Sigilli all'impero degli imprenditori Niceta I pm: "Sono prestanome di Messina Denaro"

I carabinieri del Ros e gli investigatori della Guardia di finanza hanno messo i sigilli a un patrimonio da 50 milioni di euro che fa capo al gruppo imprenditoriale da molti anni leader in Sicilia nel settore della vendita di abbigliamento. Il nome dei Niceta emerge da un di Messina Denaro e dalle intercettazioni del capomafia Giuseppe Guttadauro. "Il mio amico Massimo N." di SALVO PALAZZOLO

"Carissimo amico mio - scriveva al boss Salvatore Lo Piccolo - la ringrazio di avere trovato il tempo di occuparsi della vicenda del mio amico massimo n.". Oggi ha un nome il misterioso amico del superlatitante di Cosa nostra imprendibile da 20 anni, è un imprenditore della bene, si chiama Massimo Niceta, rampollo di una dinastia di imprenditori che in Sicilia vuol dire soprattutto grandi negozi di abbigliamento. Le indagini dei carabinieri del Ros e della Guardia di finanza dicono che i Niceta - il padre Mario e i figli Massimo, Piero e Olimpia - sarebbero da anni in affari con il gotha di Cosa nostra. E per questa ragione, il loro impero è stato sequestrato su disposizione del tribunale Misure di prevenzione di Palermo.

Carabinieri e finanzieri hanno messo i sigilli a 11 società che si occupano della gestione di negozi di abbigliamento, di gioiellerie, ma anche di un grande patrimonio immobiliare. Il sequestro riguarda 12 fabbricati, 23 terreni, 16 auto e ingenti disponibilità finanziarie. Le verifiche del Ros, del Gico di Palermo e dello Scico, il servizio centrale investigazioni criminalità organizzata della Finanza, sono arrivate a una conclusione: i Niceta avrebbero fatto da prestanome anche a mafiosi di rango dell'entourage di Matteo Messina Denaro.

Intercettazioni e pedinamenti hanno sorpreso ad esempio i Niceta in contatto con Francesco Guttadauro, il figlio di Filippo, il cognato di Messina Denaro, nonché suo postino fidato per le comunicazioni con il boss . Secondo la ricostruzione del pm Pierangelo Padova, gli imprenditori Niceta avrebbero gestito nel centro commerciale "Belicittà" di due negozi del boss Filippo Guttadauro. E intanto Matteo Messina Denaro scriveva a Salvatore Lo Piccolo, pure lui latitante: "La ringrazio di avere trovato il tempo di occuparsi della vicenda del mio amico massimo n. con lui non ho potuto parlare in quanto è fuori per le ferie sono comunque certo che non avrà difficoltà a farle i due favori che lei gli chiede sarà mia cura informarlo appena possibile".

I Niceta avrebbero avuto anche un altro referente: Giuseppe Guttadauro, il fratello di Filippo, lo storico capomafia di Brancaccio, ex aiuto primario dell'ospedale Civico di Palermo, che riceveva nel suo studio politici e professionisti della città bene. Lui e suo figlio Francesco avevano rapporti con Massimo Niceta. Lo dice la sentenza che ha condannato Guttadauro: "È venuto tuo figlioccio... Niceta", sussurrava il figlio al padre, nella sala colloqui del carcere, e non sospettava di essere intercettato dal Ros. Il boss diceva: "Ah, Massimo". Il giovane Francesco proseguiva: "E' venuto a chiederti una cortesia". Anche Niceta era andato nel salotto di casa Guttadauro, perché qualcuno gli aveva chiesto il per l'apertura di un nuovo negozio a due passi dal palazzo di giustizia. Il capomafia di Brancaccio consigliò: "Gli dici, per ora chiuditelo come vuoi, poi quando esce lui se ne parla". Guttadauro tornò presto in libertà, ma non sappiamo come andò a finire quella mediazione sul pizzo sollecitata da Massimo Niceta.

Il sequestro riguarda: il 50% della Niceta srl, l''80% della Pro. se. co promozioni servizi commerciali srl, la Pvp di Mario Niceta e c. sas, la Coni distribuzioni srl, la Csc gestione servizi commerciali srl, la Nic. imm. srl, la Nico srl, la Ni. bor srl, la Si. pa srl, la So. com. società commerciale srl, la Pmb fashion srl, la Ni. ag srl, la Olimpia srl, la Mides immobiliare srl, la Mides managment srl, il 50 % della la Yachting club Terrasini srl".