Maffei Clara

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Maffei Clara UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea in Lettere Moderne LO SPAZIO, LA STORIA LA CULTURA: IL SALOTTO DI CLARA MAFFEI Relatrice: Chia.ma Prof. Giuliana Nuvoli Laureanda: Marianna D’Agostino ANNO ACCADEMICO 2010-2011 1 Introduzione Coniugando alcune letture che avevo fatto sulle donne del Risorgimento e la partecipazione ad un progetto per l’Expo 2015 sulla riscoperta dei “luoghi dimenticati” della Lombardia, ho deciso di analizzare la figura di Clara Maffei, patriota e letterata milanese, e del palazzo in cui visse per trentasei anni e dove tenne uno dei salotti letterari più illustri dell’epoca. L’edificio in questione è Palazzo Olivazzi, situato nel pieno centro di Milano, ad angolo tra via Bigli e via Manzoni. Il primo capitolo dell’elaborato si può suddividere in due parti: nella prima troviamo una breve storia urbanistico – architettonica di Milano nel XVIII - XIX secolo, storia che è indiscutibilmente legata alle dominazioni a cui Milano fu sottoposta nell’arco di diversi secoli; nella seconda parte si analizza la storia di Palazzo Olivazzi, ricostruendola tramite pratiche edilizie, dall’anno 1814 fino al 1909. Tutte le notizie riportate sono frutto di un’indagine effettuata presso l’Archivio storico del Comune di Milano, in particolare presso il Fondo Ornato Fabbriche. L’apparato iconografico è molto ricco in quanto è stato possibile recuperare le pratiche edilizie del XIX – XX secolo che contenevano al loro interno numerosi disegni originali della facciata del palazzo, dell’interno e della planimetria stradale di via Bigli. Sono state altresì trovate piante della città di Milano risalenti anche al XVII secolo e una pianta dei danni della Seconda guerra mondiale, utile per concludere la nostra indagine. È stato infatti scoperto che il seicentesco palazzo oggetto del nostro studio, dopo aver subito numerosissime modifiche a metà Ottocento, è stato poi interamente distrutto (fatto salvo per la facciata) durante i bombardamenti del 1944-45 pertanto oggi non è più possibile capire qual è l’appartamento che fu abitato da Clara Maffei, né tantomeno siamo in grado di risalire alle storiche suddivisioni degli spazi dell’edificio. Nel secondo capitolo l’attenzione si sposta sulla contessa Clara Maffei. Figura interessante sotto diversi punti di vista e molto moderna. Separata dal marito, visse da sola nell’appartamento di via Bigli, restando legata per oltre quarant’anni a Carlo 2 Tenca e intessendo una rete di relazioni che ebbero un certo rilievo nella storia di Milano e dell’Italia. L’elaborato si pone infatti l’obiettivo di dimostrare, attraverso i numerosi incontri che ebbe la contessa con personalità illustri di metà Ottocento, l’importanza storico-politica che ebbe il suo salotto letterario. Si è scelto di approfondire in particolare l’amicizia di Clara Maffei con Giovanni Visconti Venosta letterato, politico e patriota; con Giannina Milli, poetessa estemporanea di odi e carmi sull’Italia, figura pressoché sconosciuta ma che mette in luce il sentimento femminile nella causa dell’Unità; e con il musicista Giuseppe Verdi, il quale, ad esempio, creò un forte sodalizio artistico con Arrigo Boito, grazie alla contessa che lo aveva conosciuto nella propria dimora e aveva deciso di presentarlo al Maestro. Nel terzo ed ultimo capitolo sono stati trascritti e brevemente commentati alcuni documenti inediti di grande valore conservati presso la Biblioteca Nazionale Braidense. Si tratta di componimenti poetici di diverso tipo (odi in vario metro, un sonetto, componimenti in ottave e sestine …) trovati in uno dei cosiddetti Album dei ricordi di Clara Maffei. Si tratta di quattro quaderni che coprono gli anni dal 1837 al 1864, e che possono essere definiti come un ibrido tra un diario personale della contessa e un insieme di poesie a lei dedicate dai numerosi ospiti del salotto. Le parti personali sono state scritte in francese, mentre la maggior parte delle dediche sono in lingua italiana. Alcune pagine sono state strappate o tagliate via, probabilmente perché contenevano parti piuttosto intime o che riguardavano la vita sentimentale tra i due coniugi Maffei. All’interno degli Album sono stati inoltre ritrovati una stampa della Maffei, e dei fiori secchi, probabilmente raccolti dalla stessa Clarina, che si sono conservati per quasi due secoli tra le pagine scritte. Si è scelto di riprodurre sette componimenti di sette persone diverse, tutte legate da un fattore comune: l’amicizia con Clara Maffei. Sono state brevemente raccontate le loro vite ma si è deciso di non approfondire con grande dovizia di particolari i loro carmi in quanto non si tratta di grandi poeti ma di semplici ospiti che si improvvisarono verseggiatori per lasciare qualcosa di gradito alla loro amica. L’elaborato mette in evidenza il legame fortissimo tra spazio e cultura, mostrando come spesso, luoghi oggi anonimi e dimenticati che un tempo erano palazzi fastosi, 3 raccolgono tra le loro mura ricordi di un passato ricchissimo dal punto di vista storico, politico e sociale. CAPITOLO I Lo spazio. Palazzo Olivazzi e dintorni 4 Clara Maffei, il personaggio oggetto del nostro studio, abitò da coniugata in via Tre Monasteri (oggi via Monte di Pietà), in Corsia del Giardino (oggi via Manzoni) e infine, negli anni più rigogliosi del suo salotto letterario, in via Bigli. Abbiamo perciò preso in esame l’ultimo palazzo abitato dalla contessa, allargandoci talvolta sulle vie adiacenti, e quindi più in generale su quello che oggi è considerato il centro storico di Milano. 1.1 Breve excursus storico - urbanistico su Milano tra i secoli XVIII e XIX Per comprendere i cambiamenti architettonici di un palazzo e relazionarli all’interno del quartiere in cui esso è collocato, crediamo sia doveroso fare un breve cenno sulla storia di Milano poiché si tratta di una città che è stata sotto l’influenza di molteplici dominazioni e ognuna di queste ha portato mutamenti non solo in ambito socio- politico ma anche urbanistico e architettonico. Il dominio francese iniziò nel 1499 dopo una guerra che vide il re francese Luigi XII vittorioso contro la nobile famiglia degli Sforza, allora Signori di Milano. Successivamente Milano fu contesa tra Carlo V di Spagna e Francesco I di Francia che la perse in una battaglia a Pavia nel 1525. La città passò così nelle mani degli Spagnoli ma, grazie anche all’intervento del papa Clemente VII e del versamento di una cospicua somma di denaro, venne posta sotto il dominio di Francesco II, ultimo degli Sforza. La dominazione spagnola durò quasi due secoli, fino al giorno in cui venne firmato il Trattato di Rastadt, nel 1714, quando la Lombardia passò alla corona austriaca. Milano divenne così proprietà dell’Austria fino al 1859, salvo due piccole parentesi di dominazione francese (quella franco-sabauda del 1733-36 e quella napoleonica del 1796-1814). Durante il dominio spagnolo Milano conobbe lo stile barocco e rococò ma, trattandosi di un periodo caratterizzato da incertezza politica, la naturale conseguenza fu un certo degrado urbano e sociale come ci racconta anche Alessandro Manzoni ne I promessi sposi. Successivamente con la dominazione austriaca le cose migliorarono: dall’ingresso delle truppe di Napoleone Bonaparte fino all’indipendenza del 1859 5 Milano conobbe un notevole sviluppo urbano poiché stava diventando una città industrializzata e più prettamente commerciale. Il numero delle abitazioni crebbe sempre all’interno della cerchia delle mura spagnole che, all’inizio del XIX secolo, contenevano al loro interno uno spazio di 8,2 milioni di metri quadrati per un totale di 3,5 metri quadrati di superficie coperta da edifici a cui si aggiungevano 4,7 metri quadrati di giardini, orti e spazi pubblici. La popolazione milanese invece era di 135 mila abitanti nel 1801 e 192 mila nel 1861 1, pertanto lo spazio all’interno dell’area bastionata era quasi in esubero rispetto al numero di occupanti. Fu proprio in quegli anni che l’organismo urbano, espandendosi, si indirizzò verso la periferia, in direzione del Castello Sforzesco, dove l’area era rimasta alquanto libera da case e coltivazioni per lasciare spazio a luoghi di difesa militare. Fino alla fine del Settecento non c’era modo di identificare l’immagine della città poiché i diversi governi che si erano susseguiti a Milano non avevano messo a punto dispositivi di conoscenza dell’edilizia cittadina (come rilievi della città e del territorio o mappe catastali). Fu a partire dalla dominazione di Maria Teresa d’Austria 2 e di suo figlio Giuseppe II 3 che le cose iniziarono a cambiare. Al “periodo delle successioni” che va dal 1714 al 1748, seguì infatti quello che dagli storici è denominato “periodo delle grandi riforme”. Fu proprio in quegli anni che vennero soppressi alcuni monasteri i cui ordini non erano stati riconosciuti dalla Chiesa e vennero sostituiti, nei medesimi edifici, da scuole, biblioteche, collegi e ospedali. Evidentemente il governo austriaco, come del resto quello della parentesi francese, 1 Lucio Gambi e Maria Cristina Gozzoli, Le città nella storia d’Italia. Milano , Editori Laterza, Bari 1982, p. 203 . 2 Maria Teresa d'Asburgo (Vienna, maggio 1717 – Vienna, novembre 1780) fu arciduchessa regnante d'Austria, regina regnante di Boemia, Croazia e Slavonia, duchessa regnante di Parma e Piacenza e inoltre granduchessa consorte di Toscana e imperatrice consorte del Sacro Romano Impero in quanto moglie di Francesco I. Fu madre degli imperatori Giuseppe II e Leopoldo II, nonché di Maria Antonietta, regina di Francia, e Maria Carolina, regina di Napoli e Sicilia. Durante il suo Regno, fu combattuta la Guerra di successione austriaca che durò otto anni, dal 1740 al 1748. 3 Giuseppe Benedetto Augusto Giovanni Antonio Michele Adamo Davide II d'Asburgo- Lorena (Vienna, marzo 1741 –Vienna, febbraio 1790) fu imperatore del Sacro Romano Impero e Duca di Milano, associato al trono con la madre Maria Teresa dal 1765, e da solo dal 1780, alla morte di lei.
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