Gian Rinaldo Carli nobile figura capodistriana

la Vocedel popolo

NASCEVA NELL’APRILE DI TRECENTO ANNI FA: SCRITTORE, ECONOMISTA, STORICO E NUMISMATICO, COSMOPOLITA, FU UN UOMO storia www.lavoce.hr DI GRANDE ERUDIZIONE Anno 16 • n. 133 E DAI MOLTEPLICI INTERESSI sabato, 18 aprile 2020 CULTURALI, FRA I PIÙ CELEBRI DEL SUO TEMPO

CONTRIBUTI PILLOLE TASSELLI

Mori, il «Prefetto di Ferro» La peste bovina del 1711 Nel regno di Bacco in e i lavori agli acquedotti nella provincia istriana la Cantina vinicola di Buie

Uomo con un forte senso dello Stato, fu mandato ai In sei mesi furono annientati più di 54mila animali, con Fu avviata nel 1904, da Giovanni Festi e Valentino confini orientali per le sue particolari doti d’azione, a una mortalità giornaliera di 1.500 capi, che le misure Cristofoli, seguendo gli insegnamenti di Arturo coordinare una serie d’importanti2|3 lavori pubblici profilattiche introdotte ridussero4|5 a circa 200 nel 1712 Marescalchi e adottando le idee6|7 cooperativistiche del popolo 2 sabato, 18 aprile 2020 storia&ricerca la Voce CONTRIBUTI

attraverso un’opera articolata, densa di contenuti e ricca di documentazione, che Ascandaglia la vita privata e professionale del pavese Cesare Primo Mori (1871-1942), disponiamo ora un volume importante che offre uno spaccato dell’Italia del primo ’900. Prefetto in Sicilia, e definito da Arrigo Petacco “di ferro”, in un volume di successo del 1975, per la sua azione energica di contrasto e attacco alla mafia. Questa figura è stata proposta dal cinema, con il film Il Prefetto di Ferro, per l’appunto, del 1977, del regista Pasquale Squitieri con la partecipazione di attori quali Giuliano Gemma e Claudia Cardinale, e dalla tv con la miniserie Cesare Mori – Il Prefetto di Ferro, diretta da Gianni Lepre (Rai Uno, 2012). A livello storiografico, invece, dobbiamo ad Almerigo Apollonio la prima ricostruzione basata sulle fonti, cioè sulle sue carte depositate nell’Archivio di Stato di Pavia, con il saggio Il Senatore Cesare Primo Mori, Prefetto di Ferro, e la sua opera di rinascita dell’Istria negli anni 1930-42 (“Atti e Memorie della Società Istriana di archeologia e storia patria”, 1998). Un approfondimento frutto di ampie e rigorose ricerche d’archivio è il volume che recensiamo, cioè Cesare Primo Mori. Lo Stato nello Stato. Il Prefetto di Ferro in Friuli. Storia della bonifica nella Bassa Friulana e dell’acquedotto dell’Istria, di Stefano Felcher e Paolo Strazzolini (con contributi di Massimo Canali e Luca Mazzaro), edito dalla Aviani || La costruzione dell’acquedotto istriano, anni 1930 & Aviani di Udine e dal Consorzio di Bonifica Pianura Friulana nel marzo 2019 (pp. 368). Ebbe una carriera importante con notevoli suc- cessi, sebbene avesse visto la luce in un contesto tutt’altro che incoraggiante. “Era infatti il primo dell’anno del freddo 1872 quando, presso l’orfa- notrofio di Pavia, al tempo appena trasferitosi nei locali dell’ex Monastero di San Felice, veniva abbandonato un neonato. All’orfanello, secondo Cesare Primo Mori quanto annotato scrupolosamente sui registri da parte del sorvegliante, tale Mario Perelli, veniva imposto il nome di Primo Nerbi, in forza del fatto che il bambino sarebbe stato il primo orfano a essere preso in carico dall’istituto per quell’anno” (p. 25). La creatura era il frutto della relazione tra l’ingegnere Felice Mori, giovane prove- niente da una nota famiglia di Pavia, e di una «il prefetto di ferro» ragazza, la cui identità, benché nota al figlio, non sarebbe stata mai divulgata. Il bambino fu tutta in salita; il concorso per un posto di coman- zione gli scioperi e le proteste – e a Firenze, che lo Stato liberale era ormai eclissato. Fu lo affidato all’orfanotrofio comunale e solo suc- dante dei vigili urbani rispettivamente a Taranto mentre a Roma rimase a disposizione del pre- stesso duce a telegrafargli indicandogli di avere cessivamente il padre volle riconoscerlo (11 e Ravenna non andò a buon fine. Dal momento sidente del Consiglio, Francesco Saverio Nitti. “carta bianca”, perché “l’autorità dello Stato gennaio) presso lo Stato Civile che lo registrò che aveva molto tempo a disposizione, si ci- Giovanni Giolitti, in un’interrogazione parla- deve essere assolutamente, ripeto assolutamente con il nome di Cesare. A parte questo, dovettero mentò come cronista e per il foglio socialista di mentare, sostenne che Mori fosse “un esperto ristabilita in Sicilia. Se le Leggi attualmente in trascorrere otto anni prima che il figlio entrasse Taranto “La Voce del Popolo” si occupò di vari di cose siciliane e l’unico Funzionario sul quale vigore la ostacoleranno, non costituirà un pro- a casa. Il padre era legato sentimentalmente ad problemi, incluso quello della malavita locale. il Governo poteva veramente contare” (p. 40), e blema, noi faremo nuove Leggi” (p. 53). L’azione un’altra donna, Rachele Pizzamiglio, e nel no- Alla fine di quell’anno partecipò a un altro con- durante il “biennio rosso” fu promosso prefetto repressiva era finalizzata anche all’elimina- vembre 1873 nacque la loro figlia, Adele, ma corso per “alunno di seconda classe”, e ottenne il e fu inviato a Bologna. La situazione in Emilia zione di tutti i legami clientelari tra la mafia e i anche in questa circostanza “di volersi maritare posto di Delegato di Pubblica Sicurezza. Romagna era particolarmente tesa a causa degli vecchi gruppi liberal-nazionali, con lo scopo di l’ingegner Felice non aveva manifestata poi tutto Iniziò lavorando dapprima a Bari e Ravenna, do- scontri politici che coinvolgevano il movimento inserire al loro posto uomini provenienti dalle sommato tanta voglia e nemmeno tanta fretta!”. podiché, maturata la prima esperienza in tema fascista, caldeggiato dagli agrari, quello cat- fila del Partito. Benito Mussolini era convinto La situazione mutò con la morte della madre di di repressione del brigantaggio, fu promosso tolico e socialista. La città, assieme a Ferrara, che una vasta operazione di sradicamento della quest’ultimo, infatti i due convolarono a nozze ispettore e in Sicilia fu attivo dal 1904 al 1915. erano al centro delle violenze squadriste nei criminalità organizzata nell’isola sarebbe stata (14 ottobre 1879). In quella circostanza l’uomo Nell’isola il fenomeno del furto del bestiame si confronti degli ambienti socialisti, operai e le- certamente gradita ai più intransigenti del rimembrò d’avere un figlio all’orfanotrofio, per- era diffuso ampiamente e lo Stato, malgrado i gati al sindacalismo contadino e operaio. partito ma, soprattutto, “avrebbe consentito di tanto pretese “come contropartita nei confronti provvedimenti adottati (come la marchiatura Alla caduta di Bonomi, il Governo Facta gli offrire al mondo intero un’immagine diversa del della moglie, cui stava offrendo la possibilità di dei capi di bestiame e la richiesta di particolari tolse i poteri straordinari (che esercitava in Fascismo e, con essa, di quella nuova Nazione legittimare con un’unione ufficiale la figlia, di ac- bollette di identificazione e accompagnamento tutte le province dell’Emilia Romagna nonché che si era prefissato di edificare. Senza contare, cettare l’esistenza del figlio” (p. 27). dei singoli animali), non era riuscito ad argi- su quelle di Rovigo, Cremona e Mantova). Si poi, che anche agli occhi del popolo siciliano, an- Questo funzionario è legato anche alle Tre nare il problema. La mafia, grazie a una rete di era inimicato gli squadristi, che lo definivano cora tutt’altro che convinto delle benemerenze del Venezie, in particolare alla Bassa Friulana e elementi conniventi, veterinari e funzionari pub- una sorta di esponente di punta di una “coali- Regime, sarebbe apparso importante che lo Stato all’Istria, infatti fu uno degli uomini forti legati blici, riusciva a eludere i controlli falsificando i zione contro i Fasci e i Sindacati nazionali” (p. cominciasse a fare qualche cosa di concretamente alla bonifica integrale, mandato verso i confini documenti. Da aggiungere che la popolazione 42). Mori volle puntualizzare e in una lettera efficace per migliorare le condizioni nelle quali orientali del Regno, per le sue particolari doti non aveva fiducia nelle forze dell’ordine. a Giolitti evidenziò che una “combinata azione era costretto a vivere” (p. 51). d’azione, a coordinare una serie d’importanti agrario-fascista” si muovesse “per strappare L’analisi dettagliata dell’azione intrapresa e lavori pubblici. Uomo con un forte senso dello La lotta contro le squadriglie alle masse i diritti civili, politici e sociali”. Come dei risultati conseguiti rivela gli stretti legami Stato, dopo l’istruzione elementare e media Mori cambiò immediatamente strategia. indicano gli autori “a suo giudizio, l’autorità esistenti tra mafia e personaggi in vista della po- in collegio, si staccò dalla famiglia, entrando “Incominciò a mischiarsi tra la popolazione, cer- prefettizia rappresentava l’autorità dello Stato, e litica fascista, tra i quali Antonino Di Giorgio, ex all’Accademia militare di Torino. Molto proba- cando di farsi accettare dalla gente, nonché per lo Stato per Mori non doveva, né poteva, cedere ministro della Guerra e comandante del Corpo bilmente, volle seguire le orme dello zio Valerio acquistare una migliore conoscenza del territo- alla piazza” (p. 43). Il rancore delle camicie d’Armata di Palermo, e Alfredo Cucco, uomo Mori, generale di cavalleria e reduce della se- rio dove era chiamato a operare” (p. 35). Quel nere nei confronti del “viceré”, come veniva forte del regime in Sicilia. Con l’aumento delle conda guerra risorgimentale. Sarà promosso modo di fare piacque, stava dando dei risul- apostrofato, crebbe d’intensità e le stesse ten- retate crebbe il malumore all’interno del nota- sottotenente di Artiglieria e inviato a prestare tati, tanto che il prefetto di Trapani caldeggiò tarono di assalire la prefettura, ma la risposta bilato insulare e Cucco medesimo ricevette un servizio a Taranto. Nella città pugliese conobbe una sua promozione. Con l’entrata in guerra arrivò piazzando un’autoblindo dinanzi il por- notevole numero di richieste affinché si provve- e s’innamorò di Angelina Salvi, figlia di Egidio, dell’Italia in Sicilia s’intensificarono i problemi, tone nonché posizionando la cavalleria. Con la desse all’allontanamento di Mori. Questi auspici ingegnere bolognese trasferitosi con la famiglia legati anche alle massicce diserzioni alla leva calata delle squadre fasciste (27 maggio-2 giu- caddero nel vuoto, perché il ministro Federzoni nel Mezzogiorno, coinvolto nella progettazione militare, che andarono a ingrossare il banditi- gno 1922) Bologna fu occupata. Il generale Ugo assicurò che il prefetto sarebbe rimasto nel capo- e ampliamento di quel porto militare. Tale in- smo, di conseguenza Mori dovette ritornare nel Sani trovò un accordo con le unità capeggiate luogo siculo ancora per molto tempo. contro avrebbe modificato radicalmente la meridione. Per colpirlo furono messi in campo da Italo Balbo, queste si sarebbero allontanate carriera del pavese. All’epoca “il regolamento gruppi di otto uomini a cavallo – carabinieri, dalla città a patto si fosse provveduto alla sosti- Servitore della patria, non del fascismo dell’Esercito era molto rigido e prescriveva, tra cavalleggeri e polizia –, che si muovevano sul tuzione del prefetto. L’accordo fu raggiunto con L’azione contro la criminalità continuò con im- l’altro, che la futura sposa di un ufficiale, oltre territorio senza rientrare nella sede di par- Mussolini e Mori fu allontanato a Bari. peto, tanto che Cucco cadde in disgrazia e dopo ad appartenere ad una famiglia stimata, dovesse tenza: erano le “Squadriglie per la prevenzione Dopo la Marcia su Roma inizierà un nuovo i controlli effettuati dall’inquisitore incaricato da pure essere in possesso della cosiddetta ‘dote mili- e la repressione dell’abigeato”. Grazie ai poteri corso. In Sicilia, a causa della mafia, il fasci- Roma fu deciso di sciogliere il Fascio palermi- tare’, pari a una somma di denaro che non poteva particolari che gli furono concessi, Mori colpì smo non era riuscito a penetrare nel tessuto tano, e l’indagato principale espulso dal partito. essere inferiore alle diecimila lire. Una cifra rag- duramente, mettendo in pratica gli insegna- sociale e politico dell’isola. Mori si troverà L’attenzione si spostò allora su Di Giorgio, che guardevole per quel tempo!” (p. 28). menti ricevuti all’Accademia di Torino. Occupò dapprima a Trapani (giugno-ottobre 1925) tentò di smontare i capi d’accusa, ma nemmeno Mori non disponeva la liquidità necessaria, militarmente intere località dell’area montuosa e successivamente a Palermo. Fu proprio nel Mussolini non poté continuare a difenderlo. Nel ma era ugualmente intenzionato ad unirsi in delle Madonie, mentre le squadriglie che face- capoluogo insulare che avrebbe iniziato a con- 1932 Mori pubblicherà Con la mafia ai ferri corti matrimonio con la ragazza. Dovendo scegliere vano capo a Mori stesso ed erano attive tra trastare vigorosamente la mafia e, grazie a un (Mondadori) opera che fu aspramente criticata tra la dote e le dimissioni, optò per le seconde. Caltanissetta, Agrigento e Palermo infersero decreto del ministro dell’Interno Federzoni, da molti esponenti del regime. Nonostante i Il 29 giugno 1896 le stesse furono accolte dal un duro colpo alle bande e infransero l’intero ottenne la “facoltà di emettere ordinanze di successi innegabili, il funzionario stava diven- Ministero della Guerra. I due si sposarono il 30 sistema degli appoggi. Polizia eseguibili senza ulteriori formalità in tando un elemento scomodo. Come scrivono gli gennaio 1897. I primi tempi furono contrad- La sua carriera in polizia era in ascesa: fu tutte le provincie della Sicilia” (p. 52). Il prov- autori, “malgrado il suo prestigio, la sua reputa- distinti dalle ristrettezze generali. Mori, infatti questore ad Alessandria, a Torino – qui, dopo vedimento gli conferiva poteri straordinari, la zione e il suo potere sembrassero consolidati, Mori era disoccupato e dovette affrontare una strada la rotta di Caporetto, affrontò con determina- cui efficacia sarebbe aumentata, dal momento si ritrovò completamente isolato. Gli ambienti del popolo la Voce storia&ricerca sabato, 18 aprile 2020 3 di Kristjan Knez

L’acquedotto istriano fu la più grande opera mai realizzata in Istria. La posa della prima pietra, a forma di obelisco, nel 1930 nei pressi della chiesetta di San Giovanni, il 5 novembre 1933, la solenne Il volume di Stefano Felcher inaugurazione. Quel giorno, dalla fontana del centro di e Paolo Strazzolini dedicato sollevamento di Santo Stefano (nella foto) e da quella a Cesare Primo Mori e ai pubblica a Buie, si elevò una colonna d’acqua che lavori di trasformazione superò i venti metri d’altezza (dalla pagina fondiaria nella Bassa friulana Facebook dell’Unione degli Istriani) e in Istria tra le due guerre mondiali (ed. Aviani, Udine 2019). L’esperienza in Friuli e in Istria del «Prefetto di Ferro», senatore Cesare Primo Mori, ha rappresentato un autentico salto in avanti di civiltà e sviluppo, avvenuto attraverso la sublimazione del valore inestimabile della risorsa acqua. Si è concretizzato con la bonifica e il recupero del territorio della Bassa Friulana. L’opera è proseguita con la realizzazione della rete idrica civile, tutt’ora vigente, nella penisola istriana. Per l’Italia, la figura e la statura morale di Mori hanno rappresentato un fulgido esempio di onestà intellettuale, amore e dedizione alla Patria. Un esempio che indica, oggi come domani, il riferimento virtuoso dello spirito di servizio

al senso politico delle proprie azioni. La stessa idea mento igienico e la lotta alla malaria, problema demografico”; di ridurre il costo generale dell’o- per anni è rimasta scolpita nei ricordi dei tecnici endemico in tante regioni d’Italia, Istria com- pera; di prevedere un Ufficio Agrario, giacché del Consorzio di Bonifica Bassa Friulana ai quali presa. È stata definita un’impresa tecnocratica, l’acquedotto non era fine a sé stesso, bensì un sembra che fosse solito ripetere di essere stato da dagli anni Venti il territorio nazionale fu suddi- mezzo attraverso il quale valorizzare la dimen- sempre ‘fedele ai cittadini e non ai loro Capi’, in- viso in comprensori di bonifica (per complessivi sione agraria della penisola (p. 201). somma: di essere un servitore della patria e non tre milioni di ettari circa). del fascismo” (pp. 24-25). A Capodistria per imporre «una brusca sferzata» Opera che assunse un carattere politico nazionale In concomitanza con l’arrivo di Mori a Efficienza e modernizzazione I cantieri aperti spesso furono utilizzati per am- Capodistria, il cui anfiteatro per secoli occu- Le operazioni di bonifica rientrano nel secolare mortizzare le tensioni sociali e per fare fronte pato dalle saline fu bonificato trasformandolo processo di trasformazione e riconfigurazione alla disoccupazione (specie dopo la crisi del ’29 in terreni agricoli, mentre il suo territorio del territorio. Nel periodo tra le due guerre il cui riflesso giunse anche in Europa). Negli sarà attraversato dall’Acquedotto del Risano, mondiali queste divennero una delle priorità del anni Trenta l’opera bonificatrice assunse un evi- erano stati trasferiti colà, da Pola, gli uffici regime fascista, tant’è che il complesso insieme dente carattere politico nazionale. L’ottenimento del Consorzio per la Trasformazione Fondiaria di lavori di trasformazione fondiaria rientravano di nuove terre era legato, anche, all’aumento dell’Istria. La presenza del funzionario era || Visinada, fontana nella cosiddetta bonifica integrale. I lavori pub- della produzione, soprattutto cerealicola; il di- dettata dalla sua incisività e la decisione di blici divennero pertanto uno degli obiettivi tesi scorso s’innesta a quella che è conosciuta come affidargli il timone della situazione in un mo- dell’aristocrazia vicina al Fascismo e della politica a dare un volto nuovo al Paese e al contempo la “battaglia del grano” il cui fine era la diminu- mento decisivo era dettata dai risultati concreti palermitana gli voltarono presto le spalle, proprio manifestarono un forte significato simbolico di zione delle importazioni di questo prodotto e che aveva ottenuto precedentemente. Si legge a causa della sua ribadita intransigenza. Sebbene efficienza, modernizzazione e per certi aspetti divenne prioritaria con la proclamazione della nel volume: “la necessità di imporre tempestiva- nessuno osasse però sfidarlo in campo aperto, di riscatto delle piaghe presenti nei vari territori politica autarchica nel 1936. mente una brusca sferzata alla compromettente temendo di fare la fine di Cucco e di Di Giorgio, e contesti. L’opera esamina dettagliatamente le La funzione di Mori, specie nella Bassa Friulana, e inefficace condotta sin qui mantenuta dalla molti continuarono a muovergli accuse che piano specificità ma anche la continuità che emerge- era riavviare le iniziative di bonifica che rischia- macchina burocratico-amministrativa locale, piano ebbero come risultato quello di persuadere vano sia in area friulana sia in quella istriana. La vano di non decollare; in più coordinò il lavoro portò il sottosegretario alla Bonifica Integrale Mussolini dell’opportunità di allontanarlo definiti- parte seconda è incentrata su Le bonifiche dall’U- dei Consorzi locali mediante un nuovo piano ge- Serpieri, che già si stava avvalendo della sua vamente dalla Sicilia e chiudere una volta per tutte nità al fascismo (pp. 81-98), la terza è dedicata nerale organico. Il decreto legge del novembre opera in Friuli, ad affidare, il 27 maggio 1931, la la Campagna antimafia” (p. 71). a Geografi, idraulici e proprietari terrieri alle prese 1929 aveva sì dichiarato di pubblica utilità la Presidenza del Consorzio per la Trasformazione Il 22 dicembre 1928 fu nominato senatore del con la bonifica della Bassa Friulana tra le due trasformazione fondiaria dell’intero settore, in- Fondiaria dell’Istria a Cesare Mori” (p. 201). Regno, elegante mossa politica per congedarlo guerre mondiali (pp. 99-152), la quarta affronta serito nel Consorzio di Trasformazione Fondiaria Insediato, Mori si affidò a De Marchi e Muzi; dalla Sicilia. Inoltre, il 24 giugno 1929, maturati Il piano di bonifica definitivo “De Marchi-Soresi” di Secondo Grado. In un contesto difficile, deter- il progetto iniziale necessitava di un ridimen- gli anni di servizio, fu mandato immediatamente (pp. 153-170), la quinta si sofferma sulla Genesi minato dalla crisi, che si manifestava con toni sionamento e di un adattamento rispetto alle in quiescenza, in virtù di una legge accolta in e sviluppo della bonifica in Istria tra le due guerre preoccupanti nelle campagne, per fronteggiare caratteristiche originarie. Alla luce dell’impor- quei giorni che stabiliva il pensionamento co- (pp. 171-188), la sesta presta attenzione a La la crescente disoccupazione si puntò sui lavori tanza dell’investimento intorno alle opere già atto dei prefetti che avessero raggiunto il limite “Bonifica Integrale” in Istria. Dall’avvio dei primi pubblici, in primo luogo quelli tesi a miglio- realizzate nel primo lotto di lavori della cen- dei 35 anni d’anzianità. “Il provvedimento era interventi di sistemazione dei fiumi alla realizza- rare i problemi idraulici, in modo da incanalare trale di captazione delle acque di San Giovanni stato fortemente voluto dal Sottosegretario agli zione delle prime tratte dell’Acquedotto Istriano quanta più manodopera possibile. Furono av- di Pinguente, tale sorgente acquisì un’impor- interni Bianchi e dai più stretti amici di Cucco, e (pp. 189-220), la settimana esamina Lo sviluppo viati importanti lavori di inalveazione dei fiumi tanza notevole e si scartarono eventuali ipotesi cioè Arpinati e Giunta. Anche se apparentemente dell’opera di bonifica nel Triveneto dalla ricostru- Stella, Cormôr e Corno, in base ai progetti pro- di utilizzare acque estranee al comprensorio. tale provvedimento si inquadrava in un più vasto zione all’avvento del fascismo (pp. 221-236), posti dal prof. Giulio De Marchi. Parallelamente, Il nuovo progetto di massima fu approvato nel disegno atto a sostituire tutti i vecchi Funzionari, mentre l’ottava considera l’avvio delle attività gli sforzi erano indirizzati alla realizzazione del settembre 1932. Il prof. Muzi ritenne oppor- formatisi prima dell’avvento del Regime, con economiche nelle città di fondazione, Dalla canale artificiale irriguo-industriale, un pro- tuno suddividere il territorio della penisola in elementi provenienti dalle fila del Partito, esso ap- trasformazione fondiaria alla sperimentazione getto del passato recuperato, che aveva assunto zone da servire con acquedotti indipendenti. Si pariva chiaramente mirato a rimuovere il Prefetto autarchica. La nascita dei centri di Torviscosa in il nome di Canale Mussolini, che attraverso trattava della rete bassa del Risano, la seconda dalla Sicilia” (p. 72). Quell’episodio lo ramma- Friuli e di Arsia in Istria (pp. 237-266). Dignano, Lovaria e Buttrio avrebbe dovuto ta- rete, legata al sistema del Quieto, la terza, ossia ricò non poco. Era intenzionato però a occuparsi Dopo la Grande guerra, l’Italia aveva un debito gliare la media pianura friulana. la rete alta del Quieto che si sarebbe estesa fino dei problemi dell’isola all’interno del Senato. con gli ex combattenti, cioè con coloro i quali Anche la penisola istriana era interessata da all’area di Pisino, mentre la quarta e ultima ri- Ma ancora i fascisti radicali non tolleravano si avevano contribuito alla vittoria e questi erano lavori importanti e riguardavano la valle del guardava l’Istria sud-orientale, cioè l’Albonese, toccassero determinate questioni. Si scontrò con bramosi di terra. Tali desiderata furono accolti Quieto, le ex saline di Capodistria, il sistema vale a dire la zona interessata dalle bonifiche e Arpinati (tra i due vi erano delle vecchie ruggini dal fascismo. La conquista di nuovi poderi dell’Arsa (con il prosciugamento del lago di il bacino carbonifero della Val d’Arsa. I lavori risalenti ai tempi di Bologna ), ormai sottose- divenne perciò centrale e con uno sforzo finan- Cepich). In quel torno di tempo grazie alle procedettero spediti e nell’autunno 1933 l’Ac- gretario agli Interni, che lo invitò “a non parlare ziario e organizzativo importante lo Stato mise opere di rifornimento idrico, l’Istria, che nella quedotto Istriano fu inaugurato in un clima di più di una vergogna che il Fascismo, avendo da in atto una macchina formidabile, impiegando sua storia aveva a più riprese patito la siccità, grande entusiasmo e alla presenza del ministro tempo cancellato, era in diritto e in dovere di di- le migliori risorse umane, vale a dire ingegneri, mentre tante famiglie avevano lottato per dell’Agricoltura, Giacomo Acerbo, nonché di menticare” (p. 76). tecnici, architetti e funzionari di vario profilo, procurarsi l’acqua, entrava veramente in una innumerevoli autorità e personalità. Nella pri- Per distogliere quella presenza poco gra- impegnati a plasmare il nuovo volto del Regno. nuova dimensione. La realizzazione dell’Ac- mavera del 1935 fu la volta dell’Acquedotto del dita, fu deciso di impegnarlo lontano dalla Non si trattava esclusivamente di strappare la quedotto Istriano, progettato dal già ricordato Risano e fu lo stesso Mori ad accompagnare capitale, affidandogli la direzione, come presi- terra alle acque, il concetto di bonifica inte- Giulio De Marchi e dal professor ingegnere il duca Amedeo d’Aosta giunto in Istria per dente, del Consorzio di Secondo Grado per la grale si caratterizzava per le sue eterogenee e Giuseppe Muzi, docente di Costruzioni idrau- quell’occasione solenne. Trasformazione Fondiaria della Bassa Friulana ambiziose finalità: trasformazione sistematica liche alla Facoltà di Ingegneria dell’Università Al percorso esistenziale del Mori è dedicata la (istituito con il regio decreto del 21 novembre e integrata di una specifica area geografica ma di Pisa, prese in considerazione i risultati delle parte nona, Gli ultimi anni di vita del prefetto 1929) e successivamente la presidenza dell’Ac- non circoscritta ad un’operazione tesa a dare un indagini condotte dalla Commissione ammi- Mori (pp. 267-280), con la morte della moglie quedotto Istriano. Fu inviato nelle terre del assetto nuovo a un territorio, ovviando ai pro- nistrativa del Ministero, costituita nel 1931 e Angelina, il 16 marzo 1942, seguita pochi mesi confine orientale in primo luogo per le sue note blemi di carattere idraulico e ambientale. La coordinata dai due docenti, che prevedeva: di dal consorte (5 luglio 1942). Entrambi trovarono “doti d’azione” e Mori “aveva perseguito l’obiet- bonifica integrale è di particolare interesse per- rifornire quanto prima l’acqua alla penisola e l’ultima dimora nel Cimitero monumentale “San tivo di risolvere, mediante i suoi metodi talvolta ché racchiude un ampio spettro. diminuire la disoccupazione attraverso l’im- Vito” di Udine. Il volume si conclude con la parte forse troppo spigliati ma assai efficaci, tutti quei Attorno ad essa vanno ricordati i progetti di piego della manodopera nelle opere legate decima, L’eredità di Cesare Mori. Il Consorzio di problemi relativi all’avvio e successivamente al approvvigionamento idrico, con gli acquedotti, alla grande infrastruttura; di procedere alla co- Bonifica ieri, oggi e domani, di Massimo Canali coordinamento delle opere di bonifica della Bassa definiti opere ciclopiche, tra queste basti ricor- struzione delle rete e degli impianti principali, (pp. 281-334), le Considerazioni finali (pp. Friulana e dell’Istria, nonché di quelle relative dare l’Acquedotto pugliese, iniziato nei primi successivamente, invece, si sarebbe provve- 335-340) nonché due appendici, firmate ri- all’acquedotto istriano (…). Da tutto ciò, si poteva anni del Novecento e concluso dal regime o duto alle allacciature dei centri minori; che il spettivamente da Luca Mazzaro, Villa ‘Mori’ a delineare chiaramente la personalità di uno ze- l’Acquedotto Istriano inaugurato nel 1933, ma progetto generale di massima dovesse essere Pagnacco. Un simbolo per il Friuli (pp. 342-345), lante servitore dello Stato. Dello Stato, il senatore anche l’antropizzazione del territorio, la siste- adattato affinché il rifornimento idrico “si basi e da Lino Vidotti (l’autista di Mori), Pro memoria Mori aveva un concetto alto e, in nome di esso, era mazione dei fiumi, dei canali, degli scoli, dei sulla distribuzione e sulla densità della popola- inviato al sig. Arrigo Petacco in occasione del vo- disposto a tirare diritto senza mai porsi di fronte versanti montani, il rimboschimento, il risana- zione e sulle reali possibilità di sviluppo agrario e lume “Il Prefetto di ferro” (pp. 346-348). del popolo 4 sabato, 18 aprile 2020 la Voce

egli anni 1711-1712 una grande epizoozia bovina colpì con estrema Nviolenza la Dalmazia, alcune zone dell’Istria, il Friuli e la terraferma veneta, per estendersi poi in altre aree del continente europeo. Proveniente dall’Europa orientale, una delle principali vie di transito delle malattie animali, fu forse l’epidemia più devastante che fino allora avesse interessato l’area nord adriatica. “L’epizoozia tifo bovino – affermò il medico e storico della medicina Alfonso Corradi – che già era nella Russia e nell’Ungheria, allargatasi nella Moldavia, nella Valacchia, nella Slavonia, nell’Istria e nella Dalmazia passò anche in Italia nell’estate di quest’anno (...) Nella sola provincia di Padova perirono nove migliaja e mezzo di bovini (...)”. Tra il 1711 e il 1712 su tutto il territorio di Terraferma furono annientati in sei mesi più di 54.000 bovini, con una mortalità giornaliera superiore ai 1500 capi, che nel febbraio 1712 si ridusse, grazie alle misure profilattiche introdotte, attorno ai duecento. Provocata da una patologia denominata, secondo gli autori, tifo bovino, cancro volante, peste bovina, febbre putrida maligna e contagiosa, l’epidemia, trasportata con il bestiame proveniente dalla Dalmazia, si diffuse rapidamente e con intensità in tutto lo Stato di Terraferma e nel contiguo territorio asburgico, costringendo la Dominante, che per la sua vocazione al commercio con l’Oriente aveva sviluppato strumenti e presidi sanitari per impedire il manifestarsi di epidemie tra la popolazione, a rivolgere all’infezione la stessa attenzione che aveva sempre avuto per le epidemie umane e ad attivare analoghe procedure di prevenzione e controllo. Le misure del magistrato alla Sanità La reazione delle autorità veneziane all’incombente pericolo non si fece pertanto attendere e con Proclama 30 ottobre 1711 il Magistrato alla Sanità proibì “che nelle Città, Castelli, Terre, e Ville infette fin’ora, o che in avvenire si scoprissero tali, anche per un solo caso di morte di alcun Animale Bouino, non possa più oltre uscir da’ recinti delle proprie abitazioni, e Campi verun Animale Bouino non solo, che sia egli l’infetto, ò sospetto, ma ne pure qualunque altro Animale sano di Stalla affatto sana, ma tutti indifferentemente gl’Animali Bouini di detta Città, Castello, Terra e Villa che fosse come sopra infetta, debbano dentro i proprij recinti soggiacere al Sequestro, e Contumacia di giorno, e di notte fino a tanto, che passino successivamente giorni vinti uno, senza, che in detta Città, Castello, Terra, e Villa si senti verun’altra morte di detti Animali, e all’ora solo, e non prima possa || Boscarini fotografati da Massimo Sella dichiararsi, riguardo anco a gl’Animali Bouini, per libera, e sana”. Tuttavia, vista e Sopraprovveditori alla Sanità di Venezia l’importanza che il bestiame rivestiva sulla moria di “animali d’aratro” che per l’approvvigionamento carneo della aveva colpito i poveri . Le autorità Repubblica, tali drastiche restrizioni reagirono immediatamente e, come di non riguardarono le ville cosiddette consueto, si procedette alla pubblicazione “sane”, che pertanto poterono continuare di un Proclama contenente le misure di indisturbatamente i loro commerci a patto profilassi e l’attuazione delle stesse. che non entrassero in contatto con località Per quanto concerne invece la diagnostica dichiarate infette. Non meno restrittive il compito di indagare sull’accaduto fu furono le misure verso gli uomini destinati affidato al medico fisico Paolo Caratti, il alla guardia e al governo degli animali quale attribuì la ragguardevole mortalità malati, ai quali non solo fu tassativamente a un’infezione contratta in seguito proibito avvicinare quelli sani o sospetti, all’ingestione di erbe venefiche cresciute in ma, per non trasmettere l’infezione, venne seguito alle abbondanti piogge del periodo loro imposto di lavarsi accuratamente le oppure a cause ancora ignote. In realtà la mani “indi di aspergere con l’aceto, e poi “peste bovina” – era questa la patologia profumare gl’abiti, de quali fossero vestiti che aveva colpito la località – causata da con Solfo, Pecce, o altre Erbe odorose, e un agente eziologico presente in notevoli in difetto passando, e ripassando ben più quantità nelle escrezioni e secrezioni di volte con gl’Abiti stessi sopra un piccolo animali infetti, si trasmetteva per via foco fatto con Paglia, o Fieno”. Alla orale o respiratoria in seguito a contatto medesima procedura dovettero sottostare con alimenti o acque contaminate da il “marescalco” (maniscalco, una sorta di escrementi animali contenenti il virus. veterinario ante litteram) e chiunque altro Il morbo, inizialmente circoscritto al avesse intrapreso la cura degli animali, solo capoluogo, provocò la scomparsa di come pure chi aiutava a seppellirli. un elevato numero di bovini, rendendo difficoltoso, se non impossibile, il lavoro Il contagio penetra nell’agro di Pola nei campi di molti contadini. Nei mesi Anche l’Istria, esposta per secoli a ogni successivi, però, il male si estese a macchia genere di patologie infettive, fu colpita d’olio su tutto il territorio, infierendo dal contagio, che pur dilatandosi in particolarmente nella villa di Fasana, Peroi, buona parte della penisola ebbe però una Pomer, Promontore, Gallesano, Medolino recrudescenza maggiore negli agri di Pola e, in modo minore, a Sissano, Monticchio e Rovigno e nel castello di Valle, laddove e Altura; nelle ville di Lisignano, negli altri territori la sua morbosità fu Stignano, Lavarigo e Brioni l’impatto fu notevolmente inferiore. Nell’estate del più contenuto. A epidemia conclusa le 1711 l’epizoozia bovina si manifestò senza perdite ammontarono a 1787 animali dei alcun preavviso nella città dell’Arena, complessivi 3271 dell’intero agro polese, costringendo il Conte e provveditore un terzo dei quali era costituito dai bovini Bernardo Balbi a informare i Provveditori da lavoro. || Cervello animale devastato dalla peste storia&ricerca sabato, 18 aprile 2020 5 LA PESTE BOVINA DEL 1711 NELLA PROVINCIA DELL’ISTRIA

PILLOLE di Rino Cigui || Panoramica di Valle proprio per tale motivo che l’impatto a una trentina, ma al principio di marzo della malattia fu quanto mai deleterio, il male sembrò concedere una pausa: giacché andò a ledere una risorsa vitale “Per il momento il male non si dilata in e indispensabile alla sopravvivenza dei altre stalle – leggiamo nella missiva del 6 contadini. marzo inoltrata dal podestà al magistrato veneto alla sanità – abbenchè uene sijano La malattia si sposta a nord in tutto il Carse cinq.ta con mille animali La rapida estensione della patologia circa”. La pausa, malauguratamente, fu verso settentrione suscitò l’apprensione solo momentanea e dopo una quindicina del podestà e capitano di Capodistria, di giorni il numero di animali morti era Francesco Maria Malipiero, il quale, salito a sessanta, per attestarsi, alla fine nella missiva del 7 novembre 1711 del mese, intorno all’ottantina. inviata alle autorità veneziane, riferì di tre casi di morte sospetta verificatasi Il problema della sepoltura degli animali in territorio capodistriano (Valmorasa) In estate il male epidemico cominciò a ma, soprattutto, del crescente timore insinuarsi anche a Canfanaro, rimasto nei riguardi di un male che, evidenziò, fino allora illeso dal morbo. “In diciotto “principiato nelle parti remote di Pola, a giorni ne morse al n.o di 31 tra Bouini e di Rovigno hora s’estende anco al Terr.o di simil specie – relazionò il podestà di Due Due Castelli ch’è più uicino”. I timori del Castelli, Zarotto Zarotti, – Le carcasse sono reggitore veneziano, per buona sorte, state in parte sepolte alla meglio, visto il rimasero tali, poiché la peste bovina terreno carsico, e in parte dati al profondi non assunse mai connotati epidemici e delle uoragini che non possano tramandarne non bersagliò con veemenza il territorio alito Malefico all’Humana salute”. Il com’era avvenuto nella parte meridionale problema della sepoltura delle carcasse, dell’Istria (i dati ufficiali riportano la cifra secondo quanto previsto dai Proclami in di ventiquattro animali deceduti sui 5204 materia, costituiva, data la natura carsica censiti nell’intero agro di Capodistria). del suolo istriano, un problema reale di L’inquietudine del podestà Malipiero cui si era già fatto portavoce il podestà e fu ben presto condivisa dal Capitano capitano di Capodistria, Francesco Maria di Raspo, Andrea Corner, seriamente Malipiero, il quale avvertì il Magistrato preoccupato dell’influenza maligna che il alla Sanità di Venezia sulle difficoltà di contagio avrebbe potuto avere nell’agro sotterrare alla profondità di dieci piedi, di Pinguente. Temendone l’irruzione, il prevista dai regolamenti, gli animali Capitano decise di anticipare il morbo, morti, poiché il terreno della penisola estendendo a tutti i castelli e ville del si presentava prevalentemente sassoso. territorio il Proclama contenente le misure Qualora le condizioni del terreno non profilattiche da seguire, ordinando che avessero permesso il raggiungimento della fossero approntate “delle calcine dove si profondità richiesta, bisognava, a suo rendesse sospetto il male epidemico degli dire, “far abbruggiare intieri li Animali, animali bovini”. Inoltre, per avere un’idea che morissero, senza tagliarli in minima precisa della consistenza del patrimonio parte, per che il lasciarli solo due o tre piedi zootecnico, il Magistrato alla Sanità di sotto terra sarebbe sempre peggior consiglio, Venezia ordinò al Corner la compilazione e più pericoloso all’humana salute, che di una statistica delle “boarie” presenti l’incendiarli”. nella Giurisdizione di Raspo, quantificabili La moria di animali, provocata || La peste bovina in un dipinto di Wenceslaus Hollar all’epoca in 4057 animali. Le normative in dalla mortifera epizoozia del 1711- materia di controllo sanitario intraprese 12, rappresentò un duro colpo per Gravi perdite anche a Valle e Rovigno viticoltura e delle colture cerealicole, dal Capitano di Raspo non impedirono l’economia rurale istriana, poiché i Risalendo la penisola, l’infezione anche il suo territorio fu intensamente tuttavia all’infezione di manifestarsi, bovini rappresentavano un fattore raggiunse la giurisdizione di Valle, dove sfruttato dai contadini della città che si nel gennaio 1712, a Clenoschiach, dove importante sia nella produzione agricola ad essere particolarmente bersagliato recavano a lavorare quotidianamente nei “morse sette Bouini a quattro famiglie nel sia alimentare e la scomparsa di un fu il castello stesso con comprensibili campi. Prima dello scoppio dell’epidemia corso d’otto giorni, e s’attrouano infetti elevato numero di animali si ripercuoteva disagi per l’economia locale. La mancata questi ultimi avevano un patrimonio altri undici”, e dove, per far rispettare inevitabilmente sull’economia famigliare osservanza delle più elementari misure zootecnico assommante a 258 capi di i Proclami, venne spedito il medico e sull’alimentazione della popolazione, profilattiche da parte della popolazione, bestiame, che si ridusse notevolmente Giulio Bocchina Volpato. L’epidemia rendendola più debole e meno resistente lamentata dal podestà Lorenzo Bembo, dopo la calamità, cosicché nel giro di si protrasse fino alla fine di gennaio, alle ricorrenti epidemie. Le epizoozie, ha pare giocasse un ruolo non indifferente poche settimane molte famiglie si videro falcidiando in tutto diciotto animali, una rilevato William H. McNeill, costituivano nell’incremento della mortalità generale bruscamente private della forza motrice perdita equivalente a circa un terzo dei una forma di microparassitismo legato alle (450 furono gli animali deceduti sui indispensabile per la lavorazione della sessantuno registrati nella località. attività metaboliche di piccoli organismi complessivi 1083). terra. L’epizoozia bovina ebbe tuttavia Nel febbraio 1712 la peste bovina che entravano in competizione con gli Inarrestabile, tra ottobre e novembre, la conseguenze ancora più nefaste nella Villa penetrò in territorio piranese e il podestà esseri umani nel procacciarsi il cibo. peste bovina penetrò l’adiacente territorio di Rovigno, una piccola comunità di quasi di Pirano, Girolamo Marin, informò le “Alcuni di questi – afferma lo storico rovignese, imperversando a Rovigno ed cinquecento anime rivolta essenzialmente autorità sanitarie veneziane che il male americano – si nutrono invadendo i tessuti a Villa di Rovigno, i due centri principali alla coltivazione della terra. L’economia si era manifestato “sopra al Carse distante di ciò che mangiano: arrivando per primi, della podesteria. All’epoca, grazie alla del villaggio si basava sulla produzione quattro miglia con la morte del primo, e possono evidentemente annullare gli pesca, la città di Sant’Eufemia stava di cereali (frumento, orzo, spelta e se ne numerano sin hora uinti col timore sforzi dell’uomo di estrarre energia dagli attraversando un periodo d’intensa segale), legumi, vino, olio, per cui, vista la che ne periscano altri per esser infetta una alimenti”. Ogni manifestazione epidemica, espansione economica, ma, dal Seicento, vocazione della popolazione, il bestiame soceda di trentaquatro”. E, in effetti, nei pertanto, poteva avere effetti disastrosi con la diffusione dell’olivicoltura, della ovviamente non poteva mancare; ed è giorni seguenti, il numero dei decessi salì sulla popolazione. del popolo 6 sabato, 18 aprile 2020 storia&ricerca la Voce

gli inizi del XX secolo l’economia associarsi soltanto i produttori proprietari di istriana aveva un’impronta vigneti, e ognuno doveva versare una quota Aesclusivamente agricola e da essa d’adesione. Le azioni erano poi suddivise dipendeva il 66 per cento della popolazione indipendentemente dalla partecipazione della penisola. Pur non essendo più quello del capitale e materiale di ogni singolo. secolo precedente, visti i mutamenti in atto, La storia della Cantina vinicola buiese inizia il settore non riuscì a trainare l’economia nel 1904, quando due intraprendenti giovani istriana verso l’industrializzazione. Fino al buiesi, Giovanni Festi e Valentino Cristofoli, 1914 i capricci meteorologici erano continui seguendo attentamente gli insegnamenti e imperava ancora la fillossera della vite, un allora portati avanti da Arturo Marescalchi, vero e proprio flagello. In conseguenza di noto enotecnico e docente alla Scuola agraria ciò, l’aspetto dei fondi agricoli pareva misero di Conegliano, vicedirettore dell’Istituto e desolante. Sulle viti americane il parassita agrario di Parenzo tra il 1890 e il 1891, intaccava le foglie formando delle galle, insieme con le idee cooperativistiche che entro le quali si sviluppava la prole, parte stavano allora prendendo piede nel Regno della quale intaccava le radici. Su quelle italico, si tuffarono nell’avventura che europee non si formarono le galle sulle foglie culminò con la sua istituzione. La Cantina per cui il ciclo di vita dei parassiti si ridusse a sociale cooperativa di Buie, la più antica una serie di generazioni viventi sulle radici, del genere in Istria, Consorzio a garanzia che marcivano e di conseguenza la pianta limitata, fu registrata il 29 aprile 1905, con moriva. L’agricoltura europea fu salvata l’iscrizione speciale Contratto consorziale dd. grazie a una nuova pianta bimembre. Con Buie. La durata del Consorzio era decennale, portainnesto avente radici di viti americane rinnovabile alla scadenza. A presiedere su cui s’impiantavano i vitigni europei. il Consorzio fu chiamato l’avvocato e Le pessime condizioni agricole istriane possidente Giovanni dott. Franco, illustre erano la conseguenza della scarsa farmacista, con vicepresidente il possidente educazione agronomica – e ciò malgrado Giovanni Festi. Gli altri membri della l’attività delle scuole agrarie parentina e presidenza erano: Francesco Acquavita fu pisinota, dei maestri ambulanti e della Francesco, Benedetto Bonetti fu Giovanni, diffusione della letteratura scientifica – e al Benedetto Bonetti fu Paolo, Giuseppe cocciuto tradizionalismo, che indirizzava Bortolin fu Giacomo, Valentino Cristofoli fu la contadinanza al più sicuro rifugio dr. Valentino, Andrea Dambrosi fu Andrea, dell’ignoranza, diffidando del progresso. Antonio Dessanti fu Antonio, Giovanni Misdaris fu Pasquale, Domenico dott. Verso un graduale miglioramento generale Vardabasso fu Antonio. i.r. notaio, tutti La lenta trasformazione dell’agro istriano possidenti ed agricoltori. fu dovuta in primo luogo all’avanzare delle A dirigere il settore tecnico furono chiamati epidemie agrarie, che nella seconda metà i seguenti enologi: nel 1905 Ettore Viganò, del XIX secolo misero seriamente in forse || Alcuni membri della cooperativa la sopravvivenza del settore e, in misura minore, alla volontà delle autorità e della padronanza di imprimere un nuovo corso, di evolvere. L’ammodernamento interessò soprattutto la viticoltura, che colpita in precedenza da spettrali malattie quali l’oidio – o “mal bianco”, malattia fungina –, la peronospora e soprattutto la fillossera, nemici superati grazie allo sviluppo scientifico, iniziò a ritagliarsi degli spazi qualitativi, riprendendosi pure quelli quantitativi tolti in precedenza da altre colture. Migliorarono pure le condizioni della padronanza. Svincolata dai debiti e dalla problematica riguardante l’acquisto della terra liberata dagli oneri feudali, essa poteva concentrarsi sull’ammodernamento delle tecnologie produttive, al rinnovo degli impianti viticoli, al perfezionamento istruttivo e tecnico- scientifico, alle iniziative promozionali. Gli anni d’inizio secolo erano caratterizzati da ottime e abbondanti produzioni d’uva, che però non garantivano la qualità. Nel 1901 in Istria si produssero complessivamente 417.500 ettolitri di vino. Per tutto il decennio successivo, la produzione peninsulare annuale s’aggirava intorno ai di 495.000 ettolitri. Il vino nero rimase però quasi invenduto nelle cantine, a differenza di La Festa dell’uva fu istituita dal governo fascista nel 1930 su iniziativa di Arturo Marescalchi (1869-1955), quello bianco. Le cause erano diverse: Arturo Marescalchi, poi elevata a festa nazionale per “diffondere il consumo personaggio poliedrico, grande tecnico deficienza del prodotto, scadenti modalità di dell’uva, di cui sono note le benefiche qualità nutritive e dietetiche e di dare dell’agricoltura e dell’enologia italiana vinificazione, concorrenza di vini artificiali in incremento a un importante ramo della produzione agraria”. e mondiale, cooperatore, politico, commercio nonostante i divieti e dei prodotti scrittore e importante giornalista. Nato esteri, gravami fiscali sul vino destinato ai a Barricella, vicino a Bologna, nel 1869, maggiori centri di consumo. Occorreva perciò partecipò attivamente – tra le tante altre insistere con la diffusione dell’istruzione e cose – alla fondazione dell’O.I.V. l’Office del sapere scientifico, con cui si poteva far International de la Vigne et du Vin ovvero fronte pure a un altro grosso problema: l’Onu del comparto vinicolo, e nel 1933 l’emigrazione dalle campagne invase fondò la prestigiosa Scuola enologica dalla povertà. Andava, inoltre, migliorata di Conegliano. Dal 1915 fu eletto per l’organizzazione commerciale, perfezionata ben quattro legislature consecutive alla la qualità del prodotto e si dovevano ridurre i Camera dei deputati (presenta una serie costi di produzione. importantissima di progetti di legge tra i In buona parte della penisola la vendemmia quali quello antesignano della Doc sulla era precoce, e mancavano le pigiatrici. La Tutela dei Vini Tipici, sulla Repressione fermentazione avveniva a contatto con i delle Frodi Vinicole, sull’Agronomo graspi, e il mosto acquistava un colore forte. Condotto e sullo Sviluppo delle Cantine Quasi ovunque, poi, si riempivano gli arnesi Sociali), fu sottosegretario all’Agricoltura di fermentazione in guisa e le follature erano dal 1929 al 1933, poi eletto senatore nel eseguite senza alcuna regola. Il vino svinato 1934. È autore nel 1937 con Giovanni era deposto in botti aperte, coperte con foglie Dalmasso della monumentale in tre volumi di vite. Erano trascurate le colmature, e la «Storia della vite e del vino in Italia»; nel densa di fioretta che si formava era ritenuta 1937 crea il vitigno Albarossa, incrocio indispensabile alla conservazione del vino. tra la barbera e lo chatus, il nebbiolo di Dopo l’imbottatura, era abbandonato a sé Dronero. Fu vicedirettore dell’Istituto stesso: i travasi erano rari ed il prodotto lo agrario di Parenzo (1890-1891) si conservava in vani fatiscenti e adoperati || La sede dell’antica Cantina vinicola di Buie per la conservazione delle cose più svariate, l’igiene lasciava a desiderare e il prodotto romano (1905); nel 1906, Ugo della Barba di all’avvio di simili iniziative nella penisola. La e le migliorie erano continue. Al suo interno, acquistava dei sapori a esso estranei. Conegliano (1906 – 1909), il padovano Celso sua istituzione non fu ben vista dai faccendieri e una trave centrale indica tuttora l’anno di Salvetti (1907), Mario Vanzetto di Conegliano, contraffattori di vino, in quanto la percepirono fondazione in caratteri romani, e vi sono le Iniziativa di due giovani intraprendenti il visinadese Antonio Prodan; e dal 1920 il come una minaccia per i loro affari commerciali grandi cisterne in cemento armato, rivestite Fu in questa situazione che tra XIX e XX lussignano Bruno Stercich. La quota consorziale e l’ostacolarono in vario modo. I “bastoni internamente da piastrelle vitree. C’erano pure secolo, presero piede le prime cooperative ammontava a una corona per ogni quintale (o tra le ruote” che questi cercarono di mettere tinazzi e bottoni di legno, e la “canonica”, ossia agricole e le cantine vinicole e sociali, frazione) d’uva che s’intendeva conferire. La al consorzio furono superati con un’oculata il reparto di vendita del vino al dettaglio, ovvero che iniziarono a occuparsi di raccolta e Cantina aveva sede nell’allora centralissima via gestione aziendale. la sede del cantiniere – capo, la sala macchine. lavorazione dell’uva, producevano vino, Flavia, vicina alle vie di comunicazione verso Fin dai primi mesi del 1906 si pensò d’ampliare fungevano da intermediarie nell’acquisto Umago, Cittanova, Pola, Pirano, Capodistria e Il «procedimento» e le norme l’edificio, elevandolo d’un piano. Nel 1908 si del necessario, nell’impianto e nella Trieste. La stazione ferroviaria della Parenzana Nelle strutture casalinghe, la spremitura dell’uva aggiunsero tre di tre botti di cemento–vetro, al formazione dei vigneti, nello sfruttamento non era molto distante. La sua avviata attività la si faceva con il “pilatoio” o con il “torceto”, costo totale di 5000 corone, aventi ognuna la delle vinacce e dei resti d’uva. Potevano riscontrò successo ed entusiasmo e contribuì alla Cantina sociale il lavoro era meccanico capacità di 700 ettolitri, fissate in uno spazio del popolo la Voce storia&ricerca sabato, 18 aprile 2020 7

19, cui si contrappose l’aumento dei prezzi: TASSELLI di Denis Visintin sei corone per il Moscato fine, il Terrano e le uve Bianche e Rosse. Si lavorarono in tutto 6.146,86 quintali d’uva, per un valore totale di 3.688,116 corone. Passata l’Istria al Regno sabaudo, gli anni Venti si distinero per la caduta dei prezzi agricoli, le annate climaticamente sfavorevoli, i forti indebitamenti delle aziende, esecuzioni forzate e disoccupazione. Inizialmente, nella Cantina buiese la lavorazione si aggirava intorno ai 6-7 quintali, mentre il prezzo di regola non superava le lire 1,80 per quintale. Dagli anni 1924 -25 iniziò un periodo di ribasso dei prezzi, contrapposto da produzioni che s’aggiravano intorno agli 11 – 12 quintali, fino al 1929, quando iniziò la grave crisi economica mondiale. Alla cantina buiese le difficoltà proseguirono anche nella seconda metà del decennio: nella stagione d’attività 1936-37 il bilancio sociale era al passivo, valore degli immobili escluso (edifici, macchinari, motori, impianti elettrici, mobilia, attrezzi di cantinaggio, vasi vinai, bigonce, tubi, macchine da scrivere). Le esigenze di mercato costrinsero l’ente a ricorrere spesso agli ammodernamenti strutturali e a interventi di riparazione e manutenzione, soprattutto prima e durante la stagione vendemmiale. Tali azioni erano spesso sostenute dai contributi statali. L’associazione, inoltre, possedeva titoli di credito, cauzioni littorie (nominali), e quote di commercio di alcune cantine sociali italiane. Si lavoravano allora vini quali Terrano, Bianco d’Istria e Moscato secco. Un salto di qualità lo indica la produzione di vini fini: il Vermouth bianco, il Marsala e la Mistella. Quest’ultima era una specialità in Istria prodotta solo a Buie. La sua produzione era stata introdotta riflessi anche nelle campagne istriane, dove all’epoca del direttore Stercich. Tra i vini la mobilitazione, le deportazioni, la mortalità, imbottigliati, da indicare il Refosco appassito le epidemie e la scarsa alimentazione e quello spumante, il Moscato secco e da comportarono un deperimento della forza spumante, la Mistella bianca e il Moscato rosa. lavoro. Il normale funzionamento del settore Sopraggiunsero nuovamente gli anni di agricolo era demandato a delle commissioni guerra e molti buiesi finirono sotto le armi. locali istituite appositamente. La Cantina L’attività della Cantina buiese anche stavolta buiese si dimostrò all’altezza della situazione, non sostò. Nel 1942 la cassa indicava lavorando tutta l’uva dei soci richiamati un’operatività attiva, e molti debiti da LA CANTINA alle armi, e provvedendo alla vendita del riscuotere. La vendita del vino era stata vino, all’acquisto e alla distribuzione degli promossa con successo, In giacenza c’erano anticrittogamici e del necessario quotidiano ancora delle quantità di Malvasia (gradi per le famiglie dei soci. 11,5), il Borgogna (10,5˚) e il Rosso (10˚). Nel primo anno di guerra ci fu un evidente calo produttivo. Complessivamente, si produssero «No xe più alegria nele campagne» 71.0491 quintali e mezzo d’uva, il cui valore Seguirono gli anni del secondo dopoguerra, totale di mercato ammontava a 239.699,69 quando la Cantina andò incontro ai mutamenti VINICOLA corone. Il prezzo del Moscato fine era di 40 sociali e politici. Il 23 febbraio 1947, ossia corone, quello del Terrano 38, mentre le uve pochi giorni dopo l’entrata in vigore del Bianche costavano 30 corone al quintale. Territorio libero di Trieste, si svolse presso Nel biennio 1916 – 17 i prezzi erano i seguenti: la Casa del popolo l’Assemblea generale 60 corone per il Moscato, le uve Bianche e straordinaria della società, convocata dal le Rosse fine; 80 per le altre Bianche e Rose; fiduciario Pietro Potleca, in ottemperanza 90 per il Terrano. Nell’ultimo anno di guerra alla Delibera del Comitato popolare di invece i costi erano i seguenti: 2,30 corone liberazione regionale. Fu sciolta la Direzione per le Uve fine e il Moscato; 2 corone per della Cantina, perché dichiarata non essere DI BUIE la Bianca; 2,35 corone per il Terrano. La in armonia con le leggi corporativistiche e produzione complessiva d’uve per quell’anno con gli interessi dei soci. Si elesse allora un largo 4,75 m, lungo 15,65 m, e alto 6 m. Lo bianchi da pasto con produzione superiore ai ammontava a 7.026,74 quintali, per un valore Consiglio d’amministrazione di cui fecero spazio a esse sovrastante, di circa 80 cm, 200 ettolitri, Diploma di medaglia di bronzo totale di 1.456.906,95 corone. I versamenti del parte: Manzin Antonio fu Giovanni, presidente; doveva risultare libero, mentre l’elevazione per i vini dolci aromatici. ricavato ai soci avvenivano in forma rateale. Antonini Giacomo fu Giacomo, vicepresidente; sopra il suolo era di 40 cm. Nel primo anno di Riassumendo le potenzialità produttive Potleca Pietro di Servolo, membro; Agarinis lavorazione, furono consegnati 949,96 quintali delle cantine pubbliche peninsulari, quella La riorganizzazione Nazario di Giovanni, membro; Cimador di Moscato e 109,861 di Refosco. L’anno sperimentale dell’Istituto Agrario Provinciale Nel dopoguerra, l’agricoltura istriana, Giusto fu Romano, segretario. Del Comitato di seguente si lavorarono 666.048 quintali di uva, di Parenzo era di 4mila ettolitri, a Brioni danneggiata, doveva rifondarsi su nuove basi. controllo fecero parte: Vardabasso Giuseppe fu di cui 418.593 di uva bianca, 8.440 di Moscato, se ne producevano da 10 a 12mila, a Buie, Geograficamente e politicamente parlando, Giuseppe; Zabbia Giuseppe fu Giovanni; Barbo 140.018 di uvaggi 2.307 di uve Speciali. 8mila, 1.500 Rovigno, 3mila a Cittanova. essa venne a trovarsi in una nuova situazione. Giuseppe fu Giovanni; con Manzin Nicolò L’attività vendemmiale seguiva delle norme Notevoli quantità di vino si producevano Caddero da un lato le barriere con il Regno quale presidente. Detti organismi rimasero in decisamente rigorose e precise al fine di anche nelle cantine modello private. Negli d’Italia, ricco di vini d’elevata qualità e si carica fino alla convocazione della successiva giungere a un prodotto d’elevata qualità. La anni precedenti il primo conflitto mondiale, la allontanavano dall’altro i mercati danubiani. Assemblea, avvenuta in data 28 marzo data d’inizio era stabilita da una commissione vitivinicoltura era la fonte agricola principale Per sopravvivere, andava ridisegnata la successivo, quando fu approvato il nuovo preposta, che visitate le campagne costatava di sostentamento. Più della metà del vino strategia agricola e mercantile. C’era molto Statuto e la Cantina divenne Cooperativa lo stato di maturazione dell’uva. S’iniziava commercializzato raggiungeva il porto di da fare in materia di perfezionamento e di vinicola a responsabilità limitata. con la raccolta e la vendemmia del Moscato Trieste, un quarto circa andava a Pola, il ripresa produttiva, e bisognava dare una In seguito, essa fu statalizzata. Iniziò allora e delle uve Bianche. Si proseguiva con il resto a Fiume. Nel mese di gennaio 1913 scossa ad una produzione che negli anni bellici una lenta concentrazione della produzione Rosato precoce, e con le uve Speciali. Infine, si furono esportati 16.866,97 ettolitri di vino. subì un netto calo. Nel 1918 la produzione vinicola nei centri maggiori (Buie, Cittanova, procedeva con il Refosco e le uve Rosse tardive. Nel 1912 nella Monarchia si produssero enologica peninsulare ammontava a 15.0000 Umago, Verteneglio), che si concretizzò I soci venivano informati e richiamati più 396.9873 ettolitri di vino, di cui 447.078 ettolitri. L’anno dopo raggiunse la tonda con la creazione delle cosiddette aziende volte a rispettare le regole affinché il prodotto nella penisola istriana. Ben 323.113 erano cifra di 200.000 ettolitri, con un’elevata agricole di Stato (Poljoprivredno industrijski enologico ottenuto sia di qualità. gli ettolitri di vino rosso, 107.777 di bianco gradazione alcolometrica. C’erano difficoltà kombinat). Nella seconda metà degli anni e 16.188 di vino Schiller, ottenuto dalle uve di piazzamento mercantile e l’anno era ’80, tutta la produzione vinicola del Buiese La conquista dei mercati e della qualità migliori selezionate. Con le sue quantità, siccitoso. Perdurava l’azione antifillosserica, confluì d Umago, la Cantina cessò del tutto Così lavorato, il prodotto dalla Cantina buiese l’Istria si poneva al quarto posto produttivo con l’innesto, a Parenzo, di migliaia di ceppi la sua attività, salvo un breve sprazzo di vita iniziò a conquistare i mercati. Nel maggio 1908 nell’ambito asburgico. Tra le aree vicine, la viticoli americani. L’innesto privilegiava fra nel decennio successivo, quando l’edificio tutti i vini bianchi (Moscato secco e dolce, Dalmazia primeggiava assolutamente entro la l’altro il Terrano e la Borgogna nera. Ma erano venne affidato per alcuni anni ad alcuni Borgogna bianca e secca), erano da parecchio Duplice, con i suoi 1.388.632 ettolitri, mentre ancora molto diffusi la Chervatizza, la Negra produttori locali. L’agricoltura tradizionale tempo venduti, e si poteva rispondere alle il triestino ne produceva soltanto 5.980. tenera, e i vini fini (Marzemino, Cabernet, era giunta al suo definitivo tramonto ed era esigenze mercantili solamente con i vini rossi Vi era inoltre ancora un’enorme quantità Trebbiano, Traminer, Pinot) e quelli aromatici iniziata una nuova era distinta da economie da pasto, aventi una gradazione alcolica di viti vecchie e fillosserate, soprattutto nel (Moscato bianco e rosa, Malvasia). Vi era una collettivistiche, e di un lungo percorso pari a 9°, venduti al prezzo di 25 corone per versante meridionale della penisola, che fitta e accurata ripresa degli impianti, non trasformativo, fino a giungere alla situazione quintale al netto. Agli intermediari spettava limitavano lo sviluppo del settore. La guerra sempre accompagnata da un’altrettanta ripresa odierna in cui, nonostante il progresso, “no una provvigione del 3%. Il vino era venduto e le enormi spese per affrontarla costrinsero produttiva – complici piogge, siccità e il vaiolo xe più alegria nele campagne”, come ebbe a a Trieste, Gorizia, Vienna, Klagenfurt, Pola, i governi a intervenire, adeguandosi alle della vite – e dall’attenzione per la produzione dirmi tempo fa uno degli ultimi eroi della Vipacco e in altre città imperiali. necessità belliche ma senza sospendere del enologica. Scarseggiavano i vani cantinicoli Buie contadina, Tommaso – Zeto Antonini, I prodotti della Cantina buiese erano esposti tutto l’economia di mercato, la proprietà freschi e asciutti, e le cognizioni in materia di classe 1916, ricordando i bei tempi in cui alla Prima esposizione provinciale istriana privata dei mezzi di produzione e la libera preparazione e confezione del vino. fino a qualche lustro fa le campagne buiesi inaugurata a Capodistria il 1˚ maggio 1908. circolazione della manodopera. In assenza Per la Cantina buiese, cambiò poco, pullulavano di gente, si comunicava a Alcuni furono premiati: Menzioni d’onore di uomini, inviati sui fronti, furono le donne continuando essa a vendere i suoi vini in distanza da un campo all’altro, si cantava e per i vini da pasto comuni rossi e rosati di ad assumersi l’onere della manutenzione Austria e Cecoslovacchia. Il dopoguerra fu si lavorava con spensieratezza e di comune produzione superiore ai 200 ettolitri e per i vini familiare. Questa situazione ebbe i suoi segnato dal calo produttivo del biennio 1918- accordo tra le genti. del popolo 8 sabato, 18 aprile 2020 storia&ricerca la Voce

ANVGD: patriota ante litteram e illuminista

ian Rinaldo Carli: a Capodistria, Associazione Nazionale dove ebbe i natali tre secoli fa, Venezia Giulia e Dalmazia, Gporta alto il suo nome il Ginnasio L’presieduta da Renzo Codarin, italiano, già Collegio dei Nobili, che egli in un comunicato ha così ricordato stesso frequentò con profitto. In queste il Carli: “Per lungo tempo l’articolo settimane contrassegnate dalla pandemia ‘Della patria degli Italiani’ comparso di Covid-19, le sue porte sono chiuse – anonimo sulle colonne del numero come pure quelle di numerosi esercizi 2 del giornale illuminista “Il Caffè” è ed istituzioni, comprese quelle della stato attribuito a Pietro Verri. In realtà Comunità nazionale italiana –, per cui quel testo datato 1765 era opera di l’anniversario dell’insigne personaggio, Gian Rinaldo Carli, raffinata figura erudita e d’interessi poliedrici – scrittore, di intellettuale, economista e storico economista, storico e numismatici –, nato a Capodistria l’11 aprile 1720, cosmopolita, è passato un po’ in sordina, esattamente 300 anni fa”. mentre avrebbe meritato perlomeno una “Tanto nella riscoperta della storia giornata di studi, senza pensare ad altre istriana quanto nei suoi lavori di carat- iniziative tese a valorizzare la sua figura, tere economico, Carli denotò un grande la produzione scientifico-letteraria e, in acume di ricercatore e di teorico: un generale, l’eredità. L’Unione Italiana, tramite suo tentativo imprenditoriale non ebbe i social, ha richiamato l’attenzione citando i successo, ma fu comunque per 15 anni riferimenti al Carli (una ventina di pagine) presidente del Supremo Consiglio dell’E- contenuti nel volume (voluto dall’UI – sede conomia del Ducato di Milano, all’epoca di Capodistria e realizzato nell’ambito del sotto il dominio degli Asburgo”, si ri- Progetto europeo JezikLingua, Programma leva nella nota, facendo cenno alla sua di cooperazione transfrontaliera Italia- formazione illuminista, in Lombardia, 2007-2013), Storia e Antologia a contatto con i fratelli Verri “in quella della letteratura italiana di Capodistria, Isola fucina di idee rappresentata dalla rivi- e Pirano di Nives Zudič Antonič. sta ‘Il caffè’. Il suo lealismo nei confronti Restando in loco e nell’universo Cni, il dei sovrani austriaci non gli impedì di tricentenario del Carli è stato segnalato sviluppare un sentimento patriottico proprio dal Ginnasio – che nonostante la ante litteram, che sarebbe sfociato nel pandemia, “non demorde”, come ci tiene già ricordato articolo che contestava a precisare – nell’unico modo possibile l’eccessivo asservimento dei suoi conna- e conforme alle raccomandazioni anti- zionali nei confronti delle dominazioni contagio, usando cioè la Rete. In un straniere che avevano portato alla fram- momento in cui gran parte delle attività mentazione dell’Italia in una miriade di (comprese quelle didattiche) sono migrate Stati e staterelli”. sugli schermi, la scuola ha creato uno “E la natia Istria era considerata, non spazio contenete cenni biografici e curiosità solo per l’appartenenza alla Repubblica sull’iconografia carliana. Inoltre, ha di Venezia, come parte integrante della proposto, sempre online, un miniquiz (a comunità di lingua, cultura e tradizione scelta multipla) per festeggiare “la giornata” italica, come ebbe modo di documentare di Gian Rinaldo Carli, che ricorreva l’11 e ribadire, anche con riferimento alla aprile, data in cui vide la luce, trecento anni Dalmazia, nella sua poderosa opera in fa. Cinque essenziali tappe, per verificare 5 volumi ‘Delle antichità italiche’, data le proprie conoscenze, ma anche stimolare alle stampe nel 1788. L’anno successivo ulteriori approfondimenti: in quale città avrebbe visto scatenarsi la rivoluzione nacque (Capodistria; Trieste; Pisino), l’anno francese, uno dei cui lasciti fu il concetto (1720; 1820; 1620), il giorno e mese (9 di ‘nazione’, al quale Carli si era pertanto aprile; 10 aprile; 11 aprile), quali erano in qualche misura già approcciato”. E, le sue origini (nobili o popolane), di quali dunque, “Carli rientra a tutti gli effetti studi si occupò (Politica, economia e campo un grande tra quegli istriani, fiumani e dalmati che scientifico; Insegnamento, storiografia e nel corso dei secoli sono stati partecipi campo scientifico; Economia, storiografia e del percorso culturale, letterario ed ar- sociologia), grazie a che cosa lo ricordiamo tistico italiano, dimostrando che il mare (Scuola e banconota; Statua e banconota; Adriatico univa e manteneva in collabo- Scuola e francobollo) e in quale anno morì razione le comunità italofone radicate (1775; 1795; 1801). su entrambe le sponde”. Sempre su sito dell’istituto, lo scrittore Una fugura che testimonia la pluriseco- capodistriano Marco Apollonio – già riformatore lare presenza italiana in Istria, Carnaro allievo e docente del Ginnasio – offre un mondo delle lettere e della vita pubblica abitanti, a Capodistria, città di provincia e Dalmazia, da riscoprire e valorizzare, interessante testo in cui ritrae il grande –, dal 1431 iscritta al patriziato cittadino, ma non per questo provinciale, nel suo anche nel contesto delle manifestazioni concittadino, l’ambiente in cui si mosse, registra la nascita del loro primogenito. palazzo dal breve cortile interno con la organizzate per il Giorno del Ricordo. alcune particolarità, come i “retroscena” Il conte Rinaldo e la nobildonna Cecilia vera da pozzo al centro, veniva al mondo “Il tricentenario della nascita di Gian del dipinto forse più celebre, quello Imberti danno al loro primo figlio il nome colui che poi si distinse nelle lettere, in Rinaldo Carli può rappresentare l’occa- eseguito da Bartolomeo Nazzari nel Gianrinaldo (è così lui si firmava, nda). economia, filosofia, antropologia e altro. sione per sviluppare iniziative finalizzate 1749 e conservato a Venezia, nella Sala Siamo nell’anno del Signore 1720, anno In realtà – rileva l’autore –, è un periodo a dare lustro all’economista, all’eru- del trono di Ca’ Rezzonico. Nella tela, ci bisestile – come lo è questo in cui si celebra complesso, costituito da attimi di modernità dito ed al patriota originario di quella appare un Carli meravigliosamente fiero, il tricentenario, aggiungiamo noi –, il giorno che s’immettono nel fluire di una tradizione Capodistria che avrebbe poi regalato al ma anche triste, perché ha appena perso invece è giovedì 11 aprile santo Stanislao, granitica, consolidata nel tempo, da risorgimento Carlo Combi ed all’irreden- la moglie. Il conte indica infatti con la 11 giorni esatti dalla Domenica di Pasqua frammenti di idee e di concetti aspiranti a tismo Nazario Sauro”, conclude la nota. mano destra una collana di perle strappata che quell’anno cadeva il 31 di marzo e dare una spiegazione di sé e dell’Universo; (simboleggia la vita della donna amata) quindi era bassa”. un tempo aspro, vasto di possibilità, come il ai piedi del genio funerario, allegoria del nuovo mondo che allora veniva colonizzato. antichità di Capodistria: ragionamento, in dolore. (L’ANVGD ha invece optato per il Figura poliedrica Tramontata la concezione di una cui si rappresenta lo stato suo a’tempi de’ francobollo celebrativo emesso nel 2003 Apollonio non manca di inquadrare il peregrinatio medievale il viaggio nel Mondo Romani, e si rende ragione della diversità dalle Poste Italiane, fatto realizzare dalla periodo, muovendosi tra l’Istria, Venezia, si fa tentativo di comprensione e, anche de’suoi nomi, 1861, o i cinque volumi Famiglia Pisinota, in cui è raffigurato anche l’Impero, la scena culturale europea: se quasi sempre velato dall’infallibilità del Delle antichità italiche, 1788-1791 –, per il Liceo Ginnasio “Gian Rinaldo Carli” di “Ci troviamo a due anni dalla pace di verbo divino, si fa ragione, si fa sapere, non parlare dell’economia (un lavoro Pisino, istituito nel 1898, e che non esiste Passarowitz, quella che oggi come allora che lentamente diventano gli strumenti monumentale è il suo Delle monete e delle più). “Tre secoli fa la nobile casata dei conti si chiama Požarevac e che sancì la fine di dottrinari per eccellenza”. istituzioni delle zecche d’Italia, 1754-60, che Carli di Capodistria – esordisce Apollonio, una delle tante guerre di Venezia contro i Studiò giurisprudenza a Padova, in seguito sancirà la sua autorità come economista entrando nell’ambiente familiare del Nostro, Turchi, la Serenissima dovette cedere gli frequentò gli intellettuali riformatori e tecnico della moneta. L’impegno politico che contava ascendenti importanti nel ultimi territori posseduti a Creta e la Morea italiani del tempo e con alcuni di essi entrò lo vide, già in epoca prerivoluzionaria, ma mantenne sotto il proprio dominio in rapporti di amicizia, basti pensare a teorizzare con precisione l’unità della le Isole Ionie e consolidò il suo potere in Pietro Verri, Cesare Beccaria, Paolo Frisi... nazione italiana (nel discorso Della Patria Dalmazia. Nel marzo del 1719 in seguito Figura di transizione tra il pensiero che degli Italiani, apparso anonimo nel “Caffè”, Anno 16 / n. 133 / sabato, 18 aprile 2020 del popolo a tale trattato, l’imperatore Carlo VI, istituì aveva contrassegnato la prima metà del 1765, in un passo esorta all’amore di la Voce IN PIÙ Supplementi è a cura di Errol Superina i porti franchi di Trieste e Fiume. Un mese secolo e le istanze illuministiche maturate patriottismo, ossia del bene universale [email protected] più tardi, venne pubblicato il romanzo ‘La nell’Italia settentrionale. Studioso del della nazione, concludendo: “Divenghiamo Edizione STORIA vita e le strane sorprendenti avventure’ di passato, ci ha fornito approfonditi saggi pertanto tutti di nuovo Italiani, per non Robinson Crusoe, uno dei grandi capolavori di storia numismatica, sulle concezioni cessar d’essere uomini”); quello sociale Caporedattore responsabile Redattore esecutivo della letteratura mondiale. Poco più di culturali, scientifiche e tecniche lo portò a sostenere il diritto dello Stato Christiana Babić Ilaria Rocchi un anno dopo, tra la trasformazione del dell’antichità classica; dotato di una non sull’istruzione e le necessità dell’istruzione Impaginazione Ducato di Savoia in Regno di Sardegna Vanja Dubravčić comune sensibilità per le novità e le mode popolare, proponendo un nuovo dettagliato con l’ottenimento del titolo regio da parte culturali del suo tempo, era desideroso per piano di studi per tutti gli ordini di scuole, Collaboratori di Vittorio Amedeo II di Savoia e l’ultima carattere di innovare e rinnovare; compresa prospettando un’educazione realistica Rino Cigui, Kristjan Knez e Denis Visintin epidemia di peste avvenuta in Francia, che la storiografia tradizionale istriana e non e moderna, non soltanto umanistica e Foto di copertina Ritratto di Gian Rinaldo Carli, Venezia, Ca’ Rezzonico (via Wikiwand ) in Provenza provocò la morte di 120.000 –, si vedano i volumi Della spedizione letteraria, ma pure civile e pratica, un persone su una popolazione di 400.000 degli Argonauti in Colco, del 1745, e Delle metodo oggettivo d’insegnamento.