ANTICO PRETORIO 6900

Emigrante: Antonio Defilippis (l 817-1885) Sulla facciata esterna: un orologio, due gruppi di put- L'edificio chiamato Antico Pretorio sì trova sul Emigrazione: Russia tini affrescati e una torretta a cupola. I rintocchi della iato occidentale di piazza Riforma e fino alla se­ Costruzione: Importante trasformazione 1879 campana si facevano sentire quando veniva emessa conda metà dell'ottocento ospitava, appunto, il una sentenza. Da segnalare tra le innumerevoli ri­ Pretorio distrettuale. Acquistato nel 1870 da An­ strutturazioni due eseguite nel Settecento e ancora vi­ tonio JDefiìippis, l'edificio dì origine quattrocen­ Attualmente sede della Banca dello sibili fino al 1930 circa: la bella scala e i due balcon­ tesca venne trasformato profondamente su pro­ Stato del Canton , l'edificio det­ cini del secondo piano. Il portone di via Pessina risa­ getto del nuovo proprietario e ampliato di un 4- to Antico Pretorio concluse la sua pa­ le invece a un periodo posteriore. quatto piani.. I letami attualmente in eoi su far­ rabola giuridica e carceraria nel lonta­ cii l'abeti piumino al iipriMnir. della-polio mn no 1871. Dopo 50 anni di polemiche la La discussione sulla sorte dei carcerati dell'Antico feiilo al pai.!//.' dal Delilippis e in pane modifi­ Lugano riforma carceraria spianò la strada a Pretorio si trascinò per anni e fino al 1800 destò scar­ cato dinante il inolio ;eeol.-. ni paitKulaie o>n la una soluzione alternativa. so interesse presso le autorità cittadine. In seguilo si lestitu/ioiK della facciata ottivonicsca. manifestarono i primi segni di una volontà politica Sulla facciata, nella parte alta del primo piano una tesa a far uscire quella categoria di persone dalla con­ Il insultalo npi'iteià l'edilu io ai sobrio ed elegan­ targa murata raffigurava un drago araldico con un'i­ dizione miserevole alla quale erano ridotte. te cl.LSMi-iMiKi dell'ottocento con il pianieiieno scrizione in latino a caratteri gotici (1). La tradizione Il governo federale pervenne alla decisione di appli­ pubbliLti e i due piani nubili in e\iden'a Al pu­ faceva risalire la realizzazione del Pretorio al 1425 care il Codice penale francese, considerato il più li­ niti piano dulia l'acciaia principdlc. vi c un bah une ad opera dell'architetto Domenico di Bedigliora (l'in­ berale dell'epoca. Ma malgrado qualche progresso a hulaustia ih pietra eon lie pi irte lineMic sovja- dicazione "Bedigliora", poco leggibile, non è però reso visibile durante i procedimenti penali, le condi­ Mute da fiontont ondulati e .stuccatine come le ti del tutto certa) su incarico di Giovanni Rusca, conte zioni dei carcerati continuarono ad essere penose. nostre lateiah e quelle del si eondo piano. Al se­ del Borgo e della Valle. condo piano, posizionali faicialmcnk-. ci sono Un membro del "Comitato sulle carceri" intervenne due bakiiiiciiii cm piedistalli in pietra e pai tipet­ Nel secolo successivo alla costruzione si susseguiro­ sulle pagine del quotidiano "Il Repubblicano" del 12 to in ferro battuto I a bugiala su piazzetta Malai­ no gli stemmi delle diverse famiglie reggenti: Signo­ novembre 1841, per sottolineare l'urgenza di una in e rimasta tale < on i suoi 4 bakiincini anch'essi ria, Capitani della Valle, Visconti, Rusca, Sanseveri- profonda revisione del sistema e denunciò le pessime in ferro battuto no (2) e Sforza. Fu lo stemma degli Orléans a decora­ condizioni in cui versavano le carceri ticinesi: in pri­ re poi la facciata quando la Valle di Lugano passò in mo luogo la prigione di San Michele a Bellinzona per Purtroppo della bella .scaia composta ili balauslit. mani francesi nel 1499. Nel 1516 il Luganese tornò via dei lavori forzati a dir poco disumani e, per tutti i ed arcale soi ietti, da eleganti colonne e del poi sotto dominio svizzero e sull'antico Pretorio tornaro­ penitenziari, il problema della sovrappopolazione e tone d'enti ala, segnalati entrambi in di\ei.se pub­ no i dodici stemmi degli allora cantoni sovrani (3). della promiscuità, la mancanza di latrine e l'aria mal­ blicazioni, non vi c più alcuna traceia. Nei libm sana. Espresse forti perplessità sull'ubicazione del di Francesco Chiesa stilla "Casa borghese m 'liei Fu soltanto nel 1556 che si ebbe la prima descrizione Pretorio a Lugano proprio in centro città, "del quale i no ".sono pubblicati una pianta e una sezione del­ particolareggiata dell'edificio, quando all'architetto gridi, i canti e i fischi dei prigionieri sono uditi con la scala che -.t fa intime la sua in.che//a. finge Raitini venne dato l'incarico di costruire una "camera grave scandalo pubblico". gnusita della composi/ione arcliik-iionict e l'ele­ onorifica" più decorosa e comoda con un bel camino ganza dei materiali "nel caso si avesse a mettere sotto chiave qualche uo­ Fu Filippo Ciani a puntare per quasi mezzo secolo su mo onesto" (4): al pianterreno il corpo di guardia e quell'idea di progresso "della scienza e della civiltà" due botteghe, al primo piano l'aula di giustizia e l'ap­ (5) anche per i più disgraziati. Nel 1865 diede prova partamento del Pretore, al secondo le celle destinate delle sue oneste e tenaci intenzioni facendo dono di ai prigionieri. 40 mila franchi, come contributo alla costruzione di un nuovo penitenziario. Volle però porre determinate condizioni, tra cui l'obbligo per il Comune di Lugano di realizzare il progetto entro due anni.

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Ciani purtroppo morì esattamente in capo a quei due Defilippis - il cui nipote Alberto, avvocato e sindaco anni. Nel 1868 malgrado il ritardo di un anno rispetto di Lugano dal 1932 al 1944, avrebbe poi raccolto l'e­ al termine da lui indicato i suoi eredi accettarono che redità familiare di impegno nella battaglia per il mi­ BIBLIOGRAFIA si desse avvio ai lavori. Fu scelto il progetto degli ar­ glioramento della situazione carceraria in Ticino - Eligjo Porosità, Virgilio Chiesa, Vittorio chitetti Trezzini e Defilippis. Così nel 1871 il con­ considerava le offerte di acquisto troppo modeste: Maestrini Storta di Lugano Lugano, gresso del distretto di Lugano cedette il Pretorio al andavano da 40'500 a 42'000 franchi. Nel marzo del Bd. Gaggìra-Bizzozzero 1975 comune di Lugano per 40 mila Franchi. Ma il Muni­ 1872 fu lui stesso a rilevare l'antico edificio per 50 cipio era già indebitato per la costruzione del nuovo mila franchi. Comperò anche le botteghe situate al Sergio Jacomeila, Carceri, carcerati, carcerieri edificio: la somma donata da Ciani non copriva tutte pianterreno e rimodernò tutto lo stabile, sopprimendo Locarno. Ed. Dado 1992 le spese. Così dopo averlo acquisito, il Comune cercò ad esempio la parte superiore della scala che univa il Antonio Gilì, Pagine storiche luganesi vol 1, di rivendere l'antico edificio, che tra l'altro aveva bi­ primo al secondo piano: lo slesso che, originariamen­ Lugano, Bd. Città di Lugano 1988 sogno di lavori di rinnovo. te, ospitava i carcerati. GiacomazzLRebsamen, Ganahî INSA, inventario Defilippis e Trezzini, anche se benestanti, avevano La secolare campana, lugubre ricordo di tante esecu­ una spiccata sensibilità sociale ed erano molto inte­ zioni e pubbliche umiliazioni fu smontata per essere Ed. Soe* di storia dell'aite in Svizzera 1991 ressati alla riforma carceraria. Decisero così di aiuta­ in seguito collocata nel campanile dì Santa Maria In­ Dall'archìvio storico dì , Documento ; re il Comune regalandogli il progetto, con la sola ri­ coronata. Lì, dal 1879 al 1911, fu utilizzata per dare "Cotti736-42 chiesta di un indennizzo per le spese. Ciò nonostante, l'allarme in caso di incendio. Poi fu trasferita al "Mu­ gli scarsi fondi messi a disposizione dal Cantone non seo storico" di Lugano dove si trova ancora oggi. . permisero di tradurre in pratica le idee innovative de­ Il 1873 segnò per l'Antico Pretorio una nuova era, 1) Fino a qualche anno fa questa targa era ancora gli architetti, che tra l'altro prevedevano un sistema quella delle banche. Vi si insediarono una dopo l'al­ leggibile, poi ci si è accorti con sorpresa che di ventilazione e riscaldamento delle celle attraverso tra la Banca della Svizzera italiana (BSI), la Banca ne rimane la sola inquadratura! una serie di canali. Cantonale fino al suo tracollo nel 1913 e da ultima, 2) Queste ultime due famiglie furono in contìnua nel 1919, la Banca dello Stato dei Canton Ticino. lotta per tutto il Cinquecento Nelle celle i prigionieri trovavano solo "il ristoro del­ 3) Dì questi stemmi rimane qualche riproduzione \ le buone coperte" (6). Fece la stessa fine anche il a! "Museo storico" di Lugano progetto per l'illuminazione: "è da indicare l'impian­ 4) PometUi, Chiesa, Maestrini: "Storia dì Luga­ to de' tubi per la illuminazione a gas, che, stante la no", 1975, pag. 85 modicità, sarà certamente risolto a vantaggio dell'i­ 5) Bs pressione utilizzata di frequente, rintraccia­ stituto penitenziario...". (7). Il progetto fu giudicato bile in un lesto dì Defilippis riportato nell'ulti­ troppo costoso e si ripiegò sul sistema a petrolio. mo capitolo del libro "Sistemi penitenziari in Italia e in Svìzzera" di F. Chtchcrìo (1883) Antonio Defilippis, rampollo di un'illustre famiglia (i) S. Jaeoraella, "Carceri, carcerati, carcerieri", patrizia di Lugano nato nel 1817 ed emigrato in Rus­ Ed. Dado J 992, pag. 123. sia a San Pietroburgo dove rimase per 22 anni, fu in­ 7) il Ciucherie, "Sistemi penitenziari in Italia e caricato di rialzarlo di un piano. Di idee progressiste, in Svìzzera", Lugano 1883, pag. 203. come membro dell'esecutivo cittadino nel 1885, an­ no del suo decesso, partecipò con Maraini e Crivelli ad un progetto per la raccolta delle acque sorgive provenienti da Arogno. Un passo iniziale verso la co­ NB: Colloquio con l'architetto Giovanni Tabet struzione di un acquedotto vero e proprio. che ringraziamo della gentile disponibilità c della! visita guidata sul cantiere del palazzo,

1 dì CASA PORTA-FRASCHINA

Emigrante: Antonio Porla (1632-1702) Lobkovic primo ministro e presidente del consiglio Emigrazione: Vienna, Praga, Boemia, ecc. privato dell'imperatore austro-ungarico, che gli af­ ;|e|löjdÖ Costruzione: 1688 fidò l'incarico di portare a termine la costruzione del i|h:ipjnden^ castello di Raudnitz. Da una nota autografa del prin­ lliillllfii cipe: "l'architetto Porta mi pare uomo intelligente e Casa Porta deve il suo nome all'archi­ volenteroso, ma siccome non lo conosco a fondo lo tetto Antonio Porta, patrizio di Manno, assumo in prova per sei mesi...". Tale prova durò una |§f|id^^ dove nacque nel 1632. Morì secondo trentina d'anni, fino al 1697! alcuni storici a Praga o a Bayreuth :|ll|f|Iffi (Boemia) nel 1702. Casa Porta-Fra- Antonio era assente per lunghi periodi, per cui nel Manno schina era inizialmente di modeste di­ 1688 affidò i lavori di restauro della sua casa a Man- mensioni e di proprietà di Anna Regina ni anni prima la costruzione originaria allora più \ Martella in Maderni. Subito dopo piccola, che qualifica la casa. averla acquistata, Antonio Porta la fece restaurare e ingrandire. L'aspetto odierno rispecchia una pianta di forma a llliilliÖ Nel 1649 Antonio sposò Domenica Antonini che gli |§§||iii^^ diede due figli maschi Francesco nato nel 1659 e ehe formano una corte jnterna. delìmitata sugli al- : Bernardino nel 1670, e una femmina di cui pratica­ tn lati da un muro di cinta inalzato a secco, con ; mente non si sa nulla. Dopo il matrimonio iniziò una addossati ciascuno gli altri due elementi» serie di viaggi che lo portarono in diverse città d'Ita­ lia dove imperava l'architettura barocca. ïl corpo di due piani, perpendicolare al declivio Nel 1662 partì per l'Austria in cerca di qualche inca­ del terreno e che sembra essere il volume origina­ rico di rilievo. L'occasione propizia si verificò nel rio, presenta una pianta e una facciata simmetrica 1668, venne infatti convocato dal principe Venceslao con le aperture del plano nobile sormontate da una lunetta che conferisce loro particolare grazia; all'estremità occidentale gli è accostato il volume più piccolo che evoca la chiusura della corte e; che presenta delle particolari aperture ogivali ali pi.um piano ed una lobata a pian tenui'i I! .oin spondentc corpo di tre piani che guarda verso la Vaile dei Vcde,_'gìi> ha 'in lai.i'tcu au-ncro ed e contniddistinto a est dall'ultimo piano a loggiato, tipi, o delia /una. e a owM dal .pian., dimeni', di-ila costui/i 'lie. quello pili ìni-cic^aiii -. .JWCIO un loggiato su tre campate al piano terreno, che raddoppiano al piano superiore.

Onesto lui:r.i:ili\ veiosnmlmcnic opcia dj Pmu. è caratterizzato da un ritmo vivace, soprattutto

1 A4 no all'impresa Caregiani di Cureglia, con la quale piano catastale del comune di Manno, datato 1853, aveva legami di parentela. Ad occuparsi degli aspetti nell'ambito del suo mandato quale tecnico cantonale. finanziari e della supervisione dei lavori fu la moglie Nel 1854 partì per il Brasile, dove morì l'anno suc­ Domenica. cessivo per un attacco di febbre gialla. lllpllllin! Casa Porta fu abitata ininterrottamente per sei gene­ iijfilsH razioni fino all'ultimo discendente maschio della di­ Attualmente casa Porta è divisti in tre proprietà: l'ala :j|:||u|hdÄ nastia Porta, l'ingegnere Francesco Porta (1822- ovest composta di due appartamenti è tuttora abitata 1855). Fu luì ad apportare le ultime modifiche di or­ dalle eredi del Porta, Giocondina e Teresina Catta­ dine pratico alla casa di famiglia, con la chiusura del neo. L'ala est, di due piani, è invece adibita a museo loggiato al piano superiore per ricavarne ulteriori ove si trovano innumerevoli testimonianze della vita scendenti, spazi abitativi. Francesco si occupò tra l'altro del dei Porta a disposizione di storici e ricercatori.

BIBLIOGRAFIA

"Rivista tecnica della Svizzera Italiana" (supplemento) Nr. 2 - Febbraio 1958, // Sûttocetietx a cura di Virgilio Gilardoni tfllllllil^

Baviera, a cura di Maddalena Fraschina

"Hnll.-iim.i Sinne-• delia v, i/zeia Italiana '

: Ni . 19.'"'. / Pml>i :!: A/H'IM' I ''<..'< hit <:•• Luigi Canònica ài Tesserete, a cara dì Dr Cario Fraschina ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Geschichte des Rauduüzer SchJoss-Baues

{Univemtätsbibliotek Basel)

Testimonianza diretta della Signorina Giocondina; Cattaneo di Manno, co-proprietaria di casa Porta, ma^ncdis. ctidi-nu dvi I oi.Juna .il Manno

Pei L fcii.-graiie di-I liliali'-dell munitilo P ,rla e del ritratto del Principe Lobkowìtz, vedasi COLLEGIO DON BOSCO

Emigrante: Pietro Petrucci fattura, che inquadrano degnamente l'affresco della Emigrazione: Austria volta raffigurante il Trionfo di Apollo. Degni di at­

::ļIfllll§^ Costruzione: 1639 tenzione sono altri due affreschi: il primo al di sopra guito ampliata nel lato verso la strada fino ad an­ del grandioso camino raffigura Vulcano intento nella nettere Villa Contestabile e poi verso il lago fino sua officina a forgiare armi; il secondo sulla parete ad integrarsi nell'odierna imponente volumetria La villa centrale del Collegio Don Bo­ opposta rappresenta una severa Minerva, chiusa in un del Collegio Don Bosco. Dell'originaria Villa sco di fatta costruire da Pie­ manto riccamente drappeggiato. Magnifica la deco­ Centrale sono attualmente Hfacre solo le facciate tro Petrucci, è una tipica costruzione razione stile Impero della salelta parlatorio. nord e mé. del 1600. Appartenne alla famiglia Pe- ^m&F tracci fino alla metà del XVIII secolo, Pietro Petrucci apparteneva a quella eletta schiera La Villa presenta una pianta quadrangolare svi­ Maroggia prima di passare ai Falconi di Rovio. d'artisti, ingegneri militari, magistrati ed ecclesiastici luppata su due piani con tetto originariamente a che tennero alto il nome del Ticino in tutta Europa. quattro spioventi* L'entrata principale è situata Agli inizi del XIX secolo questi si trasferirono a No­ sulla facciata nord e un ampio atrio d'ingresso la vara e la villa fu ceduta alla famiglia Borsa. L'atto di collega con il corpo delie scale situato nelLango- ; compravendita sarebbe stato firmato dal giovane 10 sud est. T ulti i vani hanno Soffitto a volta. Tommaso Borsa. Ricchi commercianti in seta, mila­ nesi d'origine, i Borsa erano soliti andare in vacanza Le due facciate rìmaslc libere sono composte a Maroggia e a dove possedevano diversi simmetricamente su un ordine di quattro finestre. edifici e dove in epoca imprecisata la famiglia si A seguito delle successive trasformazioni e degli fermò stabilmente suddividendosi in due rami che ampliamenti nel eorso del tempo, le facciate han­ ebbero domicilio separato nei due villaggi. no perso quet segni distintivi tipici deirarchitet­ tura dell'epoca. Attualmente presentano dei timi- Dei figli di Tommaso l'unica superstite Lucrezia, dì accenni decorativi in corrispondenza delle fi­ sposò un parente, Vincenzo Borsa del ramo di Mela­ nestre (collatini) e un inferessante cornicione dì no. Dopo il matrimonio questi venne a stabilirsi a gronda, verosimilmente ancora originario del Maroggia, nell'antica casa Petrucci ereditata dalla moglie. Vincenzo morì nel 1871. Dei suoi quattro fi­ gli, tre (Carlo, Giulietta e Carolina) morirono in tene­ 11 salone al primo piano è l'ambiente artistica­ ra età; l'unica superstite, Giovannina, andò sposa a un mente pju un TCA-.antc della Villa d'.-.c M ninni Giovanni Ceretti di Intra, sul Lago Maggiore. rano stucchi dì pregevole fattura che inquadrano splendidamente dei notevoli affreschi. Segnalia­ La proprietà dell'antica casa Petrucci passò così ai mo in particolare il primo, soprastante il grandio­ coniugi Cerelti. Questi nel 1877 cedettero l'edificio a so camino, che raffigura Vulcano nella sua fucina Romeo Manzoni, che aprì un educandato per ragazze intento a forgiate armi sull'incudine e quello sulla appartenenti a famiglie benestanti: l'Istituto Manzo­ parete opposta che rappresenta una severa Minèr­ ni. Nell'agosto del 1905 vi trasferì la sua sede, dalla va con elmo e scudo, chiusa in un manto ricca- villa vescovile di Balerna, il Collegio Don Bosco. mi nie di api vs^uni Nella primavera del 1996 è stato pubblicato un pre­ gevole volume che passa in rassegna i 90 anni di vita Ni'ii-vole ambe il mununi^iilale ^aimi.'. m inai del Collegio Don Bosco, illustrando l'opera dei Sale­ mo giallo-rosso, con fasce decorative in marmo! siani nel nostro paese. Il salone della villa centrale è nero, e i due balconi in ferro battuto sulle faccia-i l'ambiente artisticamente più interessante di casa Pe­ trucci. Vi si possono ammirare stucchi di pregevole

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Non è daio sapere con esattezza in seguito a quali vi­ gna" cioè nel salone, la cui costruzione quindi dovet­ cende il Petrucci abbia deciso d'emigrare in Austria. te essere ultimata almeno entro il 1639. Il canonico ||Ìo|§fJf|^ Si sa comunque che suo fratello Giacomo lavorava Pietro Petrucci, morto a Maroggia il 17 gennaio 1659 igiii!!!!!^ come architetto a Vienna e che come canonico Pietro all'età di settant'anni ebbe un nipote, Giovanni Pie­ ebbe importanti relazioni con i luganesi che dimora­ tro, che ne ricalcò le orme presso il vicarialo generale vano numerosi nella capitale. della diocesi di Olmiiiz. ^FliBÉiilp iiôû^ër^ïilsïaiEijGt: eä ; arlf stilLid^

Come tutti i ticinesi che all'estero avevano fatto for­ tuna, anche il Petrucci pensò di costruirsi una casa si­ gnorile nel suo paese d'origine. Per quanto riguarda l'anno di costruzione, si sa soltanto che la villa esi­ steva già prima del 1640. Infatti, in un atto del 18 gennaio 1640 steso a Maroggia dal notaio Santino Garovo AUio di , si legge: "actum in aula ma­

BIBLIOGRAFIA Giorgio Alberto Oldclìi, Dizionario storico mg tonato degli twmìtti illustri del canton Ticino,. Lugano, 1807

IflffìliK

Attìnger (1924) 1926 Ricordo dei superiori agli allievi vacanze estive \9ìl Maroggia, Ed. Collegio intemazionale Don Bosco 1917 6900 Massaio

Emigrarne: Eugenio Talleri grandioso spettacolo delle isole di ghiaccio galleg­ Emigrazione: Messico gianti, dovute alla collisione del transatlantico Tita­ Iqlliièr^ Costruzione: 1925 nic, affondato qualche ora prima del loro passaggio. IlfitiiS Eugenio si sposò verso i 60 anni con una trentenne |nn1|fiid^ ginevrina di condizione modesta, Yvonne, e decise di Originaria di Massagno, la famiglia far costruire a Massagno accanto alla dimora paterna Talleri diede un importante contributo denominata Villa Rosa, poi demolita nel 1961, una |pk:$|$lÌte all'emigrazione (in dal Settecento. I bella casa a testimonianza dell'amore per la moglie: più scelsero il Sudamerica, dirigendosi Villa Yvonne. Era il 1925. ||̧||Ì:||^ verso il Messico o verso il Perù. A par- Massagno tire dal 1870 in Perù c'erano molti tici­ Eugenio non aveva figli. Morì nel 1944 in Messico, nesi occupati nell'edilizia oppure come lasciando quindi alla moglie una cospicua fortuna. concini ne fanno «na costruzione vivace con gli commercianti e marmisti. Da nota­ ambienti interni per niente rigidi. Da notare in re che per effetto dell'attiva presenza politica dei no­ particoiarc ]a doppia entrata principale sulla fac­ stri emigrati il paese adottò in parte il codice penale ciata meridionale: una a pianterreno, sotto Un am-, svìzzero, parte del codice civile e di quello delle ob­ pio porticato, l'altra al primo piano a cui sì accede \ bligazioni. da una scala posta a lato della prima entrata. In Perù si era stabilito il ramo Talleri che aveva come Lo stile dell'edificio rimanda a due concezioni ar­ capostipite Francesco, il maggiore dei sei figli di An­ chitettoniche praticamente opposte: se da una gelo (1820-1893) e Angiola Talleri (1826-1866) di parte le stuccature in facciata evocano in modo Massagno. Arrivato nel 1868 Francesco fondò il abbondante il neoclassicismo, dall'altra la libertà: Club svizzero con altri 78 soci e fece fortuna nel nella composizione della pianta e dei volumi non commercio d'importazione, come socio della ditta può che far pensare al Liberty e al relativo biso­ Tre fogli & Talleri. L'altro socio, Michele Trefogli, gno di rompere con le fòrti geometrie in voga ncl- era originario di Torricella.

I fratelli di Francesco (Eugenio, Angelo e Giuseppe) Particolarmente ricche le stuccature, tra le quali si stabilirono invece a Città del Messico. Eugenio, ar­ spiccano il bugnato a pianterreno e la gronda rao-i rivato nel. 1874, creò una della prime fabbriche di danata che ripropone ì canoni della trabeazìonei mattoni ottenendo un grande successo personale e classica: architrave, fregio, dentelli. contribuendo allo sviluppo economico della capitale. I due fratelli minori arrivarono più tardi. Giuseppe BfUI lOOIt Wl \ aprì poi per conto proprio un negozio di attrezzature per automobili, che in seguito cedette al figlio Ettore, Au.fii-.I.< O Pedi..//un / .•".;./;(. ioni :;.,•/.">e nonno dell'avvocato Giacomo Talleri, che ha uno stu­ m!i'-\'titn.-(itUi .S'i.l io! .', i Ov.an... dio in centro a Lugano. Ettore regalò al Comune di I:d Pedi.i/'ini Massagno il terreno per la costruzione dell'asilo in­ fantile aperto nel 1923. La Reeiune" S 11 <>'•' I Talleri del Messico, che avevano raggiunto un ele­ linei wsfiv-i m I ,n\ ( iiju um l'ilkn pi.>mj...:e vato grado di benessere, tornavano spesso in patria dì Eugenio e figlio di Eugenio Giosuè. con zii, nipoti e servitù. Durante uno di questi viaggi, nell'aprile del 1912 assistettero dalla loro nave al

170 Qualche anno dopo la villa fu messa in vendita. Avrebbe voluto acquistarla Eugenio Giosuè, nipote di Eugenio, nato nel 1925 e battezzato proprio in questa casa. Ma il giovane avvocato era a corto di mezzi. Così nel 1956 Yvonne vendette la villa all'uo­ mo d'affari zurighese Ernst Jaeggcr, che la dedicò al­ la moglie Elisa. Dopo la morte di Jaegger. nel 1980. la casa andò ai suoi eredi. Alla morte di Yvonne, nel 1978, il suo ingente patrimonio sia messicano che li- cinese non rimase alla famigliti Talleri ma andò a due nipoti portoghesi. Villa Elisa è in parziale stato di abbandono, ma conti­ nua a farsi ammirare per la sua imponenza e per l'a­ ria romantica che si respira nel bel parco con vialetti pergolati.

171 PALAZZO POLLINI

Emigrante: Nicolò Torriani (1691-1723) demolire il palazzo. Fu scoperchiata parte del tetto, ;iPjfS|||||||||;Ì!||||^ Emigrazione: Italia (Milano) ma per fortuna l'intervento della forza pubblica riu­ Costruzione: 1715-1720 scì a stroncare la criminosa impresa. ;:)fffnM Nell'intento di salvare l'edificio autorità federali, Palazzo Pollini si trova nel nucleo sto­ cantonali e comunali studiarono varie soluzioni te­ rico di Mendrisio. Il nome è quello del nendo conto da un lato delle aspirazioni degli am­ giano disposti ad angolo retto. Il primo corpo si conte Gaetano Pollini, arricchitosi in bienti culturali, dall'altro dell'onere finanziario che affaccia strila pubblica vìa - sulla piazzetta del Sardegna e imparentato con i Torriani, ne sarebbe derivato. Nel 1962 il Comune decise di Carosello, formata proprio dai volumi del palaz­ ^ precedenti proprietari dell'edificio da acquistarlo per sistemarvi i propri uffici e la pinaco­ zo - ed e caratterizzato da una facciata più corta Mendrisio lui rilevato nel 1792. teca di Giovanni Zùst, che comprendeva 370 opere ma più rappresentativa. ìn cut sono posti due! La costruzione risale agli anni 1719-20. tra quadri e disegni di artisti ticinesi dal 1600 al grandi portali d'entrata con imponenti cornici in 1800. All'esecutivo mendrisiense fu consegnato un granito, ed una più lunga sul lungo corso centrale Proprietario era il conte Aurelio Niccolò Torriani progetto di ristrutturazione. dì Mendrisio, con una fitta serie ben ritmata di (Milano 1691 - Mendrisio 1723) commerciante nel aperture. Il secondo corpo, che era la dimora pa­ capoluogo lombardo e figlio del mercante e banchie­ In una votazione popolare del settembre 1963 fu an­ dronale, prospetta la sua ardeolata facciata sud, re Francesco. Non ebbe tempo a sufficienza per go­ nullata la decisione del consiglio comunale di chie­ dall'elegante composizione, sul giardino rialzato dersi il palazzo, visto che morì a soli 32 anni, minato dere un credito per l'acquisto del palazzo, per il suo rispetto alla corte creata dal primo corpo; sul lato da un male incurabile. restauro e la trasformazione in pinacoteca. Intanto il nord vì era un palazzetto minore, adibito alla ser­ palazzo, passato alla Giumen Anstalt con sede a Va­ vitù ed alle stalle ed ora demolito, per cui risulta Resta avvolta nel mistero la ragione che lo indusse a duz rischiava di rovinarsi in maniera irreparabile. Poi ora una facciata in gran parte cieca e comunque volere per sé soltanto un palazzo così imponente. tornò finalmente al suo splendore originario, dopo un molto disadorna, posta in arretramento rispetto Non si conoscono i nomi dell'architetto progettista e ottimo lavoro di restauro effettuato su un progetto del alla facciata d'entrata, li complesso sì sviluppa su neppure delle maestranze che decorarono le facciate 1976 firmato dall'architetto Lino Caldelari. tre piani più un vasto cantinato. e le sale. Torriani morì celibe. Il palazzo passò quindi a sua madre e poi nel 1744 ai conti Confalonieri, cu­ Le facciate presentano qualità arch il et toni che e gini di Niccolò, che lo abitarono fino al 1792. decorative di gusto raffinato. Tutte le aperture so­ no incorniciate con dipìnti a fresco che raffigura­ Gaetano Pollini nacque a Mendrisio nel 1740 da no eleganti e svariati motivi ornamentali e forte Francesco Pollini e Margherita Lezzani, in una fami­ Inolici.'ima, il aiti- di gnu', pieilaiiieni.: selle, en glia numerosa e a corto di mezzi. Ancora giovanissi­ tcsco. Delle grandi sale interne, talune hanno sof­ mo partì per Cagliari, chiamato dal fratello maggiore fitto ligneo a cassettoni, altre soffitto dipinto con Giovan Battista. Diventò ricchissimo grazie al com­ scene mitologiche dove figurano congiunti gli mercio di granaglie e ricevette il titolo nobiliare di sienimi delle laiiuglu l'unum <• Pallini Aili.i conte dal re di Sardegna. Tornato a Mendrisio nel pregevole ornamentazione è affidata ai ferri bat­ 1791 sposò Giulia Ferrari che gli diede cinque figli. tuti, lukuni kiloTi. un. umili, ic di una -.ancia e V'è incertezza sulla data della sua morte, avvenuta a di un'eleganza piacevolissima. Cagliari trail 1820e il 1828. Parli, i.'larineni.* i:r.i.L\tiic la la,.-, lai.i dJla park: padronale che dà sul giardino, dalla composi/io-! Il palazzo rimase alla famiglia Pollini sino al 1927, ne signorile con la sua parte centrale rialzata alia; quando l'ultima proprietaria discendente della fami­ gronda, ì due portali con cornici elaborate e il bei- glia, Matilde Pollini Vassalli, decise di venderlo. Se­ guirono vari proprietari. Nel 1961 ci fu il tentativo di

177 §f||j|||||||B l||||linËi:|t|rijî^

BIBLIOGRAFIA

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"Corriere del Ticino", Nell'uovo pasquale di

a cura di Fiorenzo Conti, 10.3.90 VILLA ARGENTINA

Emigrante: Antonio Croci ( 1823-1884) Secondo l'architetto ticinese Costantino Scala, Croci ;Cf>siiiffi Emigrazione: Costantinopoli, Smirne, Argentina avrebbe progettato e costruito a Nizza il Castello di Costruzione: 1872-73 Valrose (1869), proprietà del barone von der Wies. ;nÉ|f|||M Stando al pronipote Ambrogio Croci, soggiornò an­ che a Buenos Aires (1871-72), dove conobbe la fami­ Attuale sede della facoltà di architettu­ glia Bernasconi, originaria di Coldrerio ed arricchita­ ma ora comunque aperto al pubblico. ra dell'Università della Svizzera italia­ si nell'America latina. In seguito a quell'incontro i Si tratta dì una vasta dimora caratterizzata da un na, iscritta nell'elenco dei monumenti Bernasconi affidarono al Croci il compito di costrui­ l|j||||||i|||||i||||^ storici, Villa Argentina è inserita in un re Villa Argentina. ampio parco aperto al pubblico. Fu co- Mciidrisio struita dall'architetto Antonio Croci Tornato definitivamente al Magnifico Borgo, Antonio É|l|u||||||||Ì|||im probabilmente nel 1872. Croci lavorò con Vincenzo e Lorenzo Vela alla pro­ gettazione del monumento equestre al duca di Brun­ |u||lt|§^ Antonio Croci nacque a Mendrisio nel 1823. La sua swick a Ginevra. Il monumento non fu mai realizzato pianta rotonda e a doppia mandata con salita eli­ biografia è ricostruibile soltanto attraverso documen­ ma al Museo Vela di Ligornetto ne furono conservati coidale, ì vani perimetrali sono distribuiti da un ti o informazioni non sempre attendibili e spesso il progetto ed il modello in gesso. Antonio Croci la­ corridoio rotondo che circonda il vano scale. contraddittori. Ad aiutarci a ripercorrere le varie tap­ vorò inoltre, presumibilmente nel 1872, alla costru­ L'edificio sì sviluppa su due piani più attico con pe della sua attività sono cento disegni, alcuni trovati zione della propria casa in località Cariaseli, unica nel tamburo rotondo chiuso da un lucernario. U dop-: dall'avvocato Giovanni Maria Staffieri su una banca­ suo genere per le raffinate geometrie e a quella della pio ordine dì porticato e loggiato, ritmati da m\ rella al mercato di Lugano, altri scovati dagli archi­ cappelletta della Madonna in Vicolo Industria. variato gioco di pilastri e colonne con lieve ag-i tetti ticinesi Fabio Reinhart e Bruno Reichlin, appas­ getto della parte centrale, e connotato da 4 eie-i sionati studiosi della vita e delle opere del Croci. menti angolari con un arco per lato in corrispon­ denza, quindi, del cambio di direzione. Antonio Croci si formò alla scuola di Luigi Fontana Il volume del tamburo sull'attico chiuso dal lucer­ negli anni 1841-45, studiando all'Accademia di Belle nario che illumina il vano centrale rotondo richìa- \ Arti di Milano. Completò quindi gli studi a Roma. ma la compenetrazione dì figure spaziali diverse, ; Successivamente si trasferì a Costantinopoli, l'attuale tìpiche dell'arcliiteltura del Croci così come lo! Istanbul, dove pare abbia diretto i lavori di eostru­ sviluppo tendenzialmente piramidale della sczìo-i zione di diversi edifici pubblici. ne: dal corpo con i loggiati, al piano attico, alla Nella città di Smirne, l'attuale Izmir, avrebbe addirit­ lankiiu D..e pi..ci. - .dm.ne •ululi ,ui tin tura progettato una moschea e forse anche una sina­ maggiori e altre ai piedi dei corpi angolari per­ goga. Infatti due suoi disegni richiamano forme e ar­ mettono l'accesso al porticato e di conseguenza chitetture orientali. all'edifìcio. Di stile neopalladiano, l'edifico sì distìngue per il Nel 1858 tornò a Mendrisio e fra il 1861 ed il 1865 sa., tqiidibiio !• mia'.', nono-ani.re i.i ne. 1,.'/' i di assunse l'incarico di rinnovare e ristrutturare la chie­ dettagli compositivi e di pìccole ma frequenti va-ì sa parrocchiale di San Giorgio di Einen nel Vallese, nazioni negli elementi architettonici. Con la sua un edificio tardo-gotico eretto agli inizi dei XV seco­ facciata pubblica molto forte dal profilo archilei-; lo. Croci avrebbe anche costruito l'Albergo Mendri­ tonico ed il suo vasto parco, Villa Argentina mar-: sio nell'omonimo borgo, albergo successivamente ca un momento notevole nel paesaggio urbano dii trasformato in ricovero per anziani, nonché l'Albergo Mendrisio, All'interno del parco vi è un edificio1 Bellavista sul ed una villa moresca a Cernobbio sul lago di .

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annesso anch'esso interessante dal punto di vista architettonico e destinato in origine alle scuderie, alle cucine e alla rimessa. L'intero complesso è ora sede dell'Accademia di Architettura dell'Uni- Nel 1874 costruì la chiesa di Laax nell'alto Va)Lese, La famiglia Bernasconi, proprietaria di Villa Argenti­ ma inspiegabilmente nessuno dei disegni autografi na, era capeggiala da Giovanni nato a Coldrerio nel fìllllllpIM esistenti coincide con l'edificio eseguito, peraltro 1830 e morto a Milano nel 1899, figlio di Alfonso estremamente interessante da un punto di vista plani­ Bernasconi e della sua seconda moglie Maddalena metrico (forma poligonale) geometrico e per via del Maspoli. Dalla moglie Giuditta Bolzani ebbe cinque llfiljiillli sapiente controllo della luce. Avrebbe anche diretto i figli, di cui tre nati in Argentina dove la famiglia emi­ ?li|:l||lÄ lavori del Castello di Trevano a Lugano in collabora­ grò nel 1855: Alfonso, già proprietario di Villa Fore­ zione con lo scultore Francesco Botta di Rancate. sta a Mendrisio, Angela, Felix Fernando, Juan Angel fpoljfl^ Antonio Croci morì nel 1884. e Maria Antonietta. BIBLIOGRAFIA Calzolaio di mestiere, militante liberale, a Buenos Giuseppe Martinola,, inventano d'arte del Men- ; Aires si occupò di importazione ed esportazione di pellami assieme al fratello Alfonso ed investì i propri guadagni in vari commerci, terre e attivilà finanzia­ rie. Nel 1870 Giovanni lasciò l'Argentina e si stabilì Bruno Reichlin, Fabio Reinhart, l nostri a Milano e Mendrisio. Tre anni dopo incaricò Croci monumenti storici - Antonio Croci, Architetto, della costruzione di Villa Argentina, un nome chiara­ mente dettato dalla nostalgia per la terra in cui aveva fatto fortuna. A Mendrisio nell'antico convento delle Orsoline fece italiana, PorzaTLaigano, Ed. Trelingue 1980 costruire a sue spese l'asilo infantile che assunse il Mario Medici, Storia dì Mendrisio, Lugaftör Arti suo nome e un anno prima della sua morte, avvenuta G.ahclK Vchdini I9SH a Milano nel 1899, edificò all'interno del cimitero la Fiori ttdo Bernasconi, Le maestranze ticinesi nella cappella di famiglia. storia dell 'arte, Lugano, Arti Grafiche Velad ini

Dei suoi generosi lasciti beneficiarono tra l'altro la nuova chiesa di Mendrisio, l'ospedale cantonale, l'i­ Men cd«. - Damici!'. /.-.Wji. /ii'ii' di un nii:,>. stituto per sordomuti di Locamo, l'asilo comunale, la Mcndii-.iu Aicademia di Ailluteum J, Lnivci nia Società muratori, il manicomio cantonale, la Società della Svi/zeta i'.di.uia . in i CIMI di stamp i• operaia liberale e conservatrice, le due filarmoniche •'( >IIMT>,aiolà- urbani d Ktanhui" im .oisu dl liberale e conservatrice di Mendrisio, la Società Figli pubblicazione) articolo di Graziella Zannone - d'Italia, la società dei cantori e gli asili infantili del Istanbul, Istituto francese di studi anatolìci a cura distretto. dì Georges Dumézil "Ciiicied.-I Jaul.-' Malli- .4. dal '.9 I :9W . I figli proseguirono la tradizione filantropica di fami­ 3,2.1987-5.2.1987- 17.3.1988- 18,3.1988- glia: nel 1906 Juan Angel e Felix Fernando Bernasco­ 22,3.1988; 243.1988-6.5.1988 * I3.1J989 - ni finanziarono la costruzione del nuovo campanile 21 (, I9S9 is H> pw>..,; |Wyfi. |t1 i ]w„ della chiesa di Mendrisio. Felix Fernando, a testimo­ nianza del suo impegno a favore dell'istruzione popo­ Iiilninij'i.uii a \IM di II t Sig a Gra/K Ila /arnioni e della i'ii'lesvjres ri Stefania Bianchi lare, lasciò per testamento stipulato a Buenos Aires dell AKIIIM-I Mom o di Mendnsio nel 1905 tutta la sua fortuna sudamericana al Consejo Nacional de Educaciòn, per la realizzazione di un 2 le il e it. i Aich A Scala I ibrena Scalai grande edificio scolastico che prese il suo nome.

177 6866 Meride

Emigrante: Giovan Antonio Oldeili (1691 1760) dio fu ben diversa da quella del fratello Alfonso, che :gàlllÌ|I||||||||:p Emigrazione: Germania, Olanda, Italia sarebbe poi diventato scrivano del Landfogto di Lu­ Costruzione: 1740-1760 gano. §fI:!||||Ä ;!|fîïï|M^ Dopo un percorso formativo in parte fallimentare pologîa tipica di moite case di Mende, la facciata Casa Oldeili è ancora oggi uno degli Giovan Antonio indirizzò la sua scelta verso un tiro­ sud di Casa Oldeili verso io straccione che attra­ edifici più rappresentativi e imponenti cinio nel campo artistico. Secondo il professor Marti- versa Ü paese consìste nel muro dì cinta di due di Meride. Riconosciuta come esem­ noia lo troviamo per la prima volta a Münster, dicias­ corti interne, una per abitazione, sulle quali è plare di tipologia lombarda si presume settenne, al seguito di un gruppo di stuccatori diretto completamente rivolta la costruzione, che sia stata costruita verso il 1740 da dal cognato Melchioni. Meride Giovan Antonio Oldeili, nato nel 1691 e morto probabilmente verso il 1760. L'artista lavorò soprattutto in Germania, Olanda e Boemia. Nelle terre dell'impero fu chiamalo a stuc- ||j|||||||||t||ij|| L'edificio, che ha subito nel tempo poche modifiche, denza; i due muri laterali di chiusura sono conti-! è iscritto nell'elenco dei monumenti storici e artistici gui con le case adiacenti. del Cantone. Oggi appartiene a un discendente diret­ to del costruttore, Carlo Oldeili, che lo utilizza come Sviluppata su due piani la casa presenta una! casa di vacanza. pianta irregolare, la cui impostazione è detenni-! nata dai due bei loggiati attorno ai quali sì di­ La famiglia s'era fatta un nome per aver creato una spongono t diversi vani, in un caso, sulla patte vera e propria dinastia di notai ed ecclesiastici, ben­ posteriore vi e un ulteriore spazio aperto da cui! ché non siano mancati al suo interno mercanti e gen­ parte una scala che raggiunge il terreno retro­ te di milizia. E' però come stuccatore che Giovan stante. Antonio Oldeili si fece conoscere e apprezzare all'e­ stero. Studiò al Collegio Gallio di Como senza porta­ Le costruzioni conservano diverse decorazioni a re a termine gli studi. La sua attitudine verso lo stu- stucco e porte con cornici in granito di carattere signorile. Anche all'interno vi sono diversi lavori a stucco, in particolare un camino con uno stem­ ma circondato da notevoli decorazioni,

Ma l'elemento più pregiato consiste sicuramente nella baiau ita della l-'.vuia del i--iiil.- miii>-i-

SJ nana ITH.UII -II p aap«, no m due pam un i pei i i siala e una pei l.i U-na/'.i le.ih/MUj «...n t-ccl h nie innestila ammanali*. Il multalo i una mera Midi.idi.i.ialiwidi stampi- bar.ve Si m mila lai casa vi sono elementi che ricordano il barocco,! qui In sfarzo raggiunge un livello quasi pomposo, con quelle teste dì leone circondate da una cesel­ latura ad i-iuL molili un:-sa

178 care palazzi e castelli delle più importanti famiglie Accasatosi con una Busi di Bissone l'artista preferì le della nobiltà tedesca; lavorò soprattutto a Coburgo. lontane terre germaniche alla vicina penisola, non so­ :TxÌ:|ll|lÌìeffi come si deduce dalle lettere inviate alla moglie. E lo per la certezza di lauti guadagni ma anche per ri­ proprio fra i carteggi degli Oldeili, che fungevano da manere il più lontano possibile dalla moglie, che le tramite fra gli emigrati e le famiglie rimaste a Meri­ malclingue chiamavano "la gran matrona di Mendri­ de, il Martinola è riuscito a raccogliere il materiale sio". Da lei ebbe parecchi figli: i due più celebri furo­ necessario alla stesura di un testo molto prezioso per no Gian Alfonso Oldeili ( 1722-1821 ) e Carlo Matteo la nostra storiografia: "Lettere dai paesi transalpini Oldeili, canonico a Colonia. Entrato nell'ordine fran­ degli artisti di Meride e dei villaggi vicini". cescano, Gian Alfonso Oldeili divenne assistente del Giovan Antonio Oldeili lavorò anche in Italia. Nel­ padre generale dell'ordine e professore di teologia. l'inverno del 1733 si recò con il fratello Alfonso a Fu l'autore del celebre "Dizionario degli uomini illu­ Torino dove eseguì prove di marmi finti nella galleria stri del Cantone Ticino" pubblicato nel 1807. di Palazzo Reale.

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"Bollettino storico della Svizzera italiana", vol.73 / n.2, // viaggio di Torino dei fratelli itllfÉIlB^^ llllliizM

ragionato degli uomini illustri del catnone Ticino, Lugano, 1807

Giuseppe Martinola, inventario delle cote d'arte ed antichità nel distretto dì Mendrisio wl. lei, lIlllllllllllllllllÄ

179 6926 Montagnola

Emigrarne: Agostino Camuzzi ( 1808-1870) te trasformata dal proprietario Agostino, che se ne Emigrazione: Russia (San Pietroburgo) occupò durante i suoi saltuari ritorni dalla Russia, ha !;aj|lliil|||ll Costruzione: Importante ampliamento 1850 ca. una sua eleganza estrosa e romantica, con un atrio Agostino Camuzzi al suo fitotno in Ticino a metà spazioso, un soffitto decorato a stucchi, foglie e fiori, un orologio ottocentesco: un tondo bianco solcato dal ;fftfare|É^ Casa Camuzzi è conosciuta, non sol­ nero dei numeri romani e delle lancette. :;|oll||Ì|;|iÌÌi tanto in Ticino, per aver accolto un lago di Lugano e sì trova in un ampio parco bo­ ospite particolarmente illustre: Her­ I Camuzzi furono una delle famìglie più importanti schivo che scende sul fronte rivolto verso la valle mann Flesse, di cui nell'estate del di tutta la Collina d'Oro. Originari di Lugano, erano sottostante. 1997 sono stati degnamente ricordali i già citati in atti e documenti del 1471. Nel corso del Montagnola 120 anni dalla nascila. XVI secolo alcuni membri della famiglia sì stabiliro­ |§|§||^ no a Milano, dove ricevettero il titolo di conti. Tro­ strutturati su tre livelli e uniti da un androne co­ Lo scrittore vi restò per un lungo tem­ viamo altri Camuzzi in Germania e, naturalmente, a mune, da cui salgono le circolazioni verticali con­ po prima di trasferirsi, sempre a Montagnola, nella Montagnola. cluse da una lanterna finale che cattura la luce ze~ i casa del suo amico e mecenate Bodmer. Morì a Mon­ nitale, dall'esterno si accede all'androne per mez- \ tagnola l'8 agosto 1962 e venne sepolto nel cimitero zo di uno scalone collegato con la terrazza che dà \ della parrocchia di Gentilino. sul parco sottostante. Nella torre di casa Camuzzi è stato aperto un museo Detto "palazzo" o "castello", la casa e una ricca dedicato a Hesse. Al terzo piano della casa abitò an­ dimora familiare che appare come una sorta di che il pittore tedesco Gunther Böhmer, giunto giova­ castello di caccia barocco, Di carattere estroso ed nissimo dalla Germania su invito di Hesse, di cui il­ eclettico, presenta comunque un'architettura ele­ lustrò numerose opere. Fu poi professore all'Accade­ gante e raffinata, pervasa da un intimo lomanitei- mia di Belle Arti di Stoccarda.

Iti effetti, il Camuzzi non ha posto freni al suo Casa Camuzzi, detta anche "palazzo" o "castello", ri­ estro e ha trasformato la costruzione precedente sale presumibilmente all'Ottocento. Riattata e in par­ in una palazzina dalle mille trovate architettoni­ che, espresse soprattutto nelle numerose si«cc8-

Ira le paiii.-oinin.i le l'in»"-tu roi.-.n L .» ci-, di "occhi" dell'ultimo piano e i timpani seghettati,1 importazione deli'aichitetumi dei paesi baltici.

•M Mii> u ivrrn. si p ,v:MI:; ammii.ui i •..-iiui d.-L.. rati a Stucchi ispirati a motivi floreali. Casa Ca- mu/'i i- i.-iriil.. in.ll4.iein.-j dei un,munenti Muri.) e il musili i del t .m!.-re 11. un •

I più conosciuti sono Alberto, che nel 1463 ricevette Nel ramo di Montagnola, che ci interessa più da vici­ tanto nel 1854. Sposato con Maria Rey, figlia di un la cittadinanza di Como; suo figlio Lodovico, medi­ no, troviamo un Antonio stuccatore e architetto. E' generale napoleonico, ebbe cinque figli. co, morto nel 1520; Francesco, figlio di Lodovico, autore degli stucchi della chiesa di S. Abbondio a anche lui medico, che fece costruire la cappella Ca­ Gentilino, con suo fratello Eugenio ed un Banchini di Il più conosciuto è Arnoldo, pittore, nato nel 1839 a muzzi nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lu­ Curio. S. Pietroburgo. Di lui troviamo in Casa Camuzzi di­ gano. I suoi figli Gerolamo e Andrea, entrambi medi­ versi lavori. Lavorò pure con Ippolito Monighetti di ci, erano esperti di questioni teologiche. Andrea fu Agostino, architetto, nato a Bergamo nel 1808 e mor­ Biasca. La sua famiglia conserva ancora disegni ri­ un umanista di valore: professore di filosofia a Co­ to a Montagnola il 15 settembre 1870, è figlio di guardanti Czarkoye-Zelo (Tsarkoìé-Selo), la residen­ mo, docente di medicina alle università di Pavia e Pi­ Matteo. Ancor giovane andò in Russia e portò a ter­ za estiva della famiglia imperiale, e i piani dell'orfa­ sa, fu anche primo medico, dal 1564 al 1578, del­ mine i suoi studi a San Pietroburgo. Si stabilì nella notrofio di Gatschina, alla cui costruzione partecipò l'imperatore Massimiliano IL città sulla Neva nel 1828 e fece ritorno in patria sol­ appunto Agostino.

Trasferitosi a Montagnola, da una Russia che lo am­ mirava a tal punto da concedergli titoli onorifici dì ogni genere che lui rifiutò categoricamente, diventò deputato al Gran Consiglio. Offrì la sua collaborazio­ ne al primo progetto della ferrovia del S. Gottardo. Si occupò delle modifiche da apportare alla parte supc­ riore del campanile di S. Abbondio a Gentilino.

Demetrio Camuzzi, figlio di Agostino, architetto e uomo politico di valore, nacque a Montagnola il 26 giugno 1858, dove morì il 6 giugno 1899. Studiò a Lugano, a Zurigo, a Milano all'Accademia di Brera e all'Università di Pavia. Fondò la "Società di Mutuo Soccorso Franchi Liberali" della Collina d'Oro, della quale occupò stabilmente la presidenza, e ricoprì un ruolo di primo piano nella Rivoluzione ticinese del settembre 1890.

HXBLIOGRAFIA

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Mario Agliati, Giuseppe Mondada, Fernando Zappa, Così era il Ticino, Locamo Ed. Dado, 1993

183 CASA FOSSATI

Emigranti: Gaspare e Giuseppe Fossati per Roma, dove mise a frutto il suo talento di incisore, Emigrazione: Italia. Russia, Turchia continuando così una tradizione di famiglia che risali­ Costruzione: 1865 va al bisnonno Giorgio Domenico Fossati, rinomato urbano che sï affaccia sul Ceresio. L'edifìcio è di~ architetto ed incisore, autore di varie opere in Italia. Gaspare rimase a Roma lino al 1832. Fece quindi ri­ da diversi volumi edilizi. Quello principale, pro- Nei pressi del nucleo del borgo di Mor­ torno a , dove però non rimase a lungo. cote si trova Casa Fossati, separata dal Le, sviluppato SU tre piani su pianta simmetrica. lungolago da un altro edificio che ap­ Decise di partire per la Russia, alla volta di San Pie­ partenne pure ai Fossati. Vi si accede troburgo, per raggiungere l'amico e scultore Domeni­ Al piano terreno, vi sono due grandi locali mentre da una piazzetta lungo una viuzza mol- co Maderni di . Numerosi furono gli edifici Morcoie to pittoresca, che si trasforma un po' più costruiti da Gaspare Fossati, sia a San Pietroburgo vi le camere d'albergo. Gli interventi successivi, avanti in una rampa che conduce alla che in altre città della Russia. Il 24 settembre 1836, in particolare quelli degli ultimi anni, hanno "$n*i chiesa. La casa è un grande edificio a l'Accademia imperiale delle Belle arti gli conferì il ti­ gentilito" le facciate, richiamando un certo gusto; tre piani, con cortile e dipendenze. tolo di architetto ufficiale di corte. "rustico-ticinese". Nonostante ciò, in facciata sii possono ancora vedere delle finestre ornate con; Di notevole interesse il salone turco, nel quale i fra­ Chiusa la parentesi russa Gaspare si trasferì in Tur­ degli stucchi dì stile turco-orientale. telli emigranti Gaspare e Giuseppe raccolsero mobili chia dove fu raggiunto dal fratello Giuseppe. Insieme ed oggetti portati dall'oriente e fecero costruire un posero mano alla costruzione dell'ambasciata russa a Notevole all'interno il salone "alla turca" con un! grande camino a cappa conica, "alla turca". Le pareti Costantinopoli, che divenne subito oggetto di pubbli­ grande camino a cappa conica e con le pareti de-! furono decorate con pannelli persiani originali con fi­ ca ammirazione. Numerosi gli edifici dei due artisti eorate di pannelli peiMai.i uncinali ] a p.ma del gure. La porta del salone che dà sul cortile è orientata ticinesi in varie zone della capitale e lungo il Bosforo. salone, orientata sul tetro verso il cortile, è arric­ verso il monte. Ai suoi lati, alcuni frammenti antichi Architetto- ufficiale dell'impero ottomano, Gaspare chita ai suoi lati da alcuni frammenti lìgnei pro­ provenienti da Costantinopoli (oggi Istanbul). lavorò col fratello ad un restauro di notevole impor­ venienti dalla Turchia. tanza: quello della moschea di Santa Sofìa. Quella dei Fossati di Morcote è una dinastia, che tra il Casa Fossati è iscritta nell'Elenco dei monumenti XV e il XIX contava uomini di lettere, artisti, scien­ Tornati in Patria, nel 1865 i fratelli Fossati costruiro­ storici. ziati. Furono incisori, affreschisti, scenografi, archi­ no la loro casa in stile rinascimentale con aggiunta di tetti e operarono in Italia, Ungheria, Russia e Turchia. elementi di chiara derivazione orientale, a testimo­ Tra i nomi più illustri, quello di Gaspare Fossati che, nianza della lunga permanenza dei due in Turchia. nato a Morcote il 7 ottobre 1809, trascorse l'infanzia a Venezia dove frequentò le scuole elementari e il gin­ BIBLIOGK \Yl \ nasio, per poi avventurarsi nel mondo dell'arte.

Tito Lacchia, l Fossati architetti dei sultano di Quando la sua famiglia fece ritorno a Morcote, Ga­ 'litìdna Kenia, l.d t ìi.-iinle di pulili-.a spare rimase a Milano per frequentare la prestigiosa e ìeileiaiuia 191'* Accademia di Brera, dove ben presto si mise in luce per la sua genialità. Nel novembre del 1822 fu am­ Isella leiiti" Atti aMonoti U-lini/, ma. messo alla scuola d'ornamenti e l'anno successivo a Ed Gia-s.i PH7 quella di architettura. Nel 1827 portò brillantemente a Francesco Chiesa, La casa borghese nella termine gli studi con un importante premio al concor­ S'i'^.vi,! ( anion Iuin<; V/M. CUI-, I "e.mi';. so di architettura. Ed. Dado 1984 Concluso il periodo formativo, nel 1828 lasciò Milano

1 O A

VILLA VALLOMBROSA, VILLA ALTA

Emigrante: Silvio Soldati ( 1862-1923) Nato nel 1864 a Neggio, Giuseppe Soldati frequentò Emigrazione: Argentina (Buenos Aires) le scuole pubbliche in Ticino prima di andare a stu­ filili^ Costruzione: 1900 diare a Svitto e Friborgo. Nel 1885 emigrò nell'Ame­ rica del nord, da dove ritornò tre anni dopo. Quindi seguì il fratello Silvio a Buenos Aires. Nella capitale Villa Alta Villa Vallombrosa è legata al nome di argentina fu assunto come impiegato di fiducia pres­ Silvio Soldati (1862-1923), figlio del so la società "Obras de Riachuelo" e ricevette l'inca­ medico Antonio e fratello del giudice rico di amministrare i beni della famiglia De Marchi, ÉiliBIIÔiÉ^ftlIiiiiipilÉ^iSiiiÂi federale Agostino. Fu il primo della con la quale era imparentato. famialia a stabilirsi a Buenos Aires, ubicazione geografica, rappresenta un punto dì rì- Neggio su consiglio del parente Antonio De Marchi. dì Castano. La palazzina è sfata costruita su un piccolo terrazzamento m una zona molto ripida e Apprezzato medico, Silvio Soldati fu prodigo di aiuti la sì raggiunge dalla strada pubblica per il tramite verso i convalligiani emigrati in Argentina. Si incon­ di un sentiero sistemato a un piccolo parco. tra il suo nome nei verbali della Società filantropica svizzera, della quale diventò socio nel 1889 e socio Costruzione imponente dì stampo neoclassico,: onorario due anni dopo con la seguente motivazione: ma ingentilita dall'elegante modanatura delle fac- : "Il dottor Soldati ha fatto rinuncia del suo credito per ciate, Villa Aha è a pianta simmetrica con vanoi onorare i dovuti e si è offerto a prestare i suoi servizi scale centrale e corridoio longitudinale, Oh inter- \ gratuitamente anche nel futuro". nt sono caratterizzati da vasti locali ornati da: marmi. L'alzato si sviluppa su due piani più an Nel 1897 assunse la presidenza in un momento parti­ imponente basamento e un'altana centrale. colarmente critico per la società, ma grazie al suo prestigio personale riuscì a superare ogni difficoltà. Molto curata e rappresentativa risulta essere lai Nell'agosto del 1898 propose la creazione di un co­ facciata principale, con il suo classico portico mitato centrale con rappresentanti di tutte le società d'entrata aggettante che costituisce, nel contèm­ svizzere di Buenos Aires. Alla testa del comitato riu­ po il iura//.» del pian') nobile -aipetniie 1 >ue scì a realizzare l'unione di tutte le associazioni.

-•calmale snutnetiKhe lutei.ih -.niiduMino dal p.,-: tic al Itself' del arreno u..and,> una ..euri ..nta Nello stesso anno fu chiamato a rappresentare a Lu­ si. ìl risultato e un'architettura gradevole e amabi­ gano i ticinesi in Argentina. Fu lui a consigliare ai le, che richiama discretamente rimpianto delie propri fratelli Giuseppe, di cui parliamo più avanti ville palladiane. come costruttore di Villa Alta, e Pio di stabilirsi a Buenos Aires, dove si distinsero come abili commer­ cianti. Il dottor Soldati trascorse gli ultimi anni della sua vita a Neggio.

Villa Alta, che a Neggio ospita la Fondazione di Giu­ seppe Soldati, fu costruita verso il 1900. Isolata al­ l'interno di un grande giardino recintato, è una co­ struzione molto imponente, di stile prevalentemente neoclassico, con spaziosi locali e terrazze con arcate. m •Ili

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Quando i De Marchi lasciarono la direzione dell'an­ Giuseppe Soldati possedeva terreni nell'ovest della tica ditta Fratelli De Marchi-Paridi & Cia, Giuseppe provincia di Buenos Aires e in quella della Pampa. Ai Villa Vallami)rosa Soldati decise dì mettersi in proprio creando la Sol­ margini della metropoli diventata in seguito sobbor- Villa Vallomhrosa si trova sotto il nucleo di Neg-i dati, Craveri, Tagliabue, Parodi & Cia. di cui divenne gin, costruì Villa Lugano e Villa Soldati,. gio, e come Villa Alta, è situata proprio sui cam­ l'anima. Aprì succursali a Rosario e Bahio Bianca. bio dì pendenza dì un pìccolo terrazzamento deli Poi nacque la Drogueria de la Estrella, una società Entrò nella Società Filantropica svizzera nel 1889 e terreno. Anch'essa ha una posizione dì dominio; anonima di cui Giuseppe Soldati possedeva la mag­ ne fu vicesegretario negli anni 1892 e 1893. Nel mag- sulla piana sottostante e gode dì un'ottima vista,, gioranza delle azioni. Fece parte di diverse altre so­ gio del 1909 mise a disposizione 150 mila franchi per nonostante il bos>eo tenda a nasconderla. La Villa cietà commerciali e bancarie e fu uno dei fondatori la fondazione di un istituto di pubblica utilità a favore è raggiungibile da un lungo viale in pendenza ehe: del Nuovo Banco Italiano, di cui assunse la presi­ del Malcantone. Morì nel 1923 a soli 49 anni. parte dalla strada cantonale, denza. Villa Alta è in ottimo stato di conservazione e al suo Villa Vallomhrosa è caratterizzata da una pianta interno presenta affreschi di un certo valore. Attuai- assai libera che sviluppa in alzato due corpi af- mente è adibita a casa per persone portatrici di ban- fiancati d: dimensione simile, su due piani, di cui, dicap. quello occidentale si innalza di un ulteriore piano.

per creare tuia torretta che ospita un grande log-; giato ad arcate. L'ingresso si trova rialzato sulia l'acciaia eM ed e tai'sTUingibilc da una ^indurita

Up» ito ad una .uchiietiuta piti intima e ••MIMMI ..u di Villa Alta, la palazzina pieseiiM una minine tdlliu«tie//a di dettagli e una . empi.si zi*.ne meno

IU-OIOMI cMbendi- COM un curatici e prutk aiiiente anlitetivii al neu. la,Musino della costiu/ii-ne ".MI-

I iini'u il \iale. pin o diM oMo ma ìmmeiso nel IM, s.n. M m, annessi ull.i Villa piobahilinenu. de­ sinalo in .Migme, a loreMuui. Si ti alla di un'ulte legante ..oMiu/i.Mie, più picr.lu m.i di unpoMu /ione classica, ovn una laciutu rr'.Mvsuinentc --Tinnii m. a ma alquanto d^adnriia. NoiioMantv la Mia lui/a vOiiipoMtnu usuila . omunque pili di- iela della cuMni'ioiic principale .Ma pei la stia ni"ìc che pei la ,tia ubi. azioni.

BIBLIOGRAFIA

Gastone Cambin, / soldati di Neggio (codice genealogico), Lugano, Ed. 1st. araldico e genealogico 1972

189 LA BOSCHERINA, ORATORIO E TENUTA 6883 Novazzano

Emigrante: Giovanni Pedrazzini, Vincenzo Mordasini rio e Coldrerio. Venne acquistata nel 1718 da Gio­ Emigrazione: Germania, Russia vanni Pedrazzini, nato nel 1672 a Campo Vallemag­ Costruzione: 1725-1750 (Oratorio), 1860-1870 (Tenuta) gia, appartenente a una famiglia storicamente votala no della vasta tenuta agrìcola dallo stesso nome alle attività mercantili, alla finanza e all'emigrazione. localizzata tra Novazzano e Genestrerìo. L'edifi­ Prevalentemente in Germania ma verso la fine del cio è situato lungo la strada cantonale e segna l'i­ La tenuta della Boscherina di Novaz­ Settecento anche a Lione (Francia) e Cardiff (Inghil­ nìzio del lungo viale che porta agii edifìci della zano si trova sulla destra lungo la stra­ terra). masseria; un piccolo sagrato antistante crea uno da che da Novazzano porta a Genestre- spazio di relazione separato dall'incrocio stradale, rio all'altezza dell'oratorio della Ma­ Giovanni Pedrazzini svolse le proprie attività a Fran­ donna delle Grazie, detta anche Ma­ coforte sul Meno e a Kassel. Tornato in patria aprì a La chiesetta, di stile neoclassico, ha pianta cen-; Novazzano donna di Boscherina, che ne è parte in­ Lugano fiorenti negozi che vennero in seguito gestiti trale e copertura a cupola che conferiscono una! tegrante. Il vicino cartello stradale in­ dai suoi discendenti. certa maestosità airarnhlente interno, nonostante i dica la frazione della Boscherina. %le pìccole dimensioni della costruzione. lino i La vasta proprietà fondiaria è strettamente legata alla Mretl.» ii.uiM-ii.j ivduusiini.' mu -du., d o n- qua­ storia della nostra emigrazione all'estero. Emblemati­ drata Nei ÌKl'Uaichnclk. IVi Luigi l'intana ha co il fatto che essa venne acquistata e valorizzata dai .n-i'iu'ii" ì.n u.iih-ìo e un p"iii. .r.n 1 o pa/.'i nostri ingegnosi emigranti nell'arco di oltre un secolo. micini e ...iiuilcii'/.'i.. il.u pila-in eh/ i.'iayiu' il cornicione perimetrale della cupola e da stucchi Si va dai mercanti e finanzieri del Sei-Settecento in .li v.ij-fi sapote in.'1'.'i, I.'f liât,••m- pu wnr.t un.', Germania agli scultori ed architetti di primo piano sene di dipinti lia cui uiu Mad-nna in Mil,- nco della San Pietroburgo della metà dell'Ottocento; uno e.'tiC" .h.- sembla sondimene la me '!.in/a di dei poli di attrazione dei nostri artisti dai Pedrazzini stili dcll'aidiiu-itiiia ai Maderni (una volta si chiamavano Maderno).

(di edifici della lcmita ilimisi,ODO un compie La Boscherina ricopriva originariamente una superfi­ -o i-ihii/i.j a-.-.u aitiC'ilal'j e che it Mummia della; cie di 78 ettari in territorio di Novazzano, Genestre- lehhiilc alti-.ita n.".liiilii\a nel o:i-u degli anni, m illclli. SÌ sono lappiesenlaii- dr.cise mani e di U ! "e epoche .Vii/a dulihin il l.ihhi n. aiu piu mi pollante c o ..Minuto dalla gi.in.k Mila pndionale l'oiuiaddistiiita dalla glande i.oile coji.nic.'i invi ini, la \ill.i e M.,1,1 K.ih/zata pinhahilmeiitY vers,,

il lSf,U IS70 ad opeia dei tiaklli M.ulcrm, tois0

sulk l'.iivlanienl.i .li una .OMIU'IMIC picu-deine AHiu'.euio M .unii degli amhtenli gcneu'a e •]>• tali .li di Itagli lu--uns: . vint, l hei itioliw dei pa MiiieriU in gianijdia, i pavimenti in mann.' d'Alza o in puiqtieL piegial.i. le slan/c en s.ifliuî a i as

Alcuni di questi, a cavallo tra il Settecento e l'Otto­ è da escludere un precedente nucleo settecentesco Alessandro Maderni aveva sposato Emilia nata Sol­ cento, furono eminenti ecclesiastici, avvocati, medi­ realizzato dalla famiglia Pedrazzini. I soffitti di alcu­ dini che gli diede una figlia Bianca. Morì a soli 35 ci, magistrati a Roma. Milano e Lugano. ne stanze vennero affrescati dal pittore Antonio Ri­ anni e venne sepolto all'interno del vicino oratorio naldi da Tremona (1816-75). gentilizio. I fratelli proseguirono l'attività industriale Tra il 1841 e il 1 843 la tenuta della Boscherina venne ed artistica legata alla Fornace e nel 1883 vennero acquistala dall'architetto e scultore Vincenzo Mader- Sulla veranda si possono ammirare oggi diverse sta­ premiati con diploma d'onore all'Esposizione nazio­ ni da Capolago (1798-1843), reduce da importanti tue "in terra cotta con il naturale" create con l'ausilio nale di Zurigo. successi artistici e professionali a San Pietroburgo. della Fornace. Con le sue colonne in granito che reg­ Nel 1918 vicino alla villa sorse anche una fabbrica di Venditore dell'esteso possedimento fu il sacerdote gono un'architrave la veranda rivela un gusto neo­ sigari. Nel corso del secolo la proprietà ha ospitato Giovanni Morosini probabile discendente dei Pe­ classico. Una parte dei pavimenti della villa è in mar­ un allevamento di bachi da seta. Vi si trova inoltre un drazzini. mo di Arzo al piano terra ed in parquet al primo pia­ pozzo profondo 35 metri. no. Vi si trova anche una collezione di antiche carte Attuale proprietario dell'intera tenuta della Boscheri­ Vincenzo Maderni era partito giovane dal paese natio geografiche. na è Pietro Riva, nipote della nobildonna Bianca Ma- per recarsi a San Pietroburgo, nella città russa sul Baltico già si trovava lo zio Stefano Maderni, marmi­ sta, che gestiva un negozio. Con loro c'era probabil­ mente anche lo scultore Domenico Maderni morto prematuramente. In un ambiente così stimolante Vin­ cenzo apprese ben presto l'arte della scultura e del­ l'architettura.

Nel 1837 un incendio divorò una parte del Palazzo d'Inverno degli zar e Vincenzo venne incaricato della ricostruzione in collaborazione con il grande archi­ tetto ticinese Antonio Adamini (1792-1846) da Agra. Nicolò I, zar di tutte le Russie, rimase pienamente soddisfatto del loro operato.

Nel 1843 Vincenzo Maderni rientrò in patria, alla Boscherina, ma in quello stesso anno morì. I figli Alessandro (1838-73), Vincenzo, Francesco, Vitto­ rio, Nicola, seguirono le orme paterne. A loro si deve, sempre all'interno della Boscherina, la nascita della Fornace, che produceva statue artistiche e materiali in terracotta per l'edilizia.

Lo stabilimento rimase attivo quasi ininterrottamente dal 1870 al 1966. Per l'esattezza si trovava nella Val­ le della Motta, dove al giorno d'oggi si trova la ben nota discarica. La costruzione della villa padronale della Boscherina nella sua attuale versione risale pro­ babilmente agli anni 1860-70 ad opera dei fratelli Maderni nella veste di committenti e progettisti. Non

1 QJ derni, clic nel 1893 aveva sposato Pietro Riva, del ca­ Madonnadel Latte con San Bernardo; mancano alcu­ sato dei conti Riva di Lugano. Questi avevano rice­ ne parli marginali dell'affresco che è stalo consolida­ vuto il titolo nobiliare nel 1698 da Francesco Farnese to presumibilmente nel secolo scorso e restaurato nel l|I||mr|iie;Ì|||p duca di Parma e Piacenza. 1975. Anche la chiesa dell'oratorio è stata restaurata nel 1975, viene frequentata dai devoti della zona in ifllllilltt Al nome dei Pedrazzini è legato anche l'Oratorio di occasione di importanti festività religiose ed in parti­ Infittì Santa Maria delle Grazie. Si trova sul lato destro della colare da donne che celebrano le ricorrenze del mese strada che da Novazzano porta a Genestrerio. Venne mariano (maggio) trovandosi ogni giorno per le pre­ filili^ costruito verso la metà del Settecento dal ramo cosid­ ghiere del rosario. detto luganese dei Pedrazzini di Campo Vallemaggia. La Madonna della Boscherina è conosciuta e venera­ Sopra l'altare dell'oratorio si trova un affresco che ri­ ta da secoli in tutto il Mendrisiotto quale dispensatri­ sale alla metà del Cinquecento, e che raffigura la ce di miracoli.

jifiiiidiiÉ

IUBI IOGK\ll\

Giuseppe Martinola, invernano dell'arte del Mendrisiotto, Bellinzona, Ed. dello Stato 1975

S 93 6862 Rancate

Emigrante: Alessandro e Valente Botta casa parrocchiale, per l'occasione trasformata e in­ Villa Züst è stata realizzata nel 1894 e si trova Emigrazione: Russia (San Pietroburgo) grandita. nella zona sud del paese, fuori dal nucleo e all'in­ Costruzione: 1894 terno di un vasto parco. Si tratta dì ima grande co­ Nel 1962, prima di decidere di far dono delle sue struzione dì tre piani, dalla pianta a base simme­ opere al Cantone, Züst aveva offerto i suoi quadri al trica, che offre un'enorme quantità di locali e spa­ Villa Züst di Rancate, detta anche Pa­ comune di Mendrisio, chiedendo che venissero espo­ zi abitativi lazzo dei Russi, fu commissionata ai sti nelle sale di Palazzo Pollini. La proposta, sottopo­ fratelli Alessandro e Valente Botta alla sta a votazione popolare nel 1963, fu respinta. La villa spicca sul tessuto edilizio dì Rancate per fine del secolo scorso per accogliere lo la sua iinipM voltimeli in e pei il torte cimitele su zar Nicola II con i suoi familiari. I due Dopo la scomparsa del mecenate basilese, Villa Züst liMiai Si tratta iiil.uu di una v.o-:iiu/i..ne stoiki Rancate fratelli erano figli di secondo letto di fu acquistata da una società di , la "Costa stiva in mattoni faccia a MM.I e in--d.inaline in Giuseppe Botta, che dalla seconda mo­ d'oro", fallita nel novembre del 1989 insieme ad altre ges.sO Jie si ispira in buona paite allo suie m v,o glie, una Quattropani di Ligornetto, società del gruppo immobiliare Dollop con un buco ga in Russia, paese di emigrazione dei commit ebbe ben dieci figli di cui solo tre sopravvissero. di 12,5 milioni di franchi. Finirono sotto processo a tenti. Risalta in paiikoiaie la copertura in siile Alessandro e Valente erano emigrati in Russia insie­ Lugano Jean-Pierre Frey e Angelo Arrigoni. Venduta crieniale eseguila in ardesia e sello la quale sono me al fratello Grazioso, su invito del fratellastro all'asta il 1-8 dicembre 1990, la villa e il relativo par­ .stau ricavati ampi lucali munsuiduli alla moda Francesco, architetto imperiale alla corte dello zar. co furono comprati per 3,6 milioni di franchi dalla tianeese. La Lu.aaU pruuipale ha impiumo smi Banca Popolare Svizzera. metrico cui aggetto centrale dove il posta l'enti a La villa fu costruita in perfetto stile russo del tempo. in, e angolo desilo a torretta con icliu a piramide Successivamente riattata, conta attualmente sedici lo­ L'importo bastava appena per coprire le ipoteche esi­ acuminata 1 a pane edittale aggettante e cuiutte- cali e diversi servizi, tra cui bagni "firmati", per una stenti. Nel febbraio del 1991 fu messo all'asta il mo­ liz/atuda un pönale rialzalo di ispiru/inne genica superficie abitabile di oltre 500 metri quadrati. Dopo bilio della villa. Giunsero sul posto numerosi com­ sormontato da un grande bakonc e da un timpano il 1917, anno della Rivoluzione d'ottobre, fu abitata pratori italiani, le cui aspettative andarono comunque agu/A) con apertura \citicule che da su un già dalla figlia di Valente Botta, Bianca Maria Graziosa, deluse. Chi sperava di portarsi a casa quadri d'autore /insù balconcino jiioiurnluto con il marito Carlo Brenni ed il figlio Valentino, tutti o pezzi d'epoca trovò soltanto "croste e mobili" in sti­ fuggiti dalla Russia allora nelle mani dei bolscevichi. le. Furono venduti soltanto una settantina di pezzi Dei tre fratelli Botta soltanto Grazioso morì a San per poco più di 50 mila franchi. Pietroburgo. Attuale proprietario della villa, tuttora in ottimo sta­ Negli anni '20, la villa divenne proprietà dell'indu­ to, è il comasco Augusto Arcellaschi, coinvolto in af­ striale svizzero-tedesco Giovanni Züst. Nato nel fari di contrabbando. Lo stabile è però registrato al 1887, originario di Basilea, spedizioniere e fondatore catasto a nome della moglie, Yvonne Arcellaschi. Ar­ della notissima ditta specializzata in grossi trasporti restato nel novembre del 1996, Augusto Arcellaschi d'impianti e macchinari "Züst e Bachmeier SA", Gio­ rimase in carcere preventivo per una decina di giorni. vanni Züst trasformò la sua villa in una pinacoteca A fine '97 è stato firmato l'atto d'accusa che lo rinvia per artisti ticinesi. a giudizio assieme al capo della polizia di Chiasso e a due funzionari. &IBLIO<;RAFI\ La pinacoteca accolse un centinaio di quadri e dise­ Corriere del'Iicitm I 22 u2 l')«M - li 11 1997; gni del Rinaldi, una dozzina del Petrini, due del Sero­ dine, altri del Mola, dell'Orelli e del Morazzone. Nel Giornale del R>po1<> (20 12 1901. 1966, dieci anni prima della sua morte, Giovanni Teiru Ticinese (No. 2, aprile 1l>o3) Züst fece dono della sua collezione allo Stato. Alla fine degli anni '80, la pinacoteca fu sistemata nell'ex

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CHIESA DI SANTA CROCE

Emigrante: Bernardino Della Croce no essere attribuiti ai fratelli Giovanni Pietro e Marco i§f|Cffi Emigrazione: Italia (Roma) Antonio Pozzi di Puria, non lontano da Costruzione: 1588-1592 (Italia). InnidJ^ Patrizia di , la famiglia Della Croce è |l|r^£i|||Ä^ La Chiesa di Santa Croce è situata nel­ certamente originaria di Milano, se si considera lo la parte alta di Riva San Vitale. Ideata stemma quasi identico che si ritrova in ambedue i ra­ da Giovanni Andrea Della Croce, che mi. Il capostipite sarebbe slato Giovanni da Rho, leg­ ne finanziò la costruzione, si affianca gendario eroe delle Crociate. Si racconta che, alla te­ i|Ì||||||||||ip|lj||||||g al giardino della magnifica casa di sta dei milanesi, fu il primo a piantare lo stendardo Riva San Vitale questa famiglia. Presenta diversi stili dei crociati sulle mura di Gerusalemme. architettonici, tra cui emerge quello ri­ nascimentale. a est e da due cappelle laterali 1! votame cubico; esterno è uri lutfuno con la cupola; le cappelle e il i Per molto tempo la chiesa fu considerata opera di coro costituiscono dei volumi aggettanti, più bas-: Pellegrino Tibaldi detto "il Pellegrini", a causa delle si dei cornicione. All'interno, otto Colonne sorreg­ analogie tra i suoi disegni della Chiesa di San Loren­ gono i pilastri dei tamburo che sta alla base della zo a Milano e quelli di Riva San Vitale. Fino al 1586 monumentale cupola. il Pellegrini si dedicò all'edificazione del Duomo di La facciata principale presenta un grande portale: Milano, per poi essere chiamato in Spagna da re Fi­ centrale con porta scolpita e due porte laterali più lippo IL piccole. Il campanile, integrato nel volume della chiesa, termina con una lanterna identica a quella Nel 1940, lo storico A. Lienhard-Riva, trovò nell'Ar­ della cupola. chivio cantonale di Bellinzona una serie di documen­ ti sulla Chiesa di Santa Croce, che attribuiscono il All'interno è presente una ricca decorazione pitto­ progetto architettonico e la direzione dei lavori a rica d'epoca e degli affreschi purtroppo alquanto Giovanni Antonio Piotti, detto "il Vacallo", originario sbiaditi. 1 tre altari, affrescati e con delle interes­ di Morbio Inferiore e abitualmente residente a Como. santi pale e tele, sono opera di Domenico Possati di Ai/M. I a iu.u'gi.-i palle dei dipinn MH,.; upcia Anche se la data di costruzione rimane ignota, po­ di Camillo IV--.u. ini trebbe essere collocata tra il 1582 e il 1595. Tra gli altri artisti impegnati nella realizzazione della chiesa La Chiesa di Santa Croce richiama immediata-: troviamo i fratelli Procaccini, autori di numerosi di­ mente le conosctuttssime costruzioni rinascimene\ pinti, alcuni di dimensioni gigantesche, (fino a 4.75 tali italiane a pianta centrale, come ad esempio lai metri di larghezza e 3.73 metri di altezza). Uno dei pane ma liclam-i. .!.•>>. a di San IVim a Kenia fratelli, Camillo, fu allievo di Michelangelo Buona- E' interessante inoltre notare alcune analogìe: rotti e di Raffaello. cinnpoMlo.e curi 1 i piuma dj hilii.-t.-U' pale.-ìua stiano uiv - i luna MI] laie -..-ppeMo .11 Ki\a Sai, Rimane inveee il dubbio riguardo agli affreschi della cupola, detti "Giudizio universale". Per lungo tempo L'editiein e '.sciiti.• ncH'elenc d. i luoiumienii furono considerati opera del cav. Pier Francesco storici ed artistici del Cantone Ticino. Mazzuchelli, detto "il Morazzone", ma stando ai ri­ sultati di ricerche effettuate da Lienhard-Riva posso­

! OK Un ramo rappresentato da cinque fratelli Della Croce naggio chiave nelle vicende della Chiesa di Santa do ecclesiastico e ricoprì diverse cariche. Fu tra l'al­ si installò a Bellinzona alla fine del Quattrocento. Croce. Giovanissimo, fu al servizio del Connestabile tro prelato romano alla Corte pontificia e, fino al Uno di loro, Giovanni Antonio, sposò Giacomina di Borbone, partecipando con le sue truppe al Sacco 1568, arciprete di Riva San Vitale. Pianta, originaria di Riva San Vitale, erede di un di Roma del 1527. Paradossalmente, nello stesso pe­ grosso patrimonio che comprendeva anche una casa. riodo suo zio Bernardino era nella fazione opposta a L'eredità lasciata da Bernardino, morto nel 1566, Casa Pianta, poi ribattezzata Casa Della Croce. L'ar­ difendere il Papa. Giovanni Andrea morì nel 1594 a contribuì alla carriera ecclesiastica, nonché alla for­ rivo di Giovanni Antonio segnò l'insediamento della Riva San Vitale. tuna materiale del nipote. Giovanni Andrea portò a famiglia nel paese del Basso Ceresio. Riva San Vitale una chiara testimonianza della pro­ Dopo alcuni anni di balorda vita militare Giovanni sperità economica raggiunta dalla famiglia. Senza i Bernardino, nato nel 1502 e figlio di Giovanni Anto­ Andrea, decise di dare una svolta alla propria vita, mezzi finanziari da lui messi a disposizione, proba­ nio, è senza dubbio il Della Croce più importante, tra i dedicandosi alla cura dell'anima. Entrò così nel mon­ bilmente l'edificazione della Chiesa di Santa Croce, tanti che diedero lustro alla famiglia. Nel 1527, ai tempi del Sacco di Roma, Bernardino era servitore se­ greto del cardinale Alessandro Farnese e "seppe pro­ teggere e conservare quanto il cardinale aveva di più caro e prezioso" (1), vale a dire il Papa Clemente VII. Conservò la fiducia del cardinale anche quando que­ sti divenne papa con il nome di Paolo III. In segno di riconoscimento per la sua devozione, t Farnese per­ misero a Bernardino di aggiungere al proprio stemma i gigli di quel casato. In seguito Bernardino fu nomi­ nato vescovo di Casale Monferrato, poi di Como. Morì nel 1566 a Roma e fu sepolto in San Pietro, da­ vanti alla cappella di Santa Maria del Soccorso.

Non si conosce la data di nascita di "Iohannes An­ dreas delà Cruce" (2), nipote di Bernardino e perso­

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Croce di allora, che vivevano nella casa di famiglia mente nel magnifico selciato del cortile lino a dieci in condizioni che rasentavano la miseria, cercarono metri di profondità. In tal modo gli riuscì soltanto di di rubare le campane della chiesa facendole cadere provocare l'inondazione del paese... nel proprio giardino. Le avrebbero vendute in Italia. Cercarono di appropriarsi anche di alcuni bellissimi Nel 1915-1916 la chiesa fu sottoposta a lavori di re­ dipinti della chiesa, ma furono arrestati mentre cari­ stauro, unitamentc al resto del patrimonio della fami­ cavano di notte la refurtiva su un carro. glia Della Croce. Nel 1940 la chiesa divenne pro­ uno dei tre importanti monumenti sacri del paese, La vita spericolata e piena di zone d'ombra di Gio­ prietà della Cuna. Dal 1956 la casa ed il giardino ap­ non sarebbe stata possibile. vanni Andrea lasciò tracce inquietanti, che investiro­ partengono a Margrit Houck. Al momento dell'ac­ Nelle sue disposizioni testamentarie, Giovanni An­ no i suoi discendenti e altri proprietari della sua casa. quisto la proprietà era in uno stato pietoso. Grazie al­ drea confessa in maniera abbastanza esplicita certi Si diceva (e si dice tuttora) che il nostro furfante, pri­ l'impegno e ai raffinati gusti artistici della signora peccati della sua gioventù. Al fratello, suo erede, ma di fare penitenza, nascose un tesoro nelle vicinan­ Houck, la casa ha ritrovato il suo antico splendore. chiese di "restituire tutte le usure, rapine e qualunque ze della casa o della chiesa. cosa da esso testatore e dagli antecessori suoi male Ai tempi dei Pianta, nei parco fu scoperta l'esistenza acquisita". Fu così che all'inizio del nostro secolo il nuovo pro­ di una peschiera di ragguardevoli dimensioni, che Nel corso dei secoli i Della Croce persero a poco a prietario della casa, il sindaco Robbiani, organizzò doveva essere uno splendore di cascate e di masche­ poco il loro potere, i loro beni e perfino un bel pezzo una caccia al presunto tesoro, scavando impietosa­ roni emergenti dall'acqua. Alcune statue, evidente­ della loro dignità. Nel 1898 i cinque fratelli Della mente imbarazzanti per la loro nudità, furono distrut­ te dai Della Croce.

Scavando a fianco dei terreni a terrazza, un amico della famiglia Houck scoprì alcuni pezzi di queste antiche statue. In questo parco delle meraviglie esi­ stono ancora numerosi sotterranei, quello principale collega la casa alla chiesa, impraticabile.

1) E. L. Vassali "Il Tempio di Santa Croce in Riva San Vitale" (pag. 2) 2) Scrittura antica del nome Giovanni Andrea come menzionato nell'opuscolo "Helvetia Sacra" (sez. 2 par. 1 ), "Le chiese collegiate della Svizzera italia­ na" pag. 147, Ed. Francke Berna 1984.

BIBLIOGRAFIA

Franco Macchi, Riva San Vitale Mendrisio, Tip. Print Ronconi & Salmoni 1989

Edmondo Luigi Vassalli, // Tempio di S.ta Croce in Riva San Vitale, Bellinzona, Ed. Arti Grafiche A. Salvioni&CoSA, 1966

"Helvetia Sacra" sez.2 / parte 1, Le chiese collegiate della Svizzera italiana, Berna, Ed. Francke (separatum) 1984

Testamento di Giovanna della Croce rogato dal notaio G. Oldeili di Meride (presso l'avvocato S. Pozzi a R. S. Vitale), pag. 58

Un ringraziamento all'attuale proprietaria della Casa Croce gentile signora Houck per il tempo dedicato^ CASA GAETANO MORESI

Emigrante: Gaetano Moresi Gaetano aveva parenti che abitavano a Seregno pres­ Emigrazione: Inghilterra (Londra) so Milano. Con l'aiuto di uno di loro costruì una spe­ Costruzione: 1893 cie di tettoia: il suo modesto, ma sicuro posto di lavo­ ;chl|jl;fc ro. Erano gli anni attorno al 1850. A Milano e in pro­ vincia si respirava aria di insurrezione contro il do­ Quella che a Signóra, in Val Colla, minio austriaco. I ticinesi, di indole piuttosto ribelle, .plrioliltì porta il nome di Gaetano Morosi è una spesso davano man forte ai lombardi, quindi non era­ tipica casa in stile rurale-contadino, no ben visti e spesso venivano espulsi dal territorio mantenuta in gran parte nel suo aspet­ lombardo. to originale, anche se sottoposta più Signóra d'una volta a lavori di riattazione. Par­ Chi voleva lavorare doveva farlo a suo rischio e pe­ ticolarità della costruzione non ne esi­ ricolo, per una parola di troppo veniva considerato stono, tuttavia all'interno dell'abita­ lato corto della pianta è un appartamento indipen- zione sono tuttora conservate numerose e preziose te­ stimonianze del passato della famiglia, legate alla tradizione dei "magnan" (ramai) però il rettangolo che guarda a valle con un Orlen- i lamento verso sud est. Questa parte della pro-: Artigiano con il mestiere nel sangue, per un cerio pe­ prìctè presenta un alzato dì tre piani; al piano ter-: riodo Gaetano fece il pendolare tra Ticino e Lombar­ xeno si trovano la cantina, uno studiolo e l'atrio \ dia, come accadeva per tanti altri. Spesso le famiglie d'entrata, al primo piano si trovano tre camere dai della Val Colla avevano vincoli di parentela con per­ Ietto piò un servizio, e infine a) secondo piano al­ sone che, attraverso la Val Cavargna, erano emigrate tre tre camere da ietto, per un totale di 12 stanze. non solo in Lombardia ma anche neali USA.

Da segnalare la tacciata che guarda verso valle: di buona composizione simmetrica, presenta a pian terreno, sull'asse di simmetria, una veranda vetrata sormontata da un balconcino. L'attuale proprietario,, tuttora un Morest, conserva preziose testimonianze del passato della sua famiglia lega­ ta alia tradizione dei "mngnan".

Tùli un rivoluzionario. Fu così che i "magnan" della Val tolo "Gergo e linguaggio furbesco de' magnani di vano decisamente bene, così Gaetano decise di far Colla presero l'abitudine di comunicare tra di loro Val Colla", per farne dono a Stefano Franscini. Il venire a Londra il figlio Natale e il cugino Carlo. Le con una sorta di dialetto, conosciuto con il nome di manoscritto è conservato presso l'archivio federale mogli restarono in Val Colla per occuparsi dei figli e "rugin". Un gergo quasi sicuramente importalo in a Berna. badare alle loro cose: terreni, bestiame, selve e alpi. Val Colla dalla Val Cavargna. In Italia fu usato per non farsi capire e passare così come stranieri. In Vai Gaetano Moresi, vista la pericolosità della situazione Si decise, di comune accordo, di ricavare dalla casa Colla il "rugin" aveva quasi dignità di lingua uffi­ creatasi a Milano, decise di andare in Francia, a Pari­ tre appartamenti, che andarono rispettivamente a ciale. gi. Un suo nipote, Rodolfo Lucca che si trovava negli Carlo, Natale e Rodolfo. Quest'ultimo decise poi di Stati Uniti, decise di partire per Londra alla ricerca di tornare definitivamente in Val Colla e di farsi sosti­ La più antica testimonianza scritta risale al 1854. un posto adatto per aprirvi una bottega di "magnan". tuire dal figlio Elvezio, che partì per Londra alla fine Don Mailand deputato del Circolo di ave­ Nel 1870 convinse Io zio Gaetano a raggiungerlo a della guerra 1914-1918. va redatto una sorta di glossario del "rugin" dal ti­ Londra e a mettersi in società con lui. Gli affari anda­ Nel 1923 arrivò a Londra anche il figlio di Carlo Mo­ resi, Arrigo. Nel 1934 fu la volta di uno dei figli di Natale Moresi, Egidio. Anch'egli raggiunse Londra e prese il posto del padre rientrato a Signóra. A Londra la bottega era passata di padre in figlio ed ora appar­ teneva ad Arrigo Moresi, Egidio Moresi e Elvezio Lucca.

Assieme la portarono avanti fino al 1944, quando Egidio vendette la sua parte al Lucca e all'altro More- si e partì per Glasgow dove aprì una tavola calda. Arnoldo Moresi, fratello di Egidio, rientrò a Signóra e non ripartì più. Gli altri due portarono avanti l'atti­ vità sino al 1965, alla morte di Elvezio che fu sepolto a Londra. Anche Arrigo Moresi decise di rientrare. Tornato in valle, svolse l'attività di segretario per di­ versi comuni.

201 CASA COMUNALE

Emigrante: Luigi Canonica (1764-1844) A soli 19 anni Luigi vinse il concorso per il piogeno ;||fÌ;ec® Emigrazione: Italia, Russia di una nuova chiesa. Nel 1786 venne assunto come Costruzione: 1890 maestro aiutante all'Accademia di Belle Arti. Sem­ llllliltfllrt brava destinato unicamente all'insegnamento, ma il f|tiif|ÌS|ri^ susseguirsi di straordinari eventi storici lo resero fa­ Nella memoria storica di Tesserete, il moso. ta e puntuale, del vecchio maniero e, dì conse-i nome dell'illustre architetto e gran be­ :!;|u|fi|I|||î||||||!m nefattore Luigi Canonica occupa un Con l'avvento della Repubblica e del Regno Italico ||ni|||:;:||||H posto di tutto rispetto ed è legalo alle Luigi Canonica, appena trentatreenne assunse l'im­ §JIl|l|p§Ä vicende della Casa comunale, una co- portante carica di architetto governativo e ispettore sibile da tutta la piana di Tesserete e eentrale rt~; Tesscrete struzione in stile neoclassico che at­ delle fabbriche della Lombardia. tualmente accoglie la scuola dell'in­ IBIiiiiiiii^ii^ilsiillIlillliillll fanzia e i servizi pubblici.

L'edificio, oggi sede del Municipio e detla Scuola Luigi Canonica nacque il 9 marzo 1764 a Tesserete, in Valle Capriasca, e morì a Milano nel 1844. Figlio Colo in base ad una pianta a forte simmetria che del medico Pietro Canonica e di Antonia Porta, stu­ accenna leggermente ad una croce, Ï1 braccio cor­ diò inizialmente lettere italiane e latine, fisica e ma­ to dì questa croce è costituito da due leggere tematica. Nutriva però una grande passione per l'ar­ sporgenze sulle facciate lunghe che terminano chitettura. Così decise di frequentare l'Accademia di con un timpano per marcarne la loro centralità; il Brera sotto la guida del celebre architetto Piermarini. Iato sud guarda su uno spiazzo che nel tempo è Il talento del giovane Canonica non tardò a conqui­ divenuto la piazza principale del paese, mentre IT stare il maestro, che lo seguì molto da vicino negli lato nord, che sparisce per metà nel declivio del. studi, lo amò come un figlio e lo raccomandò calda­ terreno, presenta rentrais principale dell'edifìcio! mente al governatore generale austriaco, conte Wil- al livello superiore, a cui si accede tramite una! zeck, raffinato amante delle belle arti. passerella dal giardino pubblico retrostante; il la­ to sud non presenta invece un'entrata importarne. In origine, quindi, l'edifìcio era decisamente! orientato verso la Chiesa.

L'edificio è stato progettato nel più puro spirito: neoclassico dove la razionale composizione ar~! chltettonica, l'accurata volumetria e il ritmo delle! aperture prevale sulle assai scarse decorazioni,; praticamente limitate ai marcapiani e all'emer­ genza dei due timpani. Il risultato è una costru-; zìone relativamente solenne che sì impone per la sua austera eleganza e il ritmo delle aperture. Sotto il dominio francese ebbe il compito di organiz­ Fra tante opere che recano la firma di Luigi Canonica riuscì però a rimanere saldamente al suo posto, per la zare alloggi per le truppe, sistemare abitazioni e tra­ ricordiamo l'Arco di Trionfo presso Porta Ticinese, sua forte personalità, per l'unanime apprezzamento sformare alcuni edifici religiosi requisiti dallo Stato: Foro e Villa Bonaparte, Porta Vercellina, Marengo, delle sue capacità, per la sua indiscussa genialità. un compito non facile, con ritmi scanditi da un mar­ l'Arena. Costruì numerosi palazzi e teatri a Milano, L'ultimo documento che porta il suo nome come so­ tellante susseguirsi di ordini e contrordini. Riuscì co­ Monza, Brescia, Sondrio, Mantova e Genova. vrintendente è del 1830 e si riferisce alla ristruttura­ munque con grande impegno a portare a termine ogni Il 1. luglio 1810 Napoleone lo nominò Cavaliere del­ zione del giardino botanico di Pavia. La vecchiaia e compito con pieno successo. la Corona. il conseguente decadimento fisico, lo indussero al Si pensi in particolare alla laboriosissima preparazio­ La caduta di Napoleone portò allo smembramento graduale ritiro dalla vita pubblica. ne degli splendidi addobbi per l'incoronazione di Na­ del Regno Italico. Il Lombardo-Veneto tornò sotto Alla sua morte, lasciò gran parte del suo patrimonio poleone I a Re d'Italia, avvenuta nel 1805 nel Duomo l'Austria, gli altri Stati sotto i rispettivi governanti. per opere di beneficenza, per esempio a favore degli di Milano. Fra tanti vorticosi cambiamenti l'architetto Canonica asili d'infanzia di Milano. Non dimenticò Tesserete, suo paese d'origine: parte del suo lascito andò alla parrocchia e servì anche per coprire i costi della co­ struzione di una scuola di.disegno e di un asilo infan­ tile, tuttora esistenti anche se con qualche cambio di destinazione; infatti la scuola di disegno ha lasciato il posto alle elementari e agli uffici comunali. Sulla facciata principale dell'edificio una lapide ricor­ da l'illustre concittadino e benefattore Luigi Canonica. A lui è dedicata anche una targa commemorativa posta sulla facciata della sua casa natale, oggi Ristorante Storni, di proprietà della signora Brigitte Feldercr.

BIBLIOGRAFIA

Baroffio-Equey, Dictionnaire historique et biographique de la Suisse, Neuchàtel, Ed. Victor Attinger, (1924) 1926

"Rivista storica ticinese" Notizie e documenti siili' architetto Luigi Canonica, anno 2, n.2, op. Q 1191

Attilio Petralli e Plinio Salvi, municipali di Tesserete, Cavaliere Luigi Canonica architetto, nel primo anniversario della morte (1844-1944), Lugano, Arti Grafiche già Veladini, 1944

Pubblicazione comune di Tesserete

Stampato del Comune di Tesserete Ed. M&D 1996

Informazioni tecniche: Tullio Ferrari

Jean Soldini, Creazione e ripetizione di un progetto di Luigi Canonica (Lombardia elvetica), Bellinzona, Ed. Casagrande, 1987

203 CASTELLO TREFOGLI 6808 Torricella

Emigrante: Michele Trelbgli ( 1838-1928) 10 si irova in uno stato d'abbandono e ha problemi f|||§|§^ Emigrazione: Perù (Lima) strutturali di una certa entità. ::ti$ffi^ Costruzione: 1906 Nel 1984 Michele jr. pose mano al restauro della pic­ dove la costruzione spicca nel paesaggio e la sua cola cappella. Ma i dipinti che la ornavano erano già Michele Trelbgli nacque a Torricella quasi interamente erosi dal tempo e dall'incuria per fieìo è situato al centro di un vasto parco di coni­ nel 1838. Architetto formatosi all'acca­ poter essere degnamente restaurali. Per abbellire fere, e questo rende ancora più imponente la pro­ demia di Brera, nel 1860 emigrò nel­ l'ambiente, fu collocata una statua della Vergine col prietà. L'accesso si trova sulla strada cantonale ed l'America del Sud a Lima. Nella capi­ bambino. è segnalato da una graziosa cappella. tale peruviana visse per una quarantina Torricelli! d'anni, esercitando la professione di 11 Castello Trefogli è facilmente riconoscibile, anche L'insieme è composto da diversi volumi dì tre architetto. Si sposò con un'indigena per chi transita in autostrada in un senso o nell'altro, piani disposti parallelamente all'andamento del che gli diede sei figli. per la bandiera issata in cima al pennone. La proprietà terreno, cosi da formare una serie di fabbricati Intorno al 1900 tornò a Torricella portando con sé comprende tra l'altro un vasto terreno, boschi, ronchi, che dividono il bosco retrostante dal prato. 1 corpi due dei suoi figli, con i quali si dedicò subito alla ri­ vigneti, terreno da pascolo basso e una casa a quattro edilizi, gemelli e simmetrici rispetto allo spiazzo \ strutturazione delle due case contigue, proprietà di livelli, due dei quali sono adibiti ad osteria tuttora centrale, sono delimitati sulla destra della facciata famiglia. funzionante e ben nota per la cucina casalinga tradi­ a vaile da una torretta da cui sporgono dei loggiati zionale, curata personalmente dalla signora Mirta. a sulla sinistra da un torrione esagonale che si in-; La costruzione, denominala poi "ul castell" per l'ag-, nalz» a dominare tutta la costruzione, I! castello è giunta del torrione, fu ultimata nel 1906. Quasi con­ hi marcato stile neoclassico ad eccezione del tor­ temporaneamente, come atto di devozione alla Ma­ rione che ha degli accenti medioevali con le sue donna, fu fatta edificare una piccola cappella al lato law 1-a i>ii-ri. le U-im-ic. li e unii.inameni.! uipc sinistro del cancello posto all'imbocco della stradina rìore sostenuto da arcatelle e sovrastato da un d'accesso alla proprietà. aguzzo tetto a piramide. Qualche anno più tardi uno dei due fratelli giunti col l oui.* la-m mien.leic la (il.mia mollo tn,'-.liner, padre decise di far ritorno in Perù. L'altro, Marco, si lata, la Mona ih Ila COMMI'ini.: .li que lo in.Miir.i stabilì invece definitivamente a Torricella, sposando­ è i.ii-ilU'ii/vnta di .li'.eiM momenti Intani il si con una ragazza di Bedano, dalla quale ebbe quat­ iielogh, paitendo dalla iiasu/u.ne .li due inimo tro figli. L'ultimo dei quattro, di nome Michele - co­ bili wi-t.mti, ha poi ordinalo n. di'.eisi momenti me il nonno - nato nel 1920, è l'attuale proprietario alni ini. i'.euu ommiir. i Si C potino i. ceitau del castello. E' anche l'unico discendente diretto ri­ unicamente la data della fine dei lavori, ovvero il masto in vita. C'tlo a:m-' in t m linoni!. .iinplclaii la f ' ipp. Ila < d 'lii!ii"ii.- chi ha poi geiiuato il -.epi .ninnine di: Nel 1926 il vecchio architetto Trefogli ritornò in Castello Trelbgli. Bisogna infine segnalare come Perù, dove morì due anni dopo. Gli eredi decisero di lo stato attuale delle costru/ioni sia alquanto pre-: far dono dell'asilo al comune di Torricella, come atto di ringraziamento e devozione per i propri genitori defunti. Michele Trelbgli jr. si installò definitivamen­ te nella casa di famiglia nel 1933, occupando un'ala della casa con la moglie Mirta. Il figlio Fabio abita attualmente con la sua famiglia in un'altra piccola ala della casa, ancora in buono stato; altrimenti il castel­

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