A. CAGNANA, Luoghi Di Culto E Organizzazione Del Territorio in Friuli Venezia Giulia Fra VII E
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Aurora Cagnana 93 LUOGHI DI CULTO E ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO IN FRIULI VENEZIA GIULIA FRA VII E VIII SECOLO Aurora Cagnana Fig. 1) Il territorio dell’attuale Friuli-Venezia Giulia in relazione ai confini della diocesi di Aquileia definiti nell’811 (da TAGLIAFERRI 1981, rielaborata). 1. Il quadro delle circoscrizioni ecclesiastiche regioni italiane, di successive ondate migratorie, che hanno contribuito a spezzare l’unità amministrativa Per lo studio delle vicende del popolamento fra precedente e a creare nuovi centri di potere. tarda antichità e altomedioevo, il territorio del Friu- Quanto all’organizzazione ecclesiastica del ter- li – Venezia Giulia può essere considerato un’area ritorio, essa è rimasta a lungo imperniata su Aqui- campione di singolare importanza. Questa terra di leia, che nel corso del V secolo era divenuta sede di frontiera, straordinariamente ricca di testimonian- una nuova provincia metropolitica1. I confini della ze archeologiche, è stata teatro, come poche altre giurisdizione aquileiese, con le loro alterne vicen- * Ringrazio i colleghi Isabel AH U M A D A, Eliano CO N C I N A, e, in concilio di Arles il vescovo Teodoro fa seguire al nome l’indica- particolare, Fabio PIUZZI, che da molti anni operano sul territo- zione topografica “de civitate Aquileiensi, Provincia Dalmatiae” rio friulano, per il loro generoso aiuto. (MEN I S 2000, p.193). Secondo il Tagliaferri l’autorità metropoli- Dedico questo testo alla piccola Maddalena, che in questi gior- tica di Aquileia si sarebbe consolidata fra gli anni 70 e 80 del IV ni mi ha allietata con la sua nascita. secolo (TAG L I A F E R R I 1981, pp. 10-11). In realtà la prima notizia 1 sicura risale al 442, anno in cui papa Leone Magno scrive al Non si conosce il momento esatto in cui Aquileia fu elevata alla vescovo Januario invitandolo a indire un sinodo di tutti i suoi dignità metropolitica; di certo nel 314 non lo era ancora, se al provincialium sacerdotum (MEN I S 2000, p. 193). 94 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E Fig. 2) L’epigrafe rinvenuta nella pieve di S.Maria Maddalena di Invillino, che menziona un “Ianuarius presbiter” (Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli). de, ora d’ampliamento, ora di riduzione, possono zioni poco significative) fino alle soglie dell’epoca costituire un indizio d’importanza non trascurabi- moderna, facendo di Aquileia la più vasta diocesi le per lo studio del popolamento rurale, soprattut- d’Europa. to se esaminate in relazione alle testimonianze All’ampliamento della circoscrizione diocesana archeologiche dei luoghi di culto e in particolare fa però da contrappunto, nel corso dei secoli VII e delle chiese battesimali. VIII, una vistosa contrazione della giurisdizione Fra i secoli VII e VIII l’organizzazione territo- metropolitica; la divisione del patriarcato in segui- riale della chiesa d’Aquileia attraversa importanti to allo “Scisma dei tre capitoli” (sancita ufficial- trasformazioni che interessano sia la circoscrizio- mente nel 607) e la conseguente creazione della ne diocesana, sia i confini della provincia metropo- nuova autorità metropolitica di Grado, comportò litica. Entro la prima metà dell’VIII secolo la dio- una significativa riduzione del territorio aquileie- cesi aquileiese registra un notevole ampliamento se. Tale divisione non fu superata neppure nel 699, della sua giurisdizione, dovuto all’annessione dei in seguito alla ricomposizione dello Scisma, dato territori di J u l i a E m o n a (Lubiana), dove l’ultimo che, anche dopo quella data, i due patriarcati d’A- vescovo è attestato nel 590, e di Julium Carnicum quileia e Grado continuarono a coesistere; il secon- (Zuglio), dove la serie dei vescovi si estingue con do vedrà attribuirsi, quali suffraganei, diversi Amatore, attorno al 7402. vescovati sorti lungo la costa veneto-bizantina. In seguito a queste annessioni la configurazio- Ancora più drastiche le riduzioni territoriali ne territoriale della diocesi aquileiese divenne subite dalla Provincia Aquileiese sul confine set- vastissima: comprendeva, infatti, la porzione tentrionale. Nel 798, infatti, la promozione di Sali- orientale del Friuli Venezia Giulia, fino al corso del sburgo a sede metropolitana, voluta da Carlo Tagliamento, il Cadore, la Carinzia, la Stiria meri- Magno, comportò la sottrazione ad Aquileia del dionale, la Slovenia. Con Carlo Magno il confine territorio della diocesi di Sabiona (la cui sede si era settentrionale fu fissato al corso della Drava, fra nel frattempo trasferita a Bressanone) che venne Lienz-Aguntum e Ptuj- Poetovium (Fig.1). Ad occi- annessa alla nuova provincia salisburghese4. dente esso era ancora costituito dal Tagliamento, In conclusione, nei secoli che si affrontano in oltre il quale si trovava la diocesi di Concordia, questa sede, il territorio dell’attuale regione Friuli mentre a sud ricalcava per un buon tratto il corso – Venezia Giulia risulta suddiviso in tre diverse della Kulpa. Più incerti sono invece i limiti orien- circoscrizioni religiose: compresa nella diocesi di tali, che dovevano comunque seguire in parte il Concordia la parte ad Ovest del Tagliamento, nel- corso del fiume Solla e attraversare la Sava3. l’immensa diocesi aquileiese quella a Est e, infine, Questi limiti, fissati definitivamente all’inizio in quella di Grado la fascia lagunare. del IX secolo, erano destinati a durare (con varia- Sporadiche ma preziose indicazioni contenute 2 Per la storia della circoscrizione diocesana e metropolitica di Come già il suo predecessore Fidenzio (rifugiatosi attorno al Aquileia cfr. M E N I S 1964; TA G L I A F E R R I 1981, p. 8 e ss.; ME N I S 700 presso i duchi longobardi di Cividale) lasciò JuliumCarni - 2000, pp. 193 – 207. L’ultimo vescovo emonese noto, Patricius, c u m per recarsi a Cividale, dove incontrò l’opposizione del partecipò ai sinodi di Grado (573-577 e 579), mentre all’epoca patriarca Callisto, ivi trasferitosi nel 737, per volontà del quale del sinodo di Marano, nel 590, risulta che si schierò per la parte si estinse la serie dei vescovi di Zuglio (MENIS 2000, p. 200). cattolica. Dopo questa data la sua sede vescovile dovette deca- 3 Cfr.MENIS 1964, p. 33; TAGLIAFERRI 1981, p. 9 dere (ME N I S 2000, p. 200). L’ultimo vescovo di Julium Carni - 4 c u m, invece, Amatore, è attestato all’inizio dell’VIII secolo. MENIS 1964, p. 33. Aurora Cagnana 95 nelle fonti scritte attestano che, almeno dalla fine dell’VIII secolo, le campagne friulane erano compiutamente suddivise in circoscrizioni plebanali. Nel Concilio tenutosi nel 796 a Cividale per volontà del Patriarca Paolino, fra le altre disposi- zioni impartite al clero e alla popolazione rurale, si vieta anche di contrarre matri- moni “sine notitia sacerdotis plebis”5. L’esistenza di una rete di chiese bat- tesimali sembra provata anche da un’al- tra attestazione di notevole interesse, costituita da un reperto epigrafico, ritro- vato murato nella chiesa pievana di S.Maria Maddalena a Invillino (Fig.2). Si tratta di un frammento di cimasa con tabella dedicatoria nella quale è menzio- nato un “Ianuarius presbiter”e un “famo - lo Te v o r t o a l i o ” .6 Anche questo documen- to, che è datato fra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo, attesta, indirettamente, l’esistenza di un clero locale già bene organizzato. Infatti, in tale periodo il ter- mine “p r e s b i t e r” (come “a r c h i p r e s b i t e r” , “plebanus”, “praepositus”) è generalmen- te indicativo del chierico che officia una Fig. 3) La suddivisione del territorio del Friuli- Venzia Giulia in chiesa battesimale e la rispettiva circo- Arcidiaconati (da DE VITT 1990, rielaborata). scrizione pievana7. Con tale interpreta- zione concorda inoltre la dedica a S. Gio- vanni Battista, che sembra appunto rimandare all’esistenza di un battistero. co elenco delle pievi poste alla sinistra del Taglia- Più problematica è invece la menzione della mento risale al 1247; in quell’anno esse furono sot- ‘ecclesia Sancti Laurenti’ di ‘Bo g a ’ (Buia), nel Friuli toposte ad una decima stabilita dal patriarca Ber- collinare, che appare in un diploma carolingio, toldo; rispetto a molte altre città italiane, si tratta peraltro di dubbia autenticità8. L’e s p r e s s i o n e ‘c u m di un elenco piuttosto tardo, tuttavia per sette di omnibus facultatibus suis’ che vi ricorre è stata queste pievi costituisce la prima citazione1 4. Di assunta come prova della funzione pievana dell’edi- poco successive sono le Rationes Decimarum f i c i o9. Tuttavia, alla luce delle più sistematiche (1296), rassegna più completa della precedente15. ricerche sulle fonti scritte altomedievali, tale inter- Il quadro territoriale offerto da queste fonti dimo- pretazione appare piuttosto forzata; non sembra stra che nel XIII secolo il vasto territorio della dio- possibile, senza espliciti riferimenti nelle fonti, cesi aquileiese era suddiviso in arcidiaconati, retti interpretare le citazioni di ec c l e s i a e e delle relative da ecclesiastici che esercitavano poteri vicini a pertinenze fondiarie come pievi, tanto più che nei quelli vescovili e che s’inserivano perciò fra i secoli VIII e IX le chiese pievane sono decisamente patriarchi e le pievi, troppo numerose e troppo lon- più rare delle fondazioni private10 . tane per essere controllate direttamente da Aqui- Fino al XII secolo, le indicazioni sull’esistenza l e i a1 6. Dei dieci arcidiaconati che costituivano il di chiese battesimali nelle campagne friulane sono territorio della diocesi, quattro erano in Italia: uno piuttosto sporadiche11. Solo col XIII secolo avanza- corrispondeva al Cadore e tre all’area dell’attuale to si dispone del quadro completo di tali circoscri- Friuli (Fig.3).