3. Il Tragico in Shakespeare.Pdf
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William Shakespeare e il senso del tragico a cura di Simonetta de Filippis LOFFREDO EDITORE NAPOLI Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e con i fondi di ricerca di Ateneo ISBN 978-88-7564-645-5 Copertina: Progetto grafico di Mariano Cinque Impaginazione: Spazio Creativo Publishing - Napoli © 2013 by LOFFREDO EDITORE s.r.l. Via Kerbaker, 19 80126 Napoli http://www.loffredo.it - E-mail: [email protected] A tre allievi speciali, Bianca, Laura, Roberto, mio costante motivo di orgoglio. Ai miei studenti tutti, linfa e stimolo per il mio lavoro, motivo di speranza, sempre. Indice Presentazione 11 Letture del tragico Simonetta de Filippis 1. La filosofia del tragico 23 Shakespeare e il senso del tragico Simonetta de Filippis 35 Lo specchio di Richard II e il soggetto della tragedia Bianca Del Villano 51 L’assedio delle passioni nell’universo tragico di Shakespeare Laura Di Michele 75 Faust, Amleto e la tragedia della conoscenza Stefano Manferlotti 83 La tragedia dei padri: il caso di Lear Antonella Piazza 93 Il tragico come forma narrativa e come visione del mondo: aspetti “sacrificali” nella tragedia shakespeariana Michele Stanco 2. Lo sguardo tragico 113 Caritas Romana: il tragico del femminile nel King Lear Maria Del Sapio Garbero 137 La tragedia della non-comunicazione: silenzi incompresi e ferocia della parola nel King Lear Angela Leonardi 153 Othello: l’osceno in scena Laura Sarnelli 169 Belle Addormentate violate dallo sguardo: Lucrezia, Imogene, Giulietta, Desdemona Marina Vitale 8 Indice 4. Adattare, riscrivere, transcodificare il tragico 187 Digital Shakespeare: il tragico nel tempo di internet Anna Maria Cimitile 201 Omkara e Maqbool: riconfigurazioni indiane del tragico shakespeariano Rossella Ciocca 209 The Sea and the Mirror: W. H. Auden riscrive La Tempesta Marina De Chiara 225 Forme del tragico in movimento: i monologhi shakespeariani di Tim Crouch C. Maria Laudando 5. Mettere in scena il tragico 243 Occhio, accecamento, visione: una traiettoria barocca da Giulietta a Rosalina Roberto D’Avascio 255 Amleto il postmoderno: ipotesi di riscrittura scenica Lorenzo Mango 273 Comico e tragico: un connubio impossibile? Una riflessione su Totò, principe di Danimarca di Leo de Berardinis Paolo Sommaiolo 6. Interpretare il tragico 285 Note di regia Laura Angiulli 289 Le voci di dentro Giovanni Battaglia 291 Un Amleto: tragedia e luce Michelangelo Dalisi 297 Riccardo III e Macbeth: il lavoro di un attore Alessandra D’Elia 303 Shakespeare e la forza della ‘parola’ Stefano Jotti 307 Giulietta, una madonna qualunque Giovanni Piscitelli 311 I partecipanti Presentazione Letture del tragico Simonetta de Filippis Questo volume raccoglie gli interventi dei partecipanti al convegno William Shakespeare e il senso del tragico, tenutosi all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” nei giorni 19-21 aprile 2012, un incontro che ha voluto mettere in campo le competenze in ambito shakespeariano di molti studiosi dell’Ateneo, nonché di altre università napoletane (Federico II) e campane (Salerno). Il con- vegno è stato pensato come un momento di riflessione critica e di scambio, ma anche come occasione di approfondimento per gli studenti del corso triennale che si sono mostrati estremamente partecipi e fortemente interessati. Devo anzi loro un ringraziamento molto sentito poiché è stato proprio l’interesse mostra- tomi dagli studenti che mi ha spinto a creare per loro una opportunità di ascolto di voci diverse intorno a un argomento su cui si sono tanto appassionati. Una ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto Shakespeare con- tinui a essere presente con la sua parola nel nostro mondo e quanto riesca a toccare le corde sensibili del nostro sentire. Il volume che qui si presenta intende riprodurre nel suo complesso quelle giornate intense e vivaci, mantenendo anche l’articolazione nelle diverse sessioni di lavoro con solo qualche lieve modifica. Il discorso introduttivo su “Shakespeare e il senso del tragico”, proposto da chi scrive, sottolinea la modernità della tragedia shakespeariana, sempre più tragedia di uomini – gli uomini di una nuova epoca di consapevolezza e di fra- gilità – e non di eroi vittime degli dei e del fato come nella tragedia classica. Una tragicità interiore che riflette le problematiche del tempo e che si riverbera anche in molte commedie ove la presenza dell’elemento tragico induce ancor più alla riflessione critica sull’individuo e sulla società, mettendo l’accento soprattutto sul problema della crisi dell’identità. Nella prospettiva di un senso del tragico diffuso e radicato nella società del tempo, le stesse strutture drammaturgiche nonché le trasgressioni alle convenzioni teatrali da parte di Shakespeare pos- sono talvolta interpretarsi come espressione dei grandi mutamenti del tempo: è il caso della violazione del fondamentale principio della poetical justice in una tragedia come Othello, mentre le scelte fortemente trasgressive rispetto alle re- gole della società e al principio dell’autorità paterna attribuite ad alcune figure 12 Simonetta de Filippis tragiche femminili rafforzano e ribadiscono il senso della grande modernità del teatro shakespeariano. Un teatro in cui il senso del tragico supera “le distinzioni dei generi teatrali, ponendo al centro un soggetto (senza distinzioni di gender) che vive una tragicità interiore complessa e perturbante profonda. Una tragicità che continuiamo a sentire nostra.” (34) Nella sezione La filosofia del tragico si analizzano diversi aspetti del pensie- ro del tempo in una prospettiva che tiene conto della crisi di valori, delle incer- tezze e della fragilità dell’uomo del Rinascimento. “Lo specchio di Richard II e il soggetto della tragedia” di Bianca Del Villa- no si concentra sulla metafora dello specchio che, nel teatro di Shakespeare, di- venta simbolo e strumento di conoscenza, “mezzo attraverso cui rappresentare e indagare le contraddizioni di un’epoca la cui struttura epistemica appare in rapido disfacimento.” (35) L’analisi della scena in cui Riccardo osserva il pro- prio volto riflesso e, non riconoscendosi, infrange lo specchio, conduce a sug- gestive interpretazioni dell’immagine del broken mirror e ad approfondite ri- flessioni sul piano epistemico: l’estetica del frammento viene individuata come la forma di rappresentazione di una soggettività in bilico fra due epoche, fra un sistema in decadimento e un processo sociale e filosofico teso verso la moder- nità. Riccardo riconosce nella molteplicità dei frammenti il proprio io diviso e la possibilità di ritrovare una nuova identità in qualcuno di quei frammenti, nella consapevolezza che ciascun riflesso può rimandare una diversa visione del sé – così come all’epoca l’incertezza epistemica conduceva alla formazione della coscienza (e della tragedia) moderna attraverso cui interpretare le mille facce della realtà. Laura Di Michele, in “L’assedio delle passioni nell’universo tragico di Sha- kespeare”, discute quanto la concezione gerarchica del macrocosmo, messa in discussione dai grandi mutamenti del tempo, si ripercuota nel microcosmo mostrando una ragione non più dominante, ma “assediata” dalle passioni. Il conseguente senso di forte destabilizzazione si esprime attraverso una presen- za pervasiva del senso del tragico nella produzione shakespeariana, che finisce con il mettere in crisi la tradizionale articolazione in generi e che dà voce alla crisi complessiva della cultura alle soglie della modernità. E se questo emerge in modo evidente nelle grandi tragedie e nei drammi di storia inglese e romana, è ancor più significativo rilevarne la presenza in commedie comeThe Comedy of Errors o nel dramma a lieto fine Cardenio, o infine nella produzione poetica, anzitutto nel grande affresco tragico che è The Rape of Lucrece, in cui “Shake- speare sembra affermare una politica delle passioni mediante la quale gli affetti, i desideri e tutti quei sentimenti che abitano le zone oscure della mente umana possono essere resi visibili e possono essere percepiti come aspetti ineliminabili dei comportamenti umani.” (73) Letture del tragico 13 Il saggio “Faust, Amleto e la tragedia della conoscenza” di Stefano Man- ferlotti, ponendo in apertura l’antico problema filosofico sui limiti della cono- scenza, contiene riflessioni sui due grandi personaggi di Faust e Amleto la cui tragedia è per entrambi legata alla conoscenza differenziandosi, però, sul piano ideologico in quanto in Faust rimane entro i limiti della fede cristiana (“Faust coltiva il desiderio impossibile di un antropocentrismo assoluto che al suo in- terno comprenda anche Dio”, 79) mentre in Amleto assume una prospettiva laica che gli consente di spostare tutti i termini della questione all’interno della propria coscienza: “Agnostico senza livore, Amleto non è sospinto – come av- viene in tutte le religioni conosciute – dall’ansia di durare, ma dall’angoscia di essere […] il tu di Faust si è mutato nell’io di Amleto e nella letteratura europea ha fatto la sua sofferta irruzione un’autocoscienza radicale […]” (81). Antonella Piazza – “La tragedia dei padri: il caso di Lear” – parte dalla pre- messa teorica che considera la tragedia shakespeariana come una forma in grado di contenere e dar voce alla dissacrazione della sovranità – e su questo punto la studiosa si richiama al saggio di Franco Moretti “The Great Eclipse. Tragic Form as the Deconsecration of Sovreignty” (1985) – per poi interrogarsi sulla possi- bile relazione tra questa