IV° E Sezione Liceo Scientifico “La Biodiversità e le colture Campane” ABSTRACT DEL PROGETTO Promotore : IIS “Genovesi - da Vinci” Ideatore e Tutor : Prof. Silvestro Caputo

OBIETTIVI FORMATIVI:

Il progetto mira a formare competenze che consentano di operare nel campo della ricerca scientifica, portando a conoscenza dei settori produttivi nazionali e internazionali, le ricchezze della biodiversità campana quale valore aggiunto delle risorse paesaggistiche ed ambientali. Allo stesso modo il progetto mira ad informare delle alternative relative alle professionalità attuali aprendo l’ampia area della Green Economy nell’ottica della organizzazione di nuove figure in grado di essere protagoniste del sistema economico italiano basato sul turismo, l’ambiente, la difesa del territorio, la tutela della biodiversità e sull’enogastronomia.

Queste sono le premesse di una formazione culturale in grado di utilizzare le tradizionali conoscenze scientifiche con quelle innovative offerte dall’osservazione e dalle nuove tecnologie.Questo punto di partenza deve aprire la mente degli allievi per porsi domande circa la soluzione di problematiche analizzando i processi della sperimentazione, la gestione delle risorse e la promozione economica delle stesse.

Il CRAA - Centro per la Ricerca Applicata in Agricoltura (ex Consorzio) – rappresenta tutte le Istituzioni Universitarie Pubbliche Campane oltre la Regione e gli ex ricercatori della “Cirio ricerche”, struttura che gestisce l’Azienda Agricola Sperimentale “Improsta” di proprietà della Regione Campania, estesa per circa 1.400.000 mq. L’attuale Giunta Regionale della Campania con il CRAA sta promuovendo attività di ricerca e formazione tra cui anche i percorsi di “SCUOLA-LAVORO” con obiettivi formativi attinenti ad un nuovo progetto di sviluppo economico del territorio.

Gli studenti dovranno acquisire le conoscenze, le abilità, le competenze secondo il “quadro europeo per le qualifiche e l’apprendimento permanente".

Il profilo in uscita per gli studenti può essere così riassunto:

 saper osservare e classificare, secondo i principi della tassonomia, le specie vegetali (germoplasma campano);  saper evidenziare le differenze tra le specie e tra le varietà e descrivere la morfologia;  acquisire le competenze tecnico-scientifiche, per la progettazione di un catalogo delle specie e delle varietà osservate;  conoscere i principi di base per la salvaguardia della biodiversità, avendo consapevolezza della sua importanza ai fini culturali, ambientali, sociali ed economici;  acquisire la consapevolezza che i cambiamenti climatici determinano una modifica naturale dell’ambiente ed un’evoluzione delle specie;  elaborare progetti in difesa della biodiversità promuovendo la conoscenza di massa, anche per fini economici e turistici, della ricchezza delle tipicità campane e dei prodotti tipici campani patrimonio unico al mondo;  elaborare un modello integrato tra scuola e mondo del lavoro in grado di valutare le conoscenze e le competenze acquisite.

Catalogazione e descrizione di alcune VARIETA’ del GERMOPLASMA FRUTTICOLO CAMPANO Presentazione

La legge del 13 luglio 2015, prevede l’istituzione dei percorsi di alternanza “Scuola - Lavoro”.

Il C.R.A.A -Centro per la Ricerca Applicata in Agricoltura-, ex Consorzio, con sede a Napoli in via G. Porzio Centro Direzionale Isola 6 e l’ Azienda Agricola Sperimentale Regionale “Improsta” in Eboli, ha sottoscritto con l’Ist. di Istr. Sup. Genovesi – da Vinci”, una convenzione sul percorso di alternanza “Scuola - Lavoro” dal titolo < La Biodiversità e le Colture Campane > .

Il Centro (CRAA) ha come associati le quattro Università Campane oltre la Regione Campania che attraverso suoi delegati e con i ricercatori universitari gestiscono le attività di ricerca in ambito nazionale ed internazionale.

L’Azienda Regionale Sperimentale “Improsta” è estesa per circa 140 ettari nella Piana del Sele, essa conserva e custodisce tutto il germoplasma delle colture arboree da frutto campane, dall’ulivo, alla vite alle drupacee ed agli agrumi.

L’esperienza didattica e sperimentale, con contatto diretto con il mondo del lavoro agricolo del settore che attualmente regge l’economia campana è stata importante.

Gli studenti hanno avuto modo di apprezzare le attività svolte e le applicazioni nell’ambito del “Food” della filiera che propaganda e utilizza i prodotti tipici di qualità della Campania.

I risultati ed il gradimento del percorso sono stati eccellenti, lo stesso è ripetibile nel futuro.

Il catalogo che è stato sviluppato dagli studenti è un abstract delle tante varietà tipiche campane, le stesse che oggi saranno oggetto di una nuova marcatura genetica e di una nuova ricerca promossa dal CRAA .

Salerno li 29/05/2017 il Tutor/ Il presidente del CRAA

prof. Silvestro Caputo

Questo catalogo è stato redatto dagli studenti di 4° E del Liceo Scientifico L. da Vinci di Salerno, in forma libera e senza indicazione del docente Tutor o degli Esperti. Questo abstract è frutto di una buona preparazione di base ed è testimonianza degli obiettivi raggiunti. Vitis

Vitis, L., 1753 è un genere di piante arbustive della famiglia Vitacee, anticamente chiamata Ampelidacee. La specie più nota del genere è la L. (detta comunemente vite), da cui si ricavano l'uva e il vino. Descrizione

La vite è una pianta arborea rampicante che per crescere si attacca a dei sostegni (tutori) mediante i viticci; se la pianta non viene potata può raggiungere larghezze ed altezze notevoli attaccandosi agli alberi, su pareti rocciose, o coprendo il suolo. È dotata di un apparato radicale molto sviluppato, che può superare anche i 10 metri di lunghezza. Ha un fusto anche di lunghezza notevole da cui si dipartono numerosi rami, detti tralci. Le foglie, dette pampini, palminervie, alterne, sono semplici e costituite da cinque lobi principali più o meno profondi, su una forma di base a cuore.

Le foglie sono un carattere diagnostico molto importante per il riconoscimento dei vitigni delle varie specie, e all'interno della vite coltivata europea (Vitis vinifera sativa).

I frutti sono delle bacche (acini) di forma e colore variabile: gialli, viola o bluastri, raggruppati in grappoli. Presentano un esocarpo spesso pruinoso (buccia), un mesocarpo con cellule piene di succo da cui si ricava il mosto (polpa) ed un endocarpo formato da uno strato di cellule che delimita le logge contenenti i semi (vinaccioli). Coltivazione

I terreni possono essere di varia tessitura (da argillosa a sabbiosa).

Le varie specie di vite si adattano a diversissimi tipi di terreno, la specie V. vinifera ha una forte tolleranza a suoli calcarei a clima secco, e suoli aridi e drenati.

Le altre specie hanno diverse esigenze di terreno e clima; spesso le americane preferiscono suolo acido o neutro, in qualche caso anche con buona tolleranza al calcare, a volte con ottima resistenza a suolo e clima umido.

Per la Vitis vinifera la pratica dell'innesto su ibridi di selvatico americano rende comunque possibile la coltivazione su terreni a diversa condizione di pH.

Le forme di coltivazione più adatte per l'uva da tavola sono la spalliera, la controspalliera o la pergola, che risulta anche molto decorativa su appositi sostegni.

L'irrigazione è molto importante: per ottenere acini grossi e polposi occorre innaffiare in quantità crescenti a partire dalla fioritura. Le irrigazioni vanno sospese 15 giorni prima della raccolta per evitare la spaccatura degli acini.

P.co Farina Vitis vinifera

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie Il vitigno Piedirosso è di origini molto antiche, ed Varietà Piedirosso è autoctono della zona di Napoli. Alcuni ritengono che corrisponda all'uva "Colombina" citata da Plinio il vecchio. Il nome, infatti, quasi sicuramente deriva dal colore rosso che acquista il rachide con la maturazione dell'uva, che ricorda appunto, il piede del colombo. Tra l'800 ed il '900 il vitigno Piedirosso si è diffuso in tutto il Napoletano, nell'Avellinese e nella zona del Vesuvio e del Monte Somma. Il vitigno Piedirosso si trova vinificato in purezza, oppure in uvaggio con altri vitigni locali qiuali l' o lo Sciascinoso. E' coltivato in Campania, nella province di , Napoli e Salerno.

Colore Bacca: Nera

Caratteristiche varietali:

Il vitigno Piedirosso ha le seguenti caratteristiche varietali:

 Foglia: media, orbicolare, tri o pentalobata  Grappolo: medio, medio-grande, tozzo, tronco-piramidale, con due ali, spargolo, con peduncolo e raspo di colore rossastro  Acino: medio-grande, sferoidale Buccia: spessa, pruinosa, di colore rosso-violaceo Caratteristiche produzione:

Il vitigno Piedirosso ha buona vigoria, maturazione medio-precoce, produzione abbondante e regolare. P.co Farina Vitis vinifera

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie

Varietà Fiano Il vitigno Fiano è considerato tra i migliori vitigni a bacca bianca Italiani. Viene coltivato prevalentemente nella provincia di Avellino ma si è diffuso anche in Puglia e, recentemente, in Sicilia. Il nome Fiano sembra che derivi dal nome di una popolazione Ligure delle Alpi Apuane sopraffatta dai Romani e, migrate, nel secondo secolo a.C. in Campania. l vitigno Fiano è fin dall'800 documentato non solo in Irpinia ma anche nella provincia di Caserta, in Puglia e in Basilicata. Precedentemente era sicuramente diffuso anche nel resto della Campania. Per la presenza del Fiano in Puglia dobbiamo risalire a Carlo II d'Angiò che, intorno alla fine del 1200, fece importare da Cava dei Tirreni 16000 piante di Fiano verso Manfredonia. Probabile però la sua presenza in terra pugliese anche in epoche precedenti.

Colore Bacca: Bianca

Caratteristiche varietali:

Il vitigno Fiano ha le seguenti caratteristiche varietali:

 Foglia: orbicolare, di media grandezza, trilobata o pentalobata.  Grappolo: piccolo o medio, serrato, piramidale con un'ala piuttosto sviluppata.  Acino: medio, ellissoidale Buccia: resistente, giallo dorata, con scarsa pruina.

Coltura ed allevamento:

Il vitigno Fiano predilige terreni vulcanici ma rende bene anche su terreni argillosi e pesanti. Caratteristiche produzione:

Il vitigno Fiano ha buona vigoria ma la sua produttività è limitata, questione che ne ha limitato fortemente lo sviluppo negli anni passati.

Uva bianca a cuore del Cilento P.co Farina Vitis vinifera Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie

Varietà Uva bianca a cuore

Si coltiva nell'area cilentana, ed in particolare nella frazione di Rodio del comune di Pisciotta (SA). Descrizione del prodotto: è una varietà antica, pressoché scomparsa, recuperata da alcuni appassionati viticultori locali; ha bacche di dimensioni medie, rotonde, con bacche di colore violaceo a maturità; la polpa è dolce e croccante. Il grappolo è mediamente compatto.. Descrizione delle metodiche di lavorazione, condizionamento, stagionatura: tipiche della viticoltura delle aree marginali; vitigno locale a duplice attitudine; la maggior parte delle lavorazioni è manuale, anche per l'ambiente impervio in cui sono presenti i vigneti. E' una uva a duplice attitudine, grazie all'elevato grado saccarometrico degli acini; è un vitigno ormai relegato a pochi esemplari sparsi nei vigneti da vino, e spesso viene vinificato assieme agli altri.

SANNIO AGLIANICO

P.co Farina Vitis vinifera Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie Varietà Sannio Aglianico

L’Aglianico è il vitigno a bacca nera più diffuso nel Sannio Beneventano. Identifica perfettamente la vitivinicoltura sannita, essendo da secoli coltivato nelle aree a maggiore vocazione della provincia, dove si è adattato in maniera perfetta ai diversi ambienti collinari. La coltivazione secolare del vitigno ha selezionato l’Aglianico biotipo Amaro, da cui si ottengono alcuni dei vini sanniti più affermati e prestigiosi, primo fra tutti l’Aglianico del Taburno D.O.C.G. nelle tipologie rosso, rosato (l’unico rosato a D.O.C.G. italiano) e riserva, prodotto in 13 comuni sanniti. Ma oltre all’areale del Taburno, l'Aglianico rappresenta il vitigno principe di alcune produzioni enologiche di notevole pregio, come il Sannio D.O.C. e nelle sottozone Sant'Agata dei Goti, Solopaca e Guardiolo.

Vitigno robusto, di discreta fertilità delle gemme e abbondante produzione. Si adatta bene all'allevamento a spalliera ed ai diversi portinnesti. Può presentare casi di acinellatura verde del grappolo, mentre ha una buona resistenza alla Botrytis, meno all'oidio. I livelli zuccherino ed acidico del mosto alla vendemmia, che avviene tra la prima e la terza decade di ottobre sono abbastanza elevati.

Pallagrello Nero

P.co Farina Vitis vinifera

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie Varietà Il vitigno Pallagrello bianco è uno dei vitigni autoctoni che si sta rendendo protagonista della rinascita enologica della regione Campania. Il vitigno è originario del casertano, con grappoli piccoli e con acini perfettamente sferici, da cui il nome Pallagrello, cioè piccola palla, in dialetto locale “U Pallarel”. La sua provenienza risale presumibilmente all’antica Grecia, i coloni Greci furono poi sostituiti dai Romani, e nell’antica Roma, l’uva era conosciuta con il nome di “Pilleolata”.

Colore Bacca: Nera

Caratteristiche varietali:

Il vitigno Pallagrello nero ha le seguenti caratteristiche varietali:

 Foglia: medio-grande, pentagonale o orbicolare, trilobata o pentalobata.  Grappolo: mediamente lungo, cilindrico, spesso alato, compatto  Acino: piccolo, rotondo; Buccia: pruinosa, di colore blu nero, ricoperta di lenticelle, con ombelico apparente e sporgente Caratteristiche produzione:

Il vitigno Pallagrello nero ha buona vigoria e produttività.

Pallagrello Bianco

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale

Vitis vinifera P.co Farina Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie Varietà Pallagrello bianco

Pallagrello (o Pallarello) è il nome tradizionalmente attribuito ad un vitigno autoctono della provincia di Caserta: nel dialetto locale, pallarello significa infatti "rotondetto", in riferimento agli acini del grappolo, che hanno forma piccola e tonda. È uno dei pochi casi di vitigno a bacca bianca e rossa. riginario della località "monticello" nel comune di (origine attestata da una epigrafe ancora apposta in questa località, realizzata per volere di Ferdinando IV di Borbone il quale impediva categoricamente ai non autorizzati di attraversare i 27 moggi di vigna di pallagrello), se ne hanno numerose risultanze storiche, riconducibili secondo alcuni addirittura alla Pilleolata romana. Famosissimo sino a tutto l'Ottocento, se ne traeva uno dei vini favoriti dai Borbone. Questi, che lo tenevano in gran conto, lo offrivano come regalo di pregio ai propri ospiti

Colore Bacca: Bianca

Caratteristiche varietali: Il vitigno Pallagrello bianco ha le seguenti caratteristiche varietali:

 Foglia: medio-grande, cuneiforme o pentagonale, trilobata.  Grappolo: medio, cilindrico, a volte con ala, mediamente compatto.  Acino: piccolo, di dimensioni uniformi, rotondo Buccia: pruinosa, di colore giallo, con ombelico sporgente

Caratteristiche produzione: Il vitigno Pallagrello bianco ha buona vigoria e produttività.

Moscato nero AV

P.co Farina Vitis Vinifera

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie Varietà Moscato nero Av

Caratteristiche: vitigno a foglia piccola, pentalobata. Il grappolo è piccolo e cilindrico. Acino medio, sferico con buccia consistente di colore nero-viola.

Storia

Le sue origini risalgono al bacino medio-orientale del Mediterraneo. Vettore della sua diffusione nelle regioni italiane meridionali furono i coloni greci, che portarono con loro i semi o i tralci per poterlo coltivare nelle colonie della Magna Grecia.

La varietà bianca è la più pregiata. Le uve venivano già citate dai romani come Apicae (da Catone) o Apianae (da Columella e Plinio). Il suo nome deriva da muscum (muschio) a causa del profumo intenso e del suo dolce aroma. In tempi antichi si otteneva un vino dolce facendo appassire le uve.

La diffusione al nord avvenne principalmente nel medioevo grazie ai Veneziani, che con i loro commerci con le isole del Mediterraneo lo importarono in tutto il nord Europa.

La coltivazione del vitigno si diffuse velocemente grazie al volere delle classi agiate, nonostante il viticoltore fosse spesso recalcitrante alla sua coltivazione, per la difficoltà di ottenere il vino passito.

CODA DI VOLPE

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie

Varietà Coda di volpe

La prima citazione della Coda di Volpe risale alla seconda metà dell’ottocento, quando Froio la include tra le varietà coltivate in Campania. La Coda di volpe è un vitigno a bacca bianca, tipicamente campano, diffuso solo in ambito regionale. Presente soprattutto in provincia di Benevento, è coltivata in tutte le province della Campania, dove figura tra le varietà raccomandate. La Coda di Volpe, prende il nome dalla forma tipica del grappolo che richiama la coda della Volpe. Come vitigno vinificato in purezza, dà origine all'omonima tipologia monovitigno nell'ambito dei vini a DO Sannio e nelle sottozone Taburno, Sant'Agata dei Goti, Solopaca e Guardiolo. Vitigno non molto vigoroso, si adatta a potature corte e forme a spalliera, ha una bassa fertilità delle gemme e produzione non molto costante. Presenta una certa compattezza del grappolo ed è sensibile alle condizioni climatiche in fioritura. Resistente abbastanza bene alla Botrytis, meno alla peronospora. Si adatta a diverse tipologie d'innesto. L'epoca di maturazione è mediamente verso la prima metà d'ottobre.

Il livello di zuccheri alla vendemmia è abbastanza elevato, mentre l'acidità totale è piuttosto bassa. Il profilo sensoriale del vino da uve Coda di Volpe, presenta un colore giallo paglierino con riflessi dorati. Il profumo è gradevole, dominato da note fruttate di pera, floreali di fiori gialli e sentori minerali. Al gusto è un vino sapido e sufficientemente fresco di acidità, che si accompagna a pietanze a base di pasta o riso in salsa bianca o con verdure, ma anche minestre di verdure, carni bianche (pollo), formaggi non molto stagionati.

Biancolella

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie

Varietà Biancolella

Il vitigno Biancolella è diffuso in Campania, nella provincia di Napoli e soprattutto nell'Isola d'Ischia, dove il Biancolella concorre alla produzione dei vini bianchi locali. E' un vitigno molto antico e si dice provenga dalla Corsica, dove è ancora oggi coltivato con il nome Petite Blanche. Le sue prime citazioni risalgono alla fine dell'800, ad opera del Di Rovasenda.

Caratteristiche del vitigno Biancolella Colore Bacca: Bianca Caratteristiche varietali:

Il vitigno Biancolella ha le seguenti caratteristiche varietali:

 Foglia: media, orbicolare, trilobata o quinquelobata.  Grappolo: medio, cilindrico o piramidale, compatto, spesso con due ali corte.  Acino: medio, sferoidale a volte irregolare Buccia: sottile, tenera, pruinosa, di colore verde paglierino irregolare.

Coltura ed allevamento:

Il vitigno Biancolella predilige terreni poco fertili, sciolti, di origine vulcanica, ma può anche essere coltivato su terreni argillosi e compatti. Predilige un allevamento a media o scarsa espansione con potatura sia lunga che corta.

Caratteristiche produzione:

Il vitigno Biancolella ha scarsa vigoria, epoca di maturazione media, produzione media.

Caratteristiche vino:

Il vitigno Biancolella dà un vino di colore paglierino con riflessi verdolini. Al naso sentori di ginepro e retrogusto leggermente ammandorlato.

Barbera del Sannio

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie Varietà del Sannio

Barbera del Sannio è una varietà di uva rossa italiana coltivata nella regione Campania del sud Italia. Nonostante le somiglianze di nome e di aspetto, l'uva non ha rapporti genetici stretti con l'uva del vino piemontese Barbera o o l'uva del vino sarda e invece è più strettamente correlata alle varietà Campane Casavecchia e Catalanesca e all'uva pugliese Nero di Troia .

In Campania, Barbera del Sannio viene spesso utilizzato come varietà di miscelazione che aggiunge note a colori e aromi al vino, ma è anche consentito di essere fatta come vino varietale in Denominazione di Origine Controllata (DOC) di Sannio .

La maggior parte delle piantagioni di Barbera del Sannio si trovano nella provincia di Benevento in Campania, in particolare nel villaggio di Castelvenere. Barbera del Sannio è una vite molto vigorosa che può essere soggetta a produrre un grande baldacchino se non tenuto sotto controllo dalle tecniche di potatura e baldacchino. La vite produce bacche con pelli molto spesse, ricche di sostanze fenoliche e di colore, che dà anche alla vite una resistenza.

Aglianico Taurasi

P.co Farina Vitis vinifera

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales

Famiglia Vitaceae

Genere Vitis

Sottogenere Euvitis

Specie V. vinifera

Classificazione APG

Ordine Vitales

Famiglia Vitaceae

Nomenclatura binomiale Vitis vinifera L., 1753

Sottospecie

Varietà Aglianico Taurasi

L’Aglianico è un vitigno autoctono diffuso in tutto il Meridione Italiano dove si esprime con grande tipicità.

È un vitigno antichissimo, probabilmente originario della Grecia e introdotto in Italia intorno al VII- VI secolo a.C.. Non ci sono certezze sulle origini del nome, che potrebbero risalire all’antica città di Elea (Eleanico), sulla costa tirrenica della Lucania, o essere più semplicemente una storpiatura della parola Ellenico.

Testimonianze storico-letterarie sulla presenza di questo vitigno si trovano in Orazio, che cantò le qualità della sua terra (era nativo di Venosa dove l’Aglianico trova un’altra grande espressione con l’Aglianico del Vulture) e del suo ottimo vino. L’Aglianico è vitigno scontroso: matura tardi, è intenso e brusco in principio, difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare, con tannini che richiedono tempo per essere ammorbiditi ed acidità che gli assicura il tempo necessario affinchè venga levigato. Inimitabile nei sentori di viola, di amarene, sottobosco e piccoli frutti, la sua vinificazione lo può rendere banale o eccelso.

DRUPACEE

Drupacee è un termine tecnico adottato in agronomia per fare riferimento a un insieme di alberi da frutto che appartengono alla famiglia delle Rosacee, sottofamiglia Prunoideae, e che producono come frutto una drupa. Ne fanno parte l’albicocco, il pesco, il susino, il mandorlo e il ciliegio. Sotto l'aspetto botanico le drupacee non si identificano a rigore con le Prunoideae, nelle quali sono comprese anche specie spontanee che tecnicamente non hanno interesse in frutticoltura. Sotto l'aspetto agronomico le drupacee manifestano una certa omogeneità che presume in molti casi l'adozione di tecniche colturali simili o solo leggermente differenti. La drupa è un vero frutto il cui pericarpo è diviso in tre parti: esocarpo (la buccia), sottile e membranoso, mesocarpo (la polpa) in genere carnoso, endocarpo (il nòcciolo) duro e legnoso, contenente il seme.

RAMIFICAZIONE

Pur con differenze di specie in specie, le drupacee producono sostanzialmente due tipi di rami, i brindilli e i dardi.

I brindilli sono rami lunghi e relativamente esili, si distinguono in vegetativi e misti a seconda che producano fiori o solo germogli. Lungo i brindilli misti sono prodotte sia gemme a legno sia gemme a fiore, all'ascella delle foglie, mentre all'apice è prodotta una gemma a legno. In alcune specie (es. il pesco) è marcata la formazione di "gemme pronte", che germogliano nello stesso anno dando luogo alla formazione di "rami anticipati". Questa tendenza è sfruttata nel vivaismo, per ridurre i cicli di produzione degli astoni, e in frutticoltura, per ridurre la durata della fase improduttiva in alcuni sistemi di allevamento.

FIORITURA E FRUTTIFICAZIONE

In generale le drupacee fruttificano sui brindilli dell'anno precedente oppure sui mazzetti di maggio, con marcate differenze, secondo la specie o la cultivar, che condizionano l'intera tecnica di potatura. Le specie che producono prevalentemente o esclusivamente sui brindilli, come il pesco e alcuni susini, richiedono potature anche drastiche che consistono nel diradamento dei brindilli e nel loro accorciamento con tagli di ritorno, in funzione della vigoria del ramo. Le specie che producono principalmente sui mazzetti di maggio, come il ciliegio, diversi susini cino-giapponesi, in generale l'albicocco, richiedono potature più oculate e moderate, finalizzate a ridurre lo sviluppo in altezza (con tagli di ritorno) oppure a garantire il giusto equilibrio fra vegetazione e riproduzione. Tagli drastici, oltre a ridurre il numero di dardi fioriferi nella pianta, stimolano l'emissione di rami a legno riducendo nel complesso la produzione.

I dardi sono rami molto brevi, anch'essi distinti in vegetativi e misti (questi ultimi detti "dardi fioriferi" o "mazzetti di maggio"). I dardi vegetativi sono presenti soprattutto nell'habitus giovanile di alcune specie (ad esempio il susino) o nelle specie "selvatiche" (es. il prugnolo); sono esili e rigidi e terminano con un apice più o meno acuto, simulante spesso una spina; producono una sola gemma a legno all'apice. I dardi fioriferi sono rametti brevissimi e privi di gemme laterali; terminano con una corona apicale di gemme a fiore e con una gemma centrale a legno. Ogni anno il dardo fiorifero produce un'ombrella di fiori, mentre la gemma apicale germoglia facendo crescere, in misura quasi impercettibile, il dardo in lunghezza.

La tendenza a produrre dardi o brindilli cambia di specie in specie: ad esempio, il pesco produce quasi esclusivamente brindilli, mentre il ciliegio e diverse varietà di susino producono principalmente dardi.

COLTIVAZIONE

Nella potatura, che andrà eseguita durante il riposo vegetativo (potatura secca) fino all'inizio del germoglio, i rami dovranno essere sempre spuntati tenendo conto che nelle ultime gemme a legno sorgeranno nuovi rami. Durante il periodo estivo si può eseguire la potatura verde (generalmente luglio) al fine di aumentare l'arieggiamento della chioma, favorire la penetrazione della luce e migliorare l'efficacia dei trattamenti fitosanitari. Per le drupacee esiste il serio pericolo della Sharka (nome bulgaro che significa vaiolo) detta anche vaiolatura, ritenuta la più grave malattia virale sia per i danni alla produzione che per la rapidità di diffusione. Osservata per la prima volta in Bulgaria nel 1917, si diffuse in tutta Europa, comparendo in Italia, precisamente in Alto Adige, nel 1973. È un virus da quarantena per il quale in Italia è prevista la lotta obbligatoria (DM del 29 novembre 1996) che obbliga le regioni attraverso i propri Servizi fitosanitari regionali (SFR) a compiere sopralluoghi ed ispezioni sistematiche in campi e in vivai (art. 2). È obbligo poi per i vivaisti, che coltivano drupacee suscettibili, di prelevare il materiale di propagazione in aree dichiarate dal SFR esenti da Sharka nel raggio di 1 km. Fra i fitofagi di maggior rilievo sono da citare la tignola orientale del pesco, la mosca mediterranea della frutta, l'anarsia, gli afidi, le cocciniglie.

L’ALBICOCCO

L'albicocca è il frutto dell'albicocco, della famiglia delle Rosacee. La pianta appartiene alla stessa famiglia e genere di frutti quali la ciliegia, la pesca e la prugna. Con alcuni di questi sono stati prodotti vari ibridi molto apprezzati dai mercati in cui sono stati introdotti. Coltivare l’albicocco, fra le drupacee una delle più considerate, è il desiderio di molti coltivatori per la bellezza della sua fioritura e per la morbidezza e il particolare gusto della sua frutta. Coltivare l’albicocco non è semplice. Questa pianta da frutta, ammirata per la bellezza della sua fioritura e ambita per la bontà della sua frutta, è piuttosto esigente. L’albicocco è un albero generoso che fruttifica abbondantemente, ha bisogno di poche cure ed è autofertile quindi basta una sola pianta per avere la frutta. L’albicocco è conosciuto da almeno 4000 anni ed è originario della Cina precisamente delle vallate montuose del Kashmir dove ancora oggi vivono esemplari selvatici. In questa regione è iniziata in tempi antichissimi la sua coltivazione. Da quelle lontane zone, ricercato per la bontà della sua frutta, l’albicocco si diffuse dapprima nel territorio dell’antico Impero Cinese, poi nel continente asiatico e tramite le conquiste di Alessandro Magno arrivò sino alle regioni del Mediterraneo. L’albicocca, conosciuta ed apprezzata dagli antichi greci, era considerata dagli antichi romani un frutto raro ed esotico. Nell’Impero romano veniva ricercata per la sua bontà ma era riservata alle classi ricche a causa del suo prezzo elevato.

L’ALBERO E IL FRUTTO

Si presenta come un alberello a foglia caduca che può raggiungere i 12-13 metri allo stato selvatico. Nelle coltivazioni, tuttavia, la pianta viene tenuta sotto i 3,5 metri per agevolare la raccolta dei frutti. Ha una chioma a ombrello, con tronco e rami sottili e leggermente contorti. Le foglie sono ellittiche, con punte acuminate e bordo seghettato e piccioli rosso violaceo. La larghezza media è di 7–8 cm, ma varia da una cultivar (varietà) all'altra, pur restando più larga di altre piante della medesima famiglia. I fiori sono molto simili ai loro cugini ciliegio, pruno e pesco. I fiori sono singoli, ma sbocciano a gruppetti che si situano all'attaccatura delle foglie. Hanno 5 sepali e petali, molti stami eretti e variano dal bianco puro ad un lieve colore rosato. La pianta viene impollinata usualmente dagli insetti (api) e non richiede impollinazione manuale. Non presenta di norma fenomeni di autosterilità, e quindi anche un albero singolo fruttifica regolarmente. Il frutto ha contenuto di 28 calorie ogni 100 grammi di peso. Le stagionalità di raccolta sono giugno, luglio, agosto.

CLIMA

La pianta in sé non patisce il freddo e sopporta temperature davvero rigide, tuttavia fiorisce molto presto rispetto a quasi tutti gli altri alberi da frutto e questo rende la produzione di albicocche vulnerabile alle gelate primaverili. Inoltre l'albicocco è soggetto a funghi se troppo bagnato e le albicocche stesse possono marcire sulla pianta: questi fattori hanno determinato la sua diffusione in climi caldi e asciutti, dove il rischio di gelate è minore e minori sono le precipitazioni.

IL FRUTTO

Il frutto, detto drupa, ha una dimensione tra i 3,5 e i 6 cm, un colore giallo uovo-arancione con lievi sfumature rosse e una buccia leggermente vellutata. Presenta un seme singolo, che somiglia a una mandorla. Gli albicocchi sono abbastanza precoci e cominciano a fruttificare già dal secondo anno, ma la piena produzione non cominca prima del terzo/quinto ed è più abbondante su alberi piccoli, e rami corti. Le albicocche necessitano di un periodo dai 3 ai 6 mesi per svilupparsi e maturare e sono prevalentemente raccolte a mano dai primi di maggio alla metà di luglio.

VARIETA’ CAMPANE:” ALBICOCCA VESUVIANA”

Cenni storici

Una delle prime testimonianze precise della presenza di albicocchi in Campania è dovuta a Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano, che, nel 1583, nell'opera "Suae Villae Pomarium" distingue due tipi di albicocche: bericocche e crisomele, più pregiate. Da questo antico termine deriverebbe, quindi il napoletano "crisommole" ancora oggi usato per indicare le albicocche, e da cui sarebbero derivate, inoltre, le crisomele alessandrine, che ancora esistono nell'area vesuviana.

I tipi più diffusi sono: Ceccona, Palummella, S. Castrese, Vitillo, Fracasso, Pellecchiella, Boccuccia Liscia, Boccuccia Spinosa e Portici. La coltivazione è attualmente estesa a tutto il territorio dell'area vesuviana, dove infatti è nota la particolare fertilità dei terreni, che, essendo di natura vulcanica, sono ricchi di minerali e in particolare di potassio, elemento noto per la sua influenza sulla qualità organolettica dei frutti e dei vegetali in genere, e che, in questo caso contribuisce a conferire alle albicocche un gradevole e caratteristico sapore.

Data la variabilità degli elementi che caratterizzano le numerose varietà, si potrebbe generalizzare la loro descrizione definendole come varietà per la maggior parte a maturazione precoce e medio- precoce: si raccolgono verso metà giugno. Sono apprezzate sul mercato per le loro caratteristiche organolettiche,soprattutto per sapidità e dolcezza. Si distinguono dal punto di vista estetico per la presenza di un sovracolore rosso sfumato o punteggiato sulla base giallo- aranciata della buccia di una buona parte di esse.

Area di produzione

Il territorio interessato alla produzione è compreso nei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, S. Anastasia, S. Giorgio a cremano, S. Sebastiano al Vesuvio, S. Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del e Nola.

La Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dall'area vesuviana, che rappresenta circa l'80% della produzione regionale. Nell'area dei comuni vesuviani attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali.

La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati.

Le varietà Ceccona:

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Ceccona (Sinonimo: Palese Eugenio)

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta vigoria media, produttività media ma non costante. Varietà presente nei frutteti della regione con poco più di 1,5 ettari destinati a questa coltivazione rispetto ai 132 complessivi italiani, prevalentemente ubicati in Campania.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La raccolta è precoce e viene eseguita manualmente nella prima decade di luglio.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Palummella

Palummella:

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Palummella

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine napoletana, presenta vigoria elevata, portamento intermedio, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione, che, con oltre 300 ettari su 396 complessivi italiani, occupa il primo posto nella produzione di questa cultivar, ricompresa tra i frutti previsti dal disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La raccolta è media e viene eseguita manualmente nella seconda decade di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura.

Il beta-carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g),

che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukatyota

Regno: plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: magnioliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Palummella

VITILLO

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Vitillo

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta vigoria elevata, portamento interemedio, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente diffusa nei frutteti della regione che, con oltre 777 ettari dedicati a questa coltivazione rispetto ai 1.345 complessivi nazionali, rappresenta il primo produttore nazionale di questa cultivar, per altro ricompresa tra i frutti rientranti nel disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La maturazione è media con raccolta nella terza decade di giugno. La raccolta viene eseguita manualmente.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Vitillo

FRACASSO

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Fracasso

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta vigoria media, produttività media e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione, che, con oltre 6 ettari su 28 complessivi italiani, occupa il primo posto nella produzione di questa cultivar, ricompresa tra i frutti previsti dal disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La raccolta è tardiva e viene eseguita manualmente nella terza decade di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Fracasso

BOCCUCCIA LISCIA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Boccuccia Liscia

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta una vigoria elevata, portamento espanso, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione che, con oltre 44 ettari rispetto ai 182 complessivi nazionali, rappresenta il secondo produttore nazionale di questa cultivar, per altro ricompresa tra i frutti di albicocca rientranti nel disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale.La raccolta viene eseguita manualmente nella terza decade di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni.Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Boccuccia liscia

BOCCUCCIA SPINOSA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Boccuccia Spinosa

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta una vigoria elevata, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione, ricompresa tra i frutti di albicocca rientranti nel disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale.La raccolta viene eseguita manualmente nella terza decade di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni.Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Boccuccia spinosa

PORTICI

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Portici

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine napoletana, presenta vigoria media, portamento assurgente, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione, che con oltre 28 ettari su 488 complessivi italiani, occupa il terzo posto nella produzione di questa cultivar, ricompresa tra i frutti previsti dal disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La raccolta è media e viene eseguita manualmente nella quarta settimana di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Portici

CAFONA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Cafona

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana (napoletana), presenta una vigoria elevata, portamento intermedio, produttività buona e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione che, con oltre 170 ettari rispetto ai 915 complessivi nazionali, rappresenta il secondo produttore nazionale di questa coltivazione.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La maturazione è media con raccolta nella seconda decade di giugno. La raccolta viene eseguita manualmente.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Cafona

PERLA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Perla

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, di media vigoria, produttività elevata e costante .Varietà presente nei frutteti della regione con oltre 13 ettari dedicati a questa produzione rispetto agli oltre 108 complessivi nazionali.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La maturazione è precoce con raccolta nella terza decade di maggio. La raccolta viene eseguita manualmente.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Perla

NINFA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Ninfa

PIANTA DI ORIGINE Ibrido ottenuto a Bologna dall'incrocio tra Ouardy e Tyrintho. La pianta presenta una vigoria medio scarsa, portamento espanso, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione che, con oltre 47 ettari dedicati a questa cultivar rispetto ai 421 complessivi nazionali, rappresenta il secondo produttore italiano.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La maturazione è precoce con raccolta nella seconda settimana di maggio. La raccolta viene eseguita manualmente.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Ninfa

DRUPACEE

Drupacee è un termine tecnico adottato in agronomia per fare riferimento a un insieme di alberi da frutto che appartengono alla famiglia delle Rosacee, sottofamiglia Prunoideae, e che producono come frutto una drupa. Ne fanno parte l’albicocco, il pesco, il susino, il mandorlo e il ciliegio. Sotto l'aspetto botanico le drupacee non si identificano a rigore con le Prunoideae, nelle quali sono comprese anche specie spontanee che tecnicamente non hanno interesse in frutticoltura. Sotto l'aspetto agronomico le drupacee manifestano una certa omogeneità che presume in molti casi l'adozione di tecniche colturali simili o solo leggermente differenti. La drupa è un vero frutto il cui pericarpo è diviso in tre parti: esocarpo (la buccia), sottile e membranoso, mesocarpo (la polpa) in genere carnoso, endocarpo (il nòcciolo) duro e legnoso, contenente il seme.

RAMIFICAZIONE

Pur con differenze di specie in specie, le drupacee producono sostanzialmente due tipi di rami, i brindilli e i dardi.

I brindilli sono rami lunghi e relativamente esili, si distinguono in vegetativi e misti a seconda che producano fiori o solo germogli. Lungo i brindilli misti sono prodotte sia gemme a legno sia gemme a fiore, all'ascella delle foglie, mentre all'apice è prodotta una gemma a legno. In alcune specie (es. il pesco) è marcata la formazione di "gemme pronte", che germogliano nello stesso anno dando luogo alla formazione di "rami anticipati". Questa tendenza è sfruttata nel vivaismo, per ridurre i cicli di produzione degli astoni, e in frutticoltura, per ridurre la durata della fase improduttiva in alcuni sistemi di allevamento.

FIORITURA E FRUTTIFICAZIONE

In generale le drupacee fruttificano sui brindilli dell'anno precedente oppure sui mazzetti di maggio, con marcate differenze, secondo la specie o la cultivar, che condizionano l'intera tecnica di potatura. Le specie che producono prevalentemente o esclusivamente sui brindilli, come il pesco e alcuni susini, richiedono potature anche drastiche che consistono nel diradamento dei brindilli e nel loro accorciamento con tagli di ritorno, in funzione della vigoria del ramo. Le specie che producono principalmente sui mazzetti di maggio, come il ciliegio, diversi susini cino-giapponesi, in generale l'albicocco, richiedono potature più oculate e moderate, finalizzate a ridurre lo sviluppo in altezza (con tagli di ritorno) oppure a garantire il giusto equilibrio fra vegetazione e riproduzione. Tagli drastici, oltre a ridurre il numero di dardi fioriferi nella pianta, stimolano l'emissione di rami a legno riducendo nel complesso la produzione.

I dardi sono rami molto brevi, anch'essi distinti in vegetativi e misti (questi ultimi detti "dardi fioriferi" o "mazzetti di maggio"). I dardi vegetativi sono presenti soprattutto nell'habitus giovanile di alcune specie (ad esempio il susino) o nelle specie "selvatiche" (es. il prugnolo); sono esili e rigidi e terminano con un apice più o meno acuto, simulante spesso una spina; producono una sola gemma a legno all'apice. I dardi fioriferi sono rametti brevissimi e privi di gemme laterali; terminano con una corona apicale di gemme a fiore e con una gemma centrale a legno. Ogni anno il dardo fiorifero produce un'ombrella di fiori, mentre la gemma apicale germoglia facendo crescere, in misura quasi impercettibile, il dardo in lunghezza.

La tendenza a produrre dardi o brindilli cambia di specie in specie: ad esempio, il pesco produce quasi esclusivamente brindilli, mentre il ciliegio e diverse varietà di susino producono principalmente dardi.

COLTIVAZIONE

Nella potatura, che andrà eseguita durante il riposo vegetativo (potatura secca) fino all'inizio del germoglio, i rami dovranno essere sempre spuntati tenendo conto che nelle ultime gemme a legno sorgeranno nuovi rami. Durante il periodo estivo si può eseguire la potatura verde (generalmente luglio) al fine di aumentare l'arieggiamento della chioma, favorire la penetrazione della luce e migliorare l'efficacia dei trattamenti fitosanitari. Per le drupacee esiste il serio pericolo della Sharka (nome bulgaro che significa vaiolo) detta anche vaiolatura, ritenuta la più grave malattia virale sia per i danni alla produzione che per la rapidità di diffusione. Osservata per la prima volta in Bulgaria nel 1917, si diffuse in tutta Europa, comparendo in Italia, precisamente in Alto Adige, nel 1973. È un virus da quarantena per il quale in Italia è prevista la lotta obbligatoria (DM del 29 novembre 1996) che obbliga le regioni attraverso i propri Servizi fitosanitari regionali (SFR) a compiere sopralluoghi ed ispezioni sistematiche in campi e in vivai (art. 2). È obbligo poi per i vivaisti, che coltivano drupacee suscettibili, di prelevare il materiale di propagazione in aree dichiarate dal SFR esenti da Sharka nel raggio di 1 km. Fra i fitofagi di maggior rilievo sono da citare la tignola orientale del pesco, la mosca mediterranea della frutta, l'anarsia, gli afidi, le cocciniglie.

L’ALBICOCCO

L'albicocca è il frutto dell'albicocco, della famiglia delle Rosacee. La pianta appartiene alla stessa famiglia e genere di frutti quali la ciliegia, la pesca e la prugna. Con alcuni di questi sono stati prodotti vari ibridi molto apprezzati dai mercati in cui sono stati introdotti. Coltivare l’albicocco, fra le drupacee una delle più considerate, è il desiderio di molti coltivatori per la bellezza della sua fioritura e per la morbidezza e il particolare gusto della sua frutta. Coltivare l’albicocco non è semplice. Questa pianta da frutta, ammirata per la bellezza della sua fioritura e ambita per la bontà della sua frutta, è piuttosto esigente. L’albicocco è un albero generoso che fruttifica abbondantemente, ha bisogno di poche cure ed è autofertile quindi basta una sola pianta per avere la frutta. L’albicocco è conosciuto da almeno 4000 anni ed è originario della Cina precisamente delle vallate montuose del Kashmir dove ancora oggi vivono esemplari selvatici. In questa regione è iniziata in tempi antichissimi la sua coltivazione. Da quelle lontane zone, ricercato per la bontà della sua frutta, l’albicocco si diffuse dapprima nel territorio dell’antico Impero Cinese, poi nel continente asiatico e tramite le conquiste di Alessandro Magno arrivò sino alle regioni del Mediterraneo. L’albicocca, conosciuta ed apprezzata dagli antichi greci, era considerata dagli antichi romani un frutto raro ed esotico. Nell’Impero romano veniva ricercata per la sua bontà ma era riservata alle classi ricche a causa del suo prezzo elevato.

L’ALBERO E IL FRUTTO

Si presenta come un alberello a foglia caduca che può raggiungere i 12-13 metri allo stato selvatico. Nelle coltivazioni, tuttavia, la pianta viene tenuta sotto i 3,5 metri per agevolare la raccolta dei frutti. Ha una chioma a ombrello, con tronco e rami sottili e leggermente contorti. Le foglie sono ellittiche, con punte acuminate e bordo seghettato e piccioli rosso violaceo. La larghezza media è di 7–8 cm, ma varia da una cultivar (varietà) all'altra, pur restando più larga di altre piante della medesima famiglia. I fiori sono molto simili ai loro cugini ciliegio, pruno e pesco. I fiori sono singoli, ma sbocciano a gruppetti che si situano all'attaccatura delle foglie. Hanno 5 sepali e petali, molti stami eretti e variano dal bianco puro ad un lieve colore rosato. La pianta viene impollinata usualmente dagli insetti (api) e non richiede impollinazione manuale. Non presenta di norma fenomeni di autosterilità, e quindi anche un albero singolo fruttifica regolarmente. Il frutto ha contenuto di 28 calorie ogni 100 grammi di peso. Le stagionalità di raccolta sono giugno, luglio, agosto.

CLIMA

La pianta in sé non patisce il freddo e sopporta temperature davvero rigide, tuttavia fiorisce molto presto rispetto a quasi tutti gli altri alberi da frutto e questo rende la produzione di albicocche vulnerabile alle gelate primaverili. Inoltre l'albicocco è soggetto a funghi se troppo bagnato e le albicocche stesse possono marcire sulla pianta: questi fattori hanno determinato la sua diffusione in climi caldi e asciutti, dove il rischio di gelate è minore e minori sono le precipitazioni.

IL FRUTTO

Il frutto, detto drupa, ha una dimensione tra i 3,5 e i 6 cm, un colore giallo uovo-arancione con lievi sfumature rosse e una buccia leggermente vellutata. Presenta un seme singolo, che somiglia a una mandorla. Gli albicocchi sono abbastanza precoci e cominciano a fruttificare già dal secondo anno, ma la piena produzione non cominca prima del terzo/quinto ed è più abbondante su alberi piccoli, e rami corti. Le albicocche necessitano di un periodo dai 3 ai 6 mesi per svilupparsi e maturare e sono prevalentemente raccolte a mano dai primi di maggio alla metà di luglio.

VARIETA’ CAMPANE:” ALBICOCCA VESUVIANA”

Cenni storici

Una delle prime testimonianze precise della presenza di albicocchi in Campania è dovuta a Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano, che, nel 1583, nell'opera "Suae Villae Pomarium" distingue due tipi di albicocche: bericocche e crisomele, più pregiate. Da questo antico termine deriverebbe, quindi il napoletano "crisommole" ancora oggi usato per indicare le albicocche, e da cui sarebbero derivate, inoltre, le crisomele alessandrine, che ancora esistono nell'area vesuviana.

I tipi più diffusi sono: Ceccona, Palummella, S. Castrese, Vitillo, Fracasso, Pellecchiella, Boccuccia Liscia, Boccuccia Spinosa e Portici. La coltivazione è attualmente estesa a tutto il territorio dell'area vesuviana, dove infatti è nota la particolare fertilità dei terreni, che, essendo di natura vulcanica, sono ricchi di minerali e in particolare di potassio, elemento noto per la sua influenza sulla qualità organolettica dei frutti e dei vegetali in genere, e che, in questo caso contribuisce a conferire alle albicocche un gradevole e caratteristico sapore.

Data la variabilità degli elementi che caratterizzano le numerose varietà, si potrebbe generalizzare la loro descrizione definendole come varietà per la maggior parte a maturazione precoce e medio- precoce: si raccolgono verso metà giugno. Sono apprezzate sul mercato per le loro caratteristiche organolettiche,soprattutto per sapidità e dolcezza. Si distinguono dal punto di vista estetico per la presenza di un sovracolore rosso sfumato o punteggiato sulla base giallo- aranciata della buccia di una buona parte di esse.

Area di produzione

Il territorio interessato alla produzione è compreso nei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, S. Anastasia, S. Giorgio a cremano, S. Sebastiano al Vesuvio, S. Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco e Nola.

La Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dall'area vesuviana, che rappresenta circa l'80% della produzione regionale. Nell'area dei comuni vesuviani attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali.

La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati.

Le varietà Ceccona:

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Ceccona (Sinonimo: Palese Eugenio)

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta vigoria media, produttività media ma non costante. Varietà presente nei frutteti della regione con poco più di 1,5 ettari destinati a questa coltivazione rispetto ai 132 complessivi italiani, prevalentemente ubicati in Campania.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La raccolta è precoce e viene eseguita manualmente nella prima decade di luglio.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Palummella

Palummella:

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Palummella

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine napoletana, presenta vigoria elevata, portamento intermedio, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione, che, con oltre 300 ettari su 396 complessivi italiani, occupa il primo posto nella produzione di questa cultivar, ricompresa tra i frutti previsti dal disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La raccolta è media e viene eseguita manualmente nella seconda decade di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura.

Il beta-carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g),

che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukatyota

Regno: plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: magnioliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Palummella

VITILLO

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Vitillo

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta vigoria elevata, portamento interemedio, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente diffusa nei frutteti della regione che, con oltre 777 ettari dedicati a questa coltivazione rispetto ai 1.345 complessivi nazionali, rappresenta il primo produttore nazionale di questa cultivar, per altro ricompresa tra i frutti rientranti nel disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La maturazione è media con raccolta nella terza decade di giugno. La raccolta viene eseguita manualmente.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Vitillo

FRACASSO

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Fracasso

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta vigoria media, produttività media e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione, che, con oltre 6 ettari su 28 complessivi italiani, occupa il primo posto nella produzione di questa cultivar, ricompresa tra i frutti previsti dal disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La raccolta è tardiva e viene eseguita manualmente nella terza decade di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Fracasso

BOCCUCCIA LISCIA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Boccuccia Liscia

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta una vigoria elevata, portamento espanso, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione che, con oltre 44 ettari rispetto ai 182 complessivi nazionali, rappresenta il secondo produttore nazionale di questa cultivar, per altro ricompresa tra i frutti di albicocca rientranti nel disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale.La raccolta viene eseguita manualmente nella terza decade di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni.Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Boccuccia liscia

BOCCUCCIA SPINOSA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Boccuccia Spinosa

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, presenta una vigoria elevata, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione, ricompresa tra i frutti di albicocca rientranti nel disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale.La raccolta viene eseguita manualmente nella terza decade di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni.Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Boccuccia spinosa

PORTICI

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Portici

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine napoletana, presenta vigoria media, portamento assurgente, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione, che con oltre 28 ettari su 488 complessivi italiani, occupa il terzo posto nella produzione di questa cultivar, ricompresa tra i frutti previsti dal disciplinare della Albicocca Vesuviana IGP.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La raccolta è media e viene eseguita manualmente nella quarta settimana di giugno.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Portici

CAFONA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Cafona

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana (napoletana), presenta una vigoria elevata, portamento intermedio, produttività buona e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione che, con oltre 170 ettari rispetto ai 915 complessivi nazionali, rappresenta il secondo produttore nazionale di questa coltivazione.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La maturazione è media con raccolta nella seconda decade di giugno. La raccolta viene eseguita manualmente.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Cafona

PERLA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Perla

PIANTA DI ORIGINE Pianta di origine italiana, di media vigoria, produttività elevata e costante .Varietà presente nei frutteti della regione con oltre 13 ettari dedicati a questa produzione rispetto agli oltre 108 complessivi nazionali.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La maturazione è precoce con raccolta nella terza decade di maggio. La raccolta viene eseguita manualmente.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Perla

NINFA

DENOMINAZIONE LATINA Prunus armeniaca Var. Ninfa

PIANTA DI ORIGINE Ibrido ottenuto a Bologna dall'incrocio tra Ouardy e Tyrintho. La pianta presenta una vigoria medio scarsa, portamento espanso, produttività elevata e costante. Varietà ampiamente presente nei frutteti della regione che, con oltre 47 ettari dedicati a questa cultivar rispetto ai 421 complessivi nazionali, rappresenta il secondo produttore italiano.

COLTIVAZIONE La coltivazione avviene in modo tradizionale. La maturazione è precoce con raccolta nella seconda settimana di maggio. La raccolta viene eseguita manualmente.

NOTE Le albicocche sono tra i frutti più ricchi di beta carotene, provitamina fondamentale per la produzione della melanina, sostanza che protegge dai raggi solari e facilita l’ abbronzatura. Il beta- carotene, precursore della vitamina A, rinforza le ossa e i denti e potenzia le difese immunitarie contro le infezioni. Le albicocche sono anche un’ottima fonte di potassio (320 mg/ 100 g) e di Vitamina C (13 mg/100 g), mentre per il loro basso contenuto calorico (28 kcal per 100 g), che tuttavia si accompagna ad un evidente sapore zuccherino, sono indicate nelle diete ipocaloriche.

Dominio: Eukaryota

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: P. armeniaca

Varietà: Ninfa

LE DRUPACEE Drupacee è un termine tecnico adottato in agronomia per fare riferimento a un insieme di alberi da frutto che appartengono alla famiglia delle Rosacee, sottofamiglia Prunoideae, e che producono come frutto una drupa. Ne fanno parte il pesco, il susino, l'albicocco, il mandorlo e il ciliegio.

Sotto l'aspetto botanico le drupacee non si identificano a rigore con le Prunoideae, nelle quali sono comprese anche specie spontanee che tecnicamente non hanno interesse in frutticoltura. Sotto l'aspetto agronomico le drupacee manifestano una certa omogeneità che presume in molti casi l'adozione di tecniche colturali simili o solo leggermente differenti. La letteratura contraddistingue in genere questo raggruppamento contrapponendolo a quello delle Pomacee che, analogamente, fa riferimento ad alberi da frutto della stessa famiglia, ma compresi nella sottofamiglia delle Maloideae.

La drupa è un vero frutto il cui pericarpo è diviso in tre parti: esocarpo (la buccia), sottile e membranoso, mesocarpo (la polpa) in genere carnoso, endocarpo (il nòcciolo) duro e legnoso, contenente il seme.

Ramificazione :

Pur con differenze di specie in specie, le drupacee producono sostanzialmente due tipi di rami, i brindilli e i dardi.

I brindilli sono rami lunghi e relativamente esili, si distinguono in vegetativi e misti a seconda che producano fiori o solo germogli. Lungo i brindilli misti sono prodotte sia gemme a legno sia gemme a fiore, all'ascella delle foglie, mentre all'apice è prodotta una gemma a legno. In alcune specie (es. il pesco) è marcata la formazione di "gemme pronte", che germogliano nello stesso anno dando luogo alla formazione di "rami anticipati". Questa tendenza è sfruttata nel vivaismo, per ridurre i cicli di produzione degli astoni, e in frutticoltura, per ridurre la durata della fase improduttiva in alcuni sistemi di allevamento.

I dardi sono rami molto brevi, anch'essi distinti in vegetativi e misti (questi ultimi detti "dardi fioriferi" o "mazzetti di maggio"). I dardi vegetativi sono presenti soprattutto nell'habitus giovanile di alcune specie (ad esempio il susino) o nelle specie "selvatiche" (es. il prugnolo); sono esili e rigidi e terminano con un apice più o meno acuto, simulante spesso una spina; producono una sola gemma a legno all'apice. I dardi fioriferi sono rametti brevissimi e privi di gemme laterali; terminano con una corona apicale di gemme a fiore e con una gemma centrale a legno. Ogni anno il dardo fiorifero produce un'ombrella di fiori, mentre la gemma apicale germoglia facendo crescere, in misura quasi impercettibile, il dardo in lunghezza.

La tendenza a produrre dardi o brindilli cambia di specie in specie: ad esempio, il pesco produce quasi esclusivamente brindilli, mentre il ciliegio e diverse varietà di susino producono principalmente dardi.

Fioritura e Fruttificazione :

In generale le drupacee fruttificano sui brindilli dell'anno precedente oppure sui mazzetti di maggio, con marcate differenze, secondo la specie o la cultivar, che condizionano l'intera tecnica di potatura.

Le specie che producono prevalentemente o esclusivamente sui brindilli, come il pesco e alcuni susini, richiedono potature anche drastiche che consistono nel diradamento dei brindilli e nel loro accorciamento con tagli di ritorno, in funzione della vigoria del ramo. Le specie che producono principalmente sui mazzetti di maggio, come il ciliegio, diversi susini cino-giapponesi, in generale l'albicocco, richiedono potature più oculate e moderate, finalizzate a ridurre lo sviluppo in altezza (con tagli di ritorno) oppure a garantire il giusto equilibrio fra vegetazione e riproduzione. Tagli drastici, oltre a ridurre il numero di dardi fioriferi nella pianta, stimolano l'emissione di rami a legno riducendo nel complesso la produzione.

Coltivazione:

Nella potatura, che andrà eseguita durante il riposo vegetativo (potatura secca) fino all'inizio del germoglio, i rami dovranno essere sempre spuntati tenendo conto che nelle ultime gemme a legno sorgeranno nuovi rami.

Durante il periodo estivo si può eseguire la potatura verde (generalmente luglio) al fine di aumentare l'arieggiamento della chioma, favorire la penetrazione della luce e migliorare l'efficacia dei trattamenti fitosanitari.

Per le drupacee esiste il serio pericolo della Sharka (nome bulgaro che significa vaiolo) detta anche vaiolatura, ritenuta la più grave malattia virale sia per i danni alla produzione che per la rapidità di diffusione. Osservata per la prima volta in Bulgaria nel 1917, si diffuse in tutta Europa, comparendo in Italia, precisamente in Alto Adige, nel 1973. È un virus da quarantena per il quale in Italia è prevista la lotta obbligatoria (DM del 29 novembre 1996) che obbliga le regioni attraverso i propri Servizi fitosanitari regionali (SFR) a compiere sopralluoghi ed ispezioni sistematiche in campi e in vivai (art. 2). È obbligo poi per i vivaisti, che coltivano drupacee suscettibili, di prelevare il materiale di propagazione in aree dichiarate dal SFR esenti da Sharka nel raggio di 1 km.

Fra i fitofagi di maggior rilievo sono da citare la tignola orientale del pesco, la mosca mediterranea della frutta, l'anarsia, gli afidi, le cocciniglie.

Fra i batteri più temibili c'è invece lo Xanthomonas arboricola pv. pruni, che è causa della maculatura batterica delle drupacee.

IL CILIEGIO Il ciliegio, chiamato anche ciliegio degli uccelli o ciliegio selvatico, è un albero appartenente alla famiglia delle Rosacee, originario dell'Europa e in alcune zone montane fredde dell'Asia minore. In Italia è presente naturalmente dalle zone altocollinari sino a quelle montuose, talvolta al confine della zona tipica delle latifoglie, presentando una buona resistenza al freddo. Assieme al Prunus cerasus esso è una delle due specie di ciliegio selvatico che sono all'origine delle varietà di ciliegio coltivato che produce tipologie di ciliegie che vanno dal graffione bianco piemontese, al Durone nero di Vignola.

Storia:

Plinio il Vecchio distingue tra Prunus, l'albero, e Cerasus, l'albero delle ciliegie. Plinio aveva già descritto un certo numero di coltivazioni ed alcune specie citate, Aproniana, Lutatia, Caeciliana, eccetera. Plinio le distingue per il sapore da dolce a aspro. Egli afferma che prima che il console romano Lucio Licinio Lucullo sconfiggesse Mitridate nel 74 a.C. «Cerasia [...] non fuere in Italia» ("Non vi erano ciliegie in Italia"). Riteneva, inoltre, fosse stato Lucullo stesso ad introdurre la pianta dal Ponto, diffusa poi nei 120 anni successivi attraverso l'Europa fino alla Britannia.

I semi di un certo numero di specie di ciliegie sono stati tuttavia trovati in ritrovamenti archeologici dell'età del bronzo ed in siti archeologici romani in tutta Europa. Il riferimento a "dolce" e "aspro" sostiene la moderna teoria che "dolce" fosse riferito al Prunus avium; non vi sono altri candidati trovati tra le ciliegie. Nel 1882 Alphonse de Candolle affermò che semi di Prunus avium furono ritrovati nella cultura terramare del nord Italia (1500-1100 a.C.) e in alcuni villaggi archeologici svizzeri di palafitte. De Candolle suggerisce che quello che Lucullus portò era un particolare tipo di Prunus avium del Caucaso. L'origine del P. avium è ancora una questione aperta. Le moderne ciliegie coltivate differiscono da quelle selvatiche per la maggiore dimensione del frutto, 2–3 cm di diametro. Gli alberi sono spesso coltivati in terreni duri per mantenerli più piccoli e per facilitare il raccolto.

Descrizione:

Il genere Prunus è composto da numerose essenze che è difficile a volte differenziare. Il ciliegio si riconosce senza errore grazie a due o tre nettari (piccole ghiandole nettarifere rosse) situate alla base delle foglie caduche oblunghe, dentate e pubescenti al di sotto. Si tratta di un albero deciduo che cresce dai 15 ai 32 m di altezza. Gli alberi giovani mostrano una forte dominanza apicale con un tronco dritto e una corona conicasimmetrica, che diviene arrotondata ed irregolare negli alberi più vecchi. Vive circa 100 anni ed è molto esigente di luce.

 La corteccia è levigata porpora-marrone con prominenti lenticelle orizzontali grigio-marrone negli alberi giovani, che diventano scure più spesse e fessurate negli alberi più vecchi.  Le foglie sono alternate, ovoidali acute semplici, lunghe 7-14 cm e larghe 4-7 cm, glabre di un verde pallido o brillante nella parte superiore, che varia finemente nella parte inferiore, hanno un margine serrato e una punta acuminata, con un picciolo lungo 2–3,5 cm che porta da due a cinque piccole ghiandole rosse. Anche la punta di ogni foglia porta delle ghiandole rosse. In autunno le foglie diventano arancioni, rosa o rosse prima di cadere.  I fiori bianchi peduncolati sono disposti in corimbi di due-sei assieme, ogni fiore pendente su di un peduncolo di 2–5 cm, del diametro di 2,5–3,5 cm, con cinque petali bianchi, stami gialli, ed un ovario supero; i fiori sono ermafroditi e vengono impollinati dalle api. La fioritura ha luogo all'inizio della primavera contemporaneamente alla produzione di nuove foglie.  Il frutto è una drupa carnosa (ciliegia) di 1–2 cm di diametro (più larga in alcune selezioni coltivate), di un rosso brillante fino ad un viola scuro quando matura a inizio estate. Il frutto commestibile ha un gusto da dolce ad abbastanza astringente e amaro da mangiarsi fresco; esso contiene un singolo nocciolo lungo 8–12 mm, ampio 7– 10 mm e spesso 6–8 mm, il seme dentro al guscio è lungo 6–8 mm.

LE VARIETA’ Ciliegio Della Recca:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae In Campania esiste una grande tradizione SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae per la coltivazione delle ciliegie in TRIBU’ Amygdaleae particolare in provincia di Napoli. La zona vesuviana, alle pendici del Monte Somma, GENERE Prunus è rinomata per la produzione della SOTTOGENERE Cerasus cosiddetta "ciliegia del Monte" o "Durona SPECIE Prunus avium Del Monte", che ha fatto la storia della cerasicoltura di quest'area. Il frutto si VARIETA’ Della Recca riconosce per la sua buccia di colore giallo- rosato su di un lato e rosso scuro dall'altro, con punteggiatura gialla. La polpa è giallastra, croccante e molto succosa; matura tra la fine di maggio e la seconda decade di giugno. Le buone condizioni climatiche e l’elevata fertilità dei suoli di questa zona hanno consentito la diffusione di questa coltura di grande pregio. Questa cultivar è caratterizzata da un albero di alta vigoria e portamento assurgente, costantemente produttivo. La maturazione avviene tra la prima e la seconda decade di giugno. Dal punto di vista morfologico il frutto si presenta con dimensioni medio- grosse, di colore rosso scuro brillante, la polpa è succosa e profumata.

 Sinonimi e/o termini dialettali: Ciliegia Recca  Provincia/e: Napoli  Territorio interessato alla produzione: Area flegrea  Descrizione sintetica prodotto: Albero di alta vigoria , di portamento assurgente , costantemente produttivo . Il frutto è medio-grande , di forma depressa , buccia di colore rosso scuro brillante molto resistente ; la polpa è biancastra , consistente, molto succosa , poco aderente al nocciolo , il peduncolo è medio mentre il nocciolo è grosso. la maturazione medio tardiva, ( prima – seconda decade di Giugno ).  Descrizione delle metodiche di lavorazione: Raccolta, selezione e confezionamento, effettuate manualmente.

Ciliegio Antuono:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae

SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae Epoca di raccolta: Iª decade di giugno. TRIBU’ Amygdaleae Frutto: medio, con peso medio di 5.9 g; cordiforme in senso longitudinale e GENERE Prunus sferoidale in senso trasversale; peduncolo medio con uno spessore di 0.85 mm; SOTTOGENERE Cerasus cavità peduncolare ampia e poco SPECIE Prunus avium profonda; cicatrice stilare superficiale con dimensioni medio‐piccole; buccia di colore VARIETA’ Antuono rosso intenso vinoso; polpa rosa‐rossa con tessitura e consistenza media.

Ciliegio Adriana:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae

SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae

TRIBU’ Amygdaleae

GENERE Prunus

SOTTOGENERE Cerasus

SPECIE Prunus avium

VARIETA’ Adriana

Albero di elevata vigoria e buona produttività, con portamento eretto che tende poi ad espandersi. Autoincompatibile. Frutto di elevata pezzatura, sferoidale, rosso scuro molto brillante. Polpa rossa, mediamente soda, di buone caratteristiche gustative. I frutti ingrossano alcuni giorni prima della maturazione e sono molto resistenti alle spaccature da pioggia. La messa a frutto è intermedia e produce anche sui rami di un anno. Punti forti: frutti poco sensibili allo spacco da pioggia. Sapore discreto. Buona tenuta di maturazione Punti deboli: vigore piante adulte. Pezzatura a volte insufficiente. Albero: - vigore:medio-elevato, - portamento: espanso, ben ramificato. - messa a frutto: intermedia - produttività:elevata e costante. - fioritura:precoce. - impollinatori:Bella Italia, Burlat, Durone Nero I°, Ferrovia, Giorgia, Mora di Verona, Moreau, Van. maturazione: - epoca:medio-precoce 12 giorni dopo Burlat - uniformità:media frutto: - forma:sferoidale - pezzatura:medio-elevata - peduncolo:di lunghezza e spessore intermedi. - colore epidermide:rosso intenso scuro. - consistenza: media - sapore:discreto, dolce e poco acido. - sensibilità spaccature da pioggia: molto scarsa

Ciliegio Bologna:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae

SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae

TRIBU’ Amygdaleae Epoca di raccolta: IIIª decade di maggio. Frutto:medio‐grosso GENERE Prunus peso medio di 7.9 g SOTTOGENERE Cerasus cordiforme in senso longitudinale e tendenzialmente sferoidale in senso SPECIE Prunus avium trasversale; peduncolo di media lunghezza VARIETA’ Bologna con uno spessore di 2.7 mm, cavità peduncolare poco profonda e poco ampia; cicatrice stilare infossata con dimensione media; buccia di colore rosso; polpa bianco ‐ gialla con tessitura grossolana media consistenza.

Ciliegio Del Monte:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales La ciliegia del monte è una varietà di FAMIGLIA Rosaceae ciliegia prodotta nell'area vesuviana. Ha la SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae buccia di colore giallo-rosato da un lato mentre è di colore rosso scuro dall'altro. TRIBU’ Amygdaleae La polpa è di colore giallastro, e di GENERE Prunus consistenza croccante. È riconosciuta come prodotto agroalimentare SOTTOGENERE Cerasus tradizionale della regione Campania. La SPECIE Prunus avium coltivazione del ciliegio è concentrata soprattutto alle falde del Monte Somma VARIETA’ Del Monte dove è sicuramente presente, come tipologia colturale di rilievo. Si presenta con frutti grossi, ma la colorazione di questi ultimi è giallo-rosata, su un lato e rossa, con punteggiatura gialla, sull'altro. Si tratta di una varietà più tardiva che si raccoglie tra la fine di maggio e l'inizio di giugno.

La polpa è chiara, molto succosa e soda fino ad essere quasi croccante.

Area di produzione: Il territorio interessato alla produzione è compreso nei seguenti comuni del Parco: Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, S. Anastasia, Somma Vesuviana.

Descrizione

Il frutto si riconosce per la sua buccia di colore giallo-rosato su di un lato e rosso scuro dall'altro, con punteggiatura gialla. La polpa è giallastra, croccante e molto succosa; matura tra la fine di maggio e la seconda decade di giugno.

Stagionalità del prodotto Fine di maggio inizio di giugno.

Ciliegio Don Vincenzo:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae ORDINE Rosales FAMIGLIA Rosaceae

SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae

TRIBU’ Amygdaleae

GENERE Prunus

SOTTOGENERE Cerasus

SPECIE Prunus avium VARIETA’ Don Vincenzo

Ciliegio Maggiaiolella:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae

SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae

TRIBU’ Amygdaleae

GENERE Prunus

SOTTOGENERE Cerasus SPECIE Prunus avium VARIETA’ Maggiaiolella

Ciliegio Montenero:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae

SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae Epoca di raccolta: IIIª decade di maggio TRIBU’ Amygdaleae ‐Iªdecade di giugno. GENERE Prunus Frutto: -medio grosso, con peso medio di 9.0g, reniforme in senso longitudinale e SOTTOGENERE Cerasus depresso in senso trasversale; peduncolo medio con uno spessore di 1.2 mm, cavità SPECIE Prunus avium peduncolare ampia e profonda; cicatrice VARIETA’ Montenero stilare superficiale con dimensioni medio ‐grandi; buccia di colore rosso intenso; polpa rosso scura con tessitura media‐grossolana di media consistenza.

Ciliegio Paesanella:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae Epoca di raccolta: IIIª decade di maggio‐ SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae Iªdecade di giugno. TRIBU’ Amygdaleae Frutto: medio, con peso medio di 7.67 g; cordiforme in senso longitudinale e GENERE Prunus sferoidale in senso trasversale; peduncolo SOTTOGENERE Cerasus medio con uno spessore di 1.00 mm; cavità peduncolare SPECIE Prunus avium poco ampia e mediamente profonda; cicatrice stilare superficiale con dimensioni VARIETA’ Paesanella piccole;buccia di colore giallo‐rosso; polpa bianca con tessitura medio‐Grossolana e media consistenza.

Ciliegio Palermitana Terzaiola:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales FAMIGLIA Rosaceae SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae

TRIBU’ Amygdaleae

GENERE Prunus

SOTTOGENERE Cerasus

SPECIE Prunus avium VARIETA’ Palermitana Terzaiola

Ciliegio San Michele:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae

SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae

TRIBU’ Amygdaleae

GENERE Prunus

SOTTOGENERE Cerasus SPECIE Prunus avium VARIETA’ San Michele

Ciliegio Zuccarenella:

DOMINIO Eukaryota

REGNO Plantae

SOTTOREGNO Tracheobionta

SUPERDIVISIONE Spermatophyta

DIVISIONE Mgnoliophyta

CLASSE Magnoliopsida

SOTTOCLASSE Rosidae

ORDINE Rosales

FAMIGLIA Rosaceae

SOTTOFAMIGLIA Amygdaloideae

TRIBU’ Amygdaleae

GENERE Prunus

SOTTOGENERE Cerasus

SPECIE Prunus avium

VARIETA’ Zuccarenella Le DRUPACEE

Drupacee è un termine tecnico adottato in agronomia per fare riferimento a un insieme di alberi da frutto che appartengono alla famiglia delle Rosacee, sottofamiglia Prunoideae, e che producono come frutto una drupa. Ne fanno parte il pesco, il susino, l'albicocco, il mandorlo e il ciliegio. Sotto l'aspetto botanico le drupacee non si identificano a rigore con le Prunoideae, nelle quali sono comprese anche specie spontanee che tecnicamente non hanno interesse in frutticoltura. Sotto l'aspetto agronomico le drupacee manifestano una certa omogeneità che presume in molti casi l'adozione di tecniche colturali simili o solo leggermente differenti. La drupa è un vero frutto il cui pericarpo è diviso in tre parti: esocarpo (la buccia), sottile e membranoso, mesocarpo (la polpa) in genere carnoso, endocarpo (il nòcciolo) duro e legnoso, contenente il seme. Le RAMIFICAZIONI Le drupacee producono sostanzialmente due tipi di rami, i brindilli e i dardi. I brindilli sono rami lunghi e relativamente esili, si distinguono in vegetativi e misti a seconda che producano fiori o solo germogli. Lungo i brindilli misti sono prodotte sia gemme a legno sia gemme a fiore, all'ascella delle foglie, mentre all'apice è prodotta una gemma a legno. I dardi sono rami molto brevi, anch'essi distinti in vegetativi e misti (questi ultimi detti "dardi fioriferi" o "mazzetti di maggio"). I dardi vegetativi sono presenti soprattutto nell'habitus giovanile di alcune specie (ad esempio il susino) o nelle specie "selvatiche" (es. il prugnolo); sono esili e rigidi e terminano con un apice più o meno acuto, simulante spesso una spina; producono una sola gemma a legno all'apice. I dardi fioriferi sono rametti brevissimi e privi di gemme laterali; terminano con una corona apicale di gemme a fiore e con una gemma centrale a legno. Ogni anno il dardo fiorifero produce un'ombrella di fiori,

mentre la gemma apicale germoglia facendo crescere, in misura quasi impercettibile, il dardo in lunghezza. LA FIORITURA E FRUTTAZIONE Le specie che producono prevalentemente o esclusivamente sui brindilli, come il pesco e alcuni susini, richiedono potature anche drastiche che consistono nel diradamento dei brindilli e nel loro accorciamento con tagli di ritorno, in funzione della vigoria del ramo. Le specie che producono principalmente sui mazzetti di maggio, come il ciliegio, diversi susini cino-giapponesi, in generale l'albicocco, richiedono potature più oculate e moderate.

LA COLTIVAZIONE Nella potatura, che andrà eseguita durante il riposo vegetativo (potatura secca) fino all'inizio del germoglio, i rami dovranno essere sempre spuntati tenendo conto che nelle ultime gemme a legno sorgeranno nuovi rami. Durante il periodo estivo si può eseguire la potatura verde (generalmente luglio) al fine di aumentare l'arieggiamento della chioma, favorire la penetrazione della luce e migliorare l'efficacia dei trattamenti fitosanitari. Per le drupacee esiste il serio pericolo della Sharka (nome bulgaro che significa vaiolo) detta anche vaiolatura, ritenuta la più grave malattia virale sia per i danni alla produzione che per la rapidità di diffusione.

IL SUSINO Il susino europeo o prugno europeo (Prunus domestica) è una pianta della famiglia delle Rosacee che produce i frutti noti col nome di susina o prugna.Il frutto contiene le vitamine A-B1-B2 e C e alcuni sali minerali: il potassio, il fosforo, il calcio e il magnesio. La polpa della susina è utile al fegato per compiere il processo della secrezione biliare. Susino europeo, prugno europeo

Prunus domestica in fiore

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rosales

Famiglia Rosaceae

Sottofamiglia Prunoideae

Genere Prunus

Specie P. domestica

Questo frutto si raccoglie da giugno a ottobre, con la possibilità di ottenere fino a cinque raccolte. Per stabilire il grado di maturazione si valuta il grado rifrattometrico, la resistenza della polpa (misurata col penetrometro), il rapporto solidi solubili/acidità totale e infine la variazione del colore di fondo della buccia. La prima raccolta è generalmente la migliore, fino ad arrivare poi alle ultime che presentano frutti di seconda qualità. Data la natura organolettica della polpa conservare in frigo questo frutto si rivela quasi inutile, in quanto la polpa tende ad imbrunire.

La coltivazione del susino avviene generalmente secondo le seguenti tecniche:

 vaso basso (sesti 5,5 x 3 m)  palmetta irregolare (4,5 x 3 m)  palmetta libera (4,5 x 3 m)

Per quanto riguarda l'irrigazione, si dimostra fondamentale durante il periodo di fioritura. La potatura è diversa in base alla specie. Per il susino europeo è importante lasciare una buona quantità di gemme.

Alcune susine sono originarie dell'Asia, altre dell'Europa o dell'America. In Italia lo si ritrova principalmente in Emilia-Romagna e in Campania dove ci soffermeremo.

SUSINA MARMULEGNA

Tra le susine diffuse nell’area flegrea e nel casertano, la varietà di maggior pregio commerciale è la “Marmulegna”. Essa prende il nome dalle venature presenti all’interno della sua polpa gialla, che ricordano quelle del marmo. Anche la buccia è gialla ed il frutto, di grandezza media e dalle ottime qualità organolettiche, ha un sapore molto forte ed aromatico ed è particolarmente resistente alle manipolazioni. La Marmulegna è in realtà un ecotipo derivante dalla cultivar americana Goccia d’Oro (Shiro) diffusa in Campania a partire dagli anni ‘60, che si è particolarmente adattata alle condizioni pedo-climatiche della Campania.

Tuttora è la varietà estiva di susino più coltivata nelle province di Napoli e Caserta.

Susino europeo, prugno europeo

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rosales

Famiglia Rosaceae

Sottofamiglia Prunoideae

Genere Prunus

Specie Prunus domestica Varietà : Marmulegna

SUSINA BOTTA A MURO

Il susino è molto diffuso in tutta l'area napoletana, in particolar modo nell'area flegrea dove sono coltivate ancora diverse varietà tradizionali. La "Botta a muro", detta così perché ricorda, nella forma e nel colore, dei piccoli petardi, è una delle più diffuse. è di dimensioni medie e di colore violaceo. La polpa è tra il verde ed il giallo ed è molto saporita ed aromatica, la buccia è di un bel colore violaceo scuro. La Botta a muro, detta anche "settembrina nera" perché matura in questo periodo, è abbastanza resistente alle manipolazioni ed è utilizzata per la produzione di confetture. è tuttora molto richiesta sui mercati locali.

Susino europeo, prugno europeo

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rosales

Famiglia Rosaceae

Sottofamiglia Prunoideae

Genere Prunus

Specie Prunus domestica Varietà : Botta a Muro

SUSINA PAPPACONA

Tra le più note varietà di susino ancora coltivate nelle aree flegrea e vesuviana, vi è la Pappacona, la cui denominazione è però impropriamente utilizzata commercialmente per citare l'intera categoria di susine tardive, oblunghe, a buccia scura e polpa verdastra. Per la verità di "Pappacona" esiste anche un ecotipo a buccia gialla. Alberi di Pappacona sono tuttora presenti anche nell'agro Nocerino e nella Valle dell'Irno.

Susino europeo, prugno europeo

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rosales

Famiglia Rosaceae

Sottofamiglia Prunoideae

Genere Prunus

Specie Prunus domestica Varietà : Pappacona

SUSINA PAZZA, SCARRAFONA, TURCONA

La coltivazione del susino nell'area Vesuviana risale ai secoli scorsi e tuttora sono presenti varietà di rinomata fama e di particolare pregio per le caratteristiche organolettiche dei loro frutti. Tra queste spiccano le varietà "Pazza", "Turcona" e "Scarrafona" che hanno in comune le ottime qualità gustative, la ridotta serbevolezza ma anche una scarsa resistenza alle manipolazioni. La susina "Pazza" ha la buccia giallo-arancio ed è di pezzatura media, la "Turcona", ha la forma allungata ed ha la buccia di colore giallo con striature biancastre e polpa aderente al nocciolo con peduncolo di lunghezza media. è considerata la migliore varietà vesuviana di susino, ma pian piano sta sparendo poiché sostituita dal nuove cultivar. La susina "Scarrafona" (in foto), infine, è molto piccola e di colore viola, per questo motivo si chiama così, perché ricorda una blatta, detta "scarrafone" in napoletano. La sua polpa è verde e molto saporita, ottima per la marmellata.

Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota

Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Rosales

Famiglia Rosaceae

Sottofamiglia Prunoideae

Genere Prunus

Specie Prunus domestica Varietà : Pazza Classificazione scientifica Classificazione scientifica

Dominio Eukaryota Dominio Eukaryota

Regno Plantae Regno Plantae

Divisione Magnoliophyta Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida Classe Magnoliopsida

Ordine Rosales Ordine Rosales

Famiglia Rosaceae Famiglia Rosaceae

Sottofamiglia Prunoideae Sottofamiglia Prunoideae

Prunus Genere Genere Prunus

Prunus domestica Specie Specie Prunus domestica Varietà : Turcona Varietà : Scarrafona

Questo catalogo è stato redatto dagli studenti di 4° E del Liceo Scientifico L. da Vinci di Salerno, in forma libera e senza indicazione del docente Tutor o degli Esperti. Questo abstract è frutto di una buona preparazione di base ed è testimonianza degli obiettivi raggiunti.

RISULTATI statistici

“La Biodiversità e le colture Campane” Promotore : IIS “Genovesi - da Vinci” - Sez. Liceo Scientifico Ideatore e Tutor : Prof. Silvestro Caputo

CRAA – Centro per la Ricerca Applicata in Agricoltura LA BIODIVERSITA' e le colture Campane CRAA‐ DATA ORE LUOGO ESTERNA AZIENDA SCUOLA 04/11/2016 5 UNIVERSITA' 5 25/11/2016 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 26/11/2016 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 20/12/2016 6 AZIENDA 4 GAMMA‐ ALMA SEGES ‐ 6 31/01/2017 2 SICUREZZA/SCUOLA 2 06/02/2017 3 SICUREZZA/SCUOLA 3 02/03/2017 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 22/03/2017 2 SICUREZZA/SCUOLA 2 27/03/2017 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 28/03/2017 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 29/03/2017 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 30/03/2017 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 31/03/2017 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 27/04/2017 5 SCUOLA / REALIZZAZIONE CATALOGO 5 28/04/2017 5 SCUOLA / REALIZZAZIONE CATALOGO 5 20/05/2017 6 CRAA AZIENDA IMPROSTA 6 22/05/2017 5 SCUOLA / REALIZZAZIONE CATALOGO 5 TOTALI 87 11 54 22 QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE Gradimento ho migliorato le mie conoscenze del mondo del 12345678 9 10 A.1 lavoro e delle professioni 1473 15 ho appreso secondo modalità nuove e realmente 12345678 9 10 A.2 produttive 56 11 ho trovato un ambiente di apprendimento adeguato alle mie esigenze e alle mie 12345678 9 10 A.3 caratteristiche personali 1236

ho sviluppato capacità di dialogo e sperimentato 12345678 9 10 A.4 modelli di lavoro e di relazione costruttivi 22 4 ho maturato una maggiore consapevolezza delle 12345678 9 10 A.5 mie attitudini e dei miei interessi 213 15 ho acquisito competenze utili per il prosieguo 12345678 9 10 A.6 degli studi 11 3 5 mi è stata offerta un’opportunità di crescita e di 12345678 9 10 A.7 miglioramento sociale e personale 22 4 ho potenziato la mia formazione in funzione del 12345678 9 10 A.8 mio inserimento attivo nella società 32 5 ho acquisito strumenti utili ad accrescere il livello 12345678 9 10 A.9 di autonomia personale 21 3 sono entrato in contatto con realtà del territorio 12345678 9 10 A.10 che non conoscevo 11 17 19 20 19 Domanda Gradimento Gradimento A.1 15 18 A.2 11 A.3 6 A.4 4 16 15 15 A.5 15 A.6 5 14 A.7 4 A.8 5 A.9 3 12 11 A.10 19

10

8

6 6 5 5 4 4 4 3

2

0 A.1 A.2 A.3 A.4 A.5 A.6 A.7 A.8 A.9 A.10 200 Gradimento Domande Punteggio Punteggio 15 A.1 131 11 A.2 105 180 178 6 A.3 48 4 A.4 38 160 15 A.5 148 148 5 A.6 47 140 4 A.7 38 131 5 A.8 47

120 3 A.9 28 19 A.10 178 105

100

80

60

48 47 47

40 38 38

28

20

0 A.1 A.2 A.3 A.4 A.5 A.6 A.7 A.8 A.9 A.10 MOLTO ABBASTANZA POCO TOTALE b1b. 1 sei soddisfatto di questa esperienza? 26 2 1 29 b. 2 giudichi positivamente le modalità di svolgimento del percorso formativo? 25 4 29 b. 3 giudichi positivamente l’impegno del tutor? 28 1 29 b. 4 giudichi positivamente il tuo impegno? 28 1 29 b. 5 sono stati apprezzati i risultati formativi da tutti i tuoi insegnanti? 27 2 29

30 28 28 27 26 25 25

20

MOLTO 15

ABBASTANZA 10

5 4 POCO 2 2 111

0 sei soddisfatto di questa giudichi positivamente le giudichi positivamente giudichi positivamente il sono stati apprezzati i esperienza? modalità di svolgimento l’impegno del tutor? tuo impegno? risultati formativi da del percorso formativo? tutti i tuoi insegnanti?

b. 1 b. 2 b. 3 b. 4 b. 5 b. 1 b. 2 b. 3 b. 4 b. 5 Punteggio

131

105

48

38

148

47

38

47

28

178