La Politica Dei « Prominenti » Italo-Americani Nei Rapporti Dell'oss

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La Politica Dei « Prominenti » Italo-Americani Nei Rapporti Dell'oss « Italia contemporanea », giugno 1980, n. 139 La politica dei « prominenti » italo-americani nei rapporti dell’Oss Tra il 1943 e il 1945 il gruppo dirigente conservatore che prima della guerra aveva guidato la comunità italo-americana (i cosiddetti prominenti) riconquistò il potere ot­ tenendo un consenso di massa alla propria visione dell’Italia postbellica. I prominenti crearono nuove alleanze e diedero vita ad organizzazioni che esercitarono un ruolo di primo piano nella formulazione della politica statunitense nei confronti dell’Italia per tutto il corso degli anni quaranta. Nel momento stesso in cui i prominenti riaf­ fermavano la propria leadership, l’antifascismo americano scompariva definitiva­ mente. Gli antifascisti non erano riusciti a conquistare il consenso degli italo-ame­ ricani per il loro programma di rieducazione democratica degli Stati Uniti e di rico­ struzione democratica in Italia. Scoppiarono risse furibonde tra la fazione moderata e quella radicale, tra i dirigenti nati negli USA e quelli nati all’estero, e tra orga­ nizzazioni sindacali in concorrenza tra loro *. Approfittando della sconfitta subita dai loro oppositori, i prominenti organizzarono comitati che avevano lo scopo di raccogliere la massa degli italo-americani attorno ad un programma di ricostruzione di tipo conservatore per l’Italia e che riconfermava la posizione tradizionale dei prominenti, quella cioè di interlocutori privilegiati tra la comunità italo-americana e il governo degli Stati Uniti. I comitati rappresentavano il mezzo tradizionale tramite il quale il piccolo gruppo degli italo-americani politicamente attivi mobilitava le masse italo-americane, poli­ ticamente indifferenti. I due più attivi ed efficienti organizzatori di questi comitati furono il ricco proprietario di giornali e filo-fascista nell’anteguerra Generoso Pope, editore de «Il progresso italo-americano », il più diffuso quotidiano di lingua ita­ liana degli Stati Uniti, e Luigi Antonini, capo della Locai 89 sezione della Interna­ tional Ladies Garment Workers Union e vicepresidente dell’unione stessa. Pope ave­ va raccolto un imponente consenso di massa all’aggressione fascista all’Etiopia del 1935. Nel dicembre del 1941 Luigi Antonini fondò il Consiglio Italo-americano del lavoro (Italian American Labor Council) che univa i dirigenti italo-americani delle due organizzazioni sindacali più potenti e rivali tra loro intorno ad un programma comune e rappresentante, a suo dire 300.000 lavoratori. Entrambi fecero ricorso allo stesso metodo: ottenere l’appoggio del maggior numero possibile di dirigenti sindacali concentrando l’attenzione su poche e semplici istanze: conquistare il fa­ vore delle masse tramite una campagna che si servisse della radio e della stampa e organizzare raduni, poi, con grande battage presentare le loro richieste alle autorità governative1 2. 1 Documento n. 1. Copia dei documenti originali è conservata nell’Archivio dell’Insmli. 1 Documento n. 2. 52 James E. Miller Nell’estate del 1943 Antonini e Pope unirono forze e energie per creare l’American Committee for Italian Democracy (Acid), in cui i prominenti si alleavano con gli antifascisti moderati. L’elemento che teneva insieme questa coalizione era l’antico­ munismo. I capi dell’Acid temevano soprattutto che il caos generato dalla sconfitta dell’Itaiia avrebbe creato lo spazio per una dittatura comunista. Nell’autunno del 1943 i dirigenti dell’Acid tentarono di usare la questione degli aiuti economici all’Ita­ lia come mezzo per realizzare i loro obiettivi, sia in patria che all’estero. Pur non riuscendo nel loro intento, ebbero tuttavia una notevole influenza sulla politica americana degli aiuti: l’alleanza rappresentata dall’Acid esercitò un ruolo predo­ minante nella politica italo-americana durante tutto il periodo della guerra. Lo scontento degli italo-americani per la politica di occupazione alleata, l’ostilità nei confronti degli inglesi, la crescente preoccupazione per l’inadeguatezza degli aiuti economici all’Italia, il rifiorire del sentimento nazionale italiano, e il desiderio di vedere assicurato all’Italia lo status di alleato a tutti gli effetti, tutti questi elementi furono abilmente sfruttati dai dirigenti della coalizione per rafforzare la loro posi­ zione personale e per esercitare sull’amministrazione Roosevelt una pressione volta a modificare la sua politica nei confronti dell’Italia3. Con ravvicinarsi delle elezioni presidenziali del 1944, l’amministrazione Roosevelt rispose a queste pressioni con una più intensa attività politica4. Nonostante i sospetti italo-americani, la nuova politica per l’Italia annunciata da Roosevelt e dal primo ministro britannico Winston S. Churchill nel settembre del 1944 costituiva da parte degli Stati Uniti una mossa politica quanto mai significativa. Il 5 dicembre 1944 il Segretario di stato americano Edward R. Stettinius jr. rim­ proverò pubblicamente il governo britannico per la sua intromissione nella politica interna dell’Italia. La dichiarazione di Stettinius toccò una corda molto sensibile tra gli italo-americani che auspicavano un ruolo più attivo degli americani in Italia e che temevano gli obiettivi sia degli Stati Uniti che dell’Unione Sovietica5. Quando gli Stati Uniti non riuscirono a portare avanti fino in fondo questa linea alla confe­ renza di Jalta, il malcontento degli italo-americani divenne incontenibile. Nuovi comitati furono organizzati da italo-americani desiderosi di sollecitare un più deciso intervento degli Stati Uniti e di assicurare accordi di pace favorevoli per l’Italia6. La coalizione di antifascisti moderati e di prominenti si concentrò su questi problemi per accrescere la propria influenza. Nel 1945 l’antifascismo non esisteva più: era giunta l’ora delFanticomunismo. L’alleanza con l’Unione Sovietica e l’esigenza di unità da parte di tutti partiti antifascisti italiani aveva indotto l’amministrazione Roosevelt a mettere in secondo piano la questione comunista. Nel maggio 1945 Roosevelt tuttavia era morto, e colui che gli succedette, Harry S. Truman, era privo di esperienza e alquanto aggressivo. La guerra in Europa era finita; gli accordi di pace erano ormai i principali problemi che gli alleati del tempo di guerra si trovavano a dovere affrontare, e gli obiettivi che si ponevano americani e sovietici erano evidentemente in contrasto tra loro. Durante i successivi diciotto mesi, l’amministrazione Truman andò via via assumendo una posizione sempre 3 James E. Miller, The Politics of Relief: Italian Americans and The Roosevelt Administration, 1943-44, relazione presentata al convegno annuale della American Historical Association, svoltosi a San Francisco, California, nel dicembre 1978. 4 Documento n. 4. 5 Documento n. 5. 6 Office of Strategie Services, Foreign Nationalities Branch, Report B-359, Italian Americans Campaign for Italian Territorial Integrity, 18 maggio 1945, da 356 a 365, Intelligence Publications (« P ») Files. Records of the Assistant Chief of Staff for Intelligence, Records of War Depart­ ment General and Special Staffs (Record Group 165), National Archives, Washington. La politica dei prominenti 53 più decisamente e palesemente anticomunista, sia all’interno che all’estero. Muo­ vendosi su questa linea, trovò ampio consenso presso la grande maggioranza degli italo-americani. I sentimenti anticomunisti e conservatori degli italo-americani e dell’amministrazione Truman trovarono conferma gli uni negli altri, provocando sempre più pesanti interventi americani negli affari interni italiani7. I documenti che riportiamo in questo articolo furono compilati dal Foreign Na- tionalities Branchi (Fnb) dell’Office of Strategie Services. Il Foreign Nationalities Branch fu istituito nel novembre del 1941 su proposta del Sottosegretario di stato Sumner Welles. I compiti attribuitigli consistevano nel mantenersi costantemente informato circa le attività degli esuli politici negli Stati Uniti, nel controllare le attività dei gruppi etnici e dei loro leaders, e nel trasmettere i dati raccolti al Dipartimento di Stato e ad altre agenzie governative8. Inoltre, grazie ai contatti che teneva con i fuorusciti, il Foreign Nationalities Branch tentò di favorire le attività resistenziali nell’Europa occupata9. Per realizzare questi obiettivi, l’Fnb si tenne in contatto con i leaders di circa cinquantacinque gruppi etnici — che rappresentavano quasi un terzo della popo­ lazione degli Stati Uniti — e con un vasto numero di uomini politici in esilio. Le notizie raccolte tramite contatti individuali e un attento spoglio della stampa perio­ dica in lingua straniera pubblicata negli Stati Uniti venivano trasmesse alle agenzie governative interessate per mezzo di rapporti scritti. Tra le agenzie che si valsero dei servizi del Fnb vi furono i Dipartimenti di Stato, della Guerra, della Giustizia; il Federai Bureau of Investigation (Fbi); l’Office of Naval Intelligence; l’Office of War Information e i capi di Stato maggiore congiunto 10 11. II numero dei funzionari che lavoravano per il Fnb era molto limitato: 45 persone nel 1943. Un aiuto considerevole veniva da una vasta schiera di volontari non stipendiati, formata soprattutto da docenti universitari. Il quartier generale del Fnb era a Washington, ma ebbe ben presto filiali anche a New York, centro delle attività dei gruppi etnici e dei cittadini di nazionalità straniera, e in città quali Boston, Pittsburgh, Chicago e San Francisco dove vivevano numerose comunità di immigrati n. Durante il primo anno di partecipazione degli Stati Uniti alla secondo guerra mon­ diale, vi fu
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