Qui Comincia L'avventura... Elezioni Politiche 2013

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Qui Comincia L'avventura... Elezioni Politiche 2013 Qui comincia l'avventura... Elezioni politiche 2013 A cura di Corrado Bevilacqua I libri di Belfagor Corradobevilacqua.wordpress.com Premessa I nostri politici, infatti, sono usi a dare il peggio di se stessi proprio in campagna elettorale. Vediamoli all'ora all'opera. Chi non fosse interessato alla cosa, può saltare piè pari alla seconda e terza parte dove si parla dei problemi dei quali non si parlerà in campagna elettorale o se ne parlerà per slogan. Se il buon giorno di vede dal mattino... "Discussione con Lega ancora in corso. Alcune importanti questioni, però, non ci convincono e potrebbero indurci a separare nostro percorso", scrive il segretario del Pdl Angelino Alfano su Twitter. Le parole di Alfano arrivano al termine di un vertice fra Pdl e Lega nella residenza milanese di via Rovani di Silvio Berlusconi. Presente, per il Carroccio, il responsabile organizzativo Roberto Calderoli, che ha raggiunto Berlusconi, Alfano, Formigoni e Verdini che erano già presenti per il pranzo. Assente il segretario della Lega Roberto Maroni, che via Twitter ha fatto sapere di essere in via Bellerio al lavoro per la campagna elettorale. Calderoli ha lasciato dopo circa due ore la residenza milanese di Berlusconi. L'ex ministro, si legge in un lancio Ansa, unico esponente della Lega presente, non ha rilasciato dichiarazioni. La richiesta di un'alleanza in Lombardia prima di discutere di quella (eventuale) sul piano nazionale e anche il no, ribadito ancora, a una premiership di Silvio Berlusconi sarebbero i principali punti di divergenza fra la Lega e il Pdl. L'incontro di oggi a Milano, in via Rovani, ha rimandato ancora le decisioni di "qualche giorno": al Pdl non sarebbe nemmeno piaciuta l'impuntatura di Maroni su una condivisione totale del programma legato alla sua candidatura lombarda. Al termine dell'incontro Silvio Berlusconi, lasciando la residenza di via Rovani, ha affermato: l'alleanza con la Lega "spero si possa fare ma non è obbligatoria, perché pensiamo di avere la possibilità lo stesso di vincere anche se andassimo separati". Sul rapporto con la Lega in vista delle alleanze nazionali "siamo in discussione perché - ha spiegato Berlusconi ai giornalisti - ci sono cose che non ci convincono. In questo momento è ancora tutto aperto, non possiamo accettare cose a scatola chiusa". Il leader del Pdl, interpellato dai giornalisti sull'assenza del segretario della Lega Roberto Maroni al vertice di oggi pomeriggio, ha sostenuto che "Maroni pensava fosse un incontro riservato" e non si è recato in via Rovani quando lo stesso cavaliere ne ha parlato alla stampa. "Ma con lui - ha assicurato Berlusconi - mi sono sentito a lungo telefonicamente" nel corso del pomeriggio. Non è sul candidato premier comune che ci sono problemi con la Lega: lo ha assicurato il leader Pdl. "Non abbiamo parlato di candidati premier", ha spiegato a chi gli chiedeva della possibilità di una candidatura di Alfano, "ma sui candidati non abbiamo un problema, non abbiamo posizioni inconciliabili con la Lega, è su altre cose che discutiamo". "Non è possibile procedere in una direzione come questa": Berlusconi replica al segretario della Lega Roberto Maroni che ieri ha chiesto al Pdl di trattare un'alleanza in Lombardia ma non nazionale. Quanto alla posizione di Gabriele Albertini in Lombardia, che ha detto che non ritirerà la sua candidatura, il cavaliere ha risposto: "ormai è così, non insisto più", comunque "non c'é un ostacolo Albertini dirimente sull'accordo fra noi e la Lega". Prima del vertice in via Rovani il Cavaliere si era detto "tranquillo", confidando di potere trovare un accordo con la Lega Nord che altrimenti, aveva notato, resterebbe "un partito piccolo. I francesi dicono 'quantite' negligeablé". "Se diventassimo in competizione cadrebbero in un tempo, e in un tempo non lungo, sia Piemonte che Veneto e quasi circa cento amministrazioni comunali. Quindi la Lega si troverebbe fuori da tutti i giochi, diventerebbe un partito ininfluente. Non credo che arriveremo a questo". "In quel momento c'é stata una vera e propria congiura e noi, vincendo, instaureremo subito una commissione per esaminare quei fatti", ha risposto Silvio Berlusconi ai giornalisti che alla stazione centrale di Milano gli hanno chiesto se si sia pentito di aver appoggiato Mario Monti. Secondo Silvio Berlusconi, Mario Monti non registrerà un successo elettorale, anzi di voti ne prenderà "pochi, secondo i sondaggi perché - ha spiegato - l'agire e le conseguenze dell'agire di questo governo tecnico sono lì da vedere. Gli italiani si stanno rendendo consapevoli della congiura che c'é stata per mettere una parentesi alla democrazia per porre fine al nostro governo". "Non penso - ha aggiunto - ci sia una persona che possa dare fiducia ai vari Fini, Casini e Monti". "Mario Monti ha contraddetto le garanzie che aveva dato all'inizio" della sua avventura come presidente del Consiglio al presidente della Repubblica, a me presidente uscente e agli italiani". Questro il commento, intervistato da 'Vista tv', di Silvio Berlusconi all'accordo fatto ieri dal professore con i centristi. Monti aveva garantito che non avrebbe "approfittato della pubblicità dello stare sul pulpito di questo governo tecnico per poi presentari come protagonista politico. E lo ha fatto con una caduta di credibilità rilevante. Essendo senatore a vita e senza iscriversi alle liste elettorali ma assumendo il ruolo di leader dei partitini di centro. E con un programma scritto dal giuslavorista del Pd Ichino, che ora ha lasciato i democrats: un programma in quasi totale sintonia con quello del partito democratico". Monti - conclude il Cavaliere - ha manifestato così "l'intenzione di fare la ruota di scorta al Pd e di continuare quella politica di austerità che ha portato l'Italia in queste condizioni e che purtroppo , secondo la loro sensibilità, dovrebbe essere continuata". Silvio Berlusconi deve rinunciare all'intervista al Tg1, registrata nel pomeriggio e saltata per la concomitanza della conferenza stampa di Mario Monti, e, nel frattempo, si dice pronto a ''un piccolo giro d'Italia'' se gli consentiranno poche apparizioni televisive. Pier Luigi Bersani vuole devolvere il tempo che gli spetta alla trattazione di argomenti come la Siria o la crisi economica per evitare ''una pantomima''. All'indomani della decisione della Rai di mettere un freno all'offensiva mediatica del Cavaliere e di offrire analoghi spazi agli altri leader, arrivano le repliche dei diretti interessati. In attesa di capire come e quando torneranno sul piccolo schermo, senza escludere il possibile faccia a faccia, l'Agcom ha dato il via libera all'unanimita' al regolamento sulla par condicio. Novita' rispetto allo schema iniziale e' l'estensione delle norme ai soggetti non candidati ma riconducibili alle forze politiche, come Mario Monti, Beppe Grillo o Luca Cordero di Montezemolo. Fino al voto del 24 e 25 febbraio le tv private dovranno quindi rispettare le regole decise dall'Autorita'. La Rai attende invece il regolamento della Commissione di Vigilanza che non arrivera' prima del 3 gennaio, quando riprenderanno i lavori delle bicamerale. A meno di sorprese legate agli emendamenti che saranno presentati il 2 gennaio, i due testi dovrebbero essere simili. Anche in relazione alle norme per i politici ''non direttamente partecipanti alla competizione'': oggi l'Agcom ha deciso che la loro presenza nei programmi di informazione e' equiparata a quella dei candidati e che tali soggetti non possono essere presenti, come tutti gli altri, nei programmi di intrattenimento. Il Pdl, dopo le proteste di ieri in Vigilanza, torna ad attaccare il premier uscente. ''La Rai e l'Agcom si piegano alla sua volonta''', e' l'accusa di Giorgio Lainati. Per Guido Crosetto di Fratelli d'Italia siamo alle ''prove di regime''. Critiche anche dall'Idv. ''E' una norma ad personam - sostiene Antonio Borghesi - E' uno scandalo''. Sul fronte opposto Roberto Zaccaria del Pd chiede all'Autorita' i tempi di presenza di Berlusconi in tv e attacca: ''Di sanzioni non se ne parla, anche quando gli abusi sono evidenti''. Il regolamento Agcom ricalca quelli messi a punto per le ultime elezioni. La campagna elettorale si divide in due parti: nella prima, dall'indizione dei comizi (il 24 dicembre) alla presentazione delle candidature (il 20 e 21 gennaio), gli spazi sono divisi tra le forze politiche presenti in Parlamento, nella seconda, fino al penultimo giorno prima del voto, il tempo e' ripartito tra coalizioni e liste in campo. Sono previste norme per le tribune politiche, ma anche per i programmi di informazione che devono rispettare ''con particolare rigore'' i principi del pluralismo e dell'imparzialita'. Un articolo e' dedicato al confronto tra i candidati premier, ai quali deve essere assicurata ''parita' di tempo, di parola e di trattamento'', anche in un ciclo di piu' trasmissioni. Le primarie del Pd entrano nel vivo. In quasi 1500, tra big e peones, puntano al voto degli elettori per entrare nelle liste del Pd in una sfida "ai limiti dell'impossibile", come lo stesso Pier Luigi Bersani ha ammesso per lo sforzo di volontari e aspiranti onorevoli. "Chi perde non sarà recuperato nel listino" assicura il Pd per smorzare tensioni e malumori della vigilia, in primis in Puglia dove tre consiglieri regionali, non ammessi alla gara, si sono autosospesi dal partito. Si è votato sabato in nove regioni (Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna). Domenica toccherà ad altre 11. In totale 6 mila seggi con 50 mila volontari a gestirli. In flessione i votanti a Torino e in Campania, secondo i primi dati sulle affluenze,rispetto alle primarie per la premiership del centrosinistra. Tiene invece la Lombardia con oltre 80 presenze ai seggi alle ore 17. 10 mila le presenze in Umbria alle 13 di oggi, 23 mila in Calabria. In Toscana le 1200 presenze di Firenze, alle 17, rappresentano il picco più significativo della regione.
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