Anno 16 Numero 32 Giugno 2011 Foglio della comunità italiana di Capodistria ® Foto: Ubald Trnkoczy La città

Elsa Fonda durante la presentazione Jan Zlatič della prima classe del Ginnasio E' stata restaurata la chiesa di San del suo libro »La cresta sulla zampa« »«, vincitore del Biagio. I lavori hanno interessato il (Ibiskos editore) presso la sezione primo premi oper l'opera grafica all'VIII tetto e la parte esterna. La prossima italiana della Biblioteca centrale »Srečko edizione del premio internazionale fase riguarderà l'interno con gli altari Vilhar« di Capodistria. Foto J. Belcijan »Giorgio Depangher« . Foto J. Belcijan e la tomba del vescovo Paolo Naldini

Questa foto ci è stata inviata da Donatella Pohar e riguarda il 30.esimo anniversario della matura. »Ci siamo ritrovati il 26 marzo per la rimpatriata. I nomi da sinistra: Dean Guštin, Daniela Potočnjak (Kavalič), William Knapič, Donatella Pohar, Patrizia Zonta, Laura Vianello. In piedi: Ugo Musizza, Ive Marković, Oliviero Cerin. Una bella occasione per ricordare, in un clima goliardico davanti ad una bella tavolata, i spensierati anni del ginnasio. Tra i tanti momenti e gli episodi vissuti tra i banchi, un ricordo affettuoso va in questa occasione a tutti i professori. Un pensiero particolare alla nostra compagna, Luciana Fiorencis, scomparsa prematuramente 2 La città »Elezioni il 10 luglio, nel 2014 Ancarano Comune«

Le elezioni amministrative il 10 luglio si faranno su tutto il territorio dell’attuale municipalità capodistriana, ma sarà l’ultima volta: nel 2014 inizierà a funzionare il nuovo Comune di Ancarano. La Corte costituzionale slovena lo ha costituito di propria iniziativa, poiché il Parlamento non era stato in grado di farlo e non vi sono altre vie per conformarsi alla precedente delibera dell’Alta Corte in materia. Nel dicembre dello scorso anno aveva imposto il distacco di Ancarano da Capodistria e le elezioni contemporanee nelle due nuove amministrazioni, nell’arco di due mesi. Visti tutti i tentativi falliti di pervenire ad una simile soluzione, la Corte non ha ritenuto incostituzionale la legge sulle amministrative capodistriane, già indette per il 10 luglio, ma ha deciso di usare il suo potere - è la prima volta che accade - per realizzare quelli che sono considerati i legittimi diritti dei cittadini di Ancarano. Fra tre anni, assieme agli altri enti locali del Paese, parteciperanno al voto in maniera autonoma.

La tutela della Comunità Nazionale Italiana nel nuovo Considerato che i giudici ritengono i nostri connazionali di Comune questa volta è stata citata esplicitamente. Sarebbe Ancarano tutelati dalle norme vigenti, speriamo agiscano ampiamente garantita, nel rispetto degli atti internazionali sul piano operativo affinché esse siano regolarmente vigenti e dei dettami costituzionali. I connazionali della attuate”, è stata la valutazione di Tremul. zona, inoltre, avranno un seggio garantito nel nuovo ”La Comunità autogestita costiera della nazionalità Consiglio municipale, che conterà 13 consiglieri. italiana”, rileva il presidente, Flavio Forlani, “saluta Le reazioni alla sorprendente delibera della Corte la decisione di permettere le elezioni per il Comune di costituzionale non si sono fatte attendere. Il presidente Capodistria, ma esprime rammarico per la decisione di del Parlamento, Pavel Gantar non ha nascosto il proprio permettere la costituzione del Comune di Ancarano con disappunto, dichiarando che la delibera su Ancarano potrà le amministrative del 2014. I giudici, anche in questo caso avere ripercussioni di natura giuridico - costituzionale. non hanno sentito il bisogno di interpellare i rappresentanti In tale contesto si attende una reazione adeguata della della Comunità italiana, credendo alle parole dei promotori Camera di Stato ed un’attenta disamina delle competenze del Comune di Ancarano. La comunità italiana ha più dell’Alta Corte, che si è espressa su una materia che, in volte affermato e dimostrato che non viene rispettato lo questo caso, non era stata sottoposta alla sua attenzione. statuto speciale del Memorandum di Londra, che vieta Per il deputato al seggio specifico del Parlamento sloveno, ogni cambiamento territoriale a danno della minoranza Roberto Battelli, si tratta, tutto sommato, di “una bella italiana. Ad Ancarano non ci sono strutture e istituzioni giornata per tutti i capodistriani, che potranno finalmente della minoranza italiana e pertanto non si può accettare esercitare il loro fondamentale diritto al voto, anche se la constatazione della Corte costituzionale che gli luglio non è il periodo migliore per una consultazione appartenenti alla comunità italiana di Ancarano abbiano elettorale”. Sull’altra controversa delibera della Corte, garantiti tutti i diritti che provengono dagli accordi rileva che “fino al 2014 sarà ancora possibile fare internazionali firmati dalla . Se questi diritti un’ulteriore riflessione sulle vere motivazioni che hanno saranno attuati, come promettono i promotori del Comune indotto i promotori del nuovo Comune. ”Sarà possibile di Ancarano, allora speriamo che fino al 2014, quando si capire”, osserva Battelli, “quanto l’iniziativa sia legata dovrebbero tenere le elezioni del nuovo Comune, vengano alla realizzazione di legittimi interessi della popolazione e costituiti l’asilo, la scuola, la biblioteca e le altre strutture alla soluzione dei loro problemi, che come sappiamo non necessarie per la vita e l’attività della comunità italiana”. si risolvono creando nuove municipalità, ma riformando Sorpresa per la procedura che porterà al nuovo Comune le leggi e attuando quelle esistenti, e quanto invece ad di Ancarano è stata espressa anche dal presidente della un uso a dir poco disinvolto delle procedure giuridiche a Comunità Autogestita della Nazionalità di Capodistria, fini personali”. La soluzione migliore, secondo Battelli, Alberto Scheriani. “L’imposizione dei magistrati “sarebbe di stabilire una volta per tutte che non esistono è insolita. Finora le decisioni sulla nascita di nuove più i motivi che indussero nel 1994 la Corte costituzionale municipalità nascevano in Parlamento ed è risaputo quali a dichiarare non congruo con le norme esitenti il Comune sono state le decisioni dei deputati. Esprimo, invece, di Capodistria”. “Non è un caso”, conclude, “che lo soddisfazione per la conferma delle amministrative spiritus agens di quella sentenza abbia uno stretto legame capodistriane, quando saranno assegnati pure i tre seggi tuttora con i promotori del Comune di Ancarano”. specifici per la CNI in Consiglio comunale e sarà rinnovata Per il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione anche l’Assemblea della nostra CAN”. Comprensibile la Italiana, Maurizio Tremul, si riapre una lunga vertenza soddisfazione dell’Iniziativa civica per l’autonomia di che sembrava già archiviata con la bocciatura di Ancarano Ancarano. Il suo coordinatore, Gregor Strmčnik, ritiene in Parlamento. “Ora la questione viene ribaltata. Credo sia che la delibera della Corte restituisca ai suoi concittadini una decisione assurda e paradossale. Sconfessa la volontà la dignità che le procedure alla Camera di Stato avevano della maggioranza espressa alla Camera. Per quanto loro tolto. riguarda la Comunità Nazionale Italiana, invece, viene Gianni Katonar penalizzata proprio da chi doveva difendere i suoi diritti. (La Voce del Popolo del 14 giugno 2011)

3 La città Franco Juri (Zares): Perché ho votato a favore

non è stata possibile- ha spinto la costituzione del comune di Ancarano Corte costituzionale, interpellata contempla il seggio specifico in dagli Ancaranesi, ad emettere una consiglio comunale, la costituzione sentenza molto chiara che rileva della CAN e il bilinguismo in tutto il come il parlamento, vanificando la territorio. Senza queste prerogative, volontà espressa al referendum che come parlamentare interpellato da 650 prima aveva confermato, abbia agito firmatari dell’iniziativa ancaranese, arbitrariamente. Arbitrariamente e non avrei mai sostenuto il diritto in termini discriminatori, in quanto al referendum e di conseguenza ad quello di Ancarano è diventato un un comune autonomo. La legalità precedente in assoluto per la Slovenia; dell’iniziativa è stata confermata a più il primo e unico caso di comune riprese dal parlamento, dal governo e Innanzitutto voglio ringraziare La abortito dal parlamento malgrado dalla Corte costituzionale. Ė perciò Città per l’occasione che mi offre l’esplicita volontà popolare emersa del tutto fuori luogo sostenere che di spiegare, anche se sinteticamente, da un referendum legittimo e legale. il referendum ad Ancarano sia stato le ragioni per cui in parlamento ho Una serie di interessi particolari, permesso senza rispettare il quadro votato a favore sia del referendum perlopiù economici e legati alla legale. Se così fosse il parlamento che della costituzione del comune di speculazione immobiliare, nonché non si sarebbe afrettato, subito dopo Ancarano. Mi sia concesso osservare evidenti inciuci che hanno tessuto che il comune di Ancarano era stato che il dibattito su questo tema è stato bizzarre alleanze politiche, hanno vanificato dal veto, a modificare sin dall’inizio ostaggio di sospetti e vanificato qualcosa che in ogni la legge sulle atonomie locali, animosità che hanno voluto presentare altra parte del paese sarebbe passata cancellando l’articolo sulle eccezioni la costituzione del nuovo comune senza alcun problema. Hanno concernenti il numero di come qualcosa di assiomaticamente inoltre pericolosamente derubricato E mi sia consentito infine qualche ostile alla comunità nazionale italiana. la Corte costituzionale e l’istituto dubbio sui timori delle istituzioni Da ciò anche certi toni rancorosi a del referendum, hanno esaltato della CNI di fronte ad uno sviluppo seguito della costituzione formale l’arbitrio di chi fa la voce grossa e urbano, territoriale, economico e della Comunità degli Italiani di mantiene saldamente il controllo del demografico di Capodistria ben lungi Ancarano su iniziativa di un gruppo potere reale, di quello economico dagli interessi reali della sempre più di connazionali locali favorevoli alla e finanziario. Per camuffare i veri esigua e debole comunità italiana. I nascita di un comune proprio. motivi dell’ostracismo nei confronti veri problemi di quest’ultima non In merito penso sia opportuno del nuovo comune abbiamo poi visto sono certo la costituzione di un nuovo sottolineare la differenza di fondo attingere strumentalmente a piene comune bilingue, una nuova CAN e tra la situazione del 1999, ovvero il mani da alcuni timori – secondo me una nuova Comunità degli Italiani ad tentativo di smembrare il comune immotivati – espressi dalle istituzioni Ancarano. Per quanto riguarda invece di Capodistria dall’alto e contro della CNI di Capodistria, ovviamente i motivi originari dell’iniziativa per la volontà dei diretti interessati, e schierata con l’amministrazione il comune autonomo penso vadano quella del 2009, in cui l’iniziativa comunale. Soprattutto quello di vedere individuati nella mancanza di è sorta dal basso, vale a dire per nascere una CI e una CAN svincolate soggettività giuridica delle comunità volontà diretta degli Ancaranesi, dal controllo dei vertici capodistriani. locali, soggette spesso all’arbitrio esponenti della CNI compresi, Sono stati così evocati lo statuto di un potere comunale che pianifica volontà verificata democraticamente speciale e il Memorandum di Londra, e impone i propri interessi senza in un referendum consultivo dalla la non esistenza di una scuola italiana considerare quelli delle comunità di partecipazione indubbiamente ad Ancarano e l’ulteriore divisione cittadini direttamente interessati. legittimante (il 65% degli aventi della CNI nell’ slovena. diritto) e una netta vittoria dei sì Timori legittimi ma che a un’attenta (56%). Il referendum è stato avallato verifica dei fatti non reggono. prima e dopo della consultazione Infatti il comune in gestazione popolare dall’ Assemblea nazionale, prevedeva sin dalla prima proposta ma l’esito finale della vicenda - il pieno rispetto e l’applicazione dei per un solo voto la costituzione diritti della CNI in tutto il territorio del nuovo comune, bloccata, dopo dell’attuale comunità locale di il primo avallo della legge, da Ancarano, a prescindere dal numero un veto del Consiglio nazionale, dei connazionali. Così la legge sulla

4 La città Luka Juri (SD): Perché ho votato contro

pure una regione slovena, scontenta referendum consultivo che molti di noi, col governo, potrebbe cominciare compreso io, avevamo erroneamente a pretendere uno stato proprio. interpretato come vincolante. Esiste un’altra via per cambiare la D’altro lato sono convinto che il nostro guida del comune: questa è quella comune, con un centro aperto verso delle elezioni amministrative che il mare ed una periferia articolata spero presto saranno effettuate pure ed interdipendente, rappresenti un a Capodistria. È proprio tramite le vantaggio nell’intento di favorire elezioni, scegliendo il sindaco, i lo sviluppo regionale. Un comune consiglieri comunali e quelli delle grande e forte ha una posizione comunità locali, che possiamo migliore nel dialogo con lo stato, influenzare la scelta riguardo Per due ragioni: sia perché Ancarano come lo dimostra ad esempio uno la nuova direzione comunale. no ha le condizioni legali e dei vivaci negoziati correntemente Ancarano fa parte del concetto costituzionali per diventare comune, in corso nei quali stiamo cercando urbano di Capodistria. È come voler di modificare il proposto piano sia perché credo che tutti noi fare di Salara o di Semedella un abbiamo ed avremo più beneficio nel comune indipendente: ciò significa regolatore per il porto nell’intento vivere insieme in un comune unico. più inefficienza, più divisioni e più di garantire una migliore convivenza Mi rendo conto che gran parte della problemi e non garantisce affatto di quest’importante impresa con voglia di avere un proprio comune, più democrazia. Oltre a ciò la noi, la gente che ci viviamo accanto. espressa da quel 35% degli elettori di Costituzione, tramite gli articoli 8, 64 Spero che tutti, sindaco compreso, Ancarano che hanno votato a favore e 139, non permette la costituzione saremo capaci di favorire di più la di esso, scaturisce dalla delusione con di un comune ad Ancarano, anche convivenza nel nostro comune ed a il sindaco attuale e dalla conseguente perché si vuole garantire il rispetto dimostrare, giorno per giorno, che “voglia di andarsene”. Credo però dei diritti della Comunità nazionale un comune grande, forte ed unito che tale logica non sia giustificata italiana. Purtroppo ciò non ha conviene a tutti, in primis a tutti noi, i - in questo modo infatti un domani avuto l’attenzione dovuta prima del suoi cittadini.

5 La città Cara Nazione Madre, anche noi ti auguriamo Buon 150.mo compleanno

di Alessandra A. Tremul

Da alcuni mesi assistiamo ai festeggiamenti indetti per il 150.mo anniversario della nascita dell’Italia, che avvenne finalmente nel 1861 dopo un processo durato lunghissimi anni, in un momento in cui tutte le condizioni erano favorevoli a questo importante evento. Oggi però sono presenti in Italia diverse sfumature del sentirsi italiani, anche molto distanti tra di loro. Spesso però, non ci si rende conto di quanto il sentirsi appartenenti ad una cultura, il poter parlare nella propria lingua madre o lingua padre, sia un cammino lungo e tortuoso.

Le cittadine della costa istriana della Seconda guerramondiale, con la proprietà privata e introducendo sono state a forte prevalenza italiana le prime violenze gratuite nei nostri (momentaneamente) quella socialista fino agli anni Cinquanta del secolo confronti, con il ridimensionamento riuscì non solo ad effettuare il scorso, dunque Capodistria, Isola, della Resistenza italiana, per poter passaggio di quasi tutti i beni Pirano in primis, ma anche in dimostrare così solo il lato oscuro presenti sul territorio da un gruppo tantissime altre località della penisola – quello del male – della presenza sociale ad un altro, ma a cambiare era normalissimo vivere e parlare in italiana nell’Alto Adriatico. Tutto ciò completamente e irreversibilmente italiano. Oggi è importante ricordare era naturalmente funzionale ai grandi quasi tutta la popolazione. Ecco che che noi italiani d’Istria, che siamo progetti di espansione e annessione da maggioranza sul proprio territorio stati uniti allo Stato italiano, solo della Jugoslavia in una terra dove d’insediamento siamo diventati dopo la vittoria conseguita alla fine da secoli convivevano popolazioni un’esigua minoranza. della Grande Guerra e in virtù di un diverse, ma in cui le città dunque Il nostro mondo, i nostri valori, Trattato di pace internazionale, siamo le attività economiche principali, i nostri usi e costumi e la nostra stati quelli che abbiamo dovuto l’istruzione e la classe dirigente erano storia, in alcuni decenni sono stati pagare il conto per quella scellerata in mano alla parte italiana. talmente erosi che anche molti di noi, politica condotta dalla classe politica In questa zona di confine dopo la purtroppo, fanno fatica a riconoscerli. operante tra le due guerre mondiali, in Seconda guerra mondiale si consumò Solo i più anziani della comunità, questi territori abitati da popolazioni una rivoluzione senza precedenti, che ormai pochissimi, cioè solo quelle diverse. usando l’ideologia del socialismo, persone che hanno visto il drastico Il nostro destino di comunità italiana unitamente ad una serie di pressioni cambiamento avvenuto in Istria ne in Istria divenne incerto già nel corso sulla popolazione locale, sopprimendo hanno memoria. La nostra memoria e la nostra storia sono state sistematicamente rimosse, cancellate e re-inventate per farci sentire in colpa di errori non commessi, per giustificare quello che il sistema jugoslavo ha compiuto, per farci dimenticare, o meglio vergognare, di essere italiani. Non è stato semplice resistere e sopravvivere in un ambiente dove gli italiani sono stati a lungo considerati stranieri in una regione in cui invece sono sempre stati a casa propria, descritti esclusivamente in maniera negativa. Sulle nostre spalle abbiamo un lungo periodo di angherie e soprusi, a cominciare dal divieto (non sempre codificato ma fortemente sottinteso) di parlare nella nostra lingua madre/ Alessandra Argenti Tremul padre nei luoghi pubblici, sul posto

6 La città di lavoro; dell’essere stati per lunghi forti delle loro anni senza un preciso status giuridico; radici e senza alcun di non aver avuto sempre il diritto al timore di esprimersi proprio nome scritto e pronunciato nel dialetto nella sua forma originale cioè capodistriano o istro- italiana; dell’aver subito la chiusura veneto o in italiano, delle scuole in lingua italiana e/o dentro e fuori le il traferimento forzato nelle scuole mura domestiche. slovene e croate; nell’essere di fatto Questo è certamente esclusi dal mondo del lavoro diverso un compito dal piccolo gruppo di enti che si complesso, ma che riferiscono alla minoranza italiana; ciascuno di noi può nell’essere ostacolati da tutta una cominciare a fare serie di pressioni psicologiche e solo ricordandosi ambientali, nel tramandare la propria delle storie di lingua e cultura alle generazioni vita di una volta future. Per tutta la sofferenza che ci è narrate da nonni e stata inflitta e per l’essere comunque bisnonni, recuperare rimasti a vivere a casa nostra, ancorati e s p r e s s i o n i ai nostri splendidi scogli come solo linguistiche riposte i granchi lo sanno fare, per l’aver nei cassetti, tirare continuato a parlare nella lingua di fuori i giochi e le Dante con i nostri figli e ma anche filastrocche di una con i nostri nipotini, per avere ancora volta, preparare il coraggio di iscrivere i bambini e le e mangiare le La lapide in ricordo di Carlo Combi murata bambine alla nostra scuola, abbiamo pietanze tipiche che in Via Verdi, di fronte alla sede del Comune il diritto e il dovere morale di chiedere si cucinavano nella (ex casa Madonizza) il rispetto della nostra identità e della nostra città e regione. nostra storia. Mangiamo ancora i bisi e i cunigi de dell’Italia sia importante ricordare Capodistria? Le sepe o il brodeto con la nostra lingua e cultura, sempre Per quanto riguarda la storia del la polenta? Pinze, crostoli, fritole e naturalmente rispettando gli Stati Risorgimento c’è da dire che anche bussolai sappiamo ancora farli? domiciliari in cui oggi viviamo. Al gli istriani, ma soprattutto noi Si può iniziare con dei piccoli contempo, desidero anche il rispetto capodistriani abbiamo fatto la nostra gesti nella nostra vita quotidiana a e la dovuta considerazione per la parte. Vi invito a spendere un’oretta conservare e tramandare le nostre storia e l’identità che siamo riusciti a al Museo del Risorgimento di Trieste, radici. Oltre al ruolo della famiglia è mentenere nonostante le avversità del in piazza Oberdan, per appurarlo di fondamentale anche il compito della secolo scorso, non solo da parte di persona. In questo modo conosceremo scuola e dei docenti che con un pizzico coloro che vivono accanto a noi, ma anche questa parte della nostra storia, di amore verso la propria/nostra anche dalla nostra Nazione Madre. completamente dimenticata da più di comunità e la nostra regione, hanno Mi auguro che nella prossima mezzo secolo. modo di recuperare il nostro passato ricorrenza della Giornata del ricordo Ricordiamoci che alla costruzione nelle diverse materie d’insegnamento, delle vittime delle foibe e dell’esodo dell’Italia hanno dato il loro contributo dunque di aiutarci a garantire e giuliano-dalmata, anche noi rimasti Niccolò Tommaseo (Sebenico), costruire un futuro ai nostri figli e possiamo partecipare assieme agli Domenico Lovisato (garibaldino di alle nostre figlie, alla nostra comunità esuli, seduti uno vicino all’altro, Isola), i capodistriani Nazario Sauro, nazionale autoctona in Istria. Poi alla cerimonia al Quirinale non solo Carlo Combi e Antonio Madonizza, però ci vuole il coinvolgimento in considerazione della comune Carlo De Franceschi (Pisino), delle istituzioni, che grazie alla loro sofferenza per lo stravolgimento Antonio Baiamonti (Spalato), i professionalità, possono contribuire della nostra società e della nostra fratelli Stuparich e tanti altri che notevolmente a recuperare il nostro vita, ma soprattutto per l’impegno persero la vita nelle varie guerre immenso (e sconosciuto) patrimonio che abbiamo profuso nel mantenere d’indipendenza. artistico, storico e culturale. ancora oggi viva la lingua e la cultura La nostra storia è tutta da riscoprire italiane in Istria, nel Quarnero e in e valorizzare, da raccontare, non Credo che in questa occasione del Dalmazia. solo ai più piccoli affinchè crescano 150.mo anniversario della nascita

7 La città Italia sì, Italia no

In questi giorni mi sto chiedendo e dintorni come un residuato bellico, pacata partecipazione della minoranza cosa può significare per me un come la parete di un casolare indecisa slovena, mi stanno imbrigliando in anniversario così importante, come lo se andar giù o restare in piedi. una rete di strane sensazioni, miste è il 150.esimo anniversario dell’Unità Il caso politico e mediatico che sta fra distacco e nostalgia. Chissà se la d’Italia. Che contributo può dare, lievitando intorno all’evento, le prese passione per la cultura italiana e il a questo avvenimento, la tribù a di posizione secessioniste della Lega dna linguistico che accomuna me e la cui appartengo, quella Comunità nord, lo snobismo germanico della mia tribù alla grande famiglia del Bel nazionale italiana abbarbicata in Istria minoranza tedesca del Sud Tirolo, la Paese sia condizione sufficiente per aderire al giubilo generale? Oppure, al contrario, il nostro essere italiani fuori d’Italia, fuori da tutti i suoi circuiti culturali e politici, il nostro essere figli di più storie e più Stati, mi dovrebbe porre in una condizione tutto sommato indifferente nei confronti di un processo, l’unificazione dell’Italia, che per noi non è altro che un riverbero culturale e linguistico. Ma un riverbero sottile e nitido, impresso nella memoria e pronto a riemergere ogniqualvolta cerco una risposta alla mia, alla nostra, condizione particolare, eccentrica, marginale, emarginata e trincerata. Un riverbero che per me ha la forma di un ricordo d’infanzia, appiccicato come il frammento di quel puzzle attaccato alla parete traballante del nostro vecchio casolare. Mi sono ancora ignoti i motivi per cui mia madre, nei lontani anni Sessanta del secolo scorso, decise di investire una bella somma di lire per acquistare, a rate, la grande enciclopedia Hoepli che ancora oggi addobba il salotto di casa. Sette rate per sette enormi tomi che non ho mai smesso di sfogliare come un oceano di parole, di storie, di spunti per sognare. Vedo ancora oggi, nitido come un raggio di sole, una madre e un figlio prendere la corriera per Trieste, fare la fila al confine di Rabuiese, incamminarsi giù per viale Carducci per ritornare, dopo una sosta in libreria, in Largo Barriera Vecchia, da dove ripartivano le corriere per l’Istria. Vedo ancora come stringono sotto il braccio, un po’ lei, un po’ lui, con circospezione, con gelosia, un libro pesante come un mattone. Aljoša Curavić

8 La città Il Cimitero di S. Canziano, monumento da salvare

di Mario Steffè

Nella ricorrenza del duecentesimo anniversario della fondazione del cimitero di Capodistria a San Canziano, si impone una doverosa riflessione sulla conservazione e tutela del patrimonio culturale, artistico e achitettonico della necropoli cittadina. Il perimetro storico del cimitero capodistriano entro l’area delimitata dalla vecchia cinta muraria è stato fra i primi in Istria ad essersi adeguato nella pianificazione urbanistica alla moderna disciplina cimiteriale conseguente all’introduzione delle nuove norme di sepoltura in età napoleonica, mantenendo nei secoli il sito originario nonostante i successivi ampliamenti e ristrutturazioni. L’area del nucleo storico cimiteriale si presta pertanto, per quanto notevolmente intessata negli ultimi decenni da nuove sepolture che hanno rimpiazzato sepolcri antecedenti di cui erano cessati gli oneri del canone e di manutenzione, a svariate ipotesi di indagine di ordine sociodemografico, storico ed artistico-monumentale.

Essenziale è innanzitutto prendere coscienza del fatto che Ma vi è un altro aspetto, spesso sottaciuto o travisato, all’area cimiteriale vanno associate, accanto alla pietà del che dovrebbe da solo convogliare tutto l’impegno da culto per i defunti, un’etica di rispetto e considerazione parte delle istituzioni rappresentative della Comunità di una sfera di primaria importanza per il vissuto storico Nazionale Italiana sul suo territorio di insediamento urbano. Dai monumenti funebri emerge una traccia non storico a difesa di tale elemento. Mi riferisco alla presenza, indifferente del nostro passato che riporta alla struttura inesorabilmente intaccata con l’andare del tempo, delle sociodemografica dell’epoca nonchè all’incidenza tombe italiane nel cimitero di Capodistria e in generale locale dei cognomi, alla storicizzazione del blasone in tutta l’area istriana. E qui si intende la presenza storica sociale, operato e virtù civici, censo, meriti pubblici e di tutta quella parte di popolazione di nazionalità italiana privati della popolazione capodistriana. Accanto alle di cui resta traccia nelle vestigia cimiteriali, in quanto fonti di documentazione storica, gli elementi materiali componente egemonica del tessuto cittadino fino agli che rimandano al passato recente e la traccia di una anni ‘50 del secolo scorso. Se il prezioso patrimonio presenza postuma collegata al territorio, costituiscono monumentale, artistico e architettonico che fa bella una componente di non poco conto nella storia di un mostra di sé nel contesto cittadino continua a rendere luogo. Se si considerano poi i tanti illustri cittadini nel testimonianza dell’importante lascito di impronta istro- campo della storia patria, delle arti e delle scienze le cui veneta, è legittimo chiedersi fino a quando e in che misura spoglie mortali hanno trovato ultima dimora nel cimitero si conserverà traccia nelle testimonianze cimiteriali della di San Canziano, la tutela dell’area cimiteriale e delle matrice autoctona italiana. tombe di rilevanza storica, monumentale e artistica Di fatto, a partire dagli anni ‘60, con un incremento negli dovrebbe immediatamente imporsi come un impegno anni ‘70 e ‘80 (in particolar modo prima degli interventi civico e morale prioritario. Un’eco di tale indirizzo si può di estensione dell’area cimiteriale resisi necessari in rintracciare nelle convenzioni internazionali e nelle norme seguito all’espansione demografica della popolazione di carattere generale che sanciscono i principi di tutela capodistriana), le nuove sepolture riconducibili alla delle aree cimiteriali a cui ogni società civile dovrebbe far sopraggiunta componente non autoctona hanno mutato riferimento in virtù degli elementi sopraccennati. sostanzialmente l’aspetto cimiteriale nella sua parte storica.

9 La città non autoctona introdotta nel tessuto urbano in seguito ai radicali mutamenti sul territorio indotti dalle profonde trasformazioni politico-economico-sociodemografiche del dopoguerra, ha quindi inciso immancabilmente anche sul nuovo assetto cimiteriale. Solo a partire dagli anni ‘90, in un clima di nuova sensibilità ed aperture civili, si è iniziato a valutare gli aspetti di tutela della memoria storica in relazione all’area cimiteriale e ai monumenti funebri. Su un fronte l’Istituto Regionale per la Cultura Istriana di Trieste si è adoperato per la tutela delle sepolture italiane in Istria, pianificata a partire dal 1995. Nell’ambito di tale progetto di tutela sono state compiute ricognizioni e catalogazioni delle tombe e delle epigrafi lapidarie dei cimiteri istriani, e sostenuti finanziariamente i canoni di manutenzione di alcune tombe di rilevanza storico-monumentale. Per quanto riguarda il cimitero di Capodistria, la Comunità Nazionale Italiana si è impegnata sin dai primi anni ‘90 per l’introduzione di nuove disposizioni amministrative comunali volte a conservare il patrimonio stotrico- monumentale cimiteriale in quanto lascito artistico- culturale e testimonianza della presenza italiana sul territorio. Tale identità, ben riconoscibile nell’area storica del cimitero di San Canziano, rischiava e rischia tuttora di affievolirsi in seguito al degrado, all’incuria e alla mancata attuazione di un regime efficace di tutela e salvaguardia Sulla situazione preesistente si è innestasta pertanto la delle tombe che dovrebbero essere interessate da tale nuova componente etnico-demografica della città, a volte vincolo. con aspetti stridenti e in assenza di una regolamentazione specifica a tutela del patrimonio storico cimiteriale. Il Dico dovrebbero perchè con l’entrata in vigore dal dicembre ricambio biologico-generazionale della popolazione 1996 del nuovo decreto comunale sull’amministrazione

Le tombe dei 10 capodistriani fucilati dai tedeschi il 2 ottobre del 1943

10 La città

dei cimiteri l’amministratore (l’azienda municipalizzata Komunala s.r.l.) è tenuto a rispettare, in assenza di decreti particolari di tutela, le istruzioni e gli orientamenti prodotti dall’Ente competente per la salvaguardia del patrimonio naturale e culturale. Tali orientamenti preliminari non sono però di fatto mai confluiti in uno specifico decreto d’interesse particolare volto a stabilire il valore artistico, storico, monumentale ed altro, ivi compresi gli elementi comprovanti il carattere autoctono degli appartenenti alla nazionalità italiana. È importante far notare che in assenza di tali disposizioni e in regime provvisorio di tutela, l’amministratore ha l’obbligo per qualsiasi intervento nella parte vecchia del cimitero di ottenere il relativo permesso dell’Ente intercomunale per la tutela del patrimonio

11 La città naturale e culturale di Pirano, nonché acquisire il parere della Comunità autogestita della nazionalità italiana di Capodistria. Sebbene sia dimostrabile la rimozione di diversi monumenti funebri e l’accoglimento di nuove sepolture su precedenti inumazioni nella parte storica del cimitero di Capodistria, nessuna richiesta di parere è stata finora trasmessa all’indirizzo della Comunità autogestita della nazionalità italiana, in palese inottemperanza alle disposizioni normative in materia. Giova forse a tal proposito riconsiderare la diffusa e palese contrarietà all’introduzione di disposizioni chiare e definitive in materia di tutela dell’area storica cimiteriale espressa all’epoca in sede di formulazione del decreto comunale sull’amministrazione dei cimiteri. Il risultato all’atto pratico ha generato l’odierno approccio in materia, dal quale consegue una generalizzata incuria se non addirittura un non dichiarato indirizzo di progressiva ridefinizione dell’area cimiteriale d’interesse storico. Anche l’auspicato allestimento dell’apposito lapidario per preservare le lapidi e pietre sepolcrali rimosse non sembra avere corretto riscontro nella prassi alla luce degli esigui reperti cimiteriali superstiti.

Recentemente è stato accolto dal Comune di Isola un decreto sulla proclamazione del cimitero isolano quale monumento di interesse locale per i valori culturali e storici (commemorativi). Il regime di tutela contempla la conservazione dell’impianto originario dell’area cimiteriale e la tutela dei monumenti funebri, inclusi gli elementi comprovanti l’autoctonia della Comunità Nazionale Italiana. Ritengo che questa sia la strada giusta da intraprendere anche a Capodistria, implementando le attuali disposizioni amministrative in uno spirito di rivalutazione di un patrimonio storico culturale cittadino di primaria importanza. Non certo per togliere spazio alle sepolture recenti, ma per definire in tutta chiarezza e con adeguati strumenti applicativi l’esigenza di rispettare la memoria storica della città, che si rispecchia anche nel lascito cimiteriale di San Canziano. E l’occasione del duecentesimo anniversario della fondazione del cimitero capodistriano può costituire una valida occasione per rivendicare ulteriormente presso gli organismi comunali pertinenti l’adozione di più efficaci strumenti di tutela del patrimonio storico d’interesse locale.

12 La città Nel 1888 Gedeone Pusterla pubblicava l’opuscolo dal titolo: »La necropoli di S. Canziano nel suburbio di Capodistria« Ne riportiamo il testo, senza gli elenchi pubblicati in calce all’opera Memorie storiche

Per lunghi secoli le umane spoglie venivano racchiuse Pietro Manolesso (1301). In quest’ultima chiesa ebbero dall’amore dei superstiti nelle chiese e nei luoghi abitati. l’avello: il Beato Monaldo de’ Monaldi giustinopolitano; Ogni famiglia agiata, ogni sodalizio avea la propria – il principe Enrico duca di Bar, nipote di Giovanni II tomba, e l’affetto dei morti era manifestato con uffici di re di Francia, e consanguineo di Carlo V il Saggio e di propiziazione e col rendere il venerato recesso il meglio Carlo VI l’Amato, morto in questa città li 3 ottobre 1397; possibile appariscente. Capo d’Istria diede luminoso – il generale Filippo Arcelli nell’anno 1421; – addì 19 esempio d’alti sensi di pietà, abbellendo la dimora al settembre 1742, nell’arca di Nicolò del Bello, vicina a sempiterno riposo dell’infinita miseria umana. quella dei conti Sabini (poscia Grisoni), S. E. Alfonso di Nel Duomo vennero deposte le umane reliquie dei vescovi: Cardenas di Napoli, conte dell’Acerra, marchese de Lain, S. Nazario (524 – non potendo precisare l’anno della cavaliere del Toson d’Oro, principe del Sacro Romano morte d’ogni Vescovo, s’indica quello della loro nomina), Impero, Grande di Spagna di Prima Classe; – ed i membri B. Assalone (1220), Giovanni Loredano (1390), Geremia delle più illustri Prosapie della città, chiudendo il registro, Pola (1420), Gabriele de Gabrieli (1448), Giacomo li 20 Gennaro 1806, la nobil donna Lucinia de Gavardo Valaresso ((1482), Antonio Elio (1572), Baldassare nata de Almerigotti. Bonifazio Corneani (1653), Antonio Maria conte Borromeo (1713), – e di altri. La chiesa di S. Alessandro, Editto imperiale vietò nel 1806 ogni sepoltura in città, ed il attigua al portone d’ingresso del Vescovato, ora atterrata, terreno all’ingiro della chiesa della Madonna delle Grazie accolse la salma del vescovo Pietro Morari (1630); di Semedella, consacrato all’immutabile soggiorno degli – la chiesa di S. Biagio quella di Paolo Naldini (1686); estinti nell’ultima pestilenza (1630-31), veniva destinato – la chiesa del Carmine quella d’Agostino conte Brutti alla tumulazione dei decessi, cittadini e militari, fino al (1733); – la chiesa di S. Chiara quella di Pietro Antonio giorno 25 Maggio 1811, in cui riceveva seppellimento Delfino (1684); – quella di Semedella di Bonifazio Da per ultimo, il cadavere del bambino Domenico Rosa di Ponte (1776); – e la chiesa di S. Francesco quella di Francesco. L’incomodo trasporto dei cadaveri con la barca, essendo la vecchia strada terrestre lunga e disagiosa, spronò i rettori del comune ad occuparsi per sostituire al campo santo di Semedella, un fondo di facile accesso per via di terra. Idoneo all’uopo venne ritenuto un campo di proprietà del civico nosocomio, sul versante settentrionale della collina di S. Canziano, nel suburbio di questa città, ad un quarto d’ora di distanza, il quale fu circondato da muri in calce dell’altezza di 9 piedi e fu aperto ai Resurrecturis dal Reverendissimo Decano capitolare Monsignor Pietro D’Andri; ricettando, per primo, il giorno 27 Maggio 1811, la salma dell’Eccellentissimo Dr. Leone Urbani, Protomedico dell’Istria, d’anni 81, figlio del defunto Pietro, da Gemona, marito di Elena Cerineo e suocero del Barone Angelo Calafati. Nel centro del sacro ed augusto recesso è stata eretta una chiesa di forma quadrata, collocandovi nella medesima l’altare della soppressa chiesa di S. Nazario, situata appresso la strada postale, convertita in polveriera ed ora ridotta a caserma della finanza. La custodia della nuova Necropoli fu affidata, fino al 1818, al sacerdote D. Luigi Bencich. Il Cimitero portava il numero catastale 3208, e la chiesa il numero catastale 305, con un’area di tese quadrate 1279. Risultando in progresso essere ristretta la nostra futura dimora a capire le spoglie mortali di questa popolazione,

13 La città

fu divisato dalla rappresentanza comunale d’aggrandirla fu Antonio e degli assessori comunali conte Giuseppe con due pezzi di terreno, l’uno al lato d’Ostro, erigendovi Tacco di S. Domenico e Luigi Gallo fu Francesco, è in questo nel 1830 dall’imprenditore Francesco Mori la stata rinnovata e nel 1850 ufficiata; – e l’altro al lato seconda chiesa, che nel 1849, su disegno dell’architetto di Tramontana, stato nel 1858, dall’imprenditore Pietro Dr. Girolamo de Almerigotti di Marco, dall’imprenditore Gallo cinto di muro in calce, in luogo dell’assito. Giovanni Cibeu, coll’ispezione del tecnico Pietro Zeriul L’ampliata suprema dimora fu solennemente benedetta

14 La città nel 1856 dall’Illustrissimo Preposito infulato, Monsignor Elio-Nazario Stradi, coll’assistenza del clero e col concorso della popolazione (…). Giuseppe Martissa fu Nicolò e Matteo Mocoraz hanno ceduto gratuitamente due lembi dei loro limitrofi fondi al campo santo, necessari per la regolazione del pezzo di terreno da incorporarsi nel medesimo. Il fondo del Cimitero, perché in riflessibile pendenza, è stato ridotto a ripiani parallelogrammi, con vie comode e regolari, specialmente quella del centro, e reso, dalla benemerita Commissione, a capo della quale sta il prestantissimo Andrea Bullo fu Giovanni, condegno asilo dei morti, non risparmiando cure e vigilanza per abbellire, in difetto di tesori marmorei, con verdeggianti zolle, la desolata memoria dei nostri estinti, alcuni dei quali vengono ricordati da iscrizioni, epigrafi, croci, ghirlande, fiori, mirti, cipressi, salici piangenti, semprevivi e marmi.

terza il nobile Giovanni de Gavardo, che il Municipio collocò all’invece nel cortile dell’edifizio ginnasiale, per contrassegnare le ore di scuola. Sulla facciata della chiesa è infissa l’epigrafe:

PRESCELTA A CAMPO SANTO I molto reverendi Vicari corali Don Pietro Sincich (ora SOTTO IL REGNO ITALICO Canonico del Reverendissimo Capitolo di Trieste), e Don QUESTA OCCIDENTALE APPENDICE Giovanni Evangelista Treun, ebbero il merito negli ultimi DEL COLLE S. CANZIANO mesi del 1855 e nei primi del 1856, di raggranellare, da LA PRIMA SALMA ACCOLSE offerte di persone divote, un gruzzolo per provvedere LI 27 MAGGIO 1811 la nuova chiesa di arredi e di oggetti indispensabili per 1885. l’ufficiatura, e d’acquistare a Lubiana la campana e a Vienna, col mezzo di Don Giovanni Nepomuceno Glavina Alla porta della medesima stà l’invito a stampa: (in allora alunno nell’Istituto di sublime educazione presso Sant’Agostino, ed ora nostro venerato Pastore), un calice d’argento e sei candelieri di ghisa inverniciata a nero. O TU CHE QUESTE ZOLLE A PREMER VIENI Mercè l’opera dei sullodati benemeriti sacerdoti è stata IMPLORA PACE ALL’ALME DEI SEPOLTI istituita nel 1856 la Confraternita del suffragio dei defunti, E PERCHE’ LINDO SEMPRE SIA IL TEMPIETTO che presentemente abbisogna di venire vivificata, per non QUI UNA MONETA GETTA PRIA D’USCIR abbandonare nell’oblio i nostri morti, e per ispirarci colla contemplazione delle tombe che racchiudono gelide e Rettori della chiesa furono: Don Pietro D’Andri, D. mute le loro salme (…) a solenni pensieri sulla miseria Giuseppe Rossi, D. Elio-Nazario Stradi, D. Luigi Vlah, umana e sul nostro dovere di suffragarli, d’inaffiare colle D. Elio-Nazario Stradi per la seconda volta, e dal 1868 lacrime il freddo avello e di svegliere il cardo, l’ortica e le impoi è il cavaliere Mons. Francesco Petronio. cattive erbe dal medesimo. Appartato sepolcro hanno i sacerdoti secolari e regolari Essendo stata furata (rubata, ndr) la predetta campana, nel riparto a mano destra della chiesa; i greci non uniti, ne veniva data in dono una di minore grandezza dalla i protestanti, gli ebrei, i turchi ed i suicidi, in un riparto contessa Orsolina de Totto, vedova del conte Giovanni, non benedetto; e 122 famiglie, in fondi lungo i muri di ch’ebbe la sorte della prima, e poscia inviava una cinta al prezzo di f. 30 di convenzione, pari a f. 31 e 50 di valuta austriaca, elevato a f. 50, acquistati dal comune.

15 La città Carnevale istriano: la sfilata dei mille con il gruppo della CI »Santorio«

Più di mille maschere hanno preso parte al terzo Carnevale istriano, organizzato quest’anno da tutti e tre i Comuni costieri con un programma estremamente ricco e variegato. Alla sfilata, snodatasi davanti alla porta della Muda per confluire di fronte alla Taverna, hanno partecipato 16 gruppi mascherati (composti da 8 a ben 90 elementi). E per la prima volta ha partecipato alla sfilata anche un gruppo della Comunità degli italiani di Capodistria che, guidato da Biserka Forlani, ha indossato maschere veneziane prodotte dalla sezione Lavori creativi della CI. Dettagli e foto li trovate sul sito www.istrski-karneval.si.

Le maschere del Circolo davanti alla sede Il corteo passa davanti alla porta della Muda della Comunità. Foto Matia Ščukovt Bambini in visita alla Casa del pensionato

Presso l’asilo Delfino Blu dell’unità di Semedella, noi maestre abbiamo organizzato una festa mascherata, abbiamo decorato l’ambiente, scelto i balli e i giochi per i bambini e preparato una bella sorpresa. Avendo avuto una bellissima esperienza l’anno precedente, anche quest’anno il martedì grasso abbiamo fatto visita agli anziani presso la locale Casa del pensionato. All’entrata dell’enorme salone, siamo stati accolti con l’accompagnamento musicale di un’allegra fisarmonica. Gli anziani stavano già seduti in attesa di vedere quello che i bambini avevano preparato per loro. Con grande entusiasmo abbiamo iniziato con il ballo “Metti la mano” seguito da “Jupi ja ja”, poi ancora “Kili kili”, infine abbiamo invitato alcuni anziani a ballare con noi il “Ballo del qua qua”. Li abbiamo fatti gioire, battere le mani a tempo e perfino a ballare assieme a noi! Alla fine abbiamo sfilato con le nostre maschere e li abbiamo salutati mandandogli tanti bacini con la promessa di tornare ancora.

La Città è il periodico semestrale della Comunità degli Italiani di Capodistria. Viene pubblicato nell’ambito dell’attività editoriale prevista dal programma culturale della Comunità autogestita della nazionalità italiana di Capodistria cofinanziato dal Ministero per la Cultura della Repubblica di Slovenia e dal Comune città di Capodistria, e con il contributo finanziario dell’Unione Italiana. Redattore responsabile: Alberto Cernaz. Stampa: Pigraf s.r.l. Isola. Tiratura: 1.300 copie. Distribuzione gratuita a mezzo posta riservata ai soci della Comunità. Indirizzo: Comunità degli italiani Santorio Santorio di Capodistria, Redazione de La Città, Via Fronte di Liberazione 10, 6000 -Capodistria (SLO). E-mail: [email protected]. Foto di copertina di Ubald Trnkoczy.

16 La città Fare teatro di Edda Viler*

La recita a scuola era sempre un evento che riuniva insegnanti alunni e genitori. Alla fine dell’anno scolastico, oltre ad essere una festa (al posto del grembiule si indossava un abito più bello e si potevano calzare le scarpe - per noi femminucce un vero vanto), era una conferma davanti ai nostri compagni, ai genitori e parenti che facevano da pubblico. Chi faceva parte della filodrammatica sentiva di valere, di essere un po’ più bravo e più bello degli altri. Non era una gara: era una felicità derivante dall’idea di aver fatto bene qualcosa. La nostra bravura non influiva sulla pagella. La recita era pura soddisfazione, e anche vanto per l’insegnante che ci guidava.

È chiaro, dunque, che l’attività teatrale scenica. Il teatro diventa un itinerario Bertocchi. E posso dire con grande è sempre stata la mia passione, fin dalle molto articolato in cui sia l’attività soddisfazione che il sodalizio in elementari, attività che ho proseguito mimica (il movimento, la gestualità, quest’anno scolastico che volge al anche più tardi, quando al liceo e il ritmo) che verbale (la modulazione termine, è stato consolidato proprio con all’università, la filodrammatica era della voce, il tono) creano un legame la commediola ‘’Gli scacciamaestre’’. diventata una presenza piacevole e tra i piccoli attori anche dopo le Le insegnanti Astrid, Silvia ed familiare ma soprattutto un bisogno. prove e dopo la rappresentazione. Alessia sono state delle formichine, Una volta diventata insegnante ho Il teatro diventa parte del percorso una presenza preziosa per l’esito voluto trasmettere questa possibilità educativo, che fra i principali finale. Voglio ricordare che i piccoli ai ragazzi. Il teatro diventava uno obiettivi interdisciplinari vede la di Bertocchi si sono dimostrati dei degli strumenti più utili e dilettevoli comunicazione, la relazione con i campioni di scena anche due anni fa nell’insegnamento della lingua compagni e gli insegnanti, il riacquisto con ‘’Il Paese di carta’’. Per quanto italiana. di un’identità, una coscienza del riguarda gli elementi scenici: carta Ho iniziato a scrivere brevi testi ‘’a proprio ruolo nel gruppo. Significa e cartone, materiali poveri, va detto misura di ragazzo’’ perché all’epoca anche un avvicinamento al mondo che hanno trasformato lo scenario non esistevano commedie per i letterario, alla poesia, al linguaggio in qualcosa di ricco. Inoltre voglio piccoli (ora in rete si trova qualcosa, narrativo, musicale, pittorico: ricordare che i costumi meravigliosi ma solo grazie a poche insegnanti elementi inscindibili che, sul palco e e vistosi sono stati cuciti a mano; appassionate e volenterose). Vorrei nella comunicazione scenica, hanno grazie all’abilità di ago e filo delle precisare che fare teatro non vuol dire un ruolo essenziale. signore della Comunità degli Italiani solo imparare un testo e interpretarlo; di Bertocchi (Ana, Nerina e Anica) la vuol dire capire i personaggi, dare Dopo questa lunga premessa posso rappresentazione non avrebbe avuto loro un’espressione, una personalità. affermare che vivo e rivivo la mia quella magia e quel brio che tutti gli Vuol dire interagire con i compagni felicità ormai da tre anni, proprio spettatori hanno avvertito. di scena, curare la pronuncia e assieme ai ragazzi della Scuola Pier Ecco perché il teatro l’ho sempre la dizione e seguire la situazione Paolo Vergerio il Vecchio, sezione di visto come strumento formativo, di crescita personale, sia per i ragazzi che per le insegnanti, naturalmente coinvolgendo anche le famiglie dei ragazzi. Il teatro, la filodrammatica sono un modello pedagogico orientato a sviluppare una serie di competenze e di abilità necessarie per una vera formazione dell’alunno. L’idea del teatro didattico non ha come obiettivo la rappresentazione finale. Conta maggiormente l’itinerario: il lavoro di squadra, quel procedere gomito a gomito nelle varie fasi, ascoltarsi, osservarsi e accettarsi. Per rafforzare la consapevolezza, per migliorarsi e sentirsi bene, con se stessi e con gli altri. *mentore del gruppo di filodrammatica giovanile della CI di Bertocchi

17 La città 1954, Crevatini e dintorni

Questa è l’ultima foto scattata durante un fumetto allora in voga, Roberto lontano forse timorosi di quello che l’anno scolastico 1953/54: una recita Bossi, Graziella Circotta dei quali avremmo voluto dire o sentire. Sono di Natale a Bosici, per la sceneggiatura abbiamo perso le tracce. Al centro, le dovuti passare cinquant’anni per di Bruna Frausin (che non appare due inseparabili, fin dall’asilo: Elda incominciare ad annusarci, a studiarci nella foto) allora splendida giovane Fontanot e Maria Pia Novello. La per aprirci e con serenità parlare di maestra, oggi splendida nonna. nostra avventura si concluse,nel noi delle nostre gioie dei nostri dolori. Aveva il dono di assegnare ruoli 1954 anno in cui la nostra identità Fin dal primo incontro abbiamo importanti a tutti gli alunni, nessuno fu stravolta. Con l’avvento del cominciato a ricordare. E’ stato un era inferiore a nessuno. Osservo la nuovo confine molti se ne andarono momento bellissimo, siamo cambiate foto con malinconia, quanti ricordi! lasciando case, beni e affetti. Noi solo nell’aspetto, ma la nostra identità Letizia Pincin, la rossa, esule da bambini si ebbe la sensazione di il nostro essere à rimasto intatto. Piemonte d’Istria, Argeo Ciacchi essere in un cilindro trasparente da Ricordo la frase che disse Elda da poco scomparso, Lino Novello, il dove osservavamo il vuoto che ci quando nel 1954 suo padre lasciò “Terminator “della scuola, Osvaldo circondava non amati ne’ di qua ne’ la casa: Papà hai chiuso la porta a Crevatin, che da bravi bambini di là dal confine. chiave? Noi tutte assieme quella dispettosi avevamo soprannominato Negli anni alcuni di noi ebbero porta l’abbiamo aperta. Osvaldo Leprotto, personaggio di modo di vedersi, ma sempre da M.PIA

Complimenti a Dimitri Il 14 dicembre 2010 Dimitri Kuštrin profitto in tutti gli anni. Dopo questo all’Imperial College di Londra. Tanti ha conseguito la laurea magistrale in percorso ha deciso di iscriversi al sogni, tanta volontà e molta tenacia Ingegneria Aerospaziale al Politecnico ginnasio “Gian Rinaldo Carli” di nell’esaudirli. di Torino con i prof. Gaetano Iuso e Capodistria, dove ha frequentato solo Crediamo possa essere un esempio Lionel Rossi difendendo la tesi scritta i primi due anni, per poi continuare per molti giovani, tanto impegno interamente in lingua inglese ed al Collegio del Mondo Unito nello studio però senza trascurare mai esposta in italiano Enhancing mixing dell’Adriatico di Duino. Durante le il divertimento. É solo una questione in laminar flows using Lorentz body elementari e le medie ha partecipato di sapere come gestire il proprio forces - Incremento della miscelazione a molte gare di matematica, chimica tempo e ovviamente avere sempre in flussi laminari utilizzando le forze e inglese con buoni risultati. la testa sulle spalle. Gli facciamo i di Lorentz. Dimitri ha frequentato la Infine la scelta di studiare ingegneria complimenti e un grande in bocca al scuola elementare italiana “Pier Paolo aerospaziale al Politecnico di Torino, lupo per il futuro. Vergerio il Vecchio” i primi quattro un po’ lontano da casa, ma ne è valsa anni nella sezione di Crevatini e poi la pena. Per la stesura della laurea ha Con orgoglio la Ci di Crevatini a Capodistria, conclusa con l’ottimo intrapreso l’esperienza dell’Erasmus e le maestre.

18 La città Semedella 2011

Mantenere vive le tradizioni, far riemergere i ricordi e passare un piacevole pomeriggio in compagnia. Sono stati i fini, tutti puntualmente raggiunti, che hanno portato anche quest’anno una folta schiera di partecipanti ai festeggiamenti per la Beata Vergine delle Grazie presso la chiesetta di Semedella.

I capodistriani rimasti, radunati attorno alla Comunità degli Italiani “Santorio Santorio”, sono tornati ad incontrare con grande affetto i concittadini che il dramma dell’esodo ha spinto a lasciare la propria città natia, dopo la Seconda guerra mondiale. Ai cordiali saluti iniziali ha fatto seguito la cerimonia religiosa, officiata dal vescovo ausiliario di Capodistria, mons. Jurij Bizjak, assistito dai parroci di Capodistria, Jože Pegan e di San Marco, Jože Koren. La liturgia è stata accompagnata dai Gruppo corale “Incontro” di Trieste. Nella sua omelia, mons. Bizjak ha rimarcato Mario Gandusio di Semedella e Fabio Ceppi esule a Bibione. l’importanza di questo pellegrinaggio dei capodistriani al santuario l’intercessione della Madonna contro a Semedella, che rinsalda vincoli della Beata Vergine delle Grazie, la terribile epidemia di peste in città. d’amicizia e conferma l’attaccamento costruito 380 anni fa, per ricordare Il presule ha ringraziato per la sua presenza il Console Generale d’Italia a Capodistria, Marina Simeoni, e per lo sforzo organizzativo la Comunità degli Italiani ed il suo presidente, Mario Steffè. Ha rivolto un commosso ricordo a don Giovanni Gasperutti, scomparso lo scorso anno. Il sacerdote capodistriano, che dopo l’esodo ha prestato la sua preziosa opera nelle parrocchie triestine, è stato per anni uno degli animatori del raduno di Semedella, assieme al compianto presidente del sodalizio capodistriano, Lino Cernaz. Dopo la messa è seguito l’incontro conviviale. (gk)

Il vescovo ausiliario Bizjak e il coro »Incontro« di Trieste. La prima lettura affidata a Livio Nardi

19 La città “MIFEST” – Festival della Comunità Nazionale Italiana

di Roberta Vincoletto*

Il Centro Italiano Carlo Combi, attivo dal 2007, ha voluto quest’anno presentarsi al vasto pubblico con un’iniziativa nuova e di ampia portata per l’intera Comunità Nazionale Italiana che vive in Slovenia, vale a dire il primo “MIFEST” – Festival della Comunità Nazionale Italiana. Dopo aver organizzato, agli inizi dell’anno diversi eventi, quali, il ciclo di conferenze intitolato “Le scuole italiane in Slovenia” – nell’ambito del programma “Le scuole delle comunità nazionali in Ungheria, Slovacchia e Slovenia”, in collaborazione con la Comunità Nazionale Ungherese, la partecipazione di 80 connazionali dei tre Comuni costieri all’evento sportivo-culturale a Venezia “Su e zo per i ponti” (33º maratona non competitiva di 13 chilometri con 53 ponti, lungo tutto il perimetro della città lagunare), la visita al Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, all’Ecomuseo “Casa della batana” e alla città di Rovigno di una cinquantina di studenti dei Ginnasi Gian Rinaldo Carli di Capodistria, Antonio Sema di Pirano e della Scuola Media Pietro Coppo di Isola e partecipato alla coedizione della pubblicazione “I beni librari della Biblioteca centrale Srečko Vilhar Capodistria”, si è deciso di proporre una manifestazione di tipo promozionale che raggruppasse tutte le istituzioni della CNI sotto un “unico tetto”.

realizzate dalla Comunità Nazionale Italiana in Slovenia, abbiamo reputato utile sfruttare la suggestiva cornice che ci veniva offerta per presentare le istituzioni della CNi. Partiti in po’ in sordina, dopo un primo giro di chiamate ed incontri con i rappresentanti delle nostre istituzioni, abbiamo capito che l’idea poteva funzionare e rappresentare un successo. Pertanto il 23 maggio 2011 (forse la data proposta era un po’ infelice, perché cadeva di lunedì, ma questo certamente non ci ha scoraggiato!) si è svolto tra la Taverna e l’adiacente Piazza Carpaccio il primo Festival della Comunità Nazionale Italiana che ha visto allestite a festa 24 bancarelle con presenti le sei Comunità degli Alunni di Crevatini con la caposcuola Sonja Maier Italiani, tutte le istituzioni prescolari L’idea del Festival nasce verso la fine un evento culturale e promozionale. e scolastiche dei tre Comuni costieri, del 2010, quando dopo un incontro con In armonia con l’indirizzo Radio e TV Capodistria e diversi la responsabile dell’Organizzazione programmatico fondamentale del produttori connazionali. Nel corso turistica del Comune città di Centro Italiano Carlo Combi, quale della mattina sono stati organizzati Capodistria, ci veniva offerta la dare organicità e rilevanza strategica anche dei laboratori per ragazzi con possibilità di utilizzare la Taverna (ex generale alle attività e alle iniziative la presentazione degli antichi mestieri magazzino del sale) per organizzare culturali programmate, promosse e e delle tradizioni locali. Tutte le

Il coro »La porporela« I mandolinisti capodistriani

20 La città

L'olio d'oliva di Giorgio Marino e Norma Zudich di Sezza istituzioni partecipanti si sono date alla promozione dell’evento, infine, da fare per presentarsi al meglio e ci è stato senz’altro fornito dai mass tale messaggio è stato recepito anche media. In particolar modo è stato un da chi ha avuto modo di visitare il piacere per noi ospitare la diretta in Festival. mattinata di Radio Capodistria dalla Oltre all’allestimento delle bancarelle Taverna ed essere stati ospiti in è stato organizzato al pomeriggio un diverse trasmissioni. Un servizio sulla programma con la partecipazione manifestazione è andato anche sul Tg dei gruppi artistico-culturali operanti del primo canale di Tv Slovenia. presso i sei sodalizi e, ciliegina sulla In qualità di organizzatori di questa torta, il concerto finale del gruppo nuova iniziativa, eravamo un po’ Andrej Bertok e Roberta Vincoletto Calegaria. Un importante contributo preoccupati per la riuscita e ricaduta del Centro »Combi« dell’evento, ma dopo i riscontri assieme un secondo MIFEST, più che positivi tra i visitatori e tra ancora più ricco e suggestivo gli stessi partecipanti, possiamo per una maggiore promozione e convenire che una manifestazione valorizzazione della nostra realtà che riunisse le istituzioni della CNI italiana al vasto pubblico. Un grazie effettivamente mancava e che tra una a tutti! critica costruttiva e un suggerimento, *Capo programma del Centro possiamo pensare di organizzare Italiano “Carlo Combi”

I giochi di una volta mostrati da Francesco Rosso

21 La città Folkest 2011

Anche quest’anno la carovana di Folkest farà tappa a Capodistria. È un evento che si ripeterà per la diciannovesima volta. La più grande manifestazione di musica etnica dell’Alto Adriatico si fermerà da noi per tre serate di grande impatto. La manifestazione è patrocinata dalla Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana. Il calendario completo di Folkest si articola, per tutto il mese di luglio, in una lunga serie di concerti nel Friuli - Venezia Giulia e in Slovenia.

Giovedì, 14 luglio – Piazza Carpaccio: AT FIRST LIGHT (Irlanda) Eccezionale concentrato di talenti artistici, questo gruppo è stato fondato da John McSherry, uno dei più acclamati virtuosi di Uillean pipe (già con Tamalin, Lunasa e Coolfin di Donal Lunny), e Dónal O’Connor, talentuoso musicista proveniente da una famiglia di violinisti tradizionali del Nord Irlanda. A completare la formazione hanno poi chiamato accanto a loro Francis McIlduff del Clan McPeake.

Venerdì, 15 luglio – Piazza Carpaccio: ESMA REDŽEPOVA (Macedonia) Interprete della tradizione dei Rom di Skopje. Oltre a continuare a rappresentare il suo paese nel mondo, ha costruito intorno a sé una scuola di musica, un museo d’arte e tradizioni locali e vari centri di assistenza e animazione, soprattutto per bambini. Esma ha inciso più di 500 lavori che la diaspora rom e l’emigrazione dai Balcani hanno portato in tutto il mondo. Con lei saliranno sul palco Zahir Ramadanov (tromba), Simeon Atanasov (fisarmonica), Sami Zekiroski (clarinetto), Elam Radisov (darbouka) ed Elvis Huna (tastiere).

Domenica, 17 luglio – CI Crevatini: COMPAGNIA DALTROCANTO (Italia) Dalla comune passione per la musica popolare nasce una proposta che nel solco della tradizione si apre a sonorità nuove, reinterpretando in modo originale e attuale canti e balli della tradizione campana e del sud Italia. Formazione: Antonio Giordano (zampogne, bouzouki greco), Martino Brucale (ciaramelle, flauti, sax), Paola Tozzi (voce); Bruno Mauro (chitarra classica, bouzouki irlandese), Floriana Attanasio (voce, tamburello, danza), Flavio Giordano (basso elettrico), Christian Brucale (voce, tamburi a cornice, percussioni), Luca Lanzara (tamburi a cornice, percussioni), China Aresu (mandolino, tamburi a cornice).

22 La città “Guitar Radio Live” negli scatti di Igor Opassi

Tra i molti concerti organizzati quest’anno dalla Comunità va ricordata in particolare la serie “Guitar Radio Live” trasmessa in diretta da Radio Capodistria. Le foto, esposte a fine maggio in una mostra intitolata “BlueSantorio, sono del capodistriano Igor Opassi.

Sugar Blue Mississipi heat

Max Carletti Ian Siegal

Greg Koch Francesco Piu

23 La città A colloquio con Lorella Fermo Carpe risum…ergo…SMILE! È il titolo della mostra allestita presso la nostra Comunità e la Galleria del Museo Regionale di Capodistria delle caricature di Lorella Fermo. In una giornata solare di maggio abbiamo incontrato Lorella in piazza. Ci siamo seduti vicino al palazzo Pretorio e abbiamo chiacchierato un po’.

Sul pannello della mostra c’era una foto che ti ha con gli amici…sono cose che al giorno d’oggi, purtroppo, scattato lo scrittore Marjan Tomšič quand’eri bambina. non si colgono più. Comincerei l’intervista da quella foto. I tuoi genitori sono venuti a Capodistria dal Momianese, È un bellissimo ricordo della mia infanzia. Avrò avuto sette/ giovanissimi. Ma tu sei nata lì, o sei nata qua? otto anni ed ero affacciata alla finestra di casa mia, posizione I miei genitori si sono trasferiti a Capodistria il 31 dicembre »strategica« perché passavo ore ad osservare l’andirivieni di 1963. Io sono nata il giorno dopo al vecchio ospedale di gente. Forse avevo iniziato già allora, poprio lì ad osservare le Capodistria. Mia madre mi ricordava spesso il momento persone, i loro aspetti, ma anche a cogliere i loro »animi«. Ad della nascita quando l’ostetrica esclamò: »Je punčka!« . Il un certo punto vedo la figura di questo signore molto serio, nostro percorso di vita capodistriana è iniziato proprio con barbuto, capelli tagliati a spazzola, guardare su, fermarsi e la mia nascita. Mio padre, Attilio, invece è nato a Briz di mormorare qualcosa. Non avevo capito, perché lo sloveno, Collalto. allora, non lo conoscevo molto bene… (neanche oggi, se è Con antenati di Vergnacco. per questo….scherzo!) Mi scattò una foto… La settimana Il nonno paterno, Rodolfo Fermo, era nato a Vergnacco. dopo si ripresentò a casa nostra e ce la consegnò. L’ho Mentre invece mia madre, Caterina Marin, momianese, rivisto più o meno sette anni fa per chiedergli l’autografo. aveva origini venete. Sua bisnonna, Angiolina, era nata a Questa fotografia è ricca di contenuti ed ha un ruolo speciale Conegliano Veneto e spesso mamma mi riportava delle nell’album dei miei ricordi; esprime tantissimo, col magico frasi nella sua parlata veneta. gioco di luci e ombre, nasconde tanto dietro alla mia figura Tipo? col micio, rappresenta quella che è stata la mia infanzia nella Sembra che da bambina, mia madre fosse piuttosto bellissima via di allora, ciò che si vedeva, i giochi in strada vivace e portasse un ricciolo, un ciuffo arricciolato sulla

Foto Marjan Tomšič

24 La città fronte. Quando combinava qualche marachella, »nonna Angiolina« le gridava:«Vien qua, bisbetica, che te taio quel ciòt!«. Come mai scelsero di venire a Capodistria? Era una decisione di famiglia. Avevano acquistato un appartamento a palazzo Elio, che doveva essere una tappa prima di trasferirsi definitivamente a Trieste. Almeno questo era quello che avrebbe voluto mia madre. Cosa che poi non è mai avvenuta. Sai, non sempre le strade della vita ti portano dove vorresti… (»L’ uomo può fare ciò che vuole, ma non sempre vuole ciò che fa.« Schopenhauer). L’appartamento era stato venduto dal signor Novacco, anche lui nato a Vergnacco. Prima di noi, invece, qui ci abitava il dottor Rapotec. Dell’infanzia che ricordi hai? Abitando di fronte alla scuola di musica si sentivano sempre le lezioni di piano, di flauto, di tromba. Ci si abitua, ma col tempo ti accorgi quanto l’ambiente influisca sulla tua formazione. Il temperamento però lo erediti e probabilmente nel nostro patrimonio genetico era ben segnata questa passione per la musica e l’arte. Io all’età di otto anni ho avuto in premio una chitarra, che Lorella nello studio di casa. Foto Maksimiljana Ipavec, custodisco ancora gelosamente. Mi fu consegnata a Nimis Primorske novice durante il festival regionale della canzone per bambini. italiano alla scuola slovena di . Facevo tante cose, È stata determinante, pur a livello amatoriale, nel mio anche perché all’epoca non avevo ancora famiglia… Una percorso musicale, ma ancor più in quello di mio fratello mia , intendo... Con la famiglia e la nascita di Valeria Danilo, allora allievo del maestro Skocir e oggi chitarrista ed Elvio ( che considero le mie due opere maggiori nel gruppo Calegaria. e migliori) le cose sono cambiate. Ho sempre voluto e Tu hai cantato invece nel coro della Comunità col voglio essere presente nella crescita dei miei figli. Questo maestro Stancich. mi ha allontanato da numerosi impegni , ma non mi ha Sì, ero prima voce e addirittura solista in qualche canzone. certo impedito di curare e coltivare quelle che erano da Una bellissima esperienza legata a tanti bei ricordi. Si sempre le mie passioni. Ora, che i figli sono più grandi viaggiava parecchio coi mitici Silvio e Silvana Stancich. riprendo gradualmente spazio e tempo anche per le cose Era un periodo ricco, pieno di energia, movimento, molto che amo, oltre che alle persone. formativo, che ha lasciato i suoi segni. Ti è piaciuto lavorare con gli alunni? Avevi neanche cento metri per arrivare a scuola. Hai Sì, tantissimo. Per mia indole non potrei mai fare cose che frequentato anche il nostro ginnasio? non mi entusiasmano. Sì, ho frequentato il Ginnasio italiano e dopo la maturità Quando li incontro per strada ci si ferma sempre. Credo,… ho intrapreso gli studi a Trieste, alla Facoltà di Lettere e spero di aver trasmesso loro la sensibilità ed il rispetto Filosofia, corso di Laurea in lingue e letterature straniere verso il prossimo e la vita. Sai com’ è, la materia di studio moderne, indirizzo critico letterario. Ho conosciuto è sacra, ma ci sono tante altre componenti indispensabili tanti bravi docenti che hanno influito molto sulla mia nella formazione scolastica di un alunno. Accanto al formazione. È stato fondamentale perché il mio intento sapere, non deve mancare l’educazione, il buon senso. Le di base era impossessarmi degli strumenti necessari per scuole sono delle istituzioni magiche, essere insegnante comunicare ed esprimermi. La lingua, la scrittura, l’arte è una vocazione. Rispondi della formazione di giovani sono tutte forme di comunicazione ed espressione atte individui. I ragazzi sono il futuro della società. Però lo a »creare«. Marjan Tomšič mi ripete spesso: »Lorella, devi fare con amore, dedizione. Devono sentirsi ben vi imate božji dar komunikacije! » ovvero »Lorella, lei voluti. La prima domanda che mi fece la direttrice della ha il dono divino della comunicazione!) …Mi piace scuola, Lidia Colarich, fu «Ti piacciono i bambini?«… comunicare,…non credo divinamente! Sono riuscita a Ci vuole passione. E pazienza. Come in tutto. Vale realizzare molti progetti importanti. È una questione di anche per noi genitori. Gli adulti hanno una grossa scelte, di rinunce e di tanto impegno. Ho insegnato alla responsabilità. Dovrebbero servire da modello, da punto nostra scuola elementare pur dedicandomi a tanti altri di riferimento. Credo che la massima forma di autorità interessi. Curavo coreografie, scenografie teatrali, ho sia l’esempio. L’insegnante, attraverso la sua persona, i tenuto corsi di lingua inglese per adulti, ho insegnato suoi atteggiamenti, riesce ad ottenere più di mille parole.

25 La città ginnasio. Sai, inizi sempre con le persone che ti stanno attorno. Avevo ritratto i miei compagni di classe: Marco Apollonio, Daniela Gregorič, Igor Opassi, Dean Rogoznica, Alberto Scheriani, Mario Steffè ed Ingrid Škerlič (te li ho detti in ordine alfabetico come nel registro), per un’edizione del giornalino scolastico. E, visto l’ entusiasmo riscosso, ho osato ritrarre anche i professori. Come l’hanno presa? Ricordo la reazione del prof. Kogoj. Insegnava latino dopo la scomparsa del mitico prof. Miroslav Žekar. Un giorno entrò in classe e venne spedito da me. Io ero seduta all’ultimo banco vicino alla finestra. Mi porse la mano Miloš Koradin posa davanti alla sua caricatura e mi disse «Brava!« Avevo una maglietta bianca con stampato lo stemma della moneta americana dell’aquila Ci vogliono anche quelle, dopo. Non esiste peggior cosa dalle ali aperte con scritto:»E pluribus unum« . Il del… predicar bene e razzolar male. I ragazzi »captano« professore mi disse »Ecco!…E pluribus unum! Tu sai che tutto. Sono un pubblico attentissimo. cosa significa?«. »Da tanti, uno - credo« risposi. E lui : Vale per i maestri, ma tanto più per i genitori… »Ebbene, tu sei uno! Anzi, una!«. E mi predicò una sorta Assolutamente. Soprattutto per noi genitori. Io sono la di profezia: »Sappi che la caricatura è una cosa speciale, prima a dire ai miei figli : »Io non dico le parolacce, per difficile. Non tutti sono in grado di farla e, stai attenta… cortesia non ditele neanche voi!« Oppure :»Queste cose non tutti sono in grado di capirla! Nella vita avrai successo non si fanno! Io non le faccio e voi neanche!« Così li e i tuoi intenti saranno buoni, ma non tutti li capiranno… disarmi subito. Però ci vuole coerenza…e disciplina. potranno essere travisati, malintesi...« Rimasi sbalordita. Per quanto riguarda il disegno, hai cominciato subito Col tempo avrei capito quello che intendeva. Il giorno con le caricature? dopo mi portò una copia della moneta e disse »Tu hai No. Da piccola ero molto timida. Tutti dicevano a mia fatto la mia caricature e io ti regalo questa moneta. Non madre che mi avrebbe persa perché stavo sempre zitta… è originale, è una sua ‘caricatura’!« Il professore era (poi ho recuperato…) Osservavo molto, però. Non mi numismatico… sfuggiva niente e ho avuto sempre un’ottima memoria. Ci sarà stato qualcuno che, nel tuo disegno, non si è Ricordo che in prima classe dovevo copiare un disegno piaciuto… dal libro »Primi voli« con la maestra Elena Sponza, L’allora direttore del ginnasio, il professor Leo Fusilli. Io riguardava un lupo e delle ochette e non sapevo come feci le caricature di tutti, ma evitai la sua per una questione fare. Chiesi aiuto a mia madre: ricordo le sue mani, il suo di rispetto. Lui si sentì »escluso« e scendendo assieme tratto…Mi ero stupita di quanto il suo disegno fosse fedele le scale del ginnasio mi chiese »Beh, allora, perché non a quello originale. Devo averlo ancora quel quaderno da mi hai disegnato?...Devi fare anche me!«. Al momento qualche parte. Col tempo mi sono perfezionata e poi non esitai. Poi gli dissi che lo avrei ritratto secondo il »mio« mi sono più fermata! Ho usato diverse tecniche e mi sono punto di vista . E lui rispose »Naturalmente!« . Ho giocato dedicata a vari generi. un po’ sulla sua statura, notoriamente bassa, facendogli Comprese le caricature. »rotolare« la cravatta a terra. In classe ci siamo divertiti Le caricature sono apparse per la prima volta in quarta tantissimo perché lui sosteneva di non assomigliarsi affatto, mentre noi allievi ci sbellicavamo dalle risate sotto i banchi… le mie intenzioni comunque erano buone, comiche ma buone. Definisco le mie caricature terapeutiche, mai intenzionalmente offensive. Più tardi, all’ univarsità tra gli appunti di italiano, avevo disegnato la caricatura del professor Elvio Guagnini, che non ha mai visto. (A quell’esame presi 30!) L’ho voluta elaborare e l’ ho presentata alla mostra. Mi ha fatto piacere risentirlo dopo tanti anni...e si ricordava ancora di me… Franco Juri fa le caricature soprattutto dei politici, protagonista dei tuoi disegni è invece la gente comune. La sfera politica è quella maggiormente presa di mira dai Il discorso del critico d'arte Enzo Santese durante caricaturisti. Ma quella è satira. A me piace l’ ironia, la l'inaugurazione della mostra

26 La città psicologia. Ho voluto fare qualcosa di diverso, di originale. Mi interessano i settori che uniscono, non quelli che dividono. Siamo circondati da tanta bella gente nota che si presta alla caricatura ed è fuori dall’ambiente politico: parlo del mondo dell’arte, della musica, della cultura. E poi le mie caricature sono fatte prettamente a memoria dopo aver conosciuto le persone dal vivo. Hanno un percorso diverso. Mi viene in mente la mitica caricatura della redazione dei notiziari di Radio Capodistria fatta nell’84. Una delle più articolate, suggeritami dalle »antenne» di Bojan Saksida… Continuerai su questa scia o hai in mente dell’altro? Chi mi conosce, sa che disegno da una vita e non potrei mai farne a meno… spero di avere altre mostre. Magari Mirjana Starčevič anche in altri posti. Ho già finito molte caricature nuove. Iano« (Aureliano), tenore tra l’altro, fosse propenso allo Però ho anche altri progetti… come scrivere un libro, una scherzo, all’ironia, alla battuta pronta al momento giusto. raccolta di aneddoti, di »quadretti« tratti dal quotidiano, Dicono che io gli assomigli molto. Uno è in grado di magari alternati da vignette. Ci sono tante situazioni cogliere la situazione che ti ispira la battuta. E poi ridere comiche da cogliere in giro, anche istruttive, che ti portano fa star bene! Noi a casa si rideva sempre. Alleni l’animo a riflettere. Sai, io sono una che, malgrado il cognome, alle gioie della vita, fa parte del tuo modo di essere. Non non sta mai ferma…prendo costantemente appunti. Se so, sarà anche una strategia, un sistema di difesa, un modo vuoi te ne racconto una velocissima… per sdramatizzare, come ce lo insegnavano i manuali di OK. psicologia. Però credo che sia tra i più efficaci e positivi. Durante la mostra ero molto occupata, presa dai contatti E semplici… coi giornalisti, con gli amici. Un giorno mio figlio Elvio, Mooolto semplici! Ma difficili da raggiungere. Ci devi di 11 anni, mi guarda e dice: »Senti mamma, ma tu sei arrivare. C’è un percorso da fare. Essere autoironico tu , capace di pensare solo alle tue caricature… e alla tua per primo. Essere solare, sereno, equilibrato e in pace con intervista???«…Sono rimasta di stucco, mi chiedevo cosa te stesso…è la condizione di base. Poi, di riflesso, riesci volesse dire. Poi, guardandomi negli occhi e scuotendo la a trasmettere la propria positività anche agli altri. Io lo testa continua:«E ai giapponesi???« ( Era il periodo del faccio con le caricature! O almeno ci provo… terremoto in Giappone…) »Non ci pensi ai giapponesi?… Hai idea di quello che stiano passando in questi giorni? …Non ti è venuto in mente di disegnare la caricatura di un giapponese che sorride e di mandargliela giù? Così almeno gli dai un po’ di speranza!.« In un primo momento pensavo si sentisse trascurato, poi ho capito che l’intento era un altro: ricordarsi anche delle persone in difficoltà e magari aiutarle. Mi credeva capace. Hai seguito poi il suo consiglio? No…Però sono momenti che ti fanno riflettere. Sono il risultato di un ragionamento. È segno di sensibilità. Hai grande soddisfazione, perchè entri nell’animo del bambino. È un mondo che non sempre siamo in grado di capire. Possiamo guardare tanto ma non »vedere« niente. Lo stesso vale per l’ascolto: puoi ascoltare e non »sentire«. È molto importante, sai, e non solo nell’età evolutiva, saper osservare e ascoltare. Ma questo richiede tempo, pazienza, interesse… cose che la società di oggi tende a rubarti. Vorrei concludere con una delle tante citazioni che leggiamo nel catalogo della tua mostra. Regalare un sorriso non costa nulla ma vale tanto. E te ne aggiungo ancora una se vuoi, di Voltaire: «Il sorriso è la palestra della felicità!«. Io ci credo. Sembra che mio nonno materno, »nono A parte le prime due, le foto sono di Danilo Fermo.

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Vojc Sodnikar Ponis 28 La città

Graziella Ponis Sodnikar 29 La città »L’albero sarà morto, ma il legno non muore mai« In visita dal liutaio Ivo Magherini, tornato in Istria dopo 55 anni passati tra Firenze, Roma, Manchester e Brema. Continua a produrre strumenti nel suo laboratorio di Decani, presso Capodistria. Questo è l’indirizzo del suo sito www.floxflorum.com

Magherini non è un cognome istriano. Qual’è il tuo A S. Lucia, nella stessa casa c’erano le scuole italiana e collegamento con l’Istria? slovena. Il collegamento diretto è mia madre, Ogrin di nome nata Per cui hai avuto modo anche di imparare lo sloveno a Bezovica, per cui diciamo il 50% del mio bagaglio in quegli anni. genetico è qui. Magherini è il nome toscanissimo di mio Parlavamo tutte e due le lingue. Con mia nonna per padre, quello che si eredita. esempio potevo parlare solo sloveno. Come si sono incontrati i tuoi genitori? Sloveno che per tanti anni, in giro per il mondo, non Le grandi storie, belle e brutte, dei tempi di guerra. Mio hai avuto più modo di parlare. Ricordi qualcosa? padre era militare in Italia all’epoca quando qualcuno Ricordo qualcosa, è una specie di rumore di fondo, decise di spezzare le reni al resto del mondo, per cui lui si riconosco un sacco di parole, a parte il fatto che piano piano ritrovò in Albania, in Grecia e poi finì qui. comincio a studiarlo perchè è giusto parlare la lingua del Tanto che tu hai vissuto la tua infanzia a S. Lucia. posto dove si vive. Parlavo inglese in Inghilterra, parlavo E’ una storia che non mi ha mai raccontato, perchè poi non tedesco in Germania, per cui… ci parlavamo molto. Con mia madre si conobbero dopo la Per cui nekaj razumeš? guerra quando lui rientrò dalla prigionia in Germania e Malo razumem. Učim se, počasi. rimase qui. Il tuo rapporto con la musica inizia già da bambino? Che ricordo hai degli anni passati a S. Lucia? Non c’era neanche bisogno di pensarci, perchè era una Ho vissuto lì fino all’età di 10 anni e mezzo. Ho dei ricordi famiglia molto musicale. La parte slovena della famiglia, meravigliosi, infatti non è un caso che 55 anni dopo sono gli Ogrin, erano tutti musicisti: mia madre era una delle tornato qui a vivere. più grandi voci soprano all’epoca e suonava anche la Oggi S. Lucia è una città, allora c’erano poche case di fisarmonica, tutti gli zii suonavano qualcosa… tromba, campagna… violino, chitarra; uno degli zii dirigeva il coro, per cui C’era una stazione ferroviaria, c’era un campo sportivo, sono cresciuto dentro la musica. A 8 anni a cominciato ad c’erano le saline e c’era il tram per andare a Portorose. Il imparare il clarinetto per la banda di S. Lucia. resto era campagna. Sono cresciuto praticamente senza A 10 anni la famiglia decide di spostarsi a Firenze. problemi, all’aperto, nella natura… La decisione fu di mio padre quando nel 1956 si definirono Dove frequentavi la scuola? i confini. Per motivi suoi decise di tornare da mamma sua piuttosto che diventare socialista, non lo so. Non me l’ha mai spiegato. Per cui noi l’abbiamo seguito a Rufina, un paese a 25 km da Firenze, una zona molto bella della Toscana fra l’altro. Come ti sei trovato? Male. Nel senso che la Toscana è bellissima, ma è piena di toscani. E che c’hanno di male i toscani? Beh, qualcuno ce l’ha anche scritto »Toscani maledetti«. Era soprattutto uno scontro di mentalità. Uno immagina le splendide battute di Benigni… Sì, ma Benigni non fa ridere noi. Noi quelle battute le facevamo alle 8 di mattina aspettando il campanello della scuola, capito? Cioè, a Prato sono tutti così, fra l’altro. Non tutti sono matti come lui però. No, lo dico con simpatia perchè Roberto è davvero una bella persona, però lui non è niente di eccezionale lì...è quell’umorismo toscano, ficcante, acido molto spesso, e fin lì va bene infatti. Tornando all’impatto con l’ambiente toscano? Tu tieni conto di un ragazzino che cresce in mezzo alla natura, liberissimo, senza un dio, senza una religione, in una mentalità con il bel socialismo dell’epoca…almeno la gente ci credeva, e poi trovarti in un ambiente dove ti prendono in giro semplicemente se pronunci una E aperta o chiusa al posto sbagliato, fino a farti piangere. E’ uno choc. Naturalmente c’è bella gente in Toscana, come c’è qui…quello l’ho scoperto dopo però.

30 La città Quanti anni sei stato a Firenze? comunque con le mani. Evidentemente ho questo istinto. 12 anni. Ho fatto il tempo a farmi l’alluvione del ‘66, poi Da militare poi, credici o no, ma sono riuscito a risparmiare partii militare. Lì praticamente si è concluso il grosso della un po’ di soldi. Feci il servizio di leva nei Carabinieri, per mia vita in Toscana. Poi ci sono tornato dopo due anni cui ci pagavano. E’ stata un’esperienza anche quella. vissuti in Inghilterra, ma poco dopo me ne sono andato a Da Manchester all’incontro con il liuto, il passo è stato lavorare a Roma. breve? Hai un diploma in economia? Non proprio. Quello che è successo nel frattempo è che Ragioneria esattamente. Non ci ho mai fatto niente. E’ con la chitarra classica scoprivo via via musica più antica, stato comunque un periodo impegnato bene, perchè cioè sono i passi all’indietro, dalla musica romantica; chiaramente era la scuola sbagliata: a vent’anni avevo già scopri Bach, poi scopri la musica per liuto o le trascizioni molto chiaro in mente quello che non volevo fare nella di chitarra barocca fatte per chitarra classica. Da lì mi vita. Ed è un grosso vantaggio, credimi. sono incursiosito e un certo punto ho detto »Va bene, In quegli anni qual’è stato il tuo rapporto con la questa è musica scritta per il liuto. Come suona?« E andai musica? a Manchester al Northern Renaissance Instruments e mi Quello era il periodo della chitarra, dei gruppi, del feci fare uno strumento. Allora non avevo idea come rock’n’roll. si costruisse uno strumento musicale. Era fatto benino Che cosa ascoltavi? però non era uno strumento eccellente dal punto di vista All’epoca ho avuto la fortuna di scoprire i grandi bluesman musicale. Avevo nel frattempo, grazie alla conoscenza di americani, tipo Muddy Waters, Howlin Woolf e questa un falegname di origine irlandese, imparato a costruire gente qui da una parte, dall’altra ho cominciato a studiare qualcosa di legno per la casa. Rientrato a Roma ho preso la chitarra da autodidatta e ho scoperto abbastanza dimestichezza col lavoro manuale con il legno e ho rapidamente la chitarra classica, che poi è stato l’inizio della lunga strada che mi ha portato al liuto. D’altra parte pensato di modificare un po’ il liuto che avevo. era il periodo dei primi grandi gruppi, i Beatles, i Rolling Allora è a Roma che cominci a costruire strumenti? Stones. E lì che comincio a costruire gli strumenti. Io all’epoca Ti piacevano? lavoravo per l’Alitalia, facevo lo steward, e per rilassarmi Gli Stones li apprezzavo. Quando questi bluesman tra un massacro e l’altro in giro per il mondo mi chiudevo suonavano in Inghilterra, a Mick Jagger gli mettevano appunto dentro casa e mettevo insieme queste scatole di un’armonica dentro la bocca e gli altri lo accompagnavano. legno. All’epoca non pensavo veramente di diventare Per cui sono dei bravi bluesman, lo sono sempre stati. liutaio di professione. Era un passatempo. Volevo costruire Bene o male è gente che ci ha sempre messo la faccia, qualcosa per me, ma lì si fermava il discorso. Il fatto di perchè – diciamoci la verità – abbiamo questo mito del sex, avere dei materiali vivi sotto le mani è molto rilassante: drugs and rock’n’roll, però era molto facciata: il mondo l’albero sarà morto, ma il legno non muore mai, poi alla della musica pop all’epoca era pieno di bravi ragazzi, se fine ha sempre una vita sua. tu guardi chi c’era sul mercato veramente. I Beatles non erano gli ultimi di questi, insomma. Come capiti a Manchester? Manchester è un punto d’arrivo non calcolato. Avevo intenzione di andarmene da Firenze comunque, e quello era il periodo…siamo alla fine degli anni ‘60 – che andavano tutti in Inghilterra. Come hai vissuto quegli anni? Sono stati una grande esperienza in un mondo diverso da quello che conoscevo, sia quello istriano che quello toscano. D’altra parte, anche lì ho fatto una strada laterale, come tante volte nella mia vita. Ho vissuto un anno a Londra e non la sopportavo sinceramente, con tutto quello che aveva da offrire. Lì trovavo di tutto e di tutti, tranne che gli inglesi. Io volevo imparare l’inglese, imparare qualcosa di nuovo…andare a Londra per incontrare degli italiani o dei portoghesi non mi interessava. Avendo conosciuto una ragazza di Manchester, andai a fare il fine anno da quelle parti, ma ci rimasi poi per quasi due anni. Ma i soldi te li mandava papà o te li guadagnavi? Ho sempre fatto da solo. Io lavoravo anche quando andavo a scuola. Da profughi non c’erano molti mezzi in casa, e poi a mio padre non avrei mai chiesto niente comunque; era una questione di orgoglio. Per cui ho fatto il fotografo – sapevo lavorare in camera oscura molto prima di avere i soldi per comprarmi una macchina fotografica – ho fatto il pellettiere, l’orologiaio…tutte cose dove lavoravi

31 La città Sarà stato difficile cominciare… tre o quattro allievi. Io costruivo qualcosa, lui provava gli Ma guarda, io come battuta dico sempre che potresti strumenti, mi diceva tutto quello che non andava o quello insegnare a uno scimpanzè a costruire liuti. Per quello che anche gli piaceva. Così ho cominciato a fare degli che riguarda il lavoro meccanico, il lavoro manuale, non strumenti accettabili diciamo, finchè un giorno uno dei è particolarmente difficile. Qualsiasi lavoro manuale ha suoi allievi mi dice »Ma mi costruisci uno strumento per le sue difficoltà che sono però quelle di imparare ad usare studiare?« Accettai ed è cominciata così. Da allora, dalla certi attrezzi e di imparare a conoscere il materiale che fine degli anni ‘70, vivo praticamente solo di quello. stai lavorando. Da Roma ti sei spostato in Germania. In che cosa si riconosce la bravura di un liutaio? Già l’Italia pre-berlusconiana cominciava a starmi un Nel suono. Chiaramente quello che rende particolare po’ stretta, con Roma avevo comunque un rapporto qualsiasi strumento sono le qualità acustiche, quello che conflittuale…la città stava cambiando. Quando ci arrivai lo strumento ti concede di fare come musicista. Io non nel ‘72 parcheggiavamo sotto il Colosseo, andavamo a mi sono mai ritenuto un artista, ma sono un costruttore di Piazza Navona in macchina, sentivi parlare romanesco, strumenti, di attrezzi da lavoro se vogliamo, per artisti. E trovavi ancora la gente suduta sui marciapiedi davanti alla lì caschiamo un po’ nel mito, che è una cosa che rifiuto porta di casa l’estate, cose che non vedi più. sinceramente: non esistono segreti particolari! Il segreto Comunque tu, quando ti viene voglia di traferirti, non è proprio quello che a un certo punto, per istinto, per è che ci pensi molto. Te ne vai e basta. esperienza, riesci a mettere insieme delle scatole che danno Vedi, il fatto di essere stato sradicato da questa terra così un bel suono e che mettono un musicista in condizione di giovane ha un suo vantaggio. Una volta superato il dolore, produrre dei bei lavori d’arte. il vantaggio è che poi non metti radici da nessuna parte, I segreti non si raccontano certo in un’intervista… ovvero, casa è dove stai bene. Per cui mi sono sempre Ma sono segreti anche per me! Non te li so spiegare, è adeguato molto bene alla situazione del momento. questo che voglio dire. Se Stradivari avesse scritto un libro »Casa è dove stai bene«, allora in Germania sei stato sulla costruzione dei violini, sarebbe uno delle centinaia di bene… libri scritti sull’argomento. Dei tanti figli di Stradivari, tre A Brema sì. E’ un mondo abbastanza particolare, erano liutai, violinari, e nessuno era bravo all’altezza del la Germania del nord. Di solito non ci si pensa, ma la padre. Se avesse avuto qualche segreto, loro l’avrebbero Germania è una scatola chiusa, che ha formato un po’ il conosciuto sicuramente. Per cui il segreto è quello che carattere tedesco: a sud ci sono le Alpi e lì è un limite, a est non riesci poi a mettere in parole, è tutto lì. gli slavi e sono botte, a ovest i francesi e sono botte; per I primi liuti li facevi solo per se… cui l’unica porta aperta sul mondo era il mare: Amburgo Era qualcosa che facevo solo per me. Era un hobby e Brema, Rostock, tutto il mondo anseatico. evidentemente, però è stato un periodo molto fortunato, Che mestiere hai fatto a Brema? in quel momento stavamo alla fine degli anni ‘70, a Roma A Brema, per 17 anni, ho fatto solo il liutaio. c’erano due liutisti che erano proprio all’inizio della loro Che cosa ti ha dato professionalmente questo carriera – uno si chiama Andrea Damiani ed è ancora il periodo? Professionalmente, non come liutaio direttamente, ma nome più noto in Italia come liutista. come cultore della musica. A Brema c’era un’Accademia Che differenza c’è tra liutaio e liutista? per musica antica che purtroppo hanno chiuso dopo Liutaio è il costruttore, liutista è il musicista. E Andrea pochi anni, ma è stata un crogiuolo di talenti ed è stata si era diplomato alla Royal College a Londra, aveva giù comunque alla base di quella che diventerà la Facoltà di musica antica del Conservatorio di Brema. Con insegnanti e musicisti molto bravi e un ambiente molto aperto, dove si sperimentava molto, a differenza del Conservatorio italiano classico dove c’è il maestro che ti dice dalle 8 alle 10 quello che devi fare, dove per imparare la chitarra devi studiare dieci anni. Diciamolo chiaramente: se non impari a suonare uno strumento dopo due anni e meglio che fai qualcos’altro. A Brema ho fatto molta esperienza nella costruzione della musica, la preparazione di opere – lavoravo con i cantanti, che cantavano in italiano senza conoscere la lingua, per cui ho fatto un po’ di coaching. Hai anche composto? No. Lavoravo sulla pronuncia, sui testi italiani. Non sono così bravo come musicista. Mai stato. In quale paese si trovano i migliori liutai? In Inghilterra, sicuramente, perchè hanno più esperienza degli altri, hanno incominciato un po’ prima. Immaginavo l’Italia. L’Italia è un paese strano…cioè non è strano per chi lo conosce. Riesce a far crollare a pezzi Pompei, è il paese che se ne sbatte tranquillamente di quello che ha, della

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cultura, delle opere d’arte, di quello che le appartiene. in pochi minuti Capodistria e anche Trieste, dove vado Metti un po’ di donnine nude in televisione, un balletto spesso. A Trieste c’è una realtà intellettuale stimolante e brasiliano e sono tutti contenti. vivace, più di quanto ricordavo. C’è poca coscienza di quello che si ha? A Decani adesso hai un tuo laboratorio. C’è richiesta Pochissima. Il liuto effettivamente era lo strumento per gli strumenti che produci? principe per due secoli in Italia. L’hanno dovuto riscoprire La parte bella del mio lavoro è che te lo porti dietro. Io gli inglesi. sono ormai trent’anni che vivo esclusivamente di liuteria, Sting ha reinterpretato nel suo ultimo album antichi ho circa due anni di lista d’attesa, ho strumenti sparsi dal brani col liuto. Che ne pensi? Canada all’Argentina all’Australia… e tutto quello che ci Lo trovo brillante. E’ molto discussa questa cosa nel sta in mezzo. mondo specialista della musica antica. Io penso che lui sia Quanto costa un tuo strumento? molto più vicino all’originale di quanto ci piaccia pensare Dalle cose più semplici dai tremila euro, fino ai chitarroni noi e sicuramente, è un’opinione personale, rende i testi o tiorbe, come si chiamavano, dove andiamo intorno ai seicenteschi di John Dowland molto più vicini alla realtà di quanto facciano gli specialisti moderni di quel tipo di 5.500 euro. musica. Dopo aver girato mezza Europa, come vedi il tuo Dalla Germania, un anno e mezzo fa ti sei traferito a futuro? Decani, vicino a Capodistria. Ma allora è vero che con Ci sono già dentro. Sto a Decani, da qui sicuramente gli anni arriva il richiamo delle radici? non mi muovo più, anche perchè finalmente ho una casa E’ verissimo. Non ci avrei mai creduto ancora vent’anni tutta mia, un laboratorio che è incluso nella casa…e ho fa, me l’avessero detto. Come dicevo prima, una volta ritrovato veramente la mia gente e quella serenità, quella sradicato perdi la tendenza a rimettere radici, e invece tranquillità che ho cercato per cinquant’anni in giro per il quello che è successo – perchè tornavo sempre a trovare mondo. i miei parenti, mio cugino Jadran – sono sempre tornato a.c. con una forte emozione. Cioè ho vissuto tutti quegli anni vicino a Firenze e a Roma, io ci ripasso, ci ritorno, una bella cartolina…morta, senza emozioni. Brema è stato un posto molto importante, come ti dicevo prima, e effettivamente ci torno con una certa emozione. E qui in Istria mi si apriva il cuore. Quando arrivavi, prima che costruissero lo svincolo autostradale, quando avevi da fare la 202, quando uscivi dall’autostrada e vedevi per la prima volta il mare, mi si apriva il cuore. Tra l’altro, il posto dove vivi è splendido, un po’ fuori dal villaggio, immerso nella natura. Queste colline istriane assomigliano a qualche angolo di Toscana? Diciamo che la differenza nella Toscana, perlomeno quella non litoranea, è che manca il mare, mentre qui c’è questo influsso ancora più bello, più dolce. Si raggiunge

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»Bastet« di Carlo Marzuttini, una delle opere esibite Mostra Gail Morris e Vojc Sodnikar Ponis. Provenienti alla mostra »Ludens«. Alla collettiva, organizzata da esperienze formative diverse - la Morris è gallese ed assieme all'Associazione culturale »La Roggia« di ha studiato a Londra, Sodnikar è nato a Lubiana e si è Pordenone e la galleria »Insula« di Isola, hanno formato a Parigi - hanno in comune l’amore per l’Istria, partecipato anche Elena Armellini, Angelo Maisto e dove vivono e lavorano da molti anni (Foto J. Belcijan). Vincenzo Rusciano.

Il 31 maggio l'ex calciatore del Milan, campione Alcune scene di »Faccia d'angelo«, il film di Andrea mondiale nel 1982, Franco Baresi, ha presentato a Porporati sul boss Felice Maniero, sono state girate palazzo Pretorio la terza edizione del Milan Junior a Capodistria (Port'Isolana, Calegaria). Alunni della Camp, scuola estiva di calcio che si svolge in varie »Vergerio« vi hanno partecipato come comparse città, compresa Capodistria. Nella foto Baresi firma un (vergerio.si). A interpretare il protagonista del film è autografo a Mattia Sponza (Foto D. Fermo). l'attore Elio Germano.

Il 16 aprile gli alunni della »Vergerio« hanno aderito Il 19 maggio a Medina, sull'isola di Malta, il nostro all'iniziativa ecologica promossa dalla Comunità locale Loris Morosini ha tenuto una mostra personale. Le di Giusterna. Sacchetti in mano, hanno percorso i sculture sono state esposte nel Chiostro del Carmelite sentieri che dal Monte San Marco si calano fino alla Priory Museum. Presenti all'inaugurazione il console riva. In primo piano Liam Cernaz, Timotej Glavina e onorario per la Slovenia Nicholas Baldacchino con la Cristian Ponis (Foto Fermo). moglie Nadia, nata a Ika (Foto S. Morosini).

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L'11 maggio è stato in visita alla Ci di Capodistria, il Conferito a Emil Zonta il Premio 2011 della Comunità deputato del Partito Democratico, Massimo D'Alema. autogestita della nazionalità di Capodistria. Musicologo Nell'occasione il presidente della Giunta UI, Maurizio e musicista impegnato nella valorizzazione delle Tremul, ha espresso un sentito ringraziamento al tradizioni musicali istriane, Zonta ha suonato in vari governo, al Parlamento e a tutta la Nazione italiana per complessi. Ultimamente dirige il gruppo di canto il sostegno offerto alla CNI (Foto Katonar). »La Porporela« della CI »Santorio« (Foto Katonar).

Il 20 maggio, i ragazzi della nona classe della Incontro conoscitivo Capodistria tra la VI classe della »Vergerio« hanno presentato al teatro di Capodistria locale Scuola elementare italiana e la II classe media il recital “Creare legami” e il video “Così come sono” della Scuola »Nazario Sauro« di Muggia. I muggesani dell’alunna Tina Braico. attori gli stessi ragazzi, che hanno presentato uno spettacolo con l'interpretazione si sono divertiti a mettere in scena la complessità dei della fiaba “La barba del conte” di Italo Calvino rapporti d’amicizia a scuola (Foto Fermo). (Foto Fermo).

Terzo incontro degli operatori scolastici pensionati delle istituzioni scolastiche della Comunità Nazionale Italiana in Slovenia e Croazia, tenutosi in quest’occasione a Palazzo Gravisi. L’iniziativa, promossa dal Settore Istruzione della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana, nell’ambito di un percorso di valorizzazione delle risorse umane della CNI, è divenuta un evento tradizionale, volto a riconoscere l’impegno di chi ha operato per la crescita di generazioni di giovani.

35 La città Il Silos. Vicissitudini di un esodo di Vinicio Bussani

C’è un’iscrizione bene in vista sulla facciata del vecchio “Silos” di Trieste, che rievoca al frettoloso viandante una parentesi dolorosa della nostra storia, connessa ai drammatici fatti del secondo dopoguerra, quando migliaia di profughi istriani, fiumani e dalmati, furono costretti ad abbandonare la terra natia e rifugiarsi a Trieste, accolti a più riprese in questo enorme edificio asburgico, prima di approdare a nuove destinazioni per ricominciare una nuova vita. L’edificio in questione, la cui architettura abbastanza rigida e austera, dà l’idea di un luogo di pena o forse di una antica caserma, sorge tra il porto vecchio e la stazione ferroviaria; nasce in origine con la creazione del Porto di Trieste, come magazzino-deposito di granaglie e terminale ferroviario. Fino a quando il porto regge le sfide della concorrenza sullo scenario internazionale, il Silos mantiene la sua importante funzione, ma più tardi, al manifestarsi di una grave crisi dell’attività portuale, perde questa sua prerogativa e viene lasciato in uno stato di abbandono. Solo nel dopoguerra, riassume una funzione di grande utilità, divenendo un’ampia struttura di accoglienza per la gente dell’Esodo. Assolta per circa vent’anni anche questa funzione, ritorna nell’anonimato e nell’oblio, fino al verificarsi di un grave episodio: viene infatti colpito da un disastroso incendio, in cui rimane danneggiato in modo molto serio. Da questo fatto, si sollevano contrasti e dispute per il suo mantenimento: alla fine prevale la decisione di conservarlo e viene dichiarato “monumento di archeologia industriale”. Dopo un adeguato intervento di ristrutturazione, alla fine è trasformato nell’attuale autoparcheggio. Chiuso il preambolo, voglio possedevamo. Queste disposizioni meno estese di umidità punteggiate di soffermarmi su alcuni fatti non erano sempre rispettate, dal muffa. Questo posto avrà un’influenza significativi che hanno dato una momento che contavano molto le negativa sulla nostra salute, ma svolta al nostro destino di esuli. La raccomandazioni dei politici locali. soprattutto su quella di mia mamma, mia famiglia come tante altre, con Giunge pertanto il momento di doverci che subirà le maggiori conseguenze. l’arrivo a Trieste, ha dovuto far fronte arrangiare da soli: vissuto un breve Ricordo che alla sera mentre mi da subito, ad una situazione a dir periodo in casa di parenti, riusciamo coricavo, percepivo sulla pelle poco difficile. Dopo lo smarrimento dopo molte ricerche a trovare una una sensazione di freddo-umido a iniziale, abbiamo preso coscienza di stanza in affitto al pianterreno di un contatto con le lenzuola e la mamma questa nuova realtà: in primo luogo casolare di campagna, nella periferia tutte le volte poneva ai piedi del letto, urgeva una soluzione al problema di Zaule. tra le coperte, la borsa dell’acqua principale, vale a dire la ricerca di Questo luogo isolato e fuori mano, calda, avvolta in un panno e nel una sistemazione e successivamente era l’unico che poteva rientrare nelle piacevole tepore, mi addormentavo la ricostruzione di un futuro dal nostre possibilità: abbiamo accettato con il lume acceso. Quando il sonno contorno ancora incerto. Le prime quindi questa situazione, “facendone ritardava, osservavo il soffitto con le grosse difficoltà, non tardarono però buon viso”. sue macchie di umidità e nella mia a presentarsi. Il monolocale che ci è stato proposto, fantasia le sostituivo con delle forme Inizialmente credevamo in una risultava essere un luogo angusto di immaginarie di oggetti o animali, possibile accoglienza al Silos, che appena 14mq, semibuio di giorno, mentre la tremolante fiammella del ben presto ci viene preclusa in quanto emanava un odore caratteristico di lume proiettava sulla nuda parete il numero degli spazi abitativi in quel muschio, tipico di un ambiente umido laterale, le ombre in movimento dei momento, erano pochi e riservati a e malsano. Osservando l’interno, si miei cari, che stanchi della giornata, famiglie con “necessità precise”, vedevano lungo gli angoli delle pareti si predisponevano al riposo notturno. che noi, secondo la commissione non e sul soffitto delle macchie più o In questa stanza fredda e disadorna, priva di corrente elettrica, di giorno filtravano a stento i raggi del sole, quasi sempre ostacolati dai rami folti di un pergolato sovrastante la nostra unica finestra, che essendo molto bassa, era protetta da una grata. Al calar della sera, tutta la zona circostante il casolare, per un vasto raggio, era immersa nell’oscurità: per uscire, era indispensabile premunirsi di una piccola torcia tascabile e percorrere un buon tratto di strada prima di arrivare in una zona illuminata. In questa atmosfera, ovattata da un silenzio surreale, Il Silos

36 La città udivo talvolta l’abbaiare lontano di un cane e ai primi tepori primaverili percepivo il verso lugubre, sempre uguale, di un uccello notturno. Tutto questo mi recava un senso di struggente malinconia e di isolamento, che cercavo di fronteggiare in casa svolgendo di malavoglia i miei compiti. Nelle lunghe pause serali, fissavo il lume acceso davanti a me e con la mente ritornavo a Capodistria, agli amici e al mio mare, che avrei rivisto nel corso della lunga vacanza estiva, atteso come sempre con affetto, nella casa delle nonne rimaste. Una delle maggiori preoccupazioni vivendo in questo posto, era il problema dell’acqua - che il più delle volte doveva essere prelevata da un pozzo e fatta bollire per essere Durante la messa. Sono al centro che guardo il prete resa potabile; c’era inoltre l’enorme d’ingresso rivolta al corridoio, era di “palla avvelenata”, considerata una carenza dei servizi igienici, per formata da pannelli di faesite a loro derivazione dell’attuale pallamano. cui in caso di impellente necessità, volta fissati su un telaio di legno Quando il tempo atmosferico era bisognava uscire in aperta campagna e nella parte superiore era stata inclemente, trascorrevamo le ore dentro un rudimentale casotto di ricavata un’apertura ad anta girevole, di svago all’interno dei cosiddetti legno, che racchiudeva un cesso per sfogare all’esterno gli odori ed i “cameroni”e lì giocavamo a carte, maleodorante e scomodo. vapori di cottura. mettendo in palio giornaletti o L’aria e la luce del sole, non figurine. Finalmente, dopo due anni, venimmo arrivavano mai direttamente a Costretti a vivere in questo ambiente accolti, si fa per dire, nella struttura tonificare l’ambiente, che dalla certamente limitato, avvertivamo del Silos, le cui condizioni di mattina alla sera veniva illuminato continuamente un insopprimibile vivibilità, malgrado tutto, erano con luce artificiale ed era viziato da bisogno di evasione, cercando migliori delle precedenti. Ci aria impura. A lungo andare, questo insistentemente luoghi diversi al di adattammo ben presto a questo posto si rivelerà deleterio per il fuori del Silos. E con l’inizio della nuovo ambiente, che comprendeva mio organismo, che nella fase più bella stagione, ci spostavamo in una superficie di appena 16 mq. I importante di crescita, sarà colpito da gruppi in direzione di Scorcola, verso mini-locali messi a disposizione per un’infezione polmonare, con tempi “la campagneta”, dove c’era un rudere le famiglie, erano definiti “box” e la di guarigione molto lunghi, trascorsi che chiamavamo “il Castelletto”. loro composizione formata a celle nel più assoluto riposo. La vita dei Però le grandi opportunità arrivavano d’alveare, era distribuita sui tre piani primi anni al Silos, scorreva per me d’estate, con i bagni di mare. Talvolta dell’edificio: il terzo era sicuramente veloce e spensierata. Potevo contare con qualche amico, attendevo alla il più favorevole per luminosità, in su un gruppo di amici con i quali fermata l’arrivo del tram della linea quanto aveva il vantaggio dei grandi dividevo passatempi e sfide sportive: 6 e appena giungeva, eravamo lucernai posti sul tetto. I singoli per questo avevamo a disposizione pronti a saltare con destrezza sul box erano tutti numerati e disposti un ampio terrazzo, posto tra le due rimorchio ancora in movimento. La linearmente, in modo tale da formare ali interne dell’edificio ed un cortile destinazione era il litorale di Barcola, lunghi corridoi intervallati da brevi situato ad un livello più in basso, dove tra tuffi e nuotate, godevamo un passaggi in corrispondenza dei quali al quale si poteva accedere solo da intero pomeriggio di sole, aspettando c’erano le rare finestre per far entrare una scala di ferro. Per noi questo il tramonto per rientrare. Quelle la luce e l’aria. spazio costituiva il campo di calcio, splendide giornate non avevano mai Tornando ai box; il nostro in dal fondo oltremodo irregolare e fine e si concludevano a tarda sera, particolare era delimitato all’interno cosparso di sassi, che cercavamo quando sfinito dalla stanchezza, da sottili pareti di legno, che di eliminare di volta in volta per sfruttavo le poche energie, per i confinavano su due lati con gli altri non farci troppo male. Un muro di giochi notturni sul terrazzo. contigui. La copertura del soffitto confine divideva il nostro campo Nel periodo estivo c’era anche la invece, era costituita da fogli di dall’area prospiciente la ferrovia. possibilità, per chi lo desiderava, carta d’impacco, tenuti insieme da Spesso bisognava scavalcarlo, di frequentare la colonia marina o un collante e sostenuti nella parte per recuperare il pallone calciato montana, tramite l’“Opera figli del interna da un intreccio di sottile filo accidentalmente oltre. Ci si sfidava in Popolo” diretta da don Marzari ed è di ferro zincato disposto a reticolo. partite interminabili, assieme a quelle stato grazie a questa iniziativa che ho La parete anteriore con la porta

37 La città potuto conoscere la montagna per la mattino, quando uscendo dal box per nei riguardi degli anziani che non prima volta e apprezzarne il fascino. andarsi a lavare, ti trovavi davanti volevano mai rassegnarsi alla perdita Molti episodi derivanti dalla ai lavelli una fila di persone che della loro terra. Comprendeva il promiscuità o dalla mancanza delle cercavano di occupare quanto prima tormento e la speranza dei più giovani più elementari regole di buona un rubinetto o un bagno. Appena si smaniosi di uscire prima degli altri da educazione, condizionavano la vita liberava un posto, c’era subito ressa, questa bolgia del Silos, per avere al degli abitanti del Silos; l’intimità qualcuno non rispettava il suo turno e più presto una casa e un lavoro. e la libertà erano spesso violate all’istante nasceva un battibecco. Intanto passa inesorabile il tempo e inevitabilmente avvenivano La domenica però, “tutti buoni”: e finalmente arriva anche per noi il scontri verbali conditi con minacce: si andava alla messa nella piccola momento tanto atteso: la concessione bisognava quindi fare attenzione nel cappella interna, il rito era officiato di un appartamento. Un sogno trattare con certi soggetti irritabili. da un prete mite e bonario, di origine che diventa realtà dopo dieci anni I rumori e i fastidi erano all’ordine bresciana: padre Vinci. Questi trascorsi in un’alternanza di speranze del giorno, anche se il silenzio era essendo un ottimo conoscitore e delusioni. Finalmente possiamo regolato da una norma interna: chi dell’animo umano e abile psicologo, ripartire e iniziare un nuovo capitolo doveva per esempio lavorare la notte, sapeva attirare su di sé l’attenzione della nostra vita, con ritrovata fiducia era costretto a sopportare il vicino che dei fedeli. A volte, nelle dispute di e nuovi stimoli. teneva la radio accesa a pieno volume, varia natura, molti ricorrevano a lui, oppure come nel mio caso, subire che con intelligenza e buon senso A questo punto si impone un’amara per interi pomeriggi le canzoni di riusciva a metter d’accordo un po’ considerazione: la nostra tragedia Claudio Villa, che una giovinetta del tutti, dicendo sempre che il torto o la istriana, è stata inizialmente box adiacente metteva ripetutamente ragione non stanno mai da una sola ignorata dai nostri politici, distratti sul suo giradischi. parte. Era molto sensibile agli stati e superficiali, a volte distolti da I problemi si presentavano già di buon d’animo delle persone, specialmente problemi più pressanti, in un’Italia umiliata e prostrata da una guerra perduta. In passato la classe politica dominante, ricordava l’Istria e la sua gente, con “comizi strappa-lacrime” soltanto in prossimità di scadenze elettorali, facendo promesse fasulle e mai mantenute! Ora dopo 50’anni hanno riscoperto il problema istriano istituendo “il giorno del ricordo”, che sa tanto di ipocrisia. Scriveva un mio stimato professore d’italiano dell’istituto Volta originario di Pola: “il problema dell’Istria non doveva essere posto in termini nazionalistici, ma in un contesto europeo, più tollerante e più intelligente”. I nostri figli che in larga maggioranza nulla sanno, o conoscono poco la nostra storia, distratti da altre cose e proiettati, loro malgrado, verso un futuro in cui regna solo instabilità e incertezza, si limitano a dire: ma quelli erano altri tempi, ora bisogna guardare avanti e scordare il passato anche se tragico. Allora io dico: se noi dimentichiamo il nostro passato, dopo queste sconvolgenti vicende, un passato che è segno profondo di una tradizione, di un costume di vita, di una civiltà; un popolo che abbia coscienza di questo, deve portare avanti i frutti della propria cultura e poter ricostruirsi un futuro consapevole della propria identità.

Il cortile. Io sono al centro, davanti il pallino Vinicio Bussani

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I coniugi Gina e Petar Terzić, assidui frequentatori della »Evropska vas - Villaggio europeo« in Piazzale nostra Comunità, hanno festeggiato recentemente il Carpaccio. Scopo della manifestazione avvicinare ai sessantesimo anniversario di matrimonio. Lei nativa di giovani i Paesi dell'Unione europea presentandone le Momiano, lui di origini serbe, si vogliono bene come il varie culture. La »Vergerio« quest'anno ha presentato primo giorno. Continuate così! Auguri. il Portogallo e l'Italia. Nella foto, in primo piano il prof. Apollonio (Foto Fermo).

Il Sermino continua a restituirci vestigia romane di La Comunità degli Italiani di Bertocchi ha organizzato quella che forse fu Egida. Nel corso di scavi effettuati ad in aprile la tradizionale manifestazione »Saluto aprile in vista del rinnovo della ferrovia, è stato rivenuto alla primavera«. Ospiti: l'asilo e la scuola italiana il basamento di una colonna e numerose tegole con di Bertocchi, il Coro Brnistra-Ginestra, il Gruppo iscrizioni: AMBROSI, CRISPINI, CL HER filodrammatico giovanile della CI di Verteneglio (foto) e (Foto Ilona Dolenc-Primorske novice). il Gruppo danza della CI Valle.

La strada di Semedella venne costruita nel 1826 per favorire il traffico dei paolani verso le loro campagne. Prima potevano uscire con i loro carri solo attraverso la strada principale che passa oggi vicino allo stadio. Davanti all'attuale Hotel Koper bisognava attraversare un ponticello chiamato »el ponte de tola«. Fino ai primi anni Ottanta la strada di Semedella era trafficata dalle automobili. Oggi è la riva che i capodistriani, e non solo loro, prediligono per le passeggiate. Quest'anno la strada è stata allargata, munita di panchine e lastricata con blocchi di arenaria.

39 La città Il mio ricordo di Bossedraga di Egidio Salvatore Di Grazia

Venni ad abitare con la mia famiglia a Capodistria nel gennaio del 1950, avendo lasciato il villaggio natio abbarbicato sul versante meridionale della valle della Dragogna. Sul far della sera arrivammo alla porta della Muda, il punto di collegamento tra la città, altera e scostante, e gli abitanti della campagna verso i quali i capodistriani avevano un sentimento di diffidenza e superiorità.

Ci era stata assegnata una parte della grande casa di per evitare traffici o passaggi illeciti. proprietà della contessa Gambini, erede di una famiglia La distruzione del mandracchio aveva rappresentato il di possidenti ed armatori, posta sullo stradone principale colpo finale per Bossedraga, la cui anima vitale si era già che dal Brolo conduceva al mare in prossimità del quale persa con l’esodo dei suoi abitanti terminato pochi anni si diramava, a sinistra verso il Convento di Sant’Anna, prima. trasformato in carcere, ed a destra al porticciolo di San Oggi il muro non esiste più e l’ampio piazzale di Pieri. A quel tempo la strada più non aveva i maestosi Sant’Andrea è aperto su di un lato alla nuova strada che lo platani che l’ombreggiavano nelle afose giornate estive mette in comunicazione con il resto della città, anch’essa ma era ancora sterrata, polverosa d’estate, fangosa nei profondamente mutata. Ma il rione non pulsa più della giorni di pioggia. vita operosa dei suoi abitanti, che si svolgeva per lo più La vecchia contessa, con la quale condividevamo fuori dalle modeste case, nelle calli, negli squeri e sulle alcuni locali della sua casa, mi appariva, soprattutto banchine dei porticcioli. In un certo senso i suoi abitanti nel portamento, fiero e riservato, tanto diversa dalle sembravano appagati dell’emarginazione del rione dal contadine che avevo fino a quel tempo conosciuto. contesto sociale cittadino, in un certo modo voluto dai Compariva raramente e quando attraversavamo il suo suoi abitanti i quali, come afferma Tomizza, nelle pagine soggiorno rapidamente, ma con un sussiegoso contegno, introduttive del romanzo storico sulla vita di Vergerio, “si si ritirava nella sua stanza da letto. Con il passare del vantavano di non essere stati da anni su , in piassa”. tempo fece amicizia con mia madre o, meglio, la degnò di Sul punto un cui la calle inizia a scendere più ripida verso considerazione tale da superare la barriera che fino a quel il Mandracchio, lungo la quale mi lanciavo con il mio momento ci aveva reso estranei pur in tale promiscuità. monopattino curvando strettamente sulla sua banchina, Il retro della casa comunicava, tramite un piccolo cortile, finendo talvolta in acqua quando la manovra non era sempre in ombra, che dava una sensazione di vecchio e tempestiva, faceva mostra di sé , l’edicola che un tempo stantio, con la calle che dal montaron scendeva ripida conteneva il dipinto, intitolato “La Madonna del mare”. verso il porticciolo di Bossedraga. Questo, già nel 1957, Opera del pittore capodistriano, Bartolomeo Gianelli, l’anno del primo dei miei tanti ritorni a Capodistria, più risaliva alla metà del 19.esimo secolo. Rappresentava la non esisteva essendo stato interrato per creare le banchine Madonna, Sant’Andrea, e sullo sfondo il mandracchio di del nuovo porto industriale. L’accesso al mare è stato Bossedraga. gradualmente chiuso da muri, recinzioni di filo spinato Mi trovai, dunque, a vivere in un’ambivalenza, favorita dalla posizione della mia casa, posta a mezzo fra la città dei commercianti e della nascente nomenclatura slava, burocratica e militare, ed il rione dei pescatori, separato, per non dire avulso da essa. Sul “campo de Bossedraga” (Piazzale S. Andrea), si trovava la testata del vecchio magazzino, già del sale, sul quale si apriva il grande portone d’ingresso della “fabrica de sardine”, l’industria delle conserve ittiche De Langlade, che aveva adottato per insegna la testa anguicrinita della Medusa, stemma di Capodistria. La zia Giovannina, sorella giovanissima di mia madre, che per me era come una sorella, iniziò subito a lavorare presso la De Langlade la quale da sempre aveva dato lavoro a molte donne, che concorrevano in tal modo ad arrotondare i bilanci familiari. La fabbrica era rifornita non solo dai pescatori locali. Di frequente giungevano al mandracchio barche colme di pesce, ma sul volto di chi le governava si notava una cupa amarezza unita ad timore e rabbia nello stesso tempo. Erano le barche di pescatori non istriani che la milizia titina aveva colto in acque sotto la giurisdizione jugoslava e scortate fino a Bossedraga dove avrebbero scaricato il loro carico nella “fabrica de Brazzera capodistriana (1890) di Anders Beer sardine”.

40 La città Com’era naturale fui attratto dalla gente di Bossedraga, dal ritmo del piccolo porto di pescatori. Qui passavo ore ed ore non solo a giocare insieme ai loro figli, ma anche condividere con loro i momenti tipici della vita marinara: la gioia per il ritorno delle barche colme di pesce, il sollievo per lo scampato pericolo in caso di maltempo. Passavo tutti i momenti liberi intorno al porticciolo, intorno al quale vi erano le case dei pescatori, dove essi erano intenti a rammendare le reti. Vivevo le loro esperienze, sentivo i loro discorsi tanto che il tratto di mare tra Capodistria ed Ancarano divenne lo spazio nel quale passavo la maggior parte della giornata non priva di avventure talvolta pericolose. Della mia “nuova vita” i miei genitori non erano partecipi perché non avevano fatto amicizia con nessuna delle famiglie di pescatori. Del resto questa amicizia sarebbe stata impossibile specie con mia madre che era e restava una contadina dell’interno, tanto diversa dai cittadini capodistriani, bottegai o pescatori che fossero. Costoro esprimevano una chiusura verso gli altri, specie per gli slavi che da secoli davano loro ricchezza ma anche timore. Anch’io, per loro, era uno “s’ciavo”. Ricordo quando, attendendo gli amici per andare a giocare a nascondino od ai pirati tra le barche accatastate nello squero, mi ero seduto sul gradino di una casa antistante. Una anziana donna notandomi chiese, con un tono affettuoso, a colui che poteva essere suo marito, “chi xe ‘sto bel putel?”. “ Mah...- rispose lui- el sarà un s’ciavo”, intendendo Edicola e volto a Bossedraga con questa espressione la mia provenienza dall’interno dell’Istria. La mia breve, ma intensa ed indelebile, stagione In quell’occasione provai una forte umiliazione dovuta capodistriana si concludeva in una triste giornata di fine più al tono con il quale la parola fu pronunciata che al ottobre 1953. Capodistria, infatti, mi è rimasta, nel cuore significato: era la stessa che dovevano provare i contadini e nel ricordo cosicchè, come afferma Herman Hesse, “… dell’interno, quando, con il loro incerto parlare in italiano, i vicoli, le case, la gente e le storie di laggiù sono per me andavano a Capodistria a fare acquisti nelle “privative” modello e archetipo di tutte le patrie e di tutte le storie condotte da italiani alteri e superbi. degli uomini”.

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Lettere dal Siam Bangkok, 12 Magio 2011

Tripoli, bel suol d’amore, ti giunga dolce questa mia canzon! Tripoli, terra incantata, sarai italiana al rombo del cannon!

Caro Alberto, pitor, apunto a la Bienale de Venezia, e che al lo gabi in sti giorni anca nel Siam lontan, se parla ‘sai de Libia. invità a lavorar a la decorasion del Palazzo del Trono che Tanti qua no la gaveva mai sentida nominar e xe anca i stava giusto costruindo a Bangkok. gente che me dimanda dove che xe la Libia. Mi, no me Ancora però no podemo capir cossa che ghe entra la meraveja perché qua, in Siam, la geografia no xe stada Libia con la presenza de Chini a Bangkok. E invesse!! mai de moda, gnanca desso. Pensa che una, gnanca propio Traficando con le carte (documenti, relazioni e fotografie) sproveduda, me ga dimandà se, per andar de Bangkok che riguardava sto pitor, me son sprofondà nell’esame in Arabia, bisogna passar per l’Europa. Tanto per dar critico del suo diario de viagio, che po’ no jera un diario; una idea, ma i esempi podaria esser tanti, ancora più par infati che al sia stado scrito dopo e che tante robe le paradossali. sia un poco confuse, al punto che qualchidun disi che Se parla tanto, che me xe vignù per forsa in mente una qualche episodio descrito come capità nel primo viagio, serie de episodi che riguarda ‘sai de vissin la Libia (quela riguardi invesse el secondo. In ogni caso no xe date, che de cento ani fa, dato che semo in tema de centenari e de le xe ricavade invesse dalla “biografia ufficiale” del pitor. centosinquantenari) e che i me xe capitai mentre, qualche Ma no semo qua a parlar de Chini, anca perché la roba ano fa, stavo aiutando a alestir, a Bangkok, una mostra andaria ‘sai per le longhe e ti, caro Alberto, tanto spasio sul pitor e decorator italian Galileo Chini, no ‘sai conossù sul giornal, no ti me lo dà. in Italia (dove che al ga afrescà, fra l’altro, el Palazzo dei Dunque la biografia su Chini parla che i ‘veva firmà el Congressi de Salsomaggiore Terme), ma ‘sai nominà in contrato col governo siamese in magio (1911 e da quel Tailandia per i sui afreschi al Palazzo del Trono che al ga giorno partiva anche el compenso!!), ma che Chini no scominsià a far proprio sento ani fa, tondi tondi. veva podù partir subito, perché al veva in pie una mostra a Dovemo saver che, durante el secondo viagio che re Roma che andava avanti fino in giugno. Alora el biografo Chulalongkorn de Tailandia ga fato in Europa, fra cui (quel uficiale) stabilissi che lu al xe partido per el Siam in Venezia (1907), par che al gabi amirà afreschi fati de sto giugno (sempre del 1911).

Recente manifestazione pro Gheddafi in Piazza verde a Tripoli (Foto Boris Palakovič)

42 La città Possibile, ma no che fussi necessariamente cussì. Al varia anca podù esserse ciolto un poco de tempo per sistemar le so robe, resta el fato che dai documenti tailandesi, risulta che lu, el primo stipendio, comprensivo dei aretrati da magio, lo ga tirà in novembre. Qua me xe nato el primo dubio. Che nol gabi tirà un solo scheo fin a novembre, co’ la paga ghe spetava da magio? Vedo anca una foto de la partenza dall’Italia e vedo che la gente che jera sul mol, no la jera vestida come de solito se se vesti in giugno. E alora i dubi me se ga raforzà! Pareva gente vestida de autuno. Continuo a leger el suo, ciamemolo, diario. Al descrivi i suoi compagni de viagio, oviamente de prima classe e, altretanto oviamente bianchi de pele. Solo la presenza de una fameia indiana, par che no la ghe andava zo. Al la ga nominada un saco de volte, come una anomalia (in prima classe!!) e ogni volta al se sentiva in Commissariato di polizia dato alle fiamme nel centro dover de come giustificar la presenza anomala, precisando di Ghadames. Foto B. Palakovič che se tratava de una fameia, “sai ricca”. E Alora ogni quindi doveva esser stada verso la fine del mese de otobre volta che al la nominava al doveva scriver la intiera frase (eco giusti i vestidi de la gente sul mol!), con arivo a “la ricca famiglia indiana”. Me pareva quela batuda sul Bangkok in novembre (e eco che funsiona anca el suo negro che diseva che “un negro ricco è un “ricco”, mentre primo stipendio, tirà apunto in novembre). un negro povero è un “negro”. Bon, ma fin qua ancora Podé facilmente imaginar come me ga scominsià a con la Libia no ghe semo. Ma ‘sai vissin!! La nave va zo interessar quel nome strano Sciara Sciat e la bataglia che per el Mediterraneo e la riva al Canale de Suez. Prima de portava quel nome. Acuratamente nascosta sui libri de traversarlo i se ferma a Port Said e i ga ocasion de veder storia che vevo studià a scola, ma anca su quei ‘sai più una sfilata de “volontari arabi”, con tanto de baioneta seri de quei de scola. Serco sule carte, trovo una piantina inestada e i ven a saver che i xe reduci dala bataglia de de Tripoli del 1930 e vedo che ghe jera una “via Sciara Sciara Sciat, in Libia dove i veva fato strage de bersaglieri Sciat”, vicin al porto, disemo in periferia de Tripoli stessa. italiani. E lui naturalmente che ghe boiva dentro, al Go imaginà che la località la ‘vessi fato parte dell’oasi de pensiero che quele baionete … Tripoli, ma che adesso la sia sparida, inglobada nela cità. Mi me son sempre interessà de storia, de quando jero Deso scominsiava a esser squasi duto ciaro. picio, ma el nome de sta bataglia no lo ‘vevo mai sentì. L’Italia ‘veva dichiarà guera a la Libia a la fin de setembre Ver savù, però, quando se gaveva svolto sta bataglia, me e ai primi de otobre la ‘veva za ocupà Tripoli. I giornai varia aiutà a identificar, se no la data esatta de la partensa italiani faseva grande propaganda per la guera e tanti partiva de Chini per Bangkok, almeno el mese che, ripeto, no me volontari tanto, i pensava, jera de far una passegiata. La pareva podessi esser sta giugno. Libia la fasseva parte dell’Impero Ottomano, che i Libici Adesso lassemo Chini sul suo vapor che andava verso vedeva de malocio. Jera solo poche migliaia (i disi 4000) Singapore (dove che al doveva cambiar per andar a i soldai turchi presenti in duta la Libia, con la gente araba Bangkok) con i suoi compagni de viagio bianchi de pele che no sperava altro che rivassi i Italiani e alora!! Se parti. e con la presenza anomala de la “ricca famiglia indiana” e Jera de gran voga in quei giorni, la canzoneta, “Tripoli se concentremo su Sciara Sciat. bel suol d’amore”, che ‘vemo riportà qua sora, cantada Go ripassà duti i libri de storia, che ‘vevo a disposision a da una cantante, la Gea de la Garisenda, che ‘veva gran Bangkok: gnente! Vardo le carte topografiche e no trovo successo. No se ga mai capì se jera per l’entusiasmo che gnente. E pur! Se la ‘veva fato tanto colpo sul “nostro” suscitava, quela volta, l’impresa de Libia, o per le fato Chini, ghe doveva esser stada una bataglia importante! che la se presentava in scena solo vestida con la bandiera Dopo, legendo de la “giornata dell’odio” contro l’Italia, tricolore e … gnente soto! In ogni caso nissun notava la istituida da Gheddafi (dopo spostada al 7 de otobre in ricordo dell’espulsione dei Italiani da la Libia nel 1970), vegno a saver che la jera stada istituida per comemorar la strage fata dai Italiani in Libia per vendicarse de la sconfita de Sciara Sciat, che jera stada el 23 de otobre del 1911. Ghe semo! Se la bataglia la xe stada el 23 de otobre, e Chini ga visto i reduci de quela bataglia, lu nol podeva esser partì 4 mesi prima de quela bataglia. La partenza

43 La città meterse su posisioni più sicure. L’oasi xe grande, Tripoli no xe lontana, i Turchi rimasti in zona jera pochi ma quei che sbarava scominsiava a esser tanti. E chi sbarava, alora? Jera arabi tripolini, quei che sbarava, Quei che fin a l’altro giorno i pareva poveri ragazzi sottomessi e che te diseva “bono taliano”, e i saltava fora da per duto. L’oasi nascondeva le armi che sbarava, specialmente a chi l’oasi no la conosseva e gnente ‘veva fato in quei primi giorni de calma, per imparar a conosserla. Semo i più forti, no? Una volta i ‘veva visto un rioplan turco che volava sora de lori e i ‘veva scherzà su “l’uccello di Maometto”. Adeso la voja de scherzar la jera finida de boto. I arabi i jera da per duto, i saltava fora a l’improviso con cortei e pugnai. I se la ciapava specialmente con i uficiai. I pugnai de lori no i veva pietà per nissun. Ai bersaglieri no restava che La partenza del pittore Chini da Genova ritirarse, verso Tripoli e lassar l’oasi ai Arabi e, sempre contradission fra duti i Libici che spetava i liberatori e el nell’oasi, tanti lori compagni che no se varia alzà più. fato che, dixeva la canzon, Tripoli sarà italiana al rombo Ma quando za quei che se stava ritirando i scominsiava a del canon. Che bisogno ghe jera de le canonade? I Turchi sentirse sicuri, ecco che i trova altri arabi, citadini stavolta jera 4 gati, comunque za scampai al primo sbarco, i Libici che ghe bloca la strada (i doveva acoglierli “a braccia no spetava altro che i “liberatori”! aperte” e invesse i ghe sbara: “traditori”!!). Xe stada una Fato sta che, sicuri de sto fato, i generai italiani i carneficina; solo a Sciara Sciat 400 bersaglieri morti. Ma no andava come a nozze. I se spetava solo gloria! E anche se podeva dirlo dopo dute le grancasse che i giornai ‘veva i fantaccini, da le letere che i mandava a casa, i ciodeva batù al momento de la partenza dei soldai. Un giornal jera duto soto gamba. I parlava più dei muleti che i li tirava vignù fora col titolo: “I nostri soldati non vanno a Tripoli per la giaca per farse dar qualcossa de magnar (… una a morire, vanno a compiere una passeggiata trionfale”. turba di piccoli bimbi, coperti de una camicia a brandelli, Come se podeva far saver a la gente che la situasion jera mi si attaccano alle ginocchia gridando “bono taliano, sai grave? Silensio! De Sciara Sciat xe vignui a saver solo mangeria, mangeria, italiano bono”). Anche i giornalisti i chi che legeva la stampa estera (‘sai pochi). Dopo, e fin a jera su de giri e i presentava la Libia come favolosamente poco tempo fa, silenzio assoluto. ricca (duta roba che sarà nostra); el giornalista Bevione, Silenzio assoluto anche e specialmente su la repression su la Stampa de Torin, scriveva che ne speta ”milioni che xe cominciada subito dopo. Se ga scadenà quel che di posti di lavoro in Tripolitania”, naturalmente sempre la stampa estera ga ciamà “ un vero e proprio genocidio” dito insieme a la “facilità della conquista”. Jera anca voci e che l’ordine del giorno del comando talian ciamava più realiste come quela del magior Luigi Breganze che invesse “disarmo generale degli arabi e perquisizioni”. sovraintendeva al sbarco e che descriveva nei suoi raporti, Un giornalista tedesco della Frankfurter Zeitung, Walter per filo e per segno, el caos che regnava e i furti che Weibel, che ‘veva scrito articoli su quei fatti al xe sta vigniva fati, sia dai “corpi militari stessi e dagli indigeni”. semplicemente costretto “di lasciare Tripoli al più presto, Naturalmente el controlo portava solo al mazamento de e di guardarsi dal rimettere piede a Roma nell’avvenire”. qualche ragazzotto arabo che robava sensa furbissia e al Un altro giornalista tedesco e un american i ga restitui la se fasseva becar. Quei che robava in grando ….. gnente!! tessera de giornalisti e i ga lassà Tripoli spontaneamente Ma xe roba che dura anca ogi! e immediatamente. Un militar scriveva a casa: “abbiamo tribolato molto, dato In seguito, quando Gheddafi ga preso el poter in Libia, il terreno sabbioso”. Ma i generai no saveva prima che al se ga afretà a dichiarar quel giorno (26 otobre) giorno in Tripolitania ghe jera el “terreno sabbioso”? Po’, podé dell’odio o della vendetta; xe sta istituì un museo dove imaginar duti sti militari italiani, giovini e sensa ragazze se pol veder foto a dir poco raccapriccianti. Tempo fa la … in un paese mussulman. Nissun gaveva previsto ste nostra TV usava mostrar esecuzioni sui campi sportivi dei robe e nonostante i proclami uficiali sul rispeto che i varia talebani, dove veniva copade done inzinociade. Le foto xe dà a la dona mussulmana, i bersaglieri se ocupava più simili, anca se no le xe fate in un campo sportivo, solo che de sercar done che de altro. E sempre pezo li vardava la quei che sbara, no xe talebani! popolasion araba, specialmente quela … maschile. Duto questo xe saltà fora ani fa, perché no podevo creder Ariva la matina del 23 otobre (sempre 1911, semo al che el nostro Galileo Chini al fussi partì per Bangkok in centenario) e de matina presto se scominsia a sentir giugno del 1911. Xe proprio vero che quando se serca qualche colpo de arma de fogo. Ma roba sparsa, sembrava qualcossa, se trova… magari no proprio quel che se inizitive squasi private. I bersaglieri che no vedi gnente e sercava, ma in questo caso quel e anca tanto altro ancora. no i xe pratici de oasi, i scominsia a ritirarse e sercar de Lucio

44 La città Tv Capodistria compie 40 anni Intervista con il caporedattore responsabile dei programmi italiani Robert Apollonio Si dice che la vera maturità di una oggi… Capodistria, hanno a disposizione più persona arriva 40 anni. È che così All’epoca tutta la realtà mediatica risorse dal punto di vista finanziario… anche per un’emittente? era diversa rispetto ad oggi. Non quindi per poter impegnarle Per quanto riguarda le persone è solo mediatica: all’epoca c’era la nella produzione facendo magari molto soggettivo: c’è chi raggiunge Jugoslavia, uno stato monopartitico, produzioni più esigenti, facendo la maturità prima, chi dopo e…chi socialista e i mass media, volente o scene di un certo tipo. Le risorse mai. Per quanto riguarda invece nolente erano un po’ espressione sono importanti per poter impostare Tv Capodistria credo che 40 anni di quella realtà. Oggi le cose sono un certo programma televisivo. La di televisione siano un retaggio cambiate sia dal punto di vista televisione costa, però d’altra parte importante che ha portato maturità mediatico ma anche del ruolo che i buoni prodotti…se a monte ci sta e crescita giacchè a Tv Capodistria i media possono o vogliono avere. una buona idea e che quindi riesce hanno lavorato generazioni di Oggi, soprattutto nel campo dei mezzi a cogliere l’attenzione di una fetta giornalisti di operatori di tecnici elettronici, tutto è cambiato, ci sono di pubblico, sicuramente è sempre eccetera, che hanno investito tante piattaforme, ci sono tv, radio, un fattore rilevante. Comunque le molto sulla loro professionalità. internet…ci sono mille modi per far persone, la loro creatività e capacità Sicuramente vedendo il prodotto di arrivare le notizie. fanno la differenza. quella volta e quello di oggi, credo Tante opportunità, ma anche più Un’emittente, per distinguersi, deve che l’emittente abbia raggiunto una concorrenza. proporre qualcosa di specifico… maturità nel senso più ampio. Oggi Logicamente c’è tanta concorrenza, Le grosse emittenti possono acquistare è una realtà televisiva forse diversa ognuno deve in qualche modo dei buoni film, dei format…la rispetto al passato, ma comunque identificare quali sono le sue funzioni, specificità nostra è che ci rivolgiamo importante in un’area qual’è quella il suo pubblico e svolgere poi a un target ben preciso, a un territorio. a cavallo dei confini tra Slovenia, questo ruolo nel migliore dei modi. Siamo molto presenti anche sul Croazia e Italia. Ha evoluto il suo L’importante è essere presenti sulle regionale, sul minoritario e abbiamo ruolo rispetto a certi momenti del tante piattaforme di cui dicevo prima comunque un know-how della gente. passato soprattutto in funzione della per raggiungere quanti più utenti. 40 anni di tv non sono pochi e un Comunità nazionale italiana. Anche Di sera in poltrona, cosa quarda in certo di grado di professionalità è dal punto di vista tecnologico e dei Tv Robi Apollonio? stato tramandato di generazione in programmi si è sviluppata molto. A Come primo, mi siedo poco in generazione. Quando sento anche gli livello di emittenza televisiva areale poltrona, nel senso che ho tante cose da altri – dicono che comunque abbiamo transfrontaliera è oggi la realtà più fare. Seguo sicuramente i programmi dei prodotti televisivi di qualità, sia importante. di Tv Capodistria, un po’ per lavoro per contenuti che dal punto di vista Quando è entrato a Tv Capo- un po’ per interesse…cerco di crearmi visivo – questo ti da una marcia in distria? un’opinione da telespettatore. Mi più. Anche tecnologicamente siamo Nel 1984. Era un periodo diverso sembra importante questo elemento ben attrezzati. Sicuramente è giusto rispetto ad oggi. Sono entrato come per poi poter valutare, anche dal pretendere di più, però mi pare che giovane giornalista, lavoravo in punto di vista professionale quello da questo punto di vista, rispetto ad redazione del telegiornale, scrivevo che stiamo facendo. Comunque altre realtà televisive sul territorio, le notizie, facendo servizi, poi il prediligo sicuramente programmi un abbiamo comunque questo tipo di capoturno. Erano anni non facili: po’ più impegnati…possono essere marcia in più. la tecnologia che avevamo a documentari, approfondimenti, In che direzione dovrebbe andare disposizione era poca, c’era l’arte telegiornali; ma guardo con piacere Tv Capodistria? dell’arrangiarsi, ma c’è stata sempre anche film e telecronache sportive. Tv Capodistria penso abbia un molta professionalità sia dal punto di Scelgo molto guardando la televisione, ruolo ben definito. Negli ultimi anni vista giornalistico che dal punto di lo faccio non per passatempo ma per abbiamo cercato di svolgere nel vista tecnico. Si cercava di lavorare cercare di imparare. migliore dei modi la nostra funzione dando il massimo; c’erano dei buoni Che cos’hanno gli altri che noi non rispetto la Comunità nazionale italiana maestri, giornalisti di esperienza abbiamo? E viceversa… sul territorio, ma anche rispetto - anche oggi alcuni di questi sono Il mondo mediatico è abbastanza al mantenimento della presenza qui con noi e stanno dando il loro in crisi, la recessione ha colpito un della lingua e della cultura italiana, contributo fattivo alla creazione dei po’ tutti e quindi c’è un problema nonché dell’approfondimento su un nostri programmi. di risorse. Se parliamo dei grandi ampio territorio transfrontaliero. Una Il concetto di Tv all’epoca era servizi pubblici come può essere la visione chiara con progetti come diverso da quello che intendiamo Rai, ma anche Tv Slovenia rispetto a la “Tv transfrontaliera”. Abbiamo

45 La città telespettatori molto variegati, anche vogliono avviarsi al lavoro televisivo. che possono garantire un futuro a dal punto di vista territoriale: dalla Ci contattano anche dall’Italia. Ci questa emittente. minoranza, dal Litorale, dal resto rendiamo conto di essere una realtà Nella strategia della RTV c’è anche della Slovenia, dal Friuli Venezia viva che in qualche maniera riesce un riferimento al contenimento Giulia, dal Veneto, dall’Istria…ma anche a catalizzare l’interesse dei della precarietà. anche dal Quarnero e dalla Dalmazia giovani. Noi operiamo all’interno di un ente visto che da alcuni anni trasmettiamo Ma la nostra Comunità è piccola. che ha la sua situazione. Siamo anche via satellite. Da un anno siamo Come trovare ragazzi e ragazze riusciti comunque, negli ultimi anni, anche su una piattaforma satellitare interessati al mestiere? ad assumere dei giovani e fare un italiana, Tivù Sat, nel cui ambito Dipende molto anche dai singoli. Noi parziale turn-over che si è dimostrato siamo rientrati a pieno titolo sul cerchiamo di avere contatti continui anche valido. Penso che abbiamo circuito televisivo italiano. Queste con alcuni giovani della Comunità dei giovani collaboratori che stanno sono le strade da seguire, puntando nazionale cercando di avvicinarli al già emergendo dando un contributo inoltre sulla multimedialità e sulle giornalismo o ad altri lavori. Spesso importante. sinergie tra Tv e Radio Capodistria, e volentieri riusciamo a creare anche Altri problemi da risolvere? per mantenere viva e sviluppare dei quadri che collaborano con noi Per ogni emittente è fondamentale la questa realtà culturale, linguistica e sottoforma di collaboratori esterni, diffusione del segnale. È una battaglia professionale in un territorio dove poi però il blocco delle assunzioni fa continua per Tv Capodistria, fa parte la Comunità italiana è storicamente scegliere loro altre strade. della sua storia ormai. È stato sempre presente. Queste prime collaborazioni fanno un problema cruciale raggiungere col Ci stiamo attrezzando per i futuri vedere se un giovane ha la stoffa nostro segnale quei telespettatori ai cambi generazionali? per fare il mestiere. quali ci rivolgiamo. Vogliamo essere La questione dei quadri è per noi È fondamentale sia per noi, che per in primo luogo un servizio pubblico fondamentale. Dobbiamo ringiovanire il giovane che deve capire se questo televisivo per tutta la Comunità le nostre file. Sta andando in pensione lavoro fa per lui. Ci sono giovani nazionale italiana e sicuramente da alcuni anni la prima generazione di interessati, solo che poi trovano altre la parte problematica è arrivare giornalisti, ma anche di altri operatori strade. Tutti aspirano all’assunzione ai connazionali nella parte croata televisivi, e logicamente all’interno a tempo indeterminato, ma oggi nel dell’Istria, a Fiume e in Dalmazia. Mi del servizio pubblico televisivo c’è un mondo lavorativo c’è purtroppo pare importante poterli raggiungere. momento di crisi. C’è questa precisa molta precarietà. Per noi diventa un Il satellite è una soluzione, però credo volontà di ridurre il numero dei problema, visto che i collaboratori che con questi sviluppi tecnologici, dipendenti a cui noi cerchiamo di far vengono pagati con le risorse per le resterà un problema che va risolto. La fronte, perché per noi è fondamentale spese vive dei programmi. Queste stessa diffusione, passata di recente avere un ricambio. Tv Capodistria, da son poche e siamo limitati. Per al digitale terrestre, è problematica, questo punto di vista, sta diventando noi comunque le assunzioni sono perché i formati usati in Slovenia un punto di riferimento per molti importanti, soprattutto quelle di sono diversi rispetto a quelli usati giovani, non solo connazionali, che appartenenti alla Comunità nazionale in Croazia e Italia. Ciò crea delle difficoltà. Ognuno ha un sogno nel cassetto. Se avesse la bacchetta magica… Credo non ci sia operatore televisivo che non sogni di gestire un’emittente importante, che abbia buon riscontro e al contempo sia capace di andare controcorrente. La tv di oggi s’è un po’ appiattita, si parla diffusamente di ‘tv spazzatura’. Il sogno è quello di restituire, assieme ad altre emittenti, la dignità alla televisione, quindi di essere uno strumento in grado di informare, di modificare la società, portando valori e progettualità. Questa mi pare sia la direzione in cui soprattutto i servizi pubblici dovranno tornare. a.c.

46 La città

Isabella Flego ha ricevuto il Premio annuale del Comune di Capodistria »15. Maggio«. Il riconoscimento le è stato assegnato »per il suo lavoro pluriennale nell’ambito del sociale, della cultura, dell’arte e di altri Laura Morgan si è laureata presso la facoltà di Psicologia settori, e per la sua speciale apertura ai nuovi stimoli di dell'Università di Trieste. Tesi: »Le leggi che governano la democrazia civile e di convivenza«. salute mentale in Italia e Slovenia. Un confronto«. Laura ci tiene a ringraziare le persone che le sono state vicine: »il dott. Dell'Acqua per avermi introdotto al mondo della psichiatria, la mia famiglia, mia madre e mia nonna perchè il loro sogno è sempre stato vedermi laureata. Anche se non possono più essere presenti sono convinta che sarebbero state felici ed orgogliose«.

Cinque i riconoscimenti »Istria Nobilissima« andati quest'anno a connazionali capodistriani. Flavio Forlani di Radio Capodistria si è aggiudicato il Premio giornalistico per »Verde Istria«, trasmissione dedicata al patrimonio ambientale della penisola. Alessandra Argenti Tremul di Tv Capodistria ha ottenuto il primo premio nella sezione „Arte cinematografica, video e televisione“ per il documentario »Istria nel tempo«. Nella stessa categoria, si è classificata seconda Anna Apollonio (Tv Capodistria) per »Una vita, una storia: Alessandro Damiani«. Menzioni onorevoli a Claudio Marko Loredan ha conseguito la laurea in Scienze Geissa nella sezione Poesia per »Inseminazioni politiche all'Università degli studi di Trieste, presentando patetiche« e Sergio Settomini per i Testi teatrali con in febbraio una tesi riguardante la Seconda guerra »Giro d'aria in Calegaria«. mondiale: »Economia e ideologia nella guerra di Hitler«.

47 La città Il »Piccolo teatro di Capodistria« al »Leone d’oro« di Umago Il »Piccolo Teatro Città di i ragazzi della Scuola media tecnica Capodistria”, diretto da Livio “Pietro Coppo” di Isola ed alcuni Crevatin, regista radiofonico e studenti del corso di Italianistica teatrale, ha fornito un’eccellente della Facoltà di Studi umanistici prova della propria qualità con lo dell’Università del Litorale. Tutte le spettacolo “La memoria di Medea” istituzioni, tra l’altro, che collaborano di Ugo Vicich. La protagonista Paola con il “Piccolo Teatro” a livello Bonesi ha offerto un’interpretazione organizzativo e di proposte delle molto impegnativa, affiancata da opere e degli autori trattati. “La nostra Adriano Giraldi, nel ruolo dello offerta ha anche un valore formativo, psichiatra che l’ha in cura. che va ad integrare il programma “Sicuramente uno spettacolo scolastico”, rileva ancora Crevatin. dall’impronta forte e seria”, commenta Da segnalare che “la memoria di la tematica il regista Crevatin, “anche Medea” è stato selezionato, tra una perciò in platea era necessario avere quarantina di candidati, a far parte dei un pubblico di giovani già più adulti”. dieci partecipanti al Premio teatrale Il Teatro di Capodistria infatti, ha internazionale “Leone d’oro”, che si ospitato due Ginnasi italiani, il “Gian svolgerà a Umago all’inizio di luglio. Rinaldo Carli” di Capodistria e Mentre già si lavora a un nuovo l’”Antonio Sema” di Pirano, nonché spettacolo, ispirato a Pasolini.

In febbraio a Isola sono stati consegnati i premi ai »L’anima e il corpo del suono. Quando nasce la partecipanti alle gare di lingua italiana che si erano necessità di allontanarsi verso spazi ideali e silenzi tenute a Rovigno lo scorso novembre. I tre temi meritevoli lontani« è il titolo dell’evento promosso dal Comitato d’essere premiati sono risultati nell’ordine quelli scritti della Dante Alighieri di Capodistria lo scorso 23 marzo. da Nicola Mitar (foto), del ginnasio “Gian Rinaldo Carli” A Palazzo Gravisi, sede della Comunità degli Italiani, di Capodistria, Pamela Sirotić, della SMSI Leonardo è stata infatti ospitata l’installazione sonora »Silenzi da Vinci di Buie, ed Eufemia Barzellato, della SMSI di lontani« di Giovanni Corvaglia. La performance è stata Rovigno. Fra i tre temi proposti, i primi due classificati preceduta da un’illustrazione avevano scelto “In un mondo che uniforma tutto, dove il del suono, che da fenomeno modello della globalizzazione viene visto come necessario fisico si trasforma in emozione, e conveniente, secondo te, quanto sono ancora validi il tenuta da Luigi Mancini senso di appartenenza ad un gruppo sociale, l’importanza (Foto Maja Pertič Gombač delle proprie radici e delle proprie tradizione e il valore – Primorske Novice). delle piccole realtà locali?”.

48 La città Dante, il mistero dell’erma scomparsa

È un anno di relativa calma il 1930, e lingua italiana che, forse non a caso bene e avendo in mente le famose così in una città, sita ai bordi del Regno doveva porsi lì. La proposta è mossa, terzine: Sí come ad Arli, ove Rodano d’Italia, l’argomento del giorno era: al municipio di Capodistria, da Piero stagna, sí com’a Pola, presso del dove la mettiamo? Siamo nell’anno Almerigogna. Questo pilastro, che Carnaro ch’Italia chiude e suoi dopo il grande crollo di Wall Street, doveva proteggere i viandanti, è stato termini bagna, (Inferno, Canto IX, vv. l’intera economia mondiale ne soffrì. donato dall’associazione nazionale 109 e segg.) si raggiunge un’insolita In Europa monta l’ideologia fascista. Dante Alighieri all’omonima sezione e singolare conclusione: Pola si Contemporaneamente al problema di Capodistria. Dice l’Almerigogna: trova sul 44° meridiano! Come per dell’indebitamento, sia dei vincitori “Il busto è una pregevolissima opera indicare, forse malinconicamente, lo sia dei vinti, e i possibili risarcimenti d’arte (purtroppo non è indicato sguardo di Dante volto, leggermente post bellici, abbiamo in Germania l’artista) e, a parere nostro dovrebbe verso ponente, dalla parte opposta al l’ascesa di Hitler. Grandi tragedie esser collocato, senza cerimonie Carnaro, dove l’Italia chiudeva i suoi sono alle porte. Ma il momento è di speciali nel primitivo posto ove confini. Oltre le valli, oltre il Quieto apparente tranquillità, in un tempo avrebbe dovuto esser posta l’erma a … forse verso Ravenna, dove le sue in cui il peggiore dei mali è la crisi Bennati.” Ma come, non l’avevano spoglie riposano, ancora e in perenne economica, ci si può rifugiare nella inaugurata, in modo solenne, l’anno attesa di quel riconoscimento e serenità della lettura, anzi, della precedente? incoronamento a Poeta. Il viso rivolto letteratura e della cultura in generale. Guardando il mondo dall’alto, si nota verso il tramonto che, secondo la Nella nostra città c’era una “Società una cosa curiosa: l’Atlante d’Italia tradizione cristiana, indica un funesto di abbellimento”, la stessa, sembra, del 1930 indica, come posizione sul presagio. che l’anno precedente, s’interessò Globo terrestre di questo Belvedere, all’erma dedicata al senatore Felice la latitudine di 45°. Ma, guardando Valentina Petaros Jeromela Bennati (Pirano 1856 – Capodistria 1924). Infatti, racconta Aldo Cherini, nel marzo del 1929 Capodistria si apprestava ad erigere e a dedicare al Bennati, un busto. In occasione del quinto anniversario della sua morte nasce la volontà di onorarne la memoria con un monumento. Si scelse di collocare l’erma nel giardino del Belvedere, un posto che ci svelerà tutta la sua “magia” quando parleremo di Dante. Arrivò poi il giorno in cui questa erma doveva essere inaugurata, ed era il 21 ottobre 1929. L’opera era firmata dallo scultore Giovanni Mayer, e all’evento parteciparono i rappresentanti del Senato e della Camera dei Deputati di Roma, delle provincie di Trieste e dell’Istria, i podestà di diverse città e delegati di numerose associazioni ed enti. Un grande evento coronato da discorsi solenni e promesse di un futuro all’insegna dell’illustre esempio. Il busto è rimasto nel giardino, almeno sino al 1945, posto di fronte al Belvedere. Ma la curiosa assenza nelle cronache e nella memoria dei più, del busto dedicato a Dante, forse la possiamo spiegare attraverso una richiesta della “Società di abbellimento di Capodistria”. Questa società, infatti, promosse un anno dopo l’inaugurazione una Il busto bronzeo di Dante conservato al Ginnasio »Carli«. Sul nuova erma: quella a Dante. Questo piedistallo reca la scritta »L'opera sua torna ch'era dipartita. illustrissimo poeta e padre della 1321-1921«

49 La città Freschi di stampa La cresta sulla zampa di Elsa Fonda

Elsa Fonda, piranese di nascita, Biblioteca civica “Srečko Vilhar”. Da triestina dal 1955 in seguito all’esodo un’intervista alla Voce del Popolo: e romana d’adozione, artistica e »La gente parteggia: o sei per l’uno professionale. Nell’estate del 2010 o per l’altro – dice Elsa Fonda. Se pubblica il romanzo autobiografico invece vuoi essere fuori dai partiti “La cresta sulla zampa”, per l’Ibiskos e ragionare con la tua testa, questo Editrice. Testo in cui riversa i implica l’odio di entrambe le parti. ricordi di una vita, legati alla terra Ciò vale per tutte le situazioni, e si d’origine, presentato alla Comunità può generalizzare affermando che la degli Italiani “Giuseppe Tartini” persona libera è detestata e non vista di Pirano e successivamente anche bene. Oltre a qualcuno che ti stima a Capodistria, nell’ambito della o ammira, non si trovavano molti serata, organizzata dalla Comunità simpatizzanti. Questo ho capito della degli Italiani “Santorio Santorio” vita: le persone, per sentirsi qualcuno, assieme alla sezione italiana della devono mettersi nel gregge”.

“Il patrimonio scritto di Capodistria, dalla conservazione dei documenti pubblici al riordino dell’archivio storico” Z. Bonin – D. Rogoznica

Zdenka Bonin e Deborah Rogoznica, al periodo dopo la Seconda guerra ricercatrici ed archiviste presso mondiale, quando l’archivio fu l’Archivio regionale di Capodistria sventrato, e molti di quei materiali sono sono autrici di un volume che introvabili ancora oggi. Nella storia e ripercorre la tradizione archivistica nel mantenimento dell’archivistica della nostra città. Molti dei materiali, e dell’inventarizzazione spiccano anche se originari e legati a Capodistria diverse personalità. Agostino Vida, sono oggi custoditi in archivi, musei e che nel 1611 – giusto quattro secoli biblioteche all’estero, tra cui Venezia, fa - fu incaricato da Venezia di Trieste e Fiume. “Bisogna ricordare ordinare e riorganizzare i documenti che la nostra eredità storiografica è dell’archivio capodistriano, e legata all’attività notarile”, ha spiegato Francesco Maier. Su questi si è durante la presentazione il dott. Darko soffermata pure Deborah Rogoznica, Darovec, “e nel Capodistriano questa connazionale e co-autrice, ricordando era ben sviluppata, rispetto ad altre che Maier si è occupato, tra il 1903 e aree interne dell’attuale Slovenia”. I il 1908, dell’inventario dei materiali notai, tra le rare persone alfabetizzate capodistriani. Lavoro svolto da del Medioevo, con i loro atti avevano volontario, il quale fu pubblicato in Deborah Rogoznica ha consegui- funzione e valore pubblico (fides più edizioni di “Pagine istriane”, ed to il titolo di dottore di ricerca in publica) e a Capodistria nella seconda infine anche come volume unico e storia all'Università di Lubiana, metà del secolo XIII fu istituito completo. L’altra autrice, Zdenka con una tesi dal titolo »Prisilni l’Ufficio della vicedominaria, che Bonin, ha ricordato l’impegno per premoženjski ukrepi in vzposta- aveva il compito di autenticare gli la realizzazione dell’opera, con le vljanje novega gospodar-skega atti giuridici. Più tardi, nel 1598 seguì visite agli archivi statali di Venezia, sistema v coni B Svobodnega la fondazione del Collegio dei notai Trieste, poi alle biblioteche con tržaškega ozemlja« (»Provvedi- – per contrapposizione, un’istituzione fototeche sempre di Trieste, l’archivio menti patrimoniali restrittivi e co- simile esiste all’interno della Slovenia parrocchiale capodistriano, l’archivio stituzione del nuovo sistema eco- solo negli ultimi anni del XIX secolo. di Fiume e naturalmente quello di nomico nella zona B del TLT«). Nel volume sono riportati dati sino casa.

50 La città Repertorio italiano di corrispondenza alle voci dialettali capodistriane

Tratto dall’appendice al Dizionario storico fraseologico etimologico del dialetto di Capodistria di Giulio Manzini

Q

Quaderno – quaderno, (ant.) teca Quando – co Quasi – squasi, de boto Quadrato – quadro Quantità – misura, mucio, (grande Quatto – quacio Quaglia – quaia q.) desìo, borida, butada, capelada, Quercia (veg.) – ròver Qualche – calche fraco, furegoto, carego, saco, monte Questo – questo, ‘sto Qualchecosa – calcossa Quantunque – abenchè Quindi – per questo Qualcheduno – calchidun Quarantina – quarantena Quinto (mar.) – corba Quale – qual (-ai), quala Quarta parte – (di 1 m., della Quisquilia – roba de gnente, monada Qualità – sorte bussola) quarta, (di 1 litro) quarto, Qualora – quando che, se, si (di staio) quartariòl Qualunque – calunche Quartiere – rion, contrada

R

Rabbia – rabia, fota Rannicchiarsi – cufolarse Regredire – andar indrio, driocul Rabbrividire – ingrissolirse Ranocchia – rana, crota Remare – vogar, (piano) paiolar Raccattare – ingrumar, cior su, Ranuncolo (veg.) – naroncolo Remissivo – bon, cucio coleser, (ant.) catàr Rapidamente – a la svelta, presto Remoto – lontan Raccolto – entrada Rapidità – sveltessa Rendere – tornar; frutar Raccontare – contàr Rappezzo – tacon, bieco Reprimere – sofegar Racconto – storia, fiaba Rapprendersi – (del latte) andar Resistente – duro, forte Raccorciare – scurtar insieme Respingere – mandar indrio Raccorciamento – scurtada Raramente – de ciaro Respirare – respirar, tirar el fià Racimolare – ingrumar, meter Rasare – rasar, taiar a fil Restaurare – governar, meter in sesto insieme Raschiare – rascar Restituire – tornar Raddrizzare – drissar, refar Rasserenare – s’ciarir Rete – rede (plur. rede), arte, (a Radice – radisa Rassomigliare – somejar strascico) cocia, trata, gripo, (a Rado – raro, ciaro Rastrellare – rastelar tramaglio) passelera, gonbina Raffica – refolo, gobo Rastrello – rastel Rete metallica – ramada Raffinato – fin Razza – rassa, (pesce) rasa, baracola, Retino (con manico) – volega Raffio – ganso, (dell’ancora) pata colonbo Retta (dar r.) – dar bada Affittire – infissir Razzo – rochèta Rettamente – ben, pulito Reganella – ranèla Reagire – dar contra Ribassare – sbassar, calar Ragazzaglia – marmaia, mularia Realizzare – far, meter su Ribrezzo – senso Ragazzo – fio, putel, mulo Realmente – de seno, de fato Riccio – porcospin Raggirare – inbroiar Recapitare – portar Ricciolo – risso, bocolo Raggiungere – ciapar; rivar Recedere – andar indrio Ricerca – batuda Raggiustare – governar Recidere – taiar, soncàr Ricevere – ciapar Ragù – sguassèto Recinto – seràio Richiedere – dimandar Ramaiolo – poto, cassiol Redarguizione - sigada Ricotta – puina Ramanzina – filada Redine – brena, brèdena Ridarella – ridariola Ramarro (rettile) – sboro Reggere – tegnir, guantar Ridosso (a r.) – a colo Ramificare – butar zimi Reggi tende – bonagrassia Riempimento – incolmada, inbunida Rammarico – crùssio Regolamento – regola, (di Riempir – inpinir, inbunir Ramo – zimo confraternita) mariegola Rifare – far de novo

51 La città Rifocillare – dar de magnar Riordinare – distrigar, meter a posto Rondella – sàiba Rifornimento – provianda Ripeter (annoiando) – tontonar Rondine (ucc.) – rondola Rigagnolo – fosseto Ripianare – valisar Rondone (ucc.) – rondon Rigattiere – strassariol Riporre – salvar, meter via Rosa (fiore) – rosa Rigettare – gomitar, far i gatisini Ripostiglio – cànova, (di bordo) Rosa (pianta) – rosèr Rigogolo (ucc.) – papafigo, becafigo gavòn Rosicare – rosegar Rilasciare – molar Riprendere – refar, (del vento) Rotaia – sina Rilassamento – bandon riondar Rotolare – rodolar, tonbolar Rilassatezza – fiaca Risacca – antimama Rotondo – tondo Rilucente – lustro Risata – ridada Rovesciamento – rebalton, (di barca) Rilucere – sluser, lusìr Rischiare – ris’ciar capela, scufia Riluttante – contravoia Risciacquare – resentar Rovesciare – rebaltar, incapelar Rimando (di r.) – de rebatìn Risentimento – rusene Roveto – graia Rimbalzello (giocare a r.) – far Risiedere – star Rovina – rovina, malora, remengo petole Risolto – distrigà Rovinare – andar a remengo Rimbambire – insempiarse, andar a Risparmiare – sparagnar Rovo (veg.) – rubida la sensa Rissa – barufa Rozzo – grezo, rustego, grubian Rimbambito – insenpià, insemenì Risvolto – patela, balsana Rubare – robar, portar via, cior, Rimbombare – intronar Ritardare – (ant.) intardigar gratar Rimessa – recovero, lupa; barco Ritenere – creder Rubinetto – spina Rimesso lucido – lustrofin Rito religioso – funsion Ruggine – ruseno Rimestare – missiar Ritorcere – intorcolar Rugiada – rosada Rimorchio – remurcio Ritornello (stucchevole) – nàina, Rullare (mar.) – rolar, balar Rimpinzare – incoconar làina Rullio (mar.) – gaiòla Rincorare – far coraio Ritto – drito Ruminare – rumegar Rincorrere – corer drio Riunire – ingrumar Ruota – roda; (di propulsion mar.) Rincrescere – despiàser Rivalità – rifa tànbura Rincrescimento – dispiasèr Rivangare – tirar fora Rupe – scoio Rinfusa (alla r.) – sensa stivar Rivendugliola – venderigola Rurale – canpagnol Ringalluzzire – ciapar fià, meter su Riverso – roverso Ruscello – fosso, aguàr bava Rivo – fosso, rio Ruspare – sgrapedar Ringhiare – rugnar Rivoltare – revoltar, voltar Russare – ronchisar Rinnegare – denegar Robusto – stagno Ruta (veg.) – ruda Rinomato – famoso Rocchetto – rochel Ruvido – ruspedo; groposo Rinsavire – far judissio Roccia – piera, scoio, grota, grebeno Ruzzolone – sbrissada, tonbola Rintanarsi – sconderse Rodimento – bruseghin, cicada, Rinterrare – coverser, inbunir crussio Rintocco – boto Rompere – ronper, spacar

52 La città In Memoriam

Fabio Abram (1943) – È stato presidente della Sergio Zorzet (1927) – I Zorzet, di origine friulana, Comunità degli italiani di Crevatini, voluta e giungono a Capodistria nel ‘700 come coloni. Nel tempo sostenuta da suo padre Apollinio. Dall’infausto giorno si sono sviluppati due rami, quello di San Micèl vicino dell’incidente che gli portò via il figlio Gregor, fu messo a Bertocchi e quello di Pastoràn nella Val d’Olmo. a durissima prova. In questa triste circostanza vogliamo Sergio era di quest’ultimo. Ha sempre fatto l’agricoltore, esprimere a Fabio tutta la nostra riconoscenza per quello curando – finchè la salute glie l’ha concesso – le sue che ha fatto e per ciò che è stato. amate campagne.

Bruno Auber (1938) – Nato a Trieste, ma traferitosi Guido Porro (1932) – Secondo di dieci fratelli, «il presto a Salara, Bruno Auber ha lavorato prima come professore» per generazioni di studenti si è spento a operaio alla Stil e alla Tomos e poi come agricoltore. Lo Pordenone. Esodato nel ‘53 – la famiglia abitava vicino ricordiamo sempre presente agli incontri in Comunità alla fontana della Muda - si laureò in Storia e filosofia per Carnevale, San Nazario e San Martino. Il suo rifugio a Trieste e insegnò al liceo “Grigoletti” di Pordenone. preferito però, era la sua casa, la campagna, i suoi Autore del libro “Dalla parte dei piccoli”, di cui famigliari. abbiamo pubblicato un capitolo ne La Città di luglio 2005. Armida Perossa (1918) – È morta un mese dopo l’omonima nipote, lo scorso dicembre. Avevamo Aldo Cherini (1919) – Nato alla Case nove, esule dal intervistato la signora Armida nel numero de La Città ‘52, Cherini si è interessato fin dalla giovane età di storia dedicato a Sermino (dicembre 2002). Una testimonianza patria e marinara, ha pubblicato un libro in proprio e tre preziosa sulla vita in campagna (cibo e usanze), le libri con coautore, una ventina di opuscoli e numerosi superstizioni (le strolighe), sulla guerra e il periodo articoli per periodici e giornali. Una biografia e suoi successivo. disegni (acquerelli con motivi capodistriani) sono consultabili sul sito www.webalice.it/cherini Elisabetta Polvi (1953) – Chi non ricorda la signora Betty che abitava nella casa tra Via OF e la Calegaria. Edda Vergerio – Pittrice, scultrice e poetessa, Edda Sua madre era belgradese, suo padre il triestino Claudio Vergerio era nata nel rione capodistriano di Porta Isolana Polvi tecnico del trasmettitore di Radio Capodistria e ha vissuto in Belgio, Grecia e a Roma. Diplomata in a Croce bianca. È stata redattrice del programma per disegno ed educazione tecnica a Torino, ha insegnato ragazzi di Tv Capodistria realizzando anche una serie di per molti anni nelle scuole italiane. Una presentazione pregevoli cortometraggi. della sue opere è stata organizzata dalla nostra Comunità nel 2002. Alcune sue poesie sono state tradotte da Ciril Zlobec.

Senza confine Rimane senza confine E questa ricchezza la confusione mistificata delle gracili notti spenta dagli affanni sgretolate folle rincorsa di calce e pezzi di cielo. in questo cerchio che chiudo nel palmo. Scandiscono con rumore di vetri infranti e dal pugno escono le ore che precedono l’abbandono rivoli verdi in una dolina riparata germinati dalla fatica ascoltando le raffiche di bora piegare e gemere si aprono le chiuse fronde e sassi scorre poesia e morte come lamentoso addio. ritrovare l’etica primordiale è arrivo senza nastri.

Edda Vergerio

53 La città Progetto europeo Shared Culture Casa Baseggio diventerà un Centro per il recupero del patrimonio veneto

il comune patrimonio veneto, a Capodistria ricchissimo e non sempre sufficientemente valorizzato. Il progetto è condotto dal Centro di ricerche scientifiche dell’Università del Litorale di Capodistria e coinvolge le Università Ca’ Foscari di Venezia e di Udine, la Regione Veneto e poi il Comune e la CAN di Capodistria, nonché l’Istituto per i beni culturali della Slovenia. Tra gli obiettivi principali del progetto vi è la creazione di un centro interuniversitario per il patrimonio storico culturale veneto. Sarà aperto ai ricercatori e agli studiosi, ma anche al pubblico che attraverso mostre, presentazioni, convegni ed altro potranno conoscere meglio la storia di questo territorio. Il pianoterra e la doppia scalinata che sale al piano nobile Aleksander Panjek, vice Entro il 2012, il centro storico di scalinata e un ballatoio in legno, coordinatore del progetto, rileva Capodistria potrà vantare il recupero avviene grazie ai fondi europei (per che fondamentale è stato il ruolo di un importante monumento, per una somma di 1 milione di Euro) e al del Comune di Capodistria, che ha tanti anni abbandonato a se stesso. Si contributo del ministero della Cultura concesso all’Università il palazzo, tratta dell’edificio barocco Baseggio sloveno. Rientra, più concretamente, consentendole con ciò di elaborare (precedenti proprietari erano anche nel Programma di cooperazione e presentare il progetto per il i Vida e i Tiepolo) di Via Krelj, transfrontaliera tra Italia e Slovenia finanziamento europeo e di realizzare ex Combi. Il caseggiato, noto in 2007-2013. Si tratta del progetto quindi il recupero dell’edificio sloveno come “Borilnica” (luogo dei strategico “Shared Culture - Cultura storico. combattimenti) poichè vi sono stati condivisa”, che intende valorizzare trovati degli affreschi che ritraggono confronti di scherma tra nobili, è attualmente sottoposto a una notevole ed impegnativa opera di restauro. Oltre al recupero degli affreschi (comprendenti anche stemmi e una raffigurazione della Madonna) la prima fase ha visto all’opera gli archeologi. Negli strati medievali sono state rinvenute due tombe, nelle quali sono state rinvenute ceramiche e conchiglie. Secondo l’archeologa Katharina Zanier, coordinatrice dello scavo condotto dall’Istituto per il Patrimonio del Mediterraneo del Centro di Ricerche Scientifiche dell’Università del Litorale, le tombe potrebbero essere connesse con il vicino monastero di Santa Chiara. Il recupero del palazzo, che conserva all’interno una splendida doppia Il retro dell'edificio, verso le Case nove

54 La città

55 La città Popolana di Capodistria nel primo Novecento. Da una tomba di famiglia al cimitero di San Canziano.

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