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✓Valsassiina iin natura Attraverso la Porta di Prada, nel cuore del Parco delle Grigne 3

✓Itiinerarii - Outdoor Salita al Legnoncino, "fratello minore" che nulla ha da invidiare al Legnone 8

Quattro passi... al rifugio Riva 13

Arrampicare a filo d'acqua: alla scoperta delle più belle falesie sul lago 16

Lungo il ... a pesca di trote 23

✓ Lavoro tra valle e lago La Patata Bianca di , regina della gastronomia locale 27

A Cortabbio viaggio in miniera tra storia, cultura e tante novità 30

Tre nuovi gestori per i rifugi dei Resinelli 34

✓ Arte / Cultura Poesie di ago e filo a . La storia di Apollonia Tenderini 39

Il , roccaforte che domina 42

Alla scoperta delle cantine di Ombriaco 47

✓ Valsassiina con gusto Ristorante Capriolo a Tremenico 52

Lo Chef consiglia 55

✓Accadeva nell’’anno Accadeva nel 1978: il Cardinale Luciani divenne Papa a Premana 56

✓Proverbii 58

SOMMARIO 59

✓Eventii SOMMARIO

SOMMARIO SOMMARIO 1 ✓EDITORIALE Valsassiina iin natura ✓ Nuovo numero del Pioverna, che sboccia in questa Primavera 2018 insieme ai mille colori della fantastica Valsassina. Un numero davvero ricco che ci accompagnerà sulle meravigliose pareti d'arrampicata che si ergono sbucando dal nostro magnifico lago. Per chi ama il mondo verticale scopriremo posti davvero unici con scorci mozzafiato. Se la verticalità estrema (passatemi il termine) non è quello che state cercando, un giro ai Piani Resinelli vi farà scoprire i nuovi volti e le nuove ttraverso la orta di rada, gestioni di ben tre rifugi: Rosalba, Porta e Rocca – Locatelli. A P P il Pioverna Per chi, dopo il disgelo, esce dal letargo e decide di sgranchirsi le PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA VALSASSINA, DEL LAGO, DELLE VALLI, ESINO E IL VARRONE gambe, una bella passeggiata al rifugio Riva è quello che ci vuole; con Free-press - Aprile 2018 - Registr. al Tribunale di N. 05/85 del 22.07.1985 partenza da Pasturo l'itinerario non è per nulla impegnativo e regala scorci nel cuore del indimenticabili passando per Baiedo e sotto l'imponente Grignone. Collaboratori: Lorenzo Colombo Aspettando che si sciolga la neve, caduta abbondante sul finire dell'inverno, Aloisio Bonfanti un altro itinerario da mettere in calendario e che non richiede grande Caterina Franci allenamento, è la camminata sul Legnoncino, con partenza dai Roccoli Marco Milani Lorla. Una meta dalla cui sommità si gode di un panorama unico. Andrea arco delle rigne In questo numero andremo anche alla scoperta delle cantine di Ombriaco, P G Redazione: nel comune di , luoghi custoditi nel tempo di cui sveleremo storia C.so Carlo Alberto 17/A e segreti. Tel. 0341.285110 - Fax 0341.284671 Mete di primavera sono anche quelle al Castello di Vezio (Varenna) e alle [email protected] miniere di Cortabbio (), di queste ultime scopriremo la storia che Progetto grafico e impaginazione: ci verrà raccontata da un protagonista davvero speciale, la cui identità Raffaella Sironi potrete scoprirla sfogliando le pagine di questo numero. Questo, e molto altro ancora, troverete sul Pioverna di Primavera che Stampa: Grafiche RIGA - Annone Brianza avete tra le mani. E con l'auspicio di aver aver fatto cosa gradita nell'accompagnarvi ancora una volta alla scoperta di questo splendido Pubblicità: territorio, vi auguriamo buona continuazione dandovi appuntamento al EMMEPI COMUNICATION - LECCO prossimo numero in stampa per il mese di Agosto. Tel. 0341.285110 - [email protected] L'editore

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di Caterina Franci

alla bocchetta (di Prada, ndr) guardan- do la cresta rocciosa detta Costa di Pra- Dda si può contemplare un gran trafoto nella viva dolomia; ha una ventina di metri d’altezza e forse più, e sembra l’Arco del Sem- pione di Milano sollevato a 1.600 metri circa sul livello del mare…”. Così nel 1903 scriveva Edmondo Brusoni a proposito della spettacola- re Porta di Prada, nel suo libro “Guida comple- ta illustrata della Valsassina”.

2 3 La Porta di Prada… Controversa l’origine del nome della volta rocciosa più nota del Tra le tante meraviglie del Parco della uno sviluppato sistema carsico: proba- Grignone: il toponimo Prada, Settentrionale la Porta di Pra- bilmente è il relitto di un antico e in- che si riferisce anche ad una co- da merita sicuramente una menzione tricato sistema di galleria che correva sta sotto il rifugio Elisa, appare speciale. La maestosa volta rocciosa nel cuore della montagna. Oggi è un per la prima volta nel libro di Ed- che si incontra lungo il sentiero che dal monumento naturale di rara bellezza, mondo Brusoni del 1903 “Guida Cainallo porta al rifugio Bietti (1 ora che nasconde al suo interno i preziosi completa illustrata della Valsassi- e 30 circa) è uno dei simboli del Gri- segni delle epoche passate, come te- na” a proposito della Bocchetta. gnone e del fenomeno del carsismo stimoniano i resti di fossili che affiorano L’accostamento più azzardato e che notoriamente interessa il versante su una delle due colonne ben visibili al contempo probabile è quello nord della montagna. In qualunque una volta oltrepassato l’arco. Prada-Prati. Quindi la Costa di stagione vi troviate a passare per que- L’itinerario più semplice per arrivare Prada sarebbe la Costa dei Pra- sto itinerario, lo scorcio della Porta di alla Porta di Prada è quello che parte ti e, di conseguenza la Porta di Prada che si staglia contro il cie- dal Cainallo (Esino Lario) dal parcheg- Prada… lo, magari di un blu intenso e gio di Vò di Moncodeno (a pagamen- limpido, conquisterà i vostri to nei mesi estivi, il tagliando si compra occhi e il vostro cuore. nei pressi del rifugio Cainallo, ndr). L’arco di roccia è situa- Da qui si prende il sentiero n. 24 che to in una zona dove porta ai Rifugi Bietti-Buzzi e Bogani. pozzi e cavità ab- Percorrendo un primo tratto nel bosco bondano, evi- (40 minuti circa), si giunge ad un bi- denziando vio: tenendo la sinistra si va al Rifugio Bogani, mentre prendendo la destra verso il rifugio Bietti e dopo una ripida salita si giunge alla Bocchetta di Prada, avamposto di partigiani ai tempi del- la guerra. Testimonia quel periodo di combattimenti la cappelletta-rico- vero costruita proprio in memoria dei Caduti. Continuando lungo il sentiero ecco che di fronte a noi,

Foto di Gianni Casari

4 5 in lontananza, compare la Porta di Prada. spettacolo naturale impossibile da dimen- Avvicinandosi la sua imponenza è sempre ticare. più evidente: impossibile, una volta arrivati Insomma, un’esperienza da fare, vista an- sotto l’arco roccioso, non fermarsi per scat- che l’accessibilità dell’itinerario: a due passi tare una foto vicino alla croce. dal Cainallo, comodamente raggiungibile Montagna da un lato, luccichio del Lago di in auto, la meravigliosa Porta di Prada non dall'altro e sullo sfondo le alpi: uno vi deluderà, ve lo assicuriamo!

L’area dove sorge la Porta di Prada è ricca di grotte e pozzi, tant’è che nei mesi invernali oc- corre prestare attenzione ed evi- tare di uscire dal tracciato per non rischiare di cadere in una delle cavità, nascoste dalla neve spesso presente.

Dalla Porta di Prada partono i sentieri che conducono al Sasso Cavallo e al Sasso dei Carbonari, mete d’arrampi- cata storiche per l’alpinismo locale.

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Salita al Legnoncino, "fratello minore" che nulla ha da invidiare al Legnone

di Andrea Brivio

Una camminata alla portata di tutti, tra natura, storia e racconto popolare: quella al Legnoncino, per la lunghezza non eccessiva del percorso e per il basso dislivello da affron- tare, è un'escursione a prova anche dei meno sportivi, una camminata adatta anche alle famiglie e capace di offrire scorci bellissimi e testimonianze del passato. Fratello 'minore' del più celebre Legnone, che con i suoi 2.609 metri di quota è la vet- ta più elevata della provincia di Lecco, il Le- gnoncino raggiunge la quota di 1714 metri in ed offre un panorama mozzafiato sul lago di Como, sulle cime circostanti con lo sguardo che, nelle giornate terse, può rag- giungere le Alpi.

8 9 fu la Linea Cadorna, terreno di aspri combattimenti tra le trincee e le edi- ficazioni militari della Grande Guerra. Ci avviamo all'accesso alla mulattie- ra, nelle vicinanze del rifugio, appe- na addentrati nel bosco, ed iniziamo ad incamminarci. La pendenza è lieve, il dislivello è te- nue, circa 250 metri rispetto al pun- to di partenza. Un percorso di circa un'ora che ci farà assaporare bellissimi scorci sul lago e testimonianze di un passato che riflette le tradizioni religio- se del Lario: quasi in cima incontrere- mo la chiesa dedicata a San Sfirio, il più anziano dei sette fratelli di Santa Margherita che, secondo il racconto popolare, si sarebbero dati alla vita da eremiti, ognuno su una vetta diversa tra lago e Valsassina (San Calimero a Pasturo, Sant'Ulderico sul Muggio, San Grato in Val Muggisca; San Fedele nei boschi di e San Defendente ad Agueglio di Esino Lario). La chiesetta di San Sfirio, risalente al XIII secolo, fu distrutta da un fulmine nei primi anni del Settecento e fatta ricostruire grazie alle offerte raccolte tra i fedeli di , per essere con- sacrata nel 1709. Poco prima però, potremo ristorarci ai tavoli e alle panche posizionate su uno spiazzo d'erba che offre un'otti- ma location per un picnic con vista La via più semplice per la cima è of- del CAI, è raggiungibile in auto e of- per i Roccoli Lorla. La strada è asfal- incantevole sul Legnone. Occorrono ferta dalla mulattiera accessibile nella fre appoggio per ristoro e parcheg- tata e dopo diversi tornanti finisce solo pochi minuti ancora, e un picco- zona del rifugio Roccoli Lorla, realizza- gio: dall'uscita della statale a nel piazzale sterrato, dove è possibi- lo sforzo, per arrivare alla cima del to da Domenico Lorla nel 1820; in ori- bisogna seguire per la segnaletica le posteggiare la propria auto. Legnoncino dove ad accoglierci, ol- gine era stato costruito come capanna per Tremenico, lasciandoci alle spal- A pochi minuti da qui è possibile tre alla croce metallica posizionata per la caccia all'orso e per l'apposta- le prima Vestreno e l'abitato di Sue- visitare anche alcune postazioni sulla vetta e accanto l'effige della mento e la cattura degli uccelli. glio, per poi farci guidare dalle in- militari risalenti alla Prima Guerra Madonna, si apre lo straordinario pa- Il rifugio (1463 m), oggi di proprietà dicazioni stradali e svoltare a sinistra Mondiale, retaggio di quella che norama.

10 11 ✓ Itiinerarii - Outdoor www.salumeriafilet.it La qualità e la bontà di una storica salumeria...

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osteria S PRANZI PER CERIMONIE ull'Alpe Piattedo, ai piedi della Gri- ta il Rifugio Giovanni Riva. E' nel 1950 che Sgna Settentrionale e dinnanzi alla famosa la Società Alpina Operaia Antonio Stoppa- comunioni,cesti con prodotti cresime, selezionatibattesimi... parete Fasana, nota tra gli alpinisti, sorge ni decide di ristrutturarlo: la stalla diventa una baita che fin dai primi decenni del No- la sala da pranzo, dal locale per il latte Castello di LECCO vecento era conosciuta da abitanti e da si ricavarono la cucina e la cantina e nel villeggianti che si recavano per comperare fienile le camere e il bagno. C.so G. Matteotti, 67/71 latte appena munto e formaggi freschi. All’esterno è rimasto tutto come prima, o Filet salumeria - Filet osteria Da stalla con alpeggio quella baita, diven- quasi. Con quell’architettura rustica che con- Tel. 0341285692 - 0341282504

Menù lavoro, cena a tema, apericena 13 un bivio dove è necessario mantenere la si- nistra e proseguire sulla strada carrozzabile attraverso baite e alpeggi, boschi di castagni e faggi. Oppure, sempre in un'ora circa, si può ar- rivare anche attraversando i Piani di Nava, partendo dalla frazione Baiedo di Pasturo: si sale lungo la strada carrozzabile a tornanti fino a raggiungere un ampio e incantevole pianoro di pascoli e cascine. Superati i Piani di Nava, la mulattiera prosegue attraverso un incantevole faggeto dal quale in una manciata di minuti si raggiunge il rifugio.

A gestirlo oggi è Giampiero Rozzoni e la sua famiglia, che propone agli escursionisti i piat- ti della tradizione valsassinese. Il rifugio ha 40 posti letto ed è aperto tutto l'anno nei giorni di mercoledì - sabato e domenica.

traddistingue tuttora il rifugio. Arrivarci è una camminata adatta a tutti. Si Il suo nome ricorda l'alpinista Giovanni Riva, può raggiungere da Primaluna, parcheg- soprannominato “Sora” per la sua somiglian- giando l'auto al ponte di ferro sul torrente za con l’alpino che aveva partecipato alla Pioverna, e imboccando la vicina mulattiera spedizione Nobile al Polo Nord, e scomparso ciottolata. Le indicazioni ci segnalano il rifugio tragicamente mentre scalava l’Ago Teresita in Riva a circa un'ora e un quarto di cammino. Grignetta nel 1935. garageSuperato polvara-IL la baita "L'è GIORNO_Layout mai tardi" si raggiunge 1 06/08/12 17.30 Pagina 1

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di Caterina Franci

lacca di Varenna, Costiera Morgana, Fiu- e diventata negli ultimi 15 anni uno dei siti melatte, Sass Negher: sono alcune delle di arrampicata più apprezzati nel lecchese, Pfalesie sulla sponda orientale dal Lago e non solo. di Como ‘affacciate’ sull’acqua. Se già chi ar- Ecco quindi quali sono le falesie più belle rampica ha la fortuna di godere di un pano- dove arrampicare a filo d’acqua, partendo rama privilegiato, dall’alto, in questi luoghi da Varenna. lo spettacolo è doppio: da un lato quello dell’ambiente montano, tipico della falesia, e dall’altro quello del lago, le cui acque fan- Falesia di Morcate (o Costiera Morgana) no da ‘sfondo’. Un connubio che rende questi Magnifica falesia a picco sul lago scoperta posti molto amati e frequentati, soprattutto nel 1981 dalla Guida Alpina Andrea Savo- nella bella stagione. nitto (Il Gigante) e da Luca Mozzati. Si tro- Tante le proposte e le varietà di itinerari: ab- va tra Varenna e Bellano, in prossimità della biamo selezionato le principali falesie che si galleria di Morcate a Varenna: per accedervi incontrano da Varenna fino a . Ognuna occorre uscire dalla prima finestra del tunnel di esse ha una propria caratteristica e, soprat- verso il lago e seguire il percorso attrezzato. tutto, una propria storia: come quella della Le vie della falesia partono a pelo d’acqua nota falesia di Sass Negher, sul lago di Pio- (le corde possono bagnarsi!) e offrono una na, scoperta negli anni ’70 da Ivan Guerini varietà di difficoltà, dal 4° al 7° grado.

FALESIA MORCATE

16 17 Le guide e gli addetti ai lavori definiscono questa fa- PLACCA VARENNA lesia “molto interessante”. Pur non trovandosi propria- mente “a pelo d’acqua” come le due precedenti (si erge infatti nei boschi sopra il paese di Fiumelatte), Placca di Varenna questo sito di arrampicata offre un panorama spetta- Chiamata anche Placca dei Ghez (ramarri colare. E’ composto da due fasce di calcare grigio e in dialetto), offre 12 tiri di difficoltà com- bianco, a fianco del monte Fopp. Il primo a salirle fu presa tra il 4c e il 6a+. La storia di questa Ivan Guerini, successivamente la falesia fu attrezzata placconata di roccia calcarea e compatta da Lele Gerli e Matteo Maternini tra il ’96 e il ’97: oggi comincia a fine anni 80 con le prime vie di offre una quarantina di tiri, molto tecnici, ed è nel Marco Galli e dei fratelli Robelli. La falesia complesso poco frequentata, forse anche per via del è stata riattrezzata dalla Guida Alpina Enzo lungo avvicinamento (un’ora circa). Nogara. Per accedere, da Varenna, in pros- simità della prima galleria che dal pae- se conducono a Bellano scendere ver- Falesie di Dervio (o Falesia della Maliga) so il lago attraverso un sentiero sulla Falesia ubicata nella zona denominata “Sedeia” (La- sinistra all’ingresso della galleria. vatoio) e raggiungibile attraverso diversi itinerari, è Se il lago è alto, alcune partenze dei nata sul finire degli anni ’80 come palestra di allena- tiri sono proprio a pelo d’acqua. mento per i volontari del Soccorso Alpino sezione di Dervio. E’ stata poi attrezzata anche grazie al contri- buto del Cai di Dervio. Tra le vie più interessanti c’è sicuramente lo Spigolo dei Piccioni, aperta nel 1986: un itinerario di 4 tiri che si sviluppa sul lato sinistro della struttura.

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di Andrea Brivio

gare che richiamano in val- Canna tra le mani, i piedi le i pescatori della zona ma sul manto erboso a riva o in anche del lecchese e dalla un punto più favorevole tra i Brianza. massi nel bel mezzo del fiu- “Da che si abbia memo- me, è così che il pescatore ria, sul Pioverna si è sempre aspetta il momento giusto, praticata la pesca alla trota sente l'abbocco e tira verso – spiega Stefano Simonetti, di sé girando il mulinello per presidente provinciale della recuperare la lenza: è la Federazione Pescatori Sporti- pesca alla trota, ampiamen- vi - il tratto di fiume più bat- te praticata dagli appassionati in Valsassina. tuto è la riserva di pesca nella zona di Cortenova, ma lungo A decine da fine febbraio all'ultima domenica di ottobre, tutto il corso d'acqua si trovano le trote e quindi è possibile nel periodo di apertura della stagione, si ritrovano lungo le pescarle”. sponde del Pioverna e i suoi affluenti in quella che, da usan- Due sono le specie che popolano il fiume valsassinese: la za che è parte delle tradizione, è diventata sportiva, con Fario, l'autoctona per eccellenza nel Pioverna e distinguibile

23 parsene. za della trota – proseguono dalla Fispasa - il Pioverna offre “Provvediamo a fare immissioni di quantitativi importanti cir- un ambiente ottimale a questa specie anche se da alcuni ca tre, quattro volte per stagione, in particolare in occasione anni lamentiamo il consumo eccessivo di acqua per lo sfrut- di gare – prosegue Simonetti – se il 60% del pesce viene tamento idroelettrico, e con meno acqua la trota si riprodu- catturato in occasione delle gare, il restante rimane nel fiu- ce meno e più lentamente”. me e ne accresce il numero di esem- plari presenti. Lo scorso anno abbiamo seminato anche un migliaio di avan- notti, trote di circa sei-sette centimetri che diventeranno adulte”. Ogni pescatore può catturare un nu- mero massimo di sei esemplari al giorno, gli addetti della Federazione vigilano sul rispetto delle regole e sul possesso della licenza di pesca. Le tecniche di cattura variano molto: c'è chi pratica la pesca tradizionale “al tocco”, ovvero applicando una corona di piombini sopra la lenza, per mante- nere l'esca (la più utilizzata è la camo- la del miele, ma anche il lombrico) sul fondale, dove generalmente la trota cerca le sue prede, e attenderne l'ab- bocco; oppure la pesca a mosca, con esca artificiale che simula la posa sulla superficie dell'acqua di insetti di cui il pesce si nutre, è una tecnica più com- plicata nel lancio e nella sua pratica; c'è poi, anche se meno Sfruttamento delle acque ma anche l'urbanizzazione deve utilizzata sul Pioverna, la pesca a striscio o a spinning, utiliz- conciliarsi con la vita nei fiumi. “Già in passato, in occasione zando sul finale della lenza dei cucchiaini argentati che, di lavori edili sulle sponde del Pioverna o in carenza di ac- per la sua caratteristica livrea a macchie rosse e nere, è altre parti del mondo, trovandosi a suo agio nel nuovo mossi in acqua recuperati attraverso il mulinello, attirano qua, i nostri volontari si sono occupati di prelevare le trote e la trota più comune nei fiumi italiani, e l'Iridea, riconosci- habitat grazie alle sue grandi capacità di adattamento. l'attenzione del pesce fingendo il movimento di una preda. trasferirle in tratti di fiume più favorevoli alla loro permanen- bile da una linea rosacea che la attraversa da entrambi Nel Pioverna si immettono ogni anno circa 300-400 chili “Le condizioni dell'acqua sono fondamentali per la presen- za e riproduzione”. i lati, ha origine nei torrenti del Nord America ed è stata di Iridee, provenienti da allevamenti locali, per consen- introdotta solo successivamente in Europa così come in tire la pesca sportiva. E' la stessa Federazione ad occu- GRATIS controllo dell’udito e prova per 30 giorni.

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In Valsassina siamo presenti come punto di assistenza e informazione il PRIMO E TERZO MARTEDÌ DEL MESE, al mattino presso il Comune di Premana e 80al0 pomeriggio444 444 presso l'ottica BERI a Introbio 24 25 ✓ Lavoro tra valle e lago

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di Caterina Franci

uando si parla di Esino Lario, oltre 1927: tra le diverse passioni Don Rocca aveva alle sue verdi vallate e al pano- quella per la botanica e nel giro di pochi anni rama mozzafiato vien da pensa- riuscì a diffondere delle tecniche di coltivazione re anche alla celebre ‘Biancona’, all’avanguardia per l’epoca che comprendeva la Patata Bianca di Esino. Questo la sanificazione di sementi e terreni, la semina Qtubero iniziò ad essere coltivato nel territorio per righe e la baulatura (convessità del terreno Lecco R.S.A. Borsieri della Val d’Esino nei primi del’800: il ‘tartifol’ coltivato che favorisce il deflusso laterale delle com’era chiamato, veniva utilizzato per cucina- acque in eccesso eliminando il pericolo del ri- via San Nicolò, 8 re alcuni piatti, anche se le tecniche di coltiva- stagno). In questo modo si riniziò a coltivare la Tel. 0341 264500 zione arcaiche non ne permisero inizialmente patata e dopo pochi anni il lavoro delle fami- una grande produzione. glie esinesi portò alla selezione di una tipologia [email protected] Una svolta in questo senso venne data da Don particolarmente adatta alle condizioni climati- Giovanni Battista Rocca, parroco di Esino dal che della Val d’Esino: si trattava di una patata

27 www.gardenorchidea.it Le famose "Patole", orecchie in italiano, di Esino Lario

tonda, a pasta bianca e farinosa, APERTI perfetta per preparare gli gnocchi, ANCHE LA le patole e altri piatti simili. Era la patata bianca di Esino. DOMENICA Ben presto il tubero venne cono- sciuto ed apprezzato in tutta la Lombardia, e anche fuori dalla regione: a partire dagli anni ’60 a Esino venivano prodotte soprattutto le sementi, che venivano esportate poi nei consorzi agrari che stavano nascendo. La ‘Biancona’ fu per di- versi anni regina incontrastata del- la gastronomia locale, ed ancora oggi in un certo qual senso lo è. La sua coltivazione era quasi scom- grazie ad alcuni coltivatori valligia- conti, risale addirittura al 1500: tut- parsa ma fu reintrodotta nel 2009 ni e al sostegno del Parco Regio- to ebbe inizio con una visita di San nale della Grigna Settentrionale. Carlo Borromeo alle due chiesette Nel 2010, al fine di coordinare le di Esino. Vedendole mal messe attività volte alla reintroduzione diede ordine di ricostruirle. Quella del tubero, nasce il Consorzio per di San Giovanni (Esino Inferiore) fu la Patata Bianca di Esino Lario che completata molto prima di quel- oggi si occupa di tutelare le coltiva- la di Sant’Antonio, e per il termi- zioni e la tradizione esinese. ne dei lavori venne organizzata Vediamo allora come utilizzare una festa. Gli abitanti invitarono un in cucina la ‘Biancona’: se siete compaesano emigrato in Toscana, amanti degli gnocchi o delle pa- che di professione era pastaio: con ste fatte in casa con un impasto di i pochi e poveri ingredienti di quel patate, questi piatti fanno per voi! periodo preparò questi ravioli, che Accanto ai tradizionali gnocchi, divennero il simbolo della festa di per cui la Patata Bianca di Esino Sant’Antonio. La sfoglia fatta con la è perfetta, il piatto più conosciuto pasta della patata risale in realtà a da queste parti sono le Patole di dopo il 1800, poiché in periodo di Sant’Antonio: si tratta di gustosissimi povertà si faticava a trovare farina e grossi ravioli fatti con un impasto bianca. Così i ravioli vennero chia- di patate, ripieni e conditi con burro mati Patole. fuso, salvia e formaggio di grana. In cucina le patate bianche ven- (Lc) Vengono preparati in occasione gono utilizzate anche come ac- della Festa di Sant’Antonio Abate compagnamento ai salumi lessi, Via Statale a Esino Superiore (Crès in dialetto). per smorzare il sapore intenso del Tel. 039.9943129 La storia del piatto, secondo i rac- grasso. [email protected] ORARI: tutti i giorni 9.00-12.30 / 14.30-19.00 28 ✓Lavoro tra valle e lago

In miniera aveva cominciato a lavo- rare il padre di Pierfranco Invernizzi, arrivato da Lecco nel 1919. Lavora- AA CortabbioCortabbio viaggioviaggio inin minieraminiera va per l'impresa edile Todeschini che era stata chiamata dai signori Cima a di Marco Milani costruire un molino per macinare la Barite che si estraeva dalla miniera: "Mio padre era assistente edile quan- essuno meglio di lui conosce tratra storia,storia, culturacultura ee tantetante novitànovità do è stato chiamato a fare il militare, le miniere di Cortabbio. Il suo appena finito il servizio di leva è scop- lavoro è diventato una passio- piata la Prima Guerra Mondiale ed è N partito per il fronte, nel Genio Pontie- ne grande che, ancora oggi, lo tiene legato a quelle gallerie di cui è sta- ri, andava a far saltare i reticolati. La to direttore per tanti anni e che han- maggior parte ci lasciava la pelle, lui no dato lavoro a decine di persone invece è stato preso prigioniero e si in valle. Pierfranco Invernizzi, classe è salvato. Proprio durante la prigionia 1930, ci ha fatto da cicerone duran- in Austria aveva conosciuto il lavoro te la visita del parco minerario che, in miniera così, quanto fu chiamato a proprio grazie a una sua idea, con il Cortabbio per la costruzione del moli- supporto del Comune di Primaluna e no, spesso andava guardare il lavoro di altri Enti, dal luglio 2015 è aperto in miniera e fu così che diventò diret- al pubblico. tore delle miniere di Cortabbio". La scoperta della Barite nel territorio Un lavoro che è stato tramandato e di Cortabbio risale circa al 1860. La che Pierfranco Invenizzi (laureato in Barite di Cortabbio, riconosciuta di ot- Geologia a Pavia nel 1958) ha co- tima qualità per via della sua purezza nosciuto sin da bambino. Il percorso e del colore particolarmente bianco, interno inizia entrando nella miniera veniva in gran parte utilizzata dalla "Nuovo Ribasso". Camminando lun- società "Sali di Bario" di , go il primo tratto di circa 250 metri, si dove veniva trasformata in sali di ba- giunge al fondo della galleria dove si rio, appunto, diversi dal solfato in cui si incrocia il filone mineralizzato di bari- presenta in natura la baritina. te dal caratteristico colore bianco. Du- La scoperta viene fatta risalire al si- rante il tragitto vengono presentate gnor Vanotti, maestro elementare, macchine e modalità di escavazione, che nota un affioramento di rocce evidenziando le particolarità di aspet- bianche diverse dalle altre. Spinto dal to e di struttura della roccia. Si imboc- suo spirito indagatore ne stacca dei ca quindi una deviazione che, dopo pezzetti e li porta a Milano per farli analizzare. Così si racconta sia stato scoperto il grande giacimento di bari- te. Nei primi tempi il minerale veniva asportato direttamente dagli affiora- menti, poi vennero scavate le galle- rie (che spesso portano nomi di don- na, la leggenda vuole che siano le amanti dei minatori) nel fianco della montagna a livelli sempre più profon- di, per accedere ai ricchi filoni inferio- ri e rendere più redditivo il lavoro di escavazione. "Fino al 1920 (le miniere sono state chiuse nel 2012) si lavorava a mazza coppia – spiega Invernizzi – non c'era l'aria compressa, quindi un minarore teneva il fioretto (l'asta che forava) e l'altro batteva. Ogni tanto bisognava fermarsi e con la spazzetta ripulire il materiale, e poi si ricominciava. Ore ed ore a picchiare sulla mazza, un la- voro che qui a Primaluna, ma anche nei paesi vicini, hanno fatto in tanti".

30 31 senta un bellissimo percorso esterno gallerie e uno esterno. Infine si sta la- da cui si possono vedere i vari punti vorando per aprire il percorso di visi- d'accesso alle diverse gallerie. ta anche alle persone diversamente Nei prossimi mesi le miniere si arric- abili attraverso l'utilizzo di uno spe- chiranno di ulteriori novità per esse- ciale carrello. re ancora più appetibili ai turisti: è Luoghi carichi di storia, dove si prevista infatti la realizzazione di un sono consumati i sacrifici e le fa- percorso di realtà virtuale che, attra- tiche di centinaia di minatori. Un verso uno speciale visore, consentirà luogo che parla di lavoro e cultura di visitare i tratti di gallerie chiusi al che adesso tutti possono ammira- pubblico oltre alle miniere dei Resi- re. La storia della Valsassina e di nelli, quindi c'è l'intenzione di realiz- tutto il nostro territorio passa anche zare due scivoli: uno all'interno delle da Cortabbio.

circa cinquecento metri, conduce alla maestosa caverna da dove si è estratta la barite negli ultimi trent’anni. Questo antro affascinante e imponente, perfet- tamente illuminato, è visibile dal basso. Grazie a delle scalette, è possibile salire lateralmente, per alcuni metri, nella gal- leria verticale posta di lato e affacciarsi direttamente sulla grande caverna. Percorrendo le gallerie si possono solo in- tuire la fatica e la difficoltà del mestiere del minatore un tratto distintivo che, fino a pochi anni fa, ha caratterizzato tante famiglie valsassinesi. Dal lavoro manuale si è passati all'introduzione delle macchi- ne ad aria compressa, il lavoro del mi- natore è cambiato durante gli anni ma è sempre rimasto molto duro e pericoloso. Dal 2015 questo pezzo di storia della Valsassina è stato reso fruibile al pubbli- co (informazioni su www.youmines.com) grazie al figlio di Pierfranco, l'ingegner Tomaso Invernizzi, che ha redatto il pro- getto di valorizzazione della miniera che, tra l'altro, oltre al percorso interno pre-

32 33 ✓Lavoro tra valle e lago

mentare il lavoro in settimana – pro- ristrutturazione del 1929, venne ribat- segue Cariboni – ma sappiamo che ci tezzato Rocca-Locatelli in memoria di vuole del tempo”. Renzo Rocca, tra i fondatori della so- Intanto la coppia Cariboni – De Roc- cietà e Umberto Locatelli, ufficiale de- chi guarda avanti e presto torneran- gli alpini e personaggio di spicco della Tre nuovi gestori no disponibili 24 posti letto. “Stiamo storia lecchese della prima metà del rifacendo le camere e ci auguriamo Novecento. di poter iniziare con i pernottamenti E sempre ai piedi della Grignetta, entro la fine di aprile”. questa volta due giovani amici han- Un vera e propria iniezione di vita per no preso la gestione del Rifugio Carlo uno storico rifugio che negli ultimi anni Porta: si tratta di Mauro Gaddi e Nadi- per i rifugi ha visto una sequela di gestori, sen- ne Limonta, 31 anni lui e 27 anni lei, za mai riuscire a decollare. Un rifugio che subentrano a Claudio Trentani. storico per la SEL, primo dei quattro di “E' stata una scelta che ci ha coinvolto proprietà, insieme all'Azzoni in cima – racconta Mauro – Sia io che e che al Resegone, al Grassi al passo Cami- Nadine proveniamo dal modo della dei Resinelli solo sotto il pizzo dei Tre Signori e al ristorazione. Ho studiato alla scuola al- Sassi Castelli in Artavaggio. berghiera di Chiavenna, poi ho girato Inaugurato il 4 giugno 1908, con la il mondo come chef, negli Stati Uniti,

Mauro Gaddi e Nadine Limonta

Mauro Cariboni, gestore con Fabio De Rocchi

di Andrea Brivio

Un vento di cambiamento soffia ai Piani Resinelli, sa – racconta Cariboni - idem quella di Fabio al e l'aria di novità ha portato nuovi “capanat” in tre ristorante Montalbano così, quando abbiamo sa- dei più noti rifugi della località montana: Carlo puto che la Sel (Società Escursionisti Lecchesi) sta- Porta, Sel Rocca Locatelli, Rosalba. va cercando nuovi gestori per il Rocca – Locatelli Una rivoluzione che parte ai piedi della Grignetta, ci siamo detti, perchè no?”. Alex Torricini ha infatti riaperto le porte con due volti arcinoti Un avvio decisamente buono con il rifugio posto il Rifugio Sel Rocca – Locatelli, stiamo parlando allo sbocco della Val Calonden che sembra esse- di Mauro Cariboni ex gestore (storico) del rifugio re tornato ai fasti di una volta. “I fine settimana Rosalba e lo chef Fabio De Rocchi. sono andati bene, complice anche la neve che è “La mia lunghissima parentesi al Rosalba si è chiu- sempre un'attrazione per i turisti. Dobbiamo incre-

34 35 “Quella che proponiamo è una cucina tra- Ad affiancare Alex ci sono gli amici Mara, dizionale fatta come si deve, casereccia Mattia e Luca, con esperienze in altri rifugi e con i prodotti del luogo – spiega Mau- e due di loro già collaboratori di Torricini al ro - Abbiamo anche dato una rispolverata Brioschi. Insieme hanno fondato la “Brialba” al rifugio, ci sono voluti circa due mesi per società alla quale è stata assegnata la ge- dargli una nuova veste”. stione del Rosalba da parte del CAI di Mila- Infine, ma non da ultimo, anche in quo- no, proprietario della struttura realizzata nel ta, al Rifugio Rosalba, situato a 1730 m sul 1906 e che porta il nome della figlia del versante ovest della Grignetta, sul colle del suo ideatore, il milanese Davide Valsecchi. Pertusio, si è lavorato negli ultimi tempi per “Continueremo a proporre una cucina sem- preparare il rifugio alla nuova stagione. A plice, con i piatti tradizionali. Una novità ci capitanarla è Alex Torricini, già gestore del sarà sicuramente, anziché sul vino, puntere- rifugio Brioschi sul Grignone. mo molto sulla birra – rivela Torricini – E' in “Nessun stravolgimento – spiega Torricini – programma la creazione di una birra tutta Sono solo lavori di adeguamento con l'ag- nostra, con il nostro marchio. Ci affideremo giunta di due bagni rispetto a quello già presente, più altri interventi per rendere più per questo ad un birrificio locale”. fruibile il rifugio”. Ma i progetti in cantiere sono tanti, a partire degli eventi che già hanno caratterizzato le passate stagioni estive sul Grignone e che ora verranno proposti anche al Rosalba: “Eventi legati alla cultura, alla montagna, vorremmo portare anche qui la cupola che a Praga... quindi ho deciso di tornare e, ne- era stata installata lo scorso anno al Brio- gli ultimi tempi, ho lavorato presso un noto schi”. locale sul lago. Ma ho sempre frequentato i La gestione comune e la vicinanza dei due Piani Resinelli, ne conosco ogni angolo e mi rifugi “ci dà l’occasione importante di incre- hanno affascinato fin da piccolo. Quando si mentare questo legame tra Rosalba e Bri- è presentata l'occasione di poter gestire lo oschi, sfruttando la Traversata Alta su cui si storico rifugio Porta non mi sono fatto scap- potrebbe anche pensare a degli interventi pare l'occasione”. migliorativi – spiega Alex – La nostra inten- L'opportunità è stata il bando aperto dal zione è di promuovere dei pacchetti turisti- CAI di Milano che cercava un nuovo gestore ci, coinvolgendo anche il rifugio Carlo Por- a cui affidare la capanna. Mauro ha trovato ta, altra struttura con una nuova gestione, la spalla giusta in Nadine, che nel frattem- creando dei tour delle Grigne, con offerte lavorava come barista in un locale di particolari che possano portare gente per Mandello. tutta la stagione a visitare le nostre mon- La sala interna del rifugio Porta e la vista sul lago tagne”.

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36 37 ✓ Arte / Cultura Poesie di ago e filo a Premana. La storia di occhialiocchiali lentilenti aa contattocontatto Apollonia Tenderini fotofoto di Caterina Franci

Apollonia Tenderini è sicuramente la rica- matrice più conosciuta di Premana. Non è l’unica, come tiene a sottolineare, ma il suo talento in Val Varrone e non solo, è quasi una leggenda. Le sue abili mani negli anni hanno impreziosito numerosi morèl (l’abito tradizionale premanese utilizzato per le noz- ze) e cótón (l’abito di tutti i giorni, un tempo 23815 Introbio / LC chiamato vestidel). via V. Emanuele, 10 tel. 0341.980500

Apollonia realizza le pettorine: una parte del vestito appena visibile sotto le pieghe dello scialle, che a secondo dei disegni ricamati acquista un significato diverso e ben preciso. Un semplice nido circondato da fiori a rap- presentare la famiglia, era il soggetto più scelto dalle future spose, mentre un ramo con un solo uccellino indicava una ragazza in cerca di marito. Nei ricami erano frequenti i riferimenti all'alpeggio di appartenenza ma

39 Casualmente una sarta di Lecco vide i miei lavori e così me ne commissionarono altri”. Le foto dei lavori e gli schizzi sono stati meticolosamente conservati da Apollonia, che negli anni ha realizzato diversi cataloghi che ci mostra con orgoglio. Ci sono pettorine, ca- sule per i sacerdoti, diversi ricami, sia d’arte sacra che non, e anche l’arazzo “Trasbordo sul lago di Pusiano”, esposto all’Expo di Milano nel 2015, nell’area mercato Cascina Triul- za. Il soggetto è tratto da un dipinto del pittore Segantini, ed è stato ricamato interamente a mano libera in punto pittura. Come del resto tutti gli altri lavori di Apollonia: “Il dettaglio più significativo nei miei ricami – spiega – è quello delle sfumature, che realizzo a mano libera e senza l’uti- lizzo del telaio. Per rendere la giusta profondità occorre un corretto bilanciamento dei colori, non è una cosa semplice, ma a me esce così naturale che ogni tanto anche io stento a crederci”. Per realizzare una pettorina Apollonia impiega anche più di 25 ore: “Dipende tutto dalla complessità del soggetto. Per le pettorine più semplici ci impiegavo anche 20 ore, ora ri- camo molto meno e ce ne impiego di più”. Il disegno scelto viene realizzato a mano e riportato sul tessuto con la carta carbone (molto consumata, per evitare di sporcare il raso): dopo di che Apollonia prende ago e filo, contenuti in una l nome morèl deriva dal colore del panno di lana che piccola scatoletta di latta, e ‘scrive’ la sua poesia. “Mentre gli avi dei premanesi importarono da Venezia nel ricamo mi piace cantare – sorride – ora canto meno, ma I‘700. Prima di allora il vestito premanese tipico era un tempo, mi sentivano per tutto il paese probabilmente e realizzato con la mezzalana (mezzalàn), costituita da sapevano che stavo ricamando”. lana e canapa. Con l’emigrazione a Venezia i prema- L’abilità di Apollonia anima anche uno degli eventi pre- nesi trovarono un tessuto più raffinato, il panno di lana manesi più amati, “Premana rivive l’antico” che proprio La pettorina, o pezze, è la componente più preziosa del vestito tipico premanese, ma appunto, di un colore blu morello, a cui si deve il nome quest’anno tornerà ad ottobre. Non è escluso di poterla tro- anche quella meno visibile. Viene ricamata su del raso di seta, e quindi resa rigida tramite dell’abito tradizionale da nozze. vare, vestita con l’abito tradizionale, intenta a cucire e rica- un cartoncino (di prespan quello utilizzato da Apollonia) inserito all’interno del tessuto una mare come si faceva una volta. E ovviamente, a cantare. volta completato il ricamo. Sul vecchio vestidel (oggi coton) venivano utilizzate le pezze dal velù, ovvero le pettorine di velluto, perché erano realizzate con pezzi di velluto, o un panno nero o rosso. Sopra c’erano alcune passamaneria che potevano essere decorate a piacimento dalla donna, a seconda di quello che voleva comunicare. Ad esempio, le madri usavano attaccare una medaglietta per ogni figlio avuto. Più preziose le pezze del morel, l’abito nunziale: il ricamo viene in genere commissionato dalla sposa: di solito il soggetto scelto rimanda alla famiglia (un nido con due uccellini e dei fiori) o all’alpeggio di provenienza. Anche il colore della pettorina ha un significato ben preciso: la pezze nera indicava il lutto e veniva portata dalle vedove. Viola e rosso indicavano i diversi periodi liturgici.

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anche alle arti e ai mestieri che si svolge- anni in cui era stata aperta a Premana. la pettorina dell’altra mia sorella: dopo di Istituti Tecnici: vano; persino i colori usati avevano un loro Tra le varie materie c’erano disegno, ta- che non mi sono più fermata”. Apollonia A.F.M - S.I.A. - TURISMO - C.A.T. significato: il nero per il lutto, il bianco per glio, cucito, maglia, economia domestica. precisa: “Non realizzavo tutto il vestito, ma il matrimonio e il viola o il rosso per deter- I professori di disegno mi insegnarono una unicamente la parte di ricamo della pet- GRAFICA e COMUNICAZIONE - INFORMATICO minati periodi liturgici. cosa importantissima: il senso della sfu- torina, poi anche del grembiule, del fou- Licei: Incontriamo Apollonia nella sua casa, a matura, come crearle per dare le giuste lard e dello scialle. A me piaceva il pun- Premana, dov’è nata e cresciuta, 67 anni profondità al disegno. Dopo questa infari- to pittura, che potevo mettere in pratica SCIENTIFICO - LINGUISTICO fa e dove ancora oggi - meno di un tem- natura ho dovuto mettere tutto da parte, appunto ricamando. Mi è sempre venuto SCIENZE UMANE (BASE e Op. EC.SOC.) po, la vista mi è calata, sa com’è! sorride per fare altri lavori. Fino a che, nel 1968, innato, non è un talento acquisito: ripeto SCIENZE APPLICATE – ricama e realizza i suoi capolavori. Tut- mia sorella si sposò”. sempre, è stato il Padre Eterno a darme- to comincia sin da bambina: “Ho sempre Fu proprio in quell’occasione che Apollo- lo!”. Istituti Professionali: avuto la passione della pittura – racconta nia decise di misurarsi con il ricamo: “Mia Accanto alle pettorine degli abiti tradizio- SOCIO SANITARI – COMMERCIALE Apollonia – mi piaceva disegnare e dipin- sorella mi confidò che voleva fare rica- nali premanesi Apollonia ha poi comincia- gere. La possibilità di approfondire quello mare il vestito, il morèl, a qualcuno, ma to a dedicarsi all’arte sacra: “Ho dei cugini che per me era un bellissimo passatempo non sapeva a chi. Così io le dissi, dai, ci missionari in Perù, per la loro prima messa l’ho avuta frequentando la scuola di av- provo io. Ci provai, e mi riuscì bene. Dieci non avevano nulla e mi chiesero di fare viamento professionale, proprio nei primi anni dopo mi ritrovai a realizzare anche qualcosa per loro, io gli ricamai la casula.

40 41 ✓ Arte / Cultura Il Castello di Vezio, roccaforte che domina Varenna a sua torre sovrasta Varenna, lo splendido bor- go rivierasco che si affaccia sul Lario. Di origine di Andrea Brivio Lantica quanto la sua storia, lunga oltre un mil- lennio, il Castello di Vezio è una tappa incantevole da non perdere per chi visita il ramo lecchese del lago di Como. Potrebbe risalire all'epoca dei romani la realizza- zione di questo avamposto, costruito in un punto strategico per sorvegliare dall'alto il paese, il lago e la strada che da Bellano portava verso Esino La- rio. Vezio era infatti un nome di origine romana, diffuso tra alcune famiglie che abitavano anche nel comasco. Un racconto popolare lega la costruzione del ca- stello alla regina lombarda Teodolinda, che negli ultimi anni trascorsi a Perledo avrebbe fatto erigere sia la chiesa di San Martino e il castello, insieme all'oratorio Sant'Antonio, per lasciare un segno del- la cristianità del suo dominio. Una leggenda, così come incerta è l'attribuzione dell'edificio agli esuli dell' che dal comasco sarebbero giunti sulle rive lecchesi, edifi- cando la roccaforte. Più probabile che la costruzio- ne sia stata preesistente all'arrivo dei co- macini ed

42 43 interessata, così come il borgo di Varenna, da un INFORMAZIONI importante intervento edilizio e di fortificazione, Associazione Turistica Castello di Vezio con la realizzazione anche di muraglioni che col- via al castello snc, 23829 Perledo (LC) legavano il forte al paese. [email protected] / +39 348 8242504 / +39 333 4485975 Il castello, durante la prima fase del Medioevo, servì da riparo per la popolazione, che lì trovava PREZZI rifugio durante gli attacchi dei comaschi. La tor- INTERO: 4 euro re, che nel XVII secolo era nelle disponibilità della parrocchia di Varenna, durante l'occupazione del RIDUZIONI: 3 euro (Anziani oltre i 65 anni, Comitive oltre 12 persone, Duca Monte Marcino, passò nella mani del Con- Militari, Tesserati “Touring Club”, Tesserati “CAI”, Studenti con tesserino) te della Riviera, della famiglia degli Sfrondati e BAMBINI da 7 a 12 anni: 2 euro successivamente ai Serbelloni fino all'Ottocento, TESSERA ANNUALE*: 12 euro quando divenne di proprietà della famiglia Grep- GRATUITO: portatori di handicap con accompagnatore, bambini fino ai 6 anni pi Di Robilant i cui eredi ne hanno ancora la tito- larità. ORARI DI APERTURA Nonostante sia di proprietà privata, il bene storico APRILE / MAGGIO e è visitabile grazie all'Associazione Turistica Castello SETTEMBRE / OTTOBRE GIUGNO / LUGLIO / AGOSTO di Vezio che si occupa della sua apertura, dalla Lunedì - Venerdì: 10.00 - 18.00 Lunedì - Venerdì: 10.00 - 19.00 primavera all'autunno, proponendo al suo interno Sabato - Domenica: 10.00 - 19.00 Sabato - Domenica: 10.00 - 20.00 manifestazioni culturali, storiche e artistiche. La torre di avvistamento, a base quadrata, è si- curamente uno dei punti di interesse principali, da cui è possibile ammirare il bellissimo panorama su Varenna e sulle rive opposte, quelle comasche, e i monti lariani che si ergono sullo specchio d'acqua. Il castello è attorniato da splendidi giardini, oggi parzialmente visitabili e in passato utilizzati come appostamento dei soldati durante la Prima Guer- ra Mondiale; Varenna faceva parte della Linea Cadorna, il fronte difensivo che avrebbe dovuto fermare un possibile tentativo dei tedeschi di scen- dere verso l'Italia attraverso la Svizzera. Sotterranei sono anche dei ritrovamenti fossili di un animale antico, il dinosauro del Lario, o meglio il Lariosauro come è stato chiamato questo retti- le acquatico che poteva raggiungere il metro di lunghezza e che viveva nella zone paludose e la- gunari che nel Triassico Medio si estendevano nella zona di Perledo e Varenna dove sono stati rinve- nuti i resti di questo sauropode. Il Castello di Vezio ha dedicato al Lariosauro una mostra permanente all'interno della torre dove hanno trovato esposi- zione i calchi dei diversi esemplari ritrovati. Il passato e le tradizioni del Medioevo non sono solo un ricordo al castello, ma rivivono nella pra- tica della falconeria che è uno dei momenti più attrattivi per i visitatori della roccaforte, catturan- do l'attenzione di grandi e piccini. Due poiane, un barbagianni e un falchetto, ricoverati di notte e nel periodo invernale nei locali interni del castello, nei giorni di apertura vengono esposti per essere visti da vicino e ammirarli mentre spiccano il volo e si innalzano sul castello, volteggiando sopra gli oli- vi del giardino. Anche un gufo reale è alloggiato in una gabbia all'ingresso dei giardini. “Si tratta di animali nati e cresciuti in cattività – spiegano i loro addestratori – e teniamo molto al loro benessere, chiediamo ai visitatori il rispetto dovuto e di pa- zientare perché non sempre è possibile l'esibizione di volo, dipende sempre dalle condizioni meteo- rologiche e di salute degli animali, impossibile in caso di pioggia, vento forte o temperature altissi- me. Mettiamo il benessere dei nostri rapaci al di sopra di ogni cosa”.

44 45 ✓ Arte / Cultura

Alla scoperta delle cantine di Ombriaco

di Caterina Franci

a piccola frazione di Ombriaco si trova a poco meno di un chilometro da Bellano, Llungo la strada provinciale che dal lago sale verso e la Valsassina. Un bor- go di poche anime, silenzioso, fatto di viuzze e case affacciate le une sulle altre, che sem- brano sfiorarsi. Ogni anno, la sera del 21 gen- naio, Ombriaco si anima per la tradizionale vigilia della Festa di San Vincenzo, promossa a partire dall’inizio degli anni ’70 da un grup- po di amici, poi diventati gli Amici di Ombria- co, dove protagoniste indiscusse della festa sono le cantine e naturalmente il vino. Più di un centinaio quelle disseminate nella frazione, sotto le abitazioni. Passeggiando per i vicoli di Ombriaco non è difficile riconosce- CONCESSIONARIA RENAULT AUTOVITTANI re le porte di ingresso di questi locali, adibiti www.autovittani.it LECCO - Via Roma, - Tel. 0341 1885001 47 FARMACIA DI di Farmacie Lago e Monti snc www.farmaciadibarzio.it

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Ombriaco… ubriaco? comunemente alla produzione e conservazione del vino, dei formaggi, dei salumi. Fino ad alcuni decen- Inutile negarlo, l’assonanza è quasi automatica. TORNITURA ni fa i pendii intorno a Ombriaco ospitavano ettari In effetti la frazione era nota come abbiamo visto ed ettari di vitigni. Ogni vitigno apparteneva ad una per i numerosi vitigni che sorgevano tutt’intorno. E E FINITURA famiglia, che una volta effettuato il raccolto portava in generale, Bellano è famosa anche per una sto- l’uva nella propria cantina, per lavorarla e produrre ria legata al vino. Vitali ricorda: “I bellanesi sono FLANGE vino e grappa (con la vinaccia). Vino che si vende- sempre stato chiamati maia-vin, i mangia vino!” va, ma anche vino che si teneva per brindare con gli ma la verità sul toponimo della frazione è lungi amici e la famiglia la sera, al termine della giornata BM di BUSI MARIO & FIGLI SNC dall’essere unica. Gli storici ipotizzano un’origine BM di BUSI MARIO & FIGLI SNC di lavoro, o durante i giorni di festa. VIATORNITURA ROMA, 41/B - CORTENOVA (LC) - [email protected] A guidarci sulle tracce di questo passato, ancora celtica, dedotta dal finale di nome, che anticamen- VIA ROMA, 41/B molto sentito, è Luig Vitali, detto Piki, anima dell’as- te era Ombriago. E FINITURA CORTENOVA (LC) sociazione Amici di Ombriaco e della Festa di San Vincenzo. L’idea di aprire le cantine per festeggiare RISTORANTEFLANGE da [email protected]"CESARINO" la vigilia di San Vincenzo venne proprio a lui, nei Luigi, Piki Vitali di Buzzoni Giorgio primi anni ’70: “Ero appena tornato da militare e si ● CUCINA TIPICA ● avvicinava la festa di San Vincenzo. Qui è sempre BM di BUSI MARIO & FIGLI SNC stata una tradizione, si usava illuminare tutto il paese SPECIALITA' CACCIAGIONE con delle fiaccole realizzate a mano dagli abitanti, VIAFUNGHI ROMA, FRESCHI 41/B SU PRENOTAZIONE si faceva un falò. Poi si andava a casa, e per non di- CORTENOVA (LC)- PIZZERIA - sturbare chi dormiva si scendeva in cantina e bere un [email protected] bicchiere di vino e a mangiare un pezzo di formag- (LC) Via Matteotti, 2 gio. Da questa tradizione ho pensato di proporre una Tel. 0341.910614 - 0341.910420 vera e propria festa, aperta non solo agli abitanti di APERTO TUTTO L'ANNO Ombriaco ma anche ai non bellanesi, che avreb- bero così potuto visitare il nostro borgo. I primi anni aprivamo la scuola, dove organizzavamo momenti di festa e balli. Poi venne l’idea di aprire le cantine e la formula piacque subito, tant’è che come sappia- mo oggi i giri delle cantine sono diventati di moda”. Per San Vincenzo a Ombriaco sono quattro o cinque le cantine che vengono allestite e aperte al pubbli- co. Dipende dalla disponibilità dei proprietari, come spiega Piki Vitali: la sua è una di quelle utilizzate per la festa, ed è una delle più antiche, ereditata dai nonni dei nonni. “Ne ho pigiata di uva qui!” ricorda.

48 49 Il lavoro non era certo dei più leggeri: “Si andava a piedi nei vitigni, erano vicini certo, ma nelle annate buone tornare con tutta quell’uva non era affatto facile! Una volta portata in cantina la si lasciava fer- mentare, una settimana o otto giorni, dipendeva dalla quantità e anche dal freddo. Poi si prendeva la vinaccia e la si metteva sotto i torchi, da quella seccata di ricavava la grappa. Il vino veniva invece imbottigliato e tenuto in cantina. Durante la bella stagione si usava portare il vino nei crotti costruiti nel- le campagne intorno ai vitigni. Ancora oggi, d’esta- te, si sale ai crotti con formaggio e salame”. Vitali ha continuato a coltivare uva fino a 30 anni fa: #SuzukiStories “Era più un post lavoro, ma poi ho dovuto smettere. RISVEGLIA IL TUO ISTINTO Di vitigni oggi non ce ne sono più, ma ai tempi se ne produceva tanto di vino. Lo si portava a Vendro- gno, nelle pelli di capra, a dorso dei muli, si arrivava in valle e fino in Biandino. Altro vino era portato a Bellano, dove i barconi partivano per portarlo in altri paesi del lago. Venivano anche da Milano, a com- prarlo”. Nelle parole di Vitali e dei suoi amici, che ci hanno gentilmente aperto le loro cantine, c’è una lieve e comprensibile nostalgia: “Sono tempi andati, ma le cantine testimoniano un’epoca e una vita contadina ancora fortemente radicata a Ombriaco”. E la Festa di San Vincenzo, in qualche modo, lo dimostra.

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Ingredienti x 6 persone Preparazione Q uest'anno celebra il suo cinquantesi- che da uomo in carriera, alla direzione della Adamoli, allora presidente dell'Unione dei mo compleanno, una felice ricorrenza ed un Italmineraria di Dervio, ha scelto non lasciare Comuni, in un articolo dell'epoca pubblicato 1 kg di cervo Tagliare la carne di cervo a cubetti traguardo importante quello festeggiato dal cadere l'intuizione del famigliare e di scom- proprio da “Il Pioverna” e a firma di Mario 1 etto di burro e lasciarla marinare per una notte, Ristorante Capriolo di Tremenico. Vassena. mezzo litro di vino rosso insieme alle cipolle, aglio e le spe- Ci pensò Romano Acquistapace, con la mo- Lo stesso ha fatto Elena, responsabile am- 1 cipolla zie, in un recipiente, coprendo il glie Lucia, a costruire nel 1968 il locale ministrativa di un'azienda della zona tutto con il vino rosso. 1 spicchio d'aglio situato in località Subiate, ai piedi del prima di affiancare il suo sposo in que- Passata la notte, scolare la carne, 2 etti di mirtilli Legnonicino, immerso nell'incantevole sta nuova esperienza. Una scommes- tenendo da parte sia il vino che le olio d'oliva contesto montano della Valvarrone. sa vinta: il locale è oggi uno dei più spezie. Quindi rosolare la carne mirtilli precedentemente sciroppati grappa bianca “Qui non ci passi per caso, vieni per- apprezzati e rinomati della zona, con con burro e olio, dare una spruz- con acqua e zucchero, poi coprire timo tutto di nuovo con lo stesso vino, ché ci conosci” spiega col sorriso Fer- tantissimi affezionati clienti. zata di grappa bianca e lasciarla maggiorana evaporare in modo che l'alcol non aggiungere sale e pepe secondo ruccio Adamoli che 22 anni fa ha preso “E' come stare in un gruppo amici: si ginepro rimanga nella padella. Nel frattem- i gusti, e fare cuocere a fiamma le redini del ristorante dopo la scomparsa mangia e si beve, si gioca a carte, il lo- cannella po frullare gli ingredienti lasciati in molto bassa per un paio di ore. A prematura dello zio Romano. La decisione cale è allestito come un rifugio di montagna pepe precedenza a marinare e ricongiun- questo punto, il piatto è pronto e si di subentrare alla gestione del Capriolo ha mettere sulle potenzialità del suo territorio. ed è una formula semplice che è piaciuta, zucchero gerli alla carne in cottura. A questo accompagna bene con un contorno letteralmente cambiato la vita di Ferruccio, “Credo nella Valvarrone” diceva Ferruccio abbiamo tanti clienti fidelizzati che arrivano punto andremo ad aggiungere i di polenta.

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52 53 LUCE & GAS ✓Valsassiina con gusto Lo Chef consiglia

di Caterina Franci

E’ lo chef Nicola Esposito del ristorante barziese Da Esposito a consigliarci questa PASSA AD ACEL semplice ricetta per preparare un primo piatto gustoso ma al contempo molto sem- plice da realizzare, che racchiude in sé il gusto delicato della mozzarella di bufala e quello dolce della barbabietola, ingrediente utilizzato nella preparazione della PROMOZIONE VALIDA FINO AL 30 APRILE pasta. La riproponiamo.

TORTELLONI DI BUFALA ALLA PARMIGIANA

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Per la pasta: 300 g di farina I 3 uova intere 50 g di purea di barbabietola rossa I Ripieno 200 g di mozzarella di bufala Brodo vegetale 2 melanzane 1 pizzico di cipollotta basilico q.b. pomodori a cubetti q.b. olio q.b. sale e pepe Preparare una classica pasta all’uovo con l’aggiunta di un po’ di barbabietola frullata, rare quindi un soffritto di cipolla, aggiungere una melanzana tagliata a cubetti e prece- 100C coprire e lasciare riposare. Tritare finemente la mozzarella di bufala ben sgocciolata. dentemente spurgata. Bagnare con un po’ di brodo e portare a fine cottura, frullare Stendere la pasta alla barbabietola per ottenere una sfoglia sottile. Adagiarvi a distan- e aggiustare di sale. Sbollentare i tortelloni in acqua alata, preparare un piatto con la za regolare delle noci di ripieno alla bufala e ricoprire con dell’altra pasta, facendo vellutataBERI di melanzane, FORMAGGI adagiarvi i ravioli, guarnire con qualche foglia di basilico, dei fuoriuscire l’aria e premendo bene i bordi. Tagliare con una forma cilindrica. Prepa- pomodorini a cubetti, un filo d’olio evo e del grana. PRIMALUNA VALSASSINA BERI FORMAGGI PRIMALUNA DI SPESA* VALSASSINA

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provincia di Belluno. Aveva, infatti, scritto “Verrò volentieri a Premana, sia come Patriarca di Ve- nezia, sia come figlio dell’umile ma buon paese di montagna che mi ha visto nascere”. Il cardi- nale, prima di salire sull’auto in partenza, salutò il parroco, don Giovanni Pozzoni, ed il seminari- sta di prima teologia Marco Tenderini. Quest’ul- timo è divenuto prete nel 1982, celebrando la prima Messa nel giorno della solenne e storica processione che si tiene tutti gli anni a Premana nella ricorrenza liturgica del Corpus Domini, Era presente, nel 1982 a Premana, il senatore Tom- maso Molino, più volte ministro nei Governi della Repubblica e che nel dicembre 1982 diventerà presidente del Senato, seconda carica dello Sta- to. Don Marco Tenderini è ora presente nella co- Accadeva nel 1978: munità pastorale Acquate-Bonacina-Olate in Lec- co e segue anche la Caritas ed i degenti presso l’ospedale Manzoni. il Cardinale Luciani

durante la processione per la festa divenne Papa a remana di Sant’Ilario, in un tratto delle viuz- P ze più strette di Premana, un pic- colo alla finestra, vedendo Luciani con i paramenti pontificali, gridò di Aloisio Bonfanti alla mamma “Guarda il Papa”; il cardinale scosse sorridendo la testa e disse al bambino “E’ un altro, è un altro”. Il ragazzo era Nicola Co- Accadde 40 anni or sono. Il 29 lu- no, traslato da Venezia nel 1678. dega, 6 anni, figlio di Fedele, resi- glio 1978 il patriarca di Venezia, Premana esultò nel tardo pome- dente a Massa Carrara dove il papà cardinale Albino Lucini, raggiun- riggio di sabato 28 agosto 1978, era emigrato per lavoro, tornando geva Premana per le solenni ce- quando giunse la notizia della no- in paese per le vacanze estive. lebrazioni del terzo centenario di mina del nuovo Papa. Era allora Luciani, lasciando Premana dichiarò Sant’Ilario. Nemmeno un mese parroco di Premana il compianto di aver riscontrato affinità con il suo dopo sarebbe divenuto Papa Gio- don Giovanni Pozzoni. “Si stava ce- paese natale, Canale d‘Agordo, in vanni Paolo I. lebrando la Messa prefestiva delle La visita a Premana Fu l’ultimo im- 19 – dichiarò don Pozzoni – C’era pegno pastorale esterno alla dio- un sacerdote premanese tornato cesi di Venezia, prima del viaggio in paese per un periodo di ripo- a Roma per i funerali di Paolo VI e so. Ero in sacrestia quando venni per il successivo Conclave. avvicinato di corsa dal sacresta- Fabbro Luciani arrivò in alta Valsassina nel no per dirmi che la RAI TV aveva pomeriggio di sabato, provenien- dato il nome del nuovo Papa: il Lattoniere te in auto da Venezia, e venne cardinale Luciani. La notizia era atteso a dove raggiunse stata portata in sacrestia da un ra- Rame la canonica con il parroco don Siro gazzo che aveva seguito la diretta Pavoni, ed il sacerdote premanese TV dopo il fumo bianco uscito dal Ferro - Inox a Venezia mons. Albino Tenderini, camino della Cappella Sistina. Mi animatore del centenario ilaria- sono subito sincerato della notizia no. Luciani fece una breve sosta a – dichiarò ancora don Giovanni – Margno, lasciando una dedica sul e, avuta la conferma, sono salito Attilio Cronicus parrocchiale, dove ricor- all’altare per annunciare ai fede- da i legami plurisecolari fra Vene- li l’avvenuta nomina. C’è stato zia e Premana, fra la terra di San subito un lunghissimo fragoroso Marco con la laguna e l’isola sul applauso, poi hanno suonato le monte, preziosa nella Serenissima campane a festa; in serata si sono tò Premana alla ribalta del TG 1 Canali lattoneria civile e industriale - carpenteria leggera in ferro per le sue miniere di ferro e per i accesi i falò presso le baite e gli della RAI TV per l’intervista di do- suoi esperti fabbri. alpeggi sui monti, mentre l’aria di menica 27 agosto al segretario rame - zincato - acciaio inox - canali - scossaline Raggiunse, poi, Premana, per le festa aveva contagiato tutta Pre- don Diego Lorenzi, che aveva celebrazioni ilariane, in onore del- mana”. accompagnato il patriarca in alta coperture - recinzioni - cancelli - porte le reliquie del santo martire roma- La nomina di Luciano a Papa por- Valsassina. Don Diego ricordò che BARZIO (LC) - Via priv. Buzzoni, 15 - Tel. 0341 998568 - Faxc 0341 998286 56 57 ✓Proverbii Eventi ✓ i APRILE tensostruttura 22 PREMANA La legur se la ciapa senza cur Solino in 20' La lepre si prende senza correre vertical di corsa in montagna BARZIO

La menéstra de chioltri l'è sempre püsee buna ...un punto La minestra degli altri è sempre la più buona MAGGIO di incontro per piccoli e grandi! La farina del diavul la va 'n crusca 13 BALLABIO La farina del diavolo va in crusca 11a Fiera del Taleggio

ESINO El dà meno fastidi el göpp chel gröp 20 APERTO Esino SkyRace Dà meno fastidio il gobbo che il nodo Ponte 1° MAGGIO

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