VERDI A MILANO LE MUSICHE DELLA PATRIA

Aggiornamento a cura della Città metropolitana di Milano Luglio 2017

Aggiornamento a cura della Città metropolitana di Milano Luglio 2017

VERDI A MILANO LE MUSICHE DELLA PATRIA

A cura di Marco Valle Dicembre 2013 Promosso e realizzato dalla Provincia di Milano - Dicembre 2013 Progetto multimediale curato da: in collaborazione con il Conservatorio di Milano Settore comunicazione, Servizio Scopro e Medialogo Gruppo di lavoro: Mario Zerbini, Lara Lagonegro, A cura di: Marco Valle Renato Minotti, Ornella Bongiorni

Si ringrazia: Casa di Riposo per Musicisti Fondazione Verdi, Crediti fotografici: Archivio Getty Images - Ufficio grafico, Fondazione Cineteca Italiana, Bibilioteca del Conservatorio Archivio Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, Mara Bianchi, Giuseppe Verdi, Biblioteca Isimbardi Ornella Bongiorni, Vito Chamia, Diego Rinaldi (Casa di Riposo per Musicisti, Fondazione Giuseppe Verdi), Mario Zerbini Progetto grafico: Barbara Forti Copertina, elaborazioni grafiche e illustrazioni: Luca Squizzato Ufficio grafico, Settore comunicazione La Provincia di Milano si rende disponibile al riconoscimento di eventuali diritti. INDICE

LA MILANO DEL GIOVANE VERDI 11 Milano, il laboratorio della modernità 14 : un mito 19 Verdi dopo la bocciatura 15 Verdi e il suo misterioso taccuino 16 Vocabolario del melodramma 20 La Scala nel primo ottocento 22 Antonio Barezzi il mecenate 23

RITORNO A MILANO 27 Speranze e dolori 33 Dalla disperazione al successo 37 La patria della grande musica 31 35 La Galleria De Cristoforis 38 VA’, PENSIERO, IL CANTO DI UN POPOLO 43 Gli “anni di galera” 51 L’incendio del 1848 54 Giuseppina, il grande amore 47 Verdi e le cinque giornate del 1848: “le stupende barricate” 52 Da Mazzini a Cavour 56

IL MITO 59 Il ritorno a Milano. La Scala 63 Un grande, luminoso tramonto 70 Teresa Stoltz 66 Ricordi 72 VERDI A MILANO 75 La Casa di riposo Giuseppe Verdi 77 La cripta 80 Il monumento 81 Il Conservatorio 83 Il Museo Teatrale Alla Scala 85 L’Archivio Ricordi alla Biblioteca Braidense 86 Il Grand Hotel Et De 87 Il progetto della Provincia per il Conservatorio 85 Gabriele D’Annunzio, per la morte di Giuseppe Verdi 88

GIUSEPPE VERDI, LA VITA 91 Biografia 93

LA MILANO DEL GIOVANE VERDI 12

Milano, Piazza Sempione, Arco della Pace Estate 1832. Giuseppe Verdi nelle “accademie” di sale da Busseto a Milano. Il 22 e dintorni. In quell’ambiente giugno presenta la sua doman- provinciale egli era portato 13 da d’ammissione al Conserva- alle stelle anche come piani- torio come “alunno pagante”. sta. Ma si vede che Baistroc- Ha diciannove anni - troppi per chi, il vecchio organista delle l’occhiuto regolamento dell’Isti- Roncole, non gli aveva impo- tuzione - e una passione bru- stato la mano secondo gli ulti- ciante per la musica. La sua mi dettami della tecnica piani- unica possibilità d’accedere stica» (1). è provare ai suoi esaminato- Il ragazzo è bocciato. ri d’essere degno di meritare Nel verbale si legge che una deroga - prevista dall’ar- “avrebbe bisogno di cambia- ticolo dieci del regolamento - re la posizione della mano”, “per meriti eccezionali”. L’esa- correzione che, considerata me è arduo e gli esaminatori l’età, viene ritenuta ardua se sono severi. Molto severi. non impossibile. La delusione «È certo che la sorte sfavore- è enorme. vole si decise nell’esame di Verdi non dimenticherà mai la pianoforte, di cui era giudice ferita inferta al suo orgoglio il maestro Antonio Angeleri, e alla sua arte, eppure non distinto insegnante e teorico demorde. dello strumento. Decide di rimanere a Milano Verdi presentò un brillante - Busseto e i bussetani per lui “Capriccio” di Herz, con sono ormai il passato - e stu- il quale era solito far furore diare privatamente.

Il giovane Giuseppe Verdi Milano, Galleria Vittorio Emanuele II

MILANO IL LABORATORIO DELLA MODERNITÀ

Ma perché il giovane musici- domanda centrale nella lunga Come vedremo, nella città am- che al tempo “Peppino” è sta in quel lontano 1832 de- vicenda verdiana, che merita brosiana il giovane “provincia- suddito di Sua Grazia Maria cide di restare a Milano? Una d’essere indagata. le” e “straniero” - ricordiamo Luigia, duchessa di Parma e Piacenza - dispone, grazie ai degli anni Venti nobili e bor- suoi benefattori, di alcuni ap- ghesi avevano l’abitudine di Verdi poggi e sostegni che gli con- passare da un salotto all’altro dopo la bocciatura 15 sentono di proseguire gli studi e di concludere la serata alla privatamente e, poi, d’aprirsi Scala; le case ospitali erano la strada nell’intricato mondo aperte dal pomeriggio a tarda “Circa otto giorni dopo (la bocciatura ndr) mi recai dal Rolla artistico meneghino. Sarebbe sera ai numerosi amici, i perso- il quale mi disse: non pensate più al Conservatorio, scegliete però errato ridurre la scelta - naggi più noti del mondo cultu- un maestro in città, io vi consiglio o Lavigna o Negri. Lavigna decisamente impegnativa - ad rale, agli stranieri» (2). era fortissimo nel contrappunto, qualche poco pedante e non una mera convenienza. Il giovane Verdi, ormai insof- vedeva altra musica che quella di Paisiello. Mi ricordo che A differenza delle altre città ita- ferente della pigra vita nel na- in una sinfonia ch’io feci, egli mi corresse tutto l’instrumentale liane del tempo, Milano - mal- tio ducato, rimane affascinato alla maniera di Paisello. Starei fresco, dissi fra me, e da quel grado le sue dimensioni anco- dalla vita culturale e artistica e momento non gli mostrai più nulla di composizione ideale; ra ridotte - è un centro europeo dalle dinamiche sociali della e nei tre anni passati con lui, non ho fatto altro che cano- di prima grandezza. Come capitale del Lombardo Vene- ni e fughe, fughe e canoni in tutte le salse. Nissuno mi ha annota Nanda Torcellan, «du- to. Dopo la bufera napoleo- insegnato l’instrumentazione e il modo di trattare la musica rante la Restaurazione Milano nica e l’esperienza del Regno drammatica. Eccovi cosa fu Lavigna. Vi ripeto: era dotto e io è la città più mondana d’Italia, Italico, l’aristocrazia milanese vorrei che fossero tutti così i maestri insegnanti”. la buona società milanese è (detestata dal principe Metter- aperta ai ceti emergenti e ac- nich che, non a caso, priva Giuseppe Verdi coglie con interesse i viaggia- di privilegi e titoli gran parte tori stranieri e almeno nei primi della nobiltà lombarda) non è anni anche i rappresentanti più la chiusa e frivola società del governo austriaco. Stando “cintata” dileggiata dal Parini, sempre alla testimonianza di ma è (o si vuole immaginare) Stendhal, nella festosa Milano cosmopolita, colta e moderna. Verdi e il suo 16 misterioso taccuino Mentre i ceti dirigenti disertano d’imprenditori come Vincenzo l’ormai cupo palazzo vicere- Ferrario, Giacomo Pirola, An- “Verdi portava sempre con sé un libriccino di annotazioni le- ale - nel tempo austriaco i fa- tonio Stella, dei Sonzogno, dei gato in verde, che non gli serviva però per prendere appunti, sti di Eugenio di Beauharnais Ricordi e dei Lucca - i grandi ma per scrivere delle minute. sono ormai un ricordo -, si editori musicali su cui ritorne- Egli aveva l’abitudine di scrivere ogni giorno una fuga. aprono salotti - ben diversi da remo nel nostro viaggio nel Quando il quaderno era pieno, lo gettava via, perché con- quelli settecenteschi - e nuovi mondo verdiano - nasce un’in- siderava la più modesta ispirazione più della migliore cosa circoli associativi: spazi aper- dustria della carta stampata di preparata, e lo scrivere fughe era per lui come una terapia, ti al piacere dell’incontro, alla respiro europeo e si afferma come una lubrificazione del suo meccanismo musicale inter- discussione (anche politica) e un punto di riferimento per le no, forse anche come un’ironica penitenza di suoi antichi alla cultura. Luoghi liberi in cui intelligenze della penisola - Le- peccati operistici. Prendeva i temi delle sue fughe da un qua- sono ammessi i rappresentanti opardi in primis - ormai insof- lunque rumore: il richiamo di un venditore di gelati o di un della borghesia emergente, gli ferenti delle obsolete chiusure barcaiolo, il grido che accompagna il lavoro dei trebbiatori intellettuali e gli artisti affermati. municipaliste. È un passaggio e dei vignaioli, il pianto di un bambino, la cadenza di una Non a caso, dopo il trionfo de importante che conferma la breve frase musicale. “Il ”, Verdi - il “cam- centralità della città - in quegli Una volta fece stupire i suoi vicini sul banco senatoriale, pagnolo” di Busseto - verrà in- anni una vera “Lipsia d’Italia” l’amico Piroli e Quintino Sella, traducendo sopra quattro fo- vitato nell’esclusivo salotto del- come ha scritto Franco Della glietti del suo libriccino il tumulto di una seduta parlamentare la contessa Maffei. Ma vi è di Peruta - nel panorama nazio- molto mossa, in una complicata doppia fuga”. più. Negli anni Trenta dell’Ot- nale e internazionale. tocento, Milano diventa il rife- Accanto ai libri vi sono poi le Franz Werfel, da “Verdi. Il romanzo dell’opera” Milano, 1929 rimento primario dell’editoria riviste, i giornali. Iniziative an- italiana. Grazie all’impegno cora elitarie - l’analfabetismo, malgrado gli sforzi innegabili un riflesso politico. «L’abitudine dei napoleonidi e degli asbur- alla tolleranza, l’apertura a gici rimane una piaga diffusa-, personalità di diversa estra- ma importanti. zione sociale, la curiosità per Nella capitale del Lombardo le idee nuove che giungono Veneto si pubblica non solo il dall’estero, la diffidenza ver- “il Conciliatore” di Confalo- so il governo asburgico dopo nieri e Pellico (un’esperienza i processi del 1821, finisco- controversa ma importante, no per avvicinare i salotti alle conclusasi tragicamente con idee liberali. D’altronde la le condanne al carcere duro rigidità della corte di dello Spielberg), ma anche gli nei confronti dell’aristocrazia “Annali di Statistica” di France- milanese, esclusa in molti casi sco Lampato e Gian Domenico dalla corte e sospettata di li- Romagnosi, poi il “Politecnico” beralismo, allontana progressi- di Cattaneo e la “Rivista Eu- vamente la buona società dal ropea” di Tenca. Insomma a governo austriaco, favorendo Milano - a differenza di gran la diffusione nei salotti di una parte d’Italia e nonostante la mentalità liberale, autonomi- presenza austriaca - vi è un’opi- stica e, in alcuni casi, filopie- nione pubblica e una capacità montese, che si traduce in una di elaborare pensiero. Un fer- attiva partecipazione nei moti mento che inevitabilmente ha del 1848» (3).

Milano, Piazza del Duomo, particolare 18

Milano, Teatro alla Scala, facciata LA SCALA: UN MITO 19

Ma per il giovane musicista interpretativa di cantanti, un passione travolgente che ac- un membro della commissione emiliano Milano è soprattutto cartellone continuamente ag- comuna tutti i ceti e tutte le fa- del Conservatorio, il celebre La Scala, il grande moderno giornato per rispondere alle zioni - ma è il centro della vita violinista Alessandro Rolla, an- teatro costruito in soli due anni esigenze di un pubblico de- sociale meneghina. Stendhal, tico maestro di Paganini, lo dal Piermarini. Con la sua sala sideroso di spettacoli nuovi, assiduo frequentatore nei suoi esorta a non arrendersi e gli di tremila posti illuminata da grandi coreografi come Salva- soggiorni milanesi, ricorda consiglia di proseguire gli studi un enorme lampadario di cri- tore Viganò che seppe rinno- «Quelli che hanno un palco vi privatamente. Il primo docente stallo con 84 lumi a olio, il fo- vare i moduli del balletto clas- ricevono i propri amici. Qui un di Verdi è Vincenzo Lavigna, yer, le sale da gioco e le vaste sico e imporre un nuovo stile, palco è come una casa e si “maestro al cembalo” a La aree riservate ai servizi tecnici, ballerine come Maria Taglioni vende da venti a venticinque- Scala, che raccomanda al suo il complesso è degno di una e Fanny Cerrito. Le cronache mila franchi (…) Ci si saluta da nuovo discepolo di abbonarsi grande capitale. musicali dell’epoca dedicano un capo all’altro del teatro, da subito al teatro e di andarvi Nel primo scorcio dell’Ottocen- ampio spazio agli spettacoli, un palco all’altro. Io sono in- tutte le sere. Antonio Barezzi, to il palcoscenico ospita i mag- alla cronaca di costume, alle trodotto in sette o otto di essi. il generoso mecenate che da giori compositori italiani, tra interpretazioni dei cantanti più In ciascuno stanno cinque o Busseto lo aiuta, si fa carico cui Rossini, Bellini, Donizetti. Il noti, che suscitavano nel pub- sei persone e la conversazione delle spese e gli regala una meglio della “grande musica” blico manifestazioni di fanati- è avviata come in salotto. Re- spinetta nuova con la dedica del tempo. Come sottolinea la smo» (4). gnano modi di grande natura- “A Giuseppe Verdi, Barezzi Torcellan «diversi elementi con- Per l’aristocrazia e la nuova lezza e una dolce allegria, ma Antonio 1832”. tribuiscono all’indiscusso suc- borghesia imprenditoriale me- soprattutto nessuna solennità». Assieme al costante studio dei cesso de La Scala: la genialità neghina La Scala non è solo Ma torniamo a Verdi. classici (Paisello e Mozart, so- di alcuni grandi autori, l’abilità il tempio della lirica - una All’indomani della bocciatura, prattutto) le rappresentazioni scaligere rappresenteranno il (“Fausta”), (“Fernando Vocabolario vero banco di scuola del Cortez” e “Il nuovo Figaro”), 20 del melodramma bussetano. Coccia (“Caterina di Gui- Come annota Giovanni Ba- sa”). Tutte opere minori ormai rigazzi «Verdi frequentava il dimenticate. L’opera è una delle forme artistiche più rigidamente codifi- teatro per imparare a scrivere Nelle stagioni successive Ver- cate. I melodrammi “classici” sono una sequenza di numeri, musica operistica. Ogni mese di ha modo di godersi (e stu- suddivisi in quadri e scene. noleggiava degli spartiti per diare) manifestazioni ben più Come nella prosa vi sono monologhi, dialoghi, momenti co- esaminarli assieme al mae- valide come “Lucrezia Borgia” rali, colpi di scena. Con la differenza che gli attori cantano. stro: si applicò molto al “Don e “Anna Bolena” di Donizetti, Ecco i termini maggiormente impiegati sulle scene. Giovanni” di Mozart, cercò “” di Rossini e, nel gen- di impadronirsi dei segreti del naio 1835, “La ” di mestiere, di certe astuzie da Bellini. Ouverture dal francese “apertura”. Viene eseguita dall’or- seguire per catturare le simpa- Le lezioni (costose) e gli spet- chestra prima dell’inizio. tie del pubblico, di conoscere tacoli scaligeri (ancor più co- Recitativo è il momento in cui si concentra l’azione fra anche le trappole, per evitar- stosi) preoccupano Antonio un’aria e l’altra. le» (5). Barezzi ma producono presto Aria il momento solistico in cui il cantante deve di La prima stagione a cui il gio- i primi risultati. mostrare tutta la sua abilità. vane musicista assiste è quella Nelle sue serate a La Scala, Romanza momento sentimentale d’origine transalpina dell’autunno 1832, seguita da Giuseppe era diventato amico che si diffonde nei teatri europei negli anni quella di Carnevale-Quaresi- - grazie a Lavigna - di Pietro Cinquanta dell’Ottocento. È l’antenato della ma ’32-33. Masini, direttore della “Socie- canzone melodica contemporanea. Il cartellone non è dei più en- tà dei Filarmoci”, composto da Duetto aria per due o più (quartetto etc.) solisti. tusiasmati: vengono portati in dilettanti tutti esponenti della Cabaletta nell’opera italiana ottocentesca è la parte scena Mercandante (“Donna migliore società milanese. As- conclusiva di arie, duetti. Caritea” e “Ismailia”), Donizetti sistendo nel 1834 alle prove 21

Verdi Square Park, New York City dell’oratorio “La creazione” di Quasi mezzo secolo dopo, partitura d’orchestra… Ram- azzimata nel vestire, fosse tale Haydn, Massini invitò Verdi a Verdi ricorderà così quel mo- mento benissimo alcuni sor- da ispirare poca fiducia. In- 22 sedere al cembalo per accom- mento: «Io allora ero fresco risetti ironici dei signori dilet- somma si principiò a provare, pagnare l’esecuzione. Un col- di studi e certo non mi trova- tanti, e pare che la mia figura ed a poco a poco riscaldan- po di fortuna insperato. vo imbarazzato innanzi a una giovanile, magra e non troppo domi ed eccitandomi, non

La Scala nel primo Ottocento palchi con altre in forte rilievo a medaglioni, grifi, candelabri e palmette dorate; inoltre venne totalmente cambiato l’aspetto archi- tettonico del proscenio, demolendo le volute del Piermarini, che “Nel periodo che corre tra il 1821 ed il 1830, per opera diretta sorreggevano il soffitto, sostituendole con le grandi mensole, in sti- e per ideazione o ispirazione di Alessandro Sanquirico, archi- le corinzio, sorrette dai sottostanti mascheroni. Totale fu anche la tetto e scenografo, la grande sala del Piermarini subì consistenti riforma del boccascena, dal quale furono tolti i panneggiamenti rinnovamenti, tanto che fu cambiato lo stile e l’aspetto di tutta la fissi e mobili di tela dipinta ed i festoni di alloro, che fu totalmen- sala, anche nell’illuminazione, che era basata dapprima sull’uso te rifatto a cassettoni quadrati. A tale radicale riforma non poté di candele e poi di lampade ad olio. Il 26 dicembre 1821 venne sottrarsi il gran palco centrale della Corona, che il Sanquirico rin- inaugurata la grande lumiera pendente dalla volta, comprenden- novò nell’addobbo e nella parte strutturale, sostituendo ai pilastri te 84 lampade ad olio, disegnata dal Sanquirico. Inoltre furono, e alle cariatidi del Piermarini colonne dorate e statue femminee”. per sua iniziativa, completamente rifatte la pittura della grande volta sopra la platea e la cornice d’imposta attorno alla stessa Luigi Lorenzo Sechi, da “L’edificio della Scala”, saggio pubblicato ne “La Scala vita volta; vennero sostituite le decorazioni dipinte sui parapetti dei di un Teatro”, Milano 1981 Antonio Barezzi il mecenate 23

Antonio Barezzi è un personaggio assolutamente centrale nella vita di Giuseppe Verdi. Nato a Busseto il 23 dicembre 1787, commer- ciante e imprenditore di successo, ma soprattutto uomo generoso e vero amante della musica - fu a lungo presidente della Società Filarmonica Bussetana -, Barezzi aiutò e sostenne sin dall’adole- scenza “Peppino”. Intuito l’incredibile talento del ragazzo, il mecenate lo presentò a Ferdinando Proversi, direttore della scuola di musica della Colle- giata di San Bartolomeo Apostolo a Busseto, che gli diede lezioni gratuitamente. Con lui il giovane imparò la tecnica degli strumenti a fiato, studiò e iniziò a comporre su un pianoforte viennese. Tra i 13 e i 18 anni, come il Maestro ricorderà, scrisse «una foraggine di pezzi, marce per bande a centinaia, forse altrettante piccole sinfonie che servivano per chiesa, per teatro e per accademia… molte serenate, cantate e diversi pezzi da chiesa». Nel frattempo, Verdi impartì lezioni di piano a Margherita, la figlia d’Antonio, e presto tra i due ragazzi nacque un legame sentimentale che lì portò, nel 1836, al matrimonio. Nel 1832 Barezzi e Proversi pro- posero al diciottenne Verdi d’entrare - grazie ad una borsa di studio del Monte di Pietà e Abbondanza di Busseto - al Conservatorio di Milano; Antonio si fece garante per le spese. Il benefattore rimase accanto a Giuseppe - che lo considerava ormai un secondo

Antonio Barezzi padre - anche nei momenti più tragici. Solo grazie al suo solo non mi limitai ad accom- 1. Massimo Mila “La giovinezza di sostegno morale, l’artista riuscì a superare, tra il 1839 e pagnare, ma cominciai anche Verdi”, ERI, Torino 1974 24 il 1840, la disperazione seguita alle morti premature dei a dirigere con la mano destra, 2. Nanda Torcellan “I luoghi della so- due figli e della moglie. Il legame tra i due uomini rimase suonando colla sola sinistra: ciabilità” da “Milano, il laboratorio sempre forte e a Barezzi non venne mai meno l’infinita gra- ebbi un vero successo, tanto della modernità” , Skira – Provincia titudine di Verdi, come testimoniano il poderoso carteggio e più grande quanto inaspettato. di Milano, Milano 2003. la dedica nel 1847 del “Macbeth”. Antonio Barezzi morì a Finita la prova, complimenti, 3. Nadia Torcellan, op. cit Busseto il 21 luglio 1867, assistito dal Maestro e dalla sua congratulazioni d’ogni parte, 4. Nadia Torcellan, op. cit seconda moglie Giuseppina Strepponi. Durante l’agonia nel ed in specie dal conte Pom- 5. Giuseppe Brigazzi, “La Scala rac- salone Verdi suonò al piano le note di “Va pensiero”, un ulti- peo Belgiojoso e conte Renato conta”, Hoepli editore, Milano mo omaggio ad Antonio che morente sussurrava in dialetto Borromeo. Infine si finì coll’affi- 2010 a Giuseppina “Al me Verdi, al me Verdi”. Il mio Verdi, il mio dare a me intieramente il con- Verdi. Una lapide sulla facciata della sua casa, vergata da certo: ebbe luogo l’esecuzione Arrigo Boito nel 1893, riassume la sua generosa personalità: pubblica con tale successo che si replicò poi nel gran salone “Antonio Barezzi del Casino de’ Nobili, alla di Busseto presenza dell’arciduca ed ar- comprese il genio incoraggiò i cimenti presagì la gloria ciduchessa Ranieri e di tutta la di Giuseppe Verdi gran società d’allora». benedisse il connubio Era l’inizio di una carriera della propria figliola Margherita prodigiosa. con l’artista povero e ignoto Il 17 novembre 1839 Giuseppe il fiero maestro Verdi rappresentava a La Scala lo venerò come padre lo riconobbe sempre la sua prima opera, “ con devota umiltà conte di San Bonifacio”. suo benefattore”. Aveva soltanto 26 anni. 25

Milano, Parco Sempione, particolare

RITORNO A MILANO 28

Milano, Castello Sforzesco Tra l’esecuzione de “La crea- zione” di Haydn alla Socie- tà dei Filarmonici e la prima 29 dell’”Oberto” passano cinque anni. Per Verdi è un periodo dif- ficile, a tratti amaro. Il 4 mag- gio 1836, dopo tre anni di studio con il Lavigna, il giovane musicista torna, malvolentieri, a Bussetto. Nel paese natale ottiene l’incarico di maestro di musica e sposa Margherita Ba- rezzi, figlia del suo mecenate. Antonio Barezzi - figura centrale nel percorso verdiano, capace, da uomo intelligente e sensibile quale era, di rappresentare un riferimento paterno, solido per quell’ombroso figlio di contadi- ni della “bassa” - comprende Oltre all’aiuto del suocero, l’”Oberto”, un lavoro commis- una fuga dalle contrastanti con- presto l’insofferenza del genia- per Giuseppe l’unica consola- sionato dall’amico Masini per il dizioni dell’esistenza di Busse- le genero per il ristretto mon- zione in quegli anni “d’esilio teatro meneghino Filodramma- to. Il 16 settembre 1836 Verdi do bussetano, la sua distanza in patria” saranno l’amore di tico di cui era direttore. Come annuncia al Masini d’aver finito dalle invidie e incomprensioni Margherita, la nascita di due annota Massimo Mila, l’opera l’opera. Il 16 settembre c’era- dell’ambiente natio, e lo sostie- bimbi - Virginia Maria e Icilio «fu un lavoro probabilmente no stati a Milano i funerali del ne con forza e convinzione. Romano - e la composizione de accanito, a testa bassa, come suo maestro Lavigna, morto due 30

Interno della casa di Verdi a Roncole, dal catalogo mostra Giuseppe Verdi, Colorno, 1985

giorni prima. Verdi non si mos- di lezione dall’invisa scuoletta anni maturi, che di fronte alla l’opera rimane senza commit- se. Insensibilità? Sordità? No, bussetana, chiedere un giorno morte gli faceva considerare tente. Verdi non si perde d’ani- semplicemente un inesorabile di permesso e lasciare i ragaz- come meschine esibizioni le ce- mo e nel biennio successivo senso del dovere da assolve- zi in casa gli creava un proble- rimonie dei viventi» (1). cercò di offrirla agli impresari re, che nessun impulso, neppur ma, un caso di coscienza. Se Sfortunatamente lo sforzo del di Parma - la capitale del picco- sentimentale, poteva in alcun pure non vogliamo pensare che giovane compositore si rivela lo ducato - ma senza successo. caso distrarre. Ma Verdi era fat- fosse già maturato in lui quel inutile: inaspettatamente il Ma- La morte della piccola Virginia, to così: assentarsi in un giorno grandioso pessimismo dei suoi sini decade dal suo incarico e il 12 agosto 1838, un mese La patria della grande musica 31

Nel 1839, anno dell’esordio di Verdi con l’”Oberto conte di San Bonifacio”, si stima che in Italia (compresi Nizza, il Tren- tino, la Venezia Giulia con l’Istria e Zara) fossero attivi circa 150 teatri. Rispetto ai numeri d’Europa è un dato sorprendente che conferma, una volta di più, la primazia italiana in campo musicale. Nel patrio Stivale, per quanto diviso in stati e sta- terelli, la musica è il vettore dell’approdo della società post feudale alla modernità. Attraverso le note una nuova classe - la borghesia - si affaccia sulla scena sociale e un abbozzo di

dopo la nascita del secondoge- bramato” - comunicò al podestà nito Icilio, scuote profondamen- le sue dimissioni anticipate. Il te Giuseppe e lo convince ad 6 febbraio 1839 la famigliola abbandonare definitivamente lasciava il borgo, con la be- Busseto. Il 28 ottobre con una nedizione e l’aiuto economico dura lettera - “A codesto infeli- del generoso Barezzi, e si sta- cissimo mio paese ben m’av- bilisce a Milano in via San Si- veggo ch’io non posso essere mone (oggi Cesare Correnti) al di quella utilità che avrei pur Carrobbio.

Milano, Galleria Vittorio Emanuele II, particolare coscienza nazionale inizia a scorgersi, coinvolgendo anche ceti prassi si presentavano al massimo tre lavori, per un numero di recite più deboli. Nel primo Ottocento, mentre la musica sinfonica e da che poteva variare - a secondo dei teatri e della stagione - da 35 a 32 camera rimane privilegio dell’aristocrazia - in Italia un paesaggio 50. In caso di particolari successi - artisti ma anche economici - si sociale per nulla marziale (con l’eccezione del Piemonte sabaudo), apriva un supplemento di recite. Nei teatri principali i balli erano meno esaltante e rappresentativo delle caste patrizie d’oltralpe e solitamente due e venivano eseguiti a metà della rappresentazio- di Spagna -, il melodramma è lo spettacolo più diffuso e amato. ne, normalmente dopo il secondo atto. Le opere in cartellone erano È l’età romantica che traduce, in campo artistico nuove sensibilità di norma “nuove”, cioè non ancora rappresentate in loco, oppure e una mutata concezione del lavoro creativo. “espressamente composte” (per La Scala, , il San Carlo All’epoca, secondo le statistiche del corrispondente della “Allge- era d’obbligo allestirne almeno una per ogni stagione primaria). meine musikalische Zeitung” di Lipsia, nella stagione di carnevale Il cartellone, sia nella primaria che in quella secondaria, poteva 1839/1840 circa 80 teatri presentarono spettacoli d’opera, di comprendere una o più opere di ripiego, scelte tra quelle già pre- cui 17 nel Lombardo-Veneto, 17 negli Stati pontifici, 15 nel regno sentate. Il cartellone di mezza stagione era costituito da opere co- Sardo, 15 nelle Due Sicilie, 10 in Toscana, 2 nel ducato di Parma, miche o di “mezzo carattere” - ad esempio “” o 2 nel ducato di Modena e 1 nel ducato di Lucca. Nel carnevale “Linda di Chamounix” -, non di rado accompagnate da un ballo. 1845/46 i teatri furono 88, di cui 21 nei domini papali, 19 Nei piccoli centri e nei teatri minori la stagione secondaria corri- nel Lombardo Veneto, 17 nel regno Sardo, 13 nel granducato di spondeva alla stagione secondaria dei centri maggiori e presen- Toscana, 12 nelle Due Sicilie, 6 nei ducati di Parma, Modena e tava soltanto opere comiche e semiserie. Nei complessi principali Lucca. Nella precedente stagione di primavera (1845) si erano - come La Scala, la Fenice, il Regio di Torino, il Carlo Felice, la aperti 56 teatri (di cui 18 nel Lombardo Veneto, 13 nel regno Pergola, il Grande di , il Comunale di Bologna, l’Apollo e sardo, 8 negli stati della Chiesa, 8 nel regno Borbonico, 5 in To- l’Argentina di Roma, il San Carlo, il Carolino, nei quali la stagione scana e 4 nei ducati) e ben 65 nella stagione d’autunno (26 nel di carnevale si prolungava spesso al periodo di Quaresima - si tene- Lombardo Veneto, 11 nelle Due Sicilie, 11 nel regno Sabaudo, vano due o più stagioni primarie. Non era però raro che anche in 6 negli stati della Chiesa, 6 nel granducato di Toscana, 5 nel du- altri teatri - il Regio di Parma, il Comunale di Modena, il Concordi di cato di Modena). In ogni teatro si tenevano almeno una stagione Padova, il Comunale di Perugia, ecc. - tenessero un’altra stagione, primaria e una stagione secondaria. Nel corso della primaria si con o senza ballo, in un altro periodo dell’anno. Insomma, ogni rappresentavano solo opere “eroiche”, ovvero serie con ballo: di dove e ogni tempo, in Italia si ascoltava musica. 33

SPERANZE E DOLORI

Sin dal suo arrivo in città Giu- cominciano gravi sciagure. bande e cori o a orchestrare “Ho sentito parlare bene dalla seppe tenta di contattare Bar- Il mio bambino si ammala al musiche di altri. Un’umiliazio- Strepponi e da Ronconi della tolomeo Merelli, il potentissimo principio d’aprile e i medici ne. Ma un giorno, come rac- vostra opera, se volete adattar- impresario de La Scala, per non riescono a capire quale conterà Verdi, la fortuna bussa la per la Marini, Salvi ecc. io ve sottoporgli il suo lavoro. Inutil- sia il suo male e il poverino lan- nuovamente alla sua porta: «un la farò eseguire senza nessuna mente. In qualche modo, però guendo si spegne nelle braccia bel mattino venne un servitore vostra spesa. Se l’opera piace- - e qui le versioni dei biografi e della madre disperatissima». Un del teatro dicendomi che Merel- rà la venderemo e divideremo dello stesso Verdi divergono e colpo durissimo per la coppia, li voleva parlarmi. Io non avevo il ricavato, se non piacerà tanto si confondono -, lo spartito ar- per di più angustiata anche da mai parlato a Merelli e credevo peggio per voi e per me…». riva sulla scrivania del Merelli. gravi problemi economici. vi fosse uno sbaglio nell’invito, È la salvezza: il bussetano ha Nel frattempo, come il Maestro Per sopravvivere il musicista si nonostante andai. Merelli mi finalmente l’opportunità di pro- ricorderà molti anni dopo, «qui adatta malvolentieri a dirigere disse queste precise parole: vare le sue capacità davanti all’esigente platea del teatro Ma, come nota l’Oberdorfer: scaligero. Un’occasione unica. «Per tradizione, gli amori di 34 A questo punto è necessaria Verdi sono avvolti da un casto una digressione. Nel suo affan- velo di mistero, tutti, dal primo narsi, Verdi ha sicuramente in- episodio con la Strepponi, che contrato il soprano Giuseppina secondo ogni verosomiglianza, Strepponi, una presenza decisi- è anteriore alla morte di Mar- va nella sua vita. Seconda la gherita, a quello con la Stolz» descrizione di Massimo Mila (3). la cantante lodigiana è «bel- Certo è che Giuseppina è de- loccia, un po’ piccolina, intel- terminante nella scelta di Merel- ligente e colta, dotata di voce li. Il 17 novembre 1839, dopo cattivante e gradevole, ma so- quattro anni di lavoro e di an- prattutto d’un forte temperamen- gosce, “Oberto, conte di San to d’interprete» (2). Bonifacio” va in scena. Il libret- Nonostante le divagazioni del to, di Antonio Piazza, è stato Maestro sul punto, è evidente revisionato e sviluppato da Te- che il compositore portò alla mistocle Solera, un intellettuale nuova “stella” del melodramma vicino al movimento nazionale lo spartito per un consiglio, ed e patriottico italiano. Un incon- è altrettanto ovvio che la Strep- tro importante che apre al musi- poni, donna acuta, comprese cista nuovi orizzonti. subito le incredibili potenzialità Il melodramma - anche grazie dell’arruffato musicista emiliano. alla voce della Strepponi - ha E forse, proprio quel giorno, tra un discreto successo e quattor- i due scattò la fatidica scintilla. dici repliche.

Bartolomeo Merelli Bartolomeo Merelli Bartolomeo Merelli è soddisfatto nella casa del suocero, ma e propone a Verdi un contratto Merelli, forte del suo contratto, per tre opere, “da rappresen- lo tempesta di lettere. Alcune 35 Chi era in realtà Bartolomeo Merelli, l’uomo che scoprì, aiu- tarsi a Milano o a Vienna” che comprensive, altre fredde, alcu- tò e rilanciò Giuseppe Verdi? Il personaggio è interessante assicura all’artista - finalmente ne ultimative. Per accontentare e complesso. Il grande impresario nacque a Bergamo il 19 - 4000 lire austriache per ope- il callido impresario ma anche maggio 1794. Nella sua giovinezza - abbastanza vivace, se- ra e la metà degli utili derivan- per reagire al dolore, l’artista condo le fonti - studiò il cembalo “qual dilettante” e scrisse per ti dalla vendita degli spartiti: compone frettolosamente “Un l’amico Donizetti (di tre anni più giovane) i libretti de “I piccioli la tanto agognata sicurezza giorno di regno”, la sua opera virtuosi ambulanti”, rappresentato nel 1819. Un sodalizio for- economica. peggiore. Il 5 settembre 1840 tunato, poiché presto i due amici si misurarono con impegni di Ma il fato decide altrimenti. il pubblico de La Scala contesta rilievo: l’opera “Enrico di Borgogna”, rappresentata a Venezia Mentre Giuseppe si lancia con e dileggia la rappresentazione: nel 1818 su commissione dell’impresario Piero Zancla e, nello entusiasmo nel lavoro e immagi- fischi e lanci di frutta rancida sul stesso anno, “Il ritratto parlante”, quindi “Le nozze in villa”, rap- na di musicare per voce e pia- palcoscenico, insulti e beffe nel presentata a Mantova nella stagione di carnevale 1820-21. noforte “Il 5 maggio” di Man- foyer. Una catastrofe. Nel 1822, dopo la “Zoraide di Granata” al teatro Argentina zoni - l’influenza di Solera e il Verdi reagisce malissimo e di Roma, Merelli e Donizetti si separarono. contatto con i circoli patriottici è s’inabissa nella disperazio- Dopo un soggiorno a Vienna, dove apre un’agenzia teatra- evidente -, la moglie si ammala: ne più nera. Anni dopo - nel le di successo, nel 1829 ritroviamo Bartolomeo nelle vesti meningite. 1859, dopo le tiepide acco- d’impresario a Milano. Il suo mestiere, la sua vocazione. Dal Per la tenera Margherita, af- glienze al “” 1829 al 1850 il Merelli diresse, con intelligenza, compe- franta dal dolore per la morte - il compositore ricorderà in una tenza e assoluta spregiudicatezza, gli imperiali regi teatri di dei suoi bimbi, non vi è spe- lettera a Tito Ricordi quella sera- Milano (la Scala e la Canobbiana), e, tra il 1829-31, anche ranza e il 18 giugno 1840 si ta con toni amari: «questo stes- la Fenice di Venezia. Intuito il genio di Verdi, lo accolse a La spegne. Verdi vacilla, la sua so pubblico maltrattava l’opera Scala e lo sostenne nei periodi bui. famiglia è distrutta. Giuseppe d’un povero giovine ammalato, Dopo il successo del “Nabucco” convinse il bussetano a fugge a Busseto e si rinchiude stretto dal tempo e con il cuore scrivere ancora “I Lombardi alla prima crociata” (1844) e straziato da un’orribile sventura! di fischiarci o di applaudirci. “Giovanna d’Arco” (1845). Dopodiché i rapporti tra i due Tutto questo si sapeva, ma non Nostro destino è di rassegnar- 36 si ruppero clamorosamente. Perché? Problemi di denaro cer- fu ritegno alla scortesia. Io non ci: ecco tutto». Il pessimismo, la tamente - l’impresario era noto per la sua spregiudicatezza -, ho più visto da quell’epoca il spiccata tendenza alla depres- ma probabilmente incise l’ombra della (mai accertata) passata “Giorno di regno”, e sarà cer- sione è già evidente. relazione del Merelli con Giuseppina Strepponi, prima com- to un’opera cattiva, pure chi sa Nonostante che Merelli - da pagna e, poi, moglie di Verdi. quante altre non migliori sono vecchia volpe dello spettaco- La rottura con il Maestro non portò però molta fortuna a Bar- state tollerate o forse, anche lo, l’uomo era uso ai trionfi e tolomeo. Anzi. Abbacinato dagli ingenti guadagni, Merelli applaudite. Oh, se allora il ai naufragi - ribadisca la sua spese somme ingenti nel tentativo, rivelatosi vano, di provare pubblico avesse, non applau- fiducia allo sconvolto musicista, illustri origini della sua famiglia, affinché il figlio Luigi potesse dita, ma sopportata in silenzio Verdi chiede d’essere sciolto essere educato in un collegio di nobili. La Prima guerra d’in- quest’opera, io non avrei pa- dal contratto e decide d’ab- dipendenza gli procurò altri gravi danni economici. Dopo le role sufficienti per ringraziarlo! bandonare il mondo del teatro. Cinque Giornate del 1848, per la società milanese - ormai Ma finché ha fatto buon viso Furono i giorni della disperazio- conquistata alla causa unitaria -, divenne “un’austriacante”. ad opere che fecero il giro del ne più nera. Dopo una breve Una persona non gradita. Prudentemente, negli anni Cinquan- mondo, le partite sono pari. Io visita a Busseto, probabilmente ta Merelli si trasferì a Vienna; persa la gestione del teatro vien- non intendo condannarlo: ne non felice, Giuseppe ritorna a nese, riguadagnò - con indubbia capacità e una forte dose ammetto la severità, ne accetto Milano, appartandosi da tutto di trasformismo politico - quella de La Scala e del Regio di i fischi, alla condizione che nul- e tutti, in cerca d’oblio e tran- Torino nel triennio 1861-63, dopodiché nuovi guai finanziari la mi si riecheggia per gli ap- quillità. Ma, una volta di più, il lo indussero a ritirarsi nella sua casa di campagna presso Ber- plausi. Noi poveri zingari, ciar- destino aveva deciso altrimenti. gamo. Bartolomeo Merelli morì a Milano il 10 aprile 1879. latani e tutto quello che volete, siamo costretti vendere le nostre fatiche, i nostri pensieri, i nostri deliri per dell’oro - il pubblico per tre lire compera il diritto DALLA DISPERAZIONE AL SUCCESSO 37

A questo punto del nostro per- larghe falde, ed esso prenden- -Figurati, dice Merelli, un libretto -Ti levo io dall’impiccio, sog- corso lasciamo volentieri voce domi sotto braccio mi invita ad di Solera, stupendo!... magnifi- giunsi: non hai fatto fare per e spazio al racconto del Mae- accompagnarlo al camerino co!… straordinario!... posizioni me il “Proscritto”? non ne ho stro, ripreso integralmente nel- de La Scala. Strada facendo drammatiche efficaci, grandio- scritto una nota: lo metto a tua la poderosa biografia di Carlo si chiacchiera e mi racconta di se: bei versi!... ma quel ca- disposizione. Gatti (4). trovarsi in imbarazzo per l’ope- parbio di maestro non ne vuol -Oh bravo…è una vera fortuna. «Una sera d’inverno nell’usci- ra nuova che doveva dare: ne sapere e dichiara che è libret- Così dicendo si era giunti al re da Galleria De Cristoforis aveva l’incarico Nicolai, ma to impossibile!... Non so dove teatro: Merelli chiama il Bassi, m’imbatto in Merelli che si questi non era contento del dar di capo per trovarne un al- poeta, direttore di scena, but- recava a teatro. Nevicava a libretto. tro subito. tafuori, bibliotecario, ecc., e lo incarica di guardare subito gettai il manoscritto sul tavolo, La Galleria nell’archivio se trova una copia fermandomisi ritto in piedi da- 38 del “Proscritto”. La copia c’è. vanti. Il fascicolo cadendo sul De Cristoforis Ma in pari tempo Merelli pren- tavolo si era aperto: senza sa- de in mano un altro manoscritto per come, i miei occhi fissano e mostrandomelo, esclama: la pagina che stava accanto Nei ricordi verdiani (e non solo) la galleria De Cristoforis è uno -Vedi, ecco qui il libretto di So- a me innanzi, e mi si affaccia degli snodi centrali della vita sociale milanese. Non a torto. lera, un così bell’argomento, e questo verso: “Va, pensiero, Sull’esempio delle grandi capitali europee, Milano inaugurò rifiutarlo!... Prendi… leggilo. sull’ali dorate”. il 29 settembre 1832 il suo passaggio coperto, il primo in -Che diamine debbo farne?... Scorro i versi seguenti e ne ri- un’Italia ancora divisa tra Stati e staterelli, ma soprattutto, il no, no non ho la volontà alcuna cevo una grande impressione, primo del grande Impero Asburgico. Un primato importante. di leggere libretti. tanto più che erano quasi una Il merito fu della famiglia De Cristoforis - una perfetta rappre- -Eh… non ti farai male per parafrasi della Bibbia, nella sentazione della crescita della borghesia meneghina - che questo…leggilo e poi me lo cui lettura mi dilettavo sempre. acquistò una vasta area tra Corsia dei Servi (l’attuale corso riporterai. Leggo un brano, ne leggo Vittorio Emanuele II) e la Contrada del Monte (oggi Monte E mi consegna il manoscritto: due: poi fermo nel proposito Napoleone) demolendo edifici decrepiti per erigere due nuo- era un gran copione a carat- di non scrivere, faccio forza ve costruzioni attraversate da una galleria coperta. Il progetto teri grandi, come s’usava allo- a me stesso, chiudo il fascico- era apertamente ispirato ai “passage” parigini e brussellesi ra. Lo feci in rotolo e saltando lo e me ne vado a letto… Ma e alle “arcade” londinesi: capolavori architettonici e moderni Merelli mi avvio a casa mia. sì…“Nabucco” mi trottava pel centri commerciali. Gli ingressi della galleria erano tre. Il prin- Strada facendo mi sentivo in- capo!... il sonno non veniva: mi cipale si affacciava lungo l’attuale Corsia dei Servi, nei pressi dosso una specie di malessere alzo e leggo il libretto, non una della chiesa di San Carlo. Quest’ingresso era a tre archi che indefinibile, una tristezza som- volta, ma due, ma tre, tanto che immettevano in un vestibolo lungo 10 metri, largo 6,30 metri ma, un’ambascia che mi gon- al mattino si può dire ch’io sa- e alto 7 metri. fiava il cuore… Mi rincasai e peva a memoria tutto quanto il Dal vestibolo si entrava nel primo ramo della galleria lungo con un gesto quasi violento, libretto di Solera. 110 metri e largo poco più di 4 metri, con un’altezza alla 39

Galleria De Cristoforis in un’acquaforte del XIX secolo Con tutto ciò non mi sentivo di 1. Massimo Mila, “La giovinezza di sommità del cornicione di 8 metri, cui va aggiunta l’altezza recedere dal mio proposito, e Verdi”, ERI, Torino 1974 delle vetrate a spioventi. Famosi i negozi della galleria: tra 40 nella giornata ritorno al teatro 2. Massimo Mila, op. cit. tutti, il negozio Ronchi con i suoi giocattoli e la profumeria e restituisco il manoscritto a 3. A. Oberdofer, “Giuseppe Verdi”, Donant, celebre per il gioco di specchi per cui le persone Merelli. Mondadori, Milano 1949 venivano riflesse a gambe all’aria. Vi erano poi due caffè, il -Bello, eh…mi dice lui. 4. Carlo Gatti, “Verdi” edizioni Alpes, Gottardi poi Gnocchi e il Marchesi. -Bellissimo. Milano 1930. Le note del Gatti Nel 1840 occupando le vetrine dal civico 58 al civico 63 vi -Eh!... dunque mettilo in musica. sono a loro tratte dalla parte centra- si insediò la libreria Tendler e Schaefer, che dal 1870 diverrà -Neanche per sogno…non ne le del “Racconto autobiografico a la libreria Hoepli. Nel 1906 venne aperto il cinema Sala Vol- voglio sapere. Giulio Ricordi”, dettato al musicolo- ta. Come già accennato, negli anni verdiani il passaggio fu il -Mettilo in musica, mettilo in go francese Arthur Pougin, autore di centro della vita pubblica cittadina, poi, con l’apertura della musica! “Una vita aneddottica di Giuseppe ben più imponente Galleria Vittorio Emanuele, la De Cristoforis E così dicendo prende il libret- Verdi”, il primo importante libro sul lentamente decadde. to, me lo ficca nella tasca del compositore emiliano, scritto quan- Con il Piano Regolatore Generale del 1931 - la grande svolta soprabito, mi piglia per le spal- do Verdi era ancora in piena attivi- modernizzatrice che sconvolse, con molti pregi e tanti sbagli, le, e con un urtone mi spinge tà. Una curiosità. In Italia le prime il paesaggio urbano - si decise la demolizione di tutto l’isolato, fuori dal camerino. Non solo, biografie su Verdi furono scritte nel compreso lo storico passaggio. mi chiude l’uscio in faccia con 1846, dopo “” e “Giovanna tanto di chiave. d’Arco”. Il primo lavoro, firmato Che fare? Ritornai a casa col da R. Bermani, fu pubblicato sulla “Nabucco” in tasca: un giorno “Gazzetta Musicale di Milano”, un verso, un giorno l’altro, una edizioni Giovanni Ricordi. volta una nota, un’altra volta una frase… a poco a poco l’opera fu composta». 41

Milano, Naviglio Grande, Vicolo delle lavandaie

VA’, PENSIERO, IL CANTO DI UN POPOLO 44

Vedutista anonimo, Ponte di Porta Vercellina, Episodio delle 5 giornate 1848 Il 9 marzo 1842 il “Nabucco” il pubblico non ebbe dubbi e andò finalmente in scena a La incoronò Verdi quale suo nuovo Scala. Sino all’ultimo momen- beniamino. Caustico, invece, il 45 to Verdi dovette lottare con la commento di Gioacchino Ros- tirchieria di Merelli che gli im- sini che definì, dopo aver letto pose - per lesina - di recupe- lo spartito, il giovane emiliano rare scene e vestiari usati dai “un compositore col casco”. magazzini. Ciò nonostante, Evidentemente l’impetuosa mu- come il Maestro racconterà «i sica verdiana non era nelle cor- costumi raffazzonati alla meglio de dell’autore de “Il Barbiere riescono splendidi. Scene vec- di Siviglia”, che aggiunse per- chie, riaccomodate dal pittore fido: “se non avessi conosciuto Perroni, sortono invece un effet- il nome del compositore, avrei to straordinario: la prima scena scommesso che fosse un colon- del tempio in specie produce nello d’artiglieria”. un effetto così grande che gli Gelosie e riserve a parte, con applausi del pubblico durano il “Nabucco” Giuseppe Ver- dieci minuti». di entra in piena sintonia con Come è noto la Prima fu un trion- il sentimento che ormai scuo- fo. Seguirono otto recite subito te segmenti sempre più larghi e ben 57 - un vero record per della società civile lombarda e l’epoca - tra agosto e settembre. italiana: il patriottismo. In una Sebbene la critica esprimesse città sempre più insofferente perplessità e riserve - soprattutto degli assetti fissati a Vienna sulla generosa ma ormai, artisti- nel 1815 dalle forze della camente, declinante Strepponi-, Restaurazione, ogni segno di

Sonetto per la prima del Nabucco a Parigi, dal catalogo mostra Giuseppe Verdi, Colorno, 1985 discontinuità - casuale o voluto - nei teatri del Lombardo Veneto con le regole e i simboli imposti e degli stati satelliti. 46 dal governo austriaco diventa Per di più le note del “Nabuc- una bandiera. È il destino del co” risuonarono pochi mesi “Va, pensiero, sull’ali dorate”, dopo la Prima scaligera - con momento centrale dell’opera. gran gioia del compositore, Da sempre i biografi - non gli uomo concreto, che vedeva di- agiografi, ovviamente - si chie- schiudersi una carriera interna- dono se Verdi e Solera - ricor- zionale -a Vienna, la capitale diamo, però, che il librettista dell’impero… era figlio di un affiliato alla Per capire le ragioni degli at- Carboneria e lui stesso era vi- teggiamenti - sia quelli delle cino ai circoli dell’opposizione autorità sia quelli dell’artista - è, “neoguelfa” - ebbero da su- dunque, necessario contestua- bito chiara la portata politica lizzare la situazione. del loro messaggio musicale. Nel 1842, il Lombardo Veneto e La questione resta ancor oggi l’Italia per l’Austria sono un’area controversa ed intricata. Certo relativamente tranquilla. Dopo è che il “Nabucco” era ufficial- il fallimento delle congiure di mente dedicato - un omaggio Confalonieri e la dura repres- dovuto all’occhiuta censura sione del 1821-22, l’ordine asburgica?- alla figlia del viceré sembra regnare in val Padana. austriaco e mai, persino dopo Dai documenti di Metternich, il l’incendio del 1848-49, le au- grande architetto del congres- torità imperiali proibirono l’ese- so di Vienna e sommo regista cuzione delle opere verdiane delle politiche asburgiche, non

Giuseppina Strepponi emergono, infatti, particolari pre- lombarde - il “grande equivo- Giuseppina occupazioni per le sorti delle co” come lo chiamò Giorgio il grande amore province italiane e tanto meno Rumi - siano sempre saldi nono- 47 dei ducati e della Toscana. Ad stante i mugugni, le proteste, le inquietare il principe, caso mai, richieste di modernizzazione e La grande soprano fu una presenza centrale, decisiva nella è l’arretratezza della teocrazia razionalizzazione del sistema. vita di Verdi. Nata a Lodi l’8 settembre 1815 da una famiglia romana e le politiche isolazio- Certo, il panorama socio poli- di musicisti, Giuseppina - detta anche affettuosamente “Peppi- niste di Ferdinando di Borbone, tico del tempo è complesso e na” - studiò canto e pianoforte al Conservatorio di Milano e, spigoloso sovrano delle Due segmenti importanti dei ceti forti al termine degli studi nel 1834, ottenne il primo premio per il Sicilie. - pensiamo al podestà Casati o “”. Da subito intraprese una brillante carriera in Italia Nella lontana capitale d’oltralpe allo stesso Cattaneo, due pro- e in Austria, ma la morte prematura del padre Feliciano e i il malessere sociale e politico, tagonisti delle Cinque Giornate problemi familiari - tre gravidanze tra il 1837 e il 1841 - la co- causato principalmente dalle - scettici su ipotesi “unitariste” e strinsero ad accettare condizioni di lavoro pesantissime e ritmi rapaci politiche fiscali viennesi, larga parte del “popolo minu- frenetici. Nel 1839 fece il suo debutto a La Scala interpretan- di Milano e della Lombardia è to” è distante o ostile ad ogni do il ruolo di Leonora nell’”Oberto conte di San Bonifacio”, la sottovalutato se non ignorato. A “avventura”. Per molti la follia prima opera del bussetano. I due simpatizzarono immediata- sua volta, il governo vicereale, giacobina delle effimere repub- mente, ma nulla è mai trapelato sulla natura del loro rapporto è quasi del tutto incapace di co- bliche filo francesi e la temperie iniziale. La Strepponi, con grande sforzo, cantò nella Prima gliere i segni di un passaggio napoleonica - un susseguirsi di del “Nabucco” ma la splendida voce era ormai incrinata. epocale - la rivoluzione indu- guerre e sconvolgimenti - sono Nel 1846, dopo aver interpretato con terribile fatica “L’Erna- striale lombarda è ormai una re- ricordi freschi e ferite aperte. ni” e i “Due Foscari”, abbandonò definitivamente le scene e si altà e l’imprenditoria è ansiosa Ancor meno importanza è data trasferì a Parigi.Nel 1847, Giuseppe la raggiunse. di riforme adeguate -, e rimane dai burocrati della potenza oc- Fu l’inizio di una relazione romantica e appassionata e, consi- convinto che gli equilibri fissati cupante al processo di rinnova- derati i costumi del tempo, anticonformista. La loro convivenza, all’indomani della Restaurazio- mento civile ed artistico che ha soprattutto a Busseto, destò scalpore al punto che il Maestro si ne tra impero e classi dirigenti il suo centro propulsore proprio sentì di scrivere ad Antonio Barezzi - l’altra figura di riferimento per Verdi - “Io non ho nulla da nascondere. Nella mia casa 48 vive una Signora libera e indipendente, amante come me del- la vita solitaria, con una fortuna che la mette al coperto d’ogni bisogno. Né io né lei dobbiamo dare spiegazioni ad alcuno delle nostre azioni… io mi assicurerò che a lei, a casa mia, le si debba lo stesso rispetto, o meglio, più rispetto che a me e che a nessuno è permesso mancarvi sotto qualsiasi titolo”. Nel 1859 i due si sposarono a Collonges sous Salève, un piccolo borgo della Savoia, allora parte del regno di Sarde- gna, con il cocchiere e il campanaro come unici testimoni. L’unione fu lunga e felice, anche se non mancarono momenti di freddezza: la simpatia del Maestro per la cantante , ad esempio, fu probabilmente equivocata da Giuseppi- na e, ancor oggi, non vi è prova alcuna dell’esistenza di una relazione. Ombre a parte, inevitabili in rapporti così intensi e profondi, la seconda moglie, donna intelligente e acuta, si rivelò la compagna di vita ideale negli anni del successo. La lunga storia d’amore tra i due artisti s’interruppe il 14 no- vembre 1897, quando la Strepponi , dopo una lunga malat- tia, morì nella tenuta di Sant’Agata, vicino a Busseto. Giusep- pe, sconvolto, lasciò nel testamento la sua volontà d’essere sepolto accanto alla sua amata. Il 26 febbraio 1901 un corteo imponente accompagnò la coppia, ormai riunita per sempre, nella cripta della Casa di riposo per musicisti.

Altorilievo commemorativo a Collonges sous Salève 49

Luigi Conconi, Dallo scoglio di Quarto, 1909 a Milano; la netta distanza da- della società - i letterati, i musi- società” sbaragliato dalle dure culturale «del nostro Ottocento gli ambienti cospiratori - la vel- cisti, i pittori - ritenuti privilegiati condanne allo Spielberg - a Mi- come valore connesso all’idea leitaria carboneria e la ben più quanto politicamente innocui. lano l’opposizione ha imbocca- di patria unitaria ha proprio seria Giovine Italia - di Man- Un errore, l’ennesimo, di un to nuove strade, nuovi percorsi. nelle arti, letteratura, arte figu- zoni, Hayez, Cattaneo e dello impero ormai stanco e miope. Meno incauti ma più efficaci: il rativa, musica e storiografia, le stesso Verdi, rassicura il potere. Dopo il disastro delle inge- terreno delle idee. Oltre i det- sue espressioni più persuasive e Da qui una certa tolleranza e nue manovre carbonare del tami di certo manierismo risor- feconde. Si sentiva l’esigenza un’elasticità verso alcuni settori 1821 - un pericoloso “gioco di gimentale, la grande rinascita di rappresentare attraverso tali linguaggi soprattutto la vita e lo frizzante; nota dopo nota, di- che sfidò a più riprese, della austriaci in divisa bianca che sviluppo di un popolo all’inter- scussione dopo discussione, censura e la limitatezza degli frequentavano le Prime de La 50 no di un panorama che aveva incontro dopo incontro, inevi- orizzonti reazionari. Poco im- Scala dovettero sentire, forse i suoi confini e il suo fine nella tabilmente il bussetano, ormai porta, dunque, il grado di sen- per la prima volta, l’odio del creazione dell’idea di nazio- inurbato, divenne parte e, poi, sibilità politica di Verdi al tempo popolo oppresso come qualco- ne. La vita culturale milane- protagonista del movimento di del “Nabucco”. Le sue musiche sa di solido, spesso, concreto, se da questo punto di vista fu rigenerazione della cultura e e i versi di Solera erano in per- da toccare con mano. Questi esemplare»(1). dell’arte italiana - un’atmosfera fetta sintonia con le sensibilità italiani così bravi, così simpati- Da qui la nostra convinzione potente che sarà prodromica del pubblico e lo “spirito del ci, così imbelli, cosa gli pren- che sin dagli esordi meneghini all’azione politica e poi, nel tempo”.Di certo, come scrive de?» (2) e con sempre maggiore con- ’48, al momento insurrezionale Massimo Mila, «quella sera del sapevolezza, l’artista emiliano -. Al tempo stesso l’artista avver- 9 marzo il pubblico capì al volo respirasse quest’aria nuova e tì sempre più i limiti soffocanti, l’antifona: gli eleganti ufficialetti

Angelo Trezzini, Lettura di una lettera giunta dal campo, (intorno 1860), particolare Gli “anni di galera” 51

Il trionfo del “Nabucco” aprì parte Barezzi) di cui si fidava: vicenda verdiana. I risultati di all’artista di provincia le porte Giuseppina Strepponi. La can- questo lungo, terribile sforzo si dei migliori salotti della città e tante - sebbene malinconica ritrovano nelle ultime due ope- soprattutto la simpatia di nobil- per la sua deludente interpre- re composte in quella stagione donne mature e piacenti come tazione - si dimostrò un’ottima tempestosa: “Ernani” e “Mac- la contessa Clarina Maffei, di consigliera e convinse il suo beth”, due gioielli per forza Emilia Morosini, di Giuseppina amico (o innamorato? Il mistero espressiva e fascino melodico. Appiani e Gina della Soma- permane) a richiedere la stessa Torniamo all’11 febbraio 1843. glia. Ma accanto al successo cifra che era stata data a Belli- Quella sera a La Scala andò in mondano - un’ “ubriacatura” ni per “La Norma”: ottomila lire scena la quarta opera del Ma- che al giovane vedovo non di- austriache. Una fortuna. estro, “I Lombardi alla prima spiacque, anzi -, Verdi riscosse Merelli non fece una piega e crociata”, su libretto del piro- le prime importanti soddisfazio- firmò il contratto. Per Giuseppe tecnico Solera. Un grande suc- ni professionali ed economiche. iniziò un periodo - “gli anni di cesso ma non un trionfo come il Inebriato dalla serata - e dagli galera” - di lavoro forsennato; “Nabucco”. La critica, non sen- incassi - il tirchio Merelli propo- per quasi un decennio compor- za ragione, sottolineò le trop- se subito al musicista il contratto rà in media un’opera all’anno. pe analogie con il precedente per la novità principale della È un periodo di sperimentazio- lavoro e, persino, l’eccesso di stagione successiva, lasciando ne, di ricerca, di creazioni più preghiere: «Nel “Nabucco” si in bianco la cifra: “decidi tu”. o meno riuscite (pensiamo ad prega sette volte, e dodici in Intimorito e confuso, Giuseppe “Alzira”, “Attila” o al “Il corsa- questi Crociati», sottolineò la si rivolse all’unica persona (a ro”), ma fondamentale nella “Gazzetta di Milano”.

Milano, Largo Cairoli, Monumento a Giuseppe Garibaldi 52

Nella primavera del 1848 Giuseppe Verdi rientra a Milano Con buona pace degli esper- dei pretesti meravigliosi per pieno d’entusiasmo per la rivoluzione nazionale italiana. Il 21 ti, il pubblico accolse invece “I fare del patriottismo. Si cantava aprile scrive al suo librettista Francesco Maria Piave, volonta- Lombardi” con entusiasmo e, nelle piazze, nelle osterie, per- rio al fronte, questa lettera ritrovata dal biografo Franco Abbia- una volta di più, caricò di valen- sino nelle chiese, dove peraltro ti nel secondo dopoguerra. È un documento importante che fa ze politiche l’opera e, soprattut- si dovevano cantare soltanto gli piena luce sui sentimenti patriottici dell’artista ma anche sulle to, il pezzo corale “O Signore, inni liturgici scritti in latino. L’ese- preoccupazioni (legittime) sulla sua carriera. dal tetto natio” che divenne su- cuzione del coro dei “Lombar- bito patrimonio del movimento di” nella basilica di Sant’Am- Caro amico, nazionale e accese l’interesse brogio, ascoltata da Giuseppe Figurati se io volevo restare a Parigi sentendo di una rivolu- di Giuseppe Mazzini - grande Giusti nel 1845 allorché fu zione a Milano. Sono di là partito immediatamente sentita la amante del melodramma - per ospite del Manzoni a Milano, notizia, ma non ho potuto vedere che queste stupende barri- i lavori di Verdi. Il pensatore fu quasi un doppio strappo alla cate. Onore a questi prodi! Onore a tutta l’Italia che in questo genovese, assertore della fun- regola. Resta da dimostrare il momento è veramente grande! zione della musica nell’educa- fatto che Verdi e Solera voles- L’ora è suonata, siine pur persuaso, della sua liberazione. È zione patriottica, lodò in più oc- sero fare del teatro politico» (3). il popolo che la vuole: e quando il popolo vuole non avvi casioni il compositore e definì Una volta di più un dubbio legit- potere assoluto che possa resistere. Potranno fare, potranno il coro “individualità collettiva”. timo. Va altresì notato che dopo brigare finché vorranno quelli che vogliono essere a viva «Questo era l’eco dei cori ver- il “Nabucco” - vero spartiacque forza necessari ma non riusciranno a defraudare i diritti del diani» nota acutamente Giu- artistico e professionale -, l’arti- popolo. Sì, sì, ancora pochi anni forse pochi mesi e l’Italia seppe Barigazzi, «nati per il sta inserì in ogni suo lavoro suc- sarà libera, una e repubblicana. Cosa dovrebbe essere? palcoscenico, erano diventati cessivo, fino alla “Battaglia di

(continua a pag. 55) 53

Legnano” rappresentata nella e alla distribuzione degli spet- Roma assediata del 1849, ri- tacoli che saranno portati a un ferimenti e sollecitazioni patriot- grado di grande sviluppo tec- tiche. Un’attenzione certamente nico e commerciale dalla casa sincera alla causa nazionale Ricordi. In quegli anni gli edito- - Verdi era una persona rigo- ri come Lucca, più direttamente rosa - ma non scevra da altre impegnato in campo mazzinia- preoccupazioni. In quegli anni, no e democratico, e Ricordi infatti, «il mercato operistico riuscirono ad indirizzare il mer- continuò ad accentuare il tema cato musicale verso la produ- patriottico anche perché gli zione di carattere patriottico, in editori, sagaci interpreti dell’au- collaborazione soprattutto dei dience operistica, lo richiede- librettisti, veri segugi, capaci di vano. Il loro ruolo cominciava fiutare immediatamente i gusti e infatti a divenire più significativo le tendenze del pubblico e di proprio intorno agli anni Qua- adeguarvicisi, riuscendo spes- ranta, con la crisi del sistema so a forzare o aggirare l’osta- degli impresari; iniziava così un colo della censura» (4). nuovo periodo dell’industria cul- turale, che prevedeva una inno- vativa attenzione alla grafica, alla produzione, all’allestimento

Milano , Basilica di Sant’Ambrogio L’INCENDIO DEL 1848 54

Il 15 febbraio 1845, l’instanca- sue opere al teatro scaligero. conviene le opere, specialmen- bile musicista presentò al pub- È un gesto forte, assolutamente te le mie… Mi credo in obbligo blico scaligero della “Giovan- inusuale nel panorama artistico di avvertirti per tua norma, che na d’Arco”, l’ultimo suo lavoro. del tempo, che conferma il ca- questa condizione che ora met- Seppur non eccelsa l’opera rattere rigoroso e severo dell’uo- to per Macbeth da qui in avanti piacque sia per l’ottima inter- mo. In una lettera del 1846 al la metterò per tutte le opere»(5). pretazione di Erminia Frezzoli- suo editore, Giovanni Ricordi, Grazie all’intercessione di Ricor- ni - una grande cantante e una scritta alla vigilia della Prima di le opere verdiane continue- splendida donna che Verdi, con del Macbeth a Firenze, il Ma- ranno ad essere rappresentate gran gelosia del di lei marito, estro ribadisce con forza il suo a Milano, ma per 24 lunghi ammirava sconfinatamente - , divieto: «approvo il contratto anni Verdi rimase lontano, in sia per i soliti riferimenti patriot- che hai fatto per l’Opera mia sdegnoso esilio, dalla sala del tici che Solera aveva distribui- nuova che andrà in scena nella to con cura. Ma i rapporti con prossima Quaresima in Firenze, l’avido Merelli erano ormai tesi. e do la mia adesione a che tu Scoperta una trattativa dell’im- ne faccia uso, colla condizio- presario con l’editore Ricordi ne però che tu non permetta per i diritti della “Giovanna la rappresentazione di questo d’Arco”, l’esasperato Verdi rom- “Macbeth” al teatro La Scala. pe con Merelli e, di conseguen- Ho troppi esempi per essere za, con La Scala. Il musicista è persuaso che qui non si sa e furibondo al punto di rifiutare le non si vuole montare come si

Giuseppe Mazzini Piermarini. Come sopra accen- Alla notizia delle Cinque gior- Tu mi parli di musica! Cosa ti passa per in corpo? Tu credi nato seguirono anni di furibon- nate milanesi e dello scoppio che io voglia occuparmi di note, di suoni? Non c’è né ci do lavoro e di continui viaggi. della prima guerra d’indipen- deve essere che una musica grata agli orecchi del Italiani del 55 Il più importante fu sicuramente denza, Giuseppe non perse 1848. La musica del cannone! Io non scriverei una nota per quello fatto nel 1847 a Parigi tempo: il 5 aprile era in città tutto l’oro del mondo: ne avrei un rimorso immenso consumare e Londra. Nella capitale fran- accolto dai suoi vecchi amici della carta da musica, che è sì buona per far cartucce. Bravo cese il musicista ritrovò Giusep- come la contessa Maffei, il li- mio Piave, bravi tutti i veneziani bandite ogni idea municipale, pina con cui decise finalmente brettista Francesco Maria Pia- doniamoci tutti una mano fraterna e l’Italia diventerà ancora la di convivere. Nel passaggio ve - in partenza per il fronte - e prima nazione del mondo! londinese Verdi mise in scena dai suoi tanti ammiratori. Fu un Tu sei guardia nazionale? Mi piace che tu non sia che sol- all’Her Majesty’s Theatre “I ma- passaggio veloce - a fine mag- dato semplice. Che bel soldato! Povero Piave! Come dormi? snadieri”, opera tratta da un gio Verdi, dopo aver acquista- Come mangi? Io pure, se avessi potuto arruolarmi, non vorrei dramma di Schiller e strappa un to una residenza a Busseto, essere che soldato, ma ora non posso essere che tribuno e un importante contratto decennale. era nuovamente a Parigi - ma miserabile tribuno perché non sono eloquente che a sbalzi. Ma, soprattutto, in quei giorni significativo. Bisogna che torni in Francia per impegni e affari. Immaginati che il Maestro incontrò Giuseppe Nella fervida mente del com- oltre la seccatura di dover scrivere due opere, io ho là diversi Mazzini e altri esuli. Una scelta positore aleggiavano svariati denari da esigere, e tanti altri in biglietti di banca da realizzare. di campo chiara e definitiva. progetti d’opere patriottiche e Io ho abbandonato là tutto ma non posso trascurare una som- Rientrato a Parigi si dedicò al un inno (non eccelso) che rega- ma per me forte, e bisognerà la mia presenza per salvarne rifacimento francese de “I Lom- lerà a Mazzini in ottobre. Pur- almeno nella attuale crisi una parte. Del resto succeda quel bardi” che verrà rappresentata troppo in estate la sorte per gli che si vuole io non m’inquieto per questo. Se tu mi vedessi ora come “” all’Operà. italiani volse al peggio e Carlo non mi riconosceresti più. Non ho più quel muso che ti faceva Verdi è ormai una stella interna- Alberto fu costretto a sgombera- spavento! Io sono ebbro di gioia! Immagina che non vi sono zionale, ma dal suo soggiorno re Milano e firmare l’armistizio. più tedeschi! Tu sai la razza di simpatia io aveva per loro! parigino, il bussetano continua- La guerra era perduta, soltanto Addio, addio saluta tutti! va a seguire le vicende italiane. Venezia e Roma continuavano Da Mazzini a Cavour a resistere e combattere. Dal confusione o di aperta anarchia suo rifugio di Passy - nei dintor- dell’effimera repubblica, non 56 ni di Parigi, una residenza di piacquero all’austero artista. Ver- Come molti artisti e intellettuali del suo tempo, anche Verdi campagna scelta con cura dal- di era un patriota ma anche un ebbe in gioventù simpatie mazziniane e repubblicane (si veda la Strepponi - l’artista si lanciò uomo concreto, lucido, pragma- la lettera a Piave) per poi passare tra il 1850 e il ’59 - “il de- nella scrittura della sua opera tico. Il 28 febbraio 1849 lasciò cennio dell’attesa” - a simpatie sempre più spiccate verso il pri- più politica: “La battaglia di Le- Roma per Parigi, abbandonan- mo ministro del regno di Sardegna: Camillo Benso di Cavour. gnano”. Non a caso, Verdi vol- do lungo la strada gran parte Nel settembre del 1859 il compositore - eletto rappresentate le che la Prima fosse al Teatro delle sue illusioni repubblicane e delle province parmensi - incontrò per la prima volta il grande Argentina in Roma ancora libe- mazziniane. D’ora in poi il desti- conte e ne rimase profondamente colpito. ra. Come racconta con mae- no politico del compositore sarà Nel 1861, su richiesta personale di Cavour, Verdi si fece eleg- stria il Mila «nel teatro, infuoca- tutto nel segno di Cavour e della gere deputato per la Destra nel primo Parlamento dell’Italia to come un’arena, l’ultimo atto Destra storica. unita; l’improvvisa morte dello statista lo rattristò profondamen- (quello maggiormente pregno te e raffreddò il suo interesse per la politica. Di corta durata d’amor di patria, ndr) fu repli- 1. Sandrina Bandera, “Hayez e il cli- fu il suo entusiasmo per Garibaldi al tempo dell’epopea del cato seduta stante… alla prima ma culturale milanese”, da “Hayez Mille; già nel 1864 lo considerava “un ingenuo, che ha molto rappresentazione successero nella Milano di Manzoni e Verdi”, perduto nelle opinioni delle oneste persone”, strumentalizzato cose deliranti. Da un palco di AA.VV. Skira, Milano 2011. “da chi pesca nel torbido, col profeta di Genova”, evidente quart’ordine un ufficiale ubria- 2. Massimo Mila, op.cit. allusione a Mazzini. Le illusioni della gioventù erano ormai co rovesciò sul palcoscenico la 3. Giuseppe Barigazzi “La Scala rac- svanite. spada, le spalline, il cappotto e conta”, Hoepli, Milano 2010 le sedie del palco, finché non 4. Simonetta Chiappini, “O Patria fu arrestato. Bandiere e nastri tri- mia”, Le Lettere, Firenze 2013. colori si sprecavano…» (6). Ma 5. Franco Abbiati, “Verdi”, vol. 3°, Ri- l’eccitazione dei rivoluzionari cordi, Milano 1963. romani, il clima di disordine e 6. Massimo Mila, op.cit. 57

Milano, Arco della Pace

IL MITO 60

”, dal volume “In scena: Verdi, Muti, La Scala” di Graziella Vigo, Electa, 2004 L’avventura romana e “La bat- comprese che «svaniti gli entu- taglia di Legnano” segnarono siasmi, le dure tirannie domesti- la conclusione della tumultuosa che riconfermate sulla penisola, 61 fase giovanile verdiana e la fine i drammi di popoli oppressi, gli degli “anni di galera”. L’artista arroventati soggetti patriottici, avvertì e condivise le delusioni sonanti guerra e libertà, oltre del 1848-49 e il ripiegamento ad essere ostacolati dalle cen- degli entusiasmi rivoluzionari sure, renderebbero un suono e, non a caso, lasciò prima falso» (1). Al tempo stesso la Milano, poi Parigi - infastidito fama internazionale del busse- dai tumulti che affossarono la tano si era ormai consolidata; monarchia degli Orleans - per ormai certo della sua primazia, ritirarsi con Giuseppina - scan- Verdi compose nella quiete di dalizzando così i benpensanti Sant’Agata le sue opere mag- locali - prima a Busseto a Palaz- giori: “Rigoletto” - Prima a Vene- zo Orlando e poi nella grande zia nel 1851-, “” - a tenuta di Sant’Agata. Dal suo Roma nel 1853 -, “” confortevole eremo l’antico sim- - a Venezia, con esito dapprima patizzante di Mazzini iniziò a disastroso nel 1853, trionfale guardare con occhio sempre l’anno dopo -, “I Vespri Sicilia- più benevolo il Piemonte sabau- ni” - a Parigi nel ’55 -, “Simon do - “ove si vive meno male in Boccanegra” - a Venezia nel Italia” - e il suo geniale ministro: ’57 -, “Aroldo” - un rifacimen- Camillo Benso di Cavour. to dello “Stifelio”, a Rimini nel Anche la musica cambiò. ’57-, “” - a Con sensibilità d’artista, Verdi Napoli nel 1859 -. Mentre il Maestro assaporava più parte delle competenze civili e peggio condotto - coinvolse acconsentì ad un’edizione stra- ogni dove - malgrado ricorrenti e il controllo diretto della polizia. solo segmenti marginali della ordinaria del “Nabucco”. Furo- 62 noie con la censura austriaca e In questo scenario drammatico, società milanese e si concluse no quattro serate trionfali che borbonica e litigi con gli impre- La Scala e gli altri teatri si svuo- in un terribile fallimento che of- confermarono, una volta di più, sari - successi e riconoscimenti, tarono e le stagioni milanesi fuscò definitivamente la figura l’amore di Milano per lo spigo- Milano viveva uno dei suoi mo- divennero sempre più brevi e del rivoluzionario genovese. loso bussetano e la mai sopita menti più cupi. La rivoluzione meno interessanti. Verdi, sempre Ciò nonostante, la repressione passione patriottica del pubbli- milanese e la prima guerra d’in- adirato con la struttura scalige- austriaca fu durissima: all’indo- co scaligero. dipendenza avevano fissato il ra, concedeva di mala voglia e mani dei fatti Emanuele Muzio, Verdi restava però inamovibile punto di non ritorno tra l’impe- in tempi lunghissimi l’autorizza- unico allievo e grande amico di nel suo sdegno. Le sue visite in ro e la società lombarda. Nel zione per qualche rappresenta- Verdi, scriveva al Maestro lon- città divennero sempre più rare: 1849, gli asburgici vittoriosi zione. Così “” venne tano: “la rivoluzione è finita e vi veniva solo per discutere si arroccarono dietro la legge presentata quattro anni dopo la sono cominciate le esecuzioni d’affari con Ricordi e incontra- marziale e inflissero colpi du- Prima a Napoli, “Rigoletto” due con il capestro e con il piom- re, assieme a Giuseppina, la rissimi ai ceti dirigenti milanesi, anni dopo Venezia, “La Travia- bo; i rigori sono estremi e nes- contessa Clarina Maffei, l’ami- considerati i veri responsabili ta” dopo sei anni, soltanto “Il suno osa parlare e fermarsi per ca e la confidente di sempre. dell’insurrezione. Trovatore” andò in scena nello strada. Le porte della città sono L’argomento Scala era tabù. Francesco Giuseppe, nuovo im- stesso 1853 in cui era stato chiuse e nessuno può entrare e A peggiorare le cose vi fu la peratore d’Austria, confermò il presentato a Roma. uscire”. rappresentazione del controver- Feldmaresciallo Radetzky come Il 6 febbraio 1853 la stagione La Scala riaprì il 12 marzo con so “Simon Boccanegra” il 24 governatore generale, affidan- fu addirittura interrotta in segui- “Il Cid” di , un gennaio 1859, alla vigilia del- dogli pieni poteri. Il vecchio to all’ennesimo tentativo mazzi- lavoro decisamente debole, la seconda guerra d’indipen- soldato non deluse il suo sovra- niano: la cosiddetta “rivolta dei infelice che venne sonoramen- denza. Anzi. Come racconta no, mantenne lo stato d’assedio barabba”. A differenza delle te fischiato. Disperata la dire- Giuseppe Barigazzi, a Milano - rimarrà in vigore sino al primo Cinque Giornate, il conato in- zione chiese aiuto al Ricordi «più che curiosità per l’opera, maggio 1854 - e avocò a se la surrezionale - mal organizzato che, sfidando le ire verdiane, che già due anni prima aveva fatto fiasco a Venezia, c’era volta Giuseppe Verdi ebbe oc- una gran voglia di prendere casione di lamentarsi del tea- pretesto dal nome di Verdi per tro e di un pubblico che aveva 63 inscenare una manifestazio- fischiato in maniera impietosa. ne patriottica. E così avvenne, Quello stesso pubblico che fra le grida ripetute di Viva aveva condannato senza ap- V.E.R.D.I che sottintendevano pello il suo “Giorno di regno”, Viva Vittorio Emanuele Re d’Ita- e la ferita ancora gli bruciava, lia. Quanto all’opera, l’esito come disse nella stessa lettera non fu molto più incoraggiante a Tito Ricordi: “sarà stata certo di quello di Venezia. Colpa di un’opera cattiva”, ma non peg- un clima poco propizio, e di giore di altre che “sono state tol- una “esecuzione talmente scon- lerate e forse anche applaudi- cia in alcune parti da sformare te”. Andrà comunque finire che i più bei concetti e tutte le in- Verdi rimetterà mano al “Simon tenzioni dell’autore”. Il giudizio, Boccanegra”, molti anni più tar- della Gazzetta Musicale di Mi- di, nel 1881, e proprio a La lano, ha riscontro in una lettera Scala nella nuova versione in di Verdi a Tito Ricordi: “il fiasco collaborazione con Arrigo Boi- a Milano doveva essere, ed è to riceverà gli onori riservati alle stato. Un Boccanegra senza sue opere migliori» (2). Boccanegra, tagliate la testa ad un uomo e poi riconoscete- lo, se potete”. Impresario de La Scala a quell’epoca non era più Merelli, ma ancora una

Pel Milite Ignoto, 1921, (cm. 35,5x44) di Lazzaro Pasini (Reggio Emilia 1861ˆ Milano 1949) IL RITORNO A MILANO. LA SCALA 64

Mentre l’Italia faticosamente attendeva. Un appuntamento rappresentazione di “Macbeth”, Prima europea di “Aida”. L’ope- prendeva forma, Verdi conti- obbligato. Diamo allora voce avvenuta nel gennaio 1852, ra gli era stata commissionata nuò a comporre. Raggiunta la a Barigazzi: «Tignoso come che mai avrebbe scritto per un da Ismail Pashà, khedivè (il vi- piena maturità artistica la for- sa esserlo soltanto un contadi- teatro ove si assassinano le ope- cerè) d’Egitto, per i festeggia- ma e lo stile divennero sempre no della Bassa, il compositore re… riportare Verdi alla Scala menti per l’apertura del canale più chiari, limpidi e potenti. In celebre e conteso dai teatri di con una mezza novità e per di di Suez. All’inizio Verdi nicchiò una lettera del 1861 a Ricordi tutto il mondo continuava ad più con l’incarico di sovrinten- ma il khedivè insistette con ar- il bussetano annunciò d’aver essere indignato nei confronti dere all’esecuzione, cosa che gomenti convincenti: un ottimo completato “La forza del desti- della Scala, non perdeva occa- lo avrebbe costretto a rimettere compenso e la minaccia di ri- no”, un melodramma di grande sione per mantenere le distanze piede in teatro, fu già un buon volgersi, in caso di diniego del vigore musicale, in cui si intrec- prese tanti anni prima ma co- successo» (5). Nel dicembre bussetano, a Richard Wagner, ciano elementi tragici e sottili minciava anche a riavvicinarsi, del 1868, ventitré anni dopo la il grande rivale tedesco. L’arti- spunti comici. sollecitato dall’editore Tito Ri- clamorosa rottura, Verdi ritrova- sta emiliano accettò. Per la Prima della sua nuova cordi a rappresentare la nuova va il suo pubblico e la città che Il capolavoro verdiano andò opera Verdi - ormai protagoni- edizione de “La forza del desti- tanto aveva amato in gioventù. in scena, in Prima europea, sta indiscusso della scena inter- no”… Tito si adoperò molto per L’opera andò in scena la sera l’8 febbraio 1872, un mese e nazionale - sceglie San Pietro- riportare Verdi alla Scala, man- del 20 febbraio 1869 con una mezzo dopo la prima rappre- burgo, la capitale della lontana dandogli ambasciate attraverso giovane protagonista d’ecce- sentazione all’Opera del Cairo Russia. Un successo pieno. il figlio Giulio, e mettendo di zione: Teresa Stolz. - a cui il Maestro non parteci- Rientrato in Italia il Maestro si mezzo la commissione teatrale Il secondo e definitivo passo pò, ma Ismail Pashà, entusia- ritirò nuovamente nel suo ere- e il sindaco Belinzaghi. Non nella riappacificazione tra il te- sta, inviò in dono due preziosi mo emiliano ma Milano lo aveva detto Verdi, dopo una atro scaligero e il Maestro fu la mobili intarsiati, oggi esposti a 65

“Macbeth”, dal volume “In scena: Verdi, Muti, La Scala” di Graziella Vigo, Electa, 2004 Teresa Stoltz 66 Teresina Stolzovà, soprano boemo, diventò celebre nella secon- da metà dell’Ottocento con il nome di Teresa Stoltz. Nata il 2 giugno 1834 a Kostelec nad Labem, studiò al Conservatorio di Praga ed esordì a Tiflis nel 1857. Dopo un movimentato soggior- no in Russia, nel 1863 si stabilì in Italia ed l’anno dopo fece il suo debutto a Torino. Bella, brava e determinata, Teresa spezzò molti cuori tra cui quel- lo di Angelo Mariani, il direttore preferito da Verdi. Ma anche il Maestro non restò indifferente. Anzi. La cantante boema divenne la protagonista assoluta delle opere del bussetano; un rapporto privilegiato che incrinò definitivamente il rapporto con Mariani e diede spunto ad innumerevoli pettegolezzi. In ogni caso, la Stoltz fu l’interprete della prima milanese di “Aida” (8 febbraio 1872) e, dopo la morte di Mariani nel 1873, accompagnò Verdi in un lungo tour europeo. L’assidua frequentazione allarmò a tal punto Giuseppina Strep- poni che per almeno due anni raffreddò completamente i suoi rapporti con il coniuge. Infine, come annota Luigi Inzaghi, la mo- glie «decise di accettare l’amicizia della cantante, prevedendo, forse, qualcosa che le sfuggiva, ma che sentiva impellente dentro di sé. E non si sbagliava, perché la Strepponi morì qualche anno prima di Verdi, nel 1897, e chi si prese cura di lui fu proprio la Stoltz. Nel suo testamento, la Strepponi ricordò anche la Stolz, 67

“Un ballo in maschera”, dal volume “In scena: Verdi, Muti, La Scala” di Graziella Vigo, Electa, 2004

Casa Verdi - con Teresa Stolz- della serata è questa: applau- dell’esecuzione e del pubblico esecuzione e d’una mise en ovviamente - Giuseppe Fancelli si vivissimi a quasi tutti i pezzi, non gradì i commenti della criti- scéne insolite!”. e la direzione di Francesco Fac- 32 chiamate al Maestro, delle ca - abbastanza ingenerosi - e Dopo “Aida” Verdi si ripiegò cio. L’accoglienza del pubblico quali otto alla fine dell’opera; l’atteggiamento dei vertici scali- nella vita privata e smise di com- fu magnifica come descrisse, dopo il secondo atto fu presen- geri. “Critiche stupide”, scrisse, porre. Il mondo stava cambian- con una certa enfasi, il redat- tato a Verdi uno scettro d’avorio “ed elogi più stupidi ancora. do velocemente, forse troppo tore della “Gazzetta Musicale ed oro, ornato da pietre prezio- Non un’idea elevata, artistica, velocemente e il Maestro, forse di Milano”: «A quest’ora il tele- se; buona l’esecuzione, buone non uno che abbia voluto rileva- a disagio, preferì osservare e grafo ha portato la lieta novel- le scene, ottima l’orchestra, re i miei intendimenti, spropositi meditare. Ruppe il silenzio sol- la dovunque: il genio musicale splendido il vestiario, pubblico e sciocchezze sempre, e in fon- tanto nel 1874 per scrivere la italiano ha guadagnato un’altra affollato come non si vide mai do a tutto un non so che d’astio- splendida “Messa da Requiem” battaglia, contro quell’occulto l’eguale nonostante i prezzi ele- so come se avessi commesso per , vec- nemico che si chiama il tem- vati delle sedie e dei palchi. un delitto scrivendo e facendo chio amico e suo principale ri- po, “Aida” per voto del pub- Totale: trionfo». eseguire bene “Aida”. Nessuno ferimento intellettuale, deceduto blico cosmopolita della Scala Come al solito Verdi bron- infine, che abbia voluto rilevare l’anno prima. «Il requiem venne è un altro capolavoro. La storia tolò. Sebbene soddisfatto almeno il fatto materiale d’una eseguito nella chiesa di San lasciandole un orologio con brillanti, una catenina d’oro e un Marco il 22 maggio 1874, come uomo, modello di virtù e braccialetto con incisa a parola “souvenir”» (7). primo anniversario della morte di patriottismo»(6). L’uomo era 68 Per più di un secolo si è molto discusso e favoleggiato sul rap- dello scrittore. fatto così. porto tra il Maestro - uomo di rara discrezione - e la soprano Direttore Giuseppe Verdi, solisti Ad allungare e immalinconi- boema. Solo nel 2008 è tornato alla luce, per volontà degli la Stolz, la Waldman, Giusep- re il tempus tacendi verdiano eredi della Stoltz, 234 lettere tutte indirizzate a Teresa da Ver- pe Capponi e Ormondo Maini; concorsero altri fattori. Dopo di, da Giuseppina e dalla figlia adottiva Maria. Con gran il 25 maggio veniva presentato la morte nel 1867 di Antonio delusione dei pettegoli non vi è contenuto nulla di scandaloso al pubblico de la Scala. Date Barezzi, l’amico di una vita, la o piccante ma qualche indizio e tanti giudizi privati e molte storiche, nella storia di Milano terribile malattia di Francesco notizie inedite. e Della Scala. Era stato lo stes- Piave, compagno fedele di tan- Armando Torno, commentando da par suo sul Corriere della so Verdi a proporre al sindaco te avventure artistiche e scorri- Sera (1 dicembre 2008) la notizia, nota l’attenzione per la Belinzaghi di organizzare la bande galanti, e l’esplodere buona cucina: Verdi «in queste missive tratta sovente di cucina: manifestazione celebrativa del della gelosia di Giuseppina descrive mangiate, bevute, l’allungamento del brodo con il primo anniversario della morte. per Teresa, Verdi si ritrovò sem- Chianti, la predilezione per i fagiani e la carne in particolare, L’adesione fu entusiastica, forse pre più solo, amareggiato. Per i suoi godimenti con il marsala (che, tra l’ altro, utilizzava per fin troppo a giudicare dalla ri- di più, orgoglioso com’era, lo regali)». sposta di Verdi: “Non mi si de- ferivano le critiche spietate dei Ma questo aspetto è uno dei tanti. Nelle lettere vi sono giudizi vono ringraziamenti né da lei giovani “scapigliati” milanesi, sui musicisti. Per esempio, il 29 novembre 1900 il Maestro né dalla Giunta, per l’offerta di antiromantici e modernisti. commenta la “Cavalleria Rusticana” di Mascagni: «Forse po- scrivere una messa funebre per Per Giuseppe Rovani, Emilio trebbe far bene, ma è troppo squilibrato e per voler far nuovo l’anniversario di Manzoni. È un Praga, Ugo Tarchetti e Arrigo non bada a far bello... Ma se la gente va a teatro, tutto va impulso o, dirò meglio, un bi- Boito e gli altri “musicisti dell’av- bene». Per Puccini c’è un giudizio positivo, un «Evviva la To- sogno del cuore che mi spinge venire” il compositore bussetano sca!» in un biglietto del 1900. L’11 marzo 1888 è la volta ad onorare, per quanto posso, era ormai un uomo del passa- di Wagner e del suo Lohengrin: «Lieto del successo che non questo Grande che ho tanto sti- to, simbolo di un’Italia vecchia poteva essere maggiore di quello che fu stante la deficienza mato come scrittore e venerato e di un’arte superata. Boito in d’ esecuzione delle due parti» (è, quasi certamente, un riferimento imparato che la gratitudine è un sentimento di convenzione e che a direzione e cantanti). nel cuore non esiste?”. I frammenti che possono far credere a un Seguendo Torno, «per quanto riguarda la politica, il maestro non rapporto con la Stolz abbondano. Non mancano inviti a Sant’ 69 perdeva occasione per esprimersi. Tra i molti, basti questo com- Agata, alle terme di Tabiano e di Montecatini, regali, indicazioni mento del 5 giugno 1900, con la sinistra avanzante: “Avete sentito di orari ferroviari. E frasi come le seguenti: “Non andare in sta- delle elezioni? E l’ avvenire quale e cosa sarà? Non bello!”. zione... così nessuno saprà nulla” (10 febbraio 1894); “Saremo Inoltre il suo atteggiamento da orso con parenti e conoscenti è con- soli! Non inviterò per quel primo giorno né Giulio né Boito!” (3 fermato. Il 19 novembre 1895, alla notizia della morte di una certa gennaio 1898, la Strepponi è già morta); “Non voglio che Boito Maddalena (quasi sicuramente la figlia di Barezzi), che possedeva né altri che verranno da me sapranno delle vostre brutte cose. Se sue composizioni giovanili, scrive: “Roba che vorrei si distruggesse. si dovessero divulgare e fare pettegolezzi... non mi vedono più Voglio vegliare su questa musica perché gli eredi che brutta raz- in questi luoghi” (10 agosto 1898); “Per avere distrazioni biso- za!”. Inoltre il 5 agosto 1898, dopo la morte di Giuseppina lascia gna scrivere delle opere o essere innamorati” (3 maggio 1900); le seguenti parole a se stesso: “Imbecille, vecchio imbecille, tu che “Ore deliziose ma troppo brevi... chissà quando torneranno” (12 hai meditato tanto sulle cose e sulle ragioni umane non hai ancora giugno 1900).

particolare, attaccò con foga dalla cerchia del vecchio e del questo sta bene così. Questi la stella che m’indichi ove sia tutta giovanile - non a caso ave- cretino” offese profondamente così detti apostoli dell’avveni- nato il Messia, ond’io, come va preferito combattere nelle fila Verdi. In una lettera all’amico re sono iniziatori d’una cosa i re Magi, possa andare ad dei garibaldini e non in quelle Piave del 21 maggio 1865, Il grande sublime. Era necessa- adorarlo!”. del Regio Esercito - il composi- Maestro liquidò i suoi contesta- rio lavar l’altare imbrattato dai tore; un suo pubblico brindisi tori con ironia:” Non ti spaven- porci del passato. Ci vuole mu- “alla salute dell’arte perché tare per questa Babilonia della sica pura, vergine, santa sferi- la scappi fuori un momentino “musica dell’avvenire”. Anche ca! Io guardo molto e aspetto UN GRANDE, LUMINOSO TRAMONTO 70

Talvolta, attraverso percorsi im- Milan. L’incontro, contro ogni lavorazione sul “moro di Vene- Milano, 5 febbraio 1887. Da- previsti, le persone cambiano. aspettativa, riuscì. Tre giorni zia”, uno sforzo indubbiamente vanti ad un pubblico trepidante In meglio. Fu il caso di Arrigo dopo Boito ritornò con un’idea pesante per l’ormai anziano - nonostante i prezzi esorbitanti Boito, l’antico dileggiatore di di libretto. Erano i primi appunti musicista, la “strana coppia” ri- platea, palchi e loggione era- Verdi. Nel luglio 1879, grazie dell’”Otello”. Dopo sedici lun- elaborò il Simon Boccanegra”, no pieni sino all’inverosimile - il all’intervento di Tito Ricordi, ghissimi anni di silenzio, Verdi presentato, nell’entusiasmo di sipario si alzò nella sala del l’ormai pentito “scapigliato” fu tornava a comporre un’opera. critica e pubblico, a La Scala Piermarini. Più di quattromila finalmente ammesso alla pre- L’inatteso sodalizio con il gio- nel 1881. L’entusiasmo di Boi- persone applaudirono freneti- senza del Maestro nella famo- vane librettista - di 31 anni più to aveva risvegliato il “gran camente il ritorno del Maestro e sa suite del Grand Hotel de giovane - fu fecondo; durante dormiente”. il suo “Otello”. Al termine della

“Otello”, dal volume “In scena: Verdi, Muti, La Scala” di Graziella Vigo, Electa, 2004 rappresentazione, il Maestro si preoccupata per la sua salute - presentò sul palco assieme ai cedette alle insistenze di Arrigo. cantanti, Arrigo Boito e il ma- Il 10 luglio 1889, da Monte- 71 estro Faccio: al suo apparire lo catini dov’era per la cura delle accolse un’ovazione intermina- acque assieme alla moglie e Te- bile, assordante, commovente. resa, finalmente amiche, diede Una curiosità. In quella mitica - in una lettera che svela meglio serata il secondo violoncello d’ogni documento il solido rap- dell’orchestra era un giovane porto di complicità e d’amore promettente quanto indisciplina- tra i due anziani coniugi - al suo to: si chiamava . librettista l’assenso. Verdi si ritenne finalmente soddi- “Amen e così sia. Facciamo sfatto: “Otello” poteva esse- re il dunque “Falstaff”! Non pensia- degno sigillo della sua carriera. mo agli ostacoli, all’età, alle Ma Boito non era di quest’av- malattie! Desidero anch’io di viso. Per nulla. Presto iniziò a conservare il più profondo “se- proporre all’ombroso emiliano greto”: parola che sottosegno un nuovo, grande sforzo: il “Fal- anch’io tre volte per dirvi che staff”. Verdi, sempre pessimista, niussuno deve sapere nulla… nicchiò; in una lettera a Boito Peppina (la Strepponi, n.d.a) lo scrisse “voi, nel tracciare il Fal- sapeva, credo, prima di noi… staff, avete mai pensato alla Non dubitate: essa conserverà cifra enorme dei miei anni?”. il segreto. Quando le donne Ma il libretto gli piaceva, lo hanno questa qualità, l’hanno intrigava. Alla fine - nonostante in grado maggiore di noi”. le forti resistenze della moglie Agli inizi del 1890 il libretto era

Verdi al pianoforte, Domenica del Corriere, dal catalogo mostra Giuseppe Verdi, Colorno, 1985 terminato ma, dopo un primo dovette affacciarsi ripetutamen- slancio, l’interesse di Verdi si te al balcone per salutare il suo La casa editrice Ricordi 72 affievolì. “Il gran vegliardo” era pubblico, i milanesi. stanco e attorno a sé, funerale Dopo il trionfo Arrigo Boito pre- Nell’Ottocento il panorama musicale milanese fu animato dalla dopo funerale, vedeva scompa- sentò al Maestro nuovi progetti fiera rivalità tra le case musicali Ricordi e Lucca, che produce- rire gli amici di sempre - Clara ispirati alle opere di Shakespe- vano copie manoscritte di melodrammi (partitura e parti) per il e , Franco Fac- are, ma questa volta il busseta- noleggio ai teatri ed edizioni di musica vocale e strumentale cio, Tito Ricordi, Emanuele Mu- no fu irremovibile. Basta ope- per il pubblico. Un affare per l’epoca notevole quanto lucroso. zio - e aprirsi il vuoto. Eppure, re. Negli anni seguenti scrisse Un’inimicizia profonda divideva i due editori e uno dei prin- anche grazie alle insistenze di i “Quattro pezzi sacri” ma la cipali momenti di frizione fu proprio Verdi. Il Maestro ne fece Boito e Giulio Ricordi, il Mae- morte dell’amata Giuseppina, personalmente le spese quando i due editori, compartecipi dei stro terminò il lavoro e “Falstaff” il 14 novembre 1897, lo scon- diritti del “Nabucco”, si disputarono i ricavati e bloccarono venne messo in cartellone il 9 volse e lo affranse. Gli ultimi le rappresentazioni dell’opera in tutt’Italia per l’intero 1843. Il febbraio 1893. anni della sua lunga esistenza bussetano non dimenticò mai quell’affronto (e il relativo danno Alla Prima - presenti in platea Pie- Verdi gli dedicò quasi esclusiva- economico) e chiuse ogni rapporto con i Lucca. Solo qualche tro Mascagni, Giacomo Puccini, mente al completamento della anno più tardi, impietosito dalle suppliche della signora Lucca, Giuseppe Giacosa e Giosuè Casa di Riposo per Musicisti, la Verdi concederà loro, a caro prezzo, i diritti su tre opere minori. Carducci - il successo fu tale sua “opera più bella”. Dal “Nabucco” in poi, l’artista mantenne rapporti soltanto che si verificarono fenomeni Il 27 gennaio 1901 Giuseppe con i Ricordi. Con il fondatore, l’esoso Giovanni, non man- d’isterismo popolare: venti mi- Verdi morì nell’appartamento carono liti e crisi mentre con il figlio Tito s’instaurò un rap- nuti d’applausi alla fine, due del Grand Hotel. In quelle ore porto di collaborazione e di stima (anche se non mancarono bis, sette chiamate finali a Verdi d’agonia i milanesi coprirono discussioni su compensi e allestimenti). Il burbero musicista e all’uscita de La Scala la folla l’intera via Manzoni di fieno ebbe finalmente un rapporto amichevole e sincero soltanto impazzita staccò i cavalli dalla per attutire il rumore del traffi- con Giulio, dal 1888 direttore della Casa - che nel frattem- carrozza e la tirò sino al Grand co. Accanto al Maestro moren- po aveva assorbito i Lucca. Come scrive Eduardo Rescigno Hotel. Arrivati all’albergo, Verdi te si ritrovano la figlia adottiva nel “Dizionario Verdiano” (Bur, Milano 2001) Giulio «colto, Maria, Teresa Stolz, Giulio Ri- salme dei Verdi vennero porta- cordi, Arrigo Boito e Giuseppe te, con una solenne cerimonia, Giacosa. Come da sue volon- alla Casa. Una folla immensa 73 tà, il funerale fu semplicissimo, accompagnò il Maestro e Giu- di “seconda classe”, senza fio- seppina sino alla loro ultima ri, né musica. Così, alle sei del dimora. Davanti al Monumen- mattino, il feretro del composi- tale, Arturo Toscanini diresse tore attraversò la città, accom- ottocento musicisti, orchestrali e pagnato da un solo sacerdote cantanti che salutarono Giusep- e trainato da un solo cavallo, pe Verdi con il “Va pensiero”. dalla chiesa di San Francesco di Paola sino al Monumentale, dove fu sepolto provvisoriamen- te accanto a Giuseppina. Tutta la città si fermò per salutare si- 1. M. Mila “La Giovinezza di Verdi”, Giulio Ricordi lenziosamente il grande uomo. Eri, Torino, 1974 All’indomani della rigorosa ce- 2. G. Barigazzi “La Scala Racconta”, intelligente, attento alle nuove tendenze del teatro musicale, rimonia Teresa, da donna de- Hoepli, Milano, 2010 riuscì con molta diplomazia, e non senza qualche passo falso terminata quale era, decise di 3. 3G. Barigazzi, op.cit a gestire i rapporti con il maggior compositore della Casa affrettare i lavori per la cripta 4. G. Gavazzeni, “Diari di esempi”, editrice, riuscendo a stimolarlo nelle ultime imprese creative, all’interno della Casa di Ripo- Edizioni della Meridiana, Milano in particolare il rifacimento del “Simon Boccanegra”, e le ul- so. Senza badare a spese, la 1954. time opere». Tra il giovane editore e l’anziano musicista si Stolz riuscì in tempi brevissimi 5. G. Barigazzi, op. cit saldò un legame forte che prescindeva dai dati professionali e a rendere agibile lo spazio e 6. G. Barigazzi, op. cit commerciali. Nella notte del 27 gennaio 1901, ad assistere ad organizzare la traslazione 7. L. Inzaghi “Giuseppe Verdi e Mila- all’agonia del grande vecchio, vi era anche Giulio. In lacrime. delle salme. Il 27 febbraio le no”, Meravigli, Milano 2013 Milano, Piazza Duomo, Monumento a Vittorio Emanuele II VERDI A MILANO 76

Milano, Casa di Riposo per Musicisti LA CASA DI RIPOSO GIUSEPPE VERDI 77

“La mia opera più bella”. Così una vera e propria Casa - non porta Vittoria ma porta Garibal- completamento del “Falstaff”, il Maestro definì il grande com- un ricovero o un ospizio, termini di. Come altre volte, potendo Verdi seguì con attenzione, per- plesso che si erge da più di un e concetti assolutamente respinti disporre di qualche somma, ho sino con minuzia, il progetto e secolo su piazza Buonarroti: la dall’artista - per i colleghi meno acquistato titoli di rendita. Così il procedere dei lavori. Dal fitto Casa di riposo per musicisti, fortunati. Al tempo, infatti, non ora, offertami l’occasione, ho carteggio con Boito scopria- fatta costruire appositamente esistevano pensioni e sovven- comprato questo terreno ma mo che sin dall’inizio rifiutò la “per accogliere vecchi artisti di zioni ed un artista, terminata senza idea fissa di quello che definizione di ricovero: “non si canto non favoriti dalla fortuna la carriera, si trovava spesso in ne farò o ne potrò fare. È de- dovrà parlare di ricoverati ma o che non possedettero da gio- condizioni precarie se non ad- naro impegnato, bene o male, di ospiti, i miei ospiti”. Boccia vani la virtù del risparmio. Pove- dirittura disperate. Da qui l’idea ma senza progetto”. anche l’idea delle camerate ri e cari compagni di una vita”. di una struttura moderna e de- In realtà, il Maestro aveva le “voglio stanze separate per due Nel 1889 Verdi, da sempre corosa che permettesse agli idee chiarissime sul da farsi e persone non singole, in modo attento alle questioni sociali e anziani musicisti una vecchiaia pochi mesi dopo, nel gennaio che all’occorrenza l’una possa civili - l’anno prima aveva inau- serena e protetta: una novità as- 1890, venne a Milano con aiutare l’altra. È un’idea che co- gurato, finanziandolo personal- soluta per il tempo. Giuseppina per incontrare l’ar- sta me le economie vanno fatte mente, l’ospedale di Villanova Nell’ottobre del 1889 il com- chitetto Camillo Boito - fratello per le cose minori”. d’Arda - decise di dedicare gran positore scrisse all’editore Giu- d’Arrigo - e i fratelli Noseda, Come sottolinea Daniela Rossi parte delle sue energie e dei lio Ricordi “ho acquistato tre- impresari dei lavori. nella bella monografia dedica- suoi averi nella realizzazione di mila metri di terreno. Non fuori Nonostante l’impegno per il ta alla Casa, «Il 16 dicembre 78

La spinetta di Verdi. Foto di Diego Rinaldi, per gentile concessione della Casa di Riposo per Musicisti - Fondazione Giuseppe Verdi, Milano

1899 Giuseppe Verdi istituisce Pelloux. Lo statuto prevede, per i Camillo Boito, il senatore Gae- ogni progresso con meticolosità l’Opera Pia Casa di Riposo per primi dieci anni, un massimo di tano Negri (ex sindaco di Mi- e facendo fronte alle spese. “Il Musicisti e le dona il fabbricato 100 ricoverati nella percentuale lano), l’editore Giulio Ricordi, giorno in cui tutto sarà finito sarà di piazza Buonarroti. Quindi- di 60 e 40 tra uomini e donne. l’avvocato Enrico Seletti. Al com- il più bel giorno della mia vita, ci giorni dopo, il 31 dicembre Per la formazione del consiglio pimento dei lavori, nel 1899, gli affari mi sono insopportabili” 1899, L’Opera Pia viene eretta d’amministrazione vengono indi- Giuseppe Verdi ha 86 anni e da aveva scritto»(1). Nel maggio Ente Morale, per Regio Decreto cate sette persone di fiducia del due anni e mezzo visita assidua- del 1900, Verdi perfezionò firmato da re Umberto e da Luigi Maestro, tra le quali l’architetto mente il cantiere, controllando il suo testamento nominando erede universale la figlia adotti- Onorato Pasini, organista. Da della parrucchiera, la sartoria, Marcello, Giovanni Battista Per- va Maria e lasciando alla Casa allora gli ospiti sono stati più di spazi per l’esercizio fisico e la- golesi, Domenico Cimarosa, i diritti d’autore - nel 1882 Verdi mille e da un quindicennio la boratori che permettono di stimo- Gioacchino Rossini. 79 fu uno dei fondatori della SIAE, Casa accoglie anche sedici gio- lare e diversificare l’espressione L’edificio conserva numerosi ri- la Società Italiana Autori e Edi- vani studenti, d’ambo i sessi, del della creatività: la redazione del cordi verdiani, alcuni provenienti tori - delle sue opere. Ma non Conservatorio, dell’Accademia giornale di Casa Verdi, l’arte dei dall’appartamento di Genova solo: preoccupato per le sorti della Scala e della Fondazione fiori, l’atelier di pittura» (2). Dalla come la “sala turca”, ricostruzio- dell’iniziativa decise di destina- Milano. Una scelta questa perfet- fine degli anni Novanta è, inol- ne perfetta del salotto orientale re al mantenimento della struttura tamente in linea con la filosofia tre, attiva una Residenza Sanita- - dono del kedivè d’Egitto per i ricavati di alcune sue proprietà. verdiana che vedeva la Casa ria Assistita, che segue con atten- il successo de l’“Aida” -, la sala Per volontà del Maestro, la Casa come un luogo vivo e aperto, zione gli artisti bisognosi di cure da pranzo, il pianoforte a coda fu aperta solo dopo la sua mor- uno spazio intergenerazionale mediche. Cuore della Casa - ov- Erard. Nelle credenze e negli te. Il 10 ottobre 1902, giorno dedicato alla musica e all’arte. viamente - è la splendida Sala espositori sono conservate le del suo compleanno, i primi Come ricorda Daniela Rossi, a dei Concerti impreziosita da ric- onorificenze, il cilindro, la marsi- nove ospiti entrarono nel grande Casa Verdi «i residenti hanno le chissimi decori e da otto grandi na del compositore e il calco in edificio, quattro donne e cinque chiavi, dispongono degli spa- medaglioni con ritratti di altrettan- gesso della mano e la maschera uomini: Lauretta Romani, artista zi privati come preferiscono, ti musicisti italiani. Vale la pena mortuaria. Emozionante la vista e maestra di canto, Giuseppe ognuno può portare con sè le d’osservarli con attenzione, poi- della spinetta cinquecentesca re- Fossati, corista comprimario e proprie cose, arredare le stan- ché li scelse personalmente Verdi galata a Giuseppe Verdi bambi- direttore di scena, Virginia Poz- ze con ciò che gli è più caro. e offrono un’idea precisa delle no dai suoi genitori. Sui quei tasti zi, artista di canto, Luigi Gio- Le camere sono dotate anche di preferenze musicali del Maestro. tutto ebbe inizio. vannini, professore nelle bande quelle comodità e strumenti che In ordine cronologico vegliano municipali, Angela Repossi, ar- il Maestro non poteva immagi- sulla Casa Giovanni Pierluigi 1. Daniela Rossi “Sull’ali dorate Giu- tista di canto, Giuseppina Jotti, nare: televisione, internet, aria da Palestrina, Claudio Monte- seppe Verdi e Casa Verdi”, Casa artista di canto, Giacomo Viet- condizionata. verdi, Girolamo Frescobaldi, di Riposo G. Verdi, Milano 2013 ti, artista di canto e organista, Vi sono sale comuni, il salone Alessandro Scarlatti, Benedetto 2. Daniela Rossi, op. cit. LA CRIPTA 80

All’interno del giardino della quest’immagine, un’iscrizione Casa è stata ricavata la cripta riporta il verso di D’Annunzio mortuaria dove riposano Giu- dedicato al grande bussetano: seppe Verdi e la moglie Giu- “pianse e amò per tutti”. seppina. L’ambiente, fortemente Per contro, le due tombe, rea- suggestivo, è decorato a mo- lizzate da Lomazzi, sono sobrie saico su disegni di Ludovico Po- ed austere e riflettono piena- gliaghi. La sontuosa sistemazio- mente il carattere del Maestro. ne fu frutto della determinazione Alla parete sono appoggiate e devozione di Teresa Stolz che due corone che ricordano la dedicò gli ultimi anni della sua visita di Vittorio Emanuele III l’8 esistenza (e una somma deci- ottobre 1901. Su suggerimento samente importante) alla siste- della regina Margherita venne mazione e all’abbellimento del successivamente aggiunta una tempio funerario. Al centro del targa in ricordo della prima grande mosaico la Stolz volle moglie del Maestro, Margheri- due figure di geni che levano ta Barezzi e dei suoi due figli: alta una corona ornata da bac- “Dolce consorte a lui vicina nel- che d’oro e un medaglione con le prime lotte della vita, lo fece il ritratto di Verdi fuso in bron- padre di Igino e Virginia, desi- zo da Giovanni Lomazzi. Sotto derati e pianti ancora piccoli”.

Foto di Diego Rinaldi, per gentile concessione della Casa di Riposo per Musicisti - Fondazione Giuseppe Verdi, Milano IL MONUMENTO

Al centro di piazza Buonarroti Con maestria, Butti raffigurò il si staglia dal 10 ottobre 1913, Maestro in modo non retorico, primo centenario della nascita, quasi familiare; il basamento è la statua dedicata a Giuseppe rivestito da quattro rilievi in sti- Verdi. le liberty ispirati all’opera ver- L’opera è dello scultore Enrico diana: la melodia, la tragedia Butti e fu voluta dall’Ordine dei dell’odio e del bene, la pace, Giornalisti. il poema dell’amor patrio.

Milano, Piazza Buonarroti, Giuseppe Verdi, Monumento davanti alla Casa di Riposo per Musicisti 82

Milano, Conservatorio Giuseppe Verdi IL CONSERVATORIO 83

Sebbene Giuseppe Verdi non uno dei gioielli dell’architettura o l’attivazione dei primi corsi a livello internazionale. Anche vi fu ammesso, dal 1901 il barocca, la Chiesa di S. Ma- di Musicologia (1965) hanno per le materie letterarie sono Conservatorio di Milano è a ria della Passione, la pensione rafforzato questa Istituzione rimasti storici gli insegnamenti, lui intitolato. Un omaggio che completa per gli interni e a pa- rendendola una delle più im- ad esempio, di Salvatore Qua- non sarebbe dispiaciuto di cer- gamento per gli esterni. portanti al mondo per lo studio simodo e Fernanda Pivano. to al Maestro. L’inaugurazione effettiva av- della musica. Oggi, allo scadere dei primi Oggi la prestigiosa struttura è venne il 3 settembre dell’anno Da non dimenticare l’attiva- due secoli della sua straordi- parte del sistema universitario dopo, con l’emanazione del zione del Corso di Composi- naria attività, il Conservatorio di Alta Formazione Artistica e 1° Regolamento degli Studi da zione Elettronica (1969), tra milanese - facente parte del Musicale che fa capo al Mi- parte del Vicerè Eugène de Be- le prime in Europa. Lunga è grande Polo delle Arti di Mila- nistero dell’Università e della auharnais che permise ai primi la lista degli insigni musicisti no - continua la sua tradizione Ricerca, cui afferiscono le Isti- 18 convittori, tra maschi e fem- che qui hanno studiato, da G. rinnovando incessantemente i tuzioni preposte alla formazio- mine, di studiarvi liberamente. Bottesini a A. Catalani, da A. piani di studio ed elaborando ne alle arti, alla musica e allo Da allora le sue vicende sto- Ponchielli a G. Puccini, e nella percorsi di formazione e pro- spettacolo. riche, come l’aggiunta della seconda metà del Novecento duzione artistica in risponden- Come sottolinea Massimo Ve- grande biblioteca, che assunse non c’è stato grande autore ita- za alle più moderne esigenze nuti nella presentazione on line nel 1816 la funzione di Archi- liano che non abbia insegnato di tipo tecnico e teorico. del Conservatorio, “fu istituito vio Musicale della Lombardia, o lavorato tra le sue storiche La Biblioteca del Conserva- con Regio Decreto napoleo- la fondazione del Liceo Musi- mura, tanto da avere dato vita torio, una delle più ricche e nico nel 1807, prevedendo cale nel 1850, del Museo de- a una vera “scuola milanese” importanti d’Europa, conser- nella struttura sita nei chiostri di gli Strumenti musicali (1898), di Composizione riconosciuta va un’imponente collezione 84

Milano, Conservatorio Giuseppe Verdi

verdiana. Ad esempio, vi sono manoscritte complete di opere otto-novecenteschi dedicati alla “Falstaff”: le ultime bozze di le “editio princeps” di ciascu- teatrali redatte dai copisti Ri- fortuna critica dell’opera di Ver- stampa con annotazioni auto- na opera e delle edizioni suc- cordi per le rappresentazioni di, nonché un’aggiornata lette- grafe, bozze che l’artista tenne cesive pubblicate da Ricordi e scaligere. E poi, numerose let- ratura musicologica sulla vita e sulle ginocchia, apponendovi dalle case editrici storiche mi- tere del Maestro, cimeli, qua- sulle sue opere. Da segnalare le ultime modifiche, durante le lanesi e lombarde sino ai gior- dri e fotografie. anche un rarissimo documento, prove finali d’orchestra a La ni nostri, ulteriori rare edizioni Nella Biblioteca sono, inoltre, rivelatore delle fasi conclusive Scala nel 1893. italiane e straniere, partiture conservati riviste e giornali del processo compositivo del IL MUSEO TEATRALE ALLA SCALA 85

Nonostante i noti dissapori i documenti conservati al Mu- ammirare i suoi ritratti firmati da menù dell’ultimo pranzo del con l’impresario Mercalli e un seo di largo Ghiringhelli. Achille Scalese, Boldini, Torria- Maestro e uno “scherzo poeti- lungo periodo di lontananza, il Negli spazi dell’esposizione ni, Vendone, Hoehenstein. co” in dialetto milanese verga- teatro scaligero rimane uno dei scaligera non vi è più la spi- Non mancano le curiosità: ac- to dopo la Prima dell’”Otello” luoghi centrali dell’esperienza netta dell’infanzia bussetana canto a trecento lettere verdia- del 1883. verdiana. Lo ricordano, una del Maestro - da tempo tornata ne, alle medaglie e ai busti, volta di più, le testimonianze e a Casa Verdi - ma si possono il Museo conserva copia del

Il progetto della Provincia vero e proprio museo Verdiano a Milano - tramite la creazione di un apposito percorso. Al tempo stesso è previsto il recupero e l’orga- per il Conservatorio nizzazione di spazi adeguati per gli archivi e la messa in sicurezza, In occasione del Bicentenario Verdiano, la Provincia di Milano si è il restauro, la catalogazione scientifica e la digitalizzazione dei do- fatta carico di un importante piano per la ristrutturazione della Biblio- cumenti Verdiani conservati dall’Istituzione. Relativamente all’allesti- teca del Conservatorio. Il progetto, già in corso di realizzazione, mento di una mostra permanente, è allo studio una collaborazione prevede una serie d’interventi mirati, tra cui la creazione di un’espo- con il Museo della Stampa di Lodi, ove sono conservati rari torchi e sizione permanente di documenti e cimeli dell’artista - insomma, un macchinari ottocenteschi per la stampa musicale. 86

L’ARCHIVIO RICORDI ALLA BIBLIOTECA BRAIDENSE

L’Archivio Ricordi alla Biblioteca autografe, circa 15mila lettere piante sceniche, il fondo foto- (ricostruendo i rapporti che in- Braidense costituisce una delle di musicisti e librettisti, oltre die- grafico e quello epistolare oltre tercorrevano fra editore e ar- più importanti raccolte musicali cimila bozzetti e figurini, più di ad una ricchissima documenta- tista, fosse musicista, poeta o private del mondo. L’importante 9000 libretti, 4000 foto d’epo- zione che permette di ricostruire grafico), e al mondo del teatro patrimonio si andò formando ca, manifesti liberty firmati dai la genesi dei loro capolavori. (dall’impresario, ai cantanti, ai nel lontano 1808 quando Gio- grandi maestri della grafica. In La riproduzione di tutta la sezio- direttori d’orchestra). La colle- vanni Ricordi fondò l’omonima particolare, l’Archivio Ricordi ne iconografica dell’Archivio re- zione permette di ripercorrere società e iniziò a raccogliere e conserva gli originali di 23 del- lativa alle opere di Verdi e Pucci- la vita umana e professionale catalogare ogni sorta di docu- le 28 opere scritte da Giuseppe ni dà la possibilità di conoscere dei compositori, partendo dal- menti riguardanti il suo lavoro: Verdi, tutte le opere di Giacomo un patrimonio che non è solo le loro primissime opere, ad manoscritti autografi, lettere, Puccini (con la sola eccezione di legato all’ambiente strettamente esempio “Oberto Conte di San bozzetti, manifesti, libretti, lette- “Rondine”), nonché il ricchissimo musicale, ma si estende a quel- Bonifacio” di Verdi e “Le Villi” re e, persino, note contabili. At- patrimonio iconografico lega- lo pittorico, scenografico, e del- di Puccini, fino ad arrivare ai tualmente l’archivio comprende to alle prime rappresentazioni, le arti minori (come ad esempio loro ultimi capolavori: il verdia- 3593 partiture dal Settecento al composto da bozzetti scenici, la storia del costume, i gioielli, no “Falstaff” e la “Turandot” di primo Novecento di cui 2246 figurini dei costumi, schizzi e i diversi manufatti), aziendale Puccini. IL GRAND HOTEL ET DE MILAN

Negli ultimi ventisette anni del- Giuseppe Spatz, amante della accompagnato dalla Streppo- la sua vita, il Maestro scelse musica e ammiratore incondi- ni e da Boito e Ricordi, si con- per i suoi lunghi soggiorni mi- zionato del Maestro, si prodi- cedeva una passeggiata nel lanesi l’Albergo Milano, oggi gò in ogni modo per acconten- centro cittadino. Grand Hotel et de Milan, in tare e favorire l’illustre ospite: Poi rientrava e cenava in ca- via Manzoni (allora Corsia del solo a lui era concesso suona- mera, vicino al caminetto, ed Giardino). Qui il compositore re il pianoforte ad ogni ora del era un buongustaio: sette por- compose gran parte delle sue giorno e della notte… tate, a rileggere solo il menù ultimi lavori e seguì la costru- Dal 1872 Verdi alloggiò quasi ordinato cinque giorni prima zione della Casa di Riposo. sempre nell’appartamento nu- del colpo apoplettico. La sera Una scelta oculata: al tempo mero 105, un ambiente molto scendeva per lo scopone e, si il centralissimo albergo mene- luminoso e comodo al primo narra, non disdegnava di ba- ghino, dotato di telegrafo e piano, composto da un salone rare. Debolezze di un genio… telefono e servito da uno dei e tre stanze e qui, alle 2.50 Fortunatamente i successori di primi ascensori idraulici Stie- del 27 gennaio 1901, morì. Spatz - compresi gli attuali tito- gler (tutt’ora funzionante), era Le cronache raccontano che, lari - hanno conservato gelosa- considerato un luogo avveniri- dopo aver lavorato dal pri- mente gli arredi originali della stico, quasi futuribile. mo mattino al tardo pomerig- suite 105, una piccola isola di Per di più il proprietario gio, verso le cinque, Verdi, storia e arte.

Immagine del Grand Hotel Et De Milan di inizio secolo La melodìa suprema della Patria in un immenso coro di popoli salì verso il defunto. Gabriele D’Annunzio, Infinita, dal Brènnero al Peloro e dal Cìmino al Catria, 88 per la morte accompagnò nei cieli il figlio assunto. di Giuseppe Verdi E colui, che congiunto in terra avea con la virtù de’ suoni tutti gli spirti per la santa guerra, pur li congiunse in terra col suo silenzio funerale e proni li fece innanzi ai troni ed ai vetusti altari Gabriele D’Annunzio ove l’Italia fu regina e iddia. Canzon, per i tre mari vola dal cuor che spera e non oblìa! Si chinaron su lui tre vaste fronti Come la nube, quando è spento il Sole E «Ti sovvenga!» sia la tua parola. terribili, col pondo dietro le opache cime, Vegliato fu da’ suoi degli eterni pensieri e del dolore: di fulgore durabile s’arrossa: fratelli antichi il creator che dorme. Dante Alighieri che sorresse il mondo contro all’ombre notturne arde sublime E simile alle fronti degli eroi in suo pugno ed i fonti la titanica mole era la fronte, sola dell’universa vita ebbe in suo cuore; e la notte non ha contro a lei possa: e pura come giogo alpestro, enorme. Leonardo, signore così dalle affrante ossa E profonde eran l’orme di verità, re dei dominii oscuri, l’anima alzata contrastò la Morte, impresse dal suo piè nella materna fissa pupilla a’ rai de’ Soli ignoti; avverso il buio perdurò splendente. zolla, profonde al pari delle antiche; il ferreo Buonarroti Dinanzi alla veggente e l’alte sue fatiche che animò del suo gran disdegno in duri tutte aperte rimasero le porte erano intese ad una gioia eterna; massi gli imperituri del Mistero, e la sorte e come l’onda alterna figli, i ribelli eroi umana fu sospesa dei mari fu il suo canto silenziosi onde il Destino è vinto. su l’alte soglie ove la Forza trema. intorno al mondo, per le genti umane. Vegliato fu da’ suoi Sul rombo, nell’attesa, E noi, nell’ardor santo, fratelli antichi il creatore estinto. allor sonò la melodìa suprema. ci nutrimmo di lui come del pane. Ci nutrimmo di lui come dell’aria E Leonardo: «Innanzi ebb’io la nuda Nella notte così gli eterni spirti libera ed infinita faccia del Mondo immensa, riconobbero il Grande cui dà la terra tutti i suoi sapori. come quella dell’Uom che a dentro incisi. cui sceso era pe’ tempi il lor retaggio. La bellezza e la forza di sua vita, Creai la luce in Cristo su la mensa Il titano giacea senza ghirlande, che parve solitaria, e creai l’ombra in Giuda. senza lauri né mirti, furon come su noi cieli canori. Dell’Infinito feci i miei sorrisi. sol coronato del suo crin selvaggio. 89 Egli trasse i suoi cori Poi, nel vespro, m’assisi E, come il primo raggio dall’imo gorgo dell’ansante folla. calmo alla sommità della saggezza dell’alba fu, la maggior voce disse: Diede una voce alle speranze e ai lutti. ed ascoltai la musica solenne. «O patria, degna di trionfal fama!». Pianse ed amò per tutti. Per quali vie convenne E parve che una brama Fu come l’aura, fu come la polla. meco quest’aspra forza a tale altezza? di rinnovanza dalla terra escisse, Ma, nato dalla zolla, Come questa vecchiezza e che le zolle scisse dalla madre dei buoi semplice e sola attinse dai vomeri altro seme forti e dell’ampie querci e del frumento, il culmine ove regna il mio pensiero? chiedessero a novel seminatore, nel bronzo degli eroi Fratello m’è chi vinse e che l’onte supreme foggiò sé stesso il creatore spento. il suo fato e tentò novo sentiero». vendicasse la forza del dolore.

E disse l’Alighieri in tra gli eguali E il Buonarroti disse: «Io prima oscuro, Canzon, per i tre mari nella funebre notte: per opra più perfetta vola dal cuor che spera oltre il destino, «O gloria dei Latin’, come tramonti!». rinascere, di me nacqui modello. recando il buon messaggio a chi l’aspetta. Quivi bianche parean dalle incorrotte Poi mi scolpii nella virtù concetta, Aquila giovinetta, spoglie grandeggiar le ali come nel marmo puro batti le penne su per l’Apennino; sotto la fiamma delle vaste fronti. s’adempion le promesse del martello. per l’aere latino E Dante disse: «O fonti E posi me suggello rapidamente vola, della divina melodia richiusi violento sul secolo carnale poi discendi con impeto nei piani in lui per sempre, che tutti li aperse! di grandi cose moribonde carco. sacri ove Roma è sola, Ecco quei che s’aderse, Irato apersi un varco getta il più fiero grido e là rimani. su la sua gloria, in cieli più diffusi nelle rupi all’esercito immortale e agli uomini confusi degli eroi sopra il Male parve subitamente vindici; senza pace, artefice maggior della sua gloria. stirpe insonne, anelammo all’alto segno. O natura possente, Ben costui che or si giace non conoscemmo noi questa vittoria!». tal cuore ebbe, s’armò di tal disdegno».

GIUSEPPE VERDI, LA VITA 92

Milano, Veduta dalle Guglie del Duomo 1813 10 ottobre, nasce a Roncole di Busseto (Parma), da Carlo (oste) e Luigia Uttini (filatrice). All’epoca il territorio è parte dell’impero napole- 93 onico (dipartimento del Taro). Giuseppe viene registrato coi nomi (in francese) di Joseph Fortuin François. 1820-1831 Studi a Busseto al ginnasio e con Ferdinando Provesi alla scuola di musica. Si trasferisce in casa del suo mecenate, Antonio Barezzi, commerciante e animatore della locale Società filarmonica. 1832 Grazie ad una borsa di studio e il sostegno di Barezzi, sale a Milano per entrare al Conservatorio. Non viene ammesso e da agosto prende lezioni private dal maestro Vincenzo Lavigna. Vive a pensione da Giuseppe Seletti. 1833 10 agosto, muore la sorellina Giuseppa Francesca. 1835 Luglio, terminati gli studi rientra a Busseto. 1836 È nominato, il 5 marzo, maestro di musica del Comune. Il 4 maggio sposa Margherita Barezzi, figlia di Antonio. Compone “Oberto, conte di San Bonifacio”, la sua prima opera. 1837 Il 29 marzo nasce la figlia Virginia. Il Teatro Ducale di Parma rifiuta “Oberto”. 1838 L’11 luglio nasce il figlio Icilio ma, il 12 agosto, muore Virginia. Il 28 ottobre si dimette da maestro di Musica. 94 1839 Il 6 febbraio si trasferisce con la famiglia a Milano. Il 22 ottobre muore Icilio. Il 17 novembre Prima al Teatro La Scala di “Oberto, conte di San Bonifacio”. Buon successo. L’impresario Bartolomeo Merelli lo impegna con un contratto per tre opere. 1840 Il 18 giugno Margherita muore improvvisamente. Sconvolto, Verdi si rifugia a Busseto; in luglio torna a Milano. Il 5 settembre, prima a La Scala di “”. È un pesante insuccesso. 1841 A gennaio Merelli convince l’artista a comporre il “Nabucco”. Ad ottobre l’opera è terminata. Il soprano Giuseppina Strepponi lo appoggia e lo aiuta. 1842 9 marzo, Prima del “Nabucco” a La Scala. Un trionfo. Verdi viene accolto nei salotti milanesi e diviene assiduo frequentatore del circolo della contessa . 1843 l’11 febbraio in scena “I Lombardi alla prima crociata”. Buon successo di critica e pubblico. Dal 14 aprile al 30 maggio, a Parma, con la Strepponi, per “Nabucco”. 1844 Il 4 marzo Prima di “Ernani” alla Fenice di Venezia. Grande successo. Ad agosto torna a Busseto dove compone “” che presenta in dicembre al Teatro Argentina di Roma. Ottima accoglienza. 1845 Prima positiva a La Scala il 15 febbraio di “Giovanna d’Arco”. Lite e rottura definitiva tra l’artista e l’impresario Merelli. Il 12 agosto presentazione di “Alzira” al San Carlo di Napoli. In dicembre, a Venezia, Verdi si ammala gravemente. 95 1846 Prima di “Attila” alla Fenice. Grande entusiasmo per il soggetto patriottico. Ad ottobre la Strepponi abbandona il palcoscenico e si trasferisce a Parigi, mentre Giuseppe — dopo un periodo di riposo e cure a Recoaro — lavora al “Macbeth”. 1847 14 febbraio, grande successo per il “Macbeth” a Firenze. A maggio parte per un lungo viaggio in Europa e a giugno ritrova la Strepponi a Parigi; prosegue per Londra dove incontra Giuseppe Mazzini. Il 22 luglio Prima de “” al Her Majesty’s Theatre. Inizia a convivere con Giuseppina. Il 26 novembre Prima di “Jérusalem” (un rifacimento de “I Lombardi”) all’Opéra di Parigi. 1848 Il 18 marzo Milano insorge contro la dominazione austriaca: dopo Cinque giornate di combattimenti la città è libera. Carlo Alberto di Savoia varca il Ticino, inizia la I° guerra d’indipendenza. Il 5 aprile Verdi torna a Milano. Ad agosto, con la vittoria degli imperiali, il Maestro e Giuseppina si rifugiano a Passy. Il 20 dicembre raggiunge Roma insorta e proibisce il “Macbeth” a La Scala. 1849 Il 27 gennaio al Teatro Argentina di Roma va in scena tra gli applausi del pubblico “”. Con un viaggio avventuroso Verdi rientra in Francia mentre Carlo Alberto, sconfitto a Novara, abdica; la Repubblica Romana è stroncata dalle armi francesi. Il 29 luglio, deluso dalla politica transalpina, abbandona Parigi. L’8 dicembre “Luisa Miller” va in scena al San Carlo di Napoli. 1850 Il 16 novembre Prima di “Stiffelio” a Trieste. Il 26 successo a La Scala per la versione italiana di “Jèrusalem” (“Gerusalemme”). 1851 11 marzo, grande successo di pubblico (e riserve della critica) per il “Rigoletto” alla Fenice. 96 In primavera Verdi si trasferisce con Giuseppina nella tenuta di Sant’Agata (Piacenza). Il 26 giugno muore la madre, Lugia Uttini. 1852 A Parigi nel febbraio assiste alla rappresentazione della “Dame aux camèlias” di Dumas. Verdi rimane profondamente colpito dalla storia. 1853 Il 19 gennaio ottima Prima de “Il trovatore” al Teatro Apollo. “La traviata”, presentata alla Fenice il 6 marzo, si rivela un insuccesso. 1854 Il 6 maggio, sempre a Venezia, trionfale nuova edizione de “La traviata” al Teatro San Benedetto. 1855 Prima trionfale, il 13 giugno, de “I vespri siciliani” all’Operà di Parigi. Seguiranno 50 repliche. In dicembre l’opera con il titolo “Giovanna di Guzman” è a Parma e a Torino. 1856 A fine luglio la coppia parte nuovamente per Parigi. In settembre Verdi e Giuseppina sono ospiti dell’imperatore Napoleone III. 1857 12 gennaio, Prima del “Trouvére” (versione francese) all’Operà. Il 12 marzo insuccesso della Prima del “Simon Boccanegra” compensato dalla buona accoglienza del “Aroldo a Rimini. Nell’autunno, Verdi lavora sul libretto de “Un ballo in maschera”. 1858 A gennaio la censura borbonica proibisce la rappresentazione a Napoli di “Una vendetta in domino”. Caldo successo invece, il 30 novembre, per la presentazione al San Carlo del “Simon Boccanegra”. 97 1859 17 febbraio Prima positiva di “Un ballo in maschera” al Teatro Apollo di Roma. Aprile-maggio: scoppia la II guerra d’Indipendenza, Verdi promuove una sottoscrizione per i caduti e i feriti. Il 12 luglio Napoleone III firma l’armistizio di Villafranca, Verdi s’indigna. Il 29 agosto il maestro sposa Giuseppina. A settembre è eletto come rappresentante di Busseto per le provincie parmensi. Incontra Camillo Benso di Cavour, di cui avrà sempre grande stima e considerazione. 1861 A gennaio Cavour lo convince a candidarsi per le elezioni del primo Parlamento dell’Italia unita. Viene eletto deputato ed è presente a Torino alla proclamazione del regno d’Italia. Su consiglio di Cavour prepara una riforma per i teatri e i conservatori, ma la morte improvvisa del grande statista ne impedisce la realizzazione. Il 24 novembre parte con la moglie e l’inseparabile cagnolino Lulù per San Pietroburgo dove giunge a dicembre. 1862 A febbraio incontra a Parigi il giovane Boito che scrive i versi per “l’” dedicato all’esposizione internazionale di Londra. A settembre ritorna a Pietroburgo dove, il 10 novembre” presenta “La forza del destino”. Grande successo. 1863 Il 21 febbraio Prima della “Forza” a Madrid. Rientro a Parigi dove trascorre anche l’intero anno seguente. 1865 Il 21 aprile Prima parigina della versione francese del “Macbeth” al Théatre-Lyrique. A settembre rinuncia di candidarsi nuovamente per il Parlamento. A dicembre ascolta la sinfonia del “Tannhauser” di Wagner. Commenterà lapidario «È matto». 1866 Tra aprile e luglio lavora al “Don Carlos” mentre scoppia la III° guerra d’Indipendenza. 98 Dopo un breve soggiorno estivo a Genova, dove affittano un appartamento a Palazzo Sauli, la coppia si trasferisce alle terme francesi di Cauterets per curare l’angina di Verdi. 1867 Il 14 gennaio muore a Busseto il padre, Carlo, ma il Maestro è costretto a restare a Parigi dove presenta, l’11 marzo, la Prima di “Don Carlos” all’Opèra. A maggio la coppia decide di adottare la piccola cugina di Verdi, Filomena (poi Maria) rimasta orfana. Il 21 luglio i Verdi sono a Busseto per la morte di Antonio Barezzi poi si trasferiscono nuovamente a Cauterets per le cure. Il 27 ottobre Prima del “Don Carlo” (in italiano) al Comunale di Bologna. Grande successo. 1868 Il 30 giugno Verdi è a Milano dove incontra Alessandro Manzoni. 13 novembre muore a Parigi Gioacchino Rossini, Verdi pensa ad una “Messa da requiem” in onore del Maestro. A dicembre a Genova per la revisione de “La forza del destino” per La Scala. 1869 Da gennaio a Milano per le prove. Dissapori con Giuseppina, indispettita delle attenzioni di Verdi verso la giovane soprano Teresa Stolz. Il 27 febbraio grande successo della Prima della nuova versione de “La Forza del destino”. Mentre è intento a scrivere parte della “Messa” per Rossini, Verdi viene contattato dal vicerè d’Egitto per un’opera che impreziosisca i festeggiamenti per l’apertura del canale di Suez. Sarà “L’Aida”. 1870 Il Maestro lavora su “L’Aida” a Sant’Agata. Nel frattempo scoppia la guerra franco-prussiana, Napoleone III abdica e, il 20 settembre, l’esercito italiano entra a Roma. Il Risorgimento è concluso. 99

Milano, Cimitero monumentale, ingresso 1871 A gennaio “L’Aida” è terminata. A marzo collabora con il governo per la riforma dei conservatori. 100 Il 24 dicembre Prima trionfale de “L’Aida” al Cairo. 1872 L’8 febbraio Verdi presenta “L’Aida” a La Scala e, il 20 aprile, a Parma. Un successo pieno. 1873 Il 22 maggio muore, a Milano, Manzoni. Verdi propone d’eseguire la “Messa” l’anno seguente, per l’anniversario della morte. 1874 Il 22 maggio, nella Chiesa di San Marco a Milano, dirige la “Messa”. Il 25 replica a La Scala e il 9 giugno a Parigi. Grande successo di pubblico e critica. A settembre inaugura la sua nuova residenza genovese a Palazzo Doria. A novembre è nominato dal sovrano senatore del regno d’Italia. 1875 Il 19 aprile dirige la “Messa” a Parigi e, il 15 maggio, all’Albert Hall di Londra. L’11 giugno Verdi è a Vienna dove dirige la “Messa” all’Hofoper. Il 19 presenta al pubblico austriaco “L’Aida”. 1876 Il 22 aprile dirige la versione francese de “L’Aida” al Thèatre Italien di Parigi. 1877 Il 21 maggio dirige la “Messa” a Colonia. Segue un viaggio nei Paesi Bassi. 1878 L’11 ottobre la figlioccia Maria sposa Alberto Carrara. Viaggio a Parigi per l’esposizione internazionale. 101 1879 Il 30 giugno dirige, con immenso successo, la “Messa” a La Scala. Il concerto è a beneficio delle vittime di una devastante inondazione. 1880 Il 22 marzo dirige “L’Aida” all’Operà di Parigi. Ad aprile nuovo concerto benefico a La Scala. 1881 Prima della nuova versione del “Simon Boccanegra” a La Scala. Grande successo. 1882 Lavora alla revisione del “Don Carlos”. 1883 Il 13 febbraio Wagner muore a Venezia. Nell’autunno, Verdi è a Milano per l’allestimento del “Don Carlo” a La Scala. 1884 Il 10 gennaio Prima della nuova versione in quattro atti del “Don Carlo”. Inizia a lavorare, tra Sant’Agata e Genova, all’”Otello”. La composizione della nuova opera lo impegnerà per tutto il 1885. 1886 Nell’aprile a Parigi il pittore Giovanni Boldini lo ritrae nel famoso quadro “Giuseppe Verdi con cilindro”. 1887 Prima di “Otello” a La Scala. Un successo pieno. 102 1888 Inaugura l’ospedale di Villanova d’Arda, da lui fondato e finanziato. 1889 A luglio Boito raggiunge Verdi a Montecatini e gli presenta lo schema di “Falstaff”. Dopo molte incertezze il Maestro decide di musicarlo. Ad ottobre è a Milano, per l’acquisto del terreno su cui sorgerà la Casa di riposo per musicisti: «la mia opera più bella». 1890 L’8 marzo Boito consegna il III atto di “Falstaff”, il 17 Verdi termina il primo atto. 1891 In agosto il Maestro completa la partitura del I atto e inizia il terzo. 1892 Ad aprile, per il centenario della nascita di Rossini, Verdi dirige a La Scala la preghiera del “Mosè”. A settembre la partitura di “Falstaff” è quasi completata. 1893 Il 9 febbraio Prima trionfale di “Falstaff” a La Scala. Ad aprile presentazione dell’opera a Roma. Lo accompagnano la moglie, Boito e la Stolz. 1894 Ad aprile i coniugi Verdi si recano a Parigi per la Prima del “Falstaff” e vi ritornano il 12 ottobre per la versione francese dell’”Otello”. Nonostante il trionfo, il Maestro è malinconico e lascia la capitale con la sensazione di non rivederla più. 103 1895 A febbraio è a Milano per seguire la costruzione della Casa di riposo; comincia a musicare un “Te Deum”. 1896 Tutte le energie dell’ormai anziano artista sono assorbite dalla costruzione della Casa e dalla composizione dei “Pezzi sacri”. 1897 Nell’estate consegna a Ricordi i “Quattro pezzi sacri”, Ave Maria, Stabat Mater, Te Deum, Laudi alla Vergine Maria. Giuseppina si ammala e il 14 novembre muore a Sant’Agata. Viene tumulata al Cimitero Monumentale di Milano. Verdi è assistito dai Carrara e dalla Stolz. 1898 Ormai stanco e intristito, Verdi vive ritirato. A Genova, in aprile, incontra Arturo Toscanini e in ottobre — assieme alla Stolz, Boito e Tito Ricordi — visita Roncole. 1899 Vive tra Genova e Milano, dove segue i lavori della Casa. 1900 Fa restaurare l’organo della chiesa di Roncole e, a dicembre, si trasferisce a Milano. 1901 Il 21 gennaio viene colpito da paralisi all’Hotel de Milan. 104 IL 27 gennaio, alle 2 .50, Verdi si spegne. A vegliarlo vi sono la figlioccia Maria Verdi Carrara, la Stolz, i Ricordi, Giuseppe Giacosa. Il 30 gennaio è sepolto al Cimitero Monumentale. Il 26 febbraio una folla immensa accompagna i solenni funerali del Maestro e della moglie, le spoglie della coppia vengono tumulate nella cripta della Casa di Riposo. Arturo Toscanini dirige “Va, pensiero”. 105

Milano, Madonnina, guglia maggiore del Duomo

Va’ pensiero, sull’ali dorate; Va, ti posa sui clivi, sui colli, Ove olezzano tepide e molli L’aure dolci del suolo natal! Del Giordano le rive saluta, Di Sïonne le torri atterrate... Oh mia patria sì bella e perduta! Oh membranza sì cara e fatal! Arpa d’or dei fatidici vati, Perché muta dal salice pendi? Le memorie nel petto raccendi, Ci favella del tempo che fu! O simile di Solima ai fati Traggi un suono di crudo lamento, O t’ispiri il Signore un concento Che ne infonda al patire virtù!

(Giuseppe Verdi, Nabucco, Va’ pensiero)

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