Culture Teatrali Studi, Interventi E Scritture Sullo Spettacolo Rivista Diretta Da Marco De Marinis

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Culture Teatrali Studi, Interventi E Scritture Sullo Spettacolo Rivista Diretta Da Marco De Marinis Culture Teatrali studi, interventi e scritture sullo spettacolo rivista diretta da Marco De Marinis 2/3, primavera - autunno 2000 QUARAN'TANNI DI NUOVO TEATRO ITALIANO Scabia, de Berardinis, Socìetas Raffaello Sanzio, Teatro della Valdoca, Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, Le Albe, Sudano, Neiwiller. Arnaldo Picchi Della "Bella Addormentata" di Rosso di San Secondo Gioia Ottaviani Sul Butó CULTURE TEATRALI STUDI, INTERVENTI E SCRITTURE SULLO SPETTACOLO 2/3. primavera-autunno 2000 Direzione: Marco De Marinis. Redazione: Insegnamenti di Storia del Teatro e dello Spettacolo e Semiologia dello Spettacolo della Facoltà di Lettere e Filosofìa dell’Università di Bologna (Dipartimento di Musica e Spettacolo, via Barberia 4 , 40123 Bologna). Comitato di lettura: Raimondo Guarino (Università di Bologna), Arnaldo Picchi (Uni­ versità di Bologna), Nicola Savarese (Università di Roma Ili), Daniele Seragnoli (Univer­ sità di Ferrara). La rivista esce anche grazie all'apporto volontario e gratuito di un gruppo di laureati e ricercatori in discipline teatrali presso il DAMS di Bologna. Attualmente fanno parte di questo gruppo di lavoro: Fabio Acca, Roberto Anedda, Marco Consolini, Francesca Migliore, Marta Porzio, Dario Turrini. Questa pubblicazione è stata resa possibile dai contributi di: ERT (Emilia-Romagna Teatro) Coop Adriatica Supplemento a Ί Quaderni del Battello Ebbro” C. P. 39 - 40046 Ponetta Terme (Bologna) Fax 051.840346. Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 5514 del 10/10/1987 La rivista esce due volte l’anno. Il prezzo di ogni numero è di lire 30.000. Abbonamento annuo (due numeri) a Lire 50.000. Conto corrente postale N. 27608405 intestato a “Rivista I Quaderni del Battello Ebbro - Culture Teatrali”. Direttore responsabile: Giacomo Martini. SOMMARIO QUARANT 'ANNI DI NUOVO TEATRO ITALIANO 7 Marco De Marinis Presentazione 11 Gerardo Guccini Teatri verso il terzo millennio: il problema della rimozione storiografica 27 Giuliano Scabia Avvicinamento a Dioniso (Nota, di M. D. M. Volevo cercar di capire perché Dioniso è il capo del teatro, di G. S. Il segreto dei nomi di dio, di G. S. I tre cerchi del dio Ditirambo, di Gianfranco Anzini) 51 Leo de Berardinis Scritti d'intervento 65 Roberto Anedda II teatro come una composizione: la drammaturgia musicale nel lavoro di Leo de Berardinis 101I teatri anomali della Raffaello Sanzio A cura di Damiano Paternoster (Su "Genesi”, di Romeo Castellucci Conversazione con Romeo Castellucci a proposito di “Genesi", di D. P. “Voyage au bout de la nuit”. Una sinfonia istantanea, di Romeo Castellucci La tecnica del sangue. Teatro e infanzia, di Chiara Guidi Frammenti di un discorso teatrale. Incontro di Romeo Castellucci con gli spettatori del Teatro Duse di Bologna, di D. P.) 129La Valdoca e il viaggio verso Parsifal A cura di Emanuela Dallagiovanna (Nota, di M. D. M. Conversazioni con Mariangela Gualtieri, di Francesco Scarpelli Frammenti dal diario di lavoro di “Parsifal”, di Mariangela Gualtieri Poesia come conoscenza. Nell'occhio, nell’orecchio, nei muscoli tesi, di Cesare Ronconi e E. D. A Parsifal: il corpo e la sospensione poetica, di E. D. ) 157Contro la rappresentazione: Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa (Nota, di Pier Giorgio Nosari Tutte le riwluzioni dell'attore generale. Conversazione con Marco Isidori, di Christopher Cepemich Scritture per la scena, di Marco Isidori) 181 Le Albe alla prova di Jarry (Nota, di Gerardo Guccini Canti spirali, di Marco Martinelli La scena del segno: il pellegrinaggio delle Albe verso Jarry, di Claudia Pupillo) 215 Fabio Acca Rino Sudano: un teatro "fuori scena“ 243 Marta Porzio L’arte silenziosa di Antonio Neiwiller (con un'appendice di testi di Antonio Neiwiller) 275 Carlo Infante L’ultima avanguardia, tra memoria e oblio INTERVENTI 291 Arnaldo Picchi Della “Bella Addormentata” di Rosso di San Secondo e la faccenda dei due finali 305 Gioia Ottaviani Il passo che risveglia: transculturalismo e identità nel Bufò QUARANT' ANNI DI NUOVO TEATRO ITALIANO Marco De Marinis PRESENTAZIONE 1959-1999. II passaggio del secolo (e del millennioJ e altri più squillanti anniversari hanno lasciato in ombra l’evento che dà il titolo al presente volume di “Culture Teatrali”, il secondo, diventato per forza di cose un numero doppio in corso d’opera. Forse non è il aso di rammaricarsene troppo, e del resto non siamo, e non saremo mai, dei patiti delle ricorrenze. E tuttavia, quella dei quarant'anni del Nuovo Teatro Italiano c’è sembra­ ta un’occasione da cogliere, anche perché consentiva di precisare subito meglio la fisio­ nomia e le finalità della nostra neonata rivista, il suo offrirsi innanzitutto - si veda l’Edito­ riale del primo numero - come uno spazio pluralistico (anche se non agnostico) per in­ contrare le voci, i pensieri, le visioni degli artisti teatrali. Agli eventuali dubbiosi o smemorati, ricordo che il 1959 è stato davvero l’anno d’esor­ dio del nuovo teatro in Italia (oltre ad aver costituito un momento estremamente signifi­ cativo anche a livello intemazionale: nascono il Teatr-Laboratorium di Grotowski, in Po­ lonia, e la San Francisco Mime Troupe di Ronnie Davis in California: sempre negli USA debutta ['Happening con Allan Kaprow ed esplode il Living Theatre con il suo primo grande successo di scandalo, The Connection): Carmelo Bene esordisce in un Caligola ancora non suo e Carlo Quartucci propone Aspettanà) Godot di Beckett1. Più interessante, perché molto più controversa, è la questione riguardante la fase at­ tuale e i suoi rapporti con la stagione storica del nuovo teatro italiano: in altri termini, si tratta di decidere se la fase inauguratasi nel '59 si sia conclusa oppure duri ancora, seppur con diversi caratteri. Da tempo chi scrive si è schierato a favore della prima ipotesi, rite­ nendo che il ciclo del nuovo teatro possa considerarsi sostanzialmente completato negli anni Ottanta, e non soltanto in Italia (non a caso, anche di recente, ci è accaduto di indicare in episodi come la chiusura definitiva del Teatr-Laboratorium di Grotowski in Polonia, nel 1984, o la scomparsa di Julian Beck l’anno seguente, i possibili limiti mate­ riali e simbolici del Novecento teatrale)2. Quindi, dopo le due grandi fasi novecentesche delle avanguardie storiche e delle neoavanguardie (o seconde avanguardie storiche, come propone Claudio Meldolesi), at­ tualmente saremmo, e non da poco, dentro una terza fase, quella che Guccini chiama qui “nuovo teatro post-novecentesco” e che nel primo numero di CT è stata definita del “dopo i Maestri”, senza alcun intento sminuente o peggiorativo, senza cioè volerla svalu­ tare a stagione puramente epigonale ma per metterne in rilievo invece uno dei tratti fon­ damentali e fondanti, e cioè il fatto che essa ha nel Novecento teatrale, e quindi nelle due grandi stagioni di riforma (o d’avanguardia) testé menzionate che lo sostanziano, la sua specifica tradizione: tradizione del nuovo. In realtà, a ben guardare, per il momento teatrale che stiamo vivendo a avallo fra 7 due secoli (e addirittura due millenni) si può parlare - e non soltanto per l’Italia - di “terza fase” secondo due scale cronologiche e quindi storiografiche diverse: 1) una prima sala, che è quella appena ricordata dell’intero secolo o. più esatta­ mente, dell’intero Novecento teatrale; 2) una scala più ridotta, riguardante il solo teatro del secondo dopoguerra, insomma la seconda metà del Novecento, nella quale ugualmente è possibile operare una tripartizione: - 1950-1970, fase di avvento e di ascesa del nuovo teatro, caratterizzata da un lavoro di ricera e sperimentazione limitato a piccoli gruppi e a pochi artisti sparsi per il mondo; - 1970-1985: fase di diffusione di massa della ricera e della sperimentazione avviata dai Maestri, con raffermarsi del teatro di base, o di gruppo, chiamato anche ( da Eugenio Barba ) “terzo teatro”3; -1985-2000. terza fase, che manifesta compiutamente solo negli anni Novanta i suoi aratteri di novità e discontinuità rispetto alle due precedenti, con l’avvento di gruppi e di artisti di un’altra generazione, l'ultima per ora (o forse già non più, visto che si parla adesso di Next Generation, generazione Duemila, etc.), per la quale non vale più gran parte delle tensioni ideologiche, etiche ed estetiche che avevano fondato il lavoro dei padri e dei fratelli maggiori e che nel teatro, nella scena, investe altri bisogni, altri valori e un altro immaginario: e tuttavia per essa le ricerche e le acquisizioni del nuovo teatro degli anni Sessanta-Settanta-Ottanta costituiscono - come si diceva poc’anzi - un patri­ monio tecnico-espressivo imprescindibile, una vera e propria tradizione, appunto. Decifrare questa terza fase in cui siamo immersi, tutti, compresi gli artisti che anagrafìcamente appartengono a quelle precedenti, a meno di non volerli considerare semplicemente dei sopravvissuti, è compito fondamentale di una critica che non si ac­ contenti di catalogazioni pigre, che sappia e voglia andare oltre le apparenze della cro­ naca e le lusinghe ingannevoli dello spirito del tempo. E' quello che tentano di fare in questo volume - sia pure con interventi di taglio e consistenza molto diversi tra loro - Gerardo Guccini e Carlo Infante (ma anche gli scritti d’intervento di Leo de Berardinis, o le riflessioni di Antonio Neiwiller riproposte da Marta Porzio, sono estremamente stimo­ lanti in proposito). Non è certo per caso se, a parte le presenze doverose e graditissime di alcuni dei padri fondatori della prima generazione (riconosciuti, come de Berardinis e Scabia, o na­ scosti, per loro stessa scelta, come Rino Sudano), la parte monografica di questo numero doppio di CT è monopolizzata proprio da artisti e gruppi emersi nel corso del decennio cruciale e spartiacque degli Ottanta: da Ravenna Teatro ( prima Albe di Verhaeren ), con Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, alla Sorìetas Raffaello Sanzio di Romeo Castellucci, Claudia Castellucci e Chiara Guidi; dal Teatro della Valdoca, di Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri, ai Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, di Marco Isidori, Maria Luisa Abate e Daniela Dal Cin, allo stesso Antonio Neiwiller, tuttavia nato artisticamente molto prima.
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