Attila Dramma Lirico in Un Prologo E Tre Atti
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FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA Paolo Costa presidente Cesare De Michelis Pierdomenico Gallo Achille Rosario Grasso Mario Rigo Luigino Rossi Valter Varotto Giampaolo Vianello consiglieri sovrintendente Giampaolo Vianello direttore artistico Sergio Segalini direttore musicale Marcello Viotti Angelo Di Mico presidente Adriano Olivetti Paolo Vigo Maurizia Zuanich Fischer SOCIETÀ DI REVISIONE PricewaterhouseCoopers S.p.A. FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA Attila dramma lirico in un prologo e tre atti libretto di Temistocle Solera musica di Giuseppe Verdi PalaFenice venerdì 26 marzo 2004 ore 19.00 turno A domenica 28 marzo 2004 ore 15.30 turni B-H martedì 30 marzo 2004 ore 19.00 turno D giovedì 1 aprile 2004 ore 19.00 turni E-I sabato 3 aprile 2004 ore 15.30 turno C La Fenice prima dell’Opera 2004 3 Ritratto fotografico di Verdi con dedica autografa alla Direzione del Teatro. Venezia, Archivio Sto- rico del Teatro La Fenice. La Fenice prima dell’Opera 2004 3 Sommario 5 La locandina 7 «Qual risorta fenice novella» … di Michele Girardi 9 Attila, libretto e guida all’opera a cura di Marco Marica 57 Attila in breve a cura di Gianni Ruffin 59 Argomento – Argument – Synopsis – Handlung 69 Marco Marica Verdi, Mozart e l’opera del Settecento 83 Emanuele Senici «Prima donna Sig.na Sofia Loewe, primo tenore Guasco»: cantanti, caratterizzazione e scelte compositive nell’Attila 99 Guido Paduano Il gioco delle parti nella drammaturgia di Attila 101 Lorenzo Bianconi Risposta a Giuliano Procacci 117 Stefano Castelvecchi Verdi per la storia d’Italia 123 John Rosselli Risposta a Giuliano Procacci 129 Walter Le Moli Attila: un’esperienza di lavoro registico 139 Marco Marica Bibliografia 151 Online: L’Unno nazionale a cura di Roberto Campanella 161 Giuseppe Verdi a cura di Mirko Schipilliti Locandina della prima rappresentazione di Attila. Venezia, Archivio storico del Teatro La Fenice. Attila dramma lirico in un prologo e tre atti libretto di Temistocle Solera musica di Giuseppe Verdi personaggi ed interpreti Attila Michele Pertusi Ezio Alberto Mastromarino Odabella Dimitra Theodossiou (26-28-30/3) Elena Zelenskaya (1-3/4) Foresto Nicola Sette Uldino Massimiliano Tonsini Leone Fernando Blanco maestro concertatore e direttore Marcello Viotti regia, scene e costumi Laboratorio integrato di regia, scenografia e costume coordinato da Walter Le Moli, Margherita Palli, Vera Marzot del Corso di Laurea Specialistica in Teatro della Facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia con la collaborazione di Claudio Coloretti (light designer) Orchestra e Coro del Teatro La Fenice direttore del Coro Piero Monti con sopratitoli nuovo allestimento 6 LA LOCANDINA direttore musicale di palcoscenico Giuseppe Marotta direttore di palcoscenico Paolo Cucchi responsabile allestimenti scenici Massimo Checchetto maestro di sala Stefano Gibellato aiuto maestro di sala Ilaria Maccacaro aiuto maestro del coro Ulisse Trabacchin altro direttore di palcoscenico Lorenzo Zanoni collaboratrice alla regia Karina Arutyunyan collaboratrice alle scene Barbara Delle Vedove collaboratrice ai costumi Claudia Colussi maestri di palcoscenico Silvano Zabeo Raffaele Centurioni Ilaria Maccacaro maestro rammentatore Pierpaolo Gastaldello maestro alle luci Jung Hun Yoo capo macchinista Vitaliano Bonicelli capo elettricista Vilmo Furian capo attrezzista Roberto Fiori capo sarta Rosalba Filieri responsabile della falegnameria Adamo Padovan coordinatore figuranti Claudio Colombini scene Decorpan (Treviso) T.R.S. (Treviso) Paolino Libralato (Treviso) attrezzeria Rancati (Roma) Laboratorio Teatro La Fenice (Venezia) costumi GP 11 (Roma) Nicolao Atelier (Venezia) calzature Pompei 2000 (Roma) parrucche Mario Audello (Torino) trucco Fabio Bergamo (Trieste) sopratitoli Studio GR (Venezia) Hanno partecipato al laboratorio gli studenti Elisabetta Gustini (regia); Margherita Baldoni, Gaia Dolcetta, Serena Rocco (scenografia); Edoardo Bertulessi, Sara Caliumi, Valentina Ricci (costume). «Qual risorta fenice novella» … Siamo nel 452, e gli esuli di Aquileia approdano in Rio-Alto, accolti dagli ere- miti riuniti intorno al primo insediamento di quella che sarà poi Venezia: su- bito la loro guida profetizza la resurrezione della città, distrutta da Attila. «Qual risorta fenice novella», appunto: «ovvio il riferimento al teatro ove l’o- pera fu rappresentata per la prima volta, […] che in questi versi viene in un certo senso elevato a simbolo dell’intera città», nota Emanuele Senici in que- sto volume, nel momento stesso in cui ci avverte, tuttavia, di come nessun in- tento celebrativo fosse alla base di scelte come questa, visto che l’opera era destinata anzitutto all’impresario Lanari e al cast di cui poteva disporre, a Fi- renze così come a Venezia dove poi l’opera finì poi per andare in scena. Il condottiero, che chiama in causa in un colpo solo la perla della laguna e il suo teatro – ben al di là da venire ma già risorto una volta all’epoca del- la prima di Attila (1846) – ha nome Foresto che, per un veneziano in parti- colare, è sinonimo di forestiero. Non sappiamo delimitare con precisione il ruolo che il muranese Francesco Maria Piave abbia avuto nella genesi di At- tila, tuttavia mi piace pensare che sia stato lui, a cui il libretto era inizialmente destinato, a pennellare questo ed altri particolari quando subentrò a Solera: essi rendono la seconda opera di Verdi per La Fenice ‘veneziana’ al di là del- la commissione. Attila divide con altri titoli dei primi anni della carriera di Verdi, l’etichetta di opera risorgimentale, ma anche in questo caso, come già nel volume che abbia- mo dedicato a Nabucco («La Fenice prima dell’Opera», 2004/1), i nostri colla- boratori non concordano con le opinioni correnti. Guido Paduano, ad esempio, scrive che «si è ricorsi a un dramma ispirato dal nazionalismo germanico per esaltare un patriottismo italiano capace di accendersi pretestuosamente alla pro- posta di Ezio (“avrai tu l’universo, / Resti l’Italia a me”), che è invece un bell’e- sempio della politica mercantile e spartitoria “da basso impero”». A sua volta John Rosselli, che ipotizza un pensiero neoguelfo da parte di Solera, interpreta al meglio il ruolo dello storico nel dibattito interdiscipli- 8 MICHELE GIRARDI nare su Verdi, notando che «la famosa battuta “avrai tu l’universo, / resti l’Italia a me”, più specifica in Solera di quanto non lo fosse nella tragedia originale di Werner, non ha senso se considerata – come lo è stata dai fau- tori del Verdi ‘bardo’ del Risorgimento – un incitamento a un regno d’Ita- lia totalmente indipendente». Essa «significa che la penisola avrà una lar- ghissima autonomia sotto un imperatore molto distante, come – Gioberti lo faceva intuire nel Primato senza mai dirlo – sarebbe stato l’imperatore d’Austria se l’Italia avesse formato una federazione patrocinata dal Papa». Questo intervento, come quelli di Lorenzo Bianconi e Stefano Castelvecchi, sono le degne risposte alla stimolante relazione di base di Giuliano Procac- ci, che abbiamo ripubblicato nel volume dedicato a Nabucco, e completa- no il quadro della tavola rotonda dedicata a Verdi nella storia d’Italia nel convegno Verdi 2001, i cui esiti valeva la pena di riproporre sulle nostre pa- gine, allargando la cerchia dei fruitori, vista la qualità dei contributi e l’im- portanza del tema trattato. Marco Marica focalizza la nostra attenzione su altre possibili letture del- la trama di Attila, quando, dopo averla ripercorsa osservandone la singola- re adesione a topoi dell’opera settecentesca, formula un interrogativo retori- co: «Dove abbiamo già sentito questa storia?». Lasciamo al lettore il piacere di leggere la sua risposta, naturalmente, avvertendolo che, se Bianconi invi- ta a non enfatizzare «il peso, l’incidenza del fattore politico» come «noccio- lo del teatro di Verdi», Walter Le Moli, regista di questa produzione vene- ziana (frutto di una collaborazione sperimentale fra il Teatro La Fenice e l’Istituto Universitario di Architettura), sottolinea, invece, proprio «l’innega- bile forza della denuncia politica dell’Attila. La fine dell’Impero comporta non solo un’effettiva decadenza politica, ma anche la necessità di rimpiazza- re i miti con ideali finti, ma utili alle strategie di potere. Non molto lontano da quanto accade oggi…», e anche questo è un dato di cui tener conto. Il dibattito è aperto, dunque. Per quel che mi riguarda sono attratto da Attila, specie quando alza incredulo gli occhi verso la donna che lo trafigge con la sua stessa spada, e riprende scopertamente l’apostrofe di Cesare mo- rente a Bruto, «E tu pure, Odabella?», citazione che attesta un’etica supe- riore rispetto al manipolo di traditori che lo circonda. «Eppure, per secoli», scrive il nostro Caronte informatico, Roberto Campanella, «il nome di Atti- la è stato associato all’idea della barbarie più crudele, della violenza più cie- ca e disumana, e additato a pubblico ludibrio come se azioni altrettanto or- ribili non fossero comunemente perpetrate anche dagli eserciti di nazioni civilissime e cristianissime, magari in nome di Dio o della civiltà!». Michele Girardi Libretto di Temistocle Solera Musica di Giuseppe Verdi Edizione a cura di Marco Marica con guida musicale all’opera Temistocle Solera (1815-1878). Scrisse per Verdi i libretti di Oberto, conte di San Bonifacio, Na- bucco, I Lombardi alla prima crociata, Giovanna d’Arco, Attila (completato da Piave). Fu anche compositore. Attila libretto e guida all’opera a cura di Marco Marica La grande fortuna di Attila nei mesi successivi alla prima veneziana del 1846 e per tutti gli anni Cinquanta dell’Ottocento, nonché il recente interesse per la produzione giovanile di Verdi, hanno fatto sì che il numero di edizioni del li- bretto attualmente reperibili in libreria, in biblioteca, all’interno di CD o DVD o ancora sul web sia piuttosto elevato. Purtroppo non tutte le edizioni sono ac- curate da un punto di vista redazionale; alcune offrono la versione del testo che si trova nella partitura, e si curano poco o affatto della metrica e della di- visione in versi; altre invece sono basate su edizioni successive, e contengono varianti e refusi.