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4 \ KAÀAIMAXOY K Y P H N A I O Y T M N O I

C A L L I M A C li 1 G Y R E N A E I H r M N 1 C V M LATINA INTERTRETATIONE A VIRO GL. ANT. MAR. SALVINIO

Etrufcis Verfibus , Nunc Primutn Editis , Redditi. ACCEDIT POEMATION DE COMA BERENICIS AB EODEM GRAECE SVPPLETVM ET ARECENSVITCATVLLO VERSVM. Vartantes Lecitene SeleRas Aiìnotaùoncs Metricas s , , & Aliquot Latinas Vcrfiunes

Angeli Politiani, Henkici Stfphant , Floridi Salini,

JiONAVENTVRAE VVLCANl , IMCODEMI FkISCHLINI Necncn eiufdem Callimaciìi Graeca Epigrammata A D 1 E C 1 T ANG. MAR. B ANDINI VS I.V. D. MEDICEAE BIBLIOTH. REGIVS PRAEFECTVS.

FI.ORENTIAE TYPIS MOVCKIANIS

A. CI3.I3-CC. LXIlI. Li

I

Digitìzed by Google Digitized by Google Ili A S V A ECCELLENZA IL SIG. ANTONIO MARIA S A L V I A T I D V G A DI GIVLIANO PRINCIPE DI ROCCA MASSIMA, BARONE DI COLLEFERRO, CONTE DI TVRBINO,

MARCHESE DI MONTIERI , E BOCCHEGGIANO

E CIAMBERLANO DELLE LORO MM. II. ec.

dalle fingolari E prerogative , che fovra di ogni altro 1* E. V. diftin- prendeflì io guono , {blamente motivo di fregiare col Voftro ragguardevole Nome gl’ Inni di Callimaco , che ora nobiJ- men-

D mitg'griTr» Google . ,

iv Lettera mente rivettiti alla Letteraria Repubblica fi farei ficuro prefentano , di avere loro prefcelto autorevole Protettore un , e fom- mamente benefico Imperciocché per non ittare a favel- della nobiliflìma Vottra col- lare Profapia , le principali Famiglie Sovrane dell’ Europa congiunta, e dalla quale Cosimo I. Gran-

Duca di Tofcana traile i fuoi felici nata- li di infigni , feconda mai fempre Uomini nella Repubblica facra , e civile , colti- vatori e della Latina , promotori Greca , , e Tofcana Letteratura; noti fono ad ognu- no que’ Voftri gentili cottumi e piacevo- li alieni affatto dalle vanità di , coloro fra le che trovano pafcolo ombre , ed il fumo; quella filofofica, e giufta maniera di niente penfare , quale curate quello altri tanta follecitudine che con , e perdi- mento di tempo , e della propria tranquil- lità ambiziofamente desiderano quella am- ; mirabile cottanza, ed egualità negli avver- si e ne’ profperi avvenimenti quella im- , ; pareggiabil prudenza negli affari piu gravi cd importanti della Vottra ben regolata Fa- mi- Dedicatoria v che dal- fràglia quel merito in fomma , ; 1’ c de doveri efercizio della vera virtù , ,« annellì al proprio flato unicamente deriva Aggiungafi quel Voftro raro perfpicacifiì- formató colla pratica del mo ingegno *

e de’ Valentuomini , Mondo , delle Corti , co’ quali vi flètè fatto Tempre un parti-*, colar piacere di trattare ne’ Voftri eruditi con viaggi quel pronto parlare e foave , ; , cui i {ignorili Voflri penfieri mamfeftate , in guifa tale ognuno con piacere , c , che maraviglia vi afcolta * Ma 1’ aver' io fino da’ miei più teneri anni dedicata all’ E. V. 1’ olìèquiofiflìma è ftata e non fa* mia fervitù , che non , lunghezza di tempo nè rà mai , nè per , nè per malvagità di per diftanza di luogo , interrotta, è uno de* fortuna diminuita , o muove a prefen- piu forti motivi , che mi che fpero tarvi quello letterario tributo , perchè fi parte riceverete di buona voglia , e dalla con tanta benigni- mia perlona , che tà quello infigne Poe- riguardate , e perchè ta per la fublimità del fuo ingegno, e per la venuftà de’ luoi verfi fi meritò la bcnc- vo- vi Lettera. volenza del gran Tolomeo Filadelfo Re di coftituito Egitto , dal quale fu Prefetto della celebre Libreria di Aleflandria . E poiché delle molte opere da effo tra- alla de’ mandate memoria poderi , e che fono reftate afforbite nella confufione di tanti fecoli nuli’ altro al- , abbiamo , che cuni Inni , e pochi Epigrammi , ò credu- to di far cofa grata non tanto all’ E. V. che fi è fempre dilettata della nobile poe- f a quanto alli lludiofi tutti delle buone , lettere , di procurarne una nuova corretta la edizione , aggiungendoci traduzione in verfi Tofcani , fatta dallo immortale An- tonio la Maria Salvini , che ora per pri- ma volta comparifce alla pubblica luce .

Pregandovi intanto dal Cielo , ed a

’ tutta 1 Eccellentiffima \ odra Cafa la pie- nezza delle celefli benedizioni, col più pro- fondo rifpetto ò 1’ onore di fofcrivermi Di Voftra Eccellenza.

Dal mio Studio 2v. Aprile 1763.

Vmilijfimo Servitore Angelo Maria Bandini. AL DISCRETO LETTOREVII Angelo Maria Bandi ni.

D Efiderando di rifvegliare il piu che fia pojjibilc ne- gli animi dell Italica Gioventù lo fiudio della Gre-

ca letteratura , ti prefento , o benigno Lettore , in quefl'

anno il Callimaco , promettendoti di darti in apprejfo full' ifiejfa foggia una bella ferie di Clajpci Greci , e

tra ejft Nicandro , Quinto Smirneo , Dionifio Perie- gete , i Dionifiaci di Nonno Panopolita , gli Apotclefmi

di Manetone , corredati oltre alle latine , delle ottime inedite traduzioni fatte già da Antonio Maria Salvi- di Lettere nell' vi , Profejfore infigne Greche Univer- fttà Fiorentina , la di cui fcuola , non altramente , che

quella de' Poliziani , e de' Vettori , à fatto a' nofiri 1 tempi tanto onore all' Italia. Aveva quel grand uomo ridotti in ver/i Tofcani con incredibile felicità gli anti-

chi Poeti Greci , alcuni de' quali furono mentre et vive- altri la di lui morte pubblicati alcuni va , dopo , fi fono perduti , altri ci reflano ancora . EJfendo quefie traduzioni unitamente colli ferirti di molti valentuo-

mini pajfate nella pubblica Libreria Marucelli , mi fo-

no accorto nell ordinarle , che ejfendo quefie fcritte in e con inchi cartucce , confufamcnte , ofiro corrofivo , fi vanno infenfibilmentc perdendo ; come in fatti è Se-

guito tra F altre , di una parte dell' Antologia , e del difficilijfimo Poema di Nonno fulF Evangelio di S. Gio-

vanni , ò creduto di arrecare un fingolar beneficio alli ftudiofi delle lettere Greche , e Tojcane , col falvare

dalle ingiurie del tempo quelle almeno , che mt è riu-

feito con non piccola fatica di render compite . E co- ' H

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cornine E uindo dal Callimaco , ti premetto la di

lui vita , tratta dalla Biblioteca Greca di Gio. Al- berto Fabricio Tom. II. pag. 472. indi le teflimonian-

ze degli antichi autori , ed in fine di ciafcheduno Inno

quelle annotazioni , che per maggiore intelligenza del

tcflo ò creduto necejjarie . , Segue dipoi il Poemetto Greco fulla Chioma di Berenice che , effendo perduto ,

! ifleffo Salvini à fupplito CO , prcvalendofi della tradu-

zione che ne abbiamo , fatta in Latino ad i flanza di Or- talo da Catullo. Ma perchè fi vegga la diverfa maniera tenuta nel fupplire qucjlo bel pezzo di Poefta da due

de' piu grandi uomini , che abbia fino a' dì noflri prò*

dotto la Greca Letteratura , ti Jaggiungo quella verfio

ne , che avanti il Salvini tento fimilmente Giufeppe Catullo Scaligero , inferita nel fiampato dal Maittai- re in Londra nel MDCCXV. in 8. per Iacopo Ton-

fon , e Giovanni Watts . Il tefio Tofano di queflo poemetto è queir ifleffo che fi legge nel Tomo XXI. del- la raccolta de' Poeti Litini colla verftone nelV Italia- nel na favella , imprefia in Milano MDCCXXXI. in 4. E poiché gl' Inni di Callimaco anno meritato di tutti in parte in efiere tradotti , 0 , 0 verfi Latini * da diverfi valenti uomini , quindi ne riporto di eia fcheduna traduzione un faggio , foggiungendo in fine i quali leggono nella di lui Epigrammi , tali fi bellifit ma edizione procurata da Gio. Giorgio Grevio a Vtrccht per Francefco Halma , e Guglielmo Vande Water nel MDCXCVI. Tomi II. in 8. della quale mi fono fervito per teflo. Le varianti in piè di pagina fono tratte dalla degl' Inni di Callimaco prima edizione , che fu fatta in Firenze in caratteri unciali per opera del celebre

Giano Lafcari . Vivi felice .

benché in confufo le di lui traduzio- (1) Si cooferva no ancora , , ni ip verò Greci delle opere di Catullo , Tibullo , e Proper- la pubblica luce. zio , che pure meriterebbero

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CALLIMACHII

AETAS GENVS ET DISCIPVLI .

Scriptor um editorum perditorutnque Catahgus cum

variti ohferv.itionil)ui . Scboliajìae deperditi . Scholiii Graecis quae ex/ianf criptorum De , & J ,

qui in tllit allegantur elencbus . Editiones CalUmacbt CO» L

allimachvs Batti & Mefatmae F. Callima- C chi ftrategi CO nepos Cyrenaeus CO Libys,

Grammaticus do&iflìmus & Poeta infignis , qui fe ipfe in epitaphio Parentis fui ait cecinilfe xpe/ir» ter* ficunuw'yfi » dulcius invidia : difcipulus fuit A Her-

i Io. Alb. FabricI Biblioth. Graec. ( ) Ex T. il. p. 477. Callimachus Epigrammate Batti ( % ) Xxii. quod eli parentis

Epiraphium : tit ifiiv CT vxpà e^fia tpfput irci* , KtfXXrpa'^» pt

fd»i Kupitvai'» xjiiJi* rt xai ytn'r n» . - Ei’5i/n« y afipu m». è fttv non Tarpai® * owXwv

S‘ iitiOiv putrito H f(tv , ò x va /3a«xau'*H lib. (3) in Lybiae deicriptione xvu. p. b 3 7 A'ytTai

Sì >i Kup

E?'?« Sì KvpJvi 9>ipa/

jf* Kxl KaXXf^Hv faivopafav C{ xa'l* K «XX'/aaTt®* . KaXXiVx re' ara po» rò 5 ’ vytpov «-.opa ©tip*, Mijriip - tvixxa mar p/i© >ipiripHf • Cyrenenum voiat & G l- lius xvii. 11. quia vero Alexandriae Aegvpti urbe dm» tilFtme eli veriatus , h nc ab Antigono Carvflio c. 51. - Hill, mirab. appellatur KaXXfywjt© c i’k riit Aiyvv.it.

]

•I

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2 Callimachi

Hermocratis Grammatici lafii . Litteras primum do- in vico Alexandriae cuit Eleufine , poftea a Pto- lcmaeo PhiJadclpho accitus in Mufeum CO, quod Philolòphis ac viris eruditis munificentia regia

Alexandriae dicaverat , in honore habitus CO tum

ab ipfo Fhiladelpho , tum a fucceflòre eius Ever-

geta , cuius tempora attigiflè eum Scholiaftes ad

Hymn. il. i 6. & Suidas teftantur. Regnare autem

coepit Evergetes non Ol. ex vii. 2. ut apud eum-

dem Suidam legitur , fed ut accuratiores Chronolo- gi tradunt Ol. cxxxni ante Chriftum A.ccxlvii*

Sunt , qui etiam pradèólum Bibliothecae Rcgiae

fuiffe Callimachum affirmant , ut Raph. Volater- ranus lib. xiv. Commentar, urbanorum & Morho-

fius ò fjLctKapiTij; lib. i. Polyhift. p. 43. Sed Sui-

das & alii veteres hoc non memorant i itaque in ferie praefe&orum Bibliothecae Alexandrinae omif-

fus Callimachus eli a Ionfio lib. 1. Hift. Philofo-

phicae c. 18. Imaginem illius in aes incifam exhibet

Clarifs. Gronovius T. x. Antiq. Graec. poft p. 792.

ex Io. Orlando . Lydcn dclicias fuas verfu cele-

brane notat Ovidius il. Trift. v. 3*58. Difcipulos videas eius laudari Eratofthenem , & Philoftephanum

' Cy- hoc Muffo fcripferat ipfe Callimachus ut intra d ì- ( 1 ) De , cam in Catalogo eius Operi) m . (t) Strabo ib'd. p 838. Kupttvaì^ J’ iV< hoc KaXXr

kxi E'paroff&tvttt » aV^cTipor n.ripM/a.fvcr rrapà tck tùv

A (’yuarn'wv flvatMaiv ,

Digitized by Google Vita 3 Grammati- Cyrenaeos , Ariftophanem cum, & Apollonium Rhodium e difcipulo inimi- cum, quem carmine, cui titulum fecit /£/»,diris laudat Athe- devovit . Ifirum quoque KxMiuayeiov KaMipa- naeus lib. ix. & alibi , tum Hermippum « yetov lib. v. p. 213. De litri AVrijwìt & 'tcutoh y fi ve Mifcellaneis vide Menag. ad Laert. il. 5 9. Familiaris fui Heracliti Halicarnalfei mortem luget Callimachus apud Laertium ix. 17. Vxorem habuit fìliam Euphratae Syracufii CO, fororem Megatimam, quae nupta Stafenoro peperitCallimachum iuniorem itidem Cyrenaeum, auétorem operis pridem deper- diti de infuits , quod verfibus heroicis compofuerat. pariter II. Philologiae omnis peritus , & Poe- ta dottiflimus fcripta compofuit , Suidae fi credi- plura otìingentis licet apud Gyraldum le- mus , , gitur o&oginta , apud Io. Lomeierum p. 373. c. 13. de Bibliothecis 800000. Aliquorum Cata- Gerhardus logum texuit idem Suidas , pleniorem

Voflìus lib. 1. c. 1 5. de Hiftor. Graecis , Io. Meur- fius in notis ad Helladium p. 957. feq. & ih Bibl. in apparatu Graeca p. 1283. feq. Thomas Stanleius Richar- ineditarum notarum ad Callimachum , & dus Bentleius in fragmentis Callimachi , diligen- recenfitis qui tiflìme a fe colleótis , & erudite ,

A a • Stan- J ( 1 ) Suid. in K«XX»V“X® •

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4 Callimachi Stanleii apparatum MS. utendum acccpcrat ab Eduardo Sherburno CO. Scripferat tum profa, tum

carmine Caliimachus , fed pleraque non adeo pro-

lixa opufcula quia dicere folitus eft ps'yct 3 a/oj; , /

t

Confer quae de eius fyuyyavMafìi ftudio , ut vocat Epigr. ix. notata illuftri Spanhemio funt

p. 1 1 8. ad Callimachum . Iam ecce tibi Catalo-

gum Callimachi operum , quae a viris doélis ob- fervata funt nonnullis noftris fupplementis , cum , atque obfervationibus

Flifi' ùywuv de Ludis . Suid. in KaAA/'/x. Har- ,

pocratio in . Et forte ex hoc poemate funt

refert Plutarchus v. petiti verfus , quos 3. fympof.

Carmen de Aconito , vide infra KuiJ/ttij .

Aitix, de caufts variarum fabularum , rituum poema lib. iv. & antiquitatum , conftans , quod

il-

(1) Pluribus verbis plagium Cl. Rentleio hoc nomine im- pingit auilor libri a short account of Dr. Bentleys buma- 1 nity and iuflice Lond. 1699- 8 P- 9- feq. Acerbiflime etiam plagii in Meurlìum commini Hentleium arguii Iac. Gro- novius praef. ad Tom. X. thcfauri Antiquitatum Grae-

. virorum do£liHìmorum carum Sane cur nullam , qui

ante illum in hac arena verfati funt , mentionem no-

mi netenus fecerit , ipfe optime dixerit. Tangere tamen eos videtur ad fragmentum cccv. bis verbs: luride qui-

dam inter opera Callimachi Daedalum recenfuertint , fed

perperam . Ncque vero mihi videtur alios expilalle, qui

ipfe habcbat mellora domi .

Digitized by Gc . ,

Vita 5 illuttraverat Epaphroditus tette Schol. Aefchyli , ac Steph. Bvz. Grammaticorum ingenia excrcuifle ob- fervat Clemens Alexandrinus v. Strom. p. 271. licet hoc mirum videtur Wovverano c. 11. Poly. mathiae, fané in illud commentatus fuerat praetcr in Epaphroditum Theon , ut notat Etymol. M. ftVtjfóv . Metaphrafin compofuerat Marianus tette

Suida in M xf- Fragmenta his ex Aetiis collega vide- re licet in editione Callimachi Graeviana p. 305.

312. Meminit & Io. Malalas T. 1. Chronici lib. vii. ibi plus in Chron. p. 221. fed male fcriptum tn , &

Alex, five Pafchali p. in. aìrwtot; , prò ai’n'o/s, ut bene notavit Malalae interpres Edmundus Chil-

meadus . Similis error latere viris dottis vifus ett apud Fulgentium de fermone antiquo: Ientaculum dicitur guflatio . Callìmachus intefìa : ientaculum Iovi defuit qui fufpicaretur proferre Non , , Ful-

gentium hoc repetiffe ex aliquo , qui Callimachi

Aetia latino carmine vertiffet . Sed Iacobus Gro- novius in Exercitationibus de Dodone p. 33. feq.

hariolatus ett fub Callimacho apud Fulgentium latere Gallicanum aliquem Nonio citatum , ve! quod aegre mihi perfuadeo, Caflium in Annalibus. Poflìs & legere Callimorphum, qui paucis interie- ttis ab eodem Fulgentio laudatur. Sed Callimachi Aetia a Fulgentio laudari crediderunt viri dotti

' quia

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6 Callimachi

quia plures alios Graecos fcriptores , latinis lau« datverbisCO. Scripferat olim A "ria, Callimachi etiam Dionyfius Corinthius poeta Plu- exemplo , ,

tarcho in Erotico , & Suida in &iovur. tede , tum

lib. v. id8. laudatus fuis Butas , Arnobio p. : ficut fcribtt in cau'alibus Butas, & Plutarcho in Romulo ept p. 31. Bara? Sé rii etèrica ixujùhts tv eteyt-oit t

rùv P'vi/.xikwv ctvzypzpvv Denique Plutarchus iple » cuius xitix p'wjowiixàdc E'AAki/fie:* etiamnum exftant, cu - rix ywzivJjì) & etèrici (Zafficiputòt Lampriae memorata latinis Varrò, ad quem frequenti^- pcrierunt , & e

alii . De lime provocant Plutarchus , Servius , & Callimachi Aetiis, praeter lanum Parrhafium T.i.

Lampadis Gruterianae p. 873. egerat Politianus in

Centuria fecunda Mifcellaneorum , ut teftatur Pe*

trus Crinitus in Epift. ad Alexandrum Sartium , quae legitur inter Politianeas xii. 20. Sed illa fe-

cunda Centuria lucem numquam vidit . Forte ex quae prò- Callimachi Aetiis habuit Fulgentius ,

fert ili. io. Mythol. in arufpicinis altud efi fibra-

rum particularumque infpeBio , altud fecundum

Battiadem eventuum immutatio .

• Achilles Tat. Ila» Yltpì àvépiuv , De venti* goge

Antiq. Graec. p.» S- Cnlli- (1) Idem Gronovius T. vii. 9 pro/’trre latri . Et putat elle ntAcbus: in teft* ienraculum verbi Varronij c fcripto cui citulum leccrat, Callimi» chus

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I

Vita. 7

gogc in Aratum c. 33. & SuicL in KaAA<>«£@. .

oÌkkt\lqì Argi incolti • Suid. A"pysuf , De

. Suid. A'pKah'a 1 Arcadia

Bàxyjfy* . Vide mox 2fzyx&’

De Coma Berenices , coniugis Ptolemaei E-

vergetae, aftris adfcripta a Conone Samio Ma tele-

exftat e latina me- matico , carmen elegiacum , taphrafi Catulli num. lxvii. p. 253. feq. edit. If. Mureti Scaligerique notis iun- Voffii , cuius & ,

genda fragmenta Callimachi , a Bentleio colle-

ga p. 235. feq. & notae Annae Fabri p. 2 66.

feq. tum Polit'anus c. 68. Mifc. Meminit & Ge- minus C. 2. Aftron. mi o vqipiv **Tifcfpr[*.ev& Ùttq

KxM.ifj.ù'Xje Bff evòlse ttAo'xau®* .

Bf.xyx,& . Hephaeftio Enchirid. p. 30. mi rw irevTX^Tfu il KaAA >iLayJ&- ó'Aov -rotaci to» Hfóry ypv

ìvujivotxtoi ( 1 ) oT 3f re Zfu Atti’fiovet mi , Atiùuuv

ytrifX*' • Quac poftrema verba Callimacho laudato aflfèrt etiam Etymol. M. in Aiiufict"^ Vtut vero Bax- yov non Bpdyyov habent Hephaeftionis editiones » Bpxyyov tamen e tribus codicibus MSS. & Teren- tiani Mauri autori tate redie repofuit Clarifs. Bent- le- (1) In editione Ciarlìi. Bende!! bis male excufum i’w^vó- txtoi contr* leges choriambi . Sed hoc Tvjograplii vitium eli haud dubic .

Digitlzed by Google 8 Callimachi leius . Lutatius ad ni. Thebaid. p. 104. Branchi meminit Terentianus de mctris :

Hymnum Branchiadae Phoebo cantajfe Iov'tque

Pajlorem Branchum , &c.

Pro Branchiadae nova editio e vulgati? Terentia»

. ni codicibus , dubito an bene , legit Battiadem Galatea Tct^órsix , , cannine hexametro. Athen. lib. vili, p. 284. & Euftath. ad lliad. v. p. 1088.

rtoux©' , Glaucus . Suid. eft A»'<5aA@- • Steph.Byz. in Sed locus

falluntur qui Comoediae , vel Tra» eorruptus , & , Confer Bentleii goediae hoc nomen effe exiftimant . fragmentum cccv. Verifiniillimum autem mihi vi-

illum ita effe legendum : KaAAipa- detur , locum

ffibvjpv . . AuiSuhu tv^onj ehccfcaivb ptiv nominibus genti alieni E’3yncxi òyojxxTi'ctt , De 8c ex eo Eu- peculiaribus . Athen. lib. vii. p. 329. operis partes fu- ftath. ad OdylT. J, p. 7 99. Huius quae memorantur Suidae Tfpì pisr- ifle videntur , 3" fUJVMV Tponryc.plai Karà 1 v& evopicarlat iyfivw , &

ita! toMh . Poema heroicum de anu pau- E‘mA»j , Hecale , hofpitio percula huius nominis , quae Thefeum

illuftris Spanhemii notas ad hy- excepit . Confer mnum in Apollinem v. io 6. ad quem locum Grae- cus

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Vita -9

Sia.' tovtuv tovs tyjwrTov cus Scholiaftes : E'yiahC Toiyy-u oSffv r«c avrcv ytj hvvaa'hai Truffai fiéyz ,

E'xaAiji' . Dan. Heinfius ad tivayxMr9>j tc tirai ryv «f n otturi efi ex Horatium p. 18. Catlimachus , fo- audiebat apud aemuloi , qttod HymnU , male

Hymnos , nullum la Epigramma™ , F legiat & Quorum iudi autem Carmen ftribcret pcrpetuum.

«f notant interpretes -, dii commotui , Hecalen , r carmen fuit , wo» compo uit , <7»W perfeRum

. Vide irttevram Thefei comple&eretur hifloriam & c. io. Politìanum c. 24. Mifc. Meurfii Thefeum Suidam Natalem Comitem ni. 4. Mythologiae , dodtiflimo Bent- in Kunìrai. Fragmenta a Hecalen Cal- leio collega num. xl. lxvi. & ex. fub Imp. Anafìafio vixit , limachi Marianus , qui Suidas teda- explicaverat metaphrafi Iambica , ut tur in Maptavót genere poematis principem E’Xtyàa , in quo Quintilianus x. habitum effe Callimachum teflatur nume- 3. unde Elegi Ovidio dicuntur Callimachi Dio- alibi molle Callimachi iter . Vide & ri , & Bentleio col- medem lib. ni. p. 382. Fragmenta a cxcii. ledia p. 322. feq. tum num.

Sipe$ . Suid. E AtISst -, Epigrammata quorum 1. E’nirPA'MMATA , , Grammati- enarrationem olirti fcripferat Archibiut cus

Digitized by Google io Callimachi

Suida . in cus , Apollonii Dyfcoli F. tede Hodic editionibus Callimachi noviflìmis exdant Epigram*

mata lxii. His adde, quod ex Anthologiae vi. 15. Callimacho au&oritate codicis Palatini vindicat

Clarifs. Graevius Praef. ad Callimachum . Etiam hoc vidi Callimacho tributum a Ioachimo Carne* rario Orat. de bello Turcico , quod ad Callinurq

referunt codices Stobaei tede Gefnero > H. Ste»

phanus tribuit Tyrtaeo :

Ou yi( ku; Suvxróv ys (fiuyì~v et'/JUifuevov fcfv

A"vSf £$ tì -rpoy-'vuv f\ ytvo c ubavéruv .

rbAAow» Syji'oTijTa (puyùv kxì qÌhttov àxivruv

iTUl tv SV - ^'(X > ^ K‘X SmÙtov 8c c.

Vide & fragmenta a Bentleio collega num. lxx.

txxiv. & cxlii. tum Natalem Comitem vii. 15. Mythol. & quae viri do£ìi ad Martialera iv. 13.

Attilius Fortunatianus de Priapeio metro : Nam proprio commare Calltmachus in Epigrammatibus

ufiis efi , & Bacchylides in carminibui , & aliì. Laudat Callimachum Epigrammatum nomine Pli-

nius iv. Epid. 3. Martialis iv. 23. Athenaeus xv.

p. 66g. Taro yùp tv rxurì rk K«AMpizyau yivutruuv , ’E Tiyfz;/.^xTz &c. Inter Epigrammata vetera La- tina a P. Pithoeo edita non longe ab initio lib.

infcri- primi occurrit hoc Callimachi , imagini ptum Iovis. Quae-

Digitlzed by . ,.

Vita ii Quaenam baec forma? Dei. Cur verfa ejlì Fulgura luca

Divitue non fert debili s baec acies .

Quid vero txfijìit tamqu.m uno e corpore corpus ?

Hic amor ejl . Si amor ejì , cur videt ? At lovis ejl

Cur ita complicitis ahs ? numquam evolat . At cur

In fe convertii tela? Sui ille amor ejl .

Cur ferro fine tela gent ? Quia vulneris expers

lite ejl ; at vejler vulnerai & cruciat .

HTtittuj» èXsyuxKÌv s!t Zaw/(3

Elegiacum ob partam vtEloriam , ai Sofibium CO,

Athen. lib. iv. p. 144. 6f iv tw orfòt KÓ- ruvSfov -refi (ìuirifatxs > et ywa-iov t'o trvyypotppx .

UoX?ioi eìvxi ut ov KxXk‘px- yùf airi fixTiv Zunfiiou , yj& ò ronfnjc tvtviKtov èteyetxMv iroi^rev . Carminis Heroici lib. 1. allegatur in E'tuv , Stobaei ièrm. cxiv. de laude fene£tutis edit. Gefne- ri , fed nihil tale in Grotii edit. p. gjó. & rcs ipfa docet , non effe torvi , quae ibi adducuntur fed iXeyuùv

Érvia-ut j Anmverfaria . Vide fupra AiV/a . live €)avpdria , OxvfiaTuv tuv é’s ctruauv njv yijv

(i) Intellige Sofibium , qui in aula Ptolrmaeorum fummae

rei praet'uìt , de quo Polvbius lib. xv. Fui t Se Sofibius

quidam Tragicus , de quo dixi I b. II. c. 19. curo Sofi-

1 bius Laco , Gramnuticus tViAvrixòg , five folvendis quaeftionibus Celebris, quem &auyi.aViov vocat Athenaeus

Fb. XI. Se memorat Suidas . De Sofibio Tarentino vide Humfredi Hody librum de Ariftea p. 101.

Digìtized by Googk . - ,

iz Callimachi yv\v v,xl tÓtovs 'JvTitiy auvxyuyiì , Mirabilia , five mi-

raculorum per totum orbem colleElanea . Suid. Con- fer Meurfium ad Apollonii Hiftor. Mirabil. c. 144.

Phlegontis Mirabil. c. 4. & fragmenta a Bentleio collega num. lxxv. Ionfium il. 12. de fcriptoribus Hift. Philofoph. ubi & alios Sxvpxtrtuv fcriptores collegit . Partem huius operis fuifle credibile eft quod Suidae itidem inter fcripta Callimachi me- moratur -refi tuv tv UtXorovr^Tu kxi ItxXioi 9-xvpa-

tri'uv Kctì vxpxSc^uv de rebus tn Peloponnefo & , Italia rnirabilibus

lambì Choliambi . Vi- Vuj-iftoi & yuXt apfioi > & lxxvi. C de fragmenta a Bentleio collega num. # & ccxix. tum ad lxxxv. confer Salmafium p. 494- Mifc. . Samuelem Petitum de ufuris , & ad lxxxvi eft quod unde Obf. lib. 1. c. 2. p. 9. feq. xciv. , comperifle petiiffet Scaliger ad Manilium , non 1. fedi. fe fatetur Menagius ad Laertium lib. 23. Addcndus & hic locus Strabonis ix. p. 437. KoA-

hpxyj& pìv ciùv

pia, Ttjx Kxejtvj-niv vrtpfixX- rx; , K Qeò; yxp ov ,

It&xi ttxtxì tw Qpoveìv . ori póvq TxpxbtytTxi tijv

tm ùùiv 9-iitrtxv . in Apollonium r/3

Rhodium difcipulum ingratum . Suidas in K«AAi'-

Rhodiginus 1. Caecilius Mi- l/.xxJ& . Coelius xm. nu

Digitized by Googl Vita 13 minatila Apuleius ait Corvinum ( alii fufpicantur

Hyginum ) ab Ovidio Ibin appellatum fuijfe , ex

avis C » 3 foeditate , cui ventrcm roftro purgare

infitum (ìt , & hoc ex Calltmachi imitatione . Haufit haec Rhodiginus ex veteri in Ibin Ovidii

fcholiafte, quem Salvagnius Boeffius non vidit ,

Confer fragmenta Callimachi a Bentleio colletta

p. 345. feq. Non adeo prolixum CO fuiflè Battia- dae Ibin docet Ovidius v. 449. Poema difficile, & quod Grammatica crucem figeret, teflatur Cle-

mens Alex. v. Strom. p. 571.

l'qofiKÙ VTopvvHLXTct , Commentarli Hifiorici . Apollonii Harpocrat. in «wj , Schol. 1. 1 16. Eu-

ftath. ad Odyff. p. & Athenaeus in. p. 95. qui innuit hoc opus ab aliis tributum fuiffe Zenodoto.

. Suid. I où« «£<£<« , Ius adventus

Ilff( perovopuffiuA ìyftvuv , de mutata pifeium

nomiti tbus . Suid. vide fupra in i2rvnuii òvopartat .

iróXeuv xcu fierovofutaiai Kri'rat wjVwy tuu ,

Origines infularum & urbium , & nomina muta- opere petita quae ta . Suid. Videntur ex hoc , Cal-

li-

(1) Imaginem huìu* avi* habes in Mufeo Romano Angeli CauHaci viri praeftantiflimi . libi verfu expo- (a) Prolixiorem fuitfc in deferibendi* , quae ut nere propofuiriet & luxuriofiorem , perinde Parihe- Lucianu* de feribenda nium & Euphorionem , nota* hiftoria T. i. p. 637.

Digitized by Google .

i4 Callimachi

limachum laudans notat Plinius iiT. 21. & 26. Hift. & Lutatius ad iv. Thebaidos v. 46. Carmen de Acontio KvS/rrrtf , & Cydippe , cuius meminit Ovidius de remediis amoris v. 380. 381. ex prettifle videtur in Epift. Heroidum 20.

feq. Confer Ariftaenetum lib. 1. Epift. io. quem pleraque grandiora ex hoc Callimachi poemate

tranftulittè obfervat in notis doóiiftìmus Iofias Mer-

cerus . Confulenda etiam fragmenta a Bentleio

collega num. ci. cii. ^ Kw/Jiw 'cu , Comoediae . Suidas .

MeAi) , Carmina Lyrica . Suidas . é'9>@- xaì Mlu/wv trfcayryof'ai kut» ródete , Menfium nomina apud fmgulas gentes (T urbcs Suid. Forte haec pars fuit operis Callimachci, cui

titulus erat ì2rvnuu' òvojiar'iM .

Movirùov , Mnfeum , five de Mufeo , quod A- lexandriae hominibus eruditis alendis primum in- ftituerat munificentia Regis Ptolemaei Philadelphi

Suid. De Mufeo ilio Alexandrino agunt Viri dodlif-

fimi Io. Frid. Gronovius , & Lud. Neocorus , quorum diatribae T. vm, Thefauri Antiquitatum Graecarum funt infertae, Ionfius ni. 2. ubi, & alios de Mulèo fcriptores deperditos commemorata lillemontius in Hiftoria Imperatorum Gallicc edi- ta T. li. p. 43 1. feq. Guil. Caveus Part. II. Hift.

litte-

Digitizod by Google Vita 15 litterariae fcriptorum Ecclefiafticorum in Athena- gora , & Rev. D. Adam Rechenbergius in exerci- tatione de hoc Mufeo edita Lipfiae A. mdcxcviii.

opifici z{( N (3 3xpntù , In Attuta Barbarica. Suid. in QcunfAnwv . Addendus itaque Callimachus aliis vopifiw fcriptoribus , de quibus agit lo. Wov- veranus c. 9. Polymathiae .

Tltpi Kufjt'fiu)' avyypx\i\Lx , Liber de Nymphis. Stob. Eclog. Phyf. In Homerum fcripta Callimachi commentarla , e duobus Strabonis locis , fufpicatur vir dottiffimus

Io. Meurfius . De Homeri aetate quidem egit Cal- limachus tette Tatiano, & de Margite Homeri te- tte Harpocratione in Mapyinìt . Sed utrumque hoc non dubito nos fuittè leéluros in eius Ti'vaJ-i sruvro-

Sxrùv avyypxupixTuv , fi illud Callimachi opus ad nos perveniflèt .

Ilipl ‘Jpvtuv , de Avibus. Athen. Aelian. & alii.

Vide fragmenta a Bentleio colletta p. 349. 350.

( 1 ) TUVTobctTw auyypsifj.iJL .Tuv fi 0 , ve irivoLx.it TÙV tv iràtrvi vtoStlx SixlufJL^zvTuv , xxì ùv ruveypu^av iv px , fiifikiois . Index , five Elen* cbus fcriptorum omnis generis , libris cxx. Suid. In ' - hoc

Alii fuere (1 ) rivaxit , de quibus , Polemoncm, Hvi'ficra-

tem , & Anrigonum laudat Lasrtius vii- 188. Pi&orum nimirum veterum tabulae fingularibus fcriptis colltcìae

ac recenfìtae ,

Digitized by Google 1 6 Callimachi

hoc pradìantiffnio opere , & quod intercidilTe im-

primi dolendum eft , Callimachus, praeter nomen, aetatem , patriam , genus & vitam uniufcuiuf fcripta que'fcriptoris , , fcriptorum titulum , ar* initium gumentum , & , numemmque verfuum C » > ac fuppofititia rctulit , & dubia a genuinis auéto*

diftinxit . Confer rum foetibus , quae de hoc ope^ re notavit Ionfius lib. il. c. 5. Videtur autem di- geftum fuifse ita , ut unius argumenti fcriptores coniungerentur , & una ferie legerentur . Sic Tra- iunftim recenfuerat Callima- gicos , & Comicos chus in Trtvctxi kcu ùvaypct

- diftributi . Confer fi iuvat , quae de aliis didafea liarum fcriptoribus notavi fupra lib. il. c. 19. in Ariftotele. Similiter Rhetoras recenfuerat Caliima* chus in tIvxki » fi ve ay«ypz cuius facit praeter mentionem , Athenaeum , Dionyfius

Halicarnaffenfis . Leges , & legumlatores in irtvz^i indicibus legum quorum tertius lauda- Tàv vópuv , , tur

Emtndandus ir.terpres Achenaci vi. p. 144. ( 1)

Digitized by Google ,

Vita 17 tar eidem Athenaeo lib. xm. p. 585. ubi prima verba legis cuiuldam refert cum numero trr!%w ,

Sed & Ti'vzt; tu» ùm^oKp'rov yXuttuv kai irvvToiy- fcriptorumquc H«Ltwv , Index vorum tnuftatarum memoratus quin eiuidem ope- Democriti , Suidae ,

dubito . Adverfus Callimachi ris pars fuerit , vix vrivuxuf fcripferat Ariftophanes Bvzantius Grammi-

tefte lib. ix. ticus , Athenaeo p. 408.

Battiadem in P

èv Kovjit Zuvxyvyq TOTCtfiuv > live rsfì ri» oì vif

orbis terrarum liber . ToTQLtj.ùv , De fluminibut

Strabo lib. ix. p. 397. & Suidas . Huius operis quae eidem Suidae referuntur tpì partes erant , t TU» e» EÙfQTYI TOTXflUV & Tffl TUV C» A (TtX TO'

de fluviis Europae & Aftae . rctpùv ,

Callimachum è» «rcTc Tfòt Upa^upa»^» allegat fcriptor vitae Arati . Ad illum , ni fallor , Praxi- B pha-

Digitized by Googk .

18 Calli machi phanem qui allega tur a , Demetrio rifi ifiuivslzt §• 57 -

ZarufiKa Sfifiotrx . Suid.

Tsut/yj . ld.

Tpayuìixi , Id.

T'MNOI, Hymni , quoaim exfiant hi fex Eie-

fcripti, i. in giaco cannine lovem ì allegatur a Sui-

in >v da A'yofxv^tx; , Afrp &c. ex eodem petitum

eft v. 8. feq. refertur ab quod Athenagora , Cle-

mente Alex. & aliis , a Clariflìmoque Bentleio memoriae lapfu relatum inter fragmenta n, cccxciv

citi ^tvrrca xmi tx$sv Kp?rf? , yàp u uva ,

Kmts« emrijwvTj . Hunc hymnum duplici meta- poetica adftriftiore altera phrafi latina , , altera li- beriore donavit H. Stephanus . Vertit & latino praeter Nicolaum Frifchlinum qui carmine , , om- nes profa & verfu tranflulit , Bonaventura Vulca- nius.il. in Apoll'mem .ili. in Dianam , latino carmi- ne redditus a Francifco Florido Sabino Bafil. mdxl. fol. p. 315. inter alia Sabini fcripta , & in editio- ne Callimachi Frifchliniana Bafil. mdlxxxix. in 8. p. 340. IV. in Delum . V. in lavacrum Palladis , quem hymnum e MS. codice accentibus deftitu- v pereleganti metaphrafi donavit An- to edidit , & gelus Politianus c. 80. Mifcell. .'vi. in Cereremo Dorice fcriptus Hic hymnus , ut fuperior quoque eft

Digitized by Google ,

Vita. 19 . videtur a eft , & Argis compofìtus Callimacho

fi audimus ingeniofiflìmam Annam T. Fabri filiam. Metaphrafin Graecam Hymnorum Callimachi, uti Hecales quoque , a/t.V , & Epigrammatum compoi'uerat tefte Suida Marianus , verfibus iam- bicis <58 io. in T 'Toftvyjfiarct 'rropiKu . Supra ìfropituc .

XvM ct[i(Ò3t . Suid. in AiQvpxfjLp. & fupra in

III. E veteribus Grammaticis nonnulli fuc- fcripta vel commenta- runt , qui Callimachi , Aftyages quidam cuius vVo- riis illuftrarent , ut , Archibius pivnipta fì( KaAAi'fxa^ov Suidas memorat , in Epigrammata Eratodhenes, atque item , qui , & qui in fcripferant ut ante dixi : Theon , a Ìtix , cuius vel explicarent metaphrafi , ut Marianus , iam in hymnis feci mentionem : vel quomodo ut Nicanor Ale. interpungenda effent , docerent , Suida librum compo- xandrinus , qui tefte eodem , fuerat %tpì riìt ira-pi . Etiam contra UivuKut Icripfiflè Ariftophanem Grammati- cui adde quod Cal- cura , notavi ex Athenaeo , , limacho detrahere non dubitavit Severianus Proeli

e Damalcio in vita 1 fi- Philolophi dilcipulus , ut dori, Suidas retulit in hflviptuvU . lòv Sì K ti( A«/3u.V u’k tffuv ore è Kurarwìrre tòv , B 2 A<-

Digitized by Google io Callimachi

èri ijStì toA- Ai'fiw roniTvv , ó*iu/zem Si f/.àAAav ,

a< rpoftTTve . Hoc odium for- A«x^ KU ‘ TV |3'/3 w de Platone Callimachus taffis inde provenit , quod poetarum effe iudi- fecus fenfit , eumque idoneum nomine etiam in Callima- cem inficiata eft , quo chum invehitur Proclus i. in Timaeum p. 28. IV. Scholta brevia Graeca, quae hodie e MS. cui debean- codice in fex hymnos edita exftant , tur autori incertum eft . Scriptores in iis veteres praeter Hefiodum I. HI. allegantur nulli , 95- 53* Homerum II. 6. 35. 50. III. 4. n* 4°* 9 0, l 5°* Theocritum III. IV. 73. 122. 209. 28*. V. 30. III. 19. Diogenianum III. 190- Herodianum 235. Thucydidem IV. 11. Pindari & Bacchylidis de De- Pia. lo IV. 28. Olenis Lycii hymnum IV. 155. & tonem Phaedone IV. 312. Syracufanae dialetti men- in Biblioteca, admodum tio fit II. 15. Gefnerus

fi ve au- recentem notat effe fcholiorum horumce , collettorem quod VI. in. a! Aovpov ttorem , fi ve , lingua vulgari appellali kcVtov. ait ìSiutix,vi , five Scholia inedita interlinearia in Callimachum me- rnorat Labbaeus Bibl. nov. MS. p. 372. Anonymum vitae Callimachi auttorem, quae cditionibus pracfigi folet , perperam a Suida diftin* suit Menagius ad Laertium ix. 40.

V.

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V 1 T A ' 11

V. EDITIONES CALLIMACHI

Graecae cum Scholiis Graecis .

littcrls i. Prima Hymnorum fex , capitalibus , Florentiae in 4. edente Lafcari a. Bafileae apud . Frobenium mdxxxii. in

4. adiundla ad calccm veteri Gnomologia .

3. Panlìi:» apud Vafcofanum mdxlix. in 4.

Editionem Bafil. mdlvi. Boccierò memoratam

non vidi , nec quam Bolduanus, Lipeniufque cum cmendationibus Lud. Carrionis aiunt prod*

iifle ibid. mdlvii. ncque Parifienfcm mdlxxiv.

Graecae fine Scholiis »

Aldina A. mdxiii. in 8. cum Pindaro, Dionyfio, Lycophronc. H. Stcphani intcr Poetas Prmcipcs. Parif. mdlxvi»

fol. typis luculentis.

GraeoLatina cum Scholiis .

Paris. A. mdlxxiv. in 4. apud Io. Bcnena- tum Callimachi Hymni excufi funt Graece una cum Scholiis in marg. Ad calcem feparatim fub. ncxa eli verfio latina profaria Nicolai Gulonii Car- notenfis , Graecarum litterarum Profefforis Regii in Academia Parifìenfi. .

li Calli maghi

Gracco-Latinte fine Scholiis Graecis .

Hymni & Epigrammata cum verfione Nicolai

Frifchlini , in corpore poetarum Graecorum Ge* nev. mdcvi. fol. Iacobo Le£Ho curante p. 554-feq. notis Hymni , Epigrammata, & fragmenta cum Bo naventurae Vulcanii, Antuerp. & Lugd.Bat.MDLxxxiv. in iì. quae editio cum notis MSS. Martini Sladi, P. Francii & aliorum fuit in Bibliotheca laudati

Francii , & ab ilio utenda data fuit Clariflìmo

Graevio . Ad Callimachum Mofchi Idyllia quo que adiunxit in hac editione Vulcanius notis Cum Annae Tan. Fabri filiae , quae no vem Epigrammata ex Anthologia inedita , illuftri Huetio cui , Callimachus ifte dicatus eft , com* municante , prima vulgavit , & interpretata eft , fragmentaque poft H. Stephanum , Vulcaniumque nova adiunxit . Parif. mdclxxv. in 4.

Scholiis Graeco-Lcttinac cum Graecis , CF notis

doHorum virorum i

Hymni & Epigrammata e recenfione H. Stepha» ni , cum eiufdem noti? , & cum verfione gemina * notifque Nicodemi Frifchlini } Genev. mdlxxvu, in f • f,

Digitized by Googlej 1

Vita 13 in 4. Adiunxit & H. Stephanus Callimadii fragmen- ta quaedam a fe collega CO. Hymni cum duplici interpretatione , profa

una , altera cannine , & annotationibus Nicod.

Frifchlini recognitis , fcholiifque veteribus Graecis

feparatim adnexis , tum Epigrammata Callimachi xxxiii. cum verfione ligata , & fragmenta ( quae Stephano iam colleda ab H* dixi ) Bafil. mdlxxxix. in 8. Vitam Callimachi quoque praefixit Frifchli-

Latine a fe nus Graece , & compofitam , & Ar- chiae Epigrammata Graeca ex Anthologia excer-

pta , & Latina donata metaphrafi , ne dicam de aliis Frifchlini carminibus & Epigrammatis Grae-

cis , & Latinis , hymnoque Graeco in Chriftum

proditum , quae in hac cditione Callimacho fub-

iunda leguntur .

Locupletiffima & elegantilfima omnium edi- , , tio Callimachi eft Vltraiedina A. mdcxcvii. in 8.

Voluminibus il. ex recenfione Theodori Graevii , Io. Georgii F. licet Theodorus ipfe manum ul-

timam operi non adraovit , fed in flore aetatis ex- li 4 fluì-

(1) Epìftolt dedicatoria Frifchlini data eft Tubingae A. ij7r. nulla vero Callimachi editio Frifchliniana Tubingae

prodi ic , licet hoc ex A<£tis Erud. 169;. p. 487. a ! iquis

poflit fufpicari , fed Genevam ad H. Stephanum Tubin-

ga fuas lucubrationes milie Frifchlinus . Falluntur quo-

que , qui edicionem A. 1577. non Genevae , fed Pari- fiit prodiidc affirmant .

Digitized by Google s ,.

14 CallimaChI Itindus, magno Patri abfolvendum reliquit. In ha£ cditione primum occurrunt Hymni vi. nitide excu* aes india fìrgnli ornati fi , & eleganti icone in cum verfione profaica a Theodoro Gracvio inter* polata, fubiedis per fingulas paginas Scholiis Grae* virorum dodorum Francifci Robor* cis , & notis Bonav. Vulcanii Annae telli , CO H. Stephani , , Theodorus, vel Tan. Fab. filiae Daceriae , & quas ineditis ledionibus ipfe addidit , vel ex Io. Meurfìi academicis in Calliinachum petiit , vel a Iac. Grò*

aliis viris accepit novio, P. Frane io , & dodis

Hvmnos excipit Poematium de Coma Berenice ,

latine e Catullo 4 tum Epigrammata Callimachi

Lxn. ex edita & inedita Anthologia , & aliunde

colleda . Quorum feptem poltrona ante lucem non

viderant . Vniverfa notis eruditis illuftravit Bent* uJ'que latine tranf- leius , & ab undeqcadiagefmo

tulit : additae praeterca notae funt variorum , An- inde nae Fabri maxime , & Vulcanii . Sequuntur indù* fragmenta Callimachi , poli Henrici Stephani

llriam longe diligentius colleda a Vulcanio , An* na Fabri, Ez. Spanhemio, & diligentiflime a Ricar* colle* do Bentleio , cuius Spanhemii & Bentleii dio*

(i) Robortelli annotatìones in hvfhnos Callimachi & alio- Venet.i in rumquorumdam fcriptnrum loca , prodiere 543- 8. Nonnulla fragmenta Callimachi emendai & illuftrai Cafaubonu* c. 4. leAionum Theocritearum .

Digitized by Googl( V t t A £lion« numquam ante editae fuerant. Addes, fi Thra* placet hoc e Scholiis ineditis ad Dionyfium kui dnupo» cem : T>k Sè kuyuxs ry bóyou erri >j

K«AA

V^TIU'V *

M^réfOi t^ex.ivuja.v tKovtpirxv Sì r&vivat ,

ctv* cepirvav ÙTotefxvTft tx ut TùùvctvTtov yòp , efS in Graevia* TZv repèlleva (Spt'ty . Habes praeterea na Callimachi editione notas Frifchlini integras fe* fex . Henrici Stephani paratim excufas , & p. 4 $ 6 Epigrarpmata iudicio Ovidii CO, Callimachuin oppofita. Hinc arte, non ingenio valere exiftimantis cgregiae am. Bentleii in loca quaedam hymnorum quibus Stan» quibus nonnulla , de madverfiones , In Quod vero in ii£ leio etiam in mentem venerat . adverfus Cafaubonum c. 18. left. dem p. 49 $. feq. Dofiadae Theocrit & Salmafium p. 141. ad aram numquam «» & « fecuta con» difputat , Graecos argumentis non in» fonante corripuifTe , refellitur ficiandis a la Ienfio lib. il. c. 6. leaionum Lu-

cianearum p. 1 66- feq. Vide fis & Iac. Gronovium ad

Ovidii iudicio vide Heinfium prolegoffl. ad H». ( 1) De ilio /ioduro ed't. in 4. ubi oftendit Ovidium per ingenium pocticum quo faepe intellexifTe , five itnperum , peccant faepiffime. pcccant poetae, & optimi iuat , qui

Digitìzed by Googie ,

Callimachi ad Mancthonis Apotelefmatica p. 274. Poft Bcnt« lcii animadverfiones fequuntur notae Paulli Voetii

Bibiiotheca filli anteceflòris Vltraiettini , quas e ,

Illuftris Viri Paulli Voetii Vati Winfen , cui tota heic haec editio a Graevio infcripta eli , primus Paullus Bauldry edidit. Volumen claudunt dedica- An- tiones praefationefque Frifchlini , Vulcanii, & indices locupletiftìmi quorum nae Fabri , tum , familiam ducit index Graecus omnium verborum, epigrammatis frag- quae in Callimachi hymnis , & alterum impletur u. mentis occurrunt . Volumen Spa- berrimis & longe do&ilfimis Illuftris Ez. nhemii ad fex Callimachi hymnos commentariis elegantiftimus Brouckhufius ad Proper- opere , ut fcripfit admirandae erudn'to• p. 314. vere , quale hodte vix fperare ab ullo mortaitunt nis , &

audeamus .

QVAE- .

\ Q V A E D A M DE CALLI MACHO

testimonia vetervm .

Ex /ìntboìog.

Kfnuyófv Lib. r. C. £7.

KaX/ifix^a ro ropevròv tT« riSs . Jtj tV’ xùrìji

tl'vyp Tue Mtvsuv vivrai Svelte koàu( «

t.Set $' re A EKAAHS

ve! KCtì vcapùv ?s ) %SlfÙv V^év®* « >) ifétàzl J

KteivS t ctivoi* gv (ìiotu MifKtbXe , iv *

- A!%>.cv ».

KtfAAi //«^oc rò xiAupfiu , to' veuyviai , 0 %vfovoi vài

AÌ'tm ò ypiipai Ai ria KaXXijiifca »

Palladae lib. 1. c. 17. ** '» I .

%(tAAt tci'Aw *«<' kom' «utoc fia^cy n/v^ov , vJiJs'

1 ììruvett ypuujjiariy.iii rtvi'w x.A. , viiviv e%u» >

Lib. il. c. io. E»’f Tpuntiunxyi Philippi.

TfetfijietTuoi Mafia t;vyia réuva 1 j vifra ùvc&TuV y

ZnivoSóra HtàfcVH /3/f3A«M ) rwXaxet f

...... KtfA*

Digitized by Google .

l8 de Callimacho tKTavvffctvret K#AAif*otX* sparlerai , o» ci; òVAov jc.A. OvS' avrv Kfirov y^àrruv ùx^piptrt ,

Antiphanis •

xofiuvret Tw» /xfyaAwv ufliSet , eV H’pmij

SKVl/é{ T1ik[o'i kou fypc? KctMipixfav Tf •

Lib. ni. cap. 25. a")>jAcv.

fjLUKStp infiporipri ovviale piUretre y

Xa'pe kcu tiv òiS'iu iùfixri K*AA(f2«j'i •

E/« to'» «òro» .

p/y« BarniSoo ccpù repixv^nv Uveiap ,

(Qctvrot ?pvt • H f’ Ìtàv xepiuv vS’ «A

c irepoc Tota yàp Ufifiiv epvivx , otV où

A ’fJtpi t( c&ccv&tcvi«> «//«pi* re ijfifteove •

Euri pnv ix Ai(2ut)t avot-pcu ut E*A«Kwy«,

H*yoy« tv pLcvrcLii Yhtptàem pi’puv»

Ai J# o* vpofiiva àfip’ àyvyiuv tipwav

xou' piaxcipu» «pov àfisiftépifyjxt Ama , ,

Lafcaris Epigramma de Callimachi carminibus» quae ex multis pauca fuperfunt

Invite (zazcvvv fui/iirraro rafia xìXupov UàropK H'paxxéovt xpiv xere Uv^xyoptti Aovpoc; h‘te!;xv$pou y iVroù; ivi piovi w,ù

ùtfpòv tip \uyaMi /awj/xoVuvov irutjtfuie i

A :&:.^pdijy lAoflgk--. Test. Vet. *9

ovvi; Kcù rèo y da isctrot , róìe KaXiipLxy ijpui

eùipnuv iapirpiv tSeii-c vcov Attuavo* y

Ot'i yóvi(Mv r.(p!njv Trisovfufyjov starici T-'yvtjv , ,

A 'évxcv $cìv/sv y ivbecv àppiovi'v? •

O’ktcuhk £ S èttaro* s'iyoL fiifiiuv ùierev aiùv

Atuyuiéot y (iuiòv Ztli rr>y e»: vare fiéiot

‘pytiircv rei.he iv Scicv yevot i‘jv àuSy A y tu y

Mop

fc Ùt TT iaculi KVÙViCV fiitlpUpcV .

MiJ vere ò‘ t^ùpycvrot tot (Tirava ópivoróiotTi

MoAtì5 < , yaiKoypdpuv (wòv sbatte TSynj .

\

Lucianus de fcribenda Hiftoria p. 371.

Óto* òpxt ri xaì 0''//>jpo? ùt fieyuió

rat irournìi ùv irupu.hu tcv uvraiov , T , naì tÒv Irvi» l’£i cwt , ku‘ T y Kai rovi uiicvt . E4 Sé Uap-

bévioì »j EÙ

tuAov nyuytv tira rósoti av l’S-.'ovx èmitre ; , k.ì.

Scriptor incertus apud Suidam.

’Zefitipiuvòs arò Aunarxoìi — rà (lèv ovv tu» aiiu»

roitjrùv àreSeyero fzerpiui . ri» Sè KaMifjLayov ùt ovk ov yùpat iafiùv y e

fiti* Tjivitv,» . ccvivftevot Sì èri puiAov v{Stt rciiau

X<à> nati rf fiifiiiu rpoférrve .

Pro-

Digitized by Google . .

3<5 de Calli macho

Produs in Timaeum Fiatoni? p. 28.

ElVf? ydp tu uhtet , XMÌ raiqrùy «£«,* è xptri)f $

' Kal trivi nìdruv y <*; Aoyyhot syri* , H'faxAe/^ig

yùv 0 T1cvtikÓ< , ori rwt' Xup’teu t!ts ftr- n^urccv rà a’vti/ju^ov Sov.ipiouVTW rpMTifJ.v\T£ , xai

uvtov STSife tov H'paxte t'Sijv Ci Kofa&ùva lìdovTX

t« T6iy.fJ.aTa «vAtél-ui' tvu avèpót . Màrqv ct)v

xa< A*y/)ic ti; yaffisvfi KaAA/'aa^W , riAarwwj ov* tciv,tÙì ìvtQt Ikovov api vitv ,

Strabo Lib. xvii. p. 837,

{iéyiTat Ss vi Kvpvinì XTt'ffia Barro; , Tpóyovov Ss roS-

tcv èavTeù Qórxst ò KaÀAi ptayot Et ibidem : Kw-

‘ 1 rati YjaXtefJxypi xai pvyaìot Sé é«r E paTif’Sré-wfi ,

UjJ ^ÓTipCt TiTtfl Viti VOI TXpà roit TUV Al’yVTT IUV (3«-

ptév Tcmtj; òlfia xai rspì papparik^v fttevftv , 9 y 0 Sì y.xi ruòta spi {mvSaxùt f km t <£iteTo

futi' rà puSvpxru tt TU «AAtx Stafépuv .

» Scriptor vitae Apollonii Rhodii

tiri tuv Untefiaiuv S fi’ysviTO Ss ( AtoAAmwoc ) K«A-

Aiptayou piafyriii y 7° psv Tfùrov ffvvùv KaAAt/aa^a»

rà tSiu SiSutkùùu , Et ibidem ; oIt<&- ttutziq- Tturs Kute.ipxyu tv Ate^avSps'a ovti ypxppx-

*•** Tive't Ss Cxtiv Tixò , e ti ìtmik^sv Ci AAf-

itisi PóvSpSiuv y xai aÙTii fi STiSst^óptVOi (U axpoy tvSr

Digitized by Google . . . -

T E $ T. V E T.’ 31

tic roii aySoMpipt , kxì tuv fji(2lioSv,y.uv Mei/reiov rùv i%«&Wou uvròv , kui ravvivai Ss uìnw ri

KoAAfua^u . Suidas : AVoAAwwot A*Af^xvSpsùi —

/xe&tjnjj KaAA

Scriptor vitae Arati

'ZwYix.tJ.ctTi Si Apparo? A'tei-avSpai ri A

xj MfvaJ'Jpw x) pa<« tu , srap’

eu x«»' sTiypzi-ipaTos tféiv$ti . Notandus eft eo-

rum error , qui Geraeum nefeio quem Cyrenen- fem poetam ex his verbis fibi comminifcuntur:

enim yjjpa/i fententia eft x legendum , & , Ara-

tum intiotuijfe Callimacho iam ferii ; a quo &

JLpigrammate àonatum ejfe .

Scriptor vitae Theocriti

JìyeWo Sì ò 6‘óx.piTot ìtró^pcvot ro v u Apareu xa<

K«AA(j Kj NinavSpov .

Suidas

' A’euuyw ypillarimi . rtyw>v ypauuar/v.tjv — - xa

KaAA ifixyjiv ròv Toojriji/ òro \ivyhm . Idem :

<- AVcAAt’v/cv . A’pj£//3/« , ypafifiuruut rùv KaAA

•• /maya/ (TiypcipLfruTuv i&yvjiv Idem: Map/av^ ,

KaAA/imayot/ E'x«A)j« Vfivuv typai^f fj.STU

tr/' ‘S'ptxvoù roù ai

typaxpt irtpì siyiiìs rij; vxpx Kx^Ai/jm^co . Idem : Api'

Xi'su IK6V $t Avrxvtov roù Kupypzt co, vo« , ypannar

xa< KaAAip/'^ou roù Ts^rflù . Idem : I"*p« , M«-

Kvpvyumi MzuSvv . K«AA//za- VM$pov l'Vpeu » K

you JoùAos nxì yvupifiit . Vnde a vetenbus pai*

° KaMipià^ti^- , firn vccatur , i’Vp«

Strabo Lib. xiv,

A"v^pf« ìyinvTo «I A*A/xapwMVo5 —» HpaxAf/r®*

è tuàpot . In hunc o ?ro»jr>)5 , K«AA

T/S tì'fÙKtetrs T«\ piflpCV X.A. E/V* , , ,

Etymologicon Magnum .

A’Aurap^H?» px(ììo

«AAi/ras . rovi «Avtxì ,

Athenaeus Lib. vili. 331.

’ 4>/As?e^«vo< Je' ó Kvpwx'ìot fitv ytv^r , K«AA/jX«^ou uv totxu-w» ywip/fzes )

Au-

Digitized by Google . . ,,

Test. Veter. 33

Cicer. Tufcul. Qv.aejì. Lib. i.

Callimachi quidem Epigramma in Ambraciotam

Cleombrotum eft, quem ait, quum nihil illi ac-

cidiffet adverfi , e muro fe in mare abieciffe

le£lo Platonis Libro . Idem ib'td. Quamquam ait non male , Callimachus , multo faepius la- crymafle Priamum Troilum. , quam

Attlus Gellius Lib. xvii. c. zi.

Ncque diu poli Callimachus poeta Cyrenenfi Alexandriae apud Ptolemaeum regem celcbratus di»

Solinus c. 27.

Maiof Syrtis ollentat oppidum , Cyrenas vocant : quae domus Cailimacho poetae fuit patria

Hygin. Lib. il. Ajiron.

Callimachus autem ait,. quod Menalippe Chironis

Centauri filia defierit venari, & colere Dianam in quam fpeciem fupra diximus eam Dianam convertilTe

Horat. Lib. il. Epift. z.

quis : Difcedo Alcacus punfto illius , ille meo Quis nifi Callimachus ? C Pro-

Digitized by Google . . ,,. ,

34 de Calli macho

Properttus il. i.

Sed neque Phlegraeos Iovls Enceladique tumultus

Intonet angufto peótore Callimachus .

il. Elcg. ultima. Tu fatius mcmorem mufis imitare Philetam Et non inflati fomnia Callimachi

ni. i.

Callimachi manes , & Coi facra Philetae finite In veftrum , quaefo , me ire nemus.

ili. 9 . Inter Callimachi fat erit placuiflè libellos

Et cecinifle modis , Coe Poeta , tuis .

IV. i.

Vt noftris tumefatta fuperbiat Vmbria Iibris,

Vmbria Romani patria Callimachi . .

iv. 6. Cera Philetaeis certet Romana corymbis: Et Cyrenaeas urna miniftret aquas

Catullus LXV.

Sed tamen in tantis moeroribus , Ortale , mitto

Haec exprefla tibi carmina Battiadae . civ. Saepe tibi ftudiofo animo venanda requirens Carmina uti poflem mittere Battiadae Onì-

Digitized by Google 1 . ,. . ,

Test, V*ter. 35

Ovidius Trijlium Lib. il. v. % 6j.

nocuit quod faepe lcgenti Nec tibi , Battiade , , Delicias verfu faflus cs ipfe tuas

Idem Amor. Lib. I. El. i

Battiades femper toto cantabitur orbe j arte valet Quamvis ingenio non valet ,

Idem Arti* Amator. Lib. ili. v. 32.9- Poetae Sit tibi Callimachi , fit Coi nota Sit quoque vinofi Teia Mufa fenis.

Idem de Remed. Am. v. 381.

Callimachi numeri? non eft dicendus Achille* tui Cydippe non eft oris , Homere ,

Ibidem v, 759.

inimicus amori : Callimachum fugito ; non eft Et cum Callimacho tu quoque, Coe, noces,

Petron.

annis Digna facris, Hecale, quam Mufa loquentibus Battiadae veteris vivendo tradidit aevo.

C % Mar*

Digitized by Google , . , , 1 1

3<5 dk Callimacho

Martial. Lib.1v.Epigr.23.ad Tbaliam de Bruttano,

Dum tu lenta nimis , diuque quaeris

fit fecundus : Quis primus tibi , quifve Graium quifve Epigramma comparabit

Palmam Callimachus , Thalia , de fe

Facundo dedit ipfe Brutiano . &c.

Idem Lib. x. Epigr. iv. ad Mamurram .

Sed non vis , Mamurra , tuos cognofcere mores

Ncc te fcire : legas Atrio. Callimachi

Statius Epithalamio Stcllae .

— hunc ipfe choro plaudente Philetas Callimachufque fenex, Vmbroquc Propertius antro Ambiflènt laudare ducem —

In Codice ccxlI. Bibliothecae Regiae Taurinen-

fis , in quo Callimachi hymni conti nentur curii brevibus adnotationibus in margine, tria legun-

tur Graeca in Callimachum Epigrammata .

I. Anonymi . II. Antiphili . III. Lafcaris , quod poftremum fupra adtulimus pag. 28. Singula ve-

ro Graece , & Latine habentur in Catalogo Taurinenfis Biblioth. Tom. il. pag. 364.

Digitized by Google KA A AIMAXOY KYPHNAIOY

CALL1MACH1 CYRENAEI

H r M N /. .

1

KAÀAIMAXOV3» KYPHNAIOY

T M N O £ A'. ‘

E I 2 T O N A I A<

Hvò« toi ri nev aAAa Tapée. trrovSvimv ùet'SeiV ’ i} atli Z A«iov, %eòv ciÙtov , pjJyctv , afèv ai/xxrz f Aarijpa 2ix.xrTo}.ov ùpxvt'S^iri Hqàoyóvuv « J

v}; Ai/xaTov ni; > , J

EV j /zoAa 9’u/zoì‘ èrsi ysv(& àjzipépiqov .

jixfV l’Sxioiiriv e’v cu peri

(T£ iv A’fKttSly* TOT^pOI TXTCp i^'.lHTZVTO Zfù , y J

rapov a) ava «io Kpijrf; a« i|/fùro. rv S‘ où 9-aW erri yip aiti,

E’v Sé ire rictfpx

EVxfv op& òàpvoim irepijKeiréf. éi/Qev o j'wp©' Ve-

GL’ INNI DI CALLIMACO SOPRA A GIOVE.

I che fu mai altro a cantare D Giove , ,

Predo le libagion f meglio , che lui ( i ) :

Dio Tempre grande , Tempre Re , che i figli Del fango nc governa (a), e tien ragione A* ce-

1

\

Digitized by Google ,

CALLIMACHIZ9 CYRENAEl.

H r M N V S 1.

IN I O V E M.

Ovii apud facrificia quid altud ftt celebrare I Melius, quam Deum ipfum,femper magnum,femper regem dantem caeltcolis ? Temgenum expulforem , tura canemus a» Et quomodo ipjum , DiHaeum , Lycaeum ? In dubio adnwdum haerct animus : quoniam genus lovis 5 controverfum ert . te quidem alii Idaeis iti montibus aiunt genitum lupiter , , -vero alii in Arcadia : utri pater mentiti Junt? lupiter , te , , 0 Cretenfes femper mendaces . etenim fepulcrum , Rex , tuum

Cretenfes fabricarunt . tu autetn non periijli : es enim femper. peperit In Parrhafia autem te Rbea , ubi maxime io Erat mone nemoribus obteflus inde locus illc eli Sa- lui Dicteo Ai celertiali ? (3) come , ? in due è il cuore Canteremo , o Liceo (4)

: ’l nafeimento è difputato . Affai ( 5 ) che nato in gl’ Idei colli Giove , te dicon ,

: chi di loro Giove , te nell’ Arcadia or

? i Creti ognor mendaci Ne mente , o Padre , 6 Che finfero il fepolcro , o Rege ( ) , tuo

fei . I Creti : Non morirti , e Tempre (7)

Rea in ParraGa partoritti , dove

Maffimamente è un poggio , d’ arbofcelli

Bigitrzed by Google <

40 TMNOS EIE TON AIA.

ftf ós. ùh ti fuv Kc^fyi'j.évov E.’Aì 9q>j;

E'prfroi/ , uSì yvmj irivi'trjsrui in. ÒAAa é PV>jc

Sl’yvyiov kxàsovti Af^J.’ov a’ti^xvììs; .

E'VSa ff «Vi»' \ityaXw ÙtM.kxto y.óXru» H/Jtp , li

Aurina èt&To plcv u$xt& , tu x.e re noto

AùtixTd yvT>M7a.iT0 , 7éòv h ivi %fùra XoétTtTXl. A’ AàSuv «A avrai [leyzf t'pp-tv , od-T E’pvfictv^®* ò’ Aiuy.óruT& TOTUfiiUv. tri ofipoyjdy tj.v iizouru A’ A’pnaS!>)’ ptfAAtv Si //* fii'vSpot KaXsttrSou 20 tTSI TYIjJ-irSs Pii/ OT ehJtTXTO AÙTIS. fUTfUv , v H roAAà? ttpvrspis o’upu.v'Scis vypìt l’ctaiv tì'apsv , toAAÌc Jf MfAac vyvitrev ( 2 1 ùpix^af

IIoAAà J'e K*pai Tfp .-’oi/roc , , i’Auoui fjSaAsvrs )t

IL^o? vrfp Kpc'Siv n , toAuttsiov re MìtuzIui

AtvJ/aA/©-. ro

’ «5 t* eèfinyavi'ìj; tryo i/f'wj Ka< p paro Torvi» P'fój , Ta-

1 ìirtfifcr ila» i W/-X10JV . ( ) . ( )

Coperto intorno intorno , onde è il facrato fu lui Luogo ( 8 ) ; nè punto, bifognolo

fi milchia lerpc Di Lucina , o , o donna ; lo chiaman di Rea P Ogigio Ma parto ( 9 ) Gli Apidanefi (io): Ove, perchè la madre giù dai grandi leni Te pole (uoi , in traccia di Tollo andò corrente d’ acqua , cui del parto le purghe Con mondarte , quivi entro il tuo corno lavaflfe E nc ( 11 ) . il Non ancora icorrea Ladon grol^o ,

Nè de’ fiumi il bianchiamo Erimanto : Ed

Digitized byGoogle . .

Hymnvs in Tovem . 4 * Sacer : ueqtte eum ahquod indigum Lucinae

mulier atht ulla .• Animai , ncque fed ipfum Rbt.ie

Vetercm nomtnant puerperii le cium Apidanet . utero Hic te pojlquam mater magno depojuit ex , quaerebat Stutim rivum aquae , quo partus fui

Sordei ablucret , tuumquc corpus purgaret

Ladon vero magntts nondum fiuebat , ncque ErymantbuS Limpidi(Jimui emntum : fed adbuc ficca erat ommt Arcad a ; quae tami a erit maxime aquofa 20 In pofitrum. quontam tum tempora quo Rbea %onam folvit ,

1. peperit , Sane multai defuper quercus liquidai laon

Produxit , multa etiam Melai nuvius tum gefidvit curruii Multae praettrea fupra Carionem quamlibet nunc fit bu« ,

midui ,

Lufira confiruxerunt ferae ,• ibat etiam vir 2 5

Pedrfier tum Juper Cratbin , tum fuper fcrupulofum Metopen Sitibundia : Jed multa aquae copia fub pedibus latebat

ltaque in hac dtfjficultate confidata dicebat veneranda Rbeat Ter.

’ era afeiutta ancor 1 Arcadia Ed tutta ;

Ma ben tofto dovea effer chiamata ,

Ricco d’acque terreo (12) : che allorché Rea La cintura fi lciollé (13) certo molte Querce dalla ridente ed afpra feorza 11 liquido laon fopra innalzava ,

E molti carri traportava Mela ( 14) <

E fovra Catione umido , cave

1’ Faccano g’i animali : andava uomo

’l Pedon fu Crati , e fovra la falfofa trafelato dalla Metòpe , fete ;

E fono i piedi era dell’ acqua affai . Onde da non faper che farfi prefa , ,

Così parlò la venerabil Rea . Tara

Digitized by Google 42 TMNOE EIE TON AIA.

Vaia,

(Ve àvrxvvrxrx S’ex Jtpod'i E , fieyav rfyuv ,

0<‘ IlAijfcv <>[.&> fl-JOJTTfW. TO <5 t TOL/At) J'fffpj • Ex è’ eyeev fieyx yevfix. %po'x tpxiSpùvxrx róòt ,

fl'W , T5cv ere!pure. N f

KevOfiòv triti Kpyrxiov iva ttpuipx rxiSevoio , ( ) riferfiurctTy oil vvfifte'uv fin rare fiaiooravro , 35 yfVfJj fiera, re Zrvyx i/upyv re y , t .

OJcT aA

Kìfro Ne'Syv òvofivjvi' to' fiev to9 t tokAÙ xxt avrò

Kavy.ùvu'v rroXie^pov o e'rptov , A vepdrisai , ^.vfitpe perai Nijfiji* raXuiÓTxrov Se' fitv uSvp 40

Tìuvai trtvovrt AvutoviW apur 010 . TLure Qevxt àreXenrev èri Kvurro~o cpèpovex , ,

’ i) Zfù rxrep vSfitpyf re . Gemi <5 éV«v iyyu&t Kvaxnroù , ( ) T ovtxki rot rctre Sxìfiov xir òfiQxXéi' èvQev ètte ivo

Ó’fiepxXtov fierèreirx rréSov KxXeovri KvSuvet . 45 Zevy

Partorifci anco tu , o cara Terra :

Le tue doglie fon lievi . Ella si diflfe , E Rendendo la Dea alto il gran braccio Percofle la montagna collo feettro ; E gran parte di quella in due parti Hi ,

E una grolfa acqua fcaturir ne feo . Quivi il tuo corpo, o lire , rifehiarando , E lavando fafciò ed alla ; Neda (15) Dietti a portar nella Cretenlc grotta ;

Perchè allevato fufli di nafeofo : Alla più antica di le tutte Ninfe , Che allora lo nutrirò , alla primiera In . , ,

Hymnvs in Iovem. 43 ito tu .• tuieium dolor e Terra cara , far & undam s /fu« lunr. Dixit : & quum deuuo extendijfet Dea magnum in ftibltme 30

cub tum v

montcm [centro . at ille duobus locìs multum Percufftt difcejjit , magnum corpus a ie Effuditque fluxuin. Tum perpurgatum , ara te O Rex , tu fa/ciis involvit: & Nedae dcdit portandura ut ciani ibi educareris In recejfam Crttmfem [ ] Nata maximae nympbarum quae tpfura tutte nutriebant , , 35 maximae pojl Stygem Natu , inquam , , & Pbtlyrtn . nata 1II1 gratiam quippe Neque va repofuit Dea , fiuvium lllum Nedam appellavi . yltque is ohm copiofus iuxta ipfum

Cauconum Óppidum , quod Lepnum vocatum efl , in mare defertur : & vetujhjjimam fatte banc aqtum 40

Pofìeri b:bunt Lycaoniae ur/ae i. Arcades . viro betta s reliquit ad Pofìquam T , CnoJJum deferetts , lupiter pater te nympba : Tbettae autem prope , [ Cnojfum ]

decidit tibi : i. Ibi tum , Deus , ompbaloi umbilicus: bine ijlum

ómpbaltum deitteeps locum nominaut Cydones t 45 Di- Filira in età j dopo Stige , e dopo * la Nè già vana mercè diede Dea j

Ma quella fcaturigin nomò Neda , Che groflfa alla città de’ Cauconi

Che dicefi Leprìo 1 6) * ne Vien portata

lnfiemè con Nereo , sboccando in mare :

E quell* acqua antichiflima fi bevono I Nipoti dell’ Orla Licaonia . Quando le Tene (1 7) addietro avea lafliite Padre A Gnolo te portando , o Giove ,

La Ninfa ( a Gnofo fon vicin le Tene )

’ Cafcotti quivi , o Nume 1 umbilico ; Onde il pian del Bellico, ovvero Onfalio

Quello i Cidoni in avvenire appellano « Gio-

>

Digitized by Google . A

EIS 44ii TMNOL TON AIA. / (f / Si KuppXlITUV t TClfCU TpOJtTV^lVXVTO Zrù , ffì

MfAia; a~è KOipnrev AiktuÌxi j Si A'Spv,qeix

Ai uvea i i ) Ivi yjpvriu'

’fxufàtnis /ri' Si yA t/xii xypt'ov t)Zpu; A ìyòi A , , Tévro yetp èZcrrivxix TlxvxxfiSot é'pyu jZfAjj j C t’v optavi xAeiovm lìxvxxpx YSeuoit , ri re .

ii> a. Se ovpyrsf ye ( ) erepi 7rpuA.1v O K j ùpyyravTO , i'vx T£TA>ìyovr£i , Kpóv& oiixxiv vty/iv

/z>j erto xt/pt^ovr^ A 'aeri Sci twxiot , ,

KxAx prtv >ìf|fu , JiaAa

<$’ o’*ù àv^tjvxi , rctyivoì Sé Tot iiA'òov Ì'uAoi . A’AA’ tri rrxiSvòi èùv ttppxrTxo ttxvtx t£ eix'

re; yvwro» ?rporepyysvee; irep eovre; Tùj ^ , y

Cùpxvòv yx. èpieyvipxv tyt iv iiriSxiaiov oikov •

Alzaia? 5 ’ « 7rx1r.Trxv ÙAvflés( v.'xxv xotSoi' Scévro txAov KpoviSviri Sixrptyx SupLxrx vùptxi* TU X«x»<*. (t) i&tfstfuta ot ( 1 ) . (} )

Giove, te le compagne de’ Cribantì

Prefero in braccio le Dittee Melie ; Te r Adraftea culland» addormentava

In culla d’ oro , e tu poppavi quella

Della Capra Amaltea graffa mammella , E fopra vi mangiavi un dolce favo (i8)r Che repentini nacquero i lavori

Della pecchia Panacri , ancor cercante

Tutte le cime là ne’ monti Idei ,

Ed in quelli , che chiamano Panacri : E a te d’ intorno degli armati Fanti La danza ti ballavano i Cureti (19), ,

Hymnvs in Iovem. 45 lupiter , te vero Corybantum fociae ultiis amplcxae Juut

DtCÌaeae Meline : te circumtulit Adrajlea

Cuius in aurea •* tu autem fuxijli piena laBìs ubera

Caprae Amaltbeae : & infuper diticeni favuni comedifli , Exjhterunt enim fubito opera Panacndis a Vieni te in montibus quos vocant annera ldaeis , P . 50 Commodum itern Curetes te circuì» armatum tripudilo» luferuut Arma concutientes ut Saturnus auribus Jonitum

Clypei audiret , non autem te vagientem .

quidem crevifli pulcreque e - Pulcrc , educatus es , cade JUs lupiter .* (li Cito etiam adolevi, , & velox tibi oborta ejl lamtgo . <5 quttm adbuc adolefcentulus ejfes cogitajli omnia Sed & , tamquam adultus :

Ideoque tibi fratres , quamvis natu priores effent , ut Caelum non inviderunt , tu babercs in divisone affigliatili»

domiti» . '

Prifci autem nullo modo veraces fuerunt Poetae : . Co

Dicebant filios Saturni trifariam demos divifijje . -Quis fiere Le armi toccando , e percotendo , Acciò Saturno con gli orecchi il luono

Di feudo udifle , e non di tuo vagito.

Ben tu fufti crefciuto , e ben nutrito (20)

Celefte Giove (ai) , torto a pubcrtade

il Salirti , e pronto primo pel ne venne ; Ma ancor così in fanciullefca etade

Tutti peniier perfetti in cor portavi .

• d’ .,* Però i fratei , benché età maggiori ti il Non invidiar , che toccarti Ciclo

A poffeder , come tua propia cafa . Ver non fempre diceano gli antichi

Poeti ; che la tratta ne partirte A’ figli di Saturno in tre le cafe . Chi

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40 TMNOS EIS TON AIA, ** <5f fV ù>vy.TM re k) ai'^V utotpov ipvrrxi T'« y 0"( pixÀx piij vsvt\h(& • fV j yd/> eotKS

i ). n>;Acw2'a<( rà df tÓttzv òrov àia T^t.^ov é:Ypm t

Ysvht'pnìv ùiovroz ù mv ttst* ’ìoiev ù-ahIw . *s TS tOtTY^X TCttot $/(TX» ep yetpùv Ou , yx y I>5 re Biy to ts Kapro; tzXxs el'rxo , , « ^ Stfipou . Gancio è’ oìvò v fity ,vTfipo%6V àyyt Ciurlar

Eùn rspctxir’ ut ìpialci ( 2 ) (fittole ev$el;itt zi voti (fi , EÌ'too $’ aì&ùv ti (fiéprxTov’ h ov ye vtiwv g y 70 pupi* a-uxeriratov jutV E'pere t , «x anfyx , « xztSzt .

t-'Ì pr~n pixKXpsffViv òhifynv au$t TxpY,Kxe A’A/x , A piitotv £Tt po«ri.

Avrèe wy tirò yffpa ‘copio" ( uv fS'pte ulyj^t , y ^ , , j ft'v ep/r>j? ù > toutu' ti S’ a Kpctréonr& ut’ itryjjv , , 75 Avr!y.ct £OÀx?*c pitv tdbopjtyj H'(finitolo' Tu

i ffyXXaeSa# i t’ i/ioTef , ( ) . ( ) «,

Chi , che non luffe cieco forte , e ftolto la forte full’ e Trarria Olimpo , Pluto t.27 )? farli Che fembra in cofe par la tratta , E quelle quanto mai tra lor fon lungi ?

Mentirei in ciò , che quà io Rapportali»

A perfuader tal fama a chi J’ udiflc .

Re degli Dei te non ventura fece , 1’ Ma ti fer ben delie tue mani opre ;

’1 La tua forza , e poder , che al cocchio prelfo

Metterti in fedia , e il gran fovrano augello

Facerti ambafeiador de’ tuoi fegnali , agli amici miei e deliri Che mortra , , efaufliCz^),

De’ fovrani tu il tpegho ne prenderti : Non

Digitized by Google . . s *

Hymnvs in Iovem . 47 Quii etenim de caelo & inferno fortem mitteret , Nifi effet piane fiupidus ? De re enim acquali convenit Sortem mittere baec autem tantum quantum plurimum , , difìant - ego placerent auribus . Mentirerne ea , quae 65 te deorum regcm fortes conflituerunt opera mainami Non : frd , etiam Tuaque Potentia & Robur , quod collocaci prope Je-

dem tuam . Sed confìttuifìi & avem omnium praeflantijffimam nunciam auguriorum quae utinam Tuorum , amidi meis faujla ojìen- dai . Elegifii praetcrea ex iuvenibus omnium optimos : non qui 70 navibus cxerccnt

.• Mercaturam , non virum fcutatum , non poetam

Sed baec quidem Diis minoribus Ulte reliquifli ,

j4ha curanda aliis : tu vero elegifli urbium principe quorum poteflate eft agricola lpfos : fub , quorum perititi

militine I ,

Quorum remex quorum funt omnia : quid , & non domi 75 nantis fub poteflate ? Primo quidem fabros canimus effe Vulcani : Mi*

effer Non ad perito delle navi ; a brandir lo feudo od a Non , cantare ;

• Ma ciò laffafti a piccioli beati , £ 1’ altre cure prendere ad altrui Per te gli Aedi di città fignori

Eleggerti , de’ quai fotto la mano

Stanne il villan travagliator di terra ,

l’ Stanne intenditor di lancia , e guerra ,

Stanne chi rema , e rtan tutte le cole . E che non rta fotto il poder del Rege l Or di Vulcano i fabbri effer fappiamo

Digitized by Google , ,

48 TMNOZ El£ TON AIA. Tzufflrzt y tTUv.TV\poii Si XitÙjva

§>-’ o

E k Si A/o'« (Surihì‘s . eVf i A/ò« ùSev àvóxruv

Qetónpcv. tu kuÌ T

Awiidi Se TTcXi&ftt, (pvXaTG-t {rifa i'fyo S’ avrò; u ( i «' A K(*is tv Troh't

Aucv CtÒ miceli}; , oì' r tiJ.TU.hv l’Svvt'triv . dòiiriv iv S‘ E’v Sì purfievilw i'flutes , uhi oAfiu. &= fiùti ilèv a /xaAa J iVoy. e c/xe r£*u vjpx&xi 8 , $ W'jj.iTtpu fJLìSicvrt’ Te pi' Tfì yàp eùpù (2ij3jxev .

EVre|p<©* xmot yf Tf/ti ra xfy tjot voijeij .

pitiwx eùre voi JLVrfpsc rà fieyiqx , ri S' {gy .

/’ t‘vi’ O ri uiv Tteiuvi , ri ù% tvv S‘ irò tx\itxv

Aùros uvlw Ìmàovtx; , £ y £ kàxtxì Se fityfoiyifv . 90 Sùrop Xuìpe fityct , Kpsw^ij TuvvTéprure ì ixuv ,

* ij«. <5 Kev A«rjp èmtftovt ni tpyfiaru rii iùSsi ; Ov ro\!icav ( i )

di i Gli Armigeri Marce , Cacciatori

Di Diana , e di Febo quei che fanno

Ben della lira le canore vie .

Da Giove i Regi (24), che di Giove nulla

Cola dei Rè è più divina , e fama .

Però la forte tua loro alfegnalti ,

Delti lor le cittadi a cultodire : E tu medefmo nelle rocche aflìfo

Sguardi chi il popol con giudizj (torti , lo O chi per lo contrario governa ; Ed in lor verfi d’alte entrate un fiume, E fofficcntc in lor ricchezza poni In

Digitized by Google , . s . .

Hymnvs in Iovem. 4P

Milita dande Marta : venatwcs item Chitone qui lyrae Dianae : Phoebi demque , bene feiunt modos

At ex love funt reges : quoniam lovis nihil regibus

Divini tir eli. ideoque tuum Ulis decrevijh ordinerà .* g 0

. tpje Conjlituiflt autem , qui urbes cujlodiant tuque fraefìdes

In arcibus , tnfpcblor tam corum qui mdiciis iniqua quam eorum qui aliter gubernant Populum , opulctitiam Adiecifli quoque ipfa , & quod fata cft for- tunarum ,* hoc omnibus quidem non ex aequo tamen par e/l Et , fed . hoc colhgere E* noflro rege. n.vn is late circa poientia prognffus e/l.

.• Vefperi die pvficn , de quibus mane cogitaverit

Et vefperi quidem ardua .• minora autem quamprimum co.

gitaverit . quidem Alii vero haec uno anno , ijla autem non uno ; ab alia vero prorfus facultatem fli con/ilia tu ipfe conficiendt amavi , & eorum go difcufft/li .

Salve plurimum , o Saturnie exfuperantijjimc , datar honorum,

Datar incolwnitatis . tua vero opera qua celebret ? Non già Io tutti sì ; ma non molto eguale

E ciò fi può ben ravvifar dal soffro

Regnante : eh’ affai largo innanzi è gito : Ciò che pensò il mattin la fera ei compie .

Le grandiffime cofe in fulla fera ,

E le minori , torto eh’ à penfato. Oli altri, in più giorni, o almen non in un folo: E d’ altri affatto il compimento mozzi

Tu ftefTo , e sì ne frangi la lor voga . Salve molto o Saturnio fovraniflimo

Dator di ben , d’ indennità datore ,

Chi può cantar l’ opre tue mai l non fue , D Non

Digitized by Google 50 TMNOS EIE TON AIA,

Oi> yivet hk e sur tU ksv Aiòt épypiXT de ‘rei. , J

iréetfp^yfjiip uù^i . d7JW S’ xpsrlw t‘ uòi-A; té.

Out èpertit drep f Triturai uvSpzi iì^uv ó//3;« , ^ Or afsrij ù

Annotazioni.

( i ) Gran diflicultà anno incontrato gl’ Interpetri nel tradur-

re in Latino quelli primi due verfi , e ben lo dimoftra

con molte prove , che adduce Arrigo Stefano . La men-

te di Callimaco fembra voler dir quello : Se’ Sacrifix.) In onere di Giove vi co più che , non ì fa degna di cantarfi , Giove fteffo . tXiXTiipa Terre- () Altri anno tradotto quel n>iXoycvuv ,

genum expuifortm , quali che il Poeta alluda a' Giganti Terrigeni terra, dilcacciati da Giove , detti , prole della

per la ignobilità della loro nafeita .. Ma il Salvini affai governa i meglio, e fecondo la verità , dice , che Giove

figli della terra . Traluce qui dalla caliginofa mitologia 1’ antica , infallibile vera origine del primo padre di

1‘ tutto uman genere , formato dall’ onnipotente Iddio (' dal fango, e dal loto , e datagli anima , e la vita

col divino fuo fiato .

(3) Poteva il Salvini tradurre : e dà le leggi ai celefliali j ma tien gli è paruto , che il dire ragione elprima molto più ,

e comprenda non foto il diritto di dar leggi , ma anche

di giudicare .

'4 ) Intorno all’ educazione di Giove in una parte del monte

Liceo vedafi Paulania in Arcad. p. 513. e 517. . il ( 3 ) In due ì cuore affai . L’ interpetre Latino : In ebébio admedum laeret animus. Con più di forza, e con maggior

brevità ; in due il il il Salvini ì cuore , che vale, cuore è

perplelfo , e Uà in dubbio qual foggetto prenda da can-

tarli nell’ Inno .

L' invidia i vanti () di molti popoli , che mal foffrivano de’

Digitized by Google , .

Hymnvs in Iovem . 51 era quts lovis opera celcbret ? Non fuit , nec ; Salve iterum atque tttrum. Da nobis & virtutem & opes.

Neque fine virtute opulentia potefi bomines beare , Neque fine opulentia virtù; : da ergo & virtutem & opes.

Non fia : chi canterà di Giove ]’ opre ?

Salve Padre , e un’ altra volta falve .

Da’ tu virtude infieme , e da’ ricchezza,

1’ Nè aver fenza virtù bear può uomo ,

lenza aver : da’ 1’ una c 1' altro Nè virtù , ,

folte <3 e' CreteG , che G gloriavano , che predo di loro (-re. nato G'ove, e folle lepolto , incrodufle il proverbio

tmfii femptr , di cui G valle a fuo uopo S. Paolo

nella Pili. • Tito cap. 3. che lo prete da Epimenide ,

come prova S. Girolamo nella Pili, a Tito , e S. Gio.

Gn-foltomo nella detta Pi lì. Serm. ni. S. AgoGmo , e lib. pub Origene nel ni. centra Cello ; e da Epimenide anche Callimaco lo abbia preio non è edere che j ma ciò Gcuro . tutte (7) Via Callimaco , onorando Giove io quell' Inno, appellazioni, e cognomi Ipeciofi , e magnifici, chiaman- degli verni- dolo D

mori predo di loro ; ma che è eterno : tanto a lui iofe- gnava la fuperftiziofa antica Teogonia Geotilefca. Non

nega però efler egli nato di Rea , e indica come, e do-

ve legul il parto in ParraGa , cioè nell* Arcadia , detta

Tarrafta , da Parrafo uno de' figliuoli di Licaone. Vedi Paufania nell' Arcad. Strabone lib. Vili, e X. Ovidio

nel lib iv. de’ Fafii .

(8) Vogliono , dice Paufania , che in Arcadia Rea partoride in una certa parte del Liceo. Poiché verlo la (cromiti

del monte avvi una fpelonca , nella quale alle fole don- ne confacrate alla Dea era lecito di entrare. Og'gio (9) cosi detto dal fiume d’ Arcadia » di cui parla in appretto Callimaco ,

52 Annotazioni do io) Popoli dell' Arcadia . Vedi Stefano , e Dionifio firn

irbis , così detti dalla loro antichità .

: Fluvius qui (11) Scrive Paufania nell' Arcadia , Lymax dicitur , ti L'hifai: am praettrfluens , rum Seda comungitur . Hoc nomi- ni* Rheat inditum trans qucd lo. a purgathno f , mempt quum in puerperi colla, ve m HIa peperiffet , hunc amntm Njmphat

viem abitctrunt . Qui Callimaco ficcotne vuole Giove nafcede in ( iì ) , , che

Arcadia in una fpelooca , defcrittaci da Paufania nell'

Arcad. cosi vuole , che Rea madre di e(To lo purgale

e lavatTe nel fiume Ladone , che prima di tal nafcita di-

cono , che era fecco , e che in tal congiuntura Giove

lo rendede ricco d' acque » e fiume groflo . Tutta la

fioria della natività di Giove , del parto di Rea in una

grotta , come Rea per falvarlo da Saturno , che lo vo-

leva divorare , in vece di e(To infante , a lui prefentade fallo un lungo fafciato , che Io rapprefentafTe ; e come

gl' Idei , o Coribanti percotendo le loro armi I’ occul-

ta (Tero , e con tale invenzione facedero , che Saturno

non fentilfe i vagiti le (Irida di fi vedere , e e(To ; può efpreffo in un' Ara grande di marmo (toriata in quattro

facce , trovata in Albano ; la quale fu dal celebre Pro- pollo Gori fatta incidere in quattro tavole in rame, ed è riportata nella Collezione delle Infcrizioni Doniane fui

principio , con non poche Tue Odervazioni . Nella quar- ta facciata di quefl' Ara vi è Giove efprefTo fedente, col

Configlio delti Dei intorno . Altri dicono , che non fo-

lamente Ladone , ma tutta I' Arcadia folle d' acque po-

verifiima , e arida , e fecca , e che molti fiumi facefle

Giove riforgere , ed oltre al Ladone anche l' Erimanco >

(acro a e di tal il noflro Cal- Dio Pane ; fentimento è

limaco , che in commendazione di Giove efalca , e ma-

gnifica quelli favolofi prodigi . ufata da’ ( 13 ) Cioè partorì , folvtrt imam , maniera di dire

Greci , e da' Latini per denotare si il tempo delle noz-

ze , e del connubio , come anche il tempo del parto , e

puerperio . A Diana Solvizonia era dedicato un Tempio

in Atene, come fi à dallo interpetre di Apollonio. ( 14) Di tal fiume predo Oleno parla Strabene nel lib. viti. che onde Giove appellato fu Olenio , perchè fingono , fof- Sopra l’ Inno m Giove. 53

forte nutrito da una Capra detta Amaltea ; ed io fatti

in un medaglione del Re di Francia , battuto in onore

d' Antonino Pio , è efpreffo nel rovescio Giove bambi-

nello portato da una Capra , onde fu erto appellato Ai-

0t come altri vogliono perché armò il fuo 7‘°X » 0 , pet-

to di una pelle di Capra , come fi orterva in uh infi-

gne Cammeo della Dattilioteca Smithiaoa . Segue poi

il noftro Poeta a defcrivere molci altri fiumiciattoli

dell’ Arcadia , come laone , Mela , Carione , e Melo-

ii 1’ ne , i qu per avanti dice , che erano afciutti , e di lecchi ; ma che nel parto Rea divennero ricchi , ed abondanti d'acque ,e ne dì anche la gloria a Rea (che

è la Terra , fecondo la Teologia de’ Gentili ) la quale la percotendo col tuo fcettro gran montagna d’ Arcadia ,

in cui era fcavata la fpelonca dove partorì , apri il

feno della montagna t da cui copiofe perenni acque Sca-

turirono . Dice , che ciò fegul dopo che ebbe partorito

Giove , trovandoli in un' eflrema indigenza , e penuria e ciò fatto d' acqua ; che , purgò , e mondò Giove in-

fante , e lavatolo ben bene , lo fafciò . Nell' Ara Alba-

na , Rea è efprerta giacente nella fpelonca in atto di

partorire , coperta nel capo , e nel corpo di un panno . dove (15) Paufania nell’ Arcad. enumera le nutrici , o balie

di Giove infante , dì il primo luogo a Tifoa , ed il fe- Areniti Thifoan Hagno condo a Neda: , NEDAM, & , Itvit [oliti in nutricis nominar! : quorum primo Parrbofiorutn fi-

nitui nomiti didii urti i feconda flamini 1 tertio fonti in

Ljcaio . E qui pii! diftintamente il noftro Poeta celebra

Neda , e la confiderà come principale traile nutrici di benefizi predava a popoli Giove ; e narra i » che quei , falubri per i quali (correva ; e dice quanto fodero le Tue

acque , che chiama antichirtime , bevute da quei popoli

avidamente , e per la bontà 1 e per la memoria dell' ufo

fattone nella naicita di Giove .

( 16 ) E' quella una Città dell' Arcadia . (17) Stefano le chiama Oppidum Arcodiot . Neda all' altre Città preferì Goofo dove d' Arcadia , portò Giove ; e di quivi come cofa notabile , e pregio e vaoto , dice ,

che cafcarono i nodi del legato bellico di Giove , che

iodi in poi Onfalio fu detto da' Cidonj . Oltre alle no- mi-

Digitized by Google 5+ Annotazioni ]' minate balie e nutrici , leda Callimaco anche ai<

ire Ninfe , che ebbero in cuflodia Giove pargoletto:

cioè le Melie , che io baloccavano , tenendolo in collo, rammentate dai medefimo anche nell’ Inno iv. Adradea la di a aveva cura idormentarlo , cullandolo in una cul-

la d' oro . Perchè le Ninfe Melie Dittee lo portavano egli da laperfi io collo , è , che linfe la favolola ftoria , Giove iolfe nodrito di miele di api che , o pecchie ; ed nutrimento allude a quello un’ antichidima , e pel Ag-

getto rariflima Gemma , in agata Sardonica bianca , da

me una volta veduta , in cui era (colpito G ove bambi-

no nudo entro in un coppo , frappando dal mezzo in fu fuofi colle mani alzate ; predo del quale era una pec-

chia , che volava per porre in bocca di elio il favo di

miele , e predo di Giove dava trattenendolo uno de'

Coribanti , o Cureti Idei . Tal pecchia è detta Pana ri

da Callimaco , il quale annovera due nutrimenti preda*

nell' infanzia i ti a Giove ; favi di miele , e il latte

della Capra Amaltea , che veniva (premutogli in bocca

dalle fue balie . E perchè poi da Saturno non fi udifle-

ro i vagiti , e le drida del pargoletto Giove , affinchè

accortoli , che era nato , non lo divoratile , ufizio era

de' Cureti , o Coribanti di (altare , e ballare infoino la

culla, colle fpadc , o altro indrumrnto percotendo i lo- ed tali danze ro feudi ; in , e fragori , ballanti , e (aitan- efpreflì ti, fono e rapprefentati nelle medaglie antiche , da var) Autori riportate, e più chiaramente nella da

me riferita Ara Albana fuddetta . Per lodare I* infanzia

di Giove come prodigiola , Callimaco à dato in grandi

efagerazioni . Paulama aneli' edo narra i prodigi , durati di fino al (uo tempo , qurd' acque , e fiumi d' Arcadia ,

Cosi (crivendo : Qued /« font filettare [cium laborrt , arqut

ex te (egetei fitries exanf.anr ubi Lycat I levit i , & , mer-

da ad aquam tini fona tum premitene cnverfui , riteque truffata pericf* quer-u rt divina , hefirt , , e ramum non alte in aquam pirr'gir ex e tarma- , (ed fummam , fi/ht repente , ta aqua attr kalitui uebulae perfimiltt arque ira non multo , ,

pn/f nubtt attt'.Htur : mexque plurum nubtum acctffione obdu-

elt eaelo, A' ad>m finti optatit tmbnbut perfunduntur . Quan-

tunque Callimaco abbia dato i' onore agli Arcadi , e

Diqi IbyGoogle ,,.

Sopra l’ Inno di Giove. 55 Giove di loro il vanto , che predo nafcede ; contutto, lo ciò dice poi , che Rea confegnò a Neda , perchè Io

portade nella Grotta Cretenle , c quivi di nafeodo lo allevafle; e la chiama la più antica delleN'infe. In quel- la grotta, in cima al monte Liceo, non era permefso ad altri ,che alle donne facerdotefle d entrarvi per far lacrifi-

zio , come abbiamo già detto. Gli antichi Teologi Pagani in finterò tre Giovi, due nati Arcadia, e uno in Creta , Candia poi detta come narra Cicerone nel lib. ni. della

Nat. degli Dei cap. ai. Altri popoli ancora a gran vanto fi

recarono , che Giove lode nato appo loro , come gli an-

Frigj ' Beozj in i Meflenj tichidimi » Tebe , , i Troj ;

ma i Crctefi , e gli Arcadi più univerfalmente furono

creduti privilegiati , e ingranditi dall' onore di tal na-

fi feimento , come da molti Autori raccoglie , citaci

dallo Spanemio. L’ autorità di Callimaco , c quanto qui

attribuifee agli Arcadi , e poi a' Cretefi , è citata da Clemente Alelsandrino nel luo Protrept. p. a«. dove

redarguire i Gentili di tali deliri intorno agli Dei lo- ro . Predo S. Cirillo contro Giuliano lib. x. fi legge I'

Infcrizione incifa nel fepolcro di Giove , che era oella

Grotta Idea , e fi dice , che Pittagora in eda entrato

I’ onorò di un funebre facrifizio . Ptetefero gii Egizj

che tal fepolcro fofse prelso di loro ; e fopra tal morte di Giove fon derifi da Madimo Tirio difsert. 3S. ma in

difefa de’ Cretefi , che oltre alla culla , vantavanfi anche avere prefso di loro il (epolcrodi Giove perorò di , Antioco

Sofìda , come fi può vedere prefso Filodrato . Vedali Cicero-

ne nell' accennato luogo, e Lattanzio Ind.div.lib.I.cap. 1 1 Qui oltre a molti attributi afsegnati a Giove, quello è no-

tabile della ftia efidenza , inculcata anche da Platone nel Fedro, e nel Timeo, e da Cicerone nella Nat. degli Dei

lib. 1. cap. 1 o. e fi efpongono l'opinioni,e I’ afserzioni de’

Filofofi più antichi, di Anafiimandro , e di Aoaflimene . gli grandi Celebrarono Antichi con fede , pompe ,facrifi-

zj, danze , c inni le nozze de' loro Dei , e quelle fo- no deferitte non folamente da molti fcrittori antichi

ma anche in Marmi , in Medaglie , io Gemme e Cam-

mei fi ofservano effigiate , come oltre a quella di Giove, quella ancora di Bacco fimilmcnte confegnaro alle Nin- A 4 fa

Digitized by Google . \

5 6 Annotazioni per fe da Mercurio educirfi , ed allevarti ; del medefi- mo Mercurio! di cui defcrive Filolìrato una bella antica

pittura Icon. I

dal capo di Giove , come vedremo appriTso , ed in una patera antica dal Sg Gori riportata nel Mulco Etru-

sco : e troppo prolilso farei, fe di tali fede natalizie de- volt-di gli Dei , io qui minutamente decorrere ; lo che

potrà pid agevolmente fatti da altri . Noi abbiamo qui ficure prove delle coftumanze adoprate nel puerp -rio del-

le partorienti , dell' ufo di falciare il parto , del cibo

Colico darti a' bambini nati , di latte , e d nvele , che noftri dura fino a' giorni , e durerà fempre ; e fi ofserva anche codumato ne' primi lecoli della nofira (anta Re-

ligione , tanto naturalmente , che mitiicamente ne’ bat- moda reniti Infiniti rarianabitei lai tezzati : fi-ut , mtl ÓT

ttneup'fcite i de' quali riti li veda il Calalio . Il celebre Bochart illuftra quello luogo nel lib. xr. cap. ( iS) 51. degli animali della Sacra Scrittura . Dice adunque ,

che il latte di capra non lolo è di grand' ufo nella me-

dicina , ma che ne' giornalieri cibi fi pratica da alcu- tt ni popoli . Quindi Salomone Proverb xxvir. 17. /uf- lue eaPrarum m cthnm luum ’n ebum drmm inai, ficiti , Ór ór in vibium aneillarum tuarum. Paolo Egineta: Lai mu- enerillum liebre temoerafffìmum efi , mex , bine afininum , tvtllumijue po/lremo vaceinum , Sono da riservarti le paro- turo meìle le di Galeno: Sun lac eaprarum , abfque effetti

ijtium multi), qui Je\um fnmpferant in ventre fit ceaoulmrum ,

quoi hominem mire gravar , angue fuffocat. Lo che beo CO-

nolcendo gli antichi , afs-gmrono a Giove , oltre alla

nutrice Amaltea , anco Melilsa per fomminitirargli il

miele . Vedi Meurfio in Creta lib il. cap. 7. Nella Pi-

di fi ergo /*. enei flola Barnaba legge : QuU f ór ì fituin

primum infans mette , demde tibie vivifici tur ,

(19) Con piti nomi fono gli (ledi appellati Cureti , Cori-

bantl , Dattili Idei , Dattili Dittei , e Cabiri , apprelso

Stobeo detti xoéplJpor adfeffores della gran madre Rea , de’ quali molto parlano Nonno nei Diomliac. lib. Xiv. Strabone lib. X. Diodoro Siculo lib. v. Paufania lib. viir. della Apollonio Rodio, Licofrone , e altri , come pure loro faitaziooe Pirrica, familiare a’Cretefi ,e lolita farti nella ce- .

Sopra l’ Inno di Giove. 57“

Celebrazione del Natale di Giove . Cosi fallanti , e ar* roati fono rapprefentati nella fuddetta Ara Albana, e in una Medaglia da' Laodicelì legnata in onore di Caracal-

la , e in un'altra degli Apamrfi della Frigia in onore

di Decio , dal Patino, e dal Seguino prodotte. 1’ (xo) Delcritta la nafcita di Giove , I’ infanzia, educazio-

ne , e occultazione , e i prodigi feguiti , mentre ven-

ne in luce ; palsa Callimaco ad encomiare la fanciullez- la za , e pubertà ; poiché anch’ efsa fu in onore c cui. 1’ to prefso gli antichi , di cui parla Eulìazio fopra Ilia- 6*il. de pag. e ne fanno Mlimonianza le medaglie , o

monete degli Egefi ©EOHIOE KPHTATOE , e de’ Ro- mani iovi crescenti, e nelTeloro Gruteriano io vi pvero. Mi fovviene d’ un' Ara dal Sig. Gori riportata nelle Do-

mane iovi arcano, il qual cognome forfè può allude-

re alla (ua occultazione fatta da’ Cureti , che alcuni vo-

gliono efsere (lati tre , ed altri cinque, de' quali aliai

ragionafi apprefso Proclo fnpra Platone . Del culto di

Giove jlnxur* , lenza baiba , à parlato nel Mufeo E- trufeo , ed à additati alcuni fimulacri di efso il lodato

Sig. Gori .

(xi) Nel Grutero li anno alcune Arc,o Altari antichi dedi.

Cati a Giove Celr/lt , ed in alcune prefso Monlig. Fabree- ti è appellato Ctltflìno. Molte deità anno quello titolo di Celejlt , come Giunone , Diana , Venere j ma a Giova fu creduto competere tale appellazione in fpecial modo,

perchè a efso toccò il governo , e la fede del Cielo , a

Netiunno il mare , e Tacque, a Plutone fuoi fratelli

tutta T abitazione fotterraoea . Giove fece parte dei

Cielo anche agli altri Dei , da efso , o per opera di

efso nati .

(xx) Lattanzio nel lib. I. della falfa Religione , in cotal

guifa efpone la favola : Ergo illui vtrum tft , quti ortrm

Urrmt ita partili fuor , ut Oritnth rtgio Iovi eoiirtt , flato-

ni pari Oeeiienrii tltìngcnt , ut Noptuua mantim» omnia tivtniruat li fi odo moftra , che Nettuno , e Plutone

(pontaneamente cedefsero il regno , e a Giove lafciaf-

fero il cielo ; ma che elfì depcnder volefsero dalle for-

ti , e con efse fi eleggefsero il regno , feinbra cofa in-

degna della maeflà di Giove al aofìro Poeta , 6 io que- fio a

58 Annotazioni.

Ho come menzogneri riconofce gli antichi Poeti » che

ciò finterò : e rigetta la loro opinione , tenendo per

-fermo , che il vallo dominio di Giove non dependefse

dalla forte , e dalla ventura , ma dalla fua virtù , dal

potere , e dall' opre , colle quali affilo in cocchio , in

fogno del pofsefso prefo della miglior parte , aggiunfe a 4' elso Aquila fua mimffra e ambafciatrice , e le minute

cure rilalciò agli altri Dei ; ma il maggior penfiero e più

importante di lcegliere i Regi , e dilpenfare le cariche,

-al fuo potere lolamcnte rilerbò . Il Salvini fi è valuto

di una voce popolare , nel luogo dove fi parla dell' ele- de' regni e degl' imperi via di forte la qua- zione , , per ,

fi le da noi fi dice tran ; perchè dalle borie i nomi

traggono de’ medi a forte . La più fovrana cura di Gio-

il ve , dice efsere governo degli uomini , il dare a tut-

il I’ eleg- ti , e in tutte I’ opre loro proprio dettino, e

i governatori fat- gere Rè , fuoi , e miniffri ; e quindi $' tafi con arce e fenno la ffrada , introduce a commen-

dare il Re Tolomeo Filadelfo,- fiotto il cui imperio , e a governo viveva ; e quindi il loda come fomigliante giuffo vigilante di Giove ; , , penfatore , ed operatore cole grandi .

(ij_) Vedafi prefiso Servio al primo dell' Eneid. v. ? 9 *. quel- all’ lo , che fu favoleggiato intorno Aquila di Giove 3 a

cui diede I’ imperio , e la maggioranza (opra tucti i vo-

latili . Orazio lib. iv. Ode 4 .

Qualem miniftrum fulminìi 4Urei» , Cui R ix Deorum rrgnum In uvei vagai

PirmiUt y &C. Fu delle fortune di Giove prenunzia e favoreggiatrice

T Aquila , quali fempre polla a’ fianchi , e prefiso al trono di Giove negli antichi monumenti. Mi fovviene di

aver veduto in Roma prefso l’ eruditiffimo Monfig-Guar- nacci un fimulacro di marmo, opra di eccellente llatuario

Greco , che rapprefienta Giove , che con tazza nella de- 1' lira pafice colle fue mani Aquila , ancorché tal mini-

fiero fi veda in molte fculture antiche adempiuto da Ga-

nimede . In un altro fimulacro di metallo alto un pal-

mo , che fi conferva nel Muleo de’ Sigg. Conti della

Gheiardefca in Firenze , Giove fedente in una fedia , e ,

Sopra l’ Inno di Giove. $9 diftefo il tuo deliro frono ornatidimo , tiene piede , é

lo fa polare lui dnrlo dell' Aquila , quafi efsa fu da- la luoi più faufti ta baie de’ augurj , e fortune ; per lo che anche da’ Romani fu prefa in venerazione y e portata per inlegna de' loro elerciti in guerra a Si

diffonde il Poeta in moftrarc la potenza di Giove , a cui

i le cofe Rè , gli uomini , e tutte fono (ottòpode, e da

e(so fi maneggiano y fi volgono , e fi rivolgono corre egli vuole; e moflra confillere la divinità di Giove nel-

la lovrana potenza , e invariabile giudica . Noi illumi-

nati dalla nofira fantidima Fede , rigettiamo quelle Fa- nel vivo vole , e nodro Dio e vero riconofehiamo , e

’ adoriamo 1 Onnipotenza , la Fortezza , la Sapienza , la Non t/l magnai Giudiz'a , e diciamo: , fuut Devi ncftet, qui mirabili (olut facit * magni , &c. (14) Da Efiodo à preio tal (entimento Callimaco, è gli altri Poeti y e quelli forfè dal noltro divino Volume. Nelle Parabole di Salomone cap 8. e 9. è fcritto Mtum t/l cenfchum dice la divina ( Sapienza ) & atqwiai 1 mi*

tft prudenti* , mtn tft fortttude. ree me reget regnane li. conditore! iu/la decer n gum unt . her rie prittcipei imperane y pottntti & decermene iufltiam . Efchilo nell Agim v. 4}.

attribuire a Giove la didribtizione de' troni regali , e

degli feettri , è Dione Gr follomo nell’Orazione primi

del Regno , dice, che i (oli buoni Rè vengono da Giòve

detto ancor Re degli Dei , e Padre ; ancorché anche

gli' altri Dei per lomiglianza , e dependenza appellati

fiano Regi ; onde viene tanto più Callimaco a lodare

Tolomeo Filadelfo , colla moglie, c Arfiooe fui forella,-

è i genitori di rfso Tolomeo di Lago , e Berenice y che fi leggono ornati della gloriofa appellazione di ©EQN EtìTHFDN. Somma lode attribuifce Callimaco a Giove,

modrando , che egli aflide a' Rè perchè giulfamente

governino , che veglia alla cudodia di elfi , e a' popoli

alla loro cura raccomandati , de* quali è Cudode y con-

fervatore, propugnatore , difenfore , e benefattore rtiaf- firno ; i quali gloriofi titoli per fomiglianza fonò anche

a’ fommi Regi , e Principi attribuiti . Modra il Poeta,

che dall’alto Giove fpecula , ofserva , e difamina le lo-

io azioni , c chi bene , o malamente governa ; onde era-

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/ ,60 Annotazioni. erano a Giove , e ad altri Dei Preludenti , Tute'ari , e

Cladodi confacrate le rocche delle Cittì , perchè in elee credevano , che efso , e gli Dei vegliassero alla cuQo- de' Regni , e delle Città ; e perciò Giove fi trova nelle antiche medaglie appellato AKPAIOS , Arctum alla dell' Traefes ; e quanto prefidenza altre Deità , ve* dati quel che ofserva Vitruvio nel lib. I. cap. 7. Qui Gio- Speculatore ve è detto EVa' o{ Infpettort , ; oltre di ciò lo dimodra Giudice , e Punitore delle loro cattive a* zioni , e dorti giudiz) , e larghidimo Donatore di beni di ricchezze di entrate , e , quando con retta giudizia, vigilanza , e cura governano . Dopo aver premette le iodi di Giove , e con efse congiunte quelle del Re To- 1‘ lomeo Filadelfo , termina Inno con una bella fuppli. ca al medefimo Giove , e con I’ invocazione e preghiera di favori , e di grazie .

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I M N O E B'. EIS TON AnOAAflNA.

H rMNVS II. IN APOLLI NEM

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éi

TMNOE EIE TON AHOAAÌ2NA ,

l'.v ò ÌzÙtxto ècnpvtv& tu cpTyl; ,

Ola ò‘ otcv T6 AaS'pov . £km ^ixà O fi: : , óV

Rat Sy TBV Tei SvptTfX xaAw Toìt oì'(ò& àpStTTil .

Ov’y c pasti ‘ hrevivcev ò A>ÌA/oc »jJo t<

JE’^atfAoj; , o Jé JU/m( £v jjVp/ KaAÒv stufa, vvv òùxKtivetàe AÙtoÌ Mtroyjta tvXxuv ,

Avrai ài x.Ay Sei’ o yap 3-so'c tóctVt (/.ctnpstv 0<* ài noi ptc/T tjv r* *, « «VrvW^s *

fi' Vo'AAwv « tuvtÌ Ostt.vsTXi , aAA* è', r;e e’oQaVc.

pv fJjj oÙTOt’ owe Atròc ènìivo;. • O'c , fiiycti oc , fVr.’pfl’ ù E'xóspys , >£ ovtots Aito/ . ciuTyXlu) MtfVf xÌJxfW j pfV aj/jfijv iyy'&

Toò (boifiou Toùc vai Seti i'yuv fTiàqiiYiTavrot; ,

XEptffl'9'ciu Jy* TfXtuv fit'XAsvfi yófiov , roArtjV TÉ , fltpìfav ài ri Ttiyoi (t ipyxioiffi S’f/xE'flAoiC . ij H>«-

/NNO X0//U APOLLO

fcofTefi Val del lauro d’ Apollo il ramo ( i ) ? ’ lungi Q Qual 1 atrio tutto ! lungi , dico ,

. Chiunque fe’ profano , e fcellerato (2)

Febo alle porte col bel piè già batte :

Non vedete ? la Delia palma a un tratto

S’ inchina , e cenno fanne dolcemente (3), E fu nell' aria vago canta il cigno (4)

Schiudetevi or voi (Unghe delle porte , voi

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*3 HYMNVS IN APOLLINEM.

\

Vantop i re ijìe Apoliinis commotus e/l laureus ramus ! Quantopere hoc totum antrum procul fu qutsquis Q ! , Jacinorofus .

Et certe o/lia praeclaro pede Phoebus tundit . Non vides ? annuit Deliaca fuave quid palma ' olor in puicre modulatur . Dcrepente , & aere 5

Jpfa vos tiunc repagula for um recumbite , lpfì etiam vos vettes . Deus enim iam non longe abeft . * At vos pueri , cantar, > etiam ad fymphomam parate . .

Apollo non cuivis apparet ei qui/quis vtr bonus . , fed viderit Qui ip/um , magnus bic : qui non videt , obiettai io

ille eft , ' ' •

Videbimus te , 0 Apollo , & numquam erimus abietti .

Neque tacitarli citharam , ncque tacitimi gre/fum

Phoebo prefente pueri habeant : celebraturi Siquidem ftnt ohm nuptias , & canitiem ra-

/«" » - . . \\ * * Et muros conditimi fuper antiqua fondamenta . 15 ; ‘ ‘ r * . • • • * n. » 'Ad-

voi ferrami che non lungi è Iddio- E (5) , Accingetevi giovani al canto voi , , , jion a tutti Ed al ballo (6) , eh’ Apollo

Appar , ma a colui folo , .eh’ è prode .

’l ’l vede è vile Chi vede è grande , chi non e faremo Vedremo , o lungi Oprante , non Vili già. cheta giammai ; nè cetera ,

Nè piè lenza rumor tengano i giovani ,

Quando Febo è in paefe , fe pur vogliono pel canuto Nozze compire , e rondar , E fovra antiche fondamenta muro Fer-

Digitized by Google 6 4. TMNOS EIE TON AnOAAflNA. tgÙ( H yucàfiLu vuiixi , *V«i ^/Ay{ oùxér àepyo'f .

EutpuifiHr à't'oyrst tic AVs'AAawoc » .

EJ^*r >£ Tovrot , óre vMiovriv àoiSoì

»j' H">U(ìapu> y rofat , Avitup/oi ivrcx }« mvvperxi A oiìXivx fttjryp f 2: vatiì gv OVjtoV* puyiy O « r« «V iispòi A/6o« £&{potrai ,

Mapfixptv èvrì yuvamt òi'&póv ri yavjùtnf< .

IV ,

« ot . TjV ^ofjV Vo/Aav , òri mura òvpièv àditi ,

Tip/.i) tu . ivvarou yàp y èrti Aii issili jj^eu Olii’ ò yopòt pierà oif3ov àeiiot yàp J :w TOj figurò» XpuTtx tu VaA/a ) f y ìj r èvivcpTÌt , KVl AvpK ré t àepipia re Avuti» tj re Qupvjrpri' y y y ' V

: ecco che i giovani ho ammirati Fermare (7) , ; Poiché oziofa non (la piu la lira . d* Tacete (8) , udendo la canzon Apollo . il i Poeti cantano Tace anco mar , quando

Celebrando la cererà , o pur gli archi , Armi del bello rilucente Febo (9) . Ne Teti piagne in alti omei Achille,

Quando le Peane , le Peane afcolti , E fofpcnde gli affanni il Jagritnofo Saffo in pietra , piantata Frigia umida ,

Marmo in vece di donna , che lpalanca

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Hymnvs in Apollinem. 6 5

quandoquidaii cbelys non Admiratus funi pueros , ampiini

otioja fuit . T avete hnguis voi audientes de Apolline cantum Tavet pelagus quando ctlebrant poetae & , Aut citharam aut tela divina Lycorei Apollinis . deplorat 20 N -que Tbetis Achdlem mifera mater ,

audiverit . Qttoties lo paean , io paean , dolores Sed & lacrymofum differì jaxum ,

JQui in Pbrygia bumidus lapis induruit ;

Lapis il le prò muliere Niobe miferabiliter binate . , lo io refonate.’ nialum e/l cum diis contendere. 25

Qui eontendit cum diis beatis , cum ni co rege contenderli :

Qui cum meo rege , etiam cum Apolline contenderti . Coetttm butte Apollo quum ex fententia eitts , cecinerit , Honore afficiet potefl enim quum a lovis dextrafit collocatiti, . Atqui band coetus t/ìe Apollinem uno tantum die celebrabit : Ejl enim laudttm ubtque plenus quis non facile . Pboebtm laudarit ? Aurea funt pollini amiblus A & , & fibula , Et lyra arcui Lyclius pbaretra , & , & : Au-

la atto miferabile la bocca .

Dite, le Pean : mal con Iddìi contendere ( io) , Chi pugna con gl* Iddii può pugnar anco e Col Rege mio , chi col Rege mio

Pugna , può pugnar anco con Apollo . Apollo al perchè a lui Coro , lecondo

11 cuor onor farà : ne canta , ; eh’ ei puote Poiché ei di Giove alia man delira fiede(ti). fol Nè Febo canterà un giorno il Coro ,

Ch’ egli è ricolmo , e traboccante d’ inni .

Chi ha , che Febo di leggier non canti ! D’ oro à Ja velie Apollo, e d’or la fibbia (12),

oro la 1 ’ D’ è lira , arco , c Ja faretra : E D’oro

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66 TMNOE EIE TON ATIOAAnNA .

XfU

Kcti re va^vKTtxvoi . Fiutavi xe Tcxpi^pxio . 35 f Kai K£v cui mlXÒì ùu' vt &‘ outotì a ifbu

©>jAf lais èb‘ ìWov fVi yvóot ijA9s rrupstuu; ,

Ai ot KÓjjLcti Trebbi Svcevvu At !fjrnnv tXutx , Ov Ai t©" toAAwv(^ ÙTO^u^airiv é'diipou A ,

’ A’AA’ avviai Tuycutsiuv . tv af«i' <5 « xtv ix.s~vm * ! * * 40 npwxfc £pz& vitutte , ay.iìfix tuvt tyévovro . Tt£v»j 5 à/z

Kt7yo« qì'ssutIuj àvépct y.eiy(&' , àoéóv'

GoifZa yap >9 ro£ov ÌTirpsTiTCU ùoiSii.

Keivu $è Spiai i£ f’x

Q>oì(òcv Ncjumv xixAijVxsjuJfo f tVi xf/vy , jq , £

E’£oV £t’ ’fjitppvirù erpepev A ZtuyqTtbx; iVxtfC ì lì’iSeu vt epuri xtxcujutv©' A’iJpjroia

P'tia xt (Ze(Zó

D* oro i calzar: eh’ aureo è molto Apollo (13 ),

Ed è di molte robe onufto , e ricco .

E tu da Pito argomentar lo puoi ;

E di più , Tempre bello , e giovin Tempre : Nè di Febo alle morbide mai venne Femminee guance un pel minimo fopra (14). Oli odorofi al Tuoi gittan le chiome (15):

Non graffo ne diftillano i capelli

D’ Apollin ; ma la ftefla Panacea (16): in la cittade rugiada E , in cui quella

: Cafca in terra , incorrotto divien tutto Per arte ei tocca in ogni cola il legno (17), E niua . ,, ,

Hymnvs in Apollinem. 67 Aurei funt etiam calia, nam multo auro Pbocbus Et omnium rerum copia affìtut. id quod ex Delpbis colligaj. 35 Quia etiam femper formo/us, & femper iuvems eli. num. quam Phoebi

Teneris ne tantillum quidem lanuginis increvit genis .

Captili vero odoriferi! in terram Jlillant oleis .

Non adipe crines Apollinis Jlillant ,

Sed ipfa panacea . In urbe autem quacumqttr illae

Cuttae in terram deciderint , omnia incolumia redduntur , Arte praeterea nemo tam varia eli praedicus quam Apollo,

llle fagittatorem fortitus efi virum , ille poetam . Pboebo enim & Jagitta curae ejl & carmen .

lllius etiam funt fortes , & vates . Ex Pboebo item

Medici didicerunt prolationem mortis . 45

Pboebum etiam Nomium cognominami , ex ilio tempore iuxta iugales Ex quo Amphryfum pavit equas ,

lmpuberis amore infiammatili Admeti .

Eacde quidem pafcuum ftt plenum , neque caprae Egeaut 5°

E niun mai cotanto , quanto Apollo . 1’ A lui uom faettante , a lui il cantore

Toccogli in forte , e tiengli in fua balia : 1’ Ch’ a Febo arco vien commeflTo , e il canto .

i Di lui calcoli fon da trar le forti ,

E di lui fono gl’ Indovini ancora .

Certamente da Febo i Medicanti

A differir la morte apparato anno . E Febo Paflorale anco invochiamo (i3), Fin da quel tempo , quando lungo Anfrifo Le cavalle da cocchio a pafeer venne Accefo dall’ amor del frelco Ameto Facilmente de’ bovi la pallura E' piu perfetta , e più doviziofa ; Nè le capre avran duopo di lor 'putti E 2 So

Digitized by Coogle . u ,

6 8 TMNOS EIS TON AEIOAAflNA .

Acvoivro (ìpapìuv jjsvv tTipviXxhs , A Vo/Aav

BeiTKopsv*i; ttpSaAftey t’rvr/uyev , &ò ùyuùxKroi

Ó'ics ùò‘ tÙo’xi 5; y.sv eìcv , xy.uSoi , lì tu.poi'

II' èé y.s [iovvoróy.os , StàvpoTìKos ui'^x yévBiro.

Bl(2u) Ò CTTBf^llOt TÓXtUS àlCfJteTffoui/TO

«£(' A’V9-f«T5/ . wf3oj yi;> TCiXlctrs-t c i i (pityhì

( - «Jrò< Jt' Kn^opcvuts ) , &fpiiAt

KaAtj tv O’fTuylvi TCpiY,ys&‘ cyyóhi Ai/uwj; .

Iiprcpis ùypurrcvtrx KxpqxTX cruneyis uìyùv 6 o

0 KwStzìuV

Kspxctr)|e Jì (òupòv y.cpxùs Ss E’x xcpxuv , TtpiE vTcfi&XXsro rotysvs .

Efc)’ cpaùsv rù. Tf'jórcc ScpciMx (Poiflis e’ysipsiv. Qoifjcs >9 (SxOuysiov cpluj toAiv impure Birru* ^ K^<' Aifivhv èriovri yJpx% tìyqrxro Aaw,

oiy.ic'/jp' AcEtss ì) ùpcrc ruycx Surciv U'pt- jrloXitcff/ kl i£o (i) , (z) pi Y$t

Sopra !c quali pafcolanti Apollo fenza L’ occhio gittò ; nè fenza latte , o (i?)

Seme faran le pecore , ma tutte gli lotto e quella eh’ avrà fatto Con agnei , ,

Uno faranne torto a un corpo due . Seguendo Febo gli uomin le cittadi ,

legnato fi Di , che Tempre diletta

fi : Nelle cittadi , che fondan , Febo

E i fondamenti Febo rterto tede ; In quattro anni piantò le fondamenta

Primiere Febo nella bella Ortiqia , Pref-

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• Hymnvs in Apollinem. 69 flint hoedis admixtae E,; ovtbus , tu quas apollo

Pafcentes oculum comecent : tieqtie fine luffe

Cves ncque infoecundae filtrine oranes , , Jcd fub fe ugnimi babuerint : unìpara Et quae cric , gemellipara repente fuerit.

bottiuni qui illi . P tnfuper fequuntur , civitates dimctiri fa leni 55 Homines . Pboebus enim fetnper civitates gaudet

Condì , & ipfe fundamenta carlini Pboebus ponit Qjadrimus adhuc prima fundamenta Pboebus iecit

In pillerà rotundam prope paludem . Diana venata capita affidile eaprcarum 6 J

Cyntbiadum ajferebat , ipje vero compingebat aram apollo. Conjlruxii cornibus qutdem fundamenta , comprgitque aram

Ex eornibus : contila vero undique oppofuit panetibus .

Sic didicit prima fundamenta Pboebus iacere .

Pboebus ctiam foccundam meam civitatem ofendit Batto : <“> 5 Et Libyam ingredienti corvus praeivit populo aiufpicatus coloniae duffor : & iuravit fe moenia dattirimi No-

Preflb a! padul , che gira intorno intorno (zo}. Diana nel cacciare delle capre Cintia di continuo le tede

’ Recava , e 1 ara n’ intrecciava Apollo.

Co’ corni divifavane i foftegni

1 ’ Sotto , e di corni congegnò altare (21);

E cornute fè intorno le pareti . Così le fondamenta in pria n’ apprefe la Febo a rizzare , e Febo ancor mia Di profondo terreno alma cittadc Difegnò a Batto (22), c al popolo, ch’entrava fe la Dentro alla Libia , guida un corvo

Deliro e felice fondatore , c feorta , E di dare le mura egli giuronne A’ < v .

70 TMNOS EIE TON AltOAAfìNA* è’ H'fierépoti (ìx

SI' 'VcAAov toàào! tre y.ctXéousi , BoySpòfitcv , rfoAAo» Sì KXcéptOV 7TZVTVI TOl OUVOfl» TOV 73 ( Sé AÙ ) Aìircip èyù Katpvtiov' èpici Txrpu.ov «ru. zeri] rat ro'ùf Tpùricov Ut , KapvJ/f , éSe^Acv ,

ùevTtpov rpiTzrov 1 aù ®/iw , ye fiiv u^v Kvpluum )

Ex fiev ere £:rapnjf fxrsv j/fv(^ Oi’SitÒSzo tì'yzye ®v\pu.!luj Ùtcktisiv su Sé ae ©>j U pq; 75

3 Oi /©-’ A’pi^oré Ayji A ’trfivfiS'i traforo yctty .

Ae~ pLi Se roi fidXz nzXòv dvdKropov' tv Sé tsAjjì'

©#*£ reteirpùfilw éirtrvfiio vi evi toAAoi ,

sctriov ìtrylov rzvpci . T' ti ttcvsiv eV , w ava ,

Kctpveie rf o-f7

Se xpoiov v,SJv‘ Xe/fiari dei Sé toi ctévaov Tvp ,

d»e Tore yfii^òv Tepifiòmercti uvUpzKZ re$pv\ . HT

( 1 J Ri/j»iW •

A' noRri Rè , Tempre il ver giura Apollo (jjV

O Apol'o , molti Boedromio chiamanti (24),

E molti Clario (25) ( ai nome affai per tutto)

Ma io Carneo ( 2Ó ), di mio paele al rito. Sparta è , Carneo , la prima tua fattura , E la feconda è Tera (27), ed è la terza

città di . La Cirene Te , di Sparta La generazion d’ Edipo fella

Alla fondazion Terea n’ adduffe .

E te di Tera poi il buon uom perfetto

All’ Asbitide terra appreflb pole , E fab-

BKjfceO'By'G'oogle , . r

Hymnvs in Apollinem. 7 tur No/ìris regibus : & femper fiat entrando Apollo . Apollo multi te appellitant O , Boedromium , - Multi etiam Clarium [ undique etiim nomen tibi multi ° plex ] 7

Sed ego Carneum . mea in patria fic vocatur .

parta tibi : S , Carnee , prima fuit fedes

Altera dem Tbere : tertia vero , urbs Cyrenae . Te quidem e Sparta feptimus in familia Oedipi Adduxit in Tberaeam culoniam : e autcm 75 Sanus Arifioteles Asbyfiidi invexit terrae : tibi - Confiruxitque admodum elegans templum , inque ci vitate lnfiituit fefiivitatem antiiverfariam , in qua multi in Supine procumbunt coxendicem , 0 Rex , tauri . io Carnee qutm multi precibus venerantur tuae qui- lo , s , dem arae Flores gerunt in vere quotquot tempus , gepbyro Piflos tum producit , infpirante rorem . Hyeme vero crocum fuavera . & femper tibi perpetuus ignis eft:

Ncque uraquam beficrnum abfumit carbonem ciuis . Equi-

affai E fabbricotti un bel palagio , E ftituì in città fella folenne

’ Annuale , in ;ui molti per 1 eftrema

Volta caggion fui fianco , o Sire , tauri

affai . le le , Carneo fupplicato

L’ are tue menan fior di primavera , ffagioni Quanti varj ne portan le ,

Allorché foffia Zeffiro rugiada , E di verno il foave amabil croco (28). Sempre è a te perenne accefo fuoco Nè d’ ieri il carbon mai il cener pafee (29). E 4 Quan- ..

7 2 TMNOS EIE TON A nOAAflNA 8 ' ’ pifj/a o?| ò'.-f H’ p 2^ , Zufijpsf eWì A’ve'pe; ùpyv,savro pierà IpavÙijrt Aifiiissy; ,

euri cpn Kxpveutòe; ijhuùcv ùpxi . Oi ò’ cu tu T/,yr,; Kvpv,; èSùvavro Tehxssai

Sì vu.TO.ic A'ithiv è'vatav Aupies; , twcivLÙ ,

c Toù$ piev ava!; i$sv auro; , 3 eTtSei Iparo vu[iQy JO Erà« «Ve' M’jprur/,; ntfaruìco;' piovra v y'/j

T'vJ/Sji’s kxtStsQvs , /3;o)y o-/y/y Eufuxt/AG

yspoV ei’d£ Sreurepcv Ou* x£mo àh/.ov aVoAA&jv ,

OlJsJ £ TOh.Cl tot tvetpifyu c~p'/.7ijj.ct re usx Kuplwvf ,

»' MvuOfJluo; Tporepvp; àpTxy.ru& . àSì piiv auro 95

Barriamo» <&o!(ìoio t?Jsv Svi/ uXhov erisxv .

à/.oyjjuJjy l’ij nj Txr/iov , , ouvexa Tauro roi etpupiyiov A shtpó; rpurisov evpero hai; ,

II’ /-'•(&' èwfilhltw yjUTèUV tTihil MUSO ró^uv

UvQu 75< 'KXTIÓVTI SUvlwrSTO (Jaipum©- 9-|jp , ro

ó'tp/j. 70 v

Quanto gioì fc e Febo , allora quando

Uomini di Bellona armati , e cinti Colle Libiche bionde a falrar vanno (30),

Quando n’ è giunta la Carnea «Cagione . Non per anco poteano accoflarfi

Alla Cima fontana (31) i Doridi, E abitavano Azili in bofehi folta (32):

Colìor ne rimirò lo lidio Tire , E alla fua Ninfa dimoftronli dando _ CJ il lione Su Mirtufa cornuta , eve IfTeide uccife oltraggiator de’ buoi D’ Euripilo altro non feorfe (33) , luogo Piu . . •

Hymnvs in Apollinem. 73 Equidem laet.itus ejl vebemcnter Apollo cìncti S , quando baU 5

i. tbeis Blionae ( armati ) Viri tripudiarunt cum fiavis Libyjfis ,

Solenme ubi ipfìs Camene fefhvitatis advenijfet tempus * Sed tura nonduni ad fontem Cyren poterant accedere

Dortenfes .* vrwn denfam minoribus Abiliti incolebant . quider» rex Apollo ojlcndit con - Hos ipfe wdit , fuaeque

1 . 90 Sta ns fuprr Myrtufa promontorio . ubi leonent

Hypfeis occidit , bounì Eurypyli perniciem . Haud ijla faltationem vidit diviniorem aliai» Apollo : civ.tati tot largirli! Nec ulli ejl commoda quot Cyreitae ,

Recordatus prijhni Cyrcncs raptus : neque Jane tpfi r Rattiadae maga quam Pboebum Deum alluni coliterunt lo io Paean , atidimus : quoniam ijlum Delpbicus tibi primum bymnum invenit populus : Quo tempore laculationem aurearum dcmonflrajli fagitta

rum . tibi dejcendcnti Nam Pytbonem occttfrit faeva beflirt , 100

. eum tu auidem per Horrtbihs ferpens occidijli , aliar» fu aliai» Mit

Pili di quello divino il Regc Apollo ; beni a città diè quanti a Nè , Cirene (34) , L’antica rammentandoli rapina.

gli llelfi di Nè Battiadi , Febo (35) Più ad altro Dio onor fecion giammai .

le , ic Pean udiam (36) . perocché quella Primiera fin degl’ Inni a te trovonne Il popol Delfo , allorché tu inoltravi 11 lontano colpir degli archi d’ oro ;

Che mentre a Pico tu tornavi , incontro

Tcrribil belva venne , alto ferpence , Cut , .

74 TMNOS EIE TON AnOAAfìNA . BaAAccv mvv òi'qóv' érupTuiTs Ss Aaò; , 7ruiijov et l*tj ùj , i'ei JSJ « juaj'njp

rt.J'ar’ «5

hipurct yiji tif vofaòv tip’ vSxti a’vplpfTÒv sfati .

A>jo7 ( • ) j oux axo tojjtÒc t/Jwp

FI !Suy.& f£ r'fpije cAiyij A

( i ) Sai? .

Cui tu finirti un fopra I’ altro rtrale

fcoccando e il Ratto , popolo gridava ;

le le Pean : cioè lafc ire il colpo : Te la madre a drittura parcorio

Soccorritore , e quindi ancor ciò cantali .

Il livore , d’ Apollo repli orecchi DilTc di furto (37), quel Cantor non lodo. Che Annotazioni,

1' (1 ) Confacrò Antichità gli alberi , e a ogni Deità, di quelli

i rami , e le frondi attribuì , e pofe in loro tutela . Il

Lauro fu facro ad Apollo , di cui erano coronate le im-

pofle del fuo I’ adito , e penetrale ; il tripode , ara , ed elio Nume ancora fi vede in molti antichi monumenti fculti medaglie porta , , e gemme coronato ; e talvolta

nella delira un ramo di Lauro , e lo tenevano in mano

anche i le fuoi Profeti , e Interpetri de’ Tuoi oracoli , e Allorché Femmine Fatidiche , quando vaticinavano . Apol- . .

Hymnvs in Apollinem. 75 JMittens velocem fagittam . acclamavi autem popultts ,

lo io Paran , mute fagittam .* quontam te water

Pepent auxihatorem . Atque hoc ex ilio tanit populus . 115 Invidia in aures Apolhnis clanculum dixit , Non admiror poetam qui non tantum quantum pontus , , ,

cantat .

Invidiam Apollo pede repulit dixit .• , & ftc filivi i copiofus eli [ed multas AjTyni f.uxus ,

Sordes terrae & multam tn aqua illuviem trabit . I lf) Cereri autem non ex omni fluvio aquam libant Me'ijfae.' Sed qui purus & nulla [orde infeÙus ferpit latex Tonte e ]acro parvus , eximius aquarum fles rex pereat Salve : fed invidus ubi male , illue abeat

Che non canta quant’ è nel vallo mare .

piè fpinfe il Apollo con un livore ;

E così diflTe : dell’ Affino fiume la terra E' grande corrente , ma di

Moka mondiglia , e molto trae full’ acqua Sozzume , le MelilTe a Cerere acqua portano Non da ogni cola ; ma quella ,

Che limpida , e non torbida ne forge

Da facra fonte poca Ili Ila , e fiore (38).

Re falve : e col livor tornili il bialmo .

Apollo moflrava diefler prefente fi fcotev*,e eommove-

va il Lauro ,e fi fentiva un fragore nell’ antro , affinchè gli uomini facinorofi, e colpevoli non entraflcro, e bef-

‘ . 1 ferò lontani Comincia adunque Inno Callimaco , e prima efpone l’ingreflo, che fa Apollo nel fuo Tempio,

ed Oracolo . Ovidio Metamorf. lib. vii. v. 105. fa trema-

re tutto il vicino monte , e il fuolo . Virgilio imitò

Callimaco , così dicendo nel lib. ni. dell' Eneid.

fix tn fatui tram , fremire omnia vifa repente ,

liminajut , Laurufqut Vii , teiufcjue movtri

ree . Meni dream , C* munire aAjtit terlina tufi

— Digitized by Google f/6 Annotazioni era Tale l’opinione de' Gentili circa la prefenza , ed, ap- parizione delle loro Deità. Ez. Spanemio ollerva lo fco- della terra (eguito timento , quando Paolo e Sita cele*

bravano - cete- Dio con Inni ; Ad. XVI. i 5 Hymnit Deutu brantibui /ubile vere terme motus attui ejt marnili f , ile ut

moverennir fundamenta carceri! . (i) Virgilio lib. vi. Eneid.

— 1 Pro, ni bine , procul effe profani ,

v.itei . Conelem.it , toteque abft(ìite tu e

Il Sacerdote primadi lodare gli Dei , invocarli , e farloro

i lacriBzio , dilcacciava facinorofi , e agli alianti intima-

va un gran filcnzio. Servio (opra il citato luogo di Vir-

gilio , dice tal formula rituale effere derivata da' fonti

Greci , e cita Callimaco , e il luo emiflichio :

t'xuC ÌKÙt tqi (ìi(2 o\ot .

(3) Anche la palma era predo il Tempio , e I' Oracolo dr

Apollo , in memoria della fua naiicita ; poiché Latona abbracciata avendo palma forza partorì una con , lo ;

come anche altrove canta Callimac» . (4) Seguita ad enumerare tutti i contraffegni del prefente

apparimelo d' Apollo . Perchè i C'gni fodero dedicati

ad Apollo , cel dice Cicerone nella Tufcul. I. Cygni ,qui

c nrn fine auffa Apollini liicalì funi , fed quod ab 10 divmatie-

nem balere videantur ; qua providentes quid in morte boni

(ir, cum canta , fy vcluptare moriantur . Eliano fcrive,chc non ha mai Icntito cantare il Cigno lib. 1. var. Iftor. c. 14.

Altri vogliono , che il Cigno denoti la prefenza del So-

I’ le nel giorno ; e il Corvo adenza nella notte ; e che però fono quelli in tutela del medefimo. ' le porte da fe (lede $’ aprono indicano (5) Anche , che , la

prefenza de’ Numi . Virgil Eneid. lib. v. 0/7 14 iamque dcmui paniere ingenti» cir.um

Spente fua . Daila lettura forfè de" divini libri della noflra Sacra Scrit-

tura appare , che molto abbiano profittato i Poeti . Da- principe! vid nel Sai. 23. Attollite portai veftrat , ty eleva- tniHt acternalei intro’bit glorine e portee , fy Rex . Quii fi ijle Rex glorine ? Scc. In fomigliante guila alcantar, che

’ fanno gli Angioli 1 inno , e la gloria di Dio , Efaia di- ce VI. l. 4. Et commuta fnr.t fuperliminar'a cardinum » voce tuntantit. Credevano i Gentili , che col cantare In-

ni ,

-.£*by-Googld . 1

Sopra l’Inno d’ Apollo. 77

fi ni , col fonare , e biliare accelerale pili predo U ' prelenza e 1 epifania o apparizione degli Dei , , ; per-

ciò Callimaco (veglia al canto , e al luono in onor d’

Apollo i giovani , anzi i ragazzi , i quali o tonavano

i flauti la lira , o , o tibie , o cantavano gl' inni . Per-

ciò i ragazzi , leciti che erano a tal minillero , appren- devano la mufica,come fcrive Plutarco nel trattato della

mufica , impiegando tre anni dall’ anno tredieelimo fino a tutto il decimo quinto in impararla. Le donzelle an- cora o fanciulline furono impiegate in tale ufficio di can-

lodi fi tare le di Diana , come riconofce predo Orazio

lib. t. Od. ai. Dianam diche unirne v’rg’nes ,

Inton/um pueri dune Cynthmm .

Non fu quello alieno da’ coflumi degli Ebrei , come ci

fi dimodra in David , che giovinetto tratteneva Saul

col tuono , e col canto .

6 al canto, e al fuono fi aggiugne il danzare fiilta- ( ) Oltre ,

re , o ballare d’ intorno I’ Altare d’ Apollo , di cui fa

qui efpreda menzione Callimaco . E' da vederfi Apollo-

nio Rodio nel lib. i. v. 536 . Cori predo gli antichi erano

compolli di ragazzi , e di uomini , e credevano, che le e faltazioni grate a' loro danze , fodero molto numi ,

come infegna Platone nel lib. ni. delle Leggi . Non è

qui luogo di parlare a lungo di quede danze , le quali

erano molte , e di varie (orti . Si veda la didertazione de da me fcritta faieatimibus vetemm , e inferita dal chia- riflimo Sig. Dottor Giovanni Lami nel tomo v. del

. Meurfio Segue a dire Callimaco , che gli Dei appari-

rono a coloro , che fono devoti , che gl’ invocano , e fopra di gli adorano , e fono buoni ; che è da vederli Iamblico de' Mifterj fez. il. cap. 6. e cap 10. c fez. ni. la cap. 31. e quefli buoni confeguifcono vifione di efli , e

beni grandidimi . Dell' Epifanie degli Dei non poco à

ragionato nel Mufeo Etrulco il Sig. Gori , di cui parla- a’ no gli antichi monumenti dedicati Numi prefenti , e ampiamente di efiì tratta Ez. Spanemio nella Differì, r. De prae/l. Numifm.

(7 ) Dice il Poeta tre benefizi confeguirfi da quei , che cele- colle danze brano col canto , col fuono , e Apollo ; che in

Digitized by Google ,

78 Annotazioni in primo luogo conducono ad effetto favorevoli nozze ’ ad io fecondo , che una felice, e prolpera vecchiaia li in conducono ; terzo , che fortunatamente poffono ve- a fine der condotte , o reffaurate , o lopra laidi fonda- le menti innalzate mura delle Città; i quali beni li do- nano a' devoti d' Apollo e riverenti , fuoi adoratori . Il Salvini traduce qui ircAi'iiv rt xtptsSati, rondar pel canuto

gl’ ioterpetri latini cannici* radere . Gli antichi aborriva- no la canutezza de’ capelli e gli folevano , o radere , o tignere • Apollo lèrapre giovane è rapprefeotato ; e da’ Poeti è celebrata la perpetua beltà di lui ; e lì dice pro- e motore , favoreggiatore delle nozze , liccome propi- zio a chi fonda o reftaura le , mura delle città . Predo Virgilio lib. iv dell’ Eneid. v. 6 jj. Urlem pratclaram lami enea J , moeni* vidi . Paufania ci deferive Apollo nel lib. 1. deporta fopra no

fallo la cetra , intento ad aiutare Alcatoo nel fabbricare le mura de’ Megarcf: . Aiutò ancora Batto nell’ alzare mura di città le Cirene dell’ Affrica , come canta Pinda- ro nell’ Olimpid. vih. e Ovidio lib. il. delle Metaraor. 9 nella Pillola di Paride , ilio» a/piciet firmataque turrllui alrit

Moenia , Zipolimene ftruSla canore Ijrae .

E con Nettuno ergè le mura di Troia .

(I) Ev$«pt7r* . Ne’ lacrifizj , e nelle folenni funzioni de’ egli noto che s’ Gentili è , intimava il lilenzio , e la

fauffa acclamazione . Faveti linguis . Il Poeta medefimo intima il fileozio, 1’ attenzione, e la compoltezza , men- 1 ’ tre canta 1 Inno in onor d Apollo . Callimaco ne’ fuffeguenti verlì (9) Dà principio al Peane , 1’ che è acclamazione , la quale di tempo in tempo

con alta , e lonora voce era ripetuta dal Coro de’ ra-

gazzi cantori . Mortra qual maravigliofa virtù abbia la.

mufica di fedare nel cuore umano le partìoni il , dolore, il pianto e gli affanni , ; adducendo gli efempli di Teti la dogliofa per morte d’ Achille , di Niobe cangiata in

pietra per lo fmoderato pianto nella perdita de' fuoi fi-

gliuoli . Vcdafi Ovidio nel lib. vii. delle Metareorf. Pro-

di erano i pri Apollo Peani ; onde preffo Omero lib. 1.

diceli , che i Greci tutto il giorno impiegavano in caa- (a-

Digitized by Googld , . ,

Sopra l’ Inno d’ Apollo. 79

i placare tare Perni per Apollo irato ; e Peane è detto dal placate, come Icrive Macrobio ne’ Maturo. Iib. i. c. 17. ( io) Non (blamente è vano, ma gran maleè contraltare con il i verft di d' gli Dei ; che con Omero , e Elìodo , e di

altri , moltiflìmo potrebbe illullrarfi , fé la bifogna il

portafle . Dice Callimaco , che chi relitte , e contralta

agli Dei fuperi , relitte ancora e contralta al luo Re

cioè a Tolomeo Filadelfo Re d' Egitto , accetto e caro ad Apollo, gran favoreggiatore delle l'cienze, e deli' ar-

ti , e degli Icienziati coltivatori delle Mule , e libera-

JilTtmo proteggitore . t’affa a inoltrare quanto lia degno

Apollo d' edere onorato , celebrato , e cantato con In- lodi di ni ; e quanto abondi di , e pregj ; e dice , che

chi canta di lui fari da edo onorato . Loda di poi Apol- lo per la moltiplice, e varia cognizione di tutte le co-

fe , e delle fcienze ed arti, pel magiltero di làper faec-

tare , cantare , vaticinare , medicare , palcere gli ar-

menti , fabbricar le Città , molti de' quali pregj fi at- libuifce Apollo predo Ovidio nel lib. 1. delle Metamorf. — me quod erirque fuitque Per ,

Eftque , parer : per me comordant carmina nervii . una Certa quidem noflra ejl , noflra tamen faguta Certior vulnera pedore , in vacuo , quae fecìt

Jnvenrum medicina mcum efl , opifexque per trbtm

Dicor (ubichi potenlta nobit . , & herbarum a (tef- Avendolo inoltrato onorabiliflimo , perchè da Giove

fo al piè alto legno onorato , mentre lo fa ledere alla fua delira pada le lue elterne bellez- ; a defcrivere tutte

ze , e doti ; e di poi all’ interne riguardanti il lapere , 1’ e arti , e le fcienze , volge il fuo canto . Licorto Licoria piè (11 ) Apollo appellato , dalla Città a del

monte Parnafso , cosi detto anche negl’ Inni Orlici , e da Apollonio nell' Argon, lib. iv. v. 1490. e tal città tu

1 ' antica fede de’Delb. Pindaro molto prima di Callima-

' co aveva attribuito a Minerva 1 onore di federe alla dedra

di Giove , la quale augulta fedione denota non baiamen-

te I’ onore , ma anche la podelìà . Congetturano gl’ In- terpetri,che Callimaco vivendo folto i Tolomei in Alef- aver nell’ fandria , e nella loro Regia , poda notato uno

c nell' altro divino Tellamento quelle , ed altre efpref- So Annotazioni

{ioni , ed altre limili ne porta nell' Inno fopr* il Bagno

di Pallade ; onde Orazio imitandogli nel Iib. i. Ode ij.

dille :

illi Prcximos ( lovi ) tamen occupavi!

Pallai honores . (n) Due forti di vedi fi vedono nelle Sculture antiche in-

dolio ad Apollo ; la clamide , di cui qui parla Callima- fermezza fu Ile co , colla (palle di una fibbia d’oro : e la velie citaredica o fia la palla lunga , ; e tutti quelli ornamen-

ti dice che fono d’ oro : d' oro pure la lira 1’ , , , arco ,

la faretra e fino i calzari . Ne’ , monumenti antichi , e nelle medaglie non di rado è elprelfo Apollo tutto nudo. (ij) Allude al fimulacro tutto d’oro di Apollo, collocato

in Delfo nel luo famolo Tempio , opulentillimo ancora per i doni d’ oro ad elio portati da tutte le parti del di cui ragiona Paulama mondo , neile Fociche , Euri- pide in Ione v. 1141. ed appretto Plutarco dell' Oracolo

Pitico . Apollo è fempre efprcfìo giovine e bello (14) , ; onde Ti- bullo lib. 1. Eleg. 4. Solit interna e/l Vhoelo Face henne inventa. Ez. Spanemio d"fcrive una medaglia antica de’ popoli

di Tarfo in cui è. efpreflo Apollo coll'epigrafe NEO£, nT0IO£. (15) Anche nella Sacra Cantica vi fono delle deferizioni li- delle mili , de’ capelli , e mani , che diflillano oli odo- puole aver prefo rofi , da’ quali Callimaco , imitato da Apollo lib ni. Tibullo , dove deferivo Eleg. 4.

Intanfì trine1 lorica cervice JìueLant .

StUUiat Tjrio inyrrhca rare COMA . e nel fb. il. Eleg. a. lìtius pvro distili ANT tempora nardo:

Del Nardo Tirio ,e Afiirio, che è il più eccellente, le

fi delicate perfone tutte ungevano , e profumavano , e nelle principali parti del corpo, nel capo, nelle tempie, narici, nelle oli nel collo, nelle mani , ulando odorofi,

balfami , croco , mirra , nardo ec. Teognide dice, che anche il Tempio di Apollo efalava un divino odore,

intorno al qual ludo con dottilìime ottervazioni fi dif-

fonde il grande Spanemio in quello luogo . Ne' templi i

fiir.tt-

Digitized by Googje Sotra l’ Inno d’ Apollo . 81

mulacri degli Dei erano tutti unguentati , e piofuma-

lii ti nelle più celebri lolennità , e ornati di ricchi ine ve-

lli onde in alcuni vali Etrulchi lì vedono molte lem- ;

mine , altre cancfore , altre portare (allettine piene di

oli , e baifami , altre corone di bori , altre alcune pic-

cole leale per Ialite , e adornare quei fimulacri . Dell'

ulo poi di profumare le velli , e renderle per la fragran-

za odorole , molto praticato dagli Orientali , li anno in

più luoghi molti etempli nella Sacra Scrittura .

erba panacea fi detcrive da Tentrallo e da Plinio ( 16 ) L’ , , d' incorno a Mofide la qual nalce ned’ Arcadia ; ed è

propriamente confacrata ad Apollo , e ad bfculapio ;

perchè è erba (aiutare , e molto opportuna per lanare

le malattie , alle quali credevali donar il rimedio Apol-

lo, detto Salutare , e Solere , e Medico I’u Tpit . Quindi Ippocrate giura per è che Apollo Medico , per Elcula-

pio , e Igia , e per Panacea , le di cui maravigliole qua-

lira , e bencbzj qui narra Callimaco .

(17 ) Palla di poi il Poeta a celebrare Apollo diflinto ed ec-

cellente nell' arte [agutaria , nel tirare al legno, e col- mu/ica pire lenza sbaglio , nella , e nella divinatone , c lcienza augurale, e dice, che lotto la fua tutela e prote-

i penti delle arti i zione lono medefime , Sagictieri , i

Sonatori i Mulìci , Cantori e , Vati , gli Auguri , 0 periti di trarre le quelli , che lono forti , per le quali

ogni erano tratti i primi Signori in mefe Delfo , per ti-

rar fu le forti dal tripode nei Dellìco Oracolo . Gran-

de onore fa a' Medici Callimaco , ma a' Medici pentii-

lìmi , e prudentiihmi , che G aflomigliano ad Apollo ,

i quali con gli opportuni , validi , e (alutcvoli rimedj

fanno tenere in dietro la morte . Apollo in un' ara dai Sig. Gori riportata nelle Note alle Satire del Soldani

Senator Fiorentino , c chiamato Salutare : apollini sa-

lutari . xS) alle mentovate ( Oltre doti , pregj , e attributi da' qua- li è denominato Apollo altri , ne à , c belli , e con-

fiderabiii . Egli appellato è NsVtos Nonio , cioè Pa- Horale per aver inlegnato , a’ Pallori , non lolamcnte il canto , e i carmi paftorali , e il fonar la firinga, o 6- ftola 1’ , o zampogna , ma anche arte di cultodirc , e F go-

Digitized by Google 82 Annotazioni governare le greggi gli , e armenti , i cavalli , e le ca- valle, e laper il modo di avere le razze, c accoppiarle, e le ragioni varie di tener ben coltivata la campagna ; e quanto dice d' Apollo, con gli elempli della tua paltò-

ral vita , il dimolira. Ez Spanemio, oltre a’ molti Poe- cita in tal ti , Omero luogo imitato da Callimaco , il le quale narra non vacche , ma le cavalle ellere Hate a palccrfi da guidate Apollo nella Tellagha , che erano di della mandra Admeto , là dove lcorrc il fiume Am- frilo. V. Strabene lib ix. Virgilio nella Georg, lib. ni. Lucano lib. vi. delle Farla!.

Sopra tutt' i greggi e armenti fopra de’ quali (19) , , get- ta i luoi benefici Iguardi Apollo, dice, che per tal virtù fono le pallure più abbondanti e periette , , più

feconde fono le mandre , e fi raddoppiano i parti degli

armenti .

(10,) Mollra Callimaco in quanta gloria , rinomanza, e for- gli tuna montino uomini fondatori di citta , Dando lot-

to la protezione di Apollo, e leguendo la di lui mente .

i Solevano fondatori , prima di fondar città per le loro Colonie, concitare l'Oracolo Delfico, e intendere qual

luogo folle da fceglierli più opportuno , e di quali facri-

fi fìzj , e leggi dovelsero lèrvite; ed affinchè tutto que- Do con fauDi aufpicj addivenne, volevano dependere di Apollo Darò dall’ Oracolo , fortunato in fondar città ,

e nel governarle . Oltre all’Oracolo Pithio , che conful-

tavafi in tale importantiDimo affare dalla Grecia , vi era

anche il Dodoneo , e quello di Giove Ammone,in gran- difliroa riputazione, de’ quali Oracoli parla Cicerone nel

lib, 1. della Divinaz. ed è da vederfi GiuQino nel lib. vni.

cap. r. Del modo di fondare le mura , del difegnarle delle coll’aratro , e dell’ufo mifure, e (compartimenti,

fecondo la difciplina degli antichi Tofcani , da’ quali pre-

gli aufpicj e i riti i fero la norma , , Romani , ne è ra- gionato a lungo nel principio del Tomo ni. del Mufeo

Etrufco nella Clafse 1. Sembra, che l’Oracolo Pithio , o Delfico nell’ effere confultato avelie la maggior rino-

manza , come ci mofira Plutarco, che tratta di eflo. Giuliano Imperatore nell’ Orazione iv. p. 188. così dice lodando Apollo: Stetti & civilifo» infl'nutts v»ees ornavk. Hk Sopra l’ Inno d Apollo* S3

pile e/l qui Atcìs coi uni is frequentali! oriti , gr , maximum

tartan , mmorem ad ctthurn tcmpofuit . Ma qui da Calli-

maco è chiamato Apollo non lolamente Gonfultorc , c

Maeltro di ben fondare c edificare le città , ma ancora

Fondatore , Autore , ec. e tale chiaramente lo dimo-

Ara Arilhde nel Panegirico della Città di Cizico , che

fu da elio fondata : Qui alni quiJem vrbie's tnttrpreii

buie Iti a m AVClOR t/l \ aliai enim \RBìS/>er condttorei quo-

quover/ui dimiffoi condi.Hl ; huiut tp/e frotinui FVNDaMFNTA

iecit . Nè lolamente egli fondò Cizico , ma Deio anco-

ra , di cui qui molto parla Callimaco ; e Cirene lua pa- 'l'era oltre a altre tria , e , o Terea , e Carne ; molte Cit.

tà nominate dagli fcrittori , come Nallo in Sicilia , e

Megara , ed altre molte , che tal vanto fi davano .

Delcrive l 'Ara cornea ccflrutta da annoverata (ai ) Apollo ,

traile fette maraviglie del mondo . Era tutta collrutta di di capre ben difpofte ed intrecciate ,e congegna- infieme le quali Cintiadi fon te ; capre qui dette , perchè

prefe dal monte Cmtio , dove fi palcevano . Quella era

collocata in Deio , poi come alcuni fpofitori vogliono ,

detta Efefo. Le corna caprine poi collegate , e intrec- ciate infieme lenza veruna cementazione, o altra mate-

ria, erano le delire folamente , altri vi adattavano an- le ftnifire molte ancora cora ; e pendevano dalle pareti .

(iì) Batto Re della Libia , fondatore di Cirene , fecondo 1' intrusione avuta dall' Oracolo d’ Apollo , di cui parla dell' Pithio egli confultò (opra Plutarco Oracolo , che , il. di che vedali Erodoto lib. Paulania , gl' Interpreti di

Pindaro Ode iv. Pith. Efichio , ed altri , i quali dell*

tbbondevolezza , e feracità de* fuoi terreni ragionano .

Dice, che alle felicità della fua patria, fu feorta , e co*

fuoi aufpicj fondatore, un corvo , confacrato perciò dal- 1' Antichità ad Apollo, ed annoverato tra gli uccelli au-

gurali ; ben fpello (colpito negli antichi monumenti ,

nelle Medaglie , e nelle Gemme predo di Apollo , o

predo il fuo Tripode , o con tutti i Simboli proprj

di Apollo, cioè c»|la Lira, col Lauro , coll' Arco, col

CarcafTo , e col Delfino . L' ideilo Batto è anche ce- lebrato da Pindaro nelle Pitti. Od. v. da altri è detto

Ariftotele , da altri Batto .

F a ( * 3 ) s

84. Annotazioni

’ Tolomei lotto 1 imperio de’ quali pafsò (ìj) Cioè V , tutta 1 la regione Cirenaica , dopo che Macedoni s' impadro-

nirono dell’ Egitto , il che avvenne a' tempi del primo

Tolomeo Lago Re , e dell’ uno c I' altro de' Ré d Egit- ed Evergete dipoi per tellamento di to , Filadelfo, ; To-

lomeo Apione pervenne a' Romani , inltituiti eredi nel

651Ì. dalla fondazione di Roma , e da Lucuilo fu ordina- ta con nuove leggi, e finalmente ridotta in Provincia,

come fi raccoglie da Strabone , da Plutarco , da - e da altri. dice no , da Guidino , Suctomo di Velpafia- no cap. 1. Qnaejlor Cretam, ty ijrcnai Provinetam forti ce.

pit . Dice, Apollo cfler veritiero , amante della venta,

e non della bugia , e menzogna; e fingono, che mentre

nafeeva Apollo , al parto luo aiinletle la Verità ;,lo che

fi legge in Plutarco nelle Simpol. iib il. quel). 9. onde appiedo Elchilo nel Cefi è appellato fioirhf djsivqot ,vatet

non mtncUx ; e perciò i Cuoi Oracoli come veraci e termi

reputati il giuramenti erano ; quindi noflro Poeta dice, che fempre il vero giura apollo. Afferma Plutarco nellib. xj. che a tenor di quella di delle Leggi , Solone , quei ,

che in giudizio erano chiamati , dovevano giurare per per Apollo, o per Cerere, o per la Giove , Dea Temi. acuirem o cioè Aiutatore con tal cognome era vene, f 1 4 ) , ;

rato Apollo dagli Ateniefi , in onore di cui indituirono

’ le Fede Hoedromie , e fu data 1 appellazione al mefe Boedromio, nel quale Telco lupcrò e viole le Amazzoni, in memoria della qual vittoria gli Ateniefi celebravano

le dette fede . Anche in Tebe ebbe Apollo Boedromio lungi da di un Tempio , non quello Diana Efefia per tellimonianza di Paulania nelle Beot. (15) Ciarlo, così detto Apollo da Claro città dell’ Ionia, in

cui era un nobil Tempio conlacrato al medefimo , e

predo i Corinti fu rinomato il fimulacro di Apollo Cia-

predo i detti Clarii . no , e il culto Colofoni , (16) Carneo. Paltò a’ Cirenei il culto d’ Apollo, cognomi-

nato Carneo , per mezzo de’ Lacedemoni , da’ quali dice

il nodro Poeta , e fi pregia che avede origine Cirene

fua . ideilo atteila Paulania : Carnami quem patria L' ,

adpellant domellicum , coli coeptut tfi apu.l Spartano , an-

tequarn Htrtulis filli ab txftlio redtrcnt . Altra fniegazione .

Sopra l’ Inno d’ Apollo. 85 dà Microbio a tal cognome Carneo dato ad Apollo. Ma

il ooflro Poeta grande amatore della tua patria , di cui

è onore , vuole, che Sparta folle la prima fondata da

Apolio, la feconda Tera , e la terza Cirene lua patria;

i motivi e le circoftanze le e adduce , , per quali turono

fondate . Delle Fede , e de' Certami Carnei vedali il

Meurfio nella Grec. Per. che diffulamente ne tratta .

Solevanfi celebrare in Cirene a onore di Apollo . ilola del mare Fgco, una delle Sporadi tra (a (17) Tera ,

Cirenaica , c Creta , fondata da Membliaro , compagno di e confanguineo Cadmo , da primo appellata Callide ,

come inlegna Strabone nel lib. vm. poi detta Thcra , o Tebano, figliuolo di Tera , da Thera Autefione. Vedali Paulania nell’ Acaichc . Pindaro, e Apollonio Rodio.

Thera fu il fedo da Edipo , e da Cadmo il decimo della

profapia . Cirene come fi è detto fu fondata da Batto , di cui abbondevolmente parla F.rodoto nel lib. iv. 1 Ci-

renei dedicarono in Delfo una flatua a Batto , e la pole-

ro entro un cocchio , per molìrare , che da Thera, ilola

’ gli aveva dedotti nell’ 1 della Libia , Affrica ; e aliai dato loro un onorarono per aver buon pollo , e per aver

codrutto un bel palagio , e inllituita una folenne annua facrifizj di tori, in feda , con onore d' Apollo , che a

fe 1’ avea foftituito nell’onore di fondarla , fecondo il

fuo penderò, e difegno. Dice ancora , che dopo i cruenti facrifìzj de’ tori, gli altari d’ Apollo loievano elfer co- inghirlandati di fiori di tutte le perti , e forti , quanti in tutte le flagioni dell’ e ne germogliano anno ; dalla il Poeta deferizione , che fa , fembra , che tali fede di e di facrifìzj , di corone, ghirlande , e fedoni di fiori, feguiflero ne’ giorni pii! ridenti di Primavera.

( zS) 1| Croco Cirenaico per la fui fragranza e grande odo- re era dimatiflimo, di cui parla Teofrado Hid. PI. lib. vi. ijnae aptid cap 6. odoraiijfnnae , Cjrcnat , refae ; unie edam

tmgucnrum rcfaceum illls fnav’Jfunum ; violarum cria/n CT re- litjuorum forum aior ibi exitnius ac divinili ; maxime antem lib. vi. dice I’ ideilo crai Plinio cap. 17. ; fecondo Cal- Plinio lib. xxi. limaco , leguitato da cap. 6. fioriva , c

gettava maggior odore nel principio dell' Inverno . Gran

profufionc di Croco fi faceva in Roma negli fpettacoli F j Tea- 26 Annotazioni Teatrali onde di Adriano fcrive S'parziano, ; &

CrOCVm per gridai theitri fiacre iaffìt . Si profondeva an- cora per lufio ne’- fontuofi banchetti Stimatiflìme erano le vedi crocce del ancora , tinte color del croco , che bel giallo pieno era un , rammentate fpefio da’ Poeti , e

dagli antichi fcrittori , delle quali ragionano il Rubens, de re ed il Ferrari vefinri» , ed altri Hlologi .

(29) Siccome in Delfo , così nella Cirene nel Tempio di A- pollo Cirneo notte e giorno ardeva lui fuo altare il fuo-

co , detto ineliinguibile . Predo i Cirenefi nella Libia , anche il delubro di Giove Artimone aveva tal onore del

fuoco inedinguibile , per cui gran cura fi prelero i Gre-

ci ne’ loro Pritanei , e 1 Romani nel Tempio della Dea per furono Veda , cui indituite le Vedali donzelle ,

che di elio fuoco avellerò vicendevolmente perpetua cura .

(30) La faltazione Pirrica fi faceva intorno l’ara d’ Apollo giovani vediti di armi di baltco (uciacca da , e , o ; co-

me fi rapprefenta a maraviglia bene nella pittura anterio-

re d’ un antico vaio Etrulco . Vuol dimollrare Calli-

maco , che divina è l’origine della lua patria , e che da

il Apollo luo natale , e tutto il luo edere , e ogni bene

riconofce . Cirene fanciulla fi finge edere data rapita, fpofata da Apollo, e trapnrtata nella Libia e ; di cui molto parla anche Pindaro nelle Pith. Ode ix. c Apollo- nio lib. ti v. 510. Fu qutda Ninfa Cirene figlia d’Ipleo Re de’ Lapiti; e mentre (ola lena’ armi nel monte Pelio

cacciando combatteva con un Leone , vedutala Apollo ,

di eda s’ invaghì , la rapi , e fecela (ua fpofa . Dipoi

Apollo dette a Batto certi incantcfimi , co’ quali fugò i

Leoni , che in quei contorni erano molti , ed inquieta-

vano i padani , e divoravano gli armenti ..Perciò dice,

che non vi è città , benché cara ad Apollo , che pofla vantarfi più di Cirene di aver ricevuto da elio maggiori

benefizi , e più didinti favori . E perchè tal vanto era

foggetto all’ altrui invidia , perciò nel rimanente dell’

Inno , lèguitando a cantare le glorie , e i vanti di Ci-

rene fua patria , i quali tutti ridondano in maggior lede larghifiimo di Apollo mrdefimo , , e liberalilhmo dona-

tore , e fondatore , fa vedere quanto egli defedi il livore, e in fine lo prega a cacciarlo iofieme col biadino.

( 3 «)

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Sopra l’ inno d’ Apollo . 8

Fonte predo i Cirenei; alcuni giudichino ( 31 ) Cima benché

doverli leggere Kup>i« , con tuttociò altri meglio llimano

doverli ritenere nel tetto Kupvijs , Vedi le OlTervazioni

dello Spanemio ,

. (jt) Azili, o Aziri , prima abitata da’ Cirenei Gli Scolla-

rti notano , cosi edere (lato appellato tanto il monte ,

fi che il fiume . Qui deduce , che folle bolcagliofa alTai , e abbondante di fiere. Di erta parla Erodoto nel lib. iv. cap. 169.

uri pi Io figlio di Nettuno e il qual» prima ( jj) E , Re , te-

neva quel gran tratto di paefe , ove fu fondata Cirene ;

onde uccilo che fu da Cirene Ninfa il Leone , da edo

confegul il regno , che aveva a lei già promelfo . Ram-

memora il Poeta dove fegul tal memorabile occifione ,

cioè fui monte Mirtola , o Mirtulla , o Mimila , come

fi fi legge prelso Stefano; e qui dice cornuta montagna , ferie perchè formava in cima due punte a corna loini- glianti. Efalta nell’ iflefso tempo Apollo benefattore e (34) , Cirene più di 1' da efso tutte altre Città beneficata , per la no-

biltà , e divinità della fua origine , per la vaga ridu-

zione, ed amenità, per la grafsezza , e fertilità de’ ter-

reni, per la gran copia di fiumi , e di fontane , di mon- di per le pitture per le razze ti , e bofehi ; , de’ caval- gli agoni equellri li ftimatiflimi , per , e perchè aveva

prodotti uomini iìlurtri in fapere , tra’ quali chiari inge-

gni fi annoverano Cameade , Aridippo, e Sinefso , da Gratta rivirai aniiquum veneratili nomea cui è detta t & , celebrata infinirii vlim dcHcrum carminitui , a quali fi ag- giunga il nottro celebratiflimo Poeta Callimaco, da cui

è a si alto fegno encomiata in quello bell’ Inno .

B jt t 7 < ac Soci . cosi denominati da (35) Battiadi Batto , di Co-

pri lodato . (36) Prefa l’opportunità dichiara il Poeta onde abbia avuta I’ origine 1’ acclamazione folita farfi ne’ facrifìzj in onore d’ erano Apollo , perocché quelli accompagnati dagl’ In-

ni io fuo onore cantati , e dice, che derivò fin da quel uccife il tempo , che Apollo Dragone Pithio ; allora quando Latona traportando Apollo e Diana a Delfo, nel

le fi falsare per un bolco , avventò un Drago , fatica F 4 (opra

Digitized by Google 83 Annotazioni (opra un alto fafso gridò forte le Pae al fuo figliuolo A*

1 pollo , il quale lo laettò , e quindi ne nacque I accla- lo mazione in fuo onore Paean , di cui ragiona Macro-

bio , e Ovidio nel lib. i. delle Metamorfofi . Strabone nel lib. ix. dice, che fu uo uomo alsalfino, cognominato

Dragone . Pilo , o Pitea , C'ttà della Focide , Delfo

con altro nome detta , che fu prima inventrice degl'in-

ni in onore d’ Apollo .

Il livore furtivamente difse negli orecchi ad ec. (37 ) Apollo, Callimaco da un certo invidiolo cenfore di quei tempi

accufato fu di troppa brevità nel lodare gli Dei , e nclli

fuoi Epigrammi moflrato troppo fcarfo , e digiuno : che

lodando Apollo avea lafciato il più , e il meglio ; ma

egli rilponde , e ribatte la calunnia del maledico, dicen-

' i fiumi, 1 do , che gran come è Eufrate nella Siria , grolli più quanto più fon , menano di mota e fanghiglia

nelle loro correnti ; laddove i piccoli rufcelli feurrono

con acque più limpide , e depurate ; colla quale (imili- tudine difende la breviloquenza ne' fuoi componimenti Poetici tale anche la mente il tenore di ; e è , e Pin-

daro , che nella prima Ode delle Pith moflra quanto (ia

proliflità . biafimevole la Alcuni vogliono , che il male- di dico , e invidiofo calunniatore Callimaco , fia fiato

Apollonio Rodio . Melifie così dette le Sacerdotefse di Cerere (38) , , che por- ' tavano al Tempio 1 acqua più pura e limpida , attinta da’ 1' alle fonti per elpiazioni ; quali afsomiglia fe , e le

fue Poefie Callimaco . Di quelle Mehfjt parla I’ antico

Interpetre di Pindaro nella iv. delle Pithie . Vedali Ce- lio Rodigino lib. xir. cap. 1. lib. xxu. cap. 3. e Lelio

Giraldi nel Sintagma V. della Storia degli Dei . Anche la Sacerdotcfsa Pithia in Delfo era chiamata MtHJJ» Dtlfic».

Dìgitized by Google EI2 THN APTEMIN

H r M N v S Uh

IN D I A N A M.

— Difliteed by Google .

9 °

TMNOE EIE THN APTEMIN.

"?TC[Ltv a ycp t/a

TIa7 ? tri Mvpi^cura t«<$£ Tporttrrt yovìjx , , 5 Aai poi Tapòsvi'lw ui’vviov arra (puP.aa’rtiv , , ,

Kau TcfoiOtovfijllw' i’va pai /xoi oì(i@* t’p ify . è’ Aò? tè? Kj ró£a. tu rrartp' ire £ Oapérplw , OuJ utrtu pitya ról-cv tua! ( KijkAuts? oifoùs Aurina rtyyv^avrai ^o/' tunapiTt? atpttzx , . ) 1 9

A’hXu

( i ) Zùvvv&at Afj/vwrcV ,

( i ) £ujvvo9oh .

JAWO .TOP/?./* A DIANA.

TAlana che non è lieve a chi canta (i) L/ ( ’ Scordarfene ) cantiam , dicendo 1 Inno ,

A cui fono a cuor gli archi ed i colpiri , Delle lepri e la ricca , , e gaia danza (2),

’ E 1 andar alto fu per le montagne (3). Principiando da quando ella del padre Sedendo fovra le ginocchia figlia (4),

Bambina ancora al genitor sì di (Te :

Dammi , babbo , oflervar virginitade Eter-

Digitized by Google pi 85 HYMNVS IN DIANAM.

ejl ianoia [ ncque enim leve canentibui , fi ciuf D oblivifcantur ] retia curae Celebramui , cui tela & funi ,

Et tnpudium fub arbonbui , & in montibus ludi : bine ducentes quomodo patrii - Principium , , quum infide ret genibui , ^ Fucila adirne adolefcens , haec verba ad patrera protulerit :

Da mibi , tata , virginitatcm in aeternum confervare ,

Et nominum multitudinem .• ne hac mecum Pbocbui cer •

tare pojft .

Da etiam fagittas & arcus . fine pater : non a te pba- , retram , pojìulo Elee niaguum arcum , [ mibi Cyclopei fagittas io fabricabunt nubi etiam arcum Confejhm , fiexilem ] ut Sed lucem feram , & ad geuua ufque t Unicom agrejlcs Succingam fimbriatam , quando [eros periino . trip udii Da mibi tum Jexaginta foeias Oceaninas , annoi notai omnei adbuc lai Omnes tiovem , pud difcinflai. Da

Eterna (5), e molti ancor titoli dammi (6),

Acciocché Febo non gareggi meco . Padre i'u via: dammi frecce ed archi (7);

: Non ti chieggo il turcatto , o P arco grande Fabbricheranno a me torto i Ciclopi (8)

Gli Orali , ed a me ancor pieghcvol arco ; ’1 verta Ma il portare del lume (9) , c cinger Fino al ginocchio orlata (io), acciò le belve

Selvaggie uccida . c dammi Occanine

Settanta ballataci , di nove anni Tutte, e non cinte ancor, fanciulle tutte (n), E

Digiti^ed by Google ;

pz TMNOS EiZ APTEMIN.

As; p.i/ à;/.prrófavt A’[iv;

ASC Sé fXOt OipéX TX'/ TX' TOfaV Ss [Alt llV TIVÙ VélpOV ,

H'V T

OJ ’pétriv oiy.y'cd)" to?.stiv S’ sTipi^opai xvSpùy 2 0

Mcvv'iv òr’ òlpstxia’iv ór wSì vitti yvvurxé;

T tipo (Afa xi y.u?.icv7t fiovpiov' y\

O'tti pie k, TIX.TCV7X iìj oìx. ijAysjre (ptpGVTx

(pikuiv Mvfnjf , «AA àioyyjì xtsO>}kxto mKtuv . 2 5 yevéix$l&' tì\ K tu? éiTovcx , fàéXe Turpi;

TG/J.ài IJ-ZcrllU K’fyutàxi , St STXVUGVXTO "Xfìpx; , $' Ji':ypi; \’vx rJ/Xjffeie . Tarqp éTéViufé yéÀxsvai'

tì ? Sé KXTXppe^UV , O'Vf pioi TOIXUTX XWXl

y.sv ’py,; ‘l iKrsiév , rvrùov tyù ^Atj'asv©- II 30

X }i xÀé'yoipii .

F Amnifìdi venti ancelle Ninfe , gli a Che (carpini me (12), e gli altri arnefì ; più cervieri cervi Ed allor , che non , o Colpirò (13), ratti cani aggiano in cura (14). I poggi tutti dammi (15), c una cittadc fia alfcgna Qualunque , qualunque vuoi m’ ;

Che raro è , che Diana a città fccnda . Ne’ poggi abiterò (i<5 ). e mifchierommi

Degli uomini allor lol colle cittadi , Quando le donne fotto acerbe doglie si OpprefTe , mi chiamano in foccorfo (17) . Alle quai le nacqui me Fata , quando De

Digitized by Googlej , 3

Hymnvs in Dianam. p Da quoque nubi pedijfequaa Amniftdea vigiliti nympbaa : venatoria ó“ ubi interdum Qjiae nubi & calceamenta , ,

ncque lyncea ,

Ncque cervoa arcu fericro , celeres canea bene curent . Da praetcrea nubi omnes montes : urbem vero inibì quani-

cumque ùnperti , cium hoc erit quum Quamcumque vis , ramni , Diana in urbitn ibit : : urbìbus vero admifcebor In montibus babitabo bominum , Solununodo quum acutis pariendi dolortbus mulieres

Opprejfae vocarint me opitulatricein quibus ine Parcae ,

ajjignarunt opem : Ut prirnum nata fui» , Jortem ferendi me pareret C“ in utero ferrtt non dvluit Qiiomam & quum , , labore e depojuit utero . Mater , [ed fine fio volmt patria Sic puella loquuta , barbam

Apprebcndcre .• fed Jaepius frujlra extendit manna ,

UJquedum attingeret . Pater autera annuii cura rifu , Quando nubi talea libcros Deae Dixitque , cam demulcena , parvi ego aernuìae lunonia Peperennt , quaecumque ultra Iracundiam aejlimavero . babe , filta , Po. Desinarmi a principio a dare aita (18]:

Perchè la madre quando mi portava ,

non fi dolfe E quando partorimmi , ; Ma fenza pena dal fuo len giù polenti . voleva la figliuola Cosi detto , Toccar del Padre l’onoranda barba (19). E molte mani indarno a lui ne fiele

Pur per toccarla : e il padre forridendo ,

Della tefia fui petto fece cenno ; E dilfe careggiando : oh tai le Dee

Mi partoriflcr figli ! io curerei Poco il furor della gelola Giuno . dimandi tieni Ciò che vuoi figlia , e che . Ì

p 4 TMNOS EIE APTEMIN.

A‘ Tifiti ì iCj S uXÀX TTXTKp STt (Ui^ùVX àuffgp

Sìkx Tot TToXU')px Xj Tfut j ovy t'vx xiopyov Òtxttu ,

SéKX TOt jtitj Tpì; TTGXUhpX , TX ÒSOV XÀXoV ttS%£iy , ÙXXÌ [uóvliv ne x, E«V«r«<, , A pTtpuì(&' xxXtitàxt . 35 ILAAtg; TTOXlUf ^IXplSTptptTXC’B'Xt , et Mfa’ifoyfwc , vjjtouc Tt' v xtxt^tiv ttrovrou

A’przatS 2 0110.01' rs 1 uXtsx ti) piev & ( 1, . x yvtxìi

E’Wfl Xj XtflS VilTtTIV dorie’KOTO^’ . ft"« Ò fliv e tÙv MjÙov tTtxpjlws v.xpy\XTt 2xi\e òì Koupq . ( 40 Azi>xov tTi Kpyjxìcv op& xzxopittpievov vX/\' E’vùev Cl’xexvov' rroXéxi è' ÌtsXz^xto vvpMpxo eV ,

e Yluirxi stviTZXf , crxrx; ti txiSxì àpi tpouf .

Xx~p s ò't xi'pxroi jToTX'j.òi pojyx yjttpz^i TvjOù; K , ,

Coivixx SuyxTtpx; AqTV'ìS't ( i ì t//xt£v x/Jiop(2ou;. 45 Auh às' KuxXuTxt (Xfrfx/aOf. rauj pizv tTerpie

Atirxpvi AtTxpq vzov tot é'trxzv Ut} tu éw' ( ì xXXx ovvio Ouvopix oì M.:Xty ) fV xxjiQTtv H'

E‘

Che il Padre cofe ancor maggior daratti : torre Non che una , ma cittadi trenta ,

Trenta ti dò cittadi : che alcun altro Non fapranno elaltar Dio, che te fola, chiamarli E fol lapran di Diana ,

Ed a comun dilegnar moke ville ,

Parte fra terra , c parte ifole , e ’n tutte

Saranno di Diana altari , e bofehi (20),

E alle vie farai (21 ), e a’ porci guardia (22); dille il detto Così , e fornì col capo

Digitized by Google J ,

Hymnvs in Dianam. P5 Pofluìss : fed & alta pater multo malora dabit . Tri? hita ubi urbes & turrim non unam dabo : , quae nemtnetn alium Dettiti bonorarc Trillata tibi urbes ,

Scient quarti folam te & Dianam lolam invocare . ' 3 5 , , Multai etiam communiter cum aliis urbes dimetiendas Tarn mediterraneas quam infulas dabo : & in omnibus trunt ,

Dianae arae ac luci . Jed & viis

portabiti infpeftrix . Sic ille loquutus Praterie & , Orationem fuma confirmavit capite . ibat autem pitelia 40 In Letica m Cretenfeni montem veflitum fylva :

Inde ad Oceanum . Multai vero ibi delegit nympbas adirne Omnes novera annos natas , omnes pitelias difenicias.

Latta baiar Caeratus fiuvius vebementer : laitabatur &

Tetbys ,

Propterea quod Latoniae filias mififfet focias . 4 j

Hmc deinde ad Cyclopas tranfnt , eofque reperit Lipara mine erat Infida in Lipara [ , fed tum Vulcani Nomea ei Meltgunis ] fuper incudtbus

Circumjlantes majfam . Vrgebat cnim ìplos prave opus . Eque* E la donzella andonne a Monte Bianco (23)

In Creta per bofeaglie alto crinito .

Quindi portoflì all’ Oceano , e molte

Scelle Ninfe , che tutte di nove anni

Erano , e tutte ancor non cinte figlie .

Gioì Cerato fiume , e gioì Teti , Perchè le figlie alla Latonia figlia

Mandò compagne , e fervitrici allato .

Quindi n’ andò a’ Ciclopi , e si trovogli

Nell’ Ifola di Lipari [ ora Lipari , Ma Meliguni allora era il luo nome) Di Vulcan Lulle ’ncudini fermati Starfi d’ intorno a un’ infocata malfa (24); affrettarli Che veniva a un gran lavoro , Cui

1

Digitized by Googli p 6 TMN02 EIE APTEMIN

Vmretltu tbtumvto rioceiSauvi TorispLu • jo

<5* iS:v ulva veXupu Ai vij;i

O’ffTBlOtmV ìiiy.ÓTU, ci), Trùci ì> vtt‘ oQptjv JlfYflClV ( cxy.it l'cot TSTpafioei u jiauvoyùlwu i ,

VTCyXUVCOVTU itj otto re Òovtov uxucctv &SIVÌV ) CCLVT& eVf< fie'ya ttwAu t utili» 55 Jlk[isy& Yr/YÌ >

eujTÙv ts (òupùv qóvav . uve yup A"/rwf Quccicv , , &' c 2 Emano* J'J©- atte &' yei'ruv Ao; ’TpivuKpftì ) , , be' 3oijV eV» Kupoc aure*. lVaA»y fisyùìkv /

Et/fi' ciys fttiqvipui òeipi^oi vrèp ujiuv , n'ftjpov H" vtfA'i)» t^elùVTU Kuiuyoùev , w ; do /loy^ceiuu ApPsteh'e T£TuVom« . ( «W ft/ya )

Tw cr

ISeeiv cvrs ktvtov alluci Séy^ui . out covriy , Ou veuecti' xetvout <$V tc, ai paaAa juujjts ri rur9a< Ovìé-TOT ÙQpiKTi iiuncéfuv òpouici SùyciTpe; . A'AA’

(l) rpIVKKl'n . ( i) ionÒTtxt .

Cui lavoravan c(fi al Dio Nettunno Vn abbeveratoio pe’ cavalli . allor quando Le Ninfe fpavcntaronfi , Videro gli sformati orrendi moftri Simili alle feofeefe OlTee montagne (25), d’ una fola E lotto ’l ciglio a tutti vado feudo eguali Pupilla luci , a , Che rendean fotto lpaventofo lume . E quando della ’ncudinc fonante e molto Vdiro il tonfo, poiché grande, e di loro Era il vento de’ mantici , 1 ’ Etna (26), Il orave loffio , che fclamava

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j , . , .

Hymnvs in Dianam. P7 Neptuno aquarium. ìd e fi Sque/ìrc fabricabant , in quo illius equi aquaremur. 50

Jfymphae vero pertimuerunt , cum afpexiffent torrida monflya

Jugis Offae montis ftmlia [ omnibus autem [ub cilio erant unocu'a clipeo aequalia quadruplici lumina , ,

Torvum tuentia ) & cum Jlrepitum audiviffent Jncudis refonantis itemque magnum ac vajlum fpiritum , jj gravem gemitum . Folltum , ipforumque tnjonabat enim

Aetna ,

Trinacria Sicanorum .• lnfonabat & , fedes injonabat & proxima

ìtalia magnus item Jlrepitus in Corfica refonabat .

illi Cydop'S malleis fublatis At pojlquam fuptr bum eros ,

Aut ats candens e camino cdu£tum , aut ferrum 60 feriebant quandoqu dem vaide laborabant Alterne [ J Ideo ipfos non potuerunt jecurae Oceaninae neque Ne contea quidem afpicere , fonuum auribus percipere

Ncque hoc aegre frendum in ipfis . illos enim quae etiam non amphut funt ita parvae

fine tremore a/ptcìpnt divorum filiae . Numquam /. ^ Sed Sciamava la Trinacria de’ Si cani e fclamava la vicina Italia Sede , ,

E la Corfica gran voce mettea , Quando coftor fovra le (palle alzando

1 martelli , o bollente rame , o ferro

Dalla fornace a vicenda batteano , Dopo aver molta (offerta fatica . Per quello le innocenti Oceanine

Ne patian , lor di rimirare in vifo Nò di ricever negli orecchi il Tuono Non maraviglia, perchè lor, nè anco Quelle che non fon così pargolette

Mirano (lenza orrore , de' beati G Le

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$>8 TMN02 EIE APTEMIN.

AM oté Mvpanv ri; UTeifìéz pivirépt revya i y

Mh'tjj pièv K éij «V/' 5raJ/ x.aXiqpn" p , A'pyijv SrfpoTJjv &' ) £ ò fru^aroi ex fiv^ctToio

t'pyeTOU E'f/Xì/jjC «W;*J K£%WIJL£i/&‘ .

AvtUu ty,v Koufw pioppiirrerou . $ fe' r£xoii

At>vfi éVo) Sepie vtj hqùtov; , e ti

H'.iùVT@r fei'iì otus oVnjfia , Bpomw siflapoinv i(Derrate vou yovurern , 75 1 ex pieyàtov è§pz!;xo Er^i© Axrlw %outvi; , &' flVo^a? rò drptyov àre'n i vvv èj

qe'pvoio pievet ti,' Merrurnv piép& , off xòprlw

airo'c ew^fw6e7

Tu /i«A« Suprutevi rQe rade TporeXt^aoi i ) ri?/*©-, g 0

ij' /xoì ti Ku^wwos/ fi’ ro'ijoi/ KuMwTec j «ys , noi blu) re yarayh{i eia /3fAf pivav rV /w , Attru'i’ù? Telare' >ìj yap eyù , urrep AsroMwv. Ai jrpetflXtfaro ( i )

della Le figlie (27) , ma quando una madre

Non faccia a fenfo , fopra fua figliuola I Ciclopi la madre irata chiama

: Arge , o Sterope e allor Mercurio viene

Di fondo della cafa , di bruciata

Filiggine fozzato , ed impiantato , E così ne fpaventa la fanciulla . Cacciafi in grembo della genitrice

Quella , agli occhi ponendofi le mani .

Fanciulla per 1 * innanzi di tre anni An- Hymnvs in Dianam . ' p

peccarli , Mater quidem Cyclopes contra fuam filiam advocat ,

Arge» , aut Steropen : e domo vero interiori

Proventi Mercurius , carbone obhtus atro . Statim is puellam territat : at genitricis ipfa 70 ponens Subit in gremium , fuper oculos utramqut manum. vero puella etiam longe Tu Diana anteprima adbuc exijiens , in Ubi vemt Latona Liparam , te in ulnis geflans ,

Vulcano eam arcejfente , ut munera tui videndt gratin daret: collocante Bronte te in robufta genua , 75 Pe&ore e magno Brontae hirfutas excerpfijli fetas ,

Evulfiflique violentef . Itaque depila etiamnum adbuc

Intermedia peSloris manet pars , ut quando temporibus

Hominis tnfidens capillos depafia efl alopecia .

Proinde valde auimofa ipfos fic tum affata es .* 80 Cyclopes , tmbi aliquem Cydonium agedum arcum ,

Et cavumque fagirtarum i. fagittas , clauftrum , pharetram, fabrtcate . ttenim ego fum Latonae , ficut Apollo . Quod Ancora, quando andò Latona in braccio

Portandoti , chiamandola Vulcano ,

Della luce gli arredi acciò ne dette ;

Te ponendo a leder Bronte fu i forti Ginocchi dal dell’ , gran petto irfuta

Fonda chioma tu un pugno ne prendefti , ’1 E diveglicfti a forza . Onde ancor pure

Del petto il mezzo i fenza pel rimalo , Come quando fu d’ uom tempia pofato

Pafce le morte piazze il mal di volpe :

Però affai ardita ella lor dilTe : Ciclopi , or fu fatemi un poco un arco

Cidonio (28) , e frecce , e degli Arali il cavo

: Serrarne io fon Latonia , come Apollo: G 2 Che

Digitized by Google IOO TMNOS Eli APTEMIN. i A Sì K tyù TÓijsii jióvtov SccK& , ij TI TÌtofOV Gqpi'oV 83 ÒyfèVTU , T3 Si KiV KvkA«t£< tSoiev . 1 E'Wtk e<‘ J'’ f’rtAearav . a-pap d’ ùt\!t

AàpA! S’ fri crxuùaKx; txàiv ijiet' ì'neo S uJtov

ApKaSmhò èri' Flave o Se api a Avyx.ò; e rotavi

MutvctP.iy; è'Soisv ì iva ci roxàSti kuv:( eiSap . ° Tìv S‘ o ysvenjn); J'uo /zé\ xuVac v/'fiiirv Ttpyoùt , 9

aie oì' Afovrfltf Tfììc Sì TctpovuTievi , t'va S’ ?AoV pa Aurous Spx^aivro aù spiovrec , òYf Sspuuv y Ei Axov co eri ^uovrat (-) et’ avÀi'ov' sttx S' sSvìKt

Gàrccva; ctvpàuv xvvoTcvpi'Sat , al' pa Stufai ti'xjcpcn tivavra vtfipsj; ts *) è Axyuòv , 9 3 ai K m'itIw i^apeta , x} ù'?pi%&‘ ev6x kxAiz!

Empivivai ( ti, . f "^v/ov >jyij

Z iuupoucat èPapeui piéyx Ti . ai ftfV tV ó'^9»j{ , Xpi& xoo AmV

(i)ù^cv. (*)£wwv1u$. ( }) oipjvai.

Che s’ io con gli archi prenderonne in caccia

Qualche folingo ferpe , o qualche grande

Bcrtia , i Ciclopi quella mangeranno .

Dicevi : quei finirò , e tu t’ armarti a’ cagnoletti In un momento , o Nume , e

Torto tornarti , e alla magione Arcadica

Di Pan n’ andarti . Di Menalia lince

Egli carni affettava , acciò alle cagne Partorienti querto forte il parto. A te il barbuto cani due pezzati ed vaio. Mei mezzo , e tre agli orecchi , uno Che

Digitized by Google s ,. . .

HyMNVS IN DrANAM . I6i

aut al'.quarti Qttod fi ego fjgittit agre/lem porcum , prue* grandetti frani venata cepero eam Jane Cyclopes comedent F , »? Dicebas . ot illi perfrcerunt , Jlatimque armata es Dea .

Continuo autem ad catulos reverfa , pervenivi ad manfioticm ' jQrcadtcam Pattos. Is tum carnet lyncis fecabat ie Maenaliae , ut eius fort canes efcam comederent barbatus Tibi autem Pan duos quidem canes , media par- te albos ° , 9 vero auritot leonet Tres , & unum diverficolorem , qui vel

lpfot rctrorfum tnthentrs , ubi apprehendijfcnt eoa cute ,

• Rapiebant adbuc •bivos in Jlabulum ,* feptem praeterca dedit Velociores ventis CynofurìdeS quae & in invefligandis . erant 9 5 Promptiffimae binnuhfque , & non connivente lepore ,

Et cubile cervi , & hyflric s ubi effent nidi

Ojlendendo , & damae ad veRio tum perducendo . [una vero canes ibant Inde profictfcens & J Repertebas iti cartonine monta Parrhafti loo Salientes cerva , rem magnani . tllae quidem in ripis Setti-

che gli fleffi lìoni ftrafeicando ,

Quando a agguantar venivano la pelle , Prendevano ancor vivi nella dalla. E fette diè dell’ aure più veloci

Codute cagnolette , da feguirc

Preftiflime cervetti , e cavriuoli ,

l’ E la lepre , che occhio mai non chiude » E da fegnare ancor del cervo il covo

E dove i nidi giacciono dell’ iftrice , E da guidar del daino in fulla traccia Quindi partita in compagnia de’ cani Trovarti in una punta del Parrafio

! Monte cerve fallanti : alta , e gran cofa G 3 Que ,

102 . TMNOS EIE APTEMIN.

Ai tv t(òouv.oAiovTQ /*eA«f*4'tJp'V ©- A'vuùpv ,

Mcórffcvti ij raòpoi’ kìpei-xv tT àrt/aptrtro XpvrU .

EZanvtìi d traisi re ov rari wupici' tursi -,

Tcùro K5V A’pTtfJu$& rpxTxypicv ufycv tttj . è’ n/vr' éV«v raffai' rtffvpxt eAe? àzos d’e'ewat , 105

i d’oo'v upijut . NoV

at’vsffi'rifftv H''ptj< , ùsfaiov H'py.Aijf

T'^arov o

yjvtreov 9 , ,

v <$’ e/3ÓAeu stanivi . E ypufftta , , y.sfiihffffi

ITou ^e « rorpuiTcv ( 1 ) tufósa oy& tfpZar itìpuv j Qpyiy.t tao Aì'fjsci} tri y ró^sv (Zip nursi £

’El'pytToti ùyXctlvBiffi Evirata xpvptov uyovffx . 11 SA.

* Iloti é rapiti rtvy.ltu <5 f ipXoyoi ijvJ/«o J arò ronfi

Mf ev Ovhuprw .

to’ tupavvoi . A V/3 eVoy j fa rarpòi ùrcs&fyvffi Yloff- irpcJrov. ( 1 ) ri

Quelle pafeeano ognora falla riva neri Del fiume Anauro , da’ (affetti , dalle Pia che tori , maggiori , e corna

Oro fplendea . Tu a un tratto rtupefatta

Rertafti , ed al tuo cuor cosi dicefti :

Quella fia prima caccia da Diana .

Tutte erart cinque , e ne prenderti quattro ,

Senza il corfo de’ can , da per te luffa

Acciò ti portino il veloce cocchio . Vna fui fiume Celadon fcappata (29) Per

Dignitari hy4»OOgIe .

Hymnvs in Dianam. 103

Semper pafcebant tiigris lapillis opplcti inauri ,

Maiores quam tauri . in cornibus vero refulgebat aurttm .

Hic repente tu immiftfli canes tuum apud animimi dixijli ,

Haec fané prima praeda Diana digna ejfet . Quinque erant omnes,quorum quatuor cepifli velociter incitata , to 1 Abfque canum curju: ut tibi celerem cwrrum provebont : Celadontem Vnam vero , ( quae ad flttvium effugerat conjilio certamen Herculi lunonis ,

Vitimum ut ejfet ) collis Cerynaeus recepit . 1 io Diana Portbrnie , Tityi domitrix , aurea quident tibi

.* Arma , & cingulum , & aureum iunxijìi currum

lntecijhque aureos dea cervis fraeuos . Sed qtionom te primum cornutus currus coepit attollcre ?

Aemum ad Tbreicitim , unde Boreae procella

* 1 Exoritur , nudos homines gravi frigore infeflans . 5 Vbi autem fecuijli pinum ? & flammam immifìjìi qualem ? Myfo in Olympo : lucis vero iniecijìi vaporem dejlillat lnextmèloe , quae ex patns Io vis fulmine Sed

Per voler di Giunone , acciocché furtc

VItima imprefa ad Ercol (30) , riccvdla

Il Cerineo . mallo O Virginale ,

O Partenia Diana , uccidiirice Di Tizio auree fonti ed armi e (31)! , fafeia ,

Ed aureo cocchio attacchi , ed aurei freni

A' cervi metti , o Dea . Or dove pria

Il cornuto te cocchio andò a portare ?

Sull’ Emo Trace (32), onde di Borea il turbo

Fier rigor vien menando a’ malvertiti , V’ la face tagliarti (33) ? e a qual fiamma

L’ accenderti ì fui Milo Olimpo : e dentro

Vapor metterti , ed appicciarti fiaccola luce inertinguibile Di , di quella ,

Che gocciolano i fulmini del Padre . G 4 Quan-

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Tlorfcuti àpyvpeoto S’ttj reipy,cxo rót-ou y J Tlpùrcy lje èri rreAelw , to Se' Sevrepav Sza( èri Spuy } la rpinv uvr tri §ìpa' r' rèrpxrùV .liner èri Spu v y A/i pttv A tìt ctàinuv tficttei rófov , o'Vé rep/ 5\pf« ,

0< re repi Ztivou; zùir'fjLovce rihX èrttemtov .

'Lfcrhiot , of{ Twij %xAsr>jv éflfià^eat òpy'v .

K rluleu

61 H’ fiorai iwk'juji Ai^wi'dec , yjì QvywTxi

TiKTcvriy * rwv d’ ct/di? èri cntvpov cpfàv àvtc;q .

Oì'f xev svaeiS/jt de re >q aóya£Tabj2< , * ° Keiyoic tv xpsvpx £1) 3 n'-v ép(i S&fljv , de

’ erparóSuv tù .^* • où<5 cijfX* 1 y $ o>l3 ùf^trxt èri

E”tXiCVTa‘ 1 vALi) tòri roAvypjW/V ri (fcepumv .

'À Ovài àiyjjcpwlq Tpùyet ( ; ) ytv^ > re xj eù rtp

O'iMui iftjuTx; èrèvjTO , rxl Ss Svvpòv

JLlvxTtpes yaAow re jtc/«v arfp< SiQpx ri(levreti . 135 noV- tVi/Saextljti (1) Xipìt. (») . ( j) rpww.

* fiate o provafii 1 Quante , Dea , arcò

D’ argento ? prima a un olmo , e la feconda

Volta tirarti in una quercia , e pnfeia in belva e la quarta La terza una , ancor , più £ non in quercia , ma ben ifcoccafti

Sopra iniqua città , che tanto a’ loro ,

Quanto ag i Urani facean molti torti .

Melch ni , a’ quai tu la cruda ira impronti !

I lor giumenti pafccfi I3 perte ,

II lavor la brinata : e fu i figliuoli

i Tofanfi vecchi , e le pregnanti donne O toc.

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HYmnvs In Diavam. i 05 Sitd quotiti o , dea , atgenteum explorajli arrum ? t- Pnmum quidem in ulnsum , alterni» vero mififti in qui 120 cum ,

Tertium rurfus in feram: quartum non amplitis in quercum , Sed illud in fctUratorum iectfii civitatem qr.ique in , fusi ,

Qtnque iH peregrinai nefaria multa perpclraverant . mi/eri Ab , in quoi tu gravem impiaga iram !

Pecudes ipfvrum peftn devorat , opera veto ghindo . **5 4 Tonfi aUtem fenei lugent filici f O mulierei

Aut caefae moriuntur puerperae , aut profugae

Panuni : tarum vero mbil falò relìo infijlit .

Quos contro btlari xultu & benigna tu refpeXerii , llhs bene tei. Us fert fptcam bene provenuti & , & 130 Quadrupedum , beneque opulentij augeUir : neque in fi- pulcrum

Veniunt im i. e. Ce- , priufqu admodum annofttm quoddam

ni um ottingant . devorat ettati bene Ncque difcordia horum familiam , qUae

Conjhtutai domoi perturbavit : fed menfam Frotriae & gloret circum unum follai collocant *35 Diva

O tocche muoiono , o fuggendo fanno

11 parto , de’ quai nu'lo in piedi danne . A quelli poi i quali tu rimiri (34)

Dolce ridente , e mite , a quegli il fuolo

Ben produce la lpiga , e ben la razza

: De’ quadrupedi , e ben ? aver ne crefee Nè vanno al monumento fe non quando

: Portino un buono , e molto fpazio d’ anni Nè la lor flirpe la diicordia fiede (35), Che le cafe più ferme anco n’ offende .

Le parenti , e cognate infieme ad una Sacra menfa (36) le fedic attorno pongono ( 37)-

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ICÓ TMNOS EI£ APTEMIN.

tlCTVIX Ut) f (HO» t) , W llèv $!?<& OS TIS «A 6l)S ,

1 El'lw $’ avrò; uvurra.' \isXoi J /ho» ai’ev doti' , / >; , Tij pièy AtjToùs yacjJ.(& 'irrsTiu eV Je vù toAAvj éw , ,

E’v J'f AVoAAow, f’v <$’ o»' creo Tramo afflAo» .

E’v (Jt xwft* To%ct ctvTvya «<’ ire p«as , , , té 140 (popizvtriv olxcv &WtIw , or’ ej A»ò« s^uvvut . E'VSi to< àvTióowes ivi rrpoixoXr,Ti SifaavTXi , E'pjxuv,; O'Vacs fxsv axaxt)r.(§v- , auràp A’to'AAwv ,

1 o ri» . inerbai ©>jf/flv , ci(2<&’ sfasi. to7&’ yùp ùù Ttpvvii@^ clnfiuv irpò E*V>Jxf (O nvAevv , toriStypifyj& il ti ipipuru

’ Nùxi mov eSerpiu . &£o< <5 tV» Tramo inuma TévSspy aurij A'h>y,nrov ytXóuTi , [izhqx Si ,

Tuvpcv Ut’ in Sitppoto pietra pisyav j}' òVf fahuvlw t o- , 5

Kxvpov òrixbiSioio

i »jxtv . ( _) E!^

Veneranda , fol quegli a me fia caro, Ch’ è veritiero c quegli io fia, Regina , ; Ed il cantare a me fia a cuore Tempre In cui fieno le nozze di Latona (38),

In cui tu molto fii , e Apollo fia ,

1 ’ E vi fieno di te tutte imprefe ;

i Ed i cani vi fieno , e gli archi , e cocchi, Che te fpettabil lievemente portano,

Quando a cafa di Giove ne cammini . Quivi venendo ad incontrarti avanti

porta le tue armi il Mercurio La , buon (39) qual rechi caccia Riceve , e quella tu Apol-

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Hymnvs in Dianam. IC7 Diva Jìt mibi illorum ex numero quìileni amicar , ( ) ,

quicumque eli verus ,

Sim vero & ipfe , regina : curae etiam ftt mibi fernper

carmen , In quo & Latonae nuptiae erunt .* in quo 0“ tu crebra eris .*

In quo etiam apollo : in quo tui omnes laborer : In quo caner fagittae canthi rotarum qui te & , & , facile t

portant quando in lovir . SpeBabilem , domum currum agitar Ibi occurrentes tibi in vcjìibulo tum , capiunt ,

Arma quidem Mercurius Acaceftur , fed Apollo

Feram quamcumque portar , idque antequam advcniffet in caelum

Fortis Alcider . Nunc antera non ampliar ifiltra laborerri 14 5

Pboebur fuflinet . Talir enim femper Tiryntbiur indefcffus

Stat ante forer , exfpeBant an quippiam offsrens

Redear pingue edulium . dii aatem omnes fuper eo Her- cule Indefinenter ridente inprimis vero focrur ipfa Iuno,

Taurum fiquando e cuna praegrandem aat quando aprunt . , l Q

Sylveflrem ferat Hercules poflcriori pede paipttantem , Afta-

pria che ne veniffc Apollo ; ma ben

Il fiero Alcide : or non più quello premio pofciachè Tirintio fodo Tien Febo ; (40) Qual ancudine fta lcmpre alla porca

Allettando che tu venghi , e ne porti

Qualche buon palio , e graffo ; e {òpra lui

Ridono lenza fin tutti gl’ Iddii , E maffimc la fuocera medcfnna Quando un toro affai grande di fui cocchio (41)»

O un cignal graffo per un pie di dietro , ,

Palpitante ne prende : e con attuto

Digitized by Google , K.

' 108 TMNOI Eli APTEMIN. KepSxùéo) irivvr*ei fzv6a) re , Seti > n»tot rùSe , potAÀÉ xaxtfi èri Stipai , tv» Svyroì'ri (Òafiàv ,

£jti£ t e fì'c , v.u>.tor%unv ( ) . a rpóxM toyuvi

Cvfict (cónurSai' ti Sì x.tv rpóxet

• P'é^eiav rute epya , r’a <$vt» tofiuivoveat .

Ka<' fiift mÙfurari nane» fity»' (iato’ ivi >q rode* l '« fì éVtTfv, l 2) Se fiéyotv repi Stipa rmìro . Ct» ^àp óye Qpuyiy rep Ciri Spui yv“x SeuQeii oi l ^ c 17oCcut ctSvftayiw , tu rapa vqSùt /xe/nj ,

‘ 1 5 T0T èpi/TpicuvTt ruvtuT£To QìicèxfLavTt .

Ioì y A’nviric'Set iutv óra ZevyAyfii ( j ) toOe irai

Y tiycvnv KSfj.zS»t y rapa Se r<£irt rovAv vèfitrSai H"pyt Ck toipiùv(& c fujrxnfyuat Qopewriv

nW?93W (4) rptrértjAot»* 0 19 Aiòi i'rroi i'Scuri ( J

E’v ti, xpure’xt ùroMwi'Sut ertorctvro

ei'q . T'Sar®* , o£p ito

x»itX4’(nt9Uff(v t » ( 1 ) . ( ) rd^uvi* . ( j ) (Wyk>1©*

(*) Q xt6. o* . ( j ) liiaiv.

fcaltrifce f Parlar te , Dea , così ei ne

Tira alle male beftie , acciò i mortali Come me, Nume del foccorfo chiamimi

Lafcia le lepri , e le felvagge capre

Pafcer fu i monti , e che fan poi le capre le Selvagge , e che lepri ? ma 1 cignali

I feminati offendono , i cignali

piante i bovi agli fon gran danno Le ; e uomin

Tira anco a quelli . Egli così dicea , E in*

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Hymnvs in Dianam . io? te alloquitur rifiuto admodum Jcrmotie , Dea , fic ;

Feri noxias fras , ut mortale! te auxiliatricem , capretti lepore Stcuti me , invocent . fine &

In monti bus errare, quid enim caprette & lepore! 1 S 5

Perpetrant : ? fues opus rufìicorum , Jues culta va/lant ingens lunt Et boves bominibus malum , feri bos.

Sic ait , & celer magnjm arca feram labotabat . Neque enim ipfe Hercules quamlibet Pbrygta fub qttcrcu membra in Deum mutatiti

- Sedavit voracitatem . adbuc et inefl fames illa , 160 Qua ohm aranti oceurrit Tbeiodamanti . Tibi vero Ammfides Nymphae a iugo folutas

Fricant cerva! , & ad eas multum pabuli Iuttonis e prato demetentes comportant

Velox natu trifolium .* quod & lovis equi comedunt . 1*5 Praeterea & aureos loculos implent

ut cervi potus gratior reddatur . Aqua , s

E intorno a grotta belva travagliava

Predo , e fpedito , eh’ ei non già , quantunque Sotto la Frigia quercia nelle membra

Indiato , reftò d’ etfer vorace (42). Ancor (ì ritrovava quello (ledo

Ventre , con cui ei già in Teodamante Arante s’ incontrò (43). A te le ninfe AnniGadi (44) le cerve diftaccate

Dal lor giogo rinfrefeano , e governano; E mietendo! dai prato di Giunone Recano avanti a loro a pafeer molto

Trifoglio , che vien fu sì pronto , e predo ,

Che di Giove anco il mangiano i cavalli : E gli aurei fotto bigonciuoli empierò

D' acqua , acciò a’ cervi grata beva fuffe .

Digitized by Google t ,

Ilo TMNOI EI2 APTEMIN .

AtW 2 ì( ararpòi $Ó[jl:v tpyjat' oì 2é a è<£> e2ptw 2’ Usura òpw: x.u?Jsviti' av AVo'AAuvi Tapina .

HVota 2’ ai vvfitpai ve ^opw |w xwcAwswrai >7*

AyXp'Qi Ttiyauv Aìyurriav I’vutoIo y

H" Ylirùvy; Yliravtt }' fw AÌ[J.vxn , ( ^ yàp ) , iva àuTpiov oii» H" , , A Aa? A’pa

M>7 v«ov ryusùr& £pt«i' |3sf5 fìVfxa jx

H" y«p y- 5v re Kj uvyjva xfx/jojxvifl» ( i > : KeVpsv tV/ Trpoyévoivro e/ TviJL fz/y’ api^ai Tefxvetv wAx« (2a9ei'av irei ,&fòc «Ver’ èxei'vov 1 Se H’A0£ Trap’ HfAi®* xaAo'v ycpóv' «AA« S’eijrai

lijpsv e A iri^ru , rà J fa y.yxvvsvrut . 2‘ * rroìav ó'pi Tu vi; toi vvi

‘ <ì>iXao Vj irai y iroiut ijpf&zs erysi pai ,p. E/-

(i) xixpuivì’ai. (i) ErvpipotTiStt ( 3 ) xtptaAxut.

te a il Tu ne vai cafa padre , e tutti Inficine si t’invitano a federe (45); E tu ad Apollo (fai adira accanto . Qiiando le ninfe in danza accerchierannoti le Predò fonti dell’ Egizio Inopo (46) , è O , che tua pur anche Pitane (47) , O negli fiagni o dove o 1’ Ale (48) , , Nume , Arafcnidi andando ad abitare (49),

Tu venifii da Scitia , e rinunziadi

Gl’ inflittiti de’ Tauri : non maggefe Al-

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Hymnvs in Dianam. Ili vero in te in Ipfamet patris domum venis , tbique fedoni luam

Omnes fimul invitane .• tu autem Apollini affides . At quando nympbac te in choro circumdabunt 170

Prope fontem Aegyptii Inopi in Deio , Aut prope Pitanam narri & Pitana tua aut in Limnis [ ] , ut tu inbabtt A ubi , Dea , Alai Arapbentdas atura e Scytbia aurica Venera , Cr refpuera faera T , Ne tum novale meae boves grafia mercedis , , >75 Quod poteji uno die atari profeindant fub alieno aratore . Etenim & membra & cervicem defatigatae In bubile venerint etiamjì , Tympbaicae ejfent ,

annoi natae cornibus trahentes : qitae longc Novem , opti- mae

Ad ducendum fulcum profundijfmum . quoniam Deus numquam illuni 1S0 Tranfivit Sol pulcrum eborum .• fed afpefìat ,

Currum inbtbens , & dies tpfi tum protrabuwtur .

Quae vero tibi infularum , quii moni placuit potijffinium ? Quii portus ? quae civitas ? quam praecipue nympbaruni Dilextfli ? & quales bereinas babuijli focias ? 185 Die Allor le vacche mie per la mercede

Fcnderan punto fotto ad altri arante ;

Ch’elle nel collo , e nelle membra Ranche (50)

Ne ftarari fui litame , ancorché dure ,

E che fien di nove anni , e ben armate ,

Ottime affai a far profondo folco ; Che non mai lo Dio Sole quel bel loco

Trapafla : ma il fuo cocchio foffermando

Mira : e fi fanno più lunghe le luci (51).

ifola qual a te più piacque ì Qual , monte qual qual delle ninfe Qual porto , città ? 1 ’ avefii Amafii fopra altre , e quali

Eroine compagne (52) ? dinne , o Dea ,

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1 1 2 ' TMNOS EIZ APTEMIN.

1’ ero (itv [x tv f'yoi) értpoirtv dei ree, £

« , ToAi'av ro< tu ah nìpytj,

épietv EvpVjio . T»jt'j/frov , ^iixivst ye fièv

E"£c£a J’ (t/Àz

ptTÓjXapTIV t ivyc E/Ao^OJ'O'» B f tVTKOTOV' VI irore M

riro»j 9iK w.r’ e fa)r< tari èpapiro còpta Kpijnje .

<5* H' eVi ( 2 ) n'v Axrlvinv tito Sport xporrero vó/xip>fj

A*UAorf S' iìapfyjviriv . o <5* svvsx pilwa? tQotra

TIz!tzXu Tt KpiffjLVMi rt' tèj ot’k àvtraors SiukvÌv y qts (j.apTT<>iA£vq òy rytSàv ì>ùxto iróvrev

Hptjov& e’% VTccrcto' Kj t vùopev eli ù/iyu

rei r

Vepu re p/£ovn . to' Sì $(<[)&* vfoioiTi Kt'vu ,

i}' • ir Tritoc , [lóprata Sì j^efffe ctòiKroi Aiì

( r ) Uo'K'x^v- (*)»Tt.

Tu a noi, ed io alcrui canterollo; La Dol iea trall’ ifole ci piacque («13), traile città (54) , traile montagne

Taigeto(55); ed i porti dell’ Euripo . Più d’ altre amarti la Gortinia ninfa (56),

Di cerve ucciditrice : Britomarte ,

Ben mirante : di cui Minoffe preio

Già dall* amor , corfe di Creta i poggi ,

Ma or Torto irfute querce s’ afeondea

La ninfa , ed or tra i paludofi rtagni : quei per nove meli di E , continuo per le fratte c pe* Andava , dirupi j .

Hymnvs in Dianam. 113 tu nobts : ego vero aliis fdnam Pie , Dea , quidem vero tibi placuit Perga,' lnjularum quidem Dolicbe , urbium montibus portus dtniqne Eurtpi . Taygetus autem ex , Praecipue autem inter omnes alias Gortynida amajh tyta-

piam , fcrtam iaculatricem . Cervarum venatricem , Britomartin , cuius ohm Minos * 9° pervagattts ejl montes Cretae. Pereulfus amore , llla vero alias quidem birtis Jub quercubus latitabat nym-

pba ,

Alias autem in locis uliginofis . At ipfe novem menfes percurrebat

• praerupta pendente feopulos . net intentifit in Loca , & f

feftationem , Donec apprebenfa ferme nympha infiliit mare ‘?5

Ab alto vertice : inflint autem in pifcatcrum

. bine deinceps Gydones Retta , quae ipjam cenfervarunt

.• vero unde deflint Nympbam ipfam , Diclymam montem

nympba ,

Dicìaeum appellitant : excitatifque ibi arie

Sacra etiam faciunt . At fertum die ilio 200

Aut pinus , aut lentifeus erit ; myrtum vero manus non

tangunt . Tane

Nè mai di quella caccia fi rimafe ,

Fino a che quali già ghermita , in mare

Saltò da un’ alta punta di montagna ,

£ balzò nelle reti a’ pefcatori ,

Quai lei falvaro : onde di poi i Cidoni Appellano la ninfa dalle reti Dittinna e ’1 monte onde faltò , , Ditteo ;

Ed erelfero altari , e facrificj

Fannovi ; ed in quel dì è la ghirlanda

O pino, o giunco (57) , e non li tocca mortinei H Per*

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X 1 4 TMN02 EIS APTEMIN. Ak rote yòp rrérteinv èviayjro fxupaii/& oftev (xeya Tk( ttvpyit , or iQsvyev yuaaro iJ-vpTu Oùti avoca tvùrt puectpo'pe Se as Ktivyjs , , ^

irò vv/jl^ì . KfiìTxUi Hcthiunv fvruvvpiiLu 205 t>5 Kal /jlIlÙ Kuplulut èraptccuo , ttot é'Suxut evi Kvptj Autvi fypyiriips Suu xvve , roìf

T‘4 *ji « TTUfCt Tvpifiov I ’wAjMOV i [JLpiop «£0Atf .

Kaì K t

ojuoflifpor tflij xoo* a

K«à!u) AvtikXsiuv l'acv (poetaci jaui . (paperpaf Ai' 7rfurai &c« rc£® >q ti'/aow:

I’cSjKVì ètpópviauV àavXuToi Se iv ùpioi

pix&t . ùsSptrepoì y Xj yvpivòt àù Tapstpuivero $’ Hl'vycas eri nàyyv iroSoppùlw ( 1 ) A tuùÙvtIw y »*S

Kovplw I xaioio cvoxróvsv A’pxuciSao y Kai è xw^aailw re evqoyi Iw eSi Saldai . Ov p.‘v èrlxh^rot KahuSuvitt ùypeuri]pe? Me'/x-

noSopptiptjv ( > )

Perchè un ramo di mortine attacco!!! quando Della donzella allora a’ veli ,

mirto affai crucciosi . Fuggiva ; onde col Bellocchio, O Regina , Lucifera , da quella ninfa Reverenda , te ancor Per foprannome appellano i Cretenfi Anco Cirene tua compagna felli (58), A cui già delìi tu fteffa due cani

Cacciatori: ne’ quai 1 ’ Iffeide figlia Preffo alla tomba Iolcia forti premio : E la bionda conforte del Deionide Ce. , 1

Hymnvs in Dianam. 115 Tunc eterni» peplis inbaejìt mvrteus ramui

qitum .• . Puellae , fugit bine admodum irata fuit myrto

Vpt regina afpettu pulebra , Lucina : equidem te diletta

Cretenjes vocent cognomento a nympba . 205

Sed & Cyrenen Cibi ajociajìi : cui olirn dedi/li

Jpfa venatieoi duos cancs , qutbus virgo

Hypfeis apud tumulum lolcium potita ejì vittoria .

Et Cepbali flavam uzorem Detonidat Procrin , praeterea Diva , tuarum venationum fociam conflituijìi : te dicunt 210 Pulchram Anticleam tamquam oculos tuos arnaffe . Acque bae pritnae celerei fagittai & circa bumeros pba- retras

Sagittiferas gejìarunt . inviaiabilefque illit bumeri

Dextri , & nuda femper confpiciebatur mamma. Approbajh etiam valde velocem pedibus Atalantam 2 , 5 lafti interfettricem .* Ftham Arcajìdae , porci Ca’ydonii Eamque canibus venandi & taciti,indi dexttriiatem docuijìi. Haud ipjam letti Calydonii venatores Re.

Cefalo , o veneranda , cua compagna

Di caccia ne meccefti : e dicon anco Te la bella Ancidea amare al pari

Delle pupille , E quelle in pria gli fnelli

Archi , ed incorno agli omeri i curcalli

Capifrecce porcavano , e le delire

Spalle lor difpogliace , e ignuda Tempre

N’ apparia la mammella . Anco approvaci aliai L’ veloce ne’ piedi Acalanca , Figliuola di Iafio Arcafide

Di porci uccidicrice , e le ’nfegnafti

Cacciar co’ cani , ed accertare il colpo . fe Non ne biafman quei , che fur chiamaci

Del porco Calidonio a far la caccia ; H 2 Ch’

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II 6 TMNOS EIE APTEMIN.

MiflQoVTXt KUTTfOIO . TX yÙp OTj/Jujix V !KVji

A’pyxìilw ùrijMev $' pò; òSovtx; . , tyti tri &»j 220 Ovài [lèv Tùxìóv re x) cltppovx P‘o7kov toXvx ,

» ) OvSé mf éyfixipavrx , ev cti'h pLu^trarOxi (

To^otiu' cripiv à yxp Aayóva tvvsti^ìvtovtxi ,

Tai'y Malvuoivi vxev Qovco uKpdpeix , nórvict TtfAt/fUAa0 ToXvTToXl XiTcJwj 225 , f£ , , , MiAtjrw . £7e ptj; eynarSero vijw ,

MwAìov «tAo'"» oi‘ j« , óre hutÌ^xs c*itxì , 230

Tivy.pu'v ijv/xa vìjf« A £««’&« ’ùqtx wfo iv

EVAfov ) «//.<£>’ E'Aevi) FapvtiTtS't SufiuSeia-xi .

H’ fifv to/ nps^TOC ys J'Jai èxxb!ìeae . (* ) AhVois .

Ch’ a Arcadia venner di vittoria i fegni , E ancor pofliede della fiera i denti

e ’l Nè penferei , ch’ileo , matto Reco,

Benché odianti , metteffero a Plutone

1’ i In difgrazia arciera ; che lor lombi Non dirieno con elfi la bugia Dalla ftrage di quefti la Menalia Erta montagna era inondata, c piena.

O veneranda , Moltitempia , e Molti.

•Città , falve abitante di Mileto ,

Che te Neleo fua condottiera feo ,

Quando con javi da Cecropia fciolfc ( 59 )* Ch«>

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Hymnvs in Dianam. 117

fteprehendunt apri . nani figna vittonae In Arcadiam pervenerunt: babetque ctiamnum fcrae dentei

4 Ncque Jane Hylaeum O flultum Rboecum crediderim ,

Quantumvir infoifot ei , in inferno vituperaturor effe laculatricem Atalantam .* ncque enim cimi ipfìr vifccra

commentirentur ,

Quorum Marnaitus inundatut fuit fauguine vertex . quae multar domar Veneranda , & multar urber pojjìder ,

falve Chitone ,

Quae Miletum habitat . Nam te NeJeur fecit quando navibur advcblut e Cecropia Ducem , efl , primae Cbeftar , Imbrafia , fedir dea. Tibt diam Aga* memnon dedicavit in tempio Clavum navir fuae Aulidis , cantra navigandi incommoditatem - Munur , quando ipji de

tinebar ventor , Teucrorum cum naver Achivae oppida vexatura Navigarent, propter Helenam Rbamnufiam animis concitatae Emmvero tibi & Proetut duo condidit tempia : Alterum quidem Coreftae Dianae quod ei collegiffer filiar , , erranter : alterum in In montibut inbofpitalibur vero Lujfir , He-

Chefiade , Imbrafia (<5o) , eh’ ai il primo trono. A te pofe nel tempio Agamennone

Di (iia nave il timone ( 6 1), alleggiamene lui i Del borrafeofo mar ; quando a venti

Imprigionafti , allora che de’ Teucri

Le caflella a turbare , i legni Achei Navigavan per Elena Rannufia

Irati . Preto certamente due

1’ Fondò a te templi : uno è di Diana

Delle fanciulle , eh’ a lui le fanciulle Ravviaci fviate per li monti

: 1’ in Lufa Ermi , e felvaggi e altro tempio H 3 A Dia. Il8 TMNOS EI2 APTEMltf.

ovvtKot §v[iòv aypiov „• H'^t py , àx ìixso xaiS'uìt flettevi Eoi' iìf A’ Sa xoXtpiH tx&uizyTSipui E"v kots xappaXi'y ’

4>ijy ù vtÒ Tfépvci). rtùerev òe tot iepòv 1 Vtu . Avrai S Oùtti avare» xepì xpvÀiv ùpyyiravro , , , 2 ^0

ITpJra f*£v eV rax,éernv èvóxÀiov , aJfl; avuta

^Ttirzfj^uai yopòv eòpvv . vxysirav Si tlyuai

Asxru?

Od $t o

É'pyov A’dlwaHìi stó.

Cuba aarsapotaX^ov , éxe\l/ó

Kti'vo St to< peri retta xepì (Spira; stipò S’é/j.sQAov ( » )

Au/zij9>j . t« ar/ òearepov i oberai jù; ,

Oo^’ dtpvsiórspov' péa ksv nudava xape'tdci . - 2 j & Tu fa dj tìtatHiv ÒAarra^tpiS/j yxtityrs Avy-

( i ) lupufit/uIXav i

PiacevoI poiché 1’ alma A Diana ;

Alle figlie falvatica toglierti . E 1’ Amazzoni ancor vaghe di guerra

Vn fimulacro a te ne collocaro ,

Sulla marina d’ Efefo , lì appunto

Sotto ’l ceppo del faggio : e Sacerdote

Sì ti forma le cole lacre Ippona .

Or elle , venerabile Regina,

L’ armato ballo fean pria con gli feudi , poi la E in cerchio ftando larga danza ; E il ballo accompagnavano con Tuono le Delicato , e fottìi dolci canne , Per-

Digitized by Copale .

Hymnvs in Dianam. tip ficmtrefiae , quod animum infanum depulijfes a filtabus . belli blatrices Tibi etiam Amatone* , affi ,

Ohm in littore Epbefi flatuam pofuerunt ,

Fagino fub truitco : peregitque tibi facrum Hippo regina, Ipfae vero Amazones , Vpt circum folemni /aita- * ® ti* tripudiarmi , 4

Primo quidem in fcutis armatura tripudium , delude vero in orbem

Ducentes latum cborum . Succinucrunt antera fuayes

Subtile quid fijluiae , ut /altarem tunSlim .

Nondura emm btnnulorim offa perterebraverant ,

Opus Mmcrvae cervo noxium . Ibat autem fonus 24-j Sardes ufque,& ad trachini Bereeyntbium: ipfae vero pedibus edebant Falde Jlrepebant , fonitumque pharetrae . Hanc porro deinceps circa flatuam amplimi templtim e/l quo rnllurn divinius Aedificatum , afpiciet Oricns , Ncque ullum opulentius Pytbonetti : facile fuperet . 250 Qtiare infaniens vafìaturum le hoc comminatili efl LSZ'

Perchè a faceffer le ballate tempo ; Che non s’ erano ancora di cerbiatto

L’ offa bucate , opra di Palla al cervo

’ Mala ; e 1 Eco correva infino a’ Sardi , E alla Giudicatura Berecintia.

Quelle co’ piè feano un gran fuon di crotalo ,

E fopra n’ affònavan le faretre . Pofcia d’ intorno a quella {fatua un’ ampia Mole fu fabbricata'; di cui mai

1 ’ Cofa divina più lcorgerà Alba ,

O fontuofa , e ricca più : che certo

Ben di leggiero pafferia Pitona . Quella impazzato minacciò guadare , E iaccheggiar 1’ oltraggiator villane

DigitUed-by Google ,

120 TMNOS EIS APTEMIN. '

AÓy^Xfllt vfiftqji' £ TI Ss qpxT3V ÌTTnfltoXyW ^a/zaia xp‘ tì'yays Kiftupiuv “rov , oì' fot r avrò?

KenXiftévìi vxten filò; ropov I’yayiuvyji . o A’ ìsiAòf (òxftteuv y lw$ef Ov t raXifzrerèi , ov ré tu àxx& d'xxxv vj Xtipiuvi Kuvspiu i^xv àax^xi ,

Ncqt{j tic àri/jujry rtw A'pre/zm’ ovSe yxp Olvst t ^ e

Bupzòv àriiubruvri kxàoi tto'Xiv tjAflav àywvec .

Mijj èAx

OvSì yxp A’rpeifyc òxiyco £tskÓ[atx7S putrito . T Mvi$i riva fj.vxr'ò’xi rtw rxpSivov. oùS'ì yùp fl r@-

OvSs [lèv Sl’xpiuv ùyxbòv yójiov è[iwi^£vxxv . 2Ó5 MtfSs yapòv suysiv iviaunov' ovSt yxp l'rrù

A'kXxvtsÌ TSpì flv/zàv àrsivaro HUKXtóratàxi ,

ips Kpuavara Xx , fieya , ì, svampov ùoièvi .

Ligdamo : e vi condufse de’ Cimmerj Vn cfercito che cavalle , mungono , Ch’ abitan predo al palso della Vacca Inachia : o mefchin Re , quanto fu pazzo ! fallì Quanto del fuo pender protervo !

Che non dovea , ned egli di ritorno Seitia rivolar A , ned alcun altro Di cjuanti fono nel Caiftrio prato Carri tornar , ; che Tempre gli archi tuoi

Efefo guardan . Venerabil , (alve

Munichia , Guardaporti , o Dea Ferea . Niuno fpregi Diana: eh’ ad Eneo L’ ara fpregiartte pugne alia cittade Trop-

Digitized by Google . .

tìrMNvs in Diana**. 121 lygdamis , homo iniurtus , & infuper exerritum equimulforunt Cimmeriorum arenarum injlar qui Adduxit , , apud tpfum

Adiacente! babitant vacate Inachiae tranfitum . entra Ah miferum regem , quantum crravit ! ncque futa-

rum erat , *55

Vt vcl ipfe in Scythiam redux , vel quifquam alius , conjlitere Quorttmcumque in prato Cayfirio currus ,

. cairn quajt Rcvertcrentur Epbefo fcmper tuae fagittae ,

propugnaculum , obieSlae funt

Pbcraca , iì'tva Munychia , portuum tnfpeiirix , fatue Nemo dedecore afficiat Dtanam . tteque Cnim Ocnco 260 Aram eius contumelia officienti pulcbra domi fubcttnda fuerunt certamina

Tacque cervorum venatione , ncque iàculandi peritia divam

provocet :

Non enim Agamcmnon parva fe iaflavit mercede .

Nono item ambiai bone virginem : tteque enim Otus i i(5s Neque Orion bonas nuptias appetiverunt .

Std tteque faltatum aliquis fdgiat folemnem .• ncque enim Htppo

Abfque fletu circa aram renuit tripudiare .

Salve magna regina propitia buie cantai . , , & fis

Troppo belle non venrier ; nè contenderle

L’ arte di ferir cervi , e di trar giufto :

Che non poco coftò a Atride il vanto t E riportonne dolorola mancia .

Nè alcun di tòr la Vergine n’ ambifeai ,

Poiché non Oto , e non Oarione Di buon prò nozze un tempo già n' ambito:

Nè fuggir F annual danza folenne , Che non andò già fenza pianto a Ippona

11 rifiutare di girar 1’ altare . Salve, 0 Grande Regnante, e accogli il cantai An*

Digitized by Google ,

l'22 Annotazioni

antico ragionando delle divetta appef.» ( i ) Menandro Retore

[azioni degl' Inni , foliti cantarli in onore delle Deità ,

come de’ Peani di Apollo , de' Ditirambi di Bacco , de'

Giuli di Cerere , dice , che quelli di Diana , dal Tuo

iì . cognome Oùt , erano chiamati OwKiTyoi Quello In-

no di Callimaco , come egli oflerva . è del genere de* mitologici, genealogici mtui , o che anche pofiono dirli ; poiché il Poeta principia dalla culla di Diana, da' fuoi

primi voti fatti a Giove , dalli (lud) , e dalle varie arti ed elercizj, ne'quali fu eccellente; di poi palla a' luoghi lei all' a cari , e grati , amicizie , e compagnie di ra-

gazze, a' viaggi , alle cacce, a' cali avvenuti alle ninfe,

al li onori , e culto a lei predato , parlando del celebra»

tiffìmo tempio di eda in Efefo , ed a molte altre parti»

colarità , che fi accenneranno brevemente nelle feguenti note. Ez. Spanemio crede, che pollano aver luogo tra

gl' Inni anche i Cori , come quelli nell’ Ippolito di Euri-

pide , ed in altri Tragici , ed anche i carmi fecolari ,

tanto predo Orazio , che Catullo . Vi fono Inni di un’

altra fpecie , i quali fon compolli de’ cognomi per Io varie più delle Deità amplificati , ed efpodi in guife , appellazioni per modrare gli attributi , proprietà , C di ede Deità predo le varie nazioni, e vi s' inferirono anche

con brevità delle azioni , come gl’ Ioni Orfici , quelli di Proclo, e quelli attribuiti a Omero, ne'quali Diana, Ctle/lt Grande Vene- figlia di Giove , è chiamata Dea , , randa lllujlre Gloriola, Benefica So[pita Confervatriet , , , , oltre a molti altri epiteti, i quali fi leggono fcolpitì nel-

le antiche Are a eda dedicate , come nel Teforo Grute-

riano , e predo gli altri editori d’ Infcrizioni antiche . Dice fui bel principio, che cantando le lodi di Diana,

non è così facile , che chi le celebra fi feordi di tante il prerogative , e glorie di eda ; di cui perchè genio così (uhito più particolare , ed il gudo è della caccia ;

parla di queda , e dice , che il Tuo maggior penderò è

i cervi di aver dardi , e archi per colpir le lepri , e ,

e che gode de’ baili , e delle danze , e delle fali-

te dell' erte montagne . Non parla qui il Poeta delle 1' della seti , come ha acchito Interpetre antico , ma fo-

Digitized by Googl Sopra l’ Inno di Diana * i 2 j

fi fola caccia delle lepri , per cialcuna delle quali paga-*

vano due oboli al teforo di Diana , fecondo quel che

fcrive Senofonce nel Cineget. la qual caccia da' Greci ,

e dal noftro Poeta è detta \ayut f3o\i a 4

(2) Kjh' X°pcC JfiQikxpyfc . Crede il Vulcanio,che qui $’ in- dichi la danza folita farli in onore di Diana dalle don-

zelle , non (ciotte , ma .tutte prefefi per le mani in gi- gemu- ro , di cui vi è un bell’ efempio in un intaglio di

’ tila antica ; di cui ne confervo 1 impronta : Trìpudtum ,

qucd prehenfu Me (infetta tttrmtjut manibut inflitwtur . Que-

lla danza multiplice , cioè di molte fcelte fanciulle , e orbicolare perchè fatta con ballar in giro* or per , tutte

4* fi un verlo , or per altro , che fino a’ tempi notiti co- più Auma , era la più propria di Diana , e a lei cara ;

poiché la Luna è in Diana riconofciuta dagli anrtcbi , fic-

come il Sole in Apollo . Predo Euripide nelle Troadi ,

t Paufania nel lib. iv. fi defcrivono le ragazze, che dan-

zano in tal guifa in onore di Diana , al fuooo delle ti- piedi delle bie , con varj moti , e fcontorcimenti de' ,

mani, del capo, e di tutta la vita, come fi legge prefso Eliano degli Animali lib xif. cap. 9. Si aggmgneva anche il canto ne’ cori di quelle donzelle tee, che lodavano que-

lla Dea ; onde Catullo Carme 34. Dianam putrì integri , PurlUeijui tnnnmUu e Orazio Carm. lib. 1. Ode ir. Dtanetm tenente di;it» viranti :

tutti imitatori di Callimaco, che i loro canti com’ elio ,

cominciano dal nome di Diana artlmin , ec. nbitatriet menti montanm* ( j) Di qui è detta Diana, de' , e , come approdo Catullo loC. cit. Mcntium Domine ; e da Ora-

zio lib. III. Ode li. Mintiun cufìei , Montivng» j onde dipoi

chiede a Giove il dominio, e l’impero di tutti i monti 4 (4) Molto gudo fi prendono i genitori di recarfi i figli a fe- il da dere (olle ginocchia ; che à prefo Callimaco Omero nel lib. v. dell’ Iliade v. *08. ed ecco fubito celebrata la

nobiliti della fua dirpe, poiché è figlia di Giove v e fin

da bambina modra qual fenno , e ingegno avelie nel àltrtf chiederli cofe a fe proprie , c fue particolari , ad

Dee non comuni . 124 Annotazioni fuo Pa- (j) La prima domanda , e fupplica , che fa a Giove dre è di dartene vergine Quello verfo perpetuamente . fu cosi tradotto da Ovidio lib. I. Met. v. 486. genitor dixit Da mibi perpetua , carffìme , , Virginìtate fruì

Babbo , cosi predo di noi Italiani dicono i bambini fui bel primo, che cominciano a cinguettare. Il Greco, co- me qui Callimaco efprime con quella naturalezza, e di- ree ce it/n , l’ interprete fecondo i Latini »*»• . (6) ncXvt>>vo/aiMV. Sono innnmerabili i titoli, cioè le appel-

lazioni , o denominazioni date a Diana , di cui fi fervo-

no i Gentili nel nominare i loro Dei ; e tal coduraanza

viene dagli Orientali , feguirata fpecialmente dagli Au-

tori degl' Inni , i quali Rimavano , che la pili precipua 1’ prerogativa de’ loro Numi , folle aver molti titoli , e

nomi , come apparifce chiaramente negl' Inni Orfici. Catullo nel Carme fecolare 34. v.tt. parlando di Diana: Sir libi , quoeumque placet , S ancia nomine.

Tali nomi , o cognomi attribuiti a Diana , fon preli ,

oda luoghi , ne' quali eda era venerata , o dalla natura di eda , cioè dalle delle , perciò figurata con due cor- bicorne na , e detta Regina , come nutrice , e procreatri-

ce delle cofe, o dalle fue incumbenze ed arti , quali fo-

no della caccia , del prefedere a’ parti , i quali in luce vengono dopo tante determinate lunazioni. Queda mol-

tiplicità di foprannomi fi trova feguitata da' Greci, e da'

Latini , e predo di quedi fi trova detta Lfefia , Perfi.-a , Bergen , Taurica , Lafrìa , Lucifera , SegtxJa , Tanfana , Vincitrice , Conftrvatrice , Felice , Reduce , invitta t oltre

ad altri piti particolari prefi dalle Famiglie Romane , $' che fpedo incontrano nelle antiche Infcrizioni .

(7) Vaga , e bramofa adai è Diana degli archi, e delle frec- ce per uccidere le belve nelle cacce, ed altrettanto ami-

ca delle danze , de' Tuoni , e de' canti. Virgilio nel de- fcrivere Cammilla fembra avere imitato Callimaco in

qued' Inno nel lib. ». L’ Inno di Venere , attribuito a

Omero , cosi vien tradotto dal Frifclino : jiuricomam numquam fupernvit amore Dianam

Luxuriefa Ventet , rifu (imitata ioccfo . Kam-

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Sopra l’ Inno di Diana. 125

illi caliti placuere Nntnqut arcui , & fcrarnm , ebeti celebrefque Si cytharae facilefque , ululami , iella virorum Et luci umbre/i , iufitrum & ,

li lungo o cootinuo dimorare uè' monti , ed il correre bel p.r elfi , e falirli , rende qualGfia volto alquanto piti

. brufco , burbero , ed auftero Tal aria audera , e al-

quanto afpra , e fclvaggia fi fcorge ne’ ritratti di Diana fatti da eccellenti Greci maedri. Mi ricordo d’ aver ve- duto nel Mufeo Goriano tempo fa due intere tede di grandi marmo , antiche , di ottimo gudo , poco meno

del naturale , le quali furono diifotterrate nel <» 44 . in rife- Fiefole , con altri antichi monumenti , come mi fu

rito da perfone pratiche di quel paefe , nel rifondarli

un muro del Seminario , che era rovinato . Una di que- 1’ lle tede rapprefentava Pallade galeata ; altra Diana , la quale io due nodi fopra il capo aveva raccolte le trec- de' volto riteneva certa gra- ce fuoi capelli ; e nel una

ziofa rozzezza , e trafpirava una bellezza affai virile ,

audera , e follenuta , la quale fuole imprimerà in chi è

allevato, e vive abitatore delle montagne . Maraviglio- gli fa cofa è , che , al contrario de' moderni , mai anti-

chi pittori , e fcultori anno variati i lineamenti de' vol-

ti delle loro Deità , i quali in tutte G riconofcono uni-

formi , e fomiglianti • 1' ( 8 ) Tutte armi degli Dei , e Dee , e fino i fulmini di

Giove , G fingono fabbricate da Vulcano, e da’ Ciclopi,

ed anche le armi de’ più illudri Eroi dell’ Antichità .

( 9 ) Diana detta da’ Greci tyaapipot , e Lucifera da’ Roma- ni ; perciò fi vede nelle antiche fculture , e nelle meda-

glie portare una facella accefa in ambe le mani , o una

teda , ora correndo a piedi , ora portata da una biga ti- rata da’ cervi , per denotare la velocità del fuo corfo

Scrive Proclo , che taoto a Diana , che a Minerva ben 1' compete appellazione di Lucifera , cosi dicendo nella

Polit. di Platone : Addatur autem , quei amba* iicantur ra- lvciferae , Diana quiiem , quei cmfpicuat natura* tienei benigne in lucem educai , dilla efi lvcifera ; Minerva

autem tamquam intelleRut lucem animit accendini .

(io) Corto , e firetto alla vita deve elfere I’ abito de’ cac- ciatori. In cotal guifa è «fpreffa ne’ baflirilievi antichi nel- Ii 6 Annotazioni

orile medaglie, nelle gemme , e nelle fìacue Diana eie-

Ciatrice , vellica di una tunica tirata fu alla vita , e Oret- ta in due riprcfe da doppia cintura; e cale la delcrivono

i Poeti Greci, ed i Latini . Claudiaoo del Rat. di Pro- fierp. Jjb. il. y. 33. Crifpatur gemino vtflit Cortjni» linflu Poplin fui» unni

A' ancora armaci i piedi di calzari; imitata dalle Ragaz-

ze Tirie , come le deferive Virgilio Aen. i. v. 340.

yirginltm Tyriit mot tjl gijlare pbtretrnm ,

purpurroijm »Ut [nr»> vinari alburno . Callimaco gli ivipo/iiSas chiama (carpini di Diana , qua- li convengono leggìenflimi a chi corre , do' quali parla

Polluce nel lib, vi. •

) Diana chiede a Giove un' amabile compagnia , e cor-

teggio di lellanta Ninfe Oceanioe , e venti Ninfe Am- nitidi , quelle figlie dell’ Oceano , e di Teti , vaghe di

ballare , come dice Arifiofane nelle Nuvole , negli Orti

dell' Oceano lor padre; quelle figlie d’ Amnifo città > e

fiume di Creta , perchè in eda città nacque Lucina, cioè fue Diana , e fu Polita di bagnarfi , e lavarli colle Ninfe compagne nell’ acque di elio fiume, talvolta palleggian-

do (opra di eli p portata in aureo cocchio . Amcifo è ce-

lebrato da Strabone . al luo fervi- Paufania , e da Vuole

do Diana non fidamente le Ninfe Marine , le Fluviati- li , le Fontanipe , le Paluftri , ma anco le Orcadi Mon-

tagnuole , le Silveftri , |e PratenG , le Ortenfi , perchè

è amica della compagnia , e con elTe come padrona vuol danzare e trafiullarfi e fiocco tale allegoria s intende , ;

la comitiva delle Stelle , compagne della Luna . Quelle

Ninfe divife in tante dadi , fono da elTa ammaellrate ifiruite ed ne' balli , g nelle danze , come appretto Vir- gilio lib. |v, v. 409. a ut per ìuga Cyntbi hxcr tt l)i»n » thorot Grazio Jib ut. Od. la.

Mtntium cufici ntmoruajuo Virgo , £ Catullo Carm. .34. Menrium ut Dimin » forti ,

filvnrHmgu» virtntium , (*0

T

Digitized by Google Sopra l’ Inno di Diana . 127 nelle C et ) Poiché famofe datue Greche , ed in una di mar-

no alta un braccio e mezzo , che io veddi in Roma nel 17 Si. fi rappresentava Diana Cacciatrice col cane a' pie-

di , col carcafto dietro alle Spalle , fi vedevano così bea

fatti , e galanti i calzari venatori della medelima Dea ,

detta perciò da' Greci A'yporipa non d 1 piacerà che ; 1 ,

io qui riporti tutto il tello d'Ippocrate nel Comento de- gli Artico). Tom. v. pag. 644. Ediz. di Baltica, dal qua-

le lì raccoglie la forma , e in quanco pregio fodero , e

con quant’ arte gli facelsero i GreteG : in Afta nojtra , non minui in in etiamnum cautam- nta & CRETA, h[h funi , ttbiam in quibta qnae md medium nfcjue defeendunt , {"ti* tft folli! multi s lotti ab Mirabile parto doxtra [ilici t , & , & fi-

toiftra , aeqilaliter exteota extremii partitili foramiaa hauti , ejuae prr trattflum lorum parta peliti tnci/ai inttr [o con.

trahat . In aperto autem eft , tali cahoamento pedtm cum a mal/eolet loniinert ardite unherf commisura , quae ai tft ,

a dft rrngi , Un autem utuntur apud noi venaToris pct'ift. mum quum [odantur quandoquidtm in offerti aique , ferai , inaequalibui [ed [altare etiam co- lodi , non filum turare ,

guntur . Eadom caufja Crttenfet ad tahum talteamentorum impiliti atque afprritatem ufum , ob vaftoi infiline monta , .

La notizia di tal bel palio fi deve al doteidìmo Spane- mio, col quale meglio molte cofe »' intendono predo

Polluce , e più fi guda lo Gudio dell' Antichità figurata. Quedi calzari propri per la caccia fon detti coturni da Virgilio Dido- , quando deferive le donzelle di Tiro , e

ne in caccia con Enea . (13) Orazio grande imitatore del noflro Poeta lib. iv. Ode 6. Dianae tutela Bene fugata Lyncai fr torvo! eohibentii areu. Detta Diana da Anacreonte Ode 6a. E’Xafui/ScAot cervo- rum venarrlx furono indituite le Fede ; in cui onore

Zlafobolio , co T oblazione di diacciate , o placente di farina , di miele , e di léfamo , come narra Ateneo nel lib. xiv.

(14) Pane Dio d' Arcadia anch' effo Cacciatore , donò i ca- tari ni a Diana , de’ quali le qualità , e i pregi più lo- 1. co bene offertati , cd efprefii da Oppiano nel lib. Padre ( 15 ) Coaie a fe più cari , chiede Diana a Giove fuo , i pog. 6 » ,

128 Annotazioni

i peggi , per Io che da* Porci è chiama» Signora , e Fa,

Cruna Ut menti , e Montivaga , e Cinti , dal monte Cin-

tio di Delo . Omero nell’ Odifiea lib. Z. v. tot. deferi-

vo Diana , che feorre per i monti, e tra quelli nomina

’ 1 i il Taigete , e Erimanto , dilettandofi di colpire cer-

vi , ed i cinghiali . Dipoi chiede Diana una città qua- lunque egli vuole ,e(Ta però ebbe più di quel che chiede- (Tendo va , e (late alla tua cudodia , e tutela raccoman- date molte città, e tra quelle la più famofa pel tempio

di efsa , uno de fette miracoli allora decantaci , Efefo .

1 Seneca nell’ Ippolito v. «o6. ( )

fola qune MONTEs celit ,

F.t una (tlit monttius tclerit Dea . Non folamcnte poi de’ monti, ma anche delle città ebbe

il dominio, cd è annoverata tra gli Dei prefidi , e culto- di di Tebe e , come prefsa Efchilo ; fu anco dedinata e cudode , proceggicrice de’ porti di mare , come ap-

prefso fi dirà . Ei’- (17) Adìde ed aiuta Diana le partorienti , perciò detta

òi/^viit , che aveva un tempio giornalmente aperto alle di donne incinte , da terza fino a una parte del giorno,

cui parla Platone nel lib. vi. delle Leggi , e detta anco-

ra Aox'ix . Orazio I. c. Quei labtranut utero fucilai Ter xiocara audii .... Nel carme fecolare v. ij. Rite matura ape ire pattuì Lenii 1L1THYA (18) Con Diana Lucina congiugne il nollro Poeta anche le Parche; e cosi fa Orazio grande imitatore di CalLimaco,

dopo Diana nominando le Parche : Vofque veratei cecim([e genera- parcae Come prendenti , e promotrici delle zioni credute furono le Parche elsere prefenci a' parti come G legge prefso Platone nel lib. X. della Rep.e pref-

fo i Platonici al Ifigenia di Ercole ; cosi parto d' , , ragione di Mcleagro , e di altri . Rende Callimaco la , perchè Diana fofsc dedinata prefidente a' parti dalle Par-

che ; perciò fembra detta opifera in un marmo antico appiedo il Gruteroxu. Al parto di Diana, dicono i Mi- tologi iua ma. , cbs adìdefic Minerva , e che a f-atona

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Sopka l’Inno di Diana. 12

dre efsa facefse da levatrice , come G legge prelso Andi- alle de nel luo Inno . Nè folamente a' parti , ma anche

nozze furono fatte prefidenti le Parche con Diana ; e quelle all' ufeio delle cale in molte urne fcpolcrali Etru-

Iche , le quali rapprelentano fpofalizj , e matrimoni ,

fon Ggurate aflidenti .

Il il era (19) toccare manto , o prendere in mano la barba un atto (olito farfi da' fupplicanti, e folevano ancora ab-

bracciar le ginocchia . Cosi fa Teti prcllo Omero nell' Iliade lib. 1. v. joo. Diana bambina dando lulle ginocchia di Giove più volte dtrfe le lue mani per prender la ma-

no, ma indarno . Giove carezzandola , e (orridendo fe-

ce cenno di sì , e le concedè tutto ciò , che ella do-

mandava . Donò a lei trenta città , e più torri , o roc-

che , nelle quali elsa fola folle adorata , ed invocata ; e Ifole elsa prele- molte mediterranee le diede ; perchè

delìe a' parti , e per tutto avelie altari , e bofehi fieri ;

e confermò la fua promelsa col cenno del capo , appro-

vando , e lodando le fue domande , come molto onede ,

e commendabili , e perciò dice il Poeta , che Giove più

a lei donò di quel che chicle . (zo) Virg. Ed. vi. v. 73.

N'ijuis (it I quo plus i»clet . VCVS , fe dfoV»

dotta anche da efso Semorum cu/los j e da Seneca nell' Ip-

polito v. 406. R fg’n* ntmorum j e ne' marmi antichi dea

nemorensis . Vi fu il Tempio di Diana Aricina Nemo-

renfe , del quale vedafi Straberne nel lib. v. e Ovidio nel lib. vili» de' Falli v. 755. Filollraco nella vita d’ Apollo- nio fa memoria del Luco di Diana, che era dietro al fuo

famofo Tempio in Efefo , in cui le fole vergini entrar

potevano . Quedi Luchi erano con folenmtà confacrati ,

ed in erti erano i Gmulacri delle Deità entro nelle Cap-

pelle eretti colle are o altari , ed in quede G poneva-

’ no i danari ; e I’ ombra , 1 orrore, ed il Glenzio conci-

liavano molto il culto a'medefimi . Il far quedo , e pian- tar Luchi fu agli Ebrei proibito da Dio nel Deuterono-

mio xvr. ai. e nell' Efodo xxxiv. 1 j. e nel lib. il. de'

’ Rè xxt. 7. fi legge riprovato 1 Idolo del Luco, conlàcra-

to dal Re Manalse .

(ai) Diana prefidente alle vie e flrade , annoverata tra gli I Dei 130 Annotazioni

Dei Viali , ed appellata Trivi» ; poiché il fu® fimulacro era collocato in capo alle viei a’ trebbi, ed anche avao-

ti alti mìci delle cafe .

(ai) Infpettrice de’ Porti Aifrivorncéic*! , e cuftoditrice anco»

ra , di che fanno pienirtima fede le quaG innumerabili

medaglie coll’ immagine di Diana , battute dalle Città

marittime , come di Efefo , di Smirne , di Cuma , di

Mitilene , di Cizico » di Bizanzo , d' Amilo , di Ama-

flride , di Siracufa, di Medina , di Napoli, di Marfilia, delle quali era Diana Nume tutelare. Perchè la forza

della Luna fi ertende in tutte le fublunari cofe ; perciò a elsa fi finge efsere flato dato da Giove il dominio del»

la terra , e del mare . (ij) I monti di Creta fon detti bianchi, perchè coperti dal.

le nevi, che vi durano lungamente , come attellano Sera- bone lib.x. Plinio lib-xvt. cap. jj. e Teofrallo nella Sto. ria delle Piante lib. iv. c. i.anzi dicono, che fono Tempre

il coperti dalla neve , detti dictVnnzei . Ma principale trarfli detto Dirmi»**, è quel monte nel quale Diana fermò

il fuo foggiorno , torto che G parti dall’ Itola Deio ; ed

era coperto di folte bofcaglie , io cui Diana pafò la fua

fanciullezza. Dipoi adulta andò , die’ egli , all'Oceano,

dove fi feelfe un bel coro di ninfe , tutte di una eguale

età di nove anni , tutte fnelle , e difeinte , con gioia

grande si di Cerato fiume , e si ancora di Teti moglie del gran padre Oceano . Di qui partitafi Diana con que-

lle belle e graziofe compagne , con efse fe n’ andò ali’

Itola di Lipari, e trovò i Ciclopi nella fucina di Vulca- no tutti occupati in formar full’ incudine un gran vafo

• vafea ordinata da Nettunno per abbeverare 1 Tuoi ca- valli indicibile facevano nel battere i ; onde un fracafso

foro martelli full' incudine , e nel ridurre a perfezione

tal lavoro . (14) Virg. Eneid. lib. vrrr. v. 45). de* Ciclopi:

»... vtrfantqut urtaci forcipe m»Qam .

Seguita Callimaco narrando la paura , ebe ebbero , e Io

le i fpavento ninfe nel vedere Ciclopi , e per la datura,

e per la bruttezza mortruoGrtimi .

( a S ) lì Poeta rafsomigliando i Ciclopi alti quanto le monta- nell’ gne d' Ofsa , à imitato Omero , che gli deferive Odifs.

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Sopra l’Inno di Diana. 13 Off?, lib. V. f. 11). e 191. ni in altra guifa G dclcrive

Poli fi- mi' da Porti , e da Virgilio, che lernbra aver imi» tato Omero, e Callimaco nel ili. dell’ Eoeid. v. 636.

parlando del medefimo moftro monoculo : Jmgiai ‘jntd tirva Urtiti , foJum /ab frinii , Argeiiti pidii tljpti , mr Photbete Imm m/lir . perciò fcfiodo gli xuxXo- • avverti , che i Greci dilsero

srac . Vedi il Euripide ancora Ciclope d’ j ed Efiodo

nella Teogonia .

( *6 J In fom gliante gnifa Virgilio lib. vili v. 419.

Starr* Aitami* linmnt , vihdiqui incudibui ictus Anditi rrfermar gtmiimm ..... e ne) feguente verl'o 4)1.

gemtt impefirii inrudibui Atta . Etna detta aneti’ elsa Trinacria da Virgilio nel detto lib. vui. e rupe Tr nitrii da Catullo Carm. 6 t. e gene.

Talmente tutta la Sicilia detta Trinacria . 1 lavo-i di Vul-

cano , chiamato Dio , e Re di Etoa , fono frequente,

mente deferirti da’ Poeti .

(17 ) Dice tl Poeta, che non Ga maraviglia , fe cotanto s’iin.

paunfsero le tenere ed innocenti donzellette Oceanine ,

nel veder cotali moftri , e nell’ udire un si immenfo fra* gore mentre anche le Dee piò adulte inorridirono e y , il raccapricciano. Quando poi fon else piccoline , per in.

timorirle chiamando la madre , o nominando i Ciclopi ,

o Arge , o Sterope , efse moftrano la lor paura . Talora

ancora fingono le madri , che fcappi fu dal fondo della cafa Mercurio notturno tutto nero e ludicio per la filig-

ioe , e cosi (paventano la lor prole , la quale in gretti- f o della madre fi tura gii occhi colle mani per non ve.

derlo . Cosi in oggi le madri chiamano il bau , e la he-

fana per raffrenare , e far chetarfi i ragazzi cattivi . Il

che fi nota anche da S. Gio. Grìfoftomo nell’ Omel. x.

fopra S. Matteo . Ma non cosi avvenne a Diana ancor bambina di tre anni, la quale portata da Latona fua ma-

ere in Lipara per confolar Vulcano bramofo di vederla , che per Ciclo- chiamata l’aveva regalarla ; da Bronte

pe fu prefa in collo , ed ella fenza veruna paura a-

niroola gli Grappò de’ peli dall’ irluto petto , e perciò noo fia meraviglia, che con tanta intrepidezza non folo 1 a mi- i $2 ' Annotazioni

i Ciclopi rmrafsc , ma con dii trattando e parlando , or* 1' dinafse, che le fabbricafsero armi da caccia, i* arco,

le facete , ed il carcalso. Cidone città di Creta (; 2 ) Da , rinomata nel fabbricar na-

vi , e (actte . Vedi Solino . Diana elsendo Hata fornita

da’ Ciclopi di frt-cce , di arco , e di carcalso , cosi ar-

mata fi partì da Lipara , e tornò in Arcadia al Dio Pa- tiovollo le ne , e che trinciava carni di lince , per dar- a mangiare alle cagne che avevano partorito le , ; e da

efso Pane ricevè in dono varie forte di cani , e di cagne

bravitlime nelle cacce delle fiere d' ogni forte . Di qui al partita Diana pafsò monte Parrafio , dove fece la pri- ma preda alle rive del fiume Anauro di quattro grolle

cerve, e da le , fenza aiuto de’ cani le fermò , e le pre- fe per fervirfenc quando attacca il cocchio. Lafciò non

per ultima , ma per terza imprefa a Ercole la quinta

cerva . da Paufania (19) Anauro e Celadone detto Celado , fono fiu-

mi d Arcadia . Prelio Euripide in Ercole fi deferive que-

cerva, finge fi che avefse le lla e , corna d' oro. Virgilio nel vi. dell’ Eneid. v. 803. Fixerit atrhtdcm etrvtm lictt ....

Dicono che le cerve non abbiano corna , e la caufa fi afiegna da A ri (loti le l;b. ni. de part. anim. cap. 1. Di

1 quella , c dell’ altre imprefe d Ercole parlano gli anti-

chi mitologi , Diodoro Siculo lib. v cap. a. Erodoto lib. il. Ovidio nel IX. delle Metamorf. e nella Pillola di Deiani-

ra , cc. Diana ucciditrice de' daini, detta da Claudiano delle lodi di Stilicene lib. ni. v. 314. Ntbrcpbtni: Cyrntit siculiftjuc iurii venat » virtgi etglt NFEROPHONE , cerva , abafque in vinetti* Non faevas pentiti

( ;c ) Benché qui fi dicano prete da Diana quattro cerve ,

pure Diana nelle medaglie , e ne' monumenti antichi

lemprc fi vede tirata io una biga da due cervi velocitò- una mi ; o efsa in lunga virginal velie difeinta cavalca

cerva , tenendo una face in mano , come quelle de’ Mi-

tilenci prodotte dallo Spanemio , e in quella di Fauflma

deificata lotto la fembianza di Diana , coll' epigrafe aeternitas avcvsta ,che è nel Teforo del Re di Francia, 1 Poe-

Digitized by Google Sopra l’ Inno dt Diana. 133 I Porci canto al Sole, che alla Luna alsegnano il cocchio d' ar- d' oro ; quantunque lembri più proprio a Diana

gento . N-lle medaglie de' popoli di Deio apprefso il

Gola o , Diana è parimente tirata in cocchio da' tori ,

perciò detta Taupoiro'Xus , e da Orazio per tal fomigìian- iiJtrmm za Reg na bi.trnìt . Quanti cognomi e nomi abbia

il Diana veder fi polsono prelso i’aulania , e prefso Gi- plenilu- ra Idi nel Smt. xu. Talvolta la Luna , come nel ella nio , tiene un color come d' oro , e perciò a attri-

. buire e armi , e cocchio , e fornimenti d' oro Tizio figliuolo acceda ( 31 ) di Giove , e di Elara , come A-

pollonio nel lib. i. de I' Argon, per iftinto di Giunone

tentò di viziare Latona , ed a tal misfatto apparecchian-

defi fu lacerato da Diana , ed uccio , e da Giove get-

tato nel Tartaro , colla pena , che un avvoltoio Tempre

gli roda jl cuore . Vcd. Pindaro Ode iv. de' Pith. Ome-

ro nel I ib. il. dell' Oditi. imitato da Virgilio nel lib. vi. { ji ) La prima corta di Diana tirata in cocchio da' cani fu a'

monti della Tracia , ed all' Emo il più alto di cdi , per-

chè il più opportuno per le cacce , ne' quali regna ter- ribilmente il freddiamo vento Borea, e per le foltìllime

bofeaglie vi fono orrori , e filenzj imm-nli •, e perciò Diana Ecate adorata in elfi, è la Luna fpecial nume de' Traci. Del monte Emo, così Ovidio nella PiAola di Pil-

lide v. ti), inoltra che è pieno di neve , e di diaccio :

pam umbre/um RboJope glacialit ai Aemetm , la di di ( J) ) Cioè face pino , o pece , perciò detta Diana Tedi fera , Lucifera , Ignifera . Di pilli fecondi di pece abbondava il monte Mifo, o Mifio per la Tua altezza ap-

pellato Olimpio , e perciò rinomato era in efso il culto

di Diana. Diana delie giufte città , e delle buone leg- gi ofservatrici è Prefidente , Cullode , Propugnatrice , e Confervatrice Copra delle fono ; ma città , che piene

di fcelleratezze , e che le divine, e le umane leggi cal- pedano loocca , e non ofservano , dice il Poeta , che le faette Tue vendicatrici ; nelle quali efpreflioni , come giudica il dottiffimo Spanemio , fembra , che abbia no-

tati più luoghi Amili nelle facre Carte , e ne' libri Pro-

fetici , e ne’ filmi Davidici; poiché egli prefso i Tolo- mei vifse ,e fiori in Alessandri*. Efsa adunque non fu- ,

134 • Annotazioni:

Jo colpifce con grandi calamità le città empie , ina a tu

che gli uomini (celienti , come Tizio di (opra rammen-

tato , e Orione . di cui Orazio Jib. ni. Ode iv, Timator Orlon Oimnao

Virgin tu demum faglila .

Apprefso enumera le calamità mandate dal Tuo sdegno «

la pelle ,oil contagio degli animali , le brinate , i cat-

tivi parti delle donne , la repentina morte de ragazzi ,

• e de' giovani figliuoli firrhè vuota le città , perchè pie- ne d' iniquità, e vuota d'ogni bene* e delie maggiori

fodanze le campagne . Dipoi enumeia i beni molti , e alle grandi , che dona etri giufìe>, buone , e ben collu- diate. Non loia mente Giove e Minerva appellanti Xenii,

Ofpitali , per la protezione degli Olpiti , e delle leggi dell’ Ofpital'tà i che non (iano violate; ma anche Dia-

na detta Ofpnah da Callimaco , è proteggitrice degli

Olpiti off.fi , e maltrattati « (34) Molti brlliffimi penfieri lono fiati fuggeriti al nofiro

Poeta , benché Gentile , dalla lettura , come lì crede

della divina Scrittura . Nel Salmo cosi David : Orati etni in prerei Domini faper iaftot , Ór aurei eerum , e altrove:

influì Domani, ór ietjliiiai ditexir , ttqutatrm vuln valine

tini. Diana qui appellata i&op.w^ilc , col dolce Tuo rifo *

e mite , dimoltra la Tua benevolenza , e di efier propi-

zia , e favo evole a chi vive rettamente . (35) Concordia rei parvat crtftaat, difiordi a maxìmae dilalantmr.

(36) Gli Scoi) antichi ollervano qui , che Suupc'v G dice non

della ir.enla , che G apparecchia agli amici , ma della fi-

era, che in ogni cala fi poneva agli Dei l.arj domeftici

ed al Genio familiare , lopra la quale fi offerivano le li- gli le bigioni T odori , corone’, e gli unguenti ; e da- gli unguenti e profumi (ómbra efier cosi detra t (37) Allude non a' tempi eroici, ne' quali gli antichi (lavano

a tavola ripolando ne* letti , e triclini , ma a quelli io

ufo a fuo tempo , di ledere a tavola in fedie , come io

oggi fi coftuma .

( 38) Sofpettano alcuni interpetri che Callimaco in qualche

fi Poema , che è perduto abbia cantato le nozze di La-

tona , madre d' Apollo, e di Diana , che qui fembra

prometterlo , ia cui abbia cantato I* iraprelc di Diana. Do-

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Sopra l’ Inno di Diana. 135

Dopo var) g viaggi , gite , peregrinazioni , e cacce tornando Diana alla magione di Giove, dice, che ali' io*

credo è incontrata da Mercurio , il quale fubito per fol- levarlada tale iocomodo, le leva l'armi ,e le preode, ed

Apollo parimeate accogliendola , prende la caccia , che

ì recato feco , al quale incarico poi in luogo d' Apollo lubeotrò Ercole y detto in un marmo aotico predo il Reinefio p. uà. Comes omnivm deouvm. (19) Solevafi predo 1' ulcio delle cale collocarli il (imulacro di Mercurio, e quello ancora di Apollo, detti rpoxv- y*ioi, e Mercurio fu anche appellato ZTfoQaìot, perchè

collocato alle porte si pubbliche , che private , dall' a-

prirfi e ferrarli di ede . Nel palazzo del Re Diomlio di

Sicilia era podo nel vedibolo della Regia . Ma di tutte quelle cole attribuite a Diana devefi prendere la ragion litica degli Adronomi,i quali nell* accoglimento di Mer. di fera curio Celede , additano il te npo , quando forge

la Luna , e G rende viGbile , ed in Apollo , quando lui

mattino fparifce ; e da elfo è fpogliata delle fue armi

(*e) Ercole fodituito ad Apollo ad accogliere Diana , che

torna a cafa di Giove fuo padre , è chiamato Tirimtì» da

Tiriate città del Peloponnefo , la qual cosi fu denomina,

ta da Terente forella d' Amfitrione , come atteda Stefa- no. In quella città fu educato Ercole, qui detto a

e perchè egli è ghiotto , e voraciflimo , fa ridere gli

Dei , mentre lo vedono dar todo alla porta afpettaodo ,

che Diana arrivi , e porti gran falvaggiume , per gode- d’ re un buon pado , grado , ed abbondante ; e lopra

tutti gli Dei fa fommamente ridere Giunone , la quale

i fua luocera , per avergli data per moglie la fua figlia Ebe

(41 ) Introduce Callimaco Ercole amico , e vago di ingoiar

bocconi grodi , che eforta Diana a non uccidere nelle cacce fiere piccole, come le lepri, e le capre falvaciche,

che mal non fanno a' mortali ; ma cignali guadatoti

de’ feminatì , e delle piante , e tori , che recano an.

eh* edi gran danno , e perchè egli ì cosi fatto , ucci-

dendo il Leone Neraeo , I' Idra , il Cinghiale Eriroan-

tio , le Stimfalidi , dice che fi è acquidato il nome di

Dio Aiutatore , Sovvenitore ( qui il Poeta lo appella 1 4

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1^6 Annotazioni tale B^iv , e con appellazione anche Dione Grifo* domo nell’ Oraz. i. pag. 17.) e come è bene efprefio dai

Sai vini, Numt dii Stttorfo . (41) Ercole (alita la cima del monte Oeta della Frigia Tra»

Ivi I ia e bruciatala chinia , dillcfofi pira, , la (c rata la Ipo-

glia re fi ò deificato , o indiato , cioè annoverato nel (ebbene numero degli Dei ; e pareva , che dovelfe non

edere più (oggetto alla voracità ; con tutto ciò anche in cielo ritenne quel vorace gran gufto di mangiar mol-

immenl'o appetito . to , e Fgli è noto, che (correndo Ercole una volta la Driopia ( 4 j ) $’ imbattè in Teodamante che regione , , arava, e chie-

ftoli un poco di cibo , avendoglielo negato , gli prefe lei e (e lo uno di q bovi , intero intero divorò . Dopo

tale epilodio , torna il Poeta al (uo argomento , ed al

canto dell' Inno , lodando Diana , e narrando le lue ge-

i (aeriti) e le felle in onore di ella inllituite . fla , e , (44) Le ninfe Am. illudi di (opra rammentate al v. 1 5. Que-

lle anno la cura delle cerve di Diana , che attaccano

al cocchio di ella , e le (laccano , poi le pulifcono , le governano col trifoglio, che an mietuto nelle praterie

di Giunone , e le danno da bere ; e ficcome in ciclo po-

fe Pindaro i prefepj , e le pallure di Giove , Olimp.

Od. Xmi. cosi Callimaco pone quelli di Diana , fecondo

le varie nozioni , che ebbero gli antichi Allronomi del-

le Stelle , del Sole , e della Luna . Qui a Giunone at-

tribuifee il Poeta i prati celelli. Claudiano delle lodi di

Stille, lib. ni. v. ii 6 . turrum fubitre .... cervi iugula , dreni tQe Onte primi fub lim ne COELI

Rrfcida fieundu cearipit LVNA cavtrnit . C approdo Petronio: LVNA innumerabiltbm tornitala /idirl-

blu etiti» ftrai dnnt AD PABVLVm . Anche a Diana fi di-

cono confacrati i verdi prati appredo Maflimo Tirio Dif- fertaz. xxxvm. Del trifoglio pratenfe, che qui dicefi af-

fai grato non folamcnte alle cerve di Diana , ma anche cavalli mito- a’ di Giove ( edendo noto , che gli antichi logi a tutte le (upreme Deità attribuirono il proprio

cocchio ) vedafi Plinio nel lib. xvm, cap. il. e 43. e Diolcoride lib, ni, cap. 33.

( 45 )

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Sopra l’ Inno di Diana . Ì37 nella gli ( 45) Entrata Diana cafa di Giove Tuo padre , Dei

tutti inficine I' invitano a federe , ed ella affila nel luo

trono, fiede accodo al luo fratello Apollo ; e fccome gioilcono le ninfe nel girarle in bella danza intorno (in-

tender fi vogliono le delle ) così fembra , che il Poe- ta tragga una fimilitudine da elfe,e poi aggiunga le pre-

ghiere .

(46 ) Inopo fiume di Deio , fopraonorninato Egizio , perchè il crelce nel tempo medefimo , in cui drabocca Nilo , e

’ inonda tutto 1 Egitto ; onde vi era opinione , che per

occulti meati dell' acque del Nilo fi riempide. di di vedafi (47) Parla qui Pitane città della Laconia , cui

Plinio hb. iv. cap. 5. e Solino cap. 1 j» Altra l'itane vi

è città dell’ Elide .

( 4 S) In Limni predo i Laconi ebbe Diana un Tempio ram-

mentato da Paufania , onde ella dal medefimo fu denomi-

nata Aifivari's .

(49) L’ Ale Arafenidi fono uno de’ Paghi dell' Attica , del-

la Tribù Egeide . Vedafi il Meurfio . E' lodato da Eu- ripide nell’ Itìgen. Taur. v. 1450. perchè in elfo Diana

il cognominata Taurìc » , vi avea fuo Tempio , e fimula-

cro , febbene altri dicono , che quedo Tempio fufle in un altro Pago detto Iraurone, rammentato da Paufania,

il ma lo Spanemio crede edervi confufione , perchè det-

to Tempio di Diana Taurica era fituato era il Fegeo , c

Braurone . Il fimulacro poi di Diana Taurica dalla Sci -

tia fu trasferito nell’ Attira , e poi da Crede e Ifigenia

i più nel Vico Limneo predo Laconi j e la Dea non fu

appellata T»unc* , ma Orti«, ovvero Orto/ì* , alla di

cui ara erano flagellati i ragazzi tanto tempo , finché non fpruzzavano col loro fangue l'altare, come narra

Plutarco in Licurgo , e Sedo Empirico , c altri (50) Della cura che dee averfi de’ giovenchi o bovi aratori

parlano gli fcrittori delle cofe rudiche , cd i Greci Geo- ponici lib. xvir. cap. 9. e Virgilio nella Georgica lib. ni. $i Il Poeta anche ( ) dice , luci , per giorni , come

nell’ Inno di Cerere v. 8?. Sogliono i Poeti fingere que-

lli capriccio!! miracoli del prolungamento deli' ore , e del giorno Monta- (51) Alle Ninfe Oceanine , ovvero Amnifiadi , alle ni-

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138 Annotazioni

itine 1 e Sii veftri aggiugne per compagne di Diana anche

' 1 Eroine , che poi loda . Ilota Dtlubo ovvero Icaro, (ingolarmente cara a (jj) L' ,

Diana , di cui li compiaceva, perchè è una delle Cida-

di , che attorniano Deio , e perciò facra a Diana me* Strattone lib. Xiv. delima , e ad Apollo , come iofegna

p. 6)9. in cui Diana, in ella nominata TavpairoAot ,

avea un Tempio , per memoria r che in tal' (fola era giunta porcata da un toro 1 e quello è il tipo delle Tue

medaglie riferite dall* Arduino dt num. anr. p. 117. Ne* marmi antichi predo Spon, p. rat. e Tomra. ReioeGo p,

34. G trova Giove cognominato òtUthtn* , e Giunone D»li*btn» t tal denominazione però non è prefa da quell' della Ilota , ma da Dolichene Siria Commagene . città della (54) Da Perga rinomatiflima Panfilia , che godè

i* onore di edere metropoli , prede Diana il cognome di

Porgo» , rammentato nelle medaglie antiche, coll'epi* grafe APTEMI&OE riEPTAIAZ, in una delle quali

del Gabinetto del Re di Francia , dice lo Spaoemio ,

che eda ha il capo coronato non di dittamo » ma di lau-

ro , ed è fcolpita in piedi , in abito fuccinro , con una

corona di lauro nella delira , colla Goidra appoggiata a

un' alla , con cervo a* piedi . Celebre fu il tuo Tempio

o Fano in Perga , che godè T onore di edere aGlo , o

inviolabile , in cui era il fuo altare . Due altari o are

però G vedono in una medaglia colla Puddella epigrafe , in cut G vede il Gmulacro di eda tutto circondato da

una vede , e velato , col calato in capo ; del qual Tem- pio fcrive Filoftrato lib. il. Sophft. VedaG anche Stefano

nella Geografia .

(55 ) Taigeto monte della Laconia, prefeelto da Diana , per-

chè riccbidimo di fiere per le cacce , e per la fua altez-

za famofo , celebrato anche da Omero Odid. Z. v. 10*.

Quindi è, che è detta Montiti!» tujht , non meno che de* porti cudoditrice, e nume tutelare, e favorevole. Quin-

di è che traile Gemme Aftrifere lì oderva Diana , che pofa il deliro piede fopra un roftro di una nave in

Pegno del fuo dominio , cura , ed imperio ne' porti più rinomati de’ mari

quelle : ( 5^ ) Le ninfe più care ed amate da Diana furono ari.

Digitized by Google, Sopra l’ Inno di Diana. 139

tirine burri /finirne* . Urinmnrtt , , , Anurie» , ed Lodi

qui Briromarte , perchè br. vidima nel colpire le fiere , e perchè ditele il fuo pudore bravamente dal violento

. Minorte, che di lei accefo I’ infeguì , ma in vano , ef-

fendcfi laputa da elio beo fottrarre , e narra Ciò che di

lei avvenne : di cui parlano Panlania nelle Corine. Dio» doro Siculo lib. v. Strabene lib X. 'lai favola fu efpoda

da Virgilio nel Ciri . Altre ninfe poi nomina emule di

Diana e da eda rigettate .

<57 ) Siccome particolari altari li ergevano in onore delle

Deità per qualche memorabile avvenimento , i quali fem-

pre viva ne tenedero la memoria , e con particolari or*

namenti ; così anche particolari erano le ghirlande ,

corone , e i rami di alberi , che tenevano in capo , e in

roano, quando a quelli altari faceano facrifizio ; onde qui

fi nota il pino , e il giunco grato a Diana nel fuo culto.

Segue il Poeta dopo aver lodati i bofchi , e i monti, a.

roati grandemente da Diana , a lodare le ninfe fue com.

pagne . e le celebra per i loro pregi , e fingolari quali,

tà ; e nei far ciò , loda anche Diana deda , e l’invoca;

propria elsendo degl* Inni I’ invocazione accompagnata

dagli encom), «he lono più graditi alla Deità delta , ce.

lebrata , ed invocata . (jZ) Di Cirene oinfa leguace di Diana di fopra è dato d et-

to . Credono alcuni critici , che il mirto non fode ado.

prato da’ Cidonj ne’ Sacrifizi di Diana , perchè a efsa ,

che è vergine non conviene , efsendo dedicato a Vene,

re , e perchè di eliso fi folevano coronare le are ne' fu.

cerali . Ateniefe figliuolo di Codro fotto gli (59) Neleo , , aufpi-

c) di Diana lua conducitrice fondò Mileto nella Caria , a

condufscvi una Colonia , e fu celebre la feda pretto di edi detta Neltidn indituita in onore di Diana, di coi par.

la Polieno negli Scratag. lib. vili, c. j j. ed il Meurfio

nella Grecia Feruta .

(60) Chiama Diana Chejìnde con epiteti , il primo prtfo da'

Sami così detti , come anco pretto Nicandro p. 139. o

iure dalla oinfa Chip» , nata dal fiume Imbrafo , la qua.

’ {e fuggendo Apollo , che 1 inseguiva , fi rifugiò in Mi-

leto , Vedi anche Apollonio Rodio lib vii, v. 283. ben. che 140 Annotazioni chè tali appellazioni fiano dace dace anche a Giunone il prefso Sa mia ; poiché uguale era di quelle Dee culto

quelli popoli . (61) Nel rollante dell’ Inno fa memoria Callimaco dell* ori- gine di molti Templi dedicati a Diana, c degli avveni-

menti legulei a’ loro fondatoti .

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E I 2 THN AHAON

h r m n v s ir.

IN D E L V M.

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EIS THN AHAON TMN02 ,

7 ' fluì 9L'/ze tì va. ij ttoV I HN !e , J , %póvov ist'rsit *“ AijAcv AVìAAwv©- KupcTfóipov 17 /xèy a tuo-su , j

XtixAaht a!' vyruv ìtpurruTai t.’v ÙAÌ kuvtzi , , $’ Eu Ù'fJLVbl* A>J A©- ehitei TX TfWTX

5 E’* Mtfj"eav ,

Awsv « >£ rreipuce, wj 3-fòi/ y;Vf

E*%fariv y rùi o~(2@“j ìrii Atj/oio A«9-|jra/.

A>jA« xDv ÙTiSixrrcjzai , ù; a» aVoAAwv

Kuy$i& ui'v/fy fi*

Xj ì A<’W>j? jUfcAAoi» eW^fc//©-*, »jfTfp ttok y TIÓvtùi àp

l’xaplu toàaIw ixa\iùrriTUi odiar©- avviai .

c£e SQ ÙAtxAooi (vyóravTO *5 Tf lfòvfZo?.rt » a’aa#

INNO SOPRA PELO,

A facra, o cuore , jn che tempo , e ’n che guifa Canterai DHo x eh’ al bambino Apollo L ( ) , Nutrice fu ? Certo , che tutte quante

Le Cicladi , che in mar giaccion troll’ Ifole Le più facrate (a), fon da celebrare

Con Inni $ ma pur vuol Deio il primiero

Pregio portare , e da’le mufe il vanto .

Poiché Febo , che impera alle cantate La- . . .

*43 HYMNVS IN DELVM.

acrar» , o anime , quo tempore aut quando celebrali! Delum Apolhnit nutriculam ? e quidet» omnei S , Lycladei quae infuiarum jacratijjimae in mari iacent , » Laudibui dignae lunt : Delus vero vult prunai ftrre

A Muftì , quod Pboebum carminum principem Et abluit involvit prò celebravi , & fafciit , Deo prima 5 Vt qui Mufae poetam , Pimpleam non canit , Odere Pboebut quicumque oblivifcitur. ; fio cum , Deh Deio igitur impertiar nunc carmen , ut Apollo

Cyntbiui laudet me , carae /ludiofum nutnculae . llla vero ventofa & immota ut quae & mari percujfa , , , pervia equit Mergtfque magii , quam ,

In mari flabdtta eji , quod circa ipfam copiofe revolutum

Icariot multam detergit undae afperginem . ldeoque pifcatoret marivagi incoluerunt eam I ; Sed .

Lavò , e fafciò , e la primiera fue A lodarlo qual Dio • Cosi le Mufe 11 di cantor , che non canta Pimplea ( 3 )

Nimicano , e cosi Febo chiunque Si (corderà di Deio . A Deio io ora

Farò parte del canto , acciocché Apollo

Cintio me approvi , cui di cara fua

Nutrice cale . Or ella è efpofta a’ venti ,

£ danne immobil ( 4 ), qual dal mar battuta, £ da folaghe pii) che da cavalli ( 5 ), a lei ben groflb Piantata è in mar , che intorno ,

Dell* acqua Icari* molta lana afpergc ( 6 ).

Però di pelici i feritori in mare Naviganti v’ an pollo il lor foggiorno Ma • i 44 TMNOS EIS AHAON . 01 VSjlSTV,T}V ivi T[>UTV}Tl A ’/./.a b liystàzi y

O'tttot s s il’xsuvóv ts k, e« TirlwiÒa T vfivv

ÌSY,70l d9>X(^0VTM’ Zìi y C'H'Xpy&- editisi . $’ ortSiv QoiviTTX jisr 1 via Ku'pi©- H' % óinfSsT f

Oua Òvotyi 1 xxpn A’ (2 uvrià; , ì) M ÉAÙotdiuv , 20 IjispjSTTX ExpSu y , icj hv stsvu^uto KuVpf?

E’£ Ù'Sxt(^ TZTfUTZ’ QUÌI SÌ jJ.IV Ò.VT STlfitàpUV ,

jj.lv ipvjivxì Kstvzt Tvpyein rsptTY.srisTTiv , A'rollavi. ti Si

'S.TfVjJ.OVtU fiopézo’ §•£««

Ei Si /.fu; rolisì

1 H" w; (2) rxTjWTisz jxsyu; apsx Srsi vav J

’épi c<* A rpiylwyivt , ro TfA^JVss ìtsv&v , NtjVyj si vali zi sipyx^STO' vipQs Ss rx/xt Va

( 1 ) re !]1 . (1 ) X’wf t

Ma da invidiar non è eh’ ella fi dica all’ Traile prime (7) , allor quando Oceano , E alia Titania Teti sì s’ aflemblano

L’ Ifole , e ognor la prima di ior coro la Fenifla Va innanzi , e fa la fi rada , e Dietro all* orme, di lei Cimo ne legue ( 8 ), E Macride Abanziade a’ pefeatori a cui Gradita , e Sardo amena , e quella , 1 Vener dall acqua la primiera volta

Approdonne notando , che conferva . Quella , c qualunque ov’ ella iufo vada . .

Hymnvs in Delvm . 143 Se fi lutila invidia ejl inter primas illam numerari ( ) , Quamdiu in Oceano & Titauia Tetby eruut primaria lnfulae : fed femper Delus babebitur : Deli Pone Pboenicia vefligta Corfica fcquetur , Haud vituperanda .• & Macns Abantias Ellopiorum 20 , Sardiniaque amoena & etti adnatavit Venus ,

Ex aqua primttm : fcrvatque illam exfcenfu praebit» . turribus mwutae lflae quidem infulae firmis lunt ,

Delus autem Apolline . quod vero firmius feptum Apol-

line ? Muri equidem & lapidee ab impulfu concidunt 25 Strymonii Boreae : at Deus permanet femper immotus

Dele cara , tahs te propugnator defendit . Qttoniam vero mnltae de te circumferuntur valde cantiones , Cuinam potifiimum intexam tei quid tibi jucundum aitili tu? quo patio primum magntts Deus montes concutiens An , 0 Etile trifulco qitem ei Telcbines fabricarunt , , Jnfulas marmai effecerit : deorfumque omnes Ab

Guernite quelle fon di torri eccelfe, Deio d’ Apollo: e qual più faldo muro? ( ?)

E mura , e pietre cader pon dall’ urto Dello Strimonio Borea (io). Iddio è Tempre

Incrollabile , immoto, ed inconcuflò . (ti)

\ Deio cara . qual te loccorricore Videa intorno, e ticn la mano fopra

Se intorno a te corron dimoiti canti ,

Con cui te intreccerò ? qual ami udire ? Come a principio il grande Iddio battendo Colla fpada a tre punte le montagne (12),

Che gli aveano i Telchini (ij) fabbricata , * Cosi formonne 1 ifole marine , E tutte pofe a leva per di fotto K De’

Digitized by Google ., .

14 6 TMNOE EIE AHAON.

Ex nexTuv uyXi7

Yìpuyvodtv truffi' «ri J' yx, v) tfp tfìAnf/'v ùvzyx: , $5 A AA aOfT(^> TfAoywovv tirizXssn O. Hvoya £’ Iw m A pipivi to' tuAuiÒv y £ tci (ìudùv facto ruippov

Oùpctv&iv

ToPf* y~v & tu? coi £T£yljtw , To

E 0 01 E ò E’ipuftje cauivrst 5 jl£V £ T Ol/X <05V CtUOl* ITU ࣠fflVOlO TCtp 0%UV

E èpuy.a EupiToio TÓpsv xamyv^x péovT&’ . 45

Xuùy.iàìxiii S i aurfa.up àvyvxytvvi ( } «Aoc ì/lvp j - Mfo £( A’dhvotiuv TpOTtV^XO ZoVVttV XKpOV ^ J

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euTU yctp £ lw Te/* (i) $vfo'v, (i) «xittAiw. (3) aìvwtyìvn

Da’ fondi , e sì fui mar le ruzzolava : E quelle in fondo , acciò di terra ferma Scordafferfi , piantò dalle radici (12). con neceflità Ma te non premeo , Ma libera pc’ mari navigavi. (13) Nome era a te Arteria nell’ antico ,( 14) Poiché faltarti già un profondo foffo

Fuggendone di Giove il matrimonio cielo ad Da artro egual , che giù ne piomba.

Allor non anco a te 1 * aurea Latona Si tramifchiava e , tu allor chiamata Arte.

Digitized by Googlej Hvmnvs in Delvm. 147 ultimis devolverli Ab oris femoverit , & in mare ; alias coni mentis obhvijcercntttr Et quidem in alto , ut , Firmiter defixit te vero band ulla conjìrinxit necef-

fttas .• 35

Sed libera mari innatabas : nomen autem erat libi

AJlerie antiquitus : quomam prufundam mfilueras fojfam ,

. Coelitus fugieits lovis concubitum , a/ìro fimilis

Quantifper quidem tibi nondum aurea fe immifcebat Latona ,

Tantifper Ajlerie & nondum vocabaris Delus . 4° Saepe ex Traetene a Xauthi oppidulo Venientes Epbyram , in Saroniro finn

Nautae confpexerunt : & Epbyra redeuntes , lpfi quidem te non amphus reviderunt .• tu vero angujli ad rapidum Cucurri/ìi Euripi cum Jlrepìtu fluentis fretum , 45

Cbalcidicique confejlim refpuens maris undam ,

Ufque ad Atbenien/ium adnata/li promontorium Sumunt ,

Aut Cbium ufque , aut infulae perfufum aqua uber erat ubi te nympbae fartbemae , ( nondum enim Samos ) K 2 Vi-

' Afleria n’ eri , e non per anco Deio. Spefie fiate dal calici del biondo Trczen venendo ad Efira nel golfo

Saronico , i nocchicr ti vffitaro ; d’ quelli E Efira partendo , non piìi

Scorfero te , che dello flretto Euripo , Che fa in correr fracalfo predo il palio

Rapido ne corredi , e rifiutando Tofto P acqua del mare Calcidefe Notadi fin d’ Ateniefi al Capo

Sunio , o a Scio , o d’ Ifola Partenia acqua Alla mammella , eh’ è inondata d’ , le ninfe ( Che non ancor Samo era ) ove D’ An-

*

Digitized by Google . ,

148 TMN02 EH AHAON. 5' I'é/toj'©* (i) A’ynai'ov Muna^/rifei è%tlvi

< TcSro 7c civTifJi,ti[Zìv othìrAoo< o'JvojJ.’ eòtvro 5 OuVtKtV OVKtT tvì TOVTOV «JtjA©- tTtrXtti , «AA*

Kuj/Mffiv Aiyuioio mSùv èv&tfiueo fi^ai .

li' /xe v aurini OvS' flw xortovrav vrérparai' »j ir 55 ^ Anvòv ai' ai tTrtfifu/j.ÙTo Afyyitrtv , A»" r Sui E’^s^ffov* Aijrof Je èiuy.pièòv , ovvtna fMUWl

Zlwi Tuttiv iiptXXt

Tw fa K) aVTtj jjttv mtOTitjv 飣v cu$ef& c/Voj . c Xxff^c/x£M) fi/ya Jyj ri n, cv (paróv . fipyf <$£ A*Jtw

TtipiJttvLv ùìitri’ §vu St oì tl'aro tppovpoì

Taiav VTOTTtvovrti . ò //.tv r£$ov virtipoio

CiJ/qf.iii nopvtpiìi tri Op^inoi Ai'pou

vp& A"py

H' F fV<' vtfróocv irt pvj trnoròi tvptióav HVo

15 • (i_) iVrottC ( * ) t'I-ti'viaatv ( ) ) Vtrtex

D’ Angeo vicine Micalefie alloggio Ti diero (15). Or quando a Apollo fommetterti Il natale terreo quello a te nome , I naviganti per lo mar ti polero

In contraccambio , che non più Addo Cioè ofcura notavi , e fconoiciuta ; (16) Ma ne’ flutti del mare Egeo fondafli irata De’ piè le barbe , nè Giunone mette Paventarti , che un tuono orribil Sulle gravide tutte , che figliuoli A Giove danno fuor fu Latona , ma

Digitized by Google; Hymnvs in Delvm . 149

Vicini Ancaei Mycalefides bofpitio exceperunt .

At cum Apollini natale folum exbibuijfes , tibi remunerationis loco nautat nomina Tum haec indiderunt , non amplius innatarcs Propterea quod obfcura , Jed in mani

Fluclibus Aegaei pedum tuorum affixiffes radices .

Neque lunonem infejlam pertimuifli , quae alias omncs ^ ^ contea puerpera! quae Atrociter fremebat , Iovi filici : Latoitae Pepererunt vero fsorfim , quoniatn fola lovi paritura erat cariorem Marte fihum . in Ac proinde ipfa quidem tamquam fpecula pofita efi in

coelo ,

Ira vebemcnti concitata , & non ejfabili . Detineb.it enim

Latonam , 60

Affiiftam pariendi doloribus . Duo itera conflit ut i erant

cuflodes ,

errava fufpicientei . unus quidem folum terrae T continentis t bradi Aerai Stani in excelfo vertice T ,

Crudelis Mari obfervavit cum armis . eiui interim catti Septemplicem Boreae iuxta fpecttm morabantur . 5 Altera vero infularum infpedrix latarum Con-

Sola in particolar guifa , che a Giove

Di Marte caro più dovea dar figlio .

Per quefto ella nell’ etere vedetta , fo Pofledeva , affrettando non quale

Gran cofa ed indicibile , e Latona Tenca lontana, opprelfa dalle doglie. Due a lei guardie erano polle il fuolo

Sotto guardanti : il pian di terra ferma Del Trace Emo full’ alte cime aflifo

Marte fiero coli’ armi ne guardava ,

E i due cavalli fuoi preffo la grotta

Stallavano di Borea a fette buche . Altra guardia fedea dell’ ifole ampie Su

Dia ized by Google ' % . , ..

150 TMNOS EIS AHAON. r

-’ E"v9 oì [lÌv tqXIbjm litran itrsfiuXXero Atfrù , ifivov àrei^TtfpBi «irerpuTuv M , Sé èiyttfòat . eùys [tìv A’py.zìtvj Qsvyty , $ i'p& fepòv Auyw 70

nxpB’Bviov' tpsùyBV S 0 yBpuiv ptBrÓTitr^B Qbvuos .

Qeuys <5 0 Ai; TIbXotiìi'ì c'otj Tapay.enXir.ai iVS'/xU j E fnrXlw AtyiaXoù re iq A"pys©*' cu yàp Ìkbivuc «' A’rpuTiroùs btxtv/tìv , Ar AoVfv Y'vxyov .H"py,

Qeùye tt, A’cvi v\ tìv évo, frpópcv. ai $’ itpeTOvro 75

A/fWj Tf Zrpoipijj re ptsXxu^i'^nò , , & eysutrai t' 1 trpdujau ytpot Tarpò ó ’ «Vero toAAov oTitàsv A’fuTo'f 3 ( xpuyouv& , irsi TBTaXay.ro nepavvù

H' <5 ùxot£j 9'f<

AÙroy^oiv MfAój xa«' Ùto^Xoov etrye , tupstLù , ?o 1 H A

$.Biopis'niv E'My,uv& . B’ptai Seni b’i'txts virai Ma , t b’tbqv H p èyévovro rare ìpùei faina yu/ztpa/ .

N«/**

Su Mimante la figlia di Taumante Or quelli a quante mai città Latona

Si portarti: fi ftavan , minacciami ,

E floolievan che fuffe ricevuta : Fuggi Ila ’1 Arcadia , e poggio (acro d’ Auge Partenio fuggilla ( 17 ) , c la fuggio Indietro Feneo il vecchio (18), e tutta intera Pelopeide la fuggio La , che all’ Ifmo Si giace a predò Egialo , e ad Argo Che quei fentieri non calcò ; dappoi Ch’ Inaco toccò a Giuno , e si fuggilla L’ Aonia con un fol (19) corfo , e dietro Se-

Digitized by Google e , , 1

Hymnvs in Delvm. i 5 Conjlituta erat Tbaumantis qua* invaderai filia , Mirami-

teni . civitatibut adibat Latona liti ergo , quafcumque , Aderant comminante! prohibebant eam reetpere , & . morti Fugiebat quidem Arcadia , fugiebat facer Augno

retro . Partbenius , fugiebat fenex Pbeuaeus tota adiacet Fugiebat Feloponnefui , quantacumqu* Iflbmo,

Praeter Aegialum & Argos . ncque entra per tllas incejjit quia tenebat lnacbum Semita! La Dona , Inno . Fugiebat item Aonia uno curfu eamqne fubfequebatttur , 75 lapilli! ttigris Dirceque Stropbieque , abundantii qv.ae ba- bent lftneni manum patris . fequebatur & multo po/l

Afoput tardigradus .• quoniam foedatus erat fulmine . At fubducetts fe a tripudio abjlinuit nympha

Indigena Meli fubpallidum babuit vultum : , & g 0

Coaetaneam ingemifeens propter quercum , ubi vidit cornata

Moveri Hehconts . Meat deae diate Mufao . An vere nata* ftnt tuta quercuf,quum exftiterutu nympbae. Nym-

Seguiano , e Dircc , e Strofia , eh’ avieno Del padre Ifmen la man che negri mena

Saflolini , e feguia addietro molto

Afopo grave dt ginocchia , c tardo ,

Poiché dal fulmin era flato concio :

E fotto voltolandoli , dal ballo

Si rimate la ninfa del paefe , in (10), nata , e crefciuta quella terra t la E avea gota del color dell’ erba ,

Anfante per la querce coetanea , Quando la chioma vide d’ Elicona

Scrollare . Dee mie contate , o Mufe Se veramente allor nacqucr le qucrci Quar.-

Digi d by Google . 5

I $2 TMNOS El£ AHAON.

N'JpCpui pìv %cu'povmv ore S'puxt oji.fi p& cU&i $’ Nupipui uù kAui'ovuiv ore Spviriv ovx eri ipuAAu . ? A’roAAuv Tuli pìv éV urùxÒArtQr cuvà yoAuètj , è’

pyj p uéxovru fiiu&o fiuvnvtiTÒcu . poi Curu nudavi péxsi TpiToìtì'i^ eSpq , 90

ó’tpr? Ovviti tu Ttdvqxiv p£ yeti , «AA’ er< jcriVa Qqpiov ulvoyévuov ùrà nbeinolo xc&éprov nup^trov vitpóivru rtpistQit èvv£u xuxAoii .

A’AA* epmtt ffsw ri rofiurtpov $ irò ìutpyyi .

£vys rpóra • Ta^/vos cr; xtyfoopxi ut'puri Aoùtuv , ^ s èpov (Tu Jt xuxoyAurfoio Tófyv , téxvu yuvxixòt w AAa^f« . ov rii epilo

} rpoipò; oviJi Krflaupàv E y ,

IiWera»* tìuytav $è y.ut tùxyttm peAotpyp .

Sfi xp tpy . A^rw Je perutpor& adda tyiópei t A’AA’ óV K'yxilxht ptv ùrvtpvtfrano ro/qa EV

Quando Jc ninfe . Godono !e ninfe la pioggia fa crefcer le Quando querce , Ed allo ’ncontro piangono le ninfe Quando alle querci non più foglie fono

Con quefte , benché in éorpo fulTe Apollo addi rolli e diffe Gravemente , motto , Che fenza aver fua fine non andonne, Sopra a Tebe facendo afpra minaccia (21). Tebe perchè mefchina ne convinci ; Toftana morte . me malgrado mio

Non mi forzare ancora a profetare . Non per anco in Pitona a me n’ è a cuore , . . ,

Hymnvs itf Délvm.

Nympbae quidem gaudent , ubi querelis inibir irrigai

Nympbae rurfwn flent ubi quercubm non araplius folla . , 85 His igitur quercubus Jlpollo adbuc in utero Intuii gra . r’iter tratta fuit , <

Dixitque haud irritimi verbtim niterminatui Theb.ee : Tbebe quid mi brevi tibi ajfuturum exitinni feifeitaris ? , fra

Ne ne me invitum cogiti vaticinati . qttaefo , Noudum nubi Pytbone curae ejl tripodi fedes s , 90 Nondum etiam mortimi ejl ferpem praegrandii : fed ad- buc tlla Fera terribilis a Plìflo amne prorcpens Parnafum nivalem circurndat novena fpirii dico tibi quatti Sed tubtlominut verità a lauro ,

: te t Fuge procul velox comprebendam , J,augnine infiltriti 9 5 Sagittam mearrt . tu autem liberai malediche mulitrit

.• ncque tu mibi Nafta es cara nutricala , ncque Citbacron rit E fed fanfli nubi ; ego fanfin curae funi

Sic dixit : Latona vero folum vertens illinc abibat Caeterum quum Achivae ipfim refpmjfent civitateS too ' Ad- La tripodica fede,} nè già ancora

11 gran ferpente è morto (22) ; ma pur quella Beflia d’ orrenda barba fu venendo

Da PJifto ( 23 ) nc corona in nove cerchi

Il nevato Parnafo : ora piò vero

Dirò io pur f che fe dal lauro ufeifle

Fuggi, lungi r che te gingnerò pronto,'

Lavando 1 ’ arco mio col (angue tuo .

Tu i figli della donna malalingua [24]

Sortici , tu di me cara nutrice , farà Nè Citeron ; io cado a’ cadi

. diffe In cura fia Or egli così , F Latona voltando tornò indietro

Or quando 1 ’ Acheiadi cittadi 154 TMNOS EIS AHAON. E’f^sjxe vvp E'a/k*j 17ocst3auy& èrcu/q , té ,

ovpct (2 i B ts , Ati,a\jS^JO\ o oóqacit Otvià3ao ( ) , A'\j; $ t-rt Bicca/.i^v tóìect erpSTS. Ciuys 3’ A‘'-javp&j ai xai ai K pisyàty Aapicca , Xeipuvi3ei UKpar 10 Qeù-yt èì y.at ny,veiòi h.itrtrófj%u& 3iz Te^reuv . >

°pt] coi 3‘ • H , tu Tvipi avviti ijrop ensiro OÙJf K'UTty.XÓc'ÒYfi té ukucuì fatua, x^yen ^ ,

/xtpore pov; cpéycvca /zaénjv to’! . A , ècpòty^xTO a Torapiou Tarpi HvfiQut QtccaX\3a , ysv@* , tiTars

Keipijcai jiéya ytipia' TipiTÌ.éljarSe yiva' co y rio

AtccóySjcat rà Zyivos èv v3au té'kvu TtusaSat .

I7>}«/é 6<5ra ri vvv àvéjioictv epiteti , J fi' /*>jV à-’fatov (3t)Ka( Trarfp , où ì’ttov à/i^tfie .

é/us-éi H pa toi uà ra^ivoi toSsì , >j ét o

oiiyof tXutppi&vai Teroi'r,cai 3s tì ricusai *15 M J ly/ispov • èSpaTt'vtjt o3‘ àyfac^- . « épiiv uyf$& } noi* a-; Qcpu pi. faeoi ÙTeip*\Kaci revovre; . ; yàp

«AA«

( t ) etxiuSao .

’ Vegnente rifiutavanla , e 1 amica Elice di Nettunno (Z5); e Bura(2Ó) Italia Di bovi dell’ Eniade DcflTameno

I piè rivolfe in ver TeflTalia , e Anauro

la Lariflfa i Chironj Fuggia , e gran (27), e

Promontori [28] ; e fuggiva anco Penco,

Andandofi per Tempe ravvolgendo ( 29 ) . te il Giuno , a ancora crudo cuor durava , ti frangerti compatirti quando Nè , o , Porgendo ambe le braccia in van si dille : Nin-

D'gitized by CÌOOglcH s , .

&Y-MNVS IN DeLVIVÌ, *55

Advenientem , Helicepue Neptuni focia ,

Buraque Dexameni boarium Jlabulum Oeniadae ,

Retro pedes iti Tbeffaliam convertit . Fugiebat antan A-

naurus ,

rupes : Et magna lanjfa , & Cbironides t o Fugiebat etiam Peneus qui Jìuit per Tempe . j lutto , tibi vero etiamnum immite petìus tnerat : lacertos Neque frafia es , ncque mijerta es , quando

: Ambos extendens , nequicquam taha diceret Latona patri Nynipbae Tbejjalides , fiuvii gcnus , diate mento Vt fijìat magnimi fluxum : apprcbendite ipfum , no

Precantes ut lovis iti aqua hberos parere ficea t . Penee Pbtbiuta quid cimi celeri tate certas? , mine venti

O pater , haud equidem eque[Ire certamen obii/ii An obfecro Ubi ftc femper veloces fune pedes? an proptet me Tantummodo leviores funt ? .fecijliqtte volare eoS x t ^ bic ntbil ait ili . o ontts Hodie fubito ? meum ,

Quo te fero ? nani aegri defefji funt nervi .

Pelion o Pbilyrae tbalamus , atqui tu mane , Ma. Tcflalie profapia Ninfe , del fiume , ’1 Dite al padre , che gran còl lo n’ addorma , alla barba E pregando v' attaccate ,

Che dentro .all’ acqua di Giove i figlioli Si partorifeano , o Penco Ftiota ,

Perchè or co’ venti ne gareggi ? o padre y Su barbero già tu non le’ montato

così ti fon i Sempre veloci piedi ,

O per me fol fi fan leggieri , e pretti ?

E fé’ fatto volare oggi repente ?

Ei : ? non ode o mio pefo , ove ti porto Che i miferi già fon nervi fiancati : Polio , o ninfeo di Filira , or tta’ fenico. Sta'

• Digitized by Google .

1^6 TMNOS EIE AHAON

eVei' Xj B'ì'fts tv oilfsji mXXxni tuo ìAsìvw ,

* 120 £1’ijlctokovs ùSlvas ùzv.fUTUVTO Xtutvxi 5’ èiy.pvu Xufiuv llw ctpx iCj riipnoc iy.ufitro , eyuye AVayxai'vj puyuAvi 9*oc . ov yùp Attrai , uXXut UÓtvici txa «^Tvoti iva.ivjU.cu. eli* ^

• àut • u?J.x poi H p*l AiVTapiivxi ut’ ty.uo c > Ae^wi

JjVaAtj«v . ùrxvyuTxt oi ©- e

, ri juu}o ojmu >? Ù'toXÌtòxi Bwrroùev è&pvtrete . ;

«< /Z£AAO

8 ìik», i vxaToio . j EiX>i ( 1 ) ifisìo. ( ) ( ) aVoxpuvJ/a» . ( 4)

che fpeffo ne’ tuoi poggi Sta’ fermo , da e in te pofaro Mifero fuor le fiere , I crudi parti lor le lionefle .

pianto : Rifpofele Pcneo , verfando (30) grande dea Neceffitade . Latona , veneranda i tuoi , Ch’ io quanco a me , o ,

e fo ben altre , Parti già non ricufo , partorienti Che fi lavaro in me , j feo Ma a me Giunone fontuofa ,

minaccia guarda quello , E folenne ,

Digitized by Google . ,

Hymnvs in Delvm. 157 Mane .* quando & ferae in montibus faepe tuis Feriparos dolorei effuderunt leaenae . 1 20

Huic igitur & Peneus re/pondit lacrimai profundens . O Latona. NeceJJìtas ingens efl dea. neque enim ego

Diva tuos dolora rcucio . Novi quippe & alias Ablutas a me puerperas mibi limo effe . fed

Graviter comminata . vide quantus hic obfervator eft 125 alto Monte ex fpeculam babeat , qui me facile

Funditus fubvertat . quid conabor ? an intente

Dulce quid fic tibi Peneum ? eat fatalis dies .

Pattar tui cauffa , etfì inter fiuvios

Aridum fluxum babens aeternum firn periturtts , XJO

Et folus inter amnes abieShffmtis futurus .

Atque eccum me : quid plura ? vaca tantum Luci-

nam .

. at eius Dixit y & repreffit magnum fluxum Mars Pangaei avulja cacumina attollens erat lnietlurus vorticibus obruturus fiuenta. , & *35 De-

che at monte In cima alle vedette {ielle

Ch’ agevolmente me fprofonderia .

Che farò . Se t’ è dolce , che Penco

Pera . Sen corra il desinato giorno

Io foffrirò per amor tuo , ancora Se afciutta avendo eterna ritirata

Dell’ acque , io ne dovelfi andar perduto , E fol tra’ fiumi il piò difonorato

Effcr chiamato . Eccomi qui , che altro

Da vantaggio? Sol chiama l’ Ilitia . ( 3 1 )

. Dille , e rattenne la fua gran corrente Or Marte a lui dalle radici i capi del Pangeo per gittar era Alzando (31) ;

Ne' gorghi , ed accecare le correnti ; Smar»

. Digitized by Google , . .

158 TMNOS EIS AHAON.

èrpupuyv,rs iij ciTTtS'a Y , tv^sv àxuxfi

Aovp2r®- . yj Y sX-Ài^sv ivóirhov . eTpsps Y O’Vjtj?

Kj Tti Oofs» } hov Kpuvwiw , et? rt bvruàt E ryurtuì Tlivboio • Y ùpyyruTo Tara

©irradivi' roi Òtti yùp ut Y<& efipuyjv y,yj& j^0 fl'i Y QT3 T Ai TVUt OU 0 ps& TUfi TU^ope'voiO

XsiovTut pvyù txvtu , y.arovbxi 010 yiyuvT&

E <’« tTipW Bpixpy tTUpibx KiVVj/JVQiO i & y ©sppxii^pxi ts (òpspovnv v

Kui Tpimht tìttcvtsì st uXX*iÀoit' t uysvrt'

’Tvìp(&’ sysvT cLpu[Z& ruy.s(&- rór(& tvxvxX010 ,

Dlwsics Y cvx uùQ/s sya^sro , pipive Y òpoius upTSpò; ù; K tutpana , S’oàs Y sqyrxro Yvui ,

E ìrjKS oi Konsit'it èxévJ.sro Zù^eo yxipuv , , l 0 ^ rvy 1 ) èpa 0 t’ivexu Tijrbs Stòffa* p*i c tuÌyi; xuxlv ,

A'vt ì?,sv,porunii • yipn& bt tqi tT

(*) twy .

Smargottando fu d’ alco ci fe fracaflo E battè colla punta della lancia

Lo feudo , che guerricr fuon nc réndea . Tremò il Cranonio piano (3 3), c cP Offa il giogo, le di] afpro E cime Pindo , foffìanti ,

E per timor danzò TcflTaha tutta ,

Tal dallo feudo ft repi tò rimbombo . Come allorché della montagna Etnea (34) Dal fuoco fummicante i fondi tutti ’1 gigante fcuotonfi Contro , eh’ è al fuolo ,

Quando Bruito lì volta all’ altra (palla : Fre-

Digitized by Google -

Hymnvs in Delvm. 159 Defuper vero increpuit fcutum percujjit cu pide , & f Lanceae : idque Jìrepitum edidit armifonum . trtmucrunt autem OJJde Montes campus Cranonius graviter , & , & fpirantes Extremae crac Pindi .• metuque commota e/l unìverfa

Tbe/falia . talis namque e fcuto obortus ejl Jonitus , 140 Vt quum Aetnaei montis incendio flagrante gigante Commovente omnes recejflus , fubterraneo in Briareo alterum fc latus vertente ,

Et fornaces Jlrtdunt fub Vulcani forcipe , Et opera flmul : tum graviter & rotundati lebetes >45 Et tripodes cadentes fuper fe invicem refonant .

Tantus fune exflitit fragor /cuti rotundi . Peneus autem illinc permanebat per non difeedebat , fed inde ut initio inbibuit vortices Conjlans , celerefque , Donec ti Coeceis Latona acclamava Salvus fls & in- , * columi* : 5 °

: nec patiaris mei Salvus fls adverft quid caujfla , ifibac

Pro mtfericordia . grafia vero tibi retribuetur . Di- Fremono le fornaci di Vulcano

Per la tanaglia , ed i lavori infieme , Ed i lebeti lavorati a fuoco

Orrendamente , e i tripodi caggendo

’ L’ un lopra 1 altro ftridon : tanto allora

Fefsi il rumor del ben ritondo feudo .

Peneo non mica ritirofli indietro , Ma flette ùmilmente come pria

Forte , e i rapidi gorghi fermi tenne ,

FinoaCchè favellali a lui Ccceide :

Campa gioiofo , campa , che tu male Non pacifca per me (35), per quella tua * Pietade avrai di curazia contraccambio . , b Dit

Digitized by Google lóo TMNO£ EIE AHAON.

Il’ ti/ toAA» Tupfìev « ì kÌuP/j j eV , vJjtrov; ’i.ivuXia;' ut è’ co ptv ivtpyfipewiv tàèyjvro , Ov >.iTupv v/jtiTTiv E’yivùi'i; oppov eycvrou ,

Ov5 ti ti; KifKvpu (pi^o^iivorurij «AAuv .

l'pic è—cì Tuoyrtv e

rista'evSlt] ( I ) (pcfiiùVTO Y.UTX fJOV Y)VTUU TiTfJ.01 .

è' 1 6 D. yv-yi y;j yjrrttTu Kcccv Miporniifa yy,tov

1'y.sto Xu/moinji tipo» pwyòv ìfui'nis . y

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f rii ti/ io si vv Nijrov , A/T*f>j ti fiora , nt «AA»)*

A'AAa ci‘ fV. poipsuv TP o&nAcpfyua Sic ; «AAoj li' ’uuTtfpuv EV , c vtutcv yivos’ W VTC piTpyv Ùixovtu Iterai ovk Muy.yficvi kotfav'sròui ,

’piporéfiì piróyax a<’ TiXuysrrt KC&yvrat A , , ori ri x«i ìsrrroSiv M«XfK óVco furti , mia rmi H’tV Tracffu^Ip ( i ) .

DifTe : e da che molto era fianca in prima

AH’ i 1 o I e marine di fi loffi ,

Ma quelle lei non ricever vegnente , 1’ N on F.chinadi , eh’ anno un lauto porto . altre Nè Corfu più dell’ alloggiatrice ,

1’ Che Iri tutte , fu Mimante eccello

Andata in fretta , dilungate avea ,

Fi affai difiolte ; onde per la minaccia

fi la In fretta fuggian per corrente , Qualunque ella arrivaffe . Or poi pervenne All’ ifola de’ Coi Meropeida Ogi-

Digitized by Gootale .

Hymnvs in Delvm. 161 JDixit quum multa prius periti! adiit quoque infuias , & ijfet , Maritimis /ed illae advenientem non receperunt .* . ipfam Non Ecbmadesjnfignem navibus recipiendis portum babaites: 1 55 Corcyra ceteris omnibus. Non , quae alioqui bofpitalior Iris enim omnibus infulis ab excelfo Mimante Irata valde procul abegit : ipfacque ob comminationem Iridis Valdc extimefcebant juxta fluvium quamcumque dcprehenderet. In veterem deinde Coorum Meropeida infulam 160 Venit , Cbalciopes facrum penetrale beroidis .

Sed eam pueri hoc verbum cobibuit . Ne tu water

Hic me parias , non quod de hoc loco conquerar , aut invi deam

Jnfulae hanc gloriam : enim fecuuda efl & pafcua , fi

quae aha . Verum quod ei fato qui piani deflinatus deus alius id f 5 E/l forum cunts , ferva fummum genus , fub diadema Vement detreblantes ut , baud , a Macedone regantur , Vtraque continens quae in mari iaccnt , & , Ù" occa/um ufque , unde veloces equi So- Ogigia di Calciope Eroina

Sacrato Gabinetto , ma rattenne

: Lei del bambin quella parola Madre ,

Deh tu qu\ me non partorir, ti prego . ifola L’ non però n’ acculo , o biaimo Perch’ ella graffa e pafturevol quanto è , , altra dalle Alcuna giammai ; ma Fata

E' riferbato a lei certo altro Dio , De’ Salvatori la fovrana ffirpe, Sotto la cui tiara pcrverranne Non fuo malgrado ad cffer governata Da un Macedone l’una, e l'altra terra (36) Fra mare, c quelle, che in mar fono affile,

Fino all’ effrema , e donde il Sol ne portano

/

Digitized by Google lól TMNOE EIE AHAON.

HeAioi/

‘1"sxtcv( i ), o'ttoV xv oì {lèv i

O’iprycvoi Tirlwe; ù

f'uruvrai vi(póSi}' , ìoixqtsì , ìrdpAfioi *75

Teipenv , ijvixx xAfiV# xar Ktpx (òovKoteovrxi .

(ppovpta K) y.xu.ui Aoy.pùv Af/(j ,

Kai' xsSia Kpirruìa , i/xf. pow ( 3 ) xcAijf;

A’jj.(piTspt^£ivuvrai . lauri Si m ovx napròv

T(itov& aiòo\ievoto' xj ovyJn pioivov ÙKsvyi y i8o

A’AA’ viSij 7r£pì ( 4 ) wpV XTXuyx&tvTo (pxkxyys;

Avapievluv' $5 tj xapà rpitoSsoviv spisìo

(t>cl

ai' o'iJoy ceppavi A’erri Sa? , raAarijyi xaxijy £uA» 'ZTYitrovTui' tsuv al ptèv èpLot' ai S’ eVi NfiAu 185 yspxt ,

E*v tv pi rovi pcpeovrac ÙTomevravru; iSovrai y Kfi-

1 Polì «?jp!?p*ut defunt ( 7 TfVtpov, (») verba omnia ufque verfuS. xe'Ktiu ad finem (3) nxapci deeft . (4) x *p« .

ei I rapidi deftrieri ; ed del padre

Saprà i coftumi e le maniere appunto ,

Ed una un di comun verracci imprefa , Qiiando fu’ Greci lafceremo andare coirei II harbarefeo , fufeitando Il Cclto Marte, e i Titan (37) tardonati Dall’ Occidente edremo fioccheranno Simili a nevi (38), od alle flelle eguali

In novero , allorché per l’ aer moltiffimc

Sen van pafccndo . Allora le callella , Ed

Digitized by Google s , .. ,

Hymnvs in Delvm. 163

Salem provebunt . is norit mores patris l.agidae. , y 0 Equidem commune ohm quoddam veniet nobis bellum Poftmodum : ubi prius contra Graecos gladinni Barbaricum & Celticum excitantes Martem , Gigantum pojìeri , ab Occidente rcmotijjimo tiivibus aequiparatidi Affluent , , aut numero para Stella , quum plurimae in aere errant Munitiones & vici Locrorum Delphicae rupes , & , Et arva continenti Crtjfaea , & s civitates ,

Lamenta circumcirca gemunt . Videant autem pingue»! frugem Vicini agri ardentis : & iam non folum fama accipiant, 180 Sed nunc circa templum refulgeant pbalanges

Hoflium : nunc videant apud tripodes meos Enfes & baltbeos impudente infeflofque , Clypeos qui Gallis infelicem dementi populo , viam , ,

. aliqui • Efficiant horum nubi praemium , aliqui apud Ni lum . . l8S igne qui eos videntes In gejferant animam efflarc , la. Ed i piani Criffei (39), e terreferme

Intorno intorno remeranno angufti , E gemeran mirando il graffo frutto

Del vicino eh’ abbrucia , e non più folo

Per udita , ma già preffo del Tempio Le nimiche falangi feorgeranno

Ornai preffo a’ miei tripodi le daghe ,

E le cinture ardite , e gl’ inimici

Scudi , che mala ftrada pianteranno De’ Galati alla razza forlcnnata in Di quelli a me altri faranno premio , Ed altri al Nilo giaceran nel fuoco Dopo aver villo chi ne gli portava effere Spirare , e fon per del Rege , L 2 Che

Digitized by Google l6\ TMNOS EIE AHAON. XTiùij(&' àtfaiz tgXAz kziaÓvt& K sUovtcu , (3 E’

A/w}(T£

E’V* SiiiSofiévtj rii iv ìiòzTi viìtr&' zpzivi , évi nÀz^oijLtvi] ireXzytrtri' rréSst Sé ol ouy yj>pu > ZV$i'piK , Ùf • A /-/.Z TTZhppjl'y tTlVtySTXt y &

vi tos !vp@^ ò'zy

eòthovruv . Tvf fit tptpoi;' ztivlui yàp eAturtzi eì( 195 A(' (lèv TG7TZ ÀtyOVTOi UTéTptyoV Et V ÙXt VYltTOl .

- 203 $’ ié

1 ir» y.aT£(p/£|aK* eVf»' irspntxito Tvp ,

T>v,ij.ùv vt ùSivtrm (Szpvvo^ivhv òpóurz ,

tcutci pze pt'^ov ò' toi £-

*cttvi 1 Defideratur totus verfus pars ( 1 ) f»epii»« . ( ) , & fequentis ufque ad verbum ....

Che molto travagliò ben degni premj (40).

te oraeoi rendo . O Tolomeo , audio a il che nel ventre Loderai forte Vate ,

tutti i giorni : Ancora flà , dipoi per nel cuor tuo lo poni . Tu attendi , o Madre , e Avvi una tralparente in acqua, e rada (41) piedi ]foJa errante per li mari , e i

Non danno a lei in un fol luogo fermi , Ma dal rifluffo qual paglia galleggia . ove il mar porta, Aulirò quinci , turo quindi ,

Digitized by Google . ,

Hymnus in Delvm. 165 lacebuut Regis pranzila ut qui multum laborant , , ,

. tibi Futuri Haec , Ptolcmaee , vaticinia edo . Laudabts fané vebementtr eum qui adhuc in utero Intel Vatem

Deinceps omnibus temporibus .* tu vero adiuva matcr . 190

EJl nota quaedam in aquis infula levis ,

ei non in : Errans in mari , pedefque uno loco lune

Sed undis agitata natat , veluti albucum . tllmc Boreas pellit Hinc Notus , eam , prout ferì mure.

Eo me portes . nam in banc venies bcnevolam . *95 Tantum loquuto Apolline, omnes in mari dijcejferunt infulae.

Allerte carminum amans , tu autem ex Euboea defcen.teras injpeflura rotundas neque Cycladas , olim ,

Sed adhuc recens a tergo Geraejlia fequebatur alga .

Conflitti vero in medio , & commiferta Latomie, 200 Marinam algam omnem exujfifli : quoniam circumquaque

fiagrabas igne , Miferam pariendi doloribus moìejìijfimis affliciam videns in Imo , hoc me Jìatuas quodeumque ttbi ìibet . ncque etiim comminationes Ve-

Quà mi porta , che pronta accoglieratti . Mentre quelle parole egli dicea, L’ lfolc in mar fc ne lcorreano lungi

Afteria al canto amica , tu d’ Eubea Tornavi per vedere le girami Cicladi pur di frefeo eh' a te ancora , , L’ aliga di Gerefto (42) venia dietro . Or di Latona pel deftin perverta di zelo Tutta in fuoco ardendo andafti , Sotto le doglie oppreffa la mefehina

: Rimirando , c dal duol cosi dicefti

Giuno, fa a ciò che t’ me è in grado pure , Che di voftre minacce io non conferva

L q Fac-

Digitized by Google Ù . 1

1 66 TMNOS EIE AHAON

tjj.i Ajjtk' . T'/xiTi'fxt tpv?u^u' ripa. , T$fZ ù(

F.'Wtéc . >1

T/tj ovti peibpui Taìx tot’ H-ctviyTiv , ore N^A©- «Vo y.pyjMoìo KUTtpféTUi Abortì© .

£ KÀl^iì t [ITOlAtV UplOlS AvTXTO Sì ^uvlw , 0C70 S à/xj^avójc Jto' 210 Wwx© TOT»' Tpépvov , At/yfì;? ^é' ’Tfipo/J.BVi]' var;©' ypoòf £pp££v ISpui; •

’ puiT£pci y.ovp (òxpuvst; ElVf <5 ÙAv

vijT©- ÌTitAuovra òxAxas-yi . Aì/V>) to» ,

yiivso Kovpe igV»©' t^» mXtov . Telveo j , 2 oóii é cItusoì 5 Niioupos A»o'? (SxpvSviu ,

Ala/' eySjuxi' ( • ) ro©

1 7 ' <5’ ù&u.MVoura (po^a J ùvepia-yeTO ptifòo;) fV , E» t£ , ( roAi) TpovycvTx 2r£uuv H'ftj Twstrirz , , era j£ av Kpelovfa x.uSvi) /x/v f’yw i txvtu’ Sì

TvyjTL*l OVÀUfJLTOIO' Hj QV ££/>* SeiSiptfyj UA/IlU 220

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. ( I ) "tflJWJll

vieni oltre vieni a me Latona Faccio ; , , quella al gran vagare acerbo Dicefti , e Da non poterli dir, ripofo diede. Dell’ Inopo s’ affile alla corrente (43), Che allora profondiffimo la terra Butta, quando con pieno corto il Nilo

Dilcende d’ Etiopico dirupo , gli omeri Sciolfe la fafeia , e s’ appoggiò con acerba doglia Di palma a un tronco (44 ) , da un’ E difperata, afflitta, e per le membra

fudor ne difcorrca . Vn bgrondante Dif-

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Hymnvs in Delvm. 1 67

curo . ni Veflras tranfi , tranfi me , a Lattina .

: at tlla Dixifli Latona infango & mifero errori >1 fine) 205 fecit.

Sedebat autem Inopi ad fluvium : quem profundìffimiun Telhts tutte emittit , quum pieno fiuvio

Ntlus a praecipitio Aetbiopico defeendit . Ibi exfolvit Latona ctngulum , retroque inclinata efl btt- meris palmae Ad truncum , difficultate miserabili 2 1 c Afflitta : bumidus vero per corpus defiuebat fudor Dixit autem anbelans : Quid matrem , fili mi , torqnes ? tibi care fili in lpfa , , fuia fupernatans mari . puer Nafcere , nafeere , & benignus egredere ex utero Juno uxor Jovis iracunda tu vero non poterai , , ignara 215 Diu : talis tibi accurrit nuntia effe Iris , Dixitque adbuc anbelans (metu autem permifcebatur oratìo) O honorata luno multo praeftantijfima inter , deas ,

ego tua omnia . Tua & , & funt tuque regina fedes Germana olympi : neque mamtm veremur aitar» Fe-

Difle anfante : perchè , o barabin , la madre

Travaglj , e gravi? eccoti, o caro, quella

Ilola navigante fovra ’l mare Nafci naf'ci , bambino , efei benigno Dal fen . Spola di Giove in ira grave. Tu noi dovevi troppo tempo Ilare

Senza udir ; tale a te mcfTaggia venne

E ancora anfante dilfe : e la parola Collo fpavento mefcolata venne (45 ) : Giuno onorata c delle 1 ’ , Dee eccelfa ,

Io tua , che fon tue tutte le cole , E tu fiedi legittima regnante D’ Olimpo , ed altra man non paventiamo L 4 Feaa-

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1ÓS TMNOI E1S AHAON.

©>)Atireplw .

Ay,tu rat fJ.trfluì xvxXverxi e vìoSi vqcrou . Al'xXxi lèv rarai àreqvyov ovò‘ f fuv , èS'e'yfivro’ ÈnaXzfftrtv A'sepi*) y òvofj.ttq\ rxpepyofièvlw ,

AVff/i} tovtoi v.uv.òv tràfjv' altèa Kj cairn]' . 225 ’XXx

ipréfitài^r yjjc, re Sai] i ore rxvrtrat À y uypi]( , è’ * ° l"£fi ÒKp^reipa. rxp i'yyenv avara uùrij < . 3

* O'pB'à fJ.óx‘ y aièv traila 9-fij« ùxo^f yfiai òpLouXlw

Tvj (V.fV.tj Qxvfiavr(&' òro Spóvcv ì'^ero Kcvpvf • avvinare ergere irtXtèerat Keó») y py; ì'Jfijs , OÙy ore ai ?y$xiov èri rrepòv ilrv(&- èpilru’ A’àa’ xvtov fj.iya.Xoio rari yXojyJ va bpóvoio *3) àroKXivxra Kapqxrx Xeypi^ eu • Tvtèòv , hi ^ùvlui àvxXvsrxi ovài Ovàé rare , rayelat al ri aitpv'iàicv TL‘vàpofJ.tàx<; y finj >q èr<& ei'rif Ae-

Femminil ; tu Regina dello sdegno

L* autor faprai : il cinto feioglie dentro

Nell’ ifola Latona . L’ altre tutte la L’ abominaro , e non riceverò . Afteria la chiamò per Pattando , nome , rea del Afteria , mare fpazzatura ,

arteor tu . cara ’l puói Sailo Or , poiché

Soccorri , veneranda , i fervi voftri ,

Che battono il terreno a’ cenni tuoi .

1’ Ditte : c fedeafi fotto aureo foglio ; eh’ Qual cagna di Diana , allor quando Si

Digitized by Google , .

Hymnvs in Delvm. i 6g tu o irae tettiineam . vero , regina , cauffam fcies

Latona libi gonam folvit in infula .

.* Cetcrae quiJan omnes eam averfatae flint , tiec receperu-.it

Aflerie auto» nominatim cam advenientem vOcavit ,

Aferie malum ponti verriculum .• tuqtie r.ojìi hoc ipfa . o cara opitulare Sed , , diva ( quum poJJis ) fervis Tuis qui terrai tuo perambulant imperio. , velut Dixit , & infra auream fellam fubfcdit , canti Dianae quae a celeri requieverit , quum venata ,

Sedei venatrix ad peJci Dianae . aurei vero ei arreclae paratae Admodum , femper ad Deae percipienda

•uffa •

Huic fimilis Tbaumantii filia , infra fellam fedebat :

Jpfaque adeo numquam fuae oblivifcitur flationis , Nec quidem quum ei obhviofam alam fomnus infixerit

Sed ibi magni ad angulum folii ,

Parum acciaiato capite , oblique obdòrmit

Neque Umquam cingulum exfolvit , ncque pernices

Calceoi , ne fibt quod improvifum verbum dicat He* Si porterà dalla veloce caccia

Corcali cacciatrice a’ fuoi veftigj , E 1' orecchie di quella affai ben ritte Son della Dea Tempre a ricever pronte

La chiamata » Or a quella fimigliante Di Taumantc la figlia fotto al trono

Stavafì affila , ed ella non mai punto

Del fuo porto fi feorda , nè allor quando 1 L ala Letea fovra lei il Tonno pofi ( 4 <5) 5 Ma quivi ad uno Tpigol del gran trono Vn poco il capo riportando dorme feioglie A traverrto , nè mai faTcia fi ,

Nè i veloci fcarpini , che parola

Non le parli repente la Padrona . .

170 TMNOS EIE AHAON.

ò‘ i AecrToTiC >j ÙAtyeivòv ( ) ÙAuqtìauact TporvjóSu , vvv àvuSeu Kj ycty.': oia$s Cù'tu , u Zlwo; , 240

K) TtXTCITi KSKpVpLIXSVU’ Ó'&l Atipia , fl>]S’ fflAeci

; Ssc oAA’ Auccxi'f; pecyicvaiv eAtrp , o§t (pùxxi

E ’i vuotai TtKToviriv tv ì aTiXuStaaiv èpq piata .

A'pepivi S‘ tùStv ti /2upvvcpiui iivsxu TÌjaSi

iqiv - A’piT^UKt'tje , cvS’ oarui ÙTo(ivpiiu pé%a) _ 245 TcaaùSs of- pietra yup rs xaxwi iyu.piaTa.ra Avprat .

uv tv.Tuyhóv ti aefit&piui cv'vék ipieio A’Mm f , è S‘ avOetAsro aro vrcv Aspiviav ovx Turtpae , A/jì .

H* pi. tv ttpv] . xvxvoi Si SecC pi^TOvref ùaiSoi

M Vióvicv UaxTuXòv ixvK^uruvTO àittovtsì 258 E’(SSc[xuy.ic mpi Av,Aav * tTV,aauv Se h.oyeivi

Mavaówv opv&s; , ÙoiSotutoi Terelwuv . E’Vfltv è 7ra.~i TcaauaSe hvp/i èveSyauTo yopSut j'aTspov , òaauxi xvxvoi tir' ùSiveanv ueiauv .

(i), O yàoov ovx ìt ueiauv 0 à ey.aapiv.ui d tori piuxpov 255 Nvpi-

(1) cìXlyvvcv . (ì) «x tr’ ijliffa» .

EfTa dal duolo indiavolata dille :

Così or voi , di Giove vituperj , le E farete nozze di nafcofo ,

E di foppiatto ancor partorirete ,

Non u’ le ferve più mefehine , e vili Infelici nel parto anno le doglie , Ma dove partorifeon le marine

Foche nell’ erme abbandonate grotte . Con Afleria niente io pur m’ aggravo

Per quello fallo , e non m’ ingrolìo d’ ira fia Nè , che cole contr’ a cuor le faccia, Tan-

Digitized by Google s . .

Hymnvs in Delvm. 171 fiera Iuno. At baec gravi dolore peretta ipiam alloquebatur: Itane mine 0 lovis probra & nubatis 2 , ,

Clanculum pariatis occulte 1 atque band ubi miferae , & Et aegre parientes laborant pifirices : fed ubi pbocae

Alarnia e enituntur in fpecubus defertts . iridtgHor Ajlertae antera nibil prorfus , caujfa buius Delitti neque efi ut molefhas tnferam 245

Tot tantafque ei . valde entra male gratificata cfl Latonae. nibilomtnus venerar propterea Sed ipfam mirifici , quod raeum

Lettura non confcendit , & lovi antepofuit mare

loquuta ejl . olores Sic baec vero Pbocbi cantores , modu-

lante , 2 ° relitto 5 Maconio Fattolo , cinxcrunt Doluta &“ Septies , accinuerunt puerperio ,

Mufarum volucres , vocaltjjimi inter aves . Atque bine puer Apollo totidem lyrae intendit fides quoties olores pariendi doloribus Pojlmodum , accinuerant 2 Ottavum nondurn cecinerant , & ille exfiliii , alta vero voce 55 Npru-

Tantc ce ne vorrebbero , che male

Affai fece piacer ella a Latona : flranamente lei Ma io onoro , e colo,

Perocché il mio non calpeftonne letto ,

E ’l mar di Giove in vece ella s’ clcffe .

Quella sì ditte , e i Cigni cantatori

Di Dio , cantando , abbandonato avendo

Il Meonio Pattoio , fette volte

Giravan Deio , e alla partoriente

Cantavan fopra , augelli delle Mufe ,

E mattimi cantori de’ volanti . Quindi tante il fanciul corde alla lira

poi i allor fiate Legò , quante cigni il parto . Cantar fopra le doglie , c fopra

fuorc . L’ ottava non cantar , eh’ ci sbalzò

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172 TMNOE EIE AHAON. vy-pcei A>jA tx$st N ì TOTUfiau yt'v& ùpyuioia , Eìtuv E'AjjS'ij*;? isfàv /«A®** aurica ò’ cu’Syj

XÓAxì©- ivTYiyy

v(fii

y.[VGtU TU TOTS TUVTU §£jJ.(iAlX yUVtTO , AtjAf .

furai Tfoyósfftra i'p») X $s Travvjpff©- tfpse A , $’ Xfvffewv ix.0fu

* ’ E’v <5 tflùfav xoAToinv’ er(3r 5 éfòty%tti rsfov , 2^5 t E> pfj/stA’ T3Auj3a>jt*£ ttoAuttoAi sroAAà , w , ,

AÙtvi tyù Toriiàt hur/foroi' «AA* ut èfict o

A^A;a« A troAAuv X£kAj)!T£T«« * oi$e t<« «AAtj F«(«wv rcrróvh $evt T£

Ou Ksfxyìt Kpsiovn TloretSawi Astuta ,

Kpvjrv) Od Tayoj Empiei] KuààUuìo; , ou Ah , n'c

( i ) jrAhV'jp

Le Delie Ninfe a fiume antico figlie

Ditterò P aria facra di Lucina (47) . Tofio 1’ eter di bronzo rimbombonne

. Con una nenia ben gagliarda , e forte

Non n’ ebbe invidia Giuno , nè rancore ,

Poiché le avea la bile tratta Giove . Auree tutte allor le fondamenta (48)

A te fi fero avventurata Deio .

D’ or tutto ’l dì feorrea ’l rotondo Iago ,

fi il D’ or feo natal germe d’ ulivo ,

D’ or temperava nel girarfi Inopo :

Digitized by Google , ,

Hymnvs in Delvm - 173 Deliades antiqui Nympbae , fluvii genus , Dixerunt Lucinae facrum carmen : Jlatimque aetber

Aeneus refonuit magna canentium exfultatione .

Ncque Iuno id gravitcr tulit : quia iram ci exemerat lu-

piter .

tibì fune .* Aurea omnia fundamenta fatta funt , Dele Auro etiam rotunda per totum diem fluebat p ilus : Auream quoque produxit flirpem ramus oieae .•

Auro item exuberauit quod profundus lnopus vehebat . e Tu ipfa denique aureo folo fujìulijii puerum ,

lnque gremium repofuijìi & tale loquuta et verbum : , 0 multis aris ornata O magna , , multifque urbibus , multa

proferens :

O pingues continenti/ terrae , & circumbabitatae infulae ,

Ipfamct ego ium illa tam inculta terra .• fed a me Delius Apollo iam nominabitur : ncque itila alia

Terrarum tantum Deo curae erit alteri : Lecbaeo Non Cencbris Neptuno , regi , non Non mons Mercurio Cyllenius , lavi Creta , Quan-

Tu flefla , o Deio , da terreno d’ oro

Prenderti il putto , e si il metterti in feno £ tal parola ne dicerti allora :

O grande , o Dea di molti altari , o Dea

Di città affai , che molti beni arrechi ,

Son graffi i continenti , e voi , che intorno

lfole fiate : ben io tal diferta

Ed afpra a lavorar , ma da me pure

Apollo , Delio chiameraflì , e alcuna Altra terra da altro Dio non mai

Tanto amata farà quanto fìa io :

Non Cencride dal Re Nettun Lecheo , Non da Mercurio la Cillenia rocca (40) Nè .

174 TMNOS EIS AHAON. iit èyù A’toAAww* x, t trtrcpiai ovx t ri irha.yv.TYi.

il' Se

T« Vj y/,

A’iróhhvyoi xovpoTpó(t) oùSi EVuw ,

ì 0;y a Sìk ) oòt "ittoi èiri^eifavtrtv ti'pypi'

A’hhz toi ùfipiSTSif Sexxr^ipópoi uièv ùirupy^ui

piroVTXt . ir irohtjei Ut arai Sé %opoSi iviyowi ,

1 tì ir 2 9-’ A'i pòi faliul ), al e nrepov , ai" t ùvà iii

KhKpoui f^ravro , k) oì' xaSurepSe Bopeltji

Oi’xia 9i voi iyovai , irohuypoviùruTov uiaa .

01 fiévrot y.xhxulw re ìij tepx Spxy/xxrx irpàòrot

A'sxyyuv

Tv,hò$iv iy.fixJvovTZ irohb irpurotto. SiypvTXt

Tviheyisi (nparovret òrly troia hifarai .

Asurépov tepìv cirrv cn/ifa MijA/Jo? a/’>j« , , ^ ri'pyjjvrxi' xs7Sev Si Stairhuovnv A’fa'vrvv

E t’s àyaSjov ireSiov A>jhxvTiov . oìò’ 'in fJLUxpòf 0‘

( ' ) • f * ) e'iV ,

Nè com’ io da Apollo, farà Crera

Da Giove amaca , e non farò piu errante .

ei . Sì dicevi , traea la dolce poppa Qu indi d’ allora in quà tu fei chiamata

Trall’ ifole fantiffìma , d’ Apollo

Bambin nutrice ; nè te già Bellona ,

Nè Pluto , o premono ì cavai di Marte (50). Ma a te le decimifere primizie

fi Annuali mandano , e a te tutte le Le cittadi ne guidano danze , a Ponente E quelle , che Levante , che a , E eh?

Digitized by Google . .

Hymnvs in Delvm . 175 Qttantum ego Apollini & ero baud amplius errabum!a

Sic tu quidem dixijìi : ti vero Apollo dulcem traxit mammam Ac proinde infularum /atiftijjìma etiamnum ab ilio tem- pore

Vocaris Apollinis nutricala .* ncque te , Bellona ,

.• Nec Piato , nec equi Martis calcant Sed ùbi quotannis decinuferae fempcr primitiae Jilittuntar : tripudia civitatei omnefque agunt , . Quaeque ad auroram qua eque ad qtt acque , vefpcram , ad meridiem Sedei pofuerunt qui , & fupra Boreum

Domicilia littui babent , valde longaevum genia . quidem tibi arijlai [acroi manipuloi Hi , & primi quoi e Spicarum ajferunt , Dodone Pelafgi primo Procul exeuntei omnium accipiunt ,

Terricubae minijìri perjìreperi lebetii : Deinde in urbem & monta Melidit terrae

Perveniunt manipuli : illinc vero traiiciunt Abantum Jn uberem agrum Lelantium : neque tam longui Cur-

ii che nel mezzo pongono le forti , Tito E quei , che lopra al Boreale (51)

Anno le cale , di gran vita fangue .

Quelli i facri covon portano i primi ,

1 quai sboccanti da lontan paefe , Di Dodona (52) i Pelafgi accettan prima

Affai degli altri , che fon dorminterra

. Miniftri del lebete , che non tace In fecondo poi luogo vanno al facro

Cartello , e a’ monti della Melia terra . Indi padano al buono degli Abanti Lclanzio (53) piano; nè già molto lunga ’

1 7 6 TMNOS EIE AHAON.

, 290 0‘ vÀooi Eùj3o<«j9 ey ivi! rio yeirovet offioi •

FIfurai' Tot reti" evento» ùvò Zxvd’ùv A’ptpixffviSv

E'y.ctipyr, Oùt‘( ts , Ao£w re , >9 evutov ,

1 Bopeao xj cipffevet ot tot àptrToi © tyxripn , H’<"&/«»• oo^’ o^ye t,«A//xtst£« oikuS’ \mvto'

optaipoi $’ èyivovro »cAtei oi/xor’ etili voi . 29 E , ^ 5 tjhtàSe; [lèv vij.s'vxiot H’toi A , ot ivvfof yeti tIw H'^ea Mvpóuav pop^va-TiTcti , fama, ro ìoóXu Hctf&ivr/Mt , vctifct Sì Sipos vpÙTov A'prive; tifàiotriv ùvupyjptfyuot tpopéovnv . oc vóerrx

èvonjraVTO tìj yopòv dpipe(2xÀovro’ KoyJ.ov ì ù:

1 av|/o

aAA* Si vtSì v^tjrrovrt ycftinSe: ànpxÀe's oùSasM•

( 1 ) eiwjr>iA>f>'.

E' la navigazione da Eubea , Perocché i porti tuoi vicini fono (54). Primiere a te recaro quelle offerte Loffone Dagli Arimafpi biondi , Vpi , e ,

Ed Ecaerga di profpera etade , che allora Figlie di Borea , e mafchi quei , tornaro Octimi tra i garzon (55), che non ed forte : Di nuovo a cafa , ebber buona Nè fenza gloria mai quegli fi furo . O Delie quando Imeneo ben l'onoro , Va facendo alle femplici fanciulle Pau.

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Hymnvs in Delvm. 177 Ctirfus ex Euboia quoniam tui portus vicini funt. , 2 ^ ° Prunae tibi bos mampulos attulerunt a fiavis jdrimafpis Loxoque beata Hccaerge Vpifquc , , & , Filine Barene qui lune optimi erant , & mares

luvenum . ncque ijli rur/us donnan re-aerterunt ,

Beatique effetti tinmquam ingl ori i erunt . funt , & ipfi 295 Etenim Deliades fuaviter cantans Hymenacus , quum

Thalamos puellarum terret , coaetaneos capillos

Virgines puellis , at iuvenes me(fon primam lanuginis

Mafculi iuvenibus primitiarum loco offerunt . yljìerie odora te quidem circuir) injulae , ^ QQ Cmxerunt , & tamquam choro Jliparunt ; tacitar, nec jìrepitu orbata») • Nec , faltantium , fed fpleit didis capillis

Vefper te femper defpe&at circumquaque decantatam .

Hi quidem iuvenes Juccinunt car.ticum Lycii fenis ,

Qtiern a Xantbo fatiloquus adduxit Ole ti . lllae vero virgines pede quatiunt tripudiatiti immotar» 3°

terram , Equi

Paura , allor le vergini la chioma

Di quell* età , e i mafehi la primiera Garzoni di lanugine tagliata in primizia a* giovan Dii ne portano MelTe , (5 6). intorno Arteria facra , a te d’ intorno

1 ’ An fatto cerchio ifole , e qual coro già D’ intorno porto ; te non mai cheta

El'pero , o lenza fuon , ricciuto mira , Ma lempre da per tutto rifonante

Quelli cantan fui fuon del Lido vecchio , Che da Xamo condurti: Olene il vate (57). ]1 fermo luol batton col piò donzelle

Saltatrici , ed è carco di ghirlande M li

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178 TMNOE EIE AHAON.

A)j tote Kj fregavoun (2ctfVviTCtt ìpòv aycthn»

KVTfl$0{ Ùfiottili ÙptyKOOV’ Iw TOTE QvpSVi Et COITO avv TCtlliacm KpijnjStev àvtirAfi . , ore »° Ol yjtìi-xlv fiVKHifxa Ci) itati uypiov qat (puyóvret 3

Tlct'rtpxy; ffxoAtou Aa(3upmQou , ksh yvctu-TTÒv e fot ,

, riorvia tròv )«9 apwf/.ou , TfpT fici'pto'y tyupojjJvou

KuxA/ov ùpyya-ctvTo' £opoJ <}’ vty^truTO Qwevf .

ùei&ovTCL ^tapifot Itpcc 4>o/j3a)

1 K‘KfC'T‘èui •xtpixowi roTìjia vwt tKttvtìt • 3 S

ffTipi )j tAA/rf r<« ff£ vgunjt A rro?jj(2ufL£ , xcA , Ssouirvi É'/xropot Ai yctt 010 rapijAufle wji’ ;

OÙ£ e liVa) pieytcAoi ptiv emirvei ovtriv cariti , Xpeiw y ÒTTnctyjKTTov a.yu xAoov* «AAat rct Aasi

j zo 3 fl'xitt ttTTSlActVTO CiÙ XfltAlV «lì^K É^ffCty ) KM eAi£at^ Ilfi'y (ityxv ij trio /3i>/xov óxo xùtfyyriv

cA-Ot* y.a<' vov òèctKTcurai àyvov »jc Y tpa'ófjfyjsv , Tpsfi Xe7puf ccTctrTpianai' £ AtjÀiàt tu pero vu/ripy iW-

( I ) fl)|'xW/X* .

Il facro fimolacro della Venere

Antica famofìfiìmo , che Teieo Ereffe già (58), quando rinnavigava ’1 fiero mugghio Da Creta co’ garaon , che il crudo figlio Fuggendo , e di Pafifae , E ’l curvo fuol del torto Labcrinto (59) > al veneranda altare Intorno tuo , o ,

Della cetera al fuon ballaron tondo ,

Ed era il condottier Tefeo del ballo Onde Tempre viventi della fagra Nave vittime inviano ad Apollo

. \

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Hymnvs in Delvm . I7P Equidem tutte & ftrtis oneratur facrum fignum

Vetieris antiquae benigtte audieni . quam ohm Tbefeut

putrii t . Erexit cum , pojleaquam Creta folviffet Qui ubi borrcndum mugitum & feroeem filiutn effugif- fent 310

Pajìpbaae , & inflexam fedem tortuofì Labyrintbi ,

Diva , tuam circa aram citbarae ad cantum

In orbem tripudiarunt .* chorurnquc duxit Tbefeui . Hinc fempiterna tbeoridis Jaera Phoebo

Cecropidae mittunt , armamenta navit iftius ^3 multis arii ecquii te Aflerie , multifque precibut ornata , nauta lnjlitor in Aegaeo praeteriit navi properante ? tam vebementes Jdumquam ipfam propellunt venti ,

Etiam quum neceffttai celernmum urget eurfum : fed vela

Celerei nautae contrahunt : ncque priui inde reverte runt , 320 Quam circa magnam tuam aram gyrot egerint plagis truncum Divulfam , & facrum oleae momorderint , Mambui retro reflexii ; quei Deliaca invenit nympba Lu~

I Cecropii di quella nave in fegno (do).

Afteria d’ aitar molci , e molte preci Qual viaggiante dell’Egeo mercante (di)

Ti trapalsò colla corrente nave ?

Non così grandi a lui fpirano i venti ,

Nè così duopo è far pretto viaggio , Che pronti non ammainin le vele

E non montino fu un’ altra volta ,

Pria che ’l tuo grand’ aitar non girin rotto

Dalle percoffe , e mordano co' denti Del facro ulivo 1’ innocente ceppo la Colle man volte , che Delia ninfa M a Per .

l8o TMNOS EIE AHAON. Yìai'yvix y.ovf'^ovTi xxi' AVoAAww yskxTTVv

l 'ariti yxlps xvt*i « MJww , evems , ftìv , 525 ’ "X ai poi è xa/' ìjv tkoyjùtrxTO Aspru . aVoàAwv re , Annotazioni.

una ( 1 ) Contiene quello quarto Inno la defcrizione di Deio, delle (fole Cicladi, Patria di Apollo, e di Diana. Pren- de Callimaco a lodarla dal luo Dio tutelare-Apollo, dal-

I’ antico , e recente fuo nome , dalla Tua fermezza , e partorire (labilità', perciocché avanti , che Latona vi ,

dice , che fe ne andava per le acque vagando . Quindi prefa occafione di poeticamente deferivere il parto di La-

tona , molto li diffonde fopra le avventure, e le grandif- fime difficoltà da effa (offerte avanti di mandarlo alla lu- ce. Aveva la gelofa Giunone, ordinato, che Marte, e Iride in qualunque luogo le impediffero di edere ricevu- ta, e di partorire. Per lo che dilcacciata da tutto il Pelo-

ponnefo , dall’ Acaia , dalla Teffaglia, da Corfù , e da altri fola ilola di moltri luoghi ; finalmente trovò nella il le fue Deio refugio ; dal che prende motivo di cantar dalla lodi , cominciando dalla ofpitalità, e cortelìa , prò. fua digiofa nafeita di Apollo , e di Diana ', indi dalla prerogativa di non interrotta pace , unica , e (ingoiar ,

cui fopra tutte le altre lfole gode . Rammenta infine le

libagioni , che anche dalle più remote parti del mondo

vi fi portavano . Sacra poi chiamafi Deio qui da Calli- de- maco, per effere quella la fua propria , e particolare

nominazione , come fi .ricava da molti luoghi degli anti- chi fcrittori . Virg. Eneid. lib. ni. v, 7J. Sacra mari medie colitur grarij/ìma tillus.

Arillide Serra. Sacr. iv. p. 5X3. in Delum primum , dtìndi

Milani» /amm expo/iti , Htramque stf filini /acram . Quin ttiam hoc Sfollivi Delio retriluendum , nempe , ac fervaicri

•tf‘ 1 &e. (*)

Dia 1 Gc Hymnvs in Delvm. 181

Ludo: & iuvcnejccnti cipollini rifum . , O Vejla quaedam injulartm tranquilla domus falva fis , , & ipfa .* 325

Ò" Apollo quam peperit Latona . Salvus fit , &

Per balocco trovò rifo , e traftullo

Del pargoletto Apollo . O ben piantata

1’ Afteria tra Ifole nel mezzo , fai Qual Velia, falve , e ve a Apollo dicafi ,

Ed a colei , cui partorì Latona .

Ifole (1) Le Cicladi fono dell' Arcipelago , fituate in forma

di cerchio , all' intorno dell' Ifola di Deio , delle quali vedali Strabone lib. x. Geograf. Plinio lik. ni. cap. 1*.

Solino cap. 17. Mela lib. il. cap. 7. Il perchè poi fiano in cotalguiia denominate ce Io (piega Dionifio de (ituOrbis. Quacque Cjcladei Aftae frimai attingunt trai , Sic dittai , Dtìum quia cingant mori armai . della volta da' ( 3 ) Pimplea monte Macedonia , una abitato

Traci , nelle di cui radici fcorre il fonte Pimpleo . Av- * vi ancora 1 antro Pimpleo conlàgrato alle Mufe . Quin- di fono dette le Mufe Pimplee Pi pf cidi ap- , e m , come preso Orazio lib. 1. Ode a6. Netti mio Lamia t cironam

Pimplea dulcii . Comincia Callimaco le lodi di dalla fua ( 4 ) Deio Gtuazione, imitato da Virgilio Eneid. lib. ni. v. 77. coli * lmmotamqm didit , <5 conttmmre vento t .

Vno de’ fuoi pregi maggiori li è di Rame immobile , on- de perfpiegare Tucidide, IR. lib. il. p. 104. edit. Wechel. la forzadi un orribile movimento della terra foggiunge,

che l’iReflaDelo fi udì tremare; e come un prodigio rap- porta Erodoto lib. iv. cap. 9*. che ciò feguì anco a tempo

della guerra Partica . Plinio lib. iv. cap. ia. parlando

della medefiroa , dice , che fola motum terrai non finfit .

Ad M. Varronit aitatim Mucianui prodidit Hi contuffam . dire (5) Vuol , che più facilmente poffono pofaifì in Deio S'i

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i8i Annotazioni

gli uccelli che i cavalli effondo marini, , poiché , De'tf

in I fola. ridotta , quelli non vi pedono elser condotti ,

che colle navi . , (6) Con grandiflima felicità è tradotto cosi dal Salvini que-

llo luogo , fui quale molte difficoltà incontrano gl' in- terpreti nello fpiegare la parola del ledo onrojagtcatlai

che traduce il Vulcanio lati {fumanti adfpergini tundit . (f) Accorda Callimaco il primato a Deio fopra tutte le (fole

per i motivi da noi fopra enunciati , onde Strabone Iib. x. p. 485. afferma, che antiquitut in magno fuit tate lafula bo- nari propria Dior Apollo a ( , cioè , e Diana ) iam Satur- htroicii timporitm ni , {ih , ixaltata . notabile, tra le (8 ) E' cola che Ifole del mar Mediterraneo,

fi dia da Callimaco il fecondo luogo alla Corfica , detta

fi anticamente Kv'pvot , la di cui dclcrizione legge pref-

fo di Plinio lib. ni. cap. 6. Perchè poi fi chiami dal Poe-

ta vhomifia veder fi può predo il Bocarto de Colon. Phoenic.

lib. 1. cap. )6. il quale pretende , che qaed' (fola , e la

Sardigna ancora folle una volta abitata da’ CartagineG . lib. v. kabitatur Strabone al racconta , che mah Corfica , phrifqut la hlii Invia /Il quum affila , & &C. Segue dipoi altre Ifole Callimaco a nominare , che , fecondo lui ,

non pofTono paragonarfi con Deio , e quelle fono Macri-

de Abanziade , cioè, come vogliono gl'interpreti, il Ne-

groponte , di cui appreso il Golzio fi odervano al-

1' cune monete col capo di bue , dal che fi deduce ori- fua denominazione Eu’/3o/« la gine della j Sardigna , e

Cipro , in cui Venere approdò da una conchiglia porta-

fi ta , in quella guifa appunto , che vedeva rapprelentata

nel Tempio confacrato a Nettuno nell' Ifmo , al riferi-

re di Paufania lib. il. p. 87. E così fi ofserva ancora nel-

1’ antiche monete , e ne' marmi .

fi vedeva Deio ,come le altre cinta di (9 ) Non muri , e di

ripari , e di torri , ma contro gli altrui attentati era

ballantemente difefa dalla religione del luogo iflefso , e

dalla tutela di Apolline Delio , onde nelle antiche mo-

quell' I fi nete , appartenenti a fola , legge ancora I' epi- grafe AHAIOS. Paufania lib. tri. p. 207. Nam qttum tfjit Gratciai impirittm un’Ut Diluì totius olim , taqiu Dei ( cioè di Delio Apolline ) praifidio ftcuritatim omnibus in taitm qual.

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Sopra l’Inno di Delo. 183

quatflam faciintHai praiftartt . . , cairn tnim Diluì ferie pai murii,(T arma non babennt incoiai, Scc.C Cicerone Orar. prò lnfula Dilli Populo Cip. il. parva , fini mure nibil timtr ( 10) La Tracia era tenuta una volta per la lede de' venti come li à dagli aotichi Critici ad Apollonio lib. i. v. 8 io. onde fono detti dall'iflefso Poeta Le. v. 95 j. ed avanti di v. 5. lui da Efchilo Agam. 66 aitaci Qpninioi , vinti Tbradi. (11) Bella oltremodo è la ientenza di Callimaco in quelli

verfi , ne quaii fa vedere, che non può darfi alcuna più ficura, e più valida difefa ad una città della protezione,

o benevolenza degli llefli Iddìi . Per la qual cofa negli antichi monumenti fi olserva nominatamente Apollo, ef- fere chiamato Salvatori , Cenfervateri , Diftn/ort . AFIOA- AON EftTHP oppure apollo , conseivatcr , salv-

taris propvgn ator • , Non altramente , e con tutta ragio-

ne il vero Iddio dalla fua Chiefa fi appella murai igni ut In circuita, Zeccar. 11. j. e dalla celelle Spofa nella Can- tica Vili. io. Ego murai,

vnrav , ovvero immetum , come pure vivai a/rie* traini* mirai xivnatid* , guod pt emnu caafta .

(n) Intende qui Callimaco di Nettuno, come fi ricava dagli antichi efpofitori a quello luogo , c dalla facoltà , fi che qui gli attribuifee di leuotere col fuo tridente i

monti , e la terra .

(ij) Telchini , cioè i fabbri , tra’ quali eccellenti riputati erano una volta i popoli del monte Etna , di Rodi ,

di Creta , di Cipro , e gli Achei . ( n) E’ nota i* opinione degli antichi intorno alla formazio-

ne di alcune llole, l'origine delie quali fi deduce, o da grandilfimi terremoti, o Avvero dalla forza delle acque, e de' fiumi . Plinio lib. il. cap. SS. namcjui & hoc mede Infatai nram natura facit . Avclitt Siciliam Italiao. E Lu- crezio lib. vi. v. 581. inpta n uhm vii T.xagitata forai irampitur , cr pmul altam

D'fpadtnt rtrram , magnum concinnai hiatum .

1 Dell' Ilo la Eolia , sbalzata qui e là ( j) , pel mare , parla ArilUrco nelle note ad Omero Odifs, k. v. 3. e 6 ferve deL

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184. Annotazioni

dell* fimilitudine di Odo , in cotai guifa : quomndo fimi-

li quìi di Dth narrai Ptndarui duini : trai ut , mtm fri fu-

mimi velia Dtlus , omnigenum ventorum imfulfilus . Plinio Jib. li. v. Quaedam fulne femper ficai in 95. in fuBuant , agro Coteuhi codtm , (y Reatino , Mut inenfi , Stationenfi , e al lib. iv. cap. 11. parla nominatamente di Deio , che

primi fucinata , ut pnditur .

(14) Con divertì nomi fi chiamava Deio , come fi à anco da Solino belai Ortjgia polyhitì. cap. 17. Kadem , Cr , quat

ilariffìma ij? in Cjcladum numero mulrifarii tradirne : nane Aferie 4 iattura Afotlinit nane a venantibus Lagia ve , , ,

: ni ignit aiata ibi ignij Cynthus Pjrfoh am , qtuniam , (y in-

venta (unt .

(13) Angeo fu figlio di Nettuno, e Aftipalea , Re de' Le- legi per figlia ; ebbe moglie Samia di Meandro , da cui

ne nacquero Perilao , Evado , Samo , Aliterfe, e Parte-

. nope . Vedi Paufania nell’ Acaiche , e Strabone al prin- cipio del lib. xiv. (16) Rende quivi la ragione Callimaco dell' origine del no- fignifìca nota conefeiuta paleje me Dito , che , , , percioc- ' ché per 1 avanti refiava fiotto le acque nafeofa . Indi G fua fa a commendarla dalla ofpitalità , per aver dato ricet-

to a Latona , niuno riguardo avendo alla indignazione

degl’ Iddii , e fpecialmcnte di Giunone , che la voleva

lontana da tutte le (fole del Peloponnefo , e dalla Gre-

cia . Teneva perciò di continuo due vegliatori , uno de'

quali , cioè Marte, rifedeva full’ Emo, monte della Tracia

altifiimo , dal quale comodamente fi vede la Macedonia,

' la Tefsaglia, e il Ponto; 1 altra, cioè Iride, fie ne (lava

fopra Mimante , monte dell' Ionia , donde le Ifole del

mare Egeo fi feorgevano . Vedi Strabone lib. vii. (17) Tra le prime, che ricufafsero di ricevere Latona, ram- menta l'Arcadia, e con ella tatto il Peloponnefo. Parte-

nio è un monte dell' ifiefsa regione , che fi efiende dalla Tegeatide, ad Argia. Vedi Strabone in fine del lib. vm

Afferma Paufania nell' Arcadiche : In hunc minrem Alaeut’ ©• Tihpbum •* Augi fili , Hercule natum ixpefuit , ubi a

cerva inutritur efi . Vi fu ancora Auge ^Xorotct Tvyt ot- pietria Tegeatii quel ri; , , per che feri ve Stefano , a cui

ia quello luogo par che voglia alludere Callimaco .

< ,s)

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Sopra l’ Inno di De lo. 185 (18) Intorno al vecchio Fcneo fi veda Strabone In fine del lib. vili. Plinio lib. IV. cap. 6. Ovidio Metanioif. lib. Xv, Segue Callimaco a minutamente defcrivere gli altri luo-

ghi del Peloponnefo , che noi per brevità tralasciamo . orti* la detta (19) L' A , intende Beozia , per Cavanti Anni», abitata perciocché a principio fu da’ barbari Acuii , del-

la quale i principali fiumi fi rammentano , che (uno

Dirce , Strofia , Ifmeno , e Afopo .

(io) Melie , Ninfe degli alberi , cosà dette da Melia figlia di

Pelafgo , Sorella d’ Ifmeno , e madre di Temeno. Vedi Strabone lib. a. Plinio lib. iv. cap. 17.

(ai ) Si pone in luminofa veduta la minaccia di Apollo non

ancor nato Sopra di Tebe, atteSa la villania , con cui di-

(cacciò la di lui madre Latona . (la) Allude a Pitone uccilò da Apollo, di cui parla a lun- go Strabone lib. ix. PUJIus ,fiuviut Pbocidis ad Cìrrbam Delpborum nav.ilem (13) , fin. tionem (j preximum mare defittene . Huiut ajuaett in okfidicnt Cirrhatorum Solca ex alveo unie in urketn alia , tnfixekat ,

averti! . Paulania nelle Fociche . intende di Niobe per la di cui Superbia da ( 14 ) S' , Apollo , e Diana in un giorno gli furono uccifi tutt’i luci figli.

Vedi F.liano var. I SI or. lib. xu.

(aj ) Vedi Plinio lib. iv. c. j. Strabone lib. vm. e Stefano. Helict PauSania nell’Acaiche così ne parla : , Atbaiat Vrls (imiti Nettuni tempio , (j acro ncbi/ii , ante piejnam Leuclri- terrete rr.ctu ak/orpta ejl eam , (*r fiulhkut , Olymfieetlit pri-

tnae (fy etnteftmae anno IV. PauSania Scrive di Bura: Bum Athaiao eppìitim, ( 16 ) L’ifielso eliBttm » Bura Xantbi , CT Helices fitta , fic i quoti idem ter. qui Helieen evertit tatto rat mttut , , vebementer perculit ,

Ut in templi1 prifeit omnia Deerum fi mulatta corrteerint . cittì della Tefsaglia lib. (17 ) Di Larifsa , vedi Plinio iv. cap. 8. Allude al monte Pcfio in cui Chirone Tcfjalo abitò ( it ) ,

una cala , nella quale educò Giafone , Achille , e altri

Eroi , come fi ricava dalla Teogonia di Efiodo . Eliano lib. ut. cap. 1. Per media Tempo Fttteui ( 19 ) Avverte elei amnis tarde leniterque , ae in morern definii .

proSupopeia quale fi (30J Bellifiima oltremodo è la , colla ,

i8 6 Annotazioni

finge da Callimaco ne'feguenti verfi , che rifponda Penso

con ogni piacevolezza a Latooa , di efiere cioè appa-

recchiato , podi in non cale tutti i pericoli , che gli

fovradavano, di porgere ficuro afilo a Latona . Onde per

fare viepiù rifattale un tal beneficio , efpone primiera-

mente i gravidimi pericoli , a' quali andava incontro

il che però conclude , non efiere valevoli ad impedirgli

foccorfo .

(}i ) Non fi vede quivi a prima vida come pofsa implorar I*

aiuto di Lucina , non efsendo ancor nata . Quella diffi- coltà viene fciolta da Paufania nell' Attic. il quale am-

mette un' altra Lucina figlia di Giunone , e diverfa da

Diana , la quale partitafi dal Settentrione , vuole che

foccorrefse Latona nel parto .

(31) Pangeo promontorio della Tracia , unito alla Macedo-

nia , di cui fa menzione Erodoto lib. v. e vii, Plinio lib. iv. cap. a. e Strabone lib. xiv.

(33) Cranonio è una città delia Tefsaglia. Ofia , e Pindo

monti . Colla dell' Etna monte celebre nella ( 34 ) fimilitudine , Sici-

lia per i fuoi Vulcani , defcrive il tremore della terra ,

cagionato dallo sdegno di Marte contro a Peneo , il qual luogo è imitato felicemente da Virgilio lib. ni. Eneid. fcambievole pel quale ( 35 ) Segno è quedo di amore , non

volendo Latona , che Peneo perifca , fi modra pronta

' piuttodo a partire dalla Tefiaglia , che di veder recargli

per fua cagione alcun danno ; ed efpoda badantemente

la villania della Grecia , e de' circonvicini paefi del con-

tinente, fi rivolge all' (fole, tra le quali rammenta Cal-

limaco le Echinadi , Corfù , Coo , dove per compiace-

re a Tolomeo Filadelfo Re d' Egitto , nato , e educato

in qued’ Ifola , fìnge che ivi Apollo fia prima voluto na-

. fcere Fu anche patria di A pelle , e d' Ippocrate ,

( j6 ) Si chiama Macedone Tolomeo, per conto de' fuoi mag-

giori , che furono della Macedonia , e fuccefsori nello Imperio d’ A lefsandro. Paufania negli Eliaci poderiori ri-

ferifce, che Tolomeo dedicafse nella Olimpia una datua , cui in volle , che fi nominafse Macedone , mentre era

Re d' Egitto . Intorno alla potenza di quedi Monarchi

fi legga Teocrito nell’ Idillio xvtt. ledi patta Callimaco ad cfpor-

1 Cìooo 1

Sopra l' Inno di Delo. 187

efporre la predizione di Apollo , intorno alla guerra Cri-

tica, poiché i Galli fotto la condotta di Brenno nell' anno fecondo della Olimpiade sxxv del mondo mmmdccxxiii.

recarono alla Grecia una crudeliffima guerra , ipoglian- do perfino il fontuofo Tempio di Apolline Delfico. Ma

efsendo Brenno da' Greci (uperato in una battaglia , il rimanente deidi lui efercito, che montava a circa mmmm

uomini , fu da Maga , capo de' Cirenei , condotto ad

occupar I' Egitto . Ma Tolomeo per via del Nilo gi fe

Calare in una deferta (fola , dove per la fame fcambie-

volmente fi uccifero. Vedi Paufania nelI’Attiche. Per la

qual cofa fi finge in quelli verfi dal Poeta , che Apollo preveda dover efser la guerra Celtica a fe comune col

Filadelio , e quella ci è diffufamente deferittta dal men-

tovato Paufania nel lib. ultimo delle Focicbe .

( J7 ) Gli chiama fuccelsori de’Gigaoti, poiché ficcome quel-

li tentarono di recar |a guerra agl' Iddii , cosi i Celti

ofarono di forprendere Apollo , di faccheggiare , ed in- cendiare il di lui Tempio, onde Properzio lib. ni. Eieg.i j.

Torridi /acrìlegum tr/i notar limili » Érennum .

Dum petie intonfi Pythia regni Dei .

citate il ( }t) Paufania nelle Fociche ci delcrive forprendente numero de' Celci in cotal guifa : Nomini in bine iam ter - expeditionem dederunt peditum trulli» $iim , CL. , equità videe

mille quidringenti , Atqne haet quidem equitum CT menni , tot*

id pugmm idonei , nim verior numeriti fuere fupm [ttegm- en equitum millii, impliui mille ér ducentiL Nam ftngules equi, fequekmtur due in equie tu famuli , & ìpfl , & equefirtum irtium maxime gniri .

del campo Crifseo : tinte Cirrhem (39) Strabone Icrive , Lo. it crorum urlino , fimi tfi Crijfaeui campus , ber df ftlix . (40J Con quali prodigi vendica (se Apollo Delfico gli oltrag- gi recati al di lui Tempio da’Celti, copiofamente il di-

chiara Paufaoia . Callimaco alla deferiziooe dell’ Ifola di (41) Pafsa Deio , e ci pone in uoa luminofa veduta la fua mobile fituazio- agitazione ne , e continua nell' acque . dell' < 4») Gereflo promontorio Eubea , che riguarda a mez- zo giorno .

(43) Inopo fiumicello di Deio , di cui parla Strabone.

Digitized by Google i SS Annotazioni (44) Fa in Deio un» belliflinr.a palm» Tempre verde permei- ti lecoli, che Cicerone Iib.t. delle leggi afferma di a»er veduta, e Plinio al lib. xvi. cap. ult. lafciò (critto: N«-

nen palm* Diti ab eiufdem Dei jlpellinìi aitate cenfpiciltir .

Oridio nelle Metamorfofi lib. vi. v. 3?5.riferifce averLa- tra tcna partorito I' olivo , e la palma .

llUe incumbens rum Palladii arbere palmae ,

Edidit invita gemimi Latona neverta .

(45 ) Finge, che Iride ancella di Giunone, e che vegliar do-

veva , perchè non fofse in alcun luogo ricevuta Lato-

’ na , fi lamenti fopra 1 ingiuria fattagli da Afteria , o fia foggetta a quelle Deio , e che perciò vuole , che fu

pene , che incontrar logliono i deprezzatoti de' divini

comandi . (46) Il Sonno è dato una volta annoverato tra gli Dei alati, non altramente che Mercurio, Cupido, Nemefi, la Vit- de* quali dif- toria , Diana , talvolta Iride, e altri Dei ,

fulamente tratta il Cupero nell’ Apoteofi di Omero . Si

’ veda 1 immagine del Sonno alato defcritta appreso il Grutero in un antico marmo nel tcforo delle Inlcrizioni n. ccciv. 9. pafsare per da ( 47 Fa qui molto antico un Inno compodo Olene, che le giovani donne di Deio cantavano in ono-

re di Apollo , di Diana , e delle vergini del Settentrio- ne, inoltrando efsere dato ufato (ino da' tempi, ne' qua-

li partorì Latona. L'idelso atteda Omero nell'Inno di

Apollo . la feliciti di (48 ) Defcrive di Deio, dopo la nafcita Apol-

lo , con molti prodigi > tra’ quali annovera quello di ef- le re tutta d’ intenderfi divenuta oro ; lo che deve del

ricchiffimo Tempio, che fu indi confacrato in Deio . Pa- re, che Callimaco abbia prefo quello penderò da Omero. di (49) Cillene monte Arcadia, in cui favoleggiaoo , che

Mercurio nafcefie da Maia, una delle Pleiadi , e che

educato fofse dalla Ninfa Cillene . Eravi nella fommi-

tà il di lui Tempio per la tedimonianza di Panfania negli Eliac. poder. e di Omero nell’ Inno di Mercurio, dove

con molta venerazione concorrevano i popoli di quelle

contrade .

( 5 3 ) Ordinarono gli Ateniefi con un editto, che niuna donna do-

Digitized b jc y Goo^ ; , . ,

Sopra l’ Inno di Delo. i8p

dovefse pili partorire in Deio ; oltre di che procurarono ,

niffuno vi morifse perciò i malati fi trafportavano che ;

lubito nella vicina Ifola Renea . Vedi Tucidide . di alcuni popoli che abitano di lì dal Setten- ( ji Intende , Quelli erano (oliti di confacrare ad Apollo di )trione . Deio le primizie delle loro biade per mezzo di oneftiflì- angu/la, ‘ me zittelle . Hjperborterum terra , fcrive Mela ,

per fertili! : cultoree dimmi quatte apri* , /« iufti/Jlmi , &

u!H mortalium vivant . Racconta Callimaco il loto (acro fino pellegrinaggio a Deio , che combina con quello

che ci delcrive Erodoto .

( j») Vedi Strabono in fine del lib. vii. (la Co- ( 53) Lelanzo fiume di Eubea . Il campo Lelanzio re pra laCalcidc, donde (cacurifcono acque calde, e ottime

perguarire dadiverfe malattie, come li à da Strabone lib.ix.

( 54 ) Afferma Plinio , che non vi corrono più di *6. miglia

tra Gerafio , promontorio d’ Eubea , e I’ I fola di Dolo. ( 55 1 popoli Scttencrionali a principio fpedivano le loro of-

ferte ad Apolline Delio per via di due vergioi , Iperoca,

e Laodice , le quali erano accompagnate da cinque gio-

vani fcelci tra’ popolari . Erodot. lib. iv. Diodoro Sicul. Antiquit. lib. ni. cap. a. (56) Coftumarono in Deio, che le vergini pria di contrar le

nozze , dovefsero offerire le primizie de' loro capelli al

fepolcro delle fanciulle , che vennero le prime dal Set- fi- tentrione , cioè , Vpi , Loxo , ed Ecaerga , e che milmente gli uomini la loro prima lanugine tributar

dovefsero a que’ giovani , che le accompagnarono . Ve-

di Paufania nell' Attiche . racconta e donne era- (57) Anco Erodoto , che le vergini, no Colite di cantare in Deio I’ Inno di Olene : Olen hit alice vtrflbut ér antiquo; hjmnet , qui in Itele canuntur ,

e Ljcia in . temptfteit , pejìquam Dtlum veniffet (58) Paufania nelle Beotiche : Ufi dr apud Deliet l’enui eiufdem artifici! e cioè di Dedalo , eput , non magnum fané fìgnum quadrangnlae in/l. Ugno , fr txefa vttuflate manu dextera , - Jlene prò pedtbus bafì . Crediderim (ìrnum hoc a Daedalo Ariad afport natn ateepiffe , fecumque illud abeuntem cum Thefeo af- Delii Apoi. fé . Thtfetem certe tradeent Ariadnae adempteem , lini Dtlìt dtdiea/Je Vedi anco Plutarco nella vita di Telèo.

( 59 ) ipo Annotazioni Nota è la favola del ( 59 ) Minotauro , e del Laberinto predo Ovid. Metam. vm, Vire. Eglog. vi. & v/. Eneid. (So) Erano ufi gli Ateniefi di Ipedire ogni anno a Deio eoa di folenne apparato una nave , come coll’ autorità Pia» tone dimoierà Erafmo nel proverbio Cairn t»mjm»m De.

Imm tisvigmns . E Tucidide lib. ili. Hiltor. elegantemen-

te deferive la luftrazione fatta in Deio dagli Ateniefi ,

dicendo tra I’ altre cofe : mntijuitmi ibi ciletrem fmi/it

li - Jonum , (

catanti , i quali non tanto per far guadagno ,’che per cau*

li dj religione vi navigavano .

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EIZ AOYTPA THZ IIAAAAA02

H r M N V S V.

IN LAVACRVM PALLADIS , ,,

l?2

TMNOS EI£ AOTTPA THS riAAAAAOE.

SEAI hwTfoyJoi txì FlaAAa^ é'^ire irùfuiy

O E"^ITS . TU.V ì'ìTTTUV apri

ìepctv ècày.H<7X k) S’éoc è'prsi Txv , i ìutvk&‘

>3’é vvv 'Qui U:^x

Kj « ) Cu roti ( A ’òxvxix pLsyaXui xrevi^/xro vxytn , Tlpìv yJvtv Ìtttuxv ìfy>.Ó.tcu Xxyavuv' Oùè‘ oxx $>ì AoS^ùi TiTx\xy[xévx txvtx cpìpotrx

. Tevyjx , txv ùìixuv urrà yvfyevswv A’AA* troAt) -rpxTisov ù$’ xpjxxr 1^ xùyJ-jxi iVrwv 2 10 AuTca’xtvx , Txyxit f jcAotìv n’xfavòi ( )

l'tJ/w px^djxtyyx;’ ìpotfixTSv Txytvrx

ilXV tx yuXivìpùyuv u.ppòv xt'o soixutuv.

Kj Ci "t h’yxùàìst'. pivi ftilpx , pjJ'’ ùkafìxspui ,

'Lvpiyyxv ài u pSoyyov ÙTXÌpovtuv ( < )

M>) /xùpx IwTpsyoci tx TlxÀÀxh , «Axfux^pui; jj Od A’ùxvxi'x yptfXXTX [xiktx

BAGNATURA DI PALLADE .

I Palladc qualunque è bagnatrice D Fuor tutte, fuora (1) : le cavalle or ora Sacre nitrire udii , ed è per via

L’ armata Dea ; or via forgete , o bionde , Sorgete Pelalgiadi (2). Minerva J.e grandi braccia non lavofli mai Che

Digitized by Google s s m .

iP 3

HYMNVS IN LAVACRVM PALLAD’S .

Votquot lotrices Palladi adeflis exite omnes , , Exite : equas modo hinnientes

Q Dea iti promptu ìncedit Sacrai àlias audivi , & properate Properate , o fiavae , , Pelafgides . laccrtos Ntmquam Minerva magnos abluit , 5 Pnufquam pulverem equorum abflerferit ab iliis : Ne quidem quum cruore defoedata omnia ferens

venit a terrigenis . Arma , iniuflis cervicibus equorum Sed longe ante , a curru Soluti undi s abluit Oceani , to Sudorem & guttas : purgavitque concreta Omnem fpumam frenatorujp ab ore equorum . unguenta neu ite Acbdiades : & ne , alabafiros O , audio fonitum axibus circumdatorum ( Modiolorum ) lotrices Palladi neu alabafiros Ne unguenta , 1 5 unguenta mixta amai ( Neque enim Minerva ) At. Che pria da’ lombi cavallin la polve

Non difcacciafie : nè pur quando tutte Lorde di iangue 1’ armi riportando di terra figli Dagl’ ingiudi tornò ( 3 ) ; Ma dal cocchio feiogliendo molto prima

Delle cavalle i colli, nelle fonti

il fudor gli fchizzi Dell’ Ocean lavò , , E delle bocche mangiafren la fpuma Nettò ben tutta intorno a lor rapprefa . unguenti od alabaftri Qua Achee ; e non , (Delle canne, che fon lotto la l'ala alcolto non unguenti Del cocchio , il luono ) , O Bagnatrici, a Palla, od alabaftri

( Compofti unguenti non ama Minerva)

. N Re-

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Ip+ TMN. EIE AOT. THE 17AAAAA. Ol

OuS otta rctv l"S'ali pv^ ÌSiku^sv eptv , OuS et òpdyatoov jieyato 9-fj'c , t!Sè 'ZtpiHVT®' E Si va» èt StùKpaivoptvuv' a®

OuS H pn’ Kvrpit Se Stxuyéx yahuòv èhot fu , ohhaKt n ràv uùruv Sìt fieréSifice ko^xv .

A Se Sì t ì^xavra Sic&pé!;x

A sepet èpi-irepitiut e’rpi\J/xro Atra , hx{Zottrx (i) jj

Xpifj-arx y rxt tSia; ettyovx Qurahiàt . 2 fì’ Kupxt ( ) , to' S’ epeu§& tévéSpupie, irput'ov otxv (j) poSov TtpStjt H" y n y.óxK^ eyjt ypo'iav ( 4 ) . Tù Kj vvv ctposv re Hopite/rare fi^vov thxtov , Clt Ku$wp y u i§ yptiTXt H'pxKhéiji . 30

Oto-ere xre'rn oì eov ^ ruyypur , u; ùnò yourav rif typrxt , hrrxpòv o-piatrxiievx Tho'xajxoy . E*&y

(i)^^^orsi*. (t; pV>u> ( j ) . (4 ) xpofit»

Recherete , nè fpecchio , che di lei L’ alpetco è 1’ Tempre bello , e occhio vago . Nè quando in Ida la difcordia il Frige Giudicò (4), nè in otton la grande Dea, Nè del Simunce al trafparente gorgo Guardoffì nè , mcn Giuno , ma ben Cipri Prendendo il netto tralucente acciaro Spellò la ftefla ciocca di capelli Ben due volte mutò, e ricompofe. Ma quella avendo fatte al corfo grande

>• Due

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Hymn. in Lavacr. Palladis . 1515 Attuleritis : fed ncque fpeculum : femper venujlus eft ocu-

lus illìut . Ncque quum apud Idam monterà Pbryx Paris diiudi

cavit htem ,

In oricbalcum magna haec Dea , ncque Simoéntis Infpexit in vortieeni pellucidum ; 20 luno Ncque : fed Venus , elaro aere accepto ,

Saepe eamdem bis difpofuit comam . Scd baco Pallas bis Jexaginta quum percurriffet duplicia

Jladia , Qualiter apud Eurotam Lacedaemoniae Stellae Caftor Pollux feite perfricuit , & , fé fimphci- bus acteptis 2 5

Vnguentis , in proprio natis botto . puellae rubar O , rune ci recumt , matutina cuiufmodì

Aut rofa , aut Punici mah granum babet colorem . Jdcoque nunc & mafculum offerte tantum oleum , Quo Caftor quo ungitur Hercules . , & Afferetìs pcEiioem totum aureum ut

feflat , nitidum tergens capiilum . Egre-

Due fiate feflanta di carriere ,

Come i Lacedemoni! aftri ad Eurota ( 5 ) » Scropiccio(fi ben verfando ben , pura Vnzion, figlia della propria pianta (d).

il O fanciulle , rolTor corfe qual ave

Colore rofa mattutina , o chicco

Di melagrana ; e però voi adeflo

Olio malchio portate folamente ,

Con cui Caftor , con cui Ercole s’unge (7). Porterete anco a lei pettin tutt’ oro

Per ravviar la chioma , racconciando

La delicata treccia . Or fuor Minerva , N z Ec-

Digitized by Google ,

Ipó TMN. Eli AOT. TH1 I7AAAAA.

A’S x-jxi'x' TUfa toc y.xrxbvfi.iQr i'Xx ,

Uxphvjcy.xì fisyuXuv Tot Se; A’ye^opiSxv .

rf ’SxilX (ptpiTCtt Sé Kj X AcO/JU$t& , «VtÙ j ^ ' d's A’pyecoiv raro xxXxcÓTipov Et iSc'Sx^e , rirv xf^ap/

KpsTov tre frxipioV) op@r' , «toppuyea-fiv tfyKSv

E’v l/uv XÉTpXCt , «?{ OUVOfJLX UxXXXTlStt . Er&y A’òoa/xlx xsptrérroXi , XpvTeoxtjÀ^ ,

I“nw >9 trxy.éuv xSofzévx xxrxyu . Zi'pspov ÙSpOvtxStcxv , e; H" A ’/;ivjutvlw o“aere rxv Axvxu .

K«f' 7*p 7pu«ró) t£ >9 afàsTtv tJ’&rra pu'|o« ®

Eccoti preffa una gradita fchiera

fanciulle a’ grandi Acefforidi figlie .

O Minerva , fi arreca anco lo feudo

Di Diomede , com’ è di coftume Antico, quello degli Argivi , (8) Eumede Sacerdote infegnollo a te diletto , ; 11 qual già conofcendo contr’ a lui Apparecchiare decretata morte

11 popolo , fuggiafeo fi pardo Tenendo la tua facra al effigie , e monte Creo andonne a pofarfi al , monte Creo (9), E te

Digitized by Google . ,

Hymn. in Lavaci?. Palladis. 197 : tibi grata colors Egredere , Minerva adefi , Virgìnes magnorum filiae Acefloridarum.. vero una Diomedis fcutum 35 O Minerva , effertur , Sicut Argivos morem hunc vcterem tibi gratut Sacerdos : Eumedes docuit , Qui quum olir» deliberatane in fé comperijfet necem

Populum macbtnari , fugit tuum facrtm fignum in collocavi 43 Habens , & Creum montem ,

: praeruptis flatuit Creum montem teque , o Dea ,

Pallatides . In fcopulis , quibus nane nome» urbium vajlatrix aurea iu/ìgnis Egredere , Minerva , , galea .*

feutorum quae obleftaris Jlrepitu . Equorum , & ne lavate hodie Argivi Hodie vos undiferae , 45 ex omnibus . Bibite ex fontibus , non autem

Hodie fervae urnas , vel ad Pbyfadeam ,

Vel ad Amymonen ferie , Danai filiam . aquas habens perniixtas Etenim auro , & floribus

Veniet pafeuis lnacbus fx montjbus , . 5 °

E te , o Dea , nelle fcofccfe pietre

Ripofe , che Pallatidi ora an nome .

Fuor Minerva , eh’ cfpugni le cittadi ,

D’ aurea berretta , e di cavalli , e feudi

Godente al fuono ftrepitofo , e fiero .

: Donne portacqua , oggi non già bagnate

Oggi bevete , o Argo , da fontane ,

E non da fiumi ; oggi le brocche , fchiave ’ A Fifadea (io) ne recherete, o pure 1 Alla figlia di Danao Amimona ( 1 ) fior 1 ’ Poiché d’ oro , e di acque mischiando poggi Inaco ( 1 a) ne verrà da graffi ,

1, N 3 Con-

/

s .Digitized by Google , :

Ip8 TMN. EIE AOr. THE rTAAAAA.

Tx ’òxvx to' Aosrpòv ciyuv xaXav . ixxà , UéXaryì , pu&o (i t/K èòéXuv TÒy (òstriXtiav i'fyc .

O'f "J»j yvpivxv txv TIxXXxìx ràv rro Xitiftiv ,

Tùpyfò' etrotpcirxt touto vxvvquno'/ . nó™* $’ Agamia ,

ti) rieXv ti ve pi £yj $>!Xx.ro ràv èru'pxv i ( ) } Murépx Teipetriao «Vota pi; , ^ %u iyevra* AXXà àpyxiuv sòr’ ivi Qeirviivv , 6o

»)' H" Vi' Kopuvu'at , «/« A'xiaprov ixxóvu i’Ww Boiojtwv ?/ty« è’icpyofiiva , , H" Vi' KopcovfiVj tW oi‘ ts^uu[lÌvtv , xXt& , Ka(' /3w/xoi' voTxpLÙ xeìvt eVi KvpxXit/i’ TìoXXxki; i S'xi'fiuv fuv cu iveflàraro ìitppu' *5 OÙP oupot vupupàv y ÙSè XppCSXTl'ut Aiàiixi rsXed-etntov , oV tflj* àyeiYo XuptxXw .

A’AA’ eri rluVv èóxpvx voXX’ e/i^oe , KaV

( i ) irtpav

Conducendo a Minerva un gentil bagno guarda ben Pelal'go Ma , non volendo . mirafii la Tu non rema i quegli , Che nuda mirerà della cittade Pallade la cuftode , per l’ ellrema collui Volta quell’ Argo mireranne (i$) , Venerabil Minerva or tu’ , vien fuora , Mentre che non fo che a quelle io dico , E non è mio, ma ben d’altrui il racconto.

Figlie , una volta Minerva una ninfa In

Digiti by Google , , .

Hymn. in Lavacr. Palladis . ipp

Minervac lavacrum advtbens pulcrum . Sed tu , Pela[gè. Cave ne invitus etiam reginam Minervam adfpictat adfpexerit nudarn Minervam tutelarti Qui , n Deam ,

Argot adfpiciet hoc poflremum .

Diva Minerva , tu qutdem tgredere : interim vero rgo

quiddam • 5 5 v , dicatn auttm PueUis : fermo non meus , fed aliorum .

Putllae , Minerva nympbam aliquam olirti Tbebit Plurimum fumme amavit & fociam ,

Matrem Tirefrae : neque umquam feorftm vixerunt : Sed quum prifcos ad & Thefpienfes , da

Aut Ctroneam , aut Haliartum ageret

Equos , Boeotonim opera perlufìrans : Aut Coroneam, inquam, ubi ti odenbus verniti fragrans , Et arae fluvio adìacent Curalio .•

Saepe Dea ifla ipfam nympham fuo impofuit currui . confabulationes nympharum Neque , neque faltationet

Gratae erant , quando non dux effet Cbaricìo : Sed tamen & illam lacrymae multa* manebcmt ,

Qu ti tri-

lli Tebe molto e più dell* altre , amava ,

La madre di Tirefia , e non mai fenza

Era P una delP altra ( 14) : ma fé a Tefpia

Vecchia , fe a Coronea , o a Aliano

Le cavalle guidava , vietando

De’ Beozzi i lavori , o a Coronea

Ove odorato luco T e altari a lei Eretti fon fovra il Coralio fiume La Dea metteala fpeflfo nel fuo cocchio.

Nè i ritrovati delle ninfe , o i balli Erano cari quando Caricloqa , Stata guida non fuffe : ma pur anco

Molte attendean lagrime coftei , N 4 Ben-

•-* Digitized by Google t , . .

200 TMN. EIE AOT. THE FIAAAAAi

• • / Kalirtp ASruvxlz KStradv/jLiov tiìrzv érxlpxv .

A>> irort ( i ) crf yùp irtirXuv XufUjxevx póvx; , l'Vsro tiri xpxvx E'XiKuvi'S'i xxXà peolax

Aùvro' fie

A’jtiQOTtpXI XcMVTO <5’ £

rioAAà y àffvyla tIoio < * ) xxruyiv op@r •

Ttiptrlxc y eri (jwv©- a/xa< xl»tiV apr/ ysvux • , ^ Ilffxa^iwv «'fpòv ywpov «v5

1 ’ ti poov i)Xi/$£ y.pauxi AivJ/xxa? i a

’ZytTh&“ uk £§éAwv ej& ri /x*j S’/f/.iS'et . j

Tov J's irpo ouu; , o’ roV wx tr uifoiv , T fì; Eùttp& fct yxXerlw ò$ov ólyzye S'uljiuv > j

/xf'v opL/Maru . A* s

- E’^09 ») o^^yy©-* ÌmXXoutxi yzp avizi

Tuvura e"

/xt vot ( I ) Xuffffot . ( 1 ) T*|VO .

Benché fecondo il cuore di Minerva

Ella fuffe , e compagna favorita

Poiché sfibbiati i manti , alla fontana

Del Cavallo Eliconia , di bell’ acqua ,

Bagnavanfi , e fui monte vi regnava Cheta tranquillità di bel meriggio

1’ 1’ L’ una , e altra bagnavafi , eran ore

Del mezzo di , e molta pace quello

Monte tenea , e tacita quiete. Tirefia co’ cani ancora folo

Che imbrunito di poco aveva il mento ,

~ lcj| . . n

HyMN. IN LavACR. PaLLADIS. 20i

Quamltbet Mtncrvae gratam exfiflcntem foci.im . aliquando ptploritm folutis Equtdem fiottili ,

1n Htppocretie Helicontde pulcrc fitte-,ite obtineret Lavabant , quum meridiana montem qttirs . Jhrtbae lavabant meridianum erat una , tempns , Multaque tranquilliteli illuni obtinebat montani

Tirefiat vero folut cum eanibus , modo in mento lanugine in loco Nigrefcent , Jacro vtrfubatut : quia Et fitiebat infondo modo , ad rivum venit fontii Mifer ubi invitai infpexit quod battd fai erat ini pi-

cere. i

Hunc autem , quantumvii irata , tamen alloqucbatur Mi- nerva, te ampliti! Quii oculoi tuos non bine deportatane, ,

O Evendt , in funejlam hanc viam perdaxit ?

Haec qtiidem fic loquuta efi at pueri oculoi tenebrae obruerUnt Stetitque mutui conglutinaverunt entra dolorei

Genita , & voeem impediti mentis inopia .

- Si raggirivi pel paefe facro . . t E così accefo d’ indicibii fete Alla corrente della fonte venne,

1 ‘ Mefchino : non volendo vide quelle

1 Cofe , che non fi pofiòno vedere (ijl.' 1

Minerva irata tuttavia gli dilfe : gli giartimai. Qual te , che non farai occhi

Per riportare, o figlio d’ Euereo , . Ventura adduffe alla gravofa via ? Così difs’ ella: e del garzone gli occhi

Gittò la notte . Stette ei fenza voce j

Che le ginocchia incorrentigìi il duolo , E la confufion tenea la lingua ‘ • Gii- . i

202 TMN. EIE AOt. THE FIAAAAA. $’ A' vv\ è’/3o vite T»' poi tov y.ùpov t S afia , f 5 Tic t vice • toiuÙtui Saipovet fitXai

C"ppara (eoi tu iratSòt àfieitoo . ts'kvov aXafe EiSti A’òavaiat sfitta. ^ Xayóvaf

AAà’ ovk atXiov iraXiv ofitai' ù t’ps SsiXav . 9 ° fi' Sp& , ù E'kiyùv ow tri (Mi Tapiri . t H peyu'k’ àvr ixlyuv iirpù^ao' Sopvcat otofrat

Kai irpónat ov iroÀtoéc' fiata txiSo'ì tYfit .

pev tir A' apfioTt patri fi ltov irepi irai Sa tocfioirx Mxtv,p ptv yotpùv oi tov tìfiov iSuv 7 ye telatura . òta eleiyrtv A fiupù S‘ èraipuv , 9 5 Euì ptv A’lavala irpòi róS’ ttoìpev tir^r >

Ai a yvvxt , perù Teina (Saltò iróhv arra Si’ òpyàv

i irai' tyu à utoi TtKVov scijk ulaov . Ow yàp Alavala ylvutpòv ireIti opinara iraiSom A'prx^tiV Kpóviot S’ uìt toyovn vópo , xoe Ó'( né tiv c&uvutuv otta Stài avròt tlvj rat , pi , /xw9-ù rirei» A'S’pfiy , peydlip . • 1 Afa

Gridò la Ninfa : Che m’ ai fatto al figlio r Venerabil ? tai voi Dee fetc amiche ?

A me tu gli occhi togliefii del figlio .

O figlio fciagurato ! di Minerva il Ed petto , ed i fianchi rimirarti :

Ma non il fol di nuovo mirerai .

O me tapina l o monte , o Elicona ,

Non più a me fiate prefenti mai .

Certo con poco ai fatto un grollo cambio . Non molti cavriuol perderti e , daini $ Ed ai le luci del fanciullo mio Con :

Hvmn. in Lavacr. PaLLadis# 10$ At njtmpba Chariclo exclamavit : Qtiid mco putto fa- cis , 85 Diva ? tales vos Deae efiis amicae ? Oculos mihi putrì abfiuhjli . o fili mtftrande i

Vidtfii MinerOat pedora & ilia : Seti non & folem rurfut videbis - o me tnifetaM !

O ni bus o Hthcon nuntquam pojl nubi adeunde - , * Certe magna 9 prò parvis exegifli capfeas quae perdtdifii ,

Et damas haud multar , oculos nunc pueri babes . lpfa quidem Chariclo ahibabus ulnis valile canon fibi

filiunt amplexa i Quafi mater fiebilium htdum lufcittiarum

Ducebat graviter lugetts * Dea vero miferta fuit fociae ? 9 5 Et ipfam Minerva tali affata tjl verbo »

Divina mulier , muta omnia rurfum quaccumque per irani Protuli/li. ego enim baudqUaquam fihum ejfcci caecum Ncque enini Minervae graliim ejì oculos pucroram Abripere fed Saturni ftc tubhtt leges , 100 JQuifquis aliquem immortahum , nifi Deus ipje velit i

Confpcxerit , mercede confpiciat magna » Dia '

il Cori ambe mari prendendo caro figlio , Il piamo de’ ploranti rofignuoli

La madre ne menava , fieramente

Piangendo * onde alla Dea venne pietate'

Dell’ amica y e a lei sì di fìe Minerva :

Nobil donna, rimuta tutto quanto . ,

Ciò che per ira ne diceffi i eh’ io , j Non ti fei cieco il figlio, che a Minerva - Dolce non è rapir la vifta a’ figli ,

Ma così parlan le Saturnie leggi : . quando,. Chiunque , alcun degl’ immortali ( ,

Non P eleggere Iddio medeimo ) miri y Veggia coffui con grave mancia appretto. J?0*

-Digitized by Google 204 TMN. EIE AOT. THE riAAAAA.

Ala yvvai tÒ xeV ù Toàivctyperov atì9 1 , i ys'vair» [toipav ùì’ Ai E‘'pyov’ £T£*' éiHvewe iva ,

\ìxa roTfUTÓv viv iyefvao* vjv ifi kouS&u io; A ,

li' , tsaS©- ò

Uaì$a tÒv àfiotTCtv A’ktuIovu rwpAo'y t Serbai . # K«i tIlZ& ptiyÓAai (ruvi'pc/jt,^ A'priftif^ i i: tTfftrai' cwc auray o E «AA , « àpoftOfr ^ ai r tv cptffn p'iJB’tVVTai %VVCU TUJt@* ix-ufitàicu , O'tttotuv ovk e’ShAwy Tfp ity yap'uvra Xoerpx

Aat [uv&' ÓAA* aura* rov rpi'y avavtra vajvsì

<5’ Turati S'UTmpTsvvTt . rà os-éas /«snjp

i cr Attirai ( ) j avrete iirepyp[LÌva’

sp/fi $ yevi&cu ,

E£ Off wy caAaa'y vroh^afiévav .

f (i.v) ti . rwiìe li’ rapa ^ ri fiivvpeo yòp aAA* I 2C Tfu ^«fiy é% tpL&tv toAAx (jPjUSvvn ytpa . M*y-

( i ) Atfura» .

quell’ Nobil donni , opra riandare Più non fi può, ne ritornare addietro; il lino Che , che filarono le Parche ,

Così volle , in quel punto che ’l facefli , riporta Or , o Everide , il tuo dovere . Quante Cadmeide poi brucerà offerte , Quante Arilleo pregando di vedere ,

- 11 giovin figlio Àtteon cieco folo . Ei Compagno di corfo della grande Dia- .

Hymn. in Lavacr. Palladis. 205

Divina multar , hoc quidem baud revocabile erit Fabìum quandoquidem Parcarum innuere : fic fila , Quum primo ipfum peperifii ttunc ergo aufer , 105

O Everide , praemium quod tibi debetur . Ecquot Cadmeis Autonoe pojìhac vittimar adolebit , Quot Ariflaeus , foìummodo optantes Filium adolefcentem Abìaeonem ut caecum videant. Et ille magnae in curfu focius Dianae no non Erit : fed ipfum vel curfut , vel in montibus Liberabunt communet tum iaculationes : Vbi invitus etiam viderit gratiofa lavacra

Deae : fed ipfae fuum prittf dominum canee

llitc devorabunt : at filli offa mater Autonoe i*5

Recipiet , fylvis omnibus pererratis . Felicijffìmam hacc te dicet & b tatara fuiffe ,

E montibus caecum filium quae receperis . proinde O focia , ne lamentare . ipfum namque alia ,

Tui a multa manent . cauffa , me praemia 120 Nam

: Diana fia ma non lui il corfo allora , Ed il comun tirar fovra de’ poggi Libereran quanti’ egli , non volendo

i Ancora , pur vedranne vaghi bagni

: lui Della Dea ma le cagne illefle ,

Pria lor lìgnore , ceneranno quivi ,

’ E la madre averà 1 offa del figlio ,

Cercando tutte quante le bofcaglie ;

Ed efler te dirà nata felice , E beata ad avere ricevuto Da’ monti il figlio della villa privo O amica per quello non plorare , , Perchè in grazia di te da me verranno Altri a lui doni, e guiderdoni molti (td). Poi»

/

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?q<5 TMN, EIS AOT. THE HAAAAA.

viv t

è' a1$ w*

nsAAà iè BowTQÌ’tri Sftrpir* y TpAArf H Kóìpuf 125

x) peyótXon vqtpa AufiSìauu S'eui . Xpjo*eT , 1 rróS'ctt et àéov ct^el 1 /x'y* à oì Acori ^ fizxrpoy , , Acorco (òiory nppx iroAufflóviov . 5*vy TtTvuitév©' tv nwt

tÌvto. (pépetr'òxi , fi&K;y A’Szvxi'x y Tarpai» T ìflXTè òtXV AwrpVXflV y pZVjfl $ ty (i y *’ w > A’AAà A <0S KopuQ* , *3fU« «TOH** H j 135 1 E"pT(ìav’ wrzuTut co xey o<‘ « ^rvyxr^p ( > • (tTpcKa' «AAa ff’fXfT h^xvxl» vvv rvfyot finis p«Aer«i, Tòy S’écV , J xwp/ y Ew Deeft verfus ufcj.ad vcrb 6uy#rrp. I àiof CVK t'/rmvw . I ) ( ) ( verranno «terno vate Poiché 4 qua’ , che , gli altri affai fpvrano . parollo , e fovra

1 Conoscerà deg » auge» qual faufto

non volano a diritto , E quelli , che E di quali non fon profpere l’ ale

Molte divine rifpofte a* Beozzi , a' grandi Molte a Cadmo farà , e pofeia

J.abdacidi . Darò anco un baffone >

che piedi fboi 1 guidi a dovere Grande , j anco di vita un torwin lungo

E fol ,

!

Digitized t oqIc . .

Hymn. in Lavacr. Palladis. 207 Narri vatem conjhtuam quidem celeberrimum ipfum , & inter pofleros*,

vie profeto longe aliis praejlatttiorem .

Cognofcet autem avet quacnam fit quaeque va- , faujìa , iti ent ominis fine Fruftra , & quorum ntn boni aloe.

Multa vero Boeotis oracula , multa & Cadmo 125

Edet , & magnis pojlea Labdacidis . magnum baculum qui e pedes convenienter Dabo & , i ducat .* Dabo etiam vitae terminum longaevum : ubi obierit inter Et folus , diem , prudens mortuos Verfabitur magno bonoratus mortalium deduHort Plutoni , . 1 j o

.* Sic loquuta annuii idque firmum , cui annuerit Palias : quoniam foli luppiter hoc ex filiabus

Dedtt Minervoe , ut paterna omnia babeat Lotrices vero nulla peperit , water Deam ,

lovis vert . Sed ex lovis vertex cuicumque annuerit , 135

Firmum erit .• fimiliter cuicumque Ó“ filia eius .

Vtnit Minerva nunc vere .• proin recipite puellat Argot quibus curae Deam , 0 , eft , Cum- (ol quand' ci morrà favio tra’ morti E , ,

Se n’ andrà , onorato dal gran Pluto

Sì dicendo accennò , che quando accenna

fi Sopra una cofa Pallade , compie . Che Giove quello tra le figlie Colo

Diede a Minerva , l’ aver tutte cole

Del padre . O bagnatrici , nulla madre

Partorinnela Dea , ma ben di Giove

La tetta (17) : or quella tetta quando accenna ,

Jl tutto falli , e così fa la figlia .

Viene Minerva ora da ver . Su via , . cale O fanciulle. , a quantunque d’ Argo

Digitized by Google ic8 TMN. Eli AOT. THE riAAAAA.

Et/v t ivxycpi'u, cvv e putrì cvv r òìsj.vyxk . , t iy ,

d’est l’vxyiu . Xx~ps , xctàev ti'pytos 14:

X(t‘ pe k, Kj vrpArv » ) uÙTit èfy>Jctact , ét c èhóavM

V'srTTvi ÒX'JS'.òsv y.?.upov . , uTrccna cw

( I ) xiX/V.

Annotazioni.

in- ( 1 ) Cofa fodero quelli lavacri di Pallade ci è dal Greco terpetre indicato alle prime parole dell’ Inno 0W11 Xu-

Tp o-fcioi Tat n«aXXaSot quorqutt Ictricts Pulitilit . Soleva- ,

no in ua determinato giorno dell’ anno , le vergi- ni Argive, con folenni cirimonie portare il fimulacro di ba- Pallade , ed unitamente collo feudo di Diomede gnarlo nel fiume Inaco. Si trovano fpefie fiate rammen-

tate negli aotichi fcrittori le Iozìodì aegli Dei , e delle-

Dce , onde nel celebre antico Calendario Romano , che fi conferva nella Biblioteca Imperiale di Vienna, pubbli cato tra gli altri dal Sig. Adamo Rollar nel T. I. degli Aneddoti di quella Bibliot. p. 963. nel mefe di Febbraio

fi trova notato Ad V. Kal. Mtrt. lotjo, e nel mefe , che fegue p.969. Ad VI. K»l. Aprii. LAvATio,cioè l’abluzione,

che nel fiume Almone fi faceva in quel giorno della (fa-

tua di Rea , o fia della madre degl' Iddìi , come viene raccontato da Ammiano lib. xxtn.c. 4. Prefa adunque oc- cafione Callimaco dalla folenne bagnatura della (fatua

di Pallade , fi propone in quell’ Inno di cantar le fue

lodi, alle quali dà principio , efaltando la cura, e l’amo- re che porta a' cavalli natia bellezza la pu- , , la fua , lizia , e I' abbigliamento . Reca dipoi la ragione , per-

ché col di lei fi mulaefo *5 immerga ancora lo feudo di Diomede, lodi propone alcuni riti e precetti dì cirimo-

Digitized by Google ,

Hvmn. in Lavacr. Palladis . 209 gratulatane votis laetìs ac- Cumque , cumquc , cumque

clamationibus .

Salve Dea curar gere airgi lnacbii . , & n 1 Salve quurtt educa tu ut ber, t reducis , & , Ó quum rurfut

. Equos , & Danaorum fortunata omnem conferva

Ricevete la Dea con faufte voci preci Con , e voti , e con urli di gioia . 1’ Salve Dea , e Inachio Argo proteggi .

Salve ancora partendo co’ cavalli ,

E di bel nuovo a noi con etti torna ,

E ’l retaggio de’ Danai tutto falva .

nie , affinchè le fanciulle in tal giorno anniverfario non tocchino 1' acqua del fiume loaco, e che gli uomini non

riguardino Pallade nuda , proponendo loro per efempio la dilawentura occorfa aTirefia, nella di cui fioria mol-

to fi difonde . Poi ritornando a Minerva , molto la loda

per la iaa nafeita prodigiofa , e per la Tua divina bellezza;

e termina col folito faluto , e richieda. Quello ed il fe-

guente Inno fono fcritti in lingua Dorica , lo che avver-

tendo , toglie molte difficoltà , che a prima villa fi pre-

(entano a 1 li fiudiofi della Greca favella .

( » ) Pelafgia era un piccolo paefe dell* Argolide. Lafciò ferie-

to Strabone , che i Pelafgi erano fparfi per tutta la Gre-

cia . Sacre poi alla Dea fi chiamavano le cavalle, forfè

perchè portavano il cocchio , col di lei fimulacro al fìu.

me Inaco. Cosi facro appretto i popdli Efefii fi denomi-

nò il cocchio di Diana, (òpra del quale nelle folenni lue

fede poliva la di lei ftatua . Si oflervano ancora le mo-

nete battute fotto I’ Imperator Commodo , rapprefentan-

ti il facro Carpento , coll’ Inscrizione AI1HNH IEPA

E$ECIQN , SACRA TFNSA EPHEJIORVM .

(t) Paufania nell’ Arcadiche racconta : Jfud Mantburitnftì Hippiat Dea, ( cioè cavallina) eegnomente celebatar . Cegnt. minii jmej in - ea filtrar [auffa , gigamum pugna Manthuritn O /« . . v

2io Annotazioni

/et ipfi pndidere , Bum in Enceladum Ugni immifijfe . Ora- zio nelle Odi efalca il di lei valore nella Sconfitta de’Gi-

ganti: Semnttm algida Palladii . E (Tendo Minerva la Dea

della Sapienza , con tutta ragione fi vuole , che prefie-

da anco alle armi , e cbe domaffe i Giganti

(a) Allude al giudizio di Paride feguito fui monte Ida , fo- alla pra bellezza delle tre Dee , Giunone , Pallade , c Venere . di fodero can- ( 5 ) Perifrafi Cadore , e Polluce , quali come

giati in delle , fi veda tra gli altri in Ovidio nel quinto

de' Fadi, vedo il fine , e predo Orazio lib. i. Carm. L'

Eurota poi è un fiume della Laconia , che feorre per la

cittì di Sparta , come fi ì da Strabone lib. vili. Geogr.

Alla riva di quedo fi efercitarono oe'loro giuochi Cadore,

e Polluce , come cantò Properzio lib. iti. El. ij. Qualit dy Pellux ir Euretai , & Cufi urenti , Hit vi t tilt terni Ber pugni , fut equit .

(6 ) Perifrafi dell' oliva consacrata a Minerva . Plinio lib. xit. Virgilio nel vii. dell' Eneid.

In iniet tamii villici Pillidii imnet .

( 7 ) L' ufo dell’ olio negli antichi giuochi ginnici è celebre

predo degli Scrittori . Soggiunge Plinio lib. xv. deli'

ldor. Natur. Vfum lini »d Inaurimi veneri Crini , imninm

vinoni putlicande . m geniiirei , io gymna/iit (!) Omero a principio dell'Iliade v. deferive lo Scudo di

Diomede, che fi portava al lavacro colla datua di Palla*

de , o perchè

/celi cimine ut Vly/n , Pitale aggrtffui /aerate avellere tempie

Palladiani , caeftt fummae cuftedibui ardi ,

Cerripuìt [acram effigiem . vita amato da O.livvcro , perchè Diomede adai fu io Pallade, e dalla medefima molto nelle fue avventure foc- Palladio corfo , come fi ì dall' idedo Omero. Intorno al degli Argivi vedi Polluce lib. vn.cap. xtpi ri tv Al*n-

V*Ul SlXlquplbìV ,

( 9 ) Creo monte Situato ne' confini Argolici di fonti appredo gli Argivi, ( io ) Fifadea , e Amimona nomi come narra Strabone al lib. vili. (nj Amimona fu figlia di Dana*. Vedi Ovidio nella Pid,

> d’£)to

Digitized by Googl Sopra l’ Inno di Pallade. hi - d Ero « e lib. I. Amor. Eleg. io. Nettano la convertì

in un fonte .come fi legge nel lib. il. deile Metamorfofi. t* Inaco Inaco ( ) fiume d' Argia , così denominato dal Re di padre Gius , la di cui forgente è collocata da Paufa-

nia in Arcadia nel monte Arremifio . (a?) Per diftogliere gli uomini dal rimirare Pallade nuda,

efpone loro il pericolo di rellar ciechi , lo che conferma coll’ efempio di Tirefia . Quello racconto con molta bre- vità ed eleganza ci vien fatto dal Poliziano cap. 80. de fuoi Mifcel lanci.

Efprime I’ (14) intima intrinfichezza , che pattava tra Cari- eie e indivifibili , Minerva , col dire , che erano fiate della compagne. Di Tefpia , Coronea, e Aliano, città Beozia, vedi Paufania lib. iv.cap. nelle Beoriche , Plinio 7. Scrabone lib. ix. ove rammenta il Tempio, di cui qui parla Callimaco: Cetonia filili Botoiii, in campo adiacenti, tempium Itoniae altee Minerva e , eiufdtm cum jhtff neminh , exftruxerunt , todemcjue modo praeterfluentem amnem Cnarinm dixtre , qnem Aleatici Coralium appellai , Si purga (15) Minerva dal delitto , che Caricle gl' imputa- di va avere accecato il di lei figlio Tirefia , attribuendo

al fato , e alla legge di Saturno quello infaufto avveni- mento poiché , era fiabilito , che chiunque rimiratte , o gl’Iddei le villa ,0 Dee contro lor voglia , folle della im-

mediatamente privato . Indi con un paragone feufa ,

e mitiga la feverità della pena data a Tirefia , propo-

nendo I* efempio di Atteone , il quale per aver veduto

Diana nuda , non folamente fu accecato , ma tramutato in cervo, e lacerato da' cani. Ved. Ovidio Metamorf.nl. Patta fiaalmente a confolare la fua amica Caricle , pro-

mettendogli difiintifiìme grazie , colle quali compenfar poffa la perdita degli occhi di Tirefia, a cui promette di

dare la facoltà di predire le cofe future , e di proferire

oracoli, non folamente ne’ tempi venturi , finché fotte (la-

to in vita , ma anco dopo la morte .

(16) Allude in quelli verfi il Poeta alla ragion fifica , per la quale la natura fupplifce fempre con qualche altro dono un mancamento del vegghiamo (penal- corpo j ficcome mente addivenire ne’ ciechi, quali per lo più fono inge- i

gnofilfimi. Servano di efempio il grande Omero , e Didi- O a Rio

Digitized by Google .

212 Annotazioni

«io mattematico . Intorno poi alla facoltà di vaticinare le cole furare attribuita da Callimaco a Tirella, vedi Ci- cerone lib.i.de Divin. Livio lib. i. Dionifto Alicarnaffeo lib. il. Valerio MalTimo lib. II. cap. t. Ovidio lib. iv.

de' Falli . (17) F, fi Ita in (ine Minerva per la fua prodigiofa calcita, adducendo il motivo, pel quale polla fare ad un cenno, edere el- quel che fa Giove ; lo che dice addivenire per la Hata dal cervello dell’ ideilo Giove prodotta .

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E I 2 AHMHTRA. \

H r M N V S VI.

IN CERERE M.

Digitiz'ed by Google — —-—vr* 214

TMN 02 EIE AHMHTPA .

fìf jcasAaflw kxziÓvz& ÌTi

M>ji’ «to' za ztyi^r , ùi^o'dcy «Jyaa-OTjr&e . yvvx pjJ 7r«

óV àp’ aùxXtuv ^ofidruiv Trruai^ff draitai . E'Wfp©' ex vitpéuv intubara iravtKx verrai'

E'Vrep®' ) òVe T/«y Axixxrepx juùv& tmnev , l A prayi(i»s or xirvqx piezé^iyev i'yyix xupat.

ere ^uvavro Toh; (pépev S'vQ/xà 10 Ulama ) rw et t évi ; , • rtic \xxXa E"« r* eV*' /itAavas f >q arra za yjpwea

f"^£{ rijvcy ( 2 ypovcv ù$‘ Où viet y wV «V ) , eAofavw.

li he 5 Tpi'« ti (iti; ( 3 A’^jAwÌov ùpyvpaSivtjv ,

’Toovóxii h àevóuv voza^ùv e’^épaorat C4) ettu^cv , j)y>jVou Tft'« ^ eVi x«Aa/j; ( ìpdput iftQuhàv E“vvxv , 15 Tpic ryivor 3 tx- (1) (*) » (j) Ju/ amv . (4) ifacdtf deeft a verbis 9>if ufquc finem verfus . . ( 5 ) , ad

vien T A ceda , cantare dietro , o Donne , falve affai Cerere , ( 1 ) , moltinutrice , Moltimoggia . La ceda che fen viene, (2)

Di terra rimiratela profani , tetto Nè da , o balcon la vagheggiate \

Non fanciullo , non donna , non colei Ch’ à fparfo il crin (3), nè quando dall’ afeiutte Bocche fputiam fenza aver pria mangiato (4). Efpero dalle nubi ne ragguarda(j) Qiian*

Digitized by Google . ,.

2*5

HYMN.VS IN CEREREM.

muli Alatbo Eleufinem defeculente , acclamate era , Ceres multum falve quae multos nutricai (3“ mul- C , ta modios ( frumenti ) largirai .

Calatbum defeendentem burnì adfpicietii profani ,

fello : Non e , ncque defuper intueamini

Nec puer , ncc mulier , uec quae diffudit captilo! , 5

Nec quod ab arido ore. expuimus ieiuni .

Vefper e nebulis profpexit quando prodiit calathus : inquam, qui, ut biberet Cerei ci Vefper , , folta perfuafii

Quum raptae ignota perfequeretur vefligia filine . te potuerunt Diva quomodo pedes erre , & ad cccafum , io , f

Et ad nigros Aethiopes , & eo ubi lune aurea mala ?

Ncque bibifii , ncque comedifli ilio tempore , ncque lavijli percurrifii Acbeloum argentei! aquii Ter quidem manantem , perennium Toties fluviorum tranfivifti unumquemque , umbilicum Ter ad pulcherrimae infulae Emiam accurrifli : *5 Ter

Quando ella riede •, Efpcro , che già fo!o

Cerere a bere indufle , allora quando figlia Della rapita , andava dietro (6) Al non noto fender la veneranda Come le gambe ti poter portare fino a’ e Fino all’ occalo , e Mori , dove

Le poma d’ oro ? Reverenda , adunque

Ni mangiavi in quel tempo , ni bagnaviti . Tre fiate paflarti d’ Acheloo

L’ argenteo gorgo (7) , ed altrettante ognuno Valicarti de’ fiumi ognor correnti.

Tre ad Enna correrti , che dell’ ifola

La più bella è nel mezzo , e tre vicino Al

Digitized'by Google . ..

21 6 TMNO£ EIS AHMHTPA.

è-zì jwMt%ófi» yjt\j.ó.ìni tKC&i'rtruo

» M>j /x»} tcìvtol Af'ya'/i£« , a Sxxpvsv 'jyays Avpì ,

TOXlétTGlV ètt$OTCt 2 ) TéùjJLIU KxXXlOV , WS ( mcàsc^u ts xj l'fpa àpuyputrx KaXXiov , w; Tpurct ao tq tv °as v\*t Trartjxa/ A’sxyuuv ÙTiKo^e , fi y A'vikx TpiTróXsfi^ ùyaSràv tSiSwriUTO jtyyav'

KxXXiov vs l'vct >ixi tk vvrtpfixrlxt àxévjTXi , [ ( 3 ) ] OJkuto fiwrreivx Tpioneu yóvov oiKTfòv iìt'tàctt

ctv KviStctv eri Aunov ìpòv tvxtov Oiirv t , , 25 Ti'v «tira jmìAo'v uX

àjj.

E’| dfixpdv dvéQve . òtx

- O'Vxov EWw, Tp/OTW ( 5 ) S óxov, oxxoVov E'Vi/oc,

òtljiòs A’AA’ ó'xot TpioTi'Sctinv o uybtTG èui’nuv , Tou- (1) Totus hic verfas defideratur. (*) DèfideraotaY ver- ba ra, & reliqua . (j) Deefl àxlirai'Sc iofequcns verfui, ufque ad verbum iSi&ni. (*) ^v6tv (5) TpCoVa.

Al Callicoro pozzo ti pofafti (8). bere Arida , fenza , nè prendevi

ti valli . Cibo , nè la Nò , non quelle

Cole dichiam , eh’ a Cerer ne menare il Pianto . Piò bello è dire , come fece

Alle cittadi di piacenti leggi .

Piò bello è , come la paglia , e le facre Manne di fpighe ella tagliò la prima, fu Ed a battere, vi mile i bovi , Al-

Diqitized by Cìooalc 7 .

Hymnus in Cererem. 21

Ter apuri Calhcborum pnteum burnì defedtjli ,

Ari da comedi ncque lavijli . & ficca : ncque fi ,

Ne vero ne ijla dicamus , quae lacrymas moVerunt Cereri

Pulcrius diftu . ut civitatìbus gratas leges dederit : Pulcrius ut culmum manipulos pnmos 23 , & Jacres

Sptcarum abfciderit , & boves calcare immiferit ,

Qnum Tnptolemus bonam agriculrurae doceret artem . Pulcrius ut evitet , ( quo & alius dchcìum ) Confecerit media ut Triopae filius miferabihs ejfet adfprfiu.

Nottdum Cnidiam , fed adbue Dotium facrum inbabitabant , 25 Tibique illic ad Dotium pulcrum lucunt pofucrunt Pelafgi

penetrarti . Arbonbus undique denfum , quem vix faglila hoc pinus in hoc ulmi erant in hoc piri In , maguae , & , In hoc & pulcra glycymala . aqua vero quaft eletlrina

E fcatebris erumpebat . Dea vero tanto amore loci infaniebat ,

finis quanto riopii . Quanto Eleu , T , quanto Ennae

Sed quum Triopidis dexter fuccenferet genius ,

. Ibi Allora che Trittolcmo la buona

Arte infegnava . Più bello è a dire , (Acciocché alcuno le lovcrchierie

Sappia , che non può Cerere vedere ) Come per fame rea di Triope il figlio

Refe compaflionevole a vederli .

Non per la Cnidia ancor , ma il (acro Dozio

Abitavano , e quivi un vago boico

A te fero i Pelafgi tutto incorno

D’ alberi ombrofo , e firto j e firale appena

’ Trapalato 1 avria ; e pini , c grandi

lufini . Olmi v' avea , e peri , e bei

E qual di marcaflita , onda fpicciava

Da’ riyi . Era la Dea , matta del luogo, di quanto, Quanto d’ Eleufin (y) , Triopo (lo)

E quanto d’ Enna . Ma allorché diritta Ventura co’ Triopidi ldegnolfi, II A A

TMN02 EH AHMHTPA.

Tcurante a s, uv . X ‘f E fimxfiovifr ettaro fata 'ZoJxt éyuv òtpóxavrai set non tv ùn/iài , ravra; , Y1zvtxì S‘ avSpoylyavrae oXolv àpat ( to’ i v afatai ) 35 A fttporepov irthentrtrt à^tvaitnv oVAiWa? . Ef Se ro rat AdjjLxrp^ àvatStet eSpapiov aX

H\ Sé rii ai'yeip& niipov’ , fijyct StvSptov , atòépt è' Tù uro ( i ) rat vvpiQxt rror) ruvStov tytouvro' Ttjxytitrx A Tfxra , nanòv ftéx^ taytv oAA«i« • H< tètro AupLurv\f ori oi |uAov ttpòv ÒÀyti'' riire Ss ytxrrapLtva t<{ xaAaì no'rrtt , fxoi SévSpea J

Aurina ikittvi ( 2 rav 01' N ) ( oro'A/c àptirstpav Aaputrtav tqatruv ) èa'aara' yévra Sé yetpì 'E.renpixru piunuva . narufiaStav S’ sys nXaiSa 45 4>à Si rrapa^/vyoira nano'v Kj òuutSéa (pira > tnvov orti òtoìtrtv T y rà ìu/ttjùvx SévSpea nórreti y • Tskvov f i vwtrav rtnvov voXtèttpe rontvrt y auso n y Òspà-Tovrai ctTo'rpsre' jxij ri yaMtpùy n«V- tiri, ( 1 ) (j ) NiTin'xif .

II configlio peggiore Erifmone Torto toccò. CommofTe ardito e pronto Venti fergenti tutti , in fiore , tutti

Uomin giganti , tutta la cittade A prendere ballanti d’ , ambedue Gli arnefi armando , ed alce infieme , c (cure

Corfer sfacciati di Cerere al bofeo . Un gran pioppo v* avea eh’ iva alle flelle,

Sotto a quello le Ninfe meriggiavano . La primiera battuta un trillo canto All’ altre rifonò . S’ accorfe Cerere Che

j 4

Hymnvs in Cererem . 2 Ip

Ibi malunì Eryfichtbonem invafit conftlium . Proruit is habeni vigiliti ornaci in vigore fervos , aetatii ,

Onmefque viros gigantum fumila ( tot,ini civitatem qui pojfeut evertere ) ’ 5 Utrinque & fecuribui & afciii armatos .

Acque hi in iflud Cererii impudentes irruerunt nemus .

‘ Erat quaedam populus , magna arbor , caehun coiitingens

Sub qua Nymphae circa meridiem ludcbant .

Hacc prima percuffa , malam vocetn infouuit aids . Animadvertit Cera quod ejus hgnum facrum doleret .•

Dixitque indignata , Ecquis mibi pulci ai arborei incidit ?

Statina Nicippae ( banc ei civitas Sacerdote»!

Publicam conjlituerat ) ajfimilata ejl .• accepitque mani Coronai & papaver .• deque bumero pendentem babebat

clavem . 4 y

Dixitque , demulceni malum & impudente!)1 hominem Ery*

fichthonem , Fili quicumque confecratat arborei , din incida , multum dilette parentibui Fili , deftjle ; fili , famuloi averte ne fuccenfeat Cejfa , & , Diva

’1 Che fuo facrato légno s\ fi duole :

Ditte irata , Chi i belli arbor mi taglia ?

Torto a Nicippc ( eh’ a lei la cittade

Pubblica fatta avea faccrdoteffa )

Ella fimil fi fa , e prende in mano

’1 1 fui doffo Le ghirlande e papavero ( 1 ) , e Avea la chiave (ia). Ed ammonendo dille A quel malvagio corpo e inverecondo :

Figlio , chiunque gli arbor confacrati figlio Agl’ Iddìi tagli , figlio , ferma ; pofa A’ genitori affai diletto , , Ed i fergenti leva che per male j Non

K

Digitized by Google , .

2 20 TMNOZ EIS AHMHTPA

Hinia Aa/xanjp , txì iepòv SKKSpa'i^n . jo f Txv S cip’ i5ts/3A£v{/ut %aX£TUTepov jj’e' Kvrxyòv n"pfitiv èv Tfixptoiiriv tsro/SAeVa xvSpx hèxivx n'iÀOTOHOt TXf QxVtÌ 5Tf AfIV OfJLjlX , ( fiXoTVpóìTXTOV ) rot X«£tu , ttyx' liti iréXtKvv fiéyxv èv %pof tÓ%u. $’ TaìiTct /J-òv 9 arirtt ( i ) w evi Sxìrxi è

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f’y/ cLpéirret . E’£«t»V>jc xTo'pua-xv , Spuri %aAxov

A' aAAy« //.tv éxrsv ( 2 ) xvxyxxlx ecrovn , ( yxp

AkttotikÙv ùrò xfipx ) fiapùv S’ xTx/xenJ/xr’ xvxktx , Nat' vai tuyeo Swptx kuov xt/ev évi Sxi , r , , ù tok

IJovrur Safjuvxì yxp e< il^epov eìùxTi'vui Tot . 65

A' f*eV

1 6

1* abbia pofcia Non Cerer veneranda , cui il facro luogo abbatti Di , e guaiti. Sogguatandola più crudelemente Che non fogguata uom cacciator ne’ poggi Tmari Lionella apprettò a crudi parti , (Di cui dicon che lìa terribili (lima

La guardatura ) indietro, dille, indietro,

Che la gran (cure in corpo io non ti pianti . Quelle faranno alla mia cafa i palchi , E ben Itaranoo coricati , e faldi In cui Tempre conviti a’ miei compagni

Farò lauti e graditi . , 11 giovin ditte , E la , . .. ,

Hymnvs in Cererem. 221 * Diva Ceres , cujus facrum tu dtripts . 5 Hanc vero quum limts ille oculis torvius adfpexijjet , quarti venatorem Montibus in Tmariis virum adfpicit leaeua

Crudipara , ( cujus dicunt ejfe atrocijjimum oculum )

Recede , inquit : ne tibi fecurim in corpus infilavo . Hae arbores meam reddent teblam in qua domum , epulum 55

Semper meis confodahbus perquam iucundum praebebo .

Dixit iuvenis ; Nemefis autem malam notavit vocetn . Cerefqut infondo modo fuccenfuit & dea rurfum [afta ,

. . : Vefiigia quidem eius ttrram , caput vero eius tangebat

caelum . llh ergo famuli femineces ubi deam adfpexerunt , , 6o

Subito eruperunt , in quercubus ferrum relinquentes .

At ipfa Ceres , aliis quidem omijjis ( nam necejjitate omnes fequebantur

Herilem manum ) odiofo refpondit regi Eryfichthoni : para canis Certe certe , domum , canis , in qua epulum

Fraebebis . crebrae enim pojlbac epulationes ubi erunr. Haec

E la Nemefi fcrifle il trillo detto . Cerere entrò in ineflfabil ira

: palli E Dea divenne i fui terreno , E la teda le dava nell’ Olimpo Quei mezzi morti allorché ne mirar*

La veneranda , sfìlaron repente.

Abbandonato nelle querce il ferro . Gli altri lafciò a Necelfitade ; poiché Sotto la fignoril man givan dietro

L’ odiofo ugnor così riprefe : la Sì sì , fa’ pur cafa , cane , cane

Ove farai conviti , che frequenti Saranno a te. in avvenir le menfe Tan-

\

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2 22 TMNOS EIE AHMHTPA .

A' fifv rórr £ tTùla E’furinovi rwye Troppa .

Aunica oì yxteróv rs Kj aypiov e^/BatÀ£ Ai/mv , $’ v.pxrfpóv' iqpevysro vtu reo . A^a-va , puyÓAif orerà. eyjv \'pi.(p& avrei. Z.yjr^t'Qr , tÓtuito , róruv

’ Ei'y.ari édera tbvovto évuSey.a è crVov chpvrrov . 70 ToWa ùivturov yàp « Aa^arpa yaÀSTrci . Yeti yùp ri Aóputrpt ruvccpyi'rSq &tówr& .

tv ft( CVT£ TipiTOV OUTS H èpdvb'i > ZuvhlTVia

AÌSsptfyuct yov££i , Tptyxvx S‘ tvptry.iro Tara . T , 1 tuviuS& 1u/v A’d’avxi'as H v6oy tV dtÙÀx 75 C’pjjfyutSxi «aA/cmc*

e’vé'oi' %Qt£o'i 1 /3f|3))x£ Ovx . yàp fin Kpxvùva ( ) ,

TtASr©^ Ùtuitv,rwv èy.xrtv (2óxi . ijv9-f lIoAu^y , A'v,Topiu*(&' ejfi' yxuov dprue tuiSÌ MaVrjp , ( )

A’\i.

Tàv Sì yuvx fixpv$u;j.(&' à/Jcetfiiro Sxy.pvyéourx , tifi rat ni Tplorai' E’purlyjitvx S' y,lxr£ xarpee Ui'v Kpfxyywva ( 1 ) .

e Tanto ditte , malvage cofe feo Erifitton poiché addotto A ; cacciolli

Una crudele , e dolorofa fame (13), gagliarda Nera, ; e d’ un gran mal paria.

’ Quante cole atteggiava 1 infelice Di tante lo prendea defio di nuovo.

Venti fean da mangiar , mefeevan dodici, ciò Che che Cerer , difgufta anco Bacco , Così Bacco con Cerere era irato Nè a colazion mandavanlo od a cene

Paura i genitori avendo ; ed ogni

Digitized by Googla . _ -— _ a , .n , , - . .

Hymnvs in Cererem. 223

Hate tantum ejfata Eryficbtboni tntulit mala . Statimene ci borribilem & atroeem immifit fatnem ,

Ardente»* , valtdam magnoque is contabefcebat intorbo . lnfelix quo plura guflavìffet , et plurium tenebatur rur fum deftderio . miniftri epulum Viginti apparabant , duodecim vinmn bauriebant . 70

Eadem euim Bacchum quae & Cererem offendunt . ,

Etenim cum Cerere iratus fuit Eryfichthoni Bacchus .

Non ipfum ad coenas , ncque ad cottvivia mittebant

Verecundi parentes : praetextufque rcpcricbatur omnts . Venerunt ipfum ad ltoniadis Minervae certame

Invitantes Ormenidae . veruni negavit mater :

intus e/l inquiens . beri enim abiti Non , Cranonem ,

exatìurus centum boves . Debitum , Venit Polyxo , Aftorion'ts quoniam nuptias Mater , adornabat filiti , Triopam Utrumque , & ,& filium Eryfichthonem vocans . buie mulier perturbata refpondebat illacrymans Sed , , Veniet tibi Triopat ; fed EryJìcbtbonem ferivit aper Piti

Pretefto C trovava . Or di Minerva Itonia (14) a invitar vennonlo alle felle

Gli Ormenidi . La madre si negava

E franca rifpondea : ei non è in cafa Che ieri andò a Cranona (15) per elìgere Un credito di cento buoi di pregio

Venne PolilTo a Attorione madre , Poiché le nozze ella apparava al figlio

Triope invitando , e ’l fuo figliuolo infieme La cordogliofa femmina verfando

Lagrime , a lei cosi rifpofe e ditte :

Verranne da te Triope . Un cignale Ferì Erifuton per le vallate

Digitized by Google 224 TMNOS EIE AHMHTPA. ixv è’ tvvéx (posa, Xlivhv m uayne , p teirat .

ùeu'wsv fv ÙAAorpi'oii E’pv(nyjìvv . ÙAaTivxt rit \ *5 x* ti'ytró tu vvjitpxv Yì!pwlyjìovct 3ifK&- e rwj/f j

H firw £5 ittw , >) (vOBpvi Tiifivi xpiQfxu .

J’ Htbitx irctv>)itsp(fr eiAaTivxsàt è’ H'VShf iivp'tot tcotx' kxkÙ t^xAAcro yxwp

A‘ u nxAAov e$ovTt . rà £f fiuBòv oìx BxAxsanit 90

A'Aboutw; àyjtpiepx KUTtppeev (i'SuTx txvtx . w; ft'{ Mi/xfltm , «ìA/w ew TAxyyùv , Kai’ rwrwv t'n /x£Ì“£av (txk(to’ fie

KA«rf jutY à fAXTttp flxpù S’ é'fSKV ai ì'v ’ àìeApxt' , , 95

Xtl) paq'ot tjV £Ti« , ai S/kx toAAsuu hÙAzi .

<5’ «tirsc toAiuÌì ixi K«<' TftórcK %£Ìpa< tfixAAs , To7x ròv eé>c àiovrx Tlora&óvva KxAaip'oiv' "Se rjwJi rpirov' YtiS'oTXTup , «oD &Ttp ?yù pièv

Etti rf A i’oAi'S& Kayxxtj; yé's& } aùràp b[jmo ioc TìJ-

Di Pindo

Per lui bugia tu non dicevi , o Madre ?

Facea alcun cena ? è fuori Erifittone.

Spola alcuno prendea ? Erifittone

Perendo ha il dilco : o pur cafcò dal cocchio,

O a contare i befliami è gito ad Otri. Cbiulo poi in cala mangiador folcnne

Di tutto il giorno divorava tutto

Robe infinite , e quanto più mangiava

Ognora ribaltava il trifto ventre . Co

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Hymnvs in Cererem. 225

Pittili iti amoeno clivo & ipfe novem dies nunc iacet . , mater ? Mtfcra , filii amatrix , quid non e mentita es Praebebat aliquis coenas ? perente erat Eryftcbthon «S Ducebat aliquis uxorcm ? Eryfichtbotxem difcus percuffit :

Aut decidit equo , aut in Otbrye gregei numerai . Abditus itaque deinceps per totoi diei conviva Eryfichthon Comedebat tnnumera omnia , malufque fubftliebat ventar Semper plus comedenti feci quafi in fundum morii , 90

Fruflra ingrata defluebant efculenta omnia . Utque in in Mimante nives , ut fole cerea pupa , Et plus quam iflbaec contabefcebat : donec fuper nervos

Mijero fibraeque & offa folummodo reliqua effent . Flebat quidem graviterque mater , ingemifcebant duae fo- rare! , 95 Et mamma Ó‘ quam fuxit , decem crebro famulae . Et Triopas in it ipfe canos fuos manus ittico ,

His verbis furdum Neptunum invocans .• pater Falfe , adfpice butte tu uni tertium , fiquidem ego Tuus Aeolidis enim meus & Canaces filmi . fed 100 Wc Come in fondo di mar fuperbamente

Ingrati ne i'correano i cibi tutti . Qual cera al fol fui Mimante neve , qual ,

E di quelle più ancora fi ftruggeva ,

Finoacchè fopra i nervi del melchino

Le corde folo e I’ offa eran rimale. forte Fiagnea la madre , e lofpiravan egli Le due firocchie , e la mammella eh’

Bebbe , e le dieci fchiave anco fovente; E Triopa fielfo ne’ cape’ canuti

Mettea le mani , con sì fatte voci

Invocando Nettun , che non udia :

Falfo padre , ve’ lui che pur t’ è terzo ,

Se di te , e dell’ Eolide Canace P Io

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226 TMNOS EIE AHMHTPA .

Tiro to JiiAaiov ytvero (3ptp!^ . al'3 e ycp auro* B/tfzov vt‘ a’toAAùw©'* tputì ytpet iurspéi^av'

Nùv $e nana |3tf/3'c«.

qÌ UTcqatrcv votov ijf piiv H” yatirav , avrai io 5 BoVju Aa^cJy . àpiai yàp aTtip^xavri ( i ) rpxTS^ai'

Xvpai tv pi.ou Spai ntvtoù Si alititi fi , fjji *IStf

TtTpaToSuv . ijfy yàp àmìpvtlxavTo piaytipoi . AAAtè xj «pi pttyaAav fare fai Avrà» àpia^àv ,

Kaf ràv e paytv ( 2 ) erptipe piuryp 1 io fiZv ràv EV< « , ròv atùti.popov rov Ka<' >£ TaAqujtov I'ttov ,

Kow uitiupov ràv trptpu fypia punna .

eV

Màvo/ àp ’ cinti Ol SxAXpLOI KXKOV VpTi

A’aA* óre ràv (3xùùv ojnov àvt^paivov òSovrtg ì

lai toS ) 0 évi TpióSoin K ( ) rw naSfeo , ”5 A irl&v inaAmi rt infiora Avjtaru ìairói .

piy Spi rot AÙaxrtp , tIw& ( 4 ) tv

SpioTaiy&‘ Spiai SyQ tivi } Kxnaysirovtt po' Ei~

l . Tjiv»t (l) cònptl'xuvl . (l)iQxyl (j) tòt’. ( 4 ) ,

Io ftirpe fono , e di me quello infante

Mefchino nacque : ed oh da Apollo colto

Lui le mie mani avcflon feppellito . Or la rea fame vedefi in fu gli occhi.

gli il O tu fcaccia dolorofo morbo , lieffb O tu prendendolo lo palei , le tavole poflfono Che mie pih non ne ;

Vedove fon le mandre , e vote ornai

A me fon di quadrupedi le Halle .

Da’ gran carri ftaccaro i muli ancora , E fi

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Hymnvs in Cererem. 227

Hic tnifer faflut efl puer . utinam enim ipfuin

Ptrcujfim ab Apolline mcae manus fttmrajjent .

Nunc autem acerba inedia in oculit e/ut defidet .

Aut ab eo averte difficilem morbum , aut eum ipfemet

Devota arreptum . mcae enim defecerunt menfae . 105 Viduata qutdem pecudibus fepta : vacuae mihi nunc caulat

Quadrupedibut . nam nunc abnegarunt coqui cibos . Sed & mulos a magnis folverunt curribus .* Et comcdit alebat mater bovem , quem Vefìae , Et viftorcm in certamimbut bellicum equum & , 1 io

Et felem quem timebant animalcula parva . , Quamdiu quidem Triopae in domo res fuerunty

Soli domejlici tbalami malum hoc noverant .• Sed pojlquam profundam domum cxficcarunt dentei Ery*

fichthonis , 1 5 Tum fané regis filiut in triviit fedebat ,

convivii . Corrogans baccellai , & reiictdas fordes

ilio fi t qui tibi invi 0 Ceres , ne meut amicai , fui

Fuerit •• ncque contubemalit fit meus . mibi mali vicini odio funt Di-

E fi mangiò la vacca , che nodria

La madre alla Dea Veda , ed il cavallo

Vincitore de’ premj , e ancor da guerra ,

E la gatta , di cui i piccioletti

Animai tremano . Or fin che fu roba

Nelle cafe di Triope , le domeftiche Stanze fole fapeano quedo male Ma quando ebbero alciutta la profonda

Magione i denti , e allora egli pezzente

Del Re ne’ tnvii affilo dava , tozzi

Accattando , e gettami della menfa .

Cerere, non mi iia amico quegli , , t* il muro. Che è in odio , e comun non abbia I In* cattivi vicini , a me nemici .

Digitlzed by Google i , .,

228 TMN02 EIE AHMHTPA.

/Vare xapSevixut Kj E , txiQbéyZairSt Ttxàrat , 120 Aa/j-arep ai s Tekvrpotpe TcukuitéSipvt . fiiyu X P ) ,

X’ ùs ai ( 1 ) to'» x«Aa$o» keuxórpixa ì'xxot uyovn

'Ttffuupts tòf y ùjùv fieyóka Se òs eùpvivuvtm ,

•AevxÀv tup , Afuxò» <5 f S’fp©- (pepoim (p&ivóxupov $’ H'fu , tT& elt clkko (pvku^eì $’ £l's ùxtSikuToi X) àvófixvKes uqv xur:Vfies , ^ £ì'i xcSxs us xe(f)akàs xuvux^péus alti . , e &pes tl's ctì kty.vcQopot Xpviu xktu kixvu QepovTi ,

Ù't ufjfus to'» yjvnv ÙQsiSeu xcurimifJ.«rSu .

Me ff$ct tu tua xckt& xpvTuwiiu tua irekt^us ( 1 )

T&? Si TeketrQcpius xot) tuj Sevv ctypis oftuprti v , t * AÌ Tives èfyxAVTCl KUTUrepCU 1 fi? TÉ (ÒupiìcU «t« EAfiS-qa tu y}pc arti tv ukyu X m , £ ,

H*{ «Aie, ùc aura» ìxuvòv yovv . tua tri Sì Aijù

IMSVTUl • Afe.«<~ XÓJJT ixifJt^U y >§ Ùt XOTI VtfOV Xcù‘

vicoli (t ariX'saf ( 1 ) . ) ,

Intonate , donzelle , e pofcia voi

Che partorire , feguitate il canto .

Cerere falve affai , moltinutrice (17)»

Moltimoggia . E ficcome ora la ceda Conducon quattro candide cavalle (18),

Cosi la grande Dea , ampia Reina , Candida Primavera a noi recando

Verranne , e Eftate candida , ed Inverno,

E Autunno , e a un altr’ anno ferberagli la in Com’ città calchiam fcalze , ed zucca. Sì piè sì capi ognora faivi abbiamo . \ , Com’ le vagliale d’ oro an pieno i vagli

Dkjiiuodbv C'.oo :k^, . . . , , , . • r •

HyMNVS IN CrREREM. 22p

' Diche virginei , & acclamate multerei ,

Cerei multum Jalve , quae multii alimentit & multii abundas meditanti no Et quemadmodum calathum albicomae equae ferunt late Qttatuor , fic nobii magna dea , potens regina , candidamque Candidum ver , aeftaiem , & hyemem afferent

Venie* atqtie vindemtam , annumque in alium cujlodiet Et quemadmodum difcalceatae & vittii exutae urbem per

ambult.mui , l2 5 Sic pedei , fic capita omnit prorfut damiti expertia femper babeamui eanephorae Et quemadmodum auro piena canifhra ferunt , Sic noi aurum immenfum pojfideamui Ufque ad urbii Prytaneum non initiatae feminae

Sa crii CereriI ad ipfam deam ufque comitentur , quae annis quae Tarn fexaginta minora , quam maiorei funt . « 3 ® vero Lucinam manti extenta implorat quae in Quae , & cfì dolore , Quantum fatti ejl eant & ad quantum fuffìcit earum , ,

genu . ipfa autem Cerei

Dabit omnia abunde piena , v*l ut etiam ad templum

pervenerint . Sai

Sì noi oro affaggiamo a tutto patto . Della cittade infino a’ Pritanei

1’ Quelle , che non fono ordinate : altre tirin 1’ Fino alla Dea ne , ordinate , Quelle che fiaran fotto i fefTant’ anni

Che faranno aggravate , ed a Lucina

Chiunque la man Rende , od è nel duolo

. Come a baldanza a lei faran preghiera

Tutto a quelle darà Cerere in colmo , Come fe al tempio fulTero venute. Sai-

i

gttì2ed by Google .

230 TMNOE EIE AHMHTPA.

Xctfpe Sii ti/ rcaìe iroàiv ev èfiovoi'x y rm , S , <35 ì‘ E”v t £VYi[Lt(lx ( » ) . (pepe iypiSt nó^ijix ir ùvrx .

4>sp{ Zs pct oì

’ iipotvav 'ìv xpotre ‘f(2e

tu’ifTtXAx . { 1 ) . ( t) àfictani ( j ) Subiicitur in fine ri-

hot 1 ùv fJp

chi laudem , quod fupra adculimus p*g. 28.

Annotazioni.

(1) Dovendo in queft' Inno il Poeta cantar le Iodi di Cere"

re , inlegna a principio eoo quanta attenzione , e reve-

renza debbano farG i di lei facrifizj . Racconta poi le di-

favventure di Cerere , dalle quali tu travagliata neU’andare in cerca di Proferpina,ficcome brevemente efpooei di lei ritrovamenti tanto neceffarj alla vita. E perchè gli altri 1' aborrifeano empietà , ed eccitati fieno all' amore , ed

al culto di Cerere , fa il racconto della crudel fame fof-

ferta da Erilittone , per aver violato il di lei bolco. Ri-

volgendo in ultimo alle matrone il difeorfo , infegna co-

fa fi debba a Cerere domandare , e quafi preferì ve loro

una formula di preghiera .

(t) I Sacrifizi a Cerere G portavano in due ceflelle ben co-

perte , da due verginelle in capo , ne' giorni confacrati

a Cerere EleuGna ; onde nelle antiche monete , e mar- mi fi vede Cerere colla ceftella in capo. In una fi rac-

' chiudevano de' fiori , indicanti 1 Efiate , nell' altra del-

' le fpighe, per dimofirare 1 Inverno. Di quella coftmnan-

aa fa menzione Eulebio al lib, il, della Preparazione E. van-

Digitized by Googl . t , .

Hymnvs in Cekerem . 231

Salve dea , & hanc fnrva civitatem inque concardia , , felicitate Cr Inique , refer ex agris matura omnia .

Pafce b-ves , pafce ovts fer Jpicam , , fer mejjem , Torve pacem ut qui aravit & , , tilt & metat . Propitta mi hi ter optata fu , , magna regina dearum

Salve , o Dea , e conferva erta cittade

' In unione , ed in felice flato Ogni cola tu fa’ tornar da’ campi. Palei buoi , reca pomi (<9), e reca fpiga ricolta palei Reca , e ancor Ja pace (zoj. Acciò chi lavorò, quegli ancor mieta. O tre fiate lupplicanda , fiimi

Propizia , o delie Dee alta Regioa .

^angelica. Ovidio nel ri. delle Metamorfofi, così cinti»:

III» font dii , ctlltt di mire putllat Vertice fuppofìtt ftftat in P»ll»iiii mrcet

Pur» cerinovi portolani (aera canijlrh . Seguivano dietro a quelle vergini alcune matrone , con

faci , e tede accele , le quali per accodarli più pure

a quelli mifteriofi facrifizj , fi attenevano per qualche tempo da’ loro mariti . Onde Ovidio Metam. X. Perini novem neftrs Vcntrem , taStufque virile

'In vrtitii numera ni . S’ intende la ( l) donna impudica , che s’ unge « capelli col

fuco proprio delle meretrici . (4) E' ovvia nelle antiche fculture Cerere portata dalle hi- ghe di (erpenti, e avente in ambe le mani accefe fiacco- le in atto di cercar la figlia rapitale da Plutone ; la qua- le Horia è rapprefentata in molte antiche monete battute fpecialmente nell’ Ionia , nella Lidia, o nell’Afia proconfo-

lare. Le donne Attiche a guifa dell* Egiziane fi atteneva- no da’ cibi in occalìone di fimili facrilìzj , e giacevano in terra affine di rapprefentar , Cerere , la quale nel cercar di Proferpina , redo pel gran dolore feasa cibarli : ai .

232 Annotazioni

al che vuole alludere Callimaco xulot 0vX^oyiafilv , per

via delle fauci aride , e fputi digiuni . (5) Nel tempo di ootce fi portavano i detti caneftri al Tem-

fi i lei . pio di Cerere , e di notte facevano di facrifiz) Parla di Proferpina che citando (lata rapita da Plutone, (6) , Cerere fe l'andava cercando per tutto il mondo. Lo che fervi d'argomento a Claudiano per comporre il (uo Poe-

ma divifo in tre libri , intitolato de rapiu Proferpinae . Vedi Ovidio nel quinto delle Metam. e oel quarto de'

Patii . Onde Callimaco va numerando in appretta tutti

que' luoghi , ne' quali errando fi portò Cerere . llb. IV. C. I. Amn'ts Aiheloui e l’indo miiju e (7) Plinio fiumi , alt olia Acarnnniem , Aet drimeni , Cr Anemieam infulam

affida» terra e invetlu continenti nane fletti . Nota è la favola

di Acheioo vinto da Ercole , della quale parla Ovidio al IX. delle Metam. (I) Paufania nelle cofe Attiche racconta, che apprettagli

Eleufini era il Tempio di Trittolemo , di Diana Pro-

pilei , e del Padre Nettunno . Al pozzo poi detto Cai-

lieoro , inftituirono le femmine la prima volta il Coro col la degli Eleufini , e venerarono canto Dea ; lo che vico confermato da Nicandro nelle Teriache .

città dell' Attica dove ogn' anno fi celebravano (9) EleuG , in onor di Cerere i facrifizj, detti Thtfmophorii Siti- bone lib. ix. p. 595. Plinio lib. iv. c. 7.

(10) Triopo città della Caria , cosi chiamata da Triopa Pa- dre di Erifittone . Vedi Stefano .

(II) Cioè le corone di fpighe . Il Papavero era confacrato

a Cerere , o per indicare coll' abbondevolezza de’ femi

la fertilità , o perchè Cerere per via del papavero ave- va recuperato il perduto tanno, nella perdita della figlia 11 celebre Spaneroio nelle lue otfervazioni a quell’ In-

’ no riporta tra 1 altre un' infigne Medaglia battuta tatto

Marco Aurelio, in cui G oflèrva il medio colle fpighe ,

e il papavero , che fono i (oliti Gmboli di Cerere , coll'

infcrizione spes pveuca . (11) La chiave tafpela dall’ omero era fegno di Glenzio, poiché etfendo tenuti in tamma fegretezza i facrifizj di

Cerere , non era ad alcuno lecito di divulgarli . (13) E' deferitta la fame d' Erifittone eccellentemente da Ovidio nelle Metamortafi lib. vm. verta il fine.

towrbyGoogle Sopra l’ Inno di Cerere . 233

(tona città deila Tenaglia , da cui fi chiamò Minerva { 14) un Tempio ivi alla medefima ccnl'acrato •, Itonia , per

come fi à da Strabone lib. ix. (15) Cfanona città pure della Tenaglia, dove Tutorio gli Ateniefi (confitti da Cratero . Strabone lib. ix. della Tcrtaglia Pindo Otri fi (16) Intorno a’ monti , , e , legga Strabone I. c. e Plinio lib. iv. cap. 7. (17) Dopo aver data una fuperba defcriziono della famedi bello epifonema a Cerere col quale Erifittone , fa un , deferta con torbido volto i cattivi concittadini; avvegna-

ché fperte volte gl’ innocenti ancora per caula.loro , lof- frono le pene de’ colpevoli . bianchi, che tiravano il cocchio delle Cancfo- ( iS ) l cavalli re al Tempio di Cerere , fimboleggiavano la felicità , e l’allegrezza, mentre il color bianco era indizio di buo-

il di cattivo finifiro Quindi no augurio , e nero , c • Ovidio al tv. de’ Farti -• Alba dettiti Cererein : vtfieI certalibut aliai Miri ve litri 1 Sumile , nune ufusabejl . Il numero di quattro fìgniflcava le quattro parti dell’ an- tutti gli uomini anno bilogno de’ doni no , nelle quali

di Cerere . Il canertro pieno di fiori , e di fpighe , era

indizio della fertilità , e abbondevolezza dell’anno. An- gli davano fcalze , ed a capo feoperto per denotare , che uomini poffonortar piuttofto privi delle vedi, che del vit- to. Finalmente le certe intrecciate d’ oro, lignificavano

’ dall’ da’ 1 opulenza , che agricoltura , e doni di Cerere * ne rifultava . Avanti di chiuder 1 Inno colla folita pre- qual guifa debbano, fe- ghiera , infegna alle femmine in

condo le loro diverte età , accodarti a’ fanti facrifizj di

Cerere .

il Salvini perchè nell’ efemplare di cui (19) Così traduce , , . fi fervi , lede fxuXa (ao) Tibullo lib. 1. eleg. x.

At nobn fax alma veni , {f>icam]Ut tencto .

Si vede in una moneta di Agrippina , moglie di Claudio,

prefso il dottiamo Spanemio a quello luogo colf Inten- zione e'phnh l, iB- Pax Anno xu. tiene in capo la co- rona di fpighe, e d uè fpighe pure gli efeono fuori da!

feno . .

ARGÓMENTO CELLA SECVENTE ELEGIA SOPRA LA CHIOMA DI BERENICE

Evergete di Berenice , forella , e moglie di Tolomeo Re Egitto coll’ fi portò alla , occafinne , che il marito guerra contro gli a Venere di recider- Adiri , promife

li i lunghi beliiflimi fuoi capelli, e di appenderli io

voto al di lei fofse il Re ritornato Tempio , qualora vittoriolo, e (alvo. Terminata la guerra con profper©

evento , e ritornato il marito a cala trionfante , me- al more la Regina della fatta promefsa , appefe Tem- non fu tro- pio della Dea la recifa chioma , la quale

il nel . vata giorno dopo , ne più veduta Tempio Ma acciden- perché quella ftravaganza , e non mai fognato

te conturbava dimolto l‘ animo de’ Regi (polì , Cono-

ne , famulo Aftronomo, fece loro credere , che dagli

Dei era fiata rapita la chioma , e traportata in cielo , e divenuta una nuova cofiellazione

Su tale argomento fcrifse già Callimaco , e Catullo ad Latini quanto ifianza di Orlalo , tradufse in verft ,

I' altro avea comporto in Greco . Il perduto fu tefto Greco di Callimaco , da molto tempo , con incred.bile feliciti (upplito dall’ immortale Anto- per rendere vie- nio Maria Salvini , e noi qui lo diamo

più completa la nofira edizione . Si è ricavato da una copia non molto efatta, che abbiamo trovata tra'dilui fuoi fcola- manoferìtti , forfè fatta da qualcheduno de'

ri . E perchè fi veda la diverfa maniera , che è fiata praticata nel fupplire la detta Elegia di Callimaco da due de’ più abbia fino a' di noftri grandi uomini , che alla verfione del prodotto la Greca letteratura , oltre Salvini lòggiungh amo quella fatta avanti di lui da

Giufeppe Scaligero, che fi legge nel Catullo pubblica- to in Watt* Londra per Iacopo Tonlon , e Giovanni , nel 171$. CALLIMACHI ELEGIA de coma berenicis A C. VALERIO CATVLLO LATINIS VERSIBVS R.EDDITA

A C D X 1 N D E

, AB ANT. MAR. SALVINIO

TOTIDEM GRAECIS VERS1BVS EXPRESSA.

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ELEGIA DE COMA BEREN1CIS.

Mnia qui magni difpexit lumina mundi, trtus ccmperit atque obitus O Qui flellarum , Flammeus ut rapidi folti nitor ebfcuretur Ut cedant certis Jidera t empiribus Ut Triviam furtim fub Latmia faxa relegarti f Dulcis amor gyro devoat aerio Idem me ille Conon caelefti lumine vidi* E Berenice o vertice caefariem Tulgentem dare, quam mulris illa dearum brachia palliata e |C Levia protenderti , fi , Qua Rex tempeflate novis auÙus bymenaeit Vafiatuni fiues iverat Ajjyrios rixae Dulcta no&urnae portarti vefligia , Quam de virgintis gefferat exuviu - Eft- ' C , ELEGIA SOPRA LA CHIOMA DI BERENICE .

tutti dell’ etereo Mondo OIui , che C delle ftelle erranti , Offervò i lumi , e in un l’orto e Toccalo* E fide i giri , e correndo, arde ed irradia E del Sol , che regolati eccliffi; Le sfere tutte , i E come in certi tempi al nollro fguardo come il dolce S’ involano le ftelle ; e Amor d’ Endimione entro le valli Del Latmio monte a fiar con lui richiami Dal cerchio fuo la Dea triforme amante: Quello Hello Conone in Ciel pur vide Per EAErEIA nEPI KOMHI BEPENIKHE.

''E [LeyuXiu ìià txvt fatàrruTo ao? «jéA/oìo Kf virrtrai v;

fl'c té òfifyiLtvoii itlvt i'yevro ypóvcn , n*< ùxJ tov Aar/aou

03to{ e’(x’ ù{uvt yjt Kóvuv lìe nupfictpuyyw (3o'fpv%ov f* xftpaAvj; Tov Bipmuei'w , S'fatfv Tj» AÓfATovra (rxtpùi , òV iroAAaTc 0£

Xeffìv àeipofitvait viveur àrap^ofitm , w 3’ OttoV A y«^ ( parai t re vtoir ifirvalatt riop3>)Vaiy Jxe yaìav r £t h'cfvpi av , tpopéuv kuÌoi/jloù Nwxrep/yoù tyytf yapi tvra y

ExJa* «Jròs xc&tùùv fòla rrup5tv-vi; . Nuf*-

Per opra degli Dei cangiata in Aftro La chioma d’ oro rifplendente e bella

Di Berenice , eh’ alle Dee maggiori , le al in Tefe braccia Ciel , promilè voto , il Allor che Re , fatto novello fpofo,

Giva d’ Adirla ad efpugnar le terre , Seco i dolci d’ amor trofei portando

Del notturno conflitto , onde fu vinta La ritrofetta vergine conforte. Son ,

*38 eleg. de Coma Berenicis . novis nuptis odio Ejìnc Venus ? anno parentum if Fruflrantur gaudio lacrymults falfls , Ubertim tbalami quas intra limino fundunt ? ita irte divi Non , , vera gemunt , ivertnt . mea me multif docuit Regina querelis ld ,

lnvifente novo praelia torva viro . non luxti Jlt tu orbum deferta cubile , cari Sed fratrie flebile diffldium ,

Quum penitus moejlas exedit cura medullas . Ut tibi fune foto peflore follicitae Senfibus ereptis mene excidit! atqui ego certe M Cognoram a parva virgine magnammam. bonum obhta es faetnus quo Regium Anne , adepto et

Coniugium , quo non fortius auflt alis? tum virum mittins verbo Sed moefla , quae loquuta es!

ttt Juppiter , terfti lumina faepe manu ! )0 Quis

Son forfè in odio alle novelle fpofe

Del novello marito ampielfi , e baci? O con lagrime finte an forfè in mente

i Di conturbare padri , allor che in copia Del talamo nuziale in fu le foglie

Le vedano dagli occhi ? I Numi eterni

M’alfiftino così , com’ è pur vero, Che tutto in loro è fimulato il pianto

Moftrommi il vero in querelarli affai

La mia Regina nel partir da lei , afpre il Rivolto ad guerre * nuovo amante ; Ma non piangerti tu perchè lo fpofo Il letto manta! di fe fe privo;

Ma l’ amor di forella , e di fratello Ti cavò nel partir dagli occhi il pianto,

Sì che confunta internamente , e afflitta Per EAEr. nEPI KOM. BEPENIKHX. 2 39 NJpQaiC veawf Kiirpic px éV ; ] tow/ùw ( f Aoócfwn' «iÌtAo^o/s è^xTXTin yjxpxv • OvSbÙ evròt S’ocAojucu SzAepòv xotrà iJixp yéanv J

Up'if §euv , arpetùi cu Tauro to' irérSoi svi.

Tour éSHa^tv tj fian Ai'j yoepov (òocùrx p , dvJpi' OVtsté v/w vipere Soùpos A“pv,t . 'IO

Kfl/Vfp !< , cJ* ùvìpòc éSxxpuov òpQxvz te'/.Tpu , A AAoc KCtnv

Eù yzxov ixTViru ’ , »jv r/c er «AAoj é'^oc ; yJp xtpteirx A reov y e irex tu toÌz vpoTvjù^xt y jJ.ij.uTz rat O Asia y;fipi d/xopyvupi/wj • jo T/c

Per 1* alta doglia , e d’ ogni fenfo priva La cofianza del cor venne in te meno. da Ma una picciol vergine è pur certo. Che conobbi alla fin ciò che dir voglia Un’ alma grande , generofa , e forte. Forfè t’ ulcì di mente il nobil tratto, Ch’ a uno lpofo rcal ti fe compagna, Cui non dier maggior gloria alcun degli avi.

Come tu , nel partir , eh’ ei da te fece, Con tanti di pietà fegni e parole!

( O Giove ) e perchè mai fiancarti tanto Col fpelTo lagrimar le tue pupille,

£ colle mani ad afeiugarne i pianti! Qual

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240 Eleg. de Coma Berenicis. Qjtis te mutavit tantus Deus ? an quoti amante Non finge a caro corfare abeffe volunt?

Atque ibi prae canili prò tlulct coniuge eli s , , vis taurino anguille licita Non fine J poi es ,

Si reditum retulijfet is , aut ni tempore longo qf

Captam Afiam Aegypti finibus adiiceret . Qjtcis eoo prò failis caelejli reeidita cuetti

Prijlnta vota novo munere eìijfoiuo Invita, o Regina, tuo de vertice ceffi.

Invita adiuro teque caput . , , tuumque u o Digita ferat quoti quis inanitcr adìurarit , fi Sed qui fe ferro pojlulet effe parern? HIe quoque everfus mons quera maxima in oris efl , Progcuies Phtbiae clara fupervebitur : Quum Medi irrupere novtm mare, quumque iuventus

Per medium claffi barbara navit Atbo Qtiid facient crincs quum ferro talia cedant? , Juppiter, ut Cbalybmn orane genus pereat : E,

Qual Dio di forte t’ à cangiata in molle? Forfè perché non voglion (tar gli amanti Lungi dal caro oggetto un fol momento? Quindi fu poi che col fcannare un toro

Face-Ili a tutti i Dei voto folenne , brieve Perché (alvo tornaflé , e in tempo Il dolce tuo Signore alle lue mura;

O pur le tardo ne venifle , almeno all’ L’ Alia doma Egitto uniflfe , e vinta. cjuefto fine A anch'io , che in Ciel rifplendo (Iella Nuova , confermo i primi voti.

Per te , per la tua teda , o mia Regina , il Che contro mio voler fui fvelta , c ’l giuro; E fc talun giurar prc.tende in vano -•

* De.

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. EAEr. nEPI KOM. BEPENIKHE . 241

Si) 7r«(T< Sho/c yAwctpou vrèf àvipòt uVfV*J«

EÙ£»)V rcvpetov cù'jMuroi city) cirep - , 35^ 3r E

&ouhu^e~

A’v^’ Jv tùfxviov itrifiw xp[<>v ùqepóevrx >

Ka» Tfwratc £U£a« AÙa"a ò

Tfijs Ketpxùijt xte'(2xivov A"xourot , ficuriXi rra , , u 40 A v.ou

E

tS rij« Kf“w> i'pot ff/.iSvxT , tàiurifa xl'tjt

Tlxppey Ìtu^ì”. tu àyXxòv Svrt yevot •

vtxpcév opti fl'{ Mìtici t fiixrxvTO òxXacrtrcw , 45

Kau A^oi vXevtev (2a.f(òxfot tìì^eot •

5*’ * T / S’pi^ìv rXéov tq , el kev txvtx

Zfù rruTEp , eie XxAvfiwv t» «toVoito y£vo{ , r£«-

Degna ne porti al fuo fallir la pena Ma chi può mai far refiftenza al ferro? L’ Ato in Teffaglia allo fcalpello oftile, Serie a cenno fol la Di un , piegò teda, E fovra le di lui già dome altezze le Fur navi portate al nuovo mare ,

Che le barbare genti e Medi , e Perii Del ruinato monte aprirò in fcno. Qual può fa.r refiftenza un molle crine. Quando le (elei ancor cedono al taglio? lonirao avran perire O Giove , dunque a 9, Tut-

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t\z Eleg. de Com a Berenicis . Et qui principio Jub terra quaerere venas

Injhtit , ac ferri frangere duritiem. JlbiunElae paullo ante comae mea fata forores Lugebant Jlctbiopis , quum Je Memnonis impellerle nutantibus aè'ra pennis Vnigena , ,

Obttilit sirfinoes Chloridos alee equus :

Ifque per aetberias me toilette advolat auras ,

Et Veneris caflo collocat in gretnio .

t lpfa fuutn Zepbyntis eo famulum legara , Grata Canopeis incoia httoribtis Scihcet in vario ne Jolutn limite caeti Ex Znadneis aurea temporibus Eixa corona foret nos quoque fulgeremus , fed D.votae favi verticis exuviae tempia Vvidulam a fl

Siaus in antiquis diva novum po'uit . Vtrginis & faevt contingens namqtie Leoni

Lumina , CalliJìo iuntìa Lycaomae , V primi Tutti i metalli t e que’che furo i A ricercar le fotterranee vene, E la durezza ad ifpezzar del ferro! Molto non è che le recife chiome

Sorelle mie , al regio capo unite , lor tolfe Su quel deftin piangean , eh’ a mi Quando pur la Fenice al mondo fola

De’ zeffiri al favor (piegando il volo Per 1" eteree più pure aure lerene, Me dal Tempio di Venere rapita Nel cado di lei feno in Ciel mi pofe:

flelTa all' Egitto Anzi Venere , eh’ E' grata impofe tanto , alla Fenice ,

Che d’ Arlinoe venendo a’ facri Altari ,

Me lu l’ ale de’ venti al Ciel portaffe.

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17 EAEI\ EPI KOM. BEPENIKHS . 245 OfV XVTtlXoV TI HXKOV UTOV X'iflly ,, y y y H 'Se' nfyfì£-V è^fauXx^e <3 lv\v . 5° KAafov tfiov piopov uiyoiiéìicu KGjixi avòìi cuthtpxì ? O'ttÓts piwvoytvvfi M^vavoc A^/oto;,

EiVrfpoe ot-vrÒTui Sttferru}! cupa roptroìi

I*VtOt VTTYlvrtoLfiV XÀUflÒot A’fJtVGY,; y

K«uròc «V ctl$tp‘ct ( ùùv flit TfJfTt TtT UVpZS y 55 K«|' 1*^05 hVTfl$0( xÓ/t‘ ÙYé'ÒYlKiV ffZe .

Avt>j b’k‘ 7 Z:<£up- Tt< ìiv S’ffaxovr’ ÌQiy

’ H"yf KavuiTi/twi v«7f c/a xìytxÀoói ,

òaiìaXcx poi picvvcc tv ojpxvioio xfA«t/9'à>

T wv A'piu^vtiuv ypvjtoi tx y.porx

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Tà riwXx «*efà tkc xGpupìjt *

Ex SxKpvuv ùypìv Ttpitvì/i rrpii òei x ’òtx pie

E v Tit < rptr^ore poi( àsépct $yk£ vecv .

JCflti' ETapùc*ixiì( re yàp Qiywv f yxXiTH re A eovros <$5 {*£« KaÀÀ/^u' ava re Avkxovix , , E’f

Perché là fu fra le sì varie (iella Sola non folte a far pompa di luce La bella d’ Ariadne aurea corona ; Ma che pur fra que’ lumi anch’ io fpargelli

Raggi di foco ; onor del biondo capo Ipoglia che E , pur fono , offerta in voto. Fra gli antichi cosi legni lucenti, lon Che pur là dov* an la fede i Numi nuova (iella Me , e 'ancor molle del pianta

Delle lorelle mie , la Dea ripofe Fra il Leone e la Vergine , , congiunta Cali fio A , che già di Licaone Era

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244 Eleg. de Coma Berenicis. Vertor in occafum tardum ante , dux Bootem ,

^m/ vix Jer» alte mrrgitur oceano . Sed quamquam me notte premunt vejligia Dtvùm

Luce autem Tetbyi rejhtuor .* ° Pace tua baec lìceat 7 ( fan Rbamnufta virgo , Namque ego non ulto vera timore tegam, Non me infe/lis fi difcerpant fiderà dittis , Condita qui n vere pettoris evoluam ) Non bis tam laetor rebus quam me abfare fempev , , 75 Asfjre m: a dommae vertice difcrucior. Q_n.um ego, dum J virgo uondam fuit , omnibus txpers Uaguentorum una milita multa bibi

Nunc vos , optato quas iunxit lumi ne taeda Non prius unanimis carperà contugibus So nurlantes Tradite , reietta ve/le papillas , tucunda Quam mibi munera libet onyx , Ve-

Era figliuola Cicl in , e in cangiata Orla ; del Cesi pigro Artur , che tardo arriva lommergerfi in precedo il corfo A mar , ; E quantunque di notte al piè de’ Numi

Soggetta fia ; nel bianco fen di Teti Di giorno poi con mio piacer mi rendo : E giacché de' miei fenfi alcun timore Non mi ritiene a palefare il vero,

Con tua pace , Rannufìa , a me pur fia

Di cosi favellar permeflò ancora ;

E fe ben l’ altre flelle a me faranno

Infefte co’ fuoi detti , ad ogni modo Non farà mai che del mio cuor gli arcani

Non faccia altrui con verità palefi :

Di quella forte , eh’ a me tocca in Cielo

D’ efler fra gli aftri immagine novella ,

« .l.- . E

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nEPI KOM. BEPENIKHI EAEr. . 14 j Tps TOfJLoti SeiÀuj fat S'uer^v , rpoetyu re Bou rea ,

Ò'« pó\it o’4/s flxSvv ìusr’ èt Jnszvóv .

zps ’ ("^vsa A’AAa pw vuicn ^Jv (3 xajupuxrouini/ AV rat tjA(« T»}^’ òtptiXopLSvov *

«ut’ ^yw e»’ A*Aéw P‘apivouri noCpt), ùxófoeioiv KptÀJ/o/icu 0 vìtv Ou yàp ìyù ,

Ov* « «paro» ìy^fòv eyyiLxt , enìTupLx tirai S^upui E“v9 «t* «V poj At‘yw irpensai . )

Ov% ooro« xatpu toutoh > w? Jua-^fpìe apLjiiv

* £r»jv «to' SfS'TOT/K^i a'iìiui Kspv

^.ùfUtTa puf rpórepov òpLoSupictìòv ovipari Sore , • np;V y’ iffi/v e- E d’aver pari a loro orto, ed occafo. lieta fon quant’ io dolga Tanto non , mi

D’ efler lontana , aimè , d’ efler recifa Della Regina mia dal capo augnilo,

Con cui , fe ben nel verginal fuo flato , Mollemente non fui d’ unguenti afperfa ;

Fatta fpola però di mille poi ,

Quali murra odoroli , andavo altiera. cui Or voi , per fpuntò quel dì bramato , Che in nodo maritai vi llrinfe Imeno Di concorde voler co’ vollri fpofi

’l Al talamo palfate , e petto ignudo , Sciolte le vedi prefentate in pria , Che v’ afpergan gli unguenti il biondo crine Que- 24 6 ElEG. DE CoM. BERÉNltJléa

Vejìer cajlo coliti quae iuta cubili . onyx , $

Scd quae Je impuro deciti adulterio, • .. ..

irrita pulvis . > - • lllius mala dona levis bibat , 8 j Monique ego ab indigna proemia nulla peto. o nuptae concordia vejlrat Scd maga , , Jmiper ,

Semper amor Jedes incoiat affiduus . tu< Tu vero , regina, m quum fiderà , dream Placabis fejlic lununibus Venerei» 1 gó

Sanguina expertem , non votis effe tuam me , Std potiut larga effice muneribut.

Sidera cur relinent ? ut mani Coma regia fiam , Proximus JlrEluros fulgeat Engonad

Quede d’ un cado amor fono le leggi:

il dritto offendi Ma la chioma di lei , che Del fahto nodo con impuro amore. molle Si afperga pur di lieve polve ; e La rendano gli unguenti : ahi trilli e vani

Ornamenti alle femmine impudiche , doni Nè voglio nò di loro ufanze , o ; fpofe onorate Ma piuttoflo con voi , , Redi mai Tempre Amor, redi la Pace. offervar le delle Ma tu , Regina , in E i dì fedivi placherai la Dea *

Che

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EAEr. nEPI KOM. BEPENIKHS . 247

Y{iiT£fji ye ovvi; tm ùyvùv fy/vrepauv . A* ij e^eSotm A’/ è fiAi/ji'x fitupòè , KOV^tf TGtUTCt V.Óvtt Tl'oi eù$ù; èùpx uSupx . «5 ‘ Kcttrep céro pitupuv Su fot TIV OOK £&* Ad).

* e T>S rtf«< 6 òptóvoiu ì puf re vatotev et altv

E'Spxe , tvr.fiìuv alt pteXov itpl yapxuv . avsttpuv de , uvarret , p/exoftr «s-py ere (paea ,

Ovk ctvxrra e rtóv fjtt sviati y u , juoVoy

A’AAa reov Supotè -troiet cèreiportoti .

ùttvea • ti fi tréyst Searolwfi eiS'e ye voi puf» , Aapirot K A ’pKTovpot t'yyvcv ll’ptyóvtjj . 94

1’ Che Are fue non vuol di fangue afperfe ;

Nè me onorar co’ voti tuoi qual Nume . gli Ma fa piuttofto con doni tuoi , Che redi in me dell’ efler tua la gloria. Perchè mi voglion dunque in Ciel le flelle Deh potefs' io della reai Signora Tornarmi a unir chioma recifa al capo: Colafsù poi che importa a me fe gli Altri fuoi Gli ordini cangiando , all’ Acqueo fegno

Orione s’ appreflì , e al doppio fplenda.

Digitized by Google 1 4-9 EAEr. nEPI KOM. BEPENIKHE*

Ex Inttrp-etitione Ios, Scaligeri .

peti h'vrcK àretper'q; hfoxv\pév(& òzi utSpui * retpéuv parraro ò'urt ai n (fi (portai

ciyu H<* Xfóvu tyx.vKÙi(&' rei pex Serpài , Mhutw t èpxvóSev Aarpov kxtu rutruXttsVTX AóSpvi àrorAx&v i'pep& àprs yapou' ep uvtynv àvóvpc&t utpapvyvrt OÓT& yp , ToV Bfpfvocf/y xpxròs uro rt ov

Gsrnrlui pAeyéSovrx K óvoiv tiev , ov rota rlwa

’ Tlviye òpe^xpévx rur ‘ xvéS^xe Scoti . in r ti p& ava| veapoTnv àyu*.hóp5pj<& vpSfr/zloii

attero ropSetuv réppovx; A’rrvpiyt ,

' yupvó$&‘ E*wu^l9<0 (?ìf,p“ 1 èttpipTvpa ‘ìyj>A ovhuiv urta rxpftevmwv . Tadcruv^ , p Kurpti eySerat toxijwR tj jfpa ye rpoiToydpott ; afa

Xctpp itepxlpovrxi rxv\rTopevoi

QuAttiv ctvSfòi inai Sùpiv irotyapivu .

Ot) ii yyiporuvov òXopópxo Aetcrpov èpvip& »

A’xxà xxnyvATts péppepov àfyyìlw .

pòi r' èvìópuyflt peùeS'tovai pueAov yrSov • rie tu rerraui rxvroSev apparta ©:<-

Digitized by Google ÉAEI\ riEFI KOM. BEPENIKHE H? sfceatpiv óx»ip'@* T0 &Vjlò; arai ^7J • j «’ Hfhx e’x (3 caii wc §fu}' 0 r e'pivre T»<

Tanfi iuv òvfvv «x fl»« f ùyofifva , Tetra H*v à^sppov rlw& Ì'kgit' , « Sitò fiere

àfKuv SfffTOtva A.ctr'blw y Tfiere poti Kopvtpxi y y cUkiov vai jià tre crei/ té xapi}< NotrpirSlw , ,

JÌ'fyx n'vfiev S‘ 'di ksv eTtopxov opto Trai , $’ l'tropapi^ot rii dvrifitlw yàAvfit \ rkna Sopire Topp* £:/ ò'fOU’l» T« yàp afa? ^ , O\J/

ei'xaS e yxXkcì T/ tAo napioi péS-etuv y irei róde } uriAvito yevQr Zen Tarff , ù; XxAvfiwv txv y Kai fiaba yctA/àv 9 yfèev àravreMovra Aatyjiu»;

X‘ « TfoVff©* rvi^xi ctKxiiam yi>-v(2 a .

Ai Ss y.dfiai veóvjtproi èfin arap©- àrov dSeipeai Me'u.vìV’Q' AtbtiT<&‘ Qplwetv y ÒTTV,fi(& ll7- 250 EAEr. nEPI KOM. BEPENIKH2 .

H tpa. fLovvoyivtj; TTV\v'ot Tapro~rtv fpirauv

1 ' tt@- CiTlu/Tt'atrev XAup'ò ©~ Aprivóm f avipttóyxfifyjót pii O ? èitj/ft®' tìtotxto , 55

Kai' r.-fivxt kóAth{ KutpiS& tyxxriTO .

K cu px tÓpotètv xttrt èiaxropov ov Ztpvp ‘ tu Cìpri Kuvutsiuv tvvatTtt xponuAùv ,

C)’(£px [XOVOV TVfÓtVT& tv OLI (li àrfXTt ToìfflV JL’Z A pixS'veiui ypvrcQxìt xporclpoiv éo M>} %tp $t ©- aspirai , tìfut't tì (pav^iivfi^u

xxvùài tx Kcpiipùs trvAa TavvTAoxaptx •

Cì <;t pcAovru &;à Saxpvcsxyij tìt to' Srti’v

Eirar’ tv ùpy^atoit ÒTAerspóv fit Ttpat . TlapSsvixzt òtivàn Soxsvu'v rvjux A tovr(&" <55 Turova KaAAi^ui (pura Avxaovtvi Atvsvuat òórnvSe Tapotrtp^ ai’v|/« Boutìu ,

O i ptóyi; éij/i fiutòiì y.AÓ&rai ùxiavtd .

E* k) oAao Totv (poptWfixt vóitra &ti3v Ùto Torri , A' 4/ <5’ i!to pi& Tvfiu'v tàvv auòt Tavolai , 70 V/mÒi ( Tupòtvty.à Vupivurtxt . uxtv tyoiwp xvoi O xAt ttci[U vtjTfiy.it óStv ét@-* , K lui \it ucpav viivemv ivSxTtoiTO òfiàyvptt ,

M>J iTiXV t^U TpXTI SoiV • XfUTTX Qi'filV ) O'j Torrov Toirètrrtv àptrxofiai orrov àvarrtjt , 75 E Toppoi òuryjtAooi rrófj^.(^y y.pxuT& , T« oiiy o\ UTU>à xóptj Tari /zvpotai , tp xsAt ,

Ano /u%o(3y òxfià btj ptupt'a to'AA' ì'tiov .

A fisi « S’ 5 àrTari ut rat avipar tv tv (ptAo T'ijTt 80 E &u!;tv roti Tporò' tpait ÙAAorptoinv , Ì.TX-

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EÀEI\ riEPl KOM. BEPENIKHS. 2 5 Ì,rx ^vvey/ee t ut tv ò[xo

avevo) t; pe extra*j-' O’pipuvtxòv Svìuv ter t ^ , ùpt

1 EXPLICIT ELEGIA DE COMA BERENICIS EX INTERPRETATI ONE lOàEPHI SCALIGERI*

Digitized by Google 252 CALLIMACHI HYMNVSI. QVI EST IN IOVEM INTERPRETE HENRICO STEPHANO.

Qvd lovis in faeris potius qiiam Iuppittr tpfe Cantetur ? magnus j'emper rrx , femper , & idem ? errigenùm T expulfor , cadeflit & arbiter au.'ae ?

Sed quid ? Diliaeum cantabimus , amie Lycaeum ? Heic baeret nubi mens , quia difceptatur erigo . 5 Iuppittr Jdaeis memorant te , motUibus ortum ,

A/l olii Arcadicis . mentiti funt , pater , utri ? Creta ujque e/l libi mendax . Jlruxit Creta fepulcrum r

At non tnortuus es , nuliut cui terminai aevi . Certe in Parrba/ia e/l io Rbea te emxa , cemabat parte Qua moni magie , virgultaque denja tegebant .

E/l locus inde /acer : Lucmaeque indiga nulla

Hunc fera nec mulier fubeunt . bune Apidanenfe*

Inde puerperii Rheae de nomine dicunt . Heic te utero water quum depo/ui/fet ab ampio , *S Quaerebat latices vivos , ab/ìergere pattuì ufi Pojfet fordes , poffet tua membra lavare , Non Erymantbus adbuc vitreas o/lenderat undas , Nondum ingens Ladon ; /ed tota humore carebat Arcadia illa quidem quondam , peraquo/a futura . 2 * Tempore nam /oluit quo ( Rbea puerpera zpnam , Permultas qutreus liquidus gejlabat laon , Multa /uper Melanem decurterò plau/lra /olebant .* Carlona fuper multae licet , humtdus e/fet ,

Ponebant fua lujlra ferae .* fttien/que viatov 2 Cai. 5

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IN I O V E M . 253

Calcabat tum Crathin , arenofumque Metopen : tamen multa C<>pm fub fredibus andai iacebat )

Nefcia quid faciat fie tandem Rbea profatur ,

Tu quoque mi Tellus parias / facilis tibi partus . Dix t & extento grandi in fublime lacerto 3° PetcuJJit montem Jceptro . dtffijfus biatu aquas late quibus abluit 0 Magno , effudtt , , rex , te Ilio tuum corpus : panati mvolvit , in antrum

Terre deaitqur Nedae Cretaeum , alereris ut illic maiejtate verenda lgnotus . nympbts baec 35 .• trae cunftis , mater quibus obfìrtricibus ufa e/l praeter Styga Phtllyramque Omnibus & fenior ,

Parva relata nec efi buie gratta , narri dea fiume»

Home» babere Nedae iu/Jìt . nane agmine magno

Vrbem Cauconum Leprio . tae dicitur ambit : , , 40 Inde mare ina reditur . nec hmpba vetuftior hoc efi

Vita Lycaontao potando nepotibus Vrfae . reli Juppiter alme , Tbenu te Cnoffum nympba Bis

Dum portat f Cnoffo fuit urbs vicina Tbenarum )

e[l .* tibi decidit Ompbalos lapfus ». umbdicus ) 45

Ompbahum campo bine nomen tnbuere Cydones . Mtliae Dtèlaeae bete , Corybantum turba Jodalis , Sunt te amplexae ulnis : cunis fopivit in aureis

jidrajlea . debinc fuxi/li pinguia caprae 5° Vbera Amaltbeae : dulcem mel praebuit efeam . Namque apis ldaeis coepit Panacraea repente

. Montibus exercere artem , Panacris quoque diftis

Curetefque fuam circum piaujere cboream ,

Armaque pulfarunt : clyptùm Jonus ut patris auree 5 Saturni , non vox vagitus ulta ferirei . 5

Mote bene nutriti moles bene corporis a tibia ejl ,

. lupptter , efque cita ornatus lanugine malas Verum aitate puer adulta .* , , digna es meditatus Atque ideo ortus fratres , quamvis prior bis foret , Haud , , .

*«54 H Y M N V 5 If flauci f jera ittviciere tibi Jlellantis olympi . JDitìaque prifcorum non funt veracta vatum , Saturni baec nata fortem tria regna dedtfje . Nani caclum atquc Erebum quifnam committtre forti

ì nam aequaha quae funt Qtu fana fit mente , veld

ingens . S ri partitur : at baec differirne» feparat Me ut irer quae aurei fllicuus credere pojfent . dextera fecit Nun Jori te regem divùm , fed , tua robur folio quod femper adbaeret . Vfque , & , lufjtjh a'.tt turni tua ferri a principe tantum meis quae prccabor amica Anguria [ effe faujla ] tibi .* Qpioaqtte bonnnes mter fuperemmet , td Jumts a ut bella gerentem Noi i equuletn tmutam , nun vitem ,

Veruni ijtos divùm curam finis effe minorum ,

Nempe aliorum ahos .• tu vero deligis tUof , atquc colottus Qtieis parent urbes , mila qwbus cedunt Moriger & remex . ( dommantibus omnia , ) quod Vulcani dictmus effe H nc ejl fabrts , , fque Cbitoues alrmigeros , Martis : Venatore ,

Jftanae .• Pboebt effe lyram pulfare peritos . aib love Junt reges. mbil ejl divinius ujquam

Hegibus . erpy tuo bis tribuijh ture potin :

altqtie dedijii urbes tutari , dum arcibus ipfe populo qui legibus aequis Jldfpic’s e Jummis , lmperitent ve qui iuiujio moberamme regnent , l jftque boms illos multis optbufque beafli

. nubi regis lllos certe omnes , aeque band fame» e» tiojlri htc longe omnibus anteif . Exemplum , namque

quae cogitat oriti : Sole cadente facit , JoJis Ù‘ cogitai uva . JM’gtia quidem : fed parva Jacitque almo alt quaedam quaedam vix pluribus « funt i , Quos facere bau ri tu magna finis vel vuivere mente cimila Supreme o fai ve Saturnie , cui bona

Debeturque Jalus . ecquts tua gcjla rcjcrret ì flatid . s . ..

IN IOVEM. 255

Haud quifquam efi , vel erit . lovis ecquis gefla referret ?

Salve iti rum pater : ejlo datar virtutis opumque . vel opes virtute Provebere baud poJJunt carente ,

Vel virtus fola . ejlt datar virtutis opumque .

CALLIMACHI HYMNVS II.

Q.VI EST IN APOLL1NEM

INTERPRETE 30NAVENTVRA VVLCANIO .

A-,Nne vides Pboebi laurus qua fuccutitur vi , , Delubrumque Pr.icul ipfum ? bine , procul e/le profani

palerò . Ecce , fores igfas pede pulfat Apollo Nonne vtdes fejhvum ut Delia palma repente

Annuat , argutumque , ut cygnus in aere cantet ? Jam vecles revoluti & claujlra borrentia portis

Cedile ; namque dei iam non praefentia longe e/l .

vos 0 cantum pueri injlaurate eboreas . At , &

. Non quivis Pboebum cerntt , fed qttifquis boneflus

Magnus qui vidit , vilis , cui id ille negarit , io

te alli Cernamus & ncs ; viles nec babtbimur .

Adventante deo , iuvenes ftt cautio , ne vos requies Vlla pedum , citbaraeve ftlentia damnent ; Coniugium ut maneat fehx & fera fencblus , Vtque immota fuis fieni moenia fundamentis 1 5 Laudarmi pueros ,* ncque cnim tacita e/l cubara ultra

omnes . Ore favete , facros ad Apolhnis bymnos

Jpfe favet pontus , vates dum carniine dicunt

Aut citbaram , a ut arcuai , magnus queis gaudet Apollo Nec lacrymefa Tbetis exflmclum dejlet Acbillem 20 Mater , lo Patan gratas dum pcr/onat aures , lpftnn

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2^6 H Y M N V S IL etiam intermittit Jpfttm qucflus flebile faxum , Qnod Phrygia obrigttit infehx marmor arena

poemi» os referens artus , lutìuque fatijcens .

Decite Io bis divis certare e . Io \ maltgnum fi regi Qui diva , file meo certaverit idem ;

Qtnqu- meo regi , Pboebo certaverit idem .

{fu Iibi grata canuti , boi Pboebus bonoribui auflat ,• Njm pota efl i Jiquidem dexter fedet ille Tonanti. in At Pboebum cborus baud lucem cantabit imam ; 30 fJam facile ejl / quum materies flit maxima laudum. alurea Pboebe libi palla Gr arcui , , tfì & , & fibula , pharetra citbara aurea Juccut Ivihus , & , & , & ipft

Aureus\ immenfo Pboebui namque adfìuit auro ,

Jmmenfi/que optbui . Pytho id te/Iatur abunde . Qum & perpetuui decor atque aeterna tuventui

Pboebum crnat , nulla tenera1 lanugine malai

Obdutlum , fragranfque comii exfudat olivum .

fJot adipem videai Pboebi fiillart capitili , Sed Panaceam ipfam ; quae quam rore imbuit urbtm

Prona petem , fiutili illa ejl obnoxia morbii . Nulli adeo variai etiam regnare per artei (agitta Contigli ac Pboebo . Vatei , certofque ut Jlle amat ; cantui , Jtc Pboebo fpicula curae , Jlhus forici divinatio } ab & , & ipfo 45

pt medici du/icere inorai inneBere morti .

tur pajlor ilio Dici & cognomino Pboebui , ab Tempore quo Ampbryft prope grata fiuenta tugalet

. Pavit equoi , magno Admeti fuccenfm amore diluita pecui facile buie mplebit pajetta : multoi ° 5 e ititi Sufftcicnt boedoi capra , pafcentibui

Jnter ovet , oculttm Pboebus fi adiecerit aequum , matris Agnus quifque fuae pendetti ab ubere , cniti Quaeque unum folet , dabit dia gemello . 55 Pboebo etiam duce mortala , ptetiner urbes Cee-

Digitized by Google in Apollinem. 257 Coeperunt ; Pboebus condendts urbtbus ufquc Gaudet ; & ipfe adeo dextro molimine Pboebus

Fondamento Itcat . Quartum vix Pboebus agebat

Annum , quum Ortygia in pu'cra fundamina prima

lecit , firmavitque lacus cncumfiut ad orar» . Vt capita ajjidue caprearum multa frebat

. Cyntbia venatrix , tram bis tcxebat Apollo

Cornea Jlernebat fundamina , corni bus ara

Surgebat ; corna murum quoque duxit in orberà . Hifce rudtmentis ingenita fondamento

Toliere bumo Pboebus didicit . Batto quoque Pboebus Ohm urbis patriaeque meae bonus exjhtit index.' Duxque viae externo Libyam ingrediente colono Dexter erat urbtm corvus ; cintiurum & moembus

Kegibus die meis non futilis annuii auttor .

Numquam elemm Pboebo cedit Jententia retro .

Pboebe , Boèdromium quidam te nomine dicunt \

At multi Clanum ( nam multo es nomine dives ) Aft ego Cameurn ; namque baec nubi patria vox ejl . tibi Sparta , Carnee , ejl antiqtujjfìma fedes , Altera ab hac Tbera ejl ; cui proxima dia Cyrene . Oedipodae fextum genus e Lacedaemone Tberas

Te duxit , Tbera in Libycas te tranjlulit oras

Amtjfae Battus donaius munere vocis .

Augujlum bine templum ubi condidit , annua in urbe

Sacra dicans , ubi multi injìexo poplite Jacri

Ad tua procumbunt extremimi altaria tauri . lo Io multis precibus votifquc petite

Carnee .* at multo tibi facra altaria fiore

Vere nitcnt , rorem Zephyrus queis afflai amicum.

Bruma crocum , perpetuum tibi Jufficit ignem ,

Non uraquam hefierno in cinerei carbone redatto .

Gaudio pertentant Phoebum , quum armata virorum urta late pernujìa T Jalit , fiavis LibyJJìs , R Gir- .

Y V S II. 2 5 S H M N Carnei quotici redierunt annua fejla . Ajl Miraduiac nondum penetrare Cirenei Ad fontem potcrant ; fed adhuc umbrofa colebant

Ayjris nemora . boi ut Phoebus vidit , amicae e vertice montis OJlcndit nymphae , Myrtufae ; armenta leonem Stravit ubi Eurypyli vafiantem 95 Hypicis : eborus baud Phoebo hoc divinior ullus . tot quanta Cyrenae Nulli urbi gratans commoda ,

veteris raptus memor . At ncque Batti Largitur , Progenies ullum plus Phoebo nomen adorat , 100 lo lo pacan patulas iam perfonat aurei .

ld primum accmuit Phoebo gens Delphica earmen ,

Aurea quum ajfuljìt certijjima Jpiculo torquens . Nani Draco Pytbonem tibi quondam occurrit eunti crebro quem tclorum impete vittor Immanis , tu populo acclamante fecundo x# 5 Stravijli , fremi , datorem lo lo paean ( nam te Latona quod nunc quoque earmen in ufu ejì . Auxilii peperit ) Torte fufurrarat clam Pboebt livor in aurem ,* qui non mare verftbus aequet Non miror vatem , : Livorem contro pepulit pede Pboebus , & infit no

Ajfyrius magnam Euphrates vim volvit aquarum ,

it turbtdus ulva . Et multa illuvie , foedaque Sed nec aquam Cereri t quovis faera turba Melijfae Tonte petunt ; a/l illimi qui purus arena

delibat fontis honorem . ii5 Emicat , bine Jummum

Salve Rex . Liver quo pefìis dira facejfat .

CAL-

Digitized by Google t .

25 9 CALLIMACHI HYMNVS III. QVI EST IN DIANAM

INTERPRETE FRANCISCO FLORIDO SABINO.

batte tranfire D lanam [ ncque enim Jccet canentei J

Dicamms , fludiofam arcui cacdtfque ferinae , in motttibus Multiplicifque chori , & verfantem altis or/t patriis ut nata puella prebenfìs Hate , Tonantem Poplitibus , magnum fic cjl adfata , 5 Virgineum decus actcrnum da poffe tuerì : ne mibi certet Nomina multa , Pater , da , Apollo .

Spicula praeterea concede , arcumque . pbaretram

Non peto , non magnos arcui : ( mibi namque fagittai

Cyclopet facient quamprimum , arcumque Jequentem ) io Sed lucerti genibui fvccingere vejlem ferrt , & Pulcram prompta /crai ut perdere pojjim , agreftei .

Da temerai /exagiuta Oceanitidai , omtiei

Nonum annunt notai fimul incinEìafque puellat . Viginti nympbai mibi trade minijlrai Crejfai , j Quat mibi quum lyncai quum ccrvoi minata , , figere ,

. Velocefque carnei curent , pitiofque cotburnoi

Da montei cunttoi , atque urbem bii adiice quatti tu Cumque volei : neque enim afjidu; verfabor in urbe ,

: tutte Montibur infijìent invifam oppida tantum , Quum parient aerei multer vexata dolore

Senferìt , auxiliumque petet : quando hoc mibi fatii

Conceffitm , ut gravidii Lucina vocantibui adjìm . mea nec uteri neque Nam pariem , pondera gefìani , Z lndoluit mater , nulloque enixa dolore e/l . patrii mentum traviare puella Haec effata , vellet manui tendi/fet inatta Quum , fru/ìraque , R 2 Ce/.

Digitized by Google ,

i6o H Y M N V s Iìt. tandem. At vi deus pater annuit Ceffavit olii , inquir Dcmulcenfqtte , . Quoniam nubi talia diva e accenjae yeltim lunonis °' Editis , & iras 3 Non ajjis facimus .* referes quaecumque fucila

Pojcis , & a facili capies malora parente . Ter turrita decemqtie tibi tradam oppida , qua» nec praeter te Sacra deis ahis , neve deabus

Perficient Diana dicentur ab una . , & 35 Multas praeterea tibi defignaveris urbes pelagi medio aut Aut , amplae tclluris , ubique

Vt tibi cura lucis arac fiat , ipfaque cujìoi triviis bene Portubus , & fu nota . Haecce loquutus

Annu t . llla patris nutu firmata , profeta eft 40 Cretenfem ad Leucum , cui denfae in vertice fylvae .* petit Hinc Oceanum , & nympbas capit inde frequenta ,

Nonuni annutn natas fimul incinfìafque puellas . Caeratus exfultat fiuvius : Tetbys quoque natas Dianae caras gaudet tribtajfc miniflras . 45 adit Max dura Cyclopas , quos infida kabebat Qttam Liparam appellata Lipara baec nunc ( fertur , at olita

Dilla Meliga nit ) Vulcani incude rotantes Candentem majfam atque urgentes magnum , opus , ex quo Ncptuni fortes poffent potare quadrigae . ® 5 Nymphae cutem timuere iugentia monfira videntes , , OJfaets acquane!a iugis : queis lumina cunflis

Torvis ardebant nimirum e frontibus , infiar

Quadruplici! clypei : fhtpitufque incude refufus Terruit emijfaque infuetas , fiamma vaflis 55 Folhbus .• unde imis tota intonai Aetna cavernis ,

Trinacria & Sicanùm fedes , vicinaque tellus

ltaliae , ac magno Cyrnus tremefafìa fragore. At pofiquam in vacuai elatus malleus attrai 60 Percuffit flridens incurva forcipe ferrum , Perqtte vices connixi id puljavere Cyclopes Tunt

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IN DlANAM. 2

Tum ncque eos nympbae cantra Jpe&are , ncque altum Auribui attonitae Valuertoit ferre boatum ariate Nec mirum , fi maiorei pucllae

Divorum hauti gaudent tales vidifie minifirot .•

Sic quum parva infans matri paure recufat ,

In gnatam vccat baec magno clamore Cyclopai ,

Steroperl . fune e Argeti , vel penetrahbui unus atris Exit Mercuriui , carbonibus obhtuS ,

Qui parvarn fubito perterreat . llla parenti! 7 °

palmis lumina texit . hi gremium fugiens , fua at tibi o diva annui, Tertius vix , , accefferat

Quum Latona ulnii te gtjlans matet , adivit

ut ocelli! . Vulcanum , caperei prò pulcrii ninnerà Tu tamen borrendi te[idem in pop!ite Brontae, 75

Hirfuto durai capienfque e peciore fetai ,

Velli/li ut pan moie reftet quoque glabra , ncque ultra lllai producat : veluti damnofa capilìoi

Quum caput efl aggrejfa hominii populatur alcpcx. , 80 loquuta Sumptii inde animii , /acro fic ore es , Arcum Cyclopei mibi iam propcrate : pb.iretram

Ex bumero nobn quae pendeat , atque Jagittai

. Latona quoniam Jum creta , ut Pboeiut Apollo

Quod fi parva meoi arcui fera fenferit , aut fi

Maior cornigerit , Cyclopibui efea feretur * 85 Hit diElit opui exatlum efl : armataque diva

Continuo ad catulos verfa et , Panofque Lycati limen Arcadicum , qui lyncem in frufia Jecabat

. Maenaliam , canibui foetii alimenta daturut

DtfiinBique canei albo duci dantur ab ilio , 90 Trefque tibi auripetae variui tantum utiui i eorum

Tergora fi faevi cepiffet quifque leonii ,

In fiabulum vivuni traberet . feptem Arcades iftis

.• Adduntur , curju ventai qui vincere pofient Hittnulcoi ut tu caperei , leporemque fugacem , 9 5

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2Ó2 H Y M N V S III. Hij'ìricis aut cervi lujlrum monfìrantibui , atque

Cognita capreoli ve/ligia quaerere docili . Hnic eraut Tepperii digreffa ( canes ad ubi ) ulto Parrbafii in montis tumulo fallentia pajftm

Agruma cervarum ( gratum ubi) quae prope ripai ice

Nigroi volventis lapide! pafeuntur inauri ,

7 auris maiores fulgebat cornibus aurum . co JQuat ad adfpicient , haec tecum corde volutas ,

Coavenient twjis , fi prima haec pratda feratttr . i«5 levitate .* Harum ( qtunque aderant ) magna polita ts

Quatmr abfqtte cantini curfu , ut vebererii ab illis : Celadontis petente)» Ai quintam , fiuvti fumma

[ Sic voluit limo , ut poflremii Hercu'is aeia et Frondibus ornar ) CariMiu fufeipit ingem . gona i ie Interimens Tityum virgo , funt aurea

Aureaque arma ubi : currus perfcRus & auro t/l : Aurea cerva queir frenai diva lupata funt , s , , Sed qtionam primum te cerneui abflulit axii ? in cuiui Aemum Tbreicium , de celfo vertice Horrifer infpirat Boreai mata frigora nuda. 1 ! 5 Vnde ttbi fax efl conceffa ? tende ignii ?

Myftu utrumqse dedit : cui perpetuum iniicii ignent ,

Decidit excelft quatti de fulmine patrie .

Flexui faepe tibi efl argenteui arcui .* & ulmum petit altera tertia agre/lu 12 » Prima fagitta , quercum ,

Terga ferat .* quarta)» emiffam non accipit arbor. nampue illa evertii perdita quique Vrbem , quae ,

Externtim ac civem nullo diferimine vexant . lieti mi qui te iratam feri fenfere , Diana. Harum armenta luci rapit inde pruina labcrci : , I2 5 pereunt bria nenia» Qto» fenibm nati , multe qttafdam Agmina feu percujfa cadunt , feu dum fuga Exercet pariunt nil ut in Uhi. , , rcSlum confici lai» quos iucundo adfpexijli ftdere amico & , Ter-

Digitized by Google . ,

IN DlANAM • 2(53 Terra bis : augtntur femper eifdem ferax efi 130 opes ncque tetra Armenia , accrefcunt & , fepulcra tllos Vmquam adeunt , nifi quum dom.it tarda fenettus .

Non genus abfumit difcordia , ( dtffipat aedts Quae Jlabilcs femper ) quum menfa frequentilis una

PacataI inter fe habeat focrumque nurumque . >35

Proinde mibi tu . carus Jìt quem , diva , fovebis

lfque utinarn , regina , forem : nubi carmina femper Suppeterent queis te , canerem , matrifque bymenaeos

Et Pboebum fratrem .• in primis tua proemia laudum .* Vt te ornent arcufque canefque ut currus ad ampia , , 140 Qui te confpicuam fummi fert tetta Tonantis .

Tum te in vejhbuhs divnm turba excipit .* arma Tum tua defumit Cjillemas : bine & Apollo

Ante feras capiebat ( adhuc non aflra tenebat Strenuus Alcides fed talia munera Pboebus ) >45 Liquerat . indefeffus enim Tirynthius beros qualibet Ante fores Jìabat , fi praeda autta

Pingue deis epulum ferree . rifere fed illi

Cuntti adeo .* ante alios Saturnia quando rifit , curru ingentem vel follerei E taurum aprum , 150 Poflremis pedibufque trementia tergora capri

Alloquitur mox verfutis fic te dea verbis , mijeris mortalibus ut Saevas Jìerne feras , fis ego capreas per tuga Qualis : ac lepores , quoque pafei

Alta fine , ecquid enim capreae meruere , lepujque ? 1 Culta virentibus obfunt 5 5 fues vaflant , plantifque , Humano generi tauri : tu perente cuntta baec .

. Dixit , deinde feram circumfletit , ufque laborans

Redditus Oeteo nam quamvis vertice divus , erat Tanta ingluvie , quanta , quum feinderet arvum ,

Occurrit Dryopum duttori Tbiodamanti . 160 AJl Amnfiades cervas temone folutas tripbyllum Depafcique decent fub co , fettumque E pra-

Digitized by Google 254 Hymnvs III. e ut E prato magna porta lunonis eodem , Carpere quoti mcmorantur equi lovis alta tenentis ; l6\ lacus lymphis felicibus implent Auratofque ,

Gratior ut cervis potus fitientibus exflet . patris mtrrea fubietts teli.i Tu ampia , vocaris at Omnibus a divts , ad Fboebum proxima fi* Bis .

Quando ent ut nympbae dominam te diva eoronent *7 : , ubi lnopus fiquidas Fundit Aegyptius undas ,

Seti P itane» iuxta ( Pitane & tua feu prope Limnas ) , prope Seu Alas Arapbentdas , fedtjìi ubi quondam Ex Scytbia fugiens taurorum irnmitta faera .* rtu.ae lune Nulla arva bovts profcmdere tenterà , I”j Praefertim fi duBet eas alieuus arator ;

Languentes quomam , demtffaque colla ferentes

: vel Reddentur Jtabuhs fi Stympbalides ejfent , anno terram vertentes : Nono egregiae , inquam , alte E {fodere agrum ; eboream quia Dehus iliam lg c

No» tranfit , fed Jifiit equos currumque nitentem ,

Vt profpeBct eam , & lucem fic prorogai almam . quae potior tibi Infula , qui mons gratior , Cr qui Arride! portus magis atque urbs quae tibi nvmphti , , tibi 1 ° Ante alias placeat , quaenam beroides adfint , 5

Die Dea tu nobis , alias eadem ipfe doccio . Infida grata tibi Dolicbe e urbs Perga probatur fi , ,

Et cimi T ’ygeto Furipi feceffus anioeni . Namque tinarn e nymphis Gottynida dtltxifli cervis Britomartin Infejlam , cuius amore i } o

Accenfus Minos erravit per tuga Cntae ,•

Sed mine horrida eam quercus , nunc ulva palufirìs

Texit . at die novene per menfes cimila petivit loca Afpera quae funt , quae impervia . nec tamen idem cejjajjet Vmquam , tufi fe haec mififfet in aequor , ^ ^

Capta tugo e montis : pifeantum retibus inde Implicita ut Jalva foret quae catifa Cydonts , fic . }nu

Digitized by Google . 1 s.

IN D I A N A M . 2^5 ut Impulit , nynipbam Dtttynam nomine ferrent , D/tiaeum montem jlruereutqui aitarla qtteii nunc & , , 20* Reddunt Jaera , reee ut fertum tlla luce parante

Pinu , tentifeo : nam myrtum odere profanam . Quando etenim rarrius tunicae fuqientis adbaefit

Myrteus , idcirco myrtus non cara Dianae efl .

Te quoque , diva ferens luccm , cognomen eadem

1 Deduclum a nympba Cretes fumpfijje loquuntur . 205

Cyrenem buie adtunxijli , cui rannera donai

Ipfa , canti bina , venatu infigniter aptoi ,

Queis Peliae ad tumulum vitirtx erat dia futura . Quin flavam Cepbali uxorem mox Deionidae 2 10 In numerum adfeifeii . necnon ( fi vera fatentur )

Non fecw atque ocula pulcram Anticlean amafii . Terre fagittiferas namque bae fuevere pbaretras exertaque gerentet Primae , arcufque levet , dextra

Bracbta , nudata in bella ruijfe pupilla Po/l bai prognatam Atalantam Arcafide lafio 21 5

Dum fpettas , recipii pernicem apri/que mole/lam :

Haecque canei agitare mittere dotta . , & fpicula efl

Inde tuum Calydon quicumque invaferat aprum ,

Laudibui omavit merttam , palmaque , feraeque Dentibui infignem Arcadiae mox reddidit dlam 220 Quam neque crediderim Hylaeum Rboecumque furentem terra damnare bub pofitot boftes , Jagittat

Mittentem . arguerent quoniam fixa dia fal/os ,

Horum Maenaliui quum fluxit fanguine vertex .

Vrbibui ac domibui mulrii dea cognita falve , 225

Cognita Mileto : fecurui qua duce Neleus iter Fecit , darai quum cla/fe reliquit Atbenas

Cbefias lmbrafte quae prima refulgei .* , , folio Cui propriae nova clavum olim maior Atrides In tempio ventoi ut folvere velie adfixit , , 23^ Gratae quum pupper Troiana ad littora curfirn S 0/'-

Digitized by Googl .

206 H Y M N V S III. Dirigerent , Helenae accen/ae Rbamnufidos tra . Cui Proctiti pofuit duo tempia , Puertia quorum

Altera babet ( Jiquideni erratila per devia firmai

Virgincai turbai : ) fiati! Lufii altera nam tu >35

Recidere nian/uetat /olita et dea cafia puellai . Sic & yhnaxpnidci belli ftudto/a caterva , , Curva Epbeft pojuere tibi prope littora fignum

I'ag. neo tu trunco . tutte facrii praefut Hippo . Vpt aline tibi nam cuneia e /altere hbenter , , 240 yfrmatae primum per orbem cljpeii , latam inde Pandentct eboream ; po/l bare & fiflula tiodn Difparibui compatta Jonatti vocetrt edidit unam .

Notidtim etemm binnulei terebraverat o//a ( moneitte Pallade >43 ) nec cervi qui/quam . vox advolat autem

Sardtas , atque fimul Berecyntbia pa/cua quumque Saltarent , Jlrepitum pedibui pbaretri/que ciebant

Deirt Jlatuam circa /andata ejl maxima mola ,

Lutea cui fimilem non umquam aurora videbit ,

Tot pollent opibus relmquat . , po/l /e ut Pytbona 250 Hanc tamen itt/auut quondam e/l popularier au/ut

Lygdamii , innumeri i comitatui Cimmeriorum Latti turmit quos mi/erat omnet pbagùm equitum ,

. Bo/porui , lnacbiae dittut de nomine vaccae 2 rea tn/elix . ip/e 55 Ab , quantum deliquerat Non erat in Scytbiam rediturui : nuditi eorum

Denique qui curru prata . , pre/fijfent Cayfiri

Semper e nim /u/pen/a Ephe/t tua tela videntur .

Salve Pberaea . Munycbie , porta praefetta , Diana ac ne dicitur Oeneut 260 m quii contemnat ,

Ulani afpernatus certamina dura fubiffe .

et Nullui iaculo certet , celerive Jagitta

Conjìitit jftridae non parvo audacia . nullui

Spondeat innuptam divam /ibi : cuiut & Otut ,

Cui us & Oarion connubia dura petivit . ><*5 Neu

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in Diana m. 267 Neu cboreai fugiat [olemnes : fcihcet Hipto

Non praeter lacrymai bas averJota recejjìt .

Sélve, diva poterti , nofhraeque adrs optava Aluff . ,

CALLIMACHI HYMNVS IV. QVI EST IN DELVM

INTERPRETE N 1 CODEMO FRISCHL 1 NO .

VandoVane facram tandem eelebrabii carmine Delum •*—O , “Zlfrw , Pboebi natale folum ? funt laudtbus ornati Cycladei Atgaeo quae in marmore , flant facrae , Eximiae : at primas a muftì inclyta Delui Poflulat , abflerjtt quod natum prima patronum ,

involvit adolevit . Cunifque , divofque honorei Vt Mufae oderunt vatem Pimplea tacentem

Antra , ita Pboebut eum qui Deli nomina tranfit .

Delum nunc igitur verfu memorabo , vicijjim

Vt me Pboebut amet , memorem telluri1 alumnae . io iacet licei llla immota , ventit afpera & undii ,

Tritaque plui mergti , quem praepetit ungue caballi Infitta fulta mari afpergine circum , , & fpumani ,

Quam tumida lcarit detergunt flumina ponti .

nunc turba tenet . *5 Pifcantum , geni flrenua remii

At nemo invideat praeferri carmine Delum .

Donec in Oceano , donec Titenide Tethy lnfulae erunt , femper praecejferit omnibus illa . Pone illam movet Pboeniffa vefligia Cyrnut , agro 20 Haud Jlerili : pifeofaque Macrit Abantum , Sardiniique Òr Jinut , quam fuper alta natavit

Cypria prò cala confervant nautica . , f eamdem S 2 ' lllae

Digitized by Google . . .

258 Hymnvs IV. equident munìtee turribus omites Mae fiorent ,

Sed Delus Pboebo . quid fepto firmius tjìo ? Saxa quidem & lapidee Jlernuntur ab impete quondam *5

Strymonu Boreae Deus inviolabihs ujque ejì .

Tantus Dele tuam patronus Circuit orarti . , , multa tibi recitentur carmina At quum vatum , Te quibus involvam ? tua quidnam atta ire voluptas ? ° An loquar ut pnmum magnus deus enfe trifulco 3 Sicatti Concutiéns tuga , quem fabn Jìruxere ,

Abfciderit ponto terras , omnrfque deorfum pelagique immerfcrit undis Moverit ex imo , ?

Me quidem rehquas fundo firmavit in imo , nulla Terris avulfas : fed te vis tenebat , 35 Liberaque errabas pelago /ed tum tibi nomili

A/ìerie fuit , in /o/fam quod caehtus altam ctu lncideris , fugiendo lovem , fulgidus afler.

Nec prius es facro Delus cognomino ditta , Quam Latona tuum profugo pede limen adivit 4 ° viri qua regia e Saepe alta Troegene , Xantbi fi : Intera Tendentes Ephyram , prope curva Sarenis

Confpexere ; Epbyrae folventes littore rurfum , Non videro ultra : fed tu tum forte meatum

Euripi intraras , fìreperis qua labitur undis 45

Hinc mox Cbalcidici hnqucits jreta caerula ponti ,

Spumea Cecropii renata/li ad httora Sunl , aut veteris cacumina lympbis Aut Cbion , perfufa

Partbemae ( nondum fuerat Samos ) bete ubi nympbae patrie Ancaei Mycalefides exceperunt ° Te 5

At quum prima folum Pboebo natale dedi/li ,

Haec tibi retribuit gratus cognomina nauta ,

notes t altis Quod iam non obfcura , fed fiuti bus

Aequoris Aegaei radices egeris mas , 55 Nil metuens iram lunonis , qnae fimul omnes Prole lovem pattern facitntes duriter odit : la-

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IN Delvm» 2 6p

Latonam in primis , pucrtim paritura qtiod effet

Sola lovi , caro potiorem Marte parenti.

Ergo illam caelo fpeculans obfervat ab alto , doloribus aegris lnfandumque premtns , preffamque , 6 o A partu prohibens . cuflodes infuper fili Additi erant gemini : quorum Mars vertice fummo

Tbreicii mfijlens Acmi , circumdatus armis

Obfervat crudus . longo munita rece[fu Tenerat interra Boreae Jpelunca caballos *5 tcrrarum quas Altera , feparat Ampbitrite ,

Cuflos , Iris erat , fpeculamque Mimante tenebat . ierat Latona Quoque fuos paritura gemellos , illi toto Arcebant , Jedemque orbe negabant ° Arcadia banc fugit , fugit mons inclytus Auges 7

Partbenius : fugit retro fenis unda Pbenaei :

Fugit Cr ora omnis Pelopis , quanta adiacet lflbmo ,

Argot , & Aegialum prope ; nam dea territa non bac quia Tranfut , Inacbiis luna infederai undis . Fugit Aonie curfu uno ipfamque ftquutae & , 75

Dtrceque & Stropbie , lapidoft bracbia babentes Jfmeni patris : quum tarde Afopus & ipfe rapido Pone fequebatur , quia fulmine tacìus .

At Mehe fejlas fufpendens nympba cborecs , totoque luit 8o Horruit infelix , expai ore ,

Moejlaque prò veteri fìngultiit ilice , motam

Vt vidit Hclicone comam . Mibi dicite Mufae

Sintne una Dryades vere cum quercubus ortae . Uympbae equidem lattar quum quercus imbre rigantur : ,

PJymphae iterum trifles » ubi quercus frondibus orbar . 85 Hit igitur latitans utero fuccenfuit ipfe

.* Pbotbus , & eft Tbebis non vana voce minatus

Tbeba , quid infelix libi cladem inflare cruentata Arguir ? invitum ne me ad praefagia cogas

.* Nondum Pytbonis tripodes , ntc hmina curae 90

Digitized by Google 270 H Y M N V S IV.

Nondum etiam ferpens iacet . atqui e fumine Ptijìi Bcllua prorepens immani corpore cingit

Parnafum , Jìnuatque novena volumine terga . Sed ubi tam lauri vcrbum fit acuìni s illud

Jndicio . tintlurus nam tignine telum : ftlge fa 95 Mox adoro : tibi enim blajpbemae pignora matns .

Non nubi tu nutnx tellus , non alta Cttbaeron. Sanili „ me curant , fantlos ego curo viciffim .

Naec ait re us dime Latona tetendit . , & g ff Qtiumque Ulani eucerent venientem gentis Acbivae ico Moenia Taenario urbs Helice , gratiffima divo , Dexamenique ohm Oeniadae bubile facra Bora , tam convertii iter Tbeffai : fed fugit Anaurus ,

Et Lariffa ingens : fugit Cbtroma rupes , Fugit Peneus per Tbeffala Tempea fiexus . 105 petlus Nec dum , lune , tuum fatiaras effera , Nec fratto es miferata animo : quum nympha lacertos

Sujlulit , & tali nequidquam voce grecata ejl : patri Nympbae Theffalides , fluvii ftirps , diede Flutlum compefcat tumidum : barbamque precantrs 1 10

. Mulcete , ut partu liceat Iovis edere prclem

ì O Penee , Notos quid nune Pbthiota lacejfìs

caballi . Non tibi vitìoris , pater , ora regenda Anne pedes celerei ita funi tibi Jemper ? an ullo

Noflri odio tantum properant ? bodiene votucres 1 *5

Fecijli fubilo ? fed furduit . 0 onus ingens ,

Quo fero te ? languent foto mtbt corpore nervi .

Pelion 0 Pbtlyrae limen fponfale , refijle , Sifie gradum .* quando & partus in colle dolores 1 20 Saepe tuo crudos faevae pofuere leaenae .

Ergo illi baec lacrymis retulit Peneus obortis dolores O dea , vis fati ejl ingens dea . namque uovi Non ego , nympba , tuos renuo qui fiumine Plurima quod nnfiro fit Iota puerpera fed me A/pe-

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in Delvm. 271

Afpera lutto minis terrei . tu refpice quantus Monte hoc confijìat Jpeculator : vertat bic ino inoliar ? arnie Me facile ex fundo . quid perire Peneum fit dulie tibi ? fed eat mibi lux baec

Fatalis patiar te propter , fi quoque nofier

Alveus aeternum ficcandam amiferit undam ,

Simque ego tctnnendus fluviis ex omnibus unus . vocetur Eh me . quid fuperefi ? folum Lucina at Dixit , & immenfot fluÙus retraxit . bofìis Pangaei Mavors avulfa cacumtna montis lnietlurus aquae teffurus amoetium , & fluvium , increpuit tricufpide ferro Defuper , fcutumque

. tremore Perculit illa fono ingemmi , monfque Offa [onori Horruit , & Cranonis ager , Pindique

Seceffus , validoque omnis concuffa pavore

Theffalie : tantum mota arma dedere fragorem .

Ceu quando borrifonis moni intonat Aetna caverne , Eruffatque auras globos flammarum & faxa fub , Quum feffum Briareus mutat latus : intremit atra

Forcipe Vulcani eieffus fornacibus igms , lebetes Et gemitus operar attollunt , flndcntque

borrentque tonantque . Flammtvomi , & tripodes colhfae

Haud minor armorum & duri fragor editus aeris . velut ante Non tamen abfcejfit Peneus , fed

Confiitit immotus , curfumque repreffit aquarum inqutt Donec eum Latona vocans , Serva ( ) amice , Serva te : ne quid tali me propter acerbi

Pro piotate feras . aderti ubi grafia quondam .

Sic ait multo prius labore ; , & pelagi , affa , quaerit pellitwr omni . Hofpitium , fed infila ab

Non illam portu digitarti tir Ecbinades ampio ,

Nec Corcyra capit quantumvis tellus . , bofpita Callida namque Iris celfo /peculato Mimante

Omnibus eiecit : fed & bas metus acer agebat ,

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272 H Y M N V S IV.

deprenderet Iris . Terribhefqtte minae , ne quam terrae 1 60 Vtnit & in veterem Cote Merupeida , Stant ubi Chalciopae /aerata heroidis antra . Sed puer ex utero matri tum dixit eunti ; parias bete genitrix licei infula non fit Ne me , , Haec invifa mihi : nam dives & ubere ' gleba tjl debetur altis i < Sed Deus buie alius fatis ab , 5

Cara deùm foboles : cuius Jub regia tura Sponte fua venient medite latijima terrae quaeque iacent altis in fiuHtbus arva Chinata , , patent ortus qua gurgtte fejji Qitaque , & fe * * Solis equi tingunt . mores Jciet ille parentis . 7 Quia etiam Jociis olim pugnabimus armis .*

Tempore quo Graiis Celtae fera bella movebunt , gigantum Earbaricum urgentes Martem , violenta Pofleritas quondam Hefperiis foto orbe remota , >75 bybernae grandinìi inflar Adfiuxura plagia , , plurimae in aetbere fulgent . Aut ftellis fimiles , quum altae Moenta Locrorum vicinile , & Delpbidis , , e lata oppida terrae Ruraque Crijfaea , & media , Lamentifque frement cernentque ardefeere firuElus , liv incerta vagatur : Finitimi ruris . nec fama Sed iam proniteant circum mea tempia pbalanges meos iam cinxerit enfts Celtarum , tripodefque orbe Hofìicui & lato crudelis baltbeus , , eventura furenti Scutaque denja viritm , Gallo ejl : *»5 Exitio . nam pars clypeùm mea praeda futura

Pars gerulos vifura fuos mox igne cremori , Ptolemaeo proemia regi Ad Nilum venient , Ptolemaee futura Danda laborifero . libi enim , ,

Vaticinar . vatem tu nunc in ventre latentem

Olim laudabis . Tu vero ades optima mater : Xy o undis Jnfula clara maria quaedam fupererainet ,

Errabunda pedefque loci /lattone movintur , , A* . .

in Dblvm. 273 Ac more albuci renatat ctrcumfua ponto .

inde Eurus partes impellit in omnes . H‘»c Notus , Huc age me portes : erit baec tibi promptior ora *95

omnes cedebant acquare terrae . Dixerat , atque fune egrejfa fluentis AJierie , Euboicis tu

Cycladas intraras . nec te vetus alga natantem ,

Alga fequebatur vicino nata Geraejlo . mijerta 200 lamque mari iu medio fteteras , nympbatque

Algam exufp/U ftmul omnem , tot^que fiammis videns aegramque dolore : Ardebas , miferamque luno voles . nam non ego veflras , fac quodeumque

ades optima , Curo minar . huc bue ades , bue , nympba Dixijli. illa errore levata e/l infondo ftmul , 2G S undis Adfedttque vadis Inopi , uberrimus vertice Qui fcatet , Aetbiopum quando de Nilus

Praecipiti exundans torrenti fumine fertur . Et zpnam Jolvit cubitoque mnixa rejedit , 210 labores .* Ad palmae truncum , immen/os perpe/fa Ac gelidus foto manabat corpore fudor . parvule torques ? Tandem fufpirans , Quid , ait , me En tibi quae ponti tellus circumnatat undas : Na/cere parve utero feliciter exi . , infans , & infoia fafli 215 luno Iovis coniux , tu vero baud

Effe diu poterai .• talli tibi nuntio venit , Mtflaque fufpirans retulit formidine verbo . luno deas inter reliquas dignifima cunSlas , polumque Omnia cui parent cui pareo & ipfa : , nulla veremur Quae regis imperio , quam praeter 220

Numina divarum : tu cauffam noveris trae . Iiifula in bac felvit Latona puerpera gonam .* nulla recepit Quamque ahae pepulere omnes , quam ,

Hanc fola j!fierte venientem infuna vocavit ,

Aferie , viles feopae morir , ipfa uti nofti “5 Qtiare age opcm,dea maxima, fervis ( quum poffs ) fer , T Qui

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2 7+ Hymnvs IV. Qui terra s peragrando omnes tua tuffa eapeJJuut

Dixit , & aurato folio fubnixa refedit .• Ceu quondam tu catulus , vena ubi forte Diana redit Teffa , iuxta recubat ve/ligia & auree 250 ,

Subrigit .* , hortamen Pboebes audtre paratas

Sic tum clava tbrono infedit Tbaumantias alto . Illa fui folti non oblivifcttur umquam , Non fi Letbaeam fomnus fuffulferit alam 2 Sed caput 35 obliqua Jubiime in fede reponit , Et femnum parvo durantem tempore ducit .* carpare Nec zpnam removet , celerei nec folvit Endromidas : verbis ne cafligetur amaris

At luno indomito retinens fub pecore btlem , 240 Siccine probra lovis furtim coè'atìs & ufque , , furtim pariatis ait bete ubi matres Sic ? , non

Difficili rtliquae partu torquente laborant ,

Sed qua fpeluncii pbocae enituntur in atris . Sed tamen Afleriae culpam haud fuccenfeo ob ifiam : Nec fai ut tantillo odio prò talibus aufii 245

. Perfequar , immeritae quae fecit grata forori etiam venerar adfeendere leEìum Imo , quod noflrum

ponti . Noluit , antetulitque lavi fera flumina Sic ait fuavi modulante gutture cygni , & s Plaeonium liquere circumque volarunt amnem , 250 dedere Terque quaterque finum Ortygiat , cantufque

. Mufarum volucres , argutae vocis dora

Inde lyrae nervos tot pofiea fecit Apollo ,

Partifico quoties cygni accinuere dolori . 2 Necdum cantarunt otlavum & natus Apollo efi . 5 5 , Dcliades etiam fonabant , fluvii fiirps , facra aetber Carmina Lucinae : quum totus inhorruit ,

lngentemque fragore dedit refonans ululatum .

Nec Inno invidit : nam luppitcr expulit iram . tum tibi locata : 260 Aurea funt fundamina , Dele , Au-

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IN D E L V M . 275 Auro curva palus bac fluxit luce corufco : Aurtcomai natale folum portavit oliva! : Auro devolvit pienas lrtopus arenai : Jpfa quoque aurata puerum tellure levatum

ltt grenuum nutrix pofuifìi ac falla fata es .* , 265 0 multis ani atque urbibui 0 magna , auffa ,

Et terrae pingue! , & vos maris infuiae iniqui :

tellus culti1 llla ego fum , afpera : feci tamen a me

Delius Hit feret cognomen Apollo , nec ulta

Terrarum cuiquam ftierit tam grata deorum : * 7 * Cencbris celebrata Non fua Neptuno Lechaeo , Mercurio Cyllent aut Creta aitanti Non fua , T ,

Quantum ego Latoidae . nec pojl errabo per undas . ita ts ubera Haec dixijlì , fed blanda trabebat . Tempore iam ex ilio cunffis tu fnnffior orti *75

nutrix . Diceris , & Phoebi nec bellica Enyo , Fiuto nec Martis equi tua limina Nec , pulfattt , tibi primitiae dantur decimaeque quotatimi Sed , Exercentque cboroi latae cimila oppida ttrrae , babitant ortum quae ì3o Quaeque , occafum , quaequo dici tenent medit loca Fervida forte , quaeque Boraci Littorii arva colunt , multo! geni viva per annoi Primi illi calamai portant facrofque maniplos

: vigile Spicarum 1 quoi e Dodone Pelafgi Egrejfoi longt excipiunt geni dura , , fonar01 285

Pelhbui in Jlratis folita obfervare lebetei . veniunt Inde facram urbem , montcfque pttrofae

Melidii . bine laeti terrae advertuntur Abantum ,

Qua campui fioret Lelantiui . band procul inde

Curfui ab Euboea . nam proximui efl tibi portus . Primae boi portarunt a flavicomii Arimafpis injtgnii Vpis & Loxo , vivaxque Hecaerga ,

Filiolae Boreae : quai efi comitata iuventui

Optima , nec patrias illi rediere fub orai : T 2 Fé-

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iV. 17 6 Hymnvs ohfcura recondit . 2 felice! auimae , nec fama 95 Hymenaeui quando fonami Vtliadefque tllis , hoc tempore libant Virgineos terrct more , ber barn at putrì primam lanugini Caefanem ; iuvenum prò more fepulcns . Solvunt primitias „ co te ambitae flutiibui orbem difterie , circum circumdant more cbureae Efficiunt terrae , & emm tua limina ferui Nequaquam tacitam , fed cantu . Adfpicit ajfiduo vefper circumdata recmunt fenis ore puellt Nam Lycii numeros , 305 fontibui Olen . Quoi facer a Xantbi produxit purità* . At pede faltantes feriunt tua rura Tunc etiam [erta oneratur faera vetujlae quam T befeus olim Cypridis effigie! , pofwt Cretae quando fuit orbe reverfui . Cum pueris , fugete bovrmque Namque ubi mu.’itum bo>nbtlrm , labyrntbi ambagwui arcui , Paftpbae , & flexoi aram Vele, tuam circa faltarunt n.olhter eboream . cbely & A gtda ducente Vante moda , Tbeortde Pboebo Inde facram aeterna rem nave Tbefeae carbafa puppn . Cecropidae mittunt ,

laudibui aucìa , multa arii , & Aflerie , alto ? Nave quii Aegaeo te praeterit injhtor venti Non illum tanto propellunt flamine , fed mox Quum lucrum accelerat v locia carbafa . nec funi pnui inde reverft , Vela remiferunt , altana plaga Quam percuffa iermt tua circum mambut pojl terga reduiìa , Atque oleae ramo , Delta! ohm Intulerint morfui . docuit ftc i agitare dentei . puero rtfum , ludo , Hoi , cultiffima tellui . Salve facra domui , falve quem Latona creava, 3* Salve Pboebe potetti , &

CAL-

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*77

CALLIMACHI HYMNVS V.

Q.VI EST IN LAVACRVM PALLADIS INTERPRETE ANGELO POL1T1ANO.

quaecttrnque liquentibia undis /TV agedum , ite Membra lavaturae Pallados , foras Ipfa venit : fremuta facrorum attdimus equentnt

Ite agedum flavite o ite PelafgtadcS . prius ingentes lacertos 5 No» lavtt fibi diva , llia quam abflerfit pttlvere cornipediim .* Nec tum quando arma multa iam carde entrata

Vetut ab tniujìis torrida terngenij . Tum quoque equùm JubduSla tuga fumantia colla io Perfudit largi fontibus Oceani , putres abiret Dum fudor , guttaeque , dumque omnis

Spuma ora circum manja lupaia rigens .

Ite o Acbivae . Sed non unguenta aut alabajlros

( Audio certe ipfum flridulum ab axe fonum ) »5 alabajlros Palladi , lotrices , noti unguenta aut

( Nulla etemm divae buie unguina mijla placent )

. ejl . Ferie , nec buie fpeculum vultu puleberrima ftmper

Nam nee in Ida ohm , indice Jub Pbrygio , Se vel oricbalco magna baec dea vel Simoèntis , 20 Spetlavit quamquam vertice perfpicuo ,

Nec luna : fed fola Venus fe fplendido in aere cornai Vidit , eamdem iterum difpofultque n.

Bis fexagtnta fpatiis verum incita curfu ,

Stellar apud Eurotan ceu Lacedaemoniae , Perfricuit tantum pingui fe diva liquore protulerat De baccis , arbor quem fua Ò ptie-

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278 H Y M N V S V.

0 pucrae , emicuit rubar ilico , matutina

Qttcm rofa , quem grano punica mala ferunt . Ergo marci» mute tantum olei quoque ferie liquorem ,

Qt'.o . fe ungit Cajlor , quo Ampbitryoniadci Fcrte vii auro ctiam f do ex , quo peBine crina

Explicct pingttem caejaricm dinmat . , & tibi Exi age iam 0 Palias : praefìo virginali grex ,

Natae magnorum carus Acejloridiitn . Pallai qui» iam clypeui Diomcdii O , & ipfe 35

Fertur , ut Argivnm moi vetta obtinuit .

Ettmedei docuit , meditans tibi grata facerdoi , fhtitm in fe compofito ccrneret interitu tlle Ire malam fortem . fugit quippe , tuamque Ad montem Crion fubjlulit effigiali : 4 ® Ad montem Crion . tur» abruptu impofuit te

Catitibiii , bafqtie vocant mine quoque Pallatidai Exi age quae expuguai urbet cinque aurea cordi ,

. Caffi! , equùmquc fremor , cum fomtu clypebm badie undiferae ne tinguite badie Argot Voi , voi 45

Fontibui ex ipftì , non fluviii bibite . hodie ancillae Voi ferte untai ad Pbyfadeam ,

Aut ad Amymonen , progeniem Danai . Namque auro & multii pcrmijìui fìoribui und.11 , Defluet e lactii lnacbtn itigli ipfe , 5 °

Et purum feret buie laticem . Cave tu ergo Pelafge,

Ne nudam imprudtm adfpiciat dominain . Adfpiciet qui Pallada nudam , quae tenet urbem ,

Vltra iam hoc Argot cernere non poterit .

Iam veneranda exi Pallai , dum qttiddam ego iflis 55

nec bic alteriti . Dicam , meut fermo , fed 1 Vnam olii puerae » , 0 , Tbebii dea Pallai amabat prae cunflii Nympbam quas babuit comitei ,

Matrem Tire/ìae . numquamque fuere feorfum :

Sed five ad veterum moenia Tbcfpiadìm , 60 Sive

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in Lavacrvm Palladis. 27P Corontas tenderci illa Haliarton Sive , feti ,

Boeotùm vifeni vetta iugii populoi ,

Sive Coroneas , ( ubi pulcer odoribui halat ara Curalium Lucus , ubi ipfi ad flttvium )

Saepe illam curru fecum dea vexit eodem , *5

Nullaque nympbarum colloquia , aut tbyafi

Grata fuere fatis , nifi praeforet ipfa Cbanclo

Verum & ci multae debitae erant lacryniae ,

Quamvii cara cornei magnae foret ufque Miiiervae . 7 ^> Nam fe ohm peplii utraque depofitis

Dum lavai in lymphis Heliconidos Hippocrenes , Vtque die vacuus moni tacet in medio : tempora Dum lavai ergo utraque , medine funt ludi ,

Dumqtte efi in tota plurima monte quiei , Tirefiai unui canibui comitantibui ibat 75

Per loca Jaera , levi flore genai nitidui , relevare petito Immenfamque fitim cupiem ,

. Fonte , videt quae non cernere fai bomini Heic irata licei illuni adfata Minerva efi fic , \ 80 . Quii te non ullii iam rediturum oculii ,

O Everida , malui baec deui in loca duxit ?

Sic ait .* at pueri lumina nox pepulit .

obticuit illi glutine vinxit Adflitit , , dolor ut

Genva fonimi tenuit vocìi inopi animui . , 85 nato ait , ,fattum At nympba exclamani: Quid , 0 dea efi? talii amicitia Numquid vefira , deae , ? Lumina mi pueri rapuifli pettora nate ,

Vidifti infelix^Palladoi , iliaque :

At non cernei iterum . beu mifera 0 moni & folem , , O Helicon rurfum non peragrande mibi 90 nhnii parvii mutai quae lumina nati Magna ,

Pro cervi1 paucii dorcadibufque babeai . Sic puerum ambobui carum compìexa lacertii

Mater , flebilium carmen aèdonidum Tri-

* £oogle n . , .

280 H y m n v s V.

Tri/le genie»! ittrat feci enim in:feruta Minerva . ? 5

Tunc Jociam , verbis tahbus adloquttur :

inquit mailer it Via , , , verte baec quae pronti ira

Idon per me captus lummibus puer ejì .

Nam pueris auferre oculos hauti dulce Minervae , Veruni Saturni legibut baec rata funi , 100

Vt quicumque deum adfpiciat , nifi iujferit ipfe ,

Mercede ingenti fa licei adfpiciat . igitur t Dia mailer , fieri baec infetla nequi res , Qqiippe ita voluta Parcarum fila manu , Edita! ut primula puer ejì /ed tu accips cantra , 105 pretiuia O Evcrida , quod maneat . Muncra Cadateli prob quanta ado/ebit in igne! Qtunta ylrijlaeu! & , votaque fnfcipient , Natta ut impube! Jlcìaeon unicai tilt! Tantum oca!a careat : namqtte erit & Triviae no annulla illuni Concurfor : fed non curfui , non eripiet Tela arcui iaciens munti bm ,

Quum divani ( hcet invitai 1 fe fonte lavanteni

Viderit .* at qui erat dommui fiet , modo ,

Ejca ca» Sed emm nemora omnia lu/lram 1 fuis bm , * 5

Dum gemtnx nati colligit ojfa fui ,

Tunc te felicem , tunc dixerit effe beatami ,

Cui mon! vel caecum reddiderit puerui . qiteri plurima cantra Farce , mea grata come! : nam

Huic ego te prupter proemia contnbuam . JIO dabo egregium vatem qtiem protinus omnis Effe ,

Perpetuo celcbret nomine pofìeritai . Cegnujcet volatu volucrum quae profpera , quaeque

Irrita cuitn iteni tri/le fit augunui» . Plur ma Botati! oracula plurima Cadmo , 125 Hic carnet & magni! plurima Labdactdii ,

Hu c mgem baculum dabo , quod ve/ligia ducat

Qgta velit : buie vitae tempora longa dabo f Mox

Digitized by Google — .

in Lavacrvm Palladis. 281 Mox & bonoratus Diti colet infera regna , Inter & exftinttos unicus hic fapiet . U° Adnuit bis Pallai ditta : quotique adnuit dia Perficitur : foli luppiter hoc tribuit

Natarum e turba . , quae fiat patris omnia fare

.* Lotrices , mater nulla deam peperit

Immo lovis vertex . vertex lovis omnia nutu *35

Perfidi , & natae prorfus idem licitum efl

Èn vere nunc Pallai adejì . Eia ergo puellae , Quei1 Argos ite occipite curae efl , , deam , Cumque bona verbi cui prece cumque ululata . ! , & » ,

. 14-, Salve , 0 diva , urbem protege & Inacbiam tugales Salve bine ab/cedens , iterumque bue flette ,

Ac rebus Danaùm fis precor auxilio .

CALLIMACHI H YMNVS VI.

Q, V I EST IN CEREREM

INTERPRETE BONAVENTVRA VVLCANIO .

/ Emineae calai ho iam defeendente catervae

.* abundans . Acclament Salve alma Cerei , dea farris

Dum calatbus defeendit burnì pettate profani . , J bine tetti culmine cernat Defuper nemo , aut de , puer 5 Sive , muherve , comam vel fparfa fluentem ,

Iettino aut ficcam unde excernimus ore faltvam . Hefperus hoc veniente caput nube extulit alta.

Hefperus ut biberet folus perfuafit , anbelans

Dum raptae obfcura infequitur veftigta natae . At te remotum io qui , dea , ferre pedes potuere Solis ad occafum Aetbtopejque ubi & aurea mala ? , , V Non

Digitized by Google r - r- 1'rt . ,

282 H Y M N V S VI.

Non tibi tum potufve tibive , aut cura lavacri

. tur Vita fuit funt Acbeloi fiuminis undat , eraut late Ter tibi quotquot fuperata fincata , pulcram properis petiifli pajjibus imam Ter E , «5 puteunt prope Callicborum Ter , dea , fubfedifii ,

T calore illota fameque fitique fatifeens . afta , , , lacryntas divae quod movit Ne memorem acerbas ; ut populis Pulcrius , leges pracferipfent aequas Pulcrius ut culmos pravibus praecidit , ariflis 20 dedit bobus calcare 1 Prima , facrofquc maniplos ,

Triptolemo monflrante viam , & bona principia artis . Pulcrius ut moniti difcant non temnere , ( divos )

Dira fames Eryjìchthontos turpaverit artus ,

.* Non Cmdiam , fed Dottum adirne babitante Pelafgo *5 libi erat Heic Incus pulcer , multa arbore denfus Aegre quam volucris poterat penetrare fagitta ; non aeria Non pmus defitve pirus , ulmus ,

Non glycymela ; latex fcatebris mauabat , elecìro

Purior . buius amor divam fic ceptrat ut tiec , 3 ° lieti Ernia magis , Tritpumve ejfet , d ave Eleufin .

ti ti e At quum Triopidis fa m fi male numen amicum , Tum meutem diros Eryficbtbon folvit in aujus Ergo bis denos armare fecurtbus olii gigantes Stat rabics famulos , aevo fiurente , , 35

evertere totani . No n bomines , urbemque parcs

tibi . Hi propcre in lucum facrum , diva , feruntur

Popttlus aethereas ingens furgebat in auras , Qit.mi fubter fervente die dutiare eboreas Nympbae confuerant ; baec prima bipenmbus itia 40

lnfau/ìum reliquis fonittim tranjmifit , & ipfa

Senfit diva fui gemitum dare robora luci ,

tenierat ? Indignalifqtie , Quis baec facra Ugna fecuri Dixit extern imitata , C** pio vtdtus Nicippes ,

Ftiblica quae tum urbis curabat facra Jacerdos t 45 Ser.

Digitlzed by Google . . .

in Cererem. 283

Serta manu atque papaver babens , fufpenfaque cla-jcm mitigat ore fcclejlum : Ex bumero , blando ftc robora ferro Farce puer , diro caedcns facra , puer caro foboles diletta parenti ,* Farce , Farcito manus averte tuoruni ° , crudelefque , 5 Ne Ceres ob laejum luci indignetur honorem . Ery/ichtbon lumina torquens Torva fed banc advorfum ,

/ Ceu Tmano cernens venantem monte leaena trucuientia vultus Crudipara ( tmmanis namque buie ) ait valida haec impatta fecurts 55 Cede , ; in petlus robora tetlum Ne tibi eat : latum ijla Jìruent nubi , Sub quo grata epulane focus convivio didam Dixit ; at extemplo Neme/is mala verbo notavit . repente ejl At Ceres infiammata tra , dea fatta ,

inter nubila condtt . 6 0 Ingrediturque folo , & caput repente Semineces famuli trepidarti , vifaque in cornee linquunt . Dijfugiunt diva , ferrumque berihs Mox dea , dimtjjis aliis quos iuffus bis Eryjìchthona verbts F.gerat in facinus , dirum tetta Infequitur : lam celfa Canis , canis exflrue *5 Qtteis epulere epulae demeeps tibi namque frequentes multavit acerba Hts dittis , miferum poena , Terribilemque famem tetros immifit in artut, tabes eft tetra meauUas Flagrantem , immanem plus aefluat arder edeudt • 70 Quoque mafis vorat , hoc vino mimflrant Bis deni buie epulas , bis Jeni Nani Ceres & Baccbus culpa laeduntur eadem , Baccbus conceperat iram . Et tantam atque Ceres , aut convivio mittitur ulta lamque nec ad coenam , ; Qtiippe vetat pudor ; & quaevis praetexitur anfa . 75 Ergo ad Itoneae dum invitant fejìa Minervae . negai domi male confcia mater . Ormenidae , effe meus bine Cranonem befiernus abivit Natus , ait , Centuni exatlurus debentur qui 'fibi tauros » V 2 Ve-

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284. H Y M N V S VI. 4 Venie Ù ad t baiamos quos apparat Aidorioni 8

Venturum Triopam . ajl Eryficbtbona per tuga Pindi ter Laefit aper ; lux haee tertia decumbenti e/l Quae non facvns amor miferae mendacia matri 85

Suggerit ? E/l epulani cuiquam? peregre eft Eryficbthon.

Hic fponjam ducit ? laefere Eryficbthona difei ,* e/l Lap/us equo , armentave in Otbrye cuntta recen/et . lite /ed interca tetti penetralibui baerens immen/os demittit Perdiut , Jìomacbo acervo! ; qO

Et quo plus ed't , e/uries e/l corpore maicr .

Ac vclut in vajìae fatices demi/fa Ckarybdis ,

Incaffum /ubcunt ingrata cibaria ventrent .•

Vtque Mimante nives , ut cera in fole liquefeit ,

Sic tabes aegros hquat artus . arida donec 95 Offa rigent nuda cum nervis obftta pelle . Flet mater geminaeque altum gemuere /ororei , ,

. Et cara ante alias nutrix , denacque mmtflrac Jp/e manu Triopas canos immane laceffens

Eolia Neptuni furdas fert murmura ad aurei .* ICO nepotis ? Haeccine , p/eudopatcr , cari e/l tibi cura Namque tuus Canace/que ego natus: tertius ex me Hic mifer e/l ; telis utinam fed Apollinis itto Extremum tumuli mea dextra dedi/Jet honorem. At nunc tetra fames cava regnat tempora circum . 105 alito Ergo leva diro mi/erum morbo , a ut ipfe ; ctenim e/l men/aeque nec ullus Tota exhau/ia penus , ; amplis lam quadrupes Jlabulis fupere/l , vel ovilibus * Nulla coquis etiam fuperant quae ferola mmi/lrent . abivit no lam vacui* mulis cursus ; iam bos quoque

In ventrem , Ve/lae facrum quem mater alebat ; Martius bine fonipes multo certamìne vittor J

Jp/a etiam felis terrorem muribus addens . Dum

Digitized by Google t . 1

inCererem. 285 reliqua in Triopae laribus rea ulta maneb.it Dum , mali domus 1 Confa* fola , & privata fuerunt 5 infeflus poflquam omnia corripuit Tetta ; feti deus , Publica decumbens ad compita regia proles ,

Putida pofcebat reiettamenta popinae . mibi n* mihi quem Cerea odifìi Ne , , , Jìt amicus , tetti Non focius , mala mi baud vicinia cordi ejì . 130 iam innuptae acclamate Diche , vofque maritae ,

Salveto alma Cerea , falve dea frugis abandana -, Vtque niveae calatbum vexere quadrigae iflum , ver nobis Sic pulcrum dea , mejjemque reduce , Autumnumque biememque alium in annum 125 , , & fervabit caput nudi atque pedes procedimita Vtque urbe ,

Sic non ulla pedes infcflent damila captitve . caniflrigens auro piena Vtque funt caniflra ,

Sic nobis dono C-reris largo adfiuat aurum . Ad prytanea urbis divani comitarier ufque I JO

ras rudibus facrorum . aliae queis gr.uidtor aetas Stxaginta annis quae tibi brachia tendens , &

Pofcit opcm , Lucina , tucim premiturqtie dolore

Non ultra quam genva ferent . dabit bifce benigne *35 Cuntta Cerea , facroque finet fuccedere tempio .

Salve magna Cerea : duce te concordia felix

Profperitafque ifla fac duret amabilia urbe .

agro matura .* Omnia refer fove ovefque bovefque , mejfemqtte bonam Da fegetem , ; pacemque tuere , 140 Vt qui confevit , metat idem ipfe arva colonna .

Adfpice me pariter facilis , regina dearum .

.

/

KAAAIMAXOY ktphnaiot EniTPAMMATA

C A L L I M A C H I

C Y R E N A E I EPIGR AMM ATA

RECENSIONE ET EMENDATIONE

ANG. MAR. BANDI N I

f /

pigi ti7fìd-hy Google KAAAIMAXOY288 KTPHNAIOT EnirPAMMATA.

E' A’raps/fjj? ri; ùvqpsro Thrraxov aru;

Tov co ìsi ròv J'ppxìi'ov, Mìtv?>Iwui cv , 7t y tpov [ie A"rra , Sciò; xctt.eT yiu.& . >j [iiu [lèv ì>j

Nufip>1 >§ ir/corco ysv:v\ vsxr èfié .

<$’ H' ìrtpvi . ri ùwiov et ó [ioi irpcfiéfiw.t J xys avv

liavXeuTcv , irorèplw si; ùfievxtov uyu .

Erirev . o Se o-ziiruvot yepovriKÓv ùttpx; , ÓtMv , ,

H’w ) Kir*ei

E"spepov eùpei'y irx~Se; évi rpió$u .

!vvv tpyja plbt [lèv Kf , pvpì , ‘lyyix . Xw Crètti

<£’ riA»}

T«ùt ’ ài'fc'V s £ff tpsi'trxro fisi oì'mv pa%x

ÌA/ylie cóc Tlu) ^ x£ÌV(^ è; olxov èirvjyeTo vu/i

Oìi'ru Xj Tv y tùv r \jV v.xrx (Tuvtqv e ha •

fi';

TIC H'(XX.}.£ìT£ T£3V JfiMlfU E ivi 1 , jtXOfOV* £C fif

H'yayfJ' > efiviirSlw ¥ èrtrxxi; stupóre pai

If'Aiov iv At'O^fl Xa.Ttll

Se«V A'ÀiKxpwjTtreù rerp£zateu rToSi'q' Ai

1 „ _ ,—rDigilizedby Geogle- CALLI MACHI CYRENAEl ÉPIGRAMMATA-

t.

Hofpts Atarnaeui quaerebat Pittdcon olirti * Qtiem Mitylena fatum protulit Hyrradio :

Sanile feiiex , me bina petunt connubio : virgo Vna mihi par efl & genere atque optbus

Altera vincit utroque . quid beic confultitis ? (de ,

Quae potius nojlro fit focianda toro . . toiletti Dixit : at bic baculum fune , arma fenilia , ,

ait expedient . En , , bi dubum hoc protinus

( Namque exercebant pueri vacua atrio circum

Tunc celerei torto verbere forte trochei ) inquit ille Horum ( ) feiìare vinta . Qtioi fequutui ,

tam propior tibi iunge parem . Audit , Tu

Vtque baec audivit , maitribus abjlinet bofpet

Aedibui putrii»} facit . , & tuffa iocofa

Ergo ut Atarnaeui tenuem ftbi duxit amicam ,

Sic gmiee parem tu tibi iunge Dion . & , ,

fi.

tuam mibi morte»} dixit 'antisUs Heradite , ,

Quum fubito lacrymis inmadttcre gtnae . Nata memini quotici fub aprico fole locati

Simut at in cinerei unite, oliere ioci . Sed

Digitized by Google 29 O KAAA1MAX0T EnirPAMM.

rex'i ^ucvtnv v/riv ó A;' Sì ivjSova , rxvruv

A'prxKTV,p xiètjt ovk èri yé\ (X (ÒxÀ£l . / 7; T/(/o.’v ui

» ìpu^uv e póvov . O 'toc ro?>.i , Tapine y.

rj o*jcotoc Éj£0povj

cuora; vpeuv yxp rtet oves eìv . To j a/fy / e.

Ko'y%o? «yw, Zecpuplriy rxXxt repot' xAAx trv vìv pi

(T£AYiVX‘ XvtlspX XpOlTOV KvTfi , >)5 , f£««

. fi’ pev Nflur/Piov* oc mhxyiGGiv èrerteov xìitxi ,

Te/vxt oixeiuv Àxi’tp 35 «to rporóvuv .

(5 e' Àtzapvj èpe E / yx?.lwa!ti , ©toc , oùAoc ovuli

Ylovrìv , ìv utrrep Xj rouvopa avjJuptpcTXi .

L"t t erercv rupi $ìvut l‘ovXÌ3oi , o<£fO! y/vapeti

Eoi to reptvxerrov ruiyviav A'ptTtvóvp .

poi ìv Sx/xpys-iv et) ’ ù{ Tape * tipi yxp Mr,$e’ urvov; , T/jcrf< t * xìvoTtpvp ùcov A ’Axvovm .

K ?.£ivì'cv x'Ahù. òvyxTpì èiSoi yxptv . ot 3s yxp icrS/x

>cj ì$ìv AtoAt'òoi P'ì^eiv , Ipu'fvyt ir’ . » T.

J'o/ìm Tcu Zapiov rovai et pi , srorf S’f Ó'pijpov

’ Ae^upìvov . y.Actt'u Eupvrov . fVaSf» 3 cW’ ,

K«i' ^xvfllu) 1 ÒKeixv . O'pvjpov vvv è e xxAtvpxt

KpeuQÙ.u Zfi)

ll's /Bi'ay qkkxyjìxt Xj rporov j 0‘épfyjoC s

Callimachi Engkamm. 2pl pbilomela tamen vivit tua Sed Mufa , tire tilt

Mors rerum donutnx initeit atra manus .

III.

Heic bominum Ttmon cubat ofor : abito precotta

Anteo Timoni dira , via ter abi .

IV.

Mortuus a» Timon lucei» odi[li , , , amie tenebra! ? Odi bas quod inaiar , vejlrum in bis numerili .

V.

Concba ego Zepbyriti vetuj fum , , , iamque antra luna e

Sacra : nunc tu Venus fui me , alma , tene Nautilon .• in pelago qui quondam fi.mtibus Anflris

binavi, proprio vela rudente niuvens : Acquare placido pede crijpus uiroque fed natavi ,

Vnde nubi Polypi nome» in ora venit . lnfejìae tandem ripara incidi lultdis , effem

Spedanti ludus gratior Arjinoae : Ne vero in tbalamis velut antea niortua , , ( nam fum , Atque triflis ovum mine parit Alcyones ) Pofl mibi fed natae grata Cliniae , fer , honejli

Nam cuitrix prodi ir Aeolide .

VJ.

Saraii Sum labor , bofpitia qui fovit Homerum .* Euryte lugeo fed cafus maefle tuos , Formofamque lolen . nunc Jcriptum dicor Numeri / Nonne Crtopbylo luppiter , , bocce greve efi ì >

VII.

Serta ptier cippo dabat officio no vere fa ac , Mutajfe ut vitam , fic ratta injenium . llle ; . .

2p2 KAAAIMAXOT EnirPAMM. l Òi H tuQcù xXlV§tì'

Qtvyers (ivfTpvw x) ol vpóyovoi . *

H /.$£ 0£«l TI)T@- Kuùcepiìv Ò$óv . sì S' svi wmv

TcV rfo'i/ «ùrij xe'yevS^ . yy , Bax^e , «yfi A"AAwv fxtv KtjpuKSi svi fipxyùv yVOflX KCtipÒv

òsi ‘eev (pQ/yZovrai , xs/vy E'AAot?

M/xpty rii » Alóvmrs , xxXx vpjtnrovrt vanirvi

. e (lèv P'ijo'if , wy.ù , (ftifrì rò fiixpÓTXrov

Se t , n/vjpx rei yiyvópjfyjoi .

(lepiivipi^avri rx fitfvStKx. ys'votro Tù , roùro

'veti ij . 'lèva; , èfiol S‘ ù (òpuyuffvlÀafiiti $ i m

T v\Se Tuuv o AiV.wv^* A’xavSi!^ ìtpòv vvvov

Koiiiarui. Staine iv /iti Afye ry; xyxSat . ix\

H'V <5/£vf T< (ixpyov èv xiS&- ì o

H" ti vspì i/vyjSi » K vaJ.i vuo etrsrxt . ;'($©- Tarpo'; Ai&trSxi , j( rTroAf^a , cWa

naucrav/tf . (Ji/fif aùròv év eùreflcuv .

o Zvvrofio! v\v a £erc& y tx > 0>jpic A'pifxiu Kpèjs SoXiyjv. y y vv èfioì y •y-

, , Kv^ixov ijV * o’Ai eópsTv a9’^c , yos vav& Vvvxkov

Kxì AiSufitjv . cèpxytji Un yxp ij yevevf . Kul . .

Callimachi Epigramm. sp3

llle cadens miferum oppreffit labenda . Noverche

Vos quoque privigni delude cavete rogos .

Vili.

Pura Tbeaetetus vitae ve/ligia flrinxit :

Non bederas idem Jlrinxit , lacche , tuas .

Tempore non longo reliquorum nomen , at buius

Ingerii um Jemper Graia loquetur burnus . .

ix.

Carmen , Bacche , breve ejl fingenti pulcra poctae

Et , Vinco , minimo proferet il/e modo .

At cui tu dexter non faveris , die rogatus

Quomodo proflrarit , fatta flupenda canet Taira res turpes meditanti carmina vati

.* carmen breve Eveniunt fed , Bacche , mihi .

x.

tellure Saon Hac requiefcit Acantbius , ortus

Patre Dicane . mori dicere turpe bonos .

XI.

tibi quaeris Si Timarcbum , fciteris ut illum

Aut de anima , aut mentes quomodo rurfus erunt : In veteri perquire tribù Ptolemaide natum

Paufaniae : inque piis coetibus irnientes .

XII.

erat Hofpes brevis, urna brevis: brevis ipfe ero verfu .

Tberis Arijlaei , Cres , latet hoc tumulo.

XIII.

reperire Cyficon ingrejfo , facili ejl labore

Hippactn Cr Didymen : nobile quippe genus . Hit &• . .

2P4- KAAAIMAXOT EllirPAMM.

ùf)’ òri TfiV xf< ywv viòv tyjj» KpiTixv . T j i¥ 7 Ùto tci Xxp!2x; Ùvxtxv(txi eì ròv ’plpivx H / J A ita iyai' Tè Kvpypvxiu rai kéyn; , òr’ .. r ‘ fl Xap<2x ri rà. vt e toAÙ tkstoì . ai' <5’ xvs2oi y pò j ri ‘ 'VeZSs; . o ò'i tXutuv . XTuAÓye^x

Olirsi f,aji Aayoc vyyiv ÙAfòivo; . ti ^St ròv 4 SÙ» iAii /3sù» oiilvp B; , rifAAa/v fttyxt tit . / ÒÉ .

Acti'fiovx tU S‘ fi) oi’ò'f ròv adisti ijvóca xo/ c-f j

Xupyi ròv òpòctXuoi ì xfii&v iv ypterépoit ,

Tji tr/fji xAauVavTfi i^UTTopópu. ù2ìv ixsivu

JLìò- TXTVjp Aictpùv Xpv.pt’ ùvivjpiTtpov . t I?*

Tij itti ’ usua? o- y tu o iuà ù , « av fTtyvwv,

E/ fAiì T/,y.cS’fy notipò; eVijv cj/sjomi

Er;jA»( k) Mtftajxna toAic tj ptiyx p^yt , 7£>j ,

Xypov uvmtÒui tov totiv Ei>flt»ft«Vij . f rrai^tiv Kfftiàx t$v mAvyvdov , tTiepxyiv^v jcaAx ,

Altura» Txuiuv toAAxxi òvyxréps; , ò* H''J.Vy.v Tuvifilìov , óf/ AÙAcv' »} àTDppi'Ztt

LvùxJt tjv txtok vtvov òpttAÓpiSpuov .

iti'. iìpiAt jiV/S tytvovTo S'uai' véet . ù yxp uv Zij.il ;

HxìSx Aicy.AelSsu Ivtohv tsìvoyfyj . 2 ytv tiv ÙAi rra txsivu Kvv ò pipasi vino; , avn' J"

Cvvoyx ij KHtiòv Txy.ct rrupepX'!ytòx . N«- Callimachi Epigramm. 295 motti His tu maefia quidem reftres iam a , natura Die tamen tllorum quod tento Critiam .

XIV.

Anne cubat fub te Charidas ? Si dicis Artmnae

nojlro fccubat Ule rogo . Progeniem ,

qutdnam efl infra ? Tenebrae . Reditus quid ? O Cbarida ,

Fiuto ? Fabula : concidimus . Nugae . Quid quaerii Verus hic ejl vobis fermo : fin amocntm , Ivit Alexandri fub Styga Bucephalus . xv.

Quii feit un adiiciant hodicrnis craflina divi ? beri te Charmi vidimili acuiti Quando , , bifee ,

Nunc flentei hodie terrii abfcondimui atrii .

Haud patri eludei trijhor ulta fuit .

XVI.

Quae tu Timonoè' ei ? prob luppiter , baud ego nojfem

Te , nifi vidtjjem nomea inejje putrii

Timothei cippo , Metbymnaequt urbii . ut illa

Qtiam funt Eutbymeni funera acerba tuo ì

XVII.

Cretbida feftivamque iocis & lufibut aptam

In veteri quaerit crebra pueVa Samo ,

Blandiloquam vitue fociam , dulcemque fed ipfa

Omnibus beic fomni miniera danda capit .

XVIII.

O fi nulla mari data carbafa . fic ncque flertnt

Noflra Diodide Sopoiin era Jatum . PJuttc vero circa aequora exanimem volvunt fuBus ,

Proque ilio tumulai nomea inanis babet . •' ’ •• No» . .

I

296 KAAAIMAXOT EmrPAMM. A'.

cvk tQctvev N èri yììc Auk& , àxx' ivi tovtu

ctùv a il a. ipu%tjv tiisv N ÙToXXvnévvy , yji E“tLToplSjp AÌyivvfitv or evXes , fih tv ùypìj

Nexpót . S‘ éiX «Vo/za ru/Lp©* éyù Aw iyuv ,

Kyppvtra'u tuvÌXiftti tirai ro'Se . cpevyt SaXarTr,

I.vfLjLt'(rytiv tpitpuv vuvtÌXs Svc/lÌvu>y. , , / K.

AuSex/nj tqv iraiìa. iruryp ÙTt^xe <ì>ÌXitt©-

E’vQóSe iXirlia. } tw ToXÀyv , Nworf/^.

Jt oi.

xvittov vjfA/y limi MfA iùuTTOfjfyj , Si Tapflfwxtj r A vofiivov BufiXù xcLT^me , Avroyept àSeXipeòv tv Tvpi òiitr* . %weiv yùp , , &’ OÙk éV/Jj . SiSvjLov oì k<&* ini Se xaxòv v Ilar^o'; A’piqt Tirato . Kxrt

x/3'.

iptòv (pi pie Cì'sit Tapi equa peti tÓSx > KaXAifLaya i'tàt Kvpyvuicu tai Si re i§ yeve'ryjv

Ei’Seitìi S‘ aiL

0« viiLstrn . Mara/ j/à/j ò'rou; tSov opuLxrt txiSxì A"/Jt P'h TaXtOVi oùx ÙTtfovra (ptXtii.

TQV KpV,Ta TflV UÌT9X0V itpTUtre Asxxiìlw , y VÙfL$Yt

E’£ ape©- . >£ j/ùi/ ìepòt A’suxi'Stjt Aviv Oixti AixtuIyitiv vto Spvrtv . oùx tri Ai ,

UotjJiivei ttlèv ùeieójj.e(ìx . , A ’sctxiSliu S’ W - E /

Djgilized by.Google | .

GaLLIMACHI EpIGRAMM. 2P7 XIX.

Naxiue hauti periit terra Lyctte : at mari in alto vita lacerai perdidit rateiti Cum n Hit ,

lnjìitor Aegina folvene . mine littora arcuili

Volvitur : at vacuue nomina cippus babet ,

Vofque monet , vere hoc dicene : ebeuntibus hvedis ,

Navita commotum difee timere fretum .

XX.

trieterida natura tfac *fibi Nicotelem , quartam , Solamen pofuit dulce Philippus humo .

XXI.

tegebamue filelanippi filane membra fipulcro ,

Vefpere fed Bufilo virgo peremta fuit , Caede fua ; ablato quia noluit effe fuperflee

Fratre. domus geminum fic capii una malum , Patrie Artjhppt : triflataque cimila Cyrene ejl ,

Telia videns natis taliter orba piis .

XXII. ’

Quifquis adie tumulum , me noverie effe viator

Callimacbi natum j Callimacbique patrem .

Sic amboe norie . fuit ille vir inclytus armit

Dux patriae , invidia dulciue bic cecinit Nec mirum. nam quoe blandae adfpexere puelloe

filufae oculie , illoe & coluere /enee .

XXIII.

Paflorem Afiaciden rapuit de montibue ifiis Nympha procax : & nunc efi facer Afiacidee ,

Dtclaeijque habitat fub quercubue ipfe . nec ultra Pafioree Daphnin , fed canite Afiaciden . X Pboe* .

4

2 pS KAAAIMAXOT EIlirPAMM.

x.y.

Il'Ais yxìpe '/x/3 E/Vac ) » KAsop($poroi ù pzHiviyi

ùp‘ ù^tjAS ò lui di ài' y

’.'^iov ìSùv A ùftv 9 uvzTV kxkov , «A/à YlAaruv®*

E'V TO 7TSpi vJ/U£>ji ypetjMp cèvxA‘ì;UfJ%u(fr . Xf\ H"f«c H’eTiù»®* eVì sc&nòv A’/JupiToAirev

V'òfVjj.ai /ouxfó fVt' TfoSrvpco , 5 fi/xfòc ,

AofoV oQlV Xj pùjvn i'yuiv . d'Apì $S

xf£ov x«’|X£ . Guficeli , Txpuvdraro

tì'piore txf/vtj; KxAAtyvuT& Vvvih , fitjVor*

[itìre (piAov . É'Zsiv Kpttavova } fxifrJ (piAlw

£Ì)jLo

O 'pKovt fiy Sùveiv cucir* ss c&uvxruv .

($’ ctAAq; $vj riji frè rctActivijc Nùy ò jufV peperai rupi ,

et) cur’ dpiù[JLO { , «c Meyap/uv , Aiy®* , ?;.

to' J'’ civojia ©tjp>f KxA?.i'w rrpoTxpofts , usepav t

tviiTTH Tarpi $& quertptlt .

XY)\

«to' (ìi'ov oJVf t< ^f«yov L.yiv cjuzpuv ÒAiyov , P't£o;o oìJV’ ó^ìfxiv oùSeva yaia QiAt j , j , «'/ ri ovvjpòv pjre cù xo^i} M'xisA®* . t imfvetra ,

( p.ijr’ «AAc< haipiove; o» fT£ • r/ywo , , fi.' £X x6'.

IlV/cJy r^’ eie arpia ti, ò rpoT&' cù ròv doiSùv

~Ccyarov /xv) [isAiyjorxrov , ÓAA cxv/w rò Twv

Digitizedb^ Google^ ,

Callimachi Epigramm. 2pp XXIV.

Pboebe vale , dìcens , de rupe Cleombrotus alta

Ambracwta , Stygis vivus adivit aquas , Funere nil dignum pa/fus : folumque Platonis

De vita mentis perpete legit opus . xxv.

Ampbipolitani iuxta flabula Eetionis ,

In parvo parvus ve/libulo injideo ,

Anguem enfemque gerens . iratus riempe fuperbo

equiti . Eetion , me peditem appofuit

XXVI.

Se Callignotus iuravit Iottide nullum

Velie & nullum umquam plus coluijje virum , Iuravit vulgo aiunt penuria amantum : fed , , Aures caelicolum non penetrare faeras . puellae Nunc alio cor amore terit , miferaeque , Ceu ratio ullus bonor Megarae , e/l nulla , nec

XXVII.

Calli nomine Tbera Antea fle , fed poflea ,

Diila fuit , patriae mater aprica meae .

XXVIII.

Terra egi parens parvo vixi breve tempus , & ,

Nil atrox . , prudens non alieni nocui Si mihi terra pravum laudavi aliquid , neque tu

. E/lo levis , nec dii quorum ago in arbitrio XXIX.

He/iodi baec oratio ac flylus e/l : non poetarum

Po/lremum , fed dubito an non melliti/pmum X 2 Cor- i .

300 KAAAIMAXOT EnirPAMM.

icv fxf uv ò T XoAtù; «Tf/^aro . yxiptrt Atrrxt itvvtovoì Partii ì A ’fYiTov ùypuxviti . / Jl.

E’yQxtpu to Tottìfix to' kvxàikÒu j OV Se xtAsvSu

Xo»fu j t<{ xoAAtii cJ^e có^f (fiepsi xfpiCpotrov yr’ èpufjifyuov , aro' xplw^i nivu . trvyyaim txvtx tx fynótnx

Auruvini tu (5f va/^i xaAo's xaAo'« , , ÓAAÌ t/ì/V tìxuv To^f

P* xaA/i/ eJxf «($'’ 7YJ‘ y >9 AiÓkAsis , A^sAcS®-

Kf<»y twv

K«Ao« o x«”s x.zAo , AysAue , Ai Iw ; , cu5t r<« ovyi' Qyp-ìv , juow®' e’yà T« X«A« .

A/3'.

QtTTxAlXB KAfOWXf TXAXV TU. y AXV , Ciì U.X TOV ÒÌ'Òv H^Aijy oux e'yi/^v , tryJrXiB , x« y/yowjs . co» /*où«v OV?« tu , Tp/ys; . $ pct &)v E , Eu^/S’fos crf avvìi prare . tu yap e Aiuti

TÌ> xaAoV J poyStip’ efiAsTts ùa^artpoit . V- fi ypiUTvj; E Tlxvàt't , , /y ovpsri txvto Axyuòv Ai$ ,

~T vttfiSTu * * /2»1 *j Ktypyffxtvoi tjV <5/ r;; tiTij

T>ì Toèe (2z(ìAttrai où* . Silfio» , tAxfìsv

X U.M.OJ TO/oViJe jJLSV £fOJ , TU. tptVyOVTX $~IUK£lV

0l3£ TX i tV f*£TM Xtl (4%VU TXfTtTXTXI . ) I oli’

Di Googlc .

Callimachi Epigramm. jgi

Carminum Solenfiti imitatiti eft . Salvete tenuta

lucubratio . Poe mata , Arati laboriosa

XXX.

Odi poèma cyclicum , ncque via Laetor quae multos bue & illue fert : ,

Odi & inconflantem amicum , ncque a fonte Bibo ' odi omnia popularia

fatti nae tu Ly a , xuXot xaXc'c , fed priufquam dixerim dicit «XX©- Jjlud piane , Ecbo quaedam , babet

XXXI.

iterum die in nomea Dioclis Funde , & , , ncque Acbelcus

lllius facros fentit cyatboi .

Pulcer puer , Acbeloe , nimis pulcer , & verno non

. Dicit , Vtinam nojfem folus ego quae funt pulcra

XXXII.

lice- Cleonice Tbeffa mifer , mifer , non per acutum novi Soler» non t mifer , «.• Offa tibi & tantum adbuc reftant captili : num te Daemon tenet Meus , & moleflo tccurrifli fato ?

Novi Euxitbeus te rapuit ,* etenim tu veniettt

Pulcrum tllum 0 , mifer , vtdifli ambobui tuis oculti.

xxxnr.

in montibui Venator , o Epicydei , omnem leporem

Quaerit , & omnii veftigia cervae , Pruina & nive ufus ; fi vero quii dicat

copiai . Cape , tBum iacet animai , non Et amor fugientia quidem meus talis eft , fequi

Novit , & in medio pojita tranfvolat . No-

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202 KAAA1MAX0T EllirPAMM.

«AA« Mtvtlrvt Ojy ari [ioi t oJrw xevsuì fépe; , , ) Mi) Atyf Tfo's yupiruv tov/iov oveipov efioi . irtupov ùxxuv AAyew fjiev JW iravrò; t x©- to^£ ,

roi5’ QiÀypxrì; £(Varo ryk * A“fTSfii , tSv uyuXfiu òé^ui iròtvtu t\w h trua . AAAà «rO fisv , t \ A?'. teovTuyyuve trvoxróve tpyytvov otyv T/v fie , , >

Qvjxe. ti; A’p%/v©- • to?©- o Kpy;, ^syofixt* j ; A?.

BuTTiufeu TUpù cryacc

£w o"yo) x«jp«« trvyyeÀacrxt . El’JbV©* 5

E(’{ L’pxfft'^svav tov cròrlui .

Ajj*.

t’tpelpis Tov (3a9t>y oIvototIw Épeun'Zevov , $ h; A’xpyrt/ rporroòùtr ufcST é'yovcrct xjjài^.

A0'.

O* Avkti(& IAsvoi'tx; tu toì-x txCt èrstruv Ti? ro< Wèwfii tpuperpluiy E"dtjK€* , xff«; ^ tu; òi'tpoù; f'yjanv EVxfpiVa/» 'ZxpotTTi j y

'*•

Tà tÌj A ’tppoS'iTvi

EfjAlu/tj TepttpùiT& sixov uìiry;

re itpiai E"9ijxev , tIu/ fi H" pa

Novi quod mihi divitiarum vacuae flint manus,fed,0 Meuippe,

Ne mihi per gratias meum fomnium die . Dolco quidem ab quo vis verbum illud amartim audiens *

Certe te illud . , 0 amiee & a moleflijjimum ejl , XXXV.

Pbileratis 0 Diana , tilt ijlam Jlatuam flatuit bete ;

Sed tu accipe veneranda & iilam ferva . , , XXXVI.

0 Leonicida Apricida Tibi me , , , faginam clavam

Pofuit. Qtiis? Arcbinus . QualisP Cretenfts. Accipio.

xxxvii,

Battìadae ad tumulum fers pedes bene cantilenar»

Scientis & bene in convivio tempejliva ridere . ,

In Erafixenum potorem .

XXXVIII. Profundum vini potorem Erafixenum bis porro

Vini epotus abjlulit calix .

Epigrammata fequentia vcrcit Richardus Bentlcius.

xxxix.

LySlius Menoctas bos areus dedicavit , Cape inquiens 0 Sarapi arcum pbaretram , , &

Tibi do : fagittas vero habent Hefperitae . XL. Dona Veneri Silena vagablinda imaginem ftiam

Dedicavit , & mitram Ù“ Qnae mammas vinciebat , Pana ,

. CV- Et ... . mifella , Tbyrfos

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304 KAAAIMAXOT EIIirPAMXi. pi a.

tv) tutov Òvk Tle/xTyùv Avj[U[rpt ry riuAa»'>f ,

TCtìlt)' 0 A’xpin&- TCiV W,Òv è$Ei'[lXTO y NXVKpXTlTìli

Ka/ rvj nxru òvyxrpt t'x $upx T

E<’c tépsixv rtvx Aw>rrp& ypxlv airiut tsXìv-

tììtxtuv irti TSTpuiiìrpu èvhxarvAAa/3oj . } ' # rt3 . lfpéti A^'ujjrp©- £/“ ^at£ y *j Kafleipuv ,

xj peTereiTX AivSupvwi , kovis v\yo H y/»ju« yevo/ilw y vi wv IloAAwv Tpo^xtri'ti veiv yuvxiKÙv .

$v ’ cìprevx K^rey-uir’ txuvotv Keu piai tbkv’ éye'vovro ,

. Evyqput svi ysprìv y spre %xìpu» W< < to' «x. o<’($ t^'airu [ieu 'ì'uyìii tri tvsov ,

e ììprxrs tAIu) xtpxvst. EiV f'p®' , t ùify; , t ùjyezo [lèv àmì-rov H pa T

ròv è\p^ov èxeìre >ì A(&aAfi^©^ Ouk tlt et ; yàp

’ o/’<5 òri toù cpt psrxi . KfcJwj furs'put , pii'.

* /xèv éjcwv A'pyiv èzew[ixrx [ivpix [ispipu E/ , y y £’ TÌjv TitXV 0 pX . E/ «XttV VtKO) y TfOTt u * ù:/ ptf'' xvruv A y.pviT@^ vi) sput pi vjvi.yv.UTtv ó

o oujc sl’x Tuppsvx S'uaòv eyjiv . Ei'Axfv , ^ Tl't Tl’v(§r «AA t£l AJJCT^S E’a9wV J'*

àìnv.ù . Tlu) ieìplw. sì Tour «V ùiìnvipi y

Draitjzcdbv^^^ ; . . . .

Calumachi Epigramm. 305 XLI.

Pylaeae cui hoc Cereri , templum ex Pelafgis oriundus Acrifiui candiditi & filine apud inferos Proferpinae Haec dona Timodemus Naucratites

Dicavit quaefluum decimai : ita , enim voverat

XLII.

Sacerdos Cereris eram olim pojlea , & Cabirorum , viator 0 , & deinde Dindymenes Anus ego; quae nunc fum pulvii quin etiam & fun£ta fum Multarum praefeBura iuniorum mulierum : Et miti erant duo liberi fexus virilis .* & oculos clanfi Felici feneButt in eorum manibus : ahi iam laetus

XL11I.

Dimidium quidem animae adbue fpirat .* dimidium vero nefeio

An amor , an Orcus rapuit : fed certe evanuit ProfeBo ad puerorum quempiamrurfus abiit: & quidem interdixi Saepe ; fugitrvam ne recipite , adolefcentes Non vada ad Epbebum ? illue enim lapidatam iliam

Et perdilo amore captam fcìo aliqua reverti .

XtlV.

Si feiens prudenfque Archine ad te quan « , , comejfatus fum , tumvis me incufa .•

Sin infeius veni : temeritatem vide . Vinum & amor me perpulerunt: quorum bic quidem

Trahebat : illud vero non ftnebat fanam mentem habere .* Veniens autem non animadverti quii aut cuius ejfes ; fed ofculatus fum Cervicem : iniuria iniurius fi ifia efl , fum .

X 5 Vul. .

30Ó KAAAIMAXOT EIlirPAMM. /«'•

E Ak& eyuv o %ti v@r eXxvftavev' w t àviy\plv Tlvevpx Sia tfvfiéuy tiSti àyyyydyero J To' rpi tov viSq e rive • rà póSa

E?< ti vai tov Uava xexpvp.pe vov eqi ti , Titórif ai ' N pa Atóvurov -rup 0V0 r*i mSiij .

Ou Paprica Sii pe , py TépiTXexe , xoAAax/ Aijflfi

’Xàiypv ùroTpuyav tj rvyj(& totapi: .

vùy Set Tu >9 Soma , Mfvf^evs, pe TxpeirSvt

Oùt& o rtyépTvp en tov epura |3aA») .

To'v xaAoV uj ISopav A ’pyéc;paTov , oò pà tov Éppàvj auròv e9 à rwxpzare , pi Ev tv , xao 5 f’v e'poi Zeù; éxepawofiotti .

To')/ traili' iXaróperS' a r/jv Seóv «AAa S'fsù poi ;

E’fiv ó xa7? xptirruv . yaipéru à Reperii PK- Aytpfyrvi Tepi'ipoire Elavvipn , Mevéy.pxrei , «Ta

Eiy.dSi xj Autf r*i rivi r>) Sev.xTif , j H’Afifv o /3cù« fV uporpcv £y.ùvri&. evy èpoi E'ppdi ,

Eiìy’ £ pòi . ou xap rà; tiWri pep^ópeha . uQ'. I fl'i a’yaùàv noXupv/p®* àveuparo ràv èxctoiSav , Twpf'a ps'vuv aìyxv ou Kxhpxr o KuV-Aa'vp.

- -OigilBcd-by fek>«gte -i . .

Callimachi Epigramm. 307

.• Vulnus babet bofpes , ttobis infcientibus vidijli ,

Quam mae/ìum fufpirium per petttts ditcebat ?

bibebat : rupie vero lam tertium , J'olus cadentt&us ,

,/tó hominis corullis burnì iacuerual ,

Tirretur vebementer per eieos .• non eie tramite aberro

Confettura ; fttris vero vejligia ipje fnr uovi . XLVI.

occultus per tjl per EJl aliquts , Pana , Bacchimi ,

Ignis aliquts fub hoc attere . noli etti latenter Non audeo \ me ampi ; faepe

Murum fubrodit quietus amnis .

tie inibì fubrepens Quamobrem & nunc metuo , Menexene , Hic tacitus infmuator in amareni me coiuiciat XLVU.

vidi Vt pulcrum Arcbejlratum , non per Mercurium ,

.• Non pulcrum eum dixi . ncque nubi multum ejfe

vifus ejl . Dixi quum me Nemc/ìs ccrripuit & ego [latini tacere , ; totujque in In igne , me lupiter etere fulmina

Pulcrum ne placabimus , an Deam ? [ed Dea inibì

Fucr ejl potior .* valeat igitur Nemejìs .

XLVI li.

: atebam Pallenti Iulii) Capieris , o vagabunde Menecrates ( die die decimo Vicefimo . Et Loi ( Augufti) quo ? ,

Venit bos ad aratrum ultro . Rette meus Mcrcurius ,

Rette fatte .* de vigiliti illis diebus non querimwr .

XL1X.

Quam bottum Polypbemus invenit incantamentum !

lllie manens capras tion dimifit Cycleps .

. : Mu- . t

3 cS kaaaimaxot EnirpAMM. MotÀ7X1 Ttv KZTHrX,VCllVOVTI A<' tpurz y (plAlTTt • 7 H icavxxù rravruv (pópptxxov »} trotta .

ovto ifoxu AijjJi eyfi pióvov et rei tronipi T , , y à

Tcòyuùo'v . èKxórret txv tyiAoTrziàx vórov . ajpetdea rov E av « Tusut irpot epura y

irai xet'pei ri irrépa . irxiS'dpiov Tur? , , , Ov? ò'trov ùrràpayóv ire $e$o{Kapiet' ai yàp èruìxì

O.’V.m rw yaAeirù tpausarot àppo repai . t V.

UoXXxxi

A’vuAcAv^av xi

Aiovvo’idS'et re Xj póS'uv àuroit Al , pilrpatr!

X.i<£ùv àoiSùv éffKtcurav Aivapàv t’Ùstpav , Oi Tflv^É rpiToSu rcpitri ptuprvpu Baxyiuv aeÙAuv $’ Oqxxvro . xelvovt Avriyéwpt e’Si'Sa^tv ctvìpa . Eù tnQlwelro yXvxepxv arra Aupioit A'pi^uv

yèi^ YjSìj irvevua yeuv xaQapo 7t e‘v avXoit. A’p ì Tuv èyopviywev xóxAov puAtyitpvv 1Vtcwjc©-

qc'c appianv e’v Xaptruv (popfòuty

Ai' oì tir àvòpuTott ovouct xAvtjv dyAaxv re vtxxv

ettari ovràv &ijxxv } òexv l’ofetpdvuv M va.

àx'lai è

XeifiMvat pteyuAov; èl;é(pvye* irovéuv ,

Qqxe Sesìt Xxaóùpa^i Aeyuv ori rlwàt xxr evyv.v y

1’ fT Aas(' , fl-ofiiìs «Ao< wJ ebero .

v/3'.

rei 5iJoù« e/4£ E;/xo« o Eù/wtfl/ia» y ro , Moocou

• e^offxv Ta; Mourzis al J'é, rAaJx^* oxut ,

i . .

Callimachi EpigramM. 309 attenuant 0 Philippe Mufae amorcm , , Profe&o omnibus morbis medetur Sapientia . Quamobrem ettam Famcs hoc folum tnter mala habet Boni : Exfcindit morbum amatorium prodigtrm arnorem EJl & haec nobis medicatrix ad , puer tibi alas detondet. puerule Hoc , , , cairn ambo Ne btlum quidem tc formidamus . incantamenta Domi funt nobis acerbi vulneris .

L.

Saepe quidem in Tribus Acamantidos cboris Clamorem fujlulerunt ob hederigeros ditbyrambos tìorae Dionyfiades ; coronifque & rofarum fionbus Sapientum podtarum inumbrarunt unguentatala comam : Qui hunc tripodem /ibi tejìein Baccbtcarum vidoriarum : Dicaverunt . lllos auton Antigenes docuit viros Bene vero formavit dulcem vocem Ariflou fpiritum fundens in fimplicibus tf Argivus , fuavem bus Doricis : Quorum cbori dulcifoni dux erat Hipponicus in Gratiarum curribus vc&atus .* Strutbonis filius , Qtue dii apttd bomines nomea inclytum & claram viBoriam ge- Dederunt ; ita vclentibus Mufis violaccas coronas

fia ntibus .

LÌ.

pauper iuvcBus Naviculam Eudemus , qua per mare

Procellas magnas effugit laborans , voto Donavit Diis Samothracibus dicens quod baite ex , populi fervatus ex mari beic pofuit 0 ,

nr.

Docilitatem petiit Status Micci filius , donans me dederunt Mufis . Mac autem , Glauci infiar , Pro

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310 KAAAIMAXOT EIlirPAMM. , $’ AVr' òx'tyou piéya $ùpov . èyù dvà rlw'S'e Kefflvùf Kti\iat tov Xapu'cu hrte'sv o , rpaymò;

Tlui^api'uv Aióvur& £two<& . 0/

l’ffyah tt, Au^vo/j eìSofjfyuov vy. E<« Aitryplu Tivù yvvxinx ovru nx^ovptèvtw , t^j/ Moueou rpotpóv , Tlw (ppuyilw Ai tryplw, ayadcv yxXa y txtiv èv ètàkoì’i

Mocxo« xaì ^ukù ciucrav èyviponèpLei .

9 /fi/vlu/ àv/fltjxfv Ka<

E/f ni» yvvaìnx UroXe^xìou Bepevìnlw .

Tarrapa ai Xupirs Tori yxp pux rxìt rptrì ksivxi;

A pn tot ÉTAorSbf Kyn /Aupoin vorei y y Euzi'uv iv Tranv àpìfyXoi Bepevìnx , arep cvè A*i avrai rat yàptrei yxpiTa • v?'.

Tov to' x«Ao'v pielxvevvru Qeónpirov 1 pièv , ) ep eyflei ,

Terpam p

Ka<'

«giri?BaT57euogfe-~1 . ,

Callimachi Epigramm. 311

Pro parvo magnum ilomini . Ego viro Jlo inbìant batic Adverfus Samii duplicati ljteram , tragicus Baccbus puerorum auditor, illi , autetn dicunt , Saccr tibi ejl capillus: meuni mibi narrances /omnium.

LUI.

0 ho/pcs pofitum vicìoriae AgoratuEhi Die me , , cjfe Rbodii tcjlern vere cornicimi

coti - Pampbilum , «0» in amore ambujlim : dimidium vero fpicitur

Ca ricce & lucernis lftdis fintile .

Liv.

In Aefchram mulierem ita di£hm , nucriccm Micci .

Aefcbram Phrygiam , lac bonum , Miccia

Et in re opima aluit , dura viveret , po/leri Et mortuae Jlatuam pofuit ; quo vidcant ,

Ut anus mammarum mercedem cepcrit .

LV.

In uxorem Pcolemaei Berenicen.

Quatuor flint Gratiae . praeter cnim tres illas

Alia ntiper formata ejl , & adbuc unguentis madet

Beata in omnibus tnvidenda Berenice , Sine qua ne ipfae quidem Gratiae funi gratiae

LVI.

quidem odìt Dulce nigrantem Theocritum , fi me ,

. Quadruplo magie oderis : fin antera amat , ames

Ita per bene comatum Ganymedem , 0 fummo Jupiter ,

Et tu olita amajli .* non Icquor plura . Qitin 3 1 2 KAAAIMAXOT EFIirpAMM.

ttxàiv Eìfartuia ukuivi‘$o; Kaì , , A èA®s xecXevntt y E^/c%o< a

toi vvv [itv civxrtrx ùVfp

T'Vfpov evv}t]( aAfa t/ wjò« ép£o< .

f os a-rtyeit AVxA»jt<£ to' To' £P «« , , rrpò yvvamiòt A’kìCuv Af xp^xpt^uot ùv,fioètiUìf j/ , è’ Muriti iv . upx fativi ««<' /x»j /x/i/ T tw ,

(pipì Txpt%scr$xi ’Txfisv'vy è tivxI; .

Tu j^e KavoiT'V* K«AA

Yìfavricv Kptricu Avyvav é'&tiKS Secò vi , Eù^xpiévx Tipi iruiàòt A't£AAi'Soì' t ; y tpià &éyyn

'Opv,iV«c EuafVfroc , ov yxp tyuye

àvri pie rijt ièt Tivuitku , vinti >j« Kyy.iitr'òxi yxAntitv ci fa itopx Tuvìxpi fyn .

El/a-rfiw a>ìpov s-omJ» ^iXo^eviìeu . ?«.

erTvprev tv l’V/^bf ij ©«Afa Ta~{

E/pttwjc pivprpòi vTocyjTiy . AÌsyyXU , &; T/c k'tva vxvv,yé A eo’vriyoi t^ìàSe vtvtpòv y ù J Eùpsv ràj^t TaOw eV xìyixXoii , £&>« ,

AXKpvrxi è-riv.vipov iov fiicv' ovài yxp avrò;

l HVir^ov 'Ùvii]i QuAsirriTopet . , a y (Va Kw-

Digitized by Coogle .

Callimachi Epigramm. 313

LVII.

-veni Quia iterum , Lucina , vacante Lycaenide , Sic propitia cum partus facilitate nuttc quidem regina prò pittila poflea Ut , , ; autent prò puero

Alitici quid babeat templum tuum odoratum .

LVIII.

Sic babet debitum , Aefculapi , quod prò uxore debuit quunt inciperet Demodice Acefon , Cognofcere quod lateat neque exigas . fi , fe ,

Ait Tabula , fe fervaturam effe virginitatem .

Lix.

Callifiium Critiae filia me lucernam viginti Ellycbniis divitem dedicavit Deo Canopitae

Voti rea prò filio Apellide . mea vero lumina

Adfpiciens dica ; Hefpere , ut cecidifii ?

LX. Dicit qui me flatuit Enaenetus ( ego enint

Nefcio ) me ob vittoriam fuam Confecratum effe aeneum gallum Tyndaridit . Eidem ei habeo Phaedri filio Philoxenidir nepoti .

LXI.

In lfidis lnacbiae tempio pofuit Tbalis filia

Aefchylis , lrenae matrii promijfo .

LX1I.

Quìnam et hofpes , 0 naufrage ? Leonticbus beic mortuum in littore Offendit , & hoc fepulcro condidit , Deflens vitam fuam periculofam .* neque enim ipfe Quietam degit / fed mtrgorum rifu in mari verfatur Cyn*

Olìjitized by Google 314 KAAAIMAXOr EmrPAMM.

«/•

Kuv&i&ss Supasire . rà yùp toù Kptirò; E’yspitta Kfitoli (v O’pTuyiy rol-ct irup À'prtpuS'i,

Oli ùyJtor t ksvutsv opo; pèyct. -aiv fc' tstxvtxi

èrsi rrovfx; Qeòt sìpyórxro . Aìyss j k

LXIII.

ejlote botto animo nam Cretcnfs Echemmae Cyntbiae ( ferae ) ,

Arcus ìacent in Ortygia apud Mtnervam ,

Quibus folciat defolare magnum montem . Nunc vero quiefeit ,

Dea fecit inducias . Caprae , pofìquam

DlgltI7edT5y^00gk 3 l 5

Ea quac in hoc volumine contincntur ,

font .

» «

I. Operis Dcdicatio

II. Praefatio ad Le&orem VII

III. Callimachi Vita X IV. De Callimacho teftimonia veterura 27 V. Hymnus I. in Iovem 39 VI. In Apollinem 6 Ì VII. In Dianam 90 Vili. In Delum 142 IX. In Lavacrura Palladis 192 X. In Cererem 214 XI. Elegia de Coma Berenicis a Caio Valerio Catullo Latinis verfibus deinde reddita , ac ab Ant. Mar. Salvinio totidem Graecis verfibus

exprefla 2 36 XII. Eadem ex interpretatione Iof. Sca- ligeri 248 XIII. Henrici Scephani interpretatio

Hymni I. qui eft in Iovem 252 XIV. Bonaventurae Vulcanii interpretatio

Hymni II. qui eli in Apollinem 2 55 xv.

?4g i fc«ri-by Google 3 16 XV. Frane. Floridi Sabini interpreratio Hymni III, qui. eli in Dianam ? 5 ? XVI. Nicodemi Frifchlini Interpretatio Hymni IV. qui eft in Delum i6j XVII. Angeli Politiani interpretatio

Hymni V. qui cft in Lavacrum Palladis *77 XVIII. Bonaventurae Vulcanii interpretatio Hymni VI. qui eft in Cererem 281 XIX. Callimachi Epigrarnmata LXIII. Graece c. , & Latine 288

• 1 . >

* • • IMPfcESSVM FLORENTIAE EX OFFICINA MOVCKIANA

ANNO A NAT1VITATE CHRlSTI CIÒ. IO. CC. LXllI. DIE VI. MENSIS MAI feliciterà

Digitized by Google Digitized by Google FLORENZHILFE

DURCH

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