Aurora Cagnana 93

LUOGHI DI CULTO E ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO IN VENEZIA GIULIA FRA VII E VIII SECOLO

Aurora Cagnana

Fig. 1) Il territorio dell’attuale Friuli-Venezia Giulia in relazione ai confini della diocesi di definiti nell’811 (da TAGLIAFERRI 1981, rielaborata).

1. Il quadro delle circoscrizioni ecclesiastiche regioni italiane, di successive ondate migratorie, che hanno contribuito a spezzare l’unità amministrativa Per lo studio delle vicende del popolamento fra precedente e a creare nuovi centri di potere. tarda antichità e altomedioevo, il territorio del Friu- Quanto all’organizzazione ecclesiastica del ter- li – Venezia Giulia può essere considerato un’area ritorio, essa è rimasta a lungo imperniata su Aqui- campione di singolare importanza. Questa terra di leia, che nel corso del V secolo era divenuta sede di frontiera, straordinariamente ricca di testimonian- una nuova provincia metropolitica1. I confini della ze archeologiche, è stata teatro, come poche altre giurisdizione aquileiese, con le loro alterne vicen-

* Ringrazio i colleghi Isabel AH U M A D A, Eliano CO N C I N A, e, in concilio di Arles il vescovo Teodoro fa seguire al nome l’indica- particolare, Fabio PIUZZI, che da molti anni operano sul territo- zione topografica “de civitate Aquileiensi, Provincia Dalmatiae” rio friulano, per il loro generoso aiuto. (MEN I S 2000, p.193). Secondo il Tagliaferri l’autorità metropoli- Dedico questo testo alla piccola Maddalena, che in questi gior- tica di Aquileia si sarebbe consolidata fra gli anni 70 e 80 del IV ni mi ha allietata con la sua nascita. secolo (TAG L I A F E R R I 1981, pp. 10-11). In realtà la prima notizia 1 sicura risale al 442, anno in cui papa Leone Magno scrive al Non si conosce il momento esatto in cui Aquileia fu elevata alla vescovo Januario invitandolo a indire un sinodo di tutti i suoi dignità metropolitica; di certo nel 314 non lo era ancora, se al provincialium sacerdotum (MEN I S 2000, p. 193). 94 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Fig. 2) L’epigrafe rinvenuta nella pieve di S.Maria Maddalena di Invillino, che menziona un “Ianuarius presbiter” (Museo Archeologico Nazionale di ).

de, ora d’ampliamento, ora di riduzione, possono zioni poco significative) fino alle soglie dell’epoca costituire un indizio d’importanza non trascurabi- moderna, facendo di Aquileia la più vasta diocesi le per lo studio del popolamento rurale, soprattut- d’Europa. to se esaminate in relazione alle testimonianze All’ampliamento della circoscrizione diocesana archeologiche dei luoghi di culto e in particolare fa però da contrappunto, nel corso dei secoli VII e delle chiese battesimali. VIII, una vistosa contrazione della giurisdizione Fra i secoli VII e VIII l’organizzazione territo- metropolitica; la divisione del patriarcato in segui- riale della chiesa d’Aquileia attraversa importanti to allo “Scisma dei tre capitoli” (sancita ufficial- trasformazioni che interessano sia la circoscrizio- mente nel 607) e la conseguente creazione della ne diocesana, sia i confini della provincia metropo- nuova autorità metropolitica di Grado, comportò litica. Entro la prima metà dell’VIII secolo la dio- una significativa riduzione del territorio aquileie- cesi aquileiese registra un notevole ampliamento se. Tale divisione non fu superata neppure nel 699, della sua giurisdizione, dovuto all’annessione dei in seguito alla ricomposizione dello Scisma, dato territori di J u l i a E m o n a (Lubiana), dove l’ultimo che, anche dopo quella data, i due patriarcati d’A- vescovo è attestato nel 590, e di Julium Carnicum quileia e Grado continuarono a coesistere; il secon- (Zuglio), dove la serie dei vescovi si estingue con do vedrà attribuirsi, quali suffraganei, diversi Amatore, attorno al 7402. vescovati sorti lungo la costa veneto-bizantina. In seguito a queste annessioni la configurazio- Ancora più drastiche le riduzioni territoriali ne territoriale della diocesi aquileiese divenne subite dalla Provincia Aquileiese sul confine set- vastissima: comprendeva, infatti, la porzione tentrionale. Nel 798, infatti, la promozione di Sali- orientale del , fino al corso del sburgo a sede metropolitana, voluta da Carlo Tagliamento, il Cadore, la Carinzia, la Stiria meri- Magno, comportò la sottrazione ad Aquileia del dionale, la Slovenia. Con Carlo Magno il confine territorio della diocesi di Sabiona (la cui sede si era settentrionale fu fissato al corso della Drava, fra nel frattempo trasferita a Bressanone) che venne Lienz-Aguntum e Ptuj- Poetovium (Fig.1). Ad occi- annessa alla nuova provincia salisburghese4. dente esso era ancora costituito dal Tagliamento, In conclusione, nei secoli che si affrontano in oltre il quale si trovava la diocesi di Concordia, questa sede, il territorio dell’attuale regione Friuli mentre a sud ricalcava per un buon tratto il corso – Venezia Giulia risulta suddiviso in tre diverse della Kulpa. Più incerti sono invece i limiti orien- circoscrizioni religiose: compresa nella diocesi di tali, che dovevano comunque seguire in parte il Concordia la parte ad Ovest del Tagliamento, nel- corso del fiume Solla e attraversare la Sava3. l’immensa diocesi aquileiese quella a Est e, infine, Questi limiti, fissati definitivamente all’inizio in quella di Grado la fascia lagunare. del IX secolo, erano destinati a durare (con varia- Sporadiche ma preziose indicazioni contenute

2 Per la storia della circoscrizione diocesana e metropolitica di Come già il suo predecessore Fidenzio (rifugiatosi attorno al Aquileia cfr. M E N I S 1964; TA G L I A F E R R I 1981, p. 8 e ss.; ME N I S 700 presso i duchi longobardi di Cividale) lasciò JuliumCarni - 2000, pp. 193 – 207. L’ultimo vescovo emonese noto, Patricius, c u m per recarsi a Cividale, dove incontrò l’opposizione del partecipò ai sinodi di Grado (573-577 e 579), mentre all’epoca patriarca Callisto, ivi trasferitosi nel 737, per volontà del quale del sinodo di Marano, nel 590, risulta che si schierò per la parte si estinse la serie dei vescovi di Zuglio (MENIS 2000, p. 200). cattolica. Dopo questa data la sua sede vescovile dovette deca- 3 Cfr.MENIS 1964, p. 33; TAGLIAFERRI 1981, p. 9 dere (ME N I S 2000, p. 200). L’ultimo vescovo di Julium Carni - 4 c u m, invece, Amatore, è attestato all’inizio dell’VIII secolo. MENIS 1964, p. 33. Aurora Cagnana 95

nelle fonti scritte attestano che, almeno dalla fine dell’VIII secolo, le campagne friulane erano compiutamente suddivise in circoscrizioni plebanali. Nel Concilio tenutosi nel 796 a Cividale per volontà del Patriarca Paolino, fra le altre disposi- zioni impartite al clero e alla popolazione rurale, si vieta anche di contrarre matri- moni “sine notitia sacerdotis plebis”5. L’esistenza di una rete di chiese bat- tesimali sembra provata anche da un’al- tra attestazione di notevole interesse, costituita da un reperto epigrafico, ritro- vato murato nella chiesa pievana di S.Maria Maddalena a Invillino (Fig.2). Si tratta di un frammento di cimasa con tabella dedicatoria nella quale è menzio- nato un “Ianuarius presbiter”e un “famo - lo Te v o r t o a l i o ” .6 Anche questo documen- to, che è datato fra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo, attesta, indirettamente, l’esistenza di un clero locale già bene organizzato. Infatti, in tale periodo il ter- mine “p r e s b i t e r” (come “a r c h i p r e s b i t e r” , “plebanus”, “praepositus”) è generalmen- te indicativo del chierico che officia una Fig. 3) La suddivisione del territorio del Friuli- Venzia Giulia in chiesa battesimale e la rispettiva circo- Arcidiaconati (da DE VITT 1990, rielaborata). scrizione pievana7. Con tale interpreta- zione concorda inoltre la dedica a S. Gio- vanni Battista, che sembra appunto rimandare all’esistenza di un battistero. co elenco delle pievi poste alla sinistra del Taglia- Più problematica è invece la menzione della mento risale al 1247; in quell’anno esse furono sot- ‘ecclesia Sancti Laurenti’ di ‘Bo g a ’ (Buia), nel Friuli toposte ad una decima stabilita dal patriarca Ber- collinare, che appare in un diploma carolingio, toldo; rispetto a molte altre città italiane, si tratta peraltro di dubbia autenticità8. L’e s p r e s s i o n e ‘c u m di un elenco piuttosto tardo, tuttavia per sette di omnibus facultatibus suis’ che vi ricorre è stata queste pievi costituisce la prima citazione1 4. Di assunta come prova della funzione pievana dell’edi- poco successive sono le Rationes Decimarum f i c i o9. Tuttavia, alla luce delle più sistematiche (1296), rassegna più completa della precedente15. ricerche sulle fonti scritte altomedievali, tale inter- Il quadro territoriale offerto da queste fonti dimo- pretazione appare piuttosto forzata; non sembra stra che nel XIII secolo il vasto territorio della dio- possibile, senza espliciti riferimenti nelle fonti, cesi aquileiese era suddiviso in arcidiaconati, retti interpretare le citazioni di ec c l e s i a e e delle relative da ecclesiastici che esercitavano poteri vicini a pertinenze fondiarie come pievi, tanto più che nei quelli vescovili e che s’inserivano perciò fra i secoli VIII e IX le chiese pievane sono decisamente patriarchi e le pievi, troppo numerose e troppo lon- più rare delle fondazioni private10 . tane per essere controllate direttamente da Aqui- Fino al XII secolo, le indicazioni sull’esistenza l e i a1 6. Dei dieci arcidiaconati che costituivano il di chiese battesimali nelle campagne friulane sono territorio della diocesi, quattro erano in Italia: uno piuttosto sporadiche11. Solo col XIII secolo avanza- corrispondeva al Cadore e tre all’area dell’attuale to si dispone del quadro completo di tali circoscri- Friuli (Fig.3). Il più vasto era l’arcidiaconato “infe- zioni, sia per il territorio afferente alla diocesi di riore”, che comprendeva quasi trenta pievi; quello Concordia12 sia per quello di Aquileia13. Il più anti- “superiore”, esteso la metà, corrispondeva alla

5 PIUSSI 1998 p. 62 cap. VIII, 15. 10 SETTIA 1982, p. 445 e ss. 6 MOR 1964, p.367 e ss., data il pezzo fra VII e VIII secolo; in 11 Per una puntuale rassegna delle fonti scritte cfr. DE VI T T BIERBRAUER 1987, p.46; tav.9, il frammento è datato alla prima 1990, pp. 44-53. metà dell’VIII secolo. 12 DEGANI 1977. 7 VIOLANTE 1980, p. 967. 13 SELLA VALE 1941. 8 MGH Dipl. Karol. I, 234, n.175. In realtà non è certo se si trat- 14 MARCUZZI 1910 Sinodi, p. 327 (DE VITT 1990, p. 34, nota 4). ti di un originale o di una copia posteriore (al proposito cfr. 15 SELLA VALE 1941; DE VITT 1990, p. 34. MENIS, 1982, col. 97, n. 30). 16 SELLA VALE 1941, XXVI-XXX. 9MENIS 1982, cc. 46-47. 96 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

fascia collinare e pedemontana ed era suddiviso in Interessanti contributi a questo tema sono quindici pievi; infine quello della abbrac- stati offerti anche da alcuni insigni studiosi, i ciava l’alta montagna e, pur essendo di poco mag- quali hanno affrontato l’origine dell’istituto pleba- giore, comprendeva solo undici pievi. Sulle valli nale in particolari porzioni del territorio22. Fella e Resia i diritti arcidiaconali erano invece Assai ricco e articolato è in particolare il quadro esercitati dal monastero di Moggio, mentre analo- proposto da Gian Carlo Menis, anche perché fonda- ghi diritti detenevano il capitolo di Cividale e quel- to su solidi presupposti metodologici, ovvero sul lo di A q u i l e i a1 7. Tale suddivisione, che secondo il sistematico raffronto fra dati archeologici e testi- Menis risalirebbe all’Altomedioevo 1 8, sembra monianze provenienti dalle fonti scritte23 . Secondo rispecchiare, essenzialmente, i caratteri geografici questo studioso, al quale si deve la più completa del territorio, in quanto corrisponde in larga misu- analisi critica dei monumenti paleocristiani e alto- ra alle tre diverse aree di pianura, collina e mon- medievali della diocesi d’Aquileia, un consistente tagna. Anche se la sua compiuta definizione non si fenomeno di cristianizzazione del territorio avreb- coglie prima del XIII secolo, è in ogni caso utile be preso avvio fra la fine del IV e l’inizio del V seco- porre a confronto la diversa entità del popolamen- lo, e sarebbe testimoniato da una notevole quantità to in queste tre aree geografiche. Si può osservare, di evidenze archeologiche, oltre che da riferimenti ad esempio, che mentre non vi è una grande diffe- letterari. Fra questi ultimi il più significativo renza fra zona collinare e pianura (la prima com- sarebbe il sermo rusticus, nel quale il vescovo For- prende, infatti, quindici pievi; la seconda, vasta il tunaziano avrebbe redatto un breve commento ai doppio, ne comprende trenta), la zona montana è Vangeli, con lo scopo di rivolgersi a “una gran parte decisamente meno popolata e le circoscrizioni reli- della popolazione celtica romanizzata della pianu- giose raggiungono talora un’estensione enorme. È ra friulana”24 . Una seconda ondata di evangelizza- il caso della pieve di Gorto, che si estendeva sulle zione, fra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, valli del Degano, Pesarina, Calda e sulla conca di sarebbe stata guidata da Aquileia nei confronti Sappada, con una circoscrizione che corrisponde a delle popolazioni poste al di là delle Alpi e si sareb- tre o quattro delle più piccole pievi della zona colli- be diretta verso la Carniola, la Stiria, la Croazia. nare. Alcuni studiosi hanno osservato che tale dif- Infine una generale riorganizzazione del popola- ferenza potrebbe essere dovuta “alla più antica cri- mento rurale sarebbe stata realizzata dopo la metà stianizzazione della zona pianeggiante e collinare, del X secolo, epoca alla quale risalirebbe anche l’i- ma anche alla persistenza, in montagna, di anti- stituzione degli Arcidiaconati sopra descritti25 . che circoscrizioni, insieme ecclesiastiche e civili, le Pur riconoscendo l’importanza e la sistemati- quali non subirono smembramenti nel corso dei cità di questi contributi, dai quali non si può ovvia- secoli: le pievi di valle”19. Vedremo più avanti come mente prescindere, non pare però inutile tentare l’esame dei dati archeologici più recenti consenta una rilettura di tutti i dati archeologici fino ad ora di modificare, almeno in parte, questo quadro. raccolti, focalizzando l’attenzione sui secoli VII- VIII, epoca di grandi trasformazioni storiche e 2. La situazione delle ricerche archeologiche politiche, il cui riflesso sull’organizzazione del ter- ritorio è stato di non poca importanza. Le vicende della cristianizzazione rurale di Attraverso lo spoglio delle pubblicazioni regio- questo ampio e articolato territorio hanno costitui- nali di carattere storico-archeologico, unitamente to l’oggetto di ricerca di diversi studiosi, ai quali si all’esame di alcuni dati di scavo ancora inediti, deve la raccolta sistematica delle fonti scritte e conservati presso gli archivi del Museo Archeologi- materiali e talora anche la proposta di modelli co Nazionale di Cividale del Friuli, ho potuto rac- interpretativi di carattere più generale. Per Pio cogliere testimonianze materiali relative a qua- Paschini, ad esempio, le prime pievi del territorio rantasei luoghi di culto, distribuiti nei territori friulano corrisponderebbero ai più antichi luoghi extraurbani, per i quali sono attestate fasi di VII e fortificati, ma tale ricostruzione, come è stato giu- VIII secolo (Fig 4 e Fig.5). Queste testimonianze stamente osservato, è fondata solo su labili indizi e materiali si trovano un po’ in tutto il territorio su ipotesi “presentate con sicurezza eccessiva”20. regionale, ma in prevalenza nell’area collinare e Non priva di stimoli è pure la ricostruzione di nella pianura. Guglielmo Biasutti, anche se basata su un assun- Fra gli indicatori archeologici ho considerato to metodologico piuttosto tradizionale, qual è la sia i frammenti scultorei d’arredo liturgico, indizi presunta successione cronologica delle dedicazioni inequivocabili dell’esistenza di chiese, sia i resti dei santi21. murari veri e propri, relativi a edifici posti in luce

17 DE VITT 1984, p. 25 e ss.; DE VITT 1990, pp. 1 –32. Per l’origi- 21 BIASUTTI 1966. ne di tale istituzione cfr. anche MENIS 1964, p. 34. 22 CUSCITO1987; MOR 1969. 18 MENIS 1964, p. 34. 23 MENIS 1958, MENIS 1999. 19 DE VITT, 1984, p. 27. 24 L’espressione è riportata in San Gerolamo, De viris illustri - 20 DE VITT 1990, p. 45. Cfr.PASCHINI 1975, p. 340. bus, 97; cfr. MENIS 1974, p. 53. 25 MENIS 1964, p. 33. Aurora Cagnana 97

attraverso ricerche archeologi- che. Nove chiese sono indiziate soltanto da resti murari; venti- sette solo da reperti scultorei, mentre in dieci casi l’esistenza di un luogo di culto con fasi di VII–VIII secolo è testimoniata sia da resti archeologici che da frammenti di arredo liturgico. Per quanto concerne i reperti scultorei, si dispone del podero- so c o r p u s curato da A m e l i o Tagliaferri relativamente alle città e al territorio delle diocesi di Aquileia e Grado26 . Ai reperti in esso raccolti vanno aggiunti quelli provenienti dal Friuli occidentale, ovvero dalla diocesi di Concordia, studiati in partico- lare dal Gaberscek27 . Se si consi- derano poi altri ritrovamenti sporadici, editi solo parzialmen- te 28 , si dispone in totale di circa 120 frammenti di arredo liturgi- co, provenienti da chiese sparse nel territorio rurale. È interes- sante osservare che, fra questi, trentatré pezzi presentano una Fig. 4) Localizzazione dei luoghi di culto con fasi di VII-VIII secolo attestati da elementi archeologici. Il numero entro cerchio indica la datazione piuttosto ampia (VIII- presenza di strutture murarie, il numero semplice i ritrovamenti di IX secolo), undici sono databili arredo liturgico. all’inizio dell’VIII secolo; trenta- cinque al pieno VIII secolo e quarantuno fra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo29 . Sono invece diciasette le chiese con fasi di VII- struzione pressoché completa della pianta (com- VIII secolo attestate da resti archeologici. Fra que- plesso di colle Zuca e S.Maria Maddalena a Invilli- ste quattro sono indiziate solo da lacerti murari no; S.Silvestro a S.Salvatore di Maiano, S.Pietro di (S.Maria di Gorto, S.Giorgio di Nogaro, S.Marco in , SS.Gervasio e Protasio di , ; S.Giuliano a Grado). Per altre quattro S.Lorenzo di Buia, S.Martino a Rive d’Arcano, la planimetria può essere ricostruita parzialmente S.Andrea di , S.Maria in Sylvis di Sesto al (S.Martino di , S.Pietro ad , S.Marti- Reghena). no d’Asio, S.Daniele), mentre per ben nove edifici i Va osservato però che la qualità metodologica resti archeologici sono tali da consentire una rico- delle ricerche è di valore disuguale: oltre la metà di

26 TAGLIAFERRI 1981, nel quale sono catalogati circa 600 pezzi, Cordenons; S.Giacomo al Castello di Maniago; S.Martino di provenienti soprattutto dai grandi centri di Grado, Cividale, Meduno; nella chiesa dei Battuti di Prata; a S.Fosca di Solim- Aquileia e, in misura minore, dal territorio extraurbano. bergo; nel cortiletto della porta orientale di Spilimbergo (GAB E R - 2 7 GA B E R S C E K 1980; dove si esaminano in particolare i fram- SC E K 1980, p.137 e segg.); a Farra d’Isonzo, e a Mainizza (TOM A - menti di Sesto al Reghena, oltre ad altri frammenti sporadici D I N 1986); a S.Martino di Visco (TA S S I N 1983, pp. 17-18); a provenienti dal territorio del Friuli occidentale. Per Sesto al S.Maria di Barbana, nell’isola di Grado (TAG L I A F E R R I 1981, pp. Reghena cfr. inoltre LAMBERT 1999. 424 – 425); a S.Michele a Castelmonte. Frammenti di arredo liturgico databili all’inizio dell’VIII secolo sono invece attestati 28 È il caso dei pezzi di Visco, Mariano, Farra, per i quali cfr. nelle chiese di S.Giorgio in Brazzano (Cormons) (TA G L I A F E R R I TOMADIN 1986. 1981, pp. 302-303); mentre al pieno VIII secolo risalgono invece i 29 Delle ventisette chiese attestate solo da resti scultorei conser- pezzi rinvenuti a San Canzian d’Isonzo (TAG L I A F E R R I 1981, pp. vano manufatti di datazione ampia, fra VIII e IX secolo, le chiese 318-319). Elementi di arredo liturgico databili fra la fine dell’- di: S.Maria di (TAG L I A F E R R I 1981, pp. 324 – 328); S.Maria VIII e l’inizio del IX sono infine attestati nelle chiese di S.Stefa- Assunta in Basiliano (TAG L I A F E R R I 1981, pp. 201-202); S.Maria no in Clama, ad (TA G L I A F E R R I 1981, pp. 198-201); nel Assunta a Muggia (CUS C I T O 1995, p. 387 e ss.); S.Martino a Mug- S.Lorenzo in Villuza a S.Giacomo di Ragogna (TAG L I A F E R R I 19 8 1 , gia (CUS C I T O 1975); S.Michele a Iudrio, Cormons (TAG L I A F E R R I pp. 315-316); nei SS.Vito, Modesto, Crescentio a 1986, vol. II, p. 294); S.Giovanni in Tuba a S.Giovanni al Tim a v o (TAG L I A F E R R I 1981, pp. 319-320);a S.Martino a Turrida di Sede- (TA G L I A F E R R I 1981, pp. 303 – 309); S.Ulderico a gliano (TA G L I A F E R R I 1981, pp. 320-323); a S.Girolamo a Cervi- (TAG L I A F E R R I 1981, pp.309 – 310); S.Giovanni Battista a Firma- gnano (BUO R A 1984, pp. 35-36); a S.Pietro di Zuglio (TAG L I A F E R R I no, (TAG L I A F E R R I 1981, pp.314-315); a S.Giovanni di 1981, pp. 334-338; GAB E R S C E K 1986-87, pp. 39-41). 98 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Fig. 5) Tabella riassuntiva dei luoghi di culto con fasi di VII-VIII secolo attestati da elementi archeologici. Aurora Cagnana 99

Fig. 6) Planimetria della pieve di S.Maria di Gorto, con evidenziati alcuni lacerti murari in fase con una sepoltura (S) (da CALLIGARO 1997). questi edifici è stata messa in luce nel corso di lo della pieve di S.Maria di Gorto (n.1), su un rilie- scavi effettuati velocemente, nell’urgente neces- vo dominante la valle del Degano, rivestono un’im- sità di ricostruire i crolli causati dal terribile portanza notevole trattandosi di una chiesa che, sisma del 1976. Il recupero necessariamente dal XII secolo, è attestata come centro di un vasto affrettato dei dati ha comportato perciò la perdita territorio pievano3 0. Gli scavi condotti nel 1986 di buona parte delle informazioni. Non mancano hanno posto in luce il livello della chiesa bassome- però, anche in questi casi, essenziali relazioni di dievale, pavimentato con lastre scistose che sigil- scavo, talora corredate almeno da alcune osserva- lavano una successione di eventi più antichi, pur- zioni sulle relazioni stratigrafiche fra i muri, oppu- troppo indiziati soltanto da modesti lacerti mura- re fra strutture murarie e tombe databili in base al ri. Si sono però distinte almeno tre fasi: la prima corredo. era rappresentata da un muro appoggiato diretta- Anche dal punto di vista della distribuzione mente sulla roccia; alla seconda risaliva la costru- territoriale, gli edifici attestati rappresentano un zione di una vasca in fase con un piano di calpestio buon campione di dati: cinque si trovano nell’arci- e con un muro (Fig.6); mentre in una terza fase diaconato di Carnia, otto nell’arcidiaconato supe- erano state realizzate strutture murarie con un riore e tre in quello inferiore; due chiese sono atte- orientamento completamente diverso, associate a state anche nella diocesi di Concordia e una nella due inumazioni. Il ritrovamento di un frammento fascia lagunare (Fig. 4). scultoreo attribuibile ai secoli VIII-IX suggerisce Si dispone perciò di una base statistica suffi- che a tale periodo sia da ricondurre una delle cientemente ampia per ricostruire un panorama sequenze individuate, anche se non è possibile sta- generale e per tentare di proporre alcune conside- bilire quale31. Problematica risulta inoltre la fun- razioni interpretative. zione della vasca realizzata nella seconda fase, di forma rettangolare, dotata di due scalini alle 3. Chiese e popolamento altomedievale nell’Arci - estremità, rivestita di cocciopesto alle pareti. Ben- diaconato di Carnia ché si sia supposto che si tratti di una vasca batte- simale, sembra però più accettabile l’ipotesi di una Le strutture murarie poste in luce nel sottosuo- sepoltura, anche in conseguenza del fatto che era

30 DALL’OSTE, 1999, p. 17 e ss. 31 CALLIGARO 1997, p. 137 e ss. 100 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Fig. 7) S.Martino di Ovaro. Planimetria dei resti del complesso cultuale rinvenuto sotto la chiesa tardo-gotica (scavi 1992 - 1995). coperta con un lastrone di pietra. In base ai dati e di opere murarie di notevole interesse. Sotto al disponibili si può in conclusione affermare che nel pavimento è stata, infatti, evidenziata la presenza sottosuolo della chiesa pievana di S.Maria di Gorto di un piano d’uso più antico, formato da lastre di non si sono rinvenute tracce sicure dell’esistenza pietra e databile al XIV secolo in base ai reperti di un luogo di culto anteriore all’VIII-IX secolo. La numismatici. Il sottostante piano di preparazione presenza di sepolture parrebbe invece più antica sigillava i resti di una poderosa struttura muraria, se si considera che in una di esse è stato rinvenuto costituita da bozzette legate da calce, dello spesso- un orecchino, confrontabile con un analogo esem- re di cm 120 in fondazione e di cm 105 in elevato plare da Ptuj (Slovenia), datato alla fine del IV (Fig.8). Tali resti murari sembrano delimitare una secolo32. pianta poligonale, con diagonale di oltre m 5,00 e Ancora inedita è invece una scoperta archeolo- lati di m 2,5 circa. Una serie di sepolture a inuma- gica di notevole rilievo, effettuata nel sottosuolo zione risultava in parte addossata ai muri dell’edi- della chiesa di S.Martino di Ovaro (n.2), menzio- ficio e in parte tagliata dalle fondazioni della chie- nata a partire dal XIV secolo quale suffraganea di sa trecentesca. Da una di queste si è recuperato un S.Maria di Gorto3 3. L’edificio di culto attuale, di orecchino a lunula di tipo paleoslavo, che per la aspetto tardo gotico, è ubicato poco lontano dalla forma e per i caratteri della decorazione trova chiesa matrice, ma in posizione pianeggiante, puntuale riscontro in un esemplare dalla necropo- presso il fiume Degano. Nel 1992 la realizzazione li di Kranje (Slovenia) databile fra la fine del IX e di una trincea lungo tutto il perimetro della chie- gli inizi dell’XI secolo3 4. Pur in mancanza di uno sa, per il drenaggio e il consolidamento delle fon- scavo in estensione è comunque possibile ricono- dazioni, ha posto casualmente in luce alcune scere una sequenza cronologica relativa che vede sepolture ad inumazione, sistemate entro fosse nella costruzione poligonale l’elemento più antico, delimitate da pietre, che risultavano tagliate dai rispetto al quale le inumazioni risultano immedia- muri dell’edificio medievale (Fig.7). Ulteriori son- tamente posteriori; una di queste risale, con ogni daggi effettuati all’interno della chiesa attuale probabilità, a un’epoca compresa fra la fine del IX hanno portato all’individuazione di altre sepolture e l’inizio dell’XI secolo. Il tutto è stato poi sepolto

32 Ibidem, p. 146; fig. 7. 34 SAGADIN, 1988, p. 112 e ss.; tav. 18; tomba n 118, nn 7,8. 33 DALL’OSTE 1999, p. 76, doc. n.7. Aurora Cagnana 101

Fig. 8) S.Martino di Ovaro. Particolare delle strutture murarie rinvenute sotto al pavimento della chiesa attuale.

sotto il pavimento trecentesco della chiesa di San individui in posizione supina, progressivamente Martino, più volte rimaneggiata nel corso dei seco- respinti su un lato del sepolcro, che doveva essere li. Quanto all’edificio poligonale, non pare infonda- riaperto ogni volta che veniva introdotto un nuovo ta l’ipotesi che in esso sia da riconoscere una strut- individuo (Fig.10). Anche questi caratteri trovano tura battesimale, anche se saranno necessarie puntuale riscontro in alcune tombe del complesso ulteriori verifiche archeologiche, alle quali si di Colle Zuca a Invillino. In particolare la tomba rimanda anche per una puntualizzazione cronolo- 18, sistemata nell’abside Sud della tricora e coeva gica del manufatto. alla chiesa altomedievale (per IV), presenta gli Ulteriori sondaggi di scavo, condotti fra il 1995 stessi caratteri della tomba di Ovaro. Dopo questa e il 1999 nella zona esterna, in aderenza al lato prima serie di indagini sembra pertanto possibile Nord della chiesa3 5, hanno portato all’individua- affermare che nei pressi della chiesa di S.Martino, zione di strutture murarie che delimitavano un su una vasta area pianeggiante, dove nessun indi- grande edificio dotato di un accesso sul lato Sud. zio nelle fonti scritte faceva presumere l’esistenza Ivi è stata individuata anche una zona sepolcrale, di strutture precedenti, l’archeologia rivela invece costituita da inumazioni plurime, deposte entro considerevoli tracce di un complesso di culto, fosse foderate di pietre, oppure delimitate da molto probabilmente battesimale, nei pressi del lastroni monolitici di rocce scistose (Fig.9). Anche quale si è continuato a seppellire anche nel corso in questo caso non è possibile fissare una puntuale dell’Altomedioevo. Fino ad oggi non disponiamo di sequenza cronologica per questi eventi, ma si può elementi archeologici certi per stabilire la cronolo- osservare la forte somiglianza tipologica di alcune gia del primo impianto, ma i caratteri architetto- tombe con analoghi sepolcri del complesso di Colle nici e le dimensioni del grande edificio poligonale Zucca, a Invillino. In particolare la tomba 8 di sembrano richiamare da vicino il battistero di Ovaro, parallela al muro E-W dell’edificio, presen- Hemmaberg, datato al V secolo36. Resta da chiari- ta dimensioni di m 1,87 x 0,80, forma trapezoidale, re anche la cronologia di una fase di distruzione, fondo intonacato dipinto di rosso, cuscini lapidei evidenziata dalle tracce di un incendio che ha ter- sui lati brevi E ed W, deposizione plurima di sei motrasformato la soglia in pietra dell’apertura

35 CAGNANA c.s. 36 BIERBRAUER 1988, p. 48 e ss.; GLASER 1991; GLASER 1997, pp. 96-121. 102 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

coli cimiteri, che, per i caratteri dei sepolcri e degli oggetti di corredo, sono ben inquadrabili fra V-VI e VII- VIII secolo3 7. In genere tali ritrova- menti sono costituiti da piccoli grup- pi di tombe, come si evince dalle espressioni “alcune”, “quattro”, “un piccolo sepolcreto”, che ricorrono nelle relazioni, non di rado corredate da schizzi o disegni. Tali sepolture sono generalmente costituite da fosse delimitate e protette da lastroni in pietra; talora (come nei citati casi di Ovaro e Invillino) è stata evidenziata anche la presenza di cuscini lapidei. Oltre ai caratteri dei sepolcri, sono soprattutto gli oggetti di corredo rin- venuti al loro interno che forniscono ulteriori elementi di cronologia: fre- quenti sono gli orecchini a tre cerchi, ritrovati anche a Invillino e nelle necropoli dell’Istria, che ben si data- no fra la fine del VI e la metà dell’VIII secolo, ma con una massima diffusio- ne all’inizio del VII secolo3 8. In altri casi sono invece presenti orecchini a lunula con terminazione seghettata a frangia, oppure decorata a cerchielli incisi. Le fibule in bronzo fuso, con decorazione a cerchielli incisi, atte- state nel tipo cruciforme, zoomorfo, a disco, sono presenti anche a Invillino Fig. 9) S.Martino di Ovaro. Particolare dell’area sepolcrale posta (periodo III, secoli V-VII) e sono assai nei pressi dell’edificio di culto. frequenti nelle sepolture tardoanti- che di tutto l’arco alpino orientale3 9. Un ulteriore indicatore archeologico è rappresentato dal coltellino con posta sul lato Sud. Tale evento traumatico non caratteristica terminazione ad anello, detto “tipo sembra comunque avere messo fuori uso il com- Farra”, deposto frequentemente nelle sepolture e plesso, la cui frequentazione sembra essere conti- databile fra VI e VII secolo40.A questi ritrovamen- nuata anche successivamente all’incendio. Se il ti casuali va aggiunto lo scavo sistematico, edito seguito delle ricerche archeologiche, previste per solo parzialmente, di una piccola necropoli forma- l’estate 2000, non contraddirà le ipotesi interpre- ta da oltre cinquanta tombe, posta in luce in loca- tative fin qui prospettate, il complesso di Ovaro lità Liariis, poco distante dalla chiesa battesimale parrebbe da considerare come una ecclesia bapti - di Ovaro41. Anche in questo caso le tombe presen- smalis alla quale doveva fare riferimento la popo- tavano una tipologia analoga a quella sino ad ora lazione rurale delle vallate vicine. descritta e molte recavano oggetti di corredo (fibu- A tale proposito l’archeologia offre una serie le in bronzo, coltelli “tipo Farra”, orecchini, eccete- piuttosto ricca di dati che attestano l’esistenza, ra) ben databili fra VI e VII secolo. Da questa ricca proprio fra V e VII secolo, di un fitto popolamento serie di testimonianze archeologiche si evince per- delle valli del Degano, del But e dell’alto Ta g l i a- ciò un quadro territoriale caratterizzato da un fitto mento (Fig.11). popolamento sparso, costituito da modesti nuclei Non pochi ritrovamenti occasionali effettuati abitati. Questa rete demografica (dovuta forse a in passato attestano l’esistenza di oltre venti siti, un fenomeno di ripopolamento tardoantico della costituiti da singole sepolture o, più spesso, da pic- montagna) doveva fare riferimento, per gli uffici

37 La fonte bibliografica principale è costituita da BROZZI 1989, 39 Cfr.BIERBRAUER 1991, p. 123 e ss.; BIERBRAUER 1987, pp. 145- che ha raccolto con sistematicità tali testimonianze. Per un 147. primo studio del popolamento tardoantico–altomedievale in 40 GIOVANNINI, 1989, pp. 35-36. quest’area cfr. inoltre CAGNANA,CONCINA, c.s. 41 CONCINA 1992; CONCINA 1997. 38 BIERBRAUER 1986, p. 147 e ss.; TORCELLAN 1986, pp. 43-46. Aurora Cagnana 103

Fig. 10) S.Martino di Ovaro. Particolare della tomba n. 8, con 6 inumazioni.

Fig. 11) Distribuzione territoriale delle testimonianze archeologiche databili fra V e VII secolo rinvenute in Carnia. 104 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Fig. 12) S.Stefano di Cesclans. Planimetria delle varie Fig. 13) La pieve di S.Pietro di Zuglio. fasi architettoniche. A tratteggio fitto la chiesa con tor- rione antistante, databile all’VIII secolo (da PIU Z Z I 19 9 8 ) . religiosi, ai grandi complessi cultuali posti in luce ecclesiastiche di quest’area alpina. Intanto par- dalla ricerca archeologica a Julium Carnicum, sul rebbe da rivedere l’ipotesi che nella chiesa di colle Zuca di Invillino, ed ora anche a S.Martino di S.Maria di Gorto, pieve nel XII secolo, sia da iden- Ovaro La funzione battesimale di questi complessi ti fi care la chiesa battesimale della valle del Dega- è indicata dalla presenza di appositi edifici, men- no già dal V secolo, come proposto in passato43 , poi- tre non sembra che essi abbiano rappresentato un ché tale ipotesi non si concilia con il ritrovamento, luogo obbligato di sepoltura per la popolazione poco lontano, dei poderosi resti del complesso cul- rurale che, a quanto risulta, deve aver continuato tuale paleocristiano di S.Martino di Ovaro. È dun- a usare piccoli cimiteri posti accanto ai villaggi. È que più probabile che in età tardoantica fosse que- probabile che le sepolture che si trovano presso i st’ultimo il centro battesimale di riferimento per grandi complessi di culto siano da riferire a perso- un ampio comprensorio rurale; in un momento naggi ragguardevoli, oppure ad alcune delle fami- ancora imprecisato dell’Altomedioevo tale funzio- glie locali. Il fatto che la chiesa battesimale non ne deve essere stata trasferita alla chiesa di Gorto. costituisca il centro cimiteriale per il circondario si Purtroppo la frammentarietà dei dati archeologici accorda, d’altra parte, con quanto emerge dall’ana- rinvenuti negli scavi della pieve di S.Maria ha lisi delle fonti scritte, che indicano solo nell’età impedito di stabilire con certezza in quale momen- carolingia l’affermazione dell’obbligo di sepoltura to questo luogo sia divenuto sede di una chiesa bat- presso la chiesa pievana42. tesimale. Il ritrovamento di un frammento sculto- Il quadro fin qui delineato si rivela importante reo databile fra VIII e IX secolo, indizio, quanto- anche in relazione alla storia delle circoscrizioni meno, di un rinnovamento dell’arredo liturgico,

4 2 C f r. SE T T I A 1982, pp. 457-458: “se ne deve concludere che ma, legato da allora all’amministrazione del battesimo – la nemmeno in Italia è possibile parlare di un originario diritto di pieve tenderà ad acquisire stabilmente anche il monopolio delle sepoltura riservato alla chiesa battesimale; forse soltanto a deposizioni funebri”. partire dal IX secolo – insieme con il diritto di riscuotere la deci- 43 MENIS 1994, p. 66; fig.5. Aurora Cagnana 105

potrebbe suggerire che anche il tra- sferimento della funzione battesi- male da Ovaro a Gorto sia da fiss a r e in tale arco cronologico. L’ipotesi di uno spostamento della chiesa battesimale verso una posizione d’altura parrebbe indiret- tamente rafforzata anche dai risul- tati degli scavi effettuati recente- mente nella chiesa di S.Stefano di Cesclans (n.6), attestata come pieve nel XIII secolo e posta poco distante dalle precedenti. Le indagini nel sot- tosuolo hanno, permesso di datare in un’epoca non anteriore all’VIII-IX secolo i resti di un edificio di culto (Fig. 12), dotato di un torrione di ingresso44. Alcuni frammenti ceramici ricon- ducibili al VII-VIII secolo, infatti, erano sigillati dai muri perimetrali d e l l ’ e d i ficio, per il quale costituisco- no perciò un termine post quem ch e fa escludere l’esistenza di una chiesa anteriore al VII secolo inoltrato. Piuttosto la costruzione dell’edific i o di culto è stata preceduta da due fasi di sepolture, la più antica delle quali era costituita da una sorta di “mau- soleo” o tomba monumentalizzata, scavata nella roccia e poi intonacata. Questi dati sembrano indicare che, Fig. 14) S. Pietro di Zuglio. Frammento di arredo scultoreo. analogamente al caso di S.Maria di Gorto, anche per la pieve di S.Stefa- no di Cesclans pare da escludersi un’origine paleocristiana, fra V e VI secolo, come dopo il 1984 e databili fra la seconda metà dell’VIII proposto in passato4 5. I dati archeologici portano e l’inizio del IX secolo 4 8. Tali reperti indicano, infatti a collocare dopo la fine del VII secolo la fon- ancora una volta, l’esistenza di una consistente dazione della chiesa battesimale di S.Stefano. fase architettonica da porsi fra la fine dell’VIII e Più problematico è invece ricostruire la crono- l’inizio del IX secolo, anche se non è dato sapere se logia di un’altra pieve d’altura: S.Pietro di Zuglio si tratti della riedificazione oppure della costruzio- (n.5; Fig.13). Non è ben chiaro, infatti, a quali ne ex novo della chiesa battesimale. È comunque “prove archeologiche” si riferiscano gli Autori che significativo che tale intervento sia di poco poste- sostengono l’esistenza di resti paleocristiani sul riore alla soppressione del vescovato della sotto- luogo46. Solo un’iscrizione che menziona il vescovo stante città di Julium Carnicum. Januarius, databile al 490 d.C., fu vista nel 1453 In questo quadro territoriale pare piuttosto sti- da Ciriaco d’Ancona “in vertice montis in eccl(es)ia molante tentare anche una rilettura delle celebri S(an)ctorum Petri et Pauli”e andò in seguito per- evidenze archeologiche rinvenute a Invillino, sul d u t a4 7. Non vi è alcun elemento per stabilire che colle Zuca (n. 3) e sul colle Santino (n. 4) (Fig.15). quella fosse la sua posizione originaria; anzi pare Nel primo caso il grandioso complesso cultuale, assai più probabile che essa vi sia stata trasferita forse dotato di battistero, mi pare difficilmente dalla sottostante area paleocristiana di Zuglio. Di interpretabile come luogo di culto del modesto abi- notevole importanza è inoltre la presenza del ricco tato posto in luce sul colle Santino. Più probabil- contesto di frammenti scultorei (plutei, amboni, mente è da ravvisare in esso una grandiosa chiesa cibori, cornici; Fig.14) rinvenuti in buona parte battesimale, punto di riferimento per un più ampio

44 PIUZZI 1998, pp. 394-395. 47 QUAI 1973, p. 113. 45 AA.VV. 1987. 48 TAG L I A F E R R I 1981, pp.332-338; GAB E R S C E K 1986-87, pp.39-40. 46 Per un riassunto degli studi sulla pieve di S.Pietro di Zuglio cfr.TAGLIAFERRI 1981, pp. 332-333, nota 1. 106 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Fig. 15) Ubicazione del colle Zuca (sede di un complesso paleocristiano) e del monte Santino (sede della pieve alto- medievale di S.Maria Maddalena) in un rilievo del 1804.

Fig. 16) Colle Zuca (Invillino). Resti della chiesa altomedievale impostata sui ruderi della tricora paleocristiana (da VANNACCI LUNAZZI 1997). Aurora Cagnana 107

Fig. 17) Invillino. Planimetrie delle chiese altomedieva- Fig. 18) Venzone. Planimetria degli scavi del duomo di li di colle Zuca (a sin.) e di S.Maria Maddalena (a S.Andrea con evidenziata la fase di VI-VII secolo (rilie- destra) (da BIERBRAUER 1988). vo Soprintendenza B.A.A.A.A.S. del Friuli V. Giulia). comprensorio rurale. In seguito a un incendio, che S.Maria Maddalena. È sulla parete meridionale di Bierbrauer colloca intorno al 600 d.C., l’uso della tale chiesa che è stato trovato il frammento epigra- grande aula è interrotto e sui resti della tricora fico citato più sopra, datato fra la fine del VII e l’i- viene edificata una chiesa assai più modesta, di nizio dell’VIII secolo e che attesta, per quest’epoca, forma rettangolare (Fig.16), che resta in uso fino al l’esistenza di un clero ben strutturato50 . IX secolo49 . Il luogo di culto di riferimento del com- Ciò che preme osservare è come, anche in que- prensorio rurale si sposta allora sul colle Santino sto caso, l’evidenza archeologica indichi uno spo- (s i g n i fi cativamente denominato in loco “colle della stamento della pieve altomedievale rispetto alla pieve”), dove gli scavi hanno posto in luce i resti di chiesa battesimale paleocristiana, che pare essere una chiesa rettangolare, associata ad un cimitero avvenuto, anche in questo caso, fra VIII e IX secolo. di VIII secolo. Questo edificio, provvisto di vasca Per la chiesa di S.Andrea di Venzone, dove battesimale in entrata, è stato realizzato in due scavi di emergenza hanno posto in luce le tracce di fasi, essendo stata aggiunta in un secondo momen- una chiesetta rettangolare, non è possibile svolge- to l’abside quadrata (Fig.17). Purtroppo gli scavi re considerazioni ulteriori. La cronologia al VI-VII non hanno permesso di precisarne la datazione del più antico impianto (Fig.18), certamente ante- assoluta, anche se si è potuto accertare che entram- riore alla fase glizoiana (metà XIII secolo), è stata be le fasi sono sicuramente anteriori all’edificio del proposta sulla base dei caratteri stilistici di un XII-XIII secolo, identificabile con la pieve di pilastrino recuperato nel corso degli scavi51.

49 BIERBRAUER 1988, pp. 27 e ss. 5 1 Lo scavo è inedito. Una breve relazione si trova presso il 50 MOR 1963, 1964, p. 367 e segg.; BIERBRAUER 1987, p. 46. Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli. Per alcu- ne notizie sugli scavi cfr.CLONFERO 1988. 108 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

4. Le ricerche archeologiche nelle chiese dell’Ar - cidiaconato superiore

Tre importanti luoghi di culto del Friuli collina- re, SS.Gervasio e Protasio di Nimis (n. 9), S.Pietro di di Osoppo (n. 13) e S.Pietro di Ragogna (n. 8), pre- sentano alcune caratteristiche comuni di un certo interesse: ubicazione sul sito di un c a s t r u m t a r- doantico identificabile con sicurezza con quelli men- zionati da Paolo Diacono; continuità d’uso dall’epo- ca paleocristiana al pieno Medioevo; funzione ple- banale. Nel caso di Ragogna la presenza di un batti- stero è attestata fin dalla fase paleocristiana52 . Tra queste fondazioni ecclesiastiche, quella dei Santi Gervasio e Protasio di Nimis è una delle prime ad essere state oggetto d’indagini archeolo- giche programmate5 3. L’ e d i ficio deve la sua pecu- liare importanza al fatto di trovarsi nella località del c a s t r u m N e m a s, citato da Paolo Diacono in relazione all’invasione avara del 610 (H.L.IV, 37). La chiesa, attestata come sede plebanale dal 1247, conserva nel sottosuolo le tracce di una più antica fondazione, che il Menis ha datato alla seconda metà del VI secolo, con planimetria ad aula unica rettangolare (Fig.19), preceduta da un nartece e conclusa da un presbiterio quadrato e rialzato5 4. Durante gli scavi sono stati posti in luce importan- ti frammenti scultorei altomedievali che erano stati reimpiegati nella chiesa romanica; alcuni sono stati datati, genericamente, fra VIII e IX secolo, mentre per altri è stato possibile restringe- re la cronologia ad un periodo compreso fra l’VIII Fig. 19) Nimis. Planimetria della fase altomedievale secolo inoltrato e i primi decenni del IX secolo55. della pieve dei SS.Gervasio e Protasio (da MENIS 1968). La chiesa di Osoppo è posta su una sommità naturale, protetta da fianchi molto scoscesi, in prossimità di una fortezza più volte ampliata nel corso dei secoli, gravemente danneggiata durante dei caratteri planimetrici con altri edifici paleocri- l’ultimo conflitto mondiale e successivamente dal stiani57. La chiesa compare, come sede pievana, in terremoto (Fig.20). Alcuni sterri effettuati negli una citazione dell’XI secolo58 e ciò fa presupporre anni Cinquanta all’interno dell’aula hanno posto una continuità del culto anche nei secoli dell’Alto- in luce strutture più antiche, ma hanno devastato medioevo, anche se per tale periodo non esistono purtroppo la stratigrafia. Nuove ricerche, intra- ancora precisi riscontri archeologici. prese fra il 1986 e il 1989, hanno interessato ciò Maggiori informazioni si possiedono, invece, che restava dell’aula, il presbiterio e la sacrestia. per la chiesa di S.Pietro di Ragogna, identificabile In quest’ultimo ambiente sono state recuperate con il castrum Reuniae citato da Venanzio Fortu- interessanti testimonianze relative al periodo tar- n a t o ( Vita Sancti Martini, 4, 644-651) e da Paolo doantico e altomedievale, costituite da strutture Diacono (Fortunato e H.L.II,13). Accurate indagi- domestiche (focolari) e da sepolture collocabili nel ni archeologiche, effettuate di recente, hanno con- VII secolo5 6. È stata inoltre identificata una fase sentito di ricostruire con un certo margine di sicu- tardoantica della chiesa, rappresentata da un edi- rezza la successione degli eventi costruttivi, nono- ficio a pianta rettangolare, con pedana presbite- stante le manomissioni operate in epoca postme- riale sopraelevata, forse collegata all’aula tramite dievale avessero asportato ampie porzioni del scalini (Fig.21). Non essendo stati raccolti elemen- deposito archeologico. ti cronologici più precisi, la datazione dell’edificio Si è tuttavia potuto accertare che a una fase al V-VI è stata proposta in relazione al confronto paleocristiana, datata posteriormente alla metà

52 LUSUARDI SIENA, VILLA 1998, pp. 183-184. 56 PIUZZI, VOUK 1989, cc. 225-274; PIUZZI 1998, pp. 392-394. 53 MENIS 1968. 57 VILLA 1995, p. 87 e ss. 54 MENIS 1968, p. 88 e ss. 58 LUSUARDI SIENA, VILLA 1997, p. 282. 55 TAGLIAFERRI 1981, pp. 310-314. Aurora Cagnana 109

Fig. 20) Osoppo, veduta della fortezza.

Fig. 21) I resti della chiesa tar- Fig. 22) Ragogna. Planimetria della fase altomedievale della chiesa doantica di S.Pietro di Osoppo di S.Pietro (da LUSUARDI SIENA, VILLA 1998). (da VILLA 1995). 110 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

del V secolo e costituita da un’aula con banco pre- concorda anche il tipo di pianta ad aula unica, ret- sbiteriale, ha fatto seguito una totale ricostruzione tangolare, con parete piana, priva di abside ester- altomedievale dell’edificio, databile forse alla na. La prima fase della chiesa s’interrompe in seconda metà dell’VIII secolo, in relazione al ricco seguito ad un incendio “del quale furono trovate contesto di frammenti scultorei reimpiegati nelle imponenti tracce fra i materiali depositati sia murature o rinvenuti negli strati medievali 5 9. sopra il pavimento, sia all’esterno dell’edific i o ”6 4. Questa nuova chiesa risulta caratterizzata da Tale temporaneo abbandono non ha impedito una importanti trasformazioni: eliminazione del banco ricostruzione del luogo di culto, attestata da un’ab- presbiteriale, ampliamento dell’aula, aggiunta di sidiola messa in luce ad Est del primo impianto. un’abside rettangolare (Fig.22). Fra le due fasi Nel X secolo l’edificio doveva essere compreso deve essere intercorso un periodo di distruzione e all’interno del castello di B o g a, il cui possesso di uso ‘degradato’ dell’edificio, attestato da uno risulta confermato, nel 983, al patriarca di A q u i- straterello di bruciato depositatosi sul pavimento leia tramite un diploma di Ottone II65. della prima fase, da tracce di arrossamento degli Una fase edilizia collocabile attorno alla metà intonaci, da piani d’uso in limo6 0. Fin dall’epoca dell’VIII secolo è emersa anche negli scavi della paleocristiana è attestata la presenza di un batti- pieve di S. Martino a Rive d’Arcano66. In tale arco stero, costituito da una vasca quadrangolare fode- cronologico sembra, infatti, da porre una fase di rata di cocciopesto, che subisce alcune modifiche ampliamento di un più antico edificio paleocristia- successive, legate al passaggio dal rito dell’immer- no, del quale fu mantenuta l’abside semicircolare sione a quello dell’aspersione. (Fig.25). Un ricco contesto di reperti scultorei, Tracce di edifici di culto di VII –VIII secolo sono databili all’VIII secolo (Fig.26), sembra suggerire attestate anche in altre due chiese pievane del per quel periodo un significativo rifacimento del- Friuli collinare, entrambe ubicate sul sito di l’arredo liturgico67. castelli altomedievali: S.Daniele e la già menzio- Fra le chiese altomedievali poste in luce dall’a- nata pieve di S.Lorenzo di Buia (cit. 762), dove nalisi archeologica degli ultimi anni, ve ne è una sono stati posti in luce anche i resti di un fonte bat- sola, quella di S.Silvestro, ubicata nel borgo di tesimale. S.Salvatore di Maiano, che non ha mai rivestito Nel primo caso i residui murari di una chiesa una funzione plebanale68. Il luogo è celebre poiché databile all’VIII-IX secolo (Fig.23) sono emersi in nei suoi pressi è stata rinvenuta una delle più ric- seguito a scavi condotti negli anni Ottanta dalla che necropoli longobarde del Friuli, utilizzata fra Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia6 1. Ta l e la fine del VI e la seconda metà del VII secolo69. La fondazione religiosa (la cui ricostruzione planime- chiesetta attuale, posta sulla sommità di un mode- trica è ancora piuttosto incerta) è stata ipotetica- sto rilievo, è stata più volte rimaneggiata. Alcuni mente collegata ad una fase d’incastellamento caro- sondaggi di scavo sono stati effettuati, sia all’in- lingio dell’altura. È importante osservare che, pre- terno che all’esterno, dal Museo A r c h e o l o g i c o cedentemente alla costruzione della chiesa, sono Nazionale di Cividale nel 1995. Essi hanno porta- attestate nella zona delle strutture produttive. to all’individuazione di un edificio di culto segnala- Gli scavi effettuati sotto la pieve di San Loren- to dai resti di un’abside a semicerchio oltrepassato zo di Buia hanno portato all’individuazione di una (Fig.27). Non essendo stati raccolti elementi cro- chiesa databile fra VI e VII secolo62. L’edificio era nologici nel corso dello scavo, una datazione all’Al- costituito da una semplice aula rettangolare, pavi- tomedioevo può essere proposta solo sulla base dei mentata in cocciopesto e dotata, nel settore orien- caratteri planimetrici dell’abside. Dagli scavi è tale, di un presbiterio rialzato di un gradino emerso inoltre un ulteriore elemento architettoni- (Fig.24). Accostata alla parete settentrionale si è co, costituito da una muratura ad andamento rinvenuta la vasca battesimale, di forma legger- Nord-Sud, nella quale erano ben visibili dei fori mente ovoidale, incavata a terra fino a una profon- quadrangolari, verosimilmente utilizzati per l’in- dità di circa cm 40 dalla quota del pavimento cir- serimento di pilastrini che dovevano sorreggere, costante. La cronologia dell’edificio si evince dal con ogni probabilità, gli elementi della recinzione corredo della tomba addossata al muro perimetra- presbiteriale. È suggestivo collegare tale manufat- le sud (con buone argomentazioni ritenuta in fase to con il frammento di lastra marmorea, di raffina- con esso) che conteneva monili tipici del VI-VII ta fattura, rinvenuta nella vicina chiesa parroc- secolo63. È stato osservato che con tale cronologia chiale di Mels, dove era stata certamente reimpie-

59 Ibidem, p. 187. 65 M.G.H. Dipl. German. II, 360, n. 304. 60 Ibidem, p. 185. 66 LUSUARDI SIENA, PIUZZI, VILLA 1997, pp. 45-46. 61 AAVV 1993; PIUZZI 1998, pp. 391-392. 67 LUSUARDI SIENA 1997, p. 145 e segg. 62 MENIS 1982; MENIS 1995. 68 Lo scavo è stato edito solo in forma preliminare (cfr.CONCINA 63 MENIS 1982, c.74 e sss. 1995, pp. 45-52). 69 64 Ibidem, c.78. LOPREATO 1995. Aurora Cagnana 111

Fig. 23) S.Daniele del Friuli. Planimetria con posizionamento delle murature altomedievali (rilievo di F.Piuzzi).

Fig. 24) Buia. Planimetria della pieve di S.Lorenzo con indicazione dell’aula paleocristiana (A) e dell’absidiola pre- romanica (B) (da MENIS 1982). 112 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Fig. 25) S.Martino a Rive d’Arcano. Planimetria della fase del periodo III (metà VIII secolo, circa) (da LU S U A R D I SIENA 1997).

Fig. 26) S.Martino a Rive d’Arcano. Frammento di Fig. 27) S.Silvestro a S.Salvatore di Maiano. Resti del- ambone (da LUSUARDI SIENA 1997). l’abside altomedievale. Aurora Cagnana 113

Fig. 28) S.Giorgio di Nogaro. Planimetria degli scavi con indicazione del lacerto musivo (A) e dell’abside paleocri- stiana (B); del muro impostato sui resti dell’abside (C) e del focolare altomedievale (F) (da LAVARONE 1992).

g a t a7 0. L’analisi stilistica del pezzo ne ha eviden- poco distante da Palmanova71. Essi hanno rivelato ziato le analogie con il ciborio cividalese di Calli- l’esistenza di un edificio di culto di notevole impe- sto. Se tale reperto proviene veramente dalla chie- gno, attestato dai resti di murature perimetrali e sa di S.Silvestro, come è stato ipotizzato, la sua di un’abside semicircolare (Fig.28). Alcuni bran- datazione all’inizio dell’VIII secolo potrebbe esten- delli di pavimento musivo, conservati in aderenza dersi a quella dell’edificio di culto, o almeno a un a tali murature, ne hanno suggerito una datazione suo importante rifacimento. Ciò rende lecita l’ipo- attorno al V secolo72. Una seconda fase è testimo- tesi che la chiesa altomedievale di S.Silvestro, niata dalla presenza di un livello d’uso sovrappo- posta nei pressi di una importante necropoli, sia sto direttamente sulla cresta di rasatura della stata edificata, su committenza di una famiglia muratura absidale. Su tale livello si sono svolte locale di origine longobarda, forse legata all’entou - attività antropiche, quali l’allestimento di un foco- r a g e dei duchi cividalesi. Il fatto che l’edificio sia lare delimitato da muretti in pietre e laterizi (Figg. rimasto completamente estraneo alla successiva 29, 30). I reperti ceramici contenuti indicavano rete plebanale sembra rafforzare l’ipotesi che si una datazione compresa fra VI e VII secolo73. Poi- trattasse di una fondazione privata. ché lo strato d’uso e il focolare sono stati interpre- tati come una fase di cantiere, la loro datazione è 5. Indagini archeologiche nelle chiese dell’Arci - stata assunta quale termine ad quem per la secon- diaconato inferiore da fase della chiesa, attestata da un muro con andamento Nord-Sud collegato a un pavimento di Rispetto alle zone precedentemente descritte, laterizi. Piuttosto che una fase di cantiere, mi par- la pianura friulana presenta una quantità decisa- rebbe però più logico interpretare tale evidenza mente minore di dati archeologici, anche se alcuni come una fase di abbandono, che segnala vistosa- sono particolarmente significativi. mente una diversa destinazione d’uso della chiesa. Di notevole interesse sono i risultati emersi In tal caso la datazione al VI-VII secolo avrebbe dallo scavo della chiesa di S.Giorgio di Nogaro, valore di termine post quem per la ricostruzione

70 TAGLIAFERRI 1981, p. 300 e ss. 72 LAVARONE, 1992, pp. 45-54. 71 LAVARONE 1986-87, p. 155; AA.VV. 1992. 73 FASANO, 1992, pp. 69-78. 114 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Fig. 29) S.Giorgio di Nogaro. Particolare dell’abside paleocri- stiana rasata e del livello carbonioso ad essa sovrapposto. (Da LAVARONE 1992).

Fig. 30) S.Giorgio di Nogaro. Particolare del focolare altome- Fig. 31) S.Marco in Basiliano. Planimetria dievale impostato sui resti dell’abside paleocristiana (da LAVA- degli scavi (da BERTOLISSI 1995). RONE 1992).

successiva e sarebbe attestata una notevole cesura le pareti rivestite da fine intonaco rosato ed era nella storia di questo luogo di culto, dopo la quale dotata di un cuscino lapideo. Difficile è però stabi- esso risulta ricostruito, ma in tono decisamente lire l’esatta relazione stratigrafica fra queste minore. tombe e due lacerti murari appartenenti ad un Residui murari e sepolture altomedievali sono probabile luogo di culto, non meglio noto da altre state rinvenute nel corso di scavi effettuati nella evidenze75. chiesetta di S.Marco in Basiliano (suffraganea della pieve di Variano), che per alcuni studiosi 6. Le testimonianze archeologiche nelle diocesi sarebbe da identificare con la località “Duas Basi - di Grado e Concordia licas”, citata nel 762 in una donazione a favore del monastero di Sesto al Reghena74. Delle due tombe Diverse fonti scritte medievali, soprattutto cro- a inumazione poste in luce sotto al pavimento nachistiche, attestano l’esistenza di numerosi luo- della chiesa (Fig.31), quella più antica presentava ghi di culto nella laguna di Grado76. Tuttavia solo

74 BERTOLISSI 1995 p. 25. 75 LOPREATO 1986-87, pp. 122-123. 76 MARCHESAN 1974, p. 93 e ss. Aurora Cagnana 115

Fig. 32) S.Martino d’Asio. Planimetria della fase altomedievale (da PIUZZI 1998).

Fig. 33) S.Maria in Sylvis di Sesto al Reghena. Particolare del presbiterio triabsidato dopo gli scavi del 1987 (da TOR- CELLAN 1986/87). nell’isola di San Giuliano si sono conservate alcu- pertinente alla diocesi di Concordia, sono docu- ne tracce materiali di un edificio forse d’età alto- mentati i resti di due luoghi di culto, con fasi accer- medievale (n. 44). Si è proposto di interpretarle tate di VII-VIII secolo: S.Martino d’Asio (n.21) e la come parti dell’arco trionfale di una basilichetta chiesa abbaziale di S.Maria in Sylvis, a Sesto al rimasta inglobata in una casa colonica. Pur in Reghena (n.46). mancanza di elementi cronologici certi, è stata Nel primo caso si tratta di una chiesa plebana- proposta una datazione all’età paleocristiana, con le, dove gli scavi hanno posto in luce diverse fasi di rifacimenti altomedievali77. ristrutturazione78. La più antica era costituita da Ad occidente del Tagliamento, nel territorio un’aula rettangolare di m 10 x 4 circa, databile tra

77 Ibidem, pp. 101-102. 78 PIUZZI 1998, pp. 395-396. 116 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

evidenziò la parte absidale, fu oggetto di ricerche archeologiche tra la fine degli anni Ottanta e l’ini- zio degli anni Novanta. In un primo intervento si era posto in luce tutto il luogo di culto, che risulta- va parzialmente inglobato nelle fondazioni della più grande chiesa bassomedievale, ancor oggi esi- stente79. In corrispondenza del presbiterio sono state evi- denziate due lastre con i segni dell’alloggiamento delle colonne che costituivano forse la pe r g u l a pr e - sbiteriale (Fig.33). Tali resti architettonici sono stati datati fra la fine dell’età longobarda e l’inizio dell’età carolingia. Più recentemente il Menis ha rivisto i dati di scavo e ne ha proposto una diversa lettura interpretativa80 . L’e d i fi cio avrebbe due fasi: la prima, databile fra la fine del VII e l’inizio dell’- VIII secolo, sarebbe rappresentata soltanto da una chiesetta triabsidata, mentre solo in un secondo momento si sarebbe aggiunto il quadriportico anti- stante (Fig.34). A queste due fasi costruttive corri- sponderebbero anche diverse funzioni dell’edifici o : pievana in un primo tempo e poi abbaziale; a que- st’ultima fase risalirebbe anche la p e r g u l a per la divisione dell’area presbiteriale.

7. Osservazioni sui caratteri architettonici e costruttivi

Per quanto concerne i caratteri materiali degli ed i fi ci di culto fin qui esaminati, mi sembrano da rimarcare, in primo luogo, le proporzioni assai modeste (Fig.35). L’ampiezza dell’area è compresa, infatti, fra i 60 mq circa di San Martino d’Asio e i 150 mq circa dei Santi Gervasio e Protasio di Nimis. Si tratta perciò di costruzioni piuttosto piccole, soprattutto se rapportate ai grandiosi complessi paleocristiani dell’area alpina: quello di colle Zuca ad Invillino, ad esempio, copre un’area di oltre 200 mq, mentre il grande edificio di Ovaro misura m 24,5 in lunghezza x m 9,50 in larghezza81 . Fig. 34) S.Maria in Sylvis di Sesto al Reghena. Plani- Anche i caratteri formali delle piante sono piut- metria dopo gli scavi del 1991 (da MENIS 1999). tosto semplici: in quattro casi (S.Martino d’Asio, S.Lorenzo di Buia, S.Andrea di Venzone, chiesa altomedievale di colle Zuca a Invillino) si tratta di VII e VIII secolo in base alla sequenza stratigrafi- aule rettangolari senza nessuna ulteriore articola- ca (Fig.32). La pianta era priva dell’abside ester- zione, secondo una tipologia attestata anche nell’I- na; solo un leggero dislivello di quota differenziava talia nord-occidentale, in Francia e in Svizzera e la regione presbiteriale dall’aula. In fase con l’edi- che, per alcuni studiosi, sarebbe da ricondurre al ficio si sono rinvenute diverse inumazioni, scavate tipo del sacello funerario 8 2. Nei casi di Buia e nella roccia calcarea e dislocate entro il perimetro S.Martino d’Asio solo un lieve rialzo di quota diffe- della chiesa. Per almeno due di loro è stata accer- renzia l’area presbiteriale dal resto dell’aula. tata una pratica di riutilizzo che ha suggerito l’i- In tre casi (S.Pietro di Ragogna, S.Maria Mad- dea di una tomba di famiglia. dalena di Invillino, SS.Gervasio e Protasio di Di diversa natura l’edificio cultuale di S.Maria Nimis) è attestata la presenza di un’abside rettan- in Sylvis di Sesto al Reghena. Individuato per la golare che movimenta leggermente l’essenzialità prima volta nel 1801 da padre A.M.Cortinòvis, che della pianta, sempre ad aula unica. Questo sche-

79 TORCELLAN 1986-87, pp. 178-179; TORCELLAN 1988. pagna di scavi svoltasi nel luglio 2000; non erano ancora note 80 MENIS 1999, pp. 53-73. all’epoca in cui si è svolto il convegno di Gardone sul Garda (aprile 2000). 81 Queste dimensioni sono state accertate nel corso della cam- 82 FOLETTI 1998, p. 119 e ss. Aurora Cagnana 117

Fig. 35) Fondazioni ecclesiastiche di VII e VIII secolo del Friuli – Venezia Giulia. Planimetrie a confronto. In alto, chiese ad aula rettangolare: (da sinistra) S.Martino d’Asio; S.Lorenzo di Buia; S.Andrea di Venzone, chiesa di colle Zuca a Invillino. Nella fascia mediana, chiese con abside rettangolare: (da sinistra) S.Pietro di Ragogna; S.Maria Maddalena di Invillino; SS.Gervasio e Protasio di Nimis (con torre in facciata); S.Stefano di Cesclans (con torre in facciata). Nella fascia in basso, chiese con abside semicircolare: (da sinistra) S.Silvestro a S.Salvatore di Maiano; S.Martino a Rive d’Arcano; S.Maria in Sylvis di Sesto al Reghena. 118 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Fig. 36) San Martino di Ovaro. Particolare della tecnica muraria.

Fig. 37) Chiesa altomedievale di colle Zuca a Invillino. Particolare della tecnica muraria. Aurora Cagnana 119

ma architettonico, assai diffuso in tutto l’arco alpi- no, oltre che in Francia e in Svizzera costituirebbe “la soluzione più semplice ed economica per la costruzione del presbiterio”8 3. Interessante è, nei due casi di Nimis e Cesclans, la presenza di una torre in facciata, interpretabile come campanile. La terminaz ione ad abside circolare è attesta- ta nei soli casi di S.Silvestro a S.Salvatore di Maia- no e di S.Martino a Rive d’Arcano. Più articolata (e più sviluppata in proporzione alla superficie del- l’aula) è invece la regione presbiteriale della chie- sa di S.Maria in Sylvis di Sesto al Reghena, costi- tuita da un transetto sviluppato a ‘T’e triabsidato. Tutt’altro che abbondanti sono i dati che riguardano i materiali e le tecniche costruttive, anche per il fatto che gli edifici di culto sono docu- mentati, in genere, da modesti lacerti murari. Nulla è dato sapere, ad esempio, circa i caratteri delle coperture o degli infissi, mentre qualche ele- mento in più si conosce per le pavimentazioni. In nessuno dei casi esaminati parrebbe attestata la presenza di mosaici, che pure erano utilizzati in area urbana, come provano i casi celebri del lacer- to pavimentale del battistero di Callisto (conserva- to nel Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli) o quello dell’episcopio di Aquileia. Le chiese di VII-VIII secolo edificate nel territorio rurale dovevano invece essere pavimentate con letti di calce (S.Martino a Rive d’Arcano) o, al mas- simo, con cocciopesto, come indicano i casi di Buia, Nimis, San Martino d’Asio. È anche questo un ele- mento che, oltre alle dimensioni, concorre a diffe- Fig. 38) SS.Gervasio e Protasio di Nimis. Particolare renziare le fondazioni ecclesiastiche altomedievali della tecnica muraria. dai più impegnativi impianti paleocristiani che, anche nelle aree rurali, risultano, in più di un caso, pavimentati con ricche decorazioni musive84. Per quanto riguarda invece le opere murarie, Intanto la ricerca archeologica nelle chiese ha non sembra vi siano da rimarcare vistose differen- dimostrato, in quasi tutti i casi esaminati, l’esi- ze rispetto alle tecniche attestate negli impianti stenza di tracce materiali di fondazioni più antiche. paleocristiani; le strutture sono sempre costituite Tuttavia, accanto agli elementi di continuità, mi da elementi di raccolta (ciottoli, scaglie scistose) sembra si possano mettere a fuoco anche innegabi- privi di una lavorazione che vada oltre lo ‘spacco’; li segni di cesura, che si impongono all’attenzione. essi non sono stati molto selezionati per dimensio- Laddove l’archeologia ha documentato l’esi- ni e risultano posti in opera secondo una tessitura stenza di fondazioni paleocristiane, queste ultime priva di corsi, che non esclude l’impiego di elemen- presentano spesso i segni di brusche interruzioni ti inclinati ‘a spina pesce’. Poco sappiamo dei rive- d’uso. Tracce d’incendi, di cambiamenti di funzio- stimenti, che dovevano comunque essere costitui- ne o comunque di un uso ‘degradato’dei pavimenti ti, se non da intonaci affrescati, almeno di un sono attestati un po’ in tutte le regioni esaminate. essenziale ‘rinzaffo’, del quale si rintracciano talo- Ad Ovaro il grande complesso paleocristiano sem- ra dei residui sulle pietre. bra essere messo fuori uso, una prima volta, da un incendio le cui tracce sono state evidenziate in 8. Luoghi di culto e territorio: considerazioni tutta l’area scavata. Anche sul colle Zuca, a Invilli- conclusive no, i grandi edifici di culto sono stati smantellati in seguito a un incendio e successivamente, sulla tri- Questa breve e rapida rassegna di dati suggeri- chora, è stata costruita una chiesa rettangolare, di sce alcune interpretazioni di carattere generale. dimensioni decisamente più modeste.

83 ARSLAN 1954, p. 514. raccolte nell’area archeologica di S.Martino di Ovaro e nei livel- 84 Pavimentazioni a mosaico sono emerse in seguito agli scavi li di distruzione della fase paleocristiana di S.Pietro di Rago- sul colle Zuca di Invillino, e diverse tessere musive sono state gna. 120 LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITAL I AS E T T E N T R I O N A L E

Anche nel Friuli collinare si riconoscono i segni Se questi dati sembrano validi per tutto il ter- di una interruzione d’uso in non poche costruzioni ritorio regionale, le vicende dei secoli successivi religiose. A San Lorenzo di Buia, ad esempio, la pongono invece in evidenza una marcata differen- prima fase della chiesa battesimale s’interrompe ziazione fra le diverse aree geografiche del Friuli in seguito ad un incendio, che il Menis ha rintrac- Venezia Giulia. ciato in tutta l’area scavata. Anche nella chiesa di Nella zona alpina emergono tracce di radicali San Pietro di Ragogna la fase paleocristiana e la trasformazioni nell’organizzazione ecclesiastica successiva ristrutturazione altomedievale risulta- del territorio: in ben due casi, (Ovaro e Invillino), no intervallate da un deposito di livelli limosi. la sede della chiesa pievana risulta chiaramente Un vistoso segno di interruzione d’uso è stato spostata rispetto al luogo della baptismalis eccle - evidenziato, infine, nella pianura friulana, a S.Gior- s i a paleocristiana, che risulta abbandonato. Pur- gio di Nogaro, dove l’impianto paleocristiano risulta troppo mancano dati archeologici certi per stabili- letteralmente distrutto e sulla cresta di rasatura re esattamente le coordinate temporali di tale tra- dell’abside viene persino impostato un focolare. Se slazione, che può essere posta, genericamente, nel dunque l’esistenza di una cesura evidente nell’uti- corso dell’VIII secolo. Anche gli scavi nella pieve di lizzo di questi luoghi di culto è provata da chiare S.Stefano di Cesclans (dove non si sono trovate tracce archeologiche, più difficile è però stabilire l’e- tracce di edifici religiosi anteriori alla fine del VII- satta cronologia di tali eventi traumatici. L’i n c e n d i o VIII secolo) confermerebbero questa ricostruzione, che distrugge (o danneggia seriamente) il comples- che non pare contraddetta neppure nel caso della so di Ovaro non è stato ancora datato, mentre per pieve di San Pietro di Zuglio, per quanto ne sap- quello di Colle Zuca il Bierbrauer ha proposto una piamo fino ad ora. data attorno al 600 d.C.. Del potente strato di bru- È nella fascia collinare del Friuli che si riscon- ciato della chiesa di S.Lorenzo di Buia sappiamo tra invece una maggiore continuità nell’ubicazione invece che esso copre il pavimento della fase edilizia delle chiese battesimali. In ben cinque casi, infat- di VI-VII secolo. Quanto al livello limoso di Rago- ti, le sedi pievane insistono sul sito di precedenti gna, esso risulta stratigraficamente posteriore alla chiese paleocristiane (Osoppo, Nimis, Ragogna, chiesa di V secolo, mentre a S.Giorgio di Nogaro Buia, S.Martino a Rive d’Arcano), due delle quali sappiamo che lo strato di distruzione dell’impianto (Ragogna e Buia) presentano già nella fase più paleocristiano conteneva ceramiche databili al VI- antica tracce sicure di un battistero. Se ne può per- VII secolo. Benché lacunosi e in qualche caso pro- ciò concludere che nel Friuli collinare, dopo un blematici, questi dati sembrerebbero comunque momento d’interruzione traumatica nell’uso delle orientare verso una cronologia compresa fra VI e chiese tardoantiche, la riorganizzazione della rete VII secolo. Se così fosse, questa cesura storica plebanale medievale (che può genericamente collo- andrebbe messa in relazione, con tutta probabilità, carsi nel corso dell’VIII secolo) abbia rispettato l’u- con una delle più acute fasi della crisi politica e mili- bicazione dei precedenti centri battesimali. Com- tare del territorio friulano, che proprio in tale perio- plesse e forse molteplici possono essere le cause di do registra la divisione del patriarcato e subisce le questa maggiore continuità nell’ubicazione delle invasioni longobarda e avara. Si può pertanto pen- sedi del culto; non pare privo di significato il fatto sare che la prima fase di ‘cristianizzazione’, avviata che in ben tre casi le chiese si trovino sul sito di nel corso del V secolo e concretizzatasi nella costru- castra tardoantichi (Ragogna, Osoppo, Nimis) che zione di edifici battesimali talora grandiosi, abbia devono avere avuto un ruolo decisivo quali punti di subito intorno all’inizio del VII secolo una prima, riferimento, anche amministrativo, per l’organiz- notevole battuta d’arresto. zazione territoriale. Aurora Cagnana 121

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