Europa riconosciuta in due atti

Libretto di Mattia Verazi

Musica di

PERSONAGGI

Europa, figlia d’Agenore monarca di Tiro Semele, nipote d’Agenore Asterio, re di Creta, consorte d’Europa Isséo, principe del regio sangue Fenicio; prima destinato sposo d’Europa; indi scelto per consorte da Semele Egisto, nobile d’una delle suddite provincie del regno di Fenicia Picciolo fanciullo, che non parla, figlio d’Asterio, e d’Europa

Pafio, prigioniero di Cipro Mirra, prigioniera di Cipro, compagna di Pafio

Lottatori, compagne dei lottatori, guerrieri prigionieri di Cipro, compagne dei guerrieri prigionieri di Cipro

Proprietà del Teatro alla Scala

7 Da rappresentarsi nel Nuovo Regio Ducal Teatro di Milano, nella solenne occasione del suo primo aprimento nel mese d’Agosto dell’anno 1778.

8 ATTO PRIMO Europa Di Tiro, è vero, Tu nella reggia osasti Scena I All’immatura speme Deserta spiaggia di mare. Selva da un lato, D’un più gradito amante, rupi dall’altro, fra le quali sterpi, c e s p u g l i , e Ripugnante involarmi. A seguitarti serpeggianti edere adombran l’ingresso d’un’o - Mio malgrado costretta, io teco in Creta sc u r a , e profonda caverna. Giunsi. Del ratto quivi all’inquïeto [Te m p e s t a ] Mio severo pudor sacro imeneo Scusò l’ardir, la vïolenza. Tempesta con lampi, tuoni, pioggia, sibilo di v e n t i , e fragor di sconvolti flutti. S’apre la Asterio scena mentre incomincia la sinfonia, ch ’ è Occulta un’imitazione dell’orrenda procella, e che si Sempre al padre però, morendo, al trono va rallentando a proporzione, che questa si In Semele frattanto egli prescelse s c e m a , e che ritorna la calma. È questa an - Del minor suo german l’unica prole. nunziata dal dolce suono d’un oboè, ch e Europa prende il luogo dell’andante dell’apertura, e Ma di regio consorte che serve d’accompagnamento alla cavatina La mano a lei finora d ’ A s t e r i o. Durante la medesima si vede in Assicurato non ha il soglio ancora; lontananza numerosa flotta di legni. A l c u n i Ch’Agenore l’acquisto sommergonsi miseramente nell’onde, altri si Vietonne a chi mercarlo perdono affatto di vista. Pria non saprà col sangue Da un lacero vascello, che viene impetuosa - D’innocente stranier. mente ad urtar contro il lido, sortono Asterio, E u r o p a , e un picciolo fanciullo, con varie Asterio donzelle seguaci d’Europa,ed alcuni guerrie - Legge inumana, ri Cretensi. Che inefficace, e vana Render pretesi. Ad occupar qui meco [I . ] Il tuo retaggio avito Asterio Pensai perciò di ricondurti. (con sospensioni,ed interrompimenti a guisa Europa di recitativo istrumentato) Ah, troppo Sposa... Le tue, le mie speranze (Mentre dal fanciullo, e da Europa si fa mo - Mal secondò l’evento! stra di piangere, l’oboè,facendosi flebilmente sentir a solo, esprime i loro mesti lamenti.) Asterio Figlio... Di cento legni, e cento, (Replica dello stesso querulo suono del - Lacero avanzo di crudel fortuna, l’oboè.) Una sol nave appena Ah, voi piangete!... Ora inermi ci espon su quest’arena. (Incomincia la cantilena continuata con l’ac - compagnamento dell’oboè concertante.) Europa Con quel pianto a me volete Miseri noi! Rammentar che reo son io. Ma non merta il fallo mio Asterio Così barbaro martir. Potessi Di Semele celarti [R e c i t a t i v o ] Alle ricerche almeno insin che alcuna Delle disperse prore... Europa (volgendosi con sorpresa verso quella parte, Ah, perché mai del pianto onde s’ode rumor d’armi, e d’armati) Vuoi l’arbitrio negarci? Altro non resta Ahimè! vicino Sollievo agl’infelici È già, o sposa, il periglio. Nelle miserie estreme, (inquieto, agitato, e smanioso) Che quello sol di lagrimare insieme. Va’... nasconditi... Nell’avversa tua sorte (accennando l’ingresso d’un antro vicino) Meno ingegnoso adesso Io trovar ti vorrei Europa Nell’arte, oh Dei! di tormentar te stesso. Oh ciel!... Soccorri il figlio. (Nel ritirarsi precipitosamente, addita il fan - Asterio c i u l l o, che ritrovasi alquanto indietro fra le Ah! ch’io sol fui cagion... sue donzelle.)

9 Scena II Scena III Asterio, e ’l fanciullo fra le donzelle seguaci Europa, che sorte improvisa dal suo ritiro; e d’Europa, ed alcuni pochi guerrieri Cretensi, detti. che vengono attaccati da Egisto, che si pre - senta loro alla testa d’una squadra numerosa Europa di soldati Fenicj. Crudeli! Ah no. Fermate. (Accorre affannosa per impedir la strage del [R e c i t a t i v o ] figlio.) Pria che ferir quel seno, Asterio (Si pone tra il fanciullo, ed i soldati Fenicj.) Stelle!... Per questo petto almeno (Accorre con molta smania in difesa del fan - Passino, oh Dio! quell’armi c i u l l o, mentre i soldati Fenicj s’innoltrano A lacerarmi = il cor. verso il medesimo.) Il figlio!... (Nella replica, la cavatina verrà cantata da (a’ suoi guerrieri Cretensi) Europa, ed Asterio a due.) All’armi. Asterio Assaliti (con tenerezza verso Europa) All’armi. Mio ben, che mai facesti? (Snudan l’armi, e si pongono in difesa del fa n c i u l l o , e delle donzel l e , che lo circondano.) Europa (smaniosa verso Asterio) [I I . ] Renditi.

Egisto Asterio (a’ suoi soldati Fe n i c j , additando loro A s t e - Alfin vincesti. rio, ed i suoi seguaci Cretensi) (Gettando a terra l’acciaro, c e d e, non senza pe n a , e rincrescimento, alle istanze d’Europa.) Chi non cede alle nostr’armi Cedo al paterno amor. Si disarmi, = o cada estinto. Europa Aggressori Cedi al paterno amor. (attaccando i guerrieri di Creta, che, durante il breve combattimento, si vanno reciproca - Egisto, Coro mente incitando alla difesa, ed all’offese) Vinse il paterno amor. Chi non cede, cada estinto. Egisto Asterio (a’ suoi soldati Fenicj) (verso il cielo, nel veder ch’è rimasto solo, per Tratto in carcere distinto l’oppressione e dispersione de’ suoi guerrieri Sia ciascun fra’ lacci avvinto: Cretensi) E si serbi alla vendetta, Cruda sorte, hai vinto, hai vinto! Ch’oggi un padre aspetta, = e un re. (avanzandosi fieramente verso Egisto) (Parte.) Ma da te non caddi oppresso: Ma l’istesso = io sono ancor. Scena IV Egisto Asterio, ed Europa colle sue donzelle segua - (accennando il fanciullo a’ suoi Fenicj, che si ci, il fanciullo, ed i soldati Fenicj. pongono in atto di trafiggerlo) Sia da voi trafitto il figlio; Europa O si renda il genitor. (verso Egisto, che parte) Senti... Donzelle (supplichevoli verso Asterio) Asterio Ah del figlio = il sol periglio (come sopra) Dia consiglio = al genitor. Ferma...

Egisto Europa (di nuovo a’ suoi soldati Fenicj) E vuoi?... Olà. Che più tardate? (I soldati Fenicj si arrestano sorpresi all’im - Asterio provisa apparizione d’Europa.) Ma dove?...

10 Donzelle Scena V (nel tempo, che da’ soldati Fenicj s’incatena - Chiuso padiglione magnifico. Eccelso trono no Asterio, ed Europa,e si circondan le don - a destra. Mobili cortine in prospetto. zelle Cretensi, e ’l fanciullo) Eg i s t o , e Semele, con paggi, e guardie Fen i c i e . Già rivolse altrove = il piè. [Recitativo] Asterio (avvicinandosi a prender congedo dalla sposa) Semele Sposa, oh Dio! = che pena io = sento!... Va’: precedimi, Egisto. I sensi miei Ah non reggo al mio = tormento Noti fra poco al regno Nel doverti abbandonar! Tutti saranno. Io voglio Ch’oggi alla fine in soglio Europa Vegga sedermi a lato (volgendosi con tenera smania allo sposo, ed Uno sposo, un monarca, al figlio) Di lui degno, e di me. Fa’ che s’aduni Qual funesto = annunzio è questo! Il gran consiglio. Che tiranno = affanno = è il mio Nel dovervi, oh Dio! = lasciar! Egisto Il cenno Asterio Eseguirò. La vittima è già pronta, (vedendo ch’i soldati s’incamminan già col Che Agenore prescrisse. In mio potere fanciullo) L’ha rimessa la sorte. Stelle!... Semele Europa Altre immolarne (come sopra) Già seppe Isséo. Il figlio!... Egisto Asterio, Europa Perdona... Ahimè! Che fate? ( Volendo accorrer per arrestar i soldati Fe - Semele Oppresse, e dome nicj,vengono tenuti da quella porzione di es - Dal suo valor, di Cipro si, che gli han posti in catene.) Tutte fur già le ribellanti schiere. Fra l’armi, e le bandiere, Asterio Carco d’opime spoglie, (come sopra) A noi torna, e qui chiede Sì: restate. L’omaggio tributarne al regio piede.

Europa Egisto (come sopra) Io d’un solo straniero Sospendete. Saprò col sangue a lui Di questo soglio contrastar l’impero. Asterio (verso il cielo, con molta smania, s o l l e c i t a t o Semele da’ soldati Fenicj a seguitarli) Dell’audace pensiero, Non sentite?... Non vedete?... Più d’appresso mirando il tuo periglio, Giusti Dei, = che crudeltà! Forse pentito, cangerai consiglio.

Europa [III. Duetto] (con impeto a’ soldati Fenicj, che la dividono dallo sposo, e dal figlio) (come il primo intercalare d’una delle arie L’alma, oh Dei, = mi trafiggete, comunemente usitate) Mostri rei = di crudeltà! Va coll’aura scherzando talora Sulla prora = l’incauto nocchier. Donzelle E pur sa che in tempesta = funesta (partendo smaniose col fanciullo fra le guar - Può cangiarsi quel vento leggier. die) Ah per noi non v’è pietà! Egisto (in vece d’una delle consuete seconde parti) Soldati Fra gli orrori d’infida procella ( i n e s o r a b i l i , e traendoli a forza per diversi Mai quest’alma = non perde la calma: lati nelle destinate prigioni) Sol mi basta per guida una stella No, per voi non v’è pietà. D’ogni mar nell’incerto sentier.

11 Semele Coro (replicando coll’opportune artifiziose varia - Si spieghino altere zioni la stessa musica della prima parte del - Le spoglie guerriere, l ’ a r i a , a cui serve questa replica di secondo Di nostra vittoria, intercalare) Per gloria = maggior. Tal da lunge, mirando il periglio, Sta con fronte, con ciglio = sereno. [Recitativo] Ma gli palpita il core nel seno Del cimento all’aspetto primier. Isséo (piegando il ginocchio innanzi al trono in at - Egisto to di deporre il baston del comando) (sostenuto, ed imperioso) Colle spoglie de’ vinti a’ piedi tuoi Vil mi credi: e vil non sono. Il militar comando I miei voti, la mia speme Riverente io depongo. Porto audace insino al trono. (con tenerezza) Semele Se mi balza in petto il core, (facendolo alzare) È d’amore = un segno espresso Sorgi: e’l poter supremo Questo istesso = palpitar Serba, o prence, dell’armi: io te l’impongo. ( Pa r t e. Intanto s’ode rumor di timpani, e t r o m b e, che annunziano esser all’ordine il Isséo campo.) Legge il cenno è per me. (Si leva,e ritiene l’insegna del militar coman - [Recitativo] do).

Semele Semele (alle guard i e, m e n t r e, servita da’ suoi paggi, Libero intanto, ascende sul trono) (Accenna le spoglie nemiche.) Aprasi, olà, custodi: e al soglio innanzi, D’ogni preda nemica Senz’altro indugio, il vincitor s’avanzi. Potrai disporre a tuo talento. Isséo Scena VI Ah troppo Festoso campo de’ Fe n i c j , che tornan trion - Generosa regina! Il merto avanza fanti dalla spedizione, che ad Isséo fu com - Delle conquiste mie sì gran mercede. m e s s a , di ridurre ad ubbidienza il ribellato regno di Cipro.Tutta la cavalleria è disposta Semele sui lati, e di prospetto nel fondo. In maggior Ma non quello però della tua fede. lontananza si veggon i carriaggi, che accom - Questa, Isséo, m’è già nota: ed a premiarla pagnan l’esercito.Timpani,e trombe a destra, Non tarderò. ed a sinistra. Dal centro del campo fra glo - (Si leva in piedi, porgendole Isséo la mano, riosi trofei s’innoltra Isséo a cavallo, p r e c e - per discender dal trono. I paggi si tengono duto da’ maggiori duci delle schiere, e segui - indietro.) tato da’ prigionieri di Cipro. Mi siegui ove de’ grandi Isséo; e Semele sul trono. Già s’aduna il consiglio. A lor palese De’ miei pensier l’arcano [IV.] Alfin tutto sarà. Se tu quel trono A me difendi, è giusto Isséo Che teco io lo divida. Le spoglie guerriere, (rivolto a’ suoi guerrieri, accenna loro i mili - Isséo tari trofei, ed altre spoglie nemich e, di cui (sorpreso) vengon carichi i prigionieri di Cipro) Che dicesti?... Che intesi?... Che accolte qui sono, Né rammenti?... Né sai?... Si spieghino altere Dinanzi a quel trono, Semele Di nostra vittoria, So che d’Europa Per gloria = maggior. La mano a te promessa (Serve per il coro lo stesso motivo musicale Stringere un dì sperasti: della cavatina d’Isséo;ed intanto con guerrie - Che riamato l’amasti: ro fasto si dispongono intorno al trono i tro - E che forse con pena fei militari.) Ti risolvi a spezzar la tua catena.

12 Isséo Semele Ah, che pur troppo è vero! Altro dal ciel non chiedo, Del primiero amor mio l’idea tenace, Tanto s’è ver che brami! Privo di speme ancor, m’alletta, e piace. Ah, vedo = già che m’ami Quanto più amar si può Semele (Partono.) Sensi d’alma fedel! Ma infin si stanca La costanza in amore, Se la speranza in noi languisce, e muore. Scena VII Sala regia destinata per le adunanze del su - Isséo premo consiglio de’ grandi del regno. Troppo indegno però di te si rese Trono a destra per la regina. Sedili più bassi Chi a sospirar per altr’oggetto apprese. vicini al trono, e dirimpetto al medesimo sul - la manca per gli grandi del regno. Simulacro Semele di Temide in prospetto. I simboli della giusti - Inopportuno ancor, sì bel ritegno zia servono ad ornar tutta la scena. Di mia scelta ti rende ognor più degno. Grandi del regno, con Egisto;indi Semele, ed Isséo. Isséo (confuso, ed agitato) [VI. Coro] Meritarla io vorrei; Ma come?... Oh Dei!... Senti... Mi perdo... Coro [Appieno O Temide immortale, Quel, ch’io dirti non so, comprendi almeno. O Intelligenza eterna, Dalla magion superna, [Rondò] Ove in tua luce splendi, Le nostre menti a rischiarar discendi. (nuova specie di rondò a due) [Recitativo] Ah se gli affetti miei Potessi, oh Dei! = spiegarti!... Egisto Ah, ti direi = che amarti Giungi attesa, o regina. Ecco raccolto Quanto vorrei = non so. Di Fenicia il senato. Or dal tuo labbro il regno il suo sovrano Semele Impazïente aspetta. Tanto s’è ver che brami, Altro dal ciel non chiedo. Semele Vedo = che già tu m’ami Io d’appagarvi Quanto più amar si può. Risoluta, i miei passi ho qui rivolti. Ciascun meco qui sieda: ognun m’ascolti. Isséo (Siedono tutti.) (torna al rondò) Voi mi chiedete un re: da me volete Ah se gli affetti miei Che si elegga uno sposo. Irresoluta Potessi, oh Dei! = spiegarti!... Al par di me chi non saria? Fra tanti, Ah, ti direi = che amarti Ch’ugualmente del serto Quanto vorrei = non so. Atti qui miro a sostenere il pondo, Dubbia, incerta m’aggiro, e mi confondo. Semele Risolvere alla fine (accelerando il tempo senza cambiar misura) Pur già che a me conviene, Qualora = eccede ancora, Risolverò. Ma pria Bella è la tua costanza: Del mio genio real, qualunque sia Questa è la mia speranza; La scelta, d’approvarla Questa m’innamorò. Chiedo a voi che si giuri. (al motivo principale del rondò, replicato a Isséo due) Al giuramento Io non m’oppongo. Isséo Ah se gli affetti miei Egisto Potessi, oh Dei! = spiegarti!... Ed io Ah, ti direi = che amarti D’Agenore la legge a te rammento. Quanto vorrei = non so. Semele (al motivo principale del rondò, se ben con Intempestiva, Egisto, parole, e con modulazione diversa) È la cura, il pensier.

13 Isséo Scena VIII Già dal mio brando Asterio fra le guardie, e detti. Quel sangue si versò, che a noi richiese Un oltraggiato re. [Recitativo}

Egisto Semele Questo a placarlo Stranier, t’avanza. Solo non basta, Isséo. L’ombra sdegnosa A Lete in riva ognora Asterio Altro ne chiede, altro ne attende ancora. Che si vuole da me?

Semele Egisto Se lo brama, l’avrà. Del sagrifizio Saper si brama Sai ben che a noi prescritta Donde vieni, chi sei. Non è la forma: e sai Che già di questo giorno Asterio Le pompe a coronar, tutto s’aduna Tale son io, Il popol nell’arena. Or quivi un solo, Che ancor fra le ritorte, Fra i prigionier di Cipro, Serbo un’alma nel petto invitta, e forte. Volontario discenda Colle fiere a pugnar. Per lui da’ lacci Si sciolgan gli altri: e renda Isséo (da sé) Così d’un contumace il sol cimento, Agenore placato, e ognun contento. Che ardir!

Egisto Semele Ma straniera si vuole, (da sé) Che la vittima sia. Che fieri detti!

Isséo Egisto Perde ogni dritto (ad Asterio) Di suddito fedel quell’alma rea, A noi palesa Che spergiura è al suo re: stranier si rende La patria, il nome tuo. Quel figlio ingrato, che la patria offende. Asterio Egisto Vi basti quanto Quei però, che dell’onde Da’ labbri miei finor sapeste. Naufrago a queste sponde Spinse il furor... Egisto Il vero Semele Celare invan tu speri. Chi ti assicura, Egisto, (a Semele) Che Fenicio non sia? Un’infelice Sua compagna per lui ciò, ch’egli tace, Egisto Tutto dirà. Da’ labbri suoi Noi saper lo potrem. Semele (alle guardie, che partono, per introdurre As - terio) (alle guardie, che partono, per tornar conEu - Qui s’introduca ropa) Il prigionier. Si osservi, Questa si cerchi. Si esamini, s’ascolti, e se sia d’uopo, (ad Asterio) A favellar si astringa. È forse A te consorte? Semele (guardando Asterio, che s’innoltra con passo Asterio grave, e con intrepido aspetto) Or ora, Eccolo. Tuo malgrado, il saprai. Isséo Egisto (come sopra) Temerario! In volto Un non so che gli scorgo Semele D’anima non volgar. Vedrai...

14 Asterio Asterio Chi sa? Potrei È rispetto? Su quel soglio in tua vece Oggi forse mirarla. Europa Rimorso?

Scena IX Asterio Europa fra le guardie, e detti. Timore?

[Recitativo] Egisto (guardando Isséo) Europa Qual pallor!... Qual rossore improviso! (accennando Asterio) Il re di Creta, Semele Sì, vedrà forse che a quel soglio il cielo (fissando attentamente lo sguardo ad osser - Nella smarrita Europa oggi destina vare Isséo) (verso Semele) Quello sguardo sospetto, indeciso Render la sposa sua, la tua regina. Mille dubbj mi sveglia nel seno. Semele Isséo (da sé) (costernato, e confuso) Numi! Qual tumulto d’affetti ho nell’alma!... Ah potessi nasconderlo almeno! Egisto (come sopra, guardando Europa) Europa Europa! (mirando Isséo) Di quel core si turba la calma. Semele (da sé, con molto stupore) Asterio Che intesi! (guardando Egisto) Di quel ciglio si cangia il sereno. Isséo (guardando Asterio) (a cinque, entrando con una specie d’imita - È il re di Creta, zione un dopo l’altro) Che m’invola il mio bene!... Europa Semele La sorpresa già muti gli rende: (sogguardando sospettosa Isséo) Più non s’ode un accento formar. Ah! Mi tradisce D’atra luce già il cielo s’accende: L’ingrato Isséo... Già comincian gli audaci a tremar.

Egisto Isséo (osservando attentamente i moti d’Isséo) Nel contrasto di tante vicende Già impallidisce in volto Ardo, agghiaccio, non posso parlar. L’odïoso rivale! Egisto Isséo Di già il tuono rimbomba d’intorno: (da sé, costernato) Pur non torno = di nuovo a sperar. A questo passo Preparato io non ero. Semele Oh che giorno = funesto = è mai questo! Semele Tutto il sangue io mi sento = gelar. Io son di sasso! Coro [VII. Finale] (s o l o , mentre sospesi taccion gli attori) Strano evento! Asterio Terribil momento! ( l e n t a m e n t e, con interruzioni d’istrumenti, (rientrando gli attori ad esclamare insieme gu a r dando or Semele, or Isséo, ed ora Egisto) col coro) Qual silenzio! Freme il vento: S’intorbida il mar. Europa (come sopra) Semele Che nuovo stupore! Parli Egisto.

15 Egisto (con moto, ed agitazione) Già dissi abbastanza. Già smanio, deliro, M’infiammo, m’accendo, Semele Ragion non intendo, Tace Isséo? Frenarmi non so.

Isséo Egisto (a parte) (alle guardie) (Non ho più speranza.) Il cenno eseguite.

Semele (Asterio ed Europa, e questa ad Asterio con (ad Isséo) tenerezza) Di che temi? (ad Egisto) Asterio Perché ti confondi? Mia dolce consorte... (di nuovo ad Isséo) Europa Non rispondi? Che barbara sorte!... Asterio, Europa Asterio (Asterio accenna con ironìa Egisto:ed Euro - Fra lacci, e ritorte pa addita Isséo) Parlar s’ei ricusa, Europa Di morte = all’aspetto Asterio Quel, ch’ei tace, il mio labbro dirà. Asterio Se palpito, e fremo, Europa La sua scusa = il mio labbro farà. Europa Se tacita io gemo, Asterio Asterio (sempre accennando Egisto) Del soglio se mira Non tremo = per me. Perduta la speme, Europa Quell’alma feroce, Sol temo = per te. Che tacita freme, S’affanna, sospira; Semele Più voce = non ha. (verso Europa, ed Asterio) Superbi, partite. Europa (con passi d’agilità, sempre additando Isséo) (a due, insultando Semele) È amor, che loquace, Che muto lo rende: Asterio Se parla, se tace, Ti lascio sdegnata. L’agghiaccia, o l’accende. Quel Nume fallace Europa Mai pace = non dà. Ti sprezzo spietata.

Semele Asterio (alle guardie, che si muovono per condur via Quest’alma nel petto Europa, ed Asterio) Smarrirsi non sa. Dinanzi al mio sguardo Europa Gli audaci togliete. Crudel, non ti cedo: Non chiedo = pietà. Isséo (Partono insieme fra le guardie.) (arrestando le guardie) Ah no: sospendete. Scena X Seméle Isséo, Semele, ed Egisto, con i grandi del re - (con sorpresa, maravigliandosi del mov i - gno. mento d’Isséo) Che ascolto!... Che miro!... Egisto (da sé, con sospensione) (arrestando Semele, che parte) Che aspetto? Che tardo? Dove?...

16 Isséo Già si scuote... (come sopra) (altra porzione del coro, come sopra) Ascolta. Già si desta...

Semele Semele (torna indietro sprezzante) (con grande agitazione, minacciando tutti) Io tutto intesi. Ah tremate, = paventate. Oggi tutti e giusti, e rei Isséo L’ira mia confonderà. (a Semele) Ma... Isséo (a Semele, volendo placarla) Semele Deh sospendi... (ad Isséo) T’accheta. Egisto (a Semele, come sopra) Isséo Ferma... (supplichevole a Semele) In che t’offesi? Isséo Intendi... Semele (avanzandosi di qualche passo, e volgendosi Egisto minacciosa ad Isséo) (da sé, smanioso) Pensa, ingrato... Ah!... Se geloso ha in petto il core, Isséo L’ira in lei = si accrescerà. (sommesso a Semele) Siegui. Isséo (da sé, come sopra) Semele Ah l’ingiusto suo rigore (smaniosa) Chi frenare, = oh Dei! potrà? Oh Dei! Coro Isséo (un dopo l’altro, crescendo sempre la forza (a Semele, dopo qualche momento di silen - dell’espressione agitata) zio) Ah quell’ira, Perché taci? Quello sdegno Sol di stragi, Egisto Affanni, (a Semele, che siegue a rimaner tacita, e pen - E lutto ... sosa, fissando a terra lo sguardo) Che ti arresta? Tutti (tutti uniti, con agitazione molto smaniosa) Coro Tutto = il regno = ingombrerà! (porzione del coro, guardando attentamente i ( Partono tutti confusamente, e senz’ord i n e moti di Semele, che sta fremendo) da diversi lati.)

17 Alcuni bozzetti di per Europa riconosciuta, Teatro alla Scala, 7 dicembre 2004.

18 19 In questa pagina e nelle seguenti, alcuni figurini di Pier Luigi Pizzi per Europa riconosciuta, Teatro alla Scala, 7 dicembre 2004. In queste due pagine, il personaggio di Europa.

20 21 Da sinistra a destra e dall’alto in basso: Semele, Asterio, Isséo, Egisto.

22 Danzatore, Danzatrice, Figlio d’Europa, Aggressori.

23 ATTO SECONDO Egisto Eh, che in altrui sol ama ognun sé stesso. Scena I Quindi, credilo, eterni Mai gli amori non sono. Il più costante Carcere oscuro. Si cangia in un istante. Amica fonte Diversi cancelli, e ferrate porte all’intorno, Più non cura chi ha spenti che introducono a varie più interne, separate Ne’ trasparenti suoi limpidi umori prigioni. Di smoderata sete i primi ardori. Egisto, ed Isséo. So che talun si vanta D’amar fino alla tomba: [Recitativo] Non ignoro che v’è più d’un, che giura Che negli Elisi ancora Egisto Serberà la sua fede intatta ognora. Sulla sorte d’Asterio irresoluto Ma più del suo poter chi a te promette, Pende ancor il senato. Ai giorni sui Di’ che un labbro ha mendace, Del prigionier di Cipro esser funesta Di’ che in seno racchiude un cor fallace. La salvezza potria. Non men di lui La sua sposa è in periglio. [VIII. Aria]

Isséo Vantar di salda fede E chi del soglio Il cor nel petto armato Osar può in lei di condannar l’erede? È il reo costume usato Di chi promette amor. Egisto Finge costanza, è vero, Chi a Semele giurato ha ossequio, e fede. Ma il labbro è menzognero; Ma non ha lacci al piede: Isséo Non ha catene al cor. Ma la ragione... (Parte.) Egisto Alla ragion prevale Scena II Spesso la forza; e a questa I s s é o ; indi Europa, che scortata dalle guar - Sol potrebbe una fuga die, viene da uno de’ cancelli delle separate, Sottrarla. più interne prigioni.

Isséo [Recitativo] E credi?... Isséo Egisto Giustificar sé stesso ogn’infedele Seco Pensa così. Necessità vorrebbe Parlane. A te condurre Che l’incostanza in lui Qui la farò. Vedila. Il mio soccorso Ciascun credesse. Al suo fallir compagni T’offro al suo scampo. A lei Accumular procura; Di seguirti proponi. E dal suo cor gli affetti altrui misura. (vedendo venir Europa, che a passi gravi, e Isséo lenti, pensierosa, e mesta si avanza) Ch’oggi Europa uno sposo Ma vien Europa. Oh come in petto adesso, In tal rischio abbandoni? Povero cor, mi balzi a lei dappresso! Ah quell’anima bella Troppo mal tu conosci! Europa (con gravità, e sostenutezza) Egisto Fra questi orrori, o prence, E tu supponi A che vieni? Che chiedi? Che amare a questo segno Possa Europa un indegno, Isséo Che di rapirla osò? E in me già estinto Credi quel primo ardor?... Isséo Delle sue pari Europa A regolar gli affetti (volgendosi, per tornare alla sua prigione) So che basta il dover: e so che questo Cangia favella: Chi ci offese ad amar consiglia spesso. O qui teco io non resto.

24 Isséo Rispetta, o prence, adesso (arrestandola) La mia debol virtù. Non fu mia scelta Sentimi. E così presto L’abbandonarti. Era già scritto in cielo La rimembranza, oh Dio! Il nostro fato. A conservare illesa Come perdesti, o ingrata?... E la fama, e l’onore, altro riparo Per me in Creta non v’era, Europa Che perderti per sempre. In tal momento, Che sposa, e madre io son sol mi rammento. Isséo E tu potesti?... Isséo E se lo sposo, e il figlio a conservarti Europa Venuto io fossi? Lassa! Che far poteva? Eterna fede Al rapitor convenne, Europa Mio malgrado, giurar. Ed in qual guisa, oh stelle! Di Semele sottrarci Isséo Speri all’ire, al furor? (con amarezza gelosa) Ma i tuoi legami Isséo Dolci amor poi ti rese? Libero a lei Se tu il trono abbandoni. Europa (sospirosa) Europa Ah se sapessi Eh s’abbia pure Come sta questo cor!... Ma che ti giova L’ambizïosa donna e scettro, e soglio: Penetrarne gli arcani? Ad imitarlo Sposo, e figlio a me salvi: altro non voglio. Più tosto attendi. E per salvarci, in dono Isséo Porgi a Semele ancora, Non dubitar. Salvi gli avrai. Ma il regno... Se sia d’uopo, la destra. Un grand’esempio Hai da me di costanza, Europa (piangendo) Di Semele sarà. Cederne a lei Se col pianto sul ciglio, Tutti prometto, e giuro i dritti miei. Questo Europa ti dà crudel consiglio... Isséo Isséo Basta così. Ah non più. Ciò, che brami, Tutto farò. Destarsi Europa D’un emulo valore (con tuono equivoco fra l’amarezza dell’i - Fiamme ignote già sento intorno al core. ronìa, e del geloso rincrescimento) Sì: questa man, che tua Tu seco Esser più, oh Dio! non può, se tu l’imponi, In dolce nodo unito... Questa a Semele, oh ciel! per te si doni. Isséo Europa Assai diverso Il glorïoso impulso È dal tuo questo cor. Se a nuova face Deh seconda, se m’ami. Addio... ti lascio, Tu accender ti potesti: io morirei E ti lascio per sempre! Pria che stender la mano ad altro laccio. Isséo Europa (smanioso) (con decisa passione d’una tenerezza sma - Ah quanta, oh Dei! niosa) Quanta beltà, quanta virtù perdei! Fu il mio sforzo maggior quand’io potei Viver da te divisa a un altro in braccio. [IX. Duetto] Isséo (con tenera, ed affettuosa espressione) (sorpreso, e con agitazione) Perder l’oggetto amato Ah che ascolto! E fia ver!... Dunque... Non sa qual pena sia Questa dell’alma mia Europa Chi non intende appien. Ti basti: Altro non domandar. Troppo già disse Europa L’incauto labbro.Ah s’è pur ver ch’un giorno (quasi a guisa di recitativo istrumentato) Io fui la tua speranza, Deh, ti consola.

25 Isséo (con passi d’agilità) Oh pene! Ah, lo sento: = il suo tormento Disacerba in parte almeno, Europa Quando un cor può senza freno Dividersi conviene. Palpitare in libertà. Isséo (tornando al tenero affettuoso motivo musi - Scena IV cale della prima strofa; ma con maggior mo - Elegante gabinetto nella reggia. to, ed agitazione) Semele sola,sedendo appoggiata ad un tavo - Pria che l’avverso fato lino. Me dal mio ben divida; Ah del dolor m’uccida [XI.] Il fiero eccesso almen. Semele Europa (con moto lento, ed interrotto) (con un canto interrotto) Fra mille pensieri Prence, ti lascio. Quest’alma gelosa, Se tema, se speri, Isséo Incerta, dubbiosa, Ah taci. Comprender non sa. Europa Gli affetti contumaci Scena V Meglio a frenare impara. Isséo, e detta. Isséo [Recitativo] Quanto virtù sì rara, Quanto mi costa, oh Dio! Semele Ma vien l’infido. Ah tutto (con espressione agitata, viva, e smaniosa) Forse già sa. Per mio = tormento Isséo Lo sento = adesso, Regina... Che a te dappresso Pace non trovo, Semele Che mille smanie Giungi, o prence, opportuno. Al suo destino Provo = nel sen. Sappi che in abbandono il re di Creta (Parte.) Lasciai. Europa Isséo Lo so. Ma parti. Come! Che rio = tormento! Ah che in lasciarti, Semele Prence, mi sento Deciso Anch’io = già l’anima Ha il senato ch’ei mora: e vuol che, priva Sveller dal sen! Di libertà, nasconda Per sempre agli occhi altrui Tutto Europa il rossor de’ falli sui. Scena III Europa sola. Isséo Il decreto crudel... [ X. Recitativo ed Aria] Semele Europa (con rimprovero amaro) (attentamente prima guard a n d o, per assicu - So che scompone rarsi che Isséo sia partito) I tuoi disegni. Egisto a me palesi Numi, respiro! Alfin partì, lasciommi. Di già tutti li fé. Ma trasferita A sprigionare i trattenuti a forza Ho già dell’armi a lui Teneri affetti miei L’autorità suprema. Più non si tardi: e il pianto, Di nostre leggi adesso in van chi adori, Per mio sollievo intanto, Colla fuga, ai rigori Della virtù più austera Sottrar potrai. Già esecutor fedele Senza rischio, e periglio, Di sua giusta condanna Libero torni ad inondarmi il ciglio. Egisto...

26 Isséo Stolta! = con chi ragiono?... Egisto! Ah il traditor t’inganna. Mi lascia in abbandono, Una fuga egli stesso anzi propose. Fugge il crudel da me. Ma libero dispose il soglio Europa Ceder più tosto a te, per mio consiglio: Ah se così tremar, Pur che tu salvi a lei lo sposo, e il figlio. Misera! ognor degg’io; Venga, deh venga, oh Dio! Semele La morte a terminar = (con gran maraviglia) L’affanno mio E creder lo potrò? (Parte.) Isséo Se intera fede Scena VI Non presti ai detti miei, pria che da’ lacci Tempio della Vendetta. Si sciolgan i prigioni, Ara nel mezzo, col simulacro di Nemesi. I n Di questa man disponi. A te consorte, varie nicchie laterali veggonsi rappresentate a Io t’assicuro, io ti difendo il trono. chiaroscuro ferrugginoso diverse figure sim - bo l i ch e , onde il soggiorno della tremenda Dei - Semele tà vien distintamente caratterizzato. Scala pra - (Da Egisto forse, ah, che tradita io sono!) ticabile di prospetto nel fondo. Presso di essa Corri, o prence... si scorge parte d’un oscuro vestibolo, in cui si deve sagrificare innanzi alla tomba d’Agenore Isséo la vittima destinata a placarne l’ombra sde - (confuso, e con impazienza) gn o s a . Ch’io vada? E g i s t o, E u r o p a , il fanciullo, le donze l l eC r e - E dove?... te n s i , con alcune guardie Fen i c i e . Il gran sacer - dote di Nemesi, colla schiera de’ sagri ministri, Semele che circondan l’ara del tremendo Nume. As t e - Infin che il vero rio fra un’altra squadra di guardie Fenicie di - Palese a me si renda, scende dalla scala, per cui si vien dalla reggia. D’Asterio il crudo scempio Fa’ che almen si sospenda. [R e c i t a t i v o ] (agitata) In suo soccorso Europa Vola. Chi sa? Di Nemesi nel tempio (ad Egisto, che se le appressa per discioglier Forse già l’infelice le catene di lei) Ridotto all’ore estreme... Perfido! I lacci miei Lasciami. Isséo ( s m a n i o s o, ed in atto di partir precipitosa - Egisto mente) A questo segno Ah si salvi, o con lui si mora insieme. Sprezzi la mia pietà? [XII.] Europa (respingendo Egisto con impeto) Semele Scòstati, o indegno; Vanne. Ma in ogni evento Né ti vantar pietoso, Pensa... Barbaro, allor ch’uccidi a me lo sposo. Isséo Egisto (intollerante, e colla maggior agitazione) Ma la tua libertà però ti rendo, Sentir non voglio. Se a fuggir ti risolvi. (partendo, con precipitazione senza replica) Già più la reggia, il soglio Europa Sicuro in tal momento Io qui pretendo, Dal mio furor non è. Ad onta del destin con me spietato, L’alma esalar del fido sposo a lato. Semele Quell’ira, oh ciel! tu sai [XIII. Recitativo accompagnato ed Aria] S’io meritai... = Ma che! ( v o l g e n d o s i , e vedendo che Isséo s’è di già Asterio allontanato, corre inutilmente per trattenerlo) No: vivi, o cara; e lascia Fèrmati... Oh stelle!... Ascolta... Che ’l mio fato s’adempia.

27 Europa (volgendosi con tenerezza alla sposa) E vuoi?... Sposa, addio... = ( Torna con maggior impeto alla smania di Asterio prima.) Sì, voglio Più amaro passo, Che, fuggendo, assicuri Duol più barbaro non v’è. A te uno scampo, e a questo (S’incammina verso l’oscuro vestibolo, e la - (accennando il figlio) scia Europa svenuta fra le braccia delle sue Dell’infausto amor mio pegno funesto. seguaci.) Chi sa? Con gli anni suoi Della comun vendetta [XIV.Coro] Già forse il gran momento in ciel s’affretta. Deh voi rendete, o Numi, Coro Il presagio verace; (de’ sacerdoti di Nemesi, che al sagrifizio ac - E appien contento io chiudo i lumi in pace. compagnan la vittima; incamminandosi a lenti passi verso il vestibolo) Europa Sul mesto tumulo Ah mi sento morir! Esangue appena Cadrà la vittima, Asterio Che a te si svena; Deh se non vuoi Varcando placida Che a Lete ognor d’intorno L’onda fatale, Ombra mesta io m’aggiri, Riposa, e plàcati, Il tuo pianto raffrena, i tuoi sospiri. Ombra reale. (Entran nel vestibolo, d’onde s’ode rumor Europa d’armi.) Vorrei... Ma, oh Dei!... Non posso...

Asterio Scena VII (alle donzelle Cretensi) Egisto, il fanciullo, porzion delle guardie Fe - Il suo dolore nicie, ed Europa svenuta fra le braccia delle Voi per me consolate. Al vostro amore donzelle di Creta. La genitrice, e il figlio, (prendendo il figlio per mano) [XV.Recitativo accompagnato] Morendo, io raccomando. Il ciel pietoso Alfin con noi placato, Egisto Pargoletto infelice, Qual rumore! Prenda cura di te. Degno ti renda (alle guardie Fenicie) Dell’origine tua; ma più felice Si accorra. Di chi vita ti diè. Lasciate intanto Il contumace Che per l’ultima volta Se v’è chi tenti audace Possa stringervi al seno. D’involare al suo fato; (Abbraccia da una parte il figlio, e dall’altra O il folle ardir s’affreni, Europa.) O il figlio accanto al genitor si sveni. Sp o s a . . . Fig l i o. . . Ah d’affanno io vengo meno. (Entra nel vestibolo seguitato dal resto delle guardie Fenicie, conducendo per mano il fan - ciullo.) (colla più patetica, e dolorosa passione) Del morir l’angoscie adesso, Tutte io provo a voi dappresso. Scena VIII Sventurato!... Ah quest’amplesso Europa sostenuta dalle sue donzelle seguaci; Sarà l’ultimo per me. ed un coro di combattenti, che non veduti si (Torna ad abbracciar il fanciullo.) ascoltano. Lascia, oh Dio! = figlio infelice, Lascia ch’io = ti stringa al seno. [XV bis. Recitativo accompagnato] (accennando in atto flebile Europa, che pian - ge) Europa La dolente genitrice (tornando in sé stessa) Mi ritrovi almeno = in te. Numi! L’egre pupille All’odïosa luce un’altra volta (con molta smania) Perché schiuder mi fate?... Ah dov’è quel cor di sasso, (guardando smaniosa intorno) Che non pianga al pianto mio? Ah dove, oh Dei!

28 Il fanciullo dov’è?... Ma voi tacete! Quel ferro spietato, Dite... Ah no: sospendete. Che ha il figlio svenato, Misera! I mali miei Che il padre ferì! Tutti già intendo: e veggo Alla pietà, ch’espressa Una porzion delle donzelle a coro A voi leggo sul ciglio, Che grida! Che più sposo non ho, non ho più figlio. Altra porzione delle suddette a coro Che voci! [XVI. Coro] Europa Coro di combattenti, che non veduti, in lon - Che accenti feroci! tananza si ascoltano. Coro 1 Una parte del coro Che fato! (ferocemente) Stragi, o ritorte: Coro 2 Catene, o morte. Che sorte!

Altra parte del coro Europa (flebilmente) Che viver penoso! Fatale inciampo! Europa Crudel periglio! Già muore lo sposo! Già il figlio perì! Tutto il coro (Entra precipitosa nel vestibolo.) (combinando i due caratteri d’espressione di - versa) Tutte le donzelle a coro Pietà, consiglio, Già spira il consorte! Scampo = non v’è. Già il figlio perì! (Sieguono Europa.) Coro (delle donzelle seguaci d’Europa) Che accenti feroci! Scena IX Che voci = funeste! Vasto cortile, che da un lato corrisponde alla reggia,e dall’altro al vestibolo, per cui si pas - Europa sa nel tempio della Vendetta. (con agitazione) Fiero, ed ostinato combattimento fra i segua - Ah sì: = di chi muore ci d’Egisto, ed i soldati Cretensi nuovamente Le grida son queste! giunti alle spiaggie di Tiro, e da Isséo guidati Che fiero tenore alla difesa d’Asterio. Alla durata della pugna Di barbara sorte! serve di misura quella del Coro. Già spira il consorte! Già il figlio perì! Aggressori Catene, o morte. Ah si vada... Assaliti Le donzelle Che fiero inciampo! (trattenendo l’attrice) Aggressori No: t’arresta. Stragi, o ritorte. Europa Assaliti (si arresta quasi stupida) Non v’è più scampo! Qual orrore in me si desta! Chi ritiene i passi miei? Aggressori Sento, oh Dei! = che per le vene In tal periglio Freddo viene = il sangue al cor... Pietà, consiglio Per voi non v’è. (tornando alla prima sua smania) Ah il corso finisca Assaliti D’un viver penoso! Cresce il periglio! Ah meco pietoso Manca il consiglio; Il sen mi ferisca Pietà non v’è!

29 Scena X Per sicurezza tua, Isséo, ed Egisto. Scorta fedel. Fra poco Compariscono entrambi sulla scena batten - Di più fauste novelle dosi, nello stesso momento che dalle schiere Presago il cor mi dice guidate da Isséo vengono inseguiti i soldati Che a te ritornerò nunzio felice. di Egisto, già messi in fuga. (Parte, lasciando una squadra de’ suoi guer - rieri in difesa di Semele.) [XVII. Recitativo accompagnato]

Isséo Scena XII (verso quella porzione de’ suoi guerrieri, che Semele, colle guardie a lei lasciate da Isséo. non ha inseguiti i fuggitivi, e che s’avanza per attaccar Egisto) [Recitativo] Cessin gli oltraggi alfin. (ad Egisto, perché si dia per vinto) Semele Renditi: e vivi. Par che di nuovo il cielo Per me si rassereni. E pur fidarmi Egisto Appieno ancor non oso. Incerto è troppo Superbo! Ancor non cedo; Il destin de’ viventi. Ché l’istesso perdono Or lieti, or tristi eventi È un supplizio per me quand’è tuo dono. Volge l’instabil ruota. (attaccando impetuosamente Isséo) Quanti pietà ci fanno, Difenditi, se puoi, da’ miei furori. Che invidia un dì forse destar potranno! Stolto è ben chi dà fede Isséo Alla sorte incostante, (battendosi con Egisto, a cui porta in fine un Ma è assai più folle ancora colpo, che lo rovescia estinto fra le scene) Chi sempre teme, chi dispera ognora. Già che viver non vuoi, perfido, mori. [XVIII. Aria] Scena XI Quando più irato freme, Semele affannosa, ed Isséo. Quando minaccia il mar = [Recitativo] Stragi funeste, Tornar d’amica speme Semele Può un raggio a balenar = Prence, illeso pur torno Fra le tempeste A rivederti. E il traditor Egisto? (Parte.) Isséo (mostrando l’acciaro, che poi cinge nuov a - Scena ultima mente al fianco) Interna terrena, parte della magnifica reggia Da quest’acciar trafitto di Tiro. Trono a destra. Cadde l’indegno al suol. Difesa il cielo A suon di festosa marcia di militari strumen - Ha la causa miglior. Giunse improviso ti, preceduti da Isséo, e dalla cavalleria Feni - De’ suoi dispersi legni al re di Creta cia,accompagnati da’ grandi del regno, e dal - Il potente soccorso. Alle nuov’armi le donzelle di Creta, s’avanzan sovra eccelsa, Io delle nostre accrebbi maestosa quadriga Asterio, Europa, e ’l fan - Una schiera fedel. Già è salva Europa ciullo, con seguito di numerose squadre Feni - Collo sposo, e col figlio: e in lei le turbe cie, e di guerrieri Cretensi.Appena discesi dal Riconoscon del regno carro, vien loro incontro Semele scortata dal - La legittima erede. le guardie reali. Grandi del regno di Fe n i c i a , e donzelle di Semele Creta. Sicché... [XIX. Coro] Isséo Non paventar. La data fede Tutti Serbarsi a te dovrà. Ben mi rammento A regnar su questa sede Ch’io questa man, ch’Europa, Torni al fin la vera erede. Di tua pietade in prezzo, Il soglio a te promise. A lei mentr’io Donzelle Cretensi Sollecito m’invio, Ed in mezzo a’ suoi contenti (additando i suoi guerrieri) Del destin più non rammenti Teco questa rimanga, Il rigor, la crudeltà.

30 Grandi del regno Semele Ed in mezzo a’ suoi contenti Se sperarla io posso in dono; Più l’offese non rammenti Che bramar più il cor non ha. Della nostra infedeltà. Europa [Rondò] (replicando la musica del primo intercalare) Compensato io trovo il dono, Asterio Se appagarti appien potrà. Chi a scordar gli oltraggi apprende Degli Dei qual sia comprende Isséo La più gran felicità. Chi sa dare un soglio in dono, Che sia ver l’intendo adesso, D’ogni eroe maggior si fa; Che felice a voi d’appresso Questo cor godendo sta. Che agli Dei già egual si rese, Chi a scordar gli oltraggi apprese Europa Nella sua felicità. (additanto Isséo) Quella man, che noi difese, Che a me rese = il soglio mio; Semele Se a mia voglia dar poss’io, Ed in mezzo al mio contento Oggi a Semele sarà. Sol con pena or mi rammento La passata crudeltà. Isséo (porgendo la mano a Semele) Europa Non la sdegni: e a lei la dono. Ed in mezzo al mio contento Del destin più non rammento Asterio Il rigor, la crudeltà. (levandosi di capo la corona, per cingerne la fronte ad Isséo) (Tutti replicano a coro gli ultimi cinque versi Io vi aggiungo il serto, e il trono. detti da Isséo;mentre sulla stessa musica ven - gon replicati da Asterio i tre primi versi del (a tre con piccioli passi d’agilità) suo rondò.)

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