui egli è trasformato dal gioco, è giocato dal telligenza del viaggiatore. A cura di Giampaolo Vin- come chiusura, in qualche modo, dell’utopia semio- gioco”. Arbasino descrisse con efficacia ilDiscorso alla cenzi, studioso di questo aspetto peculiare della scrit- logica, cioè della possibilità di spiegare il mondo con sua uscita: “parla di Letteratura in forma di parole, e tura manganelliana, dobbiamo Oh l’America! (MdS, la tassonomia dei segni e l’ordine delle parole. di carta e di Nulla. Fa cioè della iper-letteratura con la 2017), la presentazione di memorie di viaggi, fissate Ecco: il Discorso dell’ombra e dello stemma, da collo- meta-letteratura: labirinto di frastuono e silenzio che in una serie di flash dedicati all’Argentina, a Barcello- care quindi per stesura ed edizione nei primi anni ot- (come tutte le grandi opere) non ha senso. E si sottrae na, Madrid, ad un Egitto visitato attraverso il fascino tanta, è collegato al filo rosso di questa affabulazione alla semiosi. Tratta del riso e del vuoto, dei doppi e sapientemente illustrato delle mummie. Il paradosso sui fantasmi, anzi proprio sulla letteratura come prati- dell’ombra, della pagina bianca e dei defunti”. dell’incontro con il paese sudamericano è fissato da ca di fantasmi, di vuoti, di entusiasmi ludici nella con- Il Discorso, ha scritto Raffaele Manica, è “un ballo Manganelli nell’allegoria di un cielo coperto di neb- sapevolezza della propria autoreferenzialità. Luciano verbale sull’orlo dell’abisso: un antimondo che è pur bia, che lo attende all’aeroporto, in contrasto radicale Anceschi, in una lettera riportata nella fondamentale regno di qualche assoluto”. Al centro di questo uni- con il cliché del Sudamerica solare. Ma tutto ci riman- nota critica di Salvatore Silvano Nigro (curatore d’ec- verso, si colloca una “Parola” che “è una forma nihili- da – ancora una volta – al ferreo sistema della retori- - Narratori italiani cellenza del volume) che accompagna questa riedi- stica del Logos e dunque induce ad un discorso teolo- ca manganelliana, alla sua ipotesi di “geocritica”, che zione del Discorso, scriveva a Manganelli: “Credo che gico, che qualcosa deve al linguaggio dei mistici e dei consiste “nel trattare un luogo alla stessa maniera con tu abbia scritto il tuo libro più bello – lo leggo con visionari”. Una voce che intreccia racconto, memoria, cui trattiamo sostanzialmente un libro. Cioè come si- inconsueto trasporto – non c’è nulla di simile intor- allucinazione, che non appartiene a nessun indivi- stema di simboli che agisce su di noi”. no a noi che sia anche lontanamente simile a questa duo ma sgorga dalla dimensione “neutra” (direbbe [email protected] straordinaria invenzione teorica a cui soccorrono, del Barthes) della scrittura, movimento autonomo della

Segnali resto, tutti gli istituti della retorica”. Appunto: inven- parola. “La scrittura è un accadimento, come si dice G. Patrizi è saggista N. 4 13

Su Giulio Mozzi e Fiction 2.0 Smettere (anche solo provvisoriamente) di essere scrittori di Luca Fiorentini

ella Breve notizia collocata in apertura di Fiction cielo e Franco Brizzi nella versione Einaudi, Giovan- È nell’incrocio tra la materia delle storie e il tono qua- N2.0 (pp. 281, € 15,90, Laurana, Milano 2017), na Melliconi, Carlo Dalcielo, Massimo Adinolfi (che si assente di chi le narra che risiede, evidentemente, il Giulio Mozzi dedica qualche riflessione, com’è na- non è immaginario) e Mariella Prestante nell’edizione potere di questa scrittura: quasi sempre, i racconti di turale, alla prima edizione del libro, apparsa presso Laurana. A fare da spartiacque – più che da elemento Fiction generano nel lettore un sentimento di paura. Einaudi nel 2001 e intitolata semplicemente Fiction. di congiunzione – tra le due sezioni è il brano più bel- Eppure i “casi” raccolti da Mozzi in Fiction si distin- I toni sono quelli che Mozzi impiega usualmente lo e impressionante del libro, Narratology: una lunga guono da quelli assai più vividi e conturbanti attorno quando illustra il proprio lavoro: molto secchi; Fic- e dolorosa interrogazione sui motivi per cui negli ul- cui si sviluppavano le narrazioni del Male naturale e tion è descritto fra l’altro come l’opera di un narratore timi duemila anni nessuna pagina è stata aggiunta agli della Felicità terrena: nel senso che in Fiction si per- ormai “prossimo alla fine”. Che questo giudizio non scritti ispirati da Dio. cepisce un netto movimento verso l’esagerazione, che sia frutto di una riflessione a posteriori, ma che anzi Come , anche i pezzi della prima parte qualifichi il libro fin dalle sue origini, è dimostrato Narratology non di rado tende a lambire la caricatura. La novità da un’email che Mozzi inviò nel novembre del 1999 di Fiction restano intatti nel passaggio alla seconda più significativa riguarda però la funzione dei mono- all’editor che lo seguiva presso Einaudi. Ampi estratti edizione, e a un primo sguardo non hanno nulla di so- loghi, che esplicitamente si rivela all’esterno di essi, del messaggio sono oggi disponibili in Vibrisse, bollet- stanzialmente nuovo rispetto ai racconti del Male na- nella sezione di “allegati” che accompagna ognuno tino; uno, in particolare, merita di essere citato: “Tu turale e della Felicità terrena. A prendere parola sono dei pezzi della prima parte del libro: documenti di va- sai che io ho sempre condiviso molto dei miei perso- personaggi la cui presenza nel mondo è vacillante. Un ria natura – per lo più notizie di cronaca, ma non solo naggi. Questa prossimità con i personaggi è sempre giovane parrocchiano che riconosce nella fede l’unico – che descrivono nella loro obiettività i fatti da cui stata il mio rischio più forte o uno dei miei rischi più ponte tra sé e la realtà, e che uccide il proprio parro- muovono le elaborazioni dei narratori. Il confronto forti. Se alcuni dei miei racconti rasentano la catti- co quando questi inizia a dubitare che tra le attività tra gli uni e le altre permette di apprezzare l’alterazio- va letteratura, o sono cattiva letteratura tout-court, è umane e il pensiero divino possa esistere una forma di ne, spesso clamorosa, cui la verità è sottoposta da chi perché questa prossimità è eccessiva o mal governata. relazione. Un marito avvelenato dalla moglie, e dun- prende parola. A volte la distanza tra verità e finzione Ora, i personaggi che parlano in questi racconti nuo- que esposto alla certezza di morire in un tempo breve, è tale da rendere incomprensibili le ragioni che hanno vi non hanno nessuna prossimità con me. Possono motivato la seconda; e anche ciò, in un buon nume- appartenere alla mia stessa parrocchia o abitare ro di casi, risulta spaventoso. nella piazza del mio quartiere, ma non c’è nessu- Dove non è possibile far interagire cronaca e de- na prossimità”. L’email si chiude con l’annuncio di formazione fantastica, Mozzi opta per un’altra via: un cambiamento di ordine esistenziale (“Faremo quella di trattare i suoi personaggi come gli ogget- grandi cambiamenti, benché non sappia ancora ti di una distaccata analisi testuale. È il caso della ben quali”); e l’ultima frase recita: “E finalmente, “Bianca” di , figura ricorrente “nel- spero, smetterò di scrivere”. Lettera di conforto la produzione narrativa di Giulio Mozzi”, inafferra- si delineava perciò dall’inizio come un’o- Fiction bile quanto alle vicende che ne motivano le riappari- pera di congedo. A riscontro, solo due prove nar- zioni ma perfettamente definita quanto al ruolo: al rative sono seguite al volume einaudiano: i “diari” nome di Bianca corrisponde sempre “un personag- di (Mondadori, 2009) e Sono l’ultimo a scendere gio caratterizzato dall’impossibilità”, per chi a lui si le (Laurana, 2015), libri assem- Favole del morire rivolge, “sia di immaginarlo separato sia di immagi- blati a partire da testi che avevano già avuto una narlo unito a sé”, tanto che “il ricordo dell’esistenza qualche circolazione. A ciò si sono affiancate tut- tavia pubblicazioni di natura diversa: una raccolta di Bianca” sembra essere “l’origine stessa della po- di poesie, due pamphlet, numerosi libri dedicati tenzialità narrativa dell’autore” (si cita da Bianca: all’insegnamento della scrittura (e in particolare un catalogo, allegato di Lettera di conforto). Nei pezzi della scrittura narrativa). Da alcuni anni Mozzi sta della seconda parte del libro, con l’eccezione dello inoltre ripubblicando con Laurana, in una versione splendido racconto finale,Dalla scatola, è replicato riveduta, il suoi lavori principali: e più o meno lo stesso meccanismo. Il male naturale Che “l’origine stessa della potenzialità narrativa La felicità terrena, usciti rispettivamente nel 2011 dell’autore” si riduca a una simile, gelida disamina (a e nel 2012, e oggi Fiction, il testo che ha subito i rimaneggiamenti più estesi, tanto da aver mutato un “catalogo”), rivela evidentemente molto di quel- parzialmente titolo. lo che è lo spirito generale di Fiction. Manca in effet- Questi, sommariamente, i dati. Si comprende a ti, come scrive Mozzi nell’email citata in apertura, il ogni modo che le parole conclusive dell’email del senso di “prossimità” alla materia delle narrazioni: e novembre 1999 corrispondono a realtà. Dopo la l’assenza di prossimità è compensata da un atteggia- mento che si direbbe quasi giocoso, se non fosse che pubblicazione di Fiction, Mozzi non ha smesso di produrre testi, ma ha certamente sospeso, o quanto il gioco travolge il nucleo più intimo della scrittura meno ridotto in misura sensibile, la produzione dei che scrive di sé anzi che provare a mettersi in salvo. di Mozzi, quel lucido e terribile “parlare delle per- testi che ci si attendono da uno scrittore, privilegian- Un uomo che invia ai direttori dei principali quoti- sone che si sono perse nella vita o di quelle che sono do piuttosto l’attività di custode delle proprie scrit- diani del suo paese una lettera nella quale minaccia di uscite dalla vita, oppure delle cose che si sono perse ture passate e, con un impegno assai maggiore, delle bruciarsi vivo se il suo messaggio non sarà pubblicato nelle nostre vite” (così in Coro, dal Male naturale). Al scritture presenti di altri. A distinguere i due momen- integralmente entro pochi giorni; e così via. Pur nella sentimento radicale della perdita è sostituita l’imma- ti è appunto Fiction, libro cui è stata riconosciuta da varietà di modulazioni, in tutti i monologhi raccolti ginazione di una perdita possibile un’ipotesi narrati- Mozzi stesso una funzione liminare, senza tuttavia della prima parte di Fiction si avverte il riverbero di un va. Ma è chiaro che l’invenzione, con il suo portato di che a questo riconoscimento corrispondesse, né po- unico processo, che è poi, come accennato, il processo vitalità, non basta a estinguere la nostalgia di ciò che tesse corrispondere, alcuna indicazione circa quello normalmente restituito nei testi di Mozzi. Il nucleo non è più: anzi, in un certo senso, la acutizza. che sarebbe venuto dopo. fondamentale dei racconti coincide con la serie di Il venire meno della prossimità alle storie narrate Si sarebbe quindi tentati di leggere Fiction non solo operazioni svolte da individui che tentano di scon- potrebbe intendersi, in ultima istanza, come l’esito come un testo di congedo dalla scrittura, ma anche giurare la minaccia di un crollo. Quest’ultimo può es- di una progressiva perdita di passività. Quando in come il testo in cui è oggettivato, per così dire, questo sere determinato dal sopraggiungere di un contenuto Narratology è evocata l’immagine tradizionale del ca- congedo; e che di conseguenza presuppone un’idea emozionante che appare intollerabile (La fede in Dio, lamus Spiritus Sancti (“Perché vantarsi di essere una particolarmente forte di ciò che sta per smarrirsi. La Del matrimonio) oppure dalla disperata percezione penna retta dalla mano divina?”), sembra che nient’al- domanda alla quale il lettore di Fiction è chiamato a degli ostacoli che impediscono al flusso incontrollato tro possa aggiungersi al senso che tale immagine reca rispondere può essere formulata, in definitiva, in que- degli accadimenti e delle passioni – in altre parole, al con sé. Narrare è “essere un docile strumento, creta tra sti termini: qual è l’idea di scrittura ricavabile in ne- divenire vitale – di trascendere in valore (Lettera ai le mani del vasaio”; l’accordo tra la “scrittura del dio” gativo da Fiction? O più precisamente: quali sono gli direttori, Lettera di conforto). e la vita di ognuno può darsi solo se la scrittura del spazi di rappresentazione che Mozzi considera tipici I personaggi di Mozzi impiegano da sempre la stes- dio, come la vita, si offre nel suo trascorrere. È forse della propria scrittura e che in Fiction appaiono non sa lingua, una lingua cartesianamente limpida nel de- questo il pensiero più radicale contenuto in Fiction, il scrivere tanto la catastrofe quanto le immaginazioni, pensiero cioè di una scrittura che trova il suo signifi- più percorribili, o tutt’al più percorribili solo in modi - Narratori italiani radicalmente nuovi rispetto al passato? non di rado apertamente deliranti, che alla catastrofe cato nell’essere eco del mondo assai più che nell’essere Il libro ha una struttura bipartita. La prima parte dovrebbero porre rimedio. Lo stesso avviene in Fic- creazione di mondi; e che si fa dunque creazione di è occupata da sette racconti scritti in prima persona, tion, dove la sostanza del dramma è affidata a una mondi solo in quanto l’eco del mondo è si è improv- la seconda da pezzi retoricamente eterogenei (ancora grammatica che rasenta talvolta l’astrazione: “Mia visamente dileguata. monologhi, poesie annotate, un saggio, un racconto madre restò in rianimazione, in terapia intensiva, per [email protected] “tradizionale”), firmati nella maggioranza dei casi da sei giorni, fino a mercoledì undici giugno, poi rimase autori immaginari: Giovanna Melliconi, Carlo Dal- a disposizione del magistrato, che dispose l’autopsia”. L. Fiorentini è post-doc in letteratura italiana all’Università di Toronto Segnali N. 4 14

Il mondo di Julien Gracq e la nuova traduzione di La riva delle Sirti La magnificenza dell’attesa di Carlo Lauro

a schiva e quasi ombrosa figura di Julien Gracq commerciale della Sagan. ta un controllo implacabile sul territorio tramite la di- L(1910-2007) è pochissimo nota in Italia, le sue Compagnon rivela che il dissenso originava da una plomazia e lo spionaggio; i colloqui dell’“osservatore” opere tradotte con parsimonia e quasi tutte da tempo recensione di Blanchot a Un beau ténébreux, in cui si Aldo sia con un agente segreto di Orsenna che con una fuori commercio. Fa in qualche modo eccezione il suo rilevava, non certo benevolmente, l’impasto di epiteti spia del Farghestan costituiscono l’abile versante poli- apice, Le Rivage des Syrthes, in origine uscito da Mon- e aggettivi, l’eccesso di descrizioni e l’inevitabile ral- tico del romanzo; mentre l’udienza di Aldo (reo dello dadori (1952), poi da Guida (1990) e pochi mesi fa, lentamento dell’azione (“i preludi si aggiungono ai sconfinamento territoriale) dinanzi al venerabile Da- sempre nella bella traduzione di Mario Bonfantini, da preludi, i preparativi sono infiniti”). Il rallentamento, nielo Aldobrandi del Consiglio di sorveglianza è un’a- L’orma (La riva delle Sirti, ed. orig. 1951, pp. 333, € l’attente di un’incognita minacciosa e indefinita, in re- poteosi della ragion di stato e uno di quei tormentati 21, Roma 2017). Comunque poco per un autore ac- altà, è la forma simbolica d’ogni narrazione di Gracq confronti di cui è ricca la narrativa ottocentesca. colto in vita, raro privilegio, nella Pléiade (due tomi tra ed era nel cuore di Breton (“indipendentemente da È noto che al suo apparire, complici certe analogie il 1989 e il 1995). tutto ciò che accade o non accade, è l’attesa che è ma- tematiche (l’avamposto, l’attesa, il nemico invisibile), Lo scrittore, nativo di Saint-Florent-le-Vieil (citta- fu vista come un ricalco del dina sulla Loira tra Angers e Nantes) si chiamava in gnifica”). Anche La riva delle Sirti altro non racconta La riva delle Sirti Deserto che una logorante : la signoria aristocratica e di Buzzati. Gracq si difese dall’insinuazio- realtà Louis Poirier e aveva scelto il nom de plume di impasse dei tartari Gracq, sia per riservatezza, sia per devozione alle vi- decaduta di Orsenna, nell’arcipelago delle Sirti, da tre ne affermando di non conoscere allora il romanzo di cende di Julien Sorel (conosceva a memoria brani di secoli si fronteggia col misterioso e ostile territorio del Buzzati e indicando invece spontaneamente un’ ascen- Farghestan in una guerra silente e sospesa, forse mai denza di di Puškin. Altri influssi, Il rosso e il nero) e simpatia per i populares Gracchi La figlia del capitano della storia romana. A parte l’arruolamento nel 1939 destinata a riprendere. Il protagonista, Aldo, rampollo a torto o a ragione, si vollero trovare. Di Conrad s’è ac- (tenente di fanteria) e un internamento in un campo di una nobile famiglia, stanco del clima di inerzia e di cennato. La lunghezza dei periodi e l’acribia analitica tedesco in Slesia, l’esistenza di Gracq fu stasi di Orsenna, accetta di recarsi in missione come suggerirono Proust; fu indicato anche Sulle scogliere di quella sobria e appartata di un professore marmo di Ernst Jünger che Gracq ammi- di liceo di storia e geografia tra Nantes, rava molto; e, come suggestione decaden- Quimper e infine, dal 1947 al 1970, Pari- tistica di fondo, un saggio epocale tenuto gi (al Claude-Bernard, tra i suoi allievi di in gran conto dallo scrittore, Il tramonto storia, un imberbe Georges Perec: lettera- dell’Occidente di Spengler. riamente, niente di più dissimile). Proprio in quanto intrisa di passato, e Rifiutato da Gallimard cui l’aveva quindi apparentemente anti-moderna, La è – seguendo il paradosso proposto, il primo romanzo, Le château riva delle Sirti di Compagnon – un’opera moderna, con- d ’A r g o l (1938), fu pubblicato da José Corti, più piccolo ed elitario editore cui trocorrente rispetto a ogni esistenzialismo lo scrittore resterà fedele a vita. Una co- o engagement imperante (sono gli anni pia inviata ad André Breton (colui che dell’affermazione di Camus; eLa Nau- Gracq considerò sempre il suo “contem- sea di Sartre esce in quello stesso 1951). poraneo capitale”) sancì un’amicizia im- Allo studio della condizione umana nella portante. L’alta considerazione di Gracq sua quotidianità e a quel periodare essen- per il surrealismo era della prima ora, ziale, Gracq contrappose il suo originale ma nessun serio riverbero si avverte poi romanzo geopolitico in una prosa densa nella sua opera; tanto più che essa perse- e avvolgente, iperdescrittiva, generatrice gue negli anni il genere esecrato da quei instancabile di comparazioni e metafore, convinti incendiari, il romanzo: Un beau di corsivi alla Poe: l’agguerrito bagaglio, ténébreux (1945), Le Rivage des Syrthes insomma, criticato da Blanchot ma esal- (1951), Un balcon en forêt (1958). tato da estimatori come Picon o Mondor La costellazione di Gracq, semmai, è (che definiva La riva delle Sirti “il più dichiaratamente ottocentesca: nume tu- straordinario lungo poema in prosa della telare della giovinezza, ma sempre vene- letteratura francese”). Le Sirti esondano rato “un peu filialement”, è Jules Verne; in effetti di raffigurazioni ammirevoli; indi Poe, il romanticismo tedesco, Cha- dalla “camera delle carte” ordinata e cre- teaubriand, Lautréamont, Proust (visto come termi- “osservatore” presso l’estremo avamposto delle Sirti, puscolare che tanto ammalia Aldo a qual- nus del secolo XIX; così come Claudel chiude per lui la fortezza dell’ammiragliato, agli ordini del capitano siasi elemento di paesaggio (un’assoluta vocazione per la stagione di Baudelaire, Rimbaud e Mallarmé). Non Marino. Alla vita dell’ammiragliato (cene con Marino Gracq): sabbie, brume, boscaglie, isolotti, lagune. Le stupisce poi se, passando alla musica, l’astro indiscus- e i tre luogotenenti, cacce, escursioni, restauro delle acque stagnanti e le pietre corrose di Maremma pro- so sia Richard Wagner (iniziazione, diciottenne, col mura difensive) alterna le visite alla città di Maremma seguono poi, in tacita emulazione, la scia nobile dei Parsifal): da cui discendono le grevi suggestioni del (sorta di “Venezia delle Sirti”) per incontrarsi con l’a- descrittori di Venezia da Montaigne a Proust. Graal nell’unica e poco fortunata pièce da lui scritta, mante Vanessa. Il narratore fu anche critico di prim’ordine e di Le Roi pêcheur (1948). A circa un terzo dalla conclusione, con l’avvincente sconfinate letture, non solo francesi: a parte il sag- La prima distanza nei confronti dei contemporanei capitolo Una Crociera, la narrazione ha un imprevisto gio su Breton (1948), il lascito di Préférences (1961), Gracq la divulga, non senza scandalo, in un pamphlet, afflato avventuroso: Aldo, al comando del vascello Il Lettrines (1967 e 1974), En lisant en écrivant (1980) La littérature à l’estomac (1950) che esce alla vigilia Formidabile, invece di compiere una semplice ricogni- documentano un rimasticare inesausto di testi amati e dell’exploit delle Sirti. Il bersaglio principale, certo, è zione, si spinge sino alle coste proibite del Farghestan, meditati: a parte alcune stelle fisse – titoli comeLau - l’establishment letterario francese: la gran macchina in un’audace, iniziatica avanzata tra le brume che po- tréamont toujours o Le Grand Paon per Chateaubriand editoriale, pubblicitaria, accademica, in tutti i suoi trebbe rievocare, pur nelle differenze, quella di Marlow – si trovano illuminazioni su Stendhal, Balzac, Nerval, compromessi. Ma questo saggio e il suo complemen- verso il mitico Kurtz in Cuore di tenebra. L’apparizio- Baudelaire, Flaubert, Rimbaud, Barbey d’Aurevilly, to (Pourquoi la littérature respire mal, 1961) iniziano ne in distanza della città di Rhagi e del vulcano Tängri Zola, Valéry (non mancano, disseminati, riferimen- anche una critica senza quartiere alla voga del roman- è un passo di pura e livida emozione. La notizia dello ti anche al cinema). Poche ma esaurienti le interviste zo esistenzialista di Sartre, alla poesia “che si muta in sconfinamento territoriale (accolto da tre ostili canno- concesse, poi raccolte negli Entretiens (2002). critica della poesia” (Michaux, Queneau), ai “curiosi nate) genererà tra i cittadini disincantati della signoria Nessun rapporto tra tanta attività e la ricerca del suc- romanzi in zinco” del nouveau roman (definiti anche un euforico risveglio: sia che lo si intenda come ansia cesso, posto il gran rifiuto delPrix Goncourt prima e “pastura clorotica”). di riprendere la guerra, sia come possibilità di un ne- del seggio all’Académie poi, due bei traguardi per qual- Antoine Compagnon, nel suo Les antimodernes goziato col nemico silente, quel che vale è la rottura di sivoglia homme de lettres. Ritiratosi a Saint-Florent-le (2005; tradotto nel 2017 da Alberto Folin per Neri un’attesa secolare ormai al limite. Vieil, Gracq muore novantasettenne. Già nel 1986 Pozza) dedica un magnifico capitolo a Gracq e al A differenza del romanzo successivo,Un balcon en aveva espresso il rimpianto di non aver più un solo suo isolazionismo negli anni non soltanto del nouve- forêt, che ha un’ambientazione precisa e vissuta (la contemporaneo (li aveva sepolti più o meno tutti, ne- drôle de guerre, le Ardenne), La riva delle Sirti gioca mici e amici) che potesse leggere i suoi scritti: il loro - Letterature au roman, ma di “Tel Quel”, di Beckett, di Blanchot. Dall’ontologia negativa di quest’ultimo (il Livre di su una collocazione cronologica e geografica immagi- giudizio, asseriva, era il solo che potesse contare. Si ri- Mallarmé, il silenzio di Rimbaud), Gracq è inevitabil- naria: peraltro l’onomastica italiana (Aldo, Orlando, parlerà molto di lui nel 2027 quando, a vent’anni dalla mente lontano; al compiacimento apocalittico sull’e- Fabrizio, Marino, Orsenna, Sagra, Vezzano, Marem- morte, la Bibliothèque Nationale “libererà” migliaia di saurimento del linguaggio, lo scrittore oppone la pos- ma, etc.) e molti spunti (monumentali, paesaggistici) pagine inedite. sibilità di una letteratura “del sì”, autentica e fuori dalle suggeriscono una trasfigurazione poetica dell’area tra [email protected] mode del secolo: tali sono per lui, parimenti, sia la “let- Ravenna, Venezia e la Dalmazia. Su questa scacchiera

Segnali teratura del no” di Blanchot che la “non-letteratura” Gracq inventa un notabilato che, pur decrepito, eserci- C. Lauro è studioso di letteratura francese N. 4 15

Vargas Llosa: storie appassionanti, complessità formale e tensione stilistica Lo streap-tease al contrario di Martino Gozzi

ent’anni fa, Mario Vargas Llosa il tempo romanzesco è qualcosa che si Vdiede alle stampe un breve manua- allunga, rallenta, si immobilizza o co- le di scrittura, intitolato Lettere a un mincia a correre in modo vertiginoso. aspirante romanziere (Einaudi, 1998). La storia si muove nel tempo della fin- Grazie al pretesto fornito da un ciclo zione come attraverso un territorio, va di lettere indirizzate, appunto, a un e viene in esso, avanza a grandi falcate o giovane autore in erba, Vargas Llosa si a passettini, lasciando in bianco (abo- divertiva a ragionare sul senso del pro- lendoli) grandi periodi cronologici e prio mestiere, sulle proprie ascendenze indietreggiando poi a recuperare quel letterarie e sulla storia segreta dei suoi libri preferiti. Fra i temi del volume – tempo perduto, saltando dal passato al lo stile, il narratore, il tempo – c’era il futuro e da questo al passato con una principio dello strip-tease alla rovescia, libertà che è negata a noi, esseri in car- una delle sue metafore più celebri. Così ne e ossa”. Certo, per far questo occor- scriveva Vargas Llosa, all’epoca sessan- rono grande maestria e una sensibilità tenne: “Scrivere romanzi sarebbe dun- quasi istintiva, animale, per il ritmo que equivalente a quanto fa la profes- delle storie, e Vargas Llosa dimostra in sionista che, di fronte a un pubblico, si queste pagine, per l’ennesima volta, di spoglia degli abiti e mostra il proprio possedere entrambe. corpo nudo. Il romanziere compirebbe È anche per questa ragione che le l’operazione in senso opposto. Nell’ela- Avventure della ragazza cattiva sor- borare il romanzo andrebbe vestendo, prendono, almeno a prima vista: anco- nascondendo sotto indumenti spessi e ra una volta Vargas Llosa cambia rotta, multicolori forgiati dalla sua immagi- mette da parte i modelli sperimentati nazione, quella nudità iniziale, punto in passato e sceglie di raccontare una di partenza dello spettacolo. Questo storia d’amore che stupisce per linea- processo è così complesso e minuzioso rità e semplicità, rinunciando ai punti che, molte volte, neppure lo stesso au- di vista multipli e ai piani temporali tore è in grado di identificare nel pro- dotto finito quella esuberante dimo- sfalsati. Ma, com’è giusto aspettarsi strazione della sua capacità d’inventare da un romanziere del suo calibro, de- persone e mondi immaginari”. Sfogliare cide di collocare altrove – dove meno oggi quel manuale pieno di intuizioni, ce lo aspettiamo, per certi versi – l’in- animato da un tono insieme colloquia- novazione: sì, perché in questa storia le e appassionato, è come srotolare sul d’amore lunga una vita intera l’antago- tavolo da lavoro la planimetria di un nista non è un terzo incomodo, un pre- edificio ancora in costruzione. E che tendente aggressivo o irrefrenabilmen- immensa, gloriosa soddisfazione è ri- te fascinoso. È l’amata stessa, la niña trovare, nel secondo volume dei “Me- mala del titolo, una ragazza (e poi una ridiani” Mondadori dedicato al premio donna) determinata e indipendente, Nobel peruviano (Mario Vargas Llosa, che strega il povero Ricardo senza mai Romanzi, vol. 2, traduzioni dallo spa- concedersi a lui completamente, spun- gnolo di Angelo Morino, Glauco Felici, tando dal nulla, a più riprese, ai quattro Federica Niola, pp. CLX-1552, € 80), angoli del mondo, mentre la vita sbalza infinite corrispondenze tra la teoria e la lui dall’America Latina all’Europa, e pratica, tra i libri che Vargas Llosa so- noi vediamo scorrere sullo sfondo i de- gnava di scrivere e quelli che ha effetti- cenni, le capitali, gli ideali, le mode, le vamente scritto. battaglie e i compromessi. Con il con- Il primo volume, curato da Enrico inventare storie”. Basti dire che il protagonista del sueto dono di sintesi, Javier Cercas ha scritto: “Vargas Cicogna, raccoglieva i tre grandi romanzi degli anni romanzo è un diciottenne di nome Mario che abita Llosa non ignora che il romanzo è forma, e che per- sessanta, il trittico politico che aveva proiettato Var- a Lima, ama la letteratura e si innamora di una zia ac- tanto la bontà della storia che racconta dipende dalla gas Llosa sulla scena letteraria mondiale: La città e quisita, che finisce per sposare… tutti elementi riscon- (1963), (1967) e forma in cui è raccontata. Detto più chiaramente: un i cani La casa verde Conversazioni trabili anche nella biografia di Vargas Llosa, che na- risultato fondamentale di Vargas Llosa consiste nel nella “Cattedrale” (1969). Tre capolavori – il primo turalmente vuole confondere i piani per disorientare e il terzo, in particolare – dettati da un’ambizione ricordarci che il romanzo deve raccontare una storia il lettore, presentandogli prima una scena familiare e sfrenata, dilatati da una ricchezza nella rappresenta- appassionante, che ci emozioni vivere immaginati- poi smontandola davanti ai suoi occhi come le quinte zione del potere quasi enciclopedica, e tenuti insieme vamente, ma che può raccontarla soltanto dotandosi di una scenografia, in un gioco postmoderno e ironi- da una coerenza non solo tematica, ma anche stilisti- della massima complessità formale e della massima ca (è in questo decennio che Vargas Llosa sperimenta camente voyeuristico. tensione stilistica”. maggiormente con la forma-romanzo e si appropria La festa del Caprone è indubbiamente il romanzo Storie appassionanti, complessità formale, tensione della lezione dei modernisti, ideando illusioni ottiche più grandioso di questa selezione, e dell’ultima sta- stilistica. Volendo riassumere le principali doti di Ma- stranianti come i “dialoghi telescopici”). Molto più gione produttiva di Vargas Llosa. L’impianto narra- rio Vargas Llosa, potremmo appuntarci questi tre ele- difficile era operare una scelta tra i sedici libri pubbli- tivo ruota attorno alla figura sanguinaria del dittatore menti: elementi che lui stesso menziona nelle Lettere, cati dagli anni settanta in poi: come condensare in un Rafael Leónidas Trujillo, detto il Generalissimo o il attribuendoli tuttavia, con eleganza, ad altri scrittori. unico tomo quasi cinquant’anni di narrativa? Benefattore, padre e padrone dell’isola di Santo Do- La riprova definitiva, per chi ancora dubitasse, arriva Bruno Arpaia, curatore del secondo volume, ha mingo per trent’anni, fino alla sua uccisione nel mag- con Crocevia, il romanzo che chiude questo secondo fatto la scelta giusta, forse l’unica possibile: ha scel- gio del 1961. Tre livelli temporali si intrecciano nelle volume dei “Meridiani”. Alla grande composizione to i romanzi migliori. La zia Julia e lo scribacchino oltre cinquecento pagine di questo monumentale af- sinfonica, Vargas Llosa preferisce qui la musica da ca- (1977), La festa del Caprone (2000), Avventure del- fresco storico, sociale e politico: l’ultimo giorno del mera per fare luce in una vicenda torbida, nella quale la ragazza cattiva (2006) e Crocevia (2016). Si tratta Capo scorre lentamente, tra appuntamenti sgradevoli i vizi privati rischiano di inquinare le pubbliche vir- di libri molto distanti nel tempo e molto diversi fra e vuoti cerimoniali; i congiurati che lo attendono di tù, trascinando due coppie di amici in un vortice di loro per respiro e per genere, verrebbe da dire, eppure fronte al Malecón tentano, nell’agonia dell’attesa, ricatti, sospetti e tradimenti. Inoltre, Crocevia ripor- accomunati da una stupefacente felicità narrativa, un di venire a patti con il proprio passato; e infine una ta in primo piano un tema che percorre tutta l’ope- potere affabulatorio mutevole e irresistibile. Ed ecco donna, una professionista di successo con tanto di ra di Vargas Llosa, dai primi anni sessanta a oggi, e - Letterature che leggendo La zia Julia e lo scribacchino torna alla carriera negli Stati Uniti, Urania Cabral, figlia di cioè l’erotismo, l’esplorazione ostinata e sincera della mente il principio dello strip-tease al contrario, o la un fedelissimo di Trujillo caduto in disgrazia, torna sessualità, una raffigurazione della vita in tutta la sua creatura mitologica del catoblepa, ripresa da Flaubert a Santo Domingo diversi anni dopo per chiudere i pienezza sensoriale, fisica, materica, corporea. I suoi e da Borges – entrambi maestri di Vargas Llosa –, ov- conti con il proprio paese. “Si può dire,” scriveva Var- personaggi sono donne e uomini in carne e ossa, tutti. vero l’animale che divora se stesso. “In senso meno gas Llosa nelle sue Lettere, “soprattutto a proposito [email protected] materiale, certo, il romanziere va a sua volta frugan- dei romanzi moderni, che la storia circola in essi, per do nella sua stessa esperienza, in cerca di appigli per quanto riguarda il tempo, come in uno spazio; infatti M. Gozzi è scrittore Segnali N. 4 16

Quasi Grazia di Marcello Fois: dal testo alla scena La maternità carsica di Grazia Deledda Intervista a Michela Murgia di Mario Marchetti

a fascetta di Quasi Grazia recita: “Grazia Deledda quasi stucchevolmente, devota al suo ruolo famiglia- che l’Italia possa avvicinarsi a considerare come il proprio è una delle nostre madri e le madri – a differenza re)? gotico. Ldei padri – non si uccidono: si perdonano”. Perché e di cosa perdonare Grazia Deledda? Se contano i fatti, Deledda i fatti li ha messi in fila tut- Circoscrivendo di più il campo, è pensabile una nar- Il tempo. I figli alle madri non perdonano di esserci state ti. A partire dall’ambizione alla scrittura, perseguita con rativa sarda del Novecento − e ancora di oggi − senza da prima. In genere ai più passa dopo i trent’anni questo determinazione da kamikaze, fino alla natura modernis- la figura ingombrante, ma forse ineludibile, di Grazia malumore da figlio minore della storia (forse perché dopo sima del rapporto col marito, non c’è dubbio che la sua Deledda? sia stata una vicenda di autodeterminazione – i trent’anni siamo tutti dei sopravvissuti) ma prima le ma- empower- Senza dubbio no. Deledda è archetipica per la lettera- , diremmo oggi- a dispetto dell’enormità dei limiti dri devono pagare il fatto di aver iniziato qualcosa a pro- ment tura sarda, vieppiù per quelli che tengono a puntualizzare in cui si è svolta. Ma non è solo per questioni di biografia prio modo. Quel modo è la colpa, perché inevitabilmente con maggiore forza le distanze dal suo immaginario. Pen- diventa eredità per chi viene, un vincolo dentro al quale che questo è vero. Nella letteratura di Deledda c’è un pro- so solo alla sua inclinazione a inventare i nomi dei luoghi la propria libertà nasce già troppo costretta a “somigliare”. fluvio di figure femminili libere e liberanti, di figlie che si d’ambientazione, che è diventata la matrice di un topos a ribellano ai padri per inseguire il loro destino, di donne cui nessuno di noi autori sardi è più sfuggito. Certo, non Da ottobre sei in tournée con Quasi Grazia: dic- che si mantengono col proprio lavoro e di femmine che ci qualcosa sullo spettacolo, sull’accoglienza che ha tutti gli scrittori che usano toponimi inventati sono sardi, obbediscono al loro desiderio a dispetto delle convenzio- ma gli scrittori sardi li usano tutti almeno in una delle loro avuto in Sardegna e fuori della Sardegna. Hai avuto ni, anche pagandolo caro. Non c’è molto di rassicurante la sensazione che sia giunto il tempo di una opere, rivelando un rapporto tra spazi immagi- rivalutazione di Grazia Deledda? nati e verità geografica che si presta a gustose let- ture di natura psicanalitica, oltreché critico-let- Lo spettacolo sta avendo un’accoglienza Un romanzo in forma teatrale teraria. Ma è uno solo dei mille possibili esempi davvero calorosa, quasi sempre col tutto esau- della maternità carsica in cui Deledda continua rito e con una risposta di affetto che non era a ri-generarci. scontato aspettarsi per un’autrice oggetto di a mia idea, direi la mia ossessione, era che di que- una così scrupolosa cancellazione dalle anto- “Lsta donna, tanto importante per la cultura lette- Ho letto contemporaneamente Quasi logie e dalle discussioni critiche. Tutto già vi- raria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne. Grazia e il tuo Ave Mary. Di quest’ultimo sto: i critici l’avranno anche amata poco, ma il Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi libro, a parte gli interessanti aspetti teologi- pubblico Deledda l’ha sempre capita e segui- a una rievocazione ‘semplicemente’ letteraria, quanto ci, mi colpisce la volontà di trovare in Maria ta. Se in questo affetto vogliamo però vederci di una rappresentazione vivente”, così Marcello Fois ha un’autonomia che l’immagine usuale certo una rivalutazione, ammetto di non essere così motivato le ragioni che l’hanno spinto a scrivere Quasi non suggerisce. C’è in te una linea di ricer- sicura di volerlo. Deledda è un geyser che ogni Grazia (Einaudi, 2016), un romanzo in forma di teatro. ca – consapevole o inconsapevole – volta a tanto lancia un effluvio violento di fuori per Ed è stato naturale il passaggio alla rappresentazione del far emergere nei comportamenti femminili ricordare che sotto le apparenze si muovono testo sulle scene affidando il personaggio di Grazia a storici o tradizionali un bisogno di indipen- energie violente che non vanno dimenticate Michela Murgia. L’avventura, sotto la regia di Veronica denza, di autodeterminazione che sceglie mai del tutto. Non riesco a immaginare un Cruciani, è cominciata lo scorso ottobre a Nuoro e cul- particolari vie nel contesto di divieti, tabù, inquadramento critico che non la riduca a minerà nell’aprile di quest’anno a Bassano del Grappa. prescrizioni, ingiunzioni, disposizioni, con- qualcosa di già visto, impoverendola. Mi piace Perché Quasi Grazia? Il rimando è al titolo dell’incompiuto scritto autobiogra- segne che ha sempre circondato il ruolo della pensarla più come un poltergeist che di quan- fico di Deledda, Cosima, quasi Grazia, comparso su “Nuova Antologia”, a cura donna. di Antonio Baldini, nel settembre 1936, un mese dopo la morte della scrittrice. do in quando appare e scuote le vettovaglie in Se volevi sfuggire al destino di sposa di un una cucina polverosa. La partitura interpretativa di Fois, con qualche necessaria e inevitabile libertà da cui anche l’allusivo “quasi”, tocca tre momenti cruciali - l’addio alla Sardegna, il uomo che non avevi scelto e che non amavi, In particolare, immettersi nel corpo di Nobel, il tumore - della vita di Grazia Deledda, donna, soprattutto, che ha perse- deformata dalle gravidanze e impedita in ogni Deledda sul palcoscenico, che cos’ha signi- guito con determinazione la propria autonomia. E proprio in questo Deledda si aspirazione che non fosse eterodiretta, il mo- ficato per te? dimostra moderna - senza proclami: è consapevole di essere una persona a pieno nachesimo restava l’unica possibilità e apriva insperati spazi di libertà non solo sociale, ma Mi ha costretta a guardarla in quella dimen- titolo e non fa un passo indietro. Si costruisce instancabilmente la propria attività di scrittrice, relazioni intellettuali, ed anche una famiglia di cui sarà il sostegno anche religiosa. In un mondo ecclesiale dove il sione intima, a tratti scomposta e irrequieta, sacerdozio femminile non esiste, le abbazie di che lei per tutta la vita ha protetto, escluden- economico, pur con l’assiduo aiuto del marito Palmiro Madesani (è nota l’ironia pirandelliana su questo innovativo ménage, inscenato nel romanzo Suo marito). sole donne erano strutture di potere parallelo, dola dalla rappresentazione pubblica dove era sempre sotto controllo ma comunque presenti, suo punto d’onore quello di apparire sempre Modernità che trova singolare espressione nelle bellissime figure femminili della sua narrativa, che sentono profondamente la voce dell’eros. Se un pedaggio De- dove era possibile agire con creatività i pochissi- inappuntabile madre e moglie. Per farlo ho mi margini di libertà a disposizione. dovuto diventare amica della donna che ribol- ledda pagò al conformismo dell’epoca fu nel rappresentarsi pubblicamente come liva dietro quella facciata e questa è una faccen- tutta racchiusa nel nucleo familiare. Ma fu forse fu un pedaggio necessario che Potremmo concludere con una domanda da di carne, di sangue, di desiderio, di rabbia. le permise una totale libertà fantastica. Sappiamo che fu scrittrice popolare ma che riprende il titolo di una raccolta di saggi Confido che il corpo e la sua azione teatrale poco amata dalla critica, sempre tenuta ai margini di un ipotetico canone nove- dedicati nel 2010 alla scrittrice: Chi ha paura abbiano restituito a Deledda una verità che le centesco della nostra letteratura. Gli studi di genere ne hanno meritoriamente di Grazia Deledda? e appassionatamente rivalutato la figura, con Elisabetta Rasy, Monica Farnetti, parole, materia molto più controllata, hanno Tutti quelli che dovrebbero ammettere la invece sempre saputo celare. Rossana Dedola tra le altre. Ma è giunta l’ora di una sua piena valorizzazione. E Michela Murgia e Marcello Fois sono qui a dimostrarcelo. colpa di averla ignorata per mero pregiudizio Deledda narratrice / Deledda donna: Ma. Ma. di genere e – temo – anche per insipiente pro- quali diversi rapporti hai avuto e hai con vincialismo. In una visione ancora novecentesca queste due facce del personaggio? del canone letterario Deledda risulta periferica, per le convenzioni patriarcali nella letteratura di Deledda. difficilmente collocabile a tutt’oggi, e costringe Leggere le lettere di Grazia Deledda è indispensabile a ripensare troppi dei criteri con cui ci siamo immagina- per capire quanto la donna e l’autrice fossero inscindibil- Deledda scrittrice ha avuto un difficile rapporto con ti andasse organizzata la comprensione della letteratura mente legate, ma certamente l’autrice domina su tutto. la critica italiana, e non solo con Pirandello, e non solo italiana. Non vale solo per lei, ma per lei vale due volte, Deledda è romanziera sempre, quando scrive agli uomini ieri. Si diceva, tra l’altro, che scrivesse male. Possede- perché Deledda, oltre che italiana per lingua scelta, resta che ama e quando comunica parcamente con l’editore, rebbe invece, secondo te, i numeri per entrare in un anche sarda in modo ineludibile, soprattutto quando ca- quando verga inferocite lettere ai direttori di giornali che ipotetico canone dei narratori italiani del Novecento? pisce che è solo attraverso l’italiano che potrà raggiungere la criticano e quando dialoga intimamente con i mentori Che nella fase iniziale della sua carriera Deledda scri- la fama e il numero dei lettori che sogna di avere. Il mar- che l’hanno protetta e accompagnata fino alla maturità. vesse male è nelle cose, avendo la quarta elementare ed chio dell’esotismo, quell’essere “speciali” che è lo stigma Mentre la leggi sai sempre che scriveva vedendosi scrivere, essendo diventata perfettamente italofona solo dopo i di tutte le letterature postcoloniali, su di lei ha scintillato come puntualmente rileva Marcello Fois in Quasi Grazia. trent’anni. Alla lingua italiana Grazia è arrivata da stra- come una sentenza. In un mondo dove il maschile è la Deledda si vedeva eroina di un romanzo immenso che niera migrante, troppo laterale per i tempi in cui ha vis- norma, alla letteratura di Deledda è toccato di subire la aveva per lingua la sua, meticcia e debordante, e per trama suto, ma già vicina all’oggi, dove quelle stesse sporcature stessa riduzione simbolica che le donne che cercano di le storie intrecciate di una intera isola. sarebbero considerate una preziosità. Quanto al canone, emergere in ambiti di prestigio ben conoscono: finché si è - Narratori italiani Alcuni studi recenti rivalutano, in particolare, di è difficile immaginare che Deledda ci possa entrare con i discusso se fosse più di questo o meno di quello, è rimasto Deledda la capacità di crearsi un’autonomia, uno spa- criteri attuali, che ancora la leggono attraverso il filtro del impossibile vedere quanto fosse semplicemente altro. Che zio, in un mondo culturale dominato dagli uomini. In folclore regionale o le appiccicano addosso improbabili si tratti di Deledda o di noi tutte, forse è il tempo di cam- tal senso Deledda potrebbe rientrare in una storia del etichette di verismo o di decadentismo. Non si capisce biare sguardo. femminismo italiano, pur se, personalmente, non ha Deledda confrontandola con Capuana o con Verga, ma [email protected] mai fatto dichiarazioni particolarmente impegnate su con Brontë e Shelley. Se lo si fosse fatto a suo tempo, riten-

Segnali questo piano (anzi è sempre stata molto attenta a dirsi, go sarebbe già chiaro che la sua letteratura è forse la sola M. Marchetti è traduttore N. 4 17 Libro del mese tuttavia, non elimina il problema di Quando l’autorità giudiziaria come saperi e pratiche scientifiche si Lo scienziato e il ciarlatano possano armonizzare con i principi non è opportuna delle società democratiche e liberali. di Federico Gustavo Pizzetti Nell’interrogarsi su questo tema si di Simone Pollo dovrebbe guardare oltre il principio l bel volume di Luca Simonetti esulano da quanto la scienza stessa di autorità che sembra caratterizzare Iracconta, con stile limpido e ac- può assicurare. Luca Simonetti to della scienza, come sapere e come oggi nella nostra società molta parte cessibile a tutti, alcune vicende em- Ne deriva – a quanto l’autore blematiche nelle quali i giudici e il suggerisce – una duplice necessità: LA SCIENZA IN TRIBUNALE pratica, in società liberal-democrati- della comunicazione della scienza che e rette dal diritto. In linea genera- e della medicina. Questo guardare legislatore hanno dato corso a inter- l’opinione pubblica, non meno che Dai vaccini agli Ogm, venti in campo sperimentale privi i giudici e il legislatore, devono es- da Di Bella al terremoto le, una società democratica e liberale oltre dovrebbe portare a considerare non ammette autorità che non siano molto criticamente quello slogan ci- di reale efficacia curativa (Di Bella, sere messi nelle condizioni di saper dell’Aquila: una storia sottoposte ai principi dell’ordina- tato sopra e secondo il quale la scien- Stamina), hanno impedito l’esecu- ben distinguere fra veri esperti e italiana di orrori legali mento giuridico. Eppure, come si za non sarebbe democratica. zione di misure fitosanitarie utili o pericolosi incompetenti (evitando, e giudiziari dice con uno slogan ormai di moda Rimane vero, infatti, che sul sapere ostacolato la messa in commercio perciò, di tributare lo stesso “spazio” pp. 253, € 18, (e forse poco funzionale alla causa scientifico non si decide a maggio- di alimenti ritenuti sicuri a livello e lo stesso “ruolo” allo scienziato e Fandango, Roma 2018 che vuole difendere) “la scienza non ranza, ma è altrettanto europeo (Xylella, ogm), al ciarlatano); la scienza, con l’indi- è democratica”. Su ciò che è scientifi- vero che nella scienza hanno seguito inesisten- spensabile aiuto del circuito dell’in- omi come Di Bella, Stamina camente valido o efficace da un pun- moderna si realizzano al- ti eziopatogenesi (vac- formazione e del sistema scolastico, No Xylella evocano vicende che to di vista medico non decidono le cuni dei principi fondanti cini e autismo), hanno deve contribuire alla formazione hanno occupato per settimane, se maggioranze e neppure i giudici. Se delle società liberali (le imputato comporta- scientifica (e civile) di un paese che, non mesi, le cronache dei mezzi di questo è vero, è altrettanto vero che quali forse devono la loro menti rimproverabili nonostante abbia dato i natali ad al- informazione e hanno agitato l’opi- cuni dei più illustri scienziati, è spes- lo spirito di una società democratica nascita anche all’humus in relazione a rischi im- so diffidente verso la ricerca (salvo nione pubblica per poi, a un certo non si esaurisce nel costituire poteri culturale realizzato dalla prevedibili (terremoto diventarne, secondo le circostanze punto, sparire dalle scene. Il primo legislativi ed esecutivi per mezzo del- stessa scienza moderna). dell’Aquila). I casi esa- e talvolta anche a torto, eccessiva- merito del libro di Luca Simonetti, la espressione della volontà popolare Nella pratica scientifica minati dall’autore con mente confidente). La scienza in tribunale, è proprio secondo regole costituzionali. Le so- non vale infatti il princi- dovizia di particolari e quello di raccogliere e mettere in Per fortuna – vale la pena ricor- cietà autenticamente democratiche pio di autorità, ma solo attenzione ai dettagli ordine quei casi, riportando alla luce darlo – il sistema istituzionale ha e liberali si caratterizzano anche per l’argomentazione pub- testimoniano di un pe- l’esatto svolgersi di fatti che, proprio anche mostrato di saper “reagire” il fatto che in esse ogni pratica e isti- blicamente difendibile e la discus- ricoloso “cortocircuito” fra scienza, perché appartenuti alla cronaca, oggi nei casi presi in considerazione nel tuzione è pubblicamente discutibile sione secondo regole chiare e con- dibattito pubblico ed organi dello abitano in modo debole e frammen- libro: sentenze basate su risultanze e sottoponibile a scrutinio. È nella divise. Sono questi gli stessi principi stato che ha portato all’accettazione tario la nostra memoria. Il lavoro di scientificamente insostenibili sono tensione fra queste due istanze che di un’etica pubblica autenticamente di tesi scientificamente insosteni- Simonetti, tuttavia, non è semplice- state riformate nei successivi gradi si genera il terreno di coltura in cui democratica e liberale. È a partire bili o screditate. Le cause di questo mente documentaristico, ma è orien- di giudizio e provvedimenti legisla- fioriscono casi come quelli discussi dal riconoscimento di questa conso- cortocircuito – secondo Simonetti tato a sostenere una tesi ben precisa. tivi che avevano “aperto la strada” a da Simonetti. nanza profonda fra scienza moderna – sono largamente imputabili a un Le vicende menzionate sopra e le Non si può che concordare con culturale di comprensione delle po- tecniche ascientifiche sono stati og- altre raccontate nel libro (i tentativi tenzialità e dei limiti del- getto di censura d’incostituzionali- di coltivare alimenti ogm sul suolo la scienza moderna alla tà. Proprio il quadro costituzionale italiano o il processo ai membri della quale si chiede di offrire offre, a ben vedere, alcuni elemen- Commissione grandi rischi in segui- sempre tutte le risposte ti per un armonico equilibrio fra to al terremoto dell’Aquila del 2009) per ogni fenomeno, ma scienza, società e pubblici poteri. hanno tutte un comune denomina- della quale poi ci si di- La Costituzione, infatti, tributa un tore: in ognuno di questi casi l’au- mentica subito, anche e particolare valore alla ricerca scien- torità giudiziaria è stata chiamata in soprattutto in termini di tifica e tecnologica, impegnando causa per risolvere questioni di stretta prevenzione del rischio, la Repubblica a promuoverne lo competenza scientifica, come quelle sviluppo; considera fondamentale non appena essa non ap- che riguardano l’opportunità di spe- la tutela della salute individuale e pare in grado di fornire rimentare una terapia innovativa o le collettiva e la protezione dell’am- tutte le soluzioni richie- misure più adatte per contenere una biente e dell’ecosistema alle quali ste (e , non es- malattia infettiva delle colture. pour cause l’azione dei pubblici poteri deve sendo né onnipotente, né La tesi del libro è che, nei casi essere orientata, anche servendosi onnisciente). esposti, l’intervento della autorità delle risultanze della scienza; fissa L’autore sottolinea, in giudiziaria sia stato inopportuno nel nella dignità della persona umana il modo assai accorto, le ri- merito e dannoso nelle conseguenze. limite delle applicazioni tecnologi- Rispetto alla dannosità degli esiti di cadute di tale cortocircu- che; vede nella formazione culturale tali interventi basterebbe ricordare ito sui singoli casi presi in uno strumento per la crescita indivi- la confusione e le false speranze cau- esame (dalla fornitura, da duale e per la partecipazione attiva sate nei pazienti e nelle loro famiglie parte dello stato, di speri- dei cittadini al progresso del paese (nonché lo spreco di risorse pub- mentazioni inefficaci con (articoli 2, 3, 9, 32, 33, 43, 117). E bliche) nei casi Di Bella e Stamina. sperpero di denaro pub- la Corte costituzionale ha sovente Queste conseguenze, tuttavia, po- blico, alla mancata tutela ribadito che la discrezionalità di cui trebbero essere solo l’esito contin- della salute e dell’am- godono i pubblici poteri, legislatore gente di valutazioni sbagliate e, un biente; dal depaupera- compreso, non può ragionevolmen- domani, potrebbero presentarsi alla mento delle opportunità te prescindere da dati scientifici vali- cronaca casi di procuratori e giudici di investimenti in ricerca dati secondo i metodi della scienza che operano per il meglio, entrando biotecnologica, all’ina- da organismi riconosciuti anche a nel campo della scienza e della me- deguata prevenzione del livello internazionale (ad esempio, dicina con decisioni benefiche per rischio sismico) e più nella sentenza n. 27/2014, in rela- i cittadini coinvolti nelle specifiche in generale sul corretto zione alla vicenda Stamina, o nella vicende e per la società nel suo com- funzionamento della de- sentenza n. 8/2018 sulle vaccinazio- plesso. Può darsi. Eppure – sembra mocrazia contempora- ni obbligatorie). Pure dal punto di volerci dire Simonetti – interven- nea per l’ambito che qui vista costituzionale, dunque, cercare ti del genere sarebbero comunque interessa. di formarsi, da parte di tutti, una inappropriati. Qui entra in campo Da una parte, infatti, seria cultura scientifica per decidere il secondo aspetto della tesi che non si può (e non si deve) responsabilmente – il “conoscere anima il libro: nelle pratiche della l’autore sul fatto che non è alle cor- e democrazia liberale, quindi, che si rinunciare ad un control- per deliberare” di einaudiana me- scienza e della medicina la giustizia ti che può spettare il controllo de- deve pensare ai modi in cui consoli- lo democratico sull’uso della scienza moria – è un fattore di primaria im- non dovrebbe intervenire. O, più mocratico delle pratiche mediche e dare la fiducia verso quelle conoscen- (che Simonetti, a ragione, qualifica portanza per la “buona salute” della precisamente: non dovrebbe operare scientifiche (anche se non va dimen- ze scientifiche e pratiche mediche cui “sacrosanto”); dall’altra parte, non si Repubblica democratica. Il volume pretendendo di sostituirsi nelle valu- ticato il ruolo fondamentale che han- dobbiamo molto del benessere in cui possono imporre alla scienza, dall’e- di Simonetti, in questo senso, rap- tazioni di merito degli esperti. no avuto le corti italiane nel guada- viviamo noi, fortunati cittadini della sterno, metodi che non le sono pro- presenta senz’altro uno strumento La questione che Simonetti sol- gnare spazi di libertà individuale nel parte più sviluppata del pianeta. pri, né pretendere da essa la valida- valido e raccomandabile. leva, attraverso il racconto brillante contesto dell’assistenza sanitaria: ba- zione di comportamenti o risultati [email protected] [email protected] ed estremamente ben documentato sti ricordare i casi di Eluana Englaro, che sono incompatibili col proprio di quelle vicende, è parte di un tema Piergiorgio Welby e Fabio Antoniani S. Pollo insegna bioetica all’Università statuto epistemologico, né richiede- F. Pizzetti insegna istituzioni di diritto pubblico più ampio e urgente, ovvero lo statu- in arte dj Fabo). Questa conclusione, La Sapienza di Roma re agli scienziati livelli di perizia che all’Università di Milano N. 4 18 Primo piano bili, incerte, non poteva lasciare città Guerriglia e guerra fredda e campagne a seguire loro dinamiche ancora una volta fuori dal tempo. nel quinto secolo L’esercito costituiva l’ossatura di un popolo occupante che non si integrò di Carlo Citter mai del tutto con la popolazione ro- mana. LONGOBARDI ratura. Ma abbiamo altri elementi, oltre Un popolo Il primo punto riguarda l’este- alle sepolture, per ricostruire la socie- che cambia la storia nuante dibattito sulla ritualità fune- tà e l’economia dell’Italia longobar- (catalogo delle mostre di Pavia, raria, sintetizzato in modo brillante da. L’edilizia e le attività produttive Napoli e San Pietroburgo) da Caterina Giostra: la ritualità è consentono di valutare oggi su vasta a cura di Gian Pietro Brogiolo, espressione di una società vivente che scala l’impatto della migrazione Federico Marazzi e Caterina Giostra adotta codici condivisi e compren- e i suoi sviluppi, se siamo disposti pp. 525, € 45, sibili di rappresentazione e non può ad ascrivere alla cultura materiale il nau e Tamara Lewitt affrontano da non riduce l’impatto su vaste aree valore di testimone di un processo Skira, Milano 2017 scaturire da elucubrazioni distaccate diverse prospettive la ricostruzione della pars occidentis e gli effetti sul- dai dati. L’archeologo può usare tutti storico e quindi se la si analizza sen- dell’ambiente e delle variazioni cli- la rete portuale, che subì profonde a storiografia non può essere aset- gli strumenti, anche i modelli degli za pregiudizi, come per esempio fa matiche nell’Italia longobarda. ristrutturazioni e abbandoni (per Ltica, svincolata dalle ansie e dalle antropologi e dei sociologi, ma sen- Vasco La Salvia nel suo contributo Paolo Squatriti propone la valuta- esempio Luni, Portus, Marsiglia). domande quotidiane. Il za mai perdere di vista il sulla produzione artigianale. L’ap- zione del clima come uno dei fattori Credo che in un processo di “lettura tema della migrazione suo ambito specifico di proccio multidisciplinare sottoli- che concorrono alla formazione del nel contesto” dovrebbe essere valuta- che stravolge un presente studio: la cultura mate- neato da Brogiolo fa emergere in paleoambiente nel quale le comu- ta anche la relazione con il generale senza tempo spacciato riale. Il secondo è il tema modo chiaro l’economia dell’Italia nità umane hanno vissuto e hanno fenomeno di spostamento dell’inse- per normale è oggi più della guerra, proposto da longobarda con tutte le sue sfaccetta- prodotto la cultura materiale che diamento in Europa occidentale nel che mai in agenda. La Gian Pietro Brogiolo. ture e il sottofondo costituito da uno registriamo. Un risultato importante VII secolo (noto in ambito anglo- contrapposizione fra un Anch’essa esaugurata e sfruttamento integrato di boschi, pa- a fronte di fiumi di letteratura sulle sassone come middle-saxon shuffle) e “noi e loro”, in continua non solo per l’età lon- scoli e aree coltivabili in un ambiente cosiddette dinamiche insediative che che in Italia diventa una delle chiavi rinegoziazione, e la sua gobarda, la guerra torna naturale in rapida trasformazione a non tenevano in alcuna considera- di lettura per valutare il differenziale politicamente corretta giustamente (insieme causa di mutamenti climatici. Nega- zione né il clima, né l’ambiente in cui tra ciò che trovarono i longobardi e esaugurazione in un “tutti all’ambiente) come una to per mero pregiudizio, l’impatto i siti vivevano e neppure le vicende come agirono per costruire le loro uguali” sono risposte ina- delle chiavi di lettura per del clima sull’uomo è oggi oggetto politiche. In particolare l’autore si strutture di gestione e controllo. deguate a bisogni reali di capire cosa è accaduto in di un serrato dibattito, grazie anche sofferma sulla cosiddetta Lalia (Late La presenza di concause (epidemie, comprensione e integrazione da cui Italia fra VI e VIII secolo. I longobar- a nuovi strumenti e nuovi dati. Soste- Antique Little Ice Age), proponendo peggioramento climatico, eruzioni la storiografia purtroppo non è im- di giunsero in armi per conquistare, i nibilità e resilienza sono parole chia- una valutazione meno catastrofica di vulcaniche, guerre, fine del controllo mune. Oggi, al contrario, una linea Bizantini (o imperiali come si prefe- ve che troviamo sempre più spesso in quella corrente: se alcune aree diven- centralizzato delle acque) agì su un di ricerca vede la migrazione come risce) si difesero e contrattaccarono. letteratura. I contributi di Gian Pie- nero meno produttive, altre, prima organismo debilitato, mentre nella Una guerriglia diffusa, alternata a marginali, furono utilizzabili. È una condizione normale, nel senso che le tro Brogiolo, Paolo Squatriti, Mauro pars orientis esse ebbero effetti diver- comunità umane si sono sempre spo- una guerra fredda, con frontiere mo- Rottoli, Alexandra Chavarría Ar- prospettiva interessante che tuttavia si. Mauro Rottoli sottolinea una so- state, ponendo l’accento sull’entità e stanziale continuità nelle tipologie di il raggio della mobilità. coltivazioni, ma con trasformazioni In questo contesto sensibile e ricet- Identità variabile dei longobardi nei rapporti interni, nella prevalenza tivo si inseriscono i longobardi che del mercato locale rispetto a quello hanno diviso e dividono la storiogra- di Giuseppe Sergi mediterraneo: lo sviluppo della ca- fia italiana, ma possono farlo proprio stagna, già conosciuta in antico, ne perché sono ancora un tema attuale. è un esempio. Così ci si chiede se lo on è facile proporre una mostra su un tema idee. Brogiolo dimostra la centralità delle città Lo testimoniano cinque grandi even- sviluppo di orzo, segale e miglio sia ti in meno di trent’anni, senza conta- Nche una parte della storiografia è arrivata nell’insediamento della classe dirigente longo- quasi a negare. Il termine “longobardi” corri- barda, che non manifestò affatto predilezione legato alle variazioni climatiche o ai re le numerose monografie. Quindi gusti degli invasori (o a entrambi?). alla domanda sull’utilità di un altro sponde davvero a un popolo con caratteristiche per le zone rurali ma delle città, questo sì, non proprie? O è etichetta che si applica ad aggregati riuscì ad arrestare il degrado. Le città, “rifunzio- Alexandra Chavarría Arnau e Ta- volume sui longobardi, la risposta è mara Lewitt portano a sintesi i dati affermativa. Lo sviluppo della ricerca tribali di diversa origine, agli insediati in alcuni nalizzate” come spazi pubblici (Marco Valenti, territori qualunque sia la loro origine, a tutto Caterina Giostra) muniti di corte del duca e archeozoologici e le analisi degli iso- e la positiva contaminazione con le topi, sottolineando che i longobardi scienze non umane (si passi il ribal- il ceto dirigente italico dei secoli VII e VIII? È corte del re (affidata a un gastaldo), con i loro questa la “dialettica sull’etnicità dei popoli bar- distretti urbani costituirono anche base per il si inserirono in un processo di tra- tamento della prospettiva) accelera il sformazione già avanzato, assecon- naturale processo di invecchiamento barici” cui fa riferimento la pagina introduttiva reclutamento dei liberi armati (gli exercitales) dandolo. L’editto di Rotari mostra della letteratura archeologica. La di Ugo Soragni, della Direzione generale musei. che fu anzi il modello per il successivo reclu- un paesaggio dominato da pascolo e struttura di questo catalogo segue Il catalogo – importante e ricchissimo – contie- tamento carolingio (Piero Majocchi). L’idea bosco che oggi trova ampia conferma saggiamente quella delle precedenti ne saggi che si astengono dal dibattito e altri che scolastica del ducato come circoscrizione è su- nei dati paleoambientali. Autoctoni mostre: saggi e schede di approfondi- non eludono il problema: tuttavia ogni sua par- perata: il potere ducale non era esercitato entro mento. C’è molto materiale nuovo e te prova che, anche se “longobardi” è una sorta confini lineari, raggiungeva senza una territoria- e immigrati tuttavia si adattarono questo è l’indicatore più evidente di di falso etnonimo, la realtà composita di una lità chiara “aree grigie fra insediamenti” (Paul alle situazioni che trovarono nelle di- quanto sia stato fatto in anni recenti parte importante di storia non può che essere Arthur). verse regioni, come mostrano anche da numerosi gruppi di ricerca. I testi rappresentata da quella definizione. I principati longobardi meridionali illustrati i risultati esposti da Giuliano Volpe sono estremamente sintetici, ma que- Il gran numero di saggi (47) consente di diffe- da Vito Loré nelle loro sopravvivenze (non etni- per le regioni meridionali. sto li rende ancora più apprezzabili e renziare l’informazione per aree d’insediamen- che, ma di gruppi dominanti compositi), ben ol- Non può mancare un breve accen- l’apparato grafico è molto chiaro. In to (da Pavia al mezzogiorno longobardo) e per tre la caduta del regno settentrionale, si prestano no al tema del rapporto fra longobar- particolare c’è una sezione sulla capi- cronologia (dall’ingresso in Italia nel 568 all’in- a considerazioni laterali di grande interesse. Ri- di e “gli altri”. Un tema antico eppu- tale, Pavia, che era rimasta in ombra tegrazione con i Romani nel secolo VIII): ma cordiamo gli scambi culturali con le isole fran- re ancora molto attuale a cui sono nelle passate mostre. Condivisibi- Tivadar Vida dimostra che i longobardi già in che dei monasteri di Montecassino e di S. Vin- dedicati vari interventi (Vito Loré, le è l’approccio multidisciplinare, Pannonia “non erano una popolazione omoge- cenzo al Volturno (Federico Marazzi), luoghi Federico Marazzi, Ermanno Arslan, anch’esso una tradizione, che propo- nea, né dal punto di vista culturale né da quello di genesi della scrittura beneventana che durò Paul Arthur, Salvatore Cosentino, ne una panoramica della cultura ma- biologico” e che le sepolture in quella regione fino al secolo XII; e le originali considerazioni Marco Di Branco), che lo ripropon- teriale a confronto con la produzione (oggi fra Ungheria, Austria, Croazia e Slovenia) climatiche di Paolo Squatriti, sulla “piccola era gono con nuove riflessioni. Lo fanno artistica e letteraria e con gli aspetti contengono in prevalenza simboli pagani, dato glaciale tardoantica” che presentò addirittura ancora una volta considerando la linguistici. che la scelta della versione ariana del cristiane- vantaggi per la coltivabilità delle terre del Sud. complessità delle fonti disponibili, Lo spazio a disposizione non con- simo fu una poco efficace decisione di vertice Sono illuminanti infine le pagine su fortuna, senza gerarchie, ma in un quadro di sente di analizzare i 47 interventi di re Alboino dopo la sua rottura con Bisanzio. mito e strumentalizzazioni della memoria lon- confronto serrato. Infine è da sotto- come meriterebbero, quindi biso- E molto paganesimo dovette perdurare nella gobarda (Davide Tolomelli, Piero Majocchi), lineare il ruolo giustamente ascritto gnerà soffermarsi brevemente solo penisola italiana pur se un “lungo percorso” è decisive nel deformare la storia condivisa di al fenomeno monastico e all’orga- su alcuni (i più vicini agli interessi e attribuito da Gian Pietro Brogiolo non solo al quei secoli, per dare prestigio ad alcuni luoghi: nizzazione cristiana delle città e delle competenze di chi scrive), senza al- superamento della contrapposizione sociale fra la concorrenza fra Pavia, Monza e Milano è sim- campagne. Anche in queste sezioni il cun giudizio di merito rispetto agli Romani e longobardi ma anche a quella ideolo- bolo dell’“invenzione della memoria della rega- catalogo offre numerosi nuovi dati e altri. Si tratta di temi che sono torna- gica fra cattolici e ariani. lità longobarda” e quindi dell’“uso strumentale riflessioni di sintesi. ti alla ribalta o lo sono diventati negli Il catalogo, mentre aggira il dibattito sull’et- del passato operato dai committenti della sto- [email protected] ultimi anni sulla base di un approc- nicità, è utile per il superamento di vecchie riografia e dagli autori stessi”. cio più aperto, privo di dogmatismi C. Citter insegna archeologia dell’Europa che pure ancora sono tenaci in lette- medievale all’Università di Siena N. 4 19 Narratori italiani te della vergine, San Matteo e l’an- falsa?”). Al di là del tema dell’iden- Lo scandalo della gelo, San Francesco in meditazione e Non divertirsi mai tità sessuale, che certo riveste un Anagramma vari San Giovanni Battista, Rea ri- ruolo importante, l’attenzione di disobbedienza cava un assunto di base, incentrato di Matteo Moca Doninelli si concentra intelligen- di caos sulla bruniana “esasperazione reali- temente sull’essenza delle relazio- di Enzo Rega stica”, per la quale dio e il sacro sono Luca Doninelli ni, un interesse che lo porta a porsi di Pierluigi Lupo nella natura, nelle cose terrene, in LA CONOSCENZA DI SÉ un interrogativo ineludibile, come quelle tra esse più umili; una sa- ognuno di quelli che si raccolgono Ermanno Rea pp. 262, € 17, Romana Petri cralità tutta e solo immanente che attorno alle cose ultime, riguardan- LA PAROLA DEL PADRE avrebbe trovato d’accordo un Paso- La nave di Teseo, Milano 2017 te l’identità: “Spesso l’immagine IL MIO CANE Falso storico in forma lini che qui non può essere nomi- che ci facciamo della felicità è sba- DEL KLONDIKE n (Bompiani, di monologo nato per questioni di anacronismo. Le cose semplici gliata, però un’immagine è sem- pp. 205, € 16, 2015), il libro di Luca Doninelli Caravaggio e l’Inquisitore E l’Inquisitore, a proposito del I pre necessaria. Ma cosa succede se Neri Pozza, Vicenza 2017 San che precede quest’ultima raccolta , osserva: “Opera meravi- una persona non è più in grado di pp. 96, € 14, Matteo pubblicata da gliosa, niente da dire. Soltanto che La conoscenza di sé produrre nessuna nuova immagi- al titolo e dal disegno in coperti- con uno storyboard di Lino Fiorito La nave di Teseo, l’autore era riu- si fa fatica a identificare quella figu- ne? Non credo, rispose la prof, che na è facile indovinare il protago- Manni, San Cesario di Lecce 2017 scito con successo a costruire un D ra di popolano nerboruto con un questa persona possa esistere, ma nista del nuovo romanzo di Romana complesso e massiccio romanzo santo. Lo si direbbe piuttosto un penso che se esistesse sarebbe per Petri. Un cane nero di taglia grande, l “padre” a cui si riferisce Er- ambientato in un futuro losco, pre- lui come se il mondo fosse finito”. il cui nome, Osac, è l’anagramma di manno Rea nel titolo di questo contadino incolto, rozzo…”. E più occupante e tendente alla distopia, I Nel racconto che chiu- caos. Un cane irrequieto, indomabile, libretto postumo è, in generale: “E racconta dove a resistere erano solo de la raccolta, sembra selvaggio, disperato, dal temperamen- innanzitutto, la chiesa [l’opera pittorica] della l’amore e la conoscenza cattolica, cui l’italiano vostra passione, di anno invece che il Doninelli to forte e capace di combinare disastri dei protagonisti, in un ovunque. Ma che sa anche essere tene- – suddito più che cit- in anno, sempre più in- autore entri diretta- campo distrutto dalle ro, divertente e sentimentale. tadino – ha imparato contenibile, per uomini mente nella storia: un bombe e dalle violenze. Fin dalle prime righe finiamo per a sottomettersi, ceden- e donne di basso ran- intellettuale di succes- Inquietante era l’asimme- innamorarcene, come la sua padrona, do il proprio senso di go; della vostra smania so vede improvvisa- tria e il contrasto tra il de- una giovane insegnante di francese responsabilità, come di riprodurre sulla tela mente vacillare ogni siderio intimo e personale che possiede già un cane, una vedova colui che si nasconde bari, indovini, musici, sua certezza a causa di di felicità e il mondo che inconsolabile per la morte recente del sotto la tutela del geni- ubriaconi, tavernieri; del una banale lettura in cadeva a pezzi, soprattut- compagno. Ma la donna non riesce vostro concepire la pit- metropolitana, quella tore. Nel testo l’Inqui- to per la distanza in realtà a tornare a casa sapendo che un cane tura quasi come cronaca di una frase che non sitore declina quattro non incolmabile rispetto sta morendo sulla strada. Un cane che o specchio di quella vita riesce a comprendere figure del “paterno”: “In al nostro mondo di oggi. qualcuno ha abbandonato, un cuc- degradata che alligna ai margini di ed interpretare. Da questo improv- cima c’è Lui, il Padre di tutti, il Pa- Con questa nuova raccolta di rac- ciolo diventato forse troppo grande tutte le città – ma soprattutto oggi viso cortocircuito nascono profon- dre Eterno. Subito dopo c’è il Santo conti dal titolo La conoscenza di sé per chi lo possedeva e con un collare qui a Roma, diventata la capitale di dubbi sulla propria esistenza che Padre. Quindi c’è il padre politico, invece Doninelli torna nel mondo d’acciaio che si è fatto un po’ stretto. di ogni genere di malaffare – nel- lo portano, alla fine del racconto, il Cesare. Infine il padre naturale”. attuale, scrivendo quattro storie La donna non vuole sentirsi colpevole Tutte incarnazioni dell’autorità, la convinzione che è là che Dio va ad incontrare il suo maestro di un ambientate nella Milano contem- tempo. L’incontro si trasforma in d’aver “abbandonato” anche lei quel ingranaggi di quella “macchina cercato. Per voi insomma è la carne poranea, che mirano proprio a cane e, andando contro tutti quelli che dell’obbedienza” come qui Rea il luogo di residenza di ogni verità. un dialogo affilato in cui emergono quello che suggerisce il titolo, a di- le incomprensioni del passato, un le consigliano di lasciar stare, decide di ribattezza quella che nel suo pam- E questa, prima ancora che una be- venire un possibile viatico verso la prenderlo. Per prima cosa gli chiude la phlet saggistico aveva chiamato stemmia, è un’eresia… ogni vostro duello epico che utilizza come armi comprensione di sé, azione troppo le modalità di interpretazione del bocca con uno spago, poi lo carica nel La fabbrica dell’obbedienza. Il lato quadro è uno scandalo, perché ogni spesso offuscata dal rumore che ci bagagliaio dell’auto e lo porta a casa, oscuro e complice degli italiani (Fel- vostro quadro tende ad attribuire mondo. A scontrarsi sono due tipi circonda. Questi racconti sembra- diversi di intellettuale e scrittore, da dove lo rifocilla, ma il bestione è messo trinelli, 2011). alla Chiesa di Roma una sorta di no un piccolo mezzo per tentare di male: denutrito, sporco, puzzolente. La parola del padre riprende, sin- sfacciata preferenza per lo sfarzo e una parte quello istituzionalizzato, scrutare la natura dell’uomo, alla narcisista e presente nei luoghi giu- Così lo porta dal veterinario per un tetizza e riarticola in un monologo il mondo dei ricchi”. Un egualita- ricerca di significati da dare a silenzi bagno e liberarlo dalle zecche. Il cane immaginario tenuto da un Inquisi- rismo, quello di Michelangelo Me- sti, destinato a premi prestigiosi e e pulsioni, per provare a raggiunge- sempre inseguito da giornali e tele- però non intende farsi visitare, e tre tore – monologo che Caravaggio risi, che s’apparenta con la visione re la meta distante e offuscata del persone non riescono a tenerlo fermo. ricorda o crede di ricordare (non bruniana, e che trova riconferma visioni, dall’altra invece chi sente la proprio lato oscuro, nel senso di fragilità del mondo, avverte la soli- La prima volta che la donna lo lascia vero, ma “verosimile”) – le tesi di nell’immagine caravaggesca del da solo in casa, al suo ritorno ritrova non illuminato: un percorso che tudine e la necessità anche del ripie- quel saggio nel quale si sostiene che San Francesco ritratto in un saio di tutto sottosopra. Un buco nella parete muove sempre dalla preoccupazio- gamento su se stessi, l’intellettuale la mancanza di senso civico degli “panno logoro, lacero, bucherella- dell’ingresso, il secchio della spazzatu- ne e dal timore per ciò che dietro quindi che non si misura con il italiani, e la disponibilità a sotto- to”. L’atto di obbedienza chiesto ra rovesciato a terra, gli asciugamani il buio si cela. Per fare questo Do- mercato ma solo con la letteratura e mettersi all’uomo forte di turno, a Caravaggio fa tutt’uno con il ri- del bagno fatti a brandelli, un pezzo ninelli indaga, scegliendolo come le sue domande (“una vita dedicata è il frutto del potere incontrastato pudio delle concezioni bruniane: del divano mangiato e una grossa cacca tema principale della narrazione all’arte alla fine lascia tanti dubbi”). della chiesa cattolica in un paese nel “Rinnegate l’apostata! Rinnegate al centro del soggiorno. La donna capi- in tre racconti su quattro, il tema Una raccolta intima questa di Do- quale è mancato lo scossone della la sua mens insita omnibus, subdola sce che non sarà facile tenere un cane della sessualità, scrivendo storie di ninelli che però riesce a muoversi da Riforma protestante che ha po- manipolazione della trascenden- così. Con pazienza e rassegnazione, dissociazione e di dubbi con la sua un’introspezione personale a molti sto ciascuno di fronte alla propria za!”. Rinunciando a un dio trascen- rimette in ordine la casa e cerca di par- classica prosa piana e addomestica- interrogativi collettivi, un itinera- personale responsabilità. Tuttavia dente, Caravaggio – con Bruno lare al cane, spiegargli che non è quello ta, strumento perfetto per un’in- rio che non vuole dare risposte, ma – questa la tesi del nuovo testo – di – rinuncia a un codice eterno per il modo di comportarsi, ma lui invece dagine così profonda e complessa. solo fare domande, come il secon- fronte al “suddito de-responsabiliz- abbandonarsi a un terreno relati- crede d’aver fatto una bella impresa e “Intorno ai diciannove anni, Anna do tipo di intellettuale dell’ultimo zato” si è presentata anche in Italia vismo che finisce per colorarsi di scodinzola attorno alla sua padrona cominciò a sentire che c’era in lei racconto e come chiunque indaghi la figura di un “cittadino respon- pessimismo. Il codice eterno è quel- tutto fiero e contento. Subito dopo in- qualcosa di molto strano, come un con serietà e senza semplificazioni sabile” (“merce ora irreperibile nel la “parola del padre”, dell’autorità, gaggia una disputa furibonda con il vi- pezzo di macchina che non funzio- la realtà. Magazzino-Italia”), non importata del potere costituito che Caravag- nava. Per la verità questa cose strana cino, un ubriacone rozzo e villano, una d’Oltralpe ma frutto della breve gio e Bruno rifiutano di ascoltare. c’era sempre stata, ma solo quando [email protected] persona che la donna detesta e il cane stagione del Rinascimento, la cui Tutto ciò è da Rea disciolto narra- fu al primo anno di università Anna riconosce subito come un nemico. Si nostalgia l’Inquisitore rimprove- tivamente grazie alla sua capacità M. Moca è dottorando in letteratura italiana tratta di una delle scene più divertenti di rese conto che era proprio strana, all’Université Paris Nanterre e all’Università di Bologna ra nella sua requisitoria (non un affabulatoria, con un Caravaggio mentre prima le era sembrata quasi del romanzo. Ma la parte più interes- processo ma ammonimento) a Ca- che non parla mai e replica soltanto normale. Le era sembrato normale sante, il cuore della narrazione, è nel ravaggio. La sua attività pittorica con gesti ed espressioni. Il testo era questo, di non divertirsi mai”. Si rapporto che si viene a creare tra il cane viene posta sotto la lente d’ingran- stato scritto per un video non più apre così il primo racconto della e la giovane insegnante. Un rapporto dimento in stretta relazione con realizzato e per il quale – a mo’ di raccolta, La danza del tempo, che d’amore intenso, dove tutti gli altri l’opera filosofica di un altro grande sceneggiatura – Lino Fiorito aveva mostra già l’andamento interroga- sono esclusi. E dove appare evidente erede del Rinascimento, parimenti disegnato un efficace storyboard -ri tivo di cui si è parlato e che funzio- che nel donare amore ogni umano è non complice del potere: Giordano preso ora nel libro per volontà del- na come collante per i quattro rac- sempre un passo indietro, più avaro Bruno. Ed è questo uno degli aspet- lo stesso scrittore napoletano che conti. Anna, la protagonista, ha il e incostante, rispetto all’animale che ti più suggestivi del testo, come sug- aveva avuto il tempo di concordare problema di non riuscire a divertir- non conosce limiti, senza alti e bassi, gestiva è l’ipotesi che Caravaggio la pubblicazione con l’editore. La- si, di non riuscire a capire quando è ma sempre costante, totale, “come in fosse presente in Campo dei Fiori, sciandoci un’estrema testimonian- il momento di farlo e quando inve- uno stato di perenne innamoramento”. a Roma, il 17 febbraio del 1600, ad za della propria passione civile e ce è il momento di piangere ed esse- Insomma, non c’è parità. L’uomo con assistere al rogo di Bruno. un nuovo capitolo sul nostro (mal) re tristi. Scopre allora la biografia di il passare del tempo tende a “consuma- Ma quali sono gli aspetti della costume nazionale. Boy George, frontman dei Culture re” l’amore, il cane invece lo “accresce”. “pittura eretica” di Caravaggio che [email protected] Club, e decide che è il momento di [email protected] più richiamano il pensiero del No- cambiare, inventandosi una nuova lano? Passando in rassegna La mor- E. Rega è saggista vita (“Una vita inventata è una vita P. Lupo è scrittore N. 4 20 Narratori italiani no, sono quindi le facce di una stessa ne infranto dopo la morte di Moro. Universi altrui medaglia; le loro vicende – apparen- Noi sappiamo A Bologna salta in aria la stazione. Vita in tempesta temente così distanti – sono in realtà Questa è la sequenza”. Più ancora “la di Diego Stefanelli inestricabilmente collegate: i colo- di Daniele Piccini sparizione di Graziella sembra legata di Massimo Castiglioni nizzati e i colonizzatori (e i rispet- a tutto quel che di oscuro e tremendo Francesca Melandri tivi discendenti) sono accomunati Loredana Lipperini è accaduto in quei mesi”. Così trame Giorgio Biferali SANGUE GIUSTO da una stessa, tragica storia. Così, se L’ARRIVO DI SATURNO complesse di poteri occulti vengono L’AMORE A VENT’ANNI pp. 527, € 20, la conquista e il sanguinoso mante- pp. 432, € 19, passate al setaccio: dal traffico di armi pp. 192. € 14, Rizzoli, Milano 2017 nimento dell’Etiopia fascista chia- Bompiani, Milano 2017 all’uccisione di Moro, all’omicidio di Tunué, Latina 2018 mano in causa i nodi scoperti della Mino Pecorelli, al disastro aereo di itornando a fine giornata nel storia italiana e i conti mai veramen- arrivo di Saturno di Loredana Ustica, ai disegni della P2. ’è una città, Roma (molto più Rproprio appartamento all’E- te fatti col passato, le odissee dei gio- L’Lipperini ruota intorno al pro- Parte del romanzo-pamphlet è Cdi un semplice sfondo), c’è squilino, Ilaria Profeti – fino a quel vani profughi africani interpellano, blema della verità e della possibilità perciò occupata da una scrittura di un ragazzo che studia lettere alla momento relativamente sicura di sé ai giorni nostri, l’identità morale (e di dirla, di esprimerla. Verità intesa, inchiesta, alla Pasolini, che si incap- Sapienza e vive con i genitori in un e del mondo (almeno per quanto giuridica) dell’Italia (e dell’Europa). prima di tutto, in senso umano, sto- sula e installa dentro il corpo del rapporto fatto di affetti e silenzio, c’è possa esserlo un’insegnante di si- Sangue giusto è abilmente costru- rico, fattuale. Ecco perché il libro si romanzo: non a caso il martellante una ragazza particolarmente affasci- nistra nell’Italia berlusconiana del ito attraverso un intreccio di tempi interroga, quasi a specchio, sul tema “Io so” di un celebre articolo pasoli- nante e ci sono gli sconvolgimenti, 2010) – trova ad attenderla un ra- storici e di luoghi: la Roma del 2010 del falso, sulla figura del falsario: pro- niano risuona ripetuto con batten- le riflessioni, i ripensamenti e gli gazzo africano. Il giovane sostiene e del secondo dopoguerra, l’Etiopia prio perché la verità, la sua conoscen- te anafora in una pagina del libro: sviluppi propri di una delle fasi più di essere il figlio di un degli anni trenta e degli za e la sua rivelazione sono “Noi sappiamo”, “Noi delicate della vita. Sono alcuni degli fratello africano di Ilaria, anni ottanta, la Romagna continuamente insidiate sappiamo… “, “Noi sap- assi su cui si regge L’amore a vent’an- di cui lei non aveva mai fascista (da cui proviene la da forme di menzogna. piamo…”, ecc. Ma la ve- ni, non più solo il titolo di un film neanche ipotizzato l’esi- famiglia Profeti). Nono- Ed ecco, probabilmente, rità è nella sua interezza a episodi del 1962 (ricordato soprat- stenza. A riprova, esibi- stante l’intricato alternar- perché nel libro si mette ancora sepolta, rimossa. tutto per il segmento Antoine e Co- sce una carta d’identità si di passato e presente, la continuamente in discus- Perciò lo strumento per lette, secondo capitolo della saga che etiope: il suo nome è narrazione scorre senza sione, o meglio si sospen- richiamare alla ricerca Truffaut ha dedicato al personaggio Shimeta Ietmgeta Atti- intoppi o pause. Eppure, de, la finzione narrativa. del vero è il romanzo, di Antoine Doinel) ma anche del ro- laprofeti. L’ultimo è il l’effetto non è di sempli- Sembra all’autrice che solo sia pure ibridato e po- manzo d’esordio di Giorgio Biferali, soprannome del padre ficare, attraverso appa- una scrittura impura, ibri- litico, contenitore che pubblicato da Tunué. di Ilaria, un uomo or- ganti schemi narrativi, la da, dichiaratamente mista dichiara la propria quo- Voce narrante è quella del pro- mai invecchiato, con alle complessità di ciò che è possa servire allo scopo, ta di finzione. Ed è in tagonista, Giulio, che durante un spalle una vita di discreti narrato. Al contrario, la evitando le trappole del quest’ottica che nel ro- esame si imbatte in Silvia, sua com- successi, di luci mai troppo accecanti scorrevolezza narrativa vuol essere romanzesco, da una parte, e dall’altra manzo del ricordo di Graziella – un pagna di studi e vicina di casa. Tra e di ombre mai troppo oscure. Non funzionale a una complessità storica i limiti delle pure ricostruzioni gior- ricordo, per la narratrice-autrice, inti- loro si instaura una relazione che nalistiche, destinate a rimanere quasi che Attilio Profeti abbia sempre vis- mai negata o nascosta. Il romanzo è mo e struggente, irrisolto, che le chie- nasce all’insegna dell’esplosione inerti, alla fine inascoltate. L’autrice suto in modo cristallino: anni prima, il frutto di approfondite letture e ri- de di riattraversare le età della propria amorosa, rivelando gradualmente gioca dunque, di continuo, a carte la scoperta dell’esistenza di un altro cerche: Ilaria e l’autrice sono mosse vita in una scrittura di confessione lati burrascosi e complessi. Mentre scoperte, rivelando trucchi e mecca- crudelmente sincera – si inscrive fratello, nato dalla relazione extraco- dalla stessa appassionata volontà di i genitori di Silvia sono divorziati, nismi del mestiere: mostra, fa vedere anche un vero e proprio romanzo: niugale del padre con la sua futura comprendere. Tuttavia, Ilaria, pur Giulio nasce e cresce in una famiglia come il libro è fatto, non per dichia- la reinvenzione della vicenda di un nuova moglie, aveva già sconvolto ritrovando tracce del passato del pa- numerosa e unita, ma appesantita rarlo falso, ma al contrario per rico- grande falsario del Novecento, pe- la giovane Ilaria. Eppure, l’incon- dre, rimane all’oscuro di molti fatti e da fastidiose dinamiche. Del nu- noscerne la veridicità. L’oggetto che raltro storico (Han Van Meegeren), tro con Shimeta crea in lei nuove soprattutto delle ragioni delle scelte cleo originario, in casa sono rimasti il lettore si trova davanti è, in effetti, capace di dipingere quadri come fos- domande sulla vita del padre, le cui di Attilio. Di più, invece, può saper- solo Giulio e i genitori (il fratello e un romanzo, in cui però la narratrice sero di Vermeer. Chiamato dalla sua risposte appaiono ancor più sconvol- ne il lettore, tramite un narratore on- la sorella più grandi vivono con le interviene a denunciare lo statuto di Olanda in un santuario delle Mar- genti, riguardando una sfera più am- nisciente che, a differenza di Ilaria, rispettive famiglie). Se con il padre ciò che è fittizio per far apparire, in che, il falsario conosce un misterioso pia di quella familiare: è mai stato in può assumere diversi punti di vista il rapporto tira avanti sul filo della Africa, Attilio Profeti? E a fare che? una evidente filigrana, la verità, fin personaggio (una divinità in incogni- sopportazione e del distacco, tra trasferendosi in altri tempi e luoghi. dove possibile. to? ci si chiederebbe con Montale), Ilaria inizia così le sue ricerche, in In effetti, uno dei temi più impor- momenti di freddezza e altri di rav- Qui, nel romanzo, colei che narra Acca, che sa tutto di lui e di ognuno vicinamento, con la madre è l’esatto una Roma addobbata a festa per l’ar- tanti del libro è la necessità dell’im- si chiama Dora, ma i suoi tratti sono, e vede il futuro. Questo committente opposto: lei tiene unita la casa, lei è rivo di Gheddafi. Anche l’autrice, medesimazione nello sguardo altrui fino alla coincidenza, quelli della profetico chiede al falsario di dipin- la più vicina al figlio; eppure anche come Ilaria, si inoltra nei meandri e insieme la sua impossibilità. Se più oscuri del passato coloniale ita- narratrice. Ed è lei stessa a notificar- gere un Giudizio universale in cui, questa figura di donna affettuosa, essere empatici significa paradossal- liano, seguendo le tracce di Attilio lo (“Dora sei tu. Non ti chiami così. agendo come se fosse Vermeer, inca- saggia e quasi incrollabile è fonte di mente adottare quella prudenza co- Profeti. Pur assistendo a tragici even- Ma Dora è un nome da romanzo e stonerà la tragedia incombente della pensieri e preoccupazioni. Tutto è noscitiva che fa accettare alla miglio- ti storici, Attilio è riuscito sempre a questo è un romanzo”). Il velo sot- Seconda guerra mondiale, ancora a scontro: col padre (a cui sono rivolte re amica di Ilaria, Lavinia, di “non salvarsi grazie a una stupefacente for- tile serve a rendere raccontabile ciò venire, compresi i campi di concen- le prime parole del testo), con l’amo- sapere niente, o ben poco” degli tuna, che gli ha permesso di rimanere che altrimenti, forse, non lo sarebbe. tramento e il fungo atomico. re, con la salute della madre; tutto ha “universi altrui”, Melandri, di fronte al sicuro da ogni rimorso o tormento Questo rimosso doloroso e sordo, Perché incrociare le due prospetti- il sapore di una scoperta, nel bene a tale impossibilità di comprensione morale, in una istintiva e comoda su- la cui verità non può rivelarsi fino ve, i due tempi e i due ‘romanzi’? Si come nel male. Non è probabilmen- profonda tra esseri umani, si affida perficialità. Partito volontario, come in fondo, è il destino di un’amica direbbe per una ragione di moralità te un caso che gli eventi centrali si- proprio alla narrazione. Solo narran- camicia nera, alla volta dell’Etiopia, di Dora (quindi della narratrice), del racconto, per mostrarne i limiti, i ano raccontati da un momento suc- partecipò alla sanguinosa conquista do si può provare, attraverso un’i- scomparsa nel settembre del 1980 in trucchi, le funzioni e non neutraliz- cessivo, fondendosi, con notevole del paese, riuscendo a evitare (più dentificazione altrimenti impossibi- Libano, dove era andata a compiere zare così, ma anzi corroborare, il suo scioltezza, con i ricordi più lontani per fortuna che per volontà) di mac- le, a intendere le ragioni altrui: tanto ricerche per un reportage insieme afflato veritativo. Il romanzo sembra (con passaggi molto armoniosi tra i chiarsi dei peggiori delitti commessi di un Attilio quanto di uno Shimeta. all’ex-fidanzato: lei è Graziella De uscire da questo tour de force come vari piani temporali e narrativi). La dai suoi commilitoni. Prendendo Sangue giusto è insomma, tra le altre Palo, lui è Italo Toni. Le loro indagini spolpato e insieme, a suo modo, sag- scoperta della vita, dolorosa e mera- parte alle spedizioni etnografiche cose, un grande atto di fiducia nella giornalistiche erano giunte a sfiorare gisticamente e insieme diaristicamen- vigliosa insieme, porta con sé l’ansia dell’antropologo razzista Lidio Ci- narrazione e nelle sue possibilità co- interessi pesanti. Così la narratrice: te rinsanguato. È possibile scrivere che la tranquillità familiare possa priani, conobbe la sua prima moglie, noscitive. “Stanno seguendo una pista che col- una letteratura che non inganni, ma non esistere più, che i ripari garan- lega i servizi segreti italiani e l’olp, e Abeba, che, pur ritenuta da tutti [email protected] cerchi di rivelare? Questo è il punto titi dagli affetti, dall’immagine in- sterile, gli diede il suo primo figlio. che da molti anni si basa su un patto arieggiato dall’autrice, con una scrit- nocente dell’amore e dalla famiglia Ritornato in Italia, fece dimenticare, D. Stefanelli è dottore di ricerca in filologia siglato da Aldo Moro che garantisce tura elegante e consapevole, aliena (soprattutto) possano cadere come come molti, il proprio passato fasci- moderna all’Università di Pavia sicurezza all’Italia. Quel patto vie- dalle scorciatoie gergali. Forse lo sve- un castello di carte. E anche Giulio sta: legatosi a un potente politico lamento finale dell’identità di Acca, rivela più di un lato d’ombra: per romano, con grandi (e spesso loschi) del senso della vicenda del grande quanto sia il suo sguardo a guidarci, interessi economici, riuscì presto falsario, potrà lasciare un po’ delusi. e nei momenti più intensi scatti nel ad arricchirsi. Eppure, pur evitan- Ma il suo ruolo di contrappunto, di lettore un meccanismo di identifi- do sempre di rispondere alle lettere specchio dell’altra storia sarà stato cazione, è una persona che come le di Abeba, Profeti non scordò mai svolto; la storia lacerante e dolorosa, altre partecipa al caos del contesto in i suoi anni africani: tanto da torna- intima e corale, di Graziella e dell’Ita- cui vive, un caos dove si accumulano re, molto tempo dopo, nell’Etiopia lia dei misteri, sarà stata a quel punto sentimenti contraddittori, dove feli- del Derg, al seguito di una rappre- condotta fino a dove narrabile: fino cità e frustrazione si alternano, in un sentanza politico-imprenditoriale a un passo dalla verità o dal desiderio gioco di tensioni che il romanzo non italiana, per salvare dalle carceri del straziante di essa. ha paura di affrontare. regime quel figlio mai conosciuto. [email protected] [email protected] Shimeta e Attilio, il giovane pro- fugo etiope e l’anziano, ricco italia- D. Piccini è saggista e critico letterario M. Castiglioni è saggista N. 4 21 Poesia specie di escursione in campagna gatti, noia, strade affollate in cui si è Un avversario / fra persone che non conoscevo. / Il maledetto comunque soli e infine la citazione Misfatti e torture Non parlavamo di nulla, raccontava- diretta: “L’implacable Venùs regar- interno mo aneddoti, / descrivevamo i rap- che non cede de au loin je ne sais quoi avec / ses di Margherita Quaglino porti nei nostri / luoghi di lavoro, le yeux de marbre” (Resta). I versi sono di Claudia Crocco immagini inconsce, i desideri di fac- di Paolo Gera tratti da Le Fou et la Vénus, uno dei Jolanda Insana ciata”). L’essenza di noi stessi rimane folgoranti tableaux di Le spleen de CRONOLOGIA Guido Mazzoni incomunicabile, perché la comuni- Claudio Pozzani Paris, dove la statua colossale di una DELLE LESIONI LA PURA SUPERFICIE cazione sociale è sempre opaca. Ma Venere non può che ostentare mar- 2008-2013 il discorso di Mazzoni, più esplici- SPALANCATI SPAZI morea indifferenza verso le richie- pp. 78, € 13, Poesie 1995-2016 pp. 93, € 12, Donzelli, Roma 2017 tamente rispetto a quanto accadeva ste di attenzione ed affetto da parte Sossella, Roma 2017 nei Mondi, è anche politico. La pas- prefaz. di Roberto Mussapi, del minuscolo poeta/buffone. Così pp. 89, € 12,50, a un punto di vista strutturale, sione politica contemporanea viene si aprono le porte di un altro degli ronologia delle lesioni, l’ultima Dil terzo libro di Mazzoni (dopo definita un fenomeno di superficie, Passigli, Bagno a Ripoli FI 2017 universi possibili di Pozzani: i rap- raccolta di Jolanda Insana, esce La scomparsa del respiro dopo la ca- “uno dei tanti dada di cui è fatta la porti straniati con la donna, la ma- Cpostuma, a pochi mesi dalla morte a poesia di Claudio Pozzani ha duta, 1992, e I mondi, 2010) è piut- vita umana” (Angola); anche quan- dre, la compagna, la viandante senza dell’autrice, e già dal titolo – tratto tosto compatto: comprende cinque do si ha l’impressione di essere parte Lradice nel nero disamore, nel nome, con ciò che anche Baudelaire dal linguaggio tecnico delle cartelle sezioni, ciascuna composta da sei te- di un movimento, gli uomini sono “groviglio di corde che rifiutano delineava come assoluta alterità to- cliniche – annuncia il definitivo sbi- sti, sia in versi sia in prosa; tra una se- “soli e incomprensibili” (Genova). forbici” (La marcia dell’ombra) o pologica, senza nessuna possibilità lanciamento della scrittura poetica zione e l’altra si trovano Il rapporto fra individuo per citare Mario Luzi in e nessuna volontà, pro- verso la storia intesa come registra- quattro prose più lun- e storia generale – come uno dei titoli che hanno babilmente, di colmare zione e referto. Le quattro sezioni ghe; in ognuna si trova già nei Destini generali aperto la collana di poesia una distanza necessaria del volumetto riprendono sotto an- almeno un rifacimento – può risolversi soltanto di Passigli da lui fondata, per la dinamica erotica golature diverse l’iniziale vocazione di poesie di Wallace Ste- in due possibilità: l’illu- nella “ferita dell’essere”. e creativa del poeta. teatrale della poesia di Insana, sempre vens; in tre su cinque c’è sione o la consapevolezza Ma l’altra ascendenza è Claudio Pozzani si percorsa, contesa e come dilaniata quella prometeica che da un testo intitolato Essere della marginalità. racconta con spietata da brandelli di voci interrotte, ribat- con gli altri. Come nel- In un’intervista con William Blake, attraverso sincerità e lo spunto tute, gridate o soffocate; e con questi la poesia I mondi, sulla Gianluigi Simonetti i poeti romantici, arriva biografico, quando il spezzoni di voci tessono il filo del prima pagina si trovano pubblicata su Officina sino a Allen Ginsberg. Si dolore senza causa di- racconto, restituiscono all’attualità due citazioni da Kafka. poesia – Nuovi argomenti vive e si scrive “aspettan- venta insopportabile, della cronaca le ceneri che assediano Nulla è lasciato al caso, poco dopo l’uscita del li- do spalancati spazi / al di si riversa in una densità la storia. Contro l’assedio delle ceneri si insomma; prevalgono bro, Mazzoni ha spiegato là delle tenebre” (La real- metaforica allucinata intitola appunto la terza sezione del criteri di simmetria ed equilibrio. di aver voluto imitare le associazio- tà della speranza): versi che indica- che ricorda il surrealismo. L’ani- libro, scandita dall’intreccio di quat- Tuttavia La pura superficie è anche ni che ci sono solitamente in una no programmaticamente che dalla ma “è strisciata via dalla mia bocca tro voci. Una prima voce espone, in un libro sperimentale: è lirico, narra- seduta psicoanalitica, per costruire slabbratura originaria si devono / la sua coda era lunga e spinosa / un presente assoluto, le tragedie senza tivo e saggistico insieme; iperasserti- “un’opera che alternasse analisi e so- generare nuovi orizzonti di trava- e si agitava guardandosi attorno” tempo che percorrono la storia, come licamento passionale e di proiezio- vo e impersonale. Forse è proprio la gni, saggistica e biografia”. In realtà (Ho vomitato l’anima). Pozzani le innumerevoli migrazioni forzate: soggettività l’aspetto più interessan- La pura superficie ha poco della di- ne utopica. Amarezza e speranza si come Fernando Arrabal, che per “Vanno vengono vengono vanno / te. In questa nuova raccolta di Maz- mensione onirica o allucinata: è un coniugano nello spirito blues dei il poeta genovese ha speso parole (...) e sotto i piedi è cupo il rimbombo zoni la prima persona è presente in libro estremamente lucido, che sem- componimenti e formalmente la di ammirazione, ha la pietra della – i forzati della terra”. Un’“altra voce” modo ancora più definito rispetto bra sfruttare, piuttosto, l’alternanza congiunzione viene risolta con la follia ben ficcata nel cranio, ma le interferisce tra parentesi con la prima, alle precedenti. Talvolta compaiono fra impersonalità e soggettivismo. marcatura ricorrente del meccani- sue visioni invece di acquietarsi in denunciando gli episodi brevi e con- toponimi o nomi di persona, che ri- La sperimentazione più evidente c’è smo anaforico. Il ritmo è ciclico, un comodo delirio, acquistano la creti che compongono quest’oriz- conducono alla vita concreta di chi nelle prose lunghe, ad esempio Sedi- marino. Le onde dell’ispirazione lucidità propria del disadattato che zonte immutabile: “(altra voce: – due firma il libro (ad esempio in Quattro ci soldati siriani e Barely legal. Barely iniziale si muovono più ampie e può osservare in maniera spietata, scaricatori di farina di soia / dentro il forti, sino a frangersi contro l’ac- superfici, Genova, Angola). Non solo: legal è un monologo sulla porno- dalla propria postazione a latere, i silos di un cargo / a Porto Marghera / cerchiamento delle convenzioni e in alcune poesie, ad esempi in Terzo grafia, ma anche una riflessione sul riti assurdi e mortificanti del nostro con la bocca aperta / morti asfissiati)”. dei falsi idoli. ciclo, ci troviamo davanti a una sog- confine fra realtà vissuta e virtuale tempo. La pietra scende in mano, Una terza voce interroga, trasforman- Ma la sprezzatura e le ripetute di- gettività quasi classicamente lirica, e sulla percezione della violenza. In viene scagliata con forza contro la do il puro referto in autopsia e eziolo- chiarazione di indipendenza qui e con la prima persona che racconta Sedici soldati siriani si parla di un parete di specchi degli imperanti gia: “Chiedo a voi uno per uno / con ora (“io sono l’escluso, l’outsider, / il un’esperienza personale o compie video dell’Isis: “È un video orribi- feticci sociali. Si è dentro il sistema, chi andare sulle vie dell’esodo / in maledetto che non cede”, ), su- una analisi interiore. Altri testi, però, le. È un video molto bello. Signi- Sono ma alla fine non si riesce più a sop- fuga dai diluvi di cielo terra e mare / perano l’impellenza adolescenziale vanno in direzione molto diversa: fica molte cose – per esempio che portare e sorge la necessità come E a te chiedo: i malati li lasciamo o ce del poeta e si richiamano all’espe- l’autore si ritrae e lascia spazio a per- lo avete visto, che avete desiderato succedeva in li portiamo? / e i vecchi?”. E c’è infi- rienza profonda del mito, attraverso Storia di un impiegato sonaggi che rimangono anonimi, vederlo, che uccidere un nemico è di Fabrizio De André di un inaspet- ne una quarta voce – inedita, questa, un gesto umano e vi appartiene, e lo stoicismo di figure come Sisifo, come nella prima delle poesie intito- tato gesto deflagrante. La diversità nella poesia di Insana – che spezza chi sa compierlo è forte, più forte di Prometeo, Laocoonte o la compli- late Essere con gli altri. del poeta diviene dunque segno di l’orizzonte chiuso e iterativo, scuote chi lo guarda mentre fa colazione in cazione irrisolta dell’Idra. Atlante Mazzoni non ricorre mai a for- una distanza sociale e politica, sino e esorta: “Tu che puoi / rinnovella la una società esteriormente pacifica, diventa un telamone simbolico, co- mule teatrali; la voce lirica viene alla necessità di scrivere una specie vita / (...) resuscita la terra / ripara le occultamente crudele. Mette via il stretto a tenere sulle spalle le pietre scomposta attraverso un incrocio fra di nuovo manifesto alquanto sarca- ferite”. È questa polifonia dissonan- computer, finisce di mangiare”. Lo pesanti dei palazzi nobiliari e della la voce dell’autore e quella della don- stico che prende spunto da quello te che abilita la scrittura poetica alla schermo permette di rimanere sulla routine della Genova neoborghese. na, e con la continua oscillazione fra famosissimo di Allen Ginsberg. È, narrazione feroce della storia: nella superficie delle cose, di passare dal Così la libertà del verso riprende le prima, seconda e terza persona. L’e- non a caso, il lungo componimen- prima sezione della raccolta, Boc- lemento più sperimentale di questo video di una decapitazione ai riti forme antiche dell’epicedio e del to finale della raccolta. Basta una ca immonda, il racconto di “frane e libro, d’altronde, non è la scissione mattutini di una persona comune. ditirambo, il canto funebre e quello frane”, “menzogne e smentite”, “sper- semplice variazione vocalica e Urlo della persona poetica. Molti poeti Di nuovo (come nella prima Es- orgiastico. Ma se Epicedio riprodu- giuri ricatti estorsioni” si sviluppa nei diventa Orlo: la massificazione si è italiani degli ultimi decenni (Maz- sere con gli altri) c’è una cesura nel ce il canone e lo riporta ad un lutto modi del monologo irato, dell’invet- impossessata della protesta, l’ha de- zoni compreso, nei libri precedenti) testo: alla fine della prima pagina la interiore (“Non sento orti / den- tiva, della così cari alla poesia vitalizzata, l’ha relegata ad un ulti- sciarra hanno cercato di scrivere senza usare scena si sposta dal mattino alla sera- tro di me / solo steppa e tundra / di Insana; nell’ultima sezione, mo margine. “Ho visto le menti mi- Terra/ mai la prima persona, come se avesse- ta, che il protagonista – del quale Nessun fruscio di crescita e di vita , con gliori della mia generazione / stare Luna: un’infinita risonanza ro interiorizzato uno degli imperati- si parla in terza persona – continua / Nessuna trasformazione / Nessun forte effetto di contrappunto “crolli sulle dita di una mano / prima che vi della Neoavanguardia; ne sono de- a descrivere come dall’esterno, non organo di luce”), Ditirambo sulle e macerie” sono adagiati invece tra si chiudesse a pugno / intorno a un rivate diverse strategie che evitavano mostrando né narrando i dialoghi dita della mano assume una veste i frammenti di un dialogo classico, membro di partito”. La generazione o giustificavano l’uso dell’io. Nella fra i commensali, ma traducendoli ironica e trattiene con esiti del tut- l’idillio teocriteo nel quale Simeta della protesta collettiva si è trasfor- Pura superficie questa preoccupazio- per ciò che realmente significano, to originali l’esplosione erotica sul l’incantatrice si lamenta con Selene, ne è assente. L’autobiografia, in versi per la violenza che sottendono. confine scheggiato tra mancanza e mata in quella liquida dei social, il la luna, delle sue delusioni d’amo- e in prosa, è intrecciata a riflessioni Nell’ultima parte la voce torna speranza: “Cantatemi o dita / l’a- beat si è trasformato in byte, ma resta re. Ma è Selene la vera protagonista filosofiche, che raramente si trovano ad essere più chiaramente quella gorà del palmo / dove siete incate- la necessità di non arrendersi all’im- della riscrittura, l’amante tradita che in un libro di poesia italiana; esporre dell’autore: “Comincia un dialogo nate a discutere / di onicofagia e li- potenza e di presidiare, ognuno da “ghiacciate lontananze” rimpalla se stessi serve a costruire una rifles- dove le parole significano altro, un nee dell’Amore / dopo ogni pugno come può, uno spazio di resistenza al pianeta le domande dei poeti: “E sione sul mondo contemporaneo e discorso obliquo e pieno di rancore dato / dopo ogni viso accarezzato, / personale, a partire da una rinuncia invece ora sono io che domando / sulla condizione umana. Come in che ogni coppia conosce e che non quel palmo che non potrà essere / estrema, ma necessaria: “Costruire che fai tu terra / terra di misfatti e di Mondi, viene sviluppata l’idea che le vi descrivo”. l’eliporto del suo respiro / se questa una realtà nuova / strappando al no- torture”. persone costituiscano monadi inac- maledetta sera / il dio dell’assenza / stro io / la D iniziale”. [email protected] [email protected] cessibili e separate (“Porta dentro di continuerà a regnare / sul guanciale [email protected] sé un avversario interno. Succede a C. Crocco è assegnista di ricerca a fianco al mio”. Altro snodo fon- M. Quaglino insegna storia della lingua italiana molti / (...) Una volta ho fatto una all’Università di Trento e saggista damentale è Charles Baudelaire: P. Gera è insegnante, scrittore e regista teatrale all’Università di Torino N. 4 22 Poesia Diciamoci la verità di Massimo Bacigalupo Come un bambino in cima alle scale

Carl Sandburg se. Di Masters è l’elogio riportato di Giuliana Adamo CHICAGO POEMS addirittura sulla copertina della prima edizione dei Chicago Poems, Brendan Kennelly etica di Kennelly. I testi proposti tengono conto sia ed. orig. 1916, a cura di Franco Lonati, e Francesco Rognoni lo cita nella THE ESSENTIAL delle sue poesie originali in anglo-irlandese, sia di testo inglese a fronte, pp. 375, € 29,99, sua vivace premessa: “È con potenti quelle da lui tradotte dal gaelico, come le toccanti a cura di Giuliana Bandelli, trad. di Giuliana Bendelli, Ro- sedizioni, Milano 2017 esplosivi che Carl Sandburg fa de- Compianto per Art O’Leary e Maria (dall’irlan- sangela Barone, Melita Cataldi, Francesca Romana Paci, flagrare dalla massa vitale di Chica- dese). Kennelly è poeta straordinario, sfaccettato, arl Sandburg, un poeta per prefazione di Tomaso Kemeny, testo orig. a fronte, go queste figure e maschere autoc- anti-accademico, di immensa sapienza classica e tutti, di origine svedese, can- pp. 287, € 18, C tone della modernità. moderna, esperto di mitologia greca e irlandese, tore di Chicago, città La sua poesia preannun- Jaca Book, Milano 2017 attentissimo all’uso della lingua e sensibilissimo ai violenta che però ride cia l’America Indu- vernacoli: “erede esemplare della tradizione poe- gagliarda e robusta. A u ispirazione di Corinna Salvadori Lonergan striale, l’America degli tica irlandese sia scritta che orale (…) con la quale un secolo dalla pubbli- e iniziativa di Tomaso Kemeny che ne firma la Affari, e le sue conqui- S condivide il gusto satirico e salace rispetto alle stra- cazione, i suoi Chicago prefazione (I laghi di birra di Brendan Kennelly), ste...”. Rognoni riporta vaganze e bizzarrie umane”. Nato nell’amata Bal- Poems arrivano in Italia esce finalmente in Italia, a cura di Giuliana Ben- lylongford, nel Kerry, fa della sua patria, l’Irlanda, il in un’edizione integra- il commento di Robert delli, una ricca antologia delle poesie di uno dei Frost alla “sbrodolata” di “riflesso di un microcosmo della storia universale”. le, con una premessa più grandi poeti contemporanei d’Irlanda, ancora Ampio lo spettro del suo corpus poetico che spazia di Francesco Rognoni, Masters: “È sufficiente sconosciuto in Italia. Il libro presenta, tradotte con a dimostrare quello che “dal puro lirismo alla cupa disperazione della con- in un formato sontuoso testo a fronte, 73 poesie ed è arricchito da varie note dizione umana, dai tratti comici e satirici a quelli che spero non scoraggi ho sempre sospettato, saggistiche e editoriali della curatrice et alii, dalle non che Masters è pro- epigrammatici, dal mito alla satira sociale”. La sua i lettori nella riscoper- note di traduzione (in cui si spiega la scelta dei testi opera poetica “malgrado la sostanziale semplicità prio morto, ma che non ta di una voce poetica operata tra le quattro traduttrici coinvolte – oltre dei metri impiegati (ballate, sonetti, epigrammi), è mai stato granché vivo”. imperdibile. Socialista, populista, Bendelli, Rosangela Barone, Melita Cataldi, Fran- riflette una profonda complessità di rapporti tra Questo è in parte vero di Ma- Sandburg era stato pubblicato nel cesca Romana Paci – e i rispettivi criteri di tradu- forma e contenuto”. Kemeny nell’incipit ricorda sters, con i suoi temi e la sua metri- 1961 dalle Edizioni “Avanti!” in un zione) e dalle note ai testi che illuminano al lettore che “in un’epoca in cui tutto ha un prezzo e nulla ha bel libretto antologico, e la sola se- ca ripetitivi, ma non di Sandburg, italiano alcuni tratti delle poesie di Kennelly intrise valore, Brendan Kennelly è il poeta che forse ha la zione eponima di questa raccolta è che si rinnova di poesia in poesia di irlandesità passata e presente. Segnalo la nota di fiducia maggiore nel discorso poetico come dono”. stata riproposta dall’editore Ladolfi nella forma e nella serie di immagi- Cataldi a proposito di Compianto per Art O’Leary A lui fa eco Bendelli che, a proposito del discorso nel 2012. Ma ora possiamo leggere ni. Infatti il poeta non è insensibile e quella di Barone per Maria, per chi volesse tuf- polifonico di Kennelly e alla difficoltà a “etichettare tutte le 145 poesie del volume che all’imagismo che pochi anni pri- farsi nel fondo mondo poetico di riferimento di il suo autore e la sua poesia”, invita a seguire il poeta diede nel 1916 la fama al trentot- ma era stato divulgato da Pound Kennelly. Le poesie del libro sono una selezione ul- che la definisce “dono”: “Arrivò lento. / Timoroso tenne Sandburg, che da allora di- sulle stesse colonne di “Poetry” teriore di quella fatta da Terence Brown e Michael per scarsa autostima / o per intima fragilità. / Pic- ventò un poeta della nazione quan- dove nel marzo 1914 appare la Longley, curatori del volume The Essential Brendan colo ed esitante / come un bambino in cima alle to se non più del più ombroso (e poesia Chicago insieme con altre Kennelly. Selected Poems (2011), e testimoniano di scale / arrivò passando per botteghe, stanze, templi, oggi ammirato) Robert Frost. che confluiranno nella raccolta: tutte le raccolte da cui attinge il volume, in modo / strade, luoghi male illuminati. / Fu un dono che Le poesie di Sandburg sono bre- Jan Kubelik (un noto violinista da mostrare la fenomenologia della produzione po- mi colse di sorpresa / ed io lo accettai.” (Il dono). vi e dirette, parlano in una lingua boemo), Sperduto (“Desolato e comune, evitano cadenze tradizio- solo / tutta la notte sul lago...”) e nali, hanno un andamento che ac- l’assai curiosa Momus, dove emer- cenna alla ballata, spesso aprendosi ge (del resto come in Masters) La minaccia dell’astore sbranagalline allo sfruttamento del vitello d’oro del e chiudendosi con versi analoghi. una interrogazione simbolista: turismo e sovrastata dal volo minac- Protagonista è il popolo e il paesag- “Una ronzante monotonia dolce di Maria Luisa Roli cioso dell’“astore sbranagalline”, in cui gio americano, soprattutto quello come il riso del mare si libra dalla si può facilmente riconoscere l’aquila di Chicago con i suoi grattacieli, il tua bronzea benevolenza, / tu mi dello stemma sudtirolese. Altra com- concedi l’umano sollievo di una Norbert Conrad Kaser 1968 nel convento dei cappuccini di posizione significativa in questo sen- porto, il lago, le periferie, e le vite Brunico, da cui uscirà sette mesi dopo, vetta di montagna”. Sandburg par- RANCORE MI CRESCE so è l’elegia ti saluto in cui Kaser, pur che vi si consumano: immigrati ita- dall’altro i due anni trascorsi all’uni- la in prima persona, forse con un evocando lo spettacolo del sorgere liani ed ebrei, commesse, prostitute, NEL VENTRE versità di per studiare storia capitalisti. Il mondo delle illusioni senso scandinavo di accettazione Poesia & prosa 1968-1978 del sole tra le montagne e la sua bre- dell’arte, occasione soprattutto per ve- ve partecipazione alla vita in conven- perdute però in Sandburg non è mai impassibile dei travagli del mare, Un’antologia nire a contatto con gruppi di giovani to, ricorda anche gli aspetti bui della depresso: le persone parlano della ma anche fa parlare i suoi uomini a cura di Toni Colleselli, trad. dal tedesco poeti appartenenti alla Wiener Grup- fede e le persecuzioni e le morti che loro condizione e il poeta ha un suo comuni. Come nella celebre Mag. di Werner Menapace, pe. Dopo il fallimento all’università ha provocato. La ricerca del sublime, umorismo rattenuto e una franca “Volesse Dio che non t’avessi mai con testo orig. a fronte, pp. 492, € 20, causato soprattutto da problemi eco- per di più sottolineata dalla scelta di disponibilità all’invettiva. Celebre veduta, Mag”, dice un operaio alla alpha beta, 2017 nomici Kaser, tornato in Alto Adige, un metro solenne come il pentametro l’attacco a un predicatore evange- donna con cui condivide una vita lavora come maestro, sopravvivendo di stenti: “Vorrei che tu vivessi in dattilico, viene abbandonata alla fine lico che si arricchisce berciando a nuova antologia di testi poetici con supplenze in paesini di monta- precipitando in un registro basso: “e qualche luogo lontano da qui / E sermoni sull’inferno (Billy Sunday, e in prosa dello scrittore altoate- gna. L’esperienza come maestro tocca tutto era merda”. Altre composizioni che io fossi un barbone”. E di altri L come avverte Lonati in nota): “Tu sino Norbert Conrad Kaser presenta profondamente Kaser tanto da scrive- che colpiscono sono quelle che scatu- barboni Sandburg parla, e di quan- dici alla gente che vive nelle barac- al pubblico una delle voci più potenti re per gli scolari storie fiabesche che riscono dalla dolorosa vita personale che che Gesù metterà tutto a posto do passò una notte con loro in ga- e originali della letteratura italiana in spesso hanno per protagonisti gli ani- dell’autore (di affanni ce ne son troppi dando loro ville nei cieli dopo che lera. Infatti Sandburg piacque a lingua tedesca. La specificità del suo mali (l’elefante allattante, una mucca), e malato a riffiano).Bellissimi anche i Bob Dylan come menestrello delle saranno morti e i vermi se li saranno linguaggio affonda le radici nella re- inserite nell’ambiente contadino dei tre inni: inno al lavoro, inno 3 e inno praterie suo predecessore e girava mangiati...”. Sandburg fu censurato gione di origine e in una biografia dai ragazzi, ma anche riscrittura di fatti 10 che riprendono una tradizione di per questa poesia, ma conservò la cantando e recitando come quel tratti tragici – figlio illegittimo, salute storici (l’imperatore massimiliano & poesia illustre nella storia della poe- sua equanimità. terzo straordinario poeta di Chi- malferma, difficoltà economiche, -al kufstein) o miti antichi in chiave umo- sia tedesca, ma applicata a contenuti Il suo risentimento non va a sca- cago che fu Vachel Lindsay. Chica- colismo – che lo porterà a una morte ristica (del re augia e dell’eracle). Altri per niente esaltanti di vita comune: pito dell’intelligenza e del control- go Poems è di pagina in pagina un precoce a trentun anni nel 1978. Nel testi in prosa poetica riguardano espe- il lavoro precario e mal pagato delle lo. Così nella breve sezione dedica- libro ricco, scontato e misterioso, 1969 Kaser tiene un discorso dirom- rienze autobiografiche dell’adolescen- donne, i rapporti tra le persone nella ta alle prostitute, Ombre, leggiamo epico ed imagista. Merita sicura- pente alla Cusanus-Akademie di za e del presente.Kaser scrive anche piccola città della provincia sudtiro- Colomba sporca: “Diciamoci la veri- mente di essere letto almeno quan- Bressanone sulla letteratura sudtirole- pezzi molto godibili sulle città della lese, l’infanzia. L’effetto dissacrante è tà; questa signora non era una put- to il suo fratello cimiteriale, Spoon se degli ultimi vent’anni, in cui spara regione: Ritratti di città che compren- ottenuto tramite l’accentuazione del tana finché non sposò un avvocato River, e ora ciò è possibile grazie a zero contro i rappresentanti della dono e Trento (in italiano). dislivello tra l’aulico genere poetico d’impresa che la pescò fra le balle- a questa prima edizione notevol- Heimatliteratur (letteratura del paese Tuttavia, la parte più ampia della pro- scelto e il registro basso. Questa nuova rine di Ziegfield. / Prima di allora mente (dati i tempi) coraggiosa. natio), molti dei quali si erano com- duzione tradotta in questa edizione è antologia offre una meritoria ampia non aveva mai preso soldi da nessu- E tempestiva, visto che di populi- promessi con il regime nazifascista e quella dedicata alla lirica. Un aspetto scelta di testi, con traduzioni che pri- no...”. Ma il testo va letto tutto per smo americano si dovrebbe parlare avevano propagandato un’immagine interessante della poesia kaseriana è vilegiano, oltre alla resa del significato, gustarne il ritratto e le sue implica- a proposito dei poeti di Chicago falsa della regione, idealizzandone gli il rapporto con la Heimat. A questo la riproduzione di strutture foniche e zioni. Viene spontaneo il paragone come di Donald Trump, beninteso abitanti da un punto di vista etnico e proposito è utile citare il canto della sintattiche dell’originale tramite l’uso con la Spoon River Anthology, dove con accezioni ben diverse. politico. Il rapporto di amore e insof- povertà di idee in cui all’amore dell’io accorto dell’ enjambement. troviamo storie analoghe, ragazze ferenza nei confronti della sua origine lirico per la propria terra si contrappo- [email protected] [email protected] che lasciano la provincia in cerca di porta Kaser a cercare in altri contesti la ne la visione stereotipata di una regio- fortuna e finiscono, se va bene, spo- M. Bacigalupo insegna letteratura americana propria realizzazione: in questo senso ne, legata ad usanze religiose di origine Maria Luisa Roli insegna Letteratura tedesca sate a uno spiantato nobile genove- all’Università di Genova va intesa da un lato la sua entrata nel pagana e superstiziosa, ormai votata all’Università di Milano N. 3 23

SPECIALE PRIMOLEVI Una voce, un’epica. Come nacque Il sistema periodico di Martina Mengoni

l sistema periodico (Einaudi, 1975) è un li- Sistema periodico. il suo passaggio alla vita adulta. Si delinea quel- sia posta in epigrafe. bro stratificato ed eterogeneo, che contiene Eppure, in un’intervista del 1966 a Edoar- lo che è forse il vettore dominante del libro, in Già in Se questo è un uomo, quindi, Levi cerca raccontiI differenti tra loro innanzitutto per do Fadini, Levi si descrive “diviso in due metà”, grado di tenere insieme racconti tra loro molto e trova una voce con cui entrare in scena, che contenuto: al filone dell’autobiografia chimica preda di una “spaccatura paranoica”, quella tra diversi, e distanti temporalmente; la combina- unifichi la sua narrazione, sempre modulare, si affiancano racconti fantastici, comeCromo e il chimico e lo scrittore, incapace di fondere in- zione di un impianto epico e un’impostazione per tasselli, short stories. Questa esperienza (tro- Mercurio; racconti di Lager o quasi-Lager (come sieme queste due vene: “Sono due parti di me vocale che, saldandosi insieme in Idrogeno, co- vare un timbro vocale e una posizione autoriale Cerio e Vanadio); racconti in cui Levi non è pro- stesso talmente separate che sulla prima, quella stituiscono il principio di unità del libro. unificanti) funziona da prototipo; seguiranno tagonista, come Titanio; o ancora un racconto della fabbrica, non riesco nemmeno a lavorarci I primi “esperimenti vocali” Levi li aveva fatti diversi altri tentativi (attraverso autoritratti in- sugli antenati e sul mondo ebraico-piemontese su con la penna e con la fantasia. Ho tentato di in Se questo è un uomo, in particolare nell’edizio- cipitari e non solo); ma la raccolta più impor- (Argon), l’unico in cui l’elemento chimico sia fare dei racconti sulla mia vita di fabbrica. Sono i ne einaudiana 1958. Una delle varianti più si- tante, quella che necessiterà di un’omogeneità metaforico; e infine la storia di Carbonio, un peggiori”. Cinque anni dopo la recensione a De gnificative di questa edizione è l’inserimento di vocale che tenga insieme l’eterogeneità di temi e esperimento linguistico e narrativo, il tentativo Santis, il progetto che aveva enunciato appare un autoritratto incipitario. L’attacco della pri- costruzioni, sarà proprio il Sistema periodico. La di costruire un’avventura della materia, di ren- una pista morta. ma edizione (1947) era impersonale (“Alla metà radice del vettore epico è invece da riscontrarsi, dere protagonista il minimo organico, il quasi- Solo due anni dopo, nel 1968, la situazione è del febbraio ’44, gli ebrei italiani nel campo di come già anticipato, nel primo tentativo di rac- inscindibile puntiforme vettore d’azione del capovolta. In un’altra intervista, questa volta di Fossoli erano circa seicento; v’erano inoltre un conto di montagna, La carne dell’orso. Rifarsi mondo. Da cosa sono tenute insieme istanze Mladen Machiedo, Levi dichiara: “L’ho inizia- centinaio di militari jugoslavi internati…”); un esplicitamente a Joseph Conrad, uno dei suoi così differenti, apparentemente centrifughe? to. Sarà un libro sulla mia esperienza di chimico. generico “noi” entrava in scena dopo circa venti autori prediletti (in particolare al Conrad di Molti pezzi, semi, idee germinali del libro ri- All’infuori di queste non ho più molto da dire. righe (“Noi avevamo parlato a lungo coi pro- Youth, The Shadow Line e Typhoon) significava salgono agli anni cinquanta e sessanta, e prima Il primo raccon- fughi polacchi e traslare dal racconto di mare a quello di monta- ancora. In un’intervista a Lina Zargani, Levi di- to descrive il mio croati, e sapevamo gna il motivo del misurarsi, misurare le proprie chiara di aver scritto una prima versione di Ar- amore giovanile che cosa voleva forze, e dello scontro con la natura come rito di gon nel 1946; sia Levi che Jean Samuel (il Pikolo per la chimica, dire partire”): è passaggio e insieme come esperienza di libertà in Se questo è un uomo) ricordano poi che dell’i- anzi per l’alchi- un “io colletti- (“il sapore di essere forti e liberi, il che significa dea di un “romanzo sull’atomo di carbonio” – mia; la chimica vo” composto da liberi di sbagliare”). L’epica dei montanari taci- che si concretizzerà nel capitolo di chiusura del mi pare una cosa personaggi consa- turni e negletti dalla grande letteratura (“è gente Sistema, intitolato appunto Carbonio – si discu- troppo eviden- pevoli e disillusi. che non parla molto e di cui gli altri non parlano teva già nei mesi della prigionia ad Auschwitz. Il te, priva di velo, Viceversa, nell’au- affatto, per cui ne manca ogni menzioni e nella racconto Titanio è una versione con varianti di di mistero… Ho toritratto incipi- letteratura di quasi tutti i paesi”) è per Levi ge- Maria e il cerchio che Levi pubblicò su L’Italia scritto un altro tario 1958 (che mella e complementare a quella dei chimici na- socialista nel 1948; di due anni dopo è Turno di racconto su un precede e non so- scosti nei propri laboratori; di entrambi ancora notte, che verrà riassorbito nel Sistema periodi- atomo”. Al netto stituisce l’apertu- nessuno ha scritto; di entrambi Levi, chimico co con il titolo di Zolfo. Nel 1961, sul Mondo, delle cautele le- ra del 1947), Levi e escursionista, vorrebbe scrivere. Nel 1961, Levi pubblica La carne dell’orso, racconto di viane, nel 1968 il si auto-descrive al Levi denuncia questo suo desiderio sia nella re- montagna che Calvino definisce un tentativo di progetto del Si- di qua del Lager, censione a De Santis che ne La carne dell’orso. “epica conradiana”: come hanno mostrato An- stema periodico ha ancora immerso Entrambi i tentativi confluiranno nelSistema drea Cortellessa e Riccardo Capoferro è infatti preso il via. I due nel mondo civile: periodico: il campo semantico del misurarsi è esplicitamente modellato su Youth di Joseph racconti cui si fa un giovane di ven- dominante in Idrogeno; Sandro, il compagno di scalate del giovane Primo in , è come Conrad. Questo testo non comparirà mai nel cenno sono Idro- tiquattro anni col- Ferro lui studente di chimica; Sandro inizia Primo ai Sistema periodico, eppure lo si potrebbe consi- geno e natural- to e solitario, non segreti della montagna, Primo inizia Sandro a derare una prima elaborazione (per ambienta- mente Carbonio. disilluso e certa- zione, epos, costruzione dei personaggi) del rac- Che cosa è mente non consa- quelli della letteratura. , con cui si chiude il libro, rappre- conto Ferro. Su ventuno racconti chimici che successo in questi pevole: con “poco Carbonio senta il polo epico opposto e speculare: dalle comporranno Il sistema periodico, sappiamo per due anni? Come senno”, “nessuna certo che tre prime versioni certe (e una possibi- si è passati dallo esperienza”, “una infinite potenzialità simboliche proiettate le) sono dunque scritte entro il 1950, una quar- sconforto per decisa propensio- nella chimica, all’infinita potenzialità atomica dell’elemento chimico, che di volta in volta si ta entro il 1961. Sempre nel ’61, Levi recensisce racconti malriusciti alla certezza che il libro è ne (...) a vivere in un mio mondo scarsamente specifica in epoche, oggetti, ambienti diversi, un curioso libro, Il chimico di Fabrizio De Santis iniziato? Nell’intervista a Machiedo Levi la- reale”; poche amicizie maschili, e amicizie fem- in maniera insieme determinata e transiziona- (all’epoca giornalista del ), scia intendere che la stesura di abbia minili “esangui”. Complessivamente, l’autori- Corriere della sera Idrogeno le. Dopo aver dato seguito al suo progetto del secondo volume di una collana di Vallecchi in- rappresentato in qualche modo un passaggio tratto è costruito su un’esaltazione enfatica di 1961, dopo aver riscritto il libro di De Santis dal titolata “Il Bersaglio. Saggi e inchieste sulle pro- decisivo. Sebbene non compaia come primo anti-eroismo che istituisce una simmetria tra punto di vista delle vittorie e delle sconfitte di fessioni”; un incrocio tra indagini sociologiche e racconto della raccolta ma come secondo (dopo incapacità relazionale e inettitudine alla lotta. un chimico, Levi nell’ultimo capitolo ce ne of- racconti di costume, con una chiave nettamente ), può essere considerato il vero Levi sta introducendo il protagonista di Argon Idrogeno Se que- fre la rilettura, perfino parodica, , divulgativa. Levi apprezza il libro, pur rimanen- inizio del libro. È il primo testo in cui compare il , e al contempo sta modulando de l’autre côté sto è un uomo dal punto di vista dell’oggetto di studio: l’ato- done in una certa misura insoddisfatto, come giovane Levi-personaggio, alle prese con la pas- quella che Cesare Segre definisce la “gamma mo come il marinaio senza sosta, che attraversa lascia intendere la conclusione della sua recen- sione per la chimica. Levi narratore lo presenta tonale” della voce del personaggio-narratore del e modella la materia del mondo spogliato da sione: “Ci sarebbe piaciuto leggere (ma solo un come un giovane poco adatto alle relazioni so- libro. Nella sua seconda chance editoriale, Pri- ogni desiderio formativo, ma con vero e perpe- chimico avrebbe potuto scriverne) delle espe- ciali, in polemica con la filosofia (in generale, mo Levi volle che l’attitudine di “studio pacato tuo spirito di avventura. rienze fondamentali del ricercatore, il successo e e con Croce in particolare) e con le discipline dell’animo umano”, senza odio ma anche senza l’insuccesso; dello stato d’animo esaltante, ilare, umanistiche, che proietta sulla chimica la pro- redenzione, che aveva penalizzato una larga dif- [email protected] del chimico che segue una pista; della sua lotta pria sete di conoscenza e il proprio desiderio di fusione del libro undici anni prima, fosse il vero quotidiana contro la materia inanimata, che egli misurarsi; “avremmo dragato il ventre del mi- propulsore del testo. Per riuscirvi c’era bisogno M. Mengoni è insegnante e saggista percepisce come malvagia, chiusa, nemica, fino stero con le nostre forze”, dice Levi riferendosi di impostare il tono fin dalla prima pagina, pre- a che non abbia la ventura di trovare lo spiraglio a se stesso e al compagno di studi Enrico. Qui sentandosi al lettore sia in quanto che in Una versione estesa di questo testo (come di quello di agens Gian Luigi Beccaria nella pagina seguente), è stata presen- in cui far leva, ed allora al buio segue la luce, al la scienza della materia è più che altro un’alchi- quanto auctor. La posizione diminuita e la fal- tata all’interno del convegno “Cucire parole, cucire moleco- caos l’ordine”. Ed è questa, senza dubbio, una mia potenziata, una chiave per la comprensione libilità del personaggio assicuravano maggiore le. Primo Levi e Il sistema periodico”, svoltosi presso l’Ac- cademia delle Scienze di Torino lo scorso 22-23 novembre, prima e compiuta formulazione (la più antica dell’universo e insieme una battaglia formativa, credibilità al narratore, e costituivano anche un e sarà pubblicata nei prossimi mesi in un volume di Atti. di cui abbiamo notizia) dell’idea alla base del attraverso cui il giovane ilozoista Levi modella capovolgimento dell’invettiva di Shemà, la poe- N. 3 24 Speciale Primo Levi al chiaro e distinto della scienza, che governa i due mestieri, e che si condizione dei suoi antenati ebrei, I due mestieri dove le parole devono corrisponde- trasfonde nella scrittura: Levi ri- “inerti (…) portati alla speculazione re alle cose, come già aveva consta- badisce più volte che l’“abitudine disinteressata”. Quegli antenati, al di Gian Luigi Beccaria tato sin dalle prime lezioni di chi- a scrivere compatto, a evitare il su- pari dei gas inerti, “non interferi- mica all’università. Fu certamente perfluo”, “la precisione e la concisio- scono in alcuna reazione chimica, Primo Levi sarebbe piaciuto fino fuori tolleranza”), o quando lo spirito pragmatico del mestiere ne”, gli “sono venute dal mestiere di non si combinano con alcun altro Afare il linguista. Era “l’altrui descrive l’erba di un prato (“nei di chimico a indirizzare il secondo chimico”. Precisione e concretezza elemento”. Come i gas nobili e rari, mestiere” che più gli andava a ge- campi intorno c’era un’erba nera, mestiere di Levi (lo scrivere) verso tra l’altro non avvicinano soltanto sono rimasti “al margine del gran nio. Ricordiamo tutti certe sue sa- corta e dura che sembravano punte quella caratteristica razionalità ana- la prassi, ma l’etica del letterato e fiume della vita”; col loro atteggia- gaci note etimologiche; l’articolo di trapano”), o quando parla a suo litica e discorsiva, verso una lingua del chimico, dal momento che uno mento di astensione non si sono sulle trappole linguistiche tese ai modo di letteratura (in dialogo trasparente, concreta e comunica- scrittore al pari dello scienziato do- mescolati, non hanno modificato la traduttori; il gusto divertito con cui a tu per tu sul mestiere di scrivere tiva, priva di retorica e di pathos, vrebbe perseguire il nitido riordina- loro natura; sono vissuti pigramen- fa la parodia di varie lingue specia- con Levi stesso, al quale spiega che chiara e concisa, come se il mestiere mento conoscitivo delle cose, per- te, non si sono intrisi di quel “gro- li (burocratiche, scientifiche ecc.); quando uno “vuole raccontare, ci di scrivere fosse “un servizio pub- ché lo scrivere risponde al bisogno viglio di carne e di mente, di alito gli articoli La lingua dei chimici I lavora sopra. Lo rettifica, lo smeri- blico”, non un gridare nel deserto. di rimettere in ordine un mondo divino e di polvere” che è l’uomo. e La lingua dei chimici II; le pagine glia, toglie le bavature, gli dà un po’ Provava diffidenza per il prosatore caotico. Mengaldo ha fatto in pro- Fisico e spirituale, appunto, scienti- sul passaggio dal nome proprio al di bombé e tira fuori una storia”). che scrive per pochi, o per il poeta posito le più acute osservazioni su fico e umano sono strettamente in- nome comune (la storia dell’ispet- Levi fa parlare l’uomo fabbro che si che scrive solo per se stesso. precisione, chiarezza, e concretezza terconnessi. Gli elementi della ma- tore Silhouette, la ghigliottina, il accende nel parlare delle cose che si Levi ha trattato la lingua come non solo come fine, ma anche come teria hanno una fisionomia umana, bagno-maria ecc.). Sono tutte te- possono toccare, vedere e concreta- un segno cristallino e transitivo, si è molla dell’invenzione della scrit- un carattere antropomorfico. Il gri- stimonianze della felicità mentale mente descrivere. Usa la lingua de- proteso a parlare al lettore con voce tura di Levi. E ne rilevava le meta- gio e incolore zinco, scrive Levi, “è con cui Levi frequentava dizionari, gli uomini fabbri, una lingua tecni- fraterna e familiare. Voleva che le fore e le comparazioni “dominate un metallo noioso”: “il così tenero e soprattutto gli etimologici; in par- ca e concreta. da figuranti delicato zinco, così arrendevole da- ticolare il più caro, quello piemon- A proposi- tratti dal vanti agli acidi”. Partner dello zinco tese, che gli dettò l’ariosissimo arti- to di un Levi mondo del- è l’acido solforico, che al contrario colo Le parole fossili, preparato per “linguista”, non la tecnica e “va soggetto a collere furibonde”. rintracciare “diplomi di nobiltà” del posso tacere della scienza, Gli elementi sono, proprio come suo dialetto, vale a dire la ricerca del tema di cui che fungono gli uomini, molto diversi l’uno delle parole derivate dal latino sen- tanto s’è parla- assieme da dall’altro, ce ne sono alcuni “facili za “l’intermediazione dell’italiano”. to a ridosso de- stimolatori e franchi”, e “altri, insidiosi e fuggi- Gli piaceva molto occuparsi di gli anni ottan- della fantasia tivi”. Gli elementi si animano: “Ci storie di parole. Comparivano in ta, quello dello e da concre- sono metalli amici e metalli nemi- articoli di terza pagina, dal taglio scrivere oscuro, tizzatori” (es: ci”, “l’acido cloridrico (…) è uno di svelto e limpido, dove l’ilare leg- del “parlar faci- “Emanava quei nemici franchi che ti vengono gerezza espositiva ravvivava la dot- le” e del “parlar intelligenza e addosso gridando da lontano, e da trina. E vanno citate poi le pagine difficile”: dopo astuzia come cui quindi è facile guardarsi”; “I sul giudeo-piemontese, quelle sullo l’interven- il radio ema- due partner, i due fornicatori dal yiddish), sul moldavo, o le pagine to di Levi su na energia”; cui amplesso erano scaturiti i mo- sul tedesco del Lager, o quelle sul “La Stampa” davanti a stri aranciati, erano il cromato e la linguaggio delle api; e poi le tante (11 dicembre delle obiezio- resina”; il piombo è il “metallo del- osservazioni su vari modi di dire 1976) la di- ni “si incru- la morte”, “che senti stanco, forse (leggere la vita, fare l’erlo), sulla feli- scussione sul diva come stanco di trasformarsi e che non cità di dare il nome alle cose, sull’i- parlar difficile una lastra di si vuole trasformare più”; tutto il taliano invidia e il francese envie, divenne tema rame sotto contrario è il fosforo, che non è sul termine adrenalina, sulla storia diffuso, vi si ci- il martello” affatto “un elemento emotivamen- “strana e ingarbugliata” di benzi- mentarono un ecc.). Questa te neutro”; lo è pure lo stagno, un na, o quell’excursus sui nomi dello po’ tutti. L’ar- tendenza tra- metallo “amico”, dalla “bonarietà scoiattolo. Non c’è libro in cui Levi ticolo di Levi spare quando generosa”, mentre i cloruri sono non apra di tanto in tanto glosse o era molto equi- ritrae esseri “gentaglia”, anche il nichel è “elu- parentesi linguistiche o digressioni librato, specie umani: le sivo e maligno”, e irrequieto come su immagini e metafore, perdute in- in confronto sue descri- un folletto è il mercurio, “materia sieme con l’arte da cui sono state at- con interven- zioni non fredda e viva” che si muove “in tinte: ventre a terra, mordere il freno ti di altri che sono psico- piccole onde come irritate e frene- dall’equitazione, mangiare a quat- sull’argomento logiche bensì tiche”, “sostanza bizzarra: è fred- tro palmenti dalla macinazione. uscirono nei totalmente do e fuggitivo, sempre inquieto”, Levi avrebbe potuto fare il filo- mesi successivi, “palpabili” i barattoli riempiti di mercurio “a logo, certamente il dialettologo, se e che metteva- (Mengaldo). scuoterli sembrava che dentro ci si penso alle attentissime simulazio- no sotto accusa Levi in dialo- dimenasse un animale vivo”. ni di lingua popolare e dialettale i linguaggi let- go con Regge La Materia, dalle connotazioni quando nella Chiave a stella dà la terari, che non confessava: intrinsecamente umane e anche parola a Faussone, in un libro che si sarebbero “quando “caratterialmente” difficili, condu- ce Levi nel a rac- non parla di paesaggi o di passioni preoccupati di sue parole fossero sempre “scelte, devo descri- Sistema periodico contare le vicende biografiche del ma di dadi, bulloni, lastre di accia- “legare con le masse”: osservazione pesate, commesse a incastro, con vere una moneta da due lire, mi proprio mestiere di chimico come io e di rame, ingranaggi, macchine. priva di senso, perché di questo pas- pazienza e cautela”, e la sintassi del riesce bene. Se devo descrivere una sfida ininterrotta tra “due av- Faussone è uno che racconta le cose so avremmo dovuto sottostimare periodo schiarita, anche quando qualcosa di indefinito, ad esempio versari disuguali”: da una parte la “che sui libri non ci sono”, e lo fa testi grandissimi come la Cognizio- doveva misurarsi con la descrizione un carattere umano, allora ci riesco Materia “con la sua passività sornio- con puntigliosa minuzia e dovizia ne del dolore di Gadda, Horcynus dell’ignobile (si può dire che tanto meno bene”. In realtà, di un caratte- na, vecchia come il Tutto e porten- terminologica. Primo Levi fa par- Orca di Stefano D’Arrigo, Il parti- più terso era il suo periodo quanto re, è maestro nel coglierne l’aspetto tosamente ricca d’inganni, solenne lare il protagonista con le parole giano Johnny di Fenoglio a vantag- più torbida era la realtà da descrive- fisico (si veda nellaTregua il ritratto e sottile come la Sfinge”, dall’altra sue. Sembra di entrare in officina. gio di altri men che mediocri (noto re). “Pesare le parole”, “non fidarsi del Greco). “il chimico implume, inerme”: una Sentiamo l’italiano piemontizzato di passata che a Levi piacevano delle parole approssimate”, dice Ma fermiamoci soltanto su un sfida contro una Materia ora ani- di tornitori, fresatori, aggiustatori, molto scrittori così diversi da lui, gli nel suo con Tullio Regge: suo capolavoro, Il sistema periodico, Dialogo mata, ora inerte, neghittosa, opaca, elettricisti. Monti, Pavese e Feno- irregolari e gli ibridi, i contaminati, e quel “pesare” applicato alla scrit- nato dal “doppio mestiere”, dove ottusa, ora malevola, ora furiosa. glio hanno dato alte prove di pie- da Rabelais a Belli e Porta, al citato tura credo sia metafora presa dall’o- l’inestricabile mistura di chimico Si è parlato opportunamente di montese illustre di radice rurale. Horcynus Orca, a Queneau. Leggo perazione di precisa pesatura con e di scrittore trovano una soluzio- “corpo a corpo con la materia”, di Levi propone, per la prima volta, un nel Sistema periodico: “Mi trasferii a bilancetta del chimico che “divide, ne mirabile. La natura “anfibia” (la “partita a due” (Cases): nel italiano popolare cittadino. Ricca e Milano con le poche cose che senti- misura”. La bellezza della scrittura definizione è sua) di Levi scrittore Sistema prevale non a caso un les- saporosa è la lingua di Faussone, vo indispensabili: la bicicletta, Ra- sta nell’ebbrezza di “cercare e tro- trova qui una ricomposizione. Sia- periodico sico guerresco: , s , con innesti continui di metafore belais, le Macaroneae, Moby Dick vare, o creare, la parola giusta, cioè mo sul discrimine, tra letteratura e sfidare configgere , , , prese dal linguaggio aziendale e di tradotto da Pavese”). commisurata, breve e forte”, per de- chimica. La tabella degli elementi domare guerriglia scaramuccia l’“interminabile battaglia”, “puntate fabbrica. L’abilità di Levi sta nel far In quell’articolo Levi mostrava scrivere le cose “col massimo rigore di Mendeleev è un artificio metafo- estemporanee da guerra di corsa”, la parlare Faussone con il suo corposo particolare fastidio per l’esibizione e il minimo ingombro”. Chimica e rico che muove da una condizione “guerra di posizione”; la passività gergo corporativo anche quando linguistica, per i venditori di gergo, letteratura sono diventati per Levi chimica per esplorare condizioni e ostile della materia come “fortezza deve accennare a un cielo stellato per quanti cercano di dare prestigio parenti stretti: 1) perché con il mi- vicende umane. Esemplare è , Argon massiccia che dovevo smantellare (“un cielo come io non l’avevo mai scientifico a dei luoghi fumosi o co- nimo dei mezzi possono entram- l’Inoperoso, l’elemento che non bastione dopo bastione”. Dicevo visto e neppure sognato, talmente muni dissimulati con gerghi inizia- be creare il massimo di effetti; 2) produce reazioni con altri elemen- s pieno di stelle che mi sembravano tici. Cosa che non capita all’onestà, perché c’è una logica economica ti, e serve a Levi per illuminare la N. 3 25

s Speciale Primo Levi evidenziano l’aspetto della chimica il fantastico nel Sistema periodico, non sono mai stati per Levi attivi- in letteratura (le tavole di Mende- del materiale e dell’animato che si come ordine e ragione contro il caos proprio formalmente, nello stesso tà distanti. Scrivere è un mettere leev sembrano a Levi addirittura compenetrano, si specchiano l’uno informe della materia. La tavola di montaggio del libro, al quale Levi insieme, cucire parole (ben nota la celare una poesia con le rime: ma nell’altro. Abbiamo ricordato appe- Mendeleev mostra che la materia è dà forma inventando cornici in cui metafora del mestiere dello scrit- si veda su questo punto il dialogo na sopra il mercurio come “animale ordinata, non disordinata; riporta incapsulare i due capitoli comple- tore in Proust, che avvicinava chi con Regge). Con questo libro Levi vivo”. Ci sono altri momenti in cui il caos all’ordine, “l’indistinto” dà tamente favolosi, quelli centrali scrive alla sarta che cuce un vestito, cerca di colmare l’abisso tra scien- l’autore coglie nella materia figu- luogo “al comprensibile”. Ma ancor (stampati in corsivo), per chiudere lavorando in modo meticoloso, co- ziati e letterati, che non apparten- ranti animaleschi. Nella materia da più rilevanti appaiono nel Sistema ancora con la fantasia finale, dove struttivo, “aggiuntivo”). E qui do- gono “a due sottospecie umane indagare o domare pulsa sempre la periodico i passi in cui Levi insiste il protagonista è un atomo. Fan- vremmo riandare alle osservazioni diverse, reciprocamente alloglotte, sul tema del corruttibile come cre- tasie e sogni, suggestioni poetiche sulla scrittura nel capitolo “Tiresia” forza della vita (fa eccezione sol- destinate a ignorarsi e non interfe- azione, sull’irregolare e l’imper- promosse da un dato di partenza della Chiave a stella, quando Levi tanto il solito piombo, che sembra conde”. Nel Levi fetto che fanno parte dell’ordine scientifico. Indicativo il capito- raffronta i due modi del fare: il fare Sistema periodico morto: è “il metallo della morte: riuscirà a fare letteratura parlando perché fa morire, perché il suo peso vitale (“Perché la ruota giri, perché lo Nichel, dove Levi rimanda al del tecnico Faussone montatore di la vita viva, ci vogliono le impurez- mondo fiabesco delle miniere: gru e tralicci, che ama il lavoro fatto della materia. Tenta un accoppia- è un desiderio di cadere, e cadere mento che nessuno aveva realiz- è dei cadaveri, perché il suo stesso ze, e le impurezze delle impurezze: “Le viscere della terra brulicano di a regola d’arte, e il fare dell’autore- anche nel terreno, come è noto, se gnomi, coboldi (cobalto!), niccoli scrittore. Lo scrittore, dice Levi, al zato a quel modo, muovendosi colore è smorto-morto”, è “un me- in accordo con quanto enunciava tallo che senti stanco, forse stanco ha da essere fertile. Ci vuole il dis- (nichel!), che possono essere gene- pari del chimico, e al pari dell’o- uno scrittore per il quale Levi ave- di trasformarsi e che non si vuole senso, il diverso, il grano di sale e rosi e farti trovare il tesoro sotto la peraio valente e ingegnoso, deve trasformare più: la cenere di chissà di senape”). Il Sistema periodico è punta del piccone, o ingannarti, pensare con le mani e con tutto il va mostrato particolare interesse, quali altri elementi pieni di vita, che stato giustamente definito un elo- abbagliarti (…); e infatti sono mol- corpo, deve imparare a montare Queneau: “On parle du front des mille e mille anni fa si sono bruciati gio dell’imperfezione. Lo mostra ti i minerali i cui nomi contengo- la sua creatura “piastra su piastra, yeux du nez de la bouche / alors al loro stesso fuoco”). il germe che ha generato l’idea del no radici che significano ‘inganno, bullone dopo bullone, solida, ne- pouquoi pas des chromosomes La forza della vita: la chimica è libro, Carbonio, che è poi diventato frode, abbagliamento’”. cessaria, simmetrica e adatta allo pourquoi?”; e Levi: “C’è poesia metamorfosi, trasmutazione (“per il capitolo conclusivo del volume. In questa ricomposizione-con- scopo”, deve imparare a “conoscere nel ranuncolo e nella luna in pri- chi lavora, la materia è viva: madre Carbonio è il racconto della “pro- trapposizione tra fantasia e concre- la materia ed a tenerle testa”. Levi mavera, ma anche nei vulcani, nel e nemica, neghittosa e alleata, stu- mozione”, o storia dell’“ingresso tezza va rilevato ancora un aspetto e Faussone: entrambi vogliono il Calcio e nella funzione fenolo”; e pida, inerte, pericolosa a volte, ma nel mondo vivo” e non “agevole” centrale che caratterizza Il sistema compiuto, il fatto bene, in loro pre- Queneau: “On parle des bleuets et , libro autobiografico, che vale il senso materiale, non estetico viva”). Qui Levi sembra recuperare di questo elemento, il carbonio ap- periodico de la marguerite / alors pourquoi serba traccia evidente della con- delle cose. Scrittore e uomo fabbro l’esperienza degli alchimisti (già lo punto, inserito nella narrazione di pas de la pechblende pourquoi?”: cezione che Levi ha del lavoro di sono persone che vogliono creare osservava Philip Roth, 1986), che una lunga catena che ha finito col il minerale (l’uranite) è convocato formare la sostanza vivente, l’ani- chimico e del lavoro di scrittore: una simmetria, “mettere qualcosa al percepiva appunto significati uma- da Queneau a ricordo – commen- dride carbonica, “la materia prima entrambi i mestieri si svolgono sot- posto giusto” (su questo punto fon- ni nella materia. Nel capitolo Piom- terà Primo Levi – della “fatica epi- della vita”. to il segno della saggezza del fare, dante si rilegga la poesia di Levi dal bo arriva a dire che, come l’antico ca dei Curie, che dalla pechblenda trasmutatore di metalli, il chimico Il libro va letto come figura della entrambi sono visti come lavoro titolo L’opera). complessità o se volete della con- pratico, manualità. Tesserà nella Scrivere, come lavorare, è un ha condotto all’isolamento del è una sorta di mago, lo scopritore Radio”, fatica che “aspetta invano del fondo oscuro, dei misteri che traddizione. Così come lo è del Chiave a stella le lodi della “mano procedere da uomo-fabbro, è un il poeta che la sappia narrare”. la natura conserva, la sua ricerca è resto, e spesso, e contraddittoria- artefice”, quasi di darwiniana me- incontro la concretezza e invenzio- moria, che “fabbricando strumenti ne. Così come lo è stato l’incontro mossa da “qualcosa di più profon- mente, la scrittura di Levi: scrittura [email protected] do, una forza come quella che guida tersa, nitida e sobria che si concede e curvando la materia, ha tratto avvenuto nel Sistema periodico tra i salmoni a risalire i nostri fiumi, o però a coppie o terne aggettivali im- dal torpore il cervello umano”. La- “le due culture”, in un libro che ha G. L. Beccaria è professore emerito di storia le rondini a ritornare al nido”. Nella prevedibili, e agli ossimori; l’asim- voro pratico e scrittura, dicevamo, cercato di trasformare la scienza della lingua all’Università di Torino materia pulsa un “cuore”: quello per metria del mondo, il suo groviglio, esempio che la distillazione ricava. si affratella per via retorica (lo nota- Levi ha scritto pagine bellissime sul va già Cavaglion) con l’asimmetria distillare, che nasce da una purifi- stilistica per eccellenza che domina Per non bestemmiare la speranza cazione che raccoglie il cuore della la scrittura del libro, l’ossimoro ap- materia, la sua purezza, ripetendo punto, figura amatissima da Levi: è di Mariolina Bertini “un rito ormai consacrato dai se- la sua “figura regia, per frequenza e coli, quasi un atto religioso, in cui qualità” (Mengaldo). Questa con- GLI INTELLETTUALI/SCRITTORI EBREI poeta (Almut Seybert) e l’ approccio parodico da una materia imperfetta ottieni traddittorietà, o complessità, non E IL DOVERE DELLA TESTIMONIANZA al sacro in Se questo è un uomo (Alberto Cava- l’essenza, l’usía’, lo spirito”. È vero troviamo così rilevata negli altri In ricordo di Giorgio Bassani glion). Tra i contributi in cui è centrale l’elemen- che “Levi non sente alcuna attra- grandi scrittori che hanno toccato a cura di Anna Dolfi, to biografico, spicca la magistrale ricostruzione zione per gli angoli torbidi della temi di scienza: Gadda o Calvi- pp. 736, € 24,90, di Anna Baldini, che inserisce il rapporto di Levi coscienza” (Segre), “il pozzo buio no. Si veda soltanto il racconto di Firenze University Press, Firenze 2017 con il mondo ebraico-orientale nel panorama dell’animo umano” (La ricerca Gadda dal titolo Azoto o altre sue culturale degli anni ottanta. La genesi di Se non delle radici), ma identica reazione pagine: in Gadda scienza e tecnica uesto volume, nato per celebrare il centena- ora, quando? si chiarisce se considerata alla luce egli non ha di fronte alla materia. sono (lo ha scritto di recente ancora Qrio della nascita di Giorgio Bassani con una dei dibattiti che vedono Cesare Cases smitizza- Rileggendo con attenzione l’intera Mengaldo) “soprattutto un propel- serie d’interventi intorno al tema della memoria re con verve illuminista l’immagine, veicolata opera di Levi, si colgono insolubi- lente linguistico, uno fra i tanti ser- della Shoah, va molto al di là delle intenzioni ori- con tanto successo da Roberto Calasso e dall’A- li contraddizioni tra la razionalità batoi del suo indistricabile ‘ghiom- ginarie. Evidentemente l’argomento prescelto ha delphi, di una cultura ebraica estranea alla storia, del Levi illuminista che celebra la mero’ (gomitolo) plurilinguistico”, funzionato da catalizzatore e ha suscitato un fitto felicemente chiusa nel culto sapienzale della Veri- sistemazione dell’ordine nel caos, in Levi invece la ricchezza termino- dialogo tra studiosi che è andato allargandosi in tà. Di grande interesse, in un’altra sezione, anche e il Levi cui preme approfondire logica e metaforica che gli offre la diverse direzioni. Cercherò di indicarne alcune, il dialogo di Primo Levi con Natalia Ginzburg il tema del disordine, dell’oscuro e scienza serve, diversamente da Gad- premettendo che la ricchezza dell’opera è tale da a proposito della tragedia di Monaco del 1972, dell’ibrido. Nel Sistema periodico è da, per creare un impasto totalmen- rendere impossibile, nell’ambito di una recensio- dialogo ricostruito eccellentemente nel suo con- difatti centrale il tema dell’impuri- te antiespressionistico. O si prenda ne, una descrizione esauriente. testo da Domenico Scarpa. tà, della materia fermentante, fonte Calvino ultimo, che ha come perno Non stupisce, dato il punto di partenza, che Accanto ai due grandi blocchi monografici e origine di vita (“Così fa la natura: del narrare la matematica e la geo- la sezione dedicata a Bassani sia particolarmente consacrati a Bassani e a Levi, Anna Dolfi ha orga- trae la grazia della felce dalla putre- metria; in Calvino la scienza, anno- ricca di rari documenti e testimonianze inedite. nizzato in quattro sezioni gli altri interventi, che dine del sottobosco, e il pascolo dal ta ancora Mengaldo, “apre la strada Al centro, la poetica dello scrittore, su cui riflet- spaziano dal mito romantico dell’ebreo errante letame”). E penso ad Azoto, raccon- al gioco, alla combinatoria, mentre tono Anna Dolfi, Gianni Venturi, Pietro Benzo- ai graphic novel sulla Shoah. Si aprono davanti to intorno all’idea quasi alchemi- il modello chimico apre la strada, in ni: il suo sforzo per “dar voce ai morti” di là dal al lettore prospettive d’impressionante diversità: ca di ricavare un cosmetico da un Levi, alla fantascienza” (basti pen- cuore, attraversando la sterminata necropoli della non c’è un’unica lingua per la letteratura ebraica, escremento. sare alla meravigliosa Quaestio de storia. È una poetica segretamente convergente non c’è un’unica identità e un’unica tradizione Il tema dell’ibrido: anche l’uomo Centauris). La matematica in Cal- con la poetica dell’indicibile di Paul Celan, come che accomuni Bruno Schulz e Giacomo Debene- è creatura ibrida, argilla impasta- vino (lo scrive sempre Mengaldo) sottolinea Guillaume Surin in un saggio che è tra i detti, Elias Canetti e Paul Celan, Iréne Némirov- ta di spirito (rimando a pagine di “logicizza la fantasia e la raffredda più intensi e originali del volume. Altri interventi sky e Natalia Ginzburg. Soltanto il dovere della Lilìt). Levi stesso si sente un ibrido, entro stampi compatibili con la investono la biografia e la genesi delle opere mag- memoria si impone senza eccezioni, così come “un anfibio”, “un centauro”. L’idea ragione”, la chimica invece, in Levi, giori, come le pagine di Portia Prebys sul ruolo lo esprimono le parole di Debenedetti nel 1945: dell’ibrido, dell’asimmetria primi- “ne stimola il vitalismo, la ricerca di della città etrusca di Cerveteri nell’immaginario “Se l’umanità passerà insensibile sui suoi morti, genia della materia come motore di tutti i possibili all’interno e all’e- del romanziere e le lettere degli anni della guerra se calpesterà quella trincea degli ebrei, se disco- vita è un tema in lui quasi ossessivo. sterno” del “mondo delle cose che presentate da Paola Bassani. Egualmente varia è la noscerà il significato che s’esala, che sale da quel Soltanto la simmetria infranta, l’e- esistono”. In Levi sia nei contenuti sezione dedicata a Primo Levi. Getta luce su sno- sangue e da quel dolore, non sappiamo quello che quilibrio rotto è condizione per la sia nelle forme della scrittura han- di dell’opera che non sono tra i più frequentati, il domani sarà per riserbarci. Avremmo bestem- nascita della vita. La vita nasce dal- no convissuto il lucido razionalista come il peso del concetto di “zona grigia” nel Levi miato la speranza”. le tensioni tra ordine e disordine. e la persona groviglio di desideri, Diversi punti del Sistema periodico di sogni. Penso a quanta parte ha N. 3 26 Speciale Primo Levi primis), amici e conoscenti, oltre Un lavoro non inteso come sfrut- Un misto di serietà a documenti di archivio. L’opzio- Cucire con le parole tamento e alienazione, secondo i ne di ricerca è formulata esplicita- toni dominanti nella cosiddetta e dolcezza mente nella prefazione: “Sin dall’i- e pensare con le mani “letteratura industriale” degli anni nizio decisi di costruire una vita di settanta, ma come fattore identi- di Mario Porro Primo Levi che non fosse rintrac- di Francesco Cassata tario e continua sfida conradiana ciabile nei suoi libri. Mi sembrava con la natura. Come le avventure Ian Thomson disonesto, oltre che pericoloso, ri- ALBUM PRIMO LEVI dell’impegno politico: sarà qui, in del montatore di gru Tino Fausso- calcare le sue parole in una biogra- a cura di Roberta Mori Valle d’Aosta, nei pressi di Amay, ne di La chiave a stella, uscito per PRIMO LEVI e Domenico Scarpa che, nel dicembre 1943, Levi sarà Una vita fia”. Thomson si astiene dall’inter- Einaudi nel 1978, o come l’epopea pp. 342, € 60, arrestato dai fascisti. E il rapporto ed. orig. 2002, trad. dall’inglese pretare i testi leviani, conserva una dei marinai-ingegneri della piatta- meritoria discrezione, quasi a voler Einaudi, Torino 2017 tra dimensione materiale e rifles- forma petrolifera Castoro sei della di Eleonora Gallitelli, pp. 818, € 35, sione etico-epistemologica si trova Utet, Torino 2017 rispettare la reticenza che Levi ha Saipem, raccontata da Levi nel messo in atto fin dalle pagine diSe urato da Roberta Mori e Do- anche al centro della cultura del 1980, evocando Melville e Verne. menico Scarpa e figlio della questo è un uomo. Caso esemplare è C lavoro espressa da Levi. Nella sua Last but not least, l’Album Pri- iconoscimento del grande mostra itinerante organizzata nel il passo in cui, nella notte che pre- eterogeneità, la sezione Pensare presenta al suo interno valore storico, letterario e 2015 dal Centro Internaziona- mo Levi R cede la partenza dal campo di Fos- con le mani è tra le più significa- le tavole dell’artista Yosuke Taki, morale del più lucido testimone le di Studi Primo Levi di Torino, soli verso Auschwitz nel marzo del tive dell’approccio metodologico della Shoah, nessun altro autore l’ è in realtà un ispirate al racconto Carbonio, e, in Album Primo Levi adottato dall’Album ed è proba- della letteratura italiana ’44, i prigionieri cedono al deside- ibrido. Di quelli – ver- appendice, due sezioni piuttosto bilmente anche la più del secondo Novecen- rio di dare un ultimo rebbe da dire – che sa- utili dal punto di vista didattico: to può contare su una saluto alla vita: “Molte rebbero piaciuti molto suscettibile di ulteriori una topografia dei luoghi essenzia- mole così imponente cose furono allora fra allo stesso Levi. Si tratta sviluppi sul piano della li nella vita di Primo Levi, a Tori- di indagini biografi- noi dette e fatte: ma di infatti, innanzitutto, di ricerca. In queste pagi- no e nel Piemonte-Valle d’Aosta, e che, svolte da autori queste è bene che non un originale strumento ne, la narrazione muove una cronistoria per immagini, che stranieri. Alla biografia resti memoria”. I bio- di divulgazione scien- dalle sculture zoomorfe ha inizio nel 1919, data di nascita di Myriam Anissimov, grafi ci dicono che Levi tifica, che attinge alle in filo di rame – auten- di Levi, e si chiude nel 2011, con Primo Levi (1996, Bal- passò la notte accanto a acquisizioni più recenti tica passione di Levi – e l’assegnazione del nome Primolevi dini & Castoldi, 1999), Vanda Maestro (che da della storiografia e della dai disegni sul primo pc al pianetino 4545 (in orbita tra sono seguite nel 2002 Auschwitz non sarebbe critica letteraria su Levi utilizzato dallo scritto- Giove e Marte) da parte dell’Inter- Il doppio legame. Vita tornata), la stessa don- per presentare, con uno re negli anni ottanta, national Astronomical Union. di Caro- di Primo Levi na a cui allude il passo stile accessibile e sin- per giungere ai quader- le Angier (Mondadori, 2004) e la [email protected] relativo al viaggio in treno. “Accan- tetico, un materiale iconografico ni di laboratorio sulle cotture delle biografia di Jan Thomson, Primo to a me, serrata come me fra corpo assai prezioso (oltre 400 immagini vernici, e agli scritti specificamente Levi. Una vita, ora tradotto da F. Cassata insegna storia contemporanea e corpo, era stata per tutto il viag- in larga parte inedite), arricchito dedicati da Levi al tema del lavoro. all’Università di Genova Utet. Anissimov giocava sull’ossi- da costanti – e anch’essi mai banali moro del sottotitolo, “la tragedia gio una donna. Ci conoscevamo da molti anni e la sventura ci aveva – riferimenti a documenti di archi- di un ottimista”, per mettere in vio, corrispondenze, scritti rari. colti insieme, ma poco sapevamo I libri evidenza come il suicidio di Levi A partire da un confronto serra- l’uno dell’altra. Ci dicemmo al- finisse per smentire la sua fiducia to con le fonti, l’Album prende le Da Primo Levi alla generazione dei “salvati”. Incursioni critiche nella laica nella ragione e nella scienza. lora, nell’ora della decisione, cose mosse dalle immagini stesse – so- letteratura italiana della Shoah dal dopoguerra ai giorni nostri, Atti La biografia di Angier riprendeva che non si dicono fra i vivi”. prattutto fotografie, ma non solo, del Convegno Internazionale, Zurigo 10-11 maggio 2016, a cura di la metafora chimica del “doppio Oggi sappiamo bene quanto anche disegni, caricature, coperti- Sibilla Destefani, La Giuntina, Firenze 2017 legame” – titolo di un libro incom- l’apparenza autobiografica delle ne, graphic novel – per tracciare Matteo Mastragostino e Alessandro Ranghiasci, Primo Levi (graphic piuto di Levi – per ipotizzare una pagine leviane nasconda un la- percorsi tematici trasversali nella novel), Becco Giallo, Padova 2017 profonda ambivalenza psicologica voro di profonda rielaborazione biografia e nell’opera di Primo la cui origine sarebbe nel rapporto della verità in vista della finzione Levi. Ne emerge una figura viva, Martina Mengoni, Primo Levi e i tedeschi, Einaudi, Torino 2017 esclusivo, ai limiti del patologico, narrativa. L’episodio narrato nel complessa, sfumata, ben lonta- Federico Pianzola, Le “trappole morali” di Primo Levi. Miti e fiction, instauratosi con la madre. Con- capitolo “Vanadio” in Il sistema na da quella visione monolitica Ledizioni, Milano 2017 vinta che l’esistenza dello scrittore periodico – indagato da Marco e banalizzante, tutta schiacciata torinese nascondesse un mistero Belpoliti, in Primo Levi. Di fronte sul ruolo del Levi-testimone, che Mario Porro, Primo Levi. Profili di storia letteraria, il Mulino, Bolo- da svelare, Angier ha compiuto e di profilo (Guanda) – costruisce continua a circolare nel dibattito gna 2017 un’opera di scavo, da lei stessa pa- un caso investigativo, una detecti- pubblico. Il denso capitolo centra- Riga n. 38, Primo Levi, a cura di Mario Barenghi, Marco Belpoliti e ragonata al lavoro dell’archeologo ve story della professione chimica, le intitolato Auschwitz e dedicato (metafora cara a Freud), per por- Anna Stefi, Marcos y Marcos, Milano 2017 per non rivelare come lo scrittore all’esperienza e alla memoria della tare alla luce il condizionamento fosse riuscito a ritrovare, con l’aiu- deportazione, appare qui non a Giusi Baldissone, L’opera al carbonio. Il sistema dei nomi nella scrittura provocato dall’irrisolta e repressa to di un’amica tedesca, il Doktor caso incastonato tra due sezioni di Primo Levi, FrancoAngeli, Milano 2016 relazione con la sessualità e con – rispettivamente Müller, l’unico fra i chimici della Cucire molecole le donne. Così, il silenzio (o il pu- e – che contribuisco- Buna ad avergli dimostrato un mi- Cucire parole dore) di Levi, tratto saliente della no ad ampliare notevolmente la mentalità di Torino e del Piemon- nimo di rispetto. Thomson non prospettiva di analisi: da un lato, te, assume per la biografa il valore vuole trovare conferma ad un tesi, la centralità – etica ed estetica – di un indizio, se non di un sintomo non si erge a scrutatore d’anime; della chimica per Levi, indagata di rimozione. Angier si affida a “se- segue con linearità diacronica le lungo un arco temporale lungo, greti testimoni”, cela l’identità di tappe dell’esistenza di Levi, con dagli anni dell’università a Torino, alcuni conoscenti sotto pseudoni- l’unica eccezione del capitolo ini- attraverso il Lager, fino alla lunga mi, scorge in alcune pagine leviane ziale dedicato alla morte (tema esperienza di direttore tecnico del- riferimenti a questioni private. ripreso nel penultimo, il cui titolo, la SIVA, una fabbrica di vernici, Uno degli interpreti più sensibili “Gli ultimi sei giorni”, riecheggia negli anni cinquanta e sessanta; dell’opera di Levi, Robert Gordon, il titolo del capitolo conclusivo di dall’altro, il ruolo – nazionale e docente a Cambridge, ha osserva- SQU, “Gli ultimi dieci giorni”). internazionale – di scrittore: il to che l’opera di Jan Thomson co- Qui il biografo lascia che a parlare gusto per la sperimentazione lin- stituisce un esempio pressoché op- siano le relazioni della polizia e del guistica, l’interesse precoce per posto di lavoro biografico (si veda patologo, il quale ricorre al termi- la fantascienza, l’esperienza degli The Battle of the Biographers: Pri- ne “precipitazione dall’alto” come allestimenti teatrali di alcune sue mo Levi and ‘Life-Writing’, saggio causa della morte, la stessa formula opere, l’impegno come traduttore raccolto in Biographies and Auto- usata decenni prima per il suicidio di Franz Kafka. , a cura biographies in Modern Italy del nonno paterno. Il modello di In qualche modo simmetrici di Peter Hainsworth e Martin Mc appaiono anche gli altri due capi- questa pregevole biografia è l’in- Laughlin, Routledge, 2007). Nel toli, dedicati rispettivamente alla dagine di un detective che cerca 1986 il ventiquattrenne Thomson vita di montagna e alla cultura intervistò Levi, lo trovò “cordiale e di fare chiarezza sugli eventi, affi- del lavoro. La montagna è infatti coinvolgente, un misto di serietà e dandosi anche alle voci di quanti vi il luogo del contatto fisico con gli dolcezza”. Di lì prese avvio un’in- hanno partecipato. elementi naturali, del confronto dagine che giunse a raccogliere [email protected] etico con la materia, delle amici- più di trecento testimonianze, di zie più intense, dell’evasione dalla parenti (la sorella Anna Maria in M. Porro è insegnante di filosofia realtà ma anche, successivamente, N. 4 27

quale Giovanni si muove, un senso di claustrofobia e di mi- sembravano per sempre fissati in una certa icona, in un Il suono di niente naccia incombente. E la reiterazione insistita, con parole e profilo marmoreo”. Sinatti si inserisce infatti con grazia intere espressioni di un linguaggio volutamente dissonante, e sapienza negli interstizi del mito, in quegli angoli an- di Franca Cavagnoli contribuisce a ribadire l’inesorabile urgenza del racconto e cora bui dove la sensibilità dell’autore moderno riesce a il rovello mentale del protagonista consumato da una scon- cogliere nuove prospettive da cui guardare a storie uni- Andrea Esposito finata melanconia. versalmente note. VORAGINE Nella sua “solitudine tremenda e senza scopo, minata dal Non solo, ma il lettore colto – con le cui conoscenze pp. 191, € 19, freddo, dalla fame e dalla malattia”, pur temendo “quello l’autore gioca costantemente – non mancherà di notare il Saggiatore, Milano 2018 che le storie nascondevano perché sembrava dilagare oltre le la ricerca erudita che precede la narrazione. In Odisseo storie e spalancare un vuoto intorno al suo corpo”, Giovanni figlio di Sisifo o nella centralità accordata a figure tradi- na tavolozza di bianchi, di gri- avanza su una scena beckettiana tra macerie e rifiuti, su fiu- zionalmente minori come Epipola o Palamede si legge in Ugi, di neri e di viola per descri- mi divenuti ormai lastre di ghiaccio, in un gelo che tutto av- controluce la consapevole padronanza di varianti narra- vere un paesaggio metafisico: città volge “in una sorda costanza”, senza smettere un solo istante tive raccolte da autori antichi meno canonici di Omero con resti di palazzi sventrati, facciate di testimoniare la sua visione dei destini ultimi dell’umanità e dunque meno note al grande pubblico. Ma tale studio come superfici di specchi scoppiati, e del mondo. non affiora mai al livello testuale, né appesantisce il rac- interni simili a “gengive cave”, pez- conto dandogli una sfumatura erudita. L’autore è infatti [email protected] zi di lamiera ovunque. Campagne abile a sfruttare questa stratificazione come potenziale espressivo del mito, che riesce così a stupire maggiormen- annerite e devastate, spazzate da un F. Cavagnoli è scrittrice e traduttrice vento “di ferro e sabbia” che spiana te grazie a questi minuti e fondamentali cambiamenti. e a poco a poco erode ogni cosa. In- Il merito del romanzo non è però racchiuso nella sola cendi perpetui, e la cenere che cresce riproposizione di versioni oscure e note solo ai filologi di giorno in giorno, una sconfinata classici. Anche nella narrazione di episodi canonici del- valle di ceneri che ricopre la terra nera e secca. Voragine, il la tradizione mitologica greca Sinatti riesce a presentare romanzo d’esordio di Andrea Esposito, finalista della XXX una versione che affascina grazie al costante emergere di edizione del Premio Calvino, si dipana in scenari lirici e un’umanità sofferta, capace di problematizzare le grani- spettrali come nei quadri di Kiefer. tiche esistenze degli eroi. Grazie a questo meccanismo La luce, livida, è invece quella dei film di Antonioni – la di abbassamento umano del grado eroico dei personaggi luce di fine millennio “nell’aria bianca sulle strade di ghiac- Achille cessa di essere lo spietato guerriero omerico per cio e neve”, oltre le quali si spalanca il vuoto della fine del divenire un giovane ossessionato dal pensiero del dolore mondo. Una immensa voragine che inghiotte tutto: perso- e della morte, la codardia di Menelao appare come una ne, animali, cose, nomi che nessuno più sa ricordare e che si costante difficoltà di incontro con l’altro e di scendere a perdono nell’amnesia individuale e collettiva. Di questa as- patti con la vita, così come commuove ancora una volta senza di senso in cui sprofonda il mondo Giovanni, il prota- l’immagine di Ifigenia che cammina spensierata incontro gonista, si fa testimone e nel suo peregrinare ce la restituisce alla sua morte. Gli dèi rimangono sullo sfondo di vicende goccia a goccia. Comincia a farlo dalla morte del padre, un che si sviluppano principalmente negli incontri tra uo- artista folle e violento che oscilla sempre “tra bestia e cosa”, mini: illuminazioni improvvise come quella tra Penelope dedito “nel suo torvo zelo” a costruire “cose strane e senza e Odisseo, giuramenti nefasti come quello che conduce senso”, sculture fatte di ferraglia, di cavi e di tubi, e dalla alla guerra e terribili vendette come quella di Clitemne- scomparsa del fratello, lasciato morire di freddo dal padre. stra. Recuperando la lezione della tragedia in un contesto È allora che Giovanni, cacciato dalla baracca in cui vive, si prettamente omerico, su tutti si impone l’inesorabilità di allontana dalla borgata dove è cresciuto, tra le rotaie morte un destino tanto inevitabile quanto continuamente pati- della ferrovia e le mura di un acquedotto romano, poco lon- to: come il lettore vede dispiegarsi sulla pagina una storia tano dallo sfascio, la discarica presso la quale prima lui poi il Il lato umano del mito classico di cui probabilmente conosce già l’esito, così gli eroi as- padre hanno lavorato. sistono alla progressione delle loro vite come spettatori Nel suo errare attraverso un paesaggio che trascende la di Salvatore Renna di una rappresentazione in cui, per quanto si dibattano, realtà sperimentale, lungo il fiume e per “campi spenti”, in non hanno possibilità di incidere in profondità. un mondo glaciale sempre più infido dove si aggirano cani Cesare Sinatti Grazie a questo trattamento tematico, che si accompa- gna ad una lingua controllata, incisiva e che non manca pronti a sbranare chiunque e a sbranarsi tra loro, e dove “il LA SPLENDENTE suono di niente che ha sostituito il vento riempie l’aria in- di intensi sprazzi lirici, il mito classico emerge ancora pp. 238, € 16,50, torno a lui”, Giovanni assiste a sparizioni, uccisioni, suicidi, una volta come lo strumento in grado di sondare le veri- all’assedio della città, alla follia che ormai tutto pervade in Feltrinelli, Milano 2018 tà più profonde della dimensione umana, esprimibili at- un crescendo irrefrenabile di pazzia, angoscia, paura. Poi ar- traverso la risemantizzazione di quelle vecchie storie che miti e gli eroi sono tornati. riva l’acqua, a cui non sembra più possibile sottrarre terra e già ai tempi di Platone le balie raccontavano ai bambini E non sono mai stati così vi- memoria: “E vede l’acqua d’acciaio gonfiarsi al centro e ai “I greci. Nonostante il tempo passato e le innumerevoli ri- cini”. Con queste parole la fascet- bordi. La vede uscire in piccoli schizzi e ondate. Cammi- scritture, tra la bellezza di Elena e la polvere di Troia, tra ta promozionale accompagna la na tra le pozze e ne respira le gocce. Dietro di lui il fiume l’ingegno di Odisseo e la furia di Agamennone il lettore che cresce si raccoglie in onde bianche e si getta avanti”. prima edizione de La splendente moderno potrà trovare in questo testo qualcosa che con- Solo la parola pare sottrarsi alla furia degli elementi, e ogni di Cesare Sinatti, pubblicato nei tinua a promanare fascino. “Narratori” di Feltrinelli. A voler tanto Giovanni racconta frammenti di apologhi, seguito da [email protected] un’ombra e spronato da una voce, forse la voce narrante che essere pignoli bisognerebbe però precisare che le storie mitiche di tanto in tanto si palesa e lo esorta a testimoniare: “Non S. Renna è dottorando in letterature comparate sono niente se non la voce che deve dire queste parole”. di eroi e dèi greci non sono mai presso le Università di Bologna e dell’Aquila Giovanni non giudica e non ha messaggi, perché non è scomparse dall’orizzonte delle più questo il suo compito. Nell’insensatezza di un mondo dove diverse forme artistiche: non dal cinema e dal teatro, né ogni cosa ormai è fioca nella memoria – “un’insensatezza tantomeno dalla letteratura che, in Italia e non solo, tor- che è costruzione e sfacelo” – deve solo testimoniare, anche na ripetutamente a leggere e riscrivere l’immenso patri- se non vuole. È costretto a farlo fino alla fine poiché ha un monio di storie antiche. dono raro – vede qualcosa che nessuno vede. E chi legge il La densa sovrapposizione di rielaborazioni che ormai libro sa che non può non credergli, perché, com’è scritto nel da millenni governa lo sviluppo del mito rappresenta per Vangelo: “Quest’è quel discepolo, che testimonia di queste lo scrittore moderno un’opportunità e un’insidia al tem- cose, e che ha scritte queste cose: e noi sappiamo che la sua po stesso: se da un lato le moltissime versioni successive testimonianza è verace”. Come il discepolo prediletto di a quelle antiche appaiono come un bagaglio tanto tradi- Gesù, Giovanni è stato scelto per essere il testimone della zionale quanto stimolante con cui dialogare, dall’altro è fine dei tempi e per sottrarre al nulla la narrazione di ciò che sempre presente il rischio di produrre una nuova versio- fu: “Questo ho visto, questo gli ho raccontato”. ne zoppicante, stanca e – forse ancora peggio – erudita Andrea Esposito imprime alla storia di Giovanni un rit- dei miti alla base della cultura occidentale. mo percussivo grazie a una paratassi esasperata che incalza Giocando con personalità su questo pericoloso confi- chi legge, comunica ansia fin dalla prima pagina e non la- ne si impone l’opera prima dello scrittore, che torna a scia scampo. I periodi sono brevi, a volte brevissimi, e giu- narrare le imprese condotte da Agamennone, Menelao, stapposti, in una suggestiva assenza di gerarchia perché le Achille e Odisseo nei lunghi anni di assedio della città di cose accadono e basta. Nulla è subalterno o secondario in Troia. Come saggiamente sottolineato dal comitato di questa narrazione di grande forza visionaria e dall’intenso lettura del Premio Calvino 2016, in cui La Splendente potere evocativo dovuto all’accostamento stridente di og- è stato finalista, il testo è la “prova straordinaria di un getti inconsueti. Ogni scheggia di racconto è ugualmen- giovane autore che rivela una conoscenza profonda della te importante, e l’assenza di un rapporto di supremazia e mitologia, dell’epica e della tragedia greca”, mentre “ciò subordinazione nel periodare comunica, non meno della che sorprende in questo inusuale romanzo è la capaci- landa desolata con il suo diffuso senso di tragedia dentro la tà di far rivivere in maniera originale personaggi che a cura del Premio Calvino Pagina N. 4 28 Letterature Per chi devo prendermi il colpo di grazia? Una laica misura della natura umana di Anna Chiarloni di Andrea Brondino

Siegfried Lenz remote dell’oblio, di non esserci più”. Saul Bellow dia a ogni costo, l’ironia senza pietà; e ne motiva ampiamente i limiti. Questi e altri miti sono su- IL DISERTORE Il primo ad arrendersi è Wolfgang, TROPPE COSE A CUI PENSARE detto Pandilatte, il più giovane e colto Saggi 1951-2000 perati in favore di una scrittura che per esistere ed. orig. 2016, trad. dal tedesco del gruppo, che sa riconoscere nei par- deve parlare di vita (senza perdersi tuttavia nei la- di Riccardo Cravero, pp. 268, € 17,50, ed. orig. 2015, trad. dall’inglese di Luca Briasco, birinti filosofici del concetto di esperienza); deve tigiani un comune elemento di classe: pp. 356, € 20, Neri Pozza, Vicenza 2017 essere entertaining e ricca di humour (quante pa- “Sono calzolai, contadini, falegna- SUR, Roma, 2017 mi – poveri cristi proprio come noi”. gine si spendono sulla tradizione ebraica!), senza critto nel 1951 e rintracciato tra risultare sarcastica; deve farsi comprensiva e mi- Una presa di coscienza che assolve il n , traduzione italiana le carte inedite di Lenz (1926- Troppe cose a cui pensare sericordiosa per rappresentare al meglio e smussa- S passaggio al fronte nemico dall’accu- dell’antologia americana There Is Simply Too 2014), il romanzo è passato attraverso sa di tradimento della patria: pur nel I re, quando possibile, le brutture dell’uomo. una complessa trafila edi- Much to Think About. Collected Nonfictiondel tormento etico della scel- 2015, il lettore apprezza una sequela di inter- Bellow battaglia poi con le interpretazioni toriale. Opportunamente ta – “Sì, sono un giuda”, “profonde”, ovvero con quelle letture resistenti inserita in appendice, la venti che Saul Bellow ha disseminato nell’arco ammette Pandilatte in- della sua lunga carriera, nei più diversi contesti e alla lettera del testo; talvolta oltremodo argute, vicenda del manoscritto, calzato da Proska – Lenz certo, ma alla ricerca incessante e spesso ingiusti- ripetutamente rimaneg- nelle più diverse occasioni. Al di là delle distanze salva questa figura di gio- cronologiche e dell’apparente varietà di conte- ficata di simboli e significati nascosti che i critici giato, respinto nel 1952 vane coscritto facendone inventano anziché scovare. Egli ridimensiona an- e pubblicato nel 2016, nuti, i temi dei ventuno saggi presenti nel libro l’alfiere di un pacifismo si intrecciano e dialogano (di più: si rafforzano) che il concetto stesso di stile, agitando gentilmen- ci dice quanto sia stato “capace di preparare un te ma polemicamente il fantasma di Flaubert: se difficile per i tedeschi -af l’uno con l’altro, dando così vita a una raccolta futuro in cui poter trovare dotata di una propria riconoscibile coerenza in- non vi è sentimento, se non vi è tensione etica, frontare nel dopoguerra un giorno rifugio”. Sono la pulsione estetica di una scrittura pur grandiosa il tema della diserzione. terna. Le sorprese per il lettore sono felicemente pagine a tratti affrettate, poche: nei saggi si confermano infatti i motivi resta comunque vana. Eppure si tratta di un in cui si sente il sapore Un letterato antiletterario, quindi? Troppo fenomeno di dimensio- fondamentali della sua scrittura (l’uomo e la vita; del rimaneggiamento ex-post, tanto semplice. In Troppe cose a cui pensare, le pagine ni enormi: oltre 30.000 furono le la letteratura come miglior mezzo d’espressione più evidente quando nel capitolo im- e di rappresentazione della realtà), a dimostrare migliori sono forse quelle dedicate al maestro He- condanne a carico dei disertori nella mediatamente successivo, il decimo, mingway, al giovane Philip Roth (di cui è anche Wehrmacht, una cifra ancora più che fra il Bellow romanziere e il saggista non vi è troviamo Proska ormai aggregato alcuna linea di discontinuità. antologizzata un’intervista allo stesso Bellow), a eclatante se si confronta col numero ai partigiani in missione agli ordini Ralph Ellison e ad altri colleghi emergenti della delle condanne – appena 140 – ne- Alla ricerca di una definizione di umanesimo, dell’Armata Rossa, deciso a eliminare letteratura americana e non (fra cui Solženicyn). gli eserciti alleati. Prevaleva tuttavia o meglio, di uomo tout court, Bellow sostiene “l’infame cricca” hitleriana. Un cam- Oltre i suoi rifiuti e le mancate riverenze all’ege- nella Germania di Adenauer, incline che compito della letteratura è quello di stabilire bio di fronte ricompensato dall’amo- monia culturale del tempo, Bellow salva infine alla rimozione del passato e al riar- laicamente “una misura, una visione della natu- re di Wanda, ritrovata al seguito dei l’idea di forma (cioè di romanzo), senza la quale mo della nazione, l’idea del disertore ra umana” , per rispondere al quesito inevaso (e sovietici, e dalla certezza di essere “dal- nemmeno il più sincero degli umanisti può spera- come – nemico del popolo poco laico) del salmo 8: “Che cos’è l’uomo per- Volksfeind la parte dei giusti”, di quelli cioè che re di dare voce alle proprie istanze: “Alla resa dei in fuga dalle patrie bandiere, dunque ché te ne ricordi?”. Bellow rifugge perciò alcune “alla fine vincono sempre”. Ma Lenz conti, una postura corretta può tradursi solo nella un traditore. Solo nella narrativa, tentazioni proprie di una certa cultura del tempo: non indulge a un facile lieto fine. In la torre d’avorio, la metaletteratura, l’avanguar- soddisfazione che deriva dalla fedeltà alle forme”. soprattutto autobiografica, emerge questo “orizzonte di acciaio”, la serie di un diverso profilo del disertore, fino tragici equivoci di eco kleistiana che ad assumere tratti affini a quello del tempesta l’ultima parte segnala la vio- simulazioni, essere dentro o fuori il resistente, in quanto figura capace di lenza ormai incisa ovunque. Anche Se Cristo diventa una scelta consapevole, contrapposta sistema di massa è ormai solo un pro- nell’infanzia. Rimanda ai Jeux inter- blema di soglie etiche, non tanto di di fatto al regime nazista. Lenz, ar- quel gioco di bimba che massacra dits un placido oggetto decorativo realtà dei fatti, poiché i media sono ruolato appena diciassettenne nella la sua bambola davanti a Proska. Con ambiente avvolgente e ineludibile, marina, fugge nell’inverno del 1945 una differenza: se il francese René di Elena Lamberti funzionale a preservare lo in Danimarca dove si arrende all’e- Clément chiude con l’immagine pa- status quo dei rapporti di potere. Esserne con- sercito inglese. Studente di anglisti- cificata di Paulette e Michel immersi di quello che Noam Chomsky ha sapevoli, come accadrà alla signorina ca nella Amburgo del dopoguerra, nella natura, il tedesco Lenz a guerra Nathanael West chiamato “consenso senza consen- Cuorinfranti che quelle lettere ini- esordisce con Es waren Habichte in finita ci consegna Proska al centro di MISS LONELYHEARTS so” ( , il Saggiatore, zierà a leggere per davvero, costringe der Luft (C’erano avvoltoi nell’aria, un paesaggio umano devastato. È un ed. orig. 1933, trad. dall’inglese Sulla nostra pelle 2010). Con il suo romanzo, già negli l’intellettuale a scegliere, a sua volta, 1951), un romanzo ambientato negli uomo solo, che ha ormai scavalcato la di Cristina Iuli, con testo orig. a fronte, anni successivi alla Grande guerra, vita. Alla stazione, tra una folla disper- anni trenta West costringe il lettore per davvero. Qualcuno cercherà di pp. 232, € 16, a dubitare del fatto che la cultura di sopravvivere autosospendendosi dal affermandosi quale giovane speranza sa, il protagonista coglie lo sguardo Marsilio, Venezia 2017 di una nuova letteratura. Ma è col sprezzante di un camerata reduce dal massa sia veramente democratica sistema, come Jimmy in Manhattan e, cosa più importante, , che chiederà un passaggio Disertore che Lenz avvia quella che fronte. La diserzione è solitudine. Ma on potrebbe esserci Transfer sottolinea l’ambiguità sarà la riflessione portante della sua in una nazione come la Germania, momento migliore per andarsene, illusoriamente, lon- N del pernicioso rapporto tano. Altri, come la signorina Cuo- prosa – il duello con l’ombra del pas- orfana di un’esperienza diffusa di re- di oggi per rileggere Miss tra l’intellettuale e quella rinfranti, cercheranno redenzione in sato, come suggerisce il titolo di un sistenza interna, sarà proprio questa Lonelyhearts di Nathana- romanzo successivo (Duell mit dem scelta di rischiosa disobbedienza al el West, originariamente cultura. una fuga ultraterrena, grottescamente Schatten, 1953). nazismo a essere riletta, a partire dai pubblicato in un anno Nel romanzo, Miss Lo- mistica: un Cristo/Dio che sembra Come Lenz, il soldato Proska movimenti pacifisti degli anni settan- cruciale per la storia mon- nelyhearts non è così solo portare salvezza e speranza ma che si proviene dai Masuri, una regione di ta, come forma di contrasto rispetto diale e americana, il 1933. lo pseudonimo del gior- rivela essere nulla di più di un’icona foreste e acquitrini, e qui corre la li- al riarmo, come diritto individuale Mentre Hitler prende nalista che “risponde alle parodica quasi pop, una figurina d’a- nea del fronte orientale nella rovente di adesione alla vita. E oggi? Il diser- il poter in Germania e disperate lettere inviate vorio staccata “dalla croce alla quale estate del 1944. Asserragliato in un tore è una “miccia” viva, nota Helmut Franklin Delano Roo- alla sua rubrica da innu- era un tempo fissata”, un oggetto “pla- forte con un drappello che ha ormai Böttiger (“Die Zeit”, 3 marzo 2016), sevelt inizia il suo primo merevoli cuori solitari”, cidamente decorativo”. perso i contatti con la Wehrmacht, il che chiama di nuovo in causa la pre- mandato, un giovane au- ma diventa espressione Come giustamente ricorda Cristi- protagonista assiste al progressivo an- tesa innocenza di quei militari che, tore americano dà alle stampe un’o- metonimica della fragilità della massa na Iuli nella sua introduzione critica, nichilimento della propria esistenza: appellandosi al dovere di fedeltà alla pera sperimentale che porta in primo scorata che cerca risposte in un con- Miss Lonelyhearts deve però essere “Non so nemmeno più per chi sono bandiera, sono stati gli esecutori dei piano le crepe morali di una nazione fessionale pubblico, e anche di quella recuperato non solo per le riflessioni qui. Per chi devo prendermi il colpo crimini istituzionalizzati dalla Weh- che è, ormai, sempre più anche si- di chi, entrato per gioco o ambizione che ci propone sul mondo della co- di grazia? Per la Germania? Cos’è rmacht. Con un effetto da specchio stema e modello di organizzazione in quel sistema, ne rimane schiacciato. municazione di massa e della cultura la Germania, chi è?”. Lo sorregge la retrovisore, il romanzo, accolto con socio-economica. Un modello che si Non a caso del protagonista (maschi- popolare, ma anche per la sua “capaci- memoria di un breve incontro con entusiasmo dalla critica tedesca, getta consoliderà nel secondo dopoguerra, le) non sapremo mai il vero nome, tà di anticipare di oltre mezzo secolo Wanda, immagine di fascino intenso nuova luce sul destino di chi, come il quando il capitalismo liberal divente- per noi sarà sempre e solo la signori- alcune delle tendenze letterarie che e misterioso, ma al terrore di un attac- soldato Siegfried Lenz, ha disertato la rà la forma dominante, o comunque na Cuorinfranti, colei a cui la cosa è sarebbero poi state associate alle este- co dei partigiani polacchi si aggiunge divisa nazista tentando una via di fuga quella che uscirà vincente, nel breve sfuggita di mano e che è costretta da tiche postmoderniste e di fine Nove- la ferocia sorniona del caporale, il suo dalla barbarie. secolo americano. Un modello e un quelle corrispondenze a “riesaminare c ent o”. fiato allupato dall’alcol, le sporche sistema che si costruiscono anche a i valori su cui si fonda la sua vita” per [email protected] [email protected] urla di comando. Incombe nel forte partire da nuove forme di comuni- arrivare ad accorgersi che “è vittima e un’afa di morte, “uno struggente de- A. Chiarloni è professore emerito di letteratura cazione di massa capaci di guidare e non l’autore della presa in giro”. Nel E. Lamberti insegna letteratura angloamericana siderio di sprofondare nelle paludi tedesca all’Università di Torino orientare, nel tempo, la costruzione gioco perverso dei simulacri e delle all’Università di Bologna N. 4 29 Letterature una figlia che assiste l’anziano padre rivela senza mezzi termini la storia Il Cile non è solo in una casa di riposo e decide infine La soppressione dell’intricato rapporto con la moglie La notte di sequestrarlo per un ultimo viaggio Chiyoko – casalinga frustrata e rosa Bolaño insieme (Finché non si spegneranno le dell’amore dalla gelosia, la quale poco alla volta del gorilla stelle), un aspirante scrittore che inda- cova la sua vendetta – e la relazione di Vittoria Martinetto ga su un misterioso poeta ungherese di Anna Specchio segreta con X, che dichiara di amare di Alex Borio le cui tracce si perdono in Antartide alla follia ma che paradossalmente TINTAS (L’Antartide inizia qui), un padre che Natsuo Kirino decide di sacrificare e sopprimere al Horacio Quiroga Tredici racconti dal Cile punto da ridurla a una mera inco- impartisce lezioni di storia recente al IN IL DELITTO DELL’ALTRO trad. dallo spagnolo figlio L’educazione( ), ragazze che si gnita. Il tutto senza dimenticare di di Maria Cristina Secci, pp. 286, € 16, radono a vicenda nei bagni di scuola ed. orig. 2009, trad. dal giapponese dipingersi come un uomo infedele ed. orig. 1904, trad. dallo spagnolo gran vía, Narni TR 2017 in un rituale sadomasochista (Lame di Gianluca Coci, pp. 383, € 15,30, e codardo, un autentico farabutto, di Marino Magliani e Luigi Marfè, di rasoi), rapporti conflittuali e vio- Neri Pozza, Milano 2018 forse nel tentativo di espiare qualche pp. 135, € 12, e il genere racconto non è molto lenti fra due donne ( i), rapporti colpa. In un abile intreccio di verità Pellegrini, Cosenza 2017 Regn a regina del noir”: è in questi frequentato dai lettori italiani, a sensuali fra due uomini che lavorano e finzione, nel quale risulta molto S termini che nel nostro pae- meno che uno scrittore non si sia già in un’impresa di traslochi familiare “L arduo individuare dove finisca la pri- a produzione narrativa di Ho- affermato come roman- se siamo abituati a sentir parlare di ma e cominci la seconda, L’innocen- racio Quiroga trasuda fatalità (Fantasia), memorie di Kirino Natsuo, una delle L ziere (andamento di cui integrazione di immigrati te racconta di persone e percezione progressivamente maggiori rappresentanti realmente esistite, del- è responsabile in primis siriani in Cile (Gettarsi consapevole della fine imminen- della letteratura giappo- le quali si conoscono la nostra editoria), oltre- nella mischia) e il periplo te (dei rapporti, delle speranze, nese contemporanea. IN è nomi e cognomi – a ec- modo coraggiose sono di una coppia di giovani della vita). I personaggi che po- le antologie di racconti il suo nono lavoro a essere cezione, è ovvio, di X. senza fissa dimora che vive polano la raccolta di racconti Il di autori vari. Nel caso di tradotto in lingua italiana Che si tratti di un per- negli appartamenti pilota affrontano per- un continente letterario ma, a dispetto del titolo sonaggio immaginario, delitto dell’altro dei condomini in costru- sconfinato come quello enigmatico, sembra voler creato da Midorikawa corsi esistenziali inevitabilmente zione ( latinoamericano dove, Un mondo di cose sancire una volta per tutte al fine di giustificare la condannati a una fine dolorosa. ). com’è naturale che sia, fredde la rottura dell’autrice con distruzione del legame Idealmente il volume inaugura si pubblicano ogni anno Fra i tredici racconti il genere mystery. A rende- con la moglie? Difficile un percorso scritturale modulato un’enorme quantità di riuniti c’è una sostanzia- re Kirino famosa in tutto stabilirlo con certezza, sull’ineluttabilità della tragedia autori dei quali in Europa non arriva le differenza di temi e di il mondo è stato OUT ecco perché Suzuki (tragedia che è tratto distintivo che la punta dell’iceberg, ben ven- stili che non potranno convincere (Le quattro casalinghe di Tokyo, Neri Tamaki parte alla ricerca di informa- della biografia dello scrittore, il gano queste panoramiche locali per indiscriminatamente, tuttavia il letto- Pozza, 2003), un noir al femminile zioni sulla vita privata di Midorika- quale assiste nel 1915 al suici- dare almeno un assaggio di tali nuove re sarà invogliato a interessarsi a due in cui quattro donne si ritrovano im- wa Mikio. Da questo punto di vista, dio della moglie Ana Maria Ciré o meno nuove proposte. In genere la o tre di loro e a cercare di seguirne provvisamente coinvolte in un omi- IN riesce ad accontentare anche il per ingestione di veleno, la stessa cidio e sono costrette a evadere dai volenterosa operazione è compiuta le tracce dopo questa prima “prova lettore nostalgico della prima Kiri- morte che si infligge l’autore). campione”. Salvo scrittori che ap- propri schemi e ruoli. IN si presenta da qualche studioso o professore spe- no: i diversi capitoli del libro raccon- Il finale del primo racconto,La prezzavo e conoscevo come Andrea quasi come il suo opposto, fin dal cialista dell’area e magari quale risul- tano i progressi compiuti da Tamaki principessa bizantina, è in tal sen- Jeftanovic, Álvaro Bisama, Alejandro titolo: romanzo complesso e strut- tato di un laboratorio di traduzione nella sua avvincente indagine, anche so un metaforico ed emblematico Zambra o Lina Meruane (gli ultimi turato epifanicamente in una forma se questa non è imperniata sulla ri- com’è il caso di questo libro curato da epitaffio: “E rimase solo, a morire Maria Cristina Secci, alla quale va un due pubblicati in Italia), gli autori che metanarrativa, sonda dall’interno le soluzione di un assassinio, sebbene sulla sedia, quel fiore di nobiltà e meritato applauso. hanno catturato maggiormente la vite private di alcune figure legate al i protagonisti stessi dell’Innocente lealtà, inerme nell’azzurra notte Nel passare in rivista le mini bio- mia attenzione sono Gonzalo Baeza mondo dell’editoria. possano in qualche modo rientrare di Bisanzio, che velava l’agonia bibliografie degli autori che parte- di Il jab tutta la notte e Diego Zúñiga Il tema centrale è quello della sop- nelle classiche categorie dei carnefici cipano al volume si può notare che di Un mondo di cose fredde. Il primo pressione dell’amore. Ma non dell’a- e delle vittime. Poco alla volta, le vite del cavaliere franco Brandimar- l’arco generazionale è compreso fra il per il ritmo e l’efficacia descrittiva nel more normale tra due persone che di Midorikawa Mikio e quelle delle te di Brandel”. Il topos narrativo 1970 e il 1988 – abbracciando tutto trascinare il lettore, in questo caso let- vivono, o hanno vissuto, una regola- donne che hanno avuto a che fare della vita segnata dalla tragedia e l’arco della dittatura di Pinochet fino teralmente, sul ring della narrazione, re vita di coppia, bensì quell’amore con lui si incrociano con quella di dalla sconfitta irrompe in modo al plebiscito del “No” alla sua riele- riprendendo atmosfere degne di So- immenso, passionale, travolgente Suzuki Tamaki, la quale comincerà a esemplare nell’incipit del settimo zione – e che di questi tredici autori riano; il secondo, appena trentenne, e e indomabile del quale si vogliono scavare nei meandri del proprio ani- racconto Il secondo e l’ottavo nu- saggiare i limiti e tutte le possibilità, solo tre hanno già avuto la fortuna già vincitore di diversi premi nonché mo nel tentativo di sopprimere una mero: “Si tratta di due vite senza quell’amore che brucia e che lenta- di essere tradotti in Italia. Si tratta in selezionato fra i migliori 39 scrittori volta per tutte l’amore impossibile interesse, e la storia è semplice, mente consuma, corrode, distrugge sostanza dei figli di coloro che vissero latinoamericani sotto i quarant’anni, per Abe Seiji e risorgere. anche se la differenza di caratteri dall’interno chi non (o)sa domarlo. in prima persona il golpe e i colpi del per la valenza metaforica della vicen- Una Kirino geniale e agghiaccian- può suggerire forti complicazioni. pinochetismo, i quali hanno impiega- L’amore tra amanti. Quell’amore te, che con questo lavoro presenta da narrata, quella di due giovani vite clandestino che, a seconda dei casi, In breve, lui era un artista di circo, to del tempo prima di accorgersi di disorientate in una Santiago spettrale il primo volume di una ideale tri- senza futuro, e lei non aveva fami- avere una propria voce e una propria è necessario soffocare per continua- logia ispirata a grandi scrittori del fatta di cantieri e di speculazione edi- re a sopravvivere. Suzuki Tamaki, la glia”. La conclusione del racconto storia da raccontare, convinti di dover lizia, che non sembra promettere loro Novecento giapponese. IN prende è la spietata dimostrazione della raccontare quella dei loro genitori. scrittrice protagonista di IN, è osses- infatti spunto da Shi no toge (L’acu- alcun futuro. sionata da questo argomento al pun- condanna scritta “nelle stelle” dei È indubbio, tuttavia che scampoli Insomma il Cile non è solo Bolaño, leo della morte), romanzo del 1960 di quella storia compaiano qua e là to da farne l’oggetto del romanzo nel quale l’autore Shimao Toshio due protagonisti: “Giorno dopo cileno imprescindibile, per carità, che (intitolato L’Indecenza) al quale sta giorno avevano dispiaceri, e questi, anche in un panorama che, secondo in Cile, tuttavia, ha vissuto poco e del narra della malattia della moglie e una tendenza che caratterizza tutta faticosamente lavorando, dopo esse- tocca, seppure in maniera indiretta, al ragazzo facevano male quanto il Cile ha raccontato meno. È tempo di la narrativa del continente, si è fatto re uscita da una lunga ed estenuante il suo tradimento con una donna fatto che, in realtà, egli non senti- esplorare altre scritture di questo pae- meno epico e più intimista nei temi, e relazione con il suo amante ed editor tuttora anonima, e da va nessun amore per Bobina”. La se australe, sottile e in parte misterio- Nanika aru meno barocco e più minimalista nella Abe Seiji. Sceglie come protagonista (C’è qualcosa, 2010), ispirato a Ha- scrittura di Quiroga è diretta (qua- so, di cui il grande pubblico ricorda forma, che è poi il modo in cui si scri- X, una donna che compare all’in- yashi Fumiko, e infine da Denjarasu si cronachistica), glaciale, marcata forse solo Neruda, come autore del ve, ovunque, oggi. Ciò significa che terno del romanzo autobiografico (Dangerous, 2017), dedicato a Ta- da realismo e coerenza rispetto alle questi narratori, pur non sottraendosi passato, e Allende o Sepúlveda come di Midorikawa Mikio, L’innocente, nizaki Jun’ichirō. Tra l’altro, a in- vicende narrate, non priva di vena autori, commerciali, del presente. del tutto a scampoli di memoria di un uscito più di quarant’anni prima tervallare la pubblicazione di questi umoristica ma essenziale e precisa (costituisce un intero capitolo di paese straziato da decenni di autorita- [email protected] straordinari romanzi, va segnalata nel ritrarre caratteri e contesti. Si rismo, hanno voltato pagina per rac- IN, il terzo per l’esattezza, e ritor- un’altra sorprendente trilogia, sta- na a stralci lungo l’intero arco della veda quale caso esemplare l’inizio contare minimi aneddoti e frangenti V. Martinetto insegna letterature ispanoamericane volta ambientata negli anni settan- dell’ottavo racconto, all’Università di Torino narrazione). Nell’Innocente, l’autore Storia di Sti- esistenziali di personaggi che potreb- ta, in cui la “nuova” Kirino tratta licone: “Questa notte è arrivato il bero trovarsi a vivere in qualunque alcuni temi a lei cari e l’epoca della mio gorilla. Sono state necessarie posto del mondo occidentale. Ci sono sua generazione, ovvero gli attentati cinque lettere per ottenere il com- due amici che rispolverano i ricordi di terroristici dell’Armata rossa unita, pimento della promessa che avevo un ménage à trois avuto con una don- i moti studenteschi e il movimento strappato al mio amico alla vigilia na morta in un incidente (L’ultimo femminista della ūman ribu, com- del suo grande viaggio. Andava a film), un pugile semi professionista posta da: Yoru mata yoru no fukai svenduto dal proprio allenatore (Il yoru (Notte, di nuovo notte, profonda Camarones, voleva visitare le gran- jab tutta la notte), istantanee di vite notte, 2014), Daku onna (Donne che di selve, le pianure gialle, le notti adolescenti tra feste e sbronze (Noi- abbracciano, 2015) e Yoru no tani o stellate e soffocanti che brillano ze), coppie che scoppiano parlando iku (Nella valle della notte, 2017). impavide sopra le teste dei neri”. d’altro, alle prese con un gatto ferito [email protected] [email protected] (Alle quattro, alle cinque, alle sei), ri- cordi di compagne di scuola in tempi A. Specchio è dottoranda in lingua e letteratura A. Borio è assegnista di ricerca di sparizioni e assenze (González), giapponese all’Università di Torino all’Università di Torino N. 4 30 Saggistica letteraria è una forma di empatica adesione riserva alle sirene converge come Al ritmo alle “apparenze”, chiama “saggezza Avere in un focus sull’undecimo capito- Energia dell’ignoranza”. Alla quale l’ansia lo dell’Ulisse joyciano dove Miss di un tamburo conoscitiva, lineare e geometrica un buon nome Lydia Douce e Miss Mina Kenne- da spendere di Calvino pare contrapporsi per dy seducono al bar come donne di Stefano Zangrando come cerca invece l’“alfabeto invisi- di Antonio R. Daniele assorte da un lavoro comune: le di Silvia Ulrich bile” che soggiace ai fenomeni, pre- vestigia del mito sono assorbite da Massimo Rizzante diligendo, come dirà Rizzante nella Silvia Zangrandi una modernità disciolta e qualche Luisa Ricaldone “nota azzurra” che chiude il volume, volta elusiva. Attorno a questo per- IL GEOGRAFO l’“essere” all’apparire. FANTA-ONOMASTICA RITRATTI DI DONNE no narratologicamente stratificato DA VECCHIE E IL VIAGGIATORE È così che si definiscono, a parità Scorribande onomastiche ruotano le ambiguità di Juha, la Lettere, dialoghi, saggi d’inclinazione allo studio, il “geo- nella letteratura sirena con nome di maschio dise- pp. 136, € 12, Iacobelli, Guidonia 2017 e una nota azzurra grafo” e il “viaggiatore” del titolo, fantastica del Novecento gnata da Soldati nella Verità sul caso sull’opera di Italo Calvino l’uno appunto più proteso a dise- pp. 134, € 13, , o la brutalità che segna la Motta a società contemporanea guar- e di Gianni Celati gnare mappe e interpretare, l’altro ETS, Pisa 2017 sirena bambina nella Pelle di Mala- pp. 140, € 15, più incline a una svagata simpatia Lda alla vecchiaia come a un parte, che “non ha diritto di nome” progressivo e inesorabile declino. effigie, Milano 2017 con la realtà nel suo manifestarsi ilvia Zangrandi si occupa del almeno quanto innominabile è lo immediato. Rizzante segue dunque fantastico da ormai molti anni. I Il saggio di Luisa Ricaldone mo- S scempio della guerra e della miseria stra invece come la terza età sia il on c’è forse nulla di ermeneu- il reiterato intrecciarsi e discostarsi suoi studi sulla materia sono strut- che fa da cornice alla storia. tico nel sostenere che Italo fra due scelte di scrittura e narra- turati e ben presenti alla comunità momento di un riscatto, lunga- N Quando il nome c’è, dà agio a mente atteso, soprattutto per le Calvino e Gianni Celati furono, zione che sono anche modi di stare scientifica. Zangrandi, inoltre, ha Silvia Zangrandi di mettere a frut- prima ancora che men- al mondo e che, soprat- legato il proprio nome in donne, spinte – prima dei coetanei to il proprio bagaglio maschi – a confrontarsi con il ri- tore e allievo o sodali tutto nel caso di Celati, particolar modo a Dino di studi sulla lingua: fiuto generalizzato del corpo che come quando nel ses- si avvalgono di innesti Buzzati e a Tabucchi ma, il Sisto Tarra di un invecchia e con le emozioni che su santotto progettarono “autografi”, ovvero dialo- accanto alle indagini sul- raccontino buzzatiano quel corpo agiscono. In un viaggio la rivista “Ali Babà”, ghi e lettere frutto, a loro la letteratura fantastica, tradisce nella rugosità letterario comparato, Ricaldone semplicemente amici. volta, della pluriennale ha collocato negli anni delle consonanti del problematizza alcune delle imma- Pure è da qui, da questo amicizia fra l’autore e, in interessanti lavori sulla cognome il carattere gini più diffuse dei tabù della vec- nucleo umano che par- questo caso, il suo sogget- lingua e sul giornalismo, asprigno del protago- chiaia e lo fa partendo dall’eredità te Massimo Rizzante to. Ne risulta una varietà esplorando fra le altre la nista, un vile burocra- del Sessantotto, che ha insegnato nella sua esplorazione compositiva che giunge, zona artistica di Calvino te che, al cospetto del alle donne a riflettere su stesse an- saggistica dell’opera e di secolo in secolo, fra ve- e di Anna Maria Ortese. suo alter ego bambi- che oltre le frontiere della fertilità della poetica di due fra rità e invenzione, a scan- È proprio questa attitudi- no, si accorge di aver e della procreazione, che per tradi- i maggiori narratori del dagliare le ascendenze ne, prismatica e versatile, dissipato le proprie energie nella zione privano la donna della pos- secondo Novecento italiano. Un’a- leopardiane o walseriane nell’uno a favorire oggi la pubblicazione di meschina carriera di ragioniere (e sibilità di un’esistenza alternativa o nell’altro, fino a una contempora- un nuovo testo che appare da subi- micizia che per lo stesso Rizzante, qui noi potremmo aggiungere che all’essere madre. neità in cui Celati, almeno lui, può to una gradita sintesi di conoscenze giunto dopo L’albero (Marsilio, il fastidioso “Tarra” del cognome, Modulando le tante voci – ancora esprimere di persona, accan- accumulate nel tempo e innestate 2007) al terzo episodio editoriale rattrappito nella sua miseria, era Lidia Ravera, Luisa Passerini, nella stessa collana di effigie – ri- to allo stesso Rizzante e al comune su una superficie sperimentale e ac- opposto con fiducia malfondata al Hannah Arendt, Franca Valeri, cordo le sferzate critiche alla con- amico Enrico De Vivo, coautore cattivante. È la “fanta-onomastica”, “Sisto”, nome di papi e di blasone). Christa Wolf, Alice Munro, Mar- temporaneità di con il padano dei Sonetti del Bada- leggiamo dal titolo: la onomastica Non siamo gli Oltretutto, l’autrice aveva già ri- guerite Duras, Doris Lessing, (2009) e il “saggio-mondo” lucco nell’Italia odierna (2010), la declinata sul terreno del fantastico ultimi chiamato in passato quel racconto Magda Szabó, solo per citarne di Un dialogo infinito (2015) –, è propria idea di “fantasia”. È questa, e sulla letteratura che ne è sorta. Per infatti, o l’“immaginazione”, una e lo aveva accostato a un caso lette- alcune – il saggio esplora moda- principio fondante del suo lavoro evidenti e comprensibili ragioni, la lità altre di essere positivamente nozione-chiave che attraversa il vo- rario di Cortázar (Una flor amaril- di autore e critico, tanto che può studiosa contiene il campo di in- anziane, e ridisegna “la mappa lume e attorno a cui sovente indu- la), autore che qui ricorre più volte affermare, sulle orme del suo mae- dagine nel recinto del Novecento; della percezione del tempo e della gia il passo saggistico di Rizzante: e che la studiosa convoca in ragio- stro Milan Kundera, che l’amicizia questa scelta, ancorché suggerita memoria, attribuendo significati quell’immaginazione che è una ne degli affascinanti intrecci del è la forma, “forse l’ultima, in grado dalla necessità di scansare il rischio nuovi a progettualità e desideri e forma della memoria e che, per Ce- poeta dei Passi sulle impronte, per di renderci meno scontenti e più in della congerie di informazioni e di modificando la visione anche po- lati, è strumento umano primario, svelare e approfondire identità so- dialogo con il mondo, ovvero meno casi letterari, è invece opportuna e, litica della vecchiaia e dei passaggi integrale e pre-kantiano, di approc- vrapposte o improvvisi mutamenti sentimentali e più sensibili”. per così dire, pretesa dal genere me- intermedi verso la fase ultima della cio alle cose. Nulla a che vedere, per agnitivi di cui il poeta Romero, pel- Fu proprio a Parigi negli anni no- desimo che trova nello studio delle vita”. La memoria è il filo condut- inciso, con l’idea di fantasia che for- legrino a Roma – questo potrebbe vanta, all’epoca dei seminari kunde- lettere contemporanee un impulso tore delle molteplici narrazioni gia le odierne convenzioni estetiche, dirci il nome – viene a sapere in riani presso l’École des hautes études, nuovo, del tutto originale e vera- che compongono la polifonia del sottomesse piuttosto a un mélange ragione del suo doppio, Fraga, vici- che Rizzante elaborò una prima mente distintivo. libro: quella ritrovata dell’auto- ideologico di militanza e neopositi- no a un verbo tedesco che allude a versione in francese di questo libro, Ecco che l’autrice realizza le sue biografa e quella perduta della ma- vismo che preferisce ben distingue- ricerche, ad esplorazioni. Dal dop- oggi completamente riveduto e am- “scorribande” perlustrando il ter- lata di Alzheimer, di chi “necessita re l’evasione dall’osservazione, la pio al fantasma, i contributi dello pliato, partendo dal debito comune ritorio mediante una bussola, una di uno specchio di vecchiaia per fantasia dalla conoscenza del reale. scrittore argentino passano di pagi- che Calvino e Celati dichiaravano griglia che agevola non soltanto la attingere energia da spendere nel- Calvino se ne andò appena in na in pagina a dare un profilo “glo- nei confronti del Rinascimento. ripartizione delle categorie ono- la scrittura”, oppure della figlia che tempo per delineare il lascito in- bale” al libro, il che è senza dubbio Non si trattava solo del poema ca- mastiche ma anche – ed è quel che nella cura della madre inferma vive compiuto delle , tra i suoi meriti maggiori. Ed è un valleresco, di Ariosto in un caso o Lezioni americane più interessa al lettore – la messa le emozioni intense di un inaspet- parecchi anni prima che Celati por- merito anche aver rafforzato nelle Boiardo nell’altro, ma anche di ap- a fuoco di situazioni paradigmati- tato scambio dei ruoli – Ricaldone tasse all’estremo la propria ricerca maglie del fantastico nomi italia- porti meno riconducibili al canone che, di forme, aspetti ed elementi la chiama “nuova genitorialità” – ni un poco eccentrici, averli fatti letterario: Galileo per Calvino, che esistenziale e poetica nella mera che popolano storie alla ricerca di “attraverso una relazione che met- convivere con esperienze letterarie ne fu inedito valorizzatore, Gior- “sussistenza” trovata nel villaggio un contatto con le gradazioni del te al centro i corpi”. dano Bruno e Vico per colui che, al africano di Diol Kadd, dove si spo- reale, il che tutto sommato non è maturate alle più varie latitudini, momento della svolta postmoderna glierà del “nostro mimetismo da che la sotterranea ambizione del dove certi temi e frangenti erano [email protected] del primo, imboccò tutt’altra stra- quattro soldi” per “guardar passare modus fantastico. Questo proposi- più naturali. Herbert George Wells S. Ulrich insegna letteratura tedesca da, senza che per questo l’affetto fra la vita giorno per giorno”. Al primo, to non può che trovare nel nome – disegnò lo scienziato Gibberne e all’Unversità di Torino loro si estinguesse. Del resto, anche tuttavia, che di una simile “nudità” nella nominatio, secondo gli studi favorì la riscrittura che ne fece Ita- a risalire oltre la svolta rinascimen- non si accontentava, Rizzante dedi- di settore – un canale privilegiato. lo Svevo nello Specifico del dottor tale, tracciandone anzi due fra le ca almeno un dialogo immaginario In Luce d’agosto di Faulkner si legge Menghi: l’acceleratore di facoltà molte filiazioni antiche, a dispetto fra le rovine di Tula già visitate da che “il nome di un uomo (…) può dello scrittore britannico è arche- di un comune denominatore ari- Palomar, poiché è qui che Calvino in qualche modo essere una sorta di tipo del siero sveviano che genera, stotelico Calvino guardava semmai pare trasfigurare il confronto con presagio di quel che sarà”. Nulla di infine, un mostro da distruggere. È alle Metamorfosi ovidiane, Celati l’amico più giovane e avvicinare i nuovo, si dirà, dal vecchissimo no- la science fantasy rispetto alla quale invece a quella apuleiana dell’Asi- loro sguardi: “Ecco cos’è stato Tula men omen. Sta di fatto che lo scrit- la prosa nostrana talvolta mostrava no d’oro, giusta una curiositas non per me: la possibilità di sospendere tore americano vincolò quel pre- interesse: ecco Primo Levi e la “ver- separabile dal desiderio erotico e la danza ermeneutica attorno alle sagio e la facoltà di far parlare un samina” dell’omonimo racconto “che non si strugge più di tanto nel cose, di cominciare un’altra danza. nome, alla capacità di “afferrarne in che passa il dolore in piacere, come cercare una via retta alla conoscenza Non una vera e propria danza dioni- tempo il significato”. Il tutto in un lascerebbe intuire il nome stesso del mondo”. È quella che Rizzante, siaca. Quanto piuttosto un saltellare romanzo che non riluceva certo di del bizzarro composto. primitivo al ritmo di un tamburo”. soprasensi. Per cui, quando il nome attribuendola allo stesso autore di [email protected] Verso la foce come di molti altri testi [email protected] è “ordinario” spesso si innesta su di matrice novellistica, orale e co- elementi letterari attinti dalla clas- A.R. Daniele è dottore di ricerca in italianistica munitaria in cui la peregrinazione S. Zangrando è traduttore e scrittore sicità e la sezione che Zangrandi all’Università di Foggia N. 4 31 Archeologia nismo), l’autrice cita alcune opere Arti tra i due fiumi antiche che sarebbero state portate Stragi e battaglie in nome del dio Assur di Carlo Lippolis e conservate in un settore dell’area di Elena Devecchi palatina di Babilonia (Elijah? Un- ger, a suo tempo, aveva addirittura Oriente una delle fasi più tristi per i luoghi e le genti che l’esercito assi- Zainab Bahrani ipotizzato qui l’esistenza di un mu- Mario Liverani il patrimonio storico e archeolo- ro incontrava lungo le sue marce, le LA MESOPOTAMIA seo ante litteram); i più recenti stu- ASSIRIA Arte e architettura gico di queste remote culture: alle La preistoria battaglie, le stragi e deportazioni di distruzioni dei conflitti, al fenome- di su questo tema, tuttavia, concor- nemici vinti, la fondazione di gran- ed. orig. 2017, trad. dall’inglese no degli scavi clandestini, al venir dano nel non considerare questo dell’imperialismo di capitali in cui venivano raccolti di Daniele A. Gewurz e Isabella Zani, meno di un controllo governativo assemblaggio di materiale antico pp. 384, € 22, tesori provenienti da ogni angolo pp. 376, € 80, sul territorio, si sono succedute, come un intenzionale atto di colle- Laterza, Roma-Bari 2017 dell’impero. Parallelamente, Livera- Einaudi, Torino 2017 nell’era dei social media, le dissen- zionismo. Infine, il luogo di ritro- ni svolge in maniera esemplare il suo nate e violente distruzioni dell’I- vamento di queste opere non è il ssiria rappresenta la summa di ruolo di commentatore e interprete a Mesopotamia rappresenta, se sis/Daesh. palazzo meridionale (palazzo sud), Adecenni di ricerche che Mario delle fonti, fornendo al lettore gli Lnon l’origine, una delle prime L’ampiezza dell’argomento, cir- come affermato nel testo, ma quel- Liverani, studioso di fama interna- strumenti per comprendere e conte- tappe della storia artistica e archi- ca diecimila anni di storia, impone lo nord (il cosiddetto Hauptburg), zionale (il saggio è stato pubblicato stualizzare le roboanti dichiarazioni tettonica dell’uomo, ma anche del una severa selezione per la presen- subito al di fuori delle mura inter- contemporaneamente anche in in- dei sovrani assiri in prospettiva stori- pensiero religioso, dello sviluppo tazione delle opere e delle proble- ne di Babilonia. glese), ha dedicato a svariati aspetti ca, culturale e ideologica. politico, della letteratura e delle matiche: ci si concentra pertanto della storia politica, militare e cultu- Leggendo questi capitoli, si incon- scienze. Qui nacquero le prime Per quanto concerne invece le sulla tradizionale Mesopotamia, rale dell’impero che tra il IX e il VII trano una serie di termini – guerra città, lo stato, i primi epoche più tarde, se la loro tratta- corrispondente grosso- secolo a.C. dominava santa, propaganda, terro- imperi, la scrittura e fu- zione aggiunge valore al percor- modo all’attuale Iraq, tutto il Vicino Oriente, re, accumulo di ricchez- rono introdotte alcune so artistico che traccia l’autrice, senza considerare, se dalla Mesopotamia alle ze – che richiamano alla tra le più importanti il capitolo sull’arte achemenide non con rapidi excursus, rive del Mediterraneo. mente altre esperienze tecnologie dell’anti- (prevalentemente incentrato sui quelle regioni limitrofe, Liverani dichiara gli imperiali della storia sia chità. “Mesopotamia” è monumenti dell’Iran, come Perse- pur importantissime, in obiettivi di questo lavoro antica sia recente. Pro- un termine greco, dun- mutuo e continuo scam- poli e Pasargade, geograficamente e fin dalla prima pagina: que tardo, per indicare culturalmente esterni all’orizzonte prio alle convergenze e bio con la terra tra i due da un lato, fornire la sua divergenze tra l’impero quella “terra tra i due mesopotamico) e quello sull’ar- fiumi (Anatolia, Siria, personale visione dell’i- assiro e altri imperi sono fiumi” (Tigri ed Eufra- te seleucide e partica sono basati Levante, Iran, paesi del deologia imperiale assi- dedicati gli ultimi capi- te) un tempo dominata Golfo). Il centro costan- su una bibliografia di riferimento ra; dall’altro, confron- da sumeri, accadi, assiri toli del saggio. L’autore te della trattazione è co- limitata e non adeguatamente ag- tare quello assiro con si chiede innanzitutto se e babilonesi, cassiti e poi stituito dalle principali giornata. Zainab Bahrani è docen- altri imperi, per arrivare a ancora da achemenidi, greco-mace- e quanto il meccanismo opere artistiche e architettoniche, te di storia dell’arte e archeologia una migliore comprensione sia dello ideologico posto in essere dall’im- doni, parti, sasanidi e infine arabi. inserite nel loro contesto storico- presso la Columbia University; specifico caso assiro che del “feno- Già nel Rinascimento Giorgio pero assiro abbia influenzato gli culturale: ne risulta un manuale autrice di autorevoli monografie meno impero” in senso più ampio Vasari individuava fra gli egizi e imperi dei periodi storici successivi. divulgativo ma articolato di storia sull’arte mesopotamica, è stata di- e appurare se l’Assiria possa essere caldei (babilonesi) le prime forme Se la trasmissione di modelli è im- dell’arte, libera da ogni pregiudizio rettrice di scavi in Vicino Oriente. considerata un esempio prototipico: mediata ed evidente nel caso di im- d’arte e Johann J. Winckelmann evoluzionistico. Un altro aspetto l’autore stuzzica da un lato la curio- strutturò la sua Storia dell’arte Senza dubbio, la prospettiva da cui peri vicini nel tempo e nello spazio, che solo raramente si incontra nel- sità degli addetti ai lavori (quale sarà come quelli achemenide, partico e la visione di Liverani? In cosa sarà sasanide, Liverani suggerisce che an- diversa da quella di altri esperti che che i profeti e i salmisti dell’Israele hanno studiato l’impero assiro?) ma in esilio possano aver attinto all’i- allo stesso tempo si rivolge anche a deologia assira, trasformandola però un pubblico più vasto di non spe- da ideologia imperiale a ideologia cialisti, o di specialisti di altri periodi teologica e attribuendo a Yahweh storici e altre regioni del mondo. caratteristiche ed epiteti tipici della L’autore non tradisce le aspet- regalità assira. Così, attraverso un tative dei suoi potenziali lettori: il percorso che dall’Assiria passa per la suo volume può essere tranquilla- tradizione biblica e giudeo-cristiana, mente inserito nella bibliografia si può arrivare addirittura alle Lau- di un corso universitario dedicato des Regiae di epoca carolingia, dove all’impero assiro, ma può essere let- secondo l’autore si ritrovano anco- to e apprezzato anche da chiunque ra echi dell’ideologia reale assira. abbia un generico interesse per temi Liverani analizza poi le differenze di carattere storico. Dunque, qual è tipologiche tra imperi antichi e il requisito essenziale di un impero, moderni, che sono inevitabilmente secondo Liverani? Un impero non profonde ma a suo parere relative è tale solo per l’estensione del suo principalmente alla sfera operativa e territorio o per la sua potenza eco- alle condizioni materiali: espansione nomica e militare, ma anche per il via terra versus espansione via mare, principio ideologico che lo anima, tolleranza religiosa vs. imposizione per il fatto di avere una “missione della religione del conquistatore, imperiale” intesa come aspirazione espansione territoriale finalizzata nell’antichità (1764) come analisi le pubblicazioni sulla Mesopota- muove per ripercorrere i millenni a “sottomettere o almeno egemoniz- principalmente all’acquisizione di comparata dell’arte vicino-orien- mia antica è la scelta di prolungare di arte mesopotamica è originale e zare tutto il mondo conosciuto”. La beni da importare e non all’acquisi- tale e del mondo classico. Alcune la trattazione fino ai periodi tardi, si rifà alla scuola anglosassone, più documentazione assira, sia epigrafi- zione di mercati verso cui esportare, delle creazioni artistiche dell’O- ovvero fino alle epoche achemeni- attenta, rispetto a quella cui noi ca che iconografica, offre un’infini- per citare alcuni esempi. Nonostan- riente antico vennero incluse ne- de, seleucide e partica. In effetti, siamo abituati, agli aspetti della tà di materiali a sostegno di questo te queste differenze, tutti gli imperi presupposto e l’autore fa continua- gli scritti di estetica di Hegel, e a dopo il crollo del regno neo-babi- comunicazione visuale, dell’arche- hanno una “missione imperiale”, sia mente riferimento alle fonti antiche, partire dalla metà dell’Ottocento lonese a causa dell’invasione per- ologia di genere, della committen- essa dichiarata o implicita, di caratte- soprattutto alle iscrizioni celebrati- la riscoperta delle grandi capitali siana, la Mesopotamia fu dominata za e fruizione dell’opera d’arte. Per re militare, religioso o economico. In ve, dove l’ideologia imperiale trova tal senso, l’Assiria del primo millen- assire e dell’antichissima civiltà su- per quasi un millennio da dinastie quanto si tratti inevitabilmente di merica influenzarono moda e arti non autoctone (achemenidi, gre- la sua massima espressione. Proprio nio, che ambisce al dominio assoluto una sintesi, sono innumerevoli gli visive. L’arte dei sumeri (“origina- co-macedoni, parti e infine sasa- per l’abbondanza di citazioni, si per volere del dio Assur, può essere ria e arcaica”) affascinò artisti di nidi), ma questo non interruppe spunti di riflessione o gli approfon- potrebbe dire che i capitoli propria- a buon diritto considerata a tutti gli avanguardie europee come Henry quella straordinaria continuità di dimenti che il lettore interessato mente dedicati all’analisi del caso effetti come un modello di impero, Moore o Alberto Giacometti. Sen- tradizioni millenarie che è carat- potrà sviluppare scorrendo queste assiro siano stati in parte scritti diret- a cui quelli successivi hanno più o za dimenticare l’eredità, nell’im- teristica dello sviluppo culturale di pagine. Alta la qualità delle ripro- tamente dagli stessi sovrani assiri, a meno consapevolmente guardato e maginario collettivo, che la sola quest’area, dando luogo a innume- duzioni fotografiche e grafiche che cui Liverani lascia sapientemente la che racchiude in sé le “forme sem- città di Babilonia ha rappresenta- revoli fenomeni di sincretismo. impreziosiscono il contenuto so- parola perché ci raccontino del man- plici” di un fenomeno universale e to per la letteratura, la pittura e la Segnaliamo qualche imprecisio- stanziale del lavoro. dato divino con cui erano chiamati millenario. cinematografia (da di ne, dove, a proposito dell’interesse a condurre una guerra santa e giusta Intolerance [email protected] [email protected] Griffith Metropolisa di Lang e ol- della dinastia neo-babilonese per per espandere quanto più possibile tre). Gli ultimi decenni di guerra e la storia passata e la sua conserva- C. Lippolis insegna archeologia e storia dell’arte il territorio dell’impero in nome E. Devecchi insegna storia del Vicino Oriente distruzione hanno visto in Medio zione (una sorta di antico collezio- del Vicino Oriente antico all’Università di Torino del dio Assur, perché ci descrivano antico all’Università di Torino N. 4 32 Natura Gettarsi l’America alle spalle di Massimo Bacigalupo Piramidi ignote

Henry David Thoreau primo impressionante capitolo si di Fabio Minocchio CAPE COD imbatte nel naufragio di un basti- mento di emigranti irlandesi, i cui Alessandro Leonardi parola usata come toponimo del Pic de Cogne si- ed. orig. 1865, trad. dall’inglese cadaveri sono sparsi sulla battigia. e Barbara Tutino gnifichi in dialettopatois giovane ragazza, vergine di Francesco Gallavresi, pp. 486, € 16,50, Li guarda con totale distacco, dice cioè Jungfrau, il celebre toponimo usato per l’em- La Vita Felice, Milano 2017 LA GRIVOLA che uno solo gli avrebbe certo Montagna dimenticata blematica vetta svizzera. Si noti come in questo e fatto più impressione che questa in altri casi l’aspetto femmineo, seduttivo della l Capo Merluzzo, un gomito pp. 232, € 22, scena di battaglia. Quella ragazza montagna non sia il frutto di meditazioni fanta- che si inoltra nell’Atlantico Priuli & Verlucca, Torino 2017 I con gli occhi sbarrati, un nastro stiche, bensì di una trasfigurazione mitica operata proteggendo la baia al cui centro intorno al collo gonfio. Su questo però su una ben precisa percezione empirica del è Boston, una striscia di terra sab- a Grivola o Pic de Cogne al di là dell’antichità terreno d’alta quota. Basta, infatti, osservare anche biosa e desolata, sparutamente abi- il “New Yorker” ha recentemente geologica propria della sua storia naturale, me- imbastito una polemica su Thore- L una sola volta la Grivola per indovinare come il filo tata, costellata di relitti, rita certamente di essere considerata una Ur-mon- della cresta nord delinei ad est una sorta di radura qualche faro, casupole au classico da mettere tagna ovvero di appartenere a quella ristretta cer- all’indice, autoreferen- glaciale, quasi un ventre materno che sembra voler per eventuali naufraghi. chia di cime elette la cui genesi mitica è solida base avvolgere l’alpinista in un rassicurante abbraccio Noiosissimo luogo, che ziale, fanatico… È vero dell’attività alpinistica, intesa non semplicemente che ci lascia interdetti (non privo però di pericoli quali gli infidi crepacci Thoreau non si stanca come svago o sport bensì come una più profonda, a campana) mentre a ovest, riveli un terreno de- quando, forte sembra di descrivere nei mini- consapevole e completa capacità esplorativa di un cisamente più ostile, insidioso che sembra voler della sua fede, ci dice mi particolari botani- lembo di mondo intatto e, dunque, ancora ignoto. accogliere l’alpinista col freddo distacco di una che mentre piangiamo ci, minerali e umani. E Non è un caso che da Carducci sia accostata alla matrigna. Ora il volume scritto a quattro mani da non stanca noi, perché i morti questi magari “gran Giurassa” – ovvero alle Grandes Jorasses – Leonardi e Tutino è una sorta di prisma dalle molte tutto quello che dice ri- stanno meglio “altro- della cui vasta e severa parete nord è ben noto il facce a ognuna delle quali apre al lettore un piccolo sponde a una cosa vista, ve”. Ma è un naturalista valore di archetipo alpinistico. Non è un caso che orizzonte sulla Grivola: notizie geomineralogiche a una conoscenza del che guarda nel piccolo la prima ascensione a opera di una cordata mista (con un contributo originale di Elisabetta Drigo), mondo: “I dettagli più l’avvicendarsi dei secoli valdostana e inglese avvenga solamente nell’agosto indagini toponomastiche, cartografia, storiatout semplici sono sempre i più benac- e dei popoli. Infatti ci legge molte del 1859, ovvero sei anni prima della conquista del court, locale, alpinistica, scialpinistica via analisi di cetti da una mente indagatrice”. Il pagine delle cronache più antiche, Cervino. Gran Becca e Grivola condividono non opere letterarie, scientifiche,récit d’ascension, gui- fatto è che Thoreau ha l’umorismo fin da quelle dei coloni islandesi solo la caratteristica fisica di essere piramidi roc- de tecniche e materiali d’archivi pubblici e privati. asciutto dello yankee della Nuova precolombiani. E l’orizzonte vuo- ciose isolate ma anche, e forse soprattutto, quella Tutti questi aspetti sono illustrati da un ricchissi- Inghilterra, non batte ciglio nel to di Cape Cod con l’eterna risac- proprietà mitica coincidente nell’essere immagina- mo quanto affascinante repertorio iconografico profferire freddure. Incontra “due ca si rivela un crocicchio dove dal te, percepite emotivamente quali figure alpine an- scelto con cura, precisione e passione che permette ragazzi italiani che avanzavano Cinquecento sono passati tutti per cestrali e ancipiti. A un tempo terribili e dolci, ostili al lettore non solo di vedere la Grivola dalle prime e ospitali, da età immemori torri inaccessibili agli faticosamente attraverso la sab- esplorare, colonizzare, commercia- rappresentazioni settecentesche in gran parte do- esseri umani che schiacciano sovrastandoli con la bia, i loro organetti in spalla (…) re. Fin da allora il merluzzo veniva vute alla fantasia fino alle condizioni attuali della loro imponente massa rocciosa, eppure fatalmente Abbiamo concluso che avevano pescato qui e riportato in Europa. vetta, ma anche di comprendere appieno il ruolo destinate ad essere in un unico istante – quasi ma- scelto bene di venire qui, dove è Thoreau non ha nessuna reveren- che la scoperta e l’esplorazione della Grivola han- gicamente – vinte da singoli individui: due mon- rara altra musica che non sia quel- za per i padri pellegrini arrivati a no avuto per la formazione dell’idea oltre che per tagne insomma che risultano essere reali manife- la delle onde. Così la grande civi- Cape Cod nel 1620, “piuttosto la pratica dell’alpinismo. Sicuramente questo la- recentemente” dice. Insomma, leg- stazioni della bifronte natura – madre e matrigna voro contribuirà a innescare l’eterno ritorno del lizzatrice spedisce i suoi emissari, – di stampo romantico. Non è dunque, ancora, un gere questo libro produce un con- ruolo mitico di una montagna caduta per qualche prima o poi, in ogni capo sabbioso caso che secondo alcune indagini etimologiche la del Nuovo Mondo e là intima ai tinuo arricchimento e ci permette tempo nell’oblio. selvaggi di arrendersi”. Immagino di stare insieme a un personaggio che questa civilizzatrice sia l’Italia di cui non possiamo, una volta (o l’Europa?). Il traduttore o non scoperto, fare a meno. In questa L’euforia di guardare in basso racconta, ha seguito le orme dei suoi ha capito o la pensa diversamente edizione fa piacere avere a fronte amici scalatori che vedevano il rag- poiché traduce “il grande civiliz- il testo inglese, ma ci voleva più di Camilla Valletti giungimento della vetta come lo sco- zatore”. Andrebbe confrontata la attenzione nel trascriverlo. C’è po primario dell’esperienza in mon- traduzione di Riccardo Duranti perfino un “Hitler” in luogo di tagna. In un secondo tempo, invece, pubblicata nel 2011 da Donzelli. “hitherto”. Perdoniamo l’editore Nan Shepherd lontano. Un motto tratto dai suoi dopo tante scorribande, Shepherd Due traduzioni in pochi anni di per aver rimesso queste pagine in LA MONTAGNA VIVENTE scritti recita: “It is a grand thing to preferisce “guardare verso il basso”, get leave to live”. Bisogna andare, un testo così eccentrico significa- circolazione. Si veda solo l’ultima ed. orig 1945, trad. dall’inglese di Carlo seguire l’andamento delle alte colli- no certo che Thoreau oggi è un battuta: “Un uomo può stare qui e camminare, per vivere. Recente è poi ne, dei letti dei fiumi, e delle profon- Capararo, l’uscita di una fitta biografia, ancora autore da non perdere, e aggiungo gettarsi tutta l’America alle spalle”. pp.180, € 12,50, dità dei recessi. Solo così è possibile, da godere. Uno che per una volta da tradurre in italiano, in cui si inda- e qui sta la posizione rivoluzionaria, [email protected]. Ponte alle Grazie, Milano 2018 non racconta storie ma osserva lo gano le ragioni del protratto silenzio entrare davvero dentro alla materia, che Shepherd si impose dopo l’usci- hic et nunc di 170 anni fa. Informa toria editoriale avventurosa, a sprofondare con le mani dentro le M. Bacigalupo insegna letteratura americana ta di tre romanzi e di una raccolta di molto, e insegna un metodo. Nel all’Università di Genova. Stratti misteriosa, quella di Nan cave secolari, dentro le acque gelide Shepherd. Sperduta nelle Highlands poesie. Molto benvenuta allora la e purissime del Dee e dell’Avon. Pre- scozzesi, dette non a caso l’Artico in- traduzione in italiano di The living sa da una euforia che lei chiama fey, glese, dove scorre un’acqua talmente mountain, scritto nel 1945 e poi ri- Shepherd non percepisce il freddo gelida da dover essere corretta con fiutato da diversi editori. Il testo uscì o la stanchezza e avanza gioiosa in il whisky (parola della regina Vit- finalmente quando la scrittrice era una natura che le si offre senza ri- toria), è stata a lungo dimenticata. oramai molto anziana, nel 1977, con sparmio. Conosce ogni tipologia di Solo grazie al lavoro di riscoperta e una sua nuova introduzione quando erica, ogni famiglia di falco, e misura di cura voluto da Robert McFarlane, la modernità degli sciatori e delle vie la durata delle nevi invernali, preve- Shepherd è tornata a far parlare di di comunicazione aveva rotto per de i venti, le piogge, si lascia andare sé. McFarlane ha descritto in molte sempre l’incanto. a ristoratori sonni en plein air. Il te- sue pagine i paesaggi battuti dall’in- I Cairngorm sono un’inusuale sto è strutturato in sei capitoli, tutti stancabile camminatrice, perché formazione rocciosa, non superano i preziosi, ma certamente il più inno- erano i luoghi delle sue vacanze da 1500 metri e si estendono come den- vativo e poetico è quello dedicato al bambino. E si dice debitore a questa tro a un ampio altipiano. Shepherd sonno. Shepherd descrive il risveglio maestra del modernismo letterario, è vissuta tutta la vita nel piccolo in natura come una piccola magia in a volte paragonata a Virginia Woolf, villaggio di West Cults situato pro- cui la visione si espande fino a en- per la capacità di entrare “dal vivo” prio all’interno di questo ambiente, trare dentro al suo abisso interiore. in una montagna tanto particolare. la base di tutte le sue perlustrazioni. Sono passi unici paragonabili, forse, In Scozia, ormai, Nan Shepherd è Più che alpinista, Shepherd, è stata a certe visioni di Emily Dickinson diventata così famosa da regalare il una colonizzatrice, una geografa, che lei tanto amava. In uno dei suoi suo volto alla banconota da 5 pound: una naturalista, talmente appassio- diari, infatti, Shepherd appuntò una incorniciata da una fascia a metà tra nata da accendere con la sua scrittu- sua citazione “Behind the hill is sor- la foggia charleston e il costume da ra un tipo di entusiasmo molto in- cery”. Nan Shepherd aveva dunque nativa americana, appare giovanis- solito nel genere del nature writing. lavorato su una nuova idea di mon- sima, lo sguardo selvaggio lanciato Una donna che in un primo tempo, tagna. N. 4 33 Scienze delle patologie maggiori, quali la Tutto il bene e il male della chimica schizofrenia, il disturbo bipolare e Anche i moscerini dormono la depressione severa) come, alme- di Carlo Buffa no nei disturbi d’ansia e in quelli di Davide Lovisolo fobico ossessivi, l’approccio con Alberto Caputo, Roberta Milanese malati, allungando la durata delle psicoterapia breve sia di norma Piergiorgio Strata solida informazione, organizzando la PSICOPILLOLE terapie farmacologiche, creando da preferire essendo più efficace e DORMIRE, FORSE SOGNARE sua struttura sulla base delle informa- nuove categorie diagnostiche, in più stabile nei risultati. È ammesso zioni che riceve, il sonno svolge una Per un uso etico e una perversa inversione di causa/ Sonno e sogno strategico dei farmaci anche l’abbinamento con psicofar- nelle neuroscienze funzione che potremmo definire di effetto, per cui non è tanto il di- maci, purché in basse dosi e per un , di pulizia del nostro si- pp. 256, € 18, pp. 206, € 15, housekeeping sturbo a portare allo sviluppo di un tempo limitato. Il libro è scritto in stema nervoso, rimuovendo metabo- Ponte alle Grazie, Milano 2017 Carocci, Milano 2017 farmaco, quanto il farmaco messo modo semplice, scorrevole e diver- liti nocivi, ma anche svolgendo una in commercio che deve dare nuova tente. È una lettura accessibile a ettendo in fila il titolo, Psi- fondamentale funzione di omeostasi linfa a disturbi di cui non eravamo qualsiasi lettore ma non per questo li studi scientifici sul sonno (e copillole, il sottotitolo, Per sinaptica: le modificazioni nella strut- M consapevoli. Tra gli anni cinquanta soltanto divulgativa: gli addetti ai sul sogno) hanno vissuto fasi un uso etico e strategico dei farmaci G tura dei contatti sinaptici, alla base e settanta si abusava di ansiolitici, lavori, medici, psicologi, psichiatri alterne: la moderna neurofisiologia e l’incipit della prefazione, “Il tito- i soli psicofarmaci all’epoca dispo- del sonno, molto sviluppatasi negli dell’apprendimento, non possono lo di questo libro non rappresen- educatori troveranno qualcosa che nibili, negli ultimi venti/trent’anni arricchisce il loro bagaglio di co- anni cinquanta e sessanta, è poi ca- essere estese all’infinito, ed ecco che ta soltanto un felice neologismo, è invece cresciuto l’uso dei farmaci duta un po’ nell’oblio e ha ripreso mentre dormiamo il sistema viene ri- bensì l’indicatore di una perico- noscenze. Il capitolo sui farmaci è serotoninergici, immessi in com- completo, divertente, pieno di cu- forte interesse negli ultimi decenni. portato ad un livello che consente, il losa deriva sociale farmaceutica”, mercio come antidepressivi, con Da qualche tempo, è uscito un nuo- giorno successivo, di immagazzinare si ha la sintesi di buona riosità e di aneddoti interessanti. conseguente aumento vo testo divulgativo sul nuova informazione. A parte del libro. Il “feli- Accenno ad alcuni limiti: non si fa esponenziale delle dia- tema, opera di uno dei questo proposito, uno dei ce neologismo” è quasi cenno a eventuali abusi e bias della gnosi di depressione: è psicoterapia; il potere della tera- più noti neurofisiologi pregi del libro è di fornire un ossimoro, incontro una logica perversa per assurdo tra anima e pia cognitiva, comportamentale e italiani, Piergiorgio Stra- al lettore brevi ma chiare cui le patologie si ade- strategica di agire in senso positivo ta. La peculiarità del li- descrizioni dei meccani- biochimica, due realtà guano ai farmaci, non i incompatibili. e permanente sulla plasticità neu- bro, come osservato nella smi di base della comuni- farmaci alle patologie. ronale, a differenza dei farmaci o prefazione, sta nel fatto cazione fra neuroni, che Nella prima parte del Il paragrafo intitolato di altre psicoterapie, meriterebbe che l’autore si è occupato consentono di inquadra- libro si dipana il proces- Dalla medicina eviden- l’uso del periodo ipotetico; la gran- per tutta la vita di altro, re correttamente quanto so alle pillole che sono ce-based alla medicina fatte oggetto d’ironia de diffusione dei farmaci (e anche fornendo importanti avviene nel sonno nel evidence-biased usa un della psicoterapia) non esiste solo contributi alle nostre co- o di vero e proprio sar- gioco di parole di quelli quadro del funzionamen- perché lo vuole Big Pharma. A noscenze sul cervelletto. casmo, nella denuncia che piacciono agli an- to del sistema nervoso. La monte c’è l’insopprimibile biso- Si cimenta adesso in questa impresa, dell’imperante abuso di psicofar- glosassoni, per indicare le volon- trattazione è anche molto aggiornata, maci, sia per l’eccessivo numero gno dell’essere umano di cancellare sicuramente riuscita: la consolidata tarie omissioni e distorsioni (gli il dolore, il lutto, la paura, la diver- come quando si parla delle recenti di trattamenti sia per l’eccessiva esperienza divulgativa dell’autore ci acquisizioni sul ruolo del sistema lin- durata degli stessi. La teoria dello dà un libro che coniuga completezza fatico del cervello (glinfatico), che nel squilibrio biochimico come causa e aggiornamento dell’informazione sonno contribuisce a rimuovere pro- di malattia mentale è, secondo gli con chiarezza e facilità di lettura. Alla teine potenzialmente patogene. autori, non dimostrata e antiquata. descrizione degli studi che hanno Un successivo capitolo tratta Non vi è un solo esame strumentale consentito di comprendere le basi fi- estesamente dei disturbi del sonno, che possa obiettivare squilibri bio- siologiche del sonno, Strata fa prece- dall’insonnia alle apnee notturne, dei chimici o morfologici, tanto nelle dere brevi ma utili cenni alla struttura patologie mentali maggiori quanto del sistema nervoso centrale e alle rischi che comportano per la vita de- in quelle più lievi. Nella seconda tecniche di indagine, che, a partire gli individui e degli approcci terapeu- parte del libro è invece indicata la dall’elettroencefalografia (Eeg) degli tici, che non devono necessariamente soluzione: l’approccio psicotera- anni trenta, si sono evolute e consen- essere farmacologici, per affrontarle. pico si è dimostrato più efficace, tono oggi analisi anche di specifiche Anche in questo caso l’argomento più duraturo nei risultati e meno zone del cervello; le alterne vicende fornisce all’autore l’occasione per una costoso. In particolare le psicote- dell’interesse per lo studio del sonno utile digressione sugli aspetti genetici rapie brevi o brevissime, di tipo in- sono state anche legate all’evoluzione e molecolari di alcune patologie: par- terazionale-strategico o cognitivo- di queste tecniche. La descrizione del ticolarmente interessante è la storia comportamentale, possono agire in ciclo sonno-veglia e di cosa succede della scoperta della correlazione fra modo curativo sul tessuto nervoso, in una notte di sonno (le varie fasi, malattie neurologiche e infezione da creando nuove connessioni sinapti- prioni. che e limitandone altre. I farmaci, la loro durata, il loro ruolo) è accom- L’ultimo capitolo del libro è de- secondo gli autori, agiscono solo pagnata dalla descrizione delle aree come sintomatici e la loro azione cerebrali coinvolte, dalla corteccia dicato all’attività mentale durante il cessa con la sospensione, mentre le alla parte evolutivamente più antica, sonno, cioè al sogno. Con un excur- psicoterapie utilizzano la plasticità il tronco encefalico, con il ponte, la sus che va dal ruolo del sogno nella neuronale, stabilizzando i circuiti sostanza reticolare, il talamo: questo a cultura classica alle osservazioni ot- positivi e limitano quelli patologici. ricordarci che il sonno non è preroga- tenute con le moderne tecniche di I Capitoli 1 e 2 ricostruiscono i tiva dei soli umani, ma una funzione registrazione dell’attività cerebrale, passaggi attraverso i quali le azien- che accomuna, con caratteristiche che consentono di identificare i circu- de del farmaco governano il siste- diverse, tutti gli animali, dai mosceri- iti coinvolti nel sogno. Sogniamo in ma diagnostico e terapeutico delle ni in su (interessanti sono i cenni alle tutte le fasi del sonno, ma all’inizio i malattie mentali. Un interessante e diverse strategie , con animali che non sogni sono più coerenti, e diventano divertente capitolo è dedicato alla dormono per lunghi periodi, altri che più disorganizzati nel sonno profon- nascita e allo sviluppo del sistema dormono con mezzo cervello per vol- do. I sogni non riguardano eventi diagnostico-classificatorio dei di- ta ed altri ancora che, dormendo ap- passati, né il futuro: nei sogni esiste sturbi mentali, adottato a livello pollaiati ad un ramo, non presentano solo il presente, e siamo quasi sem- internazionale, la serie dei DSM, mai rilassamento di certi muscoli). pre noi ad essere i protagonisti, con (nella serie, la parola malattia è Il ciclo veglia-sonno è solo l’esem- bandita e sostituita da “disturbo”, errori sistematici, i bias) operate sità e l’insicurezza. Prima del Cia- un forte coinvolgimento emotivo. Il pio più rilevante dei cicli biologici a libro si conclude con una trattazione per sottolineare che non si tratta sui risultati delle sperimentazioni lis e del Viagra erano in uso molti cui tutti gli esseri viventi sono sogget- farmacologiche, per nasconderne rimedi, spesso meno efficaci e più del significato dei sogni e della loro di un’interpretazione eziologica o ti, e un capitolo inquadra l’importan- sindromica ma di un semplice elen- ora l’inefficacia ora i pesanti effet- pericolosi, per far fronte all’ansia interpretazione. Per Strata “non è fa- za dei ritmi circadiani, legati ai cicli co di sintomi). Nel DSM l’elenco ti collaterali. Medici e ricercatori da prestazione sessuale. Ed è vero cile collegare un sogno ad un disagio”: dei disturbi cresce di anno in anno sono quindi del tutto asserviti alle che la sofferenza per un lutto o per luce-buio: perturbazioni di questi considera superato e non scientifico per creare nuove occasioni di pre- aziende produttrici di pillole. Ne- un abbandono è uno stato naturale cicli (come star svegli di notte e dor- l’approccio freudiano, a cui contrap- scrizione di farmaci; alla fine, forse gli ultimi capitoli la polemica sui che il tempo cancellerà, ma è altret- mire di giorno) possono avere conse- pone la moderna psicoterapia basata ogni persona avrà il suo disturbo e farmaci si stempera e si apre a una tanto naturale volersene liberare, guenze negative sulla fisiologia e sulla su un mix di interazione verbale e, se la sua pillola. Questo percorso de- conciliazione fra la prima e la se- con qualsiasi mezzo, chimico o psicologia degli umani come degli necessario, di farmaci. riverebbe dal pesante condiziona- conda parte del libro; viene propo- mentale che sia. animali. Ma a cosa serve il sonno? È [email protected] mento operato dalle multinaziona- sto un uso ragionato e combinato [email protected] altrettanto importante della veglia, ci li del farmaco che ricavano colossali di farmaci e di psicoterapia, rico- dice Strata. Se nello stato cosciente il D. Lovisolo ha insegnato fisiologia utili incrementando il numero di noscendo comunque (al di fuori C. Buffa è neurologo e psichiatra cervello accumula, organizza e con- all’Università di Torino N. 4 34 Filosofia l’isolamento di Maria, vergine e im- la fede, le altre due il timbro della Né santo né macolata, rispetto al marito Giusep- La provvidenza sapienza laica. Laica è la soluzione La grammatica pe e ai genitori ebrei (Gioacchino e che fa lega col “caso”: ciò che è ac- eterno, solo padre Anna) viene interpretato da Accati è una creazione caduto poteva anche non accadere morale anche come cesura e negazione del- e se nell’incidente quell’uomo è di Cesare Pianciola la continuità con l’ebraismo, come umana morto, è morto fortuitamente. Per della libertà separazione tra “due religioni che si caso, appunto. Altrettanto laica, Luisa Accati rapportano in modo diverso alla ma- di Gaetano Pecora ma opposta e speculare al caso, è la di Daniele Rocca dre: una la colloca accanto al padre, spiegazione che cade a perpendico- APOLOGIA DEL PADRE l’altra accanto al figlio”, per cui – ne- lo sulla “necessità”, dove per neces- Giovanni Paoletti Per una riabilitazione gato il valore positivo del legame co- Norberto Bobbio sità s’intende l’evento inscritto in del personaggio reale niugale – sono messi al primo posto LA FILOSOFIA un meccanismo inesorabile che tra PENSARE LA RIVOLUZIONE pp. 193, € 18, il celibato e la castità. E IL BISOGNO DI SENSO viti, pulegge e bulloni tutto tiene e Benjamin Constant Meltemi, Milano 2017 Accati non fa sconti ai gender prefaz. di Salvatore Veca, tutto svolge per le fatali necessità e il Gruppo di Coppet studies che enfatizzano oltre i giusti pp. 67, € 7, della sincronia. Dunque quell’uo- pp. 337, € 27, li studenti e le studentesse, dice limiti la costruzione culturale dei Morcelliana, Brescia 2017 mo è morto e non poteva non mo- ETS, Pisa 2017 Gl’autrice che ha insegnato per ruoli maschile e femminile, come rire. Era necessario che accadesse. molti anni storia moderna e etnosto- non fa sconti a un certo femmini- uesto volumetto riunisce i Ora, sia dinanzi al caso che dinan- he la rivoluzione francese avesse ria all’Università di Trieste, pensano smo aggressivo contro Freud (Luce Qdue contributi che zi alla necessità il pensiero di Bob- Csegnato un punto di non ritor- di solito che l’immagi- Irigaray), quando c’erano Norberto Bobbio offrì bio prendeva quella no per la storia umana fu opinione nario religioso non abbia tanti papi e tanti testi ec- al dibattito filosofico de- piega di scontento che comune di molti già all’epoca dei più efficacia nel mondo clesiastici grondanti mi- gli anni ottanta. E, come gli faceva dire: “il caso fatti, primo fra tutti Kant. Il Circolo occidentale ampiamen- soginia da prendere come sempre succede quando spiega troppo poco, di Coppet, gravitante intorno alla fi- te secolarizzato. Ma si bersaglio polemico. Fa un c’è di mezzo lui, ci sono la necessità troppo”. gura carismatica di Madame de Staël, sbagliano. La mariologia bilancio sereno dei grandi la chiarezza dei concetti, Aveva ragione? Aveva vide incontrarsi, fra gli altri, Con- della tradizione religiosa meriti del fondatore della la quadratura del ragio- torto? Non sappiamo. stant e Sismondi, Byron e Goethe, cattolica, in cui è fonda- psicoanalisi nonostante le namento, il tono pacata- Sappiamo però che, o quasi tutti attivi nel dibattito sui rap- mentale l’immacolata concessioni alla cultura mente discorsivo, dove si troppo o troppo poco, porti fra politica, letteratura e libertà. concezione (icona della del tempo, che lo porta- sente solo il passo regola- comunque egli sentiva Influenzati da Montesquieu, in parti- Controriforma diven- va a teorizzare per esem- re del pensiero che svolge di entrare in comu- colare i vari membri del gruppo fran- tata dogma nel 1854), pio l’invidia del pene. se stesso. Sollecitato dal nione con concetti cofono elaborarono un imponente sostituendo alla madre L’affermazione di Freud tema – Che cosa fanno oggi i filoso- esplicativi; in entram- insieme di riflessioni al proposito. reale una madre simbolica fittizia che la religione è una illusione non fi? –Bobbio, così riservato, si era be le ipotesi veniva cioè preso nel Nella rivoluzione vedevano un “pro- opera in modo pervasivo nella nostra è uno “schema rozzo” (come diceva sentito come tirato ad aprire uno giro di due spiegazioni (anche se, blema” che aveva comportato, scrive storia culturale e nel presente che ne Julia Kristeva): “La ‘rozzezza’, cioè il spiraglio sulla camera oscura della a suo dire, insoddisfacenti: l’una l’autore (docente di storia della filo- deriva. Mentre nell’area protestante rapporto con la realtà, è una condi- propria sensibilità, per cui capi- per eccesso e l’altra per difetto). sofia a Pisa), trasformazioni “filoso- è centrale la coppia coniugale, nell’a- zione sine qua non per maturare una ta di imbattersi in pagine dove lo Quale spiegazione invece quando fiche, concettuali, metodologiche”, e rea cattolica la relazione fondamen- capacità morale responsabile e auto- studioso e l’uomo parlano insieme gli si rispondeva che questo li impegnò nell’originale riar- tale è quella madre-figlio, e la chiesa noma”. Di stampo psicoanalitico la al lettore, gli si confidano e si ab- l’incidente era stato – col suo sacerdozio esclusivamente complessa analisi di Accati delle in- bandonano al fluire di un tempe- deciso lassù da una maschile – “pretende di avere l’ege- terpretazioni delle figure di Edipo e ramento che aveva una pena vera volontà imperscruta- monia sul materno, imitando il pote- di Antigone, e del divieto fondativo da esprimere. Proprio per questo, bile (Dio)? Che razza re assoluto e dominante della madre dell’incesto, date da Freud, Lacan, forse, bisognava infiocchettare il di conoscenza è quel- con il bambino privo di risorse”. La Melanie Klein, Judith Butler, e altre libro con un titolo meno curiale, la che viene piantata relazione di dipendenza del figlio studiose, tra le quali un intero capito- meno accademico vorremmo dire, sull’inconoscibile? nei confronti della madre è anche lo è dedicato a Carla Lonzi. più immediato. Non sarebbe stato Che capacità esplica- un modello di potere assoluto. Ma- La tesi di fondo del libro, che tocca male, per esempio, se all’ingres- tiva può mai svolgere ria detiene una funzione ambigua di importanti questioni teoriche analiz- so, come per darci il benvenuto, l’inesplicabile? Non mediazione/intercessione tra il cielo zando con perizia non solo libri ma avessimo trovato scritto così: Tre solo. C’è dell’altro: e la valle di lacrime, attribuita da cir- rilevanti documenti figurativi (anche risposte per un solo perchè? Per la proprio nelle pieghe ca mille anni alla “advocata nostra” e se talvolta dà al lettore l’impressione verità i “perchè” che si rincorrono della soluzione fidei- alla sua “dulcedo” nel e Salve Regina che deduca troppe brutture stori- nelle pagine bobbiane sono due, stica Bobbio vedeva in altri documenti del culto mariano: che e storture attuali dalla centralità ma uno, uno solo, mette in moto insinuato un vizio ambigua perché riafferma la indi- mariana insita nel cattolicesimo), mi la macchina dei pensieri filosofici. prospettico, diciamo spensabilità della mediazione della pare questa: “il romanzo familiare Ai quali non interessa conoscere pure un rovesciamen- madre-chiesa della quale la Madonna dell’immaginario cristano svaluta il le cause fisiche, materiali, per cui to di immagine, come è simbolo, e attribuisce agli ecclesia- matrimonio, la coppia coniugale e in accade quello che accade (questo quando a testa in giù stici, rafforzandone il potere gerar- particolare il padre”, ma così facendo è un perché causale che appar- ci guardiamo riflessi chico, un “esercizio materno verso i svaluta la legge positiva e la dimen- tiene al dominio della scienza); nello specchio. Con ticolazione di una “semantica storica ‘deboli’ e gli ‘umili’, assimilati ai bam- sione politica. Non c’è altra strada al filosofo interessa giustificare le sue precise parole: “forse non del dispotismo”. A occuparsene furo- bini indifesi”. Nell’ebraismo invece, per debellare violenze e privilegi di l’accadimento, capire cioè perché è vero che quell’avvenimento ha no soprattutto Madame de Staël, che secondo l’autrice, proprio l’assoluta varia natura se non “ una rigorosa e l’accaduto è accaduto proprio così senso perchè esiste una Provviden- riteneva Napoleone il primo ad aver trascendenza, la totale diversità tra autentica laicità. La cifra significativa e non diversamente e quindi come za, ma è vero l’opposto: noi sup- organizzato il dispotismo, e Benja- il divino e l’umano garantirebbe la del cristianesimo, l’amore, è in realtà esso si collochi nel disegno finale poniamo un governo provvidente min Constant. Proprio all’autore di positività autonoma nella coppia una confusione-fusione che rende dell’universo (è un perché finali- perchè desideriamo ardentemente Adolphe e del saggio sulla libertà de- sia della figura maschile sia di quella impossibile riconoscere il giusto stico, dunque, che vuole giustifi- che quell’avvenimento abbia un gli “antichi” e dei “moderni” Paolucci femminile. La formula che unisce le debito verso il padre e verso la ma- care e non più spiegare per causas senso”. Come dire che la volontà rivolge la maggior attenzione in que- “radici ebraico-cristiane” è mistifica- dre e questa inadempienza primaria gli eventi). Un uomo ha attraver- provvidente, che il Creatore cioè, ste pagine illuminanti, senza manca- toria e cancella la diversità sostanziale compromette la possibilità stessa sato la strada, un attimo dopo vie- “siamo noi a crearlo, che il Cre- re di contestualizzarlo: con saggi su tra le due culture. Con molta finezza, della giustizia sociale ed economica”. ne travolto da un’auto in velocità atore è una creatura dell’uomo”. Sismondi, di cui vengono documen- Si tratta allora di restituire il padre e muore. Perchè? Ecco – spiega Proprio: una creatura dell’uomo. tati sia l’odio per il dispotismo, sia la reale alla funzione che gli spetta ac- Bobbio – non c’è domanda più Che è, poi, la prima proposizione preferenza per la costituzione mista, canto alla madre, ridimensionando puntualmente, più ostinatamente dell’ateismo. Pure, Bobbio non si e su Staël. A quest’ultima Constant “il gigantismo del ruolo materno e le filosofica di questa: perchè? Dove professò mai ateo. Perchè? Perchè si può accomunare per la dialogicità relative manipolazioni, a tutto van- quel “perché”, evidentemente, non si ingranò fino in fondo con dell’impostazione, derivante forse taggio dell’autonomia dei figli, delle non equivale a chiedersi per quale le conseguenze del suo stesso pen- dal fatto che ai suoi occhi i soggetti figlie e delle madri stesse”. La critica principio, empiricamente verifi- siero? O perchè la parola “ateo” gli politici hanno natura fluida; non a della santa madre-chiesa e della sog- cabile, è avvenuto l’incidente, ma appariva troppo spiccia per riassu- caso, il nesso fra politica e letteratu- gezione delle donne reali che essa ha significa interrogarsi sul senso che mere tutta l’ansia interrogativa che ra gli sembra necessario, poiché “la giustificato conduce così alla riabili- l’incidente porta con sé (ammes- lo accompagnò nella sua vicenda grammatica morale della libertà”, tazione del padre, non il santo padre so che ne porti uno in grembo). intellettuale? Cosa fu? Insufficien- come ben sintetizza l’autore, per e il padre eterno, ma quello in carne Ecco la domanda delle domande, za di un vocabolo o ritrosia del Constant “modella in un certo senso ed ossa che insieme alla madre ci ha la domanda dei filosofi è una ti- pensatore? l’immaginazione letteraria”. generati. pica domanda di senso. Ma esiste [email protected] [email protected] [email protected] un senso? E qual è? Al gancio di questo interrogativo penzolano G. Pecora insegna storia delle dottrine politiche D. Rocca è dottore di ricerca in storia delle dottrine C. Pianciola ha insegnato filosofia ed è saggista tre risposte: una reca il sigillo del- alla LUISS politiche e insegnante N. 4 35 Arte Politica, diplomazia e devozione di Liliana Barroero Un esercizio di sguardo

LA CAPPELLA DI SAN Va sottolineato che, nella pratica di Chiara Gauna GIOVANNI BATTISTA dell’esportazione da Roma di opere NELLA CHIESA d’arte appositamente eseguite per Steven Nadler tetti olandesi e il cimitero di Beth Haim, visitati DI SAN ROCCO A LISBONA altre località europee, tale cappella, GLI EBREI DI REMBRANDT dai più colti viaggiatori europei ma anche dagli abitanti della città. L’identità di Amsterdam nel Committenza, costruzione, commissionata nel 1742, rappresenta ed. orig. 2003, trad. dall’inglese di Andrea Asioli collezioni uno degli esempi più singolari. Non Seicento non può fare a meno della componen- pp. 275, € 32, te ebraica, così come l’identità degli ebrei lì sta- a cura di Teresa Leonor Vale si trattò, infatti, del consueto invio di Einaudi, Torino 2017 singoli oggetti d’arredo o di cicli di biliti non può prescindere da quella olandese: pp. 176, 133 ill. col, € 29,90, Amsterdam d’altronde è vista da molti in quegli dipinti e di sculture, ma di un intero rotagonista del saggio è la comunità ebraica Scala-Officina Libraria, Milano 2017 anni come la nuova Gerusalemme. Quello che complesso che includeva gli stessi ele- Pdi Amsterdam e Rembrandt funziona come menti architettonici. Il caso costituì punto di partenza e filo conduttore, permetten- interessa a Nadler, e qui emerge il suo punto di n articolo pubblicato sul nume- vista di storico della filosofia, è una comprensio- ro XXX dell’“Antologia Ro- un momento di assoluto rilievo an- do all’autore di mettere a fuoco il vero oggetto U che agli occhi del pubblico romano, ne sfaccettata della complessità di tale incontro mana” (gennaio 1775), celebrando della sua indagine, ovvero il rapporto biunivoco tanto che venne registrato con parti- variamente vissuto e declinato dai singoli. Il il monumento equestre a e complesso tra gli ebrei e gli olandesi nel Seicen- colare enfasi dalle crona- libro è dunque anche un esercizio di sguardo: Giuseppe I di Portogallo to. Da un lato gli ebrei, i ricchi sefarditi spagnoli che del tempo, tra le quali quello dello storico che ricostruisce il passato – appena collocato al cen- e portoghesi desiderosi di integrarsi e di costru- il “Diario Ordinario del non a caso l’autore si affaccia tra le pagine, in tro della Piazza del com- ire una nuova identità, che vestono all’olandese, Chracas”. Si sottolineava giro in bicicletta, nei musei o nella Esnoga – ma mercio a Lisbona, sottoli- non leggono bene i testi sacri, hanno case piene come l’impresa si andasse anche quello rivolto dagli ebrei agli olandesi, neava come l’esecuzione di quadri e tombe decorate; ma anche i poveri “facendo con ogni buon dai sefarditi agli ashkenaziti, e viceversa, in un dell’opera fosse intera- ashkenaziti di provenienza tedesca e orientale, gusto” (1744), si descri- mondo in cui “tutti osservavano tutti”. È su que- mente dovuta ad artisti che difendono l’ortodossia, conoscono a fondo vevano ampiamente il sto piano che s’innestano arti figurative, opere, portoghesi – dal progetto la Torah e chiedono l’elemosina vestiti di stracci. complesso, montato a iconografie, committenti, pubblico e artisti, al modello fino alla finale Dall’altro gli olandesi, tolleranti, anche per inte- Palazzo Capponi (1747) non solo Rembrandt, ma anche Hooghe, Witte, esecuzione in bronzo – e ressi economici e politici, e disponibili a lasciar- e i suoi ricchissimi argenti Ruisdael, Saenredam, Bouman e Stalpaert. Sono segnasse quindi una rina- si affascinare da quella cultura così diversa. Su e arredi preziosi (1749), poche le certezze che Nadler propone, preferen- scita delle arti nel paese, questi temi Nadler vanta una grande competen- sempre con l’esatta men- do invece una posizione ferma nella difesa del in polemica con la pratica invalsa fino za – il suo libro più importante, Baruch Spinoza zione degli autori, dagli architetti agli confine tra possibile e probabile, quello che im- a quel momento di rivolgersi ad altre e l’Olanda del Seicento, è anche un grande affre- orafi, sottolineando in ogni occasio- porta sono le domande che le opere figurative capitali, soprattutto Roma e Parigi, sco della cultura ebraica olandese – dispiegata ne come il pontefice stesso avesse più e architettoniche contribuiscono a formulare. per progettare edifici o acquistare in sottili analisi di testi e problemi, ricostruzio- volte voluto vedere personalmente In misura diversa e forse maggiore rispetto ai opere d’arte. Perciò, quando nel 1779 ni storiche di lungo periodo, ritratti di persone, l’opera e benedirla prima della spe- documenti scritti, ritratti, dipinti di storia e ve- la regina Maria incaricò Pompeo Ba- descrizioni di quartieri e monumenti, esegesi di dizione. Il volumetto dedicato a dute, edifici e tombe sono in grado di fissare e toni dei sette grandi dipinti da collo- iconografie. Prendono così corpo, anche grazie questo evento fuori del comune è la a un brillante stile narrativo, il quartiere ebraico raccontare questo sguardo multiplo, di rivelare care nella basilica dell’Estrela dedica- versione italiana, sintetica ma esau- del Vlooienburg e i suoi abitanti, Rembrandt identità, desideri di appartenenza, dialoghi, ap- ta al Sacro cuore, gli artisti portoghesi riente, di una coeva edizione inglese compreso; il pragmatico ed eclettico rapporto propriazioni, stratificazioni e ambiguità. Fu an- protestarono vivacemente e all’arrivo (Scala Books, 2017) a sua volta suc- dei sefarditi di Amsterdam con le arti figurative; che grazie a questo che gli ebrei nei Paesi Bassi delle tele non mancarono di rilevarne cessiva a una più consistente pubbli- il rabbino e grande intellettuale Menasseh Ben sperimentarono un’integrazione sociale e una i presunti difetti. Ciononostante nel cazione, anch’essa curata da Teresa Israel; le sinagoghe della città costruite da archi- liberazione estetica senza precedenti. 1790 venne fondata a Roma l’Acca- Leonor Vale, edita in lingua porto- demia di Portogallo, per governare ghese (INCM, 2015) e affidata ai la formazione degli artisti lusitani medesimi collaboratori: la stessa Vale, curia romana - diventano protet- che fino a quel momento si erano António F. Pimentel, Carlo Stefano Il diletto del falso autentico tori e committenti, in particolare autonomamente rivolti ad accade- Salerno, Magda Tassinari, Marialuisa mie pubbliche e private. Il legame tra Rizzini e altri. di Manlio Brusatin dei veneziani romanizzati, come Roma e Lisbona era peraltro di lunga Scorrendo le sezioni del volume, Piranesi, Giovanni Volpato e An- data: a inizio Settecento il re Pietro II tonio Canova. Le arti dell’incisio- riccamente illustrate, ci si può fare sei stanzoni, Piranesi riesce, con aveva collaborato alla realizzazione Pierluigi Panza un’idea piuttosto completa dell’im- la sua famiglia, a riunire il suo mu- ne, della ceramica e della scultura delle dodici statue degli apostoli per MUSEO PIRANESI pegno profuso da Giovanni V. Un seo. Da artista collezionista, per riscoprivano meglio di altre una la navata maggiore di San Giovanni saggio di Pimentel ne analizza il si- pp. 580, € 45, poter catalogare e raffigurare i re- bellezza “moderna” che ri-nasceva in Laterano finanziando il San Tom- gnificato tra “politica, diplomazia e Skira, Milano 2017 perti nella sue raccolte di stampe, da antichi frammenti. Nei rocchi di Pierre Legros (1711) e il suo maso devozione”, premessa indispensabile in particolare nei volumi di Vasi, di colonne, capitelli, statue moz- successore Giovanni V, detto il Ma- per la comprensione della valenza iovan Battista Piranesi è il candelabri, cippi, sarcofagi, tripodi, zate il tempo aveva disegnato una gnanimo, sovvenzionò la costruzione storica dell’iniziativa con la quale il maggior incisore, lucerne e ornamenti. In vita ulteriore, di cui era necessario del sul Gianicolo per G Bosco Parrasio sovrano intendeva sottolineare il suo e stampatore, di ogni seguito, nel clima for- tracciare una mappa percorribile le adunanze arcadiche. Si trattava di privilegiato rapporto con la capitale tempo: artista “visio- sennato dei viaggiatori per un pellegrinaggio dello spirito. iniziative inserite all’interno di uno della cristianità e nel contempo do- nario”, è molto più di del grand tour alla ricer- stretto rapporto culturale tra la ca- Ciò che ha fatto in forma moderna tarsi di esempi delle tendenze arti- un grande fantasma ca di pezzi archeologici, l’inventore-autore del Museo Pira- pitale portoghese e la città dei papi, stiche più avanzate. Con il supporto dell’arte antica che si diviene allo stesso tem- nesi, come un quotidiano journal che aveva visto un altro momento di di una documentazione archivistica apre alla surrealtà con- po inventore, rifacitore scritto per se stesso e per tutti i pi- grande impatto con la partecipazione pressoché completa sono presentate temporanea. Piranesi si e venditore di un gusto ranesiani del mondo. di molti artisti romani alla costruzio- integralmente le vicende della cappel- era formato in quell’of- di “restauro creativo”, ne e alla decorazione del complesso la e il ruolo tutt’altro che passivo della ficina mirabolante dove che non si può dire se Di questo universo di frammen- di Mafra. Questo ininterrotto flusso corte portoghese. I progetti architet- lavoravano il ruvido non “piranesiano”. Pez- ti e di ricomposizioni classiche e da Roma verso Lisbona è stato illu- tonici di Luigi Vanvitelli vennero di- zio materno Matteo zi di antichità autentici, meno classiche Piranesi aveva fatto strato ormai alcuni decenni fa, per scussi e modificati in senso classicista, Lucchesi e il maestro parzialmente rifatti o un parziale inventario nei Trofei di tralasciare altri studi, dall’eccellente mentre i dipinti di Agostino Masucci architetto Giovanni Antonio Scal- rifatti di sana pianta, furono pro- Augusto (1753) e nelle Diverse ma- mostra Roma lusitana – Lisbona ro- (Battesimo di Cristo, Annunciazione, farotto: l’Arsenale di Venezia, fab- dotti per una vasta clientela di col- niere d’adornare i Camini (1768) mana (1990-91) curata da Gabriele Pentecoste), approvati senza riserve, brica universale di galere, scenario lezionisti. L’etica del restauratore che furono i pezzi di una romani- Borghini e Sandra Vasco Rocca, se- furono tradotti in mosaico, come al- inquietante che lo ispira potente- era quella di intervenire con una tà svenduta e sperduta dagli stessi guita a distanza di qualche anno da lora avveniva per San Pietro. Sculture mente per le sue famose Carceri logica molto flessibile: 2/3 di ori- collezionisti. Ora ritrovata da Pier- un imponente volume – Giovanni (di Bernardino Ludovisi, Carlo Mar- di invenzione, con cui inizia la sua ginale e 1/3 di rifatto. Ma per otte- luigi Panza che è riuscito, con un V Di Portogallo (1707 - 1750) e la chionni, Peter Verschaffelt), marmi avventura d’artista in Roma. nere un risultato “dilettevole e non lavoro “mostruoso”, a rintracciare Argos cultura romana del suo Tempo, intarsiati, argenti, parati e gli stessi Ora però il Museo Piranesi immaginario” il falso autentico era 270 pezzi a Londra, al Museo Gu- 1995 – a cura dei medesimi studiosi, messali vennero forniti da Roma. Un non esiste più se non nella quête meglio di qualsiasi pezzo irrime- stavo III di Stoccolma, quasi dap- dedicato ai rapporti di Giovanni V complesso ancora splendidamente dell’intelligente ossessione di Pier- diabile di frantumi autentici. pertutto in Italia e in Russia, Fran- con Roma. Qui un documentatissi- conservato, superba testimonianza luigi Panza, che vuole raccogliere Papa Clemente XIII la famiglia cia, Germania, Olanda, Polonia, mo saggio di Jörg Garms analizzava del riconosciuto primato dell’Urbe. nel mondo attuale tutti i pezzi veneziana dei Rezzonico - con i la cappella dedicata a san Giovanni nipoti Carlo junior cardinale, il Spagna e Stati Uniti. [email protected] d’arte antiquaria rintracciabili e Battista nella chiesa di San Rocco a appartenuti alla bottega calcogra- principe Abbondio e Giovan Bat- [email protected] Lisbona, impresa fortemente voluta L. Barroero insegna storia della critica d’arte fica di pratica e fantasia di Pira- tista Priore dell’Ordine di Malta, dal sovrano. all’Università Roma Tre nesi. Bottega-laboratorio dove, in insediatisi autorevolmente nella M. Brusatin è storico delle arti e architetto N. 4 36 Fumetti Un bellissimo mostro a due teste di Eric Balzaretti Western francese con un cuore misterioso

Érik Lambé e Philippe de Pierpont lora che il racconto della malattia di Matteo Pollone e della cura della giovane donna di PAESAGGIO Loo Hui Phang e Frederik Peeters e ulteriormente arricchiti (forse non altrettan- DOPO LA BATTAGLIA nome Fany diventa un susseguirsi di metafore, sineddochi, metoni- L’ODORE DEI RAGAZZI AFFAMATI to felicemente) da una dimensione magica in ed. orig. 2017, trad. dal francese larga parte inspiegata. Il paesaggio western, in mie, allusioni visive e metamorfosi pp. 112, € 18, di Emanuelle Caillat, pp. 420, € 25, questa graphic novel, è quindi del tutto secon- delle forme che, insieme ad un oni- Bao, Milano 2018 Coconino - Fandango rismo sessuale simbolico, anch’esso dario rispetto al motore del desiderio che crea la storia e definisce le dinamiche tra i personaggi. sintomatico e dichiarato, si alterna orse perché codificato soprattutto dalle im- incitore del premio più ambi- tra la realtà presunta del simbolo e Per il signor Stingley, il capo della spedizione, to ad Angoulême, capitale del Fmagini cinematografiche, il western è un l’Ovest è uno spazio da dominare, da osserva- V la realtà psicologica del sintomo. La genere che ha sempre lavorato sulla trasparenza fumetto internazionale, nel 2017, trasposizione tra l’idea lacaniana di re senza pantaloni (quasi a volerlo violentare) e amato a dismisura dalla critica e delle proprie componenti. C’è una dimensione da ridurre a disegni su carta per poterlo razio- una psicoanalisi delle parole a quel- di sincerità, nel western, che è assente in altri meno amato dal pubblico italiano, nalizzare e controllare. Per Oscar, fotografo e la allegorica delle immagini e delle modelli di racconto: l’immediatezza dei grandi Paesaggio dopo la battaglia è una truffatore di origine irlandese, e per Milton, il forme fa transitare questa graphic spazi si ripercuote sui personaggi che li abitano, narrazione visiva che non può la- novel più verso la costruzione di misterioso ragazzo destinato alle mansioni più sciare indifferenti. L’approccio che siano essi buoni o cattivi, sceriffi o banditi. Ciò umili, il West è soprattutto una via di fuga e il un road movie del simbolico, alla che conta è essere parte del racconto della fron- i due autori mettono in atto nel rac- luogo in cui liberarsi da ogni certezza, costri- ricerca un percorso di guarigione, tiera, appartenere o meno a quello spazio indi- contare una storia di dolore, lutto zione e pregiudizio. Su tutto il racconto, però, che non una semplice narrazione stinto e inafferrabile che divide la civilizzazione e marginalità è quello aleggia un senso di dannazione e fine imminen- poetica per immagini. e la wilderness. di della continua forzatu- L’odeur des garçons affamés te: in questo saper cogliere la precarietà di un Perfino l’esperienza del Loo Hui Phang e Frederik Peeters, pubblicato ra di un media come il mondo da lì a poco soggetto a conquista L’odore tranfert, con la citazione in Italia da Bao, sembra manifestamente vo- racconto sequenziale dei ragazzi affamati è indubitabilmente western, di una storia emblema- ler sfidare questo assunto. Ci troviamo infatti che per quanto elastico tica come l’avventura nonostante le grandi vignette che aprono quasi di fronte a personaggi ambigui, camuffati e in ogni scena finiscano sempre per cedere posto ai e antinaturalistico fatica di Sherazad in Le Mille fuga, e a un racconto intriso di mistero, sogget- ancora a vivere di sole e una Notte, permette quadratini che ritagliano i volti, i corpi e i par- to a continui ribaltamenti di prospettiva. Non a ticolari dei protagonisti. Non tutto fila liscio, emozioni, silenzi, sguar- l’evidenziarsi del pas- caso, la prima vignetta di ognuna delle quattro in questa ambiziosissima graphic novel, forse di, intervalli. Lo svolger- saggio tra simbolico e parti che compongono il racconto (tre capitoli si delle azioni diventano corpo, realtà del dolore troppo sbilanciata tra una componente eccessi- e un epilogo) presenta il paesaggio disegnato al vamente didascalica e la volontà di proteggere il quindi le fragili impal- e sua accettazione. Non contrario, introducendoci in un mondo filtrato cature di un percorso è dunque un caso se cuore misterioso del racconto, ma è certamente dalla lente di una macchina fotografica. Ai due interessante il modo in cui è reso l’incontro di auspicabile per quanto echeggiano nella narra- autori non interessa però fare un discorso sulla prevedibile. Per quanto non sia di zione temi e toni della tragedia gre- un mondo impenetrabile, sordo, privo di ogni distanza tra la realtà di quell’universo e la sua epicità, e l’individuo nella sua carnalità. Va infi- facile lettura sia per la lunghezza ca tanto cara alla psicoanalisi. Una rappresentazione: non siamo, insomma, dalle sia per il ritmo cadenzato lento e strada, costruita sulla scommessa di ne sottolineato come, in un panorama fumetti- parti di un western demitizzante o revisionista, stico vivace come quello francese, il western sia il montaggio visivo che indulge sul rappresentare plasticamente l’in- per quanto la chiave politica sia manifesta. E dettaglio, a cui bisogna unire un conscio attraverso l’immagine me- da alcuni anni ritornato al centro di riscritture non ci troviamo nemmeno nello spazio spinoso inedite e di grande originalità. Da questo punto design grafico digitale minimalista, taforica del sintomo, ma è chiaro della metanarrazione, che presupporrebbe una di vista, L’odore dei ragazzi affamati può essere al limite del metafisico nella stiliz- che questo modello narrativo, così distanza intellettuale che Loo Hui Phang e Fre- zazione delle forme, e la scelta della fortemente influenzato dalle teorie visto anche come il tassello di una più ampia ri- derik Peeters evitano accuratamente lungo tutte visitazione dei codici di genere, che ha forse il mezzatinta in cui le poche incursio- lacaniane, se da un lato permette di le cento pagine della loro opera. L’immaginario suo punto d’origine (e il suo capolavoro) in Te- ni del colore richiamano il virato rivitalizzare e spettacolizzare uno e le situazioni tipiche del genere sono invece ri- xas Cowboys di Bonhomme e Trondheim. espressivo delle pellicole del cinema storytelling volutamente spoglio letti attraverso la chiave del desiderio e del sesso, muto, i due artisti francesi hanno ma ricco di eventi, dall’altro co- seguito l’idea che potesse esistere stringe il lettore a confrontarsi ad una tipologia di graphic novel capa- libitum con un simbolismo metafo- ce di narrare con il linguaggio della rico che, per lunghi tratti, sovrasta poesia e con la volontà visiva dell’a- la narrazione e le scelte visive in un strazione. Queste scelte autoriali gioco totalizzante. Ben lungi da una hanno l’indubbia capacità di essere ricerca di una forma visiva e di mon- coerenti e sorprendentemente adat- taggio autonoma, Paesaggio dopo la te per il plot narrativo ma al tempo battaglia, titolo anch’esso voluta- stesso risultano di non facile assimi- mente metaforico, è una summa lazione per il lettore medio. Quello di scelte stilistiche del migliore ci- che voglio dire è che le stesse mo- nema internazionale. I primi piani tivazioni, storia, ritmo, scelte grafi- e le riprese delle schiene dei per- che che potenzialmente spingono sonaggi prese dall’espressionismo a ritenerlo un capolavoro possono tedesco, i silenzi incomunicabili con altrettanta facilità spingerci a di Antonioni, la ricerca del reale e non intraprenderne la lettura. L’a- dello psicologico e le atmosfere co- spetto stilistico, il come si raccon- struite con l’innesto del dettaglio ta, è dunque prevalente sul cosa si significante della Nouvelle Vague, i racconta, che in questo caso sono i campi lunghi, i doppi e i doppi fina- tormenti del conscio e dell’incon- li di Kiarostami, gli spaesamenti e i scio. Una donna arriva solitaria, contrasti di Wenders e il “pensiero in inverno, descritta solo da un’al- agonico” visuale di The Tree of Life lusione musicale, in un camping di Malick... Venendo accolto come di roulotte abitato da una coppia un capolavoro capace di spingere il e due singoli maschi, tutti looser e mezzo oltre i propri limiti. Se que- tutti in qualche modo malati nell’a- sto può essere vero, non lo è per una nima e nella mente. La donna porta rinnovata capacità di sperimenta- con sé un segreto doloroso che non zione dell’antinaturalismo insito è grado di condividere ma che viene nel media fumetto ma per la capa- svelato al lettore abbastanza presto. cità di recepire modelli di storytel- Come scelgono di raccontare que- ling e di rappresentazione visiva sta storia tutta psicologica Lambé diversi e già sperimentati, cercando e de Pierpont avendo tra le mani l’equilibrio narrativo all’interno un mezzo che non è il cinema o la del processo di ibridazione. Anche letteratura o la poesia? La scelta ri- i mostri a due teste possono essere cade su un approccio psicoanalitico bellissimi. tutto da tradurre in chiave graphic ???? novel. Se Lacan ha dichiarato che il sintomo è una metafora, ecco al- E. Balzaretti ????? N. 4 37 Teatro re tangenti: così, questo ripercorrere Perle teatrali nella rete d’Indra di perla in perla le rifrazioni dei gran- Stanislavskij: il maestro di maestri ci lancia continue doman- di Paola Bigatto de sul presente, sulla destinazione di che amava contraddirsi questi insegnamenti, a partire dalla Mirella Schino “Come mai i maestri di teatro di ini- domanda sulle ragioni della esigen- di Franco Ruffini L’ETÀ DEI MAESTRI zio Novecento, nonostante l’assoluta za inesauribile di interrogare queste Appia, Craig, Stanislavskij, peculiarità di molti di loro, sono pe- personalità, che ancora tanto nutro- Robert Lewis di memoria emotiva, Stanislavskij netrati così rapidamente e facilmente no e condizionano la nostra prassi te- Mejerchol’d, Copeau, METODO O FOLLIA inaspettatamente replicava che era nella mentalità del grande pubbli- atrale. Così, attraverso un’acuta ana- roba vecchia, superata. L’attore non Artaud e gli altri co?”: partendo da questa domanda, e Otto lezioni pp. 332, € 29, lisi del perché della nascita di études, deve sentire per poi di conseguenza dal principio per cui “il pubblico non laboratori, spazi di prova e ricerca dai sulla recitazione Viella, Roma 2017 agire ma, al contrario, agire per poi fruisce uno spettacolo, lo trasforma”, tempi infiniti, ci interroghiamo sulla da uno dei fondatori di conseguenza, e addirittura non l’autrice ci accompagna in una im- del Group Theatre on ho mai amato, adorato nostra relazione con il tempo del la- necessariamente, sentire. Tornata a mersione nella “zona liquida del tea- pp. 94, € 13, nessuno quanto il mio mae- voro e su come sia possibile trasferire New York, Adler si propose come “N tro”, in cui sono importanti le relazio- esigenze metodologiche e forme di Audino, Roma 2017 irriducibile alfiere della svolta. Fu un stro. Qualcuno dei miei ragazzi dirà ni, le connessioni, le interazioni che mai una cosa del genere di me? No, ricerca in un contesto sociale e tea- autentico scisma: con Strasberg fe- creano ambiguità, trasformazioni, trale completamente mutato. Altra Stella Adler dele alla via delle emozioni, e Adler non la dirà. E questo non dipen- scomposizioni. È proprio la capacità derà dai miei allievi o da me stesso, interrogazione tra le tante suscitate L’ARTE DELLA RECITAZIONE convertita alla via delle azioni fisiche. trasformativa dei reciproci sguardi a da questa ricognizione sulla nascita ma invece da me e dal mio maestro. pp. 166, € 19,50, Robert Lewis, dal canto suo, finì con interessare oggi l’autrice, piuttosto della regia è quella che riguarda la po- il collocarsi in una sorta di terza via, Perché io non ero degno di scioglie- che la solidità di teorie, principi, me- Audino, Roma 2017 re i legacci dei suoi calzari, anche se sizione degli attori, che costituiscono basata essenzialmente sul “compito”, todologie. Si tratta di un brulicante una sorta di polo dialettico in questa nei gelidi locali di viale i deve dire che Stanislavskij in dalla cui corretta esecuzione nasce la disordine, che produce epoca di innovazioni. Schino, con Novinky portava sem- editoria non finisce mai. Fresco giusta emozione. È appena il caso di improbabili fili di con- puntualità e costanza, costruisce un S far notare che di tutte queste appa- pre stivaletti di feltro”. tinuità e confluenze di stampa un ecumenico Stanislav- Le parole di Ėjzenštejn libro-ombra sugli attori, sottolinean- renti opzioni alternative, ognuna ha imprevedibili: la nascita do il loro allontanamento dai luoghi sky in the World (Jonathan Pitches e su Mejerchol’d, il grande Stefan Aquilina, Bloomsbury 2017), fatto parte del lavoro pedagogico di delle tecniche corporee di potere e, soprattutto, dai luoghi Stanislavskij, solo ne ha fatto parte regista fucilato nel 1940 fanno seguito all’assai meritorio La e gli studi entomologici, della riflessione critica, come se l’an- in periodi, circostanze e dosaggio dal regime sovietico, sono gli appunti di Giò Ponti mia vita nel teatro russo, di Vladimir citate da Schino quasi tico sapere d’attore, cosi soggettivo, diversi. Non ha mai avuto paura di su Appia, la prossimi- Nemirovič-Dančenko, (Audino, come epitaffio di quel antimetodico, non formalizzato, contraddirsi, il maestro. tà di Georges Ivanovič 2015), le due opere di Robert Lewis, periodo d’oro del teatro non potesse costituire uno strumen- Questa lunga premessa sulle cre- Gurdjieff e Kandinskij. Metodo o follia e Stella Adler, L’arte costituito dagli anni che to di innovazione, o rappresentasse denziali stanislavskijane degli autori Esemplare in questo sen- della recitazione, sempre Audino. Se vanno dalla fine dell’Ot- addirittura l’oggetto polemico: al ci permette di non argomentare più so il capitolo dedicato una tale abbondanza di titoli sia solo tocento ai primi decenni Convegno Volta del 1934 sono coin- che tanto sul contenuto dei due li- alla danza: si apre con le un bene – un bene lo è certamente del Novecento, l’epoca in cui nasce il volte personalità nell’ambito della bri, prevedibile dati i presupposti, e parole di Artaud sul teatro balinese e – per la conoscenza di Stanislavskij, teatro come oggi lo conosciamo: un drammaturgia, regia, architettura e di soffermarci invece sulla loro sin- la testimonianza ammirata di Craig è domanda che non può trovare ri- organismo complesso in cui è presen- critica teatrale, “i soli esclusi erano golarità. Definendolo prevedibile, su Isadora Duncan, ma poi procede sposta solo nella quantità. te una densità di segni. Per esempio, gli attori, nota Craig”. La rivoluzione non vogliamo dire che il contenuto in una attenta disamina della danza Metodo o follia raccoglie otto con- noi diamo per scontata la possibilità dei primi anni del Novecento sem- sia nei due casi ovvio o privo d’inte- nei grandi attori, per proiettarci in ferenze sul sistema, o metodo, di di vedere scenografie costruite su bra attuarsi “con un pizzico di antico resse. Al contrario. Sia coloro che il una osservazione sociologica e arti- Stanislavskij, tenute a New York nel dislivelli, o che il palcoscenico venga razzismo nei confronti degli attori, teatro lo studiano sia coloro che lo stica delle scarpe perché, “per capire, 1957, e L’arte della recitazione mette usato nella sua profondità, o che le artisti minori”. Oggi, dopo un secolo fanno, supposto che vi sia differenza, bisogna partire dai piedi”: storie di per iscritto alcuni interventi pedago- luci abbiano una funzione emotiva e di storia, in un’epoca di “post regia”, vi possono trovare utilissimo ma- emancipazione femminile, riscatto gici di Adler sullo stesso argomento. narrativa, o che l’attore studi per usa- sembra che questo sia l’elemento non teriale: i primi, sul fenomeno dello sociale, infine di innovazioni coreu- Prima dei libri, però, è interessante re organicamente il corpo e la voce. mutato rispetto all’epoca d’oro della stanislavskismo in America (che ha tiche, in cui appaiono per la prima considerare gli autori. Robert Lewis Tutto ciò è nato da una rivoluzione regia: la sottovalutazione del valore comunque altri, e più impegnativi, e Stella Adler sono stati due protago- teatrale che ha avuto quasi contem- volta in scena piedi nudi. Il capitolo, critico ed ermeneutico del mestie- riferimenti storiografici); e i secon- nisti della diffusione di Stanislavskij poraneamente focolai in tutta Eu- dove incontriamo Duncan e Nijin- re dell’attore. Nel cuore di questo di, soprattutto se giovani e con poca e del suo magistero in America. ropa: Edward Gordon Craig, Gen- sky, Rudolf Laban e Loïe Fuller, si appassionante excursus sulla nascita esperienza, su come prepararsi a quel Adler aveva frequentato fin dagli ini- tian Stanislavskij, Jacques Copeau, chiude con uno sguardo su un libro del teatro moderno Schino ci ricor- momento della verità in cui tutto zi il leggendario Lab Theatre, diretto Adolphe Appia, Vsevolod Ėmil’evič di Antonia Byatt, Il libro dei bambini da che alla base di queste rivoluzioni quello che si è appreso dai libri bi- dal 1924 da Rikard Boleslavskij e Mejerchol’d, Max Reinhardt “sono (Einaudi, 2009) come racconto della stava il vecchio teatro degli attori con sogna dimenticarlo e lasciarlo agire Marija Uspenskaja (due attori che in come un gruppo di scienziati riuni- fine di un’epoca di utopie. Fluttua- le sue regole e i suoi strumenti per la attraverso il proprio corpo-mente in ti in un laboratorio virtuale, in una zioni della rete d’Indra. Ogni nodo creazione, anomali quanto efficaci, vario modo erano stati in rapporto vita lì e ora sulla scena. ricerca comune di principi”. Schino lucente della rete ci è consegnato che definisce “un teatro ancora sco- diretto con Stanislavskij), prima di Singolari appaiono le date, non solo attraverso la narrazione: questo entrare a far parte, con Harold Clur- torna, dopo La nascita della regia nosciuto”. della traduzione italiana ovviamen- densissimo saggio è completamente man – di cui diventerà la moglie – e teatrale (Laterza, 2005), a indagare, [email protected] te, ma quelle della prima edizione in interrogare, ascoltare, le voci di quel- privo di apparato iconografico, a par- Lee Strasberg, del Group Theatre. America: 1988 per il libro di Adler te la bella evocativa copertina. Così l’“epoca di desideri”. Per raccontare P. Bigatto è attrice, regista, drammaturga Nel Group entrò più tardi, soprat- e 1958 per quello di Robert Lewis. la complessità di questo “laboratorio l’autrice, aiutata dalle significative te- e insegnante di recitazione tutto nel ruolo di regista oltre che di Anche se relativamente giovane (era immateriale” l’autrice si avvale della stimonianze d’epoca, paladino del verbo di Stanislavskij, nato nel 1909), il Lewis dell’epoca metafora della rete d’Indra: “Secon- ci descrive la sceno- anche Robert Lewis. Fino alla chiu- era ormai approdato a Broadway, gli do la filosofia buddista, ogni cosa che grafia delDon Juan di sura, nel 1941, il Group Theatre fu la entusiasmi del Group Theatre e per- esiste o è esistita è uno snodo di questa Mejerchol’d, l’ultima culla dello stanislavskismo in Ameri- sino dell’Actors Studio erano acqua rete, e ha l’aspetto di una perla, ognu- foto di Nijinsky dan- ca: con il suffisso “ismo” a indicare la passata. E comunque: ma Adler era na delle quali aumenta la sua lumino- zante, il progetto di variegata gamma di interpretazioni nata addirittura nel 1901. Il curatore sità riflettendo in sé anche le altre”; Craig per il suo Ham- del pensiero del maestro. Ismi e pen- del volume ne indica le fonti in alcu- addentrandoci nella lettura abbiamo let. Più di qualunque siero l’avrebbero decisamente con- ne lezioni e altro materiale datato tra la chiara percezione di questi rimbal- immagine riprodotta, trariato: Stanislavskij notoriamente il 1983 e il 1985, cioè quando l’autri- zi e rifrazioni tra storie, figure, imma- questo narrare ha la sosteneva che pensare conoscere e ce aveva tra 82 e 84 anni. Ho detto gini, in cui le voci dei protagonisti si capacità di attivare sapere, o significano saper fare o non “singolarità”, ma c’è qualcos’altro che descrivono reciprocamente, attraver- l’immaginazione e la significano niente. colpisce in quelle date talmente tar- so un’eccezionale scelta di citazioni: memoria, sollecitata a Due, in particolare, furono le dive da essere quasi postume. Senza non è solo Ėjzenštejn a raccontare il mettere a paragone il opzioni maturate all’interno del più militanza, sanno di memoria: e genio di Mejerchol’d, ma troviamo passato con la nostra Group Theatre: quella della memo- non quella emotiva o dei sensi, ma Vera Ivanovna che racconta lo spazio esperienza di spetta- ria emotiva con i suoi corollari, so- quella delle commemorazioni. Più fiorentino di Gordon Craig, Evgenij tori. Così ci accorgia- stenuta da Strasberg, e quella delle che alla persona, sanno di onore al Vachtangov spettatore di un allesti- mo che anche il no- azioni fisiche, introdotta da Adler. monumento. Una parola questa che, mento di Mejerchol’d, Mejerchol’d stro sguardo è parte La divaricazione avvenne nel 1934. insieme a poetica e ideologia – gli che piange la morte di Stanislavskij: della rete d’Indra che, Il pellegrinaggio per bagnarsi alla ismi del pensare e sapere senza saper le rifrazioni della lucentezza di que- nelle sue fluttuazioni, fonte aveva portato Adler da Mo- fare – avrebbe contrariato Stani- ste perle non fanno baluginare solo supera la linearità del sca a Parigi, dove in quel momento slavskij fin proprio a farlo inorridire. tempo, rispondendo si trovava Stanislavskij. Per cinque scorci teatrali, ma un intero mondo [email protected] sociale e culturale, quello del pubbli- alle logiche non eucli- settimane sotto la guida diretta del dee, dove i luoghi più co, “la seconda metà del teatro”, inda- maestro, aveva potuto lavorare a F. Ruffini insegna storia dello spettacolo gato con pari attenzione dall’autrice. lontani possono esse- un suo ruolo. Alle varie proposte all’Università Roma Tre N. 4 38 Storia Alfieri veniva visto in una prospet- guerra civile al franchismo e all’esi- Che ho a che fare tiva europea e privilegiato anzitutto La brace di lio; che intreccia indissolubilmen- Un lungo, come poeta protoromantico, affine te questioni di genere e questioni io con gli schiavi? agli Stürmer. Su queste basi Um- un grande sogno di classe. Se la storia è, prima di difficile, desolante berto Calosso parlò di anarchismo tutto, scienza del contesto, le fonti di Angelo Fabrizi alfieriano. A Calosso si oppose di Giorgio Sacchetti orali sono quelle che interpreta- cammino Piero Gobetti che ritenne Alfieri no al meglio questa funzione, che Stefano De Luca da inserire nella storia europea del Eulàlia Vega possono restituirci intatto clima ed di Amedeo Osti Guerrazzi pensiero della libertà, non lo definì esprit di un’epopea. La rivoluzione ALFIERI POLITICO nemmeno un teorico del costituzio- PIONIERE nel 1936 è ricordata, nelle parole Elisa Guida Le culture politiche nalismo, ma considerò il suo pen- E RIVOLUZIONARIE delle testimoni, come “una luce che italiane allo specchio siero, fatto di tempestosi fulgori, Donne anarchiche in Spagna si accese”. Perché, in effetti, essa si LA STRADA DI CASA tra Otto e Novecento tutto teso verso l’azione. L’impor- (1931-1975) realizzò nella retroguardia dove Il ritorno in Italia pp. 231, € 16, tante saggio alfieriano di Gobetti ed. orig. 2010, trad. dallo spagnolo “le donne divennero protagoniste, dei sopravvissuti alla Shoah Rubbettino, Soveria Mannelli CZ 2017 presenta intuizioni tuttora valide: di Raúl Zecca Castel, pp. 320, € 23, assumendo un ruolo attivo capace pp. 295, € 29, ravvisa alla radice delle sue scritture Zero in Condotta, Milano 2017 di infrangere innumerevoli schemi Viella, Roma 2017 mpossibile fare una storia del un’aspirazione profonda a un vivere stabiliti dalla società patriarcale”. Ipensiero politico italiano senza senza limiti e costrizioni che morti- è una consolidata storiogra- Ma “la cosa peggiore l libro di Elisa Guida causa una considerare al contem- fichino l’uomo. L’unica C’fia sul movimen- della guerra fu il dopo- Iprofonda tristezza nel lettore, po il forte legame, tutto religione professata era to operaio – spagnolo g u err a”. anche a chi ha una conoscenza italiano, tra letteratura e una religione della li- come internazionale – Il libro integra la non superficiale della storia delle politica. L’aver avuto l’I- bertà: così Gobetti sentì che, per inveterata con- bibliografia esistentedeportazioni e della Shoah. Intri- talia per secoli una unità congeniale a sé la figura suetudine, è stata quasi sull’argomento, per la stisce perché la storia dei ritorni è culturale e non politica di Alfieri, e certi suoi at- sempre declinata al ma- verità non molto nutri- uno specchio del tracollo morale teggiamenti (lo spirito ha fatto sì che la politica schile. Le motivazioni ta, fatta di letteratura subito dai popoli europei durante di sacrificio, la predile- si sia espressa attraverso i di una così insistita di- militante, di pochissimi la seconda guerra mondiale. Gli zione del fare sul dire), grandi scrittori, da Dan- storsione sono da ricon- lavori scientifici spes- episodi raccontati dall’autrice, re- al punto da scegliere te a Manzoni. Questo durre almeno a un paio so inficiati dalle visuali lativi alle marce della morte, alla nel 1924 per la sua casa il punto di partenza da di fattori determinanti: maschili sopra descrit- violenza subita anche nei giorni editrice un fiero motto cui parte il bel volume di da una parte ha pesato te. Sebbene l’iconogra- della liberazione, alle inefficienze e greco coniato da Alfieri la scarsa sensibilità di Stefano De Luca. fia storica abbia alimentato, con le alla vera e propria corruzione che in funzione antifrancese: “Che ho quei ricercatori che si sono alline- L’autore concentra la sua atten- sue bellissime istantanee d’epoca di talvolta si presentava anche nelle a che fare io con gli schiavi?”. Per ati, sia pure inconsciamente, agli zione sulle interpretazioni cui è donne anarchiche in armi o sulle organizzazioni di soccorso, all’in- i critici del primo Novecento Al- standard delle mentalità sessiste andato soggetto Alfieri dai suoi barricate, il mito e l’immaginario differenza della società verso i re- tempi ad oggi. Tantissime: per oltre fieri appartiene alla preistoria del coeve; dall’altra ci sono le obiettive collettivo su questo lato femminile duci, sono realmente deprimenti. due secoli le menti più illustri del- liberalismo italiano. Per Giovanni difficoltà che derivano dalla natura misconosciuto della rivoluzione e È un mondo che, evidentemente, la cultura italiana hanno sentito il Gentile fu un misto di pessimismo delle fonti documentarie tradizio- della lotta; nonostante questo, e a aveva quasi completamente perso dovere di confrontarsi con le idee e di speranza. Sulla scia di Gobetti nali, esse stesse alquanto “masco- parte il protagonismo nei momen- ogni senso di umanità. Ognuno si e i sentimenti politici di Alfieri. si mosse la migliore critica alfieria- linizzate”. Una ricerca più attenta ti salienti delle vicende novecente- sentiva vittima in qualche modo De Luca ripercorre con pazienza e na di Mario Fubini, Walter Binni e e un’analisi approfondita delle sche, rimaneva sullo sfondo quella della guerra, e si sentiva legittima- precisione gli scritti dedicati ad Al- Giacomo Debenedetti. Dal 1949 si testimonianze, insieme alle rinno- “non visibilità” di sempre, nel la- to a lottare con ogni mezzo per fieri, dal gesuita Saverio Bettinelli vate metodologie di ricerca, non voro come nella militanza. Così il il proprio interesse, anche a sca- ad Arnaldo Di Benedetto. Nessun ultimo l’allargamento dello spet- pito di chi aveva sofferto le pene altro autore, se non Machiavelli, tro euristico alle fonti orali, hanno contributo di Vega dà una risposta plausibile ad un interrogativo sto- dell’inferno. Aveva evidentemente ha avuto una così grande fortuna consentito di aprire pagine di una ragione il Greco, il compagno di nell’Otto e Novecento. Alfieri, fino history from belownuova, ricca di riografico tutt’ora insoluto: cioè come queste donne abbiano fatto Primo Levi sulla via del ritorno: a metà Ottocento, fu concorde- suggestioni e di prospettive incon- “Guerra è sempre”. mente esaltato come profeta della suete. È il caso di questo originale propria un’acculturazione così ra- dicale e antiautoritaria; come sia Elisa Guida ha saputo ricostrui- libertà e del risorgimento, bastino studio recentemente pubblicato re tutto questo mondo complesso i nomi di Foscolo, Pellico, Mazzini, dalla storica catalana Eulàlia Vega, avvenuto il loro avvicinamento agli ideali libertari; quale sia stato dav- in maniera magistrale, mettendo Gioberti. C’è allora anche una linea specialista di anarcosindacalismo in ordine argomenti, dati e fonti antialfieriana: ricordo solo Tomma- spagnolo, dei movimenti sociali e vero il loro ruolo nel campo della sociabilità e della sperimentazione estremamente complesse. Il libro seo. Essa comunque testimonia, se di genere del Novecento. Si tratta comincia con la descrizione di ce ne fosse bisogno, della presenza di un’opera che mostra – secon- autogestionaria, nei ranghi orga- nizzativi della Cnt e della Fai. quella vera e propria diaspora che imponente di Alfieri. Egli lasciò in do quanto ha rilevato la prefatrice è stata la deportazione dall’Italia, effetti un’eco straordinaria, ed ebbe Anna Aguado – “l’articolazione Il volume, corredato da un ap- parato fotografico assai pregevole, raccontando le sorti dei militari, una fortuna anche editoriale enor- tra storia e ricordo, rappresenta- dei politici e degli ebrei. Sintetica si articola in cinque densi capitoli: me, come mostrano le numerosis- zione e autorappresentazione, mi- ed efficace, questa parte permette La formazione: tra famiglia e quar- sime ristampe delle tragedie e degli litanza e idealismo rivoluzionario di avere subito un quadro preciso, nelle donne anarchiche”, ma che ; ; scritti politici fino a metà del secolo tiere Donne militanti Il risveglio ma anche vivace, grazie all’utiliz- anche rivela i “molti silenzi e oblii ; XIX. Con Francesco De Sanctis si ha una condanna di Alfieri come re- dell’estate del 1936 Dall’abisso del- zo frequente delle testimonianze che costituiscono l’altra faccia del ha una organica difesa della funzio- azionario da parte più o meno mar- la sconfitta alla speranza del ritorno orali. Il racconto continua con la ricordo”. L’autrice ha così ricostrui- ; . ne svolta da Alfieri per l’Italia del xista (da Natalino Sapegno a Guido (1939-1945) Esilio e clandestinità descrizione della nascita e la dif- to, attraverso una serie mirata di te- In appendice le schede biografi- risorgimento. De Sanctis difende Santato) e cattolica, contrastata da ficile coesistenza delle varie orga- stimonianze raccolta da donne (or- che delle protagoniste. Le donne il suo classicismo politico: esso fu, molti, tra cui Giuseppe Rando e nizzazioni dedicate alla gestione mai di età molto avanzata) e grazie anarchiche intervistate dall’au- secondo lui, il motore ideale del Giulio Carnazzi. Una posizione ri- dei rimpatri (Croce Rossa, “Joint”, alla scoperta di preziosi e insondati trice, avviate verso il tramonto di risorgimento, animatore degli ita- solutiva fu quella di Arnaldo Di Be- Delasem, Commissione pontificia archivi privati, la vita, le speranze e un lungo, sofferto e avvincente liani per liberare la patria oppressa nedetto: per lui Alfieri fu soprattut- di assistenza, ecc.), che dovettero i sogni di queste militanti, nel pri- e divisa. Anche Carducci elogiò la to un poeta della condizione tragica percorso di vita, lasciano, su que- occuparsi di rintracciare e riporta- vato come nel politico, nei ranghi forza del messaggio politico alfie- dell’uomo, piuttosto che un politi- ste pagine, il loro testimone. Esse re a casa le centinaia di migliaia di dell’associazionismo libertario e di riano, tanto diverso dall’inerzia che co. Se si vuole definirne il pensiero hanno perseguito con tenacia non deportati dispersi in territori im- caratterizzava così larga parte della politico, pur constatandosi una massa spagnolo fra gli anni trenta solo l’affrancamento dalle schiavi- e settanta: in particolare la cen- mensi. E qui l’autrice riporta an- letteratura settecentesca. certa sua indeterminatezza, esso va tù, per la grande causa antifascista e che episodi di corruzione e di inef- Considerano Alfieri un libera- verso un costituzionalismo di tipo trale sindacale Cnt (Confedera- anticapitalista del proletariato spa- ciòn Naciònal del Trabajo); la Fai ficienza. Tali episodi non possono le moderato i suoi interpreti del liberale. Dopo questi studiosi segue gnolo, ma anche – o, forse, soprat- certo oscurare l’importantissimo secondo Ottocento. Significativo una fase di studi e approfondimen- (Federaciòn Anarquista Iberica); tutto – la liberazione dal fardello gli efficientissimi centri cultura- contributo che tante istituzioni e l’intervento del positivista Emilio ti filologici sulle opere alfieriane. insopportabile di una sudditanza persone hanno dato per riportare a Bertana, che demolisce il mito ri- Il volume di De Luca è esaustivo li e luoghi dell’autoformazione millenaria a una società patriarca- come gli atenei libertari; le mitiche casa i nostri connazionali, tuttavia sorgimentale di Alfieri, trova il suo di due secoli di studi sull’autore di le, clericale e maschilista. Nei loro anche le poche righe dedicate alla pensiero politico pieno di contrad- cui ancora una volta viene ribadita Mujeres Libres, femministe “di fat- ricordi struggenti c’è anche poesia: to”, impegnate in un’epica “doppia corruzione, a scapito di chi aveva dizioni, ma gli riconosce il merito l’importanza e che resta una voce “Io sono la brace spenta di un gran- vissuto una tragedia così enorme, di aver voluto risvegliare l’Italia fondamentale della cultura postil- lotta” che anticipa i tempi di mez- de sogno (…) il sospiro postumo di zo secolo. Ne risulta un viaggio danno il senso del tracollo morale asservita. Nel Novecento un saggio luminista europea. una grande speranza”. di cui si è già parlato. fondamentale di Benedetto Croce di sentimenti, emozioni, pensieri [email protected] che attraversa le epoche e gli sno- [email protected] Estremamente interessante è affermava l’indeterminatezza del- anche la gestione politica del rim-

di politici cruciali della Spagna nel s la politica alfieriana, ma invitava A. Fabrizi ha insegnato letteratura italiana G. Sacchetti insegna storia del movimento a rivalutarne finalmente la poesia. all’Università di Cassino Novecento: dalla repubblica alla sindacale all’Università di Padova N. 4 39 Storia La severità della politica Novecentesche malinconie socialiste di Maurizio Griffo di Sergio Soave Salvatore Tropea de battute, sguardi, particolari che altri non hanno Daniele Pipitone UOMINI E OMBRE notato, ma che non sfuggono all’occhio di Tropea, ALLA RICERCA capace di trarre verità da un semplice dettaglio. Al- #primacheiltempocancellitutto DELLA LIBERTÀ tre volte, il discorso si completa con accostamenti Vita di Aldo Garosci pp. 210, € 15, evocativi. Come nel distico che ritrae, da un lato, pp. 367, € 38, Nerosubianco, Cuneo 2017 un ormai vecchio Castro (incontrato nel 1998 FrancoAngeli, Milano 2017 all’assemblea del Gatt), nei cui occhi intravede “il el timore che il tempo cancelli tutto, Salvato- dubbio più che la delusione”, anche se è ancora ca- re Tropea ci offre un bel libro sugli anni che on sempre il titolo sintetizza N pace di confermare il proprio mito, reagendo alle vanno dal 1960 a oggi. E, da grande giornalista, lo Nefficacemente il contenuto di bordate anticubane di Clinton, mentre ridesta in un libro. Nel caso del volume che fa bene, con una cinquantina di ricordi personali. Tropea il ricordo di un viaggio nella Cuba profon- qui analizziamo, invece, tale sintesi Ci sono ritratti di uomini di primo piano della po- da, dove un bambino, Ruben, gli chiede denaro, è perfettamente riuscita. Aldo Ga- litica italiana. Da Pertini (a Flossembürg, mentre ma dinero bueno, e cioè proprio il dollaro dell’o- cerca invano tra i superstiti qualche testimonianza s rosci (1907-2000) ha attraversato diato nemico. È il controcanto al potere esibito dei per intero il secolo breve, parteci- sulla morte del fratello) a Nenni (vecchio, dopo un grandi della terra, il risvolto, ignorato dai più, di patrio degli ebrei, che il governo comizio in cui è stato fischiato e, visto da vicino, italiano ho volutamente utilizzato pando con passione alle vicende un altro mondo. Come quello in cui vive, a Mari- avvalora l’ammonimento ultimo del padre che gli per cancellare le colpe del fascismo del suo tempo; perciò, intitolare il naleda (Spagna), il vecchio Augustin che, provato diceva: “State con Nenni”) a Saragat (che a Tori- e della società in generale rispetto primo libro a lui dedicato Alla ri- da tante delusioni, si è costruito come rifugio una no, sempre nel 1968, già avverte che l’unificazione ai deportati razziali. Già dal 1945, cerca della libertà rende ragione in sua isola socialista in cui, tra bandiere e stendardi, non terrà); a Berlinguer nel 1980 che, davanti ai infatti, le autorità italiane avevano modo sintetico della sua attitudine vive felice di piccole cose. O come la dolente isola cancelli della Fiat, scandalizza i benpensanti (Tatò cominciato a sottolineare come intellettuale ed etica e ben riassume interiore di Manuel, sopravvissuto di Mauthausen gli italiani, in fondo, non avessero un percorso lungo e tormentato. salirà le scale dell’“Avanti” chiedendo di ammorbi- che, quarant’anni dopo è ancora lì, custode del suo perseguitato gli ebrei, che la colpa In premessa è opportuno preci- dire) e infine Lama che, letto su “La Repubblica” il passato e guida del campo, perché dopo la libera- era solo del fascismo e dei nazi- sare che se il libro è una biografia titolo Lama nella tempesta, corregge pacatamente zione non poteva tornare nella Spagna di Franco sti e che quindi la società italiana compiuta, siamo però di fronte a la rappresentazione delle cose. E ci sono i leader e non aveva nessuno altrove. O come Elias guar- era esente da ogni colpa. “Questa un lavoro pionieristico, nel sen- della politica mondiale (Castro sarcastico, Mande- diano notturno di un albergo, che dopo aver gui- operazione di ‘riscrittura dall’al- so che restano ancora numerosi la ieratico, Clinton duro, Felipe Gonzales ex-ragaz- dato plotoni a Guadalajara, Brunete o sul fronte to’ - scrive Elisa Guida – trovava ambiti da analizzare in modo più zo di Siviglia, Boris Eltsin insidiato dagli oligarchi, dell’Ebro, stufo di leggere la versione dei vincitori, un appoggio nell’orientamento dettagliato. Pipitone ha utilizzato Saddam Hussein con pistola in vista), dell’econo- chiede a Tropea un libro veritiero. Lui glielo porta predominante degli italiani, che l’archivio di Garosci conservato mia (Gianni Agnelli e un umbratile Umberto), del e l’altro, appagato, sussurra commosso: “Muchas scelsero di proiettarsi verso il fu- presso l’Istituto piemontese per mondo dello spettacolo (la bella figura di Valeria gratias compagñero”. “Chissà da quanto tempo turo senza porsi il problema delle la storia della Resistenza e dell’e- Moriconi e quella singolare di Zavattini) e della non lo diceva più”, chiosa Tropea, che pure da responsabilità per quanto accadu- tà contemporanea, comprensivo letteratura (oltre a Moravia infastidito e infasti- tanto tempo non sentiva più quella parola, “com- to nel recente passato”. dell’ampia corrispondenza per- dente, i grandi scrittori dell’America latina: da pagno”, granitica identità della sua vita. Qui, come La seconda parte del libro, dedi- sonale (in gran parte inedita), Mario Vargas Llosa travisato da un critico, a Jor- in tutto il libro, emerge il vecchio socialista che è cata proprio alle vicende dei depor- tuttavia non ha potuto analizzare ge Amado colto in un gesto rivelatore della sua stato, da qui viene quella musica del tempo, quella tati razziali, parte dalle marce della partitamente l’intera produzione grande umanità). E, infine, ci sono i senza nome, nota poetica di nostalgia che è il timbro più auten- morte per accompagnarci in un garosciana, che si compone, oltre le ombre appunto, che rappresentano vari aspetti tico dell’opera. Da leggere per ricordare quel che è lunghissimo viaggio fino al ritorno a numerosi libri, di migliaia di ar- della realtà sociale, culturale di un mondo che ha stato il Novecento, ora che tutto è cambiato, con il a casa. Anche qui, il quadro che ci ticoli e interventi pubblicati su di travolto le loro antiche speranze. Nessuno di questi sottile rimpianto per quel che poteva essere e non viene fornito unisce la precisione, un gran numero di testate per oltre ritratti nasce da un’intervista: a parlare sono rapi- è (ancora?) stato. la sinteticità e la completezza delle un cinquantennio. Per capire que- informazioni. La lettura è resa vi- sta difficoltà obiettiva basterà fare vace anche grazie all’uso sapiente qualche esempio. Garosci aderì al non certo a sminuire il lavoro fatto in Italia per dare il suo contributo con la sfortunata esperienza dell’u- delle testimonianze orali (molte Movimento federalista europeo a dall’autore, che ha dipanato molti alla Resistenza, ma nel dopoguerra nificazione socialista. delle quali raccolte direttamente partire dalla fondazione (1944), degli intricati fili della biografia ga- la sua collocazione politica resta in- Quella di Garosci è stata una da Guida). Ma anche questi capi- condividendone gli ideali e le scel- rosciana, fissandone con precisio- certa e difficile. L’adesione al Parti- posizione di minoranza, tuttavia toli non oscurano gli orrori che ci te politiche particolari. Se è vero, ne lo sviluppo e lo svolgimento, e to d’Azione è residuale, perché era l’isolamento in cui si è spesso tro- riportano alla drammaticità di que- come rileva Pipitone, che non as- consegnandoci un ritratto in gran la formazione politica meno lon- vato non ha mai alimentato in lui sto lungo cammino. Ad esempio, si sunse mai incarichi esecutivi di parte compiuto. Come per molti tana dai suoi convincimenti. Ma un atteggiamento recriminatorio: raccontano le violenze subite da rilievo all’interno del movimento, altri della sua generazione, la vita quando il partito si scioglie, Garo- al contrario, la tenace adesione a alcune ex-internate da parte dei nella fase più intensa di mobilita- dello scrittore politico piemontese sci non aderisce né alla Concentra- grandi principi ideali si accompa- gnava ad una piena comprensione soldati sovietici, episodi talmente zione federalista (1947-1954), Ga- si può dividere in due fasi, separa- zione democratica repubblicana di della severità della politica. Il libro bestiali che si vorrebbero non veri. rosci produsse analisi importanti te dalla seconda guerra mondiale Parri e La Malfa, né al Partito so- sulle prospettive dell’unificazione di Pipitone ha il merito di ricor- Una volta tornati in Italia, dopo e dalla fine del fascismo; il libro cialista. In questa lunga fase le sue europea che meriterebbero un’at- articola, però, una più definita darcelo, restituendo a Garosci il infinite traversie, la freddezza posizioni si possono etichettare tenta riconsiderazione. Peraltro, periodizzazione. La guerra di Spa- posto che gli spetta nella nostra dell’accoglienza disturba il lettore come terzaforziste e antitotalitarie, quasi quanto le violenze subite ne- l’interesse per la politica estera gna è per Garosci un’esperienza vita politica e culturale. ma non coincidono con nessuna gli ultimi giorni di prigionia. resterà una costante dell’impegno fondamentale. Essa costituisce un formazione politica particolare. [email protected] Elisa Guida ha saputo raccontare pubblicistico di Garosci, che terrà “acme politico ed esistenziale”, e di Un breve ritorno di fiamma nella tutte queste vicende con il distac- per oltre un decennio la rubrica quell’esperienza egli si farà custode M. Griffo insegna storia delle dottrine politiche co scientifico necessario, con l’a- di politica estera del “Mondo” e, e interprete anche nel dopoguerra: politica attiva si ha solo nel 1966 all’Università Federico II di Napoli cribia di chi ha vagliato una mole dal 1953 agli anni settanta, anche tuttavia, nota Pipitone, essa “non documentaria impressionante e la sulla “Sentinella del Canavese”, pe- apportò modificazioni sostanziali sapienza nell’uso delle fonti orali riodico di proprietà di Olivetti. E alla sua visione del mondo, che già rende questo libro estremamen- anche il rapporto con l’imprendi- si era strutturata in precedenza”. A te efficace rivelando la profonda tore di Ivrea, che non si esaurisce quella data, Garosci, espatriato nel empatia dell’autrice nei confronti nell’assidua collaborazione alla 1932 per evitare l’arresto, non solo delle vittime. La ricerca è correda- sue rivista, ma rimanda ad una più è ormai un quadro politico di pri- ta da un inserto fotografico e da generale identità di vedute, merite- mo piano, svolgendo un ruolo es- un’appendice con i nomi di tutti rebbe ulteriori indagini. Lo stesso senziale in Giustizia e libertà come i sopravvissuti, fondamentali per discorso vale per l’attività storio- stretto collaboratore di Rosselli, capire cosa ha voluto significare, a grafica di Garosci. In questo caso, ma ha già sviluppato una definita livello umano, politico e sociale, il però, se Pipitone non ha potuto personalità intellettuale. difficile ritorno a casa dei soprav- dedicarle uno spazio adeguato, ne La scomparsa del leader gielli- vissuti ai campi di sterminio. ha fissato con precisione i caratteri sta apre una fase di ripensamento. riportandola alla storia etico-poli- Riparato in America dopo l’occu- [email protected] tica di ispirazione crociana. pazione tedesca, Garosci non par- A. Osti Guerrazzi collabora con L’Istituto Tali osservazioni servono a far tecipa intensamente alle attività germanico di Roma capire la difficoltà dell’impresa, degli esuli. Successivamente, torna N. 4 40 Architettura Nella riflessione di questi due pro- Un laboratorio borghese gettisti risulta centrale la questione Tappeti urbani: di Carlo Olmo dell’agire – l’architettura d’altronde è anche se non soprattutto intreccio le metafore degli anni novanta di azioni – non senza la conseguente Alessandro Armando chitettura, hanno anche una natura duplicità che esiste tra le ragioni delle di Cristina Bianchetti e Giovanni Durbiano giurisdizionale, e non sono solo “cre- azioni individuali (soprattutto come TEORIA DEL PROGETTO ative” (e quindi riconducibili al mon- gli architetti se le rappresentano) e le Carlo Pisano Patchwork Metropolis è indicativa di ARCHITETTONICO do delle arti) ma anche normative e cause che li fanno agire e che riman- un’interpretazione e di un progetto quindi da ricondurre alla costruzione PATCHWORK METROPOLIS Dai disegni agli effetti gono spesso nell’opacità. Una dupli- Progetto di città che si vuole innovativo e radicale. della normatività delle pratiche. Que- Ci sono almeno due sentieri di pp. 527, € 44, cità che non consente, a nessuno di contemporanea sto approccio non “naturalistico” ai loro, di cadere in intraprese riduzio- riflessione che questo libro, così Carocci, Roma 2017 documenti (e il riordino delle fonti pp. 223, € 29, niste di cui la teoria dell’architettura composito, muove. Il primo riguar- conseguente) ha consentito ai due LetteraVentidue, Siracusa 2018 è purtroppo piena. da proprio il modo in cui la cultura sce nel 1992 un libro (la seconda autori di affrontare anche i dispostivi Se non si coglie questo snodo, ri- architettonica e urbanistica assorbe Eedizione in realtà), di Pierangelo di argomentazione e legittimazione, a fortuna delle metafore che de- Schiera, mangono incomprensibili una serie il post-moderno veicolando un’idea Laboratorium der bürgerli- sottraendoli alla retorica dell’au- scrivono la metropoli è un tema , che si occupa, nella Ger- di passaggi che legittimano l’ambi- L di città (e un’idea di società) come chen Welt torappresentazione dell’autore o affascinante quasi quanto quello mania del secondo Otto- zione di ridefinire i confini di una amalgama di stili di vita, dell’opera. Studiare l’ar- della loro invenzione. cento, della formazione di di culture, di immagini, gomentazione ha voluto nuova classe dirigente. All’autoriali- Patchwork Metropolis è una nuova classe dirigen- di sfere di influenza in dire entrare nei disposi- tà, mito e genealogia della modernità stata per molti anni me- te. L’elemento costitutivo continuo cambiamento. tivi culturali degli archi- almeno sino alla morte dell’autore di tafora influente. Oggi è di quel tentativo si indi- In rapporto all’urbano, tetti considerati. Così Roland Barthes, il testo contrappone quasi diventata un ogget- vidua nella ricerca di una un professionismo quasi anonimo, complessità, varietà, qua- quegli studi che potreb- to storico e può quindi lità diventano sinonimi. connotazione professio- all’artigiano il testimone di negozia- essere osservata con un nale e nel mestiere di pen- bero apparire bizzarri – E si liberano del peso di zioni e ricostruzioni di senso del do- certo distacco. Cosa che sare. Il libro di Alessandro ad esempio quelli di Der- contraddizioni e conflitti. cumento che la negoziazione deter- propone il libro di Carlo Armando e di Giovanni rida o più generalmente Una molteplicità legge- mina, al mestiere la sfida all’autorità Pisano, accostando mate- Durbiano ha un’ambizio- dell’ontologia – e tutti ra che nella sua frenesia come via semplificata per rispondere riali anche molto diversi ne (e forse non può essere esterni ai percorsi classici descrive bene la quiete a una teorizzazione della complessità tra loro: testi storici, in- letto senza tenerne conto) alla concezione della pro- degli anni novanta. Que- che ha generato nella riflessione te- terviste, ridisegni, mappe, simile. va derivata dalle scienze sto primo sentiero si riannoda in un orica sul progetto solo il ritorno del indagini sulla trasformazione urba- Bottega, artigiano, mestiere non naturali, assumono, se considerati tempo che dista una ventina d’anni, sacro e all’autore ermeneuta della so- na olandese. Quasi a evocare quella sono solo metafore: sono ed erano nella costruzione di una spiegazione ma sembra veramente molto lontano. cietà (forse dell’autore?). che, con qualche ironia, si potrebbe chiavi teoriche per interpretare un la- storica, tutt’altro significato. I dispo- Osserva acutamente Paola Viganò, Ma il libro offre altri spunti, che dire una . Tra i voro, quello del progettista, connota- sitivi di argomentazione si analizzano patchwork research nella presentazione al volume, che la vorrei solo indicare. Le tracce che il to dalla liberalità e dall’individualità. al di fuori di ogni concezione ridut- materiali compresi nella prima par- metafora della Patchwork Metropolis progetto di architettura “lascia sul Il testo riprende l’ambizione egemo- tivamente disciplinare. Argomentare te del libro (la seconda propone un nasce da una difficoltà, quella della nica delle narrazioni che l’intreccio è struttura linguistica e filosofica che campo” acquisiscono lungo le più che esercizio strutturalista non del tutto presa di distanza da un passato molto di quelle metafore ha consentito per per sua natura è contaminazione di cinquecento pagine del libro statuto convincente) c’è lo snello documen- regolare e regolato: il mito della piani- decenni e la rilancia, ribaltandola. Il linguaggi. Senza gli studi su Benja- di oggetto. Come nel testo si assiste to dell’architetto olandese Willem ficazione socialdemocratica olandese progetto di architettura può riassu- min o su Husserl, su Heidegger o su a un ribaltamento che andrebbe ana- Jan Neutelings che, nel 1989, poco fatto di “una normalità un po’ noiosa, mere un ruolo che vuol rimanere se- Derrida, la costruzione dell’argomen- lizzato a fondo: l’eclipse des images et più che trentenne, introduce l’idea di ma molto sicura”. Il modo in cui que- colarizzato e rifiuta la pseudo sacralità tazione architettonica in epoca mo- l’essor du littéraire. Patchwork Metropolis, rilanciata con sta presa di distanza avviene, non può dell’immagine (sia dell’architetto star derna sarebbe d’altronde stata quasi Ma soprattutto, data l’ambizione qualche maggiore diffusione nel 1991 che evocare il forte mutamento di ge- che dell’architettura strumento di se- incomprensibile. Così è per i disposi- egemonica del testo, si sposta l’ogget- da un piccolo libro pubblicato dall’e- rarchie e valori che connota la cultura duzioni sociali e urbane), se è in grado tivi di legittimazione dove il processo to centrale della riflessione sul pro- ditore 010 di Rotterdam. architettonica degli ultimi decenni di ridiscutere dalle fondamenta la sua seguito da questo lavoro è più com- getto di architettura, almeno in epo- Neutelings è incaricato dal De- del Novecento. Un secondo sentiero connotazione professionale: a partire plesso (e forse più contraddittorio). I ca moderna e contemporanea: quella partment of Housing Development si intreccia invece con studi più vicini cioè da una rielaborazione del concet- dispositivi di legittimazione sono per sul carisma. Argomento sfuggente, dell’Amministrazione dell’Aia di a noi che riguardano la sostenibilità to di documento che quella professio- loro natura giurisdizionali e il piano ambiguo, pieno di contraddizioni indagare un’ampia area della Ran- alimentare delle città: la messa in cri- ne produce ed elabora. della ricerca dove più chiaramente che aspetta i due autori fuori delle dstadt. Una delle tante aree in rapida si dell’opposizione urbano-rurale (le Quel che sta dietro tutto il testo è appare questa coscienza è quello dello porte che il libro ha aperto. crescita insediativa. La mossa concet- schegge verdi e rosse che incidono le studio del progetto come mestiere di tuale che dà corpo a ciò che Neute- opposte superfici piatte) costituisco- la convinzione che le attribuzioni, le [email protected] certificazioni, le affermazioni cui si pensare. Cosa implica questa ulterio- lings chiama De Tapijtmetropool o no anche il punto di partenza delle Patchework Metropolis (con un non ha accesso attraverso la documenta- re ridefinizione della progettazione C. Olmo è professore emerito di storia ricerche sull’agricoltura urbana. Sep- zione, siano il frutto di costruzioni come professione? dell’architettura al Politecnico di Torino trascurabile slittamento di significato pure fondati in altro terreno e orienta- di senso (non una materia, non or- nella trasposizione linguistica) è mol- ti da altri obiettivi, questi studi usano ganizzata e casuale), che spetta all’ar- to semplice: pensare alla metropoli il medesimo punto di osservazione: chitetto disvelare prima, organizzare contemporanea come fatta di vuoti e spiano i frammenti di spazi coltivati poi: perché le fonti su cui si fonda il pieni (ovvero di paradisiache arcadie dentro l’urbano e il modo in cui le lavoro del progettista nulla hanno e infernali densificazioni, o ancora, di grandi parcelle coltivate, all’esterno, di naturale. Con una importante verdi e di rossi) è sbagliato. Sbagliato si accostano ai materiali edificati via postilla, che ogni opera porta con sé giocare con la contrapposizione tra via che ci si allontana della parte più “incrostazioni” che certo vengono città e paesaggio. La metropoli con- densa della città. Un mescolarsi che dalla Rezeptionsgeschichte di quell’o- temporanea è un collage di frammen- è ancora patchwork pur ritrovando, pera, ma anche da come si è prodotta ti caratterizzati da un alto grado di nelle scienze ecologiche, un’altra de- la sua documentazione: ogni opera eterogeneità interna. Così Neutelings rivazione di significato del termine porta con sé (come incrostazioni) le fa i conti con la vecchia idea del fram- “patch”. Anche pensando a questo interpretazioni che ne hanno segnato mento e la ricostruisce: nel rosso tante riavvicinarsi di posizioni estranee, si la fortuna, ma anche le ragioni che schegge verdi; nel verde tante schegge comprende la densità di slittamenti la documentazione spesso legittima, rosse. Carlo Pisano esplora il contesto di significato (e forse di fraintendi- ma non prova. Anche se mai forma- entro il quale la metafora si afferma menti) che l’idea di patchwork porta lizzata, esiste nel testo di Armando e e si diffonde. A partire dall’articolo con sé. Il libro invita a riflettere, non Durbiano una teoria della ricezione, originale che si presenta nei termini solo sulle intenzioni, ma sugli effetti, cui si affianca un lavoro sulle “trascri- di un manifesto. Ovvero si inserisce sulla compatibilità e incompatibilità zioni”. È attraverso le trascrizioni che in quel genere letterario che Sébastien dei caratteri visivi, funzionali e scalari i “dispositivi” di lettura sono entrati Marot aveva rinominato site-specific di ogni patch. Sulla capacità di tenere nella costruzione della progettazione manifesto per indicare la sindrome assieme naturale, rurale, urbano. Con (sottraendo a ogni determinismo i del learning from che ha portato nu- poco di abrasivo, duro, antagonista. documenti e la loro genesi, imparan- merosi architetti degli anni settanta Quasi un’eco in chiave minore di un do a leggere le annotazioni a margine, a descrivere ossessivamente con tutte ecumenismo che non cessa di esercita- andando a cercare le diverse stesure le loro energie città come Las Vegas, re il suo fascino ben oltre i quieti anni di un “testo”, le negoziazioni che lo New York, Berlino, considerate capa- novanta. ci di offrire nuove aperture interpreta- trascrivono, appunto). E soprattutto [email protected] entrano nel lavoro dei progettisti i tive e progettuali. In altri termini, di “dispositivi” delle pratiche, pratiche innovare i linguaggi e gli stili di pro- C. Bianchetti insegna urbanistica che nel campo del progetto di ar- getto in modo radicale. Così come la al Politecnico di Torino N. 4 41

Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta e pittura Camminar guardando, 45 di Elisabetta Bazzani

lla Galleria dell’Accademia di Firenze si già presenti nel mondo sassanide, dominanti plificative delle tipologie decorative apprez- Atiene fino al 15 aprile l’esposizione Tes- in Europa fino alla fine del Duecento, come zate a Firenze e dell’orientamento cromatico suto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, quello delle ruote tangenti con iscritti animali medievale incentrato su colori vivaci e contra- seta, pittura ideata e curata dalla direttrice araldici, singoli o a coppie, addorsati o affron- stanti abbinati al prezioso oro, ma costituisce Cecilie Hollberg. Delle 66 opere esposte, un tati. La sezione illustra inoltre la notevole in- un importante documento per la storia della numero consistente rimonta al XIV secolo, fluenza che hanno avuto sulla produzione lo- città, per la presenza nello zoccolo di base anche se non mancano esemplari di tardo cale le stoffe realizzate negli atelier di tessitura degli stemmi ecclesiastici e civili rappresen- Duecento e degli inizi del Quattrocento. Gli ispano-moreschi, con decoro marcatamente tativi della politica fiorentina in quegli anni. oggetti sono presentati al pubblico con un’e- geometrico a partiture lineari, denominate Le vesti di seta e Il lusso proibito introducono il sposizione didatticamente corretta che, oltre con il termine lampasso: tecnica che subentrò visitatore nel trecentesco mondo dell’elegan- al piacere visivo implicito nella loro qualità al precedente sciamito e fu molto apprezzata za. Mentre ecclesiastici, docenti universitari, estetica, offre al visitatore la possibilità di sof- per la gamma di varianti nell’intreccio dei fili medici, giuristi continuarono a vestirsi all’an- fermarsi su altri materiali storici, fra cui i sigilli che formano il fondo e il disegno della stoffa. tica, ossia con ampie vesti lunghe fino ai pie- in bronzo dei consoli dell’arte della seta di La sezione Lusso dell’Asia presenta preziosi di, negli abiti di mercanti e artigiani, la classe Firenze e della drapperia di Calimala o gli sta- tessuti improntati a modelli cinesi: spiccano emergente, si verificò un rapido processo di tuti dell’arte della lana, offrendogli una rara il telo funebre proveniente dalla sepoltura a trasformazione: l’abito maschile divenne at- occasione per venire a conoscenza di alcuni di Cangrande della Scala, e, come tra- tillato e pertanto più funzionale, emulando di quegli aspetti dell’arte tessile che sono stati slato pittorico, il suntuoso drappo dipinto da l’abbigliamento militare, ma soprattutto ri- determinanti per lo sviluppo economico e la Niccolò di Pietro Gerini nel dorsale del trono spondendo alla moda del tempo, improntata conseguente ricchezza di Firenze. della grande Madonna col Bambino fra i santi al linearismo gotico. Si assiste così intorno alla La mostra si apre con un’istallazione mul- Giovanni Battista e Zanobi. Particolarmente metà del Trecento a una vera e propria rivo- timediale dedicata alla figura del mercante ricca la sezione dedicata alle “creature alate”, luzione: sopravvesti strette e cortissime sco- pratese Francesco di Marco Datini, che illu- per la presenza di preziosi frammenti tessili, prono le gambe dei giovani, mentre il busto stra il lungo processo di fabbricazione e com- prevalentemente lampassi a trame di seta e è arrotondato e i fianchi stretti, con oppor- mercializzazione dei panni medievali. La se- tune imbottiture. Un esempio tangibile era conda metà del Trecento fu un’epoca in cui il pourpoint (“farsetto”), detto di Charles de per la prima volta diversi lanaiuoli si specia- Bois, confezionato con un tessuto di seta “tar- lizzarono nella produzione pregiata, favoriti tarico” e impreziosito dalla novità del secolo: dalla costante importazione della migliore i bottoni. Un riscontro fiorentino di questo lana inglese, ottenendo articoli di pregio, in abbigliamento moderno è proposto in mo- contrasto con i tempi precedenti, quando Fi- stra dai due giovani dipinti da Giovanni del renze fabbricava vari tipi di panni di qualità Biondo nella Crocifissione di Sant’Andrea, ta- media o addirittura andante, con lane italia- vola proveniente dalla Gemäldegalerie di Ber- ne, iberiche e nordafricane. La rapida ascesa lino. Nasce in quegli anni una nuova figura nel consenso per i panni fiorentini di lusso su professionale, il sarto, come illustra didattica- scala locale e internazionale dipese, oltre che mente il Theatrum Sanitatis, codice della fine dall’impiego di lana eccellente, anche dalle del Trecento illustrato da un miniatore ano- materie coloranti utilizzate da operai pro- nimo della scuola di Giovannino de’ Grassi. fessionisti, i tintori, che erano tenuti all’os- Le leggi suntuarie emanate contro le novità servanza delle rigide prescrizioni statutarie. del vestire non vietavano solo alle donne l’uso Un ruolo primario era riservato ai “panni di gioielli, ornamenti preziosi, ricche stoffe e scarlatti” dal rosso vivo e intenso, ottenuto costose pellicce, ma condannavano persino esclusivamente dal kermes e dalla grana, so- gli stessi sarti che confezionavano i nuovi capi stanze entrambe d’importazione, ricavate da d’abbigliamento. Tuttavia la tenace resistenza insetti parassiti della quercia (coccus ilicis). In di gran parte della cittadinanza nell’applica- un mondo dominato dall’apparire, il colore oro membranaceo o filato in diverse varianti zione dei divieti fu in grado qualche volta di ha una funzione di indubbia valenza simbo- cromatiche e decorative, con animali alati, attutire il rigore delle prescrizioni limitandolo lica, e nella gerarchia cromatica medievale come il grifone e il senmurv o il fenghuang, a disposizioni fiscali, in modo da consentire lo il rosso era il più stimato, essendo il solo in l’uccello cinese di leggendaria bellezza assimi- sfoggio di vesti, stoffe e ornamenti a fronte di grado di sostituire l’antichissima porpora, lato alla fenice, particolarmente apprezzato un pagamento, con somme fissate per legge. particolarmente apprezzata in epoca classica in Italia per le sue posture dinamiche, tanto La Prammatica delle vesti del 1343 è un do- per il suo prestigio sociale e nobiliare, ma già da trasferirle nelle rappresentazioni tessili ad cumento molto importante nel quale sono scomparsa in epoca medievale. A differenza aquile, falconi, pappagalli, draghi. Questo elencate famiglie note in città che possedeva- di quella della lana, l’industria della seta ebbe uccello esotico ad ali spiegate fra tralci vege- no oltre cento abiti ognuna; vi sono rigorosa- a Firenze uno sviluppo relativamente tardo tali è riprodotto in giallo-oro su fondo rosso mente dettagliate tutte le vesti in uso all’epo- rispetto ad altri centri tessili, primo fra tut- nella suntuosa cortina sorretta da angeli nel ca a Firenze, suddivise per tipologia, colore e ti Lucca, che già dal Duecento produceva il di Lorenzo di Bicci, presente in decorazione. Una campionatura di splendidi

Quaderni San Martino rinomato “diaspro” e che nel XIV secolo era mostra, a emulazione dei cosiddetti “panni esemplari della seconda metà del Trecento probabilmente l’unica città dell’occidente tartarici”, interpretato però in senso cristia- attestava come la produzione serica italiana europeo ad avere una particolare specializza- no come simbolo di sapienza divina e della si sia andata progressivamente allontanando zione nel campo della seta. L’attività risulta resurrezione di Cristo. Lampassi islamici e dai modelli tessili mediterranei e asiatici, ela- però presente nel capoluogo fiorentino al- lampassi di produzione italiana sono invece borando un inedito repertorio ornamentale Camminar guardando, 45 meno dal 1225. Fra i motivi dello sviluppo affiancati, nella sezioneInvenzioni pittoriche, gotico e cortese, più sensibile al fenomeno na- dell’arte della seta si ritiene sia stato determi- alle tavole fiorentine di Jacopo di Cione, Nic- turale nella sua pluralità di forme. Discutibile Tessuto e ricchezza a Firenze nante nel 1314 l’arrivo in città di mercanti, colò di Tommaso e Simone di Lapo, che nelle invece l’istallazione multimediale sulle Vesti nel Trecento. Lana, seta e pittura imprenditori e intere famiglie di artigiani loro opere mostrano di essere a conoscenza proibite per la regia di Giorgio Ferrero. lucchesi, esiliati a seguito di lotte interne e dei tessuti serici alla moda: nella Madonna Se il percorso espositivo si apre nella pri- di Elisabetta Bazzani accolti con benevolenza dai fiorentini. dell’Umiltà sia il drappo su cui lei siede, sia ma sala con una veste infantile trecentesca in Documentare il tipo di produzione fioren- la stoffa che avvolge integralmente il piccolo lana, nell’ultima chiude la mostra un suntuo- Effetto film tina in epoca storica anteriore al Quattrocen- Gesù, l’una a decoro di uccelli affrontati, l’al- so esemplare di quella stoffa elitaria che nel to non risulta semplice, in mancanza di dati tra con pappagalli e tartarughe entro morbi- Quattrocento divenne simbolo ed espressio- Il filo nascosto certi, sia per quel fenomeno d’immigrazione di intrecci vegetali, sono ormai distanti dalle ne visiva della magnificenza e del potere de- di Hamilton Santià con spostamenti di manodopera che ebbe statiche immagini degli impaginati a ruote e tenuto dai signori del Rinascimento e dalla conseguenze significative sulle diverse fasi dai rigidi animali araldici, in sintonia con la chiesa: un piviale del Museo nazionale del della lavorazione del prodotto, sia per l’emu- moderna tendenza naturalistica di più libera Bargello in velluto tagliato a un corpo in seta La traduzione lazione di modelli e tecniche che si diffusero organizzazione. Eccezionale per la sua desti- rosso cremisi, con inserti broccati in oro filato. nell’Occidente medievale. Nella sezione Ge- nazione laica, la grande pala con l’Incorona- [email protected] Come i palombari ometrie mediterranee sono visibili alcuni fra zione della Vergine e santi non solo mostra di Isabella Mattazzi gli schemi compositivi seriali più comuni, visivamente un campionario di stoffe esem- E. Bazzani è storica dei tessuti antichi N. 4 42

Dinamiche di potere tra sguardi, oggetti e dettagli di Hamilton Santià

Il filo nascosto, regia di Paul Thomas Anderson con Daniel Day-Lewis, Lesley Manville e Vicky Krieps, Usa 2017

ontrollo. Ossessione. Precisione. Mania. Potere. logia di personaggi grandiosi, oltre la vita stessa. Non costantemente i rapporti di forza. Prima Woodcock CSono solo alcune delle parole che vengono in è un caso infatti che da qualche anno a questa parte, sembra in assoluto controllo di qualsiasi situazione; mente dopo aver visto Il filo nascosto, ultimo film di uno dei registi contemporanei che più si era fatto ca- poi è la sorella Cyril a determinare tutte le dinamiche Paul Thomas Anderson. Incentrata sul rapporto tra rico dell’eredità della new Hollywood (riprendendo all’interno dell’universo dello stilista; infine è Alma lo stilista Reynolds Woodcock (un Daniel Day-Lewis in tutto e per tutto gli stilemi e le progettualità di Ro- che, entrando dentro la psicologia traumatizzata e ma- al solito magistrale, alla sua ultima prova avendo lui bert Altman) si è concentrato su periodi storici lon- lata del protagonista, rompe la catena e rovescia a suo annunciato di voler smettere con la recitazione) e la tani, proiettando i suoi personaggi fuori dalla storia. favore il potere. musa/amante/moglie Alma Elson (Vicky Krieps), la Questo film rappresenta una sorta di terzo capitolo Se a inizio film Woodcock è freddissimo, ostinato, vicenda si muove con calibrata ricercatezza nei terri- assieme a Il petroliere del 2007 e The Master del 2012. calcolatore, ossessionato dal suo lavoro e fedele a una tori di mentalità disturbate e disturbanti nella Londra Tornare al passato permette a Paul Thomas Anderson post-bellica, sullo sfondo di un’Europa ancora sospesa routine militare e repressiva proprio per rispettare l’i- tra la decadenza che ha determinato le condizioni del di acquisire una certa libertà: slegato dalla contingen- dea assoluta del suo ruolo nel mondo (grazie al quale secondo conflitto mondiale e l’ostentata opulenza di za, si può concentrare sia a costruire personaggi com- si è emancipato socialmente, diventando ricchissimo, chi vuole dimostrare di aver superato “l’ora più buia”. plessi che dialogano solo formalmente con il periodo ma che non gli ha mai permesso di superare il trauma Non essendo un film di trama, Il filo nascosto costrui- storico in cui sono incastonati, ambendo quindi a una della morte della madre, che voleva solo rendere fie- sce la sua dinamica attorno a un personaggio, lo stili- istantanea “classicità”; sia a operare evoluzioni stilisti- ra di lui), l’arrivo di Alma, incontrata per caso in un sta, che come vedremo rispetta tutte le caratteristiche che che si sganciano dall’idea – ormai decisamente ristorante in campagna e portata nella maison come dei protagonisti di Paul Thomas Anderson e una sua archiviata – del regista dei lunghi piani sequenza. nuova musa, comincia a scombinarne il mondo. Nien- controparte, al tempo stesso antagonista e alleata, che È come se dopo aver concentrato la sua attenzione te di positivo o di romantico, niente My fair lady, ma cerca di manipolarlo alle sue esigenze. sulla totalità, cercando nei piani sequenza torrenziali un continuo e sottile gioco di vittima e carnefice che Reynolds Woodcock è il pivot della moda londine- che legavano le storie dei personaggi babilonesi di Bo- cambiano costantemente. Alma rompe la routine; se. Siamo negli anni cinquanta, prima delle tendenze ogie Nights e Magnolia di catturare l’essenza attraverso Alma affronta Cyril, custode del mestiere e coordi- swinging e nel pieno di quella ricerca del “classico” che, uno stile che accompagnava questa ricerca avvicinan- natrice di tutto il lavoro (prima antagoniste, infine nella moda come nelle arti, permette agli oggetti di dosi ai territori del flusso di coscienza, adesso Ander- alleate); Alma scompagina il meccanismo per avere uscire fuori dal flusso del tempo, slegandosi dalle con- son cercasse di mettere a fuoco ogni singolo dettaglio. ella stessa successo sulle sue stesse ossessioni: piegare tingenze e dai contesti. La ricerca di Woodcock è tutta Per questo il suo cinema sta diventando di una pre- a sé la volontà di un uomo non piegabile. Quando lì: nel creare abiti che non siano alla moda e non siano cisione sempre più millimetrica. È una macchina da Woodcock capisce la macchinazione finale che Alma chic (concetti cui il protagonista è assolutamente osti- presa “saggia”, che privilegia il dialogo tra i personaggi mette in atto, non solo la accetta, ma si rende conto – le). Per questo, non sembra vivere la città – Londra con gli oggetti circostanti. Il ritmo è rallentato fino alla e lo fa attraverso l’unico sorriso davvero “sincero” che è un fantasma che sta sempre fuori dalle finestre: di- sua sospensione (Il filo nascosto è a tratti di una lentezza il personaggio regalerà in tutto il film – che questa è versa dalla Los Angeles di Magnolia, ad esempio, che al limite dell’estenuante), perché quello che importa l’unica via attraverso la quale può restare in qualche del film era vera protagonista – e non è interessato a sono gli sguardi: come Woodcock osserva i tessuti, modo umano. Crollare, cedere, rischiare la morte, la- come osserva il corpo di Alma, man mano che ci si ad- nessun tipo di interazione che non sia funzionale al sciar andare l’emotività, affidarsi completamente alla dentra nella sua psicologia, le reazioni di Alma; e come lavoro. È un workaholic che non stacca mai, e che tiene moglie sabotatrice per poi ritornare al suo meglio. Alma guardi gli oggetti con cui ha a che fare, manichi- alla sua precisissima routine come niente altro al mon- Anche in questo, personaggio . do (forse addirittura più della sorella/matrigna Cyril, ni, modelle, cibo e come lei stessa guarda – con una re- larger than life Paul Thomas Anderson qui costruisce un vero e pro- personaggio perfettamente hitchcockiano interpreta- verenza carica di determinazione – sia Woodcock, sia prio thriller psicologico senza “thrill”. Guarda ad Al- to da Lesley Manville). Anche le ragazze di cui si cir- la sorella Cyril; come la sorella Cyril osservi il mondo fred Hitchcock e Joseph Losey (riferimenti ovvi, cer- conda, fidanzate fino a che la passione non appassisce, che ha lei stessa costruito dentro la maison rendendolo sono considerate dei manichini più che altro funzio- un orologio perfetto a servizio della genialità di Wo- to, ma non per questo meno pregnanti), da cui prende nali alle sue ossessioni stilistiche. Il film infatti si apre odcock. Sguardi. Oggetti. Dettagli. la capacità di far filtrare le contraddizioni psicologi- che sottilmente, per accumulo, non disdegnando un con un monologo di Alma che, parlando a quello che Come Il petroliere prima e The Masterpoi, inoltre, Il poi si scoprirà essere il dottor Hardy (Brian Gleeson), filo nascosto è anche (e forse soprattutto) un film sulla colpo di scena. Ultima considerazione per la musica, dice di aver dato a Woodcock esattamente quello che manipolazione e il continuo ribaltamento delle dina- affidata per la quarta volta al chitarrista dei Radiohead voleva, e cioè “Ogni pezzo di me”. miche di potere. Come il petroliere Daniel Plainview Jonny Greenwood, che qui abbandona l’ostinatezza Il filo nascosto rappresenta per Paul Thomas Ander- (ancora Daniel Day-Lewis, che per questa interpre- rumorista di Il petroliere e l’avanguardia minimale di - Effetto film son la ripresa di un discorso solo momentaneamente tazione vince il suo secondo premio Oscar) entra in The Master per muoversi in territori più propriamente sospeso con Vizio di forma, il film del 2014 tratto da una spirale di dipendenza e ossessione con Eli Sunday classici. Anche in questo caso, la suggestione è quella Thomas Pynchon. Se vogliamo, possiamo inserire (Paul Dano); come the master Lancaster Dodd (Phi- di creare un mondo fuori dal tempo, in cui la vicenda questo film in un filone che rappresenta una “secon- lip Seymour Hoffman) esercita un potere coercitivo può svilupparsi in tutta la sua profondità concentran- da fase” di carriera del regista californiano. Un filone nei confronti del succube Freddie Quell (Joaquin dosi sui personaggi senza preoccuparsi di tutto quello in cui Anderson non è più interessato a descrivere la Phoenix) venendo però al tempo stesso manipolato che sta succedendo là fuori. complessità della società umana nella rappresenta- dalla freddissima moglie Peggy Dodd (Amy Adams); [email protected] zione ultima delle babilonie contemporanee (Boogie così il triangolo tra Reynolds Woodcock, la sorella

Quaderni Nights e Magnolia), ma a indagare i recessi della psico- Cyril e la musa e partner Alma di Il filo nascosto ribalta H. Santià è cultore della materia in storia del cinema presso l’Università di Torino N. 4 43

Le peculiarità del critico-traduttore: la preziosa osmosi tra due approcci al testo letterario Come i palombari di Isabella Mattazzi

i chiedo spesso quanto la mia formazione di è sempre sovrana. Non c’è mai stato un caso in cui una più di ogni altro, uscire da una sessione di cinque-sei Maccademica influisca sulla mia attività di tradut- mia traduzione venisse sottoposta a una qualche tor- ore di traduzione è sempre difficile, si resta per qual- trice. Come molti, non sono un traduttore puro, ma sione ideologica dovuta a una mia precedente ipotesi che tempo storditi, assenti, altri a se stessi e al mondo. resto principalmente una studiosa prestata alla tradu- interpretativa, mentre è assolutamente vero il contra- Il rapporto tra un’opera e il traduttore veicola poi zione. Questa condizione, apparentemente poco si- rio. Il testo da tradurre più che un punto di arrivo è un’affettività che difficilmente potrebbe emergere con gnificativa per quanto riguarda la specificità del gesto un punto di partenza, o comunque uno snodo nevral- altre pratiche di lavoro sulla letteratura. Un traduttore traduttivo – poco importa chi sei, verrebbe da dire, per forza di cose contrabbanda con il testo scampoli importa come traduci – in realtà pone diverse que- gico nella ricerca di senso che la letteratura impone. Rispetto al lavoro del critico, la convivenza forzata del di un’intimità che il filtro critico elimina e non trat- stioni di carattere teorico su cui mi è capitato di sof- tiene. La traduzione è una condizione di aderenza alla fermarmi e che, almeno nel mio caso specifico, hanno traduttore con il testo, il suo sguardo quasi schiacciato sulla pagina, porta a un affondo interpretativo molto pagina forzata e continuativa. Un traduttore quando definito in modo abbastanza radicale la mia identità lavora si porta appresso i suoi personaggi per mesi, fa e il mio modo di vedere la traduzione. Innanzitutto più incisivo, radicale. la differenza tra un traduttore-critico e un traduttore Tradurre, del resto, è un esercizio da palombari. colazione insieme a loro, viaggia in treno con loro, editoriale è che il rapporto con il testo non si esaurisce Entrare in un libro è un’operazione immersiva. Una proiettando più o meno inconsciamente sulla pagina tutta una serie di elementi che andranno poi a costi- nel momento della pubblicazione, ma continua a irra- volta attraversata la superficie della pagina il respiro si diarsi per un tempo indefinito. tuire il tessuto psichico della Tutti i romanzi che ho tradotto traduzione, il timbro unico sono stati anche e soprattutto e personalissimo della sua testi di studio, molte volte ne lingua. Sono perfettamente ho curato la prefazione, ne ho conscia che la voce di Simo- scritto in altre sedi, li ho propo- ne de Beauvoir anziana in sti a lezione in università, li ho Malinteso a Mosca contenga aperti, smembrati, riassembla- echi di altre donne – ugual- ti insieme agli studenti. Sono mente anziane e malinconi- tutti testi che, in un modo o che – lette e amate nella mia nell’altro, hanno continuato a giovinezza, che il lessico ari- ritornare nella mia vita anche stocratico della maga Malva- a distanza di anni, perché ogni rosa in Riccardin dal ciuffo percorso critico non è altro che di Amélie Nothomb abbia un continuo andare e riandare qualcosa di mia nonna, e che verso temi e ossessioni che di io stessa sia presente in Dia- fatto non si risolvono mai. Il ne l’accademica di Colpisci lavoro del traduttore-critico il tuo cuore (ultimo roman- comporta quindi una rifles- zo nothombiano uscito in sione sul testo anche quando questi giorni), così come in l’atto traduttivo è concluso. La Olivia, il suo doppio malva- traduzione è soltanto un mo- mento puntuale all’interno di gio. Apparentemente questo un flusso interpretativo proiet- gioco di compenetrazione tato su un orizzonte senza limi- osmotica tra autore-perso- te. Questa idea di fluidità in- naggio-traduttore potrebbe terpretativa si estende verso un sembrare poco lucido, ma futuro indefinito (finché avrò sono sempre più convinta facoltà di scrivere, le mie tradu- che tradurre sia un atto in- zioni vivranno, saranno “agite” dissolubilmente legato al- ogni volta che il mio sguardo l’“umanità” del traduttore, interpretativo lo richieda), ma alla sua natura di prodotto è anche retrospettiva. Quasi casuale di una serie di espe- tutti gli autori che ho tradotto rienze linguistiche, emotive, facevano già parte di me molto sensibili, poco ascrivibili a prima che iniziassi a tradurli, un principio ordinativo che anzi, la scelta di proporli nella si possa facilmente esportare mia lingua è stata quasi sempre da un traduttore a un altro. influenzata proprio da que- In questo scambio osmo- sta frequentazione pregressa. tico si attua poi anche un Anni fa ho tradotto il mio pri- qualcosa che la distanza cri- mo romanzo, Il diavolo inna- tica spesso e volentieri non morato di Jacques Cazotte, an- consente: la cura. Nel mo- che e soprattutto perché non mento in cui il traduttore af- c’era in commercio una tradu- fonda le mani nella struttura zione con un’introduzione e un apparato critico di cui poter di un’opera, in un certo sen- discutere con gli studenti. Lo so se ne fa carico, si prende stesso discorso vale per Future cura di lei. Mentre la fa pas- sare da una lingua a un’altra umanità di Yves Citton. Tra- fa diverso, il pensiero segue logiche altre, i rumori del durlo per me voleva dire cercare di creare uno spazio ne spoglia letteralmente il corpo, lo guarda, nudo nel mondo arrivano attutiti. Ogni volta che traduco un suo scheletro linguistico, ne rivela le fragilità, ne in- di pensiero condiviso presentando in Italia un autore libro nuovo mi accorgo del procedere del mio lavoro e un pensiero filosofico a me molto vicini. dovina le fratture e le ricompone. Con alcuni autori dalla sensazione di insofferenza che mi dà il rumore Il traduttore-critico, rispetto al traduttore editoria- a me è successo il percorso inverso. Stare dentro un le, in genere sceglie cosa tradurre in base al suo per- del quotidiano. Inizio a non rispondere al telefono, romanzo particolarmente amato, sapere che per tre, sonalissimo percorso interpretativo. Tutte le opere su non sopporto il citofono, mi dà fastidio il riquadro quattro, cinque ore al giorno c’era un luogo protetto cui ho lavorato in traduzione mostrano una coerenza rosso delle mail che si illumina in basso sullo scher- che mi aspettava nonostante la stanchezza e gli affan- tra loro evidente, hanno un’aria di famiglia che rico- mo del portatile. In quel momento allora capisco che ni del quotidiano, ha molte volte curato me durante i nosco come affine. La mia identità di critico precede il “mondo di sotto” ha iniziato a operare su di me. Per lunghi mesi di lavoro sul testo. In Riccardin dal ciuf- - La traduzione quindi sempre la mia identità di traduttore. Sulla scel- chi pratica le immersioni si dice che uno dei rischi, il fo, la maga Malvarosa, di professione cartomante, si ta dei testi la strada è in un certo senso già segnata e il più terribile, sia la narcosi da azoto, detta anche eb- accomiata sempre dai suoi clienti con un “vous êtes caso ha un’influenza minima oppure, per una strana brezza da alti fondali. Più scendi in profondità e più protégés”. Una protezione sugli uomini, di fatto, e una eterogenesi dei fini, segue comunque l’andamento vorresti scendere, e più scendi più le logiche degli benedizione che a mio avviso riguardano l’essenza della mia ricerca. abissi si sovrappongono alle tue, più la tua presenza lì stessa della parola letteraria. Se il pensiero critico precede le traduzione, questo diventa importante, necessaria, anche se non sai spie- [email protected] però non vuol dire affatto che la imposti e moduli. gartene bene la ragione e non vuoi più tornare a casa.

Retrospettivamente mi accorgo che la verità del testo Io credo che un traduttore possa capire un palombaro I. Mattazzi è traduttrice e insegna letteratura francese all’Università di Ferrara Quaderni

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Verzeni. Torna anche la sentenza di Lombroso: veri. Canessa teme di essere tirato dentro una Gialli “È il contesto la vera malattia”. Quale contesto? brutta storia più grande di lui, ma al tempo stes- “Nemmeno quaranta chilometri da Milano, e so è incuriosito. Perrone costruisce una perfetta Ilaria Tuti, Fiori sopra l’inferno, pp. si entra in un altro mondo… non è la provincia finzione romanzesca agganciata alla realtà, tra 363, € 16,90, Longanesi, Milano 2018 americana, è puro Far West lombardo: basta spy-story, che permette maggior libertà d’azio- guardare i cartelli, scritti in dialetto. Capria- ne compresa licenza d’uccidere, e noir, stretto Negli ultimi tempi i paesaggi d’alta quota, di te San Gervaso. Cavriàt San Gervàs… troppi da convenzioni di genere. Possiamo solo dire alberi e animali, rocce e neve, non sono più pre- campi di granturco e troppi paesi tutti uguali… che il mandante sarebbe Gheddafi. Ma per- rogativa esclusiva dei noir scandinavi, ma rap- dove ci sono solo parrucchieri che si chiamano ché? E perché il Mossad è interessato? Altro presentano anche il set di nuovi e interessanti Acconciature Qualcosa… sportelli di banche splendido personaggio è “la donna che in quel autori italiani, che vedono le montagne come popolari e bar piene di slot con le sedie di pla- momento della sua vita si faceva chiamare An- luoghi del male. Sottogenere inaugurato da stica…E pizzerie d’asporto ovunque, ogni due neke”, bellissima e abilissima killer a pagamento Luca D’Andrea (La sostanza del male e Lissy, metri”. Dove omertà o indifferenza si chiamano (iperattiva sessualmente). Con ritmo incal- Einaudi 2016 e 2017), in opposizione narrativa riservatezza, privacy. In un’intervista gli autori zante che porta sempre il lettore ad aspettarsi alla visione rasserenante che per ultimo ne ha hanno detto: “Noi volevamo solo fare un one- qualcosa di drammatico, Perrone lo fa sprofon- dato Cognetti nelle (Einaudi Otto montagne sto libro di genere, possibilmente ben scritto”. dare nel gorgo dei misteri, segreti, tradimenti, 2016, un caso a parte è quello del vicequestore Lo hanno fatto. depistaggi, dal brigatismo rosso allo stragismo romano Schiavone di Manzini che indaga in Val d’Aosta con Loden e Clarks). È un bell’e- F. R . nero. Aprendo il vaso di Pandora. I morti alla sordio questo di Ilaria Tuti che am- fine sono una quindicina, innocenti bienta il romanzo fra le sue Dolomiti compresi. “Gli israeliani le devono friulane in un paese immaginario, ma un favore” dice un capo dei servi- di fatto reale, sotto il quale scorre un zi (buoni) a Canessa, “che si lasciò umore connesso alle viscere dell’in- sfuggire un sorriso… alla De André… ferno, mentre sopra cresce una na- che ricordava quello del Pescatore: tura dalla bellezza sublime e quindi, ‘un solco lungo il viso’”. Come un a tratti, orribile e terribile. Un assas- assassino. sino seriale dalla forza, sensibilità, F. R . intuito animaleschi compie delitti orripilanti dalle modalità apparente- mente rituali. A condurre le indagini è una sessantenne commissaria, pro- Cristiana Astori, Tutto quel filer acutissima, professionalmente buio, pp. 254, € 17,50, Elliot, Roma fortissima, ma fisicamente e psicolo- 2018 gicamente debole per un trauma del passato, burbera ma venerata e pro- Quello dei lost film, i film perduti tetta dalla sua squadra, sovrappeso, per la scomparsa delle poche copie diabetica, con un male che le sta sca- vando dentro. Compassionevole, sa in circolazione (un tempo di costosa che ogni “mostro” prima di oltrepas- riproduzione e delicata conservazio- sare il punto di non ritorno è stato un ne), è uno strano orizzonte che però bambino che ha sofferto, spesso abu- ormai mobilita un discreto numero sato. Proprio quattro bambini, forti e di studiosi. Ma, nei fatti, pochi “cer- uniti nella difesa da famiglie malate, catori” effettivi: tra i quali Susanna sono il centro e la chiave del mistero Marino, protagonista di quest’otti- che coinvolge una comunità perbeni- ma quest, meritevolmente proposta sta e chiusa a nascondere segreti mal- da Elliot, a sanare la stramberia che, sani. Il presente con i suoi problemi, nonostante le proteste dei lettori, un come l’apertura di nuove piste scii- personaggio di grande successo già stiche che porteranno benessere ma in tre ottimi romanzi da edicola per pure disboscamenti e violenze alla “Il Giallo Mondadori” non venisse natura, convive con memorie e riti riproposto in versione da libreria arcaici, come la festa di San Nicola (sul tema di tali pubblicazioni an-

Schede con i Krampus, diavoli-caproni, e si fibie rimando a quanto già discusso lega a orrori compiuti in un passato in un paio di occasioni sul sito del- recente nella Scuola, orfanotrofio l’“Indice”). Nel torbido e inquietan- dove venivano compiuti esperimenti te Tutto quel nero, 2011, Susanna si eugenetici su bambini. Il caso viene trovava catapultata sulle tracce una risolto, ma a che prezzo. pellicola leggendaria legata alla vi- cenda dell’attrice Soledad Miranda Fernando Rotondo e all’opera di uno dei più provoca- tori registi di cinema “minore” mai occhieggianti dietro una cinepresa, Dario Correnti, Nostalgia del il famigerato Jess Franco; in Tutto sangue, pp. 535, € 19, Giunti, Fi- quel rosso, 2012, che virava verso il renze 2018 thriller argentiano, indagava esten- sioni sconosciute del film-culto Pro- Il primo serial killer italiano è tor- fondo rosso; mentre Tutto quel blu, nato, recita il sottotitolo. Andiamo 2014, era una divertita commedia con ordine. Il nome in copertina è gialla sugli anni Ottanta, alla ricer- lo pseudonimo di due autori, pro- ca del perduto L’autuomo di Marco babilmente giornalisti, vista la cono- I disegni della sezione SCHEDE Masi. In uno scintillante gioco di scenza che hanno del mestiere con i variazioni da una puntata all’altra suoi molti vizi e qualche non piccola sono di Franco Matticchio che appaiono vere e proprie lezioni virtù e la scrittura veloce e scorrevole, di scrittura: un gioco che vede into- da cronaca appunto. Hanno scritto Roberto Perrone, L’estate degli inganni, pp. nato l’intreccio – impianto di trama, qualcosa più di un noir: un romanzo sul tempo 361, € 19,50, Rizzoli, Milano 2018 dinamiche tra personaggi, sapori d’ambiente – che passa, su padri madri figli, sul giornalismo, al tipo di cinema evocato. Con Tutto quel buio sull’Italia profonda della provincia. Il primo “L’uomo che molti anni prima era stato ita- la ricerca su uno dei primissimi film di vampiri, assassino seriale in Italia sarebbe Vincenzo Ver- liano, ma poi non era stato più niente” deposita quel Drakula halála (1921, dunque precedente Gialli zeni che nel 1870 uccise due donne, bevendone una valigetta esplosiva in una grande stazione il Nosferatu di Murnau) diretto da Károly Laj- il sangue e cannibalizzandole un po’, donde la italiana che provoca 80 morti e centinaia di thay e co-sceneggiato da tal Mihály Kertész poi promozione a Vampiro della Bergamasca. Una feriti”: è la strage di Bologna dell’estate 1980. meglio noto come Michael Curtiz (sì, di Casa- perizia a suo favore di Cesare Lombroso ne at- Entra così, nel vivo della storia, il nuovo roman- blanca), condurrà l’eroina a confrontarsi in Un- Narratori tenuò la pena. Oggi, stessi luoghi, una serie di zo di Perrone che vede ancora protagonista An- gheria con un contesto ben più drammatico, fin omicidi con rituali particolarmente efferati. Un nibale Canessa, colonnello in pensione dei ca- nel cuore del male del Novecento. Dove il regi- giornalista di cronaca nera quasi sessantenne e rabinieri, punta del nucleo antiterrorismo, ora stro poliziesco – e sotto sotto fantastico, che è sull’orlo del prepensionamento vuole seguire consulente e collaboratore servizi, detto “Car- un modo di guardare più che un genere narrati- Poesia quello che per lui potrebbe essere l’ultimo caso, rarmato” per la lucidità, decisione e spietatezza: vo – svela tra delitti e batticuori anche dimen- dopodiché lo aspetta la “nostalgia del sangue”, le prove – dice – interessano i tribunali, a lui sioni commoventi e profonde. Merita ricordare sindrome del cronista di nera in pensione al- interessa la verità, che consegna a chi di dovere che proprio le ricerche condotte dall’autrice colista e separato dalla moglie. Lo affianca una per trasformarla in giustizia, se ci riesce (e se co- per i romanzi precedenti hanno finora porta- Economia stagista ventiseienne brava, intelligente e colta, stui non vuole?). In viaggio di piacere in Israele to all’(autentico) ritrovamento di due dei film che fa di tutto per sembrare brutta, anche se viene avvicinato dal Mossad e invitato a racco- considerati perduti: possiamo augurarci che ciò non è da buttar via, ma sta per essere scaricata gliere informazioni su nuovi documenti relativi accada anche con Tutto quel buio. dal giornale. È proprio lei a intuire che l’assas- a quell’evento, preceduto di poco dall’abbatti- Politica sino imita esplicitamente il modus operandi del mento di un Mig sulla Sila. Fin qui fatti (quasi) Franco Pezzini N. 4 46

Paolo Morelli, Da che mondo è mon- arricchisce di altri personaggi fuori tempo, avere scritto pagine del libro mentre parlava tra le valli e che ora invece irrompe con la sua do, pp. 335, € 17, nottetempo, Milano 2017 in fuga dal grigiore del moderno, come un d’altro al telefono. Vengono in mente Celati, durezza e indifferenza; ed è così che Trina medico anarchico stanco della burocrazia e Benati o Cavazzoni, con cui Morelli lavorò non ha paura di combattere per difendere la Paolo Morelli ci presenta “in anteprima dell’inattività e una diafana poetessa. L’an- già nella rivista “Il Semplice”. Da che mondo propria identità e quella di un’intera comu- quello che sarebbe forse un libro dimenticato dare e venire di Salvadore dal campo nomadi è mondo è nato tenendo a riferimento un’an- nità, diventando maestra clandestina. Alla e riscoperto chissà tra quanti anni”. La caute- attrae però quell’attenzione mediatica che tica conversazione con Luigi Malerba sulla violenza della storia se ne somma una più la ironica di questo incipit ci instrada subito un tempo il protagonista avrebbe desidera- scomparsa del genere della profezia: questa intima e personale che sconvolge per sempre sul tono di Da che mondo è mondo. Salvadore, to. Insomma, ora il mondo della televisione, non è, nel libro, solo la conoscenza del fu- la vita di Trina e di Erich, la scomparsa della scritto proprio con la d a causa di un errore della pubblicità, delle grandi case editrici, turo, che si vorrebbe conoscere per morbosa figlia. È attorno a questa sparizione che tutto all’anagrafe, è un impiegato di un po’ più di vuole a tutti i costi avere a che fare con un curiosità, ma è proprio una lingua corale di precipita: la guerra inizia, al sopruso fascista mezza età, padre divorziato di una bambina vero profeta. Morelli mette in scena uno ricordi e condivisione, che tratta del tempo si sostituisce quello nazista con le finte pro- di otto anni, Gabri. Lavora per uno dei tan- scontro tra il campo della profezia e della fa- in una maniera che forse si è persa. Il fantasti- messe di liberazione, Erich diserta e scappa ti “enti inutili” italiani, un ente statale che si vola e quello della realtà e della modernità, co rinnova qui la sua diatriba con il vero, che con Trina sulle montagne, dove entrambi dovrebbe occupare di assistenza agli artisti che risultano incompatibili anche quando oggi però è pilotato. Con l’autoironia sulla imparano a convivere con la crudezza della in difficoltà ma che è più che altro votato a l’uno crede di potersi appropriare dell’altro: paranoia, costeggiando malinconicamente, guerra e con la quotidianità della morte. Poi continuare la sua esistenza nascosto da ogni l’unica appropriazione possibile del flusso più che amaramente, il confine della polemi- il dopoguerra, il tentativo di ricostruire un impegno ed obiettivo. Salvadore, che è l’uni- contemporaneo affamato di notizie e novità ca, Morelli colloca una storia fuori dal tempo senso di tutto ciò che è andato distrutto e la co solitario impiegato, non ha quindi molto è comunque effimera, pubblicitaria, frenetica dei drammi sul reale, che è appunto anch’es- speranza, spesso taciuta, di riabbracciare la da fare. È un uomo solo anche perché ha il e pettegola. Non si ascolta, ma si ficca il naso. so già artefatto. Salvadore e la sua nuova fa- figlia lontana. Ma in questo libro il destino vizio di fare profezie più o meno da strapaz- Dopo questo tentativo fallimentare, presto miglia si chiudono in un guscio confortante è una ferita che non si rimargina mai; così zo, cosa che lo fa apparire come un paranoi- i diversi tornano ad essere gli emarginati da e magico, su cui però pende la minaccia di un all’improvviso quando i fumi della guerra sembrano diradarsi riprendono senza sosta co, se non come uno iettatore o un cialtrone temere e da eliminare. La lingua di Morelli mondo che inventa solo per mentire, intolle- rante alla fantasia. i lavori per la costruzione della diga che da rompiscatole. Eppure Salvadore ha previsto in Da che mondo è mondo è funambolica,

- Narratori italiani anni minaccia di sommergere la valle, le case la crisi economica, il potere dei grandi capi- tortuosa. Lo scrittore ha voluto evidenziarne Jacopo Turini tali cinesi o la crescita dei piedi nelle nuove e le vite di chi ha deciso di rimanere nella il tono orale: è narrazione pura, ci si rivolge propria terra. Si affaccia quindi un’ultima generazioni. È anche più che convinto della a un pubblico. In effetti, ha raccontato di dannosità dei telefoni cellulari. Insomma, il lotta, un’estrema ribellione che avrà un esi- to drammatico e che segnerà la sconfitta più protagonista di Da che mondo è mondo è un Marco Balzano Resto qui , , pp. 179 , € 18, amara di tutte: essere travolti dagli interessi personaggio fortemente borderline, quasi Einaudi, Torino 2018 caricaturale, se non fosse catapultato in un’ politico-economici dello stato italiano ed es-

Schede sere definitivamente sconfitti, sradicati e co- avventura comico-favolistica che tira stocca- Il nuovo libro di Marco Balzano, Resto qui, te alla frenesia della modernità e che riesce a stretti a vedere i propri campi, le proprie case, è un racconto di resistenze continue, este- le proprie vite sommerse dall’acqua della raccontare la semplice felicità di rapporti di nuanti, fallimentari, riassumibile dal motto amicizia e amore, che fanno scudo, assieme diga che risparmia soltanto il campanile del in prima pagina: “bisogna curarsi, stringere i paese. è un romanzo che ha il tono alla fantasia, contro le insensatezze quoti- pugni anche quando la pelle si copre di mac- Resto qui diane. La vita di Salvadore cambia quando della confidenza. Le vicende sono narrate in chie. Lottare a prescindere”. Al confine tra prima persona da Trina, quasi stessimo leg- è recuperato (nudo, in strada, svegliatosi da Italia, Austria e Svizzera, nei borghi di Cu- una passeggiata sonnambolica) da un’impro- gendo un suo diario, un resoconto di volta ron e Resia, dove la vita è scandita dal solo in volta dettagliato o reticente indirizzato babile famiglia di zingari di cui presto il pro- ritmo delle stagioni, alle soglie dell’ascesa al tagonista farà parte. È una nuova nascita. Gli alla figlia scomparsa. Con questo espedien- potere di Mussolini, crescono Trina, Erich, te, Balzano insiste sull’emotività fragile ma zingari, che sono quanto di più opposto alla Barbara e Maja. Terra italiana di lingua te- vita borghese da cui Salvadore è messo alla tenace della protagonista, permettendo così desca quella dell’Alto Adige-Südtirol dove al lettore di familiarizzare con l’intimità del porta, spalancano un mondo magico e miste- il fascismo viene prima di tutto percepito punto di vista dominante della narrazione. rioso, dove le sue profezie possono finalmen- come regime linguistico che impone l’italia- In questo racconto non manca però la rabbia te trovare dignità immaginativa e soprattutto no e cancella la lingua madre, persino i nomi per l’abbandono, la voglia di sapere e la ras- narrativa. ci parla Da che mondo è mondo tedeschi sulle lapidi dei cimiteri. È così che segnazione di non poter fare più nulla, solo proprio di questo, del valore della narrazione inizia la resistenza contro la storia che, fino restare e aspettare. orale, dell’invenzione che è convivio, sangue a quel momento, la gente di montagna per- della comunità. Il carrozzone degli zingari si cepiva soltanto come un’eco che si perdeva Jacopo Mecca

Velio Abati, Questa notte - Canzo- fettivi e dedicati, dotati di una sfuggente leg- testo l’elemento portatore di senso, fruibile momento di connessione tra l’io, perico- niere, pp. 77, € 12, Manni, Lecce 2018 gerezza che ci impone, in quanto lettori, di non per narrazioni ma per folgorazioni, non losamente spaesato di fronte ai molteplici collaborare alla demarcazione del senso reale, è mai un “ponte” transitabile, bensì un unita- volti del reale, e i suoi meandri più profondi. “Ma ho paura di questa notte / di questo del quanto si possano, oggi, organizzare nella rio “ostacolo” esegetico, all’interno del quale Accettando non senza rammarico i repenti- budello cieco / del ticchettio dell’orologio / letteratura del verso sequenze personalizzate il suono sembra essersi aperto un varco salu- ni mutamenti che – nella fuggevolezza del senza rischiare il doppio agguato: l’eccessi- tare a carico del senso, trascendendo così, si degli oggetti sparsi / degli scuri chiusi. / Dei presente in cui viviamo – investono tanto nomi che hanno perso la cosa”: sono i versi va effusiva vicinanza o un distacco formale potrebbe dire, le norme comuni della stessa ciò che ci circonda quanto noi stessi, Meozzi finali di una ampia quanto autorevole poesia e anaffettivo. Abati ripristina qui un genere “testualità”. Per non dire poi, completando giovanile che compare nella sezione iniziale disusato e, senza smentire la propria origine questa pur sommaria riflessione, della fun- (e “la carovana dei volti” del suo io) riesce a terragna, della Toscana maremmana, si fa zione antinarrativa che si viene formando en- coinvolgere il lettore nell’afflato mistico che - Poesia di questo volumetto. L’ultimo verso suona come lo scatto di una porta che si chiuda. sperimentalmente visitatore sgusciante di tro la geografia di un testo a versi brevi scelti permea i testi e che, tutto sommato, riposa Tutto questo individua in maniera centrale antiche forme cerimoniali dello statuto della responsabilmente. Questa dunque la intensa nell’interiorità di ciascuno, nascosto sotto il grande e irresolubile dilemma che puntual- letteratura in versi. poesia di Raffaela Fazio, toscana stabilitasi a una coltre di ansia e pregiudizi. Il desiderio Roma da tempo. E di questo aspetto del suo mente sorge quando ci si impegni in una let- Giorgio Luzzi di un’ipotetica consustanzialità con qualsi- teratura, appunto, “di nomi”, quella del verso lavoro (“concentrare il verso significa quindi asi realtà evocata dalla poesia conduce l’io e della sua irriducibile permanenza, ove lo si espandere il messaggio, arricchirlo”, scrive a gettarsi incondizionatamente in pasto ad

Schede Francesco Dalessandro nella sua illuminan- giudichi, al di qua del significato. L’autore essa, lasciandosi travolgere senza un lamento, te prefazione) è responsabile quella sintesi conosce benissimo la regola secondo la quale Raffaela Fazio L’ultimo quarto del , unitaria tra tempo e voce, tra senso e sintassi, come sopraffatto da una mareggiata nottur- è proprio attraverso questa “morte” razionale giorno , pp. 99, € 14, La Vita Felice, Milano della quale si è fatto cenno: “Si danno le cose na e silenziosa: lontano da ogni deriva ma- che il testo si procaccia una sorta di vita altra, 2018 autonoma, emancipata e indiziariamente an- / in frammenti: / la rosa tra i tralci di pietra / gniloquente, il verso di Meozzi è scorrevole a spirale / il teschio nel legno / dello scranno ma non banale, sommesso ma non coi toni ticipatrice. Abati, come sappiamo, è noto so- Nella poesia italiana del Novecento il verso / la vergine in trono / sul portale / la sirena della rassegnazione. , prima prattutto per il suo lavoro di studioso, di cri- breve ha una sua storia, talvolta magistrale: è Inquieta alleanza stretta / al capitello. / Il doppio perfetto : / la tico del Novecento (irrinunciabile esegeta di il caso tra gli altri di Palazzeschi, dell’ultimo di essere una raccolta poetica, è il racconto, pace / e il feroce / bisogno”. Lungi dal costi- Fortini e Zanzotto tra gli altri), e narratore. I Rebora, del primo Ungaretti, di Caproni, discontinuo e frammentato – come soltanto tuire il frutto di una semplificazione, questa registri linguistici mobilitati in questo volu- e di pochi altri. Una svolta poco filtrata ha la lirica sa essere – di un approccio alla vita: ammirevole conciliazione tra suono e senso metto sono l’eco di vita di un intellettuale re- inteso reintrodurlo (o per meglio dire ricon- canto ininterrotto di gioia e dolore, il susse- dentro il reticolo delle unità metriche è frut- lazionato, colloquiale, dialogico e gnomico, fermarlo imitandolo) in questi anni vicini guirsi dei versi accosta sapientemente alcune to di un lavoro esperto e responsabile. familiare e eletto. La poesia risulta una cura a noi, come dire in piena contemporaneità. immagini-simbolo (il miracolo della nascita avara nel tempo e pertanto assume per lui un Ma il giudizio su questa istituzione metrica si G. L. e il tema della luce, il rigoglio della natura e duplice e contrastato volto, quello della gra- dirama: da un lato il verso breve diviene una l’avvento delle stagioni, l’inesorabile scorre- tuità e quello della necessità, ma anche una sorta di espediente che è il lato in ombra della re del tempo e l’insopprimibile speranza nel forma del lutto, come si evince chiaramente permanente prosa; dall’altro esso risponde a domani), annodandole con fermezza entro dai versi che ho riportato in apertura. Si va uno stato di autentica riflessione sullo statuto Tommaso Meozzi, Inquieta alleanza, gomitoli di senso densissimi, il cui valore se- da poesie impegnate e “impregnate” di una della parola e sulla possibilità di scommettere pp. 40, € 8, Transeuropa, Massa 2017 ideologia avanzata, egualitaria e civilizzatri- su una sua condizione di unità trascendente. mantico è spesso difficile da decrittare, tan- ce, a schegge mnemoniche che la nebbia del In questo senso (e parlo sempre di indizi sia È una voce dimessa, tuttavia estremamen- to più perché il mistero si cela sottotraccia. tempo ha impigliate al vissuto, a traguardi pur vistosi) la unità metrica concentrica, stu- te raffinata, quella che proviene dall’esile Conclusa la lettura della breve silloge di Me- di salute interiore e collettiva in cui domina diatamente e mnemonicamente nucleare, si plaquette di Tommaso Meozzi, Inquieta al- ozzi, l’impressione precipua, precedente e un senso di primato cui ascrivere l’esistenza trova ad assolvere al compito di unità inter- leanza, ultima uscita della collana “Nuova separata da qualsiasi riflessione criticamente come tale; fino a tratti di coralità solidale; e pretativa nella quale l’assetto microsemanti- poetica”. Laddove la frenesia della vita quo- motivata, è quella – così rara al giorno d’oggi a tratti, infine, di fragrante e letteratissima co assolve un ruolo sia fonetico che mnemo- tidiana impedisce ogni tentativo di ausculta- – di aver frequentato un timido esempio di ironia. In altre zone del testo si fanno strada, nico, imponendo al lettore un procedimento zione interiore, i libri come questo hanno il “poesia-poesia”. con toni non apologetici e non statici, delle di decodificazione particolarmente acuto. potere di riattivare il nostro istinto sensibile, proposte di versi per così dire familiares, af- Come dire che nella creazione del senso del rendono possibile un’alleanza, un fugace Chiara Dalmasso N. 4 47

Davide Pellegrini, Sharing Economy. italiana. Grazie ai materiali conservati presso Perché l’economia collaborativa il Polo del ‘900, riemerge un vastissimo oriz- è il nostro futuro, pp. 144, € 12,90, zonte d’iniziative, idee, progetti maturati Hoepli, Milano 2017 all’ombra della Mole: i giornali (“L’Auto- mobile” di Gatti, periodico nato nel 1898), il “Se tu hai una mela e io ho una mela e ci Salone internazionale dell’automobile (tenu- scambiamo le nostre mele, allora tu e io avre- tosi a Torino dalla prima edizione, nel 1900, mo ancora una mela a testa. Ma se tu hai un’i- a quella del 1913), le gare (la pionieristica dea e io ho un’idea e ce le scambiamo, allora Torino-Asti-Torino è del 1895; e da Torino ciascuno di noi avrà due idee” diceva George sei anni dopo parte il primo giro automobili- Bernard Shaw. La sharing economy, prima di stico d’Italia). Nella sua fase aurorale, quella essere un possibile modello di microecono- che viene qui chiamata “l’epopea dell’auto” mie di mercato, è un comportamento sociale è affollata di attori. Dopo la crisi economi- e come tale può diventare uno strumento de- ca del 1907 la Fiat, in quanto azienda più cisivo per migliorarsi e migliorare. Può por- strutturata, riesce a inserirsi in un processo tare un dibattito aperto sul futuro dell’uomo, di concentrazione industriale e finanziario sull’importanza della condivisione e della che ne farà la capofila del settore e uno dei collaborazione per la progressiva costruzione “poteri forti” del paese. Nel frattempo, pro- di un mondo realmente sostenibile. Questo è prio intorno a quell’anno si sono dissolte il cardine di quanto esposto nell’interessante le promettenti Lux, Aquila, Taurinia. Ma saggio di Davide Pellegrini, specializzato in sono molte quelle oggi cadute nell’oblio, dai management della cultura e uno dei massi- nomi spesso suggestivi, come la Temperino, mi esperti di economia della condivisione. che crolla per il fallimento della Banca di Il libro ci fornisce un percorso concettuale Sconto (1925), la Fast (Fabbrica automobili Carta fondamentale, costruendo un nuovo terrogatori della banca Koch; qualcun altro di avvicinamento alla sharing economy che sport torino), produttrice di vetture sportive campo da gioco sul quale confrontare le no- prima cadeva vittima di infiltrati, ad esempio passa dalla precisa definizione dell’interesse (1919-25), o la Fata (Fabbrica anonima to- stre alternative visioni del mondo”. Giudizio l’avvenente palermitana “Marinetta”, dopo- collettivo al senso più profondo di una di- rinese automobili). Nel volumetto, costruito sul quale non si può non concordare, magari diché veniva seviziato fino allo stremo per- - Economia e Politica mensione che va oltre il mercato per divenire per brevi inserti che si contendono lo spazio estendendolo a una dimensione più ampia e ché fornisse informazioni e per seminare il modello di vita sostenibile. In questo senso, con il ricchissimo apparato iconografico, con una proiezione più pessimistica. In que- terrore, di riflesso, in seno alla popolazione. l’autore avverte più volte nel suo saggio di non mancano le biografie dei protagonisti sti cinque anni la classe politica democratica Proprio per questa ragione, tuttavia, la tortu- non cadere nell’equivoco di considerare l’e- di parabole ormai consegnate all’archeologia di questo paese non è stata in grado di trovare ra si rivelò un’arma a doppio taglio: se infatti conomia collaborativa solo come un aggre- industriale, come i fratelli Ceirano, Roberto un terreno comune d’intesa per contrastare il permise di sgretolare molte reti resistenziali, gato di piattaforme di servizi di Biscaretti di Ruffia e il creatore della Topoli- Movimento cinque stelle. economy on è anche vero che gettò discredito sulla Rsi e Schede demand. Piuttosto, rientrano nel concetto di no, Dante Giacosa. spinse molti cittadini dall’altra parte della collaborazione tutte quelle forme di costru- Maurizio Griffo Daniele Rocca barricata. Motivò inoltre le cieche vendette zione di comunità di valore che mirano alla dell’immediato dopoguerra, non a caso spes- riqualificazione e alla valorizzazione di ogni so, anche se non sempre, consumate da intere aspetto della vita delle persone. La voglia di Mimmo Franzinelli Tortura. Storie folle, e sotto gli occhi di carabinieri o soldati, comunità, la cultura, il desiderio di ripar- , Gaetano Quagliariello Sereno è. Scena dell’occupazione nazista e della non da manipoli di sadici al riparo di oscuri tire su valori che siano in grado di arginare , e retroscena di una legislatura guerra civile (1943-45) scantinati. Non accadeva forse di frequente il degrado, sono questi i fondamenti di una , pp. 285, € 22, spericolata, pp. 238, € 14, Rubbettino, Mondadori, Milano 2018 che i nullaosta per l’esecuzione delle sentenze rivoluzione fatta di relazioni più che di inte- emesse dai Tribunali del popolo venissero ne- razioni, di manifesti di idee più che di sem- Soveria Mannelli CZ 2017 La prassi della tortura, come documenta gati dalle autorità alleate? In quella che è una plici servizi di impresa. In sostanza questo L’autore è uno storico prestato (forse per Mimmo Franzinelli nel suo ultimo e scioc- pionieristica ricognizione sul meno studiato libro è una profonda riflessione sul recupero sempre) alla politica, prima nel Pdl, poi col cante studio, un vero “viaggio nell’orrore”, fra i nervi scoperti della storia nazionale, a di un retaggio storico e culturale. Il mutua- Ncd. Un’esperienza in cui si è cimentato sen- venne regolarmente seguita da gran parte emergere è dunque in prima istanza come lismo, la solidarietà, la cultura del gruppo, za la spocchia dell’intellettuale che si sente delle forze nazifasciste su di una larga mag- nella tortura nazifascista si possano vedere sono elementi che da sempre caratterizzano superiore, ma con la consapevolezza che la gioranza dei partigiani catturati. Fu in par- al tempo stesso il sadismo e la sistematicità: il nostro paese, costellato di esperienze di as- politica ha delle regole da accettare. Il libro ticolare nel corso del 1944 che la sua appli- era sì una follia, ma “cinicamente organizzata sociazionismo e di cooperazione. Un saggio, tiene fede a questo criterio di non superiori- cazione crebbe, per fronteggiare l’infittirsi quindi, che ha il merito di inquadrare un fe- in meccanismi”, scrive Franzinelli, che pro- tà, perché è scritto in uno stile piano e scorre- della rete resistenziale. Lo attesta un tragico nomeno seguendo un approccio trasversale, ducevano “sofferenze seriali”. Per questo egli vole, ed è privo di riferimenti eruditi (abbia- rosario di volti e nomi rimasti nella memo- con riferimenti ampi e il profondo desiderio giudica paradossalmente realistico il Salò di mo trovato un solo richiamo ai suoi studi sul ria collettiva, la Banda Koch e la Banda Ca- di superare la fase di entusiasmo mediatico Pasolini, a lungo bandito in Italia, soprat- gaullismo). Si tratta di un resoconto in prima rità, le “polizie speciali”, la “legione Muti”, che rischia di banalizzare la tutto considerando le torture indicibili cui sharing economy persona della legislatura appena trascorsa. via Tasso a Roma, la Casa dello Studente e e ridurla a un colorato momento di folklore vennero sottoposte le donne, in particolare Il racconto non è asettico, bensì fortemen- il carcere di Marassi a Genova, via Asti a To- o a una delle tante espressioni del neo-capita- le staffette partigiane. Eppure alle loro umi- te orientato, tuttavia l’autore cerca di essere rino, San Vittore a Milano, la Risiera di San lismo digitale. lianti sofferenze non pochi giudici con la fine equilibrato. Nel complesso si apprendono Sabba a Trieste. Alta era la produttività della del conflitto riconobbero solo una parziale Mario Montalcini parecchi dettagli e retroscena tanto sui preca- tortura, perché pochi riuscivano a resistere; dignità: non erano forse delle libertine? Fu- ri equilibri del governo Letta quanto sull’agi- e gli aguzzini agivano indisturbati, sebbene rono parecchi i casi in cui la giustizia dell’e- tato percorso del governo Renzi. Soprattutto non mancassero coloro che provavano a de- poca si mostrò ancorata a una visione del sono interessanti le pagine sul modo in cui, a nunciarne gli eccessi, come padre Giovanni mondo in continuità con quella fascista: una Enrico Miletto e Donatella Sasso, Torino inizio 2015, non si trova, o non si vuole tro- Martini, cappellano militare, che ebbe da- zavorra che l’Italia si è trascinata a lungo. Nel città dell’automobile. Un secolo vare, un accordo sul nome del nuovo presi- vanti agli occhi quelli, infernali, della Brigata rievocare anche i fatti di Bolzaneto, nonché di industria dalle origini a oggi, dente della repubblica e si consuma la rottura Nera; nota Franzinelli che il gappismo venne le tardive e farraginose leggi “antitortura” da pp. 167, € 12,90, Capricorno, Torino 2017 del patto del Nazareno; un episodio esiziale travolto dalla “violenza selettiva e chirurgica poco varate, Franzinelli auspica che il volume per i nostri equilibri politici. Concludendo della tortura. Qualcuno cedeva temendo per possa far scaturire una riflessione intorno al Come dimostrano gli autori in queste pa- il suo racconto, riconosce che nella XVII i propri familiari a casa, come il vecchio socia- tema, rimasto a tutti gli effetti attuale. gine, fu a tutti gli effetti cruciale la funzione legislatura “abbiamo fallito un’occasione lista Ulisse Dini, arrestato a Milano, il quale svolta da Torino per la storia dell’automobile storica, quella di aggiornare tutti insieme la finì addirittura per partecipare ad alcuni in- D. R.

Norberto Bobbio, Locke e il diritto naturale, pp. XXVII-211, € 22, Giappi- di contestualizzare compiutamente il corso occorre svolgere ancora due considerazioni. chelli, Torino 2017 Una di carattere particolare, l’altra di ordine generale. Sotto il primo profilo l’argo- mento del corso si comprende anche con l’atmosfera intellettuale dell’ateneo torinese, Da parecchi anni, per impulso di Tommaso Greco, si stanno ripubblicando i corsi dove era viva una tradizione di studi sul filosofo britannico, da Luigi Pareyson all’allora delle lezioni di Norberto Bobbio. L’editore è sempre lo stesso, però le vecchie dispen- giovane Carlo Augusto Viano. Da un punto di vista più generale, poi, occorre consi- se litografate (battute a macchina dalla moglie Valeria) riprendono vita in una veste derare che nel dopoguerra c’è un ritorno del diritto naturale, visto come una possibile editoriale meno dimessa (ma sempre sobria). Adesso è la volta di un corso su Locke e il guarentigia contro l’affermazione di regimi totalitari che avevano funestato i decenni diritto naturale, una pubblicazione che completa i precedenti corsi sul giusnaturalismo precedenti e ancora incombevano all’orizzonte del mondo della guerra fredda. L’espo- moderno dove nell’ampia rassegna di autori del diritto naturale seicenteschi mancava sizione è articolata in tre parti: la prima indaga il significato storico del diritto naturale, appunto lo scrittore inglese (Norberto Bobbio, Il giusnaturalismo moderno, Giappi- la seconda si occupa del diritto naturale in Locke, la terza è dedicata ai due trattati chelli, 2009). Com’è noto, in quanto filosofo del diritto Bobbio viene correntemente sul governo, con particolare attenzione al secondo. L’analisi, seguendo la traccia della classificato come un giuspositivista di impianto kelseniano. Il suo percorso intellettuale materia professata, definisce con molto dettaglio il senso del diritto naturale per Locke è in realtà più articolato e il giuspositivismo va inteso come un approdo finale; inoltre, e gli scrittori coevi, ma lo fa in modo arioso riservando ampio spazio alla visione del ed è quello che più conta ai fini del nostro discorso, quello bobbiano è un positivismo mondo del filosofo inglese. Ad esempio, con finezza, Bobbio ricorda come la critica giuridico non assoluto, ma consapevole di piani assiologici irriducibili al formalismo. all’innatismo propria dell’epistemologia lockiana era pensata in opposizione a qualun- Pertanto, l’interesse manifestato da Bobbio verso il diritto naturale non dipende solo que tipo di dogmatismo perché “si ribellava al principio di autorità in nome della ricer- dall’approccio storico che aveva appreso alla scuola di Solari, ma era il complemento ca razionale, quella che l’uomo conduce facendo buon uso delle sue facoltà”. Non v’è chi logico della meditazione sul senso e il significato del positivismo giuridico. Maestro non veda come questa concezione dell’intelletto umano abbia un nesso assai forte con l’idea, sviluppata ampiamente nel secondo trattato, che il governo giusto debba essere di distinzioni illuminanti, Bobbio sapeva bene, come viene rilevato nell’introduzione, basato sul libero consenso dei cittadini. che “una cosa è ricostruire la funzione storica del diritto naturale; altra cosa è sondarne l’esigenza ideologica, altra cosa ancora è interrogarsi sulla sua validità teoretica”. Al fine M. G.

Tutti i titoli di questo numerO Pipitone, Daniele - Alla ricerca della libertà. Abati, Velio - Questa notte - Canzoniere - Insana, Jolanda - Cronologia delle lesioni. Vita di Aldo Garosci - FrancoAngeli - p. 39 Manni - p. 46 2008 - 2013 - Sossella - p. 21 Pisano, Carlo - Patchwork Metropolis. Progetto Accati, Luisa - Apologia del padre. Per una di città contemporanea - LetteraVentidue - p. 40 riabilitazione del personaggio reale - Meltemi - p. Pozzani, Claudio - Spalancati spazi. Poesie 34 1995 - 2016 - Passigli - p. 21 Adler, Stella - L’arte della recitazione - Au- Kennelly, Brendan - The essential -Jaca dino - p. 37 Book - p. 22 Armando, Alessandro / Durbiano, Kirino, Natsuo - IN - Neri Pozza - p. 29 Giovanni - Teoria del progetto architettonico. Quagliariello, Gaetano - Sereno è. Dai disegni agli effetti -Carocci - p. 40 Scena e retroscena di una legislatura spericolata. - ambé, Érik / de Pierpont, Philippe - Rubbettino - p. 47 L Coconino-Fandan- Quiroga, Horacio - Il delitto dell’altro - Paesaggio dopo la battaglia - Pellegrini - p. 29 Bahrani, Zainab - La Mesopotamia. Arte e go - p. 36 architettura. - Einaudi - p. 31 Lenz, Siegfried - Il disertore - Neri Pozza - Balzano, Marco - Resto qui - Einaudi - p. 46 p. 28 Bellow, Saul - Troppe cose a cui pensare. Saggi Leonardi, Alessandro / Tutino, Barba- Rea, Ermanno - La parola del padre. Falso 1951-2000 - Sur - p. 28 ra - La Grivola. Montagna dimenticata - Priuli storico in forma di monologo. Caravaggio e l’In- Biferali, Giorgio - L’amore a vent’anni - Tu- & Verlucca - p. 32 quisitore - Manni - p. 19 nuè - p. 20 Lewis, Robert - Metodo o follia. Otto lezioni Ricaldone, Luisa - Ritratti di donne da Bobbio, Norberto - La filosofia e il bisogno di sulla recitazione da uno dei fondatori del Group vecchie - Iacobelli - p. 30 senso - Morcelliana - p. 34 Theatre. -Audino - p. 37 Rizzante, Massimo - Il geografo e il viaggia- Bobbio, Norberto - Locke e il diritto natura- Lipperini, Loredana - L’arrivo di Saturno - tore. Lettere, dialoghi, saggi e una nota azzurra le - Giappichelli - p. 47 Bompiani - p. 20 sull’opera di Italo Calvino e di Gianni Celati - Bonera, Italo - Rosso noir. Un pulp italiano - Liverani, Mario - Assiria. La preistoria effigie - p. 30 Meridiano Zero - p. 45 dell’imperialismo - Laterza - p. 31 Brogiolo, Gian Pietro / Ma- razzi, Federico (a cura di) - Longobardi. Un popolo che cambia la Sandburg, Carl / Lonati, storia. - Skira - p. 18 Franco (a cura di) - Chicago Poems - sedizioni - p. 22 Schino, Mirella - L’età dei ándito, Mimmo - 55 vasche - maestri. Appia, Craig, Stanislavskij, RizzoliC - p. 5 Mejerchol’d, Copeau, Artaud e gli Cándito, Mimmo - C’erano altri - Viella - p. 37 una volta i reporter di guerra - Secci, Maria Cristina (a cura Baldini&Castoldi - p. 5 di) - Tintas. Tredici racconti dal Cile. Cauto, Alberto / Milanese, - gran vìa - p. 29 Roberta - Psicopillole. Per un uso Shepherd, Nan - La montagna strategico dei farmaci - Ponte alle vivente - Ponte alle Grazie - p. 32 Grazie - p. 33 Simonetti, Luca - La scienza in Conrad Kaser, Norbert / tribunale - Fandango - p. 17 Colleselli, Toni (a cura di) - Sinatti, Cesare - La splendente - Rancore mi cresce nel ventre. Poesia Feltrinelli - p. 27 & prosa 1968 - 1978. Un’antologia. Strata, Piergiorgio - Dormire, - alpha beta - p. 22 forse sognare. Sonno e sogno nelle Correnti, Dario - Nostalgia - neuroscienze - Carocci - p. 33 Giunti - p. 45 Mazzoni, Guido - La pura superficie - De Luca, Stefano - Alfieri politico. Le culture Donzelli - p. 21 politiche italiane allo specchio tra Otto e Novecen- Melandri, Francesca - Sangue giusto - to - Rubbettino - p. 38 Rizzoli - p. 20 homson, Ian - Primo Levi. Una vita. - Meozzi, Tommaso - Inquieta alleanza - Tran- UtetT - p. 26 seuropa - p. 46 Thoreau, Henry David - Cape Cod - La Miletto, Enrico / Sasso, Donatella Vita Felice - p. 32 Dolfi, Anna (a cura di) - Gli intellettua- - Torino, città dell’automobile. Un secolo di indu- Tropea, Salvatore - Uomini e ombre - Nero- li/scrittori ebrei e il dovere della testimonianza. In stria dalle origini a oggi - Capricorno - p. 47 subianco - p. 39 Firenze University ricordo di Giorgio Bassani. - Morelli, Paolo - Da che mondo è mondo - Tuti, Ilaria - Fiori sopra l’Inferno - Longanesi Press - p. 25 nottetempo - p. 46 - p. 45 Doninelli, Luca - La conoscenza di sé - La Mori, Roberta / Scarpa, Domenico (a nave di Teseo - p. 19 cura di) - Album Primo Levi - Einaudi - p. 26 Vale, Teresa Leonor (a cura di) - La cappella di San Giovanni Battista nella chiesa di sposito, Andrea - Voragine - il Saggiatore adler, Steven - Gli ebrei di Rembrandt - -E p. 27 N San Rocco a Lisbona. Committenza, costruzione, Einaudi - p. 35 collezioni - Scala - Officina Libraria - p. 35 Vega, Eulàlia - Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931 - 1975) - Fazio, Raffaela - L’ultimo quarto del gior- anza, Pierluigi - Museo Piranesi - Skira - Zero in Condotta - p. 38 no - La Vita Felice - p. 46 p.P 35 Franzinelli, Mimmo - La tortura - Monda- Paoletti, Giovanni - Pensare la rivoluzione. dori - p. 47 Benjamin Constant e il Gruppo di Coppet - Ets - Guida, Elisa - La strada di casa. Il ritorno in est, Nathanael - Miss Lonelyhearts - p. 34 MarsilioW - p. 28 Italia dei sopravvissuti alla Shoah - Viella - p. 38 Pellegrini, Davide - Sharing economy - Ho- epli - p. 47 Perrone, Roberto - L’estate degli inganni - Hui Phang, Loo / Peeters Frederik Rizzoli - p. 45 Zangrandi, Silvia - Fanta-onomastica. - L’odore dei ragazzi affamati -Coconino-Fan - Petri, Romana - Il mio cane del Klondike - Scorribande onomastiche nella letteratura fanta- dango - p. 36 Neri Pozza - p. 19 stica del Novecento - Ets - p. 30