PRESSToday Rassegna stampa

04/07/2011 : Notizie di oggi Adige, L' BOLZANO - Consultique, società di consulenza finanziaria indipendente, ha analizzato l'andamento dei più importanti fondi pensione aperti commercializzati in Italia

Affari Italiani La bozza (Online) Manovra, ticket e donne in pensione a 65 anni Manovra, ticket e donne in pensione a 65 anni pag.1 Manovra, ticket e donne in pensione a 65 anni pag.2 Manovra, ticket e donne in pensione a 65 anni pag.3

Avvenire Assedio alle pensioni rosa Pensioni «rosa» cambio più lento

Borsa e Finanza Ad Axa Im tre mandati per gestire le pensioni

Boston Globe, The Mass. overcharged by $30m on foreign exchange transactions

Centro, Il arriva la manovra da 47 miliardi di euro - mauro pertile

Cinco Dìas Trabajo admite que el fondo de las pensiones compre deuda regional

Citta' di Salerno, La pensioni, la maggioranza può ripensarci

Cittadino, Il Gli ultimi "ritocchi" a pensioni e bollette

City Manovra da 47 miliardi Le tasse non diminuiranno Pensioni, coro di critiche al blocco degli aumenti

Conquiste del Cisl Veneto. Il fondo pensione contrattuale "Solidarieta Veneto" apre Lavoro agli atipici

Corriere Adriatico Welfare, l'opposizione compatta insorge

Corriere del Sud Manovra: pensioni basse rivalutate 100% Online, Il

Corriere del «Ci sono molti problemi» Frenata al taglio dei vitalizi Veneto.it

Corriere della Sera CHE COSA FARE PER LE PENSIONI Finanziare un New Deal dell'Europa (emettendo obbligazioni della Ue) I ministri e i conti: via giusta Pensioni, asse Sacconi-Lega Le donne e la pensione 2 Manovra, sfida sulle bollette Pensioni, si pensa al riequilibrio Pensioni, che cosa va fatto Rivalutazioni, i blocchi da Dini a Prodi Tassa sui Suv e stretta sulle banche «Dico no a sacrifici immediati senza abbattere i costi della politica» «L'alternativa? Via l'assegno di anzianità» Corriere di Pensionata carbonizzata sul letto della sua abitazione Ragusa.it

Corriere Economia Assicurazioni, in Rete la nuova guida facile Pensioni La riforma aggiorna il calendario Polizze Gli italiani? Poco assicurati La crisi frena il fatturato del «vita»

Corriere Economia Pensioni La riforma aggiorna il calendario Online

Corriere.it Assegni più leggeri da 8 a 150 euro La nuova mappa della previdenza

Eco di Bergamo.it, Manovra, il Quirinale precisa: Non abbiamo ricevuto alcun testo L' Manovra/ batosta per la gente comune, tagli rinviati per la casta Manovra/ Colpite pensioni da 1.400 euro, rivalutazioni dimezzate Manovra/ Domani in Cdm, arriva tassa su Suv e banche Manovra/ Inps: Rivalutazione 100% per pensioni fino a 1.428 euro Manovra/ Opposizione insorge, Pd: inaccettabile stretta pensioni Manovra/ Stretta su rivalutazione per oltre 1 pensionato su 4 Pensioni/ Camusso: Vera Ingiustizia, si colpisce ceto medio

Europa Una politica per soli ricchi?

Fatto Quotidiano.it, Manovra, bozza: ancora tagli alle scuole Giallo sulle pensioni e torna il Il ticket sanitario Pensioni, Vendola: "Patrimoniale per ceti medio-bassi". Cgil: "Ci mobiliteremo"

Federconsumatori.it MANOVRA. DECISIONI PESSIME PER PENSIONATI E FAMIGLIE A REDDITO FISSO

Finanza e Mercati Bankitalia blinda le pensioni dai Pigs

Gazzetta del Manovra:Bonanni, norma pensioni ingiusta Mezzogiorno.it, La

Gazzetta del Sud Quirinale, non ancora ricevuta la manovra Spiragli per le trattative sulla "stretta" alle pensioni

Gazzettino.it, Il Manovra, no di sindacati e opposizione alla stretta sulle pensioni: iniqua

Giorno, Il (Milano) Dal primo gennaio del prossimo anno, la pensione di reversibilità sarà ridotta nei casi in... Parte dal 2014 (invece che dal 2015) l'aggancio dell'età pensionabile alla speran... Sembra certo che le misure previdenziali più pesanti siano sparite dalla bozza della manovra. I... Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi-contributo dei precari

Gtnews.com Inflationary Risk Concerns Plague Canadian Pensions, Finds RBC Dexia

Guardian, The Doctors could take industrial action over 'assault' on their pensions Public sector pensions: after the strike, the settlement Public sector strike: benefits workers say this time they have 'no choice' Sacrificing children for our pensions Striking rhetoric from Michael Gove Why public sector strike deserves your support

Independent, The Battle lines drawn for public sector's day of protest Higher state pension 'would not cost more' MPs under pressure over pensions as public sector goes on strike Q&A: Pension reform, what does it mean? Is it necessary? And who will be affected? State sector pensions: an issue that can no longer be avoided

Italia Oggi Addio alla pensione dopo 5 anni Congedi straordinari ma non fruttano Tfr Integrativi, rendimenti incongruenti Investimenti in autodisciplina Pensionamento a 65 anni per le donne, ma dal 2020 Pensioni, deroga solo su istanza

ItaliaOggi7 Controprova facile con la previdenza in regola La laurea si riscatta sul web Lavoratori all'estero Nessun limite temporale Pensione di inabilità Redattori di bilancio obbligati a percorsi differenziati Riscatto laurea estera Sospensione della pensione Un potere per tutti gli ispettori

Julie news Manovra, l'altolà del Colle: "Nessun decreto trasmesso" Tagli alle pensioni sopra i 1400 euro al mese, il Pd protesta l'Unità.it Camusso: non toccate le pensioni, in piazza il 15 Damiano: «Tolgono ai poveri per dare ai ricchi» di B. Di G.

Lavoce.info PENSIONI ALLA SVEDESE

Liberazione L'intervento sulle pensioni fa arrabbiare anche la Cisl

Manifesto, Il Vendola: è una patrimoniale sui poveri

Metropolis web Manovra: pensioni rosa a 65 anni dal 2020. Per 3 anni stop aumenti P.A.

Milano Finanza Non toccate il fondo Penalizzate le under 50

Nazione, La Pressing di Emma: «Via libera al decreto» (Firenze) Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi-contributo dei precari

Pais, El El Gobierno saca adelante la reforma de las pensiones con el único apoyo de CiU Provincia di Como, di tasca nostra i sacrifici la manovra Tasse su finanza e auto potenti La Pensioni, gradualità per le donne Ma su pensioni e bollette c'è aria di correttivi

Quotidiano.net Costi della politica, la manovra rinvia i tagli Stretta sulle pensioni, sindacati in rivolta Manovra: pensioni basse rivalutate 100% Manovra:Bonanni, norma pensioni ingiusta Pensioni, Camusso: "In pericolo ci sono i ceti medi" Bersani: "La Grecia mi ricorda situazione italiana"

Rai News 24 Pd e sindacati contro la stretta sulle pensioni

Repubblica, La pensioni donne, aumento soft dell'età stangata su auto più potenti e banche - roberto petrini rispunta il taglio alle rinnovabili - roberto petrini

Resto del Carlino, Il Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi-contributo dei (Bologna) precari

Riformista.it, Il Manovra, il Quirinale precisa: Non abbiamo ricevuto alcun testo Pensioni, monta la protesta Pensioni/ Camusso: Vera Ingiustizia, si colpisce ceto medio

Sentinella, La arriva la manovra da 47 miliardi di euro

Sole 24 Ore, Il 1 LA NUOVA STRETTA SULLE PENSIONI All'Inps i contributi-malattia Con la riforma a regime addio al lavoro a 68 anni Destra e sinistra senza bussola: il bivio è altrove Senza titolo Sulle pensioni lo stop sarà per fasce Sindacati all'attacco

Sole 24 Ore, Il Previras, solo due linee vicine al Tfr (Plus) Promosso soltanto un italiano su quattro Gli autonomi più preparati dei dipendenti Gli under 35 più degli over 65

Telegraph.co.uk David Cameron: public sector pensions cost every household #1,000 a year Private sector pensions plummet The real danger of gold-plated public sector pensions is finally hitting home

Tempo Online, Il Autogol del governo sulle pensioni Manovra: in 4 anni conto da 43 miliardi Misure boomerang PENSIONI RITIRO GRADUALE PER LE DONNE Dopo le proteste anche della maggioranza il capitolo pensioni nella manovra è stato già riscritto. Sulle pensioni Tremonti sta imitando la sinistra

TGCom Manovra, critiche su tagli pensioni Manovra: pensioni, Bonanni attacca Stretta pensioni, ecco chi colpirà

Thestar.com Imagining a world without pensions Trentino pensioni, la maggioranza può ripensarci

Voce d'Italia, La Manovra, al centro eta' pensionabile femminile e auto potenti Pensioni, sindacati e opposizione all'attacco

Wall Street Italia E' uno scandalo: un governo di destra che mette le mani nelle tasche degli italiani Manovra/ Batosta per la gente comune,tagli rinviati per la casta Manovra/ Inps: Rivalutazione 100% per pensioni fino a 1.428 euro Manovra/ Stretta su rivalutazione per oltre 1 pensionato su 4 MANOVRA: BOZZA, VIGILANZA ENTI PREVIDENZIALI DI CATEGORIA ALLA COVIP Manovra: Inps, pensioni fino a 1428 euro rivalutate 100% MANOVRA: SLITTA AUMENTO ETA' PENSIONE DONNE SETTORE PRIVATO

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Adige, L' Data: "BOLZANO - Consultique, società di consulenza finanziaria indipendente, ha analizzato 04/07/2011 l'andamento dei più importanti fondi pensione aperti commercializzati in Italia"

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BOLZANO - Consultique, società di consulenza finanziaria indipendente, ha analizzato l'andamento dei più importanti fondi pensione aperti commercializzati in Italia

BOLZANO - Consultique, società di consulenza finanziaria indipendente, ha analizzato l'andamento dei più importanti fondi pensione aperti commercializzati in Italia. Lo studio, pubblicato dal settimanale Panorama, mostra come i 6 comparti del fondo pensione aperto PensPlan Plurifonds abbiano ottenuto rendimenti di tutto rispetto nel periodo compreso tra 31 marzo 2008 e 2011. Particolarmente interessante è la linea Aequitas, che con un 13,02% sul periodo di tre anni, ha in assoluto la miglior performance tra i fondi analizzati. Il dato confrontato con la rivalutazione del Tfr nello stesso periodo, pari al 7%, evidenzia la correttezza delle scelte effettuate dal gestore delegato del fondo, la società PensPlan Invest Sgr. Quest'ultima utilizza un paniere, fornito periodicamente da Etica Sgr, di obbligazioni di Stati ed azioni di imprese aventi ben precisi requisiti qualitativi sui temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sociale e della governance. Pur con una rigida selezione che riduce drasticamente il numero di titoli acquistabili, circa 340, i professionisti di PensPlan Invest Sgr, sono riusciti a creare valore. Il fondo aperto PensPlan Plurifonds, istituito dal gruppo Itas Assicurazioni - secondo un comunicato della società - «si conferma quindi come un veicolo di investimento del risparmio previdenziale molto competitivo».

30/06/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Affari Italiani (Online) Data: 04/07/2011 "La bozza"

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ECONOMIA

Mi piace Registrazione per vedere cosa piace ai tuoi amici. Le misure della manovra. La bozza del governo Mercoledí 29.06.2011 19:27

Il menù delle misure è ancora suscettibile di modifiche ma l'ossatura Manovra, le reazioni/ della manovra che si aggira sui 47 miliardi (di cui 1,8 mld nel 2011, 5,5 Napolitano: ognuno si mld nel 2012 e i restanti spalmati tra il 2013 e 2014) e' ormai delineata. assuma le sue Ancora da sciogliere il 'nodo' pensioni: la bozza del provvedimento responsabilità; Di Pietro: è prevede il graduale aumento dell'eta' pensionabile delle donne a 65 anni ma una truffa, rispunta il l'intervento e' stato smentito dal Ministro del Welfare, . Tra processo breve; Camusso: le novita' che approderanno al Consiglio dei Ministri di domani, lo stop alla manovra recessiva, ci rivalutazione automatica delle pensioni piu' alte e la riduzione delle pensioni mobiliteremo di reversibilita' per frenare i matrimoni d'interesse tra badanti e pensionati.

LE MISURE NELLA BOZZA

AUMENTO GRADUALE ETA' PENSIONI DONNE DA 2020 - Si va verso un aumento graduale dell'eta' di pensione delle donne a partire dal 2020: sarebbe questa la soluzione individuata dal governo per innalzare l'eta' pensionabile delle lavoratrici del settore privato a 65 anni. Nella versione aggiornata della bozza della manovra e' saltata quindi la norma che prevedeva un aumento graduale dell'eta' dal 2012 fino ad arrivare a 65 anni nel 2020 e si e' optato per un'ipotesi piu' soft dopo che ieri il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, aveva smentito interventi drastici.

AUMENTO IVA, SE CONFERMATO SARA' IN DELEGA RIFORMA - L'aumento dell'Iva per finanziare la riduzione dell'Irpef, se confermato, non entrera' in manovra e dovrebbe, invece, essere contenuto nella delega fiscale che approdera' domani in consiglio dei ministri insieme al decreto legge. Secondo quanto si apprende, si tratta pero' di uno dei nodi ancora da sciogliere poiche' l'introduzione della misura, che prevede un aumento di un punto percentuale dell'Iva per le aliquote piu' alte del 10 e del 20%, suscita perplessita' soprattutto in relazione a eventuale ripercussioni sull'inflazione. Nel caso in cui l'intervento fosse confermato, non scattera' da subito ma rientrera' nell'ossatura della riforma fiscale che sara' affidata a successivi decreti attuativi. Nel caso in cui saltasse il riferimento all'Iva anche l'azzeramento dell'Irap previsto dal 2014, ipotesi che sembrerebbe al momento confermata, potrebbe scomparire.

QUOTE LATTE SALVE DA RISCOSSIONE COATTIVA EQUITALIA - Le quote latte sono 'salve' dalla riscossione coattiva da parte di Equitalia. Lo prevede la bozza aggiornata della manovra. Dalla data di entrata in vigore del decreto, si legge nel testo, "le procedure di riscossione mediante ruolo in materia di prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari, avviate dall'agente della riscossione, sono interrotte e lo stesso agente e' automaticamente discaricato delle relative quote. Resta ferma la validita' degli atti posti in essere sino a quella data".

SLITTA A PRIMO OTTOBRE ACCERTAMENTO ESECUTIVO - Slitta dal primo luglio al primo ottobre l'avvio dell'accertamento esecutivo. E' quanto prevede la bozza aggiornata della manovra. La norma che accorpa l'avviso di accertamento alla cartella di pagamento scattera' tre mesi dopo rispetto alla data inizialmente fissata.

ARRIVA TASSA SU AUTO POTENTI - In arrivo la sovratassa per le auto piu' potenti che scattera' gia' da quest'anno. A partire dal 2011, si legge nel testo, "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose e' dovuta un'addizionale erariale della tassa automobilistica" che si applichera' "per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 125 chilowatt". In caso di mancato o insufficiente versamento dell'addizionale scattera' la sanzione pari al 30 per cento dell'importo non versato.

TAGLI A REGIONI ED ENTI LOCALI PER 9 MLD IN 2013-2014 - Tagli a regioni ed enti locali per 9 miliardi di euro nel biennio 2013-2014. Regioni, comuni e province contribuiranno per circa 3,5 miliardi nel 2013 e per 5,5 nel 2014. Non e' ancora stata pero' stabilita la ripartizione dei tagli. ARRIVA IMPOSTA BOLLO 0,15% SU TRANSAZIONI FINANZIARIE - In arrivo l'imposta di bollo dello 0,15% sulle transazioni finanziarie. Non e' escluso comunque che la misura possa poi finire nella delega fiscale. "L'imposta - si legge nel testo - e' determinata applicando l'aliquota dell'1,5 per mille sul valore delle transazioni". L'imposta, si legge ancora nella bozza della manovra, si applica "alle transazioni aventi ad oggetto strumenti finanziari concluse nel territorio dello Stato per il tramite delle banche e delle imprese di investimento abilitate all'esercizio professionale nei confronti del pubblico dei servizi" e di alcune "attivita' di investimento". L'imposta non e' invece dovuta "per le transazioni aventi ad oggetto titoli di Stato e per quelle relative a titoli mediante i quali e' acquisito o integrato il controllo o il collegamento ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile". Con decreto del ministro dell'Economia e Finanze sono stabilite le modalita' di applicazione e con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate sono stabiliti gli adempimenti e le modalita' per il versamento dell'imposta.

TASSAZIONE AL 35% SU ATTIVITA' TRADING BANCHE - Arriva la tassazione separata sull'attivita' di trading delle banche con aliquota al 35%. La misura prevede che per gli istituti di credito il risultato complessivo netto derivante dalla gestione delle attivita' finanziarie detenute per la negoziazione, diverse dai titoli di debito, dalle quote di Oicr (organismi d'investimento collettivo di risparmio) e dai finanziamenti, sia tassato al 35%.

AUMENTO GRADUALE ETA' PENSIONI DONNE A 65 ANNI. MA SACCONI SMENTISCE - Aumento progressivo dell'eta' pensionabile delle donne fino a 65 anni a partire dal 1 gennaio 2012. E' quanto prevede la bozza della manovra. Per le lavoratrici dipendenti e per le lavoratrici autonome il requisito anagrafico di 60 anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia e' aumentato di una anno. E previsto un altro aumento di un anno dal primo gennaio 2014 e di un ulteriore anno per ogni biennio successivo fino al raggiungimento dei 65 anni. Immediata la smentita del ministero del Welfare: "Ipotesi infondate".

STOP RIVALUTAZIONE AUTOMATICA PENSIONI PIU'ALTE - Stretta in arrivo sulle pensioni piu' alte con lo stop alla rivalutazione automatica. La misura si applica per il biennio 2012-2013 ai trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il trattamento minimo Inps mentre per quelli compresi tra tre e cinque volte il minimo la rivalutazione automatica e' del 45%.

PROROGA AUMENTI CONTRATTUALI P.A. AL 2014 - Proroga fino al 2014 del congelamento degli aumenti contrattuali del personale delle pubbliche amministrazioni. E' quanto prevede la bozza della manovra. Prorogato di un anno anche il blocco del turn over nel pubblico impiego a eccezione dei corpi di polizia, del corpo nazionale dei vigili del fuoco, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici.

ROMANO: DA MESE PROSSIMO MINISTRI SENZA STIPENDIO "E' probabile che i ministri, dal mese prossimo, non abbiano piu' lo stipendio". Saverio Romano, lasciando il vertice di maggioranza in corso a Palazzo Grazioli sulla manovra, anticipa cosi' ai cronisti una delle misure per 'dare il buon esempio'. Il ministro dell'Agricoltura conferma che "da noi sono arrivate richieste in ordine a un maggior rigore nei tagli e nelle spese".

ARRIVA AGENZIA INFRASTRUTTURE STRADALI AUTOSTRADALI - Arriva l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali: sara' istituita dal 1 gennaio 2012 presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e avra' sede a Roma. Il potere di vigilanza e di controllo sull'Agenzia, si legge nella bozza, "e' esercitato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonche' dal ministro dell'Economia e delle Finanze per i profili di competenza". Il direttore generale e i componenti del del comitato direttivo e del collegio dei revisori resteranno in carica tre anni a eccezione del membro supplente nel collegio dei revisori. L'Agenzia, anche avvalendosi di Anas, potra', tra l'altro, proporre la programmazione della costruzione di nuove strade statali o autostrade in concessione o in affidamento diretto ad Anas "a condizione che non comporti effetti sulla finanza pubblica".

DAL 2012 AL VIA 'SPENDING REVIEW' - Dal 2012 parte il ciclo di 'spending review' mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato. L'obiettivo, si legge nella bozza, e' quello di "razionalizzazione della spesa e di superamento del criterio della spesa storica". In caso "di omessa trasmissione dei dati" sulla revisione della spesa "senza motivata giustificazione entro il termine previsto nella richiesta, l'amministrazione competente riduce la retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili" del 2%.

700 MLN PER MISSIONI INTERNAZIONALI NEL 2011 - Arrivano 700 milioni per la proroga delle missioni internazionali nel 2011. "Ai fini della proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali - si legge nel testo - a decorrere dal 1 luglio 2011 e fino al 31 dicembre 2011 la dotazione del fono e' incrementata di 700 milioni di euro". Viene inoltre prorogato fino al 31 dicembre, a partire dal primo luglio, il piano di impiego del contingente di personale militare appartenente alle Forze Armate nel controllo del territorio. A tal fine e' autorizzatala la spesa di 36,4 milioni di euro per il 2011 con specifica destinazione di 33,5 milioni di euro e di 2,9 milioni, rispettivamente, per garantire la prosecuzione del concorso delle Forze armate nelcontrollo del territorio e per l'indennita' del personale delle forze di polizia impiegato.

LA TASSA SUI RICORSI. Presentare ricorso presso le commissioni tributarie potrà costare fino a 1.500 euro. Secondo la bozza per i ricorsi avanti le Commissioni tributarie provinciali e regionali, è dovuto il contributo unificato nei seguenti importi: 30 euro per controversie di valore fino a 2.582,28 euro; 60 euro per controversie da 2.582,28 e fino a 5.000 euro; 120 euro per controversie di valore superiore a 5.000 euro e fino a 25.000 euro; 250 euro per controversie di valore superiore a euro 25.000 e fino a 75.000 euro; 500 euro per controversie di valore superiore a 75.000 euro e fino a 200.000 euro; 1.500 euro per controversie di valore superiore a euro 200.000. LIBERALIZZAZIONE PROFESSIONI. "Le restrizioni in materia di accesso e esercizio delle professioni, diverse da quelle di architetto, ingegnere, avvocato, notaio, farmacista, autotrasportatore, sono abrogate quattro mesi dopo l'entrata in vigore dal presente decreto".

TAGLIO CAUSE PENDENTI INPS FINO A 500 EURO. Nella bozza la misura per ridurre la mole di arretrati nel contenzioso tra cittadini e l'Istituto di previdenza, già annunciata dal governo. "Per i processi in materia previdenziale nei quali sia parte l'Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi complessivamente euro 500,00, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente". L'estinzione è dichiarata con decreto dal giudice, anche d'ufficio.

64 MILIONI A PROTEZIONE CIVILE. Arrivano 64 milioni di euro nel 2011 per la gestione dei mezzi della flotta aerea del Dipartimento della protezione civile. "Al relativo onere - si legge nella bozza della manovra - si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa, relativamente alla quota destinata allo Stato dell'8 per 1000 dell'imposta sul reddito delle persone fisiche".

DAL 2012 PRIVATIZZAZIONE CROCE ROSSA. "A decorrere dal primo gennaio 2012" viene privatizzata la Croce Rossa Italiana e il personale non militare rischia di essere posto in mobilità. Verranno invece risolti entro l'anno tutti i contratti a termine. Da tale giorno l'ente "ha propria personalità giuridica di diritto privato e piena capacità giuridica e patrimoniale per il raggiungimento dei suoi fini" e "si configura come ausiliaria e collaboratrice delle P.A. nelle attività umanitarie e sociali messe in atto da quest'ultime". La 'vecchia' Cri verrà messa in liquidazione e "il personale civile con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato", se "non assunto, su chiamata e con il proprio consenso, è posto in mobilità".

ISTITUTI UNICI PER MATERNE, ELEMENTARI E MEDIE. Le scuole materne, elementari e medie saranno raccolte in istituti unici. Nella bozza si annuncia che "per garantire un processo di continuità didattica nell'ambito dello stesso ciclo di istruzione, la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi". Saranno quindi soppresse le istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di primo grado. Gli istituti compresivi per acquisire l'autonomia, si spiega, devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche.

NORMA ANTI-TRUFFA BADANTE: per dare un freno ai matrimoni di interesse tra badanti e pensionati, dal primo gennaio 2012 la pensione di reversibilita' e' ridotta del 10% nel caso in cui il matrimonio con il pensionato sia stato contratto a eta' superiore ai 60 anni e la differenza di eta' tra i coniugi sia superiore ai 20 anni.

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Affari Italiani (Online) Data: 04/07/2011 "Manovra, ticket e donne in pensione a 65 anni"

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Manovra da 47 mld, intesa nel governo. Ticket e donne in pensione a 65 anni

Mercoledí 29.06.2011 10:37

Ticket a 10 euro dal 2012 per le prestazioni specialistiche, un anno di blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione e il congelamento fino al 2014 degli aumenti contrattuali per gli statali, esclusi la polizia e i vigili del fuoco. Stretta sulle pensioni più alte con lo stop alla rivalutazione automatica. Sono alcune delle misure contenute nella prima bozza della manovra da 47 miliardi che il ministro dell'Economia ha illustrato oggi ai ministri in un vertice a Palazzo Chigi in vista del varo di giovedì in Consiglio dei ministri. Il documento potrebbe venire aggiornato con il mancato aumento dell'Iva, l'azzeramento dello stipendio ai ministri dal prossimo mese di luglio e la tasse sulle transazioni finanziarie, un significativo contributo chiesto alle banche che "saranno le prime a pagare" come ha affermato il ministro Romano. Ma la misura più discussa e temuta è quella sull'aumento graduale dell'età pensionabile delle donne, ipotesi contenuta nella stessa bozza secondo indiscrezioni subito smentite dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.

Tremonti ha parlato di "manovra seria e responsabile" e per il ministro degli Esteri il collega di Via XX Settembre "ha recepito la richiesta di collegialità tra i ministri nelle decisioni". Fonti di governo hanno parlato poi di un Berlusconi soddisfatto dell'intesa che si respirava durante l'incontro. Il Cavaliere ha invitato i suoi a comunicare anche all'esterno l'unità dell'esecutivo e a marciare compatti, ma il leader della Lega è tornato a tonare: il governo resta a rischio fino a quando non passa il provvedimento. "Siamo riusciti - ha detto il numero uno della Lega - a ottenere la modifica del Patto di stabilità per i comuni virtuosi". Al termine del vertice, Bossi non è sembrato comunque particolarmente entusiasta. "Come è andata?". La risposta con un eloquente gesto della mano: "Così così".

A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato comunque : la Lega, ha voluto precisare il Guardasigilli e segretario del Pdl, è stata costruttiva e ha ribadito il suo sostegno alla manovra e alla coalizione. "Tremonti ha illustrato con dovizia di particolari i contenuti" della manovra, ha raccontato anche Alfano, "e si è riaffermato nel convincimento che questa è una maggioranza che sosterrà la manovra". Il segretario politico del Pdl ha assicurato poi che nella manovra non ci saranno misure drastiche. "Si annunciano tagli draconiani e massicci interventi sulle pensioni. Tutte cose che sono infondate e non sono vere" ha spiegato.

Sulla delicata questione della manovra e della sua messa a punto pesa anche l'allarme banche lanciato dal Financial Times. "Il maggior rischio alla stabilità finanziaria dell'Italia è lo stato precario del suo settore finanziario» si legge su una Lex Column del quotidiano economico, secondo cui, le banche del nostro Paese pagano anche «propri difetti strutturali". Allarme anche dalla Corte dei Conti, che parla di manovra "gravosa" e avverte: la riduzione della spesa è ai limiti della sostenibilità, bisogna contenere la spesa ma non con tagli lineari, servono tagli selettivi.

LE MISURE NELLA BOZZA

AUMENTO GRADUALE ETA' PENSIONI DONNE A 65 ANNI. MA SACCONI SMENTISCE - Aumento progressivo dell'eta' pensionabile delle donne fino a 65 anni a partire dal 1 gennaio 2012. E' quanto prevede la bozza della manovra. Per le lavoratrici dipendenti e per le lavoratrici autonome il requisito anagrafico di 60 anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia e' aumentato di una anno. E previsto un altro aumento di un anno dal primo gennaio 2014 e di un ulteriore anno per ogni biennio successivo fino al raggiungimento dei 65 anni. Immediata la smentita del ministero del Welfare: "Ipotesi infondate".

STOP RIVALUTAZIONE AUTOMATICA PENSIONI PIU'ALTE - Stretta in arrivo sulle pensioni piu' alte con lo stop alla rivalutazione automatica. La misura si applica per il biennio 2012-2013 ai trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il trattamento minimo Inps mentre per quelli compresi tra tre e cinque volte il minimo la rivalutazione automatica e' del 45%.

PROROGA AUMENTI CONTRATTUALI P.A. AL 2014 - Proroga fino al 2014 del congelamento degli aumenti contrattuali del personale delle pubbliche amministrazioni. E' quanto prevede la bozza della manovra. Prorogato di un anno anche il blocco del turn over nel pubblico impiego a eccezione dei corpi di polizia, del corpo nazionale dei vigili del fuoco, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici.

ROMANO: DA MESE PROSSIMO MINISTRI SENZA STIPENDIO "E' probabile che i ministri, dal mese prossimo, non abbiano piu' lo stipendio". Saverio Romano, lasciando il vertice di maggioranza in corso a Palazzo Grazioli sulla manovra, anticipa cosi' ai cronisti una delle misure per 'dare il buon esempio'. Il ministro dell'Agricoltura conferma che "da noi sono arrivate richieste in ordine a un maggior rigore nei tagli e nelle spese".

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Affari Italiani (Online) Data: 04/07/2011 "Manovra, ticket e donne in pensione a 65 anni pag.1"

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Manovra da 47 mld, intesa nel governo. Ticket e donne in pensione a 65 anni

Mercoledí 29.06.2011 10:37

ARRIVA AGENZIA INFRASTRUTTURE STRADALI AUTOSTRADALI - Arriva l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali: sara' istituita dal 1 gennaio 2012 presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e avra' sede a Roma. Il potere di vigilanza e di controllo sull'Agenzia, si legge nella bozza, "e' esercitato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonche' dal ministro dell'Economia e delle Finanze per i profili di competenza". Il direttore generale e i componenti del del comitato direttivo e del collegio dei revisori resteranno in carica tre anni a eccezione del membro supplente nel collegio dei revisori. L'Agenzia, anche avvalendosi di Anas, potra', tra l'altro, proporre la programmazione della costruzione di nuove strade statali o autostrade in concessione o in affidamento diretto ad Anas "a condizione che non comporti effetti sulla finanza pubblica".

DAL 2012 AL VIA 'SPENDING REVIEW' - Dal 2012 parte il ciclo di 'spending review' mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato. L'obiettivo, si legge nella bozza, e' quello di "razionalizzazione della spesa e di superamento del criterio della spesa storica". In caso "di omessa trasmissione dei dati" sulla revisione della spesa "senza motivata giustificazione entro il termine previsto nella richiesta, l'amministrazione competente riduce la retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili" del 2%.

700 MLN PER MISSIONI INTERNAZIONALI NEL 2011 - Arrivano 700 milioni per la proroga delle missioni internazionali nel 2011. "Ai fini della proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali - si legge nel testo - a decorrere dal 1 luglio 2011 e fino al 31 dicembre 2011 la dotazione del fono e' incrementata di 700 milioni di euro". Viene inoltre prorogato fino al 31 dicembre, a partire dal primo luglio, il piano di impiego del contingente di personale militare appartenente alle Forze Armate nel controllo del territorio. A tal fine e' autorizzatala la spesa di 36,4 milioni di euro per il 2011 con specifica destinazione di 33,5 milioni di euro e di 2,9 milioni, rispettivamente, per garantire la prosecuzione del concorso delle Forze armate nelcontrollo del territorio e per l'indennita' del personale delle forze di polizia impiegato.

LA TASSA SUI RICORSI. Presentare ricorso presso le commissioni tributarie potrà costare fino a 1.500 euro. Secondo la bozza per i ricorsi avanti le Commissioni tributarie provinciali e regionali, è dovuto il contributo unificato nei seguenti importi: 30 euro per controversie di valore fino a 2.582,28 euro; 60 euro per controversie da 2.582,28 e fino a 5.000 euro; 120 euro per controversie di valore superiore a 5.000 euro e fino a 25.000 euro; 250 euro per controversie di valore superiore a euro 25.000 e fino a 75.000 euro; 500 euro per controversie di valore superiore a 75.000 euro e fino a 200.000 euro; 1.500 euro per controversie di valore superiore a euro 200.000.

LIBERALIZZAZIONE PROFESSIONI. "Le restrizioni in materia di accesso e esercizio delle professioni, diverse da quelle di architetto, ingegnere, avvocato, notaio, farmacista, autotrasportatore, sono abrogate quattro mesi dopo l'entrata in vigore dal presente decreto".

TAGLIO CAUSE PENDENTI INPS FINO A 500 EURO. Nella bozza la misura per ridurre la mole di arretrati nel contenzioso tra cittadini e l'Istituto di previdenza, già annunciata dal governo. "Per i processi in materia previdenziale nei quali sia parte l'Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi complessivamente euro 500,00, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente". L'estinzione è dichiarata con decreto dal giudice, anche d'ufficio.

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Affari Italiani (Online) Data: 04/07/2011 "Manovra, ticket e donne in pensione a 65 anni pag.2"

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Manovra da 47 mld, intesa nel governo. Ticket e donne in pensione a 65 anni

Mercoledí 29.06.2011 10:37

64 MILIONI A PROTEZIONE CIVILE. Arrivano 64 milioni di euro nel 2011 per la gestione dei mezzi della flotta aerea del Dipartimento della protezione civile. "Al relativo onere - si legge nella bozza della manovra - si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa, relativamente alla quota destinata allo Stato dell'8 per 1000 dell'imposta sul reddito delle persone fisiche".

DAL 2012 PRIVATIZZAZIONE CROCE ROSSA. "A decorrere dal primo gennaio 2012" viene privatizzata la Croce Rossa Italiana e il personale non militare rischia di essere posto in mobilità. Verranno invece risolti entro l'anno tutti i contratti a termine. Da tale giorno l'ente "ha propria personalità giuridica di diritto privato e piena capacità giuridica e patrimoniale per il raggiungimento dei suoi fini" e "si configura come ausiliaria e collaboratrice delle P.A. nelle attività umanitarie e sociali messe in atto da quest'ultime". La 'vecchia' Cri verrà messa in liquidazione e "il personale civile con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato", se "non assunto, su chiamata e con il proprio consenso, è posto in mobilità".

ISTITUTI UNICI PER MATERNE, ELEMENTARI E MEDIE. Le scuole materne, elementari e medie saranno raccolte in istituti unici. Nella bozza si annuncia che "per garantire un processo di continuità didattica nell'ambito dello stesso ciclo di istruzione, la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi". Saranno quindi soppresse le istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di primo grado. Gli istituti compresivi per acquisire l'autonomia, si spiega, devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche.

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Affari Italiani (Online) Data: 04/07/2011 "Manovra, ticket e donne in pensione a 65 anni pag.3"

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Manovra da 47 mld, intesa nel governo. Ticket e donne in pensione a 65 anni

Mercoledí 29.06.2011 10:37

NORMA ANTI-TRUFFA BADANTE: per dare un freno ai matrimoni di interesse tra badanti e pensionati, dal primo gennaio 2012 la pensione di reversibilita' e' ridotta del 10% nel caso in cui il matrimonio con il pensionato sia stato contratto a eta' superiore ai 60 anni e la differenza di eta' tra i coniugi sia superiore ai 20 anni.

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Avvenire Data: "Assedio alle pensioni rosa" 04/07/2011

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ECONOMIA 28-06-2011

Assedio alle pensioni rosa Pensioni & previdenza di Vittorio Spinelli difficile dimenticare la sentenza C/46 del 2007 della Corte di giustizia europea. Ha scatenato uno tsunami previdenziale dagli effetti incalcolabili. La pronuncia è quella che, in omaggio alla pari opportunità tra uomini e donne, ha riconosciuto ad una lavoratrice statale italiana il diritto a percorrere la stessa carriera di un impiegato uomo, pensione compresa, e quindi fino ai 65 anni di età. Dopo due anni di esitazioni, pur temendo l’impatto della sentenza che di fatto aumenta da 60 a 65 anni l’età pensionabile delle lavoratrici del settore pubblico, l’Italia non ha potuto sottrarsi alla nuova regola. Con buon senso l’Inpdap, il gestore delle ren- È dite statali, ha stabilito un aumento graduale dell’età, iniziando da 61 anni fino a raggiungere i 65 nel 2018. Troppo poco però, secondo la Commissione Europea, che ha intimato al Governo italiano una accelerazione sull’aumento dell’età, così da stabilire la pensione femminile a 65 anni già dal prossimo 2012. Tutto questo ha prodotto una serie di provvedimenti che a cascata ricadono su milioni di lavoratori pubblici e privati. Accade così che le lavoratrici statali vicine alla pensione Inpdap cerchino di sfuggire al laccio della maggiore età. Ricorrono ad una vecchia legge, la 322/1958, che consente di dimettersi appena prima della pensione pubblica e riceverla invece dall’Inps ancora a 60 anni. I 'competenti' ministeri si accorgono, solo dopo mesi, di questa scorciatoia che svuota il sistema Inpdap e aggrava invece i bilanci dell’Inps. Pronta la soluzione: la 322 è cancellata. Ma resta ancora per le statali, e per ogni altro impiegato, la possibilità di passare all’Inps cumulando gratis i contributi dello Stato come consente la legge 29/1979. Diventa inevitabile allora cancellare la gratuità di questo cumulo e dallo scorso luglio la legge 29 diventa a pagamento per tutti, senza eccezioni. Nella stretta cadono anche diversi lavoratori privati, uomini e donne, che secondo la propria assicurazione Inps, utilizzavano legittimamente il cumulo gratuito dei contributi. Due categorie non da poco: gli addetti del settore elettrico e quelli del settore telefonico. L’onere da sostenere per la pensione di categoria diventa insostenibile, sindacati e associazioni protestano, invocando, unica via d’uscita, il ripristino delle disposizioni originarie. Ma non è finita. Perché deve valere per tutte le statali la pensione a 65 anni, mentre per le dipendenti private ancora a 60 anni? Così, complice la situazione finanziaria a caccia di nuove risorse, è spuntato un piano del Tesoro per elevare la pensione a 65 anni anche alle assicurate dell’Inps. E’ un provvedimento che avrebbe visto ugualmente la luce fra diversi anni, ma ricordando la sentenza europea, appare per questo più sgradevole. Curioso è che la vecchia sentenza ha considerato gli statali come lavoratori che svolgono una professione regolata da norme pubbliche. Perché nessuno ha obiettato su una impostazione così estranea alle nostre leggi? PRESSToday Rassegna stampa

Avvenire Data: "Pensioni «rosa» cambio più lento" 04/07/2011

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PRIMA 30-06-2011 il fatto. Al varo la manovrona «a orologeria». Napolitano: c’è sorpresa, vedrò le misure. Stangate banche e super-auto

Pensioni «rosa» cambio più lento ● Dal Colle appello alla responsabilità. Tremonti: il bilancio ha tenuto non ci sono alternative ● Ipotesi superbollo: si pagherà di più per tutte le macchine sopra i 170 cavalli, dalla Passat in su ● Rinvio per l’aumento dell’Iva e (al 2020) dell’età pensionabile delle donne ● Quote latte, vince la Lega: stop a riscossione coattiva. Tagli per 9 miliardi alle Regioni. Tassa dello 0,35% sul trading SERVIZI ALLE PAGINE 8/9/10 PRESSToday Rassegna stampa

Borsa e Finanza Data: "Ad Axa Im tre mandati per gestire le pensioni" 04/07/2011

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FONDI & RISPARMIO Ad Axa Im tre mandati per gestire le pensioni

di Redazione - 02-07-2011

Axa Investment Managers Italia Sim si è aggiudicata tre nuovi mandati per la gestione di fondi pensione negoziali, per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro. E raggiunge così le 10 deleghe di gestione nel settore previdenziale. Proprio nei giorni scorsi, infatti, si è chiuso l’iter per l’acquisizione di un mandato obbligazionario corporate Euro per Fopen, il fondo pensione complementare per i dipendenti del Gruppo Enel, che va ad aggiungersi ad altri due mandati acquisiti nel corso del 2011: un bilanciato prevalentemente azionario sempre per il fondo Fopen e un mandato bilanciato, prevalentemente obbligazionario, per Cooperlavoro, il fondo pensione complementare riservato ai soci lavoratori e ai dipendenti delle cooperative di lavoro. PRESSToday Rassegna stampa

Boston Globe, The Data: 04/07/2011 "Mass. overcharged by $30m on foreign exchange transactions"

Indietro Stampa State raises estimate of overcharge By Beth Healy June 30, 2011

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Treasurer Steven Grossman yesterday said the state pension fund suffered even higher overcharges on foreign exchange transactions than previously disclosed — $30.5 million dating back to 2000.

The state had previously said that the pension fund was overcharged $20 million by Bank of New York Mellon Corp. since January 2007. After receiving the results of that audit, Grossman asked the consultants to go further back in time to examine foreign exchange trading costs.

The audits come as several other states are pursuing whistle-blower cases against BNY Mellon and Boston-based State Street Corp. for the way they charge large clients for foreign exchange services on stock trades, particularly in emerging markets.

Mellon has denied wrongdoing in the matter with the state’s $50 billion pension fund. Both Mellon and State Street are involved in regulatory inquiries into foreign exchange.

“Given our initial findings, we wanted to take as comprehensive a look as possible at past foreign currency exchanges done on our behalf,’’ said Grossman, who is chairman of the state pension board. “It’s imperative that pension beneficiaries and taxpayers are treated fairly and that banks do not profit disproportionately at their expense.’’

Grossman is in discussions with Attorney General Martha Coakley’s office as to how to pursue the case. PRESSToday Rassegna stampa

Centro, Il Data: "arriva la manovra da 47 miliardi di euro - mauro pertile" 04/07/2011

Indietro Stampa Pagina 5 - Attualità Arriva la manovra da 47 miliardi di euro Ma il grosso dei tagli solo tra due anni. Ticket su visite e pronto soccorso MAURO PERTILE

ROMA. Alla fine la montagna ha partorito il topolino: la manovra di rigore che l’Europa e i mercati chiedono all’Italia non è uscita dal vertice di maggioranza di ieri. Come dire “scusate, ci siamo sbagliati”. Il governo ha evitato così la spaccatura nonostante una tensione alle stelle per gli interventi più controversi, in particolare quelli legati alle pensioni. Eppure nella bozza distribuita ieri dal ministro Tremonti la manovra è stata ritoccata al rialzo, a 47 miliardi rispetto ai 40 iniziali. Ma come per magia l’impatto, al contrario, è sceso. Almeno per il 2011, dai 3 miliardi previsti, la manovra ne prevede, infatti, appena 1,8. Tutto verrà rinviato al 2013 e al 2014. Dal vertice sono usciti poche certezze, pochi numeri concreti, come ha commentato ieri a caldo, anche un po’ stizzito, il ministro dei Beni culturali, . Un risultato che ha indotto Luca Cordero di Montezemolo a parlare apertamente di rischio Grecia per l’Italia. «Mi sembra semplicemente folle e irresponsabile il balletto a cui stiamo assistendo - ha detto -. Ci serve una politica del rigore, un governo che faccia pagare le tasse agli evasori e tagli gli sprechi. Basta con la favola di un Paese in crescita più degli altri, favola che per troppo tempo ci è stata raccontata». Alcune novità pesanti però sono uscite: stangata sulla sanità per chi va al pronto soccorso senza gravi motivi. E sui nonnini che sposano la giovane badante alla quale viene tolta la pensione di reversibilità. Questo, comunque, il dettaglio uscito ieri dalla bozza del ministro Tremonti. Croce Rossa ai privati. Dall’1 gennaio 2012 viene privatizzata la Croce Rossa e il personale non militare rischia di essere messo in mobilità. Entro l’anno saranno risolti tutti i contratti a termine. La vecchia Cri sarà messa in liquidazione e il personale civile con rapporto a tempo indeterminato entrerà in mobilità, se non viene assunto. Sanità. Arrivano per il settore 486,5 milioni. Dall’1 gennaio 2012, però, sono confermate le disposizioni che furono introdotte nella Finanziaria 2007, poi lasciate cadere e ora rispolverate. Ticket di 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di 25 euro per i “codici bianchi” di pronto soccorso. Badanti. Sempre dal 2012 in vigore la norma anti-badanti per frenare i matrimoni di interesse fra colf e pensionati e quindi le truffe. In caso di matrimonio tra over 70 e coniuge di 20 anni più giovane la pensione di reversibilità viene ridotta del 10% per ogni anno di matrimonio. Ma dieci anni di matrimonio mettono il coniuge giovane al sicuro dai tagli. Donne in pensione. Dal 2012 l’accesso alle pensioni è incrementato di un anno per le dipendenti e le lavoratrici autonome con pensione a carico dell’assicurazione generale. Dal 2014 ulteriore incremento di un anno e quindi per ogni biennio successivo fino ai 65 anni di età. La proposta è osteggiata e in realtà potrà subire profonde modifiche se non venire cancellata. Anticipo aggancio pensioni. Viene anticipata al 2014 (nella manovra del 2010 era previsto dal 2015) l’aggancio dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Se questa aumenta, aumenterà contestualmente anche l’età per andare in pensione. Pensioni d’oro. Per il 2012-2013 le pensioni superiori a cinque volte il minimo Inps, non godranno della rivalutazione automatica. Per gli importi compresi tra tre e cinque volte il minimo Inps si applica la rivalutazione nella misura però del 45%. Costi della politica. Capitolo in discussione, la “casta” non li digerisce. Per dare un segnale c’è la proposta di togliere gli stipendi ai ministri, che comunque mantengono quello da parlamentare. «Sono pronta», ha dichiarato il ministro Brambilla. Tremonti ha ammorbidito la linea sui privilegi, ma attende proposte per domani dai capigruppo. Transazioni finanziarie. Torna il vecchio fissato bollato in chiave moderna sui contratti finanziari. Gli operatori hanno contestato subito la proposta. Fondo sostegno economia. Mega taglio al Fondo tra il 2012 e il 2020 per 3,5 miliardi. Dal 2020 il fondo verrà ridotto di 240 milioni annui. Molte di queste risorse in passato provenivano dal Fas, il fondo per le aree sottoutilizzate. Patto di stabilità. Era una delle richieste forti della Lega: Tremonti ha accettato di allentare i vincoli del patto a favore dei comuni virtuosi per permettere loro di sbloccare i fondi ed investire. Il cantiere è comunque in movimento: ci sono 48 ore di tempo per cambiare e potrebbero esserci altre novità. «Finché non è approvata - è la minaccia di Bossi - il governo è sempre a rischio».

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Cinco Dìas Data: 04/07/2011 "Trabajo admite que el fondo de las pensiones compre deuda regional"

Indietro Stampa Carlos Molina - Madrid - 30/06/2011 Las dificultades para financiarse en los mercados obligaron al Ejecutivo catalán a emitir bonos para particulares, a través de los cuales ha obtenido 5.700 millones de euros en dos años. Esos obstáculos persisten, por lo que el portavoz de CiU en el Congreso, Josep Antoni Duran y Lleida, anunció el martes que presentará una enmienda al proyecto de ley de Reforma de la Seguridad Social para que el Fondo de Reserva, más conocida como "la hucha de las pensiones" pueda comprar deuda autonómica, y para que las comunidades participen en el comité de gestión del Fondo, el encargado de decidir adónde se destinan los recursos de la "hucha de las pensiones".

Una propuesta que obtuvo ayer respuesta a través del ministro de Trabajo, Valeriano Gómez, quien aseguró que, con la ley en la mano, no "no hay nada que impida que el Fondo de Reserva de la Seguridad Social invierta parte de su capital en deuda pública autonómica, por lo que probablemente en el futuro podría incorporarse a las preferencias de inversión".

No obstante, Gómez matizó que esa decisión le correspondía al citado comité, "que por ahora no ha discutido ni siquiera ha analizado en profundidad qué porcentaje se podría dedicar a la deuda autonómica", recalcó en un acto sobre la Reforma de la Seguridad Social, organizado por Towers Watson.

En la actualidad, el Fondo de Reserva cuenta con una dotación de 67.000 millones, de los que cerca del 88% está invertido en deuda pública española y el restante 12% en títulos extranjeros, repartidos, por este orden, entre Francia, Holanda y Alemania.

El único requisito que debe cumplir la deuda para ser adquirida con fondos de la hucha de las pensiones es que tenga la máxima calidad crediticia. En el caso de Cataluña cuenta con una nota A a largo plazo para Fitch y Standard & Poor's (calidad crediticia elevada, aunque sujeta a condiciones económicas adversas), mientras que Moody's la sitúa en A3, dos escalones por debajo de la máxima calificación (triple A).

"Ahorraremos 3 puntos de PIB con la reforma" El ministro de Trabajo, Valeriano Gómez, defendió ayer la reforma de las pensiones, que ahora afronta su última fase de tramitación parlamentaria, ya que, a su juicio, asegura la sostenibilidad del sistema a largo plazo. "De acuerdo con nuestras previsiones macroeconómicas, la reforma hará que nuestro gasto en pensiones caiga más de tres puntos de PIB respecto al actual, situado en el 17%", aseguró. Con este descenso, el desembolso del Estado se situará, según Gómez, en el mismo nivel que otros países vecinos como Alemania, Francia o Italia, en el entorno del 13% del PIB. En el acto también se presentó una encuesta realizada a 83 grandes empresas, en las que el 72% consideró como "insuficiente" la reforma de las pensiones, ya que no respondía a las necesidades del sector privado. PRESSToday Rassegna stampa

Citta' di Salerno, La Data: "pensioni, la maggioranza può ripensarci" 04/07/2011

Indietro Stampa Pagina 6 - Attualita Pensioni, la maggioranza può ripensarci La Cgil: mobilitazione il 15. Via gli sconti sulle bollette della luce?

ROMA. La pioggia di no contro la norma che blocca la rivalutazione delle pensioni (il segretario della Cgil Camusso annuncia una giornata di mobilitazione per il 15 luglio) induce ad una riflessione anche la stessa maggioranza. È così possibile che si arrivi ad una mediazione sul testo durante l’unico passaggio utile a modifiche cioè quello di Palazzo Madama. Il testo arriverà intanto al Quirinale per uno screening anche tecnico delle moltissime misure inserite. E mentre di alcune non si conosce esattamente la tempistica (leggi i tagli alla politica e ai gettoni dei ministri), altre sembrano saltare nonostante l’ok del Cdm (vedi l’intervento su banche e transazioni che verrebbe rivisto con un appesantimento sull’Irap e da una imposta di 120 euro sui dossier titoli). Ma alcune norme sembrano destinate a tornare. Come il taglio delle agevolazioni sulle bollette dell’elettricità. Ecco alcuni degli ultimi dettagli tecnici. PENSIONI. La norma contestata è quella che colpirebbe la rivalutazione dell’assegno per un pensionato su quattro. Interviene l’Inps a precisare che le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione. I pensionati interessati alla misura saranno 4,4 milioni. TORNA TAGLIA BOLLETTE. Potrebbe rientrare la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Sono in corso discussioni sulla possibilità di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell’elettricità di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca. Si prevede che a decorrere dal primo gennaio 2012, che tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni comunque a carico delle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, siano ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010. No dal ministro dell’Ambiente Prestigiacomo. TAGLI POLITICA RINVIATI? Non è ancora chiaro se nel testo definitivo del decreto i tagli ci saranno o meno. Il ministro Tremonti ha detto che i tagli (ad esempio sui compensi o sulle auto e voli blu) partiranno subito. Ma nelle ultime bozze della manovra circolate non ce ne era traccia. Tra le novità anche il taglio sulle autority indipendenti, persino quella sull’Acqua che, istituita dal decreto Sviluppo, non è ancora nata. NIENTE STOP SU QUOTE LATTE. Interviene il ministro delle Politiche agricole per spiegare che «le norme inserite nel decreto della manovra non interrompono l’azione di recupero delle multe sulle quote latte avviate da Equitalia. IRAP BANCHE. Anche se il Governo annuncia nella delega fiscale di voler cancellare del tutto l’Irap, aumenta intanto dello 0,75% l’imposta sulle banche. Per gli intermediari finanziari l’imposta di bollo sui dossier titoli passa da 34,2 a 120 euro l’anno. PRESSToday Rassegna stampa

Cittadino, Il Data: "Gli ultimi "ritocchi" a pensioni e bollette" 04/07/2011

Indietro Stampa Gli ultimi “ritocchi” a pensioni e bollette ROMA La levata di scudi contro la norma che blocca la rivalutazione delle pensioni, anche quelle non proprio ‘d’orò, (tra i detrattori della misura l’opposizione, i sindacati ma anche la Lega) induce ad una riflessione anche la stessa maggioranza. Riflessione che viene evidenziata dall’intervento del presidente del Senato, Renato Schifani, che sull’argomento chiede «un compromesso». Ma anche da ‘espertì del settore come il vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola (Pdl). È così possibile che si arrivi a una mediazione sul testo durante l’unico passaggio utile a modifiche cioé quello di Palazzo Madama. Il testo arriverà intanto al Quirinale per uno screening anche tecnico delle moltissime misure inserire. E mentre di alcune non si conosce esattamente la tempistica (leggi i tagli alla politica e ai gettoni dei ministri), altre sembrano saltare nonostante l’ok del Cdm (vedi l’intervento su banche e transazioni che verrebbe rivisto con un appesantimento sull’Irap e da una imposta di 120 euro sui dossier titoli). Ma alcune norme, scomparse dalle bozze in entrata al Cdm sembrano destinate a tornare. Ecco alcuni dei dettagli emersi:PENSIONI, SULLA STRETTA SI TRATTA: La norma contestata è quella che colpirebbe la rivalutazione dell’assegno per un pensionato su quattro. Interviene l’Inps a precisare che le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione. I pensionati interessati alla misura saranno 4,4 milioni. TORNA TAGLIA BOLLETTE; Potrebbe rientrare la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Sono in corso ‘accesé discussioni sulla possibilità di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell’elettricità di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca.TAGLI POLITICA RINVIATI?: Non è ancora chiaro se nel testo definitivo del decreto i tagli ci saranno o meno. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha detto che i tagli (ad esempio sui compensi o sulle auto e voli blu) partiranno subito. Ma nelle ultime bozze della manovra circolate non ce ne era traccia. NIENTE STOP SU QUOTE LATTE: Interviene il ministro delle Politiche agricole per spiegare che «le norme inserite nel decreto della manovra non interrompono l’azione di recupero delle multe sulle quote latte già avviate da Equitalia. IRAP BANCHE: Anche se il Governo annuncia nella delega fiscale di voler cancellare del tutto l’Irap aumenta intanto dello 0,75% l’imposta sulle banche. Mentre per gli intermediari finanziari l’imposta di bollo sui dossier titoli passa da 34,2 a 120 euro l’anno. PRESSToday Rassegna stampa

City Data: "Manovra da 47 miliardi Le tasse non diminuiranno" 04/07/2011 Indietro Stampa Manovra da 47 miliardi Le tasse non diminuiranno

La bozza Vertice di governo sulle misure per l’economia: torna il ticket, aumenti congelati per gli statali. Niente riduzione delle imposte, giallo sulle pensioni. Passo decisivo, ieri, verso la definizione della manovra che il governo vuole varare domani. Ammonterà a 47 miliardi. Tra i primi punti che emergono c’è che non conterrà il taglio delle tasse, ma solo una loro “rimodulazione”. E il governo - secondo quanto ha annunciato il leader della Lega Umberto Bossi - rivedrà il patto di stabilità per gli enti locali virtuosi. Le misure verranno limate fino all’ultimo: “Bisogna lavorarci ancora” ha sintetizzato Bossi. Ticket a 10 euro Torna il ticket sanitario a partire dal 2012: 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e 25 euro per i codici bianchi di Pronto Soccorso. Tra le misure annunciate la liberalizzazione delle professioni (ma non vale per notai, avvocati, farmacisti e ingegneri) e la privatizzazione della Croce Rossa. Stipendi congelati nella P.A. La bozza della manovra prevede la proroga fino al 2014 del congelamento degli aumenti per i dipendenti della pubblica amministrazione. Il blocco delle sostituzioni nel pubblico impiego viene prolungato di un anno (per ogni 10 lavoratori che vanno in pensione ne vengono sostituiti solo due). Con alcune eccezioni: i corpi di polizia, i vigili del fuoco, i dipendenti di agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Confermati i tagli alla scuola: di 85mila posti per i docenti ed almeno 45mila per il personale scolastico di supporto. Inoltre gli insegnanti di ruolo in sovrannumero verranno usati per il sostegno. In pensione più tardi Si anticipa al 2014 (di un anno) l’aggancio dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Tra le misure in forse c’è l’aumento dell’età pensionabile per le donne fino a 65 anni dal 2012: è nella bozza di manovra, ma ieri il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi l’ha smentito. E poi l’innalzamento di un punto dell’Iva. Ministri senza paga Da luglio inoltre i ministri potrebbero avere “solo” lo stipendio da parlamentari, senza cumularli. Ci saranno invece tagli per oltre 3,5 miliardi tra il 2012 e il 2020 per il Fondo a sostegno dell’Economia reale. Arrivano poi altri 700 milioni per finanziare le missioni militari all’estero nella seconda parte del 2011. PRESSToday Rassegna stampa

City Data: "Pensioni, coro di critiche al blocco degli aumenti" 04/07/2011 Indietro Stampa Pensioni, coro di critiche al blocco degli aumenti

Colpita una su 4 Levata di scuri contro i tagli alle rivalutazioni che di fatto impoveriscono i pensionati. Bossi: “Le pensioni non si toccano”. Cgil in piazza il 15 luglio. Se molti punti della manovra (compreso il decreto legge che ieri non era ancora stato trasmesso al Capo dello Stato) rimangono oscuri, una certezza c’è: la stretta sulle pensioni scontenta tutti, dai sindacati, alle opposizioni, ai consumatori, e anche un’ampia fetta della maggioranza. Il governo, infatti, ha previsto un blocco alle rivalutazione delle pensione che non riguarda solo quelle d’oro (come annunciato all’inizio), ma ben 4,4 milioni di pensionati sui 16 totali. Cioè uno su quattro. Una decisione che ha provocato la protesta dei sindacati, dell’opposizione ma anche del leader della Lega Umberto Bossi (che pure giovedì in consiglio dei ministri ha detto sì alla manovra). E la Cgil preannuncia una mobilitazione del sindacato pensionati il 15 luglio.Secondo quanto previsto dal governo, infatti, le pensioni di 1500 euro lordi al mese verranno impoverite di 8 euro l’anno e quelle di 2000 euro lordi al mese di 60 euro all’anno. Cifre che salgono a 100 e 150 euro l’anno per assegni mensili di 2.500 o 3.500 euro, sempre lordi. “Una patrimoniale sui poveri” Molti i no al blocco dell’adeguamento all’inflazione per i pensionati. “Quando si parla di 1.400 euro lordi si sta parlando di pensioni intorno ai mille euro, che sono le pensioni degli operai professionali che sono andati in pensione dopo 40 anni di lavoro, degli impiegati”, spiega la leader della Cgil Susanna Camusso. Secondo Felice Belisario (Idv) il governo “continua a prendere a schiaffi precari, pensionati e dipendenti pubblici”. Nichi Vendola Sel definisce i tagli alle pensione “una patrimoniale sui ceti medio-bassi”. E le associazioni dei consumatori parlano di “macelleria sociale. Ma la critica più inaspettata è quella di Bossi: “Le pensioni non si toccano”, ha detto in un comizio sabato. Ieri il presidente del Senato Renato Schifani (Pdl) ha detto che la parte sulle pensioni “può essere corretta in via parlamentare”. PRESSToday Rassegna stampa

Conquiste del Lavoro Data: "Cisl Veneto. Il fondo pensione contrattuale "Solidarieta Veneto" apre agli atipici" 04/07/2011

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Cisl Veneto. Il fondo pensione contrattuale "Solidarietà Veneto" apre agli atipici

Precari adesso, con pensioni pari alla metà dello stipendio in futuro. Solidarietà Veneto, il fondo pensione contrattuale promosso da Cisl e Uil del Veneto, Confindustria, Confapi, Confartigianato, Cna, Casa e Federclaai, apre le porte ai lavoratori atipici. Da aprile 2011, oltre ai lavoratori dipendenti di tutti i settori di industria e artigianato, agli imprenditori artigiani e ai liberi professionisti senza cassa previdenziale, possono aderire al fondo pensione regionale anche i lavoratori somministrati. Gli interinali, che sono a tutti gli effetti lavoratori dipendenti, potranno versare il Tfr e i contributi aggiuntivi, a carico azienda e da retribuzione, secondo le percentuali stabilite dalla contrattazione nazionale. Contratti a progetto, collaborazioni e lavoro interinale: i dati del Rapporto annuale sul mercato del Lavoro relativi al 2010 e diffusi dall'Osservatorio economico della Camera di Commercio di Treviso parlano chiaro. Tra i 18 e i 29 anni, l'88% dei trevigiani ha un impiego precario. Su 36.323 contratti registrati nel 2010, il 31,5% è rappresentato da contratti di somministrazione (interinali), il 38,6% da contratti a tempo determinato, il 18% da contratti a progetto. Solo l'11,6% dei ragazzi si porta a casa un contratto a tempo indeterminato.

"E' una situazione strutturale - afferma Franco Lorenzon, segretario generale della Cisl di Treviso - che ha ripercussioni non solo nel presente, ma anche nel futuro solo apparentemente più lontano: la pensione". L'assegno Inps, per i lavoratori precari, non supererà il 45-50% dell'ultima retribuzione lorda. In un quadro così delineato, che fare? "La via più semplice è aderire a un fondo pensione integrativo contrattuale - afferma Lorenzon -. Dei 5,3 milioni di italiani che hanno aderito alla previdenza complementare, però, solo il 10% è rappresentato dai giovani. Un dato legato anche alla poco diffusa cultura previdenziale". Questioni, queste, che non hanno lasciato indifferente Solidarietà Veneto, fondo pensione contrattuale regionale, al quale aderiscono (dati al 31 maggio 2011) 45.771 lavoratori, dei quali il 30% della provincia di Treviso. 6400 le aziende associate, per un patrimonio gestito di 460.400.000 euro.

"Molti ragazzi entrano nel mondo del lavoro con contratti a progetto o attraverso agenzie interinali - dichiara la presidente di Solidarietà Veneto Vanna Giantin -, era necessario dare una risposta anche e soprattutto a loro". Da aprile 2011, possono aderire al fondo anche gli interinali. E già dal 2007, Solidarietà Veneto accoglie le adesioni di co.co.co. e co.co.pro., unico caso nel panorama nazionale. "Ci piace parlare non solo dei giovani, ma soprattutto con i giovani - dice Franco Deotti, direttore del fondo -, per questo da oltre un anno è attiva la nostra pagina Facebook e, oltre agli sportelli informativi, abbiamo potenziato l'utilizzo di mail e sms".

(29 giugno 2011)

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Corriere Adriatico Data: "Welfare, l'opposizione compatta insorge" 04/07/2011

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Welfare, l’opposizione compatta insorge

Bonanni: è un provvedimento socialmente non sostenibile. Montezemolo: è un assegno post-datato

Roma Tutti contro la stretta sulle pensioni. E' allarme nei sindacati, pronti alla mobilitazione, e tra i partiti dell’opposizione, che attaccano a testa bassa il governo, sulle norme della manovra che intervengono sulle rivalutazioni degli assegni pensionistici del 25% degli anziani italiani. In tarda serata interviene a gamba tesa sul governo anche Umberto Bossi sostenendo che le pensioni “non si toccano”, comprese quelle delle donne fino al 2030. E si lamenta anche la base del Pdl che critica i tagli alle pensioni ma anche i rincari sulle auto di lusso. Ma un coro di no arriva anche sulle altre misure, quelle che gravano comunque sui redditi medio-bassi e che tagliano i trasferimenti agli enti locali, incidendo inevitabilmente sui servizi socio-assistenziali.

E' “un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile” si indigna il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni che reclama da governo e Parlamento la correzione delle norme che bloccano l’adeguamento all’andamento dell’inflazione. Anche i pensionati della Cgil parlando di una “vergogna” e sottolineano che ad essere colpiti saranno anche gli anziani che percepiscono assegni da 800 euro netti al mese.

Ma è dal fronte politico che si prefigura un forte fuoco di fila nei confronti della manovra Tremonti. Non solo ai 47 miliardi annunciati non si arriva “nemmeno lontanamente” ma “almeno 30 miliardi investono direttamente politiche sociali e del territorio, aggredito nei servizi e negli investimenti” denuncia il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. E tutto questo, avverte il leader democratico, avviene “scaricando il problema sui governi che verranno, con l’uso del voto di fiducia da parte di chi non ha più la fiducia degli italiani”. Che la manovra si scarichi sugli anni e sul governo a venire è anche Italia Futura a lamentarsene. “E' un assegno post-datato”, sostiene il think-tank che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo che parla di un provvedimento che è il “minimo sindacale”, con “alcune ridicole prese in giro sui costi della politica”. Da Italia dei valori a Sinistra e Libertà, si parla di misure che sono una vera e propria “patrimoniale” sui poveri. Questo governo, sostiene Felice Belisario, Idv, “continua a prendere a schiaffi precari, pensionati e dipendenti pubblici con parole e fatti. Non sono questi - sostiene - gli interventi di cui l'Italia ha bisogno”. E Nichi Vendola, che definisce le misure sulla previdenza una patrimoniale sui ceti medio- bassi, si scandalizza soprattutto per le norme che tagliano agli enti locali: chi dirige le amministrazioni territoriali, dice, si candida a diventare essenzialmente un “curatore fallimentare”.

E mentre sul sito del Pdl, la base affida a Spazio Azzurro gli sfoghi contro i mancati tagli al costo della politica, la stretta sulle pensioni, il superbollo e l’aumento delle accise, critiche arrivando anche da Fli e dall’Udc, che lamenta l'assenza di sostegni alle famiglie. Nel Pd l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, stigmatizza le misure “socialmente inique” prese da questo governo sulla previdenza. “Quando ero ministro io, avevo congelato, e per un solo anno, le pensioni otto volto il minimo. Ora si colpiscono quelle che partono da tre volte il minimo e il ministro Sacconi, che diceva di non voler colpire le pensioni, ha allungato di anno la finestra per andare in pensione, ha introdotto, e anticipato di un altro anno, il collegamento alle aspettative di vita, ha aumentato a 65 anni l’età pensionabile alle donne della p.a., senza ridistribuire i risparmi promessi, e ora introduce la stessa norma anche operaie o impiegate”.

Anche il responsabile lavoro del Pd, Stefano Fassina bolla negativamente tutto l’impianto dei provvedimenti economici. “Man mano che emergono i dettagli viene fuori il segno sociale di una manovra che ancora una volta è molto negativa per i redditi medi e bassi di lavoratori e pensionati”. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere del Sud Online, Il Data: 04/07/2011 "Manovra: pensioni basse rivalutate 100%" Indietro Stampa

Manovra: pensioni basse rivalutate 100% BY AT 2 LUGLIO, 2011, 6:58 PM

02-07-2011 18:58 Misura pensioni interessera’ 4,4 mln persone

(ANSA) – ROMA, 2 LUG – Le pensioni piu’ basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Lo precisa l’Inps rispetto alle notizie sulla manovra anticipate in questi giorni. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo – tra 1.428 e 2.380 euro mensili – saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428, cosi’ come le pensioni oltre 5 volte il minimo (superiori a 2.380 euro). I pensionati interessati dalla sono 4,4 milioni, su circa 16 milioni di pensioni erogate.

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Corriere del Veneto.it Data: 04/07/2011 "«Ci sono molti problemi» Frenata al taglio dei vitalizi" Indietro Stampa la politica e le risorse «Ci sono molti problemi» Frenata al taglio dei vitalizi Slitta già il disegno di legge sulle pensioni dei consiglieri Ruffato: «Il ritocco si farà ma dobbiamo evitare i ricorsi» VENEZIA—La volontà politica, assicurano i consiglieri regionali, «c’è tutta». E però questa faccenda del taglio ai vitalizi, perché Tremonti lo vuole, la gente lo vuole e insomma, tutti lo vogliono, in realtà si sta rivelando assai più ingarbugliata di quel che si pensava. Non basta prendere la forbice e zac!, bisogna mettersi al riparo dai ricorsi in tribunale. E così l’idea approdata a Palazzo Ferro Fini con gran rullo di tamburi e l’illusione che potesse essere (quasi) cosa fatta, in realtà ha trovato ieri l’altolà dei tecnici, che hanno opposto al vento moralizzatore una muraglia di commi e conteggi da spaventare anche il più focoso dei fan di Beppe Grillo. Morale: si deve mettere in piedi un «gruppo di lavoro» che ragioni sul come, sul dove e sul quando procedere al ritocco delle pensioni degli ex consiglieri. Col rischio, già ampiamente sperimentato in passato, che il tutto finisca per naufragare nell’oblio del Palazzo. Il precedente delle indennità, questo va detto, depone a favore dei consiglieri: dopo anni di chiacchiere e buone intenzioni, infatti, quelli di stanza oggi in laguna sono stati gli unici ad andare fino in fondo con il taglio degli stipendi, approvando una riduzione del 12% dell’indennità di funzione e della diaria, e vero è che l’azione di contenimento dei costi avviata dal presidente Clodovaldo Ruffato e dal suo ufficio ha ridotto il bilancio del consiglio dai 57 milioni di euro del 2010 ai 50 milioni di quest’anno. Per i vitalizi, però, la strada che si profila all’orizzonte è assai più tortuosa. Lo dice chiaramente lo stesso Ruffato: «Ci sono questioni molto delicate: non si può non riconoscere il vitalizio a chi in questi anni ha pagato i contributi e non si possono privare i consiglieri della possibilità di mettere da parte, durante il loro mandato, una parte dello stipendio per il futuro. A questo si aggiungono alcuni aspetti tecnici che vanno approfonditi: che tipo di regime previdenziale si può applicare, in alternativa? Come si può mettere mano agli assegni di reversibilità che sono ormai un diritto acquisito dalle famiglie dei consiglieri scomparsi?». Si smorza dunque l’entusiasmo di quanti, dalla Lega al Pd passando per tutti gli altri partiti presenti in consiglio, avevano accolto di buon grado l’ordine di Tremonti, spingendo proprio Ruffato a sbilanciarsi: «Già la prossima settimana presenteremo il disegno di legge». Calma. Anche perché l’esperienza dell’Emilia Romagna, la prima delle Regioni italiane ad aver proceduto al taglio, insegna: «Si stanno accorgendo di aver fatto le cose in fretta e ora sono nei guai - racconta Raffaele Grazia dell’ufficio di presidenza -. All’inizio pare tutto facile e invece bisogna andarci con i piedi di piombo, tanto è vero che sul tema è stato aperto anche un tavolo di confronto nazionale. Noi consiglieri veneti abbiamo già dimostrato la nostra buona volontà, procedendo per legge al taglio degli stipendi,manon vogliamo essere sempre i bechi e bastonai della compagnia: prima di andare avanti si deve approntare un fondo pensione o un piano di investimento previdenziale». Fermo restando che qui non si parla affatto di eliminare le pensioni, che sono un sacrosanto diritto anche per chi campa di politica, e neppure di metter mano a quelle di chi già ce le ha, che comprensibilmente non accetta un cambio in corsa delle regole, bensì di riportarle sul pianeta Terra, di qui in avanti. Per intendersi: oggi, quando un consigliere regionale compie 65 anni, gode di un vitalizio che va dai 2.500 ai 6.500 euro a seconda degli anni trascorsi in aula.Ma perché accontentarsi del minimo, quando puoi riscattare altre due legislature, ottenendo così i 6.500 euro massimi, anche se non le hai mai fatte in vita tua? Marco Bonet

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Corriere della Sera Data: "CHE COSA FARE PER LE PENSIONI" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Prima data: 28/06/2011 - pag: 1 CHE COSA FARE PER LE PENSIONI

di MAURIZIO FERRERA C on il dibattito sulla manovra economica è ricominciato il tormentone delle pensioni. Il settore è stato oggetto di una decina di grandi riforme dal 1992 ad oggi. Intervenire di nuovo può sembrare accanimento terapeutico. Ma non è affatto così: ci sarebbe spazio per alcune correzioni dell'età pensionabile che produrrebbero non solo risparmi ma anche equità. Il requisito anagrafico per le pensioni di vecchiaia è oggi fissato a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne. Una delle proposte in discussione è quella di alzare il requisito per le donne: in questo caso sarebbe però equo e desiderabile destinare i risparmi al potenziamento dei servizi sociali, in modo da alleviare i troppi carichi che gravano sulle donne che lavorano. Se si vuole contenere la spesa e dunque il deficit pubblico, la strada più equa ed efficace è quella di eliminare le scorciatoie: ossia quelle norme che ancora consentono a moltissimi lavoratori di ritirarsi prima dell'età prevista per la vecchiaia. Le statistiche ci dicono che in Italia l'età media effettiva di ritiro dal lavoro è pari a 61,1 anni, quasi tre anni sotto la media Ocse. La scorciatoia è la cosiddetta pensione di anzianità. Le regole sono complesse, ma sostanzialmente quest'ultima può essere chiesta oggi a partire dai 60 anni o anche prima (senza alcun requisito d'età) se si hanno 40 anni di contributi. Nel 2010 più della metà (175 mila) dei trattamenti di nuova liquidazione da parte dell'Inps sono stati, appunto, pensioni di anzianità, con un importo calcolato con il metodo «retributivo » e di molto superiore al valore medio Inps. L'età di decorrenza è stata in media 58,3 anni per i dipendenti e 59,1 per gli autonomi: senza dubbio un buon affare. Teniamo presente che gli importi sono del tutto sproporzionati rispetto all'ammontare dei contributi versati da ciascun pensionato di anzianità: nessun Paese europeo prevede formule di computo così generose. L e p e n s i o n i d i anzianità sono una anomalia storica, una polpetta avvelenata del welfare in stile Prima Repubblica. Nate nel 1956 per gli impiegati pubblici (che potevano ritirarsi anche a quarant'anni), queste prestazioni furono poi estese al settore privato, alimentando la spesa, abbassando il tasso di occupazione degli ultra- cinquantenni e riducendo il gettito contributivo. A partire dalla riforma Dini del 1995 i requisiti sono stati resi più stringenti, soprattutto per i dipendenti pubblici. Ma l'anomalia resta e non è prevista la sua definitiva abolizione. Che cosa giustifica questo privilegio? Per alcune categorie operaie si può invocare l'entrata molto precoce nel mercato del lavoro, o l'esercizio di attività usuranti. Ma per gli altri? La domanda riguarda soprattutto i lavoratori autonomi, che possono peraltro continuare a lavorare cumulando pensione di anzianità e reddito da lavoro (il lavoro precedente). Qualcuno dice che l'uscita precoce dei dipendenti in là negli anni lascia spazio ai giovani. Ma non è così. Anzi, nei Paesi ove si va in pensione più tardi i tassi di occupazione dei giovani sono più elevati: l'economia gira e cresce di più. CONTINUA A PAGINA 9 PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Finanziare un New Deal dell'Europa (emettendo obbligazioni della Ue)" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Idee e Opinioni data: 04/07/2011 - pag: 30 Finanziare un New Deal dell'Europa (emettendo obbligazioni della Ue)

di GIULIANO AMATO e GUY VERHOFSTADT L' Europa ha perduto la guerra tra i governi eletti e le agenzie di rating non elette. I governi cercano di governare, ma le agenzie di rating dettano le regole. Gli elettori lo sanno e alcuni Stati membri si oppongono a trasferimenti di bilancio verso altri Stati. Eppure, alcuni di essi, tra i quali la Germania, hanno profittato di un euro che ha un tasso di cambio più basso e più competitivo di quanto sarebbe in un'Eurozona formata solo da un nucleo ridotto di Paesi forti. Il default da parte dei Paesi più esposti dal punto di vista del debito colpirebbe le banche e i fondi pensione nel centro dell'Europa come nella periferia. Nessuno è immune. La risposta è: non meno, bensì più Europa. Jean-Claude Juncker e Giulio Tremonti hanno proposto la conversione di una quota del debito nazionale in obbligazioni Ue come strumento di stabilizzazione della crisi attuale. Siamo d'accordo. La decisione di una simile conversione non richiede l'unanimità. Si tratterebbe di una cooperazione rafforzata, come fu la creazione stessa dell'euro. I governi che volessero mantenere obbligazioni proprie, come potrebbe essere il caso della Germania, sarebbero autorizzati a farlo. Siamo d'accordo con Juncker e Tremonti sul fatto che le obbligazioni europee possano essere commerciate a livello mondiale e attrarre le eccedenze dei fondi sovrani e delle economie emergenti i cui governi rivendicano un sistema valutario più articolato. Si tratterebbe di flussi finanziari verso l'Unione piuttosto che di trasferimenti fiscali al suo interno. Ma suggeriamo che la conversione di una quota del debito nazionale verso l'Ue non deve essere posta sul mercato. Potrebbe essere detenuta direttamente dall'Unione. Non essendo oggetto di scambio sarebbe esente dalla valutazione delle agenzie di rating. Il suo tasso di interesse potrebbe essere deciso in una misura sostenibile dai ministri delle Finanze dell'Eurogruppo. Sarebbe immune dalla speculazione. Governerebbero i governi piuttosto che le agenzie di rating. Suggeriamo anche che bisogna imparare dalle lezioni del New Deal americano degli anni Trenta che hanno ispirato la proposta di Jacques Delors nel 1993 diretta ad accompagnare una valuta comune con obbligazioni europee. L'amministrazione Roosevelt non ebbe bisogno di far finanziare o garantire i bond degli Stati Uniti da parte degli Stati dell'Unione, come la California o il Delaware, esigere trasferimenti di bilancio o acquistare il loro debito. E non ha bisogno di farlo oggi l'Unione europea per emettere i suoi bond. Le obbligazioni Usa sono finanziate con la politica fiscale comune. L'Europa non ne dispone. Ma gli Stati membri la cui quota di debito nazionale è stata convertita in bond Ue possono servirlo tramite le entrate fiscali nazionali, senza trasferimenti di bilancio da parte degli altri. L'Europa ha anche un ulteriore non trascurabile vantaggio. La maggior parte degli Stati membri è fortemente indebitata in seguito al salvataggio delle banche. Ma questo non è il caso dell'Unione. Anche considerando l'acquisto di parti del debito nazionale dopo maggio dell'anno scorso, il suo debito è inferiore all' 1%del Pil. Si tratta di meno di un decimo dell'ammontare delle obbligazioni emesse dagli Stati Uniti per finanziare il New Deal, il cui successo consentì di finanziare il piano Marshall per la ricostruzione dell'Europa dopo la seconda guerra mondiale, di cui la Germania fu il principale beneficiario. E i bond europei non avrebbero necessariamente bisogno di nuove istituzioni. I bond protetti dai mercati potrebbero essere detenuti dall'European Financial Stability Facility. Bond destinati alla crescita potrebbero essere emessi dall'Efsf o dall'European Bank Group. Essi potrebbero essere serviti dalle entrate dei progetti co-finanziati così come lo sono le obbligazioni della Bei (Banca europea per gli investimenti). La Bce è il guardiano della stabilità dei prezzi, ma la Bei può intervenire a salvaguardia della crescita. I finanziamenti di progetti dalla Bei sono già doppi rispetto a quelli della Banca Mondiale. La quale da 50 anni ha emesso proprie obbligazioni senza garanzie nazionali o trasferimenti fiscali. Nessuno dei principali stati membri dell'Eurozona calcola i finanziamenti della Bei all'interno del debito nazionale. Le obbligazioni non sono moneta stampata. Non sono finanza in deficit. Le emissioni nette di obbligazioni da parte dell'Unione significherebbero flussi di fondi per finanziare la ripresa europea, piuttosto che l'austerità. Ci rivolgiamo all'Ecofin e al Consiglio europeo perché adotti questa linea sia per salvaguardare l'Eurozona, sia per sviluppare la coesione economica e sociale attraverso un New Deal per l'Europa. Aderiscono Enrique Baron, Michel Rocard, Jorge Sampaio e Mario Soares RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "I ministri e i conti: via giusta Pensioni, asse Sacconi-Lega" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 30/06/2011 - pag: 5 I ministri e i conti: via giusta Pensioni, asse Sacconi- Lega

Norme sulla giustizia, Idv e Pd: non torni il processo breve ROMA Il clima è questo. Sacconi, ministro del Welfare, condivide «totalmente la filosofia della manovra» . Brunetta, Funzione pubblica, a livello generale offre «totale consenso» a Tremonti, «su strategia, tagli, tempistica e contenuti» . Galan, Cultura, trova la manovra «tollerabile, progressiva e giusta» . Matteoli, Trasporti, è «molto, ma molto soddisfatto» . Evviva, il governo ritrova l'unità apparsa a tratti smarrita, e proprio sul tema più duro, l'economia. Risultato politico importante, almeno nell'ala berlusconiana, perché invece la Lega mantiene un suo accigliato riserbo: «Stiamo scrivendo gli emendamenti» , ha detto Bossi. E i temi cari al partito del Nord sarebbero finanza dei Comuni e previdenza. Ma qui, un asse Sacconi-Lega ha già ottenuto il risultato: sull'età di pensionamento delle donne l'aumento a 65 anni non avverrà in modo drastico ma graduale a partire dal 2020. Rifiuta ogni commento sulla manovra il ministro dell'Interno, Maroni: rimanda a ciò che dirà Bossi oggi, giorno del Consiglio dei ministri decisivo. La linea pdl è quella della pace e della ragionevolezza, come è stato ribadito anche nei colloqui di ieri fra Berlusconi, il ministro della Giustizia, Alfano, e il ministro della Difesa, La Russa. «Alla Difesa faremo un'operazione miracolosa racconta La Russa . Spero che con 700 milioni riusciremo a finanziare l'intero prossimo semestre delle missioni all'estero, Libia compresa, risparmiando circa 100 milioni rispetto al semestre in corso» . Come? «Meno assetti, meno soldati, in parte meno manutenzione. Raschiamo il fondo» . Nessuna rivendicazione, quindi? «Devo trovare 80 milioni per il turn over del personale, per gli avanzamenti di carriera. «Tremonti mi ha detto: è tutto come l'anno scorso. Io nell'ultima bozza ancora non ho trovato riscontro, ma leggerò meglio» . Il ministro è soddisfatto perché la Croce Rossa non sarà privatizzata: «Tremonti mi ha assicurato che non c'è più nulla sulla Cri» . La Russa avrebbe preferito discutere prima i dettagli in Consiglio superiore delle Forze armate, presieduto dal presidente Napolitano: «Ma il Consiglio dei ministri, per motivi soprattutto mediatici, non si poteva spostare» . Dietro il velo dell'armonia, qualcosa si muove, e ogni tregua è armata. Brunetta, consente su tutto «a livello macro» , ma «a livello micro» , da economista, lavora «per migliorare i singoli provvedimenti» , e le sue competenze riguardano il blocco dei contratti pubblici e del turn over. Galan, che è stato fra i più diffidenti, ieri si faceva forza: «Non si ravvisano tagli alla cultura. Al momento» . Quel che ciascuno incassa è il «metodo» . Una volta, spiega La Russa, «il ministro del Tesoro veniva in Consiglio dei ministri con una cartellina vuota. Adesso abbiamo le bozze della manovra, e chiunque vuole proporre emendamenti può farlo. Soprattutto io e Romani ci siamo battuti per questo obiettivo» . Così come ogni ministero riceverà una quota di tagli da effettuare, ma potrà scegliere quali tagli, nel merito. Gelmini precisa che non ci saranno tagli ai finanziamenti per gli studenti meno abili, solo maggiori controlli per le certificazioni. Fitto (Rapporti con le Regioni) puntualizza che non saranno toccati i Fondi regionali per le aree sottoutilizzate. Fazio (Salute) non critica l'introduzione del ticket sui «codici bianchi» , perché «servirà a scoraggiare l'uso inappropriato del pronto soccorso» . Per cercare la polemica bruciante ci si deve rivolgere all'opposizione che attacca sul tema giustizia. Nella bozza della manovra si prevedono alcune norme che limitano la durata dei processi civili a sei anni. Lo scopo di tali norme sarebbe quello secondo il governo di limitare gli indennizzi dovuti per i processi «di irragionevole durata» . Ma le opposizioni temono l'effetto «cavallo di Troia» , che cioè si inseriscano regole sul processo breve per tornare a favorire il premier. Di Pietro: «Che c'azzecca con la manovra il processo breve per garantire l'impunità al presidente del Consiglio?» . Orlando, presidente del Forum giustizia del Pd: «Ci auguriamo che la prossima manovra economica non sia utilizzata per tentare di introdurre norme che modifichino l'andamento dei processi» . Andrea Garibaldi RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Le donne e la pensione 2" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 30/06/2011 - pag: 5 Le donne e la pensione 2

Sui temi cari al Carroccio, finanza dei Comuni e previdenza, c'è un asse tra il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e la Lega che ha già ottenuto un risultato: sull'età di pensionamento delle donne l'aumento a 65 anni non avverrà in modo drastico, ma graduale a partire dal 2020 PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Manovra, sfida sulle bollette Pensioni, si pensa al riequilibrio" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 04/07/2011 - pag: 8 Manovra, sfida sulle bollette Pensioni, si pensa al riequilibrio

La maggioranza prepara altri emendamenti di correzione ROMA Pensioni, enti locali, energia. Il testo della manovra deve ancora essere pubblicato in Gazzetta ufficiale, ma la maggioranza prepara già i suoi emendamenti. Sulle pensioni si è già creato un fronte abbastanza compatto per alleggerire la stretta almeno sugli assegni più bassi, come chiedono anche i sindacati. Anche sui tagli a carico delle Regioni e degli enti locali, sia nel Pdl che nella Lega c'è preoccupazione e la volontà di rendere meno dura la pillola. Ma sugli interventi per ridurre il costo della bolletta elettrica, tagliando gli incentivi, Lega e Pdl vanno in direzioni opposte. La norma «taglia bollette» , voluta fortissimamente dalla Lega, tanto da figurare nella lista delle richieste ufficiali presentata al governo da Umberto Bossi a Pontida, era stata inserita nel testo del decreto legge, ma in Consiglio dei ministri era saltata, per la durissima opposizione di , ministro dello Sviluppo economico, e di , titolare dell'Ambiente. Nel testo definitivo del decreto, dunque, la sforbiciata agli incentivi che pesano sulla bolletta non c'è, ma il ministro della Semplificazione, , ha intenzione di riproporla in Parlamento con un emendamento. La norma, attraverso un taglio del 30%di tutti gli incentivi che vengono finanziati dalla bolletta elettrica e del gas, compresi quelli per le energie rinnovabili, avrebbe comportato, secondo le stime dei tecnici, un risparmio per gli utenti di circa il 3%, con un beneficio complessivo per le famiglie italiane di circa un miliardo di euro. Il problema è che il nuovo quadro degli incentivi, un parametro fondamentale per le imprese che operano nel settore delle rinnovabili, è stato definito dopo una lunghissima gestazione solo due mesi fa. E rimettere tutto in discussione rischia di scombussolare gli investimenti delle imprese. Esattamente il motivo per cui il ministro Romani si era opposto e, prevedibilmente, si opporrà ancora, nel caso la misura dovesse essere riproposta alla Camera o in Senato. Potendo contare anche sull'appoggio della Prestigiacomo, che ieri sottolineava come quell'articolo del decreto sia stato cassato dal Consiglio dei ministri «dopo un ampio e approfondito dibattito» . La correzione degli interventi sulle pensioni, sollecitata ieri nell'intervista al Corriere della Sera anche dal presidente del Senato, Renato Schifani, trova senz'altro minori ostacoli politici, anche se bisognerà poi fare i conti con l'Economia. La mancata o parziale rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo, infatti, genera un risparmio annuo di almeno 2,2 miliardi di euro. Quattro miliardi e mezzo per il 2012 e 2013 che non sarà facile recuperare altrove, a meno che non si immagini di annullare i tagli sulle pensioni più basse e scaricarli su quelle di importo più elevato. Esattamente come propone Giuliano Cazzola, Pdl, vice presidente della Commissione lavoro della Camera ed esperto della materia previdenziale. «Sui tagli alla rivalutazione delle pensioni sarà opportuno trovare soluzioni più equilibrate in sede di conversione del decreto. Basterebbe esonerare la fascia delle pensioni comprese tra tre e cinque volte il minimo mediante un intervento, a compensazione, sulle pensioni superiori» dice Cazzola. La norma prevede la rivalutazione al 100%dei primi 1.428 euro della pensione, al 45%della quota tra 1.428 e 2.380 euro (tra tre e cinque volte il minimo) e nessuna perequazione per la quota di pensione che oltrepassa quella soglia. L'impatto è minimo, si parla di 8 euro lordi annui su una pensione di 1.500 euro lordi e di 60 euro lordi annui su una pensione mensile di 2.000 euro, ma le proteste dei sindacati sono vibranti. «Si parla di pensioni intorno ai mille euro netti, quelle di un operaio professionale dopo 40 anni di lavoro» dice Susanna Camusso, segretario della Cgil, chiedendo di spostare i tagli altrove. Tassando di più «le grandi ricchezze» e «facendo pagare chi ha determinato questa crisi, per esempio tutto il mondo della finanza» . Per il 15 la Cgil ha preannunciato una mobilitazione del sindacato pensionati. Mario Sensini RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Pensioni, che cosa va fatto" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 28/06/2011 - pag: 9 Pensioni, che cosa va fatto

SEGUE DALLA PRIMA È sorprendente come i lavoratori nati prima degli anni Settanta siano riusciti a difendere i loro anomali privilegi così a lungo, forti del sostegno sindacale. Le pensioni di anzianità non verranno quasi certamente toccate neppure dalla manovra che sarà varata nei prossimi giorni, anche se potrebbero dare un sostanzioso contributo alla riduzione del deficit ed evitare tagli a voci di spesa delicatissime, come l'istruzione, la non autosufficienza, gli asili nido, i servizi dei Comuni. Per pagare le pensioni anticipate ai lavoratori autonomi, che hanno i conti in rosso, l'Inps dovrà chiedere in prestito i soldi alla gestione dei giovani precari, a cui invece verranno aumentati i contributi. Nel nostro welfare la solidarietà funziona troppo spesso al rovescio. che futuro ha un Paese in cui i giovani restano a casa fino a trent'anni e i lavoratori vanno in pensione a cinquantotto? È presto detto: non ha futuro. E il guaio è che stiamo smettendo di preoccuparci, nell'illusione che un qualche miracolo ci porti fuori dalla crisi, senza riforme impopolari e senza sacrifici. Maurizio Ferrera RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Rivalutazioni, i blocchi da Dini a Prodi" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 04/07/2011 - pag: 9 Rivalutazioni, i blocchi da Dini a Prodi

Il freno alla rivalutazione delle pensioni non è una novità nel panorama italiano. Lo ha ricordato la stessa Inps in una nota. «La rivalutazione automatica delle pensioni si legge è stata variamente modulata negli anni. Nel 1995 addirittura il governo Dini realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il governo Prodi bloccò interamente la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo» . Nello stesso documento l'istituto divide i pensionati per fasce di reddito: «I pensionati con redditi lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate» . Ma quella oggi allo studio e le riforme di Romano Prodi e Lamberto Dini non sono gli unici interventi sul sistema pensionistico della storia recente. Nel 1992 per esempio Giuliano Amato alzò l'età pensionabile, nel 2004 introdusse la cosiddetta «quota 95» (somma di età e contributi) e l'anno scorso Giulio Tremonti diede il via alla finestra «mobile» . PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Tassa sui Suv e stretta sulle banche" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 30/06/2011 - pag: 8 Tassa sui Suv e stretta sulle banche

Prelievo dello 0,15%sulla Borsa, Bot esclusi. Donne, pensione a 65 anni dal 2020 ROMA L'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nel settore privato, a partire dal 2020, la nuova tassa dello 0,15%sulle transazioni finanziarie, il superbollo sui Suv e le auto di grossa cilindrata, e l'ennesima "spazzolata"alle Regioni, agli enti locali e alle banche. Alle quali, tuttavia, il governo concede in cambio un'opportunità per rafforzare il proprio patrimonio. Queste le principali novità che emergono dall'ultima bozza del decreto per la correzione dei conti pubblici che arriva oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri insieme al disegno di legge delega per la riforma fiscale. L'allungamento da 60 a 65 anni dell'età di pensione per le donne, secondo l'ultima bozza del decreto, scatterà dal 2020 e procederà al ritmo di sei mesi l'anno, per concludersi quindi nel 2030. Rispetto alle ipotesi originarie (si doveva partire già dal 2012) il processo sarà dunque molto più soft e graduale, come volevano il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e Umberto Bossi. Resterebbe confermato, invece, l'anticipo al 2014 dell'agganciamento automatico dell'età di pensione alle speranze di vita, che in sede di prima applicazione porterà a un allungamento di tre mesi dei requisiti. La novità principale di queste ultime ore è tuttavia la reintroduzione dell'imposta di bollo sulle transazioni finanziarie. Si pagherà lo 0,15%sull'acquisto di azioni e obbligazioni, ma non dei titoli di Stato. Nello stesso tempo il decreto introduce una nuova tassa sulle operazioni "speculative"delle banche, con un'aliquota del 35%sul «risultato complessivo netto della gestione delle attività finanziarie detenute per la negoziazione » , una misura che porterà nelle casse dello Stato ben 4 miliardi tra il 2011 e il 2012. In cambio le banche avranno la facoltà di rafforzare il patrimonio, anche in funzione dei nuovi parametri internazionali, con la rivalutazione delle quote di controllo. E sempre in tema di nuove tasse, con la manovra, debutta già dal 2011 il superbollo sui Suv e le auto di grossa cilindrata (con potenza superiore a 125 kWh). Tra le novità fiscali, oltre al rinvio al primo ottobre dell'esecutività immediata degli accertamenti, spunta anche la definizione agevolata delle liti pendenti con il fisco. Le liti fiscali che non superano i 20 mila euro pendenti alla data del primo maggio davanti alle commissioni tributarie o ai giudici ordinari potranno essere chiuse pagando 150 euro se la causa ha un valore non superiore ai 2.000 euro, mentre per gli importi superiori si pagherebbe il 10%delle somme. Nel menu della manovra, che dovrà recuperare 47 miliardi di euro da qui al 2014 per azzerare il deficit, non potevano mancare i tagli agli enti locali. Che saranno consistenti, visto che si parla di una sforbiciata da 3,2 miliardi nel 2013 e di 6,5 miliardi a partire dal 2014. Tagli che si aggiungono a quelli, già pesanti, operati ai trasferimenti verso Regioni, Province e Comuni con la manovra di finanza pubblica dell'anno scorso. In compenso, viene confermata la riforma del Patto di stabilità per i Comuni: chi rispetta gli obiettivi di bilancio e ha soldi in avanzo, a differenza di quanto avviene oggi, potrà spenderli. In arrivo anche nuovi tagli ai ministeri. La manovra fisserà un obiettivo per ciascun ministero e i ministri dovranno proporre i loro piani di risparmio entro settembre, perché siano inseriti nella legge di stabilità. Ovviamente il Tesoro ha preteso delle garanzie, riservandosi, in mancanza dei piani o di fronte a progetti non adeguati, una riduzione delle dotazioni finanziarie di ciascun singolo dicastero. Ieri, intanto, il ministro degli Affari regionali, , ha smentito che una parte delle risorse per far quadrare i conti pubblici possano essere prelevati dal Fas, il fondo per ilMezzogiorno. Resta confermato, tuttavia, il taglio di 3,5 miliardi di euro al "fondone"di Palazzo Chigi per il sostegno all'economia reale. Insieme alla manovra, oggi il governo dovrebbe dare via libera anche alla delega per la riforma del fisco. In futuro ci saranno tre sole aliquote (20, 30 e 40%) e sole cinque imposte (Irpef, Ires, Iva, accise e una nuova tassa di servizio che accorperà anche quelle catastali e ipotecarie). Una delle deleghe riguarderà la razionalizzazione e la riduzione delle oltre 470 detrazioni, deduzioni e sconti fiscali previsti dall'ordinamento attuale, un'altra l'eliminazione delle sovrapposizioni tra il fisco e l'assistenza sociale, un'altra ancora le nuove misure contro l'evasione. In programma c'è anche l'aumento dell'Iva per compensare la riduzione delle aliquote Irpef, ma su questo punto il dibattito, nel governo, è ancora aperto. M. Sen. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "«Dico no a sacrifici immediati senza abbattere i costi della politica»" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 04/07/2011 - pag: 9 «Dico no a sacrifici immediati senza abbattere i costi della politica»

ROMA «Cosa non va nella manovra? Il fatto che chi chiede sacrifici immediati agli altri poi prende tempo per fare la sua parte» . Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ce l'ha con l'intervento troppo soft del governo sui costi della politica. «Ci aspettavamo di più» , commenta. Non capita troppo spesso che il sindacalista se la prenda con l'esecutivo e anche ora difende gli sforzi fatti dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti ma questa volta la differenza tra l'atteggiamento severo tenuto nei confronti dei pensionati e quello decisamente cauto riservato ai partiti e alla classe politica stride troppo. «Il Parlamento dovrà intervenire» , dice. Sulle pensioni o sui costi della politica? «Sulle pensioni e subito. Abbiamo apprezzato che sull'allungamento dell'età pensionabile delle donne nel lavoro privato il governo abbia scelto, come chiedevamo, di rendere molto graduale il processo e di spostare al 2032 il raggiungimento dell'effettiva parificazione. Abbiamo anche valutato positivamente l'anticipo al 2014 dell'aggancio del meccanismo previdenziale alle aspettative di vita. Perché così si rafforza il segnale positivo ai mercati sulla stabilità del nostro sistema. Ma certo non ci aspettavamo e non possiamo accettare il depotenziamento della rivalutazione automatica degli assegni dalle 3 alle 5 volte il minimo Inps» . Perché, cosa in particolare non vi aspettavate? «Un intervento sulle pensioni superiori a 5 volte il minimo può anche andare. Si parla di somme sopra i 2.300 euro. Ma per le fasce inferiori no. Non si possono trattare tutte alla stessa stregua. Occorre semmai usare graduazione, differenziando i pesi. Sapendo che i più penalizzati sarebbero proprio coloro che percepiscono 3 volte il minimo, che sono 1.400 euro. Sarebbe un vero disastro intervenire su questi. Senza contare, come ho detto, l'iniquità della misura» . Rispetto ai tagli fatti ai costi della politica? «Non si può chiedere agli altri di fare sacrifici senza sentire la responsabilità morale di fare la stessa cosa nei propri confronti. Per i tagli nei finanziamenti dei partiti, negli emolumenti e nel funzionamento di tutti i livelli istituzionali e amministrativi si è scelta la strada della cautela. Si prevede la costituzione di una commissione ad hoc, si rinvia alla prossima legislatura, si prende tempo. Sui pensionati, zac, si taglia subito. Non è che gli altri governi che hanno preceduto l'attuale abbiano fatto di meglio. In generale l'intervento sul costi della politica è sempre inversamente proporzionale alla pressione fatta da tutti i partiti, di destra e di sinistra. Protagonisti anche di velate minacce nei confronti dei sindacati» . Quali minacce, a cosa si riferisce? «A chi, anche nelle scorse settimane, ha fatto cenno ai Caf o ai patronati come fossero regalie. Certo ci sono i contributi dello Stato, assieme a quelli del sindacato, ma i Caf e i patronati costano poco e funzionano bene. Sfido a trovare un cittadino che non si sia trovato bene: ottiene un servizio efficiente e viene accolto come in nessun altro posto pubblico» . E sul fisco? La Cisl e la Uil nelle scorse settimane hanno addirittura minacciato lo sciopero se il governo non avesse fatto in tempi rapidi la riforma delle aliquote. «Abbiamo ottenuto la presentazione in Parlamento della delega fiscale. Certo bisogna definire ancora molte cose, gli scaglioni innanzitutto, ma c'è un anno di tempo e in ogni caso gli elementi centrali della riforma, le tre aliquote, sono stati fissati. Nella peggiore delle ipotesi lo sgravio per il lavoro dipendente e i pensionati sarebbe di 12 miliardi di euro e nel più favorevole di 22-23 miliardi. Siamo soddisfatti. Anche perché siamo consapevoli della gravità della situazione complessiva» . È diventato pessimista? «Non mi illudo che questa manovra sia l'unica da fare. È per questo che insisto e insistiamo ora sulle pensioni. Se è vero che l'Italia dovrà far calare il suo debito in rapporto al Pil dal 120 al 60%, rientrando di 900 miliardi nei prossimi dieci anni, ci aspetta un percorso di guerra che non tollera l'ingiustizia e l'inefficienza» . E magari richiede anche un'unità di intenti del sindacato. Come valuta l'accordo unitario raggiunto con la Confindustria da Cgil, Cisl e Uil? «La Cisl ha lavorato in tutti i modi per far rientrare la Cgil nel percorso unitario. E sono molto contento del risultato ottenuto. È una vera svolta perché non è importante solo il fatto che ci ricongiungiamo ma anche su cosa lo facciamo. Sulla rappresentanza, definendo anche che in caso di dissidi la maggioranza potrà fare accordi evitando immobilismi e veti. Siamo diventati un sindacato maturo ed europeo, con regole che daranno forza e stabilità alle relazioni industriali favorendo investimenti e sviluppo» . E la Fiat? «Capisco la Fiat, ma non possiamo assecondare la richiesta di un accordo, quello firmato in Confindustria, generale che diventi retroattivo e particolare. E certamente non posso essere favorevole a un intervento legislativo, soprattutto in presenza di un bipolarismo politico rissoso che non dà certezze sulle decisioni normative. E poi in materia sindacale valgono solo le intese, i contratti» . Allora, come ne uscirete? «Come prima iniziativa propongo un incontro tra le parti sociali. La soluzione si può solo trovare attraverso un accordo che in analogia con quanto stabilito nella recente intesa, affronti e risolva il problema in casa Fiat. La prima mossa non può che essere su questo terreno» . La Cgil sarà d'accordo? «Lo spero. Sono fiducioso. Mi aspetto il nuovo inizio dell'attività unitaria caratterizzato da un grande piglio riformatore» . Stefania Tamburello RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "«L'alternativa? Via l'assegno di anzianità»" 04/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 04/07/2011 - pag: 8 «L'alternativa? Via l'assegno di anzianità»

ROMA «Una manovra sbagliata, profondamente sbagliata» . Paolo Cirino Pomicino (foto sotto), ex ministro dc ora nelle file dell'Udc, attacca le misure annunciate dal governo e da esperto di lungo corso di tagli, investimenti e bilancio, dice la sua sulla strada alternativa che l'Italia dovrebbe percorrere per risanare i conti e rafforzare la crescita. Con un corollario politico: i tempi degli interventi proposti dal governo Berlusconi «segnalano» , dice, «che le elezioni ci saranno il prossimo anno» , in anticipo rispetto alla fine naturale della legislatura. La critica di Cirino Pomicino alla manovra è tecnica e radicale: «Non serve a risanare i conti pubblici né a sostenere lo sviluppo» , sostiene. E spiega. Sulla crescita «pesano i previsti interventi sui 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici (ai quali vengono confermati il blocco di contratto e gli scatti) e sui 7-8 milioni di pensionati (ai quali viene ridotta o annullata la rivalutazione automatica dell'assegno) che si vedranno ridotta la capacità di spesa visto che i loro redditi saranno erosi dall'inflazione: è un fatto recessivo che peserà sui consumi» . Così come lo è «l'aumento dell'Irap per le banche in una fase in cui le aziende sono impegnate a rafforzare i propri capitali per rispettare i parametri di Basilea 3 e la Banca d'Italia va loro sussurrando di tenere a freno gli impieghi» . Se si aggiungono le nuove norme che limitando al 2%l'ammortamento dei costi annuali per le aziende concessionarie, come Autostrade, che in ultima analisi sono quelle in grado di investire, «il quadro dei freni alla crescita degli interventi della manovra, è completo. Senza contare l'aumento delle accise per finanziare i beni culturali» . Ma osserva l'ex ministro democristiano del Bilancio «se lo sviluppo invece di favorirlo lo si rallenta, non si può neanche raggiungere l'obiettivo di risanare i conti pubblici che è compatibile con un aumento del Pil superiore al 2%» . Ma non basta. Per il riequilibrio dei conti sono state varate «norme nella gran parte programmatiche, quindi di non certa efficacia. Si dice per esempio che si riducono le spese dei ministeri, ma senza rivederne compiti e funzioni: sono tagli impraticabili» . E poi «in un Paese in cui il 10%degli abitanti possiede il 45%della ricchezza totale, prendersela con chi ha pensioni da 1.400 a 2 mila euro, è veramente incomprensibile» . Cosa fare in alternativa? Per Cirino Pomicino c'è una misura che può essere presa senza danneggiare i consumi: «L'eliminazione delle pensioni di anzianità, visto che a sacrificarsi è solo chi un posto ce l'ha già e deve solo lavorare un po'più a lungo» . Infine la politica: il grosso della manovra per 40 miliardi di euro osserva l'ex ministro, è rinviato al 2013-2014, alla vigilia del rinnovo della legislatura. «Non funziona così, in genere avviene il contrario. Evidentemente il governo pensa di presentarsi agli elettori prima di quella scadenza» . S. Ta. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere di Ragusa.it Data: 04/07/2011 "Pensionata carbonizzata sul letto della sua abitazione"

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CRONACHE VITTORIA - 02/07/2011 Mistero sulla morte di Salvatrice Guastella a Vittoria Pensionata carbonizzata sul letto della sua abitazione La donna di 79 anni non era sposata e viveva da sola. La porta e le finestre non presentano effrazioni. Indagini della Polizia. Disposta l’autopsia

Giuseppe La Lota

Corto circuito accidentale che ha provocato il decesso oppure omicidio? Come è morta la pensionata Salvatrice Guastella, 79 anni, abitante in via IV Novembre? E’ il «giallo di Vittoria che Procura della Repubblica e Commissariato di Vittoria devono risolvere. La donna è stata trovata carbonizzata sul suo letto intorno alle 5 di stamani dai Vigili del fuoco e dagli agenti di Polizia. La pensionata, nubile, viveva da sola. L’abitazione al piano terra di via IV Novembre non presentava tracce di effrazioni a porte e finestre. E questo infittisce ancora di più il mistero sulle cause della morte. Qualcuno che conosceva bene la pensionata è entrato senza bisogno di danneggiare gli infissi? Al momento solo ipotesi.

I vigili del fuoco dovranno stabilire se l’incendio, che ha provocato molto fumo e stranamente ha bruciato solo il letto dove la donna riposava, è divampato per cause accidentali o è stato provocato da qualcuno. Gli inquirenti, invece, sono al lavoro per risolvere quello che per ora si presenta come il più classico dei gialli. Le indagini cominciano dagli interrogatori di parenti, amici e vicini di casa.

Si inizia dalla ricostruzione dei comportamenti della donna. Che sulla base delle prime indiscrezioni viene descritta come una persona normale, tranquilla, che si chiudeva dentro dopo avere dato la buona notte a qualche vicino di casa. La mattina del 2 luglio non s’è risvegliata. E’ stata uccisa dal fumo nero emesso dall’incendio oppure dalle fiamme che l’hanno in poco tempo carbonizzata. Gli inquirenti per ora non possono ipotizzare nulla. Qualcosa di più si saprà dall’esame autoptico che è stato disposto dalla Procura della Repubblica. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Data: "Assicurazioni, in Rete la nuova guida facile" 04/07/2011

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CORRIERE ECONOMIA - ECONOMIA sezione: data: 04/07/2011 - pag: 19 Assicurazioni, in Rete la nuova guida facile

U na vera e propria guida su polizze e pensioni integrative, dedicata al pubblico dei consumatori. E' contenuta nel nuovo sito di informazione indipendente in materia assicurativa e previdenziale www. iomiassicuro. it. Dalle coperture per l'auto a quelle per la casa, dalle polizze sanitarie agli strumenti per avere una pensione integrativa, nello spazio web si spiega con un linguaggio semplice e senza finalità commerciali come risparmiare e assicurarsi al meglio. Quali sono le clausole cui bisogna prestare attenzione prima di sottoscrivere un contratto? Quali le garanzie più utili? Come si possono confrontare le tariffe rc auto in modo da trovare la copertura più conveniente, senza avere brutte sorprese nel malaugurato caso di un sinistro? Come si può scegliere un prodotto previdenziale? Qui si trovano le risposte a queste e altre domande, completate da un glossario dei termini specifici e da numeri telefonici utili. La posta dell'esperto risponderà inoltre ai quesiti degli utenti. Iomiassicuro è stato realizzato da Roberto Bagnoli, collaboratore di CorrierEconomia, e da Alessandro Melloni, che in quasi quarant'anni di carriera nel settore ha occupato posizioni di vertice in primari gruppi assicurativi svizzeri e tedeschi. Investire nell'arte contemporanea è un desiderio di molti risparmiatori, sia per passione sia per diversificare il proprio portafoglio. Ma come scegliere artisti e giusto prezzo in un mercato sfuggente e avaro di informazioni affidabili? Sulla rete arriva una piattaforma online che con cadenza trimestrale seleziona artisti e opere scelti da un team di esperti e che per ognuno riporta biografia, opere disponibili, esposizioni, progetti futuri e v a l U t a z i o n e d e l l e potenzialità di mercato ai fini di un investimento, con trend di crescita a medio termine e indici di volatilità. All'indirizzo www. artnetworth. com ogni opera presente nel portfolio selezionato è dotata di una certificazione che ne attesta autenticità e provenienza e ne indica il prezzo più basso disponibile sul mercato. Chi, collezionista o investitore, acquista un «lavoro» attraverso la piattaforma online non paga alcuna commissione e usufruisce di assicurazione e facilitazioni su spedizione, trasporto e installazione delle opere. SILVIA SINDACO www. lamiafinanza. it PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Data: "Pensioni La riforma aggiorna il calendario" 04/07/2011

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CORRIERE ECONOMIA - ECONOMIA sezione: data: 04/07/2011 - pag: 21 Pensioni La riforma aggiorna il calendario

Per le nate e per i nati dal 1960 in poi la fine del lavoro potrà arrivare anche superati i 70 anni DI MASSIMO FRACARO V ivremo di più. E andremo in pensione sempre più tardi. La bozza di riforma Tremonti contenuta nella manovra correttiva accelera ulteriormente l'adeguamento dei requisiti pensionistici alle speranze di vita. E, per la prima volta, traccia il sentiero per equiparare anche nel settore privato, e con gradualità, l'età pensionabile tra uomini e donne (65 anni per tutti). Nel pubblico la parificazione è già prevista. Vediamo che cosa cambia. L'attuale sistema prevede un primo adeguamento dei requisiti pensionistici alle statistiche demografiche dal 2015, e un successivo aggiornamento triennale dal 2019. In sede di prima applicazione è previsto un incremento massimo di 3 mesi. Adeguamento Per la possibile nuova riforma, che è stata simulata nelle tabelle, si ipotizza che il primo adeguamento fisso venga anticipato al 2014 (come indicato da numerose indiscrezioni), e che ve ne sia un secondo su base biennale dal 2016. Dal 2019 decorreranno invece i già previsti scatti triennali. «In sostanza nel 2016 vi sarà un adeguamento in più rispetto a quanto stabilito in precedenza» , spiegano Sergio Sorgi e Andrea Carbone di Progetica, società indipendente di consulenza in educazione e pianificazione finanziaria. L'incremento dovrebbe essere parametrato alla crescita della speranza di vita nel biennio precedente (per l'Istat 4 mesi ogni 2 anni). Naturalmente l'incremento non sarà di 4 mesi per tutti. La maturazione dei requisiti deriva da regole matematiche (sistema delle quote, 40 anni di contribuzione, vecchiaia): per ogni combinazione tra età ed età di inizio dell'attività lavorativa, gli esiti saranno differenziati. Le tabelle per gli uomini dipendenti mostrano questo fenomeno, con incrementi compresi tra zero e dieci mesi. Effetti differenti e amplificati invece per le lavoratrici, perché una seconda possibile riforma va a sommarsi alla precedente: l'aumento a 65 anni del requisito di vecchiaia per tutte le donne, e non solo per le lavoratrici dipendenti pubbliche. Il meccanismo prevederebbe un aumento progressivo a partire dal 2020, fino a giungere a regime nel 2032. I possibili esiti di questa iniziativa, sommati ai precedenti, riguarderebbero la maggior parte delle lavoratrici, ma non tutte: un aumento di cinque anni nel requisito di vecchiaia non comporta necessariamente un pari aumento dell'età pensionabile stimata. Gli altri requisiti (quote, 40 anni di contributi, opzione contributiva) resterebbero invariati. Nel grafico a seconda dell'età anagrafica, e di quella di inizio della contribuzione, sono indicate le possibili variazioni rispetto alla situazione attuale. In alcuni casi, così come accade anche per gli uomini, si potrebbe arrivare a sfiorare i 70 anni. Coinvolti In generale, sia per gli uomini che le donne, non appare coinvolto chi ha iniziato a lavorare molto giovane (andrebbe in pensione con 40 anni di contributi); viene toccato chi ha cominciato a lavorare oltre i 30 anni. «Per le donne la distribuzione sembrerebbe più omogenea, perché la maggior parte maturerebbe il diritto al pensionamento con il requisito di vecchiaia (legato all'incremento della speranza di vita), con l'eccezione di chi ha iniziato in giovane età» , commenta Sorgi. Tutte le elaborazioni sono basate sullo scenario demografico Istat storico che evidenzia un incremento (arrotondato all'intero più prossimo) di 6 mesi ogni 3 anni (4 mesi ogni 2). L'impatto della riforma appare decisamente focalizzato sul mondo femminile: i requisiti di vecchiaia dagli attuali 60 potrebbero passare a oltre 71 dal 2049. Lo spostamento al 2032 del raggiungimento dei 65 anni per la vecchiaia sposta inoltre i principali effetti della riforma sulle lavoratrici nate dagli anni 60 in poi. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Data: "Polizze Gli italiani? Poco assicurati La crisi frena il fatturato del «vita»" 04/07/2011

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CORRIERE ECONOMIA - ECONOMIA sezione: data: 27/06/2011 - pag: 26 Polizze Gli italiani? Poco assicurati La crisi frena il fatturato del «vita»

Solo il 5%ha una copertura sulla salute e il 22 %una pensione integrativa: in Europa si arriva al 90%. Come difendersi dal dilagare delle «finte» Rc auto DI ROBERTO E. BAGNOLI F atturato complessivo in calo, a causa del brusco rallentamento del comparto Vita. Crescono di poco i rami Danni, ma solo grazie al rialzo delle tariffe Rc auto, finite ancora una volta nel mirino di Isvap e Antitrust. E intanto rimangono irrisolti i numerosi nodi che, ormai da anni, ne condizionano lo sviluppo. Il mercato assicurativo non riesce a decollare, in modo da acquisire un ruolo analogo a quello giocato dalle compagnie negli altri paesi europei, dalla Francia alla Germania. Conti Secondo l'Isvap, nei primi tre mesi del 2011 la raccolta si è attestata a 30,5 miliardi di euro, il 17%in meno rispetto al corrispondente periodo del 2010. I premi vita sono stati pari a 21,8 miliardi di euro, -23%rispetto al primo trimestre dell'anno scorso, che d'altra parte aveva segnato il massimo storico. Nei rami danni la raccolta è stata di 8,7 miliardi di euro, il 3%in più; l'incremento è dovuto essenzialmente al rialzo della Rc auto, che rappresenta la metà del comparto. Per i prossimi mesi l'Ania prevede un recupero della raccolta vita, che per fine anno dovrebbe aumentare fra il 7%e l'8%, mentre il fatturato complessivo dovrebbe crescere intorno al 5%, grazie alla solita Rc auto. Dove, per giunta, alle altre cause di rincaro si aggiunge anche il decreto sul federalismo fiscale: che, entro il 30 giugno, consente alle province di aumentare del 3,5%la tassa locale, come hanno già deciso in venti. Sugli altri fronti, dalle assicurazioni sanitarie a quelle per la casa, invece, ormai da tempo è calma piatta. Saranno la crisi economica, il costo dell'Rc auto (decisamente superiore a quello di altri paesi) che assorbe gran parte delle risorse disponibili, oppure una scarsa consapevolezza dei rischi a cui sono soggetti nella vita di tutti giorni: sta di fatto che gli italiani si assicurano pochissimo. Le potenzialità di sviluppo sono ampie in molti settori. «L'80%degli italiani è proprietario della casa, ma l'assicura soltanto il 20%contro una media europea del 75%» , sostiene Andrea Poggi, executive partner di Accenture. E ancora: ha aderito alla previdenza complementare il 22%dei lavoratori rispetto al 90%degli altri paesi; solo il 5%delle famiglie ha una polizza sanitaria, mentre all'estero si sale al 90%. Le conseguenze: il settore assicurativo non cresce, e una quota elevata di costi rimane a carico delle famiglie. «Secondo un nostro studio sostiene Poggi gli italiani spendono in media oltre mille euro l'anno per prestazioni sanitarie che, a parte le cure dentali (escluse da quasi tutti i prodotti, ndr), almeno in parte potrebbero essere rimborsate da una polizza» . Non si tratta di prevedere nuovi oneri, ma di indirizzare gli attuali esborsi verso premi assicurativi. Sono necessarie riforme di sistema, ma nel frattempo le compagnie devono fare la propria parte: investendo su una struttura distributiva multicanale, incentrata su reti come agenti e sportelli bancari» . Truffe A parte gli aumenti, sull'Rc auto stanno emergendo altri fenomeni preoccupanti. Per esempio quello delle polizze contraffatte, soprattutto al Sud, oppure emesse da compagnie autorizzate in paesi dell'Unione europea dove le regole sono meno rigide che da noi. N e l l 'e l e N C o d e l l 'I s v a P (www. Isvap it) sono censite 974 imprese, vita e danni, che hanno sede in tutti i paesi europei. «Il fenomeno è in forte crescita, e dalle polizze vita index linked si sta spostando a quelle contro i danni sottolinea Fabrizio Premuti, responsabile Adiconsum per il settore assicurativo . Si diffondono prodotti emessi da compagnie con sede a Malta, in Bulgaria o Romania. Attirano i clienti con tariffe basse, ma non hanno la solidità patrimoniale adeguata» . «La documentazione pre-contrattuale da consegnare è la stessa prevista per le imprese con sede nel nostro paese spiega Roberto Manzato, direttore vita e danni non auto dell'Ania . I risparmiatori possono confrontare le diverse opzioni, e informarsi sugli eventuali rischi insiti nel prodotto. Come spesso accade, gli intermediari giocano un ruolo cruciale nel valutare l'adeguatezza delle soluzioni prospettate» . «Bisogna guardare l'elenco Isvap e nei casi dubbi conclude Premuti ci si può rivolgere allo stesso Isvap, oppure a un'associazione di difesa dei consumatori» . PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Online Data: 04/07/2011 "Pensioni La riforma aggiorna il calendario" Indietro Stampa Tagli Un’elaborazione di Progetica sulla proposta del governo che anticipa alcune scadenze ed equipara dal 2032 i due sessi anche nel privato Pensioni La riforma aggiorna il calendario Per le nate e per i nati dal 1960 in poi la fine del lavoro potrà arrivare anche superati i 70 anni V ivremo di più. E andremo in pensione sempre più tardi. La bozza di riforma Tremonti contenuta nella manovra correttiva accelera ulteriormente l’adeguamento dei requisiti pensionistici alle speranze di vita. E, per la prima volta, traccia il sentiero per equiparare anche nel settore privato, e con gradualità, l’età pensionabile tra uomini e donne (65 anni per tutti). Nel pubblico la parificazione è già prevista. Vediamo che cosa cambia. L'attuale sistema prevede un primo adeguamento dei requisiti pensionistici alle statistiche demografiche dal 2015, e un successivo aggiornamento triennale dal 2019. In sede di prima applicazione è previsto un incremento massimo di 3 mesi. Adeguamento Per la possibile nuova riforma, che è stata simulata nelle tabelle, si ipotizza che il primo adeguamento fisso venga anticipato al 2014 (come indicato da numerose indiscrezioni), e che ve ne sia un secondo su base biennale dal 2016. Dal 2019 decorreranno invece i già previsti scatti triennali. «In sostanza nel 2016 vi sarà un adeguamento in più rispetto a quanto stabilito in precedenza», spiegano Sergio Sorgi e Andrea Carbone di Progetica, società indipendente di consulenza in educazione e pianificazione finanziaria. L’incremento dovrebbe essere parametrato alla crescita della speranza di vita nel biennio precedente (per l’Istat 4 mesi ogni 2 anni). Naturalmente l'incremento non sarà di 4 mesi per tutti. La maturazione dei requisiti deriva da regole matematiche (sistema delle quote, 40 anni di contribuzione, vecchiaia): per ogni combinazione tra età ed età di inizio dell'attività lavorativa, gli esiti saranno differenziati. Le tabelle per gli uomini dipendenti mostrano questo fenomeno, con incrementi compresi tra zero e dieci mesi. Effetti differenti e amplificati invece per le lavoratrici, perché una seconda possibile riforma va a sommarsi alla precedente: l’aumento a 65 anni del requisito di vecchiaia per tutte le donne, e non solo per le lavoratrici dipendenti pubbliche. Il meccanismo prevederebbe un aumento progressivo a partire dal 2020, fino a giungere a regime nel 2032. I possibili esiti di questa iniziativa, sommati ai precedenti, riguarderebbero la maggior parte delle lavoratrici, ma non tutte: un aumento di cinque anni nel requisito di vecchiaia non comporta necessariamente un pari aumento dell'età pensionabile stimata. Gli altri requisiti (quote, 40 anni di contributi, opzione contributiva) resterebbero invariati. Nel grafico a seconda dell’età anagrafica, e di quella di inizio della contribuzione, sono indicate le possibili variazioni rispetto alla situazione attuale. In alcuni casi, così come accade anche per gli uomini, si potrebbe arrivare a sfiorare i 70 anni. Coinvolti In generale, sia per gli uomini che le donne, non appare coinvolto chi ha iniziato a lavorare molto giovane (andrebbe in pensione con 40 anni di contributi); viene toccato chi ha cominciato a lavorare oltre i 30 anni. «Per le donne la distribuzione sembrerebbe più omogenea, perché la maggior parte maturerebbe il diritto al pensionamento con il requisito di vecchiaia (legato all'incremento della speranza di vita), con l'eccezione di chi ha iniziato in giovane età», commenta Sorgi. Tutte le elaborazioni sono basate sullo scenario demografico Istat storico che evidenzia un incremento (arrotondato all'intero più prossimo) di 6 mesi ogni 3 anni (4 mesi ogni 2). L'impatto della riforma appare decisamente focalizzato sul mondo femminile: i requisiti di vecchiaia dagli attuali 60 potrebbero passare a oltre 71 dal 2049. Lo spostamento al 2032 del raggiungimento dei 65 anni per la vecchiaia sposta inoltre i principali effetti della riforma sulle lavoratrici nate dagli anni 60 in poi. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere.it Data: 04/07/2011 "Assegni più leggeri da 8 a 150 euro La nuova mappa della previdenza" Indietro Stampa stampa | chiudi

MANOVRA Assegni più leggeri da 8 a 150 euro La nuova mappa della previdenza Il costo della stretta: quattro miliardi e mezzo in due anni ROMA - La nuova stretta sulla previdenza costerà ai pensionati italiani almeno 4 miliardi e mezzo di euro nei prossimi due anni. Sempreché l'inflazione non continui ad aumentare, rendendo più doloroso il blocco, totale o parziale, della rivalutazione degli assegni superiori ai 1.428 euro lordi mensili. Il freno all'indicizzazione porterà nelle casse dello Stato 2,2 miliardi di euro l'anno: l'effetto sulle pensioni più basse sarà quasi impercettibile, ma sugli assegni più alti l'impatto sarà consistente. Per fare i suoi calcoli il governo ha immaginato un indice di rivalutazione delle pensioni dell'1,5% sia nel 2012 che nel 2013, anche se c'è il rischio concreto, visto l'attuale andamento dei prezzi, che l'indice debba essere rivalutato in misura maggiore. Se arrivasse al 2%, il risparmio sulle pensioni, e dunque il mancato recupero del potere d'acquisto per i pensionati, salirebbe a 3 miliardi di euro l'anno, 6 miliardi nel biennio. Clausola di salvaguardia Tenendo per buone le stime del governo, un pensionato che percepisce 1.500 euro lordi mensili dovrà rinunciare a 8 euro l'anno, che salgono a 60 euro nel caso di una pensione mensile di 2.000 euro, a circa 100 se l'assegno è di 2.500 euro, oltre 150 euro su una pensione di 3.500 euro. Sacrifici mitigati solo in parte da una clausola di salvaguardia inserita nel decreto, che rende il blocco della rivalutazione meno aspra rispetto a quelli varati nel 1992 dal governo di Giuliano Amato e nel 1996 dall'esecutivo guidato da Romano Prodi. Mentre allora il blocco fu totale per le pensioni più alte, questa volta un minimo di perequazione ci sarà per tutti. I 3,2 milioni di pensionati che ricevono un assegno da tre a cinque volte il minimo (476 euro), cioè tra 1.428 e 2.380 euro lordi mensili, subiranno solo un taglio del 55% dell'indicizzazione solo sulla quota eccedente i 1.428 euro. E così per i pensionati più ricchi: perequazione totale sui primi 1.428 euro, al 45% sulla quota tra 1.428 e 2.380 euro, nessuna rivalutazione sulla parte eccedente (invece del 75% come avviene oggi). In pensione più tardi Oltre alla perdita del potere d'acquisto, ci sarà da fare i conti con l'aumento dell'età pensionabile dovuto alle misure varate negli anni scorsi, e che hanno effetto già da quest'anno. Sui requisiti minimi per la pensione di anzianità giocheranno, infatti, sia il meccanismo delle quote, che già dal 2011 ha portato l'età minima a 61 anni (ma con almeno 36 anni di contributi), che le finestre mobili introdotte con la manovra triennale dell'anno scorso, mentre per le donne che lavorano nel settore pubblico nel 2012 l'età minima per la pensione di vecchiaia salirà di colpo da 60 a 65 anni. Dal 2014 in poi, per tutti, bisognerà considerare anche l'effetto dell'agganciamento automatico dell'età di pensione alle speranze di vita. E, dal 2020, anche per le donne che lavorano nel settore privato partirà l'aumento progressivo dell'età minima, da 60 a 65 anni.Di fatto, già da quest'anno, l'età minima della pensione di anzianità è aumentata di due anni per i lavoratori dipendenti e di due anni e mezzo per gli autonomi. C'è stato il passaggio da "quota 95" a "quota 96", cioè 61 anni di età invece di 60 con 35 anni di contributi. In più sono scattate le finestre mobili, che di fatto mangiano un altro anno alla pensione: l'assegno previdenziale, infatti, comincia ad arrivare 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti minimi per i dipendenti, 18 mesi per gli autonomi. Dal 2013 si passerà a "quota 97" per i dipendenti e a "quota 98" per gli autonomi, quindi l'età minima salirà ancora di un anno rispetto a oggi. E nel 2014, un anno prima del previsto, entrerà in gioco il meccanismo dell'adeguamento automatico dell'età minima alle speranze di vita. In sede di prima applicazione l'aumento dell'età di pensione non potrà essere superiore a tre mesi. Dal 2018, però, scattano gli aggiornamenti triennali, che saranno pieni, e capaci di produrre effetti consistenti. Basti pensare che l'Istat ha calcolato che nel 2050, rispetto al 2007, le speranze di vita, a 65 anni, aumenteranno di 6,4 anni per gli uomini e 5,8 anni per le donne. Appuntamento al 2020 L'appuntamento successivo è fissato al 2020, anno in cui inizierà il percorso di progressivo adeguamento delle pensioni di vecchiaia delle donne nel privato, dagli attuali 60 ai 65 anni degli uomini. Dal 2020 ci vorrà un mese in più, dal 2021 due mesi, e così via, per arrivare a regime nel 2032. L'effetto di tutti questi provvedimenti inciderà in modo molto rilevante sulla spesa pubblica. Ai 4 miliardi e mezzo che saranno risparmiati nei prossimi due anni con la mancata rivalutazione, si devono aggiungere i risparmi attesi dall'agganciamento della pensione alle speranze di vita, modesti nei primi anni (2,1 miliardi di euro dal 2014 al 2020), ma molto rilevanti negli anni successivi: 13 miliardi di risparmio nel decennio 2020-2030, e ben 19 miliardi di euro dal 2030 al 2040. Più quello che si risparmierà con l'aumento dell'età di pensione delle donne e l'allungamento dell'età per effetto delle quote e delle finestre. La rivoluzione assistenziale Altri risparmi verranno dalla sistemazione del contenzioso previdenziale nel settore agricolo, prevista dal decreto appena varato dal governo. Ma in prospettiva gli effetti più consistenti sono attesi dalla riforma di tutto il meccanismo dell'assistenza, contemplata dalla delega per la revisione del sistema fiscale, e che si configura come una vera e propria rivoluzione. Il primo passo sarà la revisione degli indicatori della situazione economica dei contribuenti, l'indice di "bisogno" che regola le prestazioni assistenziali. Il vecchio Isee andrà in pensione, e sarà sostituito da un meccanismo che terrà in maggior conto la composizione del nucleo familiare. Poi il passaggio fondamentale sarà la revisione dei criteri per poter ricevere gli assegni. Saranno riconsiderati i parametri per le pensioni di invalidità e anche quelli per le pensioni di reversibilità che si tramandano ai coniugi, che sono 4,8 milioni e che costano 38 miliardi di euro l'anno (34 all'Inps, 4 all'Inpdap). Una cifra molto elevata, pari al doppio di quella che si spende in Francia e in Germania e al triplo di quanto costano, in media, le pensioni di reversibilità in Olanda. E non è tutto, perché la riforma prevede anche un ruolo diverso per l'Inps. Sarà l'agente pagatore e terrà il "fascicolo elettronico" di ciascun assistito. Ma a fare selezioni e controlli per l'accesso e il diritto alle prestazioni saranno Regioni e Comuni. Che dovranno rispettare criteri ben precisi, a meno di non volerci rimettere di tasca propria. Mario Sensini stampa | chiudi PRESSToday Rassegna stampa

Eco di Bergamo.it, L' Data: "Manovra, il Quirinale precisa: Non abbiamo ricevuto alcun testo" 04/07/2011 Indietro Stampa Manovra, il Quirinale precisa: Non abbiamo ricevuto alcun testo

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Roma, 3 lug. (TMNews) - Il Quirinale smentisce le notizie apparse sulla stampa e precisa di non aver ancora ricevuto alcun testo del decreto sulla manovra correttiva di finanza pubblica varato dal Governo la settimana scorsa. "Poiché - si legge in una nota del Quirinale - molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì Manovra, il Quirinale precisa: scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica Non abbiamo ricevuto alcun già da venerdì, si precisa che a tutt'oggi la Presidenza del testo Smentite notizie stampa. Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del Schifani: Possibile compromesso pensioni decreto legge". Dei contenuti della manovra parla il presidente del Senato, Renato Schifani, che, intervistato dal 'Corriere della Sera', sostiene che i suoi contenuti e la stretta sulle rivalutazioni delle pensioni, rappresentano "un punto estremamente controverso su cui mi auguro si arrivi a un compromesso. Anche perchè non si può considerare la manovra come un totem in toccabile". "La manovra - aggiunge -, senza che venga stravolta, può essere corretta in via parlamentare anche con il contributo delle forze di opposizione". Anche "sul tema dei tagli alle pensioni", Schifani è convinto che "si debbano ascoltare le ragioni dei sindacati per arrivare a una sintesi finale". Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato definisce lo spirito delle parole di Schifani condivisibile. "Ed è positivo che con la sua intervista il Presidente del Senato si proponga garante di un confronto reale. La nostra disponibilita' al confronto non e' mai venuta meno in Parlamento. Io credo che pero' l'appello al confronto costruttivo andrebbe rivolto più esplicitamente al governo, che in 3 anni di legislatura raramente ha perseguito questo obbiettivo".

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Eco di Bergamo.it, L' Data: "Manovra/ batosta per la gente comune, tagli rinviati per la casta" 04/07/2011 Indietro Stampa Manovra/ batosta per la gente comune, tagli rinviati per la casta

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Roma, 2 lug. (TMNews) - Una batosta sui cittadini comuni, tagli rinviati per la 'casta'. Mettendo in fila le misure della manovra economica approvata dal governo giovedì scorso, seppur con la dovuta cautela di un testo che sta facendo ancora la spola tra i tecnici del Tesoro e il Quirinale, il conto per i cittadini italiani (tra il taglio da 9,6 miliardi di euro per Regioni ed enti locali e quindi anche ai servizi, la stretta Manovra/ batosta per la gente sulle pensioni, i risparmi tra i 5 e i 7 miliardi sulla sanità e i comune, tagli rinviati per la casta ticket sanitari, l'ulteriore blocco per i contratti del pubblico Su stretta pensioni 'no' da sindacati, opposizione, impiego e la riforma dell'assistenza) si annuncia davvero consumatori salato. In particolare, i maggiori dettagli di oggi sulla stretta sulle pensioni che non colpirebbe solo quelle d'oro ma anche gli assegni a partire dai 1.400 euro, ha sollevato le proteste di sindacati, consumatori e opposizione. Netto il 'no' sulle pensioni del leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che parla di norma "socialmente ingiusta" e ne chiede una correzione. Il Pd lancia l'allarme: la stretta sulle pensioni colpirebbe 5 milioni di pensionati da 1.400 euro lordi al mese, che netti fanno mille euro al mese. Il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, va ancora più in là: "Ipotizzando la situazione di un pensionato che percepisce un assegno di 1.400 euro al mese e che vedrà il parziale stop della rivalutazione, magari con il mutuo da pagare, e sommiamo a questi i tagli alla sanità e agli enti locali che a cascata lo priveranno sempre di più dei servizi essenziali, e se pensiamo che molti di loro sostengono figli e nipoti colpiti da precarietà e cassa integrazione, è chiaro che a pagare sono sempre i soliti". La Cgia di Mestre calcola che la correzione solo per l'anno in corso costerà ad ogni italiano 741 euro. La Federconsumatori parla di una stangata, e nella migliore delle ipotesi ci sarà una perdita del potere di acquisto delle famiglie di 927 euro annui (tra misure sulle pensioni, il blocco nel pubblico impiego, i ticket sanitari, ma anche l'aumento delle rate dei mutui e l'aumento dell'accisa sui carburanti previste dal decreto Omnibus). L'inps, però, precisa che le pensioni fino a un importo di 1.428 euro mensili, saranno rivalutate al 100%. Per la parte eccedente i 1.428 euro invece dovrebbe scattare la tagliola, nel senso che la parte dell'assegno da 1.428 euro fino a 2.380 euro vedrà una rivalutazione del 45% e la parte eccedente ai 2.380 euro non vedrà alcuna rivalutazione. Ad esempio se un pensionato prende un assegno di 1.700 euro, sulla somma di 1.428 euro scatterà la rivalutazione al 100%, sulla parte eccedente scatterà quella al 45%. E sopra i 2.380 euro, niente.

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Eco di Bergamo.it, L' Data: "Manovra/ Colpite pensioni da 1.400 euro, rivalutazioni dimezzate" 04/07/2011 Indietro Stampa Manovra/ Colpite pensioni da 1.400 euro, rivalutazioni dimezzate

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Roma, 2 lug. (TMNews) - La manovra colpirà non solo le pensioni d'oro ma anche gli assegni previdenziali da 1.400 euro al mese. Una misura che coinvolgerà oltre 13 milioni di cittadini. Alcuni quotidiani (Corriere della Sera, Sole 24 Ore) entrano oggi nel dettaglio delle misure anticipate nei giorni scorsi. Il decreto per la correzione dei conti pubblici prevede la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 Manovra/ Colpite pensioni da delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 1.400 euro, rivalutazioni euro al mese (il minimo della pensione Inps 2011 è di 476 dimezzate Stretta non solo su euro al mese), mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 pensioni d'oro e 2.380 euro mensili, saranno rivalutate per tenere conto dell'inflazione, ma solo nella misura del 45%. A cio' si aggiunge l'allungamento dell'età minima di pensione che dal 2014 salirà di almeno tre mesi con l'anticipo dell'agganciamento automatico delle speranze di vita. La stretta sull'indicizzazione delle pensioni, secondo quanto rileva 'Il Sole 24 Ore', dovrebbe garantire una minor spesa cumulata, nel triennio 2012-2014, pari a 2,2 miliardi. Il colpo di freno, se si considerano gli assegni a partire da 1.500 euro circa, coinvolgerebbe complessivamente 5 milioni di pensionati. Il posticipo di tre mesi del momento del pensionamento nel 2014, produrrà, swecondo il Sole 24 ore, una minor spesa per 200 milioni nel 2014, mentre il risparmio cumulato che è stato stimato tra il 2014 e il 2020 è di 1,9 miliardi. red-eco 021049 lug 11

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Eco di Bergamo.it, L' Data: "Manovra/ Domani in Cdm, arriva tassa su Suv e banche" 04/07/2011 Indietro Stampa Manovra/ Domani in Cdm, arriva tassa su Suv e banche

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29 giugno 2011 apcom

Roma, 29 giu. (TMNews) - La manovra di correzione dei conti da circa 47 miliardi di euro approda domani sul tavolo del Consiglio dei ministri. Tantissime le misure messe a punto dal governo per recuperare le risorse necessarie per rispettare gli impegni europei sul pareggio di bilancio nel 2014. Tra le ultime novità, una tassa con aliquota al 35% sull'attività di trading delle banche e quella sui Suv e le auto più potenti, oltre alla conferma dell'imposta di bollo pari allo Manovra/ Domani in Cdm, arriva tassa su Suv e banche Decreto da 0,15% sulle transazioni finanziarie. Misura che ha sollevato circa 47 mld accompagnato da le "forti preoccupazioni" di Borsa Italiana. Marcia indietro ddl delega su fisco invece sull'età di pensionamento delle donne: l'aumento a 65 anni non avverrà in modo drastico, ma graduale a partire dal 2020. Sulla misura, tuttavia, è ancora aperto il confronto. Intanto, insieme al decreto con la manovra arriva anche il ddl delega con la riforma fiscale. Mentre sembra certo il taglio da cinque a tre aliquote Irpef (20, 30 e 40%), resta ancora in bilico l'aumento di un punto percentuale dell'Iva sulle aliquote del 10 e del 20%. Tuttavia, se il governo deciderà di seguire la strada dell'innalzamento dell'Iva per finanziare il taglio delle tasse allora la misura sarà contenuta nel ddl delega e quindi non sarà immediatamente operativa. Nella delega, inoltre, dovrebbe rientrare aumento della tassazione sulle rendite finanziarie già dal 2012 con l'introduzione di un'aliquota unica al 20% e la graduale abolizione dell'Irap (l'imposta regionale sulle attività produttive) a partire dal 2014. Tornando alle pensioni, è stata stralciata quindi la norma che aumentava a 65 anni l'età di uscita dal lavoro per le lavoratrici nel privato entro il 2020. La misura, secondo quanto riferito da fonti di governo, dovrebbe essere più soft e l'innalzamento scattare gradualmente a partire proprio dal 2020. Ma la misura potrebbe essere modificata fino all'ultimo momento. Sul capitolo previdenza, resta invece confermato lo stop alla rivalutazione sulle pensioni d'oro e l'anticipo al 2014 dell'agganciamento dell'età di pensionamento alla speranza di vita media calcolata dall'Istat. Tra le novità dell'ultima ora anche lo stop alla riscossione coattiva delle cosiddette quote latte, una stretta sulle scommesse illegali, e l'estensione alle partecipazioni di controllo della rivalutazione contabile di marchi e avviamenti prevista dal dl anticrisi del novembre 2008. Per le auto con potenza superiore a 125 chilowatt è in arrivo un super-bollo, mentre i ministri dovrebbero rinunciare all'assegno per l'incarico governativo mantenendo quello di parlamentare (misura però non ancora inserita nella bozza del decreto). Nel menù degli interventi anche il blocco del turn over per i lavoratori della P.A. e il congelamento degli aumenti contrattuali; la stretta sulla sanità e i costi della politica con il giro di vite su auto e aerei blu, i tagli a regioni e enti locali (che dovrebbero ammontare a 9 miliardi nel biennio 2013-2014); il ritorno del pagamento dei ticket sanitari dal 2012 e novità sul patto di stabilità interno e la scuola. Inoltre, viene inaugurata anche da Tremonti la cosiddetta spending review (stop ai tagli lineari) sulle spese di ministeri.

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Eco di Bergamo.it, L' Data: "Manovra/ Inps: Rivalutazione 100% per pensioni fino a 1.428 euro" 04/07/2011 Indietro Stampa Manovra/ Inps: Rivalutazione 100% per pensioni fino a 1.428 euro

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Roma, 2 lug. (TMNews) - Le pensioni fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, saranno rivalutate al 100%. Lo precisa l'Inps rispetto alle notizie sulla manovra anticipate in questi giorni. Per la parte eccedente i 1.428 euro invece dovrebbe scattare la tagliola, nel senso che la parte dell'assegno da 1.428 euro fino a 2.380 euro vedrà una rivalutazione del 45% e la parte eccedente ai 2.380 euro non vedrà alcuna rivalutazione. Ad Manovra/ Inps: Rivalutazione esempio se un pensionato prende un assegno di 1.700 100% per pensioni fino a 1.428 euro Per la parte eccedente i euro, sulla somma di 1.428 euro scatterà la rivalutazione al 1.428 euro scatta la tagliola 100%, sulla parte eccedente scatterà quella al 45%. "In relazione alla norma sulla rivalutazione delle pensioni contenuta nella manovra - si legge in una nota dell'Inps - si precisa quanto segue: la rivalutazione automatica delle pensioni è stata variamente modulata negli anni. Nel 1995 addirittura il Governo Dini realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il Governo Prodi bloccò interamente la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo. La manovra ha adottato un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. In questo modo le pensioni più basse, fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1428 euro mensili, sono rivalutate al 100 per cento. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo - nello scaglione tra 1428 e 2380 euro mensili - saranno rivalutate al cento per cento nella fascia fino a 1428 e al 45 per cento nella fascia fino a 2380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo - ovvero superiori a 2380 euro mensili - saranno rivalutare al 100 per cento nella fascia fino a 1428 euro, al 45 per cento nella fascia da 1428 a 2380, e solo nella quota superiore a 2380 euro mensili non avranno rivalutazione". "I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate", conclude la nota dell'Inps. © riproduzione riservata PRESSToday Rassegna stampa

Eco di Bergamo.it, L' Data: "Manovra/ Opposizione insorge, Pd: inaccettabile stretta pensioni" 04/07/2011 Indietro Stampa Manovra/ Opposizione insorge, Pd: inaccettabile stretta pensioni

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Roma, 2 lug. (TMNews) - L'opposizione insorge contro la manovra varata dal governo Berlusconi che, stando alle anticipazioni uscite, colpirà non solo le pensioni d'oro ma anche gli assegni previdenziali da 1.400 euro al mese. Una misura che coinvolgerà oltre 13 milioni di cittadini. L'ex ministro del Lavoro e deputato del Pd Cesare Damiano, sostiene che "è' inaccettabile una ulteriore stretta sulle Manovra/ Opposizione insorge, pensioni". Nella manovra , osserva Damiano, "c'è un Pd: inaccettabile stretta pensioni intervento pesante che colpisce non le pensioni ricche ma Colpite non solo pensioni d'oro quelle medie, una misura che conferma il carattere di ma anche quelle da 1.400 euro ingiustizia sociale di questo provvedimento". Nino Lo Presti, capogruppo di Fli in commissione Bilancio alla Camera sottolinea che la stretta è "una misura che andrà a gravare sulle piccole pensioni e che creerà ancora più disagio nelle fasce più deboli". Mentre il vicepresidente dei deputati dell'Udc, Gian Luca Galletti dice che "si colpiscono i soliti noti. O si mette mano alle riforme vere o continueremo ad andare contro le fasce più deboli. Basti pensare che dopo tante promesse non c'è in questo provvedimento nulla per la famiglia". Secondo l'Idv, "la manovra è una truffa, scarica il peso sul prossimo governo, non contiene misure strutturali, non rilancia l'economia ed offende pure i cittadini. Taglia sanità e scuola ma non i costi della politica. Un'offesa, una beffa ai danni dei cittadini da parte di una casta sempre più arrogante". Il decreto per la correzione dei conti pubblici prevede la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 euro al mese (il minimo della pensione Inps 2011 è di 476 euro al mese), mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, saranno rivalutate per tenere conto dell'inflazione, ma solo nella misura del 45%. A cio' si aggiunge l'allungamento dell'età minima di pensione che dal 2014 salirà di almeno tre mesi con l'anticipo dell'agganciamento automatico delle speranze di vita.

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Eco di Bergamo.it, L' Data: "Manovra/ Stretta su rivalutazione per oltre 1 pensionato su 4" 04/07/2011 Indietro Stampa Manovra/ Stretta su rivalutazione per oltre 1 pensionato su 4

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Roma, 2 lug. (TMNews) - La stretta sulla rivalutazione delle pensioni contenuta in manovra riguarderà ben 4,4 milioni di pensionati su 16 milioni di pensioni erogate, cioè più di un pensionato su quattro. "I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate", si legge infatti in una nota dell'Inps. Manovra/ Stretta su rivalutazione per oltre 1 © riproduzione riservata pensionato su 4 Inps: Interesserà 4,4 milioni su un totale di 16 mln pensionati PRESSToday Rassegna stampa

Eco di Bergamo.it, L' Data: "Pensioni/ Camusso: Vera Ingiustizia, si colpisce ceto medio" 04/07/2011 Indietro Stampa Pensioni/ Camusso: Vera Ingiustizia, si colpisce ceto medio

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Roma, 3 lug. (TMNews) - Il blocco della rivalutazione delle pensioni previsto in manovra colpisce i ceti e medi e questo rappresenta una "grande ingiustizia". Lo ha detto il segretario della Cigl, Susanna Camusso, che in un'intervista al Tg3 ha confermato che il sindacato è pronto alla mobilitazione. "Quando si parla di 1.400 euro lordi - ha spiegato - si sta parlando di pensioni intorno ai mille euro, Pensioni/ Camusso: Vera che sono le pensioni degli operai professionali che sono Ingiustizia, si colpisce ceto medio andati in pensione dopo 40 anni di lavoro, degli impiegati" Pronti mobilitazione per volta manovra fatta di tagli su persone insomma di "quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e consumi, che ha già avuto in questi anni una riduzione delle pensioni. Perché tutti danno per scontato che le pensioni siano rivalutate sulla base dell'inflazione effettiva, ma non è così. Vengono rivalutate parzialmente, quindi sono pensioni già penalizzate, pensioni con cui si fa fatica. Non devo ricordare che spesso sono anche quelle pensioni che servono anche a proteggere i figli che non trovano lavoro. E' quindi mi pare che sia una grande ingiustizia". "Noi abbiamo preannunciato una mobilitazione il 15 a partire dal sindacato dei pensionati - ha sottolineato Camusso - ma non solo. Pensiamo a una mobilitazione su tutto il territorio che ovviamente guarda al tema delle pensioni, ma anche alla sanità, all'assenza di politiche per la crescita. C'è una manovra fatta ancora una volta di tagli e di ricadute sulle persone".

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Europa Data: 04/07/2011 "Una politica per soli ricchi?"

Indietro Stampa Articolo Sei in Commenti 29 giugno 2011

Una politica per soli ricchi?

Il problema esiste e va risolto. Mi riferisco, ovviamente, ai costi della politica. Se, però, almeno i giornalisti e i politici contenessero il tasso di demagogia con il quale approcciano l’argomento e distinguessero il grano dal loglio. Cominciando col raccontare ai cittadini la realtà di oggi e non solo gli sprechi passati, la ricerca delle soluzioni risulterebbe più agevole e seria. Non c’è dubbio, però, che la classe politica, o meglio la sua dirigenza, ha, in questi anni, indugiato troppo. Una specie di senso di colpa l’ha portata a non fare argine alla parte più esasperata e giustizialista delle contestazioni (anzi, in taluni casi l’ha cavalcata), quasi vergognandosi di difendere a pieno titolo la dignità dei politici. Al tempo stesso, ha sottovalutato (questo sì tipico da “casta”) la natura e la profondità dei nuovi fenomeni sociali in atto, non arrivando mai a proporre una riforma organica degli assetti istituzionali, della legge elettorale e dei costi e funzioni della politica. Di fronte all’onda montante, si è, via via, rinculato, ricorrendo a tamponi progressivi, talvolta pesanti per gli interessati, ma, obiettivamente, del tutto insufficienti agli occhi di un’opinione pubblica sempre più irritata. Ed ora, che l’argine è travolto, si pensa, ancora una volta, di placare il...popolo con soluzioni affrettate, dove tutti sono uguali e persino il governo di Bisignani e delle escort può rifarsi una… verginità indossando i panni del moralizzatore, con Tremonti novello Savonarola.

I professionisti, che, facendo politica, godono, ben per loro, di risorse proprie, non sono uguali ai nuovi politici che prima di essere eletti erano operai, impiegati, insegnanti, lavoratori dipendenti, che devono pagarsi, con le attuali regole, la pensione Inps se non la vogliono perdere. Siamo tutti “nominati”, ma non siamo tutti sfaticati e benestanti. Sicché, il rischio che si corre, nella ricerca delle soluzioni da adottare è che, per eccesso di zelo, si produca, come talvolta succede, un effetto indesiderato: quello che, punita più la politica tout court che la casta, ci resti tra le mani una politica per soli ricchi. Il mondo è cambiato dall’Assemblea costituente e, dunque vanno cambiate le regole, a cominciare dal vitalizio, ma le motivazioni che portarono i padri costituenti a istituire formule (tra cui lo stesso vitalizio) pensate in positivo per garantire la autonomia e la indipendenza degli eletti, in primis i parlamentari, non vanno smarrite! Questo ragionamento non porta a dire che non bisogna intervenire; al contrario, che ci vuole più coraggio, più determinazione e… più metodo. Proviamo a vedere come. 1. Riduzione del numero dei parlamentari e senato federale. Bene ha fatto Bersani a ricordare in aula che abbiamo da tempo presentato una proposta di legge sul punto, ma per i cittadini non è ancora chiaro. Se ne chieda, dunque, ufficialmente la calendarizzazione per renderla operativa dalla prossima legislatura. Non sfugge a nessuno che questa iniziativa va a braccetto con la riforma elettorale, ma non rendiamole interdipendenti, col rischio che non se ne realizzi nessuna delle due. 2. Omogeneizzazione delle regioni (tra Molise e Lombardia i conti non tornano), riduzione o abolizione delle province, accorpamento di comuni piccolissimi. L’intreccio, lo sappiamo, è complicato, ma bisogna scegliere. Se non scegliamo c’è poco da fare i perfezionisti, non resterà che abolire le province. Non è la soluzione più organica… ma quella organica qual è? Rischiamo e diciamone una. Io penso che, in dieci anni, si possono accorpate alcune regioni per dimensione omogenea (anche ai fini della rappresentanza nel senato federale); sostituire le province elettive con assemblee dei sindaci; consorziare i comuni sotto i 3 mila abitanti. Niente di nuovo, ma gli elettori sappiano che c’è chi fa sul serio con queste proposte. 3. Totale incompatibilità tra cariche elettive e tra queste ed altri incarichi istituzionali o societari. Basta con i deputati col doppio mestiere: presidenti di provincia, sindaci, assessori, consiglieri di amministrazione, direttori di giornali, componenti di Fondazioni bancarie e chi più ne ha, più ne metta. Contrariamente alla vulgata, se si vuole fare bene i parlamentari a Roma (in aula e in commissione) e nel collegio, di lavoro ce n’è. Non mi pare una proposta “tecnicamente” difficile. 4. Tetto di spesa rigoroso, trasparente e verificabile per le campagne elettorali. Penso che tra i costi della politica questo sia uno dei più scandalosi e pericolosi. L’andazzo è preoccupante ed esponenziale. E, quando i cultori della preferenza la ripropongono come antidoto ai nominati e ritorno alla libera scelta degli eletti da parte dei cittadini, non trascurino questo aspetto del problema, che, almeno, non coinvolge i “nominati”. E, non lo trascurino, a maggior ragione, i fautori delle primarie, il cui indubbio valore politico rischia di essere offuscato anche da questa deriva ingiustificata di spese, che impedisce una libera competizione tra pari. 5. Completa parificazione del regime previdenziale degli eletti (a tutti i livelli) a quello dei lavoratori dipendenti. In sostanza, entriamo dentro l’Inps, magari con una gestione separata, e conteggiamo gli anni di carica politica ai fini della formazione del diritto e del calcolo della pensione, sulla base della retribuzione (indennità) stabilita. Chi ha altri regimi farà, a tempo debito, la ricongiunzione, non la sommatoria. 6. Per tutti si stabilisca un tetto, anche alto (una volta e mezza l’indennità?). Chi, avendo altre pensioni, o in essere o in via di formazione, non lo supera integra, con i contributi previdenziali da deputato o consigliere, fino a quel massimo; chi lo supera, riceve la buonuscita, come tutti, ma non una ulteriore pensione, salvo farsi un pensione integrativa. 7. Poiché, però, il guaio deriva dagli eccessi passati, bisogna chiedere, a chi ha goduto sinora di quelle prestazioni, di contribuire alla moralizzazione con due atti. Il primo il blocco di ogni rivalutazione. Il secondo, per chi supera quel tetto stabilito si applica un contributo di solidarietà sulla parte eccedente che per i prossimi tre anni (quelli della manovra, per capirci!) sia molto generoso e si stabilizzi poi in percentuali comunque significative. La teoria, sacrosanta, dei diritti acquisiti non viene, in tal modo, formalmente intaccata, ma il buon senso avrebbe il sopravvento. Penso che questa regola, come quella del punto precedente, dovrebbe valere per tutti, non solo per i politici. Ma, finché non si procede sulle stock option dei banchieri, almeno si uniformino i magistrati, i militari di ogni ordine e grado, ecc. ecc. È troppo? Non credo. È demagogico? Non più del dibattito sui costi della politica. 8. Se si vuole correggere la parte dei rimborsi per le spese di vitto, alloggio e varie si addotti il normale piè di lista, come avviene per ogni lavoratore in trasferta. E, mi pare sostenibile che quando si è in parlamento a Roma (o in regione, provincia e comune) si è “in missione” (ben più giustificatamente delle attuali… misteriose missioni dei parlamentari). Non so, però, francamente, se con questa scelta si finirebbe per risparmiare...Mentre, le spese per la «produzione del reddito», ovvero la cifra che viene erogata ad ogni parlamentare per l’attività politica, va, semplicemente, rendicontata e pubblicata (contratti per collaboratori, attività politica e culturale, iniziative di propaganda). 9. Già che ci siamo, perché non inseriamo nel calcolo delle presenze anche il lavoro di commissioni, oltre a quello d’Aula? Si potrebbe introdurre, così, una parte fissa ed una variabile nella retribuzione dei parlamentari, a beneficio della produttività e della trasparenza. 10. C’è, infine, l’annosa questione del finanziamento dei partiti. Un errore toglierlo, il perché è stato più volte discusso, ma è certamente uno spreco mantenerlo oltre un ragionevole lasso di tempo per chi perde le elezioni. A questo proposito, aggiungo – ma è solo una ingenuità da neofita della quale mi scuso in anticipo – che i vecchi partiti, che hanno dato vita a nuovi soggetti politici, farebbero bene, una volta scomparsi, a comportarsi da buoni genitori e riversare i loro patrimoni in quelli che hanno partorito e non tenerli bloccati. Lo studio e la memoria del passato possono ben essere affidati a fondazioni culturali di riferimento (che già esistono e meriterebbero semmai di essere finanziate), più che a fondazioni patrimoniali… Queste poche proposte – non è tutto ciò che si può fare, ma sarebbe già qualcosa – sono, in alcuni casi, più esigenti di quanto il dibattito politico richiede e, in altri, meno “rivoluzionarie”, ma l’idea di fondo è quella che la politica va, in maniera trasparente e regolamentata, incentivata e non denigrata.

Pier Paolo Baretta

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Fatto Quotidiano.it, Il Data: 04/07/2011 "Manovra, bozza: ancora tagli alle scuole Giallo sulle pensioni e torna il ticket sanitario"

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Manovra, bozza: ancora tagli alle scuole Giallo sulle pensioni e torna il ticket sanitario

Prevista la modifica del Patto di stabilità, come richiesto dalla Lega. Prorogate le missioni all'estero con un finanziamento di 700 milioni di euro. E tra i provvedimenti proposti da Tremonti spunta anche l'anti-badante Stop agli aumenti di retribuzione, anche accessori, per il personale delle pubbliche amministrazioni, fino alla fine del 2014. La modifica del ‘Patto di stabilità’ come richiesto dalla Lega. Pensioni a 61 anni per le donne, a partire dal 2014. Sono questi alcuni dei passaggi principali previsti nella bozza della manovra finanziaria presentata dal ministro Giulio Tremonti al vertice di maggioranza. Un’operazione stimata intorno ai 43 miliardi di euro, secondo quanto riferito dal titolare della Farnesina, Franco Frattini, e che sarà analizzata e (forse) varata giovedì pomeriggio, durante il Consiglio dei ministri. Un cifra più alta, sui 47 miliardi, invece, secondo altre fonti. L’intervento previsto per il 2011 sarà di 1,8 miliardi di euro e per il prossimo anno da 5,5 miliardi. Il grosso della manovra sarà invece investito negli ultimi due anni. La spesa prevista per l’anno in corso per la sanità è di 486,5 milioni di euro, che serviranno ad evitare l’introduzione di ticket sulle prestazioni specialistiche e sul pronto soccorso. Ma “a decorrere dal primo gennaio 2012 sono confermate le disposizioni” della Finanziaria per il 2007 che istituiva un ticket di 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di 25 euro per i ‘codici bianchi’ di pronto soccorso. Voluta dall’allora governo Prodi, questa disposizione era stata duramente attaccata dall’attuale maggioranza, che ora ha deciso di ricorrervi. In tema, anche la prevista privatizzazione della Croce Rossa a partire dal 2012.

Bozza Manovra 28 giugno Leggi altridocumenti de ilfattoquotidiano.

Da quanto si apprende, la bozza prevede di abbandonare i tagli lineari: parte dal 2012 il processo di spending review “mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato”. E’ quanto si legge nella bozza della manovra, in cui si sottolinea che “in caso di omessa trasmissione dei dati” relativi alla revisione della spesa degli enti interessati, “senza motivata giustificazione entro il termine previsto, l’amministrazione competente riduce la retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili nella misura del 2 per cento”. Il leader della Lega Umberto Bossi, all’uscita dal vertice, ha annunciato intanto una vittoria del Carroccio: “Siamo riusciti a ottenere la modifica del ‘Patto di stabilità’, in maniera da permettere ai comuni virtuosi che hanno un sacco di miliardi di poterli spendere”. E’ giallo invece sulla norma che aumenta di un anno l’età pensionabile delle donne, a partire dal 2014. E incrementa ancora i requisiti anagrafici “di un ulteriore anno per ogni biennio successivo, fino al raggiungimento dell’età di 65 anni”. “Le ipotesi indicate sono semplicemente infondate”, smentisce il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, guidato da Maurizio Sacconi, in una nota. Ancora più vago è il titolare della Giustizia, Angelino Alfano, negando interventi massicci sulle pensioni previsti dalla manovra. Prevista nella bozza, però, l’anticipazione di un anno, al 2014, dell’aggancio dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Per quanto riguarda l’Inps, invece, nel testo è indicato che vengano estinti in automatico a favore del ricorrente alcuni processi in materia previdenziale nei quali l’istituto sia parte. Nella fattispecie si tratta di provvedimento che al 31 dicembre 2010 non si siano ancora risolti con una sentenza e il cui valore non superi complessivamente i 500 euro.

Pubblica amministrazione. Sono inoltre abrogate, “a decorrere dal primo gennaio 2012, tutte le norme che dispongono la conservazione nel conto dei residui”, cioè le somme stanziate ma non spese dalla Pubblica amministrazione, “per essere utilizzate nell’esercizio successivo, di somme iscritte negli stati di previsione dei ministeri”. Vengono esclusi dalle nuove norme i fondi “del personale, occupazione, opere strategiche e per le aree sottoutilizzate”. Oggi la Corte dei Conti ha quantificato in 108 miliardi l’ammontare dei residui passivi dell’intera amministrazione pubblica. Regioni, provincie e comuni – consorziati tra loro o attraverso le società partecipate – avranno però uno strumento in più. “Fondi d’investimento immobiliari chiusi – si legge nella bozza -, al fine di valorizzare o dismettere il proprio patrimonio immobiliare disponibile”. Il ministero dell’Economia ha così previsto la creazione di una società di gestione del risparmio con capitale sociale pari a 2 milioni di euro per “l’istituzione di uno o più” di questi fondi immobiliari pubblici.

Norme anti-casta. Previsto nel testo un taglio dei doppi incarichi per i parlamentari, delle indennità ministeriali e dei gettoni di presenza all’interno delle società pubbliche. Tra le ipotesi in corso di valutazione anche un tetto a benefit e bonus per i dipendenti della pubblica amministrazione. Le misure sarebbero state fortemente caldeggiate dal gruppo dei Responsabili che avrebbe chiesto anche “un maggiore coordinamento nell’utilizzo dei fondi europei con la nascita di un Comitato ad hoc”. Sul fronte dei tagli, a quanto si apprende, si sta studiando l’opzione che a lavorarvi siano i capigruppo di maggioranza.

Scuola. L’organico degli insegnati di sostegno dovrà prevedere in media un docente ogni due alunni disabili. E comunque non più di uno per studente. Per ogni singola scuola o per ‘reti di istituti’. Questa una delle norme contenute nell’articolo sulla “razionalizzazione della spesa relativa all’organizzazione scolastica” previsto dalla bozza della manovra. Le scuole – materne, elementari e medie – saranno inoltre riunite in istituti unici. “Per garantire un processo di continuità didattica – si legge nel testo – nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi”. Per acquisire l’autonomia, gli istituti dovranno essere costituiti da almeno mille alunni. Ridotti a 500 per le scuole nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche.

Proroga per le missioni internazionali. Contenuti nella bozza di manovra finanziaria sono anche 700 milioni, pronti per proseguire le missioni internazionali nel 2011. Prorogato inoltre fino al 31 dicembre, a partire dal primo luglio, il piano di impiego del contingente di personale militare appartenente alle Forze armate nel controllo del territorio. Per gli agenti utilizzati nel controllo del territorio sono stati previsti 36,4 milioni di euro per il 2011 e 2,9 milioni andranno invece per l’indennità del personale delle forze di polizia impiegato.

Alta velocità e autostrade. Maggiorato il canone dovuto per l’esercizio di servizi di trasporto ferroviario dell’alta velocità. “Al fine di consentire uno sviluppo dei processi concorrenziali nel settore dei trasporti ferroviari”, si legge nel testo. Il sovrapprezzo sarà determinato con decreto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti “tenuto conto degli effetti che i servizi di trasporto di media e lunga percorrenza comportano sull’equilibrio economico dei servizi forniti nell’ambito di contratti di servizio pubblico”. Un piano che sarà aggiornato ogni tre anni e che non dovrà compromettere la redditività economica del servizio di trasporto su rotaie. A partire dal primo gennaio 2012, inoltre, sarà istituita presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali. Il potere di vigilanza e controllo sul nuovo ente sarà esercitato dal ministro insieme al collega titolare dell’Economia. Il nuovo ente delimiterà così i compiti dell’Anas.

Fondi per le vittime dei crack finanziari. “La dotazione è ridotta dell’importo di 100 milioni per l’anno 2011”. Ma “la medesima dotazione è incrementata di 100 milioni di euro nell’anno 2015”. Una piccola parte della manovra riguarderà così il fondo in favore delle vittime dei crack finanziari. Istituito con una legge del 2005, serve a indennizzare i risparmiatori che hanno subito danni da investimenti sul mercato finanziario, stabilendo che lo stesso fondo sia alimentato con i conti correnti e dai rapporti bancari definiti come ‘dormienti’.

Norma anti-badante. Arriva dal 2012 la norma anti-badante, che mira a porre un freno ai matrimoni di interesse fra la colf e il pensionato. Dal primo gennaio del prossimo anno, la pensione di reversibilità “è ridotta, nei casi in cui il matrimonio con il dante causa sia stato contratto ad età del medesimo superiori a settanta anni e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a venti anni, del 10 per cento in ragione di ogni anno di matrimonio con il dante causa mancante rispetto al numero di 10″.

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Fatto Quotidiano.it, Il Data: 04/07/2011 "Pensioni, Vendola: "Patrimoniale per ceti medio-bassi". Cgil: "Ci mobiliteremo""

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Pensioni, Vendola: “Patrimoniale per ceti medio-bassi”. Cgil: “Ci mobiliteremo”

Anche il segretario Cisl Raffaele Bonanni si scaglia contro il provvedimento: "Il blocco è socialmente ingiusto, il governo deve modificarlo". L'Inps in una nota, poi, precisa che "le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%" “Il blocco delle pensioni è inaccettabile e ci opporremo anche con la mobilitazione”. La Cgil boccia in toto la norma che prevede una stretta al 45% dell’indicizzazione per gli assegni di valore compreso tra 3 e 5 volte il minimo, quindi anche di poco superiori ai 1.400 euro mensili. “E’ una misura iniqua – dichiara Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil con delega al welfare e alle pensioni – vessatoria che ancora una volta colpisce gli stessi e non le grandi ricchezze. E’ il segno – continua – di una manovra che scarica su lavoratori e pensionati il costo del risanamento e non colpisce la ricchezza”.

L’Inps, però, fa sapere attraverso un comunicato che le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo (nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili) saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380.

“Quando uno osserva il contenuto vero della manovra capisce, guardando ad esempio l’incredibile vicenda del blocco delle pensioni, che si tratta della patrimoniale sui ceti medio-bassi del nostro Paese”. A dirlo è Nichi Vendola di Sel, che aggiunge: “Questa è la patrimoniale sui poveri. Nient’altro”. Il governatore della Puglia ne ha anche per i tagli agli enti locali. “La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di Regione, di Province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari. La manovra – prosegue il leader di Sel – era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica.

A scagliarsi contro il blocco delle pensioni è anche il Pd. “La misura colpirà 5 milioni di pensionati da 1.400 euro lordi al mese, che netti fanno 1.000 euro. Almeno. Perché – dichiara Stefano Fassina, responsabile Economia e lavoro del Pd – alla stretta si aggiungerà il peso di una serie di misure che ricadranno particolarmente sugli anziani”. Poi aggiunge il deputato del partito democratico “il blocco delle pensioni è solo una delle norme, c’è il ticket che pesa, soprattutto, sui pensionati visto che più di altri ricorrono al servizio sanitario nazionale. E ancora, l’aumento da 34 a 120 euro del bollo sui titoli a partire dai 1.000 euro investiti”. Infine il Pd, per voce del suo segretario, Pierluigi Bersani pone l’accento sui tagli agli enti locali. “Il governo scarica responsabilità su enti locali e sul futuro” e aggiunge “ai 47 miliardi annunciati non si arriva nemmeno lontanamente; almeno 30 miliardi investono direttamente politiche sociali e del territorio, aggredito nei servizi e negli investimenti. Tutto questo – conclude – avviene scaricando il problema sui governi che verranno”. Secondo l’Idv “lo stop alle rivalutazioni delle pensioni è un vero e proprio insulto a 13 milioni di pensionati – aggiunge il parlamentare dipietrista Felice Belisario - molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese”.

A ribadire quanto sia allarmante per le fasce deboli il blocco delle pensioni è anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni: “Il blocco delle rivalutazioni delle pensioni è socialmente ingiusto. Governo e Parlamento devono correggere il provvedimento. La norma che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell’inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile”. PRESSToday Rassegna stampa

Federconsumatori.it Data: 04/07/2011 "MANOVRA. DECISIONI PESSIME PER PENSIONATI E FAMIGLIE A REDDITO FISSO"

Indietro Stampa 2/7/2011 MANOVRA. DECISIONI PESSIME PER PENSIONATI E FAMIGLIE A REDDITO FISSO Lo avevamo già denunciato il 29 di giugno dalle primissime decisioni prese nella manovra Tremonti, ed avevamo già dato un giudizio di gravità inaudita, il fatto che ai pensionati si modificasse o si annullasse l’adeguamento automatico alle loro pensioni al 1 di gennaio di quanto certificato dal tasso di inflazione. Ciò procurerà , come già detto, un danno rilevante per milioni di pensionati per circa 600 euro in media a chi verrà azzerato l’automatismo e di 300 euro per quelli a cui l’automatismo verrà ridotto del 55%. Una vera e propria decisione da “macelleria sociale “ che deve essere assolutamente rigettata e qualsiasi iniziativa messa in campo dai sindacati dei pensionati vedrà l nostro totale ed incondizionato appoggio, dichiarano Lannutti e Trefiletti, le cui associazioni stanno già organizzando mobilitazioni pubbliche Se poi pensiamo che a questa disgraziata decisione di aggiunge il blocco degli stipendi dei lavoratori pubblici e un aumento fortissimo delle tassazioni sui carburanti, allora è del tutto chiaro ed evidente che la manovra attenta nei fatti il potere di acquisto soprattutto delle fasce più deboli della popolazione.

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Finanza e Mercati Data: "Bankitalia blinda le pensioni dai Pigs" 04/07/2011

Indietro Stampa Bankitalia blinda le pensioni dai Pigs di Redazione del 02-07-2011 da Finanza&Mercati del 02-07-2011 [Nr. 129 pagina 3]

Nel 2010 il fondo complementare di via Nazionale cambia benchmark e protegge i dipendenti. Il comparto più aggressivo guadagna l’8,40%

PREVIDENZA INTEGRATIVA Fuga dai titoli di Stato dei Pigs, switch sulle commodity e soprattutto effetto valuta. Questa la strategia adottata da Bankitalia nella gestione finanziaria 2010 del fondo pensione complementare e palesata nel documento sul rendiconto annuale consultato da Borsa&Finanza. Il fondo, diviso in tre comparti a seconda della classe di rischio, ha avuto risultati più che lusinghieri, perché ha superato l’indice di riferimento e la rivalutazione del Tfr. Per le due classi più aggressive (la A e la B), a metà 2010 c’è stato un cambio dei benchmark. In particolare, si legge nel documento, «sono stati approvati i nuovi benchmark strategici, che prevedono l’introduzione di nuove classi di attività rappresentate dai titoli governativi dell’Euroarea e dalle materie prime». E già a giugno del 2010 l’istituto guidato da Mario Draghi ha pensato bene di uscire dai sovrani degli Stati periferici (Italia a parte). «In considerazione dell’aumentata volatilità del mercato dei titoli dell’Eurozona - recita il documento - si è provveduto a sostituire l’indice Jpm Emu con i tre indici Jpm nazionali di Francia, Germania e Italia». Contestualmente, Bankitalia ha ridotto il peso di azioni e obbligazioni governative a favore di corporate bond e commodity.

L’EFFETTO CAMBIO. Ma c’è un’altra scelta che è risultata determinante al fini del rendimento: l’effetto valuta su materie prime e asset azionari. Nel primo semestre, il forte indebolimento dell’euro nei confronti di dollaro, sterlina e yen, che si sono apprezzate rispettivamente del 17,4%, dell’8,64% e del 22,4%, ha più che compensato la performance negativa delle relative Borse. Per fare un paio di esempi, l’Msci Stati Uniti Net Total Return in azioni è salito del 13,78%, ma grazie al cambio con il dollaro il fondo Bankitalia ha avuto un rendimento del 21,3% annuo; l’indice Msci Giappone, invece, è salito in valuta locale dello 0,57%, ma sfruttando l’apprezzamento dello yen i dipendenti di Via Nazionale hanno avuto un rendimento del 20,9 per cento.

SUPERPERFORMANCE. Così, tra cambi di strategie ed effetto valuta, il fondo pensione ha sovraperformato il benchmark. Nel 2010, il risultato lordo della gestione è stato del 5,35% per il comparto A (a prevalente composizione obbligazionaria), dell’8,41% per il comparto B (caratterizzato da una maggiore presenza di azioni) e del 2,02% per il comparto C (monetario), rispetto a un rendimento dell’indice di riferimento che si è attestato rispettivamente al 4,57%, al 7,74% e allo 0,44 per cento. Il risultato netto da inizio anno, invece, è stato del 4,74% per il comprato A, del 7,44% per il B e dell’1,8% per il comparto più prudente C. Ma il rendimento, grazie all’effetto della componente valutaria, sarebbe stato ancora più alto se Bankitalia non avesse adottato determinati accorgimenti in termini di copertura del rischio cambio. La porzione non «hedge», infatti, è stata ridotta nel 2010 dal 7,9% al 5,7% (5% a regime) per il comparto A e dal 17,6% al 15,5% (14,8% a regime) per il B. Dall’inizio dell’operatività del fondo, l’1 luglio 2001 per i comparti A e B e dal 25 febbraio 2009 per il C, il rendimento netto è stato rispettivamente del 39%, del 18,99% e del 3,56 per cento. PIÙ RISCHIO. Il passaggio ai nuovi benchmark, oltre che risultare una scelta strategica azzeccata, ha avuto anche l’effetto di contenere l’esposizione al rischio credito sovrano dei portafogli obbligazionari, soprattutto considerando che il 19,5% del vecchio indice (il Jpm Emu) era rappresentato da titoli di Stato emessi da Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e Belgio. Ma l’anno scorso la gestione, nel suo complesso, ha osato qualcosina in più rispetto al 2009. Il rischio di mercato, calcolato con il Value at Risk congiunturale (coglie l’evoluzione di breve periodo), risulta in aumento per entrambi i comparti meno prudenti ed è passato dal 5,6% al 6,1% per l’A e dal 10,3% all’11,5% per il B. Mediamente, il VaR congiunturale nell’anno è stato pari al 6,7% per il comparto A e al 14,6% per il comparto B.

DIPENDENTI AGGRESSIVI. E ancora, leggendo il documento, si scopre anche che i dipendenti della Banca d’Italia sono investitori aggressivi. Dei 2.299 iscritti, infatti, più della maggioranza (1.262) appartiene al comparto B, quello più rischioso. Da segnalare, infine, che nel 2010 il fondo ha cominciato a pagare la pensione complementare e che ha quindi avviato l’attività di gestione delle riserve. PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Mezzogiorno.it, La Data: 04/07/2011 "Manovra:Bonanni, norma pensioni ingiusta"

Indietro Stampa Manovra:Bonanni, norma pensioni ingiusta Governo e Parlamento correggano su blocco rivalutazione (ANSA) - ROMA, 2 LUG - Governo e Parlamento ''devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni''. Lo chiede il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni sul tema delle pensioni. ''La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora piu' vulnerabili i pensionati che negli ultimi 15 anni hanno gia' visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. 02 LUGLIO 2011 PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 04/07/2011 "Quirinale, non ancora ricevuta la manovra"

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Quirinale, non ancora ricevuta la manovra L'opposizione sospetta che nel ritardo del governo si nasconda la volontà di inserire norme in extremis

Francesca Chiri ROMA È giallo sulla manovra economica: approvato giovedì in Consiglio dei ministri, il testo del provvedimento non è stato ancora trasmesso al Colle, per la controfirma del Presidente della Repubblica. «Si precisa che a tutt'oggi la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso il testo del decreto legge», si legge in una una nota diffusa dal Quirinale ieri mattina in cui si sottolinea però che la precisazione viene fatta «poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì». Una sottolineatura che tuttavia non basta a placare i sospetti dell'opposizione che legge nel ritardo del governo la volontà di inserire modifiche all'impianto del provvedimento approvato collegialmente dal Cdm. L'ennesima lacerazione tra maggioranza e opposizione che certamente, si rileva in ambienti parlamentari, non può non preoccupare il Capo dello Stato che in diverse occasioni, ed anche nella recente visita ad Oxford, ha richiamato la necessità di giungere a scelte condivise su temi fondamentali per il paese. E tra questi, sicuramente, viene annoverata la manovra finanziaria. Scende in campo anche il presidente del Senato Renato Schifani aprendo a possibili modifiche al documento che approderà in prima lettura proprio a Palazzo Madama: «La manovra non è un totem intoccabile. Senza che venga stravolta, può essere corretta in via parlamentare anche con il contributo delle opposizione», dice la seconda carica dello Stato in un'intervista al «Corriere della sera». Appello che viene raccolto, seppure con diffidenza, dalla presidente del Partito democratico al Senato, Anna Finocchiaro: «Il Pd in Parlamento non si è mai sottratto al confronto. E non verremo meno al nostro ruolo nemmeno nelle prossime settimane. Aspettiamo di vedere come risponderà il governo all'appello» di Schifani, sottolinea la senatrice ricordando infatti che il governo ha già annunciato che sulla manovra metterà la fiducia. Il Pd teme che il governo abbia approfittato per inserire nella manovra nuove sorprese, dopo quelle già indigeste su pensioni e enti locali. «La nota del Quirinale conferma il fatto che sulla manovra il Governo è alle prese con un work in progress» denuncia il Pd che indirizza il sospetto su una norma in particolare. Ai democratici infatti risulterebbe «da fonti qualificate» che nella versione a cui si sta lavorando sia stata reinserita la norma «ammazza rinnovabili» fortemente voluta dal ministro Calderoli, e che il Consiglio dei ministri aveva cassato, dopo la decisa opposizione del ministro dello Sviluppo, Paolo Romani. Una notizia che provoca il disappunto del ministro dell'Ambiente: «Dopo ampio e approfondito dibattito, il Cdm ha approvato la manovra senza quella norma. Non comprendo come si possa ipotizzare una sua reintroduzione», attacca Stefania Prestigiacomo. Ma a parte le rinnovabili, sono le norme sulle pensioni e il welfare che stanno più a cuore all'opposizione, e non solo. Anche il Presidente del Senato su questo delicato tema si augura che vengano «ascoltate le ragioni dei sindacati» per non interrompere quel «clima di pace sociale garantito in questi tre anni di governo». E un'apertura ad una revisione delle norme arriva anche dal vicepresidente della Commissione lavoro della Camera, il pidiellino molto vicino al ministro del Lavoro, Giuliano Cazzola. «Sui tagli alla rivalutazione delle pensioni sarà opportuno trovare, magari al Senato, come ha lasciato intendere Schifani, soluzioni più equilibrate», dice Cazzola che propone di spostare sulle fasce di reddito più alte il taglio della perequazione. Con questa manovra, ammette infatti il deputato esperto di questioni previdenziali, «sia pure per importi modesti, si è partiti forse da uno zoccolo troppo basso». Un'ammissione che sembra non condividere il ministro Gianfranco Rotondi: questa, dice, «è una manovra che non mette le mani nelle tasche degli italiani». Falso, ribatte l'Idv, la manovra «è pessima e può scatenare tensione sociale». E il capogruppo dell'Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario, aggiunge: «Provvedimenti che impattano in modo così incisivo sulla vita dei cittadini e sul futuro del nostro Paese devono essere discussi con le parti sociali e sottoposti ad un serrato confronto parlamentare con l'opposizione». PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 04/07/2011 "Spiragli per le trattative sulla "stretta" alle pensioni"

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Spiragli per le trattative sulla "stretta" alle pensioni

Alessandra Taddei ROMA La levata di scudi contro la norma che blocca la rivalutazione delle pensioni, anche quelle non proprio «d'oro», (non piace all'opposizione, ai sindacati ma neanche alla Lega) induce ad una riflessione la stessa maggioranza. Riflessione che viene evidenziata dall'intervento del presidente del Senato, Renato Schifani, che sul tema chiede «un compromesso». Ma anche da esperti del settore come il vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola (Pdl). È così possibile che si arrivi ad una mediazione sul testo durante l'unico passaggio utile a modifiche cioè quello di Palazzo Madama. Continua intanto lo screening tecnico delle moltissime misure inserire. E mentre di alcune non si conosce esattamente la tempistica (come i tagli alla politica e ai gettoni dei ministri), altre sembrano saltare nonostante l'ok del Cdm (vedi l'intervento su banche e transazioni che verrebbe rivisto con un appesantimento sull'Irap e da una imposta di 120 euro sui dossier titoli). Ma alcune norme, scomparse dalle bozze in entrata al Cdm sembrano destinate a tornare. Come il taglio del 3% alle bollette dell'elettricità che però inciderebbe notevolmente sugli investimenti per la ricerca e quindi sulle fonti rinnovabili. Una scelta «autolesionista», dice l'opposizione. Ecco alcuni degli ultimi dettagli tecnici emersi. Pensioni, sulla stretta si tratta – La norma contestata è quella che colpirebbe la rivalutazione dell'assegno per un pensionato su quattro. Interviene l'Inps a precisare che le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo – nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili – saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo – ovvero superiori a 2.380 euro mensili – saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione. I pensionati interessati alla misura saranno 4,4 milioni. Protesta Susanna Camusso: si colpiscono pensioni nette da 1.000 euro. Bolletta dell'elettricità – Potrebbe rientrare la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Sono in corso accese discussioni sulla possibilità di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell'elettricità di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca. Si prevede che a decorrere dal primo gennaio 2012, che tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni comunque a carico delle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, siano ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010. No dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Tagli politica – Non è ancora chiaro se nel testo definitivo del decreto i tagli ci saranno o meno. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha detto che i tagli (ad esempio sui compensi o sulle auto e voli blu) partiranno subito. Ma nelle ultime bozze della manovra circolate non ce n'era traccia. Tra le novità del testo anche il taglio sulle autorità indipendenti, persino quella sull'Acqua che, istituita dal decreto Sviluppo, non è ancora neanche nata. Niente stop su quote latte – Interviene il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, per spiegare: «Le norme inserite nel decreto della manovra non interrompono l'azione di recupero delle multe sulle quote latte già avviate da Equitalia». Irap banche – Anche se il Governo annuncia nella delega fiscale di voler cancellare del tutto l'Irap aumenta intanto dello 0,75% l'imposta sulle banche. Mentre per gli intermediari finanziari l'imposta di bollo sui dossier titoli passa da 34,2 a 120 euro l'anno. PRESSToday Rassegna stampa

Gazzettino.it, Il Data: 04/07/2011 "Manovra, no di sindacati e opposizione alla stretta sulle pensioni: iniqua"

Indietro Stampa Pensioni, no dei sindacati ai tagli L'opposizione attacca: colpiti i più deboli

Bossi: non si toccano. La Cgil: ci mobiliteremo Vendola: patrimoniale sui poveri. Piccoli comuni in rivolta

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ROMA - Cresce la protesta contro la stretta sulle pensioni varata con la manovra. Il provvedimento colpisce infatti anche gli assegni previdenziali non particolarmente ricchi, quelli sopra 1.400 euro lordi al mese.

Il decreto varato dal governo prevede la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 euro al mese, mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, saranno rivalutate per tener conto dell'inflazione, ma solo nella misura del 45%. La platea colpita dal blocco riguarda 4,4 milioni di pensioni, su un totale di circa 16 milioni e la stretta, secondo Il Sole 24 Ore, dovrebbe garantire una minor spesa cumulata, nel triennio 2012-2014, pari a 2,2 miliardi.

L'Inps ha oggi precisato che le pensioni tra 1.428 e 2.380 euro mensili saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e la rivalutazione al 45% ci sarà solo per la quota eccedente. Le pensioni superiori a 2.380 euro mensili saranno rivalutare invece al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno alcuna rivalutazione.

Il provvedimento mette in allarme i sindacati, pronti alla mobilitazione, e scatena la protesta tra i partiti dell'opposizione, che attaccano a testa bassa il governo. Ma si lamenta anche la base del Pdl che critica i tagli alle pensioni ma anche i rincari sulle auto di lusso. Un coro di "no" arriva anche sulle altre misure, quelle che gravano comunque sui redditi medio-bassi e che tagliano i trasferimenti agli enti locali, incidendo inevitabilmente sui servizi socio-assistenziali.

«Le pensioni non si toccano», ha detto anche il leader della Lega Umberto Bossi durante un comizio nel bergamasco. «Le pensioni delle donne non si toccano fin dopo il 2030» ha aggiunto.

È «un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile» si indigna il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni che reclama da governo e Parlamento la correzione delle norme che bloccano l'adeguamento all' andamento dell'inflazione. Anche i pensionati della Cgil parlando di una «vergogna» e sottolineano che ad essere colpiti saranno anche gli anziani che percepiscono assegni da 800 euro netti al mese. «Oltre a essere tassati maggiormente - dice la Spi Cgil - avranno una riduzione drastica dell'assistenza socio-sanitaria, un ulteriore balzello per salvaguardare la loro salute». «Una misura inaccettabile, inserita in una manovra che ancora una volta colpisce i soliti noti, che non affronta i temi della crescita e che picchia duro sui lavoratori e sui pensionati», afferma il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, che poi annuncia: il sindacato «si opporrà con forza anche con la mobilitazione».

«L'eventuale mancata rivalutazione delle pensioni vuol dire impoverire una platea molto ampia di cittadini e significa scaricare nuovamente sulle solite categorie il peso della crisi e del bilancio dello Stato», dichiara Giovanni Centrella, segretario generale dell'Ugl.

Ma è dal fronte politico che si prefigura un forte fuoco di fila nei confronti della manovra Tremonti. Non solo ai 47 miliardi annunciati non si arriva «nemmeno lontanamente» ma «almeno 30 miliardi investono direttamente politiche sociali e del territorio, aggredito nei servizi e negli investimenti» denuncia il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. E tutto questo, avverte il leader democratico, avviene «scaricando il problema sui governi che verranno, con l'uso del voto di fiducia da parte di chi non ha più la fiducia degli italiani».

Di manovra iniqua parla anche Marina Sereni del Pd. «È abbastanza chiaro che i tagli, quelli più consistenti, verranno realizzati nell'immediato nei settori della sanità, della previdenza, del welfare, della scuola, degli Enti Locali mentre le scelte per lo sviluppo e per modernizzare davvero il sistema Italia sono rinviate ancora una volta a data da destinarsi. Una manovra sleale verso il Paese, priva di coraggio e di onestà, che lascia in eredità ai futuri Governi un fardello pesantissimo di debito pubblico, bassa crescita e diseguaglianza sociale», sottolinea l'esponente del Pd.

«Mano mano che emergono i dettagli viene fuori il segno sociale di una manovra che ancora una volta è molto negativa per i redditi medi e bassi dei lavoratori e pensionati», attacca il responsabile economia e lavoro del Pd, Stefano Fassina, sottolineando che il dimezzamento dell'indicizzazione per le pensioni di 1.400 euro va a colpire redditi netti che sono di circa mille euro. «Questo è un colpo non solo all'equità ma che ha riflessi evidenti anche sui consumi di queste fasce sociali. È quindi una manovra che ha un effetto sistemico», fa notare Fassina. Se al dimezzamento dell'indicizzazione dell'inflazione, «che non verrà mai più recuperata» si aggiunge che lo stesso gruppo sociale, quello dei pensionati con condizioni di reddito basso e medio, «verrà colpito anche dall'aumento del ticket sanitario, ne emerge un quadro molto preoccupante».

Per non parlare - aggiunge il responsabile economico del Pd - del capitolo dei tagli agli enti territoriali: «si tratta di 9,5 miliardi che si aggiungono ai 13 miliardi dello scorso anno». «In totale sono 24 miliardi di euro che, come hanno detto anche i sindaci leghisti, sono assolutamente insostenibili. Anche questi tagli si scaricheranno sulle prestazioni sociali», continua Fassina che rileva come pure le norme che aumentano l'imposta di bollo sui titoli si applica su pacchetti di oltre 1.000 euro in titoli, dove l'imposta sale da 34 a 120 euro. Insomma «il segno sociale di questa manovra è quello di colpire i redditi medio- bassi», conclude Fassina.

«La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di Regione, di Province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari», afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra ecologia libertà e della regone Puglia. «La manovra era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, dei tagli alla casta e alla politica. E poi quando uno osserva il contenuto vero della manovra capisce - guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni - che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. È - conclude Vendola - la patrimoniale sui poveri. Nientaltro».

«E' un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese e, dall'altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica. Questo governo continua a prendere a schiaffi precari, pensionati e dipendenti pubblici con parole e fatti. Non sono questi gli interventi di cui l'Italia ha bisogno», dice il capogruppo dell'Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario.

«La manovra è una truffa, scarica il peso sul prossimo governo, non contiene misure strutturali, non rilancia l'economia ed offende pure i cittadini. Taglia sanità e scuola ma non i costi della politica. Un'offesa, una beffa ai danni dei cittadini da parte di una casta sempre più arrogante», aggiunge il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.

Che la manovra si scarichi sugli anni e sul governo a venire è anche Italia Futura a lamentarsene. «È un assegno post-datato», sostiene il think-tank che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo che parla di un provvedimento che è il «minimo sindacale»,con «alcune ridicole prese in giro sui costi della politica». Tuttavia, «considerata la situazione della maggioranza, non era realistico aspettarsi di più» si osserva. Critiche arrivando anche da Fli e dall'Udc, che lamenta l'assenza di sostegni alle famiglie.

«Il governo nazionale coniuga il verbo del risanamento mettendo le mani in tasca ai siciliani e all'intero Mezzogiorno mentre insiste con un federalismo ingiusto e penalizzante per il meridione, riducendo al minimo le perequazioni», afferma il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. «La manovra da 47 milioni di euro - aggiunge il governatore - dispiegherà effetti micidiali su bilanci della Regione, delle Province regionali e dei Comuni che verranno letteralmente falcidiati rendendo arduo il risanamento che stiamo portando avanti tra mille difficoltà. Una vera e propria mazzata. Mi chiedo - osserva il presidente Lombardo - dove si trovavano i ministri e i parlamentari siciliani quando sono stati approvati questi decreti. Oggi più che mai occorre che le Regioni del Sud facciano fronte comune».

I piccoli comuni non ci stanno, meno ancora di Roma, Milano, Torino e Napoli, e minacciano di essere pronti a scendere in piazza. Lo hanno detto chiaro all'XI conferenza nazionale dell'Anci-Piccoli Comuni, a Riva del Garda, in Trentino. I piccoli enti, quelli cioè sotto i 5.000 abitanti, sono il 70% dei Comuni italiani, con popolazione residente pari al 17% del totale e superficie uguale al 54% della complessiva protestano contro una manovra con una manovra «che taglia per altri 3 miliardi di euro i fondi per i Comuni». E per voce di Mauro Guerra, coordinatore nazionale Anci-Piccoli Comuni affermano: «è il momento di fare sentire maggiormente la nostra voce, di prendere iniziative, di partecipare ai tanti tavoli che decideremo di creare e di scendere in piazza, se necessario». PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Dal primo gennaio del prossimo anno, la pensione di reversibilità sarà ridotta nei casi 04/07/2011 in..."

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 3 Dal primo gennaio del prossimo anno, la pensione di reversibilità sarà ridotta nei casi in...

Dal primo gennaio del prossimo anno, la pensione di reversibilità sarà ridotta nei casi in cui il matrimonio del pensionato sia stato contratto ad età del medesimo superiori a 70 anni e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 anni. Una norma per regolare le unioni di comodo' tra badanti e assistiti. PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Parte dal 2014 (invece che dal 2015) l'aggancio dell'età pensionabile alla speran..." 04/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 3 Parte dal 2014 (invece che dal 2015) l'aggancio dell'età pensionabile alla speran...

Parte dal 2014 (invece che dal 2015) l'aggancio dell'età pensionabile alla speranza vita. Salirà poi, ma in modo soft, l'età di pensione per le lavoratrici private: l'ultima ipotesi prevede l'aumento di un mese di anzianità a partire dal 2020, per arrivare a regime 10 anni dopo nel 2030 PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Sembra certo che le misure previdenziali più pesanti siano sparite dalla bozza della 04/07/2011 manovra. I..."

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Sembra certo che le misure previdenziali più pesanti siano sparite dalla bozza della manovra. Ieri Bossi aveva annunciato: «Sulle pensioni stiamo scrivendo i nostri emendamenti» PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi-contributo dei precari" 04/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi- contributo dei precari

Compromesso soft sull'aumento dell'età per le donne del privato: si farà in dieci anni Olivia Posani ROMA IL PENSIONAMENTO delle donne finirà con un intervento super-soft. A pagina 27 della bozza sulla manovra quadriennale che Giulio Tremonti ha portato martedì al vertice di maggioranza si leggeva: «A decorrere dal primo gennaio 2012....». Ieri pomeriggio pagina 27 era un foglio bianco con sopra scritto «da definire». Questo la dice lunga sul braccio di ferro all'interno del governo sull'allungamento dell'età di pensionamento delle lavoratrici del settore privato a partire dal prossimo anno. Contro la misura si è subito scagliata la Lega, che ne ha chiesto la totale abolizione sostenendo che avrebbe penalizzato solo le donne del Nord. «Sulle pensioni stiamo scrivendo i nostri emendamenti», annunciava ieri Bossi. Ma anche il ministro Sacconi non l'ha mai digerita («un conto è il lavoro delle statali, un conto è quello delle operaie») senza parlare della contrarietà del sindacato. E COSÌ, ieri sera a prendere corpo è stata una soluzione veramente light. L'aumento dell'età pensionabile inizierà solo dal 2020 e l'asticella si alzerà molto lentamente: un mese l'anno per 5 anni e poi, dal 2025, di 6 mesi l'anno. Morale: per portare la pensione di vecchiaia da 60 a 61 anni occorrerà aspettare il 2026, mentre per arrivare a 65 (requisito anagrafico che scatterà nel 2012 per le lavoratrici del pubblico impiego) occorrerà aspettare il 2032, anno in cui la riforma andrà a regime. SE LA PAGINA verrà riscritta con una diluizione tale, è difficile pensare che la Lega possa mettersi di traverso. Anzi, il Carroccio potrà cantare vittoria. C'è da chiedersi casomai perchè Tremonti non si rassegni e rinunci definitivamente all'intervento, visto che praticamente non porterà un centesimo di risparmio per decenni. In realtà al ministro dell'Economia occorre poter mettere nero su bianco la riforma per mandare un segnale preciso ai mercati, visto che anche altri Paesi europei (Germania in testa) hanno programmato interventi che andranno a regime nel 2030 e anche nel 2040. A SALTARE completamente potrebbe invece essere l'innalzamento dal 26,7 al 33,7% dei contributi per i lavoratori parasubordinati. È inviso a molti e non aiuta i precari poichè, se è vero che i contributi gravano essenzialmente sui datori di lavoro, è altrettanto vero che questi tendono a scaricare l'aggravio riducendo il salario. Al momento, unico punto certo della parte previdenziale della manovra sembra essere l'anticipo dal 2015 al 2014 del meccanismo che aggancia l'età di pensionamento alle aspettative di vita (3 mesi in più ogni 3 anni). INFINE c'è da ricordare il capitolo badanti fortemente voluto dalla Lega. La manovra stabilisce per decreto che da gennaio la pensione di reversibilità sarà ridotta se il matrimonio è stato contratto da uno dei due coniugi dopo i 70 anni con una differenza di età superiore ai 20 anni. «Non è plausibile che vengano erogati per 30 anni e oltre trattamenti previdenziali in favore di soggetti che, per età anagrafica, potrebbero ancora lavorare», ha spiegato il leghista Matteo Bragantini PRESSToday Rassegna stampa

Gtnews.com Data: 04/07/2011 "Inflationary Risk Concerns Plague Canadian Pensions, Finds RBC Dexia"

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Inflationary Risk Concerns Plague Canadian Pensions, Finds RBC Dexia - 29 Jun 11

More than eight out of 10 (84%) of defined benefit plan sponsors are concerned about the threat of inflation and the potential impact it can have on plan assets, according to RBC Dexia Investor Services. RBC Dexia's latest survey of Canadian pension plan sponsors also found that the largest plans are increasing their allocations to infrastructure assets and other alternatives to act as natural hedge against inflationary pressure and to take advantage of this growing asset class.

"The threat of inflation is not just a concern of the every day consumer, but it is front and centre in the minds of Canadian pension plan sponsors," said Scott MacDonald, head, pensions, insurance, financial institutions product for RBC Dexia. "It's also particularly interesting to note the disparity between public and private plans, both in identifying what risks are most relevant and the differences in asset allocation strategies."

The Threat of Inflation

Momentum and performance in Canadian markets has been strong over the last several months but inflation speculation, combined with the ongoing low interest rate environment and a strong Canadian dollar, is generating some unease.

When asked to indicate their level of concern about the threat of inflation and the impact on plan assets, 84% of plan members reported some degree of concern (ranging from extremely concerned to somewhat concerned), whereas only a small population, 16%, indicated they were not concerned at all.

Mitigating the Risk

It is clear that inflationary concerns are pressing and Canadian pension plans are assessing their portfolio structures in an effort to guard against this possible threat. With the level of concern mounting, managers were asked to describe the measures and strategies they were taking, or contemplating, to mitigate against inflationary trends. The tactics varied, but several trends emerged.

The first and most frequently cited approach was the use of real return bonds (RRBs) in portfolios -seen as a sound strategy to better match indexed pensions. The inflation risk is transferred to the issuer, but the higher price represents the 'risk premium'. Several respondents confirmed their allocations to this asset class and the range extended from 15% to 35% of their total portfolios.

What's Hot and What's Not

Respondents were asked to forecast how they expect to change their allocation strategies in the next six months to a year. Alternatives came out on top with 21% of respondents looking to increase their allocation. And it's certainly where the large plans are headed with 46% of the 'over a billion' club set to increase investment in alternatives. On the other hand, 26% of private plans have no allocation to that segment.

Increases in other asset classes include 19% of respondents bumping up emerging market equity positions, 17% increasing bonds in developed markets, 9% growing emerging market bond holdings followed by only 7% of respondents that expect to increase positions in developed market equities.

Funding Status Improving

The survey found that 85% of respondents confirm that their funded status ranged from 80% to 100%. Moreover, 6% of respondents' funded status exceeded 100%.

Pensions in the News

The status and viability of pension plans has featured heavily in the news in Canada over the past year, with changes to federal pension solvency funding rules and investment limits and provincial funding relief options also attracting coverage, not to mention a surge of interest during the recent federal election campaign.

Respondents commented on their plans communication efforts on two fronts. First, they were asked if the plans had adjusted their communications strategies with plan members to meet increasing demands for information transparency. For the majority of respondents, 58%, no changes were necessary. But for 42% of respondents, new approaches were put in place.

Second, respondents were asked specifically about whether the plans had to provide their members with more information on plan solvency and stability. More than two-thirds of respondents (67%) said that they have not had to provide any additional information to quell concerns, reflecting a confidence (either real or perceived) that plans sponsors have with how they are communicating to their members.

A New Chapter

This chapter in the Canadian pension plan story is punctuated by ongoing market uncertainty, a shifting spectrum of risks, asset allocation strategies that need to hedge against inflation and portfolios that need to perform - to ensure that the pension promise for Canadians is not compromised. PRESSToday Rassegna stampa

Guardian, The Data: 04/07/2011 "Doctors could take industrial action over 'assault' on their pensions" Indietro Stampa Doctors could take industrial action over 'assault' on their pensions BMA chief says his members 'will consider every legitimate action' to defend doctors' pensions from overhaul • Follow developments and have your say at our live strikes blog Denis Campbell, health correspondent guardian.co.uk, Monday 27 June 2011 14.52 BST

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Hamish Meldrum, chairman of the British Medical Association, has rejected proposed pension reforms. Photograph: BMA

Doctors could take industrial action over the government's "unwarranted and unfair assault" on their pensions, the profession's leader has warned ministers. Dr Hamish Meldrum, chairman of the British Medical Association, delivered a sharply worded rejection of the coalition's pensions plans in his keynote address to the doctors' union's annual conference on Monday. "Let me make it absolutely clear: we will consider every possible, every legitimate action that can be taken to defend doctors' pensions," he said in a speech to 500 doctors' representatives in Cardiff. "I have this message for ministers. Whilst we will be reasonable, whilst we will not rush to precipitate action, whilst we will not put patients' lives at risk, do not in any way or for one single moment mistake this responsible attitude as a reason to underestimate our strength of feeling and our determination to seek fairness for those we represent. "The profession will act responsibly, but we will not accept an unwarranted and unfair assault on our pensions." Meldrum's remarks, which were greeted with loud applause, underline the strength of feeling among doctors over changes which he said should not be "just a poorly concealed tax on public sector workers". A doctors' strike is highly unlikely. But there are other forms of industrial action they could take in order to apply pressure, although doctors have not done so since a work-to-rule over contracts in 1975. The BMA leader was speaking ahead of a pensions debate by delegates on Thursday, where there will be discussions of what steps to take if ministers ignore their concerns. There are calls for the union "to ballot the BMA membership regarding all forms of industrial action" if there is no rethink. Dozens of conference motions on the issue show that doctors feel strongly about the possibility of paying more in contributions and losing their final salary scheme. Meldrum called the government's pensions plans "another major threat hanging over the profession". He also criticised Danny Alexander, the chief secretary to the Treasury, for, he said, making the job of negotiating a settlement "impossible, if all we hear are public ultimatums and ridiculous threats such as those we heard just a few days ago". Alexander's signal that ministers planned to press ahead with their overhaul of public pensions drew criticism from Lord Hutton, the Labour peer who drew them up. Meldrum said that big changes to the NHS pension scheme were unnecessary as it was updated as recently as 2008. "Fact: even before the imposed change from RPI to CPI and the threat of the imposed Treasury levy, the NHS superannuation scheme was in surplus, and by 2015 the scheme will have contributed over £10bn to the Treasury," he said. The post-2008 scheme already has tiered contributions to guarantee fairness for lower-paid workers, while all members of the scheme are paying more into it, with the highest-paid contributing 8.5% of their salary, he added. Dr Andrew Dearden, chairman of the BMA's pensions committee, has warned that if ministers press ahead with their plans more doctors could opt for early retirement in order to benefit from the more advantageous current system. A doubling of the usual rate of retirements could lead to contributions going down at the same time as costs rise, he said. Meldrum also warned that, despite the recent changes made to the health and social care bill, the BMA would scrutinise the government's 180 amendments to ensure that "what's been promised is being delivered [and] that this isn't just a case of turning a pig's breakfast into a dog's dinner". He also urged NHS bosses not to "slash and burn" as they try to operate within the tightest financial climate in the service's 63-year history. And, while stressing that doctors are not against competition, he reiterated the BMA's opposition to attempts to introduce a free market into the NHS. PRESSToday Rassegna stampa

Guardian, The Data: 04/07/2011 "Public sector pensions: after the strike, the settlement" Indietro Stampa Public sector pensions: after the strike, the settlement It is easy to predict the rival but equally self-reinforcing ways in which some will seek to frame Britain's day of strikes Editorial The Guardian, Thursday 30 June 2011

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It is easy to predict the rival but equally self-reinforcing ways in which some will seek to frame Britain's day of public sector strikes. On the one side, the defiant marches and rallies of tens of thousands, kids and parents cheering the striking teachers, pensioners' groups alongside protesting unions, the very picture of heart-stirring working-class solidarity aroused to defend its conditions. On the other, a wholly different set of images, of queues of frustrated holidaymakers fuming about missing their flights, of headteachers and plucky parents battling to keep classrooms open in the face of union bullying, a photographers' hunt to find Ed Miliband crossing a picket line, perhaps even a punch-up with the police, if the Daily Mail really gets lucky. Two nations with irreconcilable views of the dispute? That's what some on both sides want you to believe, seeing only what they want to see and pointing to opinion polls which show a public divide – although a majority is actually against the strikes. Yet this picture of a polarised Britain is neither helpful nor true – not yet, anyway. It is perfectly possible to believe both that the workers have a grievance and that they should not strike. Or that the rightwing rhetoric about gold-plated pensions and runaway costs is offensive, even though the system also needs realistic reform and restraint. What the public really wants, we strongly suspect, is a fair, pragmatic and lasting settlement. In many ways, we are still more one nation than two about this – and we will still be so tomorrow. The strikes are a milestone. But do not exaggerate them. They are a significant expression of feeling, not the start of an all-out battle for mastery of the state. But that does not mean dismissing the strikes as having no consequence. The government should understand that the public seems to accept that there are strong feelings among the workforce, recognises that there are difficult and serious issues at stake, and is sympathetic to the predicament of people who are being asked to accept some worsening of their conditions. Ministers would therefore be extremely unwise to overplay their hand. Yet the unions also need to grasp that there may be another less sympathetic side to the public's view of the dispute. Many aspects of the pensions system are not sustainable. There need to be changes, which are likely to involve working longer and paying in a bit more, where that is affordable, as is the case with private sector pensions and the state pension. And the defined benefit commitment that has been promised to the unions is a benefit very much worth having – as the millions who have lost it in the private sector know only too well. The unions need to be acutely sensitive to the limits of public sympathy. Neither side has negotiated entirely seriously. On both sides there are those who see the dispute more as an opportunity to embarrass Mr Miliband – who is right to keep his distance from it – than as an event that can pave the way to a settlement. But there are undoubtedly areas for negotiation and Unison's Dave Prentis, who has rattled his sabre in the past, said this week that the latest talks were serious negotiations. There is room for compromise on local authority pensions and on transitional arrangements, which can be used to ease concerns among those who are expecting to retire soon. These are big areas for discussion. So, we say, discuss them and make a deal. The country wants a solution, not on absolutely any terms, but on the basis of a fair and affordable set of changes that will last and which can be brought in with as much sensitivity and flexibility as possible. Today's strike is neither a festival of the oppressed nor a threat to all we hold dear. It is a stage to be got through. Further strikes would be wrong. The important thing is to negotiate a just compromise. Government and unions must get on and settle this dispute.

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Guardian, The Data: 04/07/2011 "Public sector strike: benefits workers say this time they have 'no choice'" Indietro Stampa Public sector strike: benefits workers say this time they have 'no choice' At the Cannock benefits centre workers are furious about their redeployment and changing roles, as well as pensions Amelia Gentleman guardian.co.uk, Wednesday 29 June 2011 20.42 BST

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Staff at the University and College Union head office in London prepare for the public sector strike. Photograph: Yui Mok/PA

It is a measure of how angry staff are at the Cannock benefits processing centre that even workers in the finance department will be striking on Thursday. This means benefits payments will not be paid on time and people in the area who need crisis loans will not get them. "In all the time I've been working here I've never known finance to strike. My colleagues are not militant; we're usually in, when everyone else is out," said Mary (not her real name), one of the finance officers. In the past, she and her colleagues have taken the position that they shouldn't strike because too many people depended on them for their money. "Basically we care about people. The last thing we want to do is make life more difficult for people," she said. This time, however, there are too many powerful sources of discontent, and most of the department will be joining colleagues on the picket line outside the building, in this small town 10 miles south of Stafford. Mary met half a dozen colleagues in a nearby pub at the end of their shift to discuss reasons to strike. Like most of the 750,000 public sector workers expected to walk out this week, the staff are concerned about pensions and changes to their retirement age. But they are also angry at a recent decision to close the whole office within a year and redeploy staff to other benefits processing centres elsewhere in the Midlands. "This is the straw that has broken the camel's back," she said. The pension reform and looming closure is the main topic of conversation between staff at the centre amid much unhappiness at a perceived lack of public sympathy for their cause. "People think we are civil servants so we are on a whacking great salary, like someone in Whitehall," added Audrey, a manager at the centre. "People are shocked when you tell them how much the pensions are." Like everyone interviewed for this piece, she asked for her real name not to be used because she was anxious about possible recriminations from her employers for unauthorised conversations with a journalist. The strength of support for the strike soared once employees became aware of the online pension calculator on the Public and Commercial Services Union (PCS) website headed: Find out how much you will lose on your pension. Staff fill in three bits of information (age, salary and length of pension scheme membership) and are instantly told how much extra they will need to pay every month, how much money they will lose in various different retirement scenarios, and how much longer they should expect to be working. People were dismayed by the huge impact the changes would have on their lives. Staff at the Cannock centre, in a struggling former coal-mining region, are on below-average wages and, even under the outgoing system, would never have been eligible for the substantial public sector pensions that have been the focus of much of the political debate. "There is this misperception that this strike is about large, gold-plated pensions, but the majority of staff here will be getting pensions of £4,000-£6,000," Jason Ferraby, branch secretary for the PCS in south Staffordshire. "I was shocked at how much it was going to be extra," Mary, 59, said, having calculated that she will need to pay an additional £45 a month in contributions out of her £17,000 salary. Once changes to the pension payments made by her husband, a teacher, are factored in, Mary will lose £215 from her monthly household income. With three children to care for, this represents a large hole in the family budget. "It feels like getting back to being newlyweds and watching every penny," she said. "As you get older you expect life to improve, but it's going backwards. It's not like we are going to be on the breadline, but it will be a retirement that is very carefully planned." She feels she and her husband are being punished for devoting their careers to public service. "We have friends in industry, but we chose to work in the public sector because we like our jobs and we want to be useful to people. "It was nice to get a sense that we were making their lives better," she said. "I feel angry. They bailed out the banks, and we are in this huge financial mess, but it is Joe Public who has to pay the bill." Anna, 33, works 21 hours a week as a claims processor and earns £10,000. She will have to find an extra £25 a month in pension contributions and if she retires at 60 will find herself an estimated £37,800 worse off, according to the online calculator. A single mother with two children, there is no slack whatsoever in her monthly budget to make the extra payments. "£25 doesn't sound very much, but every penny counts. Whatever money I have left after the bills, I split between food, clothes and petrol. "If the kids need a pair of shoes, I won't go food shopping that week, I'll make do with what there is," she said. She has been working for the centre since she was 16, and stayed, even when she saw friends earning more working for shops, partly because as a single mother she felt she needed a secure job close to home and partly because she felt the job was valuable. She deals mainly with people claiming benefit because they are too unwell to work but now feels that there has been little recognition of her role in helping some of the most vulnerable people in society. "I work longer than I am paid to work because I don't like to leave knowing that someone isn't going to get paid. I don't take breaks because the longer I am away from my desk the less customers get looked after." She is not clear how she will be able to combine commuting to the new office with her responsibilities as a parent. She doesn't want to retire at 68, she said. "I will have done 52 years in service." Aside from the pensions reform, these benefits workers feel caught in the middle of huge changes to the welfare system, which significantly change the way they work. The lowest grade of paper-based administrative workers, who deal with post and input data from paper on to computers, are seeing their roles phased out. The future of the service will be digital, they are being told, with most applications for the new universal credit from 2013 expected to be submitted online. Staff who have worked there for decades talk of a palpable shift in the benefits system ethos away from an individualised service to something more impersonal. They fear the shift will intensify once the work moves elsewhere. "It was more of a caring role, more supportive of people; that has eroded over the years," one manager said. "It is all about saving, all about money. There's not so much time to look at the needs of individuals. Now we just want to get them off benefits. I don't think people see it as a vocation any more." Employees who are also Cannock residents fear that the decision to close the centre, which employs just under 200 staff, will have a detrimental impact on the local economy; the town is already visibly not thriving, its high-street dotted with a higher than usual proportion of charity shops and low-budget Poundland-style outlets. An early day motion in parliament last month questioned the DWP's cost-cutting decision to close 17 benefit processing centres, including Cannock's, arguing that the closures threaten 2,400 jobs. It also argued that "with unemployment standing at 2.5 million, now is the worst time to make cuts to services that will affect the time taken in paying unemployed people the benefits to which they are entitled and reliant upon for an income". The town's Conservative MP, Aidan Burley, has told staff closure is inevitable. Audrey, 56, said she was unhappy at the sudden pressure to extend her working life, postponing the moment she can join her husband in retirement and focus on helping with caring responsibilities for two family members. "I love working but I don't want to be doing the job when I am past it," she said. More upsetting were the sudden extra demands she felt were being imposed on her. "We are being asked to travel further to work, to work for longer, for less money and for less pension at the end. It doesn't make sense. It makes me feel sick, and worried, and confused … cheated, especially this near retirement age," she said. "From what should have been a reasonable retirement prospect for us, we could end up being hard up. We've worked all our lives in the public sector. It's really scary." Facing industrial action

Schools It is estimated that a third of schools will shut, with a further third partially closed. According to a survey by the Press Association nearly 8,000 schools will be affected in 143 areas. Big cities will be worst affected with Liverpool, Newcastle, Manchester, east London and Camden facing the most closures. Up to 20,000 private school teachers will also join walkouts. Some 70 are at Eton College, but they say they will "minimise disruption, [and] take the pensions issue forward by other means". Colleges and universities About 350 colleges and 75 universities will be affected by walkouts. None are expected to close but lectures and classes will be cancelled. None of the Russell Group universities are in public pension schemes so it is mostly staff at former polytechnics joining the picket lines. Ports and airports Between 12,000 and 14,000 UK Border Agency employees affiliated to the Public and Commercial Services union (PCS) could go on strike. PCS membership is strongest at Heathrow, Gatwick and Manchester airports and the port of Dover. Managers have been trained to man passport control booths, but there are fears that non-EU airline and boat passengers will suffer delays, as they face lengthier checks when entering the UK. A spokesman for BAA, Heathrow's owner, said: "We expect there to be significant delays at the UK border for arriving passengers." PCS claimed that temporary passport checkers could struggle to detect forged documents, despite contingency training. However, airports sources played down the security threat, saying that delays at passport control are the biggest concern. Jobcentres and benefit offices Most will be opened by non-striking managers but are likely to offer a reduced service. Claimants who sign on on Thursdays will not have to do so and money will be paid into their accounts. Courts The Ministry of Justice says it has "robust" contingency plans and Downing Street confirmed there would be no closures. Some cases could be cancelled, with priority given to the most urgent family and custody cases. Unions say that people who are sentenced tomorrow on Thursday may have to spend an extra night in a holding cell, with due to a lack of staff to process their transfer to prison. Whitehall departments Junior staff in nearly every Whitehall department are PCS members and many are expected to join strike, as well as a rally being organised in Westminstes. Senior staff are not striking, so will keep the machinery of government ticking over. Downing Street confirmed a small number of No 10 staff are joining walkouts. Driving test centres More than 60% of the DVLA workforce are PCS members so there will be a greatly reduced service, with delays to registration of vehicles, and the issue of tax discs and driving licences. The DVLA expect most test centres to remain open and that driving tests due to take place on Thursday should go ahead. PRESSToday Rassegna stampa

Guardian, The Data: 04/07/2011 "Sacrificing children for our pensions" Indietro Stampa Sacrificing children for our pensions If retirement is to be a promised land of holidays, theatre trips and homes too big for us, who will end up paying for it? Phillip Inman, Economics correspondent guardian.co.uk, Sunday 3 July 2011 22.36 BST

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Demonstrators march past parliament. Unions are ready to escalate protests over pension cuts. Photograph: Paul Hackett/Reuters

Britain could suffer another round of public-sector strikes this autumn, but bigger and angrier. Several unions are waiting in the wings to see how negotiations on pension cuts will develop, especially now the Tory leadership has pinned much of its domestic political capital on making large-scale savings. If ministers stick to their guns and ask civil servants to pay more, get less and wait longer for their pension (which no private-sector employer has proposed, at least not in a single negotiation) then the PCS, Unison and NUT will be joined by other teaching and civil service unions. At the moment there appears no way out of the impasse, except for a muddled and unhappy compromise that leaves the unions making a few more concessions than they did four years ago to the Labour administration. Each side will claim victory until a stock market crash or government funding crisis triggers yet another bout of agonising over the cost of pensions 20 or 30 years down the track. What is clear from the debate, and has been for several years, is that a key community is missing from the talks: the young. All the people round the negotiating table are baby boomers, with the exception of the chancellor, George Osborne, and David Cameron, who are independently wealthy and therefore not dependent on their employer for a decent retirement. Union leaders, company directors and MPs are mostly over 50 and represent constituencies that are over 50. And for that reason it will not be the 55-year-old teacher who sacrifices their pension in the name of the common good (or the potential liability of the taxpayer), but the 25-year-old just starting out. It is the reason Britain has failed, and will continue to fail, to strike a reasonable bargain over how to pay for retirement and why we will follow the US into the unhappy position of destroying the pensions of the under 40s in the private and public-sectors to save the benefits, albeit slightly circumscribed, of white-collar baby boomers, many of whom can see the approach of retirement: a promised land of holidays, theatre trips and gentle repose in a home often far larger than they need. Extravagant burdens

For years the City of London, senior politicians and much of the establishment derided the pension promises of France, Germany, Spain and Greece as wholly extravagant burdens on the public purse. The figures supported their argument. With France spending about 18% of GDP on pensions and Germany 16%, it seemed clear that Britain, with a 6.5% outlay on the basic state pension and another 6% on means-tested benefits for pensioners was in a much better position. Our largely privatised system seemed to minimise the burden on the state. Employers promised a guaranteed top- up pension based on charts that showed stock markets and other assets rising at 10% or more a year. This was free money. What better than to build free money into the promise to workers, at no cost to the employer. All the state needed to do was allow tax-free saving and bung in its own earnings-related top up, Serps, to avoid more responsibility. As retirement benefits accrued to individual workers, they gained a private good. It was something, like any asset, that the courts would uphold as private property. The only problem was that the asset was part of the employer and if it went bust, and the pension assets were insufficient, workers lost some or all of their money. In the US this process has resulted in large numbers of corporations going bust (via the convenient Chapter 11 route) to emerge a few months later with only a small guaranteed pension for workers provided by a state-backed repository that is already many billions of dollars in debt. British unions, with the support of a sympathetic government, scored a huge victory in 2005 when employers were forced to support a lifeboat that would rescue bust company pension schemes and pay 90% of their value. The result has been investors sacrificing billions of pounds to boost the assets of the scheme, which still struggles to be solvent. To maintain dividends, investors demanded a sacrifice. It came in the form of final-salary scheme closures to new and young employees, and the offer of cheaper personal savings arrangements. In effect, this move entrenched the rights of older workers against the young. So the private route, which appeared to be a the greatest of all free lunches 20 years ago, is now a vastly inferior model to the public systems of France and Germany, which can be adjusted to match changes in wages, demographics and life expectancy without worrying about the crass and febrile world of stock and bond markets. If the UK government had jurisdiction over all pensions, it could work out a deal that shared the burden of funding retirement. It cannot because a large minority have taken themselves and their generous pension promises out of the picture. The French and Germans are going through a painful transition. It's true that in these countries baby boomers safeguard their benefits as best they can, but there are greater protections for the young and the low paid. A decade on from the tech bubble and subsequent stock market crash – which alerted private employers to the folly of a belief in ever-rising share prices – the government wants to destroy public-sector pensions in much the same way, and for the same reasons, as private investors destroyed private-sector pensions: they want to sacrifice younger people. There are two other choices: the Tesco route and nationalisation. Tesco agreed back in 2003 with its union and entire staff to shift everyone to a career-average defined benefit scheme. Not just for future benefits, but for all benefits. The proposal for a career-average scheme in the public sector will make little difference to benefits because all previous years in the final-salary scheme are protected. Tesco is one of the only employers that still offers a guaranteed pension to its workers. Usdaw, the shop workers' union, was derided as weak at the time, but now looks the most farsighted of all unions. Nationalisation would mean creating one public-sector pension out of the many existing schemes – grabbing assets in the local government pension and university scheme and subsuming them into one grand plan. It would mean negotiating more openly with unions and forcing a wider agenda of change that gives younger workers something more like their older colleagues. It would take away the sense of panic, which unions rightly argue is unnecessary. And it would mean budgeting for rising costs in a more open and transparent way, which some Tory MPs rightly argue would show costs rising at a faster pace than unions like to admit. Next week I hope to add some meat to the bones of this argument and show how baby boomers on all sides of the political divide must put aside their fear and greed to settle the matter.

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Guardian, The Data: 04/07/2011 "Striking rhetoric from Michael Gove" Indietro Stampa Letters Striking rhetoric from Michael Gove guardian.co.uk, Monday 27 June 2011 21.00 BST

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No real surprise that Michael Gove is refusing to listen to teachers' justifiable anger about the changes to their pensions (Parents can break school strike – Gove, 27 June). The pensions review in 2006 was meant to be "once in a lifetime", now five years later huge chunks are to be gouged out of teachers' pensions. In response, the ATL have voted for their first national strike in 127 years. In the NUT ballot 92% of those who voted wanted to take action. As for "damaging respect for teaching", in 2010 the Co-op undertook a survey of the general public to ascertain the most trusted and respected jobs. At the top of the list were doctors, nurses, paramedics, firefighters and, yes, teachers. Occupying the bottom of the league table were estate agents, journalists, bankers and traffic wardens. Propping up the table, fresh from the expenses scandal, were … politicians. As Mr Gove has already worked in two of the most disrespected professions, would it be possible for him to retrain as an estate agent or a traffic warden? Richard Knights Liverpool

Illustration: Gary Kempston •?In the words of the 1944 Education Act there shall be "a minister whose duty it shall be to promote the education of the people of England and Wales and the progressive development of institutions devoted to that purpose". Michael Gove should be at the negotiations table supporting the teachers, not alienating them. Drawing on his knowledge of history, he should echo King Richard II, who, when facing rebellious peasants marching on London, said: "I will be your leader. You shall have from me all you seek." Mr Gove often says that education needs great teachers: well he should recognise that they deserve just rewards for their professional commitment – and few of them will have the energy to continue to work till 66. Michael Bassey Newark, Nottinghamshire •?What an excellent idea when Gove calls for parents to break school strikes; perhaps all civil servant professionals could be replaced by amateurs and so save billions. All government budget problems would thereby be solved in the twinkling of an eye. I'm not quite sure how the plan will pan out if the doctors decide to strike, but one problem at a time. It's such a comfort to me as a parent to know that the education secretary rates our teachers so highly. Leslie Dalton Eastbourne, East Sussex •?I see today that Michael Gove plans to "improve" the quality of education in our schools by offering financial incentives for "excellent candidates" (£20,000 offer to first-class graduates who enter teaching, 27 June). It seems that Mr Gove's definition of an excellent candidate is one who holds a first-class degree. As somebody who has spent more than 30 years in education, I have never seen a link between excellent teachers and a first-class degree. If there is any correlation at all it is a negative one, as those with "lesser" degrees often have a greater understanding of learners' difficulties. An excellent candidate will have enthusiasm, patience and excellent people skills. But then "people skills" is possibly a concept that Mr Gove is not familiar with, judging by his treatment of teachers. Richard Arrowsmith Kirkby Stephen, Cumbria •?So, as one arm of government seeks to slash teachers' lifetime earnings by the odd £100k through a subtle combination of reduced pension payments, increased pension contributions and later retirement, another arm of government proposes to offer inducements of up to £20k to recruit new teachers. Joined-up government, or what? David Lewin Oxford •?Michael Gove wants to end the culture of resits (Report, 27 June) and wishes teachers to concentrate on developing "deep and rounded knowledge" of the subjects being taught. This from a man who has done little or nothing to relax the grip of the most prescriptive curriculum since the worst of Victorian practice. In the same paper you feature the 2011 Folkestone Triennial (Artists offer depressed Channel port a sense of place and new perspectives, 27 June), with which I have been closely involved in Hew Locke's installation in the old parish church. Close on 400 people visited the church in the opening weekend, many of them families with children. Their reactions to the suspended ships were wonderful to see. The effect of such a visit cannot be assessed by a tick in a box. Life is far more than preparing (training) our young children and students to pass examinations. Life is for living, experiencing, giving and taking. In the words of the poet WB Yeats: "Education is not filling a bucket but lighting a fire." Ian Gordon Folkestone, Kent •?Turnout for the AV referendum: 41.97%. Paraphrase of Tory-led government response: "Wonderful! The country overwhelmingly voted for first past the post." Turnout for NUT ballot for strike action: 40%. Paraphrase of Tory-led government response: "Disgraceful! Only 40% bothered to vote." Roger Tollervey Edwinstowe, Nottinghamshire •?Suzanne Moore has mixed feelings about the 30 June strikes (Suzanne's week, 25 June) because she is concerned about childcare. May I reassure her that all ages of children, and their parents, will be welcome at the picket lines, rallies and actions up and down the country, where parents can show their support by taking the day off themselves. If she looks at www.j30strike.org, there are even maps to direct her to the nearest event. Tabitha Bast Leeds •?I am a teacher approaching retirement age. I am not striking on Thursday. The government has said that my accrued rights will be protected. However, the change from RPI to CPI indexing will lower significantly the pension I will receive. Former colleagues who have already retired are also affected by this change. How are we to make financial provisions for the shortfall in our anticipated pensions? A reasonable government would have retained the RPI for all those teachers who are aged 50 years or above, and, failing that, for retired teachers. Second, the government seems to be planning to withdraw the Teachers' Pension Scheme from independent schools. Many of these are highly successful establishments whose pupils achieve high standards academically. Removing them from the pension scheme will make the recruitment and retention of good, well-qualified teachers difficult. Is this really the government's intention? Third, for well-qualified teachers like myself there has always been a trade-off between poor pay and a good pension. I had assumed that the trade-off was sacrosanct. If high-quality teachers are to be recruited in future, any decrease in pension will have to be offset by an increase in salary. Finally, future university students beware! It would be naive to assume that the generous student loans introduced by the government were anything more than a way of ensuring the legislation would be passed. If the teachers' pension scheme can be changed for existing pensioners, so too can the terms of those student loans. To the coalition nothing is sacrosanct. Ernest Carwithen Solihull, West Midlands •?Michael Gove is a person of many words, so his suggestion that CRB-checked parents could rush in on Thursday to keep schools open is all of a piece with his meanderings. Two points, though: First, Mr Gove says, on the one hand, that many parents will be put under pressure on Thursday to stay at home from work and, on the other, that there are legions of CRB-checked parents, presumably not in work, whom headteachers could call in as "reserve staff". Or is he saying that those working parents with older children who can be left to their own devices should say to their employers they can't be at work on Thursday because their country needs them in the nation's classrooms? Second, as for a decline in respect for those teachers who strike on Thursday, and the damage this could do to the profession as a whole, Mr Gove is underestimating the sympathy many parents and non-parents have with teachers and other public sector workers who will be striking. And, believe it or not, public sector workers may also be parents in this multitasking and multitasked world. Strike-breaking is hardly an honourable call to arms! Bruce Ross-Smith Headington, Oxford •?Just one question for Mr Gove: will the "mums' army" he is calling on to keep schools open on Thursday be CRB-checked? Barbara Hibbert Harrogate, North Yorkshire •?In an age when it is rightly insensitive to call strike breakers "blacklegs", a Tory minister has given us a replacement, "Govelegs". Well done, Michael. Dave Nicholson Windsor, Berkshire PRESSToday Rassegna stampa

Guardian, The Data: 04/07/2011 "Why public sector strike deserves your support" Indietro Stampa Why public sector strike deserves your support The real danger to 'hardworking taxpayers' is not our strike, but the attack on pensions Mark Serwotka guardian.co.uk, Wednesday 29 June 2011 21.15 BST

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Hundreds of thousands of public sector workers are striking over pension provisions. Photograph: Susan Gotensparre for the Guardian

Tomorrow's strike by three-quarters of a million public sector workers has opened up a national debate on pensions – and it is one we welcome. Polls show that public support for our campaign has grown, perhaps because the media has for once examined the issues in depth. Meanwhile, the spluttering performance of ministers has shown that they are all rhetoric and no evidence. The prime minister alleges that public sector pensions are unaffordable and unsustainable; yet reports by the National Audit Office and public accounts committee suggest otherwise. Even the Hutton report shows public sector pension costs are falling, but the government refuses to negotiate on pension age, contributions or value. The evidence does not stack up for Cameron, but he has assembled a coalition he can spin his way through: the compliant Labour ex-minister whose conclusions contradict his report; rightwing newspaper battalions too willing to demonise strikes; and a timid opposition with no idea what it stands for. Cameron is also trying to enlist private sector workers in his campaign against public sector pensions, but the real pensions scandal is private sector pensions – both the lack of them and the tax reliefs that benefit the super-rich. The collapse of private sector pensions is one of the greatest outrages of our time. Just over a decade ago half of all private sector workers were in a workplace pension scheme; today it's less than a third. The cost of that decline will be borne by the taxpayer through increased eligibility for means-tested benefits such as pension credit, housing benefit and council tax benefit; greater health and social care costs; and an increase in our already shocking levels of pensioner poverty. However, while pensions have been ripped away from ordinary workers, the directors of large companies continue to net very generous pensions. Research by the TUC shows that the average director's pension in a FTSE 100 company is worth £3.4m, while the chief executive averages £5.6m. These generous fat cat schemes at the top lapped up the bulk of the £37.6bn in tax relief that private sector pensions get every year. UK pensioner poverty is among the worst in Europe – only Cyprus, Latvia and Estonia abandon their pensioners to a greater degree. France spends over twice as much on pensions as the UK, Germany two-thirds more. How is further damaging pension provision in this country going to tackle that crisis? Don't tell low- and medium-paid workers on strike today in defence of their modest pensions that they are being unfair on the "hard-working taxpayer" – as if public sector workers are not in that category too. We have 30,000 members not on strike today who work in the private sector. They do not begrudge their fellow members a penny of pension, because it is not public sector workers who exploit them but their private sector employers. People see through these divide-and-rule tactics because they see injustice around them every day when they are told there is no money for libraries, but there is for bombing Libya; they have to swallow a VAT hike while corporation tax is slashed; and new school buildings are out of the question while a new Trident missile system is a necessity. On average, the public sector workers I represent can expect an occupational pension of £80 a week. They will also get the basic state pension of £102 a week. That combines to an income of just £4 over the official weekly pensioner poverty line of £178. It means many retired public sector workers are already living in poverty and many more will join them if these cuts go through. Tomorrow those on the precipice will be striking. Please support them. PRESSToday Rassegna stampa

Independent, The Data: 04/07/2011 "Battle lines drawn for public sector's day of protest"

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The Labour leader Ed Miliband joined David Cameron in urging trade unions not to press ahead with tomorrow's mass strike, as the scale of the disruption from the walk-out became clear.

In addition to the 2 million children likely to be given the day off as their teachers man picket lines at the school gates, air passengers were advised not to travel because of striking immigration staff. The courts system has plans to run a skeleton service.

Those on the picket lines are expected to include 999 call handlers, security officers at the Houses of Parliament and police support staff. Driving tests could be cancelled and job centres forced to close. Related articles

Strike will have 'significant impact' Travellers warned of delays due to strike action Mark Steel: Teaching? Anyone can do that Sean O'Grady: It wasn't like this when Michael Gove was on the picket line Search the news archive for more stories

Up to 750,000 teachers, lecturers and civil servants may join the 24-hour walkout over the Government's proposals to make their pensions less generous. Protests are expected throughout Whitehall. Ministers, who face having to cross picket lines to get into their departments, made further threats to rewrite the strike laws yesterday. The National Union of Teachers predicted that 85 per cent of schools would be either shut or partially closed.

By last night, 3,206 schools had told local authorities they would be closed while 2,206 would be partially closed. Of the academies, 84 would be closed, 128 partially closed and 158 fully open.

However, government sources admit that they do not know the overall impact – partly because many heads have not been told by unions which teachers will turn up for work. Michael Gove, the Education Secretary, told MPs he would review the rules to force teachers to disclose this information in advance.

Some unions who are not on strike have told their members not to cross picket lines at school gates. That could deter teaching assistants meant to be filling the gaps left by striking members of the NUT and Association of Teachers and Lecturers.

Unions remain at odds with the Government over plans to raise the pension age, increase workers' pension contributions and to link pension values to the consumer prices index (CPI), a measure of inflation which is generally lower than the retail prices index (RPI).

Mr Cameron told the unions the strikes were " wrong – for you, for the people you serve, for the good of the country. It's the changes we propose that are right." Insisting that the Government's proposals were a "good deal" on pensions, he told the Local Government Association conference in Birmingham that the balance between what public-sector employees paid into their pensions and what the taxpayer contributed was getting "massively out of kilter".

Mr Miliband issued his strongest condemnation of the strikes last night, after telling his Shadow Cabinet at its weekly meeting to sing from the same hymn sheet. At the weekend, frontbenchers Peter Hain and Sadiq Khan were less critical of the industrial action than the Labour leader.

Calling for both sides to "think again" and return to the negotiating table, Mr Miliband said: "Strikes are a sign of failure on both sides and Thursday's industrial action is a mistake ... I understand why teachers are so angry with the Government. But I urge them to think about whether causing disruption in the classroom will help people understand their arguments. You do not win public backing about pensions by inconveniencing the public – especially not while negotiations are ongoing."

However, the Labour leader also blamed the Government for acting in a "reckless and provocative manner".

Public opinion does not appear to be on the side of the strikers: a ComRes poll for The Independent this week found that people believed by 50 per cent to 32 per cent that the Government should ban public-sector strikes unless there has been a turnout of at least 50 per cent in the ballot.

Mr Gove's appeal to heads to encourage parents to volunteer to come in and help keep schools open appeared fall on deaf ears as headteachers' leaders expressed "grave concerns" about the idea. Russell Hobby, general secretary of the National Association of Head Teachers, said: "It is probably not unlawful but we would strongly advise our members not to accept voluntary help to cover for absent staff this Thursday. When qualified staff are present, the voluntary help of parents is a very welcome contribution to schools and something to be very much encouraged. However, where qualified staff are unable to supervise them, the presence of voluntary, temporary helpers can have very serious implications for the safety and well-being of pupils."

Universities and colleges will also be hit by strike action as the University and College Union joins the strike. The union said this would cause "significant disruption" to around 350 colleges and 75 universities.

Two organisations supplying emergency nannies to help parents out in times of crisis reported a significant increase in bookings. Ben Black, of Emergencychildcare.co.uk, said he had seen a fivefold increase in bookings. Amanda Coxen, of Tinies, said it had received a 50 per cent increase in enquiries.

David Frost, director general of the British Chambers of Commerce warned: "Large-scale industrial action will have a significant impact on business confidence and inward investment, which are both critical to the UK's economic recovery. For example, the disruption caused by teachers striking means many parents will miss a day of work to look after their children, resulting in lost wages and damaging businesses' productivity".

Public solidarity? It depends who you ask

Michaela Zein, 39, accountant, London

"I can imagine how tough it is for teachers working today and I completely understand their motivations for striking. However, we have to look at the bigger picture and the public sector needs to adapt. After the recession, the private sector has already made great cuts across the board and has cut pensions for all employees. Personally, I don't think I would strike as I feel that these cuts are tough but perhaps necessary."

Jamie Quinn, 31, sustainability manager, London

"Public-sector employees often get paid less than private-sector workers. Indeed, one of the main justifications for working in the public sector is the guarantee of a favourable pension after suffering a working life with a poor wage. After putting in all that time and effort setting up for retirement – suddenly the goalposts are moved. I would picket if I was a teacher but there is a limit to my sympathy for the teachers. In these tough economic times, you have to be honest, and judge whether a poorly paid job is better than no job at all. I believe the majority of people would rather take the job and not grumble."

Matthew Wailing, 33, IT consultant, Sussex

"On principle, I do not believe in striking as a whole. I understand their frustration but striking is not the answer and does not resolve anything. The private sector has been suffering for a long time, and it is only now that the public sector is beginning to feel the burden. I recognise that the proposal of a good pension plan can compensate for poor wages but savings need to be made."

Joanna Brown, 33, artist, Scotland

"I have not been following the press coverage that greatly. However, separate to this, I believe that teachers do a very hard job but deliver the goods constantly. Thus on that basis, the teachers deserve a good and suitable pension for their work."

John Warrender, 48, university lecturer, London

"I think it is a good idea for public-sector workers to go on strike because it is widely known that public-sector workers are paid much less than private-sector workers. The work as a teacher is extremely arduous and the level of expectation upon them is vast. If I was a woman aged over 50 who had saved up a good pension, I would be extremely annoyed. The idea of changing the rules halfway through the game seems extremely unfair. If I was teacher, I would strike with them and despair."

Stuart Linden, 37, director of a paper merchants, Hemel Hempstead

"The events planned on Thursday are quite an inconvenience to me. I have taken a day's holiday to look after my daughter as one of us has to look after her. Personally, I am not angry about the event and if I were a teacher, I would strike. However, it isn't really the solution for a problem like this and I do not know how their actions will solve it."

Alison Muskett, 29, unemployed, London

"Although I hold no strong view on the matter, I do not believe the strikes are the right course of action. I have been speaking to one of my friends, who is a teacher, and she says she will strike – not because she wants to but because she fears social exclusion if she does not. Strikes never truly achieve their goal. The problem is the children that will be affected by this may get disenchanted by it. I would not strike as there has to be another way and strikes are not the right way to go about anything."

Peter Cook, 67, retired, Cheshire

"I'm absolutely not in favour of the strike action planned for Thursday. Teachers are quite well off as it is. The public sector is widely known to receive 40 per cent higher pay than employees working in the private sector. The unions are not facing up to reality. The fact is that they need to make sacrifices just like everyone else. All in all, they seem a little bit selfish. In these tough times, everyone's accepting the cuts; they just need to accept them too. It should be a non-event. There should be cuts in other areas as well but I think the teachers' actions are unjustified."

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Independent, The Data: 04/07/2011 "Higher state pension 'would not cost more'"

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A simpler, more generous state pension of £140 a week would remove millions from benefits and provide an incentive to save without costing taxpayers more than the current system, a study argues.

Research for the National Association of Pension Funds found that under the existing system a third of pensioners would be eligible for the means- tested pensions credit by 2055, but under a single-tier state pension this would fall to 5 per cent. The NAPF said the study showed that of the Government's two options for state pension reform, the single-tier system costs no more than the current system and helps more people.

"It would particularly benefit low earners, women and the self-employed. It would also support 2012 pension auto-enrolment reforms by confirming that it 'pays to save' and that savings will not be eroded by means-testing," the NAPF said.

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Independent, The Data: 04/07/2011 "MPs under pressure over pensions as public sector goes on strike"

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MPs face having to pay an extra 3.2 per cent of their salaries into their pension scheme in an attempt to avoid inflaming the dispute with public- sector unions – but even after the change, their pensions will be among the most generous in the country, and better than those available to civil servants.

Click HERE to view UK on strike graphic (72 kb)

The move emerged on the eve of today's 24-hour strike by up to 750,000 teachers, lecturers and civil servants over the Government's plans to scale back their pensions. The action is expected to cause widespread disruption, closing a third of schools, partially closing another third and resulting in delays at passport controls at airports. Related articles

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With MPs facing charges of hypocrisy for wanting to protect their own pensions while other public workers have their provisions cut, David Cameron told the Commons at Prime Minister's Questions: "We are public-sector workers as well and we should be subject to exactly the same changes we are asking others to take on.

"So the increase in contributions should apply to the MPs' system, even though it is a system where we pay in quite a lot. We are saying right across the board that the increase in pensions contributions is right to create a healthier, long-term system."

Sir George Young, the Commons Leader, will table a motion before the summer recess starts next month transferring control of MPs' pensions from Parliament to the Independent Parliamentary Standards Authority set up after the MPs' expenses scandal. It will propose a 3.2 per cent rise in MPs' pension contributions, in line with the extra demand placed on most public servants.

Although some Labour and Conservative MPs may dislike the proposal, they are expected to have to swallow the medicine.

But even then, the taxpayers' contribution to the MPs' fund is capped at 28.7 per cent – higher than other public-sector schemes.

At present, MPs can contribute either 11.9, 7.9 or 5.9 per cent of their £65,738-a-year salary. Accrual is capped at two-thirds of an MP's final salary, payable after 26 years in the Commons. This is expected to be changed to a career average figure, in line with the proposal for the rest of the public sector. But that would not have the same impact as on other workers because MPs are all on the same salary.

Brian Donohue, the Labour MP who chairs the trustees of the Parliamentary Contributory Pension Fund, agreed that the scheme should be brought into line with those for other public employees: "That will have to be the position."

Whether the change will cool the anger of the four unions on strike today is another matter. In the largest co-ordinated union protests for five years, teachers, lecturers and civil servants will take to the streets in more than 70 towns and cities in England and Wales.

More than 7,800 schools in 143 areas will be hit by the strike, forcing hundreds of thousands of parents to make special childcare arrangements. Based on incomplete data, government sources estimated that about a third of England's 24,000 schools would close, and another third would be partially disrupted.

About one-fifth of Britain's 500,000 civil servants will strike, bringing delays to ports and airports, where immigration offices will close for the day. Those who are working in Whitehall have been told they can bring their children into the office if their schools are closed.

The Public and Commercial Services Union, which represents staff in government offices, and three teaching unions – the National Union of Teachers, the University and College Union and the ATL – have called their members out for one day in the battle over pensions.

Yesterday, Mr Cameron condemned the strikes, telling MPs: "I don't believe there is any case for industrial action, not least because talks are still ongoing. It is only a minority of unions who have taken the decision to go ahead and strike. What I want to see tomorrow is as many mums and dads as possible able to take their children to school."

He taunted the Labour leader Ed Miliband for not mentioning the strikes at Prime Minister's Questions. "What the whole country will have noticed is, at a time when people are worrying about strikes, he can't ask about strikes because he is in the pocket of the unions."

None of the four unions staging nationwide strikes today has ever been affiliated to the Labour Party. But Britain's two biggest unions, Unite and Unison, which do contribute substantially to Labour funds, have thousands of their members on strike in Birmingham and Southampton, where council staff are protesting at proposed wage cuts.

Labour sources pointed out that Mr Miliband had already opposed the strikes. He will speak out again in a speech to the Local Government Association today.

Vox Pop: 'They have a point, but I'm not sure striking is the right way'

In Camden, north London, all but four schools were due to close or partially close today because of teachers strikes. Several private school teachers were also due to join the walk-out from the London borough. Here those affected by the closure of Fleet Primary School, Hampstead, share their views.

Laila Chittoo, parent

"I am not saying what they are doing is wrong but where is the money going to come from? There is not enough of it in the pot. It is certainly disruptive for parents and, more importantly, for the children who need to continue their studies. My daughter is going to one of the other parent's houses because I have appointments that I have to keep.

"Luckily it is a small school and all the parents help each other out. The teachers have a valid point to show how unhappy they are and I hope they prove something but I am not sure if striking is the right way. The teachers are really good here and I support them."

Her daughter, pupil, Natasha

"I know the teachers are going on strike but they have not really spoken to us about it. I like going to school so I am a bit disappointed to not be going in. If the weather is nice, we will go to Hampstead Heath so that will be nice."

Mary Alexander, teacher

"We had a strike in March against local council cuts to education services so that galvanised us. We are all united. We have had the facts laid out to us and the changes are so vast: increased contributions and they have already changed from RPI [Retail Prices Index] to CPI [Consumer Prices Index] which reduces the pensions by about 15 per cent, and pushing up the retirement age.

"For me, that will be 68. When you are a teacher, you have to spend all day on your feet, doing PE lessons and standing on tables for displays – it is not a desk job. I am here at 7.30 in the morning till 6pm and there are 30 kids running after me.

"For each year you retire early, they want to take away 5 per cent of your pension. We need to make the public aware of all this. They want 50 per cent extra in contributions and some of us cannot afford it. I do not like to think of it as us putting the Government up to ransom and demanding they give us everything, but we want to be listened to and for them to let us know they are negotiating."

Liberal Democrat councillor and school governor Tom Simon

"I am sympathetic to the concerns of the teachers who are striking, but I'm not convinced that enough has been done to avoid these strikes and feel they are too hasty. The strikes mean that many schools will be closed and this does have an impact on children and their parents who have to take time off work to look after them."

Andrew Baisley, Camden NUT branch secretary

"Teachers are striking because the Government's plans for the pension scheme are unfair and unnecessary and being done without any proper consultation. They feel they are being given no choice. The amounts of money in question are not small amounts of money. These are enormous changes. Even though I've been paying into my pension for 17 years, I'm halfway through my career, I still stand to lose £8,000 a year. I feel awful for anyone younger who is losing even bigger sums.

"We will end up with people not going into teaching, and re-creating the recruitment problems that there were at the start of my career."

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Independent, The Data: 04/07/2011 "Q&A: Pension reform, what does it mean? Is it necessary? And who will be affected?"

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Q What does the Government want?

A To save money. Many public schemes are "unfunded", meaning that the Government must pay the bill however large it gets. The cost of public workers' pensions has risen by a third to £32bn this year, so public-sector workers are being asked to: Related articles

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* Make an additional payment of 3.2 per cent of their salary by 2014, with an exemption for those on less than £15,000, and a rate of 1.5 per cent for the £15,000 to £18,000 group.

* Work for longer. At present public servants can retire at 60. This will gradually be brought up in line with the age when people become eligible for the state pension – that will be 66 for both men and women by 2020. The armed forces, police and fire service would, however, be exempt.

* Accept "career average" as the basis for their pensions rather than their leaving salary.

Q What do the unions say?

A The TUC says most pensions pay out between only £5,000 and £8,000 a year. One person in 10 receives less than £1,000 a year. However even these modest annual payments require substantial contributions: enough for a cash pot equivalent to about 14 times the annual payment. In the case of the top people – BBC bosses for example – an annual pension of £100,000 say, equates to a notional "pot" of £1.4m. To secure an annual payment of £20,000 would mean putting aside a pot of £280,000.

Q Are public-sector pensions really "unaffordable"?

A The Prime Minister and the Civil Service minister, Francis Maude, have used that word. The Treasury minister, Justine Greening, studiously avoided it yesterday, preferring the term "untenable", as used by the former Labour minister Lord Hutton in his report on pensions. Anyway, public pensions are affordable in the long run, according to the independent Institute for Fiscal Studies, because they are set to fall in relation to the size of the economy over the next half-century from 1.8 per cent of national income to 1.4 per cent.

So the "burden" will shrink. However that apparent improvement is because previously agreed reforms under the Labour government to trim the cost of pensions are now being implemented.

The Coalition has also proposed moving the uprating of all pensions from the Retail Price Index (RPI) measure of inflation to the Consumer Price Index (CPI). Basically, the RPI reflects house prices, which tend to push inflation higher over the long term than CPI. The cumulative effect will be substantial.

There is also the point that public pay and pensions should be taken together. In the past, public-sector pay was traditionally lower than the private sector; in return, those working for the government could expect better pensions and job security. Under the Blair and Brown governments, broadly, public-sector pay caught up, and in the recession rose faster than the private sector. So public-sector workers now have better pay (in some cases) better pensions (mostly) and greater job security (arguably). Also no one can be sure how fast the economy will grow.

Q Are public-sector pensions better than private-sector ones?

A Increasingly that is the case. In the past, workers of all kinds were covered by "final salary" schemes, also known as "defined benefit" ones. These related pensions to final salaries and were guaranteed. Now most private-sector staff are under "defined contribution" or "cash purchase" plans where the employer makes a contribution to a fund invested in financial markets. What you get in old age depends on how that performs, charges by investment managers and annuity rates and HMRC rules. It is more precarious. Under the pressure of modern globalised economic life, the old final-salary schemes grew too expensive for private companies and unions were usually too weak to resist reform. Tax changes under Gordon Brown also, some claim, reduced the value of private pensions. So only 21 per cent of private-sector defined-benefit schemes are now open to new members, and only 2.4 million workers, or about 10 per cent of private-sector staff, are covered by them. By contrast, about 80 per cent of public-sector workers still have traditional pensions, some 5.4 million workers.

Q Are the Government's proposals "fair"?

A What's fair? Why should a poorly paid nursing assistant have their pension cut? But also, why should someone on the minimum wage with no pension provision at all fill the pension pots of retired governors of the Bank of England or university vice-chancellors?

Q What is career averaging?

A A "final salary" scheme tends to favour those who earn lots right at the end of their working lives. In fact this rule led to some legendary abuses in the police force, where senior officers would attempt to engineer "one last promotion" to boost their immediate pre-retirement income. On the other hand, those who are paid moderately over the course of their career would tend to benefit from career averaging.

Q Pension, what pension?

A Some 43 per cent of the UK workforce – fully 12 million people – have no workplace pension at all. This is especially true of the low paid who naturally have little funds available. For them, the Government is proposing that employers provide plans under the new National Employment Savings Trust (NEST ), to be phased in over the next few years. "Auto enrolment" means people will have to actively decide to opt out of the scheme, thus harnessing the power of inertia.

Q What about the state pension? A Good news. The Coalition will uprate it in line with inflation, earnings or by 2.5 per cent per year, whichever is the greater.

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Independent, The Data: 04/07/2011 "State sector pensions: an issue that can no longer be avoided"

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There are the strikes, and then there is the political fallout. The issues around the strikes planned for this week and the autumn are relatively straightforward. The fallout is explosively unpredictable.

In terms of the strikes, the unions' arguments are unconvincing. Indeed they have a much less powerful case than the striking miners in the 1980s, a cause that was almost doomed from the start. Behind the destructive posturing that shaped the miners' strike, there were two subtle and balanced debates, one about our future energy supply and the second on how local mining communities would survive. For all his crusading egotism, Arthur Scargill had a case in arguing that in some cases a so-called uneconomic pit was more economic than it seemed. Now union leaders, more self-effacing than the miners' leader, do not have an equivalent forceful argument. Related articles

Cameron to urge unions to rethink planned strike Public supports proposed ban on some public sector strikes Search the news archive for more stories

Instead the counter-argument is overwhelming. We are living longer. We will have to pay for that somehow or other. Parts of the public sector have enjoyed pensions that seemed unsustainable in an economic boom and certainly are so now. A few years ago I gave some talks on a cruise. To my surprise it was crammed with retired public-sector employees, some of whom had been drawing a generous pension since their mid-50s and going on what seemed like a never-ending cruise, as quite a few booked their next holiday while on the boat. Briefly I felt like the Daily Mail's columnist Richard Littlejohn, and realised how easy it must be to write with reactionary fury.

Of course most public-sector workers are not as privileged. Many retire on puny pensions reflecting the size of their meagre salaries. But no employee at any level of the public sector can escape the great sleeping issue of our era: how we meet the substantial costs of living longer. Taxpayers in the private sector should not subsidise the pensions of those in the public sector, which is what will happen if public-sector contributions don't rise and the retirement age does not go up. Even for teachers, where pensions are paid from a well-resourced teaching pension fund, the issue is urgent. The fund will become increasingly less well-resourced as retired teachers live longer.

In other fields earners adapt. If holidays become more expensive, savings are made or no vacation is taken. If we live longer, even more ruthless planning is unavoidable. The Government has commissioned a report from the shrewd former head of the Institute for Fiscal Studies, Andrew Dilnott, which will state the obvious in forensic detail. We need to save for care of any quality. When this government, or a future one, dares to take the political risk, current earners will have to put aside more rather than less.

No doubt ministers have not handled this issue especially well. They rushed in, as they sped into every policy area last year, like an out-of-control racehorse. There will be anomalies and details that have not been thought through. It is significant that the former Labour minister John Hutton, the author of the pensions' review, has warned about the dangers of acting in haste. But on the whole the Hutton Report was widely regarded as being fair and, in the view of some Treasury insiders, as too fair. There were obvious political calculations when Cameron/Osborne appointed another Blairite to their cause, but Hutton acted independently and, in doing so, becomes an emblematic figure. Pension reform crosses party boundaries even if the method of implementation tests the consensus.

The potential political fallout of threatened strikes is more evenly balanced, almost the opposite of the 1980s, when from the beginning it was clear that the miners' strike was a nightmare for Neil Kinnock and a confrontation that ultimately a post-Falklands Thatcher would "win". Victory in this case is less tangible. Everyone from the unions to Miliband and on to senior ministers agree that policies for pensions require an overhaul. The issue is one of timing, pace and detail, less vividly dramatic than Thatcher's confrontation. The context is also very different from the 1980s. Before the election George Osborne coined what seemed like a unifying conciliatory slogan. Revealingly it is the only slogan of the Cameron era so far that has become famous. In the Conservatives' pre-election conference Osborne declared, "We are all in this together".

The problem with these comforting words is that they are evidently not true. The bankers still collect their mind-boggling bonuses while relatively low-paid workers take a pay cut. Even the Governor of the Bank, Mervyn King, expressed surprise earlier this year that people were not angrier. Now some are.

The broader context is also more nuanced. The Business Secretary, Vince Cable, is not alone in urging caution over introducing more anti-strike legislation. The unlikely figure of Norman Tebbit has also argued against a precipitate move, pointing out that, after three decades, his legislation has been effective. For the Coalition this is a moment to keep fingers crossed rather than one in which a straightforward "victory" is guaranteed.

Conversely the dilemmas for Miliband, though not insignificant, are not as acute as they were for Kinnock. The son of a miner, he was opposed to Thatcher's indiscriminate desire to close most pits and yet painfully aware that Scargill was leading the miners to a terrible defeat while a powerful section of his party supported them. Miliband has made clear that this week's strike is a mistake. Like the Government, he has a powerful case. The main victims will be users of public services, often on low pay and with the prospect of poor pensions.

But while it is not inevitable that Miliband will suffer, he could do so. Some shadow Cabinet members are convinced that the Coalition has chosen to pick a fight for political purposes and are much more sympathetic to the unions. The former shadow Chancellor Alan Johnson, broadly articulated this view last week in public. Not for the first time a Labour leader faces possible division and ambiguity over the unions. Almost as dangerous for Miliband, he plans to announce major internal reforms during his party conference speech this September, a much more substantial package than he has signalled so far. The changes have been long planned and could define him, but they risk becoming conflated with industrial turbulence and appear only as a defensive reaction to the storm.

Politically there are weird contortions. Miliband hopes to blame the incompetence of the Government for the strikes, even though he agrees a major reform of pensions is necessary. Ministers hope Miliband suffers politically even though the relevant teaching unions making waves this week have no links with Labour. In a curious way both are united in their wariness, seeking early resolution, unsure which leader will suffer perhaps fatal damage if next year is punctuated by widespread disruption. Their fearful unity is the ultimate contortion as Britain prepares for divisive strikes over an issue everyone agrees cannot be avoided any longer. [email protected]

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Italia Oggi Data: "Addio alla pensione dopo 5 anni" 04/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 30/06/2011 - pag: 23 autore: di Daniele Cirioli MANOVRA CORRETTIVA/Tra le disposizioni previdenziali anche lo stop alle cause fino a 500

Addio alla pensione dopo 5 anni

Arriva le prescrizione per i ratei arretrati delle prestazioni Addio alla pensione dopo cinque anni. Eventuali ratei arretrati, sia di trattamenti pensionistici che di prestazioni assistenziali (cig, mobilità, disoccupazione, assegno nucleo familiare ecc.), infatti, oggi non soggetti ad alcun termine di decadenza, si prescriveranno in cinque anni. A stabilirlo la bozza di manovra correttiva tra le misure per deflazionare il contenzioso in materia previdenziale. Sanatoria, inoltre, sul minicontenzioso dell'Inps. Le cause pendenti al 31 dicembre 2010, di valore fino a 500 euro, saranno archiviate d'ufficio con riconoscimento della pretesa a favore dei ricorrenti. Minisanatoria. La minisanatoria, come accennato, opererà nei confronti dei processi in materia previdenziale nei quali sia parte l'Inps, pendenti al primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, e per i quali non sia intervenuta sentenza. Se il valore non è superiore, complessivamente, a 500 euro, tali processi si estingueranno di diritto con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente. L'estinzione sarà dichiarata con decreto del giudice, anche d'ufficio, che all'uopo fisserà anche che le spese del processo restano a carico delle parti che le hanno anticipate (articolo 310, ultimo periodo, del codice di procedura civile). Pensioni prescritte in cinque anni. Novità di particolare rilievo è la previsione di un termine di decadenza dal diritto alle prestazioni di natura assistenziale e previdenziale. In particolare, la manovra stabilisce che si prescrivono in cinque anni i ratei arretrati, ancorché non liquidati e dovuti a seguito di una pronunzia giudiziale dichiarativa del relativo diritto, dei trattamenti pensionistici (quindi di tutte le pensioni: vecchiaia, anzianità, superstiti, ecc.) nonché delle prestazioni erogate dalla gestione di cui all'articolo 24 della legge n. 88/1989 o delle relative differenze dovute a seguito di riliquidazioni. Il predetto articolo 24 disciplina la «gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti», vale a dire disoccupazione involontaria, cassa integrazione guadagni, cassa unica assegni familiari. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Congedi straordinari ma non fruttano Tfr" 04/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Azienda Scuola data: 28/06/2011 - pag: 36 autore: di Franco Bastianini Chiarimenti dell'Inps sulle ricadute sul trattamento

Congedi straordinari ma non fruttano Tfr

Non è utile ai fini del trattamento di fine rapporto (Tfr) il periodo di congedo straordinario per l'assistenza al disabile previsto dall'art. 42, comma 5, del decreto legislativo n. 151/2001. Lo ha chiarito l'Inps con il messaggio n. 13013 del 17 giugno 2011.In materia di trattamento di fine rapporto, si legge appunto nel messaggio, l'art. 2120 del codice civile – con riguardo ai casi di sospensione del rapporto di lavoro durante i quali deve essere computato l'equivalente della retribuzione alla quale il lavoratore avrebbe avuto diritto in caso di svolgimento dell'attività lavorativa – fa espresso riferimento ai casi di sospensione per infortunio, malattia, gravidanza e puerperio di cui all'art. 2110 del codice civile, nonché a quelle per le quali sia prevista l'integrazione salariale.Dall'insieme delle disposizioni richiamate, si legge ancora nel messaggio, si evince che, fatte salve eventuali diverse previsioni ad opera della contrattazione collettiva, il lavoratore non ha, durante il periodo di congedo straordinario, la retribuzione utile ai fini del Tfr ma solo una indennità che non è utile a tali fini. Con l'occasione l'istituto di previdenza ha anche riassunto la natura del congedo, gli effetti giuridici ed economici ed i soggetti che hanno diritto a fruirne.Il congedo, che non può superare la durata massima di due anni, può essere fruito per assistere un figlio con handicap in situazione di gravità, dalla lavoratrice madre o, in alternativa dal padre lavoratore o, dopo la loro scomparsa, da uno dei fratelli o sorelle conviventi con il soggetto disabile.Durante il periodo di congedo, che è coperto da contribuzione figurativa, il richiedente ha titolo a percepire una indennità corrispondente all'ultima retribuzione (per il 2011 il limite massimo per l'indennità è stabilito in 44.276,33), a conservare il posto di lavoro ma senza diritto alla retribuzione e senza la possibilità di svolgere alcun tipo di attività lavorativa. Il congedo, inoltre, non è computato nell'anzianità di servizio né è utile ai fini del raggiungimento dell'anzianità contributiva richiesta per l'accesso al trattamento pensionistico.La nota nulla dice su alcuni soggetti ai quali recenti sentenze della Corte Costituzionale avevano dichiarato illegittimo non riconoscere il diritto a fruire del congedo (fratelli e sorelle nell'ipotesi in cui i genitori siano impossibilitati a provvedere all'assistenza del figlio handicappato perché totalmente inabili; il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona in situazione di disabilità grave. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Integrativi, rendimenti incongruenti" 04/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 28/06/2011 - pag: 28 autore: di Daniele Cirioli Nota covip

Integrativi, rendimenti incongruenti

Fondi pensioni furbacchioni sui rendimenti. Spesso, infatti, dimentichi delle norme di legge, hanno diffuso nelle note informative tassi di profitto incongruenti con la realtà dei fatti o fuorvianti. Entro il prossimo 30 giugno, pertanto, sono invitati a procedere alla verifica dei dati e a segnalarne l'esito alla Covip. Lo stabilisce la stessa commissione di vigilanza nella nota protocollo n. 3311/2011. La novità è emersa dalle operazioni preliminari che la Covip sta effettuando per pubblicare sul sito internet l'elenco dei rendimenti delle forme pensionistiche (fondi pensioni chiusi, aperti e pip), così come previsto dalla circolare del 27 luglio 2010.In pratica, dalle verifiche svolte nel corso dell'attività di vigilanza, la Covip evidenzia che in alcuni casi è emerso che i rendimenti pubblicati nella nota informativa non risultano in linea con le regole indicate nello schema d'informativa deliberato dalla stessa commissione. In molti casi le anomalie sono riconducibili a errori puramente materiali e alla mancanza di omogeneità nell'informativa sui rendimenti resi all'interno delle diverse sezioni del documento e, in particolare, con un'incoerenza tra i dati indicati nella scheda sintetica e quelli riportati nelle informazioni sull'andamento della gestione. In altri casi, è risultato che nelle note informative continuava la rappresentazione di rendimenti relativi a frazioni di anno, soluzione che è invece contraria alle indicazioni della Covip. Ancora è stato riscontrato la rappresentazione dei dati al lordo della quota parte di rendimento che viene trattenuto dalla compagnia di assicurazione (si tratta di fondi aperti e/o pip), quando invece il dato da pubblicare è quello relativo al rendimento effettivamente retrocesso agli aderenti. Per tutti i tipi di fondi pensione, infine, la Covip rileva la presenza di incongruenze, talvolta significative, tra i rendimenti determinati sulla base dei dati trasmessi con le segnalazioni statistiche e di vigilanza e quelli riportate nelle note informative aggiornate al 31 dicembre 2010.Al fine di una corretta esposizione dei dati, in conclusione, la Covip invita i fondi pensione a fare una verifica dei dati e a comunicare gli effettivi rendimenti entro il prossimo 30 giugno. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Investimenti in autodisciplina" 04/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 30/06/2011 - pag: 23 autore: Gabriele Ventura Le reazioni delle Casse...

Investimenti in autodisciplina

La stretta sui controlli non preoccupa le Casse di previdenza. A patto che non si riducano a controlli «formali» e, per quanto riguarda le nuove regole sugli investimenti degli enti, dovranno essere messe a punto sulla falsariga del codice di autodisciplina su cui stanno lavorando le Casse. Questa la reazione dell'Adepp, l'Associazione che rappresenta gli enti previdenziali privati, alle ultime novità inserite nella bozza di manovra allo studio del governo (si veda ItaliaOggi di ieri). E che prevedono, nel dettaglio, l'attribuzione alla Covip dell'attività di controllo sugli investimenti delle risorse finanziarie e sul patrimonio, nuove regole sugli investimenti, sul conflitto di interesse e sulla banca depositaria, che verranno fissate dal ministero dell'economia, di concerto con quello del lavoro e sentita la Covip, entro sei mesi dall'entrata in vigore della manovra. E, infine, il contributo sociale obbligatorio per i professionisti in pensione, pari alla metà del contributo ordinario versato dai professionisti in attività. «Per le Casse non sussistono problemi a essere vigilate dalla Covip», afferma Walter Anedda (Cassa dei dottori commercialisti e degli esperti contabili), consigliere Adepp, «anzi, prendiamo atto con favore del fatto che verrà meno il controllo del nucleo di valutazione. L'importante è che l'attività della Covip venga inserita nel meccanismo di controllo già abbastanza ampio, e che non si riduca al solito controllo formale. Sulla possibilità di intervento sulla gestione del patrimonio immobiliare, invece», continua Anedda, «bisognerà vedere i decreti attuativi. In questo senso, mi auguro che i ministeri colgano l'occasione per prendere in considerazione il lavoro che sta svolgendo l'Adepp in questa direzione, ovvero la messa a punto del codice di autodisciplina sugli investimenti. Se i decreti fossero redatti nel solco del nostro codice saremmo favorevoli. Attendiamo quindi di incontrare i ministeri al più presto». Più dura la posizione del neopresidente della Cassa forense, Alberto Bagnoli. «La nostra preoccupazione in merito», commenta, «è che si stia cercando di ridurre l'autonomia delle Casse di previdenza private. Ci piacerebbe continuare a discutere di riforme assieme al ministro, e non venire a conoscenza delle decisioni quando sono già state prese. È un cambio di metodo che non vorremmo accadesse». Mentre secondo Paolo Saltarelli, presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri, «maggiori controlli sono bene accetti. Solo, bisogna comprendere se è un nuovo tassello che si aggiunge agli infiniti già esistenti o meno. Perché più sono i controlli e meno lo strumento risulta efficiente. In questo senso, sarebbe opportuna una razionalizzazione del sistema».Infine anche il presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura, Maurizio de Tilla, ha preso posizione sulle novità inserite nella manovra. «Ribadiamo la nostra netta opposizione», ha detto, «al controllo delle casse professionali da parte della Covip. Sugli enti previdenziali privati, lo vogliamo ribadire, gli avvocati saranno in prima linea per tutelarne autonomia e indipendenza». PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Pensionamento a 65 anni per le donne, ma dal 2020" 04/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 30/06/2011 - pag: 21 autore: Pensionamento a 65 anni per le donne, ma dal 2020

Salta l'aumento a 65 anni a partire dal 2012 dell'età di pensionamento delle donne nel privato, ma arriva un innalzamento graduale a partire dal 2020. Sarebbe questa la soluzione individuata da governo e maggioranza per aumentare l'età di uscita dal lavoro delle donne nel privato. Nell'ultima versione aggiornata della manovra correttiva è scomparsa la norma circolata martedì scorso che aumentava di un anno ogni biennio l'età di pensione delle lavoratrici fino ad arrivare a 65 anni nel 2020. Secondo quanto si apprende da fonti governative si sarebbe optato per una versione più soft. Già nella stessa giornata di martedì scorso lo stesso ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, aveva garantito che non ci sarebbe stato un intervento drastico sull'età. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Pensioni, deroga solo su istanza" 04/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 28/06/2011 - pag: 28 autore: di Carla De Lellis L'Inps sull'applicazione di vecchie regole

Pensioni, deroga solo su istanza

Per andare in pensione con le vecchie regole serve la domanda. I lavoratori in mobilità che vogliono avvalersi della deroga che consente di avere la pensione in base alle regole vigenti al 31 dicembre 2010 (ante riforma), infatti, devono presentare apposita istanza insieme alla domanda di pensione. Lo stabilisce l'Inps nella circolare n. 90/2011.Vecchie regole. La novità scaturisce dall'ultima riforma delle pensioni, in vigore dal 1° gennaio 2011, introdotta dal dl n. 78/2010. Si tratta della deroga alle nuove regole di pensionamento, che consente l'applicazione quindi dei vecchi requisiti di pensione, nel limite di 10 mila soggetti che maturano tali requisiti dal 1° gennaio 2011 appartenenti alle seguenti categorie di lavoratori:a) lavoratori posti in mobilità ordinaria sulla base di accordi stipulati entro il 30 aprile 2010;b) lavoratori posti in mobilità lunga sulla base di accordi stipulati entro il 30 aprile 2010;c) titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà al 31 maggio 2010.La deroga, spiega l'Inps, riguarda soltanto le finestre di accesso al pensionamento e afferisce perciò sia alla pensione di vecchiaia sia a quella di anzianità. Conseguentemente, una volta perfezionati i requisiti di età anagrafica e contribuzione, i lavoratori collocati in posizione utile nella graduatoria dei potenziali beneficiari possono accedere alla pensione di anzianità o vecchiaia sulla scorta delle regole previgenti (al 1° gennaio 2011).La graduatoria dei potenziali beneficiari. La deroga è applicabile nel limite di 10 mila soggetti da individuarsi mediante una specifica graduatoria dei potenziali beneficiari. Tale graduatoria, spiega l'Inps, è redatta sulla base della data di cessazione dell'attività di lavoro svolta presso l'azienda che ha provveduto a collocare in mobilità ovvero in esodo i lavoratori. La graduatoria, precisa inoltre l'Inps, è unica per tutte e tre le tipologie di lavoratori interessati. Serve la domanda. L'Inps spiega infine che la volontà di avvalersi della deroga deve essere manifestata all'atto della presentazione della domanda di pensione. Al fine di agevolare i lavoratori, ai potenziali beneficiari l'Inps invierà una specifica comunicazione sulla possibilità di accesso alla salvaguardia, immediatamente prima dell'apertura della finestra di accesso al pensionamento. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Controprova facile con la previdenza in regola" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Impresa data: 04/07/2011 - pag: 14 autore: Controprova facile con la previdenza in regola

L'omessa comunicazione al centro per l'impiego (la Co), tuttavia, non determina sempre e necessariamente l'applicazione della maxisanzione. Infatti, quando è dimostrabile che l'omessa denuncia dell'instaurazione del contratto di lavoro non corrisponde alla volontà di occultare il rapporto di lavoro, scatta il perdono per la massima pena (mentre il resto rimane sanzionato). La maxisanzione, in particolare, non trova applicazione qualora il personale ispettivo, pur riscontrando l'impiego di lavoratori subordinati senza la preventiva Co, rilevi dagli adempimenti previdenziali di carattere contributivo (Dm 10, EMens, UniEMens), assolti prima dell'intervento ispettivo, la volontà di non occultare il rapporto lavorativo, anche se trattasi di differente qualificazione (per esempio un rapporto di lavoro qualificato come parasubordinato con rispetto degli obblighi di versamento alla gestione separata Inps che venga, a seguito di accertamento ispettivo, inquadrato nell'ambito del lavoro subordinato, esclude l'applicazione della maxisanzione anche in assenza della comunicazione preventiva di assunzione). Inoltre, la maxisanzione non è applicabile al datore di lavoro che, prima dell'accesso ispettivo e comunque prima dell'avvio di procedimenti di verifica, controllo, accertamento o di una eventuale convocazione per un tentativo di conciliazione monocratica: abbia regolarizzato spontaneamente e integralmente, per l'intera durata, il rapporto di lavoro avviato originariamente senza la preventiva comunicazione obbligatoria. Quindi, prima che sia scaduto il termine del primo adempimento contributivo è sufficiente per evitare la maxisanzione anche la sola Co dalla quale risulti la data di effettiva instaurazione del rapporto di lavoro (fermi restando i successivi adempimenti previdenziali previsti, nonché la sanzionabilità della tardiva comunicazione); nel caso sia scaduto il termine del primo adempimento contributivo, abbia spontaneamente denunciato la propria situazione debitoria entro dodici mesi dal termine stabilito per il pagamento dei contributi o dei premi dovuti agli istituti previdenziali. In tale ipotesi, per evitare l'applicazione della maxisanzione, deve essere effettuata la Co dalla quale risulti la data di effettiva instaurazione del rapporto di lavoro (resta ferma la sanzionabilità della tardiva comunicazione) e deve, inoltre, essere effettuato il pagamento dei contributi e dei premi dovuti nonché le relative sanzioni civili entro 30 giorni dalla denuncia. © Riproduzione riservata PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "La laurea si riscatta sul web" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Previdenza data: 04/07/2011 - pag: 18 autore: Pagina a cura di Francesco Campanari Nella circolare 77 i chiarimenti sulla procedura telematica e sul pagamento dei contributi

La laurea si riscatta sul web

Informazioni e presentazione della domanda dal sito Inps Nuovo canale telematico, già operativo sul sito dell'Inps (seppur ancora alternativo al sistema tradizionale), per chi intenda riscattare il proprio corso di studi degli anni universitari. Distinzioni, anche da un punto di vista procedurale, con riferimento al riscatto laurea da parte di soggetti laureati ancora senza un'occupazione rispetto a coloro che vengono riconosciuti dal sistema come occupati. Chiarimenti, infine, sulle differenti modalità di pagamento dei contributi. In pillole, sono questi i punti chiave previsti dalla circolare n. 77 dell'Inps dello scorso 27 maggio. Di seguito dunque, i chiarimenti procedurali della nuova presentazione online.I periodi riscattabili. Iniziamo con il chiarire chi possa riscattare il proprio corso di laurea e quali periodi sono oggetto di tale trattazione.Come già anticipato sopra, non rappresenta causa ostativa l'essere o meno già iscritto all'Inps o a forma ad essa assimilata (ci stiamo riferendo alla gestione separata, a fondi equiparati, alle gestioni commercianti ed artigiani e alle gestioni dei coltivatori diretti e mezzadri). È ammesso invece il riscatto del corso legale di laurea a condizione che sia stato conseguito il titolo di studio. Ci riferiamo, nello specifico, al conseguimento di diplomi universitari, a diplomi di laurea, a quelli di specializzazione che si conseguono successivamente alla laurea e con una durata non inferiore ai due anni, ai dottorati di ricerca e ai titoli accademici introdotti dal decreto 509/99 vale a dire laurea triennale e laurea specialistica. Quanto detto, dovrà comunque fare i conti con due cause di esclusione alternative tra di loro: i periodi di iscrizione fuori corso e quelli già coperti da contribuzione obbligatoria o figurativa. In tali ultimi due casi infatti, non è possibile richiedere il riscatto di quegli specifici anni.Presentazione mediante canale telematico. Innanzitutto sarà necessario dotarsi di un Pin tramite accesso al sito internet www.inps.it nella sezione servizi online.Ottenuto il Pin, l'utente dovrà accedere, sempre mediante la sezione servizi online, all'area «Per tipologia di utente» - > «Cittadino» - > «Riscatti Laurea» per poter dunque giungere alla modulistica di sua competenza.Come già accennato sopra infatti, potranno presentare la domanda di riscatto della propria laurea sia i soggetti non iscritti ad alcuna forma previdenziale che abbiano concluso il loro corso di studi, sia i soggetti classificati come occupati e dunque già appartenenti a una forma previdenziale obbligatoria tra quelle citate sopra. Rivolgendo inizialmente l'attenzione a coloro che non hanno ancora un'occupazione, possiamo dire che il servizio consente la possibilità di simulare il calcolo dell'onere del riscatto laurea. Una volta infatti inserite telematicamente le informazioni necessarie quali il tipo di laurea, il corso di studi, l'università, la durata legale e l'anno di iscrizione, la simulazione fornirà come risultato l'onere complessivo da pagare oltre che l'indicazione dell'importo di ciascuna rata considerando una rateizzazione massima di 120 rate (senza l'applicazione di interessi).Vi è anche la possibilità di effettuare un ricalcolo della simulazione dell'onere, personalizzando il numero delle rate e la durata del periodo che si intende riscattare.Una volta impostata la simulazione, l'utente, acconsentite tutte le dichiarazioni di responsabilità, dovrà compilare il modulo proposto dalla procedura i cui dati anagrafici sono impostati e non modificabili.Andrà invece specificata la sede Inps, almeno un recapito tra quelli proposti ed alcuni dati relativi al corso di studi allegando, inoltre, il proprio documento d'identità (in formato elettronico), il certificato di laurea o, alternativamente, una dichiarazione sostitutiva di certificazione attestante tipologia del titolo, data di conseguimento, università che lo ha rilasciato e durata legale degli studi (con specifica dei periodi in corso e non).Una volta inserite tutte le suddette informazioni, l'utente potrà inviare la domanda per poi ricevere, telematicamente, una ricevuta in pdf con relativo numero di protocollo.Veniamo ora alla trattazione di chi voglia riscattare la propria laurea ed abbia già un'occupazione.Il sistema telematico consente il riscatto automatico del corso di laurea a tutti coloro i quali abbiano versato i propri contributi in un unico fondo e, allo stesso tempo, presentino la domanda in uno dei seguenti fondi di gestione previdenziale: fondo gestione separata, fondo lavoratori dipendenti e fondi equiparati, fondo gestione artigiani, fondo gestione commercianti, fondo gestione coltivatori mezzadri, fondo gestione coltivatori diretti.Coloro dunque che abbiano versato in più fondi gestione o che abbiano versato in un unico fondo anche se diverso da quelli elencati, non potranno utilizzare il canale telematico ma dovranno richiedere un appuntamento in sede con un consulente Inps. Ciò detto, anche in tale domanda, le fasi da dover seguire possono essere riassunte in tre: una prima in cui l'utente, come nel caso precedente, dovrà acconsentire a tutte le dichiarazioni di responsabilità indicate per accedere alla fase successiva.Si dovrà poi compilare il modulo della domanda proposto dalla procedura e composto sia da campi pre impostati e non modificabili sia da campi di inserimento (tipo di corso, durata, università, modalità di pagamento numero rate ecc.). Anche in tale domanda, così come precedentemente specificato, sarà obbligatorio allegare alla pratica telematica il certificato di laurea o la dichiarazione sostitutiva oltre che la fotocopia del documento di identità scansionati. Arrivati a tal punto, si potrà provvedere all'invio della domanda ottenendo in tempo reale una ricevuta telematica protocollata.Differenti modalità di pagamento. La circolare Inps elenca cinque differenti modalità di pagamento con riferimento al riscatto del proprio corso di laurea a prescindere da chi intenda porlo in essere. Il bollettino Mav presso una qualunque banca e presso tutti gli uffici postali, la modalità online sul sito internet dell'Inps nella sezione «servizi online» utilizzando la carta di credito per perfezionare il pagamento, la telefonata al numero verde gratuito presente sul sito e mediante utilizzo della propria carta di credito, l'adesione al circuito «Reti Amiche» mediante il codice fiscale del titolare della pratica ed il numero della stessa od, infine, il servizio di autorizzazione permanente di addebito su conto corrente bancario (Rid). © Riproduzione riservata PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Lavoratori all'estero" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Previdenza data: 04/07/2011 - pag: 46 autore: Risponde Sandra Mauro Lavoratori all'estero

Ho lavorato tre anni in Francia e tredici anni circa in paesi non legati da accordi con l'Italia: da nove anni lavoro in Italia. Mi chiedo come sarà la mia pensione.M.M. 3.1Lavoratori all'esteroHo lavorato tre anni in Francia e tredici anni circa in paesi non legati da accordi con l'Italia: da nove anni lavoro in Italia. Mi chiedo come sarà la mia pensione.M.M.Risponde Sandra MauroOccorre fare una distinzione tra i paesi comunitari e convenzionati e i paesi non convenzionati. Nel primo caso esistono gli accordi internazionali comunitari e le convenzioni bilaterali che stabiliscono l'obbligo di copertura assicurativa del lavoratore che prevedono tutti gli adempimenti contributivi relativi al paese dove viene svolta l'attività lavorativa. Nel secondo caso al lavoratore italiano viene garantita dalla legge una copertura previdenziale in Italia, indipendentemente dal regime assicurativo in vigore nel paese non convenzionato. A tal fine ogni anno viene fissata la contribuzione obbligatoria che viene calcolata in base a retribuzioni convenzionali mensili. I lavoratori dipendenti possono riscattare i periodi di lavoro svolto all'estero, in Paesi che non hanno stipulato con l'Italia convenzioni in materia di sicurezza sociale. Il riscatto è possibile anche quando i periodi sono stati assicurati secondo la legislazione locale ed anche quando hanno dato luogo alla liquidazione di una pensione a esclusivo carico dello stato estero. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Nessun limite temporale" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Previdenza data: 04/07/2011 - pag: 46 autore: Risponde Sandra Mauro Nessun limite temporale

Dopo tre settimane di matrimonio mio marito è morto per un ictus cerebrale. Mio marito aveva 76 anni e era il suo secondo matrimonio. Io sono extracomunitaria e quest'anno compirò 50 anni. Ho diritto alla pensione di reversibilità? L.O. 3.1Nessun limite temporaleDopo tre settimane di matrimonio mio marito è morto per un ictus cerebrale. Mio marito aveva 76 anni e era il suo secondo matrimonio. Io sono extracomunitaria e quest'anno compirò 50 anni. Ho diritto alla pensione di reversibilità? L.O.Risponde Sandra MauroNel caso in esame il lettore può stare tranquillo. La legge prevede che in caso di morte, il familiare superstite a carico del soggetto deceduto ha diritto alla pensione . Per il coniuge la vivenza è presunta. Se quindi il deceduto era titolare di pensione di vecchiaia, anzianità o inabilità, al coniuge spetta la pensione di reversibilità. Non esistono infatti vincoli al diritto del coniuge. La Corte Costituzionale ha statuito che può conseguire la pensione anche il vedovo non invalido o il coniuge superstite del pensionato che abbia contratto il matrimonio dopo il compimento del 72° anno di età e il matrimonio sia durato meno di due anni, o il coniuge superstite separato per colpa o con addebito della separazione, a condizione che sussista in suo favore il diritto agli alimenti a carico del coniuge deceduto. Il coniuge perde il diritto alla pensione nel momento in cui si risposa. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Pensione di inabilità" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Previdenza data: 04/07/2011 - pag: 47 autore: Risponde Sandra Mauro Pensione di inabilità

La pensione di inabilità si trasferisce ai superstiti o viene meno con il decesso del titolare?V.L. 3.1Pensione di inabilità La pensione di inabilità si trasferisce ai superstiti o viene meno con il decesso del titolare?V.L.Risponde Sandra MauroLa pensione di inabilità viene riconosciuta al soggetto il quale, a causa di infermità o di difetto fisico o mentale, si trovi nell'assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa. La concessione della pensione d'inabilità è subordinata quindi al riconoscimento dello status di inabilità assoluta e permanente a svolgere qualsiasi attività lavorativa. Questa si ottiene con il possesso di almeno cinque anni di anzianità assicurativa e contributiva (almeno tre dei quali maturati nei cinque anni precedenti la domanda di pensione) e un'infermità fisica o mentale al 100%. Può essere richiesta con domanda solo da parte dell'interessato e può essere presentata durante l'attività di servizio o successivamente alla risoluzione del posto di lavoro. La pensione di inabilità è reversibile ai superstiti, può infatti diventare un trattamento indiretto o di reversibilità se la richiesta è stata presentata dall'iscritto o dal pensionato prima del suo decesso. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Redattori di bilancio obbligati a percorsi differenziati" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Contabilità data: 04/07/2011 - pag: 25 autore: Come calcolare i riposi non goduti

Redattori di bilancio obbligati a percorsi differenziati

Ferie non godute al test dei calcoli. Le diverse opzioni obbligano a percorsi differenziati il redattore del bilancio. Ecco gli esempi. Ferie maturate e non godute nel corso dell'ultimo esercizio. Per quanto concerne i costi per ferie maturate nel corso dell'ultimo esercizio e non ancora godute dai dipendenti alla data di chiusura stesso il comportamento da adottare è il seguente. Dopo aver effettuato il calcolo dei costi retributivi e previdenziali di competenza dell'esercizio occorre addebitare a conto economico i costi per il personale interessati (contributi previdenziali, stipendi ecc. - B) Costi della produzione - 9) per il personale - a) salari stipendi e b) oneri sociali) rilevando in contropartita un'apposita voce del passivo dello stato patrimoniale.In proposito si sottolinea che i principi contabili (in particolare il documento n. 12) prevedono la rilevazione in un conto acceso ai debiti. Nella prassi tuttavia (anche se a nostro avviso la tesi sopra indicata risulta preferibile) si assiste anche alla contabilizzazione di un rateo passivo (stato patrimoniale passivo - E) ratei e risconti) in considerazione del fatto che nei primi mesi dell'esercizio successivo a quello di imputazione, tali ferie dovrebbero essere alternativamente godute ovvero liquidate al dipendente. Dunque solo a partire da tale data si è in grado di conoscere la sorte effettiva della relativa imputazione contabile.Ferie maturate in periodi precedenti a quello in chiusura e non godute. Abbiamo visto che il diritto alle ferie si prescrive in dieci anni. Può dunque esserci il caso in cui vi siano delle ferie maturate e non godute nei periodi precedenti e che non siano state iscritte nel conto economico di competenza.Si ritiene che la rilevazione contabile debba essere effettuata interessando la gestione straordinaria del conto economico del bilancio, vale a dire imputando l'intero costo a consuntivo alla stregua di sopravvenienze passive.Tale indirizzo trova piena conferma oltre che nei principi contabili nazionali (Documento n. 12), anche nella relazione ministeriale al dlgs 127/91, e, soprattutto, nel testo della IV direttiva Cee (II par. art. 29).Gli elementi di costo relativi ad esercizi precedenti devono infatti essere contabilizzati come componenti negativi straordinari di reddito in quanto estranei all'attività dell'esercizio cui il conto economico fa riferimento. In definitiva, non essendo più possibile la contabilizzazione per competenza di tali elementi di costo, essi devono trovare una particolare e separata evidenziazione in bilancio in modo da non inficiare l'informativa generale del bilancio medesimo (quadro fedele).Con riferimento a tale tipologia di costi per ferie maturate e non godute (e mai contabilizzate) si ritiene corretto rilevare l'intero costo tra i componenti negativi straordinari di reddito (Voce E-21 - sopravvenienze passive).Per quanto concerne la relativa contropartita contabile, si ritiene che esso rappresenti un debito nei confronti dei lavoratori dipendenti (e degli istituti previdenziali) e come tale darà luogo ad una rilevazione alla voce residuale del passivo di stato patrimoniale « Altri debiti» (gruppo D - Debiti - 13. Altri debiti e debiti v/istituti previdenziali). Tale impostazione appare conforme a quanto disposto in materia dai principi contabili nazionali (Doc. 19) che espressamente ne prevedono la determinazione in funzione del numero dei giorni spettanti al dipendente e del costo giornaliero aziendale (vedi quanto già esposto). PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Riscatto laurea estera" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Previdenza data: 04/07/2011 - pag: 46 autore: Risponde Sandra Mauro Riscatto laurea estera

Ho conseguito in Inghilterra un diploma specialistico e successivamente una laurea. Ormai da più di quindici anni vivo e lavoro in Italia. Posso chiedere il riscatto dei titoli conseguiti all'estero per avvicinare la data della pensione?A.M.B. 3.1Riscatto laurea esteraHo conseguito in Inghilterra un diploma specialistico e successivamente una laurea. Ormai da più di quindici anni vivo e lavoro in Italia. Posso chiedere il riscatto dei titoli conseguiti all'estero per avvicinare la data della pensione?A.M.B. Risponde Sandra MauroIl riscatto della laurea è lo strumento attraverso il quale il lavoratore dipendente o autonomo ricorre di frequente per portare nel calcolo della pensione gli anni degli studi universitari al fine di raggiungere prima il diritto alla pensione di anzianità. Ciò premesso occorre precisare che la legge ammette solo un riscatto e il riscatto può essere chiesto per tutto il corso legale di laurea, per un anno o al limite anche per un solo mese, lasciando all'interessato libera la scelta. Preliminarmente occorre precisare che le lauree conseguite all'estero possono essere oggetto di riscatto sempreché siano state riconosciute da università italiane ed abbiano valore legale nel nostro paese. Il riscatto potrà essere chiesto entro i limiti della durata legale del corrispondente corso di laurea in Italia. La domanda di riscatto può essere presentata in qualsiasi momento non essendo soggetta a decadenza e va presentata alla sede dell'ente previdenziale competente. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Sospensione della pensione" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Previdenza data: 04/07/2011 - pag: 47 autore: Risponde Sandra Mauro Sospensione della pensione

In pensione di anzianità con il massimo contributivo, sono stato assunto da un'azienda che lavora nello stesso settore per svolgere la medesima attività. Alla luce di quanto sopra vorrei sapere se potrei rischiare la sospensione della pensione.I.V. 3.1Sospensione della pensioneIn pensione di anzianità con il massimo contributivo, sono stato assunto da un'azienda che lavora nello stesso settore per svolgere la medesima attività. Alla luce di quanto sopra vorrei sapere se potrei rischiare la sospensione della pensione.I.V.Risponde Sandra MauroCon circolare n. 89 del 10/07/2009 l'Inps ha chiarito la posizione di coloro che in possesso dei requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità con cessazione della attività lavorativa, si rioccupavano come lavoratori subordinati, alle dipendenze dello stesso o di diverso datore di lavoro. L'Inps nel merito ha chiarito che è possibile liquidare il richiesto trattamento pensionistico in favore di soggetto che si rioccupi presso il medesimo datore di lavoro, o presso un datore di lavoro diverso, a prescindere dalla durata del periodo di inattività, essendo sufficiente che non vi sia coincidenza tra la data di decorrenza della pensione e la data di rioccupazione. Al fine di accertare l'avvenuta interruzione del precedente rapporto di lavoro, sarà necessario unicamente riscontrare l'avvenuto esperimento delle formalità conseguenti alla cessazione del rapporto di lavoro, quali le dimissioni del lavoratore, le comunicazioni e scritture di legge, la liquidazione delle competenze economiche ecc. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Un potere per tutti gli ispettori" 04/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Impresa data: 04/07/2011 - pag: 15 autore: Un potere per tutti gli ispettori

Anche gli ispettori degli istituti previdenziali (Inail, Inps) possono contestare e notificare un provvedimento di applicazione della maxisanzione, in caso di impiego di lavoratori in nero. Anche questa è una novità del Collegato lavoro (la legge n. 183/2010). A differenza della previgente disciplina, che riservava la competenza a irrogare la maxisanzione al personale ispettivo delle dpl (direzioni provinciali del lavoro) alle quali competeva sia la contestazione di violazione che l'eventuale ordinanza ingiunzione, la nuova normativa amplia la platea dei soggetti legittimati a irrogare la maxisanzione, attribuendo la stessa a tutti gli organi di vigilanza che effettuano accertamenti in materia di lavoro, fisco e previdenza. La competenza a irrogare la maxisanzione amministrativa da parte del personale ispettivo degli istituti previdenziali riguarda le violazioni commesse a far data dal 24 novembre 2010.L'impiego di lavoratori in nero costituisce un illecito di natura permanente che si consuma al momento della cessazione della condotta posta in essere, quindi, al fine di stabilire la disciplina applicabile, il personale ispettivo deve individuare il momento consumativo dell'illecito e quindi verificare se: - la condotta posta in essere dal datore di lavoro, anche se accertata dopo il 24 novembre 2010, sia cessata sotto la vigenza della vecchia disciplina. Nel qual caso gli ispettori devono continuare ad effettuare la constatazione dell'illecito, segnalando tempestivamente la stessa alla dpl competente per territorio;- la condotta posta in essere dal datore di lavoro sia cessata sotto la vigenza della nuova disciplina introdotta dal collegato lavoro. Nel qual caso l'ispettore dell'istituto previdenziale è competente a contestare la maxisanzione. PRESSToday Rassegna stampa

Julie news Data: 04/07/2011 "Manovra, l'altolà del Colle: "Nessun decreto trasmesso""

Indietro Stampa PRECISAZIONE DEL QUIRINALE, LEGA E GOVERNO AI FERRI CORTI Manovra, l'altolà del Colle: "Nessun decreto trasmesso" Il Pd sulle barricate per i tagli, Schifani: "Corregibile"

03/07/2011, ore 17:42 -

ROMA - Il decreto sulla tanto discussa manovra fiscale da 47 miliardi del ministro Giulio Tremonti “non è stato ancora trasmesso al Quirinale”. Una precisazione che arriva direttamente dal Colle, nel tentativo di correggere le indiscrezioni secondo cui il decreto per la correzione dei conti pubblici sarebbe stato trasmesso al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano già da venerdì. “Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere - si legge nella nota inviata dal Quirinale - che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della presidenza della Repubblica già da venerdì, si precisa che a tutt'oggi la presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge”. Ma se lo staff del Capo dello Stato precisa attraverso poche righe di non aver ricevuto ancora nulla, onde evitare feroci dietrologie, il Pd si fionda sull’assist ed attacca il governo per il presunto ritardo. Secondo Francesco Ferrante (Pd), “la nota del Quirinale conferma il fatto che sulla manovra il governo alle prese con un work in progress. Risulterebbe da fonti qualificate che nella versione delle ultime ore sia stata reinserita la norma “ammazza rinnovabili" fortemente voluta dal ministro Calderoli, e che il Consiglio dei Ministri aveva cassato. Se così fosse sarebbe un atto di forza gravissimo”. Le ultime voci sul provvedimento varato giovedì dal Cdm parlano infatti della possibilità che venga reintrodotta nel testo la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Una correzione fortemente caldeggiata dal ministro Roberto Calderoli e dal Carroccio. Secondo quanto si apprende infatti, sono in corso in queste ore accese discussioni sulla possibilità di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell'elettricità di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca. Schifani apre all'opposizione: manovra non è un totem intoccabile In attesa dell'invio del testo al Colle, tiene banco comunque la polemica attorno alla stretta sulle pensioni da 1400 euro in su che ieri aveva provocato la rivolta dei sindacati e di tutta l'opposizione. Il ritardo potrebbe esser stato dato anche dalla spaccatura intestina al Governo, dopo l'aut aut della Lega (“le pensioni non toccano”, aveva tuonato ieri sera Umberto Bossi da un comizio nel bergamasco) che ha fato fibrillare il Pdl. Ci ha pensato il presidente del Senato, Renato Schifani, a far da pompiere e a smorzare i focolai leghisti. “La manovra non si può considerare come un totem intoccabile. Può essere corretta in via parlamentare. mi auguro anche con il contributo dell'opposizione, senza che venga stravolta”. Un'apertura alla collaborazione rilanciata anche dal vicepresidente della commissione Lavoro,Giuliano Cazzola (Pdl). “Sui tagli alla rivalutazione delle pensioni sarà opportuno trovare, magari al Senato, in sede di conversione del decreto, come ha lasciato intendere il presidente Schifani, soluzioni più equilibrate”. Il punto dolente su cui si accendono le opposizioni del Carroccio, ma soprattutto del Pd, è rappresentato dal taglio ai pensionati. “Oggi vengono coinvolti nei tagli 4,4 milioni di pensionati. Quello che aggiungo è che mentre Sacconi ripete la litania che le pensioni non vengono toccate - attacca l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd), invece accade sempre che con le pensioni si fa sempre cassa”. Mentre il capogruppo dell'Idv al Senato, Felice Belisario, invita il governo a compiere una pausa di riflessione. “Si fermi un attimo e rifletta: una manovra pessima che può scatenare tensione sociale e che per questo non può essere imposta con l'ennesimo voto di fiducia”. PRESSToday Rassegna stampa

Julie news Data: 04/07/2011 "Tagli alle pensioni sopra i 1400 euro al mese, il Pd protesta"

Indietro Stampa "MISURA CHE COLPISCE IL CETO MEDIO" Tagli alle pensioni sopra i 1400 euro al mese, il Pd protesta

02/07/2011, ore 14:59 -

ROMA - Continuano le brutte sorprese, man mano che si esamina la legge Finanziaria. In particolare, è uscito fuori un pesante attacco alle pensioni. Chi ha pensioni che vanno da 3 a 5 volte il minimo (quindi da 1400 a 2300 euro al mese), avranno un adeguamento delle pensioni pari solo al 45% dell'inflazione. Adeguamento che viene cancellato per chi ha una pensione superiore ai 2300 euro al mese. In entrambi i casi abbiamo una perdita del potere di acquisto delle pensioni, quindi è una misura che alla lunga indebolisce la domanda interna e di conseguenza la crescita economica. I soldi così risparmiati sono valutati in oltre 2 miliardi di euro entro il 2014 e fanno parte dei risparmi previsti. Protesta il Pd per la decisione, attraverso le parole di Cesare Damiano - deputato del Pd ed ex Ministro del lavoro - raccolte da Repubblica.it: ""Al tempo del governo Prodi avevamo fermato per un anno l'indicizzazione delle pensioni, ma di quelle otto volte il minimo (oltre 3700 euro al mese, ndr.). E contemporaneamente avevamo destinato risorse alle pensioni più basse attraverso l'istituzione della quattordicesima. Quindi avevamo fatto un intervento redistributivo dall'alto verso il basso. pesante e che colpisce non le pensioni ricche, ma quelle medie. Una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento". Questo significa che verrebbero colpite anche le pensioni dei parlamentari? No. Tecnicamente quelli sono vitalizi e quindi non continueranno a crescere non solo secondo l'inflazione, ma anche in relazione agli aumenti di stipendio decisi dai parlamentari per se stessi. PRESSToday Rassegna stampa

l'Unità.it Data: 04/07/2011 "Camusso: non toccate le pensioni, in piazza il 15"

Stampa Indietro Camusso: in piazza il 15 non toccate le pensioni

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La Cgil «ha preannunciato una mobilitazione del 15 del sindacato pensionati: sarà una mobilitazione di tutti i territori per le pensioni, ma anche per la sanità è sui temi della crescita».

Lo ha detto la segretario generale della Cgil, Susanna Camusso confermando la mobilitazione del sindacato sui temi della manovra economica. La segretario della Cgil ha quindi sottolineato l'iniquità della manovra per quanto riguarda il taglio alle rivalutazioni pensionistiche:«quando si parla dei mille e quattrocento euro si parla di mille euro netti. Sono le pensioni di operai, impiegati che spesso hanno raggiunto i 40 anni di lavoro, quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e quindi dei consumi. Si tratta di un ceto che è stato già penalizzato con riduzioni delle pensioni che spesso gli servono anche a proteggere figli disoccupati».

Per trovare risorse per fare la manovra «noi diciamo da lungo tempo innanzitutto che per prendere soldi bisogna rimettere in moto la crescita. E poi si deve prendere a chi guadagna di più, osserva ancora il segretario della Cgil che aggiunge: «non è vero che non ci sono situazioni dove non si potrebbero trovare risorse quando il 10% famiglie italiane detiene il 47% della ricchezza nazionale».

Per questo, conclude Camusso, «noi diciamo che serve un riequilibrio. Si colpisca chi ha determinato questa crisi e si utilizzino le risorse per far stare meglio chi sta peggio e per far ripartire la crescita».

3 luglio 2011

Articoli Correlati Damiano: «Tolgono solo ai poveri» di B. Di G. Manovra, il testo non è ancora al Quirinale PRESSToday Rassegna stampa

l'Unità.it Data: 04/07/2011 "Damiano: «Tolgono ai poveri per dare ai ricchi» di B. Di G."

Stampa Indietro Damiano: «Tolgono solo ai poveri» di B. Di G. di Bianca Di Giovanni | tutti gli articoli dell'autore

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«Niente di più falso. La nostra manovra era di segno nettamente opposto a quella attuale». Chi prova ad alludere a un parallelismo tra la manovra Prodi e quella attuale con Cesare Damiano, riceve una risposta tranchant: falso. L’ex ministro fornisce le cifre del suo intervento e prospetta i rischi di quello attuale.

«Sacconi punta i piedi, Bossi punta i piedi, ma poi alla fine le pensioni ci sono sempre», osserva Damiano. Le trappole per i pensionati sono disseminate in tutti i provvedimenti targati Tremonti. Quanto all’ultimo, il segno è preciso: «Si toglie ai poveri per dare ai ricchi. Esattamente come si fa con le tre aliquote nel fisco».

Eppure, si continua a dire che l’intervento prospettato è analogo a quello sugli assegni d’oro voluto da Prodi. «Niente di più falso. Al tempo del governo Prodi io avevo congelato per un anno la rivalutazione delle pensioni pari a 8 volte il minimo, con un risparmio di 140 milioni l’anno. Contemporaneamente avevo stanziato un miliardo e 300 milioni a vantaggio dei pensionati con un assegno fino a 700 euro al mese (una platea di 3,5 milioni di persone) attraverso la quattordicesima, che viene ancora distribuita nel mese di luglio. E non è finita qui».

Cos’altro c’era? «Noi avevamo fatto anche l’intervento per ridurre lo scalone, quello sui lavori usuranti, che è entrato in vigore con tre anni di ritardo, e infine avevamo migliorato il meccanismo di totalizzazione dei contributi a vantaggio dei più giovani, portando la franchigia (cioè il perido contributivo che di fatto si perde, ndr) dai 6 anni agli attuali 3 anni. Per questo, ripeto, la nostra manovra aveva un segno assolutamente diverso rispetto a quella attuale. Oggi vengono coinvolti nei tagli 4,4 milioni di pensionati. Quello che aggiungo è che mentre Sacconi ripete la litania che le pensioni non vengono toccate, invece accade sempre che con le pensioni si fa sempre cassa. Ricordo che questo governo ha introdotto l’allungamento automatico di un anno (attraverso la finestra unica) anche per chi ha maturato 40 anni di contributi, e per chi esce dalla mobilità, che così resta senza alcun reddito, né la pensione, né lo stipendio. Ciliegina sulla torta: ha agganciato alla speranza di vita l’età di uscita forse già dal 2014, il che significa che ogni 3 anni l’età si alza di tre mesi. Sulle pensioni si è fatto di tutto».

Però Sacconi ha puntato i piedi sull’innalzamento a 65 anni delle lavoratrici nel privato. Questo glielo riconosce? «Puntato i piedi? Mi risulta che quella misura c’è, sempre che le indiscrezioni che leggiamo sui giornali siano vere. È solo spostato più in avanti, ma c’è. E qui si tocca la vita di operaie e commesse, donne che fanno lavori faticosi, che si sono sobbarcate anche il lavoro di cura in casa, che hanno fatto figli e che spesso non riescono ad arrivare alla pensione di anzianità. Non si prevede neanche uno sconto di un anno per figlio, o uno per l’assistenza a familiari portatori di handicap. Nulla di nulla. Le donne non vedranno niente, così come non hanno finora visto le risorse derivanti dai risparmi dell’innalzamento dell’età per le pubbliche. Tutte promesse non mantenute».

L’innalzamento è molto graduale a partire dal 2020. Forse è presto per lanciare l’allarme... «Abbiamo di fronte un governo che prima nega, poi fa una misura soft, poi la anticipa. Non mi stupirei se accadesse anche questo. Sarebbe la conferma di una manovra profondamente ingiusta, che si abbatte ferocemente sullo stato sociale».

Tra le tante proteste, oggi c’è anche chi definisce queste misure socialmente giuste, perché i vecchi pagano per i giovani. Cosa ne pensa? «Mi sembra una tesi ardita, perché non mi pare che ci siano misure in favore dei giovani. Il Pd chiede ad esempio una misura in cui si dica che ciascun giorno di lavoro valga per la pensione. Sostanzialmente si chiede l’azzeramento della franchigia. Ebbene, non leggo nulla di tutto questo tra le indiscrezioni».

Il governo annuncia anche una delega sul riordino dell’assistenza. Ha timori anche in questo campo? «Nessuno nega il fatto che i furbi debbano essere colpiti. Ma si finisce sempre per sparare nel mucchio, anche chi ha le carte in regola».

In una manovra da 47 miliardi è difficile non toccare le pensioni... «Certo, sono stato io il primo a farlo. Ma va rispettato sempre il principio redistributivo: chi ha di più deve dare. Non mi pare sia così».

3 luglio 2011

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Lavoce.info Data: 04/07/2011 "PENSIONI ALLA SVEDESE"

Indietro Stampa >PENSIONI ALLA SVEDESE di Tito Boeri e Agar Brugiavini 01.07.2011

Il governo pensa di congelare l'indicizzazione delle pensioni al di sopra di un certo importo. Sarebbe più equo indicizzare quelle pensioni alla crescita economica, così come avviene in Svezia. Un intervento che permetterebbe di ottenere risparmi sostanziali sulla spesa pensionistica. Ma ancor più importante determinerebbe una compartecipazione dei pensionati alle perdite o ai guadagni dell'economia. Perché sin quando le pensioni saranno una variabile indipendente, la crescente popolazione dei pensionati non avrà alcun interesse a sostenere politiche per la crescita.

Nell’ambito della manovra finanziaria sta prendendo corpo l’idea di congelare la perequazione delle pensioni al di sopra di un certo importo, cioè di bloccare la crescita delle prestazioni pensionistiche, che normalmente vengono adeguate di anno in anno al costo della vita seguendo la dinamica dell’inflazione. PENSIONI E CRESCITA DELL'ECONOMIA Stante alla versione entrata in Consiglio dei ministri (non è ancora disponibile la versione approvata alla fine della riunione), il blocco della rivalutazione sarà totale per gli assegni pensionistici superiori a cinque volte il trattamento minimo di pensione (30.500 euro lordi oppure circa 2.400 euro mensili), mentre per le prestazioni di importo compreso tra tre e cinque volte il minimo (tra 1800 e 2400 euro mensili circa), l'indice di rivalutazione automatica sarà applicato nella misura del 45 per cento per cento. Sarebbe certamente un modo per fare cassa. Ma a quale prezzo in termini del comportamento contributivo di molti lavoratori? Un governo che arbitrariamente cambia le regole, modificando le quiescenze in essere può un domani rinnegare l’impegno a pagare le pensioni. Insomma, queste misure vanno meditate e basate su principi di equità inter-generazionale se non intra-generazionale e vanno accuratamente spiegate. Noi pensiamo che un intervento equo, sostenibile e al tempo stesso in grado di ottenere risparmi sostanziali (o almeno comparabili a quanto potrebbe recuperare la manovra) sulla spesa pensionistica, consista nell’indicizzare le pensioni al di sopra di un certo importo alla crescita economica, così come avviene in Svezia. In particolare le pensioni di importo superiore a mille euro potrebbero essere indicizzate tenendo conto della crescita economica del paese rispetto a un valore di riferimento. La formula da applicare sarebbe la seguente:

Dove “Pt” è il livello della prestazione pensionistica in termini nominali al periodo t,pt è il tasso di inflazione, g è il tasso di crescita del Pil reale (una media dei cinque anni precedenti) e d è un tasso di crescita obiettivo che si può collocare all’1,5 per cento. Volendo ancorare il sistema al sistema europeo si potrebbe porre d pari al tasso di crescita medio dell’area euro nei cinque anni precedenti. Se la crescita in termini reali (la produttività reale) del paese è maggiore del tasso di riferimento, le pensioni crescono non solo con l’inflazione ma recuperano in parte anche la dinamica dei salari. Se invece il paese cresce meno del valore di riferimento, l’adeguamento al costo della vita è parziale. LA COMPARTECIPAZIONE DEI PENSIONATI Oggi l’adeguamento delle pensioni è parzialmente “progressivo”, infatti le pensioni inferiori a € 1382,91 al mese ottengono indicizzazione piena, quelle tra € 1382,91 e € 2304,85 vengono adeguate al 90 per cento dell’inflazione, sopra a € 2304,85 al 75 per cento dell’inflazione. Ma queste regole non seguono una logica economica e neanche le proposte contenute nella manovra. Per valutare la nostra proposta, la tabella 1 fornisce una semplicissima simulazione basata sulle pensioni erogate nel 2008, distinte per classi di importo. (1) Si applicano tre ipotesi diverse di perequazione a partire dall’anno 2008 per i 5 anni successivi: nella prima ipotesi le pensioni crescono secondo la normativa vigente, nella seconda ipotesi si applica la proposta della recente manovra (blocco della rivalutazione per le pensioni più elevate), nella terza ipotesi simuliamo gli effetti della “indicizzazione alla svedese”. La simulazione è un semplice esercizio applicato in parte sul passato e tenendo fisso il numero dei pensionati. Come si può notare, confrontando le colonne (b) e le colonne (c) i risparmi complessivi del “sistema svedese” sono del tutto analoghi a quanto si sarebbe ottenuto applicando la manovra già dal 2009, i risparmi della nostra proposta sono notevolmente più marcati negli anni cui la crescita è stata negativa. Ma al di là dei livelli di risparmio, l’importante è la compartecipazione dei pensionati alle “perdite” o guadagni dell’economia nei diversi anni. Il principio è che le pensioni possano crescere rispetto all’inflazione solo in presenza di tassi di crescita sostenuti. Questa formula contribuirebbe a costruire in Italia una forte constituency a favore di riforme che favoriscano la crescita. Sin quando le pensioni saranno una variabile indipendente, la cui dinamica prescinde completamente dall’andamento dell’economia la crescente popolazione dei pensionati non avrà alcun interesse a sostenere politiche per la crescita. Quando l’economia va bene, i pensionati non partecipano ai guadagni di produttività e, dunque, le pensioni perdono valore rispetto ai salari, dando origine al fenomeno delle cosiddette “pensioni d’annata”. Quando le cose vanno male, invece, la spesa previdenziale aumenta ulteriormente la sua quota sul prodotto interno lordo, sottraendo risorse a politiche di contrasto alla povertà e alla disoccupazione. Nel 2009, ad esempio, la quota delle pensioni sul Pil è aumentata di quasi un punto percentuale. Era già la più alta quota in Europa. Lo sarà ancora di più. Eppure il benessere degli anziani dipende molto dalla crescita dell’economia. La mancata crescita comporta, ad esempio, un progressivo ridimensionamento dei servizi sanitari. Quindi senza crescita anche i pensionati finiranno per stare peggio. Bene che ne siano consapevoli fin da subito. È fondamentale che questa crescente fascia di popolazione partecipi in modo ancora più evidente ai vantaggi della crescita economica e sostenga quelle politiche che servono a migliorare la qualità e quantità dell’assistenza sanitaria pubblica e a permettere che pensioni relativamente generose possano essere pagate nonostante i cambiamenti demografici in atto. Indicizzando le quiescenze in essere alla crescita economica come in Svezia, che ha adottato un regime pensionistico molto simile al nostro, si renderebbe il sistema sostenibile, quindi equo dal punto di vista intergenerazionale, e si favorirebbero politiche che ci facciano tornare a crescere. (1)Fonte. Istat “Trattamenti Pensionistici” http://www.istat.it/dati/dataset/20110622_00/

Come funzionerebbero le regole di indicizzazione alla svedese e quelle proposte nella manovra Tabella di simulazione (197kb - PDF) PRESSToday Rassegna stampa

Liberazione Data: "L'intervento sulle pensioni fa arrabbiare anche la Cisl" 04/07/2011

Indietro Stampa L'intervento sulle pensioni fa arrabbiare anche la Cisl

E' stata definita "patrimoniale dei poveri". Contro la manovra finanziaria che spreme dalle pensioni diversi miliardi sparacchiano un po' tutti. A cominciare da Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, che parla di provvedimento «socialmente ingiusto», passando per Piero Fassino che, parlando da sindaco di Torino, la definisce «fasulla e velleitaria». «I pensionati cominciano a pagare subito e subiranno un ulteriore peggioramento della loro condizione nei prossimi anni», protesta Carla Cantone, segretario generale dello Spi Cgil. La leader del sindacato dei pensionati annuncia anche una manifestazione il 15 luglio davanti Montecitorio per protestare contro le decisioni del Governo. In ballo c'è anche il taglio dell'assegno di accompagno. «Tra i più colpiti - sottolinea Cantone - saranno gli assegni previdenziali di importo medio, la maggioranza del totale dei pensionati, quelli che percepiscono intorno agli 800 euro netti, che, oltre a essere tassati maggiormente, avranno una riduzione drastica dell'assistenza socio sanitaria, un ulteriore balzello per salvaguardare la loro salute». Lo schema dell'attacco alla previdenza previsto dalla manovra, che da ieri sera è al Quirinale per essere visionata, è su più fronti. Innanzitutto, c'è un intervento sulla rivalutazione: depotenziata al 45% se l'importo dell'assegno è da tre a cinque volte il trattamento minimo (la fascia va da 1.428 a 2.380 euro); totale per importi superiori. La platea interessata, specifica l'Inps, è di 4,4 milioni di pensionati. E poi c'è l'anticipo dell'adeguamento in base alle aspettative di vita. Si tratta di un adeguamento regressivo, cioè di un allungamento automatico degli anni per l'età pensionabile. Il risparmio totale degli interventi si aggira intorno ai tre miliardi. La prospettiva dell'impennata inflazionistica rassicura. In questo caso il ministro Maurizio Sacconi si è impegno ad una revisione del provvedimento. I Piccoli Comuni, intanto, non ci stanno, meno ancora di Roma, Milano, Torino e Napoli. E lo hanno detto chiaro all'XI conferenza nazionale dell'Anci-Piccoli Comuni, tenuta a Riva del Garda, in Trentino. I piccoli, quelli cioè sotto i 5.000 abitanti, sono il 70,2% dei Comuni italiani, con popolazione residente pari al 17,1% del totale e superficie uguale al 54% della complessiva. E non ce la fanno più a sostenere i tagli. Del Governo parlano come di «un interlocutore inaffidabile e poco serio» per voce di Mauro Guerra, coordinatore nazionale Anci-Piccoli Comuni. «Perchè solo così - ha dichiarato - si può definire chi per anni approfondisce il discorso sul fondo di riequilibrio e al federalismo fiscale in generale, poi in un giorno, con una manovra che taglia per altri 3 miliardi di euro i fondi per i Comuni, decide di fare morire definitivamente l'idea per cui ha lavorato». Secondo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ai 47 miliardi annunciati «non si arriva nemmeno lontanamente»; almeno 30 miliardi, infatti, investono direttamente politiche sociali e del territorio, aggredito nei servizi e negli investimenti. «Tutto questo avviene scaricando il problema sui governi che verranno, con l'uso del voto di fiducia da parte di chi non ha più la fiducia degli italiani. Questa è la sostanza», dichiara Bersani. Fa. Seba.

03/07/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Manifesto, Il Data: 04/07/2011 "Vendola: è una patrimoniale sui poveri"

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06 POLITICA & SOCIETÀ 2011.06.28

ARTICOLO LA MANOVRA Dalla riforma fiscale a quella previdenziale. Oggi vertice di maggioranza, giovedì l'approvazione Vendola: è una patrimoniale sui poveri Il contentino alla Lega: lo slittamento del pagamento delle quote latte. Croce Rossa privatizzata

Galapagos Oggi Tremonti spiegherà a Pdl e Lega i contenuti della manovrona che il consiglio dei ministri approverà giovedì. Tutti gli sforzi sono concentrati su cosa offrire Bossi per fargli ingoiare alcuni interventi particolarmente dolorosi. Le voci sono tante: la più accreditata sussurra che si andrà a un ulteriore slittamento dei termini per il pagamento delle quote latte. C'è poi allo studio un meccanismo per sollevare i comuni virtuosi (quasi tutti al Nord, vista la distribuzione della ricchezza) dalle strettoie del Patto interno di stabilità. Infine, altro provvedimento ben visto dai leghisti, una sorta di moratoria sui contributi agricoli i cui versamenti saranno sospesi in attesa di un riordino dei meccanismi di tutela delle imprese in crisi. Quello che è sicuro che giovedì dovrebbe essere dato il via, oltre al decreto correttivo, anche un disegno di legge di riforma fiscale. Ieri l'Ansa ha fatto sapere di essere in possesso di un documento di tre pagine che conferma le anticipazioni delle quali si parla da giorni: la nuova Irpef si articolerà su tre aliquote (20, 30 e 40 per cento) anziché su cinque. Ma non sono nemmeno ipotizzati gli scaglioni di reddito sui quali si applicano le aliquote. Quello che conta, infatti, è l'effetto annuncio e dare l'illusione che si pagheranno meno tasse. È poi previsto l'innalzamento di un punto dell'Iva, limitatemente alle aliquote più alte (10 e 20%). Nel documento viene anche promessa l'abolizione dell'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive, a partire dal 2014. Una cancellazione non da poco: l'Irap frutta, infatti, circa 40 miliardi l'anno. Il provvedimento si dovrebbe inserire nelle novità relative all'attuazione del federalismo. In pratica, le regioni dovrebbe prevedere forme alternative di aumento della presione fiscale per coprire la sparizione del gettito Irap. Sul fronte dei tagli, oltre a una sforbiciata ai costi della politica (ma non l'abolizione delle province, che la Lega non vuole) è prevista una «riforma» del sistema previdenziale. È certo che sarà anticipata al 2013 il meccanismo che aggancia il momento del pensionamento effettivo alla speranza di vita. Anche certo il prelievo sulle pensioni d'oro. C'è, invece, indecisione sull'aumento al 33% dell'aliquota sui parasubordinati. Nel caso in cui questa misura dovesse saltare, potrebbe rispuntare l'anticipo al 2012 di «quota 97» per il pensionamento di anzianità, prevista dalla legge Prodi-Damiano. Per quanto riguarda l'innalzamento del'età pensionabile delle donne, Tremonti e i suoi si sono trovati la strada un po' sbarrata anche dai Cisl e Uil che hanno detto no a un intervento drastico in pochi anni. Per questo si sta studiando un intervento più soffice per alzare a 65 anni l'età pensionabile delle donne nel settore privato. La soglia di vecchiaia comincerebbe a salire solo dal 2014-2015 con un meccanismo molto graduale nei primi anni. Poi dal 2020 ci sarebbe un'accelerazione) che garantirebbe l'approdo a quota 65 anni. Sul fronte fiscale, è prevista una stretta su scommesse e giochi non regolari, in particolare con macchine di intrattenimento, e sul cosiddetto «poker live». Si calcola che potrebbe fruttare già quest'anno dai 500 ai 700 milioni. Ma gli introiti potrebbero aumentare fino a 3 miliardi nel 2014 con altre misure. Sul fronte della rivisitazione del patto di stabilità interno, si sta perfezionando il dispositivo di indicatori sulla base del quale saranno individuati i Comuni virtuosi da premiare. Due voci di riferimento, alle quali saranno di fatto vincolati i premi, saranno quelle del debito e del costo del personale. A chiedere «una radicale revisione del patto di stabilità interno» ieri è stato il sindaco di Torino, Piero Fassino. Sempre nel decreto con tutta probabilità saranno inserite alcune proroghe. Prima fra tutte quella a dicembre 2011 per gli studi di settore. Ormai sicuro è il metodo dei costi standard le spese di ministeri e per la sanità. Per quanto riguarda il pubblico impiego è confermato il blocco totale del turn over, ma anche la proroga al 2015 degli adeguamenti contrattuali, mentre è in corso una rimodulazione del taglio del 5% agli stipendi dei dirigenti pubblici, che dovrebbe scattare sopra i 70 mila euro e non più dai 50 mila euro. Un taglio che dai 130 mila diventerebbe del 10%, oggi previsto solo oltre i 150 mila euro. La Cida, il sindacato dei dirigenti, considera la riduzione del 5% sopra i 50 mila euro «iniqua» e «incostituzionale». La tassazione delle rendite finanziarie al 20% slitta «a babbo morto»: farà parte del disegno di legge di riforma del fisco. Infine, nel decreto legge, è prevista anche la privatizzazione della Croce Rossa. Intanto, mentre prosegue il dibattito sulla dichiarazione del sottosegretario alla difesa, Guido Crosetto, secondo il quale la manovra di Tremonti andrebbe analizzata da uno psichiatra, ieri una posizione di assoluta chiusura è arrivata da Nichi Vendola: «Il governo Berlusconi sta costruendo un'operazione di propaganda e di maquillage sui costi della politica, peraltro gonfiati di sprechi in questi anni di governo delle destre, per nascondere il senso reale della manovra economica in preparazione: la manovra sarà nei fatti una gigantesca tassa patrimoniale sui poveri e sui ceti medi». PRESSToday Rassegna stampa

Metropolis web Data: 04/07/2011 "Manovra: pensioni rosa a 65 anni dal 2020. Per 3 anni stop aumenti P.A."

Indietro Stampa > 28/06/2011 - Incremento di un anno dell'età di pensione per le donne, a partire dal 1 gennaio 2012. Un altro anno in più dal 2014 e per ogni biennio successivo, fino a 65 anni. Le misure sono contenute nella bozza della manovra fiscale. A decorrere dal 1° gennaio 2012, fermo restando la disciplina vigente in materia di decorrenza del trattamento pensionistico e di adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, per le lavoratrici dipendenti e per le lavoratrici autonome la cui pensione è liquidata a carico dell'assicurazione generale obbligatoria il requisito anagrafico di sessanta anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia nel sistema retributivo e misto e il requisito anagrafico di sessanta anni sono incrementati di un anno. Tali requisiti anagrafici sono ulteriormente incrementati di un anno, a decorrere dal 1° gennaio 2014, nonchè di un ulteriore anno per ogni biennio successivo, fino al raggiungimento dell'età di sessantacinque anni.

BLOCCO TURN OVER E RETRIBUZIONI P.A. PER UN ANNO?Proroga del turn over nel pubblico impiego ancora per un anno, che esclude dalla stretta i Corpi di Polizia, i Vigili del Fuoco e agenzie fiscali. Stop agli aumenti di retribuzione, anche accessori, per il personale delle pubbliche amministrazioni, fino alla fine del 2014. Il blocco dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni, secondo quanto previsto dal documento, arriverà quindi fino al 31 dicembre 2014 (prolungando quindi di un anno lo stop oggi previsto fino a dicembre 2013). Viene inoltre fissate, attraverso l'emanazione di uno o più regolamenti, le modalità di calcolo relative all'erogazione dell'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017 e la semplificazione delle procedure di mobilità del personale tra le pubbliche amministrazioni. Il blocco del turn over per un altro anno riguarda le amministrazioni dello Stato, ad esclusione dei Corpi di polizia, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per le agenzie fiscali, e gli enti pubblici non economici. A essere interessati dai provvedimenti per la razionalizzazione della spesa saranno tutti i soggetti pubblici, con esclusione delle regioni e delle province autonome, nonchè degli enti del servizio sanitario nazionale. Sono previste inoltre ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e qualificazione della spesa delle amministrazioni centrali anche attraverso la digitalizzazione e la semplificazione delle procedure.

DA 2012 SOLDI NON SPESI NON DIVENTANO RESIDUI?«Sono abrogate, a decorrere dal primo gennaio 2012, tutte le norme che dispongono la conservazione nel conto dei residui», cioè le somme stanziate ma non spese dalla Pubblica Amministrazione, «per essere utilizzate nell'esercizio successivo, di somme iscritte negli stati di previsione dei Ministeri». Nella bozza si precisa che vengono esclusi dalle nuove norme i fondi del personale, occupazione, opere strategiche e per le aree sottoutilizzate«. Oggi la Corte dei Conti ha quantificato in 108 miliardi l'ammontare dei residui passivi dell'intera amministrazione pubblica.

STOP RIVALUTAZIONE AUTOMATICA PENSIONI ALTE?A titolo di concorso per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, per il biennio 2012 - 2013, alla fascia di importo dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps la rivalutazione automatica non è concessa. Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45 per cento.

ARRIVA TAGLIO CAUSE PENDENTI INPS FINO A 500 EURO?Taglio delle cause pendenti Inps, fino a 500 euro. La misure per ridurre la mole di arretrati nel contenzioso tra cittadini e l'Istituto di previdenza. «Per i processi in materia previdenziale nei quali -si legge nel documento- sia parte l'Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi complessivamente euro 500,00, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente». L'estinzione è dichiarata con decreto dal giudice, anche d'ufficio.

A PROTEZIONE CIVILE, FONDI DA 8X1000?Arrivano 64 milioni di euro nel 2011 per la gestione dei mezzi della flotta aerea del Dipartimento della protezione civile. «Al relativo onere - si legge nella bozza della manovra - si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa, relativamente alla quota destinata allo Stato dell'8 per 1000 dell'imposta sul reddito delle persone fisiche». VIA LIBERALIZZAZIONE PROFESSIONI, SENZA NOTAI?«Le restrizioni in materia di accesso ed esercizio delle professioni, diverse da quelle di architetto, ingegnere, avvocato, notaio, farmacista, autotrasportatore, sono abrogate quattro mesi dopo l'entrata in vigore dal presente decreto». La bozza spiega che il termine «restrizione» comprende «la limitazione del numero di persone che sono titolate ad esercitare una certa professione in tutto il territorio dello Stato o in una certa area geografica attraverso la concessione di licenze o autorizzazioni amministrative per l'esercizio, senza che tale numero sia determinato, direttamente o indirettamente sulla base della popolazione o di altri criteri di fabbisogno». Cade quindi anche «l'attribuzione di licenze all'esercizio di una professione solo dove ce ne sia bisogno secondo l'autorità amministrativa», oltre al «divieto di esercizio di una professione al di fuori di una certa area geografica e l'abilitazione a esercitarla solo all'interno di una determinata area». Decadono anche «l'imposizione di distanze minime tra le localizzazioni delle sedi deputate all'esercizio della professione», «il divieto di esercizio della professione in più sedi oppure in una o più aree geografiche» e «la limitazione dell'esercizio della professione ad alcune categorie professionali o divieto, nei confronti di alcune categorie, di commercializzazione di taluni prodotti». Fra le restrizioni che scompaiono, anche «la limitazione dell'esercizio della professione attraverso l'indicazione tassativa della forma giuridica richiesta all'operatore», l'imposizione «di requisiti professionali in relazione al possesso di quote societarie», «l'imposizione di prezzi minimi o commissioni per la fornitura di beni o servizi» e «l'obbligo di fornitura di specifici servizi complementari all'attivit… svolta». Il testo prevede comunque che «singole professioni possono essere escluse, in tutto o in parte, dall'abrogazione delle restrizioni», ad esempio nel caso in cui «la limitazione sia funzionale a ragioni di interesse pubblico».

ARRIVA SOVRAPPREZZO TASSA SU ALTA VELOCITÀ «Al fine di consentire uno sviluppo dei processi concorrenziali nel settore dei trasporti ferroviari, in armonia con la necessità di assicurare la copertura degli oneri per i servizi universali di trasporto ferroviario di interesse nazionale oggetto di contratti di servizio pubblico, è introdotto un sovrapprezzo al canone dovuto per l'esercizio dei servizi di trasporto di passeggeri a media e a lunga percorrenza, non forniti nell'ambito di contratti di servizio pubblico, per la parte espletata su linee appositamente costruite o adattate per l'alta velocità, attrezzate per velocità pari o superiori a 250 chilometri orari». È quanto prevede la bozza della manovra.

??700 MLN PER MISSIONI INTERNAZIONALI IN 2011'?Ai fini della proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali fino al 31 dicembre 2011, la dotazione del fondo è incrementata di 700 milioni di euro.

PER RICORSI A GIUDICI TRIBUTARI 'TASSÀ FINO A 1.500 EURO?Presentare ricorso presso le commissioni tributarie potrà costare fino a 1.500 euro. Per i ricorsi avanti le Commissioni tributarie provinciali e regionali, si legge, è dovuto il contributo unificato nei seguenti importi: 30 euro per controversie divalore fino a2.582,28 euro; 60 euro per controversie da 2.582,28 e fino a 5.000 euro; 120 euro per controversie di valore superiore a 5.000 euro e fino a 25.000 euro; 250 euro per controversie di valore superiore a euro 25.000 e fino a 75.000 euro; 500 euro per controversie di valore superiore a 75.000 euro e fino a 200.000 euro; 1.500 euro per controversie di valore superiore a euro 200.000.?

SPENDING REVIEW DA 2012, SANZIONI PER CHI NON SI ADEGUA?Arriva la spending review, e anche le sanzioni per chi non si adegua. A partire dall'anno 2012, si legge nella bozza, d'intesa con i Ministeri interessati, la Ragioneria generale dello Stato dà inizio ad un ciclo di 'spending review' mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato. In caso di omessa trasmissione dei dati senza motivata giustificazione entro il termine previsto, su comunicazione del Ministero dell'economia e delle finanze, l'amministrazione competente riduce la retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili nella misura del 2 per cento. Incremento di un anno dell'età di pensione per le donne, a partire dal 1 gennaio 2012. Un altro anno in più dal 2014 e per ogni biennio successivo, fino a 65 anni. Le misure sono contenute nella bozza della manovra fiscale. A decorrere dal 1° gennaio 2012, fermo restando la disciplina vigente in materia di decorrenza del trattamento pensionistico e di adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, per le lavoratrici dipendenti e per le lavoratrici autonome la cui pensione è liquidata a carico dell'assicurazione generale obbligatoria il requisito anagrafico di sessanta anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia nel sistema retributivo e misto e il requisito anagrafico di sessanta anni sono incrementati di un anno. Tali requisiti anagrafici sono ulteriormente incrementati di un anno, a decorrere dal 1° gennaio 2014, nonchè di un ulteriore anno per ogni biennio successivo, fino al raggiungimento dell'età di sessantacinque anni.

BLOCCO TURN OVER E RETRIBUZIONI P.A. PER UN ANNO? Proroga del turn over nel pubblico impiego ancora per un anno, che esclude dalla stretta i Corpi di Polizia, i Vigili del Fuoco e agenzie fiscali. Stop agli aumenti di retribuzione, anche accessori, per il personale delle pubbliche amministrazioni, fino alla fine del 2014. Il blocco dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni, secondo quanto previsto dal documento, arriverà quindi fino al 31 dicembre 2014 (prolungando quindi di un anno lo stop oggi previsto fino a dicembre 2013). Viene inoltre fissate, attraverso l'emanazione di uno o più regolamenti, le modalità di calcolo relative all'erogazione dell'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017 e la semplificazione delle procedure di mobilità del personale tra le pubbliche amministrazioni. Il blocco del turn over per un altro anno riguarda le amministrazioni dello Stato, ad esclusione dei Corpi di polizia, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per le agenzie fiscali, e gli enti pubblici non economici. A essere interessati dai provvedimenti per la razionalizzazione della spesa saranno tutti i soggetti pubblici, con esclusione delle regioni e delle province autonome, nonchè degli enti del servizio sanitario nazionale. Sono previste inoltre ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e qualificazione della spesa delle amministrazioni centrali anche attraverso la digitalizzazione e la semplificazione delle procedure.

DA 2012 SOLDI NON SPESI NON DIVENTANO RESIDUI?«Sono abrogate, a decorrere dal primo gennaio 2012, tutte le norme che dispongono la conservazione nel conto dei residui», cioè le somme stanziate ma non spese dalla Pubblica Amministrazione, «per essere utilizzate nell'esercizio successivo, di somme iscritte negli stati di previsione dei Ministeri». Nella bozza si precisa che vengono esclusi dalle nuove norme i fondi del personale, occupazione, opere strategiche e per le aree sottoutilizzate«. Oggi la Corte dei Conti ha quantificato in 108 miliardi l'ammontare dei residui passivi dell'intera amministrazione pubblica.

STOP RIVALUTAZIONE AUTOMATICA PENSIONI ALTE?A titolo di concorso per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, per il biennio 2012 - 2013, alla fascia di importo dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps la rivalutazione automatica non è concessa. Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45 per cento.

ARRIVA TAGLIO CAUSE PENDENTI INPS FINO A 500 EURO?Taglio delle cause pendenti Inps, fino a 500 euro. La misure per ridurre la mole di arretrati nel contenzioso tra cittadini e l'Istituto di previdenza. «Per i processi in materia previdenziale nei quali -si legge nel documento- sia parte l'Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi complessivamente euro 500,00, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente». L'estinzione è dichiarata con decreto dal giudice, anche d'ufficio.

A PROTEZIONE CIVILE, FONDI DA 8X1000?Arrivano 64 milioni di euro nel 2011 per la gestione dei mezzi della flotta aerea del Dipartimento della protezione civile. «Al relativo onere - si legge nella bozza della manovra - si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa, relativamente alla quota destinata allo Stato dell'8 per 1000 dell'imposta sul reddito delle persone fisiche».

VIA LIBERALIZZAZIONE PROFESSIONI, SENZA NOTAI?«Le restrizioni in materia di accesso ed esercizio delle professioni, diverse da quelle di architetto, ingegnere, avvocato, notaio, farmacista, autotrasportatore, sono abrogate quattro mesi dopo l'entrata in vigore dal presente decreto». La bozza spiega che il termine «restrizione» comprende «la limitazione del numero di persone che sono titolate ad esercitare una certa professione in tutto il territorio dello Stato o in una certa area geografica attraverso la concessione di licenze o autorizzazioni amministrative per l'esercizio, senza che tale numero sia determinato, direttamente o indirettamente sulla base della popolazione o di altri criteri di fabbisogno». Cade quindi anche «l'attribuzione di licenze all'esercizio di una professione solo dove ce ne sia bisogno secondo l'autorità amministrativa», oltre al «divieto di esercizio di una professione al di fuori di una certa area geografica e l'abilitazione a esercitarla solo all'interno di una determinata area». Decadono anche «l'imposizione di distanze minime tra le localizzazioni delle sedi deputate all'esercizio della professione», «il divieto di esercizio della professione in più sedi oppure in una o più aree geografiche» e «la limitazione dell'esercizio della professione ad alcune categorie professionali o divieto, nei confronti di alcune categorie, di commercializzazione di taluni prodotti». Fra le restrizioni che scompaiono, anche «la limitazione dell'esercizio della professione attraverso l'indicazione tassativa della forma giuridica richiesta all'operatore», l'imposizione «di requisiti professionali in relazione al possesso di quote societarie», «l'imposizione di prezzi minimi o commissioni per la fornitura di beni o servizi» e «l'obbligo di fornitura di specifici servizi complementari all'attivit… svolta». Il testo prevede comunque che «singole professioni possono essere escluse, in tutto o in parte, dall'abrogazione delle restrizioni», ad esempio nel caso in cui «la limitazione sia funzionale a ragioni di interesse pubblico».

ARRIVA SOVRAPPREZZO TASSA SU ALTA VELOCITÀ «Al fine di consentire uno sviluppo dei processi concorrenziali nel settore dei trasporti ferroviari, in armonia con la necessità di assicurare la copertura degli oneri per i servizi universali di trasporto ferroviario di interesse nazionale oggetto di contratti di servizio pubblico, è introdotto un sovrapprezzo al canone dovuto per l'esercizio dei servizi di trasporto di passeggeri a media e a lunga percorrenza, non forniti nell'ambito di contratti di servizio pubblico, per la parte espletata su linee appositamente costruite o adattate per l'alta velocità, attrezzate per velocità pari o superiori a 250 chilometri orari». È quanto prevede la bozza della manovra.

??700 MLN PER MISSIONI INTERNAZIONALI IN 2011'?Ai fini della proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali fino al 31 dicembre 2011, la dotazione del fondo è incrementata di 700 milioni di euro.

PER RICORSI A GIUDICI TRIBUTARI 'TASSÀ FINO A 1.500 EURO?Presentare ricorso presso le commissioni tributarie potrà costare fino a 1.500 euro. Per i ricorsi avanti le Commissioni tributarie provinciali e regionali, si legge, è dovuto il contributo unificato nei seguenti importi: 30 euro per controversie divalore fino a2.582,28 euro; 60 euro per controversie da 2.582,28 e fino a 5.000 euro; 120 euro per controversie di valore superiore a 5.000 euro e fino a 25.000 euro; 250 euro per controversie di valore superiore a euro 25.000 e fino a 75.000 euro; 500 euro per controversie di valore superiore a 75.000 euro e fino a 200.000 euro; 1.500 euro per controversie di valore superiore a euro 200.000.?

SPENDING REVIEW DA 2012, SANZIONI PER CHI NON SI ADEGUA?Arriva la spending review, e anche le sanzioni per chi non si adegua. A partire dall'anno 2012, si legge nella bozza, d'intesa con i Ministeri interessati, la Ragioneria generale dello Stato dà inizio ad un ciclo di 'spending review' mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato. In caso di omessa trasmissione dei dati senza motivata giustificazione entro il termine previsto, su comunicazione del Ministero dell'economia e delle finanze, l'amministrazione competente riduce la retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili nella misura del 2 per cento.

La riforma fiscale rischia di aggravare le tasse a 9,5 milioni di contribuenti Riforma fiscale: 3 aliquote Irpef. Un punto in più per l'Iva PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza Data: "Non toccate il fondo" 04/07/2011

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Milano Finanza sezione: inchiesta data: 02/07/2011 - pag: 22 autore: di Roberta Castellarin e Paola Valentini Previdenza

Non toccate il fondo

Ormai è certo: si andrà in pensione più tardi. E l'assegno pubblico sarà pari al 60% dell'ultimo stipendio per i dipendenti e al 40% per gli autonomi (ancor meno per le donne). Per questo è cruciale l'integrazione della rendita. Tutti i segreti per avere mille euro in più al mese La riapertura del cantiere pensioni non deve illudere i lavoratori. Dovranno ritardare il momento dell'addio al lavoro e ricorrere alla previdenza complementare perché l'assegno pubblico sarà comunque magro. La riforma appena varata dal governo allunga un po' la vita lavorativa degli uomini, fino a un massimo di circa un anno, e colpisce soprattutto le donne del settore privato. Le lavoratrici che hanno meno di 50 anni dovranno infatti stare al lavoro anche sei anni in più, perché dal 2020 ci sarà un progressivo aumento dell'età per la pensione di vecchiaia, dai 60 ai 65 anni (si veda box in pagina). «Sebbene la proposta di riforma Tremonti in alcuni casi potrebbe portare benefici grazie al differimento del momento della pensione, quindi una maggior pensione pubblica e maggior orizzonte temporale per la previdenza complementare, il tema dell'integrazione pensionistica resta immutato nella sua sostanza», dice Andrea Carbone di Progetica, che ha elaborato per MF-Milano Finanza le nuove simulazioni su come integrare il futuro assegno Inps alla luce della nuova riforma targata Tremonti. Aggiunge Carbone: «La bozza di riforma ha modificato alcuni elementi relativi al momento del pensionamento, ma lascia aperte riflessioni sulle nuove responsabilità individuali in tema di welfare». In particolare, la bozza di testo varata dal Consiglio dei ministri anticipa l'entrata in vigore del sistema di allineamento tra i requisiti di età per l'accesso al pensionamento e l'allungamento della speranza di vita. Il primo aumento di (al massimo) tre mesi scatterà già da gennaio 2014. Verrà poi introdotto un secondo aumento, dal gennaio 2016, relativo all'incremento della speranza di vita registrato nel biennio precedente. Sarà infine confermato l'adeguamento triennale dei requisiti a partire da gennaio 2019. Non c'è quindi da perdere tempo: occorre integrare l'assegno previdenziale futuro. «In sintesi, questa parte di riforma anticiperebbe di un anno il primo adeguamento, e ne introdurrebbe un secondo, stimabile in quattro mesi, nel 2016. Naturalmente non per tutti i lavoratori l'incremento sarebbe di quattro mesi: in funzione del proprio profilo (età e anni di contribuzione), la variazione stimata tramite l'Istat potrà essere compresa tra zero e dieci mesi», sottolinea Carbone. Finora i fondi pensione hanno fatto fatica a conquistare i lavoratori italiani, soprattutto le nuove generazioni. Eppure prima si inizia a versare e meglio è. Come dimostra l'analisi effettuata da Progetica. Un dipendente trentenne per avere mille euro di pensione integrativa in più, da aggiungersi al 62% dell'ultimo stipendio che gli verserà l'Inps, deve versare al mese 533 euro nella linea garantita e 328 nella bilanciata, mentre per un quarantenne questi importi salgono a 806 euro per la garantita e 570 per la bilanciata. Per gli autonomi il gap è più ampio perché versano meno contributi. Un trentenne lavoratore autonomo potrà aspettarsi, in uno scenario medio, il 38% dell'ultimo stipendio, ossia 1.049 euro contro i 3 mila dell'ultima busta paga. Per raddoppiare la pensione ed arrivare a 2 mila euro deve versare mensilmente nella linea bilanciata 300 euro, nella garantita 495 euro. Mentre una lavoratrice autonoma sempre trentenne per avere mille euro di integrazione deve versare ancora di più: rispettivamente 380 euro nella bilanciata e 617 nella garantita. È la conseguenza del fatto che le donne hanno una speranza di vita maggiore. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza Data: "Penalizzate le under 50" 04/07/2011

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Milano Finanza sezione: inchiesta data: 02/07/2011 - pag: 22 autore: Penalizzate le under 50

Pioggia di richieste alla trasmissione RadioRai Start per conoscere l'età di pensionamento sulla base delle tabelle di Progetica pubblicate da MF-Milano Finanza della scorsa settimana. Anche sulla pagina Facebook del programma si moltiplicano le domande. Per dare seguito al tema, nella pagina accanto viene riproposta la simulazione con le età di possibile ritiro dal lavoro per le donne del settore privato in base però alle nuove regole appena varate dal governo, che prevedono un progressivo aumento a 65 anni del requisito di vecchiaia, tra il 2020 e il 2032. Dall'analisi emerge come saranno le under 50 di oggi le più penalizzate dalla riforma. Una lavoratrice dipendente nata nel 1964 e che ha iniziato a versare contributi a 35 anni prima poteva andare in pensione a 62,7 anni, con le nuove regole dovrà aspettare i 68,3, quindi quasi 6 anni in più. E chi è nato nel 1968 dovrà compiere 70 anni. «Gli esiti non saranno di un necessario aumento di 5 anni dell'età di pensionamento, ma varieranno in funzione del profilo», spiega Andrea Carbone di Progetica, «la scelta di differire al 2020 l'inizio degli scalini sposterebbe sulle donne che compiranno 60 anni in quella decade gli effetti più significativi. Ma chi ha iniziato a lavorare presto potrà beneficiare del requisito dei 40 anni di contributi». Le tabelle relative agli uomini saranno rielaborate in base al testo di riforma definitivo nel prossimo numero. PRESSToday Rassegna stampa

Nazione, La (Firenze) Data: "Pressing di Emma: «Via libera al decreto»" 04/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 5 Pressing di Emma: «Via libera al decreto»

MARCEGAGLIA CHIEDE L'INNALZAMENTO DELL'ETÀ PENSIONABILE. PREOCCUPA LO SPREAD BTP-BUND Achille Perego MILANO L'ITALIA non rischia la bancarotta come la Grecia ma con uno spread Btp-Bund tedesco al record storico di 220 punti base non si scherza. Per questo la manovra da 40-42 miliardi va fatta e seriamente con l'obiettivo sacrosanto del pareggio di bilancio al 2014 coniugando rigore sopportabile e crescita perchè l'Italia «cresce troppo poco». E se la bozza di riforma fiscale di Tremonti è apprezzabile bisogna tagliare la spesa pubblica, intervendo su sanità, pubblico impiego e pensioni. A MILANO per partecipare alle assemblee di Federchimica e Federacciai, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia lancia un messaggio preciso al Governo, rappresentato nel capoluogo lombardo dal ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani. La bozza Tremonti' sulla riforma fiscale, commenta Emma «è un menu ampio: bisogna entrare nei dettagli e vedere dove si taglierà». Comunque le tre aliquote Irpef e l'eliminazione graduale dell'Irap sono «un piano di lavoro interessante». Questa manovra però, è l'allarme della leader degli imprenditori «va varata e non vorremmo che i soliti conflitti interni alla maggioranza portassero a scelte diverse. Questo momento sarebbe molto pericoloso». Il possibile default greco rende la posizione sui mercati molto pesante. E anche se l'Italia non è in pericolo «se permanesse una situazione di grosse turbolenze ne risentirebbe». Lo spread di 220 punti tra i nostri titoli e quelli tedeschi «costituisce un problema enorme» perché 100 punti base di differenza equivalgono a regime a 16 miliardi di euro in più di deficit pubblico. «Non sta a noi incidere nella dialettica tra le varie anime del Governo ha aggiunto Marcegaglia ma bisogna incidere su quelle spese che concorrono ai tre quarti del deficit: pensioni, sanità, pubblico impiego. È un discorso da fare con attenzione, parliamo della vita delle persone, dei loro risparmi, ma bisogna intervenire». E in particolare sul fronte previdenziale, l'Italia deve allinearsi al quadro europeo per l'allungamento dell'età pensionabile: «Il 20% del Pil va in pensioni: noi con calma dobbiamo seguire gli altri paesi Ue». Come, anche se non incide molto sul Pil «se si chiedono sacrifici a tutti è impensabile che la politica per prima mantenga privilegi». PRESSToday Rassegna stampa

Nazione, La (Firenze) Data: "Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi-contributo dei precari" 04/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi- contributo dei precari

Compromesso soft sull'aumento dell'età per le donne del privato: si farà in dieci anni Olivia Posani ROMA IL PENSIONAMENTO delle donne finirà con un intervento super-soft. A pagina 27 della bozza sulla manovra quadriennale che Giulio Tremonti ha portato martedì al vertice di maggioranza si leggeva: «A decorrere dal primo gennaio 2012....». Ieri pomeriggio pagina 27 era un foglio bianco con sopra scritto «da definire». Questo la dice lunga sul braccio di ferro all'interno del governo sull'allungamento dell'età di pensionamento delle lavoratrici del settore privato a partire dal prossimo anno. Contro la misura si è subito scagliata la Lega, che ne ha chiesto la totale abolizione sostenendo che avrebbe penalizzato solo le donne del Nord. «Sulle pensioni stiamo scrivendo i nostri emendamenti», annunciava ieri Bossi. Ma anche il ministro Sacconi non l'ha mai digerita («un conto è il lavoro delle statali, un conto è quello delle operaie») senza parlare della contrarietà del sindacato. E COSÌ, ieri sera a prendere corpo è stata una soluzione veramente light. L'aumento dell'età pensionabile inizierà solo dal 2020 e l'asticella si alzerà molto lentamente: un mese l'anno per 5 anni e poi, dal 2025, di 6 mesi l'anno. Morale: per portare la pensione di vecchiaia da 60 a 61 anni occorrerà aspettare il 2026, mentre per arrivare a 65 (requisito anagrafico che scatterà nel 2012 per le lavoratrici del pubblico impiego) occorrerà aspettare il 2032, anno in cui la riforma andrà a regime. SE LA PAGINA verrà riscritta con una diluizione tale, è difficile pensare che la Lega possa mettersi di traverso. Anzi, il Carroccio potrà cantare vittoria. C'è da chiedersi casomai perchè Tremonti non si rassegni e rinunci definitivamente all'intervento, visto che praticamente non porterà un centesimo di risparmio per decenni. In realtà al ministro dell'Economia occorre poter mettere nero su bianco la riforma per mandare un segnale preciso ai mercati, visto che anche altri Paesi europei (Germania in testa) hanno programmato interventi che andranno a regime nel 2030 e anche nel 2040. A SALTARE completamente potrebbe invece essere l'innalzamento dal 26,7 al 33,7% dei contributi per i lavoratori parasubordinati. È inviso a molti e non aiuta i precari poichè, se è vero che i contributi gravano essenzialmente sui datori di lavoro, è altrettanto vero che questi tendono a scaricare l'aggravio riducendo il salario. Al momento, unico punto certo della parte previdenziale della manovra sembra essere l'anticipo dal 2015 al 2014 del meccanismo che aggancia l'età di pensionamento alle aspettative di vita (3 mesi in più ogni 3 anni). INFINE c'è da ricordare il capitolo badanti fortemente voluto dalla Lega. La manovra stabilisce per decreto che da gennaio la pensione di reversibilità sarà ridotta se il matrimonio è stato contratto da uno dei due coniugi dopo i 70 anni con una differenza di età superiore ai 20 anni. «Non è plausibile che vengano erogati per 30 anni e oltre trattamenti previdenziali in favore di soggetti che, per età anagrafica, potrebbero ancora lavorare», ha spiegato il leghista Matteo Bragantini. PRESSToday Rassegna stampa

Pais, El Data: 04/07/2011 "El Gobierno saca adelante la reforma de las pensiones con el único apoyo de CiU"

Indietro Stampa El Gobierno saca adelante la reforma de las pensiones con el único apoyo de CiU El Ejecutivo modifica la norma para integrar a los empleados del hogar en el régimen general la Seguridad Social. -El texto pasa ahora al Senado

EL PAÍS | Madrid 27/06/2011

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Las claves sobre la reforma de las pensiones.

El Gobierno ha logrado hoy aprobar en el Congreso la reforma de las pensiones con el único apoyo de CiU, que ha dado su visto bueno a la norma tras lograr vía enmienda algunos cambios en el texto que salió del Consejo de Ministros. Ahora, la Ley de Actualización, Adecuación y Modernización del Sistema de Seguridad Social, que es el nombre técnico de la reforma pasa al Senado, donde el PP mantiene su mayoría, sin necesidad de que sea debatido en pleno. En cuanto a los cambios más recientes, además del reconocimiento a las prácticas de los becarios sin límites anunciado la semana pasada o los beneficios por el cuidado de hijos menores, el PSOE ha introducido a última hora una enmienda tras llegar a un acuerdo con CC OO y UGT para integrar a los empleados de hogar en el régimen general de la Seguridad Social.

La Comisión de Trabajo e Inmigración del Los empleados de hogar cotizarán Congreso de los Diputados ha aprobado con todas las horas a la Seguridad Social competencia legislativa plena el dictamen del proyecto de ley de la reforma con los votos a La noticia en otros webs favor de PSOE, CiU y la abstención del PNV, webs en español mientras que PP, ERC-IU-ICV y BNG han votado en otros idiomas en contra por su rechazo a la principal medida del proyecto: el retraso de la edad de jubilación hasta los 67 años. No obstante, podrán seguir retirándose a los 65 quienes hayan cotizado 38 años y medio. También se alarga el período de computo para calcular la pensión de 15 a 25 años.

El ponente socialista, Jesús Caldera, ha asegurado en relación a los cambios sobre los empleados de hogar que este proceso "no supondrá una carga excesiva" para los empleadores y permitirá una "adaptación razonable" a los costes de la cobertura. La integración de este colectivo supone una equiparación de derechos y deberes con el resto de colectivos de trabajadores.

Para que los empleados de hogar puedan ser dados de alta deben tener un contrato en el que como mínimo se estipule: número de horas de trabajo semanales; salario mensual o por hora; salario en especie; si existe o no pacto de horas de presencia y su retribución; si existe o no pacto de pernoctación y su retribución, y el número de cuenta bancaria del titular del hogar familiar donde domiciliar la cotización. En caso de baja de la actividad laboral, a partir del noveno día la incapacidad temporal corre a cargo de la Seguridad Social, mientras los empleadores pagarán desde el cuarto día hasta el noveno. Hasta ahora, la Seguridad Social pagaba la incapacidad Temporal de las empleadas de hogar a partir del día 25.

Entrada en vigor y periodo de adaptación

El cambio normativo, que prácticamente concluye el mandato del Pacto de Toledo para la integración de los distintos regímenes existentes, entrará en vigor el 1 de enero de 2012. No obstante, se da un plazo de seis meses naturales para que los empleados y los titulares de hogares familiares (denominación que reciben los empleadores que contratan este servicio) puedan adaptarse a la nueva situación, con lo que la integración será plena a partir del 1 de julio de 2012. Se establece un periodo transitorio hasta 2019 para que la adaptación no sea lesiva para los empleadores ni tenga consecuencias sobre el empleo.

Además, en la sesión de este lunes, se han introducido otras seis enmiendas fruto de la negociación con CiU, entre los que destaca una que permite que las viudas, que verán elevada la base reguladora de su pensión del 52% al 60%, no se vean perjudicada fiscalmente, así como otra modificación relativa al impulso a los seguros colectivos de dependencia que deberá asumir las empresas.

Otras de ellas establece que las ayudas a titulados académicos para subvencionar estancias de formación, prácticas, colaboración o especialización que impliquen tareas en régimen de prestación de servicios deberán establecer en todo caso la cotización a la Seguridad Social como contratos formativos, aunque no obligue a la contratación laboral. Por otro lado, el Gobierno se compromete a probar en un año el desarrollo reglamentario de regulación de las hipotecas inversas y el seguro de dependencia y por la que se establece determinada norma tributaria, pendiente desde la reforma de la Ley Hipotecaria de 2007.

El PP augura la entrada en déficit del sistema

Durante el debate, el portavoz del PP en el Pacto de Toledo, Tomás Burgos, ha criticado que la reforma es "inoportuna, desorientada, imprecisa e incoherente" y ha lamentado la prolongación de la edad de jubilación sin reforzar el principio de contributividad. Así, ha asegurado que la norma endurece el sistema haciéndolo "más injusto" ya que conllevará perdidas de pensión "serias" incluso trabajando más años. Además, tras recordar que su partido apostaba por el retraso voluntario e incentivado, ha asegurado que el primer efecto de la reforma será al "entrada inmediata en déficit del sistema".

Carles Campuzano, de CiU, ha criticado que no se produjera un debate en el pleno por tratarse de una reforma imprescindible, con independencia de la crisis, para afrontar retos como el aspecto demográfico, la esperanza de vida o las bajísimas tasas de natalidad. Por el lado contrario, ha justificado su voto a favor en que se trata de una reforma que no cuestiona las bases del sistema público de pensiones y es coherente con las modificaciones introducidas desde 1985, ya que sólo transforma algunos parámetros pero no sus principios.

También el portavoz del PNV, Emilio Olabarría, ha lamentado que no sea debatida en el pleno del Congreso. En su opinión, la reforma empeora los sistemas de protección vigentes, sobre todo cuando contempla diversas pensiones mínimas y cambios en los complementos de mínimos.

Desde IU-ICV, Gaspar Llamazares, ha mostrado el desacuerdo de su grupo con la falta de debate en el pleno y ha denunciado que la reforma supone un "retroceso histórico" en los derechos de los trabajadores y una razón más para la indignación ciudadana y para la desafección de la política. PRESSToday Rassegna stampa

Provincia di Como, La Data: 04/07/2011 "di tasca nostra i sacrifici la manovra Tasse su finanza e auto potenti Pensioni, gradualità per le donne"

Indietro Stampa di tasca nostra i sacrifici la manovra Tasse su finanza e auto potenti Pensioni, gradualità per le donne Nuovi balzelli su contratti e trading bancario. Motori: allo studio rincari non solo per i Suv Lavoratrici via a 65 anni solo dal 2030. «Graziati» gli allevatori per le multe sulle quote latte None

Giovedì 30 Giugno 2011 Primo piano, pagina 2

ROMA Due diversi balzelli sulla finanza: il primo dello 0,15% sui contratti finanziari; il secondo per l'attività di trading delle banche. E poi, l'ipotesi di un nuovo balzello per le auto più potenti e lo stop alla riscossione coattiva sulle quote latte. Sono le ultime novità in arrivo nel menù della manovra che approva al Consiglio dei ministri che prevede il taglio ai costi della politica, una maggiore gradualità per la pensione a 65 anni delle donne e la riforma fiscale (ma l'aggravio Iva non scatterà da subito). Secondo quanto si apprende, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha lavorato tutto il giorno nel suo ufficio a Via XX Settembre proprio per fare le ultime verifiche, prima del varo definitivo al consiglio dei ministri convocato per oggi alle 15. Il ministro è tornato poi a ribadire che il rigore ha funzionato. Ma «dobbiamo continuare, non abbiamo alternative», ha sottolineato in un'intervista a «Famiglia Cristiana». Ecco le principali ipotesi sul tavolo: PENSIONI - Salirà, ma in modo soft, l'età di pensione per le lavoratrici private. L'ultima ipotesi prevede l'aumento di un mese di anzianità a partire dal 2020, per arrivare a regime 10 anni dopo nel 2030 con l'età di 65 anni. Inoltre partirà nel 2014 il sistema di calcolo con l'aggancio dell'età alla speranza vita. Era previsto al 2015. Penalizzate anche le cosiddette "pensioni d'oro": stop alla loro rivalutazione se sono cinque volte superiori al minimo. Per quelle pari a tre volte il minimo la rivalutazione sarà soltanto al 45%. IVA - Non scatterà subito l'aumento dell'1% delle aliquote del 10 e del 20% dell'Iva. La norma non entra in manovra per fare cassa, ma solo nella delega per la riforma fiscale. ALIQUOTE IRPEF - La delega fiscale - da attuare con i tempi necessari - prevede anche l'introduzione di tre aliquote sull'Irpef (20, 30 e 40%), cinque sole imposte (Irpef Ires, Iva, Irap e Imu); la cancellazione dell'Irap dal 2014; l'imposta unificata sulle rendite finanziarie (al 20%, escludendo i Bot). SUPER-BOLLO - Potrebbe arrivare un super-bollo per le super-auto con potenza superiore a 125 chilowatt. La norma, inserita in una delle bozze, potrebbe però saltare. Prevede che se non si paga arriva una "multa" del 30% di quanto bisogna pagare. La tassa aumenterà all'aumentare della potenza. BALZELLI SULLA FINANZA - In arrivo un'imposta di bollo dello 0,15% sulle transazioni finanziarie. A questa si aggiunge una tassazione separata al 35% sull'attività di trading delle banche. L'aliquota del 35% si applicherà al risultato complessivo netto derivante dalla gestione delle attività detenute per la negoziazione. TAGLI ALLE REGIONI - Valgono nove miliardi nel biennio 2013-2014: 3,5 miliardi di euro nel 2013 e 5,5 miliardi nel 2014. Per TICKET SANITÀ - Scatterà dal primo gennaio 2012 un ticket di 10 euro per le prestazioni specialistiche ambulatoriali. Pagheranno invece 25 euro i "codici bianchi" del pronto soccorso, ovvero gli interventi non gravi. QUOTE LATTE - Il decreto prevede lo stop alla riscossione coattiva delle multe sulle quote latte. L'agente della riscossione che ha preso in carico il credito è «discaricato» della relativa quota. TAGLIALLACASTA - Previsto il taglio degli stipendi aggiuntivi dei ministri e dei «voli blu». Le misure non sono nella bozza ma sono state anticipate nei giorni scorsi. In pratica dal prossimo mese i ministri dovrebbero rinunciare all'assegno per l'incarico governativo mantenendo quello di parlamentare. C'è poi il pacchetto dei tagli ai costi della politica: auto e voli "blu", livellamento retributivo sulla media europea, tagli a benefit al termine dell'incarico politico, tagli ai trasferimenti a Camera, Senato e organi costituzionali (anche autorità indipendenti), tagli ai finanziamenti ai partiti e data unica («Election day») per elezioni ed eventuali referendum, a differenza di quello che è successo nelle ultime consultazioni. STATALI - Stop agli aumenti di retribuzione, anche accessori, per il personale delle pubbliche amministrazioni, fino alla fine del 2014. Il blocco del turn over viene poi prorogato ancora per un anno. Esclusi i Corpi di Polizia, i Vigili del Fuoco e le agenzie fiscali. «SPENDING REVIEW» - Addio ai tagli di spesa lineari per gli Enti pubblici: parte dal 2012 il processo di "spending review" «mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato». BADANTI E PENSIONI - Dal primo gennaio del prossimo anno, la pensione di reversibilità per le badanti «è ridotta, nei casi in cui il matrimonio con il dante causa sia stato contratto ad età del medesimo superiori a 70 anni e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 anni». CATTEDRE BLOCCATE - A decorrere dall'anno scolastico 2012/2013 le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed Ata della scuola non devono superare la consistenza delle dotazioni dell'anno scolastico 2011/2012. Novità anche per insegnanti di sostegno: uno per due disabili. ALTA VELOCITÀ - Arriva il sovrapprezzo del canone, che servirà ad assicurare la copertura degli oneri del servizio universale. IMMOBILI PUBBLICI - Arrivano «fondi d'investimento immobiliari chiusi» promossi da Regioni, Provincie, Comuni. ANAS - La società strategica per la viabilità sarà divisa in Holding e Spa e arriva anche un commissario. GIOCHI - Si potrà giocare il resto della spesa al supermercato (massimo cinque euro). Si punta poi a un Superenalotto europeo, il restiling del gioco del Lotto, gare per l'allargamento della rete delle scommesse e delle slot machine con identificazione dei giocatori e infine il via libera al poker nei circoli. Previsti anche interventi contro la rete "illegale". Inasprite le sanzioni per il mancato rispetto delle norme sui giochi da parte dei minori. L'agenzia delle Entrate potrà poi richiedere tasse anche sui giochi non autorizzati. STUDI DI SETTORE - Aumentano del 50% le sanzioni per chi non comunica i dati sugli studi di settore. Infine stop alle garanzie sugli accertamenti sopra 50.000 euro. Viene così cancellata la norma che imponeva l'obbligo di una garanzia per gli accertamenti con adesione superiori a quella cifra. Raddoppiano infine i tempi per i pignoramenti dei debitori:da 120 a 240 giorni. PRESSToday Rassegna stampa

Provincia di Como, La Data: 04/07/2011 "Ma su pensioni e bollette c'è aria di correttivi"

Indietro Stampa Ma su pensioni e bollette c'è aria di correttivi Lunedì 04 Luglio 2011 Attualità, pagina 4

ROMA La levata di scudi contro la norma che blocca la rivalutazione delle pensioni, anche quelle non proprio "d'oro", (tra i detrattori della misura l'opposizione, i sindacati ma anche la Lega) induce ad una riflessione anche la stessa maggioranza. Riflessione che viene evidenziata dall'intervento del presidente del Senato, Renato Schifani, che sull'argomento chiede «un compromesso». Ma alcune norme, scomparse dalle bozze in entrata al Cdm sembrano destinate a tornare. Come il taglio del 3% alle bollette dell'elettricità che però inciderebbe notevolmente sugli investimenti per la ricerca e quindi sulle fonti rinnovabili. Una scelta «autolesionista», dice l'opposizione. La norma contestata sulle pensioni è quella che colpirebbe la rivalutazione dell'assegno per un pensionato su quattro. Interviene l'Inps a precisare che le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione. I pensionati interessati alla misura saranno 4,4 milioni. Protesta Susanna Camusso della Cgil: si colpiscono pensioni nette da 1.000 euro. Potrebbe rientrare la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Sono in corso accese discussioni sulla possibilità di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell'elettricità di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca. Si prevede che a decorrere dal primo gennaio 2012, che tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni comunque a carico delle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, siano ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010. PRESSToday Rassegna stampa

Quotidiano.net Data: 04/07/2011 "Costi della politica, la manovra rinvia i tagli Stretta sulle pensioni, sindacati in rivolta"

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Cala la scure anche sugli enti locali. Rimandati alla prossima legislatura, invece, i tagli alla 'casta'. Calderoli: "O la Lega porta risultati, o lasciamo Berlusconi ai suoi divertimenti". Bossi: "Pensioni non si toccano, abbasseremo le tasse"

Roma, 2 luglio 2011 - Una batosta sui cittadini comuni, tagli rinviati per la ‘casta’. Mettendo in fila le misure della manovra economica approvata dal governo giovedì scorso, seppur con la dovuta cautela di un testo che sta facendo ancora la spola tra i tecnici del Tesoro e il Quirinale, il conto per i cittadini italiani (tra il taglio da 9,6 miliardi di euro per Regioni ed enti locali e quindi anche ai servizi, la stretta sulle pensioni, i risparmi tra i 5 e i 7 miliardi sulla sanità e i ticket sanitari, l’ulteriore blocco per i contratti del pubblico impiego e la riforma dell’assistenza) si annuncia davvero salato. In particolare, i maggiori dettagli di oggi sulla stretta sulle pensioni che non colpirebbe solo quelle d’oro ma anche gli assegni a partire dai 1.400 euro, ha sollevato le proteste di sindacati, consumatori e opposizione. Articoli correlati Riguarderà ben 4,4 milioni di pensionati su 16 milioni di pensioni erogate, cioè più di un pensionato su quattro. “I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate”, si legge infatti in una nota dell’Inps. BERSANI ATTACCA "Vengono scaricate le responsabilità sugli enti locali e sui futuri governi" Netto il ‘no’ sulle pensioni del leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che parla di norma “socialmente ingiusta” e ne chiede una correzione. Il Pd lancia l’allarme: la stretta sulle pensioni colpirebbe 5 milioni di pensionati da 1.400 euro lordi al mese, che netti fanno mille euro al mese. Il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, va ancora più in là: “le famiglie pagano più volte. Ipotizzando la situazione di un pensionato che percepisce un assegno di 1.400 euro al mese e che vedrà il parziale stop della rivalutazione, magari con il mutuo da pagare, e sommiamo a questi i tagli alla sanità e agli enti locali che a cascata lo priveranno sempre di più dei servizi essenziali, e se pensiamo che molti di loro sostengono figli e nipoti colpiti da precarietà e cassa integrazione, è chiaro che a pagare sono sempre i soliti”. E soprattutto, prosegue Lamonica, “non c’è nulla, nulla, nulla, e questo colpisce le persone in primissima battuta, sulla ripartenza dell’occupazione e dunque la manovra è una vera batosta che non giova neanche al Paese perché finché i cittadini non potranno spendere e far ripartire i consumi il Paese si blocca”. La Cgia di Mestre calcola che la correzione solo per l’anno in corso costerà ad ogni italiano 741 euro. La Federconsumatori parla di una stangata, e nella migliore delle ipotesi ci sarà una perdita del potere di acquisto delle famiglie di 927 euro annui (tra misure sulle pensioni, il blocco nel pubblico impiego, i ticket sanitari, ma anche l’aumento delle rate dei mutui e l’aumento dell’accisa sui carburanti previste dal decreto Omnibus). Una situazione “inaccettabile” per Lamonica, di fronte ai costi della politica che vengono rinviati alla prossima legislatura: “Non è vero che si tagliano gli sprechi e i privilegi e il taglio ai costi della politica sono rinviati”. BOSSI: "LE PENSIONI NON SI TOCCANO" - In serata il leader della Lega Umberto Bossi interviene sul tema delle pensioni durante un comizio nel bergamasco: "Non si toccano’".il leader della Lega Umberto Bossi questa sera durante un comizio nel bergamasco. ‘’Le pensioni delle donne non si toccano fin dopo il 2030’’ ha aggiunto Bossi. Nello stesso comizio, il Senatùr ha annunciato che “tra un mese” Giacomo Stucchi succederà a Marco Reguzzoni come capogruppo della Lega Nord alla Camera.

Dando infatti la parola al deputato bergamasco, il leader del Carroccio ha detto: “Giacomo diventerà capogruppo della Lega tra un mese. E’ un mestiere difficile che lo costringerà a rimanere a Roma”. Bossi è convinto che il governo abbasserà le tasse. A chi gli chiedeva se l’esecutivo riuscirà a tagliarle, il leader del Carroccio ha risposto: “Si. Abbiamo già preparato il passaggio con i limiti entro cui agire”. Sulle quote latte Bossi tranquillizza gli allevatori: “E’ stato risolto in maniera definitiva il vostro problema” sulle multe sulle quote latte. “Qualcuno - ha continuato il leader del Carroccio - se n'è accorto, Galan, e ha sparato addosso in Consiglio dei ministri”. Non manca una battuta sulla secessione, in risposta a un gruppo di militanti che la invocavano a gran voce: “E' una medicina ottima che fa guarire da tante malattie”. CALDEROLI - "O la Lega porta risultati o se ne va e lascia Berlusconi ai suoi divertimenti". Lo ha affermato questa sera il ministro Roberto Calderoli.

‘’Non e’ che le cose - ha detto Calderoli a un comizio della Lega - vadano tutte così bene. Con le ultime elezioni e i referendum un po’ le balle sono girate”. “Ma ancora di più - ha proseguito Calderoli - mi ha fatto girare le scatole vedere le facce lunghe dei legisti, non l'ha detto il medico che uno debba fare per forza il sindaco o l’assessore. La Lega è nata per cambiare le cose, non per amministrare: ora, se uno schiaffone ce lo ricorda, ben venga. Non sono preoccupato. Non ho paure se i voti della Lega vanno su o giù: nel 2001 siamo crollati, ora siamo sopra al 10%. Per me - ha concluso il ministro - è già un sogno ma non serve a niente se non riusciamo a cambiare questo maledetto Paese’’. In mattinata era intervenuto anche sull'attenzione mediatica intorno tagli ai costi della politica. “Sui quotidiani oggi se ne parla molto. Ebbene vorrei sottolineare che forse, troppo spesso, ci si dimentica che fino ad oggi, abbiamo già fatto tanto”. Lo ricorda il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, che sottolinea: “Con i vari provvedimenti approvati nella prima meta’ della legislatura, infatti, abbiamo già ridotto, o meglio soppresso, qualcosa come 25mila consiglieri comunali di circoscrizione, 7000 gli assessori e 37mila gli enti intermedi. Poi, annuncia: “Per rimarcare tutto ciò, e per dare il buon esempio concretamente in prima persona, questa sera mi rechero’ alla festa della Lega Nord a Mondovì (Cn), dove alle 21 sosterrò un incontro pubblico, con la mia moto partendo da Bergamo, percorrendo circa, tra andata e ritorno, qualcosa come 600 km.

Speriamo faccia bel tempo, ma- conclude Calderoli- anche se dovesse piovere una rinfrescata alle idee dei politici, anche se in questo caso soltanto del sottoscritto, non potra’ che fare bene...”. TREMONTI - "Io questa sera prendo il volo di linea”. E’ quanto ha detto ieri il ministro dell’Economia Giulio Tremonti intervistato dal Tg3 sulla manovra e soprattutto sui costi della politica. “La sostanza - ha affermato - è esattamente quella dell’Europa. Se lei vuole scassare tutto - ha aggiunto rivolto al giornalista che lo ha intervistato - è libero di farlo, ma non va da nessuna parte. Noi abbiamo seguito il vincolo europeo: man mano che scade un incarico politico o amministrativo per i deputati, per i grandi amministratori dello Stato, per tutti, c’è un livellamento europeo: non avrai un euro in più o in meno di quello che prende il tuo equivalente in Europa”. “Questo - ha commentato - ci sembra un modo giusto di fare in modo giusto le cose. Le ‘auto blu’ si rottamano via via quelle che ci sono, le nuove saranno 1.600 di cilindrata. Gli ‘aerei blu’ saranno destinati solo alle grandi cariche dello Stato, ai grandi eventi dello Stato e saranno tutti sul sito pubblico”. PRESSToday Rassegna stampa

Quotidiano.net Data: 04/07/2011 "Manovra: pensioni basse rivalutate 100%"

Indietro Stampa Manovra: pensioni basse rivalutate 100% ROMA, 2 LUG - Le pensioni piu' basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate [...]

(ANSA) - ROMA, 2 LUG - Le pensioni piu' basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Lo precisa l'Inps rispetto alle notizie sulla manovra anticipate in questi giorni. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428, cosi' come le pensioni oltre 5 volte il minimo (superiori a 2.380 euro). I pensionati interessati dalla sono 4,4 milioni, su circa 16 milioni di pensioni erogate. Ansa PRESSToday Rassegna stampa

Quotidiano.net Data: 04/07/2011 "Manovra:Bonanni, norma pensioni ingiusta"

Stampa Indietro Manovra:Bonanni, norma pensioni ingiusta ROMA, 2 LUG - Governo e Parlamento ''devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni''. Lo chiede il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni [...]

(ANSA) - ROMA, 2 LUG - Governo e Parlamento ''devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni''. Lo chiede il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni sul tema delle pensioni. ''La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora piu' vulnerabili i pensionati che negli ultimi 15 anni hanno gia' visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Ansa PRESSToday Rassegna stampa

Quotidiano.net Data: 04/07/2011 "Pensioni, Camusso: "In pericolo ci sono i ceti medi" Bersani: "La Grecia mi ricorda situazione italiana""

Indietro Stampa Pensioni, Camusso: "In pericolo ci sono i ceti medi" Bersani: "La Grecia mi ricorda situazione italiana"

Con la nuova Manovra varata dal governo cala la scure anche sugli enti locali. Rimandati alla prossima legislatura, invece, i tagli alla 'casta'. Sindacati sul piede di guerra

Roma, 3 luglio 2011 - Il governo non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del dl sulla manovra economica. Lo precisa un comunicato del Colle "poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì, si precisa che a tutt’oggi la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". Articoli correlati

BERSANI ATTACCA "Vengono scaricate le responsabilità sugli enti locali e sui futuri governi" STRETTA SULLE PENSIONI, IRA SINDACATI - Una batosta sui cittadini comuni, tagli rinviati per la ‘casta’. Mettendo in fila le misure della manovra economica approvata dall'esecutivo, seppur con la dovuta cautela, il conto per i cittadini italiani (tra il taglio da 9,6 miliardi di euro per Regioni ed enti locali e quindi anche ai servizi, la stretta sulle pensioni, i risparmi tra i 5 e i 7 miliardi sulla sanità e i ticket sanitari, l’ulteriore blocco per i contratti del pubblico impiego e la riforma dell’assistenza) si annuncia davvero salato. In particolare, i maggiori dettagli sulla stretta sulle pensioni che non colpirebbe solo quelle d’oro ma anche gli assegni a partire dai 1.400 euro, ha sollevato le proteste di sindacati, consumatori e opposizione.

Riguarderà ben 4,4 milioni di pensionati su 16 milioni di pensioni erogate, cioè più di un pensionato su quattro. “I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate”, si legge infatti in una nota dell’Inps.

Netto il ‘no’ sulle pensioni del leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che parla di norma “socialmente ingiusta” e ne chiede una correzione. Il Pd lancia l’allarme: la stretta sulle pensioni colpirebbe 5 milioni di pensionati da 1.400 euro lordi al mese, che netti fanno mille euro al mese.

Il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, va ancora più in là: “le famiglie pagano più volte. Ipotizzando la situazione di un pensionato che percepisce un assegno di 1.400 euro al mese e che vedrà il parziale stop della rivalutazione, magari con il mutuo da pagare, e sommiamo a questi i tagli alla sanità e agli enti locali che a cascata lo priveranno sempre di più dei servizi essenziali, e se pensiamo che molti di loro sostengono figli e nipoti colpiti da precarietà e cassa integrazione, è chiaro che a pagare sono sempre i soliti”.

E soprattutto, prosegue Lamonica, “non c’è nulla, nulla, nulla, e questo colpisce le persone in primissima battuta, sulla ripartenza dell’occupazione e dunque la manovra è una vera batosta che non giova neanche al Paese perché finché i cittadini non potranno spendere e far ripartire i consumi il Paese si blocca”.

La Cgia di Mestre calcola che la correzione solo per l’anno in corso costerà ad ogni italiano 741 euro. La Federconsumatori parla di una stangata, e nella migliore delle ipotesi ci sarà una perdita del potere di acquisto delle famiglie di 927 euro annui (tra misure sulle pensioni, il blocco nel pubblico impiego, i ticket sanitari, ma anche l’aumento delle rate dei mutui e l’aumento dell’accisa sui carburanti previste dal decreto Omnibus).

Una situazione "inaccettabile" per Lamonica, di fronte ai costi della politica che vengono rinviati alla prossima legislatura: “Non è vero che si tagliano gli sprechi e i privilegi e il taglio ai costi della politica sono rinviati”.

BOSSI: "LE PENSIONI NON SI TOCCANO" - Ieri sera il leader della Lega Umberto Bossi è intervenuto sul tema delle pensioni durante un comizio nel bergamasco, dichiarando che "le pensioni non si toccano" e quelle delle donne "non si toccano fin dopo il 2030".

BERSANI: NON FAREMO LA FINE DELLA GRECIA - "Siamo troppo grossi per rischiare come la Grecia, però certamente se non rispondiamo alla domanda 'come cresciamo un po’ di più?', saremmo sempre a pagare il nostro debito un po’ più caro’’. Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha risposto a una domanda dei giornalisti su un eventuale rischio di default dell’Italia. "Ricordiamo che la Grecia è stata messa nei guai da un governo di centrodestra e adesso c’è un governo di centrosinistra che deve rimediare al disastro. Questo semmai - ha concluso Bersani - mi ricorda un po’ la storia italiana".

“In Consiglio dei Ministri arrivano solo cartelline vuote. Il Governo approvera’ la manovra solo con la fiducia ma non ha piu’ la fiducia degli italiani”, ha aggiunto Pierluigi Bersani, a margine della festa provinciale del Pd di Bergamo. “Stiamo pagando tre anni di menzogne - prosegue Bersani - non e’ vero che stiamo meglio degli altri: abbiamo la crescita piu’ bassa in Europa”.

CAMUSSO: POCA ATTENZIONE AI GRANDI PATRIMONI - “Da lungo tempo diciamo che per avere i soldi della manovra bisogna intanto mettere in moto la crescita, se no serviranno sempre più soldi, non basterà mai ai fini del rientro del debito. Si potrebbe per esempio chiedere qualcosa a chi ha guadagnato in questa stagione o a chi paga molto meno, pensiamo alle grandi ricchezze, ai grandi patrimoni, alle transazioni finanziarie, alle rendite finanziarie”. Lo ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervistata dal Tg3 a proposito della manovra economica del governo e alla domanda su dove il ministro Tremonti avrebbe dovuto prendere i soldi per la manovra.

“Non è vero che non ci sono situazioni nel nostro Paese dove si potrebbero trovare delle risorse: basta pensare - ha ricordato la Camusso - che il 10 per cento delle famiglie in Italia detiene il 47 per cento della ricchezza nazionale e sono mediamente persone che rischiano di pagare meno tasse di quelle che paga un lavoratore dipendente della prima fascia. Allora abbiamo detto intanto si riequilibrino i costi, si contribuisca tutti. Lo fanno gia’ i lavoratori dipendenti e le pensioni, lo faccia anche chi non lo fa. Si colpisca chi ha determinato questa crisi, per esempio tutto il modello della finanza, e queste risorse le si utilizzi per far stare un po’ meglio chi non sta bene e anche per fare un po’ di crescita, che e’ la cosa necessaria”.

Quanto al capitolo pensioni, il segretario generale della Cgil ha sostenuto che “quando si parla di 1400 euro lordi si sta parlando di pensioni intorno ai mille euro, che sono le pensioni degli operai professionali dopo 40 anni di lavoro, sono gli impiegati, è quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e dei consumi che hanno già avuto in questi anni una riduzione delle loro pensioni perché tutti danno per scontato che le pensioni siano rivalutate sulla base dell’inflazione effettiva ma non è così, vengono rivalutate parzialmente e quindi sono pensioni gia’ penalizzatE e con cui si fa fatica”. Pensioni - ha aggiunto - “non devo ricordare che spesso sono quelle pensioni che servono anche a proteggere figli che non trovano il lavoro e nuovi disoccupati e quindi mi pare che ci sia una grave ingiustizia”. E a proposito della mobilitazione sul tema specifico, “abbiamo preannunciato una mobilitazione il 15 a partire dal sindacato dei pensionati, ma non solo: pensiamo a una mobilitazione in tutti i territori che ovviamente guarda al tema delle pensioni ma guarda anche alla sanita’, all’assenza di politica dela crescita. C’è una manovra che ancora una volta e’ fatta di tagli e di ricadute sulle persone”.

CRAXI: SULLE PENSIONI 'NEURODELIRI' - “Nella manovra economica, andare a toccare le pensioni effettivamente e’ un’ipotesi che rasenta la neurodeliri”. E’ quanto afferma in una nota Bobo Craxi, del Partito socialista italiano, commentando i provvedimenti economici decisi in questi gironi dal Governo. “E’ un’idea iniqua e ingiusta”, aggiunge, “che mostra il volto piu’ rapace della destra economica la quale, dopo aver fatto danni, adesso domanda sacrifici”.

DAMIANO: LAVORATORI IN DIFFICOLTA' CON QUESTA MANOVRA - “Forse Tremonti non lo sa, ma toccare pensioni da 1400 euro lordi mensili vuol dire non colpire i redditi dei cittadini piu’ ricchi, ma quelli degli operai”. Lo afferma Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera. “Significa diminuire del 55% una indicizzazione gia’ debolmente collegata all’andamento del costo della vita di pensioni nette mensili di 1050 euro, guadagnate duramente dopo 35/40 anni di lavoro di fabbrica. Non c’è che dire: una eccellente manovra all’insegna dell’equita’! Per questo chiediamo il ritiro di queste misure e una profonda correzione di una manovra caratterizzata dalla mancanza di efficacia ai fini dello sviluppo nel Paese e dall’ingiustizia sociale. Il tema delle pensioni non puo’ essere, ancora una volta, oggetto di un decreto ma deve passare al vaglio preventivo della concertazione con le parti sociali”. PRESSToday Rassegna stampa

Rai News 24 Data: "Pd e sindacati contro la stretta sulle pensioni" 04/07/2011

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ultimo aggiornamento: 02 july 2011 22:20

Roma.La manovra potrebbe colpire gli assegni previdenziali anche di importo piu' relativamente modesto, quelle da 1.400 euro al mese. Secondo quanto riportato da 'Il Corriere della Sera', il decreto per la correzione dei conti pubblici prevedrebbe infatti la mancata rivalutazione per il biennio 2012- 2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioe' 2.300 euro al mese (il minimo delle pensioni Inps 2011 e' di 476 euro al mese), mentre quelle piu' basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro Inps, sede mensili, dovrebbero saranno essere valutate per tenere conto dell'inflazione, ma solo nella misura del 45%. A cio' si aggiungerebbe l'allungamento dell'eta' minima di pensione che dal 2014 salira' di almeno tre mesi con l'anticipo dell'agganciamento automatico delle speranze di vita. Spi Cgil: pensionati colpiti due volte "I pensionati cominciano a pagare subito e subiranno un ulteriore peggioramento della loro condizione nei prossimi anni". Il segretario dello Spi Cgil, Cantone,commenta così i tagli alla previdenza e all'assistenza previsti dalla manovra e annuncia una manifestazione davanti a Montecitorio per il 15 luglio "Tra i più colpiti saranno gli assegni previdenziali d'importo medio, intorno agli 800 euro,che riguardano la maggioranza dei pensionati. Oltre a essere più tassati, avranno una riduzione drastica dell'assistenza socio-sanitaria".

Bonanni: "Norma socialmente ingiusta" Il Governo ed il Parlamento "devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni". E' questa richiesta del Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni sul tema delle pensioni. Bonanni, che ieri, a caldo, si era riservato un esame piu' approfondito delle misure della manovra oggi spiega: "la norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora piu' vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno gia' visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potra' correggere questa palese iniquita', individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile".

Vendola: E' una patrimonaiale sui poveri "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di Regione, di Province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari". Lo afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Liberta' che sul blocco delle pensioni commenta: "E' una patrimoniale sui poveri". "La manovra - prosegue il leader di Sel - era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica. Poi quando uno osserva il contenuto vero della manovra capisce, guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni, che si tratta della patrimoniale sui ceti medio-bassi del nostro Paese. E' - conclude Vendola - la patrimoniale sui poveri. Nient'altro".

Fassina (Pd): colpiti assegni netti da mille euro "Mano mano che emergono i dettagli viene fuori il segno sociale di una manovra che ancora una volta e' molto negativa per i redditi medi e bassi dei lavoratori e pensionati". Lo dice il responsabile economia e lavoro del Pd, Stefano Fassina, sottolineando che il dimezzamento dell'indicizzazione per le pensioni di 1.400 euro va a colpire redditi netti che sono di circa mille euro. "Questo e' un colpo non solo all'equita' ma che ha riflessi evidenti anche sui consumi di queste fasce sociali. E' quindi una manovra che ha un effetto sistemico", fa notare Fassina.

Se al dimezzamento dell'indicizzazione dell'inflazione, "che non verra' mai piu' recuperata" si aggiunge che lo stesso gruppo sociale, quello dei pensionati con condizioni di reddito basso e medio, "verra' colpito anche dall'aumento del ticket sanitario, ne emerge un quadro molto preoccupante". Per non parlare - aggiunge il responsabile economico del Pd - del capitolo dei tagli agli enti territoriali: "si tratta di 9,5 miliardi che si aggiungono ai 13 miliardi dello scorso anno". "In totale sono 24 miliardi di euro che, come hanno detto anche i sindaci leghisti, sono assolutamente insostenibili. Anche questi tagli si scaricheranno sulle prestazioni sociali", continua Fassina che rileva come pure le norme che aumentano l'imposta di bollo sui titoli si applica su pacchetti di oltre 1.000 euro in titoli, dove l'imposta sale da 34 a 120 euro. Insomma "il segno sociale di questa manovra e' quello di colpire i redditi medio-bassi", conclude Fassina.

Idv: stop a rivalutazione pensioni, è patrimoniale "Lo stop alle rivalutazioni delle pensioni e' una patrimoniale ai danni di 13 milioni di pensionati". Il commento e' di Felice Belisario, dell'Idv. "E' un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati molti dei quali gia' stentano ad arrivare a fine mese e, dall'altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica. Questo governo continua a prendere a schiaffi precari, pensionati e dipendenti pubblici con parole e fatti", aggiunge.

"Non sono questi gli interventi di cui l'Italia ha bisogno. Se davvero Tremonti non imbroglia allora accolga le proposte dell'opposizione, a partire da quelle che l'Italia dei Valori. Cosi' il governo potrebbe fare qualcosa di serio per il Paese, perche' i sacrifici li devono far tutti in proporzione alla loro ricchezza. Basta con i privilegi che sono immorali e segnano un solco incolmabile tra cittadini e istituzioni", conclude.

Macelleria sociale "Una vera e propria decisione da macelleria sociale". Così le associazioni di consumatori, Federconsumatori e Adusbef, commentano i provvedimenti sulle pensioni contenuti nella manovra. I presidenti Trefiletti e Lannutti parlano di "un danno rilevante per milioni di pensionati di circa 600 euro in media all'anno a chi verrà azzerato l'automatismo e di circa 300 per quelli cui verrà ridotto al 45%". I consumatori fanno sapere che stanno organizzando una mobilitazione e appoggeranno ogni iniziativa dei sindacati dei pensionati. PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "pensioni donne, aumento soft dell'età stangata su auto più potenti e banche - roberto 04/07/2011 petrini"

Indietro Stampa Pagina 6 - Economia Pensioni donne, aumento soft dell´età Stangata su auto più potenti e banche Le misure Aliquota del 35% sul trading degli istituti di credito I consumatori: "Stangata di 927 euro a famiglia, se si includono mutui e accise" ROBERTO PETRINI

ROMA - Alla vigilia del varo del manovra, che sembra inesorabilmente salire verso i 47 miliardi, si cumulano nuovi interventi destinati a pesare sulle tasche degli italiani, mentre per l´innalzamento dell´età di pensionamento delle donne si lavora ad un ammorbidimento. Ancora non è stato digerito l´annuncio del ritorno in grande stile del ticket su diagnostica e pronto soccorso dal 1° gennaio del prossimo anno, che spunta una nuova imposta sui Suv e sulle auto di grossa cilindrata (sopra i 125 kw) che farà cassa fin da quest´anno. In attesa della riforma della tassazione delle rendite finanziarie, un colpo viene assestato alle compravendite di titoli (escluse quelle sui Bot): torna infatti il «fissato bollato», cioè la microtassa dello 0,15 per cento per chi compra e vende azioni e obbligazioni abolita nel 2007. Le associazioni dei consumatori non hanno atteso il testo definitivo per sfornare i primi calcoli: secondo Federconsumatori e Adusbef la manovra costerà 927 euro a famiglia. Per il leader della Cgil Camusso, si tratta di una manovra «recessiva». Ma la caccia alle risorse non si esaurisce. Le banche sono entrate nel mirino della manovra nelle ultime ore: è in arrivo una tassa del 35 per cento sull´attività di trading, cioè quella fatta in proprio e non per conto dei risparmiatori, che tuttavia non investirà il mercato dei titoli di Stato. Il gettito, compreso il ritorno del «fissato bollato», dovrebbe essere di 1 miliardo quest´anno e 3 nel 2012. In arrivo anche un tetto del 2 per cento agli ammortamenti delle imprese concessionarie di beni pubblici. Nel raschiare il fondo del barile spunta anche un intervento piuttosto consistente nel settore giochi che potrebbe portare dai 2 ai 3 miliardi. Nel menù figurano inasprimenti delle sanzioni ai titolari delle sale per il gioco dei minori, l´arrivo del Bingo telematico e del poker sportivo . Se il peso della manovra aumenta (e non è escluso un rafforzamento dell´intervento sul 2011 rispetto ai 3 miliardi previsti fino a quota 5-7 miliardi), si alleggerisce la questione donne del privato: l´innalzamento dell´età di pensione verso i 65 anni (dai 60 attuali) partirà dal 2020 e proseguirà per dieci anni (invece che dal 2015 con un percorso ben più serrato). A pesare sulla manovra restano tuttavia le misure-pilastro. Dall´innalzamento dell´età pensionabile legato alle aspettative di vita verranno circa 2 miliardi, dal congelamento esteso al 2014 degli stipendi pubblici ci si aspettano 4 miliardi mentre il blocco del turn over sarà confermato al 20 per cento (ovvero entra uno su cinque in pensione). La scuola, nonostante una precisazione del Miur di ieri, in caso di necessità potrà ridurre l´intervento degli insegnati di sostegno: il risparmio è cifrato i 500 milioni. Nel frattempo nel decreto arrivano altre misure: in primo piano la sanatoria per le liti fiscali fino a 20 mila euro mentre la riscossione coattiva delle quote latte, argomento caro alla Lega, non sarà più affidata a Equitalia. Slitta dal 1° luglio ad ottobre l´accertamento esecutivo. Arriva il forfait per autonomi under 35 sotto i 30 mila euro di fatturato e una «ripulitura» delle partite Iva inutilizzate da tre anni. PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "rispunta il taglio alle rinnovabili - roberto petrini" 04/07/2011

Indietro Stampa Pagina 11 - Economia Rispunta il taglio alle rinnovabili Ma Prestigiacomo non ci sta. Pd: metà delle misure sono rincari La leader Cgil, Camusso: a pagare la manovra dovrebbero essere la grande ricchezza e le rendite finanziarie ROBERTO PETRINI

ROMA - Giallo sul taglio delle agevolazioni in bolletta per le energie rinnovabili. La norma che prevedeva una decurtazione del 30 per cento con un corrispondente sconto sulle tariffe del 3-4 per cento, figurava nella prima versione della manovra, successivamente la norma è sparita finché ieri sarebbe rientrata. La circostanza ha provocato la reazione del ministro dell´Ambiente Prestigiacomo: «Il Consiglio dei ministri, dopo ampio e approfondito dibattito, ha approvato la manovra senza quella norma. Non comprendo come si possa ipotizzare una sua reintroduzione». Al disappunto della Prestigiacomo si somma il clima di tensione dovuto al fatto che la manovra, approvata dal consiglio dei ministri di giovedì scorso, è ancora oggetto di modifiche e limature presso il ministero del Tesoro dove i tecnici hanno trascorso una intensa giornata di lavoro per consegnare il testo al Quirinale. Anche sul raffreddamento dell´indicizzazione delle pensioni è probabile che si arrivi ad un cambiamento, come sostengono alcuni esponenti del Pdl. Di «opportuna modifica e soluzioni più equilibrate», ha parlato Giuliano Cazzola, mentre lo stesso presidente del Senato Schifani ha aperto a cambiamenti negando che il provvedimento sia un «totem intoccabile». I tagli, come risulta dai conti dell´Inps, sarebbero di circa 8 euro all´anno per una pensione di 1.500 euro mensili lordi e di 3,8 al mese per una di 2.000 euro. Tuttavia la questione dell´indicizzazione ha una valenza simbolica e potrebbe, al di là del merito, servire come terreno di mediazione politica. Così una delle soluzioni che circola è quella di spalmarli su tre anni (invece dei due attuali 2012-2013) oppure di cambiare radicalmente la norma e lasciare un contributo di solidarietà ma solo per le pensioni più alte. Il resto dei tagli, degli aumenti delle nuove tasse federali e dei ai rincari, sembra avviato sul cammino del non- ritorno. Su questo punto insiste, allargando lo sguardo all´impatto dei provvedimenti del governo sul sistema-paese, il responsabile economico del Pd Stefano Fassina: «Da una prima analisi della manovra di finanza pubblica nella versione in circolazione, emerge che quasi la metà dei 47 miliardi all´anno previsti a partire dal 2014 sono costituiti da maggiori entrate: dai ticket sanitari, all´imposta di bollo sul deposito titoli; dall´aumento dell´Irap delle banche alla raffica di aumenti di imposte scaricati su Regioni, Province e Comuni attraverso i decreti del federalismo fiscale». La manovra, con le sue misure, sta provocando anche la reazione dei sindacati con la Cgil che ieri ha annunciato la mobilitazione per il 15 luglio sul tema delle pensioni. «E´ una vera ingiustizia, si colpisce il ceto medio», ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervistata dal «Tg3». «Si potrebbe invece chiedere qualcosa - ha aggiunto - a chi ha guadagnato in questa stagione o a chi paga molto meno, pensiamo alle grandi ricchezze, ai grandi patrimoni, alle transazioni finanziarie, alle rendite finanziarie». PRESSToday Rassegna stampa

Resto del Carlino, Il (Bologna) Data: "Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi-contributo dei precari" 04/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 Stretta sulle pensioni rinviata al 2020 Stop al maxi- contributo dei precari

Compromesso soft sull'aumento dell'età per le donne del privato: si farà in dieci anni Olivia Posani ROMA IL PENSIONAMENTO delle donne finirà con un intervento super-soft. A pagina 27 della bozza sulla manovra quadriennale che Giulio Tremonti ha portato martedì al vertice di maggioranza si leggeva: «A decorrere dal primo gennaio 2012....». Ieri pomeriggio pagina 27 era un foglio bianco con sopra scritto «da definire». Questo la dice lunga sul braccio di ferro all'interno del governo sull'allungamento dell'età di pensionamento delle lavoratrici del settore privato a partire dal prossimo anno. Contro la misura si è subito scagliata la Lega, che ne ha chiesto la totale abolizione sostenendo che avrebbe penalizzato solo le donne del Nord. «Sulle pensioni stiamo scrivendo i nostri emendamenti», annunciava ieri Bossi. Ma anche il ministro Sacconi non l'ha mai digerita («un conto è il lavoro delle statali, un conto è quello delle operaie») senza parlare della contrarietà del sindacato. E COSÌ, ieri sera a prendere corpo è stata una soluzione veramente light. L'aumento dell'età pensionabile inizierà solo dal 2020 e l'asticella si alzerà molto lentamente: un mese l'anno per 5 anni e poi, dal 2025, di 6 mesi l'anno. Morale: per portare la pensione di vecchiaia da 60 a 61 anni occorrerà aspettare il 2026, mentre per arrivare a 65 (requisito anagrafico che scatterà nel 2012 per le lavoratrici del pubblico impiego) occorrerà aspettare il 2032, anno in cui la riforma andrà a regime. SE LA PAGINA verrà riscritta con una diluizione tale, è difficile pensare che la Lega possa mettersi di traverso. Anzi, il Carroccio potrà cantare vittoria. C'è da chiedersi casomai perchè Tremonti non si rassegni e rinunci definitivamente all'intervento, visto che praticamente non porterà un centesimo di risparmio per decenni. In realtà al ministro dell'Economia occorre poter mettere nero su bianco la riforma per mandare un segnale preciso ai mercati, visto che anche altri Paesi europei (Germania in testa) hanno programmato interventi che andranno a regime nel 2030 e anche nel 2040. A SALTARE completamente potrebbe invece essere l'innalzamento dal 26,7 al 33,7% dei contributi per i lavoratori parasubordinati. È inviso a molti e non aiuta i precari poichè, se è vero che i contributi gravano essenzialmente sui datori di lavoro, è altrettanto vero che questi tendono a scaricare l'aggravio riducendo il salario. Al momento, unico punto certo della parte previdenziale della manovra sembra essere l'anticipo dal 2015 al 2014 del meccanismo che aggancia l'età di pensionamento alle aspettative di vita (3 mesi in più ogni 3 anni). INFINE c'è da ricordare il capitolo badanti fortemente voluto dalla Lega. La manovra stabilisce per decreto che da gennaio la pensione di reversibilità sarà ridotta se il matrimonio è stato contratto da uno dei due coniugi dopo i 70 anni con una differenza di età superiore ai 20 anni. «Non è plausibile che vengano erogati per 30 anni e oltre trattamenti previdenziali in favore di soggetti che, per età anagrafica, potrebbero ancora lavorare», ha spiegato il leghista Matteo Bragantini. PRESSToday Rassegna stampa

Riformista.it, Il Data: 04/07/2011 "Manovra, il Quirinale precisa: Non abbiamo ricevuto alcun testo" Indietro Stampa

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lunedì, 4 luglio 2011 ore 09:06

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APCOM Manovra, il Quirinale precisa: Non abbiamo ricevuto alcun testo

Smentite notizie stampa. Schifani: Possibile compromesso pensioni

Roma, 3 lug. (TMNews) - Il Quirinale smentisce le notizie apparse sulla stampa e precisa di non aver ancora ricevuto alcun testo del decreto sulla manovra correttiva di finanza pubblica varato dal Governo la settimana scorsa. "Poiché - si legge in una nota del Quirinale - molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì, si precisa che a tutt'oggi la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". Dei contenuti della manovra parla il presidente del Senato, Renato Schifani, che, intervistato dal 'Corriere Smentite notizie stampa. Schifani: Possibile della Sera', sostiene che i suoi contenuti e la stretta sulle rivalutazioni delle compromesso pensioni pensioni, rappresentano "un punto estremamente controverso su cui mi auguro si arrivi a un compromesso. Anche perchè non si può considerare la manovra come un totem in toccabile". "La manovra - aggiunge -, senza che

venga stravolta, può essere corretta in via parlamentare anche con il contributo delle forze di opposizione". Anche "sul tema dei tagli alle pensioni", Schifani è convinto che "si debbano ascoltare le ragioni dei sindacati per arrivare a una sintesi finale". Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato FOTO DEL GIORNO definisce lo spirito delle parole di Schifani condivisibile. "Ed è positivo che con la sua intervista il Presidente del Senato si proponga garante di un confronto reale. La nostra disponibilita' al confronto non e' mai venuta meno in Parlamento. Io credo che pero' l'appello al confronto costruttivo andrebbe rivolto più esplicitamente al governo, che in 3 anni di legislatura raramente ha perseguito questo obbiettivo".

Red-Bol

domenica, 3 luglio 2011

Kate Moss and Jamie Hince get married at St Peter's parish Ads by Google Software Gestionale Software Contabilita Software Magazzino Software Fatture church in the Cotswolds, UK. 01/07/2011

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Riformista.it, Il Data: 04/07/2011 "Pensioni, monta la protesta" Indietro Stampa Prima pagina Pensioni, monta la protesta

di Edoardo Petti MANOVRA E PREVIDENZA. LA DECISIONE DI BLOCCARE LE RIVALUTAZIONI DEGLI ASSEGNI UGUALI O SUPERIORI A TRE VOLTE IL MINIMO, PENALIZZERÀ 4,4 MILIONI DI PERSONE. E A ESSERE COLPITI NON SARANNO SOLO I TRATTAMENTI MEDIO-ALTI. SINDACATI PRONTI ALLA MOBILITAZIONE.

È bufera sulla decisione del governo di imporre una stretta sulla rivalutazione degli assegni previdenziali. Una scelta che colpirà 4,4 milioni di persone, su un totale di 16 milioni: dunque un pensionato italiano su quattro. La reazione dei sindacati e dell’opposizione è durissima. Il governo ha stabilito di bloccare l’adeguamento al costi della vita delle pensioni al di sopra di tre volte il valore minimo. Secondo le stime e le valutazione elaborate dai tecnici di Via Venti Settembre, i pensionati interessati dal provvedimento sono 4,4 milioni, su un totale di 16. L’intervento sui trattamenti più elevati, rileva Il Sole 24 Ore, dovrebbe garantire un risparmio, nel triennio 2012-2014, di 2,2 miliardi di euro. Ma la strategia finanziaria dell’esecutivo potrebbe colpire gli assegni previdenziali anche più modesti, da 1.400 euro al mese. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, oltre alla mancata rivalutazione degli assegni superiori a cinque volte il minimo, equivalenti a 2.300 euro al mese, le pensioni più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, dovrebbero essere valutate per tenere conto dell’inflazione, ma solo nella misura del 45 per cento. A ciò si deve aggiungere l’allungamento dell’età minima di pensione che dal 2014 salirà di almeno tre mesi con l’anticipo dell’agganciamento automatico delle speranze di vita. La minor spesa annuale prevista ammonterebbe a 200 milioni, mentre il risparmio cumulato è stato stimato tra il 2014 e il 2020 in 1,9 miliardi di euro. Contro il provvedimento elaborato dal governo insorgono i sindacati. A chiedere un’immediata correzione di una «palese iniquità» è il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, secondo il quale «le misure renderebbero ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi 15 anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto dei loro assegni». Sulla stessa linea si pone il segretario generale del settore previdenza della Cgil, Carla Cantone, che sottolinea come «i pensionati cominciano a pagare subito e subiranno un ulteriore peggioramento della loro condizione nei prossimi anni». Annunciando una manifestazione per il 15 luglio davanti Montecitorio, la leader sindacale denuncia che «tra i più colpiti saranno gli assegni di importo medio, equivalenti agli 800 euro netti: i loro titolari, oltre a essere tassati maggiormente, avranno una riduzione drastica dell’assistenza socio-sanitaria». Altro tema caldo nel dibattito sulle scelte economiche del governo è quello sollevato dalla Cgia di Mestre, che osserva come «dieci anni di manovre correttive siano costate a ciascun italiano 2.588 euro». E sottolinea che «tenendo conto che dal 2008 le misure sviluppano i loro effetti su più anni, nel 2011 la dimensione economica della manovra sfiorerà i 68 mld di euro. Di questi, ben 44,9 mld andranno a correggere il deficit. Pertanto, ad ogni italiano questa correzione costerà, per l’anno in corso, 741 euro». Le previsioni dell’associazione degli artigiani veneziani evidenziano un trend al peggioramento: nel 2012 la manovra complessiva ammonterà a 40 mld di euro, nel 2013 a 47,7 miliardi e nel 2014 a 20 miliardi. Pertanto, per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014, nei prossimi tre anni su ogni italiano graverà un peso di altri 1.580 euro. Ma al centro dell’attenzione dell’organizzazione guidata da Giuseppe Bortolussi è anche la strategia fiscale del governo. «Con tre sole aliquote Irpef, i più significativi vantaggi economici beneficeranno appena il 4 per cento dei contribuenti». Il progetto predisposto dall’esecutivo dovrebbe confermare un’aliquota del 20 per cento per i redditi da zero a 15mila euro, del 30 per cento per quelli fino a 55mila euro, e del 40 per cento per quelli oltre i 55mila. In tal caso, solo i contribuenti con un utile al di sopra della soglia dei 55mila euro godranno una forte diminuzione del carico fiscale. Le persone che si trovano nella fascia di reddito tra i 55 e i 75mila euro risparmiernno oltre 2mila euro di imposta, mentre gli italiani che guadagnano oltre 75mila euro si ritroveranno in tasca 4mila euro in più. Per le fasce di reddito più basse, invece, i vantaggi saranno molto contenuti. Il tema del fisco e della sua efficacia per realizzare gli obiettivi della crescita economica e del controllo dei conti pubblici è anche oggetto della strategia dell’Agenzia delle Entrate. Il cui presidente Attilio Befera annuncia «una riduzione dei controlli e degli accertamenti nella misura del 20 per cento sulle imprese di piccole dimensioni e sui liberi professionisti, pur mantenendo invariato l’obiettivo monetario prefissato». In altre parole, i controlli scendono da 221mila a 177mila, ma alla fine si conta di eguagliare e superare i 10,6 miliardi di euro di entrate del 2010. Attraverso queste misure, spiega Befera, «è possibile realizzare la “missione” dell’Agenzia: coniugare efficienza e correttezza, recuperare l’evasione favorendo lo sviluppo della fiducia reciproca e della collaborazione tra fisco e cittadini, promuovere la crescita della coscienza civica».

sabato, 2 luglio 2011 PRESSToday Rassegna stampa

Riformista.it, Il Data: 04/07/2011 "Pensioni/ Camusso: Vera Ingiustizia, si colpisce ceto medio" Indietro Stampa

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lunedì, 4 luglio 2011 ore 09:17

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Prima pagina apcom INDIETRO

APCOM Pensioni/ Camusso: Vera Ingiustizia, si colpisce ceto medio

Pronti mobilitazione per volta manovra fatta di tagli su persone

Roma, 3 lug. (TMNews) - Il blocco della rivalutazione delle pensioni previsto in manovra colpisce i ceti e medi e questo rappresenta una "grande ingiustizia". Lo ha detto il segretario della Cigl, Susanna Camusso, che in un'intervista al Tg3 ha confermato che il sindacato è pronto alla mobilitazione. "Quando si parla di 1.400 euro lordi - ha spiegato - si sta parlando di pensioni intorno ai mille euro, che sono le pensioni degli operai professionali che sono andati in pensione dopo 40 anni di lavoro, degli impiegati" insomma di "quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e consumi, che ha già avuto in questi anni una riduzione delle pensioni. Perché tutti danno per Pronti mobilitazione per volta manovra scontato che le pensioni siano rivalutate sulla base dell'inflazione effettiva, ma fatta di tagli su persone non è così. Vengono rivalutate parzialmente, quindi sono pensioni già penalizzate, pensioni con cui si fa fatica. Non devo ricordare che spesso sono anche quelle pensioni che servono anche a proteggere i figli che non trovano

lavoro. E' quindi mi pare che sia una grande ingiustizia". "Noi abbiamo preannunciato una mobilitazione il 15 a partire dal sindacato dei pensionati - ha sottolineato Camusso - ma non solo. Pensiamo a una mobilitazione su tutto il territorio che ovviamente guarda al tema delle pensioni, ma anche alla sanità, FOTO DEL GIORNO all'assenza di politiche per la crescita. C'è una manovra fatta ancora una volta di tagli e di ricadute sulle persone".

Bac

domenica, 3 luglio 2011

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Kate Moss and Jamie Hince get married at St Peter's parish church in the Cotswolds, UK. 01/07/2011

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Sentinella, La Data: "arriva la manovra da 47 miliardi di euro" 04/07/2011

Indietro Stampa Pagina 3 - Attualità Arriva la manovra da 47 miliardi di euro Il grosso dei tagli soltanto tra due anni. Ticket su visite e pronto soccorso. Colpiti le pensioni e i costi della politica di Mauro Pertile wROMA Alla fine la montagna ha partorito il topolino: la manovra di rigore che l’Europa e i mercati chiedono all’Italia non è uscita dal vertice di maggioranza di ieri. Come dire “scusate, ci siamo sbagliati”. Il governo ha evitato così la spaccatura nonostante una tensione alle stelle per gli interventi più controversi, in particolare quelli legati alle pensioni. Eppure nella bozza distribuita ieri dal ministro Giulio Tremonti la manovra è stata ritoccata ancora al rialzo, a 47 miliardi rispetto ai 40 iniziali. Ma come per magia l’impatto, al contrario, è sceso. Almeno per il 2011, dai 3 miliardi previsti, la manovra economica ne prevede, infatti, appena 1,8. Tutto verrà rinviato al 2013 e al 2014. Dal vertice sono usciti poche certezze, pochi numeri concreti, come ha commentato ieri a caldo, anche un po’ stizzito, il ministro dei Beni culturali, Giancarlo Galan. Un risultato che ha indotto Luca Cordero di Montezemolo a parlare apertamente di rischio Grecia per l’Italia. «Mi sembra semplicemente folle e irresponsabile il balletto a cui stiamo assistendo - ha detto -. Ci serve una politica del rigore, un governo che faccia pagare le tasse agli evasori e tagli gli sprechi. Basta con la favola di un Paese in crescita più degli altri, favola che per troppo tempo ci è stata raccontata». Alcune novità pesanti però sono uscite: stangata sulla sanità per chi va al pronto soccorso senza gravi motivi. E sui nonnini che sposano la giovane badante alla quale viene tolta la pensione di reversibilità. Questo, comunque, il dettaglio uscito ieri dalla bozza del ministro Tremonti. Croce Rossa ai privati. Dall’1 gennaio 2012 viene privatizzata la Croce Rossa e il personale non militare rischia di essere messo in mobilità. Entro l’anno saranno risolti tutti i contratti a termine. La vecchia Cri sarà messa in liquidazione e il personale civile con rapporto a tempo indeterminato entrerà in mobilità, se non viene assunto. Sanità. Arrivano per il settore 486,5 milioni. Dall’1 gennaio 2012, però, sono confermate le disposizioni che furono introdotte nella Finanziaria 2007, poi lasciate cadere e ora rispolverate. Ticket di 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di 25 euro per i “codici bianchi” di pronto soccorso. Badanti. Sempre dal 2012 in vigore la norma anti-badanti per frenare i matrimoni di interesse fra colf e pensionati e quindi le truffe. In caso di matrimonio tra over 70 e coniuge di 20 anni più giovane la pensione di reversibilità viene ridotta del 10% per ogni anno di matrimonio. Ma dieci anni di matrimonio mettono il coniuge giovane al sicuro dai tagli. Donne in pensione. Dal 2012 l’accesso alle pensioni è incrementato di un anno per le dipendenti e le lavoratrici autonome con pensione a carico dell’assicurazione generale. Dal 2014 ulteriore incremento di un anno e quindi per ogni biennio successivo fino ai 65 anni di età. La proposta è osteggiata e in realtà potrà subire profonde modifiche se non venire cancellata. Anticipo aggancio pensioni. Viene anticipata al 2014 (nella manovra del 2010 era previsto dal 2015) l’aggancio dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Se questa aumenta, aumenterà contestualmente anche l’età per andare in pensione. Pensioni d’oro. Per il 2012-2013 le pensioni superiori a cinque volte il minimo Inps, non godranno della rivalutazione automatica. Per gli importi compresi tra tre e cinque volte il minimo Inps si applica la rivalutazione nella misura però del 45%. Costi della politica. Capitolo in piena discussione, la “casta” non li digerisce. Per dare un segnale c’è la proposta di togliere gli stipendi ai ministri, che comunque mantengono quello da parlamentare. «Sono pronta», ha dichiarato il ministro Brambilla. Tremonti ha ammorbidito la linea sui privilegi, ma attende proposte per domani dai capigruppo. Transazioni finanziarie. Torna il vecchio fissato bollato in chiave moderna sui contratti finanziari. Gli operatori hanno contestato subito la proposta. Fondo sostegno economia. Mega taglio al Fondo tra il 2012 e il 2020 per 3,5 miliardi complessivi. Dal 2020 il fondo verrà ridotto di 240 milioni annui. Molte di queste risorse in passato provenivano dal Fas, il fondo per le aree sottoutilizzate. Patto di stabilità. Era una delle richieste forti della Lega: Tremonti ha accettato di allentare i vincoli del patto a favore dei comuni virtuosi per permettere loro di sbloccare i fondi ed investire. Il cantiere è comunque in grande movimento: ci sono 48 ore di tempo per cambiare e potrebbero esserci molte altre novità in arrivo. «Finché non è approvata - è la minaccia di Bossi - il governo è sempre a rischio». ©RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "1 LA NUOVA STRETTA SULLE PENSIONI" 04/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-06-28 - pag: 2 1 LA NUOVA STRETTA SULLE PENSIONI

Nella manovra non mancheranno misure importanti per il «cantiere pensioni». Si va dall'allineamento, sia pur graduale, del requisito anagrafico per il pensionamento di vecchiaia delle donne nel settore privato a 65 anni, all'anticipo al 2013 del meccanismo di aggancio del momento del pensionamento alla speranza di vita. Tra le altre misure di cui si parla: intervento di solidarietà sulle pensioni d'oro (8 volte sopra le minime), nuova totalizzazione e aumento al 33% delle aliquote contributive dei lavoratori parasubordinati PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "All'Inps i contributi-malattia" 04/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-03 - pag: 10 Documenti - La bozza del decreto legge sulla manovra finanziaria

All'Inps i contributi-malattia

u Continua da pagina 9 2. L'articolo 19, comma 10-bis, del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, come successivamente prorogato, è soppresso dalla data di entrata in vigore del presente decreto legge. Dalla medesima data, nell'ambito delle risorse di cui al Fondo sociale per occupazione e formazione di cui all'articolo 18, comma 1 lettera a), del predetto decreto legge n. 185 del 2008, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze, può concedere ai lavoratori non rientranti nella disciplina di cui all'articolo 7 della legge 23 luglio 1991, n. 223, in caso di licenziamento o di cessazione del rapporto di lavoro e qualora i lavoratori medesimi siano percettori dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali, un trattamento aggiuntivo pari alla differenza tra il trattamento di disoccupazione spettante e l'indennità di mobilità per un numero di mesi pari alla durata dell'indennità di disoccupazione. 4. A titolo di concorso per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, per il biennio 2012 - 2013, alla fascia di importo dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps la rivalutazione automatica, secondo il meccanismo stabilito dall'articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, non è concessa. Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato, per il periodo di cui al comma 1, secondo il meccanismo stabilito dall'articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, nella misura del 45 per cento. 5. All'articolo 12 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni con legge 30 luglio 2010, n. 122, sono apportate le seguenti modifiche: a) al comma 12-bis, la parola «2015» è sostituita dalla seguente: «2014». Nel medesimo comma sono soppresse le parole: «, salvo quanto indicato al comma 12-ter,»; b) al comma 12-ter: 1) al primo periodo, la parola «2013» è sostituita da «2012»; 2) all'ultimo periodo, le parole «2019» e «2017» sono sostituite rispettivamente dalle seguenti: «2016» e «2014»; nel medesimo periodo le parole «triennio precedente» sono sostituite dalle seguenti: «biennio precedente». 6.Con effetto sulle pensioni decorrenti dal 1 gennaio 2012 l'aliquota percentuale della pensione a favore dei superstiti di assicurato e pensionato nell'ambito del regime dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme esclusive o sostitutive di detto regime nonché della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 è ridotta, nei casi in cui il matrimonio con il dante causa sia stato contratto a età del medesimo superiori a settanta anni e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a venti anni, del 10 per cento in ragione di ogni anno di matrimonio con il dante causa mancante rispetto al numero di 10. Nei casi di frazione di anno la predetta riduzione percentuale è proporzionalmente rideterminata. Le disposizioni di cui ai precedenti periodi non si applicano nei casi di presenza di figli di minore età, studenti, ovvero inabili. Resta fermo il regime di cumulabilità disciplinato dall'articolo 1, comma 41 della predetta legge n. 335 del 1995. 7.L'articolo 10, comma 4, del decreto legge 29 gennaio 1983, n. 17, nel testo sostituito dalla legge di conversione 25 marzo 1983, n. 79, si intende abrogato implicitamente dall'entrata in vigore delle disposizioni di cui all'articolo 21 della legge 27 dicembre 1983, n. 730. 8. L'articolo 21, ottavo comma, della legge 27 dicembre 1983, n. 730, si interpreta nel senso che le percentuali di incremento dell'indennità integrativa speciale ivi previste vanno corrisposte nell'aliquota massima, calcolata sulla quota dell'indennità medesima effettivamente spettante in proporzione all'anzianità conseguita alla data di cessazione dal servizio. 9. L'articolo 21, nono comma, della legge 27 dicembre 1983, n. 730, si interpreta nel senso che è fatta salva la disciplina prevista per l'attribuzione, all'atto della cessazione dal servizio, dell'indennità integrativa speciale di cui alla legge 27 maggio 1959, n. 324, e successive modificazioni e integrazioni, ivi compresa la normativa stabilita dall'articolo 10 del decreto legge 29 gennaio 1983, n. 17, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 marzo 1933, n. 79, a eccezione del comma quarto del predetto articolo 10 del decreto legge n. 17 del 1983. 10. Sono fatti salvi i trattamenti pensionistici più favorevoli in godimento alla data di entrata in vigore della presente legge, già definiti con sentenza passata in autorità di cosa giudicata o definiti irrevocabilmente dai Comitati di vigilanza del l'Inpdap, con riassorbimento sui futuri miglioramenti pensionistici. 11.L'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 20 novembre 1990, n. 357, si interpreta nel senso che la quota a carico della Gestione speciale dei trattamenti pensionistici in essere alla data di entrata in vigore della legge 30 luglio 1990, n. 218, va determinata con esclusivo riferimento all'importo del trattamento pensionistico effettivamente corrisposto dal fondo di provenienza alla predetta data, con esclusione della quota eventualmente erogata ai pensionati in forma capitale. 12. Per i soggetti già pensionati, gli enti previdenziali di diritto privato di cui ai decreti legislativi 30 giugno 1994, n. 509 e 10 febbraio 1996, n. 103, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge adeguano i propri statuti e regolamenti prevedendo l'obbligatorietà del l'iscrizione e della contribuzione a carico di tutti coloro che risultino aver percepito un reddito, derivante dallo svolgimento della relativa attività professionale. Per tali soggetti è previsto un contributo soggettivo minimo con aliquota non inferiore al cinquanta per cento di quella prevista in via ordinaria per gli iscritti a ciascun ente. Qualora entro il predetto termine gli enti non abbiano provveduto ad adeguare i propri statuti e regolamenti, si applica in ogni caso quanto previsto al periodo precedente. 13. L'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 si interpreta nel senso che i soggetti che esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro autonomo tenuti all'iscrizione presso l'apposita gestione separata Inps sono esclusivamente i soggetti che svolgono attività il cui esercizio non sia subordinato al l'iscrizione ad appositi albi professionali, ovvero attività non soggette al versamento contributivo agli enti di cui al comma 13, in base ai rispettivi statuti e ordinamenti, con esclusione dei soggetti di cui al comma 13. Resta ferma la disposizione di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d) del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103. Sono fatti salvi i versamenti già effettuati ai sensi del citato articolo 2, comma 26, della legge n.335 del 1995. 14. Con specifico riferimento all'Ente nazionale di assistenza per gli agenti e rappresentanti di commercio, Enasarco, compreso tra gli enti di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, si conferma che la relativa copertura contributiva ha natura integrativa, rispetto a quella istituita dalla legge 22 luglio 1966, n. 613, come previsto dall'articolo 2 della legge 2 febbraio 1973, n. 12. 15. Il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, l'Inps, l'Inail, l'agenzia delle Entrate e gli enti previdenziali di cui ai decreti legislativi 30 giugno 1994, n. 509 e 10 febbraio 1996, n. 103 possono stipulare apposite convenzioni per il contrasto al fenomeno dell'omissione ed evasione contributiva mediante l'incrocio dei dati e delle informazioni in loro possesso. 16. Con decreto del ministro del Lavoro e delle politiche sociali di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze sono emanate le necessarie disposizioni attuative dei commi da 13 a 16. 17. All'articolo 20 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono apportate le seguenti modifiche: a) dopo il comma 1, è aggiunto il seguente: «1-bis. A decorrere dal 1 maggio 2011, i datori di lavoro di cui al comma 1 sono comunque tenuti al versamento della contribuzione di finanziamento del l'indennità economica di malattia in base all'articolo 31 della legge 28 febbraio 1986, n. 41, e per le categorie di lavoratori cui la suddetta assicurazione è applicabile ai sensi della normativa vigente.»; b) al comma 1, le parole «alla data del 1 gennaio 2009», sono sostituite dalle seguenti «alla data di cui al comma 1-bis». 18. Con effetto dal 16 dicembre 2010, viene meno, limitatamente all'articolo 43, l'efficacia abrogativa del decreto legislativo luogotenenziale 23 novembre 1944 n. 369, di cui alla voce 69626 dell'Allegato 1 al decreto legislativo 13 dicembre 2010, n. 212, che si intende così modificato. 19.L'articolo 4 del decreto legislativo 16 aprile 1997 n. 146 e l'articolo 1, comma 5, del decreto legge 10 gennaio 2006 n. 2, convertito in legge 11 marzo 2006 n. 81, si interpretano nel senso che la retribuzione, utile per il calcolo delle prestazioni temporanee in favore degli operai agricoli a tempo determinato, non è comprensiva della voce del trattamento di fine rapporto comunque denominato dalla contrattazione collettiva. 20.Le disposizioni di cui all'articolo 64, comma 5, della legge 17 maggio 1999, n. 144, si interpretano nel senso che il contributo di solidarietà sulle prestazioni integrative dell'assicurazione generale obbligatoria è dovuto sia dagli ex-dipendenti già collocati a riposo che dai lavoratori ancora in servizio. In questo ultimo caso il contributo è calcolato sul maturato di pensione integrativa alla data del 30 settembre 1999 ed è trattenuto sulla retribuzione percepita in costanza di attività lavorativa. 21.A decorrere dal 1 ottobre 2011 il finanziamento al «Fondo di previdenza per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari» di cui al decreto legislativo 16 settembre 1996, n. 565, può essere effettuato anche delegando il centro servizi o l'azienda emittente la carta di credito o di debito al versamento con cadenza trimestrale alla Gestione medesima dell'importo corrispondente agli abbuoni accantonati a seguito di acquisti effettuati tramite moneta elettronica o altro mezzo di pagamento presso i centri vendita convenzionati. Le modalità attuative e di regolamentazione della presente disposizione sono stabilite dall'Istituto nazionale della previdenza sociale. 22. Dopo l'articolo 7, comma 5, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è aggiunto il seguente comma: «5-bis. Per le finalità di cui all'articolo 7, comma 4, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nonché per consentire un ordinato e organico trasferimento delle competenze e delle funzioni del soppresso Ispesl, in vista dell'effettiva costituzione del polo della salute e della sicurezza dei lavoratori, il direttore generale del predetto Ispesl rimane in carica, comunque non oltre il 31 dicembre 2011, per il completamento delle iniziative correlate alla fase transitoria. Ai predetti fini, per l'esercizio delle funzioni di ricerca del soppresso Ispesl, a valere sui posti della consistenza organica trasferita ai sensi del citato articolo 7, comma 4, può essere affidato un incarico di livello dirigenziale generale a un soggetto, proveniente dal settore pubblico o privato della ricerca, dotato di elevata professionalità, di capacità manageriale e di qualificata esperienza di direzione maturata nelle aree della prevenzione e della sicurezza del lavoro in deroga alle percentuali di cui all'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.». 23. Ai fini della razionalizzazione e dell'unificazione del procedimento relativo al riconoscimento dell'invalidità civile, della cecità civile, della sordità, dell'handicap e della disabilità, le Regioni, anche in deroga alla normativa vigente, possono affidare all'Istituto nazionale della previdenza sociale, attraverso la stipula di specifiche convenzioni, le funzioni relative all'accertamento dei requisiti sanitari. Distributori di benzina ridotti con indennizzo ARTICOLO 27-ter Razionalizzazione della rete distributiva dei carburanti 1.Fermo restando quanto previsto dall'articolo 6 del decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, il fondo per la razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti è altresì destinato, in misura non eccedente il venticinque per cento dell'ammontare complessivo del fondo annualmente consolidato, all'erogazione di contributi sia per la chiusura di impianti di soggetti titolari di non più di dieci impianti, comunque non integrati verticalmente nel settore della raffinazione, sia per i costi ambientali di ripristino dei luoghi a seguito di chiusura di impianti di distribuzione. Tali specifiche destinazioni sono ammesse per un periodo non eccedente i due esercizi annuali successivi all'entrata in vigore della presente legge. 2. Con decreto del ministro dello Sviluppo economico, da emanare entro novanta giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, è determinata l'entità sia dei contributi di cui al comma 1, sia della contribuzione al fondo di cui allo stesso comma 1, ove necessaria ai fini del presente decreto, per un periodo non superiore a due anni, articolandola in una componente fissa per ciascun tipo di impianto e in una variabile in funzione dei litri erogati, in misura complessivamente non superiore a quella prevista dall'articolo 1 del decreto del ministro delle Attività produttive 7 agosto 2003. 3. I Comuni che non abbiano già provveduto all'individuazione e alla chiusura degli impianti incompatibili ai sensi del decreto del ministro delle Attività produttive del 31 ottobre 2001 o ai sensi dei criteri di incompatibilità successivamente individuati dalle normative regionali di settore, provvedono in tal senso entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, dandone comunicazione alla Regione e al ministero dello Sviluppo economico. Fino alla effettiva chiusura, per tali impianti è prevista la contribuzione al fondo per la razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti in misura determinata col decreto di cui al comma 2. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Con la riforma a regime addio al lavoro a 68 anni" 04/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-03 - pag: 5 Gli effetti per le donne dagli interventi delle manovre 2010-2011

Con la riforma a regime addio al lavoro a 68 anni

I FATTORI IN CAMPO - I mini-scalini si combinano con gli adeguamenti legati alla speranza di vita e l'attesa obbligata per le finestre «mobili» Il calendario è lungo e tutto declinato al futuro, ma gli effetti a regime saranno importanti: l'innalzamento progressivo dell'asticella che le lavoratrici del settore privato, dipendenti o autonome, dovranno superare per maturare i requisiti della pensione di vecchiaia potrà sfiorare nel 2032 i 66 anni e mezzo di età, e portare al pensionamento effettivo a 67 anni e mezzo per chi lavora in un'azienda e a 68 anni per chi ha un'attività in proprio. Numeri che, visto il superamento della differenza di genere in campo previdenziale, torneranno identici anche per i lavoratori. Questi numeri sono il risultato combinato degli interventi previdenziali prodotti dalla manovra di quest'anno e da quella dell'anno scorso. Il decreto approvato la settimana scorsa dal consiglio dei ministri introduce una sorta di «rampa» progressiva per l'età di vecchiaia delle lavoratrici: il meccanismo partirà nel 2020 e in 12 anni, a forza di micro-scalini da un mese all'inizio e da sei mesi dopo il 2025, porterà l'età della vecchiaia a 65 anni, cioè la stessa prevista per le donne del pubblico impiego già a partire dall'anno prossimo. La «rampa» della manovra 2011 non cancella però il restyling previdenziale scritto lo scorso anno nella manovra correttiva, con gli adeguamenti progressivi legati all'aumento della speranza di vita e con le finestre «mobili», che spostano l'uscita effettiva in avanti di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 mesi per gli autonomi. La tabella qui sopra mostra il risultato finale dell'unione di queste tre misure, in termini sia di età di maturazione dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia sia di uscita effettiva dal lavoro. Per capire il meccanismo, prendiamo l'esempio riferito al 2032, quando il nuovo tassello della riforma avrà dispiegato tutti i propri effetti: a quel punto le lavoratrici, sia dipendenti (private o del pubblico impiego) sia autonome avrebbero lo stesso requisito di partenza, con la vecchiaia fissata a 65 anni. Negli anni, però, sarebbe intervenuto più volte l'adeguamento legato alla speranza di vita (nella tabella si suppone un andamento analogo a quello rilevato dall'Istat negli ultimi anni: per i dettagli si veda «Il Sole 24 Ore» del 24 giugno), spostando il parametro in avanti di 18 mesi, a colpi di due-tre mesi ogni tre anni. Si arriva così a 66 anni e sei mesi, età a partire dalla quale occorre entrare nella finestra «mobile» per poter abbandonare il lavoro: nel caso delle lavoratrici dipendenti, pubbliche o private, la finestra si apre 12 mesi dopo la maturazione del requisito, mentre per chi è impegnato nel lavoro autonomo l'attesa è di 18 mesi. Ecco spiegati i 68 anni previsti dalla tabella per il riposo effettivo delle lavoratrici (e dei lavoratori) in proprio. Le lavoratrici del privato nate prima della metà del 1959 eviteranno del tutto di salire sulla «rampa», e saranno solo sfiorate anche dagli adeguamenti legati alla speranza di vita. Prendiamo l'esempio di una dipendente privata nata nel gennaio del 1959: raggiungerà i 60 anni nel gennaio 2019, quando gli adeguamenti automatici per la speranza di vita dovrebbero aver portato a 60 anni e 7 mesi il requisito per la vecchiaia. Il requisito del pensionamento scatta dunque nel luglio 2019, e impone di attendere il luglio 2020 per l'addio al lavoro (nel caso di una lavoratrice autonoma l'attesa finirebbe a gennaio 2021). Per chi è nato invece ad agosto del 1959, il requisito sarebbe raggiunto nel marzo 2020, quando è già attivo il primo mini-scalino del nuovo meccanismo. La conseguenza è l'attesa di un mese in più, con uscita ad aprile 2021 (ottobre per le lavoratrici autonome). Attenzione: la «rampa» introdotta dalla nuova manovra riguarda solo il pensionamento di vecchiaia mentre non cambia i parametri per l'uscita di anzianità, su cui impattano solo l'adeguamento automatico e le finestre mobili previste dalla manovra dell'anno scorso. Un effetto probabile delle nuove misure, quindi, sarà un rilancio della pensione di anzianità basata sulle quote di età e anzianità contributiva anche fra le lavoratrici del settore privato, che con i parametri attuali possono sfruttare l'uscita "anticipata" solo quando iniziano da molto giovani la propria storia professionale e contributiva. RIPRODUZIONE RISERVATA

IL MECCANISMO

Gli incrementi per il requisito della pensione di vecchiaia delle lavoratrici del settore privato 2020 Un mese 2021 Tre mesi 2022 Sei mesi 2023 Dieci mesi 2024 Un anno e tre mesi 2025 Un anno e nove mesi 2026 Due anni e tre mesi 2027 Due anni e nove mesi 2028 Tre anni e tre mesi 2029 Tre anni e nove mesi 2030 Quattro anni e tre mesi 2031 Quattro anni e nove mesi 2032 Cinque anni PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Destra e sinistra senza bussola: il bivio è altrove" 04/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2011-07-03 - pag: 16 DIBATTITO POLITICO

Destra e sinistra senza bussola: il bivio è altrove

«Fare il bagno nella vasca è di destra, far la doccia invece è di sinistra/un pacchetto di Marlboro è di destra, di contrabbando è di sinistra». Giorgio Gaber aveva capito quasi 20 anni fa che la distinzione tra destra e sinistra era diventata un'occasione per una canzone ironica, ma non una seria classificazione politologica. In questi mesi, invece, il dibattito sul tema si è un po' ravvivato: prima a causa della scissione di Fini dal Pdl in nome di una diversa idea della destra, poi con il duetto televisivo dello stesso presidente della Camera e di Pierluigi Bersani, ospiti di Fazio & Saviano, sui valori della destra e della sinistra. L'uscita di un libro-quiz, "Sei di Destra o di Sinistra?", curato da Diego Galvagni ( di cui si è parlato recentemente anche a Radio 24), e soprattutto uno dei temi della maturità 2011 sullo stesso argomento, hanno poi confermato la rinnovata attenzione. Alcuni si smarcano dalle caselle, proponendo una contrapposizione tra conservazione e innovazione o tra federalismo e centralismo. Specie per chi si "sente" di sinistra, il senso di appartenenza è una componente fondamentale della propria identità. Ma in realtà stiamo parlando di categorie politiche significative? A mio parere no. Destra e sinistra si riferiscono a collocazioni parlamentari che nulla ci dicono rispetto alle politiche concrete proposte dai partiti. Nel XIX secolo, i Whig del premier britannico Gladstone erano la sinistra rispetto ai Tory; oggi, con il loro liberismo integrale, sarebbero a destra. Fascismo e comunismo, rilevò Hayek, avevano molto più in comune tra di loro, grazie alla condivisa concezione di uno Stato onnipotente, di quanto singolarmente avessero con il liberalismo di Churcill. Ed è difficile dargli torto: il discrimine fondamentale, fin dai tempi di Platone e Aristotele, è tra liberali e statalisti (o socialisti), tra individualisti e collettivisti. I primi privilegiano la scelta individuale, la libertà, la proprietà e la riduzione al minimo delle funzioni dello Stato, visto come extrema ratio quando non sono possibili altre forme di cooperazione volontaria; i secondi pensano che lo Stato o i suoi reggenti (i re-filosofi o il partito) debbano orientare la vita dei singoli, proteggerli dagli errori, salvaguardare il benessere, indirizzando il popolo verso fini collettivi. Naturalmente abbondano le posizioni intermedie, ma libertà e uguaglianza, Stato e individuo rimangono i poli fondamentali. E sono poli la cui presenza sentiamo ogni giorno. Per un liberale lo Stato non organizza il sistema pensionistico: ciascuno deve essere libero di scegliersi la propria forma di previdenza che lo remunererà in vecchiaia attraverso la capitalizzazione dei suoi risparmi. Tutt'al più, lo Stato nella sua veste di "giudice" regolerà e vigilerà sui fondi-pensione e assisterà, alla stregua di una sorta di assicurazione collettiva, chi non è in grado di prendersi cura di sé. Lo statalista si lancia in complicati calcoli di età pensionabile, mantiene differenze tra uomini e donne per mera convenienza elettorale, obbliga gli individui a farsi assistere dal fondo pensione che il ministero ritiene più idoneo si chiami esso Inps o Cassa dei dottori commercialisti , assegna privilegi assurdi a categorie particolari (siano essi parlamentari o certi dipendenti pubblici) e, se è a corto di soldi, blocca la rivalutazione delle pensioni da un certo importo in su scelto in modo discrezionale. Non è la storia di questi giorni? Il liberale pensa che le imprese siano private ed in libera concorrenza, il moderno statalista vuole "campioni nazionali" e abbondante proprietà pubblica: le privatizzazioni servono solo, obtorto collo, a far cassa. Una variante che oggi va per la maggiore è quella del socialismo corporativo. Alcune corporazioni o gruppi di interesse ben organizzati disegnano norme che proteggono il loro "particulare" a discapito della libertà di tutti, lasciando allo Stato il compito di assicurarne l'attuazione. Come possiamo definire i regimi che regolano gli ordini professionali o i privilegi delle varie caste, dai politici ai magistrati? Liberalismo o socialismo, stato o mercato, la scelta è semplice e netta e la classe politica italiana, con le dovute cautele tipiche del moderatismo nostrano, sembra averla fatta da tempo. Indovinate voi che cosa hanno preferito. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo" 04/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-06-30 - pag: 7 autore: Davide Colombo Marco Rog

Pensioni rosa, sì al piano soft Aumento graduale dell'età dal 2020 - Più poteri di controllo alla Covip I PROFESSIONISTI I pensionati con reddito da attività in studio devono iscriversi alle Casse e versare almeno la metà dell'aliquota ordinaria ROMA Un aumento molto graduale dell'età pensionabile delle lavoratrici private a partire soltanto dal 2020 per arrivare a quota 65 anni nel 2030 o più probabilmente nel 2032. È un piano ultra-soft quello su cui ieri sarebbe stato raggiunto un compromesso nella maggioranza sulle pensioni rosa. Tra il «no» della Lega e l'opzione più «a presa rapida» proposta dal Tesoro (incremento di un anno ogni due già dal 2012), alla fine sembra essere prevalsa una soluzione più vicina a quella immaginata dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: innalzamento dell'asticella del requisito di vecchiaia di un mese l'anno dal 2015 per poi accelerare (sei mesi in più l'anno) dal 2020. Un'ipotesi, quest'ultima, che non è stata ancora del tutto accantonata. Se il lavoro finale di riequilibrio della manovra per effetto delle limature che si stanno apportando in queste ultime ore dovesse rendere necessario un leggero anticipo delle pensioni rosa, si potrebbe partire dal 2015. In ogni caso nessuna chance per l'opzione del Tesoro, bocciata già martedì dai sindacati e soprattutto dal Carroccio. Ieri mattina il leader della Lega Umberto Bossi, anche per ribadire la contrarietà a questa soluzione, aveva detto: «Stiamo scrivendo degli emendamenti». E in serata la mediazione è stata di fatto raggiunta. L'intervento ultra- soft prevederebbe un aumento della soglia di vecchiaia delle donne nel settore privato di un mese l'anno dal 2020 per poi salire a sei mesi l'anno dal 2025. Quanto alle altre voci del pacchetto previdenziale, confermati l'anticipo al 2014 (dal 2015) delle meccanismo di aggancio del momento dell'effettivo pensionamento alla speranza di vita e lo stop alla rivalutazione automatica delle cosiddette "pensioni d'oro". Che dovrebbe essere totale per gli assegni superiori cinque volte il minimo Inps (circa 30.500 euro lordi annui) e parziale (45%) per quelli compresi tra tre (18.300 euro annui) e cinque volte il minimo. Una misura bollata come «attacco subdolo alle pensioni del ceto medio» da Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager. Praticamente certa è, poi, la misura pensionistica anti-badante, sponsorizzata dalla Lega e che introduce un taglio agli assegni di reversibilità. Tra le altre novità previdenziali contenute nelle ultime bozze arriva l'iscrizione obbligatoria alle casse pensionistiche privatizzate di tutti quei pensionati che percepiscono un reddito derivante da attività professionale. Questi pensionati-lavoratori saranno obbligati anche a versare contributi con un'aliquota minima non inferiore al 50% di quella ordinaria prevista dagli altri iscritti agli stessi enti. Un'ulteriore misura riguarda poi i risparmi generati dall'aumento dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Somme che dovevano confluire nel Fondo strategico per l'economia reale (il cosiddetto «fondo Letta», attivato alla presidenza del Consiglio) e che sarebbero servite anche per finanziare politiche attive per il sostegno dell'occupazione femminile come la conciliazione o il co-finanziamento degli asili nido. Ebbene dall'anno prossimo quel Fondo verrà de-finanziato per una quota di 252 milioni, per salire progressivamente fino a 592 milioni per l'anno 2015 e via a seguire fino al 2020 (con un taglio di 242 milioni). Infine nel capitolo «riordino enti», all'articolo 16 della bozza si attribuiscono alla Covip nuovi poteri di controllo sugli investimenti finanziari delle casse previdenziali privatizzate. Sulla base delle ispezioni dell'autorità di vigilanza il ministero dell'Economia e quello del Lavoro detteranno poi disposizioni agli enti sia sugli investimenti da effettuare sia sui profili di conflitto di interesse da osservare. Infine viene soppresso il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale. Le attività di questo organismo nato con la riforma Dini e che, tra l'altro, comprendono l'aggiornamento dei coefficienti di trasformazione utilizzati per la trasformazione del montante contributivo in pensioni, verranno garantite in concerto da strutture del ministero dell'Economia e del Lavoro, mentre le risorse già stanziate per il funzionamento del Nucleo verranno «girate» alla Covip. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Sulle pensioni lo stop sarà per fasce Sindacati all'attacco" 04/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-03 - pag: 5 LA MANOVRA - Previdenza

Sulle pensioni lo stop sarà per fasce Sindacati all'attacco

La stretta riguarderà la parte dell'assegno che supera le due soglie di 1.428 e 2.380 euro - LE REAZIONI - Cgil e Cisl respingono la misura «socialmente ingiusta». Per Damiano (Pd) così si colpiscono anche le pensioni medie ROMA Il blocco totale o parziale (45%) della rivalutazione delle pensioni nel biennio 2012-2013 misura che garantirà una riduzione della spesa previdenziale pari a 2,2 miliardi entro il 2014 si applicherà per fasce. Ragion per cui tutti gli assegni continueranno a beneficiare dell'indicizzazione al carovita anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. A precisare come funzionerà la misura introdotta in manovra è una nota dell'Inps. Le pensioni più basse fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, anche l'anno prossimo saranno rivalutate per intero. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno invece rivalutate al cento per cento nella fascia fino a 1.428 e al 45 per cento nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno infine rivalutare al 100 per cento nella fascia fino a 1.428 euro e al 45 per cento nella fascia da 1.428 a 2.380. Solo per la quota di assegno che supera quest'ultima soglia la rivalutazione sarà azzerata. L'intervento sull'indicizzazione degli assegni, che riguarderà, secondo l'Inps, 4,4 milioni di pensionati, ieri ha scatenato i sindacati, uniti nel respingere una misura che il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha definito «socialmente ingiusta». In questo modo, ha osservato Bonanni, si rendono «ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni». Dura anche la reazione della Cgil, per cui è intervenuta la segretaria confederale Vera Lamonica: «Siamo assolutamente contrari - ha sottolineato - e ci opporremo con tutti gli strumenti della mobilitazione. È una misura inaccettabile, iniqua e vessatoria che ancora una volta colpisce gli stessi e non le grandi ricchezze. È il segno di una manovra che scarica su lavoratori e pensionati il costo del risanamento e non colpisce la ricchezza». Proteste per la nuova stretta sulle rivalutazione sono giunte anche dal fronte politico. Cesare Damiano (Pd), autore in veste di ministro del Lavoro del governo Prodi dell'ultimo intervento analogo che però riguardava gli assegni superiori otto volte il minimo, ha parlato di misura inaccettabile «che colpisce non le pensioni ricche ma quelle medie e che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento». Nino Lo Presti, capogruppo di Fli in commissione Bilancio alla Camera sottolinea poi che la stretta «creerà ancora più disagio nelle fasce più deboli». E contro queste ultime «continueremo ad andare» ha sottolineato il vicepresidente dei deputati dell'Udc, Gian Luca Galletti, «almeno fino a quando non si faranno riforme vere». Secondo l'Idv, infine, «la manovra è una truffa, scarica il peso sul prossimo governo, non contiene misure strutturali, non rilancia l'economia ed offende pure i cittadini». Nel corso delle riforme del sistema pensionistico degli anni Novanta il meccanismo di indicizzazione degli assegni è stato più volte rimodulato. L'intervento più lontano nel tempo risale alla riforma Amato (1992) quando l'indicizzazione venne ridotta prima che il meccanismo venisse modificato con l'adeguamento degli assegni non più alla dinamica dei salari ma a quella dei prezzi. Qualche anno dopo (1994) il primo governo Berlusconi intervenne nuovamente, con l'aggancio della rivalutazione all'inflazione programmata. Poi fu la volta del governo Dini, che con il varo della sua riforma (legge 335/1995) realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Infine l'ultima stretta voluta dal governo Prodi (2007) con il blocco per un solo anno degli adeguamenti delle pensioni superiori otto volte il minimo . RIPRODUZIONE RISERVATA

LE PRINCIPALI MISURE PREVIDENZIALI

Sale l'età di vecchiaia Scatterà dal 2020 il graduale aumento fino a 65 anni dell'età di pensionamento delle donne nel settore privato. Da quell'anno ci vorrà un mese in più (60 anni e un mese) per lasciare il lavoro. Poi i requisiti anagrafici vengono incrementati via via fino al 2032 Pensione e attesa di vita Dal 2014 il momento del pensionamento verrà definito, oltre che dalla finestra unica, anche sulla base dell'aspettativa di vita del lavoratore secondo le proiezioni Istat. In fase di prima attuazione questo ulteriore posticipo non potrà superare i tre mesi Rivalutazione bloccata Le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a 1.428 euro mensili, saranno sempre rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo saranno rivalutate al 45%. Stop alla rivalutazione per quelle oltre 5 volte il minimo. Il blocco sarà per fasce

LE REAZIONI

Chi si salva dalla sforbiciata

I trattamenti fino a tre volte il minimo, cioè fino a un importo di 1.428 euro mensili, saranno rivalutati per intero

2,2miliardi

Il numero

Il risparmio cumulato entro il 2014

Sul sito del Sole

Le reazioni di forze politiche e parti sociali Le novità e il pensiometro per calcolare l'età della pensione www.ilsole24ore.com PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Previras, solo due linee vicine al Tfr" 04/07/2011

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ANALISI E APPROFONDIMENTI data: 2011-07-02 - pag: 28 Previras, solo due linee vicine al Tfr

Il fondo, destinato ad adesioni sia in forma individuale che collettiva (in presenza di specifici accordi, regolamenti o contratti aziendali che ne dispongano l'adesione), prevede quattro linee di investimento di cui due garantite, a tutela del capitale netto versato o di un rendimento annuo minimo prestabilito e fissato al 2%. Il fondo consente altresì che il flusso contributivo, così come la posizione individuale eventualmente già maturata vengano ripartiti su più comparti, così da modellare al meglio le caratteristiche delle singole linee al profilo di rischio del singolo aderente. Le quattro linee si differenziano poi per il contenuto variabile dell'asset class azionaria e la loro scelta, da parte di un aderente, dipende dall'avversione al rischio e dall'età mancante all'età di pensionamento. Commento sulla Gestione Da gennaio 2003 solo la linea Obbligazionaria mista e la linea Bilanciata si avvicinano al rendimento ottenuto nello stesso periodo dal Tfr. La linea Obbligazionaria mista segna un rendimento del 23,404% contro il 24,643% del Tfr, seguita dalla linea Bilanciata che raggiunge il 23,296% pur mostrando una variabilità dei risultati nettamente superiore e diversa tra le due linee. La linea Obbligazionaria con Rendimento Minimo Garantito si ferma al 17,011% così come la linea Azionaria Internazionale che ottiene un rendimento molto simile ed inferiore al Tfr (17,537%). A pesare sul rendimento della linea Azionaria Internazionale la profonda crisi del 2008. L'impatto della crisi risulta particolarmente evidente visto che nel 2008 la linea ha segnato oltre 33 punti percentuali in negativo, parzialmente recuperati nei successivi due anni di vita della linea. L'analisi a partire da gennaio 2007 accentua la situazione difficile della linea Azionaria Internazionale, ma anche di quella bilanciata, mentre pone in evidenza i buoni risultati delle due linee obbligazionarie a rendimento minimo garantito e a capitale garantito con rendimenti rispettivamente dell'8,465% e 11,225% (Tfr 9,089%). Denominazione: Previras Adesione: individuale e collettiva Sede Legale: Largo Ugo Irneri 1 - Trieste N di Iscrizione all'Albo: 4 Numero di Linee d'Investimento: Quattro Denominazione dei Comparti: Linea 1 - Obbligazionaria con garanzia di rendimento minimo (OB), Linea 2 - Obbligazionaria mista con garanzia di restituzione del capitale (BO), Linea 3 - Bilanciata (BB), Linea 4 - Azionaria internazionale (AZ) Patrimonio Netto (31/12/2010): 288,502 Mil. € Oneri a Carico dell'Aderente: adesione 51,64€ (previsti sconti per adesione su base collettiva) Commissioni di gestione individuali: Obbligazionaria con garanzia di rendimento minimo (0,95%), Obbligazionaria mista con garanzia di restituzione del capitale (1,10%), Bilanciata (1,25%), Azionaria internazionale (1,45%) Spese per l'esercizio di prerogative individuali: trasferimento (51,64€) PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Promosso soltanto un italiano su quattro Gli autonomi più preparati dei dipendenti Gli 04/07/2011 under 35 più degli over 65"

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-07-02 - pag: 18 autore: Marco lo Conte Promosso soltanto un italiano su quattro Gli autonomi più preparati dei dipendenti Gli under 35 più degli over 65

Gli over 65? Ne sanno meno dei loro nipoti. Gli autonomi sono più preparati dei dipendenti, ma non poi così tanto. Le donne? Solo una su sei sa rispondere correttamente alle tre domande chiave, contro i tre uomini su dieci. Sono questi in sintesi i risultati italiani del test realizzato a livello internazionale dal George Washington School of Business and Financial Literacy Center in otto Paesi e presentato da Elsa Fornero e Chiara Monticone nello studio «Financial Literacy and Pension Plan Participation in ». La ricerca si propone di verificare la concordanza tra scelte in materia di risparmio previdenziale ed educazione finanziaria. A monitorarla, un test che verifica il grado di financial literacy, ossia di alfabetizzazione finanziaria, attraverso tre domande relative a inflazione, interessi composti e diversificazione del rischio (vedi anche «Plus24» di sabato scorso). Il livello di competenze è insufficiente un po' in tutti i Paesi e l'Italia di certo non brilla: complessivamente meno di un quarto delle persone contattate è in grado di fornire risposte corrette ai tre quesiti. Abbastanza scontato che chi lavora abbia più confidenza con inflazione e rischio rispetto a chi è andato in pensione; e nemmeno stupisce che le donne risultino meno ferrate degli uomini, tanto che oltre la metà di loro ha risposto «non so» ad almeno una domanda; idem per le diversificazioni al livello territoriale: con le regioni del Meridione che presentano un livello di conoscenza inferiore a quelle evidenziate da chi abita in regioni più ricche. Stupisce di più il fatto che i lavoratori autonomi mostrino sì una maggiore destrezza sui rendimenti composti o la diversificazione, ma non eccessiva: il 28,92% di chi lavora in proprio è in grado di dare tre risposte corrette contro il 28,74% dei lavoratori dipendenti; rilevante, inoltre, la maggiore preparazione di chi vive nel Nord Est rispetto al Nord Ovest. Il concetto più ostico per gli abitanti del Bel Paese risulta quello relativo al tasso di interesse composto: in ciascuna categoria in cui sono suddivisi i rispondenti, meno della metà registra la metà di risposte corrette; le cose vanno un po' meglio sull'inflazione: le risposte positive sono in quasi tutte le categoria sopra la metà. La ricerca, così come impostato a livello internazionale, conferma la corrispondenza tra una migliore financial literacy e l'adesione a strumenti di risparmio previdenziale: tema particolarmente delicato in Italia, vista la bassa adesione dei lavoratori ai fondi pensione e la decrescente copertura previdenziale, in ragione delle recenti riforme e degli interventi del l'esecutivo. «Inizialmente ero un po' scettica sulla capacità di un test composto da tre domande di fotografare il livello di alfabetizzazione finanziaria degli individui dice Elsa Fornero, docente all'Università di Torino e coordinatrice scientifica del CeRP Collegio Carlo Alberto ; ma ho dovuto constatare che invece è particolarmente efficiente; aggiungere altri quesiti è ridondante. Il punto è, sulla base di queste risultanze, identificare misure idonee per innalzare il livello di conoscenza e consapevolezza su questi temi. Prima della globalizzazione dei mercati, comportamenti cognizioni di base sull'utilizzo del denaro venivano trasmessi all'interno delle famiglie; oggi questi messaggi fanno più fatica a passare e la scuola pare spiazzata». «Sono abbastanza contraria all'idea che un soggetto pubblico debba guidare le scelte degli individui dice Annamaria Lusardi, consulente del Tesoro Usa e coordinatrice dell'indagine internazionale : ciò che conta è aiutare i singoli a compiere le proprie scelte fornendo loro gli strumenti basilari per compierle». pagina a cura di [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Telegraph.co.uk Data: "David Cameron: public sector pensions cost every household #1,000 a year" 04/07/2011

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David Cameron: public sector pensions cost every household £1,000 a year

David Cameron said yesterday that every household in Britain is paying £1,000 a year to support public sector pensions and warned that the system is in danger of going "broke".

Mr Cameron, addressing a conference of local government leaders in Birmingham, insisted that reform was 'essential' because people were living much longer Photo: PA

By Andrew Porter, Political Editor

7:00AM BST 29 Jun 2011

Comments

The Prime Minister said that government reforms proposed for millions of public sector workers were a "good deal" which would secure affordable pensions for decades to come.

He spoke out ahead of tomorrow's (THURS) strikes, which will see 750,000 workers walk out and up to nine in ten schools close in some areas.

Mr Cameron, addressing a conference of local government leaders in Birmingham, insisted that reform was "essential" because people were living much longer. He said: “We just can't go on as we are. That's not because, as some people say, public service pensions are ridiculously generous. In fact, around half of public service pensioners receive less than £6,000 a year.

"The reason we can't go on as we are is because as the baby boomers retire – and thankfully live longer – the pension system is in danger of going broke. Related Articles

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"No one should doubt the absolute resolve we have to deal with this issue fairly. Fairly by the public sector workers, but also by taxpayers.”

His warning came as Reform, a leading free market think tank, warns today that the country faces a “bleak future” of rising taxes and a rising deficit unless the Prime Minister sticks to his plans to overhaul public sector pensions. The report states that annual spending on pensions and healthcare will rise by £72billion by 2041.

In a speech to the Local Government Group in Birmingham, Mr Cameron said it was unfair that the taxpayer contributes over two-thirds of the cost of maitaining public sector pensions, equivalent to £1,000 a household.

He said: “I would say to you: these strikes are wrong – for you, for the people you serve, for the good of the country. It’s the changes we propose that are right; right for the long-term, right by the taxpayer and most crucially of all, right by you.

“In the 1970s, when a civil servant say retired at sixty, they could expect to claim a pension for around twenty years. Today, when they retire at sixty, they can expect to claim a pension for nearly thirty years – about a 50% increase on before.”

“Under the current system, the balance between what public sector employees pay in to their pensions and what the taxpayer contributes is getting massively out of kilter.”

But in angry scenes in the Commons, Labour accused ministers of relishing taking on the unions.

Andy Burnham, the shadow education secretary, said the Coalition was returning the country to the 1980s, while a Labour backbencher said Mr Cameron’s Cabinet was full of millionaires and unable to relate to the problems of low paid workers.

And last night, while saying that the strikes were a mistake Ed Miliband, the Labour leader, accused Mr Cameron of yet again “botching” reform.

The report by Reform states that the twin threat of an ageing population and the Coalition’s plans to increase spending on the NHS and the state pension could thwart the Prime Minister’s attempt to return Britain to a sound economic footing.

The think-tank says that the demographic time-bomb is no longer ticking, but exploding. It reveals that the next four years will see the fastest growth in the pensioner population in the whole 21st century and it means that far fewer people, in work, will have to provide for the pensions of the elderly.

Between 2011 and 2016, the number of people aged 65 and over will increase by 1,400,000 while the working age population below 50 will decrease. Population ageing will continue so that the number of workers for every person over 65 will fall from 3.9 in 2011, to 3.2 in 2021, and then to 2.5 in 2041.

The report also finds that annual spending on retirement pensions will rise by £32 billion by 2041, while annual spending on the NHS will increase by nearly £40 billion by 2041.

It means that the deficit will begin to rise quickly in the next Parliament, despite steadily rising taxes. The resulting impact on the public finances will swamp the current plans for “consolidation”, according to the think tank. x-ref Reform article

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Telegraph.co.uk Data: "Private sector pensions plummet" 04/07/2011

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Private sector pensions plummet

While public sector pensioners are unaffected by falls in annuity rates, those in the private sector have seen pension incomes drop by 20pc.

Private sector pension funds plummet Photo: Howard McWilliam

By Paul Farrow

6:15AM BST 03 Jul 2011

Comments

Many private sector workers retiring today will be 18pc worse off in retirement than workers who retired three years ago because of falling annuity rates and volatile stock markets.

The fall in income shows the fragile nature of "defined contribution" (DC) pension schemes – the schemes that have replaced final salary pensions in the private sector in recent years. The latest "DC Tracker Index" from Aon Hewitt, the actuarial consultancy, shows that the purchasing power of pension pots has shrunk since 2008. Its figures show that an average retirement pot for users of its annuity service is £56,000.

John Foster of Aon Hewitt said: "If the individual, aged 60, takes 25pc of this as cash, it would leave around £42,000 to buy the pension. In 2008 this sum would have bought just over £1,400 a year, compared with just under £1,200 today. The underlying performance of the funds over that time would have been growth of 11.7pc."

Mr Foster said that the average size of a pension is small because a DC scheme is still a relatively new form of pension. While public sector workers vent their anger at proposals to change from a final salary system, they have the comfort that the proposed alternative, a career average plan, will mean, crucially, that their pension income is still a defined benefit and still guaranteed by the taxpayer. This is a far cry from the defined contribution schemes that many private sector workers belong to. Related Articles

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Final and career average salary schemes give workers pensions based on their salary. With a DC scheme, your pension income depends on the amount you and your employer contribute, charges, investment performance and annuity rates.

Tom McPhail of Hargreaves Lansdown said: "DC pensions are by their very nature unpredictable; investors can and will lose out as a result of unexpected movements in the prices of shares and bonds close to the point of retirement. Ironically, given the public sector protests, the least volatile and most predictable pension outcomes are provided not through final salary schemes but through career average arrangements, where the pre-retirement risk to members is effectively non-existent."

Most private sector companies have closed final salary schemes because of crippling deficits, rising life expectancy and poor investment returns. Just two FTSE 100 companies, Amec and Shell, still offer final salary schemes to new staff, according to Lane Clark & Peacock LLP, the consultants. Instead, workers in the private sector are now encouraged to join DC schemes, which are fundamentally different and inferior to defined benefit schemes. Here we explain why.

Annuity rates

Annuity rates can be extremely volatile. They determine the level of pension income you will get and are linked to interest rates. According to Better Retirement, the annuity specialist, a typical annuity rate in 2006 was 7pc, then in 2008 it had risen to 7.73pc, but today it is 6.73pc. This makes a marked difference to the income you can get. For example, in June 2008 a £100,000 pension pot would have bought a 65-year-old man an annuity of £7,725. Today, the same pot would pay an annual income of just £6,288 – a fall of more than £110 a month.

Contribution rates

Workers in DC schemes need to be aware that the proportion of salary they are putting into a pension is unlikely to be enough to build up a meaningful pension pot akin to a final salary scheme. The combined contribution rate of a private sector worker is around 9pc of salary – this is vastly inferior to a final salary scheme, where contribution rates are around 20pc.

Someone earning £40,000 who is putting aside 9pc into a workplace pension would be salting away £300 a month. You would need about £500,000 to buy an index-linked pension of £24,000 in the private sector. Yet to save £500,000 you would need to start by setting aside £600 a month from the age of 23.

Mr McPhail said: "Everyone should find out how much is being paid into their pension – if it is less than 12pc of your salary, it is not enough."

Investment performance

Around four in five employees tick the box and opt for the so-called default option when choosing the fund for their company pension. Yet default funds are shrouded in controversy, because many have been, at best, second- rate performers, while others are heavily exposed to one asset class. Research by DCisions, the analyst, shows that for 62 of Britain's largest schemes, accounting for 630,000 members and £10bn of assets, most members are in funds that are 100pc invested in equities. In other words, they have no means of escaping should stock markets take a dive. how can I increase my chances of a better DC pension?

You can no longer afford to have your head in the sand when it comes to company pensions. If you have a company pension and it is a DC scheme, do not take it as read that your investments are right for you. Check out the options – there may be more funds than you think.

"The key thing to review regularly is what type of investment your pension fund is invested in. How much risk do you want to take? You should consider what type of fund will give you the highest return for the amount of risk you are prepared to take," said Mr Foster.

For those who are about to retire, shop around for your annuity – you could boost your income by 30pc.

Mr Foster added: "Employees should regularly review how much is going into the plan and use the increasingly widely available online tools to project what this might give them as a pension. These can also show what additional pension could be achieved by increasing contributions, subject to being able to afford them."

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Telegraph.co.uk Data: "The real danger of gold-plated public sector pensions is finally hitting home" 04/07/2011

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The real danger of gold-plated public sector pensions is finally hitting home

Hundreds of thousands of public sector workers staged a one-day strike on Thursday, protesting against proposed changes to their pensions.

More than 9 out of 10 of the UK's public sector employees – accounting for 20pc of the workforce – enjoy taxpayer-funded final salary pensions, the majority of which are still payable from 60 years of age.

By Liam Halligan, Economic Agenda

9:30PM BST 02 Jul 2011

Comments

This industrial action involved teachers, civil servants and the UK Border Agency, as well as staff in other vital public roles, causing disruption in courthouses, employment centres and airports, as well as schools.

While I stoutly defend the right to strike in principle, I deplore last week's stoppages. They were wrong, not only because negotiations over public sector pensions haven't even begun but also because the system in its current form is indefensible. Yet, the unions' blood is up because a British government now finally looks serious about addressing a problem which, for far too long, has been allowed to fester. That seriousness of intent, I welcome. To Chancellor George Osborne and Chief Secretary to the Treasury Danny Alexander, credit where credit is due for raising this issue high up the political agenda. There it must stay, until significant changes are made.

More than 9 out of 10 of the UK's public sector employees – accounting for 20pc of the workforce – enjoy taxpayer-funded final salary pensions, the majority of which are still payable from 60 years of age. In the private sector, meanwhile, as the demographic pressures crank up, the security of such a retirement scheme is now available to only one in 10 employees. Private pay-outs are also often much lower than promised and pension ages are being pushed ever further into the future.

This public-private "pensions apartheid" is getting worse. At the same time, though, private sector workers are also being asked to cough up ever more tax so a fifth of the workforce can be insulated from the fiscal realities of our ageing society and keep their sweetheart pension deals. That's just not on.

The Coalition needs to talk a lot more about the potentially ruinous costs of the UK's public sector pensions system. The word "system" flatters the crude mechanism by which these pensions are actually paid. Most UK public sector pensions aren't financed by contributions paid into a fund that has been invested over many years, so benefiting from share returns, dividends, bond yields and compound interest. If only that were true. Related Articles

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The UK's arrangements are so chaotic that the vast majority of state workers receive occupational pensions paid directly from current taxation. That's why our public sector pension system is so incredibly vulnerable to changing demography, as the number of state retirees whose pensions must be paid-out year after year grows and the number of workers supporting them falls, so shrinking the tax base.

We're talking about mind-boggling sums of money. The Government says total outstanding public sector pension liabilities are equivalent to 53pc of national income. Even this alarming figure relies on unrealistic assumptions designed to understate reality. The true size of the pension debt, according to the Institute of Economic Affairs, is 74pc of GDP. Towers Watson, a highly-respected group of actuaries, calculates total liabilities of no less than 83pc of national income – bigger than the UK's official national debt.

It is disgraceful that, in one of the world's most sophisticated countries, arguably the centre of the global asset management industry, years of political cowardice have resulted in almost entirely unfunded public sector pensions. Successive governments have hired millions of people and worried not one jot how the public purse would cope with paying their promised pensions. This is surely one of the most astonishing instances of "kicking the can down the road" in human history.

For the financial implications of our changing demography on public sector schemes have been deliberately hidden by generations of ministers and civil servants who have been determined not to rock the boat, so allowing them to cling on to their own taxpayer-funded retirement benefits, while avoiding tough policy changes. For years, the numbers have been rigged so as to minimize estimates of future public sector pension costs, with the entire liability then buried off-balance sheet. Anyone running a business in this way would be convicted of fraud.

Pensioners are now spending at least twice as long in retirement as previous generations. The cost implications of this have been very visible for private sector schemes. The UK's public sector pensions, meanwhile, have barely been modified in almost 50 years, even though life expectancy has risen almost two decades. That's why there's a giant Ponzi scheme at the heart of the UK's public finances, the nature of which is only now starting to be understood beyond a small circle of analysts and commentators, many of us dismissed as cranks, who have been banging on about it for years.

This issue is pressing because the demographic time bomb isn't set to explode at some point in the distant future. It is exploding around us right now – as the baby-boomers, born during the decade after the Second World War, are retiring in earnest. Between 2011 and 2016 the number of UK citizens aged 65 and over will increase by 1.4m while numbers in work and below 50 will fall by 160,000. As this trend continues, pressure on the public finances ratchets up and up.

So the Coalition government needs to shout from the rooftops that the unions are talking nonsense when they say generous public sector pensions are "compensation for lower public sector wages".

State sector wages are, on average, considerably higher these days than those in the private sector – especially outside London and the South East. On top of that, public sector employees generally work fewer hours than the rest of us, get more holiday, have much more job security and take (a lot) more sick leave. On top of that, they also have much better pensions.

Ministers need to make clear that rising longevity means many state workers retiring at 60 – as the vast majority still do – will draw a final salary pension for more years than they actually worked. Any striking teacher who doesn't accept this is either innumerate or incredibly selfish.

The unions say that public sector pensions average just £6,000 in the civil service and £7,000 in the NHS. But that average includes pensions paid to part-time workers and those who held their jobs for a short period of time. Many former state workers command annual pensions exceeding £25,000 – or even £100,000 in the top echelons – and are set to draw such amounts for up to 30 years or more, paid out of current taxation. That simply cannot be sustained.

The Government says it wants to raise the age at which workers can collect a full public sector pension to 66 by 2020, while switching to schemes based on average earnings, not final salary. State workers would also contribute more – a further 3pc of earnings – although the lower paid would be exempt. These proposals are a good start, but ministers need to be bolder.

In these tough times, the general public is increasingly miffed at shelling out to pay for state workers' guaranteed pensions, the majority of which, for decades to come, will still be payable at 60. Private workers, increasingly, are having to wait until they are 68, or even 70, to collect their denuded retirement incomes.

Once the facts come to light, and the extent of the UK's public sector pension liabilities are more widely understood, I believe strike-stoking union leaders will be blown away by a barrage of public disdain.

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Tempo Online, Il Data: 04/07/2011 "Autogol del governo sulle pensioni"

Indietro Stampa Autogol del governo sulle pensioni La manovra blocca le rivalutazioni degli assegni. Il 03/07/2011, 05:30 Quirinale precisa: non ricevuto il testo

HOME Non quelle da erogare nel futuro a chi è ora in servizio (e che vede comunque sempre più lontano e più magro il suo assegno CONTENUTI CORRELATI vitalizio) ma a chi, dal lavoro si è già ritirato, magari con una La guida (poco) sicura di Medvedev cifra espressa in lire e praticamente già dimezzata in senso di L'ultimo regalo Colleoni. potere d'acquisto con il passaggio all'euro. Ma tant'è. La stretta Ecco altri 400mila euro Santoro è un martire anche è arrivata ed è maturata nelle stanze del ministero del Tesoro lontano dalla Rai venerdì notte. Tecnici della Ragioneria al lavoro per trovare In Francia la gauche aspetta il ritorno del figliol prodigo coperture e tagli dell'ultima ora. Poi l'uovo di Colombo: Sicurezza sul lavoro. Esperti intervenire sul meccanismo di rivalutazione degli assegni che a confronto Primo giorno di lavoro per lo consente, a chi è a riposo, di recuperare annualmente «Zar delle macerie» Insediato l'erosione del potere d'acquisto per l'inflazione. Con un blocco Giuseppe Romano parziale dell'automatismo. Una leva già utilizzata nel 1995 e nel

Niente tagli alla politica. «Potrebbero scassare tutto» ha spiegato Tremonti. Ma visto che ha anche aggiunto: «Due più due deve sempre fare quattro», nel senso che se non si taglia da qualche parte bisogna raschiare altrove, ha trovato la soluzione: le pensioni. 1997 da due governi che, nelle tasche degli italiani le mani le hanno abbondantemente affondate, e cioè l'esecutivo di Lamberto Dini e quello di Romano Prodi. Il primo realizzò lo stop generalizzato della perequazione per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il secondo bloccò interamente la rivalutazione per quelle oltre cinque volte il minimo. Un illustre precedente che poco si attaglia alla linea professata dal governo Berlusconi di limitare al massimo la triste pratica di colpire sempre gli stessi: lavoratori e pensionati. Ma i tecnici della Ragioneria dello Stato sono quasi sempre gli stessi e, in mancanza di miracoli, il solco delle manovre è sempre uguale. Anche se questa volta è sceso in campo Umberto Bossi che ieri in serata sulle possibili revisioni ha aperto un nuovo fronte di frizioni nella maggioranza. «Le pensioni non si toccano» ha detto il Senatùr aggiungendo «le pensioni delle donne non si toccano fin dopo il 2030».Bossi ha anche parlato dell'abbassamento delle tasse: «Abbiamo già preparato il passaggio con i limiti entro cui agire». Quanto al meccanismo della rivalutazione automatica la propsota è semplice. La norma attuale prevede tre fasce di recupero dell'inflazione per i pensionati. L'indice che si utilizza, e cioè la percentuale da applicare all'importo lordo è il Foi (acronimo di Famiglie-operai- impiegati) che misura su base nazionale gli aumenti dei prezzi al consumo. Fino a oggi le pensioni con un valore fino a tre volte il minimo (e cioè 1.428 euro) ottenevano una rivalutazione pari al 100% del Foi. Quelle nella fascia compresa tra tre e cinque volte il minimo (2.380 euro) si accrescevano del 90% dello stesso indice. A quelle superiori a cinque volte il minimo veniva riconosciuto il 75%. Un esempio aiuta a chiarire. Nell'ipotesi verosimile di un valore del Foi dell'1,5% per il 2011 le tre fasce avrebbero avuto una rivalutazione rispettivamente dell'1,5% (fino a 1.428 euro), dell'1,35% (nello scaglione tra 1.428 e 2.380) e dell'1,125% oltre i 2.380 euro. Le anticipazioni, imprecise,sul taglio hanno gettato nel panico milioni di pensionati. In molti hanno pensato che il recupero dell'inflazione fosse definitivamente perso. Ieri è sceso in campo l'Inps guidato da Mastrapasqua che ha riportato un po' d'ordine. L'istituto ha spiegato che «le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione». Altro esempio per chiarire. Considerando il Foi sempre all'1,5% chi ha una pensione di 1.428 euro lordi (circa 1.100 netti) vedrà l'assegno più pesante di 21 euro lordi (il 100% dell'1,5%). Se la pensione è più ricca otterrà un aumento pieno (21 euro) fino alla prima soglia e lo 0,60% (pari al 45% dell'1,35%) nell'importo compreso tra 1.428 e 2.380 euro. Niente in più invece per la quota che eccede i 2.380. PRESSToday Rassegna stampa

Tempo Online, Il Data: 04/07/2011 "Manovra: in 4 anni conto da 43 miliardi"

Indietro Stampa Ecco la manovra: in quattro anni conto da 43 miliardi Il ministro Tremonti presenta le misure antideficit 29/06/2011, 05:30 Manca il fisco. Nel 2011 interventi per due miliardi.

HOME POLITICA Il conto della manovra si allegerisce. PREC SUCC Almeno quest'anno gli interventi sui conti pubblici riguarderanno le sole CONTENUTI CORRELATI Vertice di governo Manovra spese inderogabili. Il conto da pagare da 43 miliardi no al taglio sarà così 1,8 miliardi subito, circa 5 sul delle tasse Festa dell'Arma a piazza di 2012 e 20 sia su 2013 sia su 2014: la Siena manovra arriva così a circa 47 miliardi. Manovra, dal ticket per la sanitàalle missioni In crescita rispetto alle iniziali ipotesi ferme a 43 miliardi. internazionali Anche se nella serata di ieri il ministro Tremonti ha di nuovo Manovra, Bersani: "Noi non facciamo sconti" riportato la barra sui 43 miliardi. Sulle singole misure, emerse Nella manovra di Tremonti dalle bozze circolate ancora si tratta. Ci sono 48 ore per spunta l'abolizione Irap Romano: niente stipendio eventuali modifiche. È il caso della norma per aumentare a 65 per i ministri da luglio anni l'età per la pensione delle donne nel settore privato mentre manca del tutto ancora la certezza sulle misure per il fronte fiscale e quelle per i tagli alla politica. Sul fronte fiscale non è ad esempio ancora noto se l'ipotizzato aumento delle aliquote Iva più alte (all'11 e 21%) venga invece ricompreso tra le coperture della manovra restando disponibile anche per la successiva riforma fiscale per la quale verrebbe presentata solo una richiesta di delega, non i contenuti. Anche il capitolo dei tagli alla politica non è ancora definito. Oltre alle poche pagine circolate nei giorni scorsi avanza però l'ipotesi che ad essere «alleggeriti» possano essere gli stessi ministri. Dal prossimo mese infatti - dice Romani - potrebbero prendere solo lo stipendio da parlamentari. Il ministro Romano ha annunciato che per gli interventi sul 2011 si pensa di far pagare soprattutto le banche, anche se non si precisa in che modo e nel testo della bozza non c'è nessun riferimento. L'ipotesi di tassare le transazioni finanziarie, richiesta che arriva da Bruxelles per finanziare i contributi degli stati al bilancio comunitario viene però già fortemente osteggiata da Borsa italiana. La manovra arriva domani al Cdm colpisce i dipendenti pubblici, pensioni in aumento progressivo e ritorno dei ticket sanitari. Ma ci sono anche liberalizzazioni delle professioni e interventi su scuola e sanità. -1 STATALI: BLOCCO ASSUNZIONI E NIENTE AUMENTI Si preannunciano altri anni di magra per gli impiegati pubblici. Resta in vigore per tutto il 2013 il blocco delle assunzioni della pubblica amministrazione, ad eccezione di polizia e pompieri. Non solo. Quelli in servizio non riceveranno aumenti contrattuali, nemmeno quelli relativi al trattamento accessori, fino alla fine del 2014. Il blocco è già in vigore e viene dunque prorogato. semplificazione delle procedure di mobilità del personale nella pubblica amministrazione. Sono alcune delle opzioni che il governo - come si legge nella bozza della manovra - si propone di attivare «al fine di assicurare il consolidamento delle misure di razionalizzazione e contenimento della spesa in materia di pubblico impiego adottate nell'ambito della manovra di finanza pubblica per gli anni 2011-2013, nonchè ulteriori risparmi in termini di indebitamento netto, non inferiori a 30 milioni di euro per l'anno 2013 e ad euro 740 milioni di euro per l'anno 2014, ad euro 340 milioni di euro per l'anno 2015 ed a 370 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016 - 2 PENSIONI: RITIRO LEGATO ALL’ASPETTATIVA VITA Si anticipa al 2014 (dal 2015 previsto con la manovra 2010) l'aggancio dell'età pensionabile alle aspettative di vita. Lo si legge nella bozza della manovra. In un primo tempo si era ipotizzato un anticipo al 2013. Dunque in pensione più tardi. Diverso il capitolo sull'allungamento a 65 anni dell'età pensionabile delle donne che lavorano nel settore privato. L'ipotesi contenuta nella bozza, elaborata dalla Ragioneria, sarebbe superata da una norma diluita nel tempo che, però, troverebbe contrari i sindacati e quindi potrebbe saltare del tutto. La bozza, che sarebbe stata messa a punto dalla Ragioneria, prevede già dal 2012 l'innalzamento dell'età di pensionamento per le lavoratrici private a 61 anni. Per arrivare a 65 anni in modo graduale e deciso. Sul tavolo, invece, ci sarebbe una proposta molto più diluita: si partirebbe dal 2015 e, poi, l'innalzamento dell'età sarebbe prima di un mese l'anno e poi, dal 2020, di sei mesi l'anno. Ma non sono escluse altre modifiche, fino alla cancellazione vera e propria dell'ipotesi. - 3 PENSIONI: REVERSIBILITA’ RIGIDA PER LE BADANTI Molte delle badanti che accudivano i pensionati italiani avevano trovato il grimaldello per assicurarsi un vitalizio a spese dello Stato. Un meccanismo che rischiava di pesare in maniera molto pesante sulla sostenibilità del sistema finanziario. Nella manovra è infatti prevista una norma che abbassa il valore delle pensioni di reversibilità (quella che ottiene la vedova del pensionato) nei casi in cui il matrimonio sia stato contratto da uno dei coniugi dopo i 70 anni con una differenza di età di oltre 20 anni. La riduzione non scatta se dall'unione sono nati figli (e sono minori, studenti o disabili) e se il matrimonio è stato contratto da almeno dieci anni, altrimenti l'assegno viene decurtato del 10% per ogni anno mancante dai dieci. L’obiettivo è quello di scoraggiare alcuni matrimoni di convenienza che vedono l'unione con badanti di pensionati molto anziani. Sempre in tema di rendite per il biennio 2012-2013, alla fascia di importo dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps la rivalutazione automatica «non è concessa».

- 4 SANITA’: IN VISTA IL TICKET PER LE VISITE Stop al pagamento del ticket sanitario fino alla fine dell'anno. Dal 2012, invece, se non interverranno altre proroghe, si tornerà a pagare il balzello da 10 euro sulle visite specialistiche e il pronto soccorso. E' quanto prevede la bozza della manovra economica del governo. Per evitare l'introduzione del ticket nel 2011 verranno stanziati 486,5 milioni, ma a partire dal primo gennaio 2012 «sono confermate le disposizion»" della Finanziaria per il 2007 che istituiva un ticket di 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di 25 euro per i «codici bianchi» di pronto soccorso. Sempre in tema di spese mediche si abbassa il tetto previsto per la spesa farmaceutica territoriale: secondo quanto riporta la bozza di manovra economica del governo, da confermare in Consiglio dei Ministri, il tetto scende dal 13,3% al 12,5% a partire dal 2013. Inoltre « decorrere dall'anno 2014 - si legge nella bozza - sono introdotte misure di compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale». - 5 ENTI :CROCE ROSSA PRIVATA L’ICE RESISTE Cambia la natura giuridica della Croce Rossa. Che a decorrere dal primo gennaio 2012 viene privatizzata con il personale non militare che rischia di essere posto in mobilità. Verranno invece risolti entro l’anno tutti i contratti a termine. Dal termine indicato l’ente «ha propria personalità giuridica di diritto privato e piena capacità giuridica e patrimoniale per il raggiungimento dei suoi fini» e «si configura come ausiliaria e collaboratrice delle P.A. nelle attività umanitarie e sociali messe in atto da quest'ultime». La vecchi Cri verrà messa in liquidazione e «il personale civile con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato», se «non assunto, su chiamata e con il proprio consenso, è posto in mobilità». Sempre nell’ambito degli enti pubblici vengono sciolti gli organi di vertice dell’Istituto del Credito Sportivo e viene costituita una società a responsabilità denominata «Istituto Luce - Cinecittà» per la gestione del patrimonio filmico e fotografico. Nessun riferimento è previsto per l’Istituto per il commercio estero che era stato più volte messo nel mirino dalle razionalizzazioni del ministro Tremonti

- 6 ANAS: LA SOCIETÀ STRADALE DIVISA IN DUE Anas divisa in holding e spa e per quest'ultima arrivo di un commissario straordinario.Dal primo gennaio 2012 è costituita Anas Holding spa, mediante scissione di Anas spa; la Holding svolge attività di costituzione e partecipazione, previa autorizzazione del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il ministro dell'Economia e delle Finanze, di società per lo svolgimento all'estero di attività infrastrutturali, nonchè quelle di gestione delle partecipazioni in società concessionarie autostradali, anche regionali, ivi incluse tutte quelle già detenute da Anas spa, anche in Stretto di Messina spa. Entro quindici giorni dal'entrata in vigore del decreto, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, è nominato un commissario straordinario di Anas spa e contestualmente decadono gli organi statutari della società. Arrivano anche i «fondi d'investimento immobiliari chiusi promossi da Regioni, Provincie, Comuni, anche in forma consorziata, al fine di valorizzare o dismettere il proprio patrimonio immobiliare disponibile». - 7 PROFESSIONI: ACCESSO PIÙ FACILE NON PER I NOTAI Niente restrizioni all'accesso e all'esercizio di professioni. Sì al principio di libertà di impresa e di garanzia della concorrenza. Nella manovra finanziaria spuntano alcune norme per la liberalizzazione delle professioni, che fanno decadere entro quattro mesi dall'entrata in vigore del decreto tutte le «restrizioni» attualmente previste, anche per legge. Alcune professioni vengono espressamente salvaguardate - dai notai agli avvocati, dai farmacisti agli ingegneri - ma per le altre sembra poterci essere un impatto anche sulla regolamentazione rappresentata dagli ordini professionali. Se non subirà modifiche, per molte professioni sembra rappresentare un taglio orizzontale alla regolamentazione di accesso, un colpo di spugna normativo dal quale sono però espressamente salvaguardate sei professioni e attività: architetto, ingegnere, avvocato, notaio, farmacista, autotrasportatore. Per gli altr le norme così scritte sembrerebbero mettere anche in forse l'attuale organizzazione degli ordini professionali (dai medici ai giornalisti, dai commercialisti ai geometri), che prevedono sempre una qualche norma di selezione per l'accesso. PRESSToday Rassegna stampa

Tempo Online, Il Data: 04/07/2011 "Misure boomerang"

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03/07/2011, 05:30 Il commento

Misura boomerang senza tagli alla politica DI DAVIDE GIACALONE Prima di mettere le mani in tasca ai cittadini andrebbero sfoltiti i vitalizi dei parlamentari.

HOME POLITICA La buriana scatenatasi sulle pensioni PREC SUCC segnala un errore politico. Grave. Prima di esaminare il merito del CONTENUTI CORRELATI Le bollette peseranno 52 provvedimento c’è da chiedersi con euro in più quanta lucidità sia stato adottato. Non si L'ultimo regalo Colleoni. Ecco altri 400mila euro può, infatti, sostenere che tutto va bene In Francia la gauche aspetta ed è sotto controllo, che le correzioni di il ritorno del figliol prodigo Libia bilancio saranno minime e, poi, prendere provvedimenti che Gheddafi minaccia entrano nelle tasche di pensionati a 1400 euro, lordi, al mese. attacchi in Europa TRIPOLI Il leader libico Per fare una cosa simile è necessario usare il crudo linguaggio Muammar Gheddafi ha della realtà e spiegare la drammaticità del momento e minacciato «attacchi» in Europa se la campagna della l'indifferibilità della stretta. Poi si deve essere capaci di Nato continuerà nel discorso dimostrare che a pagare saranno non solo coloro i quali non rivolto oggi per telefono a una folla di sostenitori radunata possono sfuggire, rientranti tutti in quel ceto medio che è non sulla solo ceto generale, ma anche base elettorale del governo, Regina Coeli Pambianchi e Mazzieri bensì anche gli altri. A cominciare da se stessi. Non è un restano detenuti problema di comunicazione, ma di sostanza. Quando le strade 7Restano detenuti, tra carcere ed arresti domiciliari, i 17 di Francia s'infiammarono per la riforma delle pensioni i nostri indagati nell'inchiesta su una governanti ripetevano: siamo stati più bravi, la riforma maxi evasione fiscale di circa 600 milioni di euro, contestata l'abbiamo fatta senza suscitare alcuna protesta. È vero, la dalla Procura di Roma. riforma è stata fatta, agganciando l'età pensionabile alla Un maxiemendamento che rimodula la manovra di sempre più lunga speranza di vita. Solo che s'è spostato in là bilancio 2011. nel tempo l'effetto d'innalzamento, quindi s'è usato un linguaggio tranquillizzante, nei confronti dei pensionati, che oggi risulta mendace. Ed è questo l'errore: non dire come stanno le cose. Quando la Corte di giustizia europea ci condannò, giustamente, perché nel settore pubblico si discriminavano gli uomini, consentendo alle donne di andare in pensione cinque anni prima, noi sostenemmo che era una buona occasione per elevare e pareggiare l'età pensionabile di tutti. Ci risposero che non ve n'era alcun bisogno, che si doveva lasciare la libera contrattazione fra le parti. E questo non avveniva un secolo fa, ma l'anno scorso. Quando il governo tedesco ha cominciato a ragionare sul fatto che 65 anni d'anzianità erano troppo pochi, da noi si diceva: noi abbiamo già fatto. E, allora, perché ora si toccano le pensioni? Risposta: perché è una spesa troppo alta, che non ci possiamo permettere, è un sistema che, nel tempo, non regge, perché questo istituto dello stato sociale si basa su una leva demografica che porta al lavoro più persone di quante ne uscivano. Tutto questo appartiene al passato, e non da ieri. Veniamo al merito di quel che il governo propone. Sopra i 2381 euro di pensione, sempre lordi, si blocca la rivalutazione dovuta all'inflazione. Fra i 1428 e i 2380 la si limita al 45%. Al netto dell'età in cui buona parte degli italiani sono andati in pensione, ovvero troppo presto e avendo lavorato troppo poco, al netto, quindi, di riforme che non si sono fatte, salvo prelevare quattrini dai versamenti dei lavoratori atipici, ovvero i meno protetti e che non avranno mai una pensione degna di questo nome, la fascia di reddito che si colpisce non è certo quella dei ricchi. Occorre essere fuori dal mondo, per valutare le cose diversamente. 1000-1800 euro netti al mese consentono di non essere in miseria, ma non nell'opulenza. Il blocco, inoltre, si riferisce al biennio 2012-2013, quindi avrà effetti per i pagamenti 2013-2014. Che succede, dopo, si riallinea il tutto? In questo caso avremo un 2015 con una spesa pensionistica maggiore. Finanziata come? Anche io, qui, ho proposto operazioni fiscali immediate, che valgano quali anticipazioni del gettito di due o tre anni futuri, ma su base volontaria e avendo una convenienza economica in cambio. Qui siamo nel coatto e senza contropartita. Vero è, come mi è stato fatto osservare, che le patrimoniali volontarie necessitano di governi credibili, e classi dirigenti affidabili, ma vero è anche che agendo in questo modo la credibilità precipita sotto la soglia di guardia. Detesto la demagogia un tanto al chilo. Neanche uso il vocabolo “casta”, che tanto va di moda, perché ha un sapore qualunquistico. Però va condannata anche l'insipienza e l'incoscienza: prima di mettere mano a misure di questo tipo si deve avere la buona creanza di tagliare il grasso che cola dai vitalizi parlamentari. So bene che il valore economico delle due cose non è equipollente, ma il valore morale è largamente prevalente. Se non lo capiscono sono ciechi. Più che una manovra sembra una retromarcia, ma senza specchietto retrovisore. Ho già scritto che la maggiorazione del bollo per le auto di grossa cilindrata è una patrimoniale, imposta da chi aveva spergiurato che >mai e poi mai tasse di quel tipo sarebbero state possibili. La follia non sta nel violare la promessa, ma nel farlo per quasi niente. Se si deve ragionare di patrimoniali lo si faccia seriamente, usando l'arma della verità. Gli italiani sono ragionevoli, ma non stupidi. È sciocco, nonché pericoloso, punzecchiarli e sbeffeggiarli. La stessa cosa vale per i ticket sanitari. Io sono favorevole. Quando furono introdotti, da Francesco De Lorenzo, diminuirono la spesa per i farmaci, che schizzò in alto quando Rosy Bindi li tolse (e il primo sarebbe stato il corrotto dalle case farmaceutiche!?). Però è una provocazione chiedere agli italiani di pagare le medicine nel mentre a carico del sistema sanitario (che da tempo non è più nazionale, ma stupidamente regionale) si mantiene una classe politica di trombati che, nel migliore dei casi, amministra quel che non conosce. Forse non è chiaro il livello cui si è giunto il disagio sociale, rispetto alla quale fa da ammortizzatore un ceto medio moderato e saggio. Quello che si è andati a insolentire. PRESSToday Rassegna stampa

Tempo Online, Il Data: 04/07/2011 "PENSIONI RITIRO GRADUALE PER LE DONNE Dopo le proteste anche della maggioranza il capitolo pensioni nella manovra è stato già riscritto."

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PENSIONI RITIRO GRADUALE PER LE DONNE Dopo le proteste anche della 30/06/2011, 05:30 maggioranza il capitolo pensioni nella manovra è stato già riscritto. Si parla ora di una diluizione soft dell'età pensionabile delle donne che partirebbe dal 2020 e arriverebbe a regime solo 10 anni dopo.

HOME POLITICA Solo alla fine di questa fase sarebbe raggiunto l'innalzamento a PREC SUCC 65 anni dell'età per la pensione delle lavoratrici del settore privato. Questa dunque l'ipotesi che al momento sembra CONTENUTI CORRELATI Roma, pestato nella notte prevalere sulla possibilità, inizialmente esaminata, di avvio della al rione Monti. È gravissimo riforma, sempre in modo graduale ma dal 2015. La misura non Scontri ad Atene durante lo sciopero generale servirà per fare cassa ma avrà l'obiettivo di dare un segnale ai Arrestato James 'Whitey' mercati e contemporaneamente uno spazio lungo di Bulger, il boss di 'The adeguamento (10-15 anni) che consenta alle lavoratrici departed' Manovra, arriva la tassa sui un'adeguata programmazione. Tecnicamente, ma i dettagli Suv potrebbero essere modificati, si prevederebbe lo scatto di un Giro di vite sul gioco illegale Napolitano: ognuno si mese l'anno dal 2020 e, dopo cinque anni, un'accelerazione del assuma ritmo di aumento dell'anzianità. Accantonata, invece, la le proprie responsabilità sulla manovra possibilità di un aggravio sui contributi previdenziali dei Ecco la manovra: in quattro lavoratori con contratto di collaborazione che, nelle prime anni conto da 43 miliardi simulazioni, sarebbero dovuti salire dal 26,7 al 33%. PRESSToday Rassegna stampa

Tempo Online, Il Data: 04/07/2011 "Sulle pensioni Tremonti sta imitando la sinistra"

Indietro Stampa Sulle pensioni Giulio imita la sinistra Dal '92 scatti stoppati se al governo c'è il Pd. Il blocco 04/07/2011, 05:30 della rivalutazione dei vitalizi chiodo fisso di Amato, D'Alema e Prodi. Il Professore fer,ò le rivalutazioni in due dei suoi governi.

HOME POLITICA Governo liberale e riformista solo a PREC SUCC parole quello di Berlusconi e Tremonti. Almeno sul capitolo delle pensioni. La CONTENUTI CORRELATI Gli Stati generali dell'Idv «Il stretta sulle rivalutazioni degli assegni, candidato di sinistra sarà un meccanismo che consente ai vitalizi scelto dagli elettori» Così rischiano la fine di di recuperare il potere d’acquisto perso, Prodi è un classico della sinistra. E che è L'autogol delle pensioni Manovra, stretta sulla utilizzata ogniqualvolta a Palazzo Chigi si è seduto un leader pensioni della gauche italiana. Così accade dal 1992, annus horribilis di Il giustizialismo condanna la Sinistra crisi politica ed economica in Italia, e dell'arrivo alla guida Il Cdm approva la manovra, dell'esecutivo di Giuliano Amato, che diede il primo colpo il premier:niente mani nelle tasche della gente d'accetta al sistema pensionistico in vigore allora. Sicuramente da riformare perché nato in contesti e situazioni non più sostenibili, ma che fu condito con il primo stop all'indicizzazione delle rendite. Il decreto legge 384 del settembre 1992 sospese per l'anno successivo ogni forma di perequazione automatica degli assegni e sganciò la rivalutazione dall'aumento delle retribuzioni dei lavoratoti attivi. Il cambio radicale del sistema di calcolo delle pensioni è opera di Lamberto Dini, governo tecnico non politico, in carica nel 1995, e appoggiato in Parlamento dal centrosinistra e dalla Lega Nord. In tema di indicizzazione va leggero. Si limita a posticipare al 2009 ulteriori aumenti oltre a quelli legati al costo della vita. Insomma per le vacche grasse i pensionati, secondo Dini, dovevano aspettare. Nel frattempo però gli stessi si sarebbero dovuti sorbire nuovi governi di centrosinistra che non dimenticarono di mettere il sigillo su qualche codicillo legislativo per tagliuzzare importi e aumenti. La nuova presa di coscienza sulla possibilità di fare cassa bloccando gli scatti automatici arriva con Romano Prodi. Di nuovo sinistra e di nuovo riforma in senso restrittivo. Ma questa volta la tagliola sulle rivalutazioni è più pesante. La legge Finanziaria sospende, per tutto il 1998, la perequazione automatica per le pensioni di importo superiore a 5 volte quella minima. Mentre nel triennio tra il 1999 e il 2001 la stessa rivalutazione sarebbe stata pari al 30% dell'indice Istat per gli importi dei trattamenti pensionistici compresi tra 5 e 8 volte il trattamento minimo. E completamente eliminata per gli importi superiori a 8 volte lo stesso minimo. Non manca una fugace apparizione di D'Alema che, nel 1998, stabilisce che l'indicizzazione non si applica alla singola pensione ma a ogni singolo beneficiario in funzione dell'importo complessivo dei trattamenti. Obiettivo: colpire chi guadagna di più. Altro classico a sinistra. Passano gli anni. Si apre l'era dei governi Berlusconi. Liberali non solo a parole. Nei fatti la rivalutazione delle pensioni non è mai messa in discussione. Men che mai per gli importi medi. Niente paura. Per una nuova stretta basta attendere il ritorno di Prodi. Centrosinistra appunto. E così è. Nel 2008 una nuova riforma delle pensioni porta con se nuove, in realtà già usate, disposizioni per i trattamenti pensionistici superiori a otto volte la pensione minima Inps (ai valori di allora pari a 3.545 euro). Sopra questa soglia e per tutto l'anno non viene concessa la rivalutazione. La storia dimostra, insomma, come sia stata la sinistra di governo a utilizzare senza remore il blocco delle indicizzazioni pensionistiche. Un sistema odioso di fare cassa che colpisce indiscriminatamente redditi che hanno poche opportunità di crescere in sintonia con il costo della vita. Un sistema per anni appaltato ai governi di centrosinistra. Per anni, appunto, fino a sabato scorso quando i tecnici della Ragioneria dello Stato e del ministero delle Finanze lo hanno riproposto a Tremonti. Gli stessi tecnici probabilmente che lo presentarono ad Amato e Prodi. Economisti che in fondo fanno il loro mestiere: impostano sul modello econometrico i tagli e calcolano i risparmi ottenuti. Matematica pura. Lontana però dalla realtà di un paese sempre pronto a sacrificarsi ma che, oggi, non perdona l'arrocco della classe politica sui tagli che dovrebbero interessarla. Tagli rinviati con un tratto di penna. In momenti del genere le gente attende segnali di moralità. Da tutti. Così intervenire sulle voci di bilancio che interessano le pensioni di importo medio è stato un autentico autogol. Il centrodestra si è comportato come il centrosinistra guidato da Visco e Prodi. Forse anche sul capitolo rivalutazioni il governo Berlusconi avrebbe potuto marcare la sua differenza rispetto alle gestioni precedenti. Ad esempio colpendo le pensioni 20 o 30 volte rispetto al trattamento minimo, multipli più grandi, insomma, di quanto previsto nella manovra. Bene sarebbe stato anche colpire chi, di pensioni, ne cumula due o tre superando senza problemi i 100 mila euro l'anno. Un contributo di solidarietà del 5% non sarebbe certo pesato. In fondo è lo stesso sacrificio posto su un analogo stipendio di un dirigente statale ancora attivo. Interventi di buonsenso. Ma forse questa fascia di pensioni è composta in massima parte da ex appartenenti alla casta politica e ai boiardi di Stato. Che di sacrifici proprio non ne vuole sentir parlare. PRESSToday Rassegna stampa

TGCom Data: 04/07/2011 "Manovra, critiche su tagli pensioni" Indietro Stampa ECONOMIA 2.7.2011 A A A Manovra, critiche sui tagli alle pensioni Insorgono le opposizioni e i sindacati. I consumatori: "E' macelleria sociale"

22:34 - A poche ore dal via libera del Cdm, le ultime limature sul testo della manovra economica da 47 miliari che passerà ora al vaglio del Quirinale scatenano un vespaio di polemiche. E' la stretta sulle pensioni, in particolare, a mobilitare opposizioni e sindacati. Le novità prevedono lo stop alla rivalutazione degli assegni pensionistici. La Cisl: "Socialmente ingiusto". I consumatori: "E' macelleria sociale". "Lo stop alle rivalutazioni delle pensioni è una patrimoniale ai danni di 13 milioni di pensionati", commenta Felice Belisario, dell'Idv. "E' un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati, molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese e, dall'altro, pesare con il misurino del farmacista, FOTO AFP dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica". Sulla stessa linea il leader CORRELATI di Sel, Nichi Vendola: "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di Regione, di Province e sindaci a SCHEDA: Chi colpirà la stretta diventare esclusivamente dei curatori fallimentari".

Anche dalla maggioranza, sponda Lega, emergono dubbi e si promette battaglia. Il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, ha annunciato che il Carroccio chiederà "il taglio delle pensioni d'oro". Umberto Bossi non ha usato mezzi termini: "Le pensioni non si toccano". "Quelle delle donne - ha aggiunto il ministro per le Riforme - non si toccano fin dopo il 2030".

Dal fronte sindacale, arrivano le valutazioni del leader della Cisl, Raffaele Bonanni. "Il blocco delle rivalutazioni delle pensioni è socialmente ingiusto. Governo e parlamento devono correggere il provvedimento", avverte, sostenendo che "la norma che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni".

Per la Cgil si tratta di "una misura inaccettabile", inserita in una manovra che "ancora una volta colpisce i soliti noti, che non affronta i temi della crescita e che picchia duro sui lavoratori e sui pensionati", commenta il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, annunciando che il sindacato "si opporrà con forza anche con la mobilitazione". Dura anche l'Ugl. "Vuole dire impoverire una platea molto ampia di cittadini e significa scaricare nuovamente sulle solite categorie il peso della crisi e del bilancio dello Stato", scandisce il segretario generale Giovanni Centrella.

Inps: "Nessuno stop alla rivalutazione, solo una revisione" Dopo le durissime reazioni, l'Inps ha puntualizzato che non c'è uno stop alla rivalutazione delle pensioni ma una revisione per fasce, per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. Le pensioni più basse, fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1428 euro mensili, sono rivalutate al 100 per cento. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo - nello scaglione tra 1428 e 2380 euro mensili - saranno rivalutate al cento per cento nella fascia fino a 1428 e al 45 per cento nella fascia fino a 2380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo - ovvero superiori a 2380 euro mensili - saranno rivalutare al 100 per cento nella fascia fino a 1428 euro, al 45 per cento nella fascia da 1428 a 2380, e solo nella quota superiore a 2380 euro mensili non avranno rivalutazione.

Consumatori: "Costerà 600 euro all'anno a ogni pensionato" "Lo stop alla rivalutazione delle pensioni costerà a milioni di pensionati circa 600 euro di media all'anno; 300 euro invece per quelli ai quali l'automatismo verrà ridotto del 55%". A fare i conti sono Adusbef e Federcosumatori che bollano la norma del governo come "macelleria sociale". "Se poi pensiamo che a questa disgraziata decisione di aggiunge il blocco degli stipendi dei lavoratori pubblici e un aumento fortissimo delle tassazioni sui carburanti, allora è del tutto chiaro ed evidente che la manovra attenta nei fatti il potere di acquisto soprattutto delle fasce piu' deboli della popolazione", spiegano.

Comuni contro i tagli: "Pronti a scendere in piazza" I Piccoli Comuni non ci stanno. Né alla manovra, né a vedere il federalismo che resta sulla carta. Lo hanno detto chiaro all'XI conferenza nazionale dell'Anci-Piccoli Comuni a Riva del Garda, in Trentino. Del governo hanno parlato come di "un interlocutore inaffidabile e poco serio". "Perché solo così si può definire chi per anni approfondisce il discorso sul fondo di riequilibrio e al federalismo fiscale in generale, poi in un giorno, con una manovra che taglia per altri 3 miliardi di euro i fondi per i Comuni, decide di fare morire definitivamente l'idea per cui ha lavorato. E' il momento di fare sentire maggiormente la nostra voce, di prendere iniziative, di partecipare ai tanti tavoli che decideremo di creare e di scendere in piazza, se necessario". PRESSToday Rassegna stampa

TGCom Data: 04/07/2011 "Manovra: pensioni, Bonanni attacca" Indietro Stampa ECONOMIA 2.7.2011 A A A Manovra: pensioni, Bonanni attacca "Quella norma è socialmente ingiusta"

16:08 - Governo e Parlamento "devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni" nella manovra, perché è una norma socialmente ingiusta. L'appello arriva dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni: "Quella norma rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi 15 anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Ci aspettiamo un chiarimento del governo e un intervento del Parlamento".

FOTO LAPRESSE PRESSToday Rassegna stampa

TGCom Data: 04/07/2011 "Stretta pensioni, ecco chi colpirà" Indietro Stampa ECONOMIA 2.7.2011 A A A Stretta pensioni, ecco chi colpirà Coinvolti almeno 4,4 milioni di anziani, circa un pensionato su quattro

21:40 - La stretta sulle indicizzazioni delle pensioni colpirà all'incirca un pensionato su quattro. Dalle stime e le valutazioni che hanno accompagnato la scheda tecnica del provvedimento, emerge che i pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate. Quindi la platea interessata è in tutto di 4,4 milioni di pensionati. Quello adottato nella manovra è un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. In questo modo le pensioni più basse, fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 FOTO ANSA euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra tre e cinque volte il CORRELATI minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Durissime le reazioni Le pensioni oltre cinque volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380, mentre il blocco della rivalutazione scatterà nella quota superiore a 2.380 euro mensili. La rivalutazione automatica delle pensioni è stata variamente modulata negli anni. Nel 1995 il governo Dini realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il governo Prodi bloccò interamente la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo. PRESSToday Rassegna stampa

Thestar.com Data: 04/07/2011 "Imagining a world without pensions" Stampa Indietro Back to Imagining a world without pensions Imagining a world without pensions July 03, 2011 John Crocker As provincial and federal governments wrestle with the issue of increasing pension coverage, an alarming trend has continued to emerge. In recent years, responsibility for retirement savings has started to be off-loaded to employees. Traditional defined-benefit pension plans are disappearing from the private sector, and in their place we are seeing group RRSPs and other voluntary pension plans that depend mainly on employee contributions. So let’s imagine what the world would look like if this trend were to continue. According to Statistics Canada, the average Canadian puts about $2,500 into his or her RRSP each year, and has $60,000 in RRSP savings at retirement. This sounds like a lot, right? Wrong. Using the industry rule of thumb that $20 of savings translates into $1 of retirement income, that $60,000 provides a very modest annual retirement income of $3,000 per year — that’s $250 a month. So our retiree would look to the Canada Pension Plan to provide the bulk of post-retirement income. In 2010, Service Canada says, the average Canadian was receiving $6,058 per year from the CPP — $504.83 per month. Not all of us contribute the maximum amount to the CPP each working year of our life, so we don’t all get the maximum. Our retiree would also get Old Age Security benefits — $6,318 per year, or $526.50 per month in 2011. Together, RRSP, CPP and OAS would work out to $15,376 per year, or $1,281 per month — so our retiree would qualify for the Guaranteed Income Supplement, which could provide up to $665 more per month. That brings our retiree up to more than $23,000 per year — a few thousand dollars more than the Statistics Canada poverty line of $18,000 for individuals living in large cities. That’s a pretty bleak scenario for our older citizens. With the average wage in this country hovering around $50,000, the senior in our example would be making do on less than half of that. An Aviva study in Europe found that most workers there are expecting 70 per cent replacement income, but are likely to get as little as 35 per cent. So with less replacement income, a lower standard of living would almost certainly follow. According to the AON/Hewitt 2011 Global Pension Risk survey, 39 per cent of Canadian plan sponsors have closed their defined-benefit plans to new entrants in recent years — and that figure is close to 80 per cent in Britain and the United States. According to Statistics Canada, six out of 10 Canadians have no formal pension plan. If rates of defined-benefit coverage continue to decline, we’ll have no discernible pension coverage in the next 10 to 20 years, and will be grappling with widespread senior poverty. We’ve already seen that Canadians aren’t saving for retirement on their own, given the $600 billion in unused RRSP room at the end of 2009, according to Statistics Canada. A retirement income policy that assumes Canadians will take responsibility for their own welfare in retirement could result in disastrously low levels of senior income. We have to turn this argument around — rather than getting rid of pension plans, we need to strengthen and expand them. A pension plan that provides meaningful replacement income is our best line of defence against widespread senior poverty. John Crocker is president and CEO of the Healthcare of Ontario Pension Plan. PRESSToday Rassegna stampa

Trentino Data: "pensioni, la maggioranza può ripensarci" 04/07/2011

Indietro Stampa Pagina 6 - Attualità Pensioni, la maggioranza può ripensarci La Cgil: mobilitazione il 15. Via gli sconti sulle bollette della luce?

ROMA. La pioggia di no contro la norma che blocca la rivalutazione delle pensioni (il segretario della Cgil Camusso annuncia una giornata di mobilitazione per il 15 luglio) induce ad una riflessione anche la stessa maggioranza. È così possibile che si arrivi ad una mediazione sul testo durante l’unico passaggio utile a modifiche cioè quello di Palazzo Madama. Il testo arriverà intanto al Quirinale per uno screening anche tecnico delle moltissime misure inserite. E mentre di alcune non si conosce esattamente la tempistica (leggi i tagli alla politica e ai gettoni dei ministri), altre sembrano saltare nonostante l’ok del Cdm (vedi l’intervento su banche e transazioni che verrebbe rivisto con un appesantimento sull’Irap e da una imposta di 120 euro sui dossier titoli). Ma alcune norme sembrano destinate a tornare. Come il taglio delle agevolazioni sulle bollette dell’elettricità. Ecco alcuni degli ultimi dettagli tecnici. PENSIONI. La norma contestata è quella che colpirebbe la rivalutazione dell’assegno per un pensionato su quattro. Interviene l’Inps a precisare che le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione. I pensionati interessati alla misura saranno 4,4 milioni. TORNA TAGLIA BOLLETTE. Potrebbe rientrare la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Sono in corso discussioni sulla possibilità di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell’elettricità di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca. Si prevede che a decorrere dal primo gennaio 2012, che tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni comunque a carico delle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, siano ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010. No dal ministro dell’Ambiente Prestigiacomo. TAGLI POLITICA RINVIATI? Non è ancora chiaro se nel testo definitivo del decreto i tagli ci saranno o meno. Il ministro Tremonti ha detto che i tagli (ad esempio sui compensi o sulle auto e voli blu) partiranno subito. Ma nelle ultime bozze della manovra circolate non ce ne era traccia. Tra le novità anche il taglio sulle autority indipendenti, persino quella sull’Acqua che, istituita dal decreto Sviluppo, non è ancora nata. NIENTE STOP SU QUOTE LATTE. Interviene il ministro delle Politiche agricole per spiegare che «le norme inserite nel decreto della manovra non interrompono l’azione di recupero delle multe sulle quote latte avviate da Equitalia. IRAP BANCHE. Anche se il Governo annuncia nella delega fiscale di voler cancellare del tutto l’Irap, aumenta intanto dello 0,75% l’imposta sulle banche. Per gli intermediari finanziari l’imposta di bollo sui dossier titoli passa da 34,2 a 120 euro l’anno. PRESSToday Rassegna stampa

Voce d'Italia, La Data: 04/07/2011 "Manovra, al centro eta' pensionabile femminile e auto potenti"

Indietro Stampa Per effettuare la nuova finanziaria, servono 47 miliardi di euro Manovra, al centro eta' pensionabile femminile e auto potenti Napolitano: "Chi la vara ha la responsabilita' sul futuro dell'Italia"

Roma - Poche le sorprese riguardo la manovra finanziaria da 47 miliardi varata dal governo e pubblicata quest'oggi, se non per i 4 miliardi in più dei 43 previsti inizialmente. Il contenuto esatto della finanziaria è stato atteso anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale, nel giorno del suo 86esimo compleanno, ha dichiarato: "Non vi è dubbio che chi prende delle decisioni oggi suall situazione economica si prende delle responsabilità anche per domani".

Al centro della manovra, è presente l'età pensionabile femminile, ora prevista a 65 anni per le lavoratrici del settore privato. Tale normativa però dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2015 e in maniera graduale. E' stata invece abbandonata la possibilità di aumentare i contributi previdenziali fino al 33%, così come mostravano le simulazioni della riforma effettuate in precedenza.

La manovra finanziaria costituisce anche una tassa sui SUV e sulle auto più potenti, cioè quelle con una potenza superiore ai 125 chilowattora. La norma, anticipata dal Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, entrerà in vigore già da quest'anno e prevede un aumento della tassa all'aumentare della potenza.

La nuova finanziaria ha dato la possibilità di un riavvicinamento tra Berlusconi e Tremonti, data la soddisfazione mostrata dal premier per la manovra ideata dal ministro dell'Economia. La Lega, invece, ha mostrato qualche perplessità a riguardo, in particolar modo sull'età pensionabile.

Infine, come richiesto dalla UE, la riforma prevede una proiezione distinta sui conti pubblici italiani per il biennio 2013-2014, anni in cui sono previste misure addizionali. Luca Innocenti

29/6/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Voce d'Italia, La Data: 04/07/2011 "Pensioni, sindacati e opposizione all'attacco"

Indietro Stampa Bonanni: “Governo e Parlamento correggano provvedimento” Pensioni, sindacati e opposizione all’attacco Misura che conferma carattere di ingiustizia sociale per Pd e Terzo polo

Milano – Il Governo ed il Parlamento “devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni”. E' questa la richiesta del Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni sul tema delle pensioni. Il decreto per la correzione dei conti pubblici prevede infatti la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 euro al mese, mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, saranno rivalutate per tenere conto dell'inflazione, ma solo nella misura del 45%.

Bonanni, che ieri, a caldo, si era riservato un esame più approfondito delle misure della manovra oggi spiega: “la norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni”.

“Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo” ha proseguito Bonanni, “ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile”.

Contro il giro di vite sulle pensioni si schiera anche l'opposizione. L'ex ministro del Lavoro e deputato del Pd, Cesare Damiano, sostiene che “è inaccettabile una ulteriore stretta”. Nella manovra, osserva Damiano, “c'è un intervento pesante che colpisce non le pensioni ricche ma quelle medie, una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento”.

Anche il Terzo polo giudica negativamente la scelta del governo. Nino Lo Presti, capogruppo di Fli in commissione Bilancio alla Camera, sottolinea che la stretta è “una misura che andrà a gravare sulle piccole pensioni e che creerà ancora più disagio nelle fasce più deboli”. Mentre il vicepresidente dei deputati dell'Udc, Gian Luca Galletti, osserva che così “si colpiscono i soliti noti. O si mette mano alle riforme vere o continueremo ad andare contro le fasce più deboli. Basti pensare che dopo tante promesse non c'è in questo provvedimento nulla per la famiglia”.

R.R.

2/7/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Wall Street Italia Data: 04/07/2011 "E' uno scandalo: un governo di destra che mette le mani nelle tasche degli italiani"

Indietro Stampa E' uno scandalo: un governo di destra che mette le mani nelle tasche degli italiani Rimandati i tagli alla casta, ma una bella sforbiciata alle pensioni sì, con un blocco iniquo e vessatorio. La scure della manovra si abbatte anche contro gli assegni previdenziali più modesti, da 1.400 euro al mese. In totale, il provvedimento riguarda più di 13 milioni di italiani. Insorgono tutti e Vendola riassume bene: "E' una patrimoniale per i ceti bassi". di Pubblicato il 02 luglio 2011 | Ora 18:50 Fonte: WSI Commentato: 28 volte Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente. Rimandati i tagli alla casta, ma una bella sforbiciata alle pensioni sì. La scure della manovra si abbatte anche contro gli assegni previdenziali più modesti, da 1.400 euro al mese. In totale, il provvedimento riguarda più di 13 milioni di italiani. Il dubbio sorge spontaneo. Se la scelta di stoppare la rivalutazione delle pensioni viene fatta da una classe politica che ha deciso di non riunciare nemmeno a una fetta della sua lauta torta, si tratta di una decisione necessaria oppure di un furto? Anche perché non è tutto. La manovra varata dal Consiglio dei inistri prevede anche l'allungamento dell'età minima pensionabile, mentre insieme alla delega per la revisione del sistema fiscale viaggerà la riforma dell'assistenza sociale. Le conseguenze, soprattutto sul sistema di revisione delle pensioni di reversibilità, per i cittadini potrebbero non essere delle più piacevoli. Leggi la bozza di delega per la riforma assistenziale e previdenziale Sistema pensionistico - Per quel che riguarda il capitolo pensioni, il decreto per la correzione dei conti pubblici riporta nero su bianco lo sotp alla rivalutazione nel biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, ossia 2.300 euro al mese. Per le pensioni più basse - tra 1.428 e 2.380 euro al mese - la rivalutazione che tiene conto del tasso di inflazione sarà invece pari soltanto al 45%: in sostanza si mettono la mani in tasca anche a chi percepisce le pensioni più basse. Secondo i dati diffusi dall'Istat, nel 2009, i pensionati titolari di un assegno previdenziale superiore ai 2mila euro equivalgono al 15,6% del totale. Questo pacchetto di misure, nel triennio 2012-2013, dovrebbe garantiere una minor spesa cumulata pari a 2,2 miliardi. Età minima pensionabile - Ma la mazzata sulle pensioni non riguarderà soltanto la rivalutazione degli importi previdenziali. Infatti, dal 2014, si allungherà l'età minima pensionabile di almeno tre mesi a causa dell'anticipazione dell'agganciamento automatico alle speranze di vita. La misura, nei fatti, si traduce in una fase di prima attuazione in un posticipo di tre mesi del momento del pensionamento: il risparmio per le casse dello Stato sarà pari a 200 milioni nel 2014. Il risparmio cumultavio, invece, tra il 2014 e il 2020 è stimato intorno a 2 miliardi di euro. C'è poi il capitolo del risparmio sul lungo periodo, dal 2021 in poi, quando partirà il graduale incremento del requisito per il pensionamento delle lavoratrici del settore privato. Tra il 2021 e il 2030 i risparmi cumulati arriveranno a 13 miliardi; nel decennio successivo (2030-204) si dovrebbero aggiungere altri 19 miliardi di minore spesa. Riforma assistenza - Per quel che riguarda la riforma dell'assistenza, la 'ratio' è differente: il fine è tagliare i sussidi ai 'furbetti' per dare soldi a chi più ne necessità. Ma per farlo sarà necessaria una rivoluzione e una razionalizzazione di tutto il sistema, con ricadute anche sul fronte della previdenza. Così, per esempio, la revisione dei criteri per le invalidità, ma anche gli indicatori della situazione economica di ciascun cittadino e dei requisiti reddituali e patrimoniali che servono per l'erogazione delle prestazioni, verranno rivisti. E con loro verranno rivisti anche i principi attuali per l'assegnazione delle pensioni di reversibilità, tramandate ai coniugi, che costano ogni anno ben 34 miliardi di euro alle casse dello Stato. Le critiche di Bonanni - Sulla sforbiciata alle pensioni sono subito piovute le critiche. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha spiegato che "il provvedimento deve essere corretto. La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento - ha aggiunto -, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile". Copyright © Libero. All rights reserved ***************** Pensioni, Vendola: "Patrimoniale per ceti medio-bassi". Cgil: "Ci mobiliteremo" Anche il segretario Cisl Raffaele Bonanni si scaglia contro il provvedimento: "Il blocco è socialmente ingiusto, il governo deve modificarlo". L'Inps in una nota, poi, precisa che "le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%" Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente. "Il blocco delle pensioni è inaccettabile e ci opporremo anche con la mobilitazione". La Cgil boccia in toto la norma che prevede una stretta al 45% dell’indicizzazione per gli assegni di valore compreso tra 3 e 5 volte il minimo, quindi anche di poco superiori ai 1.400 euro mensili. "E’ una misura iniqua – dichiara Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil con delega al welfare e alle pensioni – vessatoria che ancora una volta colpisce gli stessi e non le grandi ricchezze. E’ il segno – continua – di una manovra che scarica su lavoratori e pensionati il costo del risanamento e non colpisce la ricchezza". L’Inps, però, fa sapere attraverso un comunicato che le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo (nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili) saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. "Quando uno osserva il contenuto vero della manovra capisce, guardando ad esempio l’incredibile vicenda del blocco delle pensioni, che si tratta della patrimoniale sui ceti medio-bassi del nostro Paese". A dirlo è Nichi Vendola di Sel, che aggiunge: "Questa è la patrimoniale sui poveri. Nient’altro". Il governatore della Puglia ne ha anche per i tagli agli enti locali. "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di Regione, di Province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari. La manovra – prosegue il leader di Sel – era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica. A scagliarsi contro il blocco delle pensioni è anche il Pd. "La misura colpirà 5 milioni di pensionati da 1.400 euro lordi al mese, che netti fanno 1.000 euro. Almeno. Perché – dichiara Stefano Fassina, responsabile Economia e lavoro del Pd – alla stretta si aggiungerà il peso di una serie di misure che ricadranno particolarmente sugli anziani". Poi aggiunge il deputato del partito democratico "il blocco delle pensioni è solo una delle norme, c’è il ticket che pesa, soprattutto, sui pensionati visto che più di altri ricorrono al servizio sanitario nazionale. E ancora, l’aumento da 34 a 120 euro del bollo sui titoli a partire dai 1.000 euro investiti". Infine, l’opposizione pone l’accento sui tagli agli enti locali. "C’è il colpo pesantissimo e insostenibile a Comuni, Province e Regioni, con 10 miliardi di tagli che vanno ad aggiungersi ai 13 miliardi dello scorso anno. Tutti gli amministratori, anche quelli leghisti, hanno gia’ annunciato che dovranno tagliare i servizi sociali e assistenziali". Secondo l’Idv "lo stop alle rivalutazioni delle pensioni è un vero e proprio insulto a 13 milioni di pensionati – aggiunge il parlamentare dipietrista Felice Belisario – molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese". A ribadire quanto sia allarmante per le fasce deboli il blocco delle pensioni è anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni: "Il blocco delle rivalutazioni delle pensioni è socialmente ingiusto. Governo e Parlamento devono correggere il provvedimento. La norma che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell’inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile". Copyright © Il Fatto Quotidiano. All rights reserved ************** Le pensioni fino a 1400 euro? Saranno rivalutate al 100% A due giorni dal varo della manovra economica, si delineano i provvedimenti tesi alla diminuzione del debito pubblico. A far discutere sono oggi le norme sulle pensioni. Secondo l'Inps le pensioni più basse saranno rivalutate al 100%, mentre quelle nella fascia tra i 1428 e i 2380 euro avranno una rivalutazione del 45%. Ma l'opposizione insorge. Da Pd a Fli dure critiche alla manovra: "Così si colpiscono i più deboli". E la Cisl accusa: "E' una norma socialmente ingiusta. Il Parlamento corregga questa iniquità". Roma - A due giorni dal varo della manovra economica, si delineano i provvedimenti tesi alla diminuzione del debito pubblico. A far discutere sono oggi le norme sulle pensioni, che, stando alle indiscrezioni, colpiranno non solo le pensioni d’oro, come annunciato dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Mentre alcuni parlano di stretta anche sugli assegni previdenziali da 1.400 euro al mese, l'Inps ha precisato che le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo - ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili - saranno rivalutate al 100%. Quelle nella fascia fino a 2.380 saranno invece rivalutate al 45%. La norma inoltre interesserà circa 4,4 milioni di pensioni, su un totale di circa 16 milioni di assegni erogati. Il meccanismo di rivalutazione "La rivalutazione automatica delle pensioni è stata variamente modulata negli anni - ricorda l'Inps - Nel 1995 addirittura il Governo Dini realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il Governo Prodi bloccò interamente la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo. La manovra ha adottato un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione". Pd: "Manovra inaccettabile" L'opposizione però insorge, contro il provvedimento che, stando alle anticipazioni usciteL'attacco parte dall’ex ministro del Lavoro e deputato del Pd Cesare Damiano, che sostiene: "E' inaccettabile una ulteriore stretta sulle pensioni". Nella manovra , osserva Damiano, "c'è un intervento pesante che colpisce non le pensioni ricche ma quelle medie, una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento". Malumori anche in Fli: il capogruppo in commissione Bilancio alla Camera, Nino Lo Presti, sottolinea che la stretta è "una misura che andrà a gravare sulle piccole pensioni e che creerà ancora più disagio nelle fasce più deboli", mentre il vicepresidente dei deputati dell’Udc, Gian Luca Galletti dice che "si colpiscono i soliti noti. O si mette mano alle riforme vere o continueremo ad andare contro le fasce più deboli. Basti pensare che dopo tante promesse non c’è in questo provvedimento nulla per la famiglia". Secondo l’Idv, inoltre, "la manovra è una truffa, scarica il peso sul prossimo governo, non contiene misure strutturali, non rilancia l’economia ed offende pure i cittadini. Taglia sanità e scuola ma non i costi della politica. Un’offesa, una beffa ai danni dei cittadini da parte di una casta sempre più arrogante". Il no della Cisl "Il Governo ed il Parlamento devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni", chiede il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sul tema delle pensioni, "La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell’inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni". Il numero uno della Cisl si aspetta ora "un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile". La norma sulle pensioni Il decreto per la correzione dei conti pubblici prevede la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 euro al mese (il minimo della pensione Inps 2011 è di 476 euro al mese), mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, saranno rivalutate per tenere conto dell’inflazione, ma solo nella misura del 45%. A ciò si aggiunge l’allungamento dell’età minima di pensione che dal 2014 salirà di almeno tre mesi con l’anticipo dell’agganciamento automatico delle speranze di vita. Copyright © Il Giornale. 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Wall Street Italia Data: 04/07/2011 "Manovra/ Batosta per la gente comune,tagli rinviati per la casta"

Indietro Stampa Manovra/ Batosta per la gente comune,tagli rinviati per la casta Su stretta pensioni 'no' da sindacati, opposizione, consumatori di Pubblicato il 02 luglio 2011 | Ora 17:52 Fonte: TMNews Commentato: 0 volte Roma, 2 lug. (TMNews) - Una batosta sui cittadini comuni, tagli rinviati per la 'casta'. Mettendo in fila le misure della manovra economica approvata dal governo giovedì scorso, seppur con la dovuta cautela di un testo che sta facendo ancora la spola tra i tecnici del Tesoro e il Quirinale, il conto per i cittadini italiani (tra il taglio da 9,6 miliardi di euro per Regioni ed enti locali e quindi anche ai servizi, la stretta sulle pensioni, i risparmi tra i 5 e i 7 miliardi sulla sanità e i ticket sanitari, l'ulteriore blocco per i contratti del pubblico impiego e la riforma dell'assistenza) si annuncia davvero salato. In particolare, i maggiori dettagli di oggi sulla stretta sulle pensioni che non colpirebbe solo quelle d'oro ma anche gli assegni a partire dai 1.400 euro, ha sollevato le proteste di sindacati, consumatori e opposizione. Netto il 'no' sulle pensioni del leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che parla di norma "socialmente ingiusta" e ne chiede una correzione. Il Pd lancia l'allarme: la stretta sulle pensioni colpirebbe 5 milioni di pensionati da 1.400 euro lordi al mese, che netti fanno mille euro al mese. Il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, va ancora più in là: "le famiglie pagano più volte. Ipotizzando la situazione di un pensionato che percepisce un assegno di 1.400 euro al mese e che vedrà il parziale stop della rivalutazione, magari con il mutuo da pagare, e sommiamo a questi i tagli alla sanità e agli enti locali che a cascata lo priveranno sempre di più dei servizi essenziali, e se pensiamo che molti di loro sostengono figli e nipoti colpiti da precarietà e cassa integrazione, è chiaro che a pagare sono sempre i soliti". E soprattutto, prosegue Lamonica, "non c'è nulla, nulla, nulla, e questo colpisce le persone in primissima battuta, sulla ripartenza dell'occupazione e dunque la manovra è una vera batosta che non giova neanche al Paese perché finché i cittadini non potranno spendere e far ripartire i consumi il Paese si blocca". La Cgia di Mestre calcola che la correzione solo per l'anno in corso costerà ad ogni italiano 741 euro. La Federconsumatori parla di una stangata, e nella migliore delle ipotesi ci sarà una perdita del potere di acquisto delle famiglie di 927 euro annui (tra misure sulle pensioni, il blocco nel pubblico impiego, i ticket sanitari, ma anche l'aumento delle rate dei mutui e l'aumento dell'accisa sui carburanti previste dal decreto Omnibus). Una situazione "inaccettabile" per Lamonica, di fronte ai costi della politica che vengono rinviati alla prossima legislatura: "Non è vero che si tagliano gli sprechi e i privilegi e il taglio ai costi della politica sono rinviati". PRESSToday Rassegna stampa

Wall Street Italia Data: 04/07/2011 "Manovra/ Inps: Rivalutazione 100% per pensioni fino a 1.428 euro"

Indietro Stampa Manovra/ Inps: Rivalutazione 100% per pensioni fino a 1.428 euro Per la parte eccedente i 1.428 euro scatta la tagliola di Pubblicato il 02 luglio 2011 | Ora 18:01 Fonte: TMNews Commentato: 0 volte Roma, 2 lug. (TMNews) - Le pensioni fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, saranno rivalutate al 100%. Lo precisa l'Inps rispetto alle notizie sulla manovra anticipate in questi giorni. Per la parte eccedente i 1.428 euro invece dovrebbe scattare la tagliola, nel senso che la parte dell'assegno da 1.428 euro fino a 2.380 euro vedrà una rivalutazione del 45% e la parte eccedente ai 2.380 euro non vedrà alcuna rivalutazione. Ad esempio se un pensionato prende un assegno di 1.700 euro, sulla somma di 1.428 euro scatterà la rivalutazione al 100%, sulla parte eccedente scatterà quella al 45%. "In relazione alla norma sulla rivalutazione delle pensioni contenuta nella manovra - si legge in una nota dell'Inps - si precisa quanto segue: la rivalutazione automatica delle pensioni è stata variamente modulata negli anni. Nel 1995 addirittura il Governo Dini realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il Governo Prodi bloccò interamente la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo. La manovra ha adottato un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. In questo modo le pensioni più basse, fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1428 euro mensili, sono rivalutate al 100 per cento. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo - nello scaglione tra 1428 e 2380 euro mensili - saranno rivalutate al cento per cento nella fascia fino a 1428 e al 45 per cento nella fascia fino a 2380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo - ovvero superiori a 2380 euro mensili - saranno rivalutare al 100 per cento nella fascia fino a 1428 euro, al 45 per cento nella fascia da 1428 a 2380, e solo nella quota superiore a 2380 euro mensili non avranno rivalutazione". "I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate", conclude la nota dell'Inps. PRESSToday Rassegna stampa

Wall Street Italia Data: 04/07/2011 "Manovra/ Stretta su rivalutazione per oltre 1 pensionato su 4"

Indietro Stampa Manovra/ Stretta su rivalutazione per oltre 1 pensionato su 4 Inps: Interesserà 4,4 milioni su un totale di 16 mln pensionati di Pubblicato il 02 luglio 2011 | Ora 18:33 Fonte: TMNews Commentato: 0 volte Roma, 2 lug. (TMNews) - La stretta sulla rivalutazione delle pensioni contenuta in manovra riguarderà ben 4,4 milioni di pensionati su 16 milioni di pensioni erogate, cioè più di un pensionato su quattro. "I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate", si legge infatti in una nota dell'Inps. PRESSToday Rassegna stampa

Wall Street Italia Data: 04/07/2011 "MANOVRA: BOZZA, VIGILANZA ENTI PREVIDENZIALI DI CATEGORIA ALLA COVIP"

Indietro Stampa MANOVRA: BOZZA, VIGILANZA ENTI PREVIDENZIALI DI CATEGORIA ALLA COVIP di Pubblicato il 29 giugno 2011 | Ora 14:37 Fonte: Asca Commentato: 0 volte

(ASCA) - Roma, 29 giu - La vigilanza sugli investimenti e sul patrimonio degli enti previdenziali obbligatori di categoria passa alla Covip, la Commissione di vigilanza che attualmente controlla i fondi pensione. E' quanto prevede la bozza della manovra che sara' esaminata domani dal Consiglio dei Ministri. La Covip sostituira' il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, che viene soppresso, assumendone le risorse. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della manovra, il Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e sentita la Covip, fissera' le ''disposizioni in materia di investimento delle risorse finanziarie degli enti previdenziali, dei conflitti di interessi e di banca depositaria''. Alla Covip vengono attribuiti tutti i poteri di vigilanza previsti dalla legge di riforma del 1994, che trasformo' gli enti in soggetti di diritto privato. In particolare, la Commissione avra' la facolta', in caso di disavanzo di bilancio, di proporre ai ministeri competenti (Lavoro ed Economia) la nomina per tre anni un commissario straordinario e, in caso il disavanzo persista, la liquidazione dell'ente previdenziale. PRESSToday Rassegna stampa

Wall Street Italia Data: 04/07/2011 "Manovra: Inps, pensioni fino a 1428 euro rivalutate 100%"

Indietro Stampa Manovra: Inps, pensioni fino a 1428 euro rivalutate 100% Misura pensioni interessera' 4,4 mln persone di Pubblicato il 02 luglio 2011 | Ora 18:58 Fonte: ANSA Commentato: 0 volte (ANSA) - ROMA, 2 LUG - Le pensioni piu' basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Lo precisa l'Inps rispetto alle notizie sulla manovra anticipate in questi giorni. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428, cosi' come le pensioni oltre 5 volte il minimo (superiori a 2.380 euro). I pensionati interessati dalla sono 4,4 milioni, su circa 16 milioni di pensioni erogate. PRESSToday Rassegna stampa

Wall Street Italia Data: 04/07/2011 "MANOVRA: SLITTA AUMENTO ETA' PENSIONE DONNE SETTORE PRIVATO"

Indietro Stampa MANOVRA: SLITTA AUMENTO ETA' PENSIONE DONNE SETTORE PRIVATO di Pubblicato il 29 giugno 2011 | Ora 18:50 Fonte: Asca Commentato: 0 volte

(ASCA) - Roma, 29 giu - La norma sull'aumento dell'eta' per la pensione di vecchiaia delle donne nel settore privato ci sara' nella manovra, ma non partira' dal 2012, come previsto in una delle prima bozze circolate. Attualmente il requisito anagrafico e' di 60 anni e il progressivo innalzamento per arrivare, a regime, a 65 anni, dovrebbe partire dal 2015. Nelle ultime ore, tuttavia, sta prendendo quota l'ipotesi di un ulteriore slittamento al 2020. L'adeguamento a 65 anni, in entrambi i casi, avverrebbe in un arco di tempo piuttosto lungo, circa 10 anni. Confermato, invece, l'anticipo al 2014 dell'aggancio automatico alle speranze di vita per tutte le pensioni. Stop alla rivalutazione delle pensioni elevate (cinque volte sopra il minimo Inps) e arriva la stretta sulle pensioni di reversibilita' nei casi di matrimoni tra il titolare anziano e un partner giovane. Si tratta della norma che la Lega chiama 'anti-badante'.