Piani E Memorie Dell'antica Basilica Di Aquileja Con I Capolavori D'arte Che
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Puoi effettuare una ricerca sul Web nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com 1 Pianiememoriedell'anticaBasilicadiAquilejaconicapolavorid'artecheinessasitrovano GaetanoFerrante .-e F PIANI E MEMORIE DELL' ANTICA BASILICA DI AQUILEJA CON I CAPOLAVORI D'ARTE CHE IN ESSA SI TROVANO NONCHÉ DEL CAMPANILE, CHIESA E BATTISTERIO DEI PAGANI E LA PIANTA DELLA CITTÀ RISTABILITA DA POPONE DISEGNATI ED INCISI DA I. R. INGEGNERE PRESSO LA DIREZIONE DELLE PUBBLICHE COSTRUZIONI IN TRIESTE COLL' AGGIUNTA DEI PIÙ IMPORTANTI CENM BASILICOGRAFICI SULLE ANTICHE CHIESE. BATTISTERJ, CIMITERJ E CAMPANILI, E MODELLI DEI MEDESIMI. TRIESTE TIPOGRAFIA DEL LLOYD AUSTRIACO 1*53. t>IOHGIO FRANZ IN MONACO. AL CORTESE LETTORE. lo non intendo scrivere la Storia dell'antica Aquileja, ma sì, fra la polvere delle antiche pergamene, cerco e studio le memorie di quel tempio, che qual intrepido ammiratore delle meta morfosi umane stette, e vide dallo splendore nell'oscurità dileguarsi, qual nube al vento, una cittade, che per antonomasia seconda Roma appellavasi. Già sparirono allo sguardo dell'uomo oltre sedici secoli dalla sua edificazione, che in alcuno sorse il pensiero di dedicare il tempo e la penna ad un monumento , che avrebbe dovuto oggimai per sè coprire nelle storie una lunga e memorabile pagina, non tanto come campione dell' arte, ma come unico frammento dell'antica Cristianità. Molti parlarono delle vicende d' Aquileja; non uno, fra tanti, pensò, o volle occuparsi, così minuziosamente, come io ho cercato di farlo, del Tempio famoso, della Chiesa e Battisterio Paga- nico, che vi si trovano congiunti e della Torre che Io fiancheggia: ultimi avanzi questi, quasi per incanto scampati all'eccidio ed alla perfidia dell'uomo! Che se però in ogni secolo dei trascorsi, è giusto il dirlo, si fossero trovati imitatori al benemerito canonico Bertoli, il quale nelle sue "Antichità d? Aquileja „ scrisse almeno quanto può bastare ad averne su di essa una qualche luce, non sarebbe tuttavia la cronaca di questi monumenti così incerta ed inesatta ; ma deplorando l' abbandono fin' ora avvenuto, si faccia da qualcuno di noi quanto prima non si è fatto, s' indaghi dell' antica loro origine e forma, si registrino con verità, al meno gli avvenimenti che successero a' nostri giorni, e sotto gli occhi nostri medesimi, per non essere, a giusta ragione, tacciati d' indolenza od inattività dagli archeologi , che con tanto zelo si dedicano a raccogliere e fornire la posterità sulla conoscenza delle antiche cose. A spiegare poi quanto io penso , nel sottoporre quest' opera al pubblico , valga il dire , non essere mio scopo di sublimarmi con essa al cospetto di quelli, che, più eruditi di me, io venero come maestri dell'arte, ed oracoli dell'antichità: fu una propizia occasione, che mi si è presentata per occuparmene, ed io l' accolsi con amore per farne soggetto de' miei studj. Già molte volte, mentre io me ne stava occupando, mi ritirava atterrito dall'impresa, che sembravami essere d' assai superiore alle mie forze ; ma nell' atto di abbandonarla , mi ricorreva sempre al pensiero il benevolo impulso di quelli, che già fin dalle prime mi diedero animo ed eccitamento a pubblicarla. Il compassionevole sorriso, che io vedo d'altronde spuntare sul labbro di alcuni, non può nè deve arrestarmi: ristretti ingegni non mancano, che tutto sprezzano ciò che da altri vien fatto, e niente stimano degno di lode, che da loro non si operi; ma chi farà calcolo d'essi? il far sembianza soltanto di temerli, saria più vile del sentimento che li domina. i* Quanto a me nella rettitudine de' miei pensieri, non mai meditando col mio operare a chiun que offesa, nutro la dolce lusinga, che il maggior numero vorrà benignamente perdonare alla mia arditezza, mossa piuttosto dal buon volere, che da speranza di gloria. Parvenu indispensabile di illustrare le tavole con un testo, che ne facesse, per quanto era possibile, la spiegazione: mi sono anzi esteso un po' più, di quanto era a tale scopo strettamente necessario, per evitare una troppo riprovevole aridità ; ed anche per questo ho sorpassato nol volendo quel limite che mi era preGsso. Per ultimo rendo avvertito il lettore, di avere a bella posta separato il testo illustrativo dell'opera dalle tavole in disegno, che ne rappresentano la Basilica, affinchè l'opera stessa possa essere maggiormente divulgata, e presa per mano anche da quelli, ai quali gli architettonici studj sono affatto sconosciuti ; conciossiachè oltre al trattare dell' origine e forma della Basilica Aquilejese, parla esso altresì delle discipline e delle usanze dell' antica Chiesa Cristiana, oggimai dimenticate, e nell'oscurità avvolte fino dai tempi del barbaro Diocleziano. Con tale duplice scopo, io mi lusingo di aver tutto posto in opera, perchè il mio lavoro ottenga il comune aggradimento, il che quando avvenga , saranno le mie fatiche ampiamente ri compensate. Aggradisca il lettore i miei voti e viva felice. TRIESTE il 1.° aprile 1853. «AKT 1 \0 FERRANTE imp. reg. ingegnere. PREFAZIONE. Quella che un di fu emula a Roma, non è più : sorte fatale a cui vanno soggette le cose di quaggiù , perchè mortali e caduche : anche le città pari al destino dell' uomo , nascono , vivono e ii nin ji MIO : così fu di Tebe, di Cartagine, di Babilonia, di Gerusalemme e tant' altre , le quali, dopo tanta rinomanza , adesso un totale obblio quasi le avvolge , e appena lontane tradizioni ce le ricor dano. Era Aquileja, ed ora sparse ed incerte traccie restano solo a dirci, che un tempo essa esi steva, già salita al più elevato grado di grandezza e potenza: ebbe origine dalla stirpe di Troja: visse ai tèmpi di Publio Scipione Nasica : e sparì sotto il ferro ed il fuoco del barbaro , allorquando po poli ingordi e feroci , ed invidia e vendetta , pasto a sfrenate passioni di inesorabili tiranni non mancarono di mettere a soqquadro ì'ltalia tutta. Per ben tre volte rialzò dalle fondamenta il luminoso suo aspetto; ma per ben tre volte fu annientata e distrutta: ora pochi palmi di terra coprono i suoi ultimi avanzi , e l' aratro vi solca guidato dal zelante villico , e tirato dal tardo bue , perchè tramutò, premio ai loro sudori, la polvere delle sue ruine nelle più fertili pianure. Decaduta dalla rinomata sua grandezza , sebbene lasciò fra il bujo la sua importante storia ; nulla di meno le poche scintille che ne splendono, queste basterebbero per elevare la mente più idiota a farsi l' idea dell' antica sua possanza ed ambizione : che se poi lo sguardo gettasi a quelle sotterrale ruine che a guisa di vulcano, ove si aprì, e si apra, vomitarono e vomitano ovunque dal seno della terra , là troverassi lo specchio della sua un dì sfarzosa ricchezza ; ma d' altronde ahi ! duro il dirlo, della sua oggidì compassionevole miseria ed avvilimento.