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Anno VIII N. 71 | Aprile 2019 | ISSN 2431 - 6739 Riflessione sulla critica Green Book Non c’è dubbio che da Enrico Ghezzi sintetizzata dal geniale slogan alcuni anni gli inter- “chi pensa il cinema/chi è pensato dal cine- Trattare i drammi americani con venti più stimolanti, le ma?”. Questa premessa serve a sottolineare umorismo e levitas. Perché no? riflessioni più lungi- che la cine-filosofia nel tempo è diventata un miranti, le osservazio- evidenziatore dello stallo attuale della critica ci- “Quello che noi dobbiamo fare è non giudicare le ni più acute sul cine- nematografica italiana tradizionale, ha avuto persone dalle loro differenze, ma cercare invece ciò che hanno in comune. E noi tutti abbiamo un muc- Alberto Castellano ma sono quelle dei buon gioco (si fa per dire perché si tratta pur filosofi, complici uno segue a pag. successiva chio di cose in comune. Noi tutti vogliamo le stesse sguardo sulle immagini più libero e un ap- cose: noi vogliamo amore e felicità. E vogliamo proccio al cinema meno viziato da logore ge- essere trattati tutti allo stesso modo. E questa non è rarchie artistiche, obsolete categorie di gene- certo una cattiva cosa.” ri, fuorvianti preconcetti culturali. In realtà il Peter Farrelly rapporto tra cinema e filosofia non nasce ora perché già nei primi anni ’80 Deleuze con Credo che nessuno, L’immagine-movimento e L’immagine-tempo sol- prima delle nomina- levò il problema di una rifondazione del pen- tion del film Green Bo- siero sul cinema e di una ridefinizione del ci- ok, vedendo qualcuno nema stesso per la quale gli autori sono dei film sceneggiati e espressione e produttori di concetti quindi so- girati dei fratelli Peter e no dei filosofi e provocatoriamente invitava a Bobby Farrelly, o anche chiedersi non “che cos’è il cinema?” ma “che solo scorrendo la loro cos’è la filosofia?”. Poi molti filosofi anche ita- filmografia, avrebbe po- liani hanno cominciato a leggere il cinema ap- tuto scommettere nep- plicando concetti e correnti di pensiero e la Marino Demata pure un dollaro sui rico- consacrazione di questo rapporto c’è stata con noscimenti e sul successo la rassegna di Procida “Il vento del cinema”, “Omaggio a Shining: le gemelline ai nostri tempi” di di questo film. Soprattutto se si pensa che il titolo incontri tra cineasti e filosofi inventata da Pierfrancesco Uva del film di esordio dei Farrelly è stato Dump and dumper / Scemo & più scemo, commedia de- menziale con Jim Carrey e Jeff Daniels del 1994, il cui successo travolgente ha suggerito ai Stanley Kubrick: genio e sregolatezza due dinamici fratelli di realizzare recente- mente, nel 2014, un sequel, Scemo & + scemo 2. Ricordo di un geniale, visionario e immaginifico regista a Tra l’uno e l’altro film i due fratelli hanno realiz- vent’anni dalla scomparsa zato una sequela di altri film prevalentemente comici, caratterizzati anche dal modo “politi- “Le sue opere sono tra i più importanti contributi alla cinematografia mondiale eld Ventesimo secolo” cally incorrect” o addirittura offensivo di trat- (Michel Ciment) tare problemi seri. Fat- to è che Peter & Bobby “Amato o odiato, Stanley Kubrick è forse l’unico regista della vecchia generazio- riescono in breve a cre- ne, quella di Orson Welles per intenderci, che è riuscito a fare esattamente ciò are una vera e propria che voleva fare con il cinema in un sogno megalomane e solitario di onnipoten- industria della risata e za. “ della demenzialità, cre- (Marco Giusti) ando una propria casa di produzione: i loro Stanley Kubrick muo- Pensi di poterlo fare?”. film venivano dunque re e va in Paradiso. An- Gabriele lo guarda e da loro sceneggiati, pro- che Steven Spielberg è fa: - “Ma Steven, con dotti e girati. Hanno la- appena morto (è solo tutte le cose che potevi vorato quasi sempre in un exemplum fictum, chiedermi, perché pro- coppia, salvo alcune ec- ché il grande regista è prio questa? Lo sai che cezioni, tra le quali va vivo e gode di buona Stanley odia i meeting” . annoverato proprio Gre- salute) e viene accolto - “Ma tu mi avevi detto en Book, opera del solo Nino Genovese dall’Arcangelo Gabrie- che per qualsiasi co- Peter Farrelly. Dunque il le, che gli dice: - “Dio ha apprezzato moltissi- sa...” - “Mi dispiace dav- salto dalla filmografia mo i tuoi film e vuole esser certo che ti troverai vero, ma questo non mi demenziale a Green Book bene qui da noi. Per qualsiasi cosa tu abbia bi- è possibile.” Così, Ga- è sicuramente notevole e sogno, chiamami pure.” E Steven: - “Vedi, mi briele lo accompagna in David di Donatello 2019, il trionfo di Matteo Garrone imprevisto e certamente piacerebbe tanto incontrare Stanley Kubrick. segue a pag. 6 (Pierfrancesco Uva) segue a pag. 3

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segue da pag. precedente che danno grande spazio al cinema, siti, blog con sempre più sufficienza e pressappochi- sempre di opinionisti elitari, in Francia è un e quant’altro. Inquadrato nella globale tra- smo affidando le poche recensioni dei film più po’ diverso perché quotidiani come “Le Mon- sformazione epocale della politica, della so- importanti (quali?) a tromboni anziani so- de” o “Libération” ospitano periodicamente cietà, dell’economia con tutti i pro e i contro, pravvissuti a se stessi che non riescono più a riflessioni filosofiche sul cinema) visto che i gli indiscutibili vantaggi e le ormai assodate incidere più di tanto, a influenzare nelle scel- quotidiani e i periodici hanno abbandonato ricadute negative sul piano etico, psicologico te, a fare opinione. Paradossalmente questo del tutto qualsiasi ambizione di rinnovamen- e comportamentale, diventa sempre pressan- scenario però ha prodotto un cortocircuito tra to, qualsiasi velleità di approfondimento. È te la domanda “qual è il presente e il futuro critici e lettori selvaggi, un’aspettativa per chiaro che la trattazione del cinema da ango- della critica segnata dalla rivoluzione telema- l’intervento che non sia la recensione “precon- lazioni problematiche, con uno sguardo pro- tica/informatica/digitale?”. Difficile, se non fezionata” usa e getta. Molti giovani (ma l’età fondo e sofisticate proposte intellettuali, è da impossibile, rispondere a questa domanda si allunga fino ai 30-35) infatti non saranno sempre prerogativa delle riviste specializzate anche perché è impensabile e antistorico ri- spettatori onnivori e grandi conoscitori di ci- storiche (sopravvivono “Cineforum” “Cabiria” partire dagli insegnamenti di due grandi in- nema, però difronte ai cinefumetti, agli hor- e “Segnocinema”), come è chiaro che non tellettuali di matrice marxista come Mino Ar- ror, al cinema tecnologico e digitale esigono vanno confusi spessori critici, contesti e de- gentieri, l’ultimo critico militante, scomparso qualcosa di più del “bello o brutto”, “ben fatto stinatari. E da questo punto di vista in Italia nel marzo 2017 le cui analisi sul rapporto tra ma…”, “è fedele o meno al fumetto”, “è l’horror c’è sempre stata una fisiologica frattura netta cinema, società, potere e censura sono diven- violento e gratuito”. E questo chiama in causa tra i periodici di settore e la cosiddetta “critica tate un punto di riferimento nell’ambito della un problema dello specialismo nello speciali- militante” dei quotidiani, settimanali e men- critica cinematografica, e Umberto Barbaro smo sollevato già alcuni anni fa quando sulla sili a diffusione popolare e qualcuno ha auspi- (critico, saggista, sceneggiatore oltre che critica c’era ancora un dibattito. Qualcuno ri- cato un “avvicinamento” abbastanza impro- grande teorico) scomparso nel marzo 1959, vendicava giustamente la possibilità per alcu- babile visto che le riviste avrebbero dovuto sempre alla ricerca dei profondi, complessi e ni film di genere o tendenze di integrare la re- “abbassarsi” a un livello più accessibile (ma è reali contenuti dell’opera cinematografica che censione canonica con approfondimenti di tutto da dimostrare se questo avrebbe incre- poi esprimeva con la particolare sensibilità specialisti di volta in volta di comics, generi, mentato le vendite o gli abbonamenti) e i gior- nei suoi scritti, ma si dovrebbe ricorrere più ma anche di tematiche impegnate trattate so- nali “aumentare” la qualità critica pena l’in- spesso a loro per trovare quello stimolo ideo- prattutto dalle cosiddette cinematografie al- comprensione delle recensioni per un lettore logico e morale esercitando così il potente di- lora emergenti (asiatiche, africane, latinoa- medio (che probabilmente li avrebbe penaliz- ritto di critica. Oggi ci troviamo in una no mericane). Naturalmente questa proposta zati sul piano della tenuta commerciale). Un men’s land della critica, un flusso inarrestabile urtò subito la suscettibilità della critica toga- caso a parte ovviamente è quello de “il manife- di interventi, recensioni di tutte le lunghezze, ta, scatenò la reazione indignata del critico sto” e dell’annesso settimanale “Alias” che ne- opinioni, forum, analisi stravaganti, ma an- onnisciente che vedeva minacciato dallo spe- gli anni sono diventati un modello di critica che critiche scontate, pretestuose, audaci. Un cialista il suo potere e temeva il contradditto- cinematografica stravagante e intellettuale magma incontrollabile di “critica dal basso” rio con chi potesse dire e scrivere analisi di- capace di muoversi tra analisi sofisticate, pro- causa ed effetto al tempo stesso della dissolu- verse dalle sue (fu inutile rilevare l’anomalia vocazioni audaci, battaglie politiche senza zione di un “centro”, della critica di un tempo facendo il paragone con altre discipline come ideologismi nostalgici, scelte lucide e antici- autorevole e potente con intorno tutti i satelli- la musica che richiede il critico specializzato patrici, spiazzanti prese di posizione (uno per ti che cercavano uno spazio. È quasi una rivol- nel jazz, nella operistica-sinfonica, nel pop e tutti l’esaltazione in tempi non sospetti di ri- ta dei peones contro il potere, una rivincita per l’arte che presuppone il critico che conosce valutazioni del “fascista” Clint Eastwood). Ma avere una visibilità dopo anni di un sistema meglio l’arte classica, quella moderna, quella questo oggi è un falso problema, è stato supe- che di fatto oscurava le potenzialità critiche sperimentale). Oggi è troppo tardi per recu- rato da una crisi decennale dell’editoria in ge- nascoste. Insomma ne è scaturito uno scena- perare visto che i giornali riservano sempre nere e della difficoltà per molti giornali a rio caratterizzato da una pulviscolarità critica meno spazio alla critica cinematografica in mantenere le tirature e le vendite di un tem- ma anche da una nebulizzazione dello spessore genere figuriamoci per riflessioni a margine. po, ma anche da un nuovo scenario della co- critico. Se è vero infatti che oggi c’è più demo- Però oggi nella nuova comunità cinefila onli- municazione. Dopo il “bipolarismo” della cri- crazia grazie alla Rete per dare voce a chiun- ne possono incontrarsi la domanda e l’offerta tica (da una parte la criptocritica specialistica que vuole dire la sua su un film, su un autore, di riflessioni capaci di ricondurre il giudizio sofisticata e spesso vanitosamente incom- su un evento, è anche vero che inevitabilmen- sul singolo film a un contesto più ampio, di prensibile, dall’altra quella che sui giornali te chi legge va incontro anche a giudizi discu- dare un senso più complessivo a un giudizio con spazi adeguati davano il giusto risalto al tibili, a interventi poco affidabili, a recensioni superficiale a caldo, di inquadrare il cinefu- cinema non più trattato come un “figlio di un che lasciano il tempo che trovano. Ma questo è metto Marvel di turno nella complessa mac- Dio minore” grazie anche a firme prestigiose lo scontato prezzo che bisogna pagare alla china produttiva e linguistica del fumetto o e autorevoli), che per decenni ha monopoliz- nuova pratica cinematografica, al nuovo si- Bohemian Rhapsody nel variegato mondo rock zato l’attenzione verso il mezzo tenendo an- stema all’insegna di “una critica non si nega a dei Queen e non solo o Il corriere nell’opera che vivo un dibattito ideologico sempre aperto, nessuno”. Però senza rassegnarsi ai pessimi- complessiva autoriale di Clint Eastwood. In- si è assistito gradualmente a una trasforma- stici quesiti “chi critica cosa” e “chi scrive per somma si può ancora fare, si può recuperare zione della critica: spazi sempre minori a van- chi”, si può provare a mettere un po’ d’ordine una dimensione critica di ampio respiro, ab- taggio del giornalismo cinematografico e del- nel caos mediatico, ad individuare alcune co- bandonando obsolete categorie manichee o la cronaca, selezione drastica e opinabile dei ordinate di un possibile nuovo rapporto tra estetiche tardo-crociane. Anche questo ren- film da recensire; i tentativi poi abortiti di te- critici e lettori (compresi quelli numerosi che dez-vous più costante e professionale con lo state settimanali e mensili di trovare una via leggono le recensioni senza vedere i film), tra spettatore di varie generazioni, formazioni e di mezzo tra lo specialismo e l’informazione/ opinionisti e spettatori. Intanto c’è da dire aspettative può dare un piccolo contributo a divulgazione, di mettere d’accordo lettore/ che sulla Rete alcune testate dedicate al cine- un rinnovato interesse per il cinema nella sua spettatore medio e cinefili, con una formula ma sono diventate nel tempo un punto di rife- totalità, a una riscoperta della sala e del rito confortata da dati incoraggianti di vendite rimento importante grazie a una selezione di collettivo. A patto di non avere più il comples- all’inizio ma poi rivelatasi inadeguata a soddi- chi scrive, a un’affidabilità di giudizi, a una so che bisogna fare i conti con i giudizi della sfare nuove esigenze; l’irruzione negli anni professionalità giornalistica di pari passo con critica quotidianista o televisiva che non si ac- Duemila delle pubblicazioni online con un sem- la sempre maggiore perdita di credibilità del- corge di parlare ai fantasmi, a lettori/spetta- pre più vertiginoso moltiplicarsi di periodici le storiche testate giornalistiche cartacee tori che non ci sono più. specializzati, quotidiani, settimanali o mensili (quotidiani e periodici) che trattano il cinema Alberto Castellano 2 [email protected]

segue da pag. 1 più di uno spettatore o lettore di queste note è 3 Oscar legittimato a chiedersi: quali sono gli elemen- 91esima edizione degli Academy Awards. Green Book è il Miglior Film: l’opera di Peter Farrelly ha vinto inoltre ti di continuità di Green Book rispetto al passa- il premio per la Miglior sceneggiatura originale (a Nick Vallelonga, Brian Currie e Peter Farrelly) e quello per il to? E quali gli elementi di più marcata novità Miglior attore non protagonista, Mahershala Ali. da portare addirittura il film al premio Oscar quale migliore opera del 2019? Non c’è alcun Menzione Speciale Diari di Cineclub a dubbio che Green Book si è giovato della vena #RomaFF13 comica del passato, che qui però assume un connotato nuovo perchè questa volta non aspira alla risata sguaiata e irrefrenabile, ma Green Book al sorriso accompagnato dalla voglia di riflet- tere e al tono diffusamente umoristico. Anche Menzione speciale alla Festa del Cinema di Roma perché qui non si tratta di storie comuni, ma 2018, la giuria di Diari di Cineclub periodico indipen- di due personaggi realmente esistiti, alle pre- dente di cultura e informazione cinematografica, (ter- se con un viaggio realmente effettuato e con za edizione), composta da Paola Dei (Presidente), An- problemi di grande portata storica. Siamo all’i- gelo Tantaro, Anna Maria Stramondo, Catello nizio degli anni Sessanta. Due persone total- Masullo, Maria Caprasecca, Ugo Baistrocchi, riunita- mente dissimili, l’italo americano Tony “lips” si sabato 27 ottobre ore 13,30 presso la sede della Festa Vallelonga (Viggo Mortensen), buttafuori in del Cinema, V.le P. de Coubertin, ha attribuito una un locale e temporaneamente senza lavoro, e menzione speciale a: un famoso pianista nero, Don Shirley (Maher- Green Book di Peter Farrelly shala Ali), restano insieme in un viaggio in au- (Stati Uniti d’America) to per due mesi. Vallelonga, spinto dalle ne- E’ un film classico alla fine del quale non solo i perso- cessità finanziarie e per non far mancare nulla naggi ma anche gli spettatori sono cambiati. Impossi- alla sua numerosissima famiglia, ha accettato bile non stupirsi e riflettere quando, Tony Vallelonga, di fare da autista al famoso pianista, in tour- uno dei protagonisti, scopre che negli USA del 1962 si née per due mesi per una serie di concerti in vendeva “The Green Book” (dal 1936!) una guida per i vari Stati d’America. In realtà le sue mansioni turisti afro-americani che volevano viaggiare sicuri, non saranno solo quelle di guidare l’auto e di recuperati dalla moglie, molto meno razzi- con l’indicazione degli alberghi e dei locali riservati ai fare compagnia al celebre pianista, ma soprat- sta!). La strana coppia inizia bene il suo “on neri o con informazioni preziose come il divieto “legale” tutto quella di evitare spiacevoli inconvenienti the road” in auto: l’attraversamento di Stati più per i neri di circolare di notte in certi stati americani. che sicuramente possono capitare a un nero – tolleranti verso gli afro-americani non riserva Un film che irride a tutte le presunte superiorità cultu- per quanto altolocato – negli Stati del sud. E – sorprese eccessivamente sgradite. Per l’attra- rali e fa ridere sul razzismo mettendone in ridicolo i diciamo la verità – già il prologo di questo versamento e la permanenza negli Stati del presupposti. Un Viggo Mortensen, sovrappeso e quasi strano viaggio, col bianco Vallelonga alla gui- profondo sud, Vallelonga ha con sé un aiuto irriconoscibile, in una interpretazione da Oscar, è l’au- da dell’auto e col nero, elegante e sofisticato prezioso: quel “Green Book” che dà il titolo al tista italo-americano che accetta di portare in tournè Don Shirley seduto sul lato posteriore, è una film. Si tratta di una preziosa pubblicazione negli Stati del Sud e proteggere un pianista nero, il scena (a cui ci abitueremo nel corso del film) (titolo completo: “The Negro Travelers’ Green plurilaureato dott. David Shirley (l’indimenticabile dall’indubbia valenza umoristica. Anche per- Book”) così intitolata non dal colore verde del- spacciatore di “Moonlight” Mahershala Ali) compo- ché Vallelonga è un italo-americano con con- la sua copertina. Al contrario, il colore verde de- nente di un trio di esecutori di musica classica. “Green vinzioni razziste: in una delle scene iniziali riva dal nome dell’autore, lo scrittore di viaggi Book” è una storia vera tradotta in una commedia che trova due bicchieri sporchi nel lavabo della cu- afroamericano Victor Hugo Green. L’utilità e in rappresenta un efficace strumento per combattere l’in- cina nei quali devono aver bevuto due operai molti casi la necessità di tale pubblicazione era tolleranza e l’odio per il diverso, favorendo invece fra- neri e lui non trova di meglio da fare che but- data dal fatto che la discriminazione razziale tellanza e accettazione dell’altro. tarli nel cestino dei rifiuti (dal quale saranno segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente afroamericano Shirley. Alla fi- in molti Stati del sud era stata ne quest’aspetto finisce con in gran parte legalizzata dalle l’essere quello prevalente anche Jim Crow laws, complesso di rispetto ai drammi dei pregiudizi e norme che rendeva possibile a del segregazionismo razziale, gran parte degli esercizi com- che molti critici avrebbero vo- merciali non avere mai a che luto vedere meglio sviluppati fare con neri. Sul Green Book nel film. Peter Farrelly si è dife- sono segnalati i ristoranti, gli so dall’accusa di superficialità alberghi, le stazioni di servizio, dicendo di aver voluto sempli- perfino i barbieri nei quali sono cemente descrivere una situa- ammessi clienti di colore senza zione senza calcare i toni. E in- alcun rischio. Naturalmente si dubbiamente l’aver mantenuto tratta di locali di categoria infe- un profilo basso ha giovato al riore a quelli riservati ai bian- carattere umoristico e voluta- chi ed anche questo particola- mente lieve della sua storia, che re viene utilizzato dal regista è molto piaciuta al pubblico, per dare spazio alla sua vena specialmente bianco! Mentre umoristica: il grande pianista alla popolazione afroamerica- nero in un albergo di infimo or- na il film è piaciuto general- dine e il suo autista bianco in mente meno. A cominciare dai un ottimo hotel! L’autore dell’o- parenti del grande pianista, puscolo rivendica la grande uti- che contestano a Farrelly di lità della propria guida per aver costruito una “sinfonia di mettere al riparo gli afroameri- menzogne” intorno alla pre- cani da sgradite sorprese; ma sunta amicizia che sarebbe ma- allo stesso tempo, in una nota, turata lungo il viaggio tra Val- si augura che presto non ci sia lelonga e Shirley, che in realtà più bisogno di una tale pubbli- non ci sarebbe stata, almeno cazione, e che tutte le persone nei termini così trionfalistica- possano sentirsi libere di fare mente enfatici descritti dal quello che vogliono e di andare film. Personalmente, anche se in qualunque luogo dell’Ameri- ci saremmo risparmiati volen- ca. La legge lo imporrà pochi tieri l’eccessivo buonismo della anni dopo il periodo nel quale scena finale del Natale, che si svolge il film, nel 1964, con le sembra voler riecheggiare qual- leggi del Civil Rights Act, forte- che finale di Frank Capra, re- mente volute da John Kennedy stiamo un po’ perplessi di fronte e promulgate l’anno successivo alle critiche di superficialità nel alla sua morte. Pochi mesi do- trattare i problemi della discri- po, così come auspicato dal suo minazione razziale. Tali criti- autore, il Green Book inter- che, in realtà, più che mettere rompe la sua diffusione e non in discussione il film in sé, fini- avrà più bisogno di aggiorna- scono per contestare una tipolo- menti, anche se le nuove leggi gia di cinema, capace di suscita- non potranno mutare di un col- re umorismo e sorriso anche sui po solo mentalità inveterate da tanti periodi bui e drammatici decenni. Sulla falsariga delle della storia americana. In que- contraddizioni reali che la sto- sto senso Green Book ha dei pre- ria porta con sé fin dalla prima cedenti illustri. Basterebbe cita- scena (il rozzo autista bianco re un piccolo gioiello umoristico, con il distinto pianista nero), il la storia di uno scrittore della TV film si snoda, come un road che viene impedito di svolgere il movie che ha come meta l’in- proprio lavoro perché accusato di ferno degli stati del sud, ricco simpatie filo-comuniste duran- di episodi esemplari: dopo un te il triste periodo del Maccarti- applauditissimo concerto, nel smo. Ci riferiamo naturalmen- corso di un cocktail, a Shirley te a The front / Il prestanome di viene negato l’accesso alla to- Martin Ritt (regista a sua volta letta, perché per i neri non c’è vittima del maccartismo), tipi- altro che una lurida baracca in co esempio di commedia/dram- legno nel giardino! Fino all’epi- ma, che purtroppo in pochi sodio in Alabama, dove Shirley, hanno visto in Italia, perdendo spalleggiato in questo da Valle- tra l’altro una splendida inter- longa, rifiuta di tenere il suo ul- pretazione di Woody Allen, che timo concerto della tournée perché impedito le difficoltà che porta con sé, la nascita e la cre- riesce a dare il meglio di sé in un ruolo che di sedersi a mangiare assieme ai suoi amici scita dell’ amicizia, che all’inizio pareva impos- Ritt gli ritaglia su misura. bianchi! In realtà, nelle intenzioni del regista, il sibile per la persistenza di reciproci pregiudizi, film vuole testimoniare, attraverso il viaggio e tra il rozzo bianco Vallelonga e il sofisticato Marino Demata 4 [email protected] Green Book, un viaggio nell’America razzista degli anni ‘60 Aggiudicatosi tre Pre- Don Shirley impara a mangiare pollo fritto delle scene durante un suo concerto gli viene mi Oscar, fra cui quel- senza forchetta e coltello mentre Tony Lip dal negato di usare il bagno dei bianchi ma la sua lo per il Miglior Film, canto suo impara a raccogliere i bicchieri di reazione é assolutamente ineccepibile mentre Green Book di Peter plastica che era solito gettare sull’autostrada Tony mostra subito il suo diniego. Quando Farrelly, si ispira alla dal finestrino. Un duello esilarante che non suona Don viene ascoltato con grande ammi- storia vera di Tony Lip perde mai ritmo e non scende mai nel mero razione ma quando finiscono i concerti la sua (pseudonimo di Frank sentimentalismo. Intensi, divertenti, travol- vita é quella di un nero che si muove in una so- Anthony Vallelonga), genti e profondamente diversi i due protago- cietà razzista e piena di pregiudizi. Straordi- padre di Nick Valle- nisti regalano gag esilaranti fra la profondità naria la recitazione del premio Oscar Maher- Paola Dei longa, uno degli sce- di sentimenti universali. L’arte delle parole e shala Ali, ma anche Viggo Mortensen si cala neggiatori del film, con l’arte delle immagini si sposano perfettamen- nel personaggio di Tony Lip totalmente, sia la recitazione di uno strepitoso Viggo Mor- te per fondersi in un’ unica arte; quella del Ci- con il fisico sia con la gestualità. L’attore noto tensen, ingrassato e involgarito per l’occasio- nema. Giochi di luce, talento e una storia che principalmente per il ruolo di Aragon nella ne e un altrettanto efficace Mahershala Ali, ac- non implica una risposta diretta da parte de- trilogia cinematografica de Il Signore degli compagnati da Linda Cardellini, Sebastian gli spettatori e che non si propone come me- anelli diretto da Peter Jackson, ha lavorato con Maniscalco, Mike Hatton, Joe Cortese, Mag- diatrice di messaggi pedagogici. Soltanto buo- registi di fama internazionale, fra cui Sean gie Nixon, Von Lewis. Un Penn e David Cronenberg per road movie che mette a con- il quale ha vestito anche i pan- fronto un americano bianco ni di Freud in A Dangerous rozzo e disoccupato insie- Method, dedicato a Carl Gu- me ad un raffinato violini- stav Jung e Sabine Spierl- sta nero omosessuale che lo rein. Impeccabile e straor- ingaggia per accompagnar- dinariamente vera é anche lo nel suo tour di concerti. la sua interpretazione di Due figure distanti anni lu- Captain Fantastic dove si cala ce l’una dall’altra che supe- nel ruolo di un padre fuori rano ogni pregiudizio e dagli schemi che ha vissuto vanno al di là di stereotipi, in isolamento con la sua fa- misoginia, omofobia, di- miglia per oltre un decen- scriminazione razziale. Il nio, lontano dalla moderna e montaggio ci permette di consumistica società. Il film immedesimarci nei mo- fu presentato in anteprima menti più significativi del mondiale al Sundance Film percorso e di viaggiare in- Festival 2016, per poi essere sieme ai protagonisti che proiettato nella sezione Un chilometro per chilometro e Certain Regard al Festival di tappa dopo tappa divengo- Cannes 2016, dove ha vinto no sempre più inseparabili il premio per la miglior re- fra scontri e incontri men- gia. Nel corso del 2016 otten- tre Tony si trasforma in un ne diversi riconoscimenti. amico protettivo e tenta di Mahershala Ali già premiato convincere il raffinato pia- agli Oscar per Moonlight di nista che per ottenere qual- Barry Jenkins, considerato cosa nella vita occorre avere uno dei migliori film nella modi più ortodossi e meno storia del cinema, si é ag- delicati. Tony ha una moglie giudicato la seconda sta- e due figli a cui badare, e de- tuetta per la sua interpreta- ve trovare un modo veloce zione impeccabile. Peter per sostenerli. Subito si pre- Farrelly che di solito é ac- senta l’occasione buona quando il dottor Do- ni sentimenti veri senza melense sdolcinature compagnato dal fratello Bobby, é divenuto nald Shirley, che in realtà è un pianista, sta che quasi mai appaiono sincere anche nella noto per aver realizzato commedie ironiche per partire per un tour di concerti con il suo vita reale. Due sentimenti differenti fra se- caratterizzate da una comicità politicamente trio attraverso gli Stati del Sud degli Stati quenze temporali che a un certo punto della scorretta. Il film non era fra i favoriti ma cer- Uniti, dall’Iowa al Mississipi. Shirley però storia attraverso un dialogo culminano in una tamente in sintonia con le tematiche dell’inte- è afroamericano, in un’epoca in cui essere di unica poetica. Costumi, scenografie, musiche grazione e dell’inclusione che hanno caratte- colore in America significava non essere be- accompagnano senza retorica le vite dei due rizzato l’intera serata della premiazione a naccetto, soprattutto nel Sud. Tony dal canto protagonisti riuscendo a mostrarci ed eviden- cominciare dal film di Barry Jenkins,Se la stra- suo é cresciuto con l’idea che i neri siano simi- ziare sempre l’essenziale. Il film è ambienta- da potesse parlare che ha visto Regina King ag- li ad animali ma il musicista riesce a fargli to nell’America profonda e razzista degli anni giudicarsi la statuetta. Il film ha conquistato il cambiare idea con la sua cultura e sensibilità. Sessanta e molte sono le sequenze dove il re- cuore del pubblico e dell’Accademy e si è ag- É istruito, parla molte lingue, veste sempre in gista mette in evidenza le difficoltà del vivere giudicato tre statuette conquistando anche i smoking elegantissimi ed é avvezzo alle di- la quotidianità di Don, nonostante i suoi ta- riconoscimenti per la Miglior Sceneggiatura scriminazioni. Ma i due si compenetrano come lenti musicali. Più volte viene emarginato e Originale (Nick Vallelonga, Brian Currie e Pe- il bianco con il nero, come il sale con lo zucchero. umiliato sia per il colore, sia per l’omosessualità, ter Farrelly) e per il Miglior Attore non Prota- Dentro la Cadillac azzurra, luogo ideale per far sia per la raffinatezza con la quale gestisce le gonista (Mahershala Ali). nascere un legame profondo fra ore e ore di questioni. Nonostante tutto ciò riesce sempre a strada da percorrere, l’artista afro-americano mantenere l’eleganza che lo caratterizza. In una Paola Dei 5 n. 71

segue da pag. 1 realtà drammatica della guerra, che, però, Glory, 1957), prodotto ed interpretato da Kirk in giro per il Paradiso e a un certo punto Steven Kubrick detestava, ritenendolo un immaturo Douglas, film anti-militarista e pacifista, che vede un tizio con la barba, capelli lunghi, una esercizio di stile, “noioso e pretenzioso”; stu- si svolge nelle trincee francesi della grande divisa militare e scarpe da tennis, che se ne va pendo, invece, Orizzonti di gloria (Pants of guerra (anche se, per il divieto della Francia, è in giro in bicicletta. Allora Steven dice a Ga- girato in Germania); e Full Metal Jacket (1987), briele: -“Mio Dio, guarda, quello è Stanley che, invece, fa vedere la drammatica crudeltà Kubrick! Possiamo salutarlo?!?...”. Gabriele della guerra attraverso l’intervento armato prende da parte Steven e gli dice: - “Ma no! degli Americani nel Vietnam. Ed ancora: il Quello non è Stanley Kubrick; è Dio! Dio che “noir”, con Il bacio dell’assassino (Killer’s Kiss, crede di essere Stanley Kubrick!...”. Questa bar- 1955); il “thriller”, con Rapina a mano armata zelletta, che non si sa come nacque, ma che fu (The Killing, 1956), incentrato stilisticamente raccontata a Kubrick da Matthew Modine sulla frammentazione narrativa, in cui non (l’attore protagonista di Full Metal Jacket), a viene più seguito l’ordine cronologico, tem- Kubrick piaceva moltissimo. E non c’è da porale, di svolgimento delle azioni (antici- meravigliarsi, se si considera la sua persona- pando, in tal modo, il Tarantino de Le Jene, di lità: megalomane, maniaco della perfezione, Pulp fiction e di altri suoi film); il “peplum”, ingegnoso, oltre che – specie negli ultimi an- con un ”kolossal” come Spartacus (1960, tratto ni, quando dalla nativa New York si trasferì “Paura e desiderio” (1953) dall’omonimo romanzo di Howard Fast), una in Inghilterra – paranoico, misantropo, os- delle produzioni più imponenti di Hollywo- sessionato dalla propria “privacy” e dal desi- od, con un budget di 6 milioni di dollari, dive- derio di vivere isolato nella sua fattoria; an- nuti, alla fine 12 (quindi, esattamente il dop- che se – come dice Peter Bogdanovih – molti pio dell’investimento preventivato), che si amici lo consideravano, al contrario, sereno, avvale dell’interpretazione di un cast eccezio- divertente ed affettuoso. In ogni caso, stiamo nale di attori (Kirk Douglas, Jean Simmons, parlando di un grande maestro del cinema, Tony Curtis, Laurence Olivier, Peter Ustinov, di un genio, di cui ricorre il ventennale della Charles Laughton, Woody Strode, John Gavin scomparsa, essendo nato a Manhattan / New ed altri) e che vinse un “Golden Globe” e ben 4 York (Usa) il 26 luglio 1928, e morto ad Harpe- Premi Oscar (Scenografia, Fotografia, Costu- den (Regno Unito) il 7 marzo 1999, all’età di mi, Migliore Attore Non Protagonista Peter 70 anni. Ricordiamo, en passant, titoli come Ustinov); la “commedia nera” o “dramma” Orizzonti di gloria, Spartacus, Lolita, Dr. Strana- che dir si voglia, con lo “scandaloso” (per quei more, 2001 Odissea nello spazio, Arancia Mecca- “Il bacio dell’assassino” (1955) tempi) Lolita (1962), tratto da un romanzo di nica, Shining, che sono entrati nell’immagina- Vladimir Nabokov, con James Mason, Sue rio collettivo della gente (non solo dei Lyon e Shelley Winters; la “satira politica”, “cinefili” e degli “addetti ai lavori”) e impre- con Il Dottor Stranamore, ovvero come ho impa- ziosiscono la sua filmografia, composta solo rato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. da 13 titoli, che, però, hanno lasciato tutti una Strangelove…, 1968, dal romanzo Red Alert di traccia indelebile nella storia del cinema Peter George), interpretato da un ecceziona- mondiale. Kubrick ebbe una personalità le Peter Sellers (che dà vita a diversi perso- eclettica, poliedrica: fu regista, direttore della naggi); la “fantascienza”, con lo stupendo (e, fotografia, montatore, scenografo, creatore quando uscì, poco capito) 2001 - Odissea nello di effetti speciali, ecc.; ma anche un bravissi- spazio (2001: A Space Odissey, 1968), riflessione mo fotografo, con cui iniziò la sua carriera “filosofica” sul significato stesso dell’esisten- prima di passare dietro la macchina da presa. “Rapina a mano armata” (1956) za, sulla natura dell’uomo nella sua evoluzio- E fu un perfezionista ai massimi livelli: basti ne e sul suo futuro in rapporto con l’universo pensare che seguiva i suoi film interamente, che ci circonda, che si avvale di una serie di in tutte le fasi della produzione, che faceva ri- avveniristici “effetti speciali”, da lui stesso re- petere una scena della quale non era soddi- alizzati (insieme con Douglas Trumbull) e sfatto anche centinaia di volte (Tom Cruise e così ben congegnati che coloro i quali, ancora ne sanno qualcosa relativa- oggi, ritengono che l’uomo non abbia mai mente al suo ultimo film, Eyes Wide Shut; e vi messo piede sulla luna, attribuiscono alla ma- furono attori, anche famosi, che esasperati estrìa di Kubrick le scene dell’allunaggio e del dalla sua meticolosità, abbandonarono il set paesaggio lunare (e fu l’unica “categoria” per a riprese iniziate e dovettero essere sostitui- la quale Kubrick vinse un Premio Oscar; il ti); inoltre, seguiva le sorti dei suoi film anche film, nel 1969, ha vinto anche il “David di Do- nei vari Paesi in cui uscivano, quindi – prati- “Orizzonti di gloria” (1957) natello” come migliore film straniero); me- camente – in tutto il mondo, occupandosi morabile la sequenza iniziale in cui, con un perfino del doppiaggio. Ecco perché, quando salto di millenni, nell’ellissi più ardita della si dice “un film di Stanley Kubrick”, parliamo storia del cinema, l’osso lanciato in aria da davvero di un’opera che è tutta sua, intera- uno scimpanzé si trasforma in un’astronave, mente sua!... Una caratteristica che contrad- che si libra, quasi danzando, nello spazio, ac- distingue la sua breve, ma intensa carriera è compagnata dalle musiche di Strauss (note- la sua abile capacità di reinventare, reinter- vole l’influenza delle musiche scelte, in gene- pretare secondo la sua visione del mondo tut- re dal repertorio classico, che accompagnano ti i “generi” cinematografici: i “film di guer- tutte le opere di Kubrick); il soggetto era dello ra”, con il suo primo lungometraggio, Paura e scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke, desiderio (Fear and Desire, 1953), film sulla psi- basato sul suo racconto La Sentinella; ma Ku- cologia dei soldati in guerra, in bilico tra fol- “Il dottor Stranamore, ovvero: come ho imparato a non brick lo stravolse a tal punto che Clarke, dopo lia ed orrore, e prima metafora filosofica sulla preoccuparmi e ad amare la bomba” (1964) segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente effettuate, nel corso l’uscita del film, ne trasse un suo romanzo, del tempo, spicca la in cui, in maniera meno ermetica rispetto Mostra, a cura di all’opera cinematografica, spiegava il si- Hans - Peter Reich- gnificato e l’assunto del racconto; ricordia- mann, ideata e pro- mo, inoltre, che il film è stato restaurato dotta dal “Deutsches nel 2018, a cinquant’anni dalla sua uscita Filmmuseum” e dal nei cinema, proposto a Cannes ed uscito di “Deutsches Archi- nuovo nella sale, per le “nuove generazioni, tektur Museum” di che si spera l’abbiano adeguatamente ap- “2001: Odissea nello spazio” (1968) Francoforte, aperta dal 6 ottobre 2007 al 6 prezzato; il genere, per così dire, “sociolo- gennaio 2008, che presentava l’opera del regi- gico”, con un altro film “cult”, come Arancia sta americano ponendola in relazione con il meccanica (Clockwork Orange, 1971, dal ro- materiale preparatorio e tecnico proveniente manzo di Anthony Burgess), che fu perfino dagli archivi dello Stanley Kubrick Estate, ac- proibito in alcuni Paesi per l’impatto e l’in- cessibili per la prima volta in quell’occasione; fluenza negativa che avrebbe potuto avere essa si articolava in sezioni tematiche, atte a sulle giovani generazioni; il film “storico”, ripercorrere l’intera filmografia del regista, in costume, con l’immaginifico e scenogra- compresi i grandi progetti che non hanno mai fico Barry Lyndon (1975), che si svolge in un visto la luce, ma ai quali aveva lavorato a lun- Settecento, di cui Kubrick, con la meticolo- go, come Napoleon, che – se realizzato – sareb- sa preparazione che sta alla base delle sue “Arancia meccanica” (1971) be stato un kolossal e, presumibilmente, un al- opere, ha studiato i quadri, i paesaggi, la tro capolavoro. Inoltre, dal 13 al 21 marzo musica, dando vita ad un’opera in cui nulla 2018, nelle sale del MIC - Museo Interattivo è lasciato al caso (basti pensare che gli in- del Cinema di Milano - sono stati esposti og- terni sono davvero girati a lume di candela, getti di set e personali di Stanley Kubrick, pro- senza il supporto di altre luci, grazie alle venienti dalla collezione del suo ex assistente super-luminose ottiche avute dalla Nasa e Emilio D’Alessandro e di sua moglie Janette, dalla Zeiss); l’“horror” con Shining (1980), che il 27 marzo sono state vendute, all’incan- rivisitazione geniale di un romanzo di Ste- to, da Aste Bolaffi, a Torino; in occasione di ta- phen King, in cui tre soli personaggi (mari- le Mostra, la Fondazione “Cineteca Italiana” to, moglie e figlio), chiusi nell’ambiente cir- ha proposto anche una rassegna di 10 lungo- coscritto di un hotel, in seguito allo svilupparsi “Barry Lyndon” (1975) metraggi realizzati dal regista e 2 documenta- degli eventi e alla crescente follia del prota- ri sulla sua vita e carriera. Deve ancora essere gonista (un superbo Jack Nicholson), rie- inaugurata - sarà aperta dal 26 aprile al 17 set- scono a creare negli spettatori un profondo tembre 2019 e, quindi, chi vuole (e chi può) po- senso di inquietudine, un’atmosfera da in- trà visitarla - la Mostra organizzata dal “Desi- cubo; il “dramma psicologico”, con Eyes Wi- gn Museum” di Londra (recentemente nominato de Shut (1999, dal romanzo Doppio sogno di “Museo Europeo dell’anno 2018”), sponsoriz- Arthur Schnitzler), ultima, ermetica, ma zata dal colosso dell’editoria Taschen, che in- suggestiva opera del grande Maestro. Tut- daga la relazione tra Stanley Kubrick e il desi- tavia - nonostante la sua ingegnosa versati- gn del Regno Unito, dove egli trascorse la lità e la sua genialità creativa - Kubrick non maggior parte del suo tempo a vivere e lavora- ha avuto in vita i riconoscimenti che avreb- “Shining” (1980) re. Inoltre, il “Lucca Film Festival - Europa Ci- be meritato: gli sono stati attribuiti due nema 2019” presenta, nel Palazzo Ducale di Premi Bafta per Dr. Stranamore e Barry Lyn- Lucca, dal 6 al 24 aprile, una Mostra-tributo al don e – al di là di ben 13 “nomination” da grande regista, dal titolo “Fra cinema e pittu- parte del più importante Premio statuni- ra”, a cura del critico Riccardo Ferrucci, che tense - un solo Oscar per gli “effetti specia- propone dipinti inediti dell’artista lombardo li”, da lui stesso curati (come già detto), di Andrea Gnocchi, che trae la sua ispirazione 2001 – Odissea nello spazio, mentre Spartacus prevalentemente dal cinema. Da non trascu- e Barry Lyndon hanno anch’essi ottenuto rare, infine, che vi sono state, anche in Italia, degli Oscar, ma per altre “categorie”, che diverse iniziative per ricordare il nostro regi- non coinvolgevano direttamente il regista. sta: per fare solo un paio di esempi, il canale La “Mostra del Cinema” di Venezia, però, “Full Metal Jacket” (1987) televisivo “Iris” gli ha dedicato una “persona- ha riconosciuto il suo valore artistico, attri- le” e il settimanale “TV – Sorrisi e canzoni” ha buendogli, nel 1987, il prestigioso “Leone iniziato la pubblicazione di buona parte dei d’oro alla carriera”. Infine - a parte una Bi- suoi film. Ed il fatto che ancora oggi (indipen- bliografia sterminata che esamina, in ma- dentemente dalla ricorrenza dell’anniversa- niera spesso accurata ed approfondita, il rio, che ha un valore relativo) vi siano questo suo variegato corpus cinematografico - non interesse e questo grande fervore nei con- sono mancate, nel corso del tempo, le Mo- fronti di Stanley Kubrick e delle sue indimen- stre su di lui, cui qui accenniamo per gli ap- ticabili opere, sta a dimostrare il significato, passionati, che amano averne conoscenza l’importanza e l’impatto che questo grande re- e – quando è ancora possibile – visitarle. A gista - con la sua geniale e immaginifica visio- parte le numerose Mostre sulle sue foto- “Eyes Wide Shut” (1999) narietà – ha avuto nel mondo del cinema e su grafie, presentate in tante località, anche in vale a dire quelle dedicate alle sue opere filmo- tante generazioni di spettatori: e sicuramente Italia (ricordiamo Napoli e Taormina, durante grafiche e a tutto ciò che vi sta dietro (bozzet- ne avrà ancora!... un’edizione di parecchi anni fa del “Taormina ti, disegni, costumi, copioni, appunti di regia, Film Fest”), vi sono le Mostre “vere e proprie”, scenografie e sceneggiature, ecc.). Tra quelle già Nino Genovese 7 n. 71 Da Doppio sogno a Eyes Wide Shut: il doppio labirinto Potremmo domandarci cosa significhi, - dissi - Ma non lo faremo, vero?1 “Mi ha chiesto di raccontargli le mie esperienze di prostitute e di orge […]. Ma quello che gli interessa è sempre l’ambientazione, la meccanica di queste cose, non quello che si è provato (d’altra parte come si possono filmare i sentimenti?). Si fa effeb del mio desiderio che la sceneggiatura abbia una struttura - che non avrà - ma la forma (o la distorsione della forma, come in “Full Metal Jacket”) è la sua unica difesa contro il caos e l’incertezza. Si è convinto che la nostra salvezza sta nel seguire le indicazioni di Schnitzler; se qualcosa non va bene, è perché si allontana da “Arthur”. All’inizio mi aveva dato l’impressione di potermi prendere ogni genere di libertà (anche far separare Bill e Alice), ma ora che l’innesto newyorchese ha funziona- to, vuole che la traduzione sia il più fedele possibile”.2

Secondo la testimonian- L’ambiguità lo lasciava libero e privo di re- za di Frederic Raphael - sponsabilità”.3 Kubrick amava portare il pro- sceneggiatore di Eyes prio spettatore al cuore delle cose: in lui è rin- Wide Shut - da più di tracciabile una vera e propria teoria dell’occhio, vent’anni Stanley Ku- con tutte le problematiche sui limiti della visi- brick desiderava trar- bilità cinematografica e sul ruolo spettatoria- Barbara Rossi re un film dallaTraum - le ad essa collegati. Mentre Schnitzler, dun- novelle di Arthur Schnitzler. Finalmente, dopo que, da narratore onnisciente, impone al svariate vicissitudini e trattative con le case di lettore il rigore di una visione “oggettiva”, Ku- produzione americane, a dodici anni di di- brick ribalta le regole dei generi in modo da stanza dal suo ultimo lavoro, Kubrick realizzò permettere allo spettatore di attraversare lo una pellicola che richiese al suo sceneggiatore specchio, come l’Alice del libro di Lewis Car- ben due anni per la sola stesura del soggetto. roll e la sua omonima in Eyes Wide Shut (molto Sempre secondo Raphael, le difficoltà mag- eloquenti si confermano - a questo proposito giori incontrate durante l’elaborazione della - nel film, il microscopico spostamento dello sceneggiatura si coagularono proprio intorno sguardo della seconda Alice proprio lungo la al perfezionismo maniacale del regista, il cui superficie dello specchio stesso, e la posizione della macchina da presa duran- te la lunga scena della discussio- ne in camera da letto). Ribadite alcune, comunque marginali dif- ferenze tra il testo di Schnitzler e il film di Kubrick, del resto ine- vitabili in ogni adattamento e, per altro, risolte sul piano nar- rativo (pensiamo, ad esempio, New York stanca, sporca, violenta, ridotta a alla diversa caratterizzazione un arcobaleno d’immagini, a un’immensa fisica di Nick Nigtingale, l’ami- fantasmagoria, dove tutto sta al posto di tut- co di Bill in EWS, rispetto al to, senza che ci sia un centro, appare come l’e- Nachtigall della novella; all’am- rede e la continuazione logico - cronologica bientazione, invernale nel film della Vienna scintillante di allora. Chiuso fra motto era: “seguire Arthur”. Kubrick, che e quasi primaverile nel racconto; all’introdu- queste due grandi capitali, la prima piena di nell’arco della sua carriera aveva sempre avu- zione in EWS del personaggio di Ziegler, as- promesse, la seconda invece di tradimenti e di to modo di misurarsi con i problemi legati sente da Doppio sogno, con evidente quanto di- inganni, il secolo è giudicato. Le grandi spe- all’adattamento cinematografico (essendo la scussa funzione chiarificatrice), si possono ranze di partenza del Novecento trovano una maggior parte delle sue opere di derivazione rintracciare con certezza nelle due opere più messa in scena che assomiglia molto a una letteraria), decise per l’ultimo film di rimane- analogie che differenze. In effetti, ad un esa- pietra sepolcrale”.4 Nel collegamento tra la re particolarmente fedele alla fonte, l’ambi- me più attento, anche quelle che appaiono co- New York contemporanea e la Vienna schni- gua novella schnitzleriana del 1926 incentrata me delle diversificazioni abbastanza fondate tzleriana il riferimento non è solo alla crisi del sugli smarrimenti paralleli di una coppia bor- tra la pellicola e la novella (l’opposizione tra la Novecento: il definitivo trait-d’union fra Ku- ghese nella Vienna d’inizio secolo. Schnitzler New York schnitzleriana e la Vienna kubri- brick e Schnitzler consiste nella comune vi- e Kubrick - il grande letterato e il geniale regi- ckiana; la scena dell’orgia, in EWS più distesa sione dell’esistenza, all’insegna dell’assurdo, sta - avevano sicuramente molto in comune: e ricca di particolari, di grottesche quanto del dramma e di un’acutissima mancanza di fra le altre cose, le origini ebraiche e il comune ambigue “appendici”; il finale aperto del film, senso: “Destituita la città di tutto il suo potere interesse verso la psicoanalisi (di matrice con quella fulminante battuta finale di Alice, fantasmagorico, Kubrick rimette al centro freudiana nel primo, junghiana nel secondo), solo fintamente innocente e, senza dubbio, della vita dell’uomo il cuore di tenebra, o di lu- fattore, quest’ultimo, che spinse entrambi assai meno consolatoria della conclusione del ce, che è irraggiungibile ed eternamente pre- nelle loro opere ad addentrarsi in quelle re- racconto di Schnitzler), si rivelano semplici sente: per vedere bene bisogna chiudere gli occhi, mote regioni della psiche troppo spesso tra- distonie dovute alla perenne sovrapposizione come diceva Kafka a Janouch”5. scurate o dimenticate: Mittelbewusstsein o Halb- di due universi paralleli i cui labirinti si in- Barbara Rossi bewusstsein, il “semiconscio” o “medioconscio”, trecciano e si confondono senza sosta, e i cui come lo chiamava Schnitzler. L’autore vienne- bordi sfilacciati sono condotti in via estrema a 1) Frederic Raphael, Eyes Wide Open, introduzione di se amava, però, il racconto: Kubrick, invece - combaciare. Il film, dunque, riflette la novella, Marco Giusti, Einaudi Tascabili, Torino, 1999, cit., p. 187. come ricorda Frederic Raphael in Eyes Wide che, a sua volta, pare rimbalzare sulla sua su- 2) Ivi, pp. 167 - 168. Open - “voleva mostrare, non raccontare. Pre- perficie: su antiche ma ancora solide radici, 3) Ivi, p. 122. feriva lasciare allo spettatore il compito di in- Kubrick innesta e offre libero sfogo alle pro- 4) Sandro Bernardi, Kubrick e il cinema come arte del vi- dovinare le motivazioni e la “psicologia”. Non prie magnifiche ossessioni. Sostiene, a questo sibile, Editrice Il Castoro, Milano, 2000, cit., p. 17. era mai esplicito su quello che “voleva dire”. proposito, lo studioso Sandro Bernardi: “La 5) Ivi, pp. 20 - 21. 8 [email protected] La storia di Don Bosco sui muri di Valdocco, Torino Intreccio tra Street Art e Cinema Mr.Wany è un artista deciso cosa usare di un lungo girato. nel mood; la gente comune è la nostra prima conosciuto in tutto il Qual è la sensazione quando si pensa che un’opera divulgatrice. mondo. Quando lo in- molto localizzata possa essere vista in qualsiasi Se poi c’è un regista come Enrico Bisi che intenzio- contriamo è in par- parte del mondo grazie a un documentario che cir- nalmente realizza un “corto”, l’effetto comunicativo tenza per il Giappone, cola nel Web? non è solo accolto ma ricercato. Come ha elaborato dove fra Tokyo, Osaka Noi della street art siamo nati con una grande la rappresentazione sul muro di Valdocco? e Hiroshima, va a rea- confidenza con i media e con la Rete. È nor- Ho frequentato la scuola internazionale di co- lizzare nuove opere Antonio Labanca male che le nostre opere siano riprese e che mix e le mie opere sono una storia, con un ini- che dialogheranno con queste immagini siano diffuse attraverso i so- zio, uno sviluppo e una conclusione. Anche in le sue già presenti a New York e in questo caso è stato così. Ciò si tra- altre città del mondo. Come a Tori- duce nella sequenza di scene che si no, dove la scorsa estate ha rappre- sovrappongono attraverso l’uso dei sentato nel suo stile la storia di Don colori di fondo che fanno da legan- Bosco sui muri che circondano l’i- te. Sono cerchi che fissano momen- solato salesiano di Valdocco, il luo- ti della vita di Don Bosco, anche go del primo oratorio del santo dei molto distanti fra loro, con l’obiet- giovani. L’intervista scaturisce pro- tivo di ottenere un risultato narra- prio da quest’opera, voluta da Mis- tivo. L’operatore video ha seguito i sioni Don Bosco, della quale nel po- movimenti del mio braccio, che ri- meriggio parlerà agli studenti del spettava le tracce del progetto ma al corso di Regia al Dams del capoluo- contempo lasciava un segno spon- go piemontese. Molti elementi ca- taneo. ratterizzano questa opera d’arte af- Storie che avvicinano la figurazione sul fidata alla tenuta dei muri e alla muro a una sorta di fumetto, quasi a un clemenza atmosferica, oltre che al trailer. rispetto dei passanti. La “Don Bo- Le influenze del cinema sono im- sco story” è stata video-documenta- portanti nella mia formazione. Se Mr.Wany all’opera per la “Don Bosco story” realizzata nell’estate 2018 a Torino sul ta da Enrico Bisi, regista e docente risalgo alle origini, sono stati i car- muro di cinta di Valdocco, il luogo del primo oratorio dei salesiani, su commissione di cinema, che ha presentato l’ante- toon giapponesi a darmi l’imprin- di Missioni Don Bosco. (Foto: Ester Negro) prima di “Don Bosco on a Wall” al ting creativo. E poi la mia mente ha Sottodiciotto Festival & Campus ancora in Scheda del documentario fissato alcune sequenze come quella di Le corso mentre scriviamo. L’intreccio fra stre- Voyage dans la Lune di Georges Méliès, con et art e cinema è un dato che sfugge al gran- l’occhio del nostro satellite colpito dal pro- de pubblico ma che ha trovato nel tempo Don Bosco on a Wall iettile lanciato dalla Terra. Quando proget- molte evidenze. E se il cinema, soprattutto (Italia 2019, 12’) to e realizzo una nuova opera ho in mente quello di animazione, può avere ispirato la una storia da raccontare, e mi sento dun- fantasia di gran parte degli artisti di strada, Realizzato dalla società Base Zero di Enrico Bisi e que come un regista: la mia è ciò che po- il contenuto e lo stile del lavoro di questi of- Stefano Cravero, produzione Missioni Don Bosco. tremmo definire la “regia del muro”. Ho fre materia nuova per chi opera dietro alla Dedicato alla performance del writer Mr.Wany avuto influenze dal cinema ma finora a macchina da presa: è quanto è accaduto fra sui muri all’angolo tra via Maria Ausiliatrice e via questo non ho tributato un omaggio grafi- Mr.Wany e Bisi. Cigna che circondano la Casa Madre dei Salesiani co, se non indirettamente. Com’è andata mentre dipingeva “Don Bosco nel quartiere Valdocco di Torino, il videoreporta- In molte sue “storie” c’è un personaggio che ritor- story” e vedeva girare intorno il cineoperatore? ge documenta tutte le fasi di lavorazione dell’im- na: un ragazzo. Ho cercato di mantenere la maggior natu- ponente graffito realizzato dallo street artist brin- Si tratta di Hiroshi Kabuki. È la mia icona, ralezza possibile. Non è la prima volta che le disino su iniziativa delle Missioni Don Bosco per in parte autobiografica. Nella logica del ci- fasi di realizzazione di un graffito siano og- celebrare il 150° anniversario di consacrazione nema, è un attore che compare, a seconda getto di riprese audiovisive. Molti docu- della Basilica di Maria Ausiliatrice. L’opera, realiz- del posto e della narrazione, con abiti e ruo- mentaristi seguono quel che facciamo e lo zata nel settembre 2018 e sviluppata su una super- li diversi. È la figura che interpreta alcune divulgano mediante semplici clip quando ficie di ben 170 metri quadri (utilizzando 900 espressioni della mia persona, quelle più non costruiscono un vero e proprio mon- bombolette di vernice spray), racconta l’intera vita serie. È anche nella Don Bosco story, è un ra- taggio. Importante per me è che non inter- di Don Bosco, dalla nascita all’opera avviata con i gazzo che si interroga sulla sua proposta feriscano più di tanto, che non mi chiedano ragazzi di strada nella Torino dell’Ottocento, fino educativa. Si tratta di un personaggio irrea- di fare certi gesti, di assumere certe posizio- all’impegno nelle missioni argentine, alternando le tuttavia molto presente, in grado di dia- ni. Al massimo posso ripetere un movimen- stili molto differenti, dall’astratto all’iperrealista, logare con tutti in tutte le situazioni. Come to, ma senza interrompere il filo logico che particolarmente evidenziati nel video documen- è successo a San Paolo, dove nel 2015 ho re- sto seguendo. Nel momento delle riprese tario. alizzato figure ispirate all’iconografia siamo due artisti all’opera, ma in questo ca- afro-brasiliana in occasione della Biennale so è l’altro che deve seguire me e non vice- internazionale Graffiti Fine Art. versa. Per la Don Bosco story c’è stato con me un cial media. Spesso queste fotografie o questi Ritiene che il cinema possa a sua volta ricevere ispi- operatore di ripresa affabile, curioso, capace; brevi video comprendono anche le persone razioni dalle performance della street art? mi sono sentito a mio agio. Abbiamo anche presenti. Talvolta il selfie di un passante da- C’è già un’influenza che va dal muro allo sperimentato riprese “soggettive”, con la ca- vanti a un’opera appena realizzata è il primo schermo. Negli Anni Ottanta sono stati girati film mera legata all’asta con la quale tracciavo del- fatto che la fa conoscere al pubblico. La nostra sui graffitari, ad esempio quelli ambientati nella le linee, per creare un legame narrativo fra un è una cultura che tende ad autocelebrarsi, ab- New York delle periferie, che sottolineavano punto e un altro del murale. Il regista poi ha biamo intenzione di essere più visibili, di entrare segue a pag. successiva 9 n. 71

segue da pag. precedente la dimensione trasgressiva delle loro imprese. Lavori in corso con Mr.Wany su via Maria Ausiliatrice Torino - Valdocco / Il flash mob del Recentemente la regista australiana Selina gruppo di danza di Loredana Furno (Il servizio fotografico è di Ester egro)N Miles ha prodotto un video virale, Infinity, e un film con un’animazione realizzata su un mu- ro, Blue, che ha poi suggerito copie da parte di artisti e di registi. Oltre al contenuto, possia- mo osservare che l’attività creativa detta qual- cosa anche alla tecnica di ripresa, quando ad esempio si ricorre al time lapse per documen- tare la progressione di un’opera. Antonio R. Labanca

Giornalista free lance, è anche editore. Ha dato vita alla testata MILLE che per molti anni ha raccontato con un periodico le tendenze giovanili e lo spettacolo dal vivo di Torino e del Piemonte. Ha collaborato con emittenti ra- dio-televisive locali e con vari organismi di volontariato per realizzare documentari sui temi della partecipazione e della solidarietà, anche all’estero. Attualmente è prevalen- temente impegnato nella promozione della produzione editoriale indipendente regionale e nello sviluppo dell’uffi- cio stampa di Missioni Don Bosco.

10 [email protected] N o t i z i e d a S h e r w o o d

ANAC | Copyright: oltre 100 firme dal mondo del cinema italiano per il sì alla direttiva europea

Riforma copyright, via libera del Parlamento europeo. Le nuove regole sul diritto d’autore vengono approvate con 348 voti a favore, 274 no e 36 astenuti. Ecco l’appello di ANAC nei giorni precedenti Lettera/Appello di autori e attori agli europarlamentari italiani sul diritto d’autore sul web Egregio Onorevole , nei prossimi giorni sarà chiamato a esprimere il suo voto sul testo definitivo della Direttiva sul Copyright, un testo fondamentale a tutela del la- voro creativo e riguardante la diffusione sul web di film, canzoni, racconti, saggi, articoli, libri ecc. Stiamo parlando del diritto d’autore, un dirit- to riconosciuto da secoli in Europa. Anche grazie alle istituzioni europee e alle convenzioni internazionali emanate si sono fatti grandi passi in avanti nel promuovere forme di ge- stione dei diritti d’autore e affini tese a combattere la pirateria informatica e a garantire un’equa remunerazione. Ma la rivoluzione digitale ha accentuato le difficoltà per rendere efficaci e realmente protettive le misure indicate nelle normative via via adottate. Per questo abbiamo espres- so il più vivo consenso al testo di compromesso inter-istituzionale della direttiva che sarà sottoposta al voto dell’assemblea plenaria il 25 marzo. Esso rivede e aggiorna quanto finora acquisito inserendo misure adeguate per responsabilizzare e limitare il potere dei grandi gruppi che agi- scono sul piano globale e non contribuiscono né fiscalmente né con la considerazione dovuta alla remunerazione necessaria agli autori e alle im- prese di settori strategici della creatività, dell’editoria, delle culture. Il diritto d’autore non è un privilegio, come erroneamente si crede, ma un principio essenziale di equità nei confronti di chi vive della propria at- tività, realizzando opere dell’ingegno. La nuova direttiva, come Lei ben sa, introdurrebbe con molto ritardo un concetto basilare di remunerazione, secondo il quale, quando una piat- taforma – Youtube piuttosto che altri operatori di distribuzione massiva online – guadagna abbinando la pubblicità alle immagini di un film, al- le note di una canzone, ad un testo letterario, ad un saggio o ad un articolo, tutti gli aventi diritto potranno condividere una parte degli utili rica- vati. Agli evidenti vantaggi, di cui beneficeranno gli autori, se ne aggiungono altri forse meno evidenti, ma altrettanto importanti per la nostra eco- nomia. Primo aspetto: equità fiscale. I sei principali giganti del web tutti insieme hanno pagato in Italia nel 2017 quattordici milioni di tasse, gli autori tramite la Siae di milioni ne hanno versati duecentocinquanta. L’approvazione della Direttiva sul Copyright porterebbe agli autori il riconosci- mento di un’equa remunerazione per le opere in circolazione sul web e le relative tasse sugli utili determinati potrebbero come minimo triplicar- si, con un beneficio annuo di almeno cinquecento milioni per l’erario dello Stato. Secondo aspetto: sostegno alle piccole imprese. Pensiamo che non vi sia sostanziale differenza tra un orefice di Vicenza che immagina, disegna, realizza un gioiello unico e uno sceneggiatore che da un’idea passa al soggetto e alla sceneggiatura di un film. O tra un sarto di Napoli che dise- gna, taglia e cuce un abito e un musicista che compone ed esegue il suo brano. Gli autori sono in definitiva delle piccole imprese che producono beni immateriali. Tali imprese devono essere sostenute e difese come quelle che producono altri tipi di beni. Non ci riferiamo alla creatività e al talento soltanto come fondamenti della dialettica democratica, ma anche come fattori importanti di sviluppo. Il compromesso raggiunto non è il migliore immaginabile, ma è l’unico possibile prima della fine della Legislatura per dare un segnale al nostro mondo e ai giganti del web. Le chiediamo, pertanto, di accogliere questo nostro appello a votare “SI” alla Direttiva sul Copyright: un voto convinto per tutelare il talento, la creatività e la cultura italiana, alla quale ogni giorno diamo il nostro contributo come autori, artisti, interpreti e creativi. Roma, 19 marzo 2019 Firmato da ANAC – Associazione Nazionale Autori Cinematografici |100autori Associazione della Autorialità Cinetelevisiva WGI – Writers Guild Italia | AIDAC – Associazione Italiana Dialoghisti e Adattatori Cine-televisi e individualmente da Dario Aita Emmanuele Aita Ezio Alovisi Roberto Andò Luca Argentero Pupi Avati Euridice Axen Alessia Barela Valentina Bellè Mia Benedetta Roberto Benigni Giulio Berruti Giulia Bevilacqua Paolo Bianchini Marco Bonini Andrea Bosca Nicoletta Braschi Mimmo Calopresti Maria Pia Calzone Piero Cannizzaro Cristiana Capotondi Enrico Caria Valentina Carnelutti Francesca Cavallin Liliana Cavani Francesco Cenetiempo Domenico Centamore Valentina Cervi Michela Cescon Gianluca Colitta Ste- fano Consiglio Pappi Corsicato Daniele Costantini Carolina Crescentini Valentina D’Agostino Anna Dalton Marco D’Amore Renato De Maria Francesca Romana De Martini Monica Dugo Giovanni Esposito Roberto Faenza Antonio Falduto Pierfrancesco Favino Isabella Ferrari Irene Ferri Francesca Figus Anna Ferzetti Camilla Filippi Giuseppe Fiorello Diane Fleri Claudia Florio Tino Franco Patrizia Fregonese Giuliana Gamba Matteo Garrone Beppe Gaudino Claudia Gerini Fabio Grassadonia Cateri- na Guzzanti Sabrina Impacciatore Simona Izzo Wilma Labate Sara Lazzaro Maurizio Lombardi Daniele Luchetti Filippo Luna Gabriele Mainetti Vinicio Marchioni Umberto Marino Massimo Martella Francesco Ranieri Martinotti Mario Martone Carlo Mazzotta Paola Minaccioni Carlotta Natoli Edoardo Natoli Filippo Nigro Ignazio Oliva Alessandro Occhipinti Trigona Roberto Ivan Orano Claudia Pandolfi Rocco Papaleo Andrea Papini Emanuela Piovano Marco Pontecorvo Claudia Potenza Vittoria Puccini Andrea Purgatori Luisa Ranieri Alba Rohrwacher Giovanni Romano Alessandro Rossetti Serena Rossi Eleonora Russo Fabrizia Sacchi Lunetta Savino Maya Sansa Giulio Scarpati Giacomo Scarpelli Francesco Scianna Pasquale Scimeca Pietro Sermonti Paolo Ta- viani Ricky Tognazzi Giuseppe Tornatore Giorgio Treves Alessio Vassallo Paolo Virzì Giu- seppe Zeno Luca Zingaretti https://www.anac-autori.it/online/lettera-appello-di-autori-e-attori-agli-europarlamentari-italia- ni/

Il sito ANAC è edicola virtuale di Diari di Cineclub dove poter leggere o scaricare gratuitamente il periodico 11 n. 71

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Il CSC a Lecce Anello Verde In rete con Diari di Cineclub

Festival Internazionale dell’Ambiente e della Sostenibilità Green e Smart Economy Si è svolto a Finalborgo Finale Ligure dal 21 al 24 Marzo 2019. La Serata d’Onore è stata realizzata sabato 23 marzo alle 21.00 all’Auditorium di Santa Cate- rina Idea, progetto e direzione di Tiziana Voarino

http://anelloverde.it/

Diari di Cineclub | Media partner

37° Bergamo Film Meeting Annunciata l’apertura in Puglia di una nuova già operanti sul territorio regionale ma anche 9 | 17 marzo 2019 International sede della Scuola Nazionale di Cinema del nazionale. “Aprire la nuova sede di Lecce – è Centro Sperimentale di Cinematografia intervenuto poi il presidente Felice Laudadio Film Festival (CSC), unica istituzione pubblica di alta for- – è, per me e per tutto il CSC, un piacere, un mazione nel campo cinematografico. Una no- onore e un traguardo di portata storica. La Bergamo Film Meeting, si è appena concluso. E’ tizia molto attesa dal mondo del cinema, non Scuola di Cinema del Centro Sperimentale, stato inaugurato venerdì 8 marzo presso l’Ex-Chie- solo pugliese, che colma un importante vuoto fra le più antiche e importanti del mondo, ha a sa di Sant’Agostino con la sonorizzazione live di nel settore. L’accordo tra Regione Puglia, Fon- Roma la sua sede centrale che ospita dieci cor- Metropolis, capolavoro di Fritz Lang in versione re- dazione Apulia Film Commission, Provincia si triennali più i quattro delle sedi distaccate. staurata ed è stata eseguita dal dj statunitense Jeff di Lecce e CSC è stato firmato a febbraio nel Con la nuova missione affidata alla scuola di Mills. Sono stati proposti 7 lungometraggi in ante- corso di una conferenza stampa svoltasi al cinema di Lecce si chiude un cerchio che è al prima italiana nella Mostra Concorso; 15 documen- Museo Castromediano di Lecce alla presenza tempo stesso culturale, teorico e produttivo. tari nel concorso Visti da Vicino; l’omaggio a Je- degli assessori regionali all’Industria Turisti- Siamo profondamente grati alla Regione Pu- an-Pierre Léaud, attore simbolo della Nouvelle ca e Culturale, Loredana Capone, all’Istruzio- glia per aver accolto il nostro indirizzo di stu- vague; la personale completa in anteprima nazio- ne, Formazione e al Lavoro, Sebastiano Leo, al di e per darci l’opportunità non solo di forma- nale dedicata a Karpo Godina, figura tra le più rap- presidente della Provincia di Lecce, Stefano re nuove professionalità, ma di attivare una presentative del cinema jugoslavo e sloveno; il per- Minerva e al presidente del CSC, Felice Lauda- filiera che sarà insieme didattica e industria- corso nel nuovo cinema europeo contemporaneo dio. Un risultato straordinario per la Puglia le. La sede di Lecce sarà diretta dal prof. Paolo EUROPE, NOW!, con le personali di Bent Hamer che sul cinema ha scommesso e investito, solo Cherchi Usai, presente alla conferenza stam- (Norvegia) e Alberto Rodríguez (Spagna); un’incur- nell’ultimo anno, oltre 15 milioni di euro. Am- pa con il direttore generale del CSC, Marcello sione nel cinema di Peter Mullan (Gran Bretagna); monta a due milioni di euro l’investimento re- Foti, e il preside della Scuola Nazionale di Ci- la mostra fotografica Pasolini e le Mille e una notte gionale per l’avvio della “CSC Digital School”. nema, Adriano De Santis. Paolo Cherchi Usai con gli scatti di Roberto Villa sul set del film Il fiore Si chiamerà così la sede pugliese della Scuola è tra i più qualificati e prestigiosi professioni- delle Mille e una notte (1974); l’approfondimento sulle Nazionale di Cinema del CSC che troverà casa sti del settore a livello mondiale e tra i massi- contaminazioni tra cinema e arte contemporanea negli spazi di Palazzo Argento e sarà dotata di mi esperti di conservazione e restauro dei che ha visto protagonisti gli svedesi Nathalie Djur- laboratori digitali, strumentazioni e infra- film, nonché storico del cinema, docente uni- berg e Hans Berg; il cinema d’animazione con il re- strutture hardware e software all’avanguar- versitario e organizzatore culturale di caratu- gista polacco Mariusz Wilczyński; il passaggio di dia. L’obiettivo è duplice: formare operatori ra internazionale. Le attività si svolgeranno tra testimone con Bergamo Jazz; i classici restaurati, le altamente specializzati nel campo specifico Lecce e Roma presso le sedi del CSC e di Cine- anteprime, la fantamaratona, il Kino Club dedicato del restauro digitale del patrimonio cinema- città. I bandi d’ammissione verranno lanciati ai giovani spettatori e il Daily Strip, l’appuntamen- tografico e audiovisivo e fornire supporto tec- in maggio 2019. to di BFM con il fumetto che quest’anno ha ospitato nologico per la post-produzione alle imprese DdC Alessandro Baronciani, Loputyn, Squaz e SerT. DdC 12 [email protected] IV. Viaggio all’interno del Centro Sperimentale di Cinematografia Il nostro viaggio all’interno della Fondazione Centro Sperimentale prosegue in una delle due grandi strutture che la compongono: la Cineteca nazionale, uno dei più antichi e prestigiosi archivi cinematografici. La Cineteca nazionale raccoglie, preserva e restaura un patrimonio di circa 120.000 pellicole, a cui si aggiungono anche le collezioni dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea. Per la prima volta nella storia del CSC è una donna a guidare questo imponente archivio, la dottoressa Daniela Currò, è la conservatrice della Cineteca Nazionale da quasi due an- ni. Daniela Currò proviene dalla George Eastman House di Rochester, nello Stato di New York, il più antico museo del mondo dedicato alla foto- grafia e uno dei più antichi archivi cinematografici. La conservatrice ha una grande esperienza a livello internazionale: negli Stati Uniti ha coor- dinato tutti i progetti di conservazione, restauro, digitalizzazione e accesso dei film delle collezioni della Eastman House, e prima ancora ha lavorato ad Amsterdam come restauratrice presso i celebri laboratori di restauro Haghefilm

Quali competenze deve L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation concerne il cinema muto e le prime tecnologie avere oggi un restaurato- che è un tutt’uno con l’Eastman Museum, e del cinema, si pensi ad esempio ai sistemi co- re cinematografico? poi, dopo la pausa olandese (sono arrivata ad lore sviluppati prima dell’invenzione della Un restauratore è una Amsterdam proprio grazie ad una borsa di pellicola cromogenica da parte della Eastman figura piuttosto com- studio concessami in quanto studente della Kodak. Al George Eastman Museum mi sono plessa e sfaccettata, in Selznick School che più si era distinta nel per- occupata di supervisionare tutti i progetti di quanto deve conosce- corso di studi), da membro dello staff, che è restauro, fotochimico e digitale , di preserva- re sia la storia del ci- stato un graditissimo ritorno tra vecchi amici. zione e di accesso digitale e ho anche guidato Susanna Zirizzotti nema sia quella della Due sono le cose che mi sono sempre piaciute l’acquisizione e poi la gestione dell’ex labora- tecnologia cinematografica, saperne un po’ della Eastman House, e in fondo rispecchiano torio digitale della Kodak, che abbiamo svi- sia di chimica sia delle pratiche più moderne appieno lo spirito americano: la prima è l’or- luppato in un laboratorio capace di lavorare di post-produzione digitale, conoscere come i goglio con cui viene portata avanti qualunque sia internamente sia su commissione da parte film vengono e venivano girati e come sono attività, dalla più umile alla più importante, di terzi, un’esperienza impegnativa ma anche stati mostrati e fruiti nel corso del tempo. Al- quello che potremmo chiamare un orgoglio entusiasmante. Tra i progetti più belli ricordo il tra caratteristica fondamentale: avere sempre personale a “fare le cose per bene”, in maniera restauro del film “perduto” di Orson Welles Too lo spirito curioso di un detective. Much Johnson (1938), l’acquisizione Insomma, il restauratore ideale dell’archivio dell’artista sudafrica- deve essere in grado di compren- no William Kentdrige, ma anche dere e valutare una varietà di pro- il restauro delle opere del regista blemi e questioni, da quelle di eti- Leo Hurwitz, “blacklisted” nel ca del restauro a problematiche periodo McCarthy e il restauro molto tecniche, per questo credo della monumentale serie The Ci- di dover moltissimo all’aver mos- vil War del noto documentarista so i miei primi passi professionali Ken Burns, poi pubblicato in blu- in un laboratorio di restauro e ray e messo in onda dalla tv pub- post-produzione del calibro di Ha- blica PBS. ghefilm, ad Amsterdam, dove ho Quali caratteristiche deve avere un potuto conoscere tutta una serie archivio per considerarlo ad alto li- di questioni che altrimenti di nor- vello di conservazione ? ma rimangono misteriose per gli Alla Eastman House ogni tanto il archivisti puri. Una cosa che amo personale ironizzava sul fatto che ancora oggi è andare a visitare i le pellicole venivano trattate me- laboratori di restauro con cui col- glio dei dipendenti, e non scher- laboriamo, discutere con i tecnici zo, ma questo può farti capire il – i giovani che si occupano di digi- livello di attenzione in quell’ar- tale e i non più giovanissimi che si Daniela Currò, conservatrice chivio per le pellicole e i materiali occupano di fotochimico – per confrontarmi conservati, che del resto sono la ragione d’es- con loro sulle questioni più varie, spesso tra lo sere delle istituzioni dedicate alla conserva- stupore dei miei interlocutori che si rendono zione. Se un archivio vuole essere ad alto livel- conto di aver di fronte una persona esperta, lo deve dedicare tutto l’impegno e l’attenzione donna e (relativamente) giovane. Con il pas- possibili a conservare al meglio per le future sare degli anni questa professione è diventata generazioni gli oggetti che sono lo scopo della sempre più esigente in quanto le tecnologie propria missione istituzionale, ovviamente digitali hanno introdotto un ulteriore livello mantenendo contento anche il personale. Que- di complessità. Mi sento fortunata ad essere sto si mette in atto tramite strutture adeguate probabilmente una delle ultime persone che è che consentano di conservare i materiali in de- stata educata in un mondo ancora analogico terminate condizioni di temperatura ed umi- di cui ha potuto conoscere quanti più trucchi dità, ma anche tramite il lavoro attento del per- del mestiere possibili, ma allo stesso tempo ha sonale per ispezionare a rotazione tutti i materiali cominciato a muovere i primi passi agli albori e mantenere gli ambienti puliti e ben monitorati: e poi nel pieno sboccio della rivoluzione digi- insomma operare secondo lo spirito di cui di- tale, così da potermi sentire a mio agio in pari quasi scientifica, e la seconda è l’importanza cevo: l’orgoglio di fare le cose per bene. misura con le “nuove” tecnologie e con quelle dello spirito di gruppo, per cui si è coscienti Quanti archivi hanno al loro interno un laborato- “vecchie” o per meglio dire “storiche”. che i grandi risultati si riescono ad ottenere rio fotochimico? Com’è la situazione attuale ? Ci può parlare della sua esperienza alla Eastman ? solo quando vi è piena collaborazione di tutti Purtroppo gli archivi con un laboratorio foto- Alla George Eastman House, da un paio di an- e si mettono da parte individualismi e rivalità chimico sono sempre meno. Negli Stati Uniti ni ribattezzata George Eastman Museum, ci personali. Le collezioni del George Eastman di certo resiste e resisterà ancora per molti anni sono arrivata prima da studentessa presso la Museum sono favolose, soprattutto per quanto segue a pag. successiva 13 n. 71

segue da pag. precedente che quelle digitali. Quella dei diritti è una que- le scelte artistiche e le tecnologie che le hanno il laboratorio fotochimico della Library of stione importante di cui ci si deve occupare dato vita, e per la storia di quell’opera. L’archi- Congress, probabilmente il più grande archi- una volta che il restauro è terminato e si vuole vista è confrontato giornalmente con decisioni vio e biblioteca nazionale al mondo, che in an- mostrare il film al pubblico. In quel caso ov- da prendere e spesso si trova davanti a veri e ni recenti ha costruito un laboratorio all’avan- viamente l’avente diritto può richiedere di ri- propri dilemmi, che deve risolvere anche con guardia anche grazie a fondi privati. Ricordo scuotere per ogni proiezione una somma da l’aiuto dei colleghi dentro e fuori l’istituzione. poi anche il laboratorio, sebbene di scala molto Una cosa che mi piace molto del lavoro di ci- più ridotta, dell’archivio film dell’Università netecario è che il campo è così specializzato e UCLA a Los Angeles. In Europa c’è il laborato- ristretto che esiste una comunità molto coesa rio L’immagine ritrovata della Cineteca di Bo- in cui tutti si conoscono a livello nazionale ed logna, quello della Kinemathek del Belgio (tra internazionale e, soprattutto in anni recenti, l’altro proprio lì è stato sviluppato il celebre vi è una forte spinta verso la collaborazione. metodo Desmet per riprodurre i colori dei Questa comunità è rappresentata a livello in- film muti, al tempo applicati sulla pellicola ternazionale dalla FIAF, la Federazione Inter- per imbibizione e viraggio), e anche quello del nazionale degli Archivi del Film, una piccola Bundesarchiv, l’archivio di stato tedesco. Di ONU degli archivi di cui anche la Cineteca Na- recente ho visitato a Berlino proprio questo zionale è membro fin dal 1949. Oggi non si laboratorio, che è una delle divisioni dell’ar- Daniela Currò al tavolo di lavoro tratta più di discutere su cosa sia “meglio” o chivio, e mi ha davvero impressionato in ma- “peggio”, la pellicola o il digitale, ma è utile in- niera positiva. Il giorno in cui verrà chiuso (e vece riconoscere le specificità di entrambi. As- purtroppo gli amici tedeschi mi hanno infor- solutamente: nel primo decennio del XXI se- mato che la chiusura è ormai stata decisa, an- colo la comunità archivistica era molto divisa che se rimandata a lungo) sarà un giorno mol- sull’adozione del digitale, con due fazioni – pro to triste, anche perché ogni chiusura segna la e contro digitale – ben distinte. Nel corso del perdita irreparabile di conoscenze e profes- tempo questa divisione si è progressivamente sionalità accumulate nel corso di tanti anni. sempre più attenuata e oggi siamo più co- Per fortuna ci sono anche segnali in contro- scienti di quali siano i vantaggi dell’utilizzo tendenza: mi piace citare ad esempio le cine- del digitale nel restauro, ma anche dei rischi teche del Portogallo e dell’Ungheria, dove con ad esso inestricabilmente connessi. Si tratta grande convinzione sono stati aperti labora- di due medium ontologicamente diversi ed è tori che lavorano molto bene e hanno un per- di fondamentale importanza che, anche chi sonale giovane e fortemente motivato. Inoltre utilizza unicamente mezzi digitali per lavora- un po’ per tutta Europa, dalla Francia, all’O- re sul patrimonio filmico, conosca bene le ca- landa alla Germania vi sono gruppi di giovani ratteristiche della pellicola per poterle preser- appassionati, tra cui molti artisti, che rilevano vare almeno in termini di “look”. Spesso e a prezzi irrisori i macchinari di laboratori in volentieri si tende a liquidare il supporto ana- dismissione (stampatrici, linee di sviluppo) logico come sorpassato, mentre invece è quel- per creare laboratori fotochimici per così dire lo che è stato in grado di tramandare le opere “autogestiti”. cinematografiche fino ai giorni nostri. Vi è un Come rinasce una pellicola segnata dal tempo, dal Parte dell’Archivio in una foto di Alberto Guerri po’ di “ingratitudine” verso questo glorioso suo naturale degrado e a volte dall’incuria. Quali lui stabilita. Per fortuna la legge assegna alla mezzo di espressione. Non c’è, e non ci sarà, di- sono le fasi del suo restauro e le difficoltà? Cineteca Nazionale la facoltà di mostrare i gitale in grado di sostituire a tutti gli effetti il L’ispezione, la riparazione manuale e la puli- propri film su territorio italiano senza dover supporto fotochimico, ma i due mezzi oggi tura sono fasi fondamentali del processo di pagare diritti, ove si tratti di proiezioni per sono complementari e devono coesistere. Se restauro, da cui non può prescindere né il scopo culturale e didattico senza scopo di lu- un determinato film alla sua epoca era com- classico restauro fotochimico né il restauro cro. Il legislatore in questo ha voluto garantire parso su pellicola, è bene che rimanga ancora digitale. Se queste fasi vengono fatte bene si è la possibilità per la cineteca di Stato di servire disponibile su quel medium oltre che in digi- a metà dell’opera, se vengono fatte male, ne- i cittadini diffondendo la cultura cinemato- tale. È molto simile al contrasto tra CD e vini- anche gli strumenti digitali saranno in grado grafia in maniera più ampia e democratica le. Anche il vinile, nel momento in cui è com- di risolvere o nascondere appieno i problemi possibile. Questa è la missione che portiamo parso il CD venne dato per spacciato, ma nel creati. Per questo dobbiamo essere grati all’e- avanti in cineteca giorno dopo giorno, ad corso degli anni è sopravvissuto, anche in ma- norme pazienza e manualità dei professioni- esempio tramite la nostra programmazione e niera sotterranea, e ora sta vivendo un suo sti che, negli archivi e nei laboratori, si occu- il nostro ufficio di diffusione culturale ma an- “comeback”, se non altro grazie al supporto di pano di questa delicatissima fase. Questa è che grazie ai tecnici ed ai proiezionisti che so- un gruppo ben preciso di amanti della musi- probabilmente l’unica fase del restauro dove è no il “braccio operativo” delle nostre attività. ca, che richiedono una esperienza più com- ammessa la creatività, intesa però come creati- Per ogni schermo illuminato c’è un proiezio- pleta. La proiezione di una copia d’epoca in vità volta a trovare soluzioni a problemi sem- nista che lavora in penombra nella cabina da pellicola è spesso impagabile rispetto al suo pre nuovi e diversi. Un piccolo rullino molto proiezione. surrogato digitale. Proprio di recente abbia- danneggiato può anche portare via una setti- Chi guida l’archivista nel suo lavoro, ha libertà di mo inaugurato una serie di proiezioni al Tea- mana intera di sole riparazioni dove l’archivi- scelta, di decidere di cambiare qualcosa o deve ri- tro Palladium in collaborazione con l’Univer- sta-restauratore passa ore e ore pazientemente spettare i canoni tradizionali sità Roma Tre e la rivista Quinlan.it che si chino sula pellicola. All’infuori della creatività che aiuta a trovare chiama, non a caso, “Ritorno in pellicola”. Com’è cambiato il modo di lavorare sulla pellicola. innovative soluzioni ai problemi, l’archivista Attualmente la Cineteca nazionale non ha un suo Quanto costa e quali problemi ci sono con i diritti? deve mantenere un atteggiamento il più con- laboratorio strutturato, cosa servirebbe per essere Come dicevo le prime fasi sono sempre le servativo possibile in tutte le sue scelte. E non all’avanguardia? Quali tecnologie dovrebbe acqui- stesse, poi, in base a che si scelga un workflow che ci siano poche scelte da fare nel corso del sire? analogico o digitale, i costi e i tempi cambiano. percorso di preservazione e restauro, ma la La Cineteca ha da un paio d’anni iniziato a fare Paradossalmente nel restauro le lavorazioni stella polare deve essere sempre il rispetto per segue a pag. successiva fotochimiche sono più veloci e meno costose l’opera nella sua manifestazione originale, per segue da pag. precedente 14 [email protected] internamente alcune delle lavorazioni che in Dobbiamo quindi pensare non solo all’hic et avviamo progetti di collaborazione. Ove pos- passato sono state sempre affidate a laborato- nunc, il qui ed ora dei nostri contemporanei, sibile cerchiamo di supportare queste cinete- ri esterni. La scelta di affidarsi a terzi per il re- ma anche alle generazioni che verranno, dato che anche con attività di “scambio”. Ad esem- stauro dei propri film senza sviluppare un la- che è nostra specifica responsabilità preserva- pio la Cineteca Griffith di Genova ci porta boratorio interno, scelta fatta molti anni fa, re il patrimonio anche per loro. In fondo è un spesso delle vere e proprie rarità, soprattutto ha fatto sì che per decenni la cineteca abbia po’ come quando parliamo di debito pubblico in 16mm, da mostrare al nostro pubblico e investito una consistente fetta dei propri fi- o riscaldamento globale: se ci si preoccupa so- quest’anno abbiamo digitalizzato per loro al- nanziamenti all’esterno da sé, anziché al pro- lo di compiacere i nostri contemporanei si cune di queste pellicole, sollevandoli dai costi prio interno. Questa scelta non è stata vincente portano avanti politiche miopi, egoiste ed in che altrimenti non avrebbero potuto sostenere. e ha rappresentato un handicap fondamentale fondo criminali, che condannano le genera- Quali possono essere i nuovi passaggi e gli inter- per la cineteca, soprattutto perché parliamo zioni future a rinunciare alle risorse a cui noi venti utili a promuovere, agevolare e rendere più di- della cineteca dello Stato, la più importante in abbiamo avuto accesso in maniera abbondan- sponibile e utilizzabile tutto il patrimonio audiovi- Italia. Questa scelta di astenersi dal confron- te, spesso sprecandole. sivo presente, a iniziare dall’associazionismo tarsi con le questioni tecniche, lasciando che La Cineteca nazionale svolge in Italia e all’estero, culturale cinematografico e dalle scuole. In partico- fossero altri a farlo per la cineteca, è probabil- un ruolo di valorizzazione e diffusione del patrimo- lare, pensa che la Cineteca Nazionale possa avere mente stata una scelta all’epoca “comoda”, nio cinematografico, mediante convenzioni con en- una funzione attiva rispetto alla nuova legge su ci- forse anche un po’ snobistica, che forse si po- ti, istituzioni, festival, scuole, università e associa- nema e audiovisivo che, sebbene non del tutto defi- trebbe ricondurre alla storica separazione zioni culturali. Ci sono stati anni di grande attività nita nei soggetti attuatori e nelle procedure, avreb- crociana tra attività teoretiche e tecnico-ma- perché in Italia erano tantissimi i luoghi in cui si be tra le sue intenzioni anche lo sviluppo ulteriore teriali, separazione che ha tanto influenzato organizzavano rassegne. Con le attuali difficoltà in della materia cinematografica nelle scuole? la cultura e società italiana. Comunque, dato cui versa l’associazionismo cinematografico, le stes- Le direttrici su cui lavorare per rendere mag- che è meglio tardi che mai, anche la Cineteca se sale cinematografiche, molte realtà hanno dovu- giormente disponibile ed utilizzabile il patri- Nazionale da qualche anno ha cominciato ad to sospendere l’attività per mancanza di fondi, di monio sono due: digitalizzazione per arrivare attrezzarsi per far fronte alle vecchie e nuove conseguenza stanno venendo meno anche le richie- più facilmente alle scuole ed alle piccole asso- sfide del nostro mestiere. Abbiamo due scan- ste, i film stanno circolando di meno, come state af- ciazioni, e applicazione meno rigorosa del di- ner, un Golden Eye ed un BlackMagic, che uti- frontando questi problemi? ritto d’autore, soprattutto laddove si parla di lizziamo per finalità di preservazione – il pri- Il nostro ufficio Diffusione Culturale continua utilizzo nelle scuole (devo dire che alcuni mo – e di accesso – il secondo – al patrimonio ad essere molto attivo ed impegnato, ma è in- aventi diritto per fortuna sono già molto di- e alcune postazioni di restauro e correzione negabile che circolano meno film che nei de- sponibili quando si parla di attività finalizzate colore. Quello che ci manca, ma ci stiamo la- cenni passati, anche perché la gran parte della alle scuole). La nuova legge cinema affida poi vorando su, è un sistema organico ed integra- nostra collezione è su pellicola 35mm e ormai alla Cineteca Nazionale un ruolo di coordina- to dove le lavorazioni possano essere fatte in pochi cinema riescono a proiettarla. Mostrare mento della rete nazionale delle cineteche, maniera più efficiente e veloce, sul modello il 35mm e supportare chi decide di proiettarlo anche per favorire la condivisione delle inizia- dei laboratori di post-produzione ed in linea rimane comunque una nostra missione fonda- tive legate alla diffusione del patrimonio fil- con gli standard internazionali. Sarebbe bello mentale, ma ci stiamo attrezzando per rende- mico nelle scuole. poter dire che programmiamo di aprire un la- re la collezione accessibile anche in digitale, Possiamo anticipare qualche progetto futuro? boratorio fotochimico, ma non è così e sono digitalizzando sempre più titoli a semplice Il 2019 segna il settantesimo anniversario contenta che i nostri colleghi di Luce-Cinecit- scopo di diffusione culturale. Nel 2018 la Ci- dall’istituzione della Cineteca Nazionale, fon- tà stiano invece lavorando per riattivare il lo- neteca ha restaurato circa quindici film e digi- data ufficialmente nel 1949, e vorremmo cele- ro, anche se su scala più piccola rispetto al la- talizzato più di cinquanta titoli a scopo di pre- brarlo in maniera appropriata con una pubbli- boratorio di un tempo. Per tornare alla tua servazione e/o accesso. Questo numero può cazione. Per l’anno prossimo sono poi previsti domanda, Susanna, direi che dovremmo ac- apparire alto, ma include lungometraggi, cor- due altri anniversari importantissimi: il cente- quisire tutte le tecnologie che sono in un nor- tometraggi e anche brevi film di formato 16mm nario dalla nascita di Federico Fellini e Alberto male laboratorio di restauro e post-produzio- e 8mm di particolare interesse, come quelli di Sordi, di cui come sai la Cineteca Nazionale ne e, cosa fondamentale, lavorare non solo recente depositati dagli eredi di Alida Valli e conserva l’archivio personale, per conto della per acquistare macchine, ma anche per for- dalla famiglia de Filippo. Un punto su cui stia- Fondazione Museo Sordi. Nel 2018 abbiamo mare il personale in queste nuove aree di exper- mo cercando di lavorare con più impegno è già restaurato due film importanti nella filmo- tise con cui non si è mai confrontato prima. anche una maggiore presenza sul territorio e grafia di Sordi: Fumo di Londra, la sua prima Con quali criteri un archivio decide quale vita deve nelle scuole. A novembre 2018 abbiamo ad prova da regista e Il medico della mutua. Ora stia- avere un film: tornare a circolare o dover restare un esempio inaugurato uno spazio di proiezione mo lavorando su Polvere di stelle, che verrà pre- film d’archivio ben conservato e basta. all’interno dell’Istituto Superiore Enzo Ferra- sentato in anteprima a maggio al Bif&st di Ba- Il fine ultimo di tutte le attività di preservazio- ri nel nostro quartiere, Cinecittà. Questo spa- ri. Aspettatevi poi tante altre iniziative per ne è l’incontro tra il film e il pubblico, quindi zio è stato pensato per servire non solo gli stu- celebrare Sordi, Fellini, ma anche tanti altri au- idealmente ogni film viene conservato e pre- denti del Ferrari e di altre scuole limitrofe o tori e autrici più o meno noti del cinema italia- servato al fine di tornare a circolare ed essere più periferiche, ma anche per servire la comu- no, iniziative che spero promuoveremo anche visto il più possibile. Ovviamente questo deve nità del quartiere, con proiezioni pomeridia- assieme alle tante associazioni e istituzioni ci- avvenire in maniera responsabile, il che im- ne e serali tre giorni a settimana. Mi piacereb- nematografiche sul territorio. plica che per far circolare i film bisogna prima be annodare anche rapporti più stretti con Susanna Zirizzotti conservare bene gli originali (come dicevamo l’associazionismo cinematografico, del resto, prima alla corretta temperatura ed umidità), prima ancora di diventare archivista e restau- preservarli (tramite duplicazione, digitalizza- ratrice, mi sono fatta le ossa proprio nel mon- www.fondazionecsc.it zione, ecc.) e creare delle copie specificamen- do dei cineclub e della programmazione. Scuola Nazionale di Cinema te destinate alla circolazione, in modo da evi- Essendo la CN un punto di riferimento importante nel Cineteca Nazional tare di esporre elementi unici ai rischi legati sistema cinematografico generale, come si relaziona - Biblioteca Luigi Chiarini alla proiezione. L’archivista ha una grande re- se si relaziona - rispetto ai problemi e ai bisogni delle Editoria sponsabilità: se la nostra attenzione fosse ri- cineteche regionali presenti nel nostro paese? CSC production volta solo al presente ed al pubblico di oggi, le Abbiamo storicamente ottimi rapporti con di- via Tuscolana, 1524 - 00173 Roma - Italia nostre azioni e decisioni finirebbero per andare verse cineteche regionali, da quella Sarda a tel. 06.722941 fax 0257766.880 a detrimento del pubblico di domani. quella del Friuli, con cui quando è possibile 15 n. 71 Quando il rock cambiò l’Unione Sovietica. Riflessioni sul film Leto di Kirill Serebrennikov Siamo all’inizio degli e cambiamento. Questo desiderio di libertà ha era perfettamente controllato. Nonostante anni Ottanta. Un treno trovato nel comportamento dei giovani una ciò, proprio a Leningrado nacque la cosiddet- viaggia verso Lenin- forma parallela di lotta che ha modificato le ta Scuola del Rock di Leningrado. La prima im- grado, oggi San Pietro- abitudini culturali e sessuali. Il mondo non portante figura rock della città che emerse fu burgo. I gruppi di una sarebbe lo stesso senza la presenza del suono quella di Mike Naumenko, leader del gruppo band musicale sono elettrico delle chitarre, senza gli effetti di una . Naumenko fu considerato il Bob seduti con a fianco i rottura nei sistemi di relazione e del compor- Dylan di Leningrado per il suo lavoro come loro strumenti. Alcuni tamento sociale. La Perestrojka non fu solo paroliere, ma la sua ispirazione musicale era passeggeri li provoca- opera di Mikhail Gorbaciov, ma anche del sostanzialmente focalizzata sull’hard rock de- no. Chiedono ai giova- gruppo Kino di Victor Tsoi, giovane musicista gli anni Settanta, sebbene non si possa parla- Ángel Quintana ni perché si mettono a seguace dei Led Zeppelin e , o dei re di un suo stile specifico. Le circostanze cantare canzoni dei Zoopark di Mike Naumenko. All’inizio degli complessive lo costrinsero a una certa forma paesi capitalisti, quando nel frattempo in anni Ottanta il mondo viveva una forte onda- di eclettismo, poiché la sua musica divenne Russia si stanno perdendo tutti i riferimenti e ta conservatrice segnata dal potere centraliz- come una vera e propria spugna impregnata le radici culturali. Nasce tra loro una breve di- zato attorno ai governi di Ronald Reagan e di ogni tipo di influenza. Il suo centro d’azio- scussione. All’improvviso il gruppo inizia a Margaret Tatcher. I Sex Pistols si erano già ne era il Leningrad Rock Club. In quegli stessi suonare in modo spontaneo con alcuni accor- prodotti in un attacco alla Regina d’Inghilter- anni si mise in luce un altro musicista di ori- di di Psycho Killer dei Talking Heads.La coreo- ra in occasione del suo Giubileo. Il glam - rock gini coreane, del gruppo Kino che grafia si trasforma nelle sembianze di un vi- - Bowie, Bolan e gli altri- aveva creato una nuo- divenne presto tra i giovani una vera leggen- deoclip con piccole animazioni grafiche, da. Tsoi ha introdotto il punk, ma an- anche se in certi momenti sembra quasi che le influenze new age della fine de- di trovarsi di fronte a uno spettacolare gli anni Settanta: Blondie, Talking film musicale, che richiama Hair di Mi- Heads, Joey Division, Elvis Costello, los Forman. Qualcosa di nuovo irrompe etc.. Naumenko e Tsoi si trovarono nella scena, come se all’interno delle im- concordi sull’idea che fosse necessa- magini si fosse prodotto un curioso mi- rio trasformare il senso della vita a racolo con l’apparire di una sorta di per- partire dalla musica e dai suoi riferi- sonaggio extradiegetico, che si muove menti principali che diventarono au- in modo strano quale testimone esterno tentici inni della Perestrojka. La con- che certifica che tutto quel che si vede cezione musicale passò attraverso non è mai accaduto. Questa operazione l’utilizzo degli originali e la fusione porta a discernere la finzione dalla real- tra la musica dal vivo e gli effetti elet- tà, creando uno spaesamento in quel tronici. Naumenko e Tsoi morirono che si coglie dell’atmosfera del film Leto tragicamente e la loro morte li elevò (Summer - Estate, 2018). Siamo di fronte allo status di autentici miti. Leto rac- a un film che, come tutti i grandi musi- conta anche la storia del loro amore cal, si muove tra una sfera di aspettative triangolare, in cui i due giovani musi- desiderate e una realtà effettiva. La pro- cisti si ritrovano a relazionarsi con la posta filmica sorprende, soprattutto se stessa donna, facendo risaltare in loro pensiamo che Leto nasce all’interno una forte rivalità personale e profes- dell’attuale cinema russo come antitesi sionale. La storia d’amore è tenera e di un’inconscio in cui molti spettatori nello stesso tempo crudele. Viktor è associano la provenienza alla pesantez- da poco che si è legato al mondo di za e alla gravità estetica. Leto di Kirill Se- Naumenko e della sua giovane mo- rebrennikov è un film ricco di piccoli glie. Essi lo aiutano in modo che possa momenti illuminanti, con coreografie registrare il suo primo album e poter musicali che sanno rendere un sincero fare i suoi primi spettacoli; ma l’amo- omaggio a David Bowie, Marc Bolan –T re finirà per stravolgere lo stato armo- Rex- o . Ma il film funziona nico del loro rapporto. In Leto, la sto- non solo come semplice gioco d’artifi- ria d’amore non parte da una cio, convince anche come riflessione relazione convenzionale, ma da una storica sulla caduta del comunismo e certa bellezza incentrata sugli incon- come cronaca di contro informazione di va estetica gay e l’ha collocata nell’epicentro tri, scontri, abbracci e separazioni. Il suo pun- quanto il rock abbia aiutato a cambiare, tra- della società dei media. The Clash si augurava- to di ancoraggio non ha alcun aggancio con la sformare, decomporre e distruggere i resti no che Londra potesse bruciare e si proclama- tradizione del cinema russo, ma lo ha nel ci- della vecchia ex Unione Sovietica. Kirill Sere- rono decisi a sostenere la rivoluzione sandini- nema francese. Il film recupera una certa brennikov parte da un principio molto inte- sta in Nicaragua. E’ in quel contesto che Lou estetica che ricorda La maman et la putain ressante. Non si possono capire i cambiamen- Reed cantava che l’eroina era la sua vita e la (1973) di Jean Eustache, di Elle a passé tant ti politici di molti paesi - tra questi la vecchia sua sposa, trasformandosi in un grande poeta d’heures sous les sunlights (1985) di Philippe URSS – se non si confronta la rivoluzione po- rock. In tutto questo tempo, quale musica Garrel e anche di Boys meets girl (1984) di Leos litica con un’altra rivoluzione parallela: quella ascoltava la gioventù di Leningrado? Nell’URSS Carax. Kirill Serebrennikov ci ha mostrato della controcultura, in cui gli stili e le forme governata da Yuri Andropov era impossibile con questo suo lavoro come la Perestrojka sia della musica rock hanno avuto un ruolo cen- alzarsi dalla poltrona durante una band che stata anche questione di rock e sesso. trale. Le vecchie strutture di un sistema poli- suonava sul palco. I commissari della moralità Ángel Quintana tico sono state erose dal desiderio di apertura vigilavano sui movimenti dei giovani e tutto Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis

16 [email protected] Il mio capolavoro (Mi Obra Maestra) Regia di Gastón Duprat. Un film con Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raúl Arévalo, Andrea Frigerio, María Soldi. Titolo originale: Mi Obra Maestra. Genere Commedia - Spagna, Argentina, 2018, durata 100 minuti

Gastón Duprat regista pose comiche che in quelle drammatiche. Ne è mostra delle piccole incongruenze narrative, di El Hombre de Al Lado un fulgido esempio la scena in cui il Nervi si nonostante il film abbia il merito di risultare (2009) e El Ciudadano reca in un ristorante di lusso per consumare spesso imprevedibile e originale. D’altra par- Ilustre (2016), in que- un lauto pranzo, pretendendo di non pagare il te, anche gli attori secondari sono scelti con sta sua nuova pellicola conto perché in credito con una società arrivi- grande cura, tra questi spicca Andrea Frige- offre uno sguardo sar- sta e volgare, incapace di riconoscerne il ge- rio che veste i panni di una snobissima galle- donico e disincantato nio artistico. Qui Brandani esercita una bra- rista preoccupata non solo dei suoi affari, ma del mondo dell’arte, at- vura mista a sfacciataggine, degna del miglior anche della postura e degli atteggiamenti da traverso una lucida ana- Barney Panofsky (il protagonista del bel ro- tenere per risultare sempre credibile e smart. Giulia Zoppi lisi dell’ambiente in cui manzo di Mordechai Richler) porteño. Il pit- Per quanto riguarda la sceneggiatura, come si artisti, galleristi e collezionisti si confrontano tore incarna, grazie all’efficace prova attoriale diceva opera di Andrés Duprat, anch’essa aspramente, non senza quell’ironia che tal- di Brandoni, un furente anticonformismo che, svolge la sua missione, confezionando scene e volta sfiora il paradosso, a cui il regista argen- di fronte all’oblio del pubblico, risulta simpati- dialoghi decisamente divertenti, in cui viene tino ci ha abituati sin dalle precedenti pelli- messo in risalto il lavoro di personifica- cole. La trama di Mi Obra Maestra ruota zione degli attori, le cui battute risultano intorno ad Arturo Silva (Guillermo Fran- perfettamente calibrate sull’andamento cella), affascinante e scaltro proprietario di degli eventi. Ciò che non sempre risulta una galleria d’arte di Buenos Aires e voce chiaro però, è se alcuni aspetti della storia narrante del film e a Renzo Nervi (Luis siano volutamente trascurati e perché, e Brandoni), vecchio pittore scontroso e as- ci riferiamo al rapporto tra i due uomini, sai irritabile, il cui momento di gloria risale pressoché insieme in ogni scena o quasi. a circa 40 anni fa, quando le sue tele anda- Nella prima parte del film infatti, non è vano a ruba in tutte le gallerie del Sudameri- ancora evidente fino a che punto sia soli- ca e il successo era una consuetudine. Sebbe- da e inossidabile l’unione tra i due prota- ne siano uniti da una vecchia ed inossidabile gonisti. Solo nella seconda metà veniamo amicizia, il loro atteggiamento intorno al a conoscenza di quanto sia cementata e mercato è diametralmente opposto. Il gal- leale l’amicizia che li lega (e il finale raffor- lerista infatti, cerca in ogni modo di rinno- za questa ipotesi) e la scoperta è accompa- vare la carriera artistica dell’amico (con un gnata da episodi drammatici e quasi me- occhio molto attento ai ricavi) proponen- tafisici, in grado di far virare il film verso dogli continuamente nuovi lavori su com- tinte fosche e profonde (si pensi alle scene missione (e inducendolo a svecchiare la in clinica). Tuttavia è la parte iniziale a ri- sua arte demodé), il pittore, dal canto suo, sultare più accattivante e misteriosa, gli risponde picche, persistendo a dipinge- mentre nella seconda la tessitura degli re le opere di sempre, incurante dei debiti inizi perde un po’ della sua tenuta, per la- che lo soffocano e del disordine in cui vive. sciare spazio a qualche falla narrativa che Mi Obra Maestra è il primo film di Du- si apre a conclusioni meno originali e più prat senza la co-regia del fidato Mariano scontate. Nondimeno il film è un altro in- Cohn (qui nelle vesti di produttore), nel teressante tassello della filmografia di Ga- quale chiama a firmare la sceneggiatura il stón Duprat in cui, ancora una volta, sono fratello Andrés, direttore del National Mu- trattati temi già molto presenti nelle sue seum of Fine Arts di Buenos Aires, la cui opere precedenti, alla stregua di nuovi ca- esperienza è messa al servizio di un plot in pitoli dello stesso romanzo. Qui come in cui ritmo, eleganza e attenzione ai dettagli, è camente insopportabile e anacronistico, a se- passato, Duprat continua ad interrogarsi sul- tanto palese quanto apprezzabile. Tuttavia gnare lo spartiacque tra due epoche oramai la natura dell’arte, il ruolo dell’artista (o non siamo dalle parti di The Square (palma d’o- inconciliabili dove il passato è rimpianto co- dell’intellettuale), in una società distratta e in- ro a Cannes nel 2017): qui i temi sono l’amici- me un eden irrecuperabile e il presente veste consapevole del loro reale valore (sempre che zia che lega i due personaggi e l’arbitrarietà gli abiti di un epoca falsamente libera e liber- ne abbiano, e fino a che punto), in relazione al con la quale il mercato dell’arte beatifica o di- taria, oramai compromessa da ipocrisia e ar- mercato e ai consumi, alla vacuità del succes- strugge i suoi miti, a seconda delle mode re- rivismo. Ed è proprio per questa idiosincrasia so visto all’interno di un contesto sociale sem- golate dal mercato finanziario, sempre più in- che la storia ad un certo punto assume un ca- pre più superficiale e disinformato. El Ciuda- stabile e famelico…o in altri termini, si cerca rattere misterioso, più vocato al thriller che al- dano Ilustre ne è un esempio recente (e di raccontare la precipitosa discesa agli Inferi la commedia… per dare corpo ad una vendetta fulgido), anche se in quel caso Duprat e Cohn di Renzo, artista di grido nei lussureggianti culturale sociologico/affaristica, nella quale spingevano la regia su corde prevalentemente anni ’80 del secolo scorso, oramai caduto irri- l’odioso (e irresistibile) Nervi e il compagno malinconiche e cupe, mentre qui si ride spes- mediabilmente in disgrazia. Mentre il film Arturo, passano dal ruolo di vittime a quello di so e di gusto e in modo felicemente dissacra- svedese solleva molte domande sull’egoismo, carnefici, con una disinvoltura impareggiabi- torio. Resta indubbio comunque, che questo l’individualismo, l’abuso di potere e l’egoma- le. La coppia di interpreti, per la terza volta in- film, presentato all’ultimo festival di Venezia, nia dei suoi personaggi (temi cari a Ostlund), sieme dopo le serie televisive Sleeping With My sia un film audace e riflessivo che sarcastica- la storia argentina cerca di indagare l’avidità Head e il grande successo El hombre de tu vida, si mente riflette sulle miserie del mondo dell’ar- del mercato dell’arte, sempre più intercon- unisce per la prima volta sul grande schermo con te e sull’importanza dei rapporti umani (no- nesso e dipendente dal capitalismo sfrenato esiti esilaranti, dando prova di grande mestiere e nostante tutto). della contemporaneità, e lo fa tramite una re- complicità. Un duo che presenta la giusta chi- gia impeccabile e due attori perfetti sia nelle mica per affrontare una trama che talvolta Giulia Zoppi 17 n. 71 Un libro postumo veramente fuori dall’ordinario: ecco le Prove di autobiografia di Luca Ronconi Fare teatro per me significa sostenere che la verità non esiste da nessuna parte. Luca Ronconi (in quarta di copertina)

Chi legga, sulla coper- tanto inquieto e inarrestabile quanto produt- di Mulinetti. Ho avuto la fortuna di essere della tina del volume che tivo ed eternamente sorprendente, di conce- giusta generazione di spettatori abilitata a seguire Feltrinelli ha mandato pire e costruire il teatro, tale da far arretrare i da vicino il mezzo secolo registico di Ronconi, dai in libreria da poco più cinque straordinari colleghi (e Lunatici visto a vent’anni ai di un mese, la dicitura talvolta amici o maestri) sopra Lehman incrociati con pari entu- «a cura di Giovanni ricordati in un pur lussureg- siasmo a settanta. E persino tra i Nuccio Lodato Agosti», non può evi- giante e indimenticabile am- testimoni del rovinoso tentativo di tare un attimo di per- bito legato al pur grande Tra- replica dell’aristofanesca Utopia, plessità. Non trattandosi di un caso di omoni- dizionale. I venticinque brevi vanificato... dalla trascurata pen- mia -pensa infatti- cosa può entrarci lo capitoli nei quali il volume è or- denza della pur splendida Piazza straordinario storico dell’arte della Statale di ganizzato percorrono, ripor- Ducale vigevanese (settembre 1975). Milano (cui tra l’altro dobbiamo, di recente, tando quanto da lui stesso asse- A Firenze, davanti a Santa Croce, lo l’esperienza autenticamente straordinaria rito anche e soprattutto in spettacolo era saltato per la pioggia della triplice mostra di Gaudenzio Ferrari a lontane conversazioni poi ac- (e la piazza «sembrava la piana di Vercelli-Novara-Varallo dello scorso anno, e il cantonate con Maria Grazia Austerlitz dopo la battaglia» come relativo, magistrale catalogo) con le vicende Gregori, conclusesi con tutta la descrisse Ripellino, opportuna- biografiche del massimo regista teatrale ita- probabilità nel 1994 (ne resta- mente richiamato da Agosti in no- liano -o forse europeo- dell’ultimo mezzo se- no quindi forzatamente esclu- ta). A Vigevano (dove lo aveva tena- colo? La spiegazione è utile che il lettore vada si gli ultimi vent’anni della sua cemente voluto l’assessore Claudio a ricercarsela da solo su Youtube (www.you- vita e attività artistica) biogra- Bertoluzzi per il suo festival provin- tube.com/watch?v=Du1ZP7vpFMA), dove per fia e allestimenti, idee e proget- ciale “Si va per cominciare”, collega- fortuna si è provveduto a caricare integral- ti, spunti e temi della parabola to al circuito coproduttore delle Feste mente il dibattito /presentazione svoltosi al esistenziale e creativa di Ron- dell’”Unità”) fu lo stesso Ronconi a “Piccolo” milanese -l’ultimo dei teatri da lui coni. Ma un vero e proprio libro nel libro è rap- interromperlo d’imperdio quando, per l’inusitata pen- diretti- il 25 febbraio, con la partecipazione, presentato dalle informatissime e impeccabili denza dell’impareggiabile fondo dello scenario di Bra- oltre che sua, di Roberta Carlotto, Maria Gra- note che il curatore ha distillato con sovrana mante/Caramuel, Rosabianca Scerrino rovinò ma- zia Gregori, Margherita Palli e Sergio Esco- abbondanza lungo l’intero ordito testuale lamente dall’asse di equilibrio che il copione voleva bar. La vicenda che ha portato alla pubblica- («col modo di procedere tenuto da Paola Ba- percorresse, rischiando di farsi male sul serio. Ne zione di questo singolarissimo testo è davvero rocchi nella sua Storia moderna dell’arte in Ita- sarebbe seguita un’interminabile assemblea not- singolare, ma proprio per udirla ricostruire in lia»: un esemplare omaggio di Agosti alla sua turna di discussione polemica, nella vicina sala una chiave che si discosti dal rischio del gos- maestra). Questo apparato in apparenza ag- consiliare del Comune, con sindaco, pubblico, regi- sip, è opportuno che quanti interessati la de- giuntivo, e predisposto a scopi dichiarata- sta e attori, conclusasi peraltro in una ritrovata at- sumano visionando questo file, anticipando i mente informativo/esplicativi, con particola- mosfera amichevole, nonostante alcuni spettatori tre brevi (ma sinteticamente chiarificatori) re riguardo ai lettori cui l’età anagrafica abbia troppo avidi o entusiasti avessero... fatto sparire interventi introduttivi che la Carlotto, la Gre- negato l’accesso personale alla scena ronco- non pochi dei numerosi uccelli imbalsamati, parte gori e lo stesso curatore hanno preposto alle niana, è forse la cosa più dotta ed esauriente integrante dello sfortunato allestimento mobile in 400 densissime pagine del libro, corredato ol- finora scritta sulla sua opera. In concorrenza/ atto. spettacolo. E nel 1991, da presidente pro tem- tretutto da un foto/apparato da urlo, sia per collaborazione col magnifico sito (www.luca- pore dell’allora Teatro Comunale di Alessandria, quanto riguarda le 32 immagini di scena, con ronconi.it) e il Centro Teatrale Santa Cristina, sfiorai la gioia di potervi ospitare la scuola di reci- le più recenti a colori, dell’inserto centrale propiziati e diretti dalla fedelissima e impaga- tazione da lui ideata quando dirigeva lo Stabile to- (che decolla col Gassman/Riccardo III del ‘68 e bile Carlotto (della quale parlare per la prima rinese (il relativo sabotaggio, con ripiegamento del atterra col Popolizio/Lehman 2015), sia forse volta nel 1986 da Garboli a proposito di Feltri- capoluogo, fu l’ultimo colpo di coda del peraltro già soprattutto le 90, spesso anche di natura pri- nelli padre, quando ci anticipò, nella sua casa tramontante craxismo provinciale), vivendo l’emo- vata e personale, disseminate in bianco e nero di Vado di Camaiore un formidabile testo zione dei colloqui con lui, la sua assistente Ola Ca- lungo le pagine del testo. E non si trascuri poi narrativo sulla propria amicizia con Mario vagna, Mauro Avogadro che poi avrebbe diretto la densa e illuminante postfazione (Un po’ più Soldati, che avrebbe poi pubblicato in «Para- squisitamente l’operazione, e i due … magnifici cani di un viatico) con la quale lo stesso Agosti su- gone Letteratura» e riproposto in Falbalas. Im- dell’epoca, nel suo studio direttoriale di piazza San gella il testo: le pagine forse più densamente magini del Novecento.Garzanti 1990). La quale è Carlo ]. Al termine della lettura, resta forte la illuminanti. Sono ormai più di quattro anni stata anche il motore principale anche dell’o- convinzione che sull’immensa, anche quanti- che Ronconi ci ha lasciati (è il più classico e perazione che ha condotto in porto queste tativamente, opera registica di Luca Ronconi, amaro dei “sembra ieri”: era il 21 febbraio evo- Prove di autobiografia. Le note assommano cu- nonostante la copiosa bibliografia anche re- cato nella presentazione/ricorrenza). Non è mulativamente a più di cento pagine: rappresen- cente che questa novità editoriale corona, al assolutamente fuori luogo dire che senza di tano quindi un quarto abbondante del volume, momento, al più elevato e ricco dei livelli pen- lui il teatro italiano non è più la stessa cosa. Si considerando oltretutto che sono ovviamente sabili, ci sia ancora un enorme lavoro di scavo sarebbe stati, probabilmente, tentati via via di offerte in caratteri assai più piccoli rispetto al- e di scoperta. Nonostante il teatro sia pur- affermare qualcosa di simile quando suben- lo sviluppo del -o dei- testo/i di Ronconi. [Non troppo, notoriamente, la più scritta sull’acqua trarono le scomparse generazionali di Viscon- ha potuto esimermi dall’essere lettore immediato, delle discipline artistiche. Ma la lettura di ti (1976), in certo qual modo di Giannini (1990, avido e particolarmente coinvolto dell’inatteso e queste pagine, altrimenti destinate a restare ma aveva lasciato da tempo l’attività) e poi sorprendente testo. Sono stato amico e collaboratore ignote, rafforza il peraltro facile sospetto che, ancora quelle di Strehler (1997), di Costa (1999) di Franco Quadri sullo scorcio tra i decenni Sessan- al Maestro, questa precarietà non dovesse di- e di Squarzina (2010). Ma con Ronconi se n’è ta e Settanta, partecipando anche all’indimenticabile spiacere particolarmente. andato qualcosa di più: un modo complessivo, stagione preparatoria di quella che fu poi l spiaggetta Nuccio Lodato

18 [email protected] Umberto Barbaro, a 60 anni dalla sua scomparsa Oltre che a Roma vogliamo una strada ad Acireale in ricordo del grande uomo di cultura

Umberto Barbaro, critico e storico del cinema, maestro di cultura, nato ad Acireale nel 1902 e scomparso a Roma nel 1959. Nel 1962 grazie all’im- pegno di molti intellettuali, tra i quali Alberto Abruzzese, Giovanni Angella, Mino Argentieri e Lino Miccichè, nasce la Biblioteca del Cinema Um- berto Barbaro con un nutrito numero di libri e riviste, copioni di film realizzati e soggetti e sceneggiature di film mai realizzati, periodici di set- tore e un ampio archivio fotografico. Il fondo è attualmente presso la Biblioteca Villino Corsini - Villa Pamphilj dell’Istituzione Sistema Biblioteche Centri Culturali del Comune di Roma. Il sindaco di Roma Luigi Petroselli (periodo mandato 1979 - 1981) è stato promotore nell’inte- stare una via di Roma a Umberto Barbaro nel quartiere Vigne Nuove. Con lo stesso intento, Diari di Cineclub ha inviato l’11 marzo scorso la Pro- posta di Onorificenza Comunale per Umberto Barbaro al sindaco di Acireale (Catania) ing. Alessandro Alì. Nella stessa data la proposta è stata inviata alla Commissione Toponomastica per richiesta di parere. Pieni di fiducia restiamo in attesa. Vi terremo aggiornati.

XIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ Magazine on-line di cinema 2015

Al Sindaco di Acireale ing. Stefano Alì [email protected]

Proposta onorificenza comunale per Umberto Barbato nato ad Acireale

Gent.mo, tramite Voi, la rivista online di cultura cinematografica Diari di Cineclub, di cui mi onoro di esserne il direttore, sostenuta da un comitato di rappresentanza composto da Luciana Castellina, Cecilia Mangini, Citto Maselli, Enzo Natta, Giulia Zoppi e dal presidente della FICC - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema Marco Asunis, intende sottoporre all'amministrazione da Voi rappresentata una proposta di onorificenza comunale per un Vostro cittadino illustre. Sarebbe per tutto il mondo della cultura cinematografica del nostro paese un atto perfino tardivo se il Comune di Acireale riconoscesse con l'intitolazione di una strada o di una Piazza o di un altro qualsiasi atto, il valore nazionale dell'opera del grande critico cinematografico Umberto Barbaro, nato ad Acireale il 3 gennaio 1902 e deceduto a Roma a soli 57 anni il 19 marzo 1959.

Nel 2019 cadono i 60 anni dalla sua scomparsa.

Il comune di Roma già dagli anni '80, con l'illuminato e indimenticato sindaco Luigi Petroselli, ha intestato la via ad Umberto Barbaro nel quartiere Vigne Nuove. Sarebbe opera di grande sensibilità e lungimiranza se anche la città di Acireale si attivasse per deliberare in tal senso e dare valore postumo a un Suo figlio illustre in occasione del sessantesimo anniversario della sua scomparsa, quale grande esempio di intelligente e appassionato lavoro nell'ambito della cultura cinematografica italiana. Diari di Cineclub, si è più volte interessato della figura di questo grande intellettuale. Nei primissimi anni '60 a Roma, per volontà del compianto amico e collega Mino Argentieri, anch'egli noto critico e storico del cinema, è stata fondata la Biblioteca del Cinema Umberto Barbaro, di cui la rivista si è ampiamente occupata nei mesi scorsi per valorizzarne pienamente il suo utilizzo tra gli studenti e gli operatori del cinema. L'auspicio è che attraverso tutte queste iniziative non si disperda un inestimabile patrimonio e possa magari nascere anche ad Acireale un centro culturale che valorizzi la cultura cinematografica quale fonte di educazione e bellezza per tutta la comunità. Diari di Cineclub darà risalto a tutte le manifestazioni e iniziative che in tal senso l'amministrazione acese vorrà mettere in essere. Grazie per l'attenzione e per la certa disponibilità a un impegno di tal genere. Cordiali saluti,

Diari di Cineclub Il Direttore (Angelo Tantaro)

Roma, 11 marzo 2019

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* Mentre stiamo chiudendo il numero, la segreteria del Sindaco di Acireale ci ha informato che la Commissione Toponomastica ha valutato positivamente la nostra proposta, sebbene al momento non siano stati individuati luoghi nuovi e appropriati da intestare a Umberto Barbaro. Siamo parzialmente felici della notizia, ritorneremo sull’argomento appena possibile.

Acireale (Catania), piazza Duomo, veduta della Basilica dei SS Pietro e Paolo e Cattedrale 19 n. 71 La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati l’Unità – Mercoledì 19 giugno 1974 - Il seminario dell’Istituto Gramsci sull’opera del grande critico Attualità del pensiero di Barbaro La figura di un intellettuale militante impegnato a liberare la cultura italiana dalla prigionia del fascismo - Un ricco patrimonio teorico che continua a sollecitare la ricerca degli studiosi Indetto dall’Istituto Gramsci, in collaborazione con la biblioteca del cinema “Umberto Barbaro”, nei giorni scorsi sì è svolto il seminario sul tema “Attualità del pensiero critico di Barbaro”. Studiosi quali Gian Piero Brunetta, che a Barbaro ha dedicato un’ampia monografia, Lorenzo Qua- glietti, Edoardo Bruno, Renato Tomassino, padre Fabrizio Valletti, Alessandro Cappabianca ed Elio Mercuri hanno preso parte a un confronto che ha riconsiderato, a distanza di molti anni dalla scomparsa di uno fra i maggiori teorici marxisti dell’arte cinematografica, un patrimonio ide- ale tanto ricco quanto meritevole di non subire congelamenti Problematicità effettuato all’Istituto Gramsci è stato il primo L’attività di Barbaro tentativo di dedurre da una intensa produzio- — che non conobbe né ne giornalistica e saggistica i lineamenti di una soste, né frontiere, né pedagogia progressista che, fra l’altro, si fon- limiti ristretti di inte- dava sulla formazione di una attitudine critica ressi — è stata riesa- e dialettica ed esaltava ogni esercizio creativo minata a più voci da di- che riposasse su un concorso collegiale. Anche verse angolazioni, si da dentro questi solchi, apparentemente lontani trarre un vero e proprio dal cinema, Barbaro è stato un anticipatore e Mino Argentieri lavoro di sfaccettatura non a caso padre Valletti ha ricordato con problematica che programmaticamente ha esclu- quanta umiltà e dedizione uno fra i più squisi- so un intento celebrativo. Soprattutto per merito ti e dotti analisti del film si sia consacrato, di Brunetta è riemersa nella sua complessità senza alcuna pretesa paternalistica, a favorire la figura di Barbaro, intellettuale militante la crescita di una consapevolezza negli spetta- che nell’arco di un ventennio, quando il fasci- tori appartenenti alle classi più disagiate ed smo imperversava e tendeva a chiudere la cul- emarginate. Su Barbaro e sulle sue fatiche mi- tura italiana in una prigionia provinciale, si ranti alla definizione di una estetica marxista, fece promotore in più campi di una azione per all’interno della quale evidenziare la specificità rompere quel cerchio imposto dal regime. I ri- delle espressioni cinematografiche, si sono sof- ferimenti costanti alla letteratura e al cinema fermati con dovizia di argomenti Lorenzo sovietici e i richiami continui al meglio della Quaglietti, Edoardo Bruno, Renato Tomassino narrativa critica apparsa nell’Europa occiden- e Alessandro Cappabianca, ciascuno aggiun- tale sono stati ampiamente lumeggiati per gendo all’altro ulteriori tessere protese a ri- delle creazioni artistiche e a non scindere i sottolineare oltre alla vastità degli interventi comporre il respiro di una lezione prematura- due poli. Anche la nozione di realismo, quale compiuti in varia veste da Barbaro, l’organici- mente interrotta e che tuttavia attende di contenuto dell’arte, è stata oggetto di verifica, tà di un progetto antifascista che lo scrittore essere sviluppata e vivificata. La disamina ha ma purtroppo rendere conto sommariamente attuava schivando ogni possibile censura e individuato non pochi capisaldi incontroverti- delle interpretazioni portate, oltre a condurci approfittando di qualsiasi spazio gli si aprisse bili: l’antidogmatismo di Barbaro, la sua avver- fuori dai confini di un resoconto informativo, davanti. Non a torto, nella trattazione di Bru- sione instancabile al contenutismo e alle vuote rischierebbe di schematizzare e di ossificare netta e nel dibattito seguito il ruolo ricoperto prove calligrafiche, la sua ostilità verso il cine- le idee esposte. Sta di fatto che, dopo le gior- da Barbaro in piena dittatura mussoliniana ma evasivo, i suoi molti “no” come ha menzio- nate che la Mostra di Porretta Terme nel ‘69 ha trovato una più congrua collocazione al di nato Renato Tomassino, al formalismo crocia- riservò a una prima analisi del pensiero criti- là del contesto cinematografico, nel processo no, al realismo inteso quale rispecchiamento co e teorico di Barbaro, il seminario organiz- di una presa di coscienza destinata ad alimen- meccanico della realtà, agli estetismi, al com- zato dall’Istituto Gramsci e dalla biblioteca tare di motivi rinnovatori la Resistenza e l’Ita- piacimento per le atmosfere, alle tesi estrinse- “Umberto Barbaro” segna l’intensificarsi di lia sorta dalla lotta partigiana. Sotto questo che alla compiutezza del prodotto artistico. una attenzione agevolata dalla riproposta di profilo, gli apporti recati dal seminario su Una riscoperta alcuni testi recentemente ripubblicati dagli Barbaro costituiscono, sia pure nella loro par- Dall’insieme delle valutazioni, non sempre Editori Riuniti (anzitutto Il film e il risarcimen- zialità, uno stimolante contributo alla messa a concordanti al millimetro ma proprio per que- to marxista dell’arte, per non dire di II cinema te- punto di una storia della parte più viva della sto motivo tali da allineare più angoli di osser- desco, ancora inedito fino al 1973) e dall’annun- cultura italiana nel lungo e tormentato viag- vazione, è scaturita la portata del magistero cio che nei prossimi mesi finalmente saranno gio verso la sua rifondazione. In questo qua- barbariano nel ripensamento della teoria este- riesumati scritti letterari, teatrali e d’arte fi- dro opportune sono state le considerazioni di tica idealistica e nella ricerca di generalizzazio- gurativa di ardua reperibilità. Dal canto loro, padre Fabrizio Valletti, un giovane prete che ni situabili in campo materialistico. Nuova- le riviste cinematografiche più avvertite han- vive a contatto con i lavoratori, il quale ha po- mente l’accento è caduto sull’importanza che no provveduto ad avviare una riscoperta di sto in luce sull’opera di Barbaro l’esistenza di Barbaro annetteva all’approfondimento dello Barbaro, che non è fenomeno casuale o di mo- una metodologia pedagogica affine all’inse- studio delle tecniche da lui reputate non rego- da e non risponde soltanto a un bisogno di gnamento gramsciano e ad esso omologabile, lamentabili attraverso canoni immobili, é non- storicizzazione. Augurandoci che gli atti di per quanto sia certo che fino alla liberazione dimeno determinanti nella materializzazione questo ultimo incontro a carattere di studio lo stesso Barbaro non fosse a conoscenza delle e nella storicizzazione della fantasia. E con- possano al più presto essere diffusi su larga profonde meditazioni del grande teorico e diri- cordemente i relatori hanno ribattuto sia a scala, forse non è azzardato avanzare l’ipotesi gente comunista. Che Barbaro insegnante proposito della funzione conoscitiva e trasforma- che l’attualità di Barbaro risieda in una sem- presso il Centro sperimentale di cinematogra- trice da Barbaro attribuita all’arte, sia al riguar- pre più accentuata esigenza di rimettere in fia e più tardi recensore su giornali popolari, do della distinzione operata fra componente discussione i termini basilari di una crisi che, fosse stato maestro per una leva di cineasti e di fantastica e filtro dell’immaginazione; distin- in tutto il mondo, condiziona il cinema. critici, in effetti era risaputo; ma questo zione che era diretta a risarcire la razionalità Mino Argentieri 20 [email protected] La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati l’Unità / martedì 19 marzo 1974 - A quindici anni dalla scomparsa dell’eminente teorico del cinema Il metodo di Barbaro Il dinamismo della ricerca e l’acuta sensibilità dialettica definiscono l’attività del grande critico alla cui lezione si continua ad attingere Cade oggi il quindice- l’idealismo crociano, Barbaro condusse nel simo anniversario del- campo del cinema una battaglia su due fronti: la morte di Umberto da un lato per sprovincializzare la nostra cul- Barbaro e assai oppor- tura appoggiandosi ai testi e ai modelli più ri- tunamente gli Editori levanti della teoria e della pratica europea e Riuniti, che già un an- sovietica, e dall’altro per riscoprire al nostro no fa ci avevano dato film le lontane radici di un discorso sia pur dell’indimenticabile primitivamente e rozzamente realistico, di teorico e critico il te- una possibile tendenza a un cinema autenti- sto inedito Il cinema te- camente nazionale. desco, ripropongono di Pazienza e ironia Ugo Casiraghi lui in edizione più agi- E’ chiaro che, col senno di poi, la duplice “ pro- le e popolare Il film e il vocazione “ di Barbaro presenta le sue omis- risarcimento marxista dell’arte ossia il volume sioni e sopravvalutazioni, ma non perde un che, nel marzo ’60, raccolse i suoi più impor- etto della sua importanza storica, come ha di- tanti saggi di teoria cinematografica: dalla mostrato ampiamente Gian Piero Brunetta prima celebre prefazione a Pudovkin (1932) al nel libro Umberto Barbaro e l’idea di neorealismo trattato di estetica generale rimasto purtrop- (1930-1943) pubblicato nel 1969 e dedicato, ol- po incompiuto (1959). A quell’antologia era se- tre che alla sua memoria, a quelle di Mario Ali- guita, nel 1962, un’ampia scelta di altri scritti e cata, Antonio Pietrangeli e Gianni Puccini che di recensioni sotto il titolo Servitù e grandezza erano stati suoi allievi al Centro Sperimenta- del cinema che completava una prima docu- le. Quanto al fatto che il regime abbia permes- mentazione su un trentennio di attività di co- so a un uomo, di cui non si potrebbe citare militante in un film del 1966, La guerra è finita, lui che fu giustamente definito “padre del che forse a Barbaro sarebbe piaciuto. Doti neorealismo italiano” (Sadoul) e “ vanto della che egli praticò in larga misura, perfino se a nostra cultura “ (Togliatti) e al cui magistero volte “ perdeva la pazienza “ e sbottava in non si è ancora finito di attingere. In un con- quelle reprimende che non risparmiavano vegno che l’Istituto Gramsci gli dedicherà, si nemmeno le personalità più in vista, da Vi- prenderanno finalmente in esame anche il sconti a Dreyer, da Zavattini a Lukàcs, e che, suo contributo, tenuto in così alta stima da giuste o meno giuste che fossero, riportava- Roberto Longhi, alla critica d’arte e la sua at- no comunque sempre a una indipendenza di tività letteraria. Ma è soprattutto sul terreno giudizio, a una fedeltà al proprio metodo di del cinema che i conti con Barbaro risultano cui era particolarmente fiero e che non si sempre aperti. E a farli non è chiamata la cul- stancava mai di consigliare, come regola di tura borghese contro la quale del resto Bar- vita, ai giovani. Sicché proprio il “ padre del baro si battè per tutta la vita e che lo ricam- neorealismo “ fu forse il primo — lui che per biò col silenzio anche dopo la sua scomparsa, la verità andava portando avanti una nozio- bensì proprio la “sua” cultura, quella che egli ne ancor più ampia di “ realismo “, fino a con tanta generosità e coerenza contribuì a identificare in essa tutta quanta l’arte —a formare e che, dialogando oggi col suo meto- rendersi conto di certi limiti del suo “figliolo”, do di lavoro, può essere certa di trovarvi uno Umberto Barbaro ( 1902 - 1959) esaltato con comprensibile trasporto per la stimolo ideologico e morale tuttora di vasta scoperta di sè che l’Italia offriva al mondo portata. Nella stasi innegabile che l’indagine una virgola messa lì per compiacerlo o servir- (chi, se non Barbaro, capì immediatamente la teorica sul film ha registrato dopo di lui, e tra lo, di operare in modo così profondo per una grandezza dei film di Rossellini?), ma senza le tante cose che si sono andate deteriorando cultura e un cinema ai suoi antipodi, la rispo- che l’entusiasmo facesse velo all’intuizione di nel nostro cinema e anche, salvi forse i contri- sta va cercata sia nell’ignoranza connaturata certi pericoli involutivi e “ formalistici “ che lui buti strutturalisti, nella nostra cultura cine- al regime stesso sia nei vecchio rapporto di stesso, forse precorrendo i tempi, avvertiva in matografica, la lezione di Umberto Barbaro amicizia con Luigi Chiarini che, fortemente una figura come quella di Visconti. Intuizione appare oggi quella di un ricercatore che, pur influenzato da lui, si convertì ai suoi ideali ed che l’avrebbe condotto più tardi a esaminare anche sbagliando e procedendo per approssi- ebbe il grande merito di fargli da “parafulmi- la sua opera, da Ossessione alle Notti bianche, mazioni come succede a tutti i veri ricercatori, ne” e da organizzatore, sia in quelle hegeliane come “fuori dal neorealismo”. tentò inflessibilmente la via della verità: infles- “astuzie della ragione” cui evidentemente si Rifiuto di modelli sibilità che va intesa appunto ed esclusivamen- può ricorrere per fini affatto diversi da quelli Abbiamo parlato di “metodo” per Barbaro e te in senso morale, perchè in senso ideologico e che possono apparire: mentre il fascismo ac- non certo di “ sistema “, anche se il suo grande critico è ormai ora di affermare che pochi, nei cettava tutto ciò che gli sembrasse gonfiare la sforzo rimasto brutalmente interrotto era periodi in cui egli operò e visse, furono meno sua “italianità”, Barbaro indicava in un film quello di un “ risarcimento marxista dell’arte “ dogmatici di lui. Pressoché solo negli anni dialettale del 1913-14, intitolato neanche a far- attraverso il film, e quindi di una sistemazio- Trenta, nei tempi calamitosi e oscuri del fasci- lo apposta Sperduti nel buio, il modo di sbro- ne delle sue teorie in una cornice più vasta. Ci smo più virulento; e senza posa misurandosi gliare la matassa per uscire dalla caverna. “Pa- sembra infatti che tutto il suo impianto teorico con l’unico pensiero allora dominante e cioè zienza e ironia” erano segnalate tra le virtù del segue a pag. successiva

21 n. 71

segue da pag. precedente (1919), classificato nel 1958 (pochi mesi prima sgorgasse con invidiabile naturalezza non da della sua morte!) tra i dodici massimi film del- Cinema a colazione tesi preconcette, ma dalla superiore sensibili- la storia del cinema in un referendum a Bru- tà che lo guidava nelle indagini sulla forma, al- xelles tra 117 storici e critici di 26 paesi. E il La sicurezza negli ambienti la ricerca dei profondi, complessi e reali con- motivo, piuttosto ineccepibile, è che in esso la digitali è il tema promosso tenuti dell’opera, cinematografica o no. Qui forma espressionista, oltretutto parziale e non serve asseverare, come si fa con formula semplicemente decorativa, non fa affatto vi- quest’anno da Just Imagine, generica e di comodo, che naturalmente le brare un analogo contenuto o messaggio, co- in collaborazione con il Co.Re. opinioni di Barbaro si possono più o meno me invece avveniva nelle manifestazioni arti- condividere (e ci mancherebbe altro). Dopo stiche del vero espressionismo. Aureo libretto Com. e la libreria Hamelin aver confermato che il suo metodo dì approc- il suo, se vogliamo riprendere la definizione cio è quello giusto e dialettico, e che egli ha da- d’epoca da lui piacevolmente attribuita, più di to numerosissime prove (anche nel suo ultimo quarant’anni fa, al suo Pudovkin. E come an- compendio sul cinema tedesco) di saperlo im- nota Lorenzo Quaglietti (che è stato il curato- pugnare con originalità, varietà e delicatezza, re delle sue antologie postume, coerente e illu- sarebbe invece utile cercare di trarre quelle in- minante è anche la sua posizione in merito dicazioni di ordine appunto metodologico, all’avanguardia, quando scrive: “L’avanguar- che anche oggi potrebbero consentirci di ve- dismo, almeno quello cinematografico, va in- der più chiaro. Se al passato ci si può oggi ac- teso, in modo apparentemente restrittivo, che costare con maggiore scientificità e diffusio- per altro è l’unico che lo legittimi, come un va- ne di studi rispetto ai tempi di Barbaro (quegli sto movimento di assaggio, di ricerca e di si- studi che lui e Chiarini iniziarono e promosse- stemazione delle risorse espressive del film: ro in Italia), non è detto che sul presente non si attività prevalentemente ricapitolatoria e si- avverta sempre più il bisogno di una imposta- stematrice, ma tavolta anche scopritrice e spe- zione criticoteorica rigorosa, capace di unire rimentatrice di mezzi e di forme nuove. Inte- al momento dell’analisi quello della sintesi so come tale l’avanguardismo è al riparo dalle nell’indagine delle singole opere, e anche il insofferenze e dalle negazioni indignate dei dovere di far luce sulle fondamentali linee di passatisti, ma anche dalle condanne, che giu- tendenza nel periodo storico che viviamo, stamente lo colpiscono quando esso pretende resìstendo, quando sia il caso, alle suggestioni di porsi come arte e come arte nuova “. E in- di svariatissimo genere che possono impanta- fatti oggi, e meritoriamente, non si pone più nare e rendere passivo e rassegnato il discor- come tale. Ma il giudizio riguardava l’avan- so, più che farlo avanzare. E’ qui che soccorre guardia storica, in cui raro e forse unico fu un il pensiero di Barbaro, e si profila ancora la film qualeL’àge d’or (1930), fulminante annun- sua attualità. Oggi per esempio si aspira, in di- cio di un’arte come quella di Buñuel, nome verse correnti del cinema come della cultura ci- che per varie ragioni non è rientrato negli in- nematografica contemporanea, a una identifi- teressi culturali di Barbaro, come d’altronde L’associazione socio-culturale Just Imagine con cazione tout court cinemavita. Mostruosamente non vi rientra, segnandone limiti storici lo scopo di promuovere la cultura e l’arte, come dilatando il fenomeno per cui da cinema na- obiettivi, nemmeno quello di Brecht. Eppure, strumento necessario per una vita dignitosa sce cinema (fenomeno non trascurato da Bar- se proprio dovessimo dire, sulla base dei suoi e propositiva, ha ideato e portato a termine baro ma da lui preso, secondo il suo costume, interventi e, speriamo, senza falsarne lo spiri- il format “Cinema a colazione”, organizzato con le molle e cum grano salis), tale identifica- to, da quale parte starebbe oggi Barbaro nel in collaborazione con Agiscuola di Puglia e zione finisce per restringere il campo delle confronto Lukàcs Brecht di cui riferiva nei Basilicata. E’ un Matinèe cinematografico, in esperienze personali del singolo autore e per giorni scorsi il suo giornale (che era, come tut- cui la visione in sala e l’approfondimento sono fare del film, quasi dittatorialmente, il sup- ti sanno, l’Unità), secondo noi starebbe piutto- accompagnati dalla consumazione di una porto espressivo di una particolare realtà fe- sto dalla parte di Brecht. E’ vero che, anche colazione e dalla proposizione di un contest nomenologica, dai limiti quanto mai pronun- per il filosofo ungherese, il realismo sta alla creativo a premi. Il contest rivolto alle classi ciati. Ma ben diversamente si pone il problema base di ogni arte, e che il tentativo sistematico partecipanti, ha lo scopo di mettere in pratica le (anche il problema della sperimentazione e di Barbaro sembra muoversi, nonostante le informazioni acquisite e le capacità stimolate, della ricerca, per per una vera “ avanguardia “ polemiche tra i due, più o meno nella stessa riuscendo a convertirle in un nuovo investimento del film) quando il singolo autore sia più pro- direzione. Ma è anche vero che, del nostro ma- di formazione: i premi possono consistere, fondamente immesso in una realtà meno cir- estro, vanno privilegiate altre linee di svilup- infatti, in ingressi prepagati per musei, eventi coscritta, aperto a un’esperienza di vita meno po: il dinamismo anche autocritico della ricer- culturali di vario genere, realizzazione di privata e a istanze assai più libere e problema- ca, l’acutissima sensibilità dialettica, il rifiuto workshop in aula. Vanta 4 edizioni all’attivo tiche di conoscenza del reale e di trasforma- — questo sì abbastanza sistematico — di mo- dal 2015, con ben oltre 1300 spettatori coinvolti zione del mondo. Allora il metodo di Barbaro delli e normative astratte, per rifarsi con “pa- nell’ultima Ed. 2017, e un totale di più di 3mila ci aiuta proprio con la sua libertà. Da un lato, zienza e ironia “ a esperienze concrete di vita bambini partecipanti totali. Quest’anno il teoricamente, sottolineando la natura “collet- e, con intensa e totale passione, a quelle della Film in visione sarà Ralph spacca internet, con la tiva “ del film, a cominciare dagli strumenti e dalle lotta di classe. partecipazione di 2000 bambini. persone che lo fanno, per terminare sulla verifica Ugo Casiraghi del suo rapporto con il pubblico; e dall’altro, nella In collaborazione col Co. Re. Com. Puglia - Co- critica concreta, mostrando come si possa Ugo Casiraghi (1921-2006), giornalista e critico cinema- mitato Regionale per le Comunicazioni per la non lasciarsi ingannare da casi anche clamo- tografico. Iscritto alPartito comunista italiano, comincia distribuzione della guida “comunica in sicu- rosi di “ collaborazione “, tali da esprimere, se- a lavorare per l’edizione milanese de l’Unità, nel 1947, in rezza”. condo alcuni, addirittura l’anima corale di qualità di critico cinematografico. Partecipa all’attività una nazione. Contro il sociologismo del Kra- organizzativa dei primi Circoli del Cinema e alla fonda- cauer e il formalismo di altri e pressoché di zione della Federazione italiana dei circoli del cinema. tutti, dunque, egli nega l’attributo di caposcuola Sarà più tardi anche segretario del Cine Club Popolare Carmen, Pier, Carmelo, dell’espressionismo al Gabinetto del dottor Caligari Milanese. Giovanna, Viviana, Domenico 22 [email protected] Mother! Un capolavoro metafisico Mother! è una pellicola incredibilmente azzeccati di questo film: gli invasione di devastatori (e persino di militari del 2017, ad opera di espertissimi Ed Harris e , in in assetto da guerra) mentre il marito, il suo uno dei più geniali re- perfetta forma professionale, che porteranno “Lui”, quasi del tutto ignorandola, incorag- gisti esistenti, Darren il caos e il più maldestro disagio nella “casa” gerà fino alla fine l’orda di quelli che, inizial- Aronofsky, già autore che fino ad allora era stata il clipeo perfetto mente, erano solo estimatori del suo lavoro. di veri e propri capola- della malassortita coppia aulica iniziale. Dal Fino al tremendo finale in cui si scoprirà (o vori da antologia ( The loro arrivo in poi, intere orde di ospiti non in- comunque avremo sufficienti indizi per de- Wrestler, Il Cigno Nero, vitati, sempre più numerosi e volgari, prende- durlo) chi veramente siano i due strani coniu- PiGreco – il teorema del ranno letteralmente d’assedio l’edificio, tra il gi che un tempo vivevano isolati dal mondo. delirio, e così via), il giusto sgomento di Jennifer e l’ambiguo e si- Rosemary’s baby e L’inquilino del terzo piano di quale non si smenti- nistro spirito accomodante di Bardem. Ini- Polanski rivivono in questo film insieme al su- sce neanche questa zialmente l’invasione sarà semplicemente blime Mulholland Drive di David Linch e a mol- Giacomo Napoli volta e crea un capola- statica, e le ingombranti figure si limiteranno ti altri film di eccellenza minori, comeLe verità voro unico nel suo genere, fondendo con una ad occupare gli spazi vitali della casa renden- nascoste o Gone girl, per certi versi. Ogni parti- maestria tutta talento e tecnica colare della pellicola, primo fra sopraffina, le inquietudini ango- tutti il foro organico che si crea scianti di Roman Polanski con le nel pavimento e che rimanda alla atmosfere sospese ed inquietanti vagina-utero di lei, rimanda ad di David Lynch. Facendo perno altro, come metaforicamente il su un quartetto di attori estre- rimandare ad altro è qualità cen- mamente convinti ed ispirati (e trale della poesia, cui il protago- magistralmente diretti), il regi- nista immola la sua esistenza, sta inscena una sorta di sit-com dando forma inizialmente ad uno apocalittica all’interno di un edi- spazio intimo e vitale per poi vio- ficio a pianta circolare che fin da lentarlo ripetutamente con in- subito viene definito come “la ca- cursioni esterne sempre più vio- sa” e che dimostra di possedere lente ed incuria programmatica. uno spirito proprio, vivente, a sé Raramente si è vista sullo scher- stante rispetto ai protagonisti mo una descrizione così vivida che la abitano. Mischiando sa- ed azzeccata del sentimento di pientemente generi anche di- violazione del proprio spazio pri- stanti tra di loro, come l’horror, il vato, così come raramente è stato thriller, il grottesco e il dramma- raffigurato il panico di trovarsi tico, tra le mura di questo fabbri- in mezzo ad una folla furibonda cato inizia sin da subito a dipa- che devasta e travolge tutto ciò narsi una trama assolutamente che incontra. Infine non passa originale. La bravissima Jennifer inosservata l’idea efficace di con- Lawrence, smessi i panni di eroi- trapporre così concretamente la na al servizio di blockbuster av- natura femminile, materna ed venturosi, con la sua terrea e istintivamente generosa, a quella concreta presenza, interpreta la maschile, immolata al proprio madre del titolo; estremamente egoismo procreativo col quale creativa (in un senso però più cerca di assicurarsi l’eternità concretista ed artigiano piutto- senza essere in grado di partori- sto che artistico), è colei che tiene re nulla di biologicamente vitale in vita “la casa”, bruciata durante ma piuttosto un “verbo” astratto un enorme incendio, ricostruen- (ma poetico) che finisce per inne- dola pezzo per pezzo, ridipin- scare una follia collettiva e di- gendola, prendendosene cura struttiva. In tal senso, non è pos- amorevolmente e facendone un sibile a mio avviso ignorare simulacro del figlio che desidera l’ulteriore piano di lettura misti- avere dal suo amato “lui”, un poe- co (e metafisico, appunto) secon- ta che ha perso l’ispirazione e do il quale “Lui” rappresenta un che, a differenza della moglie dio onnipotente che si palesa iperattiva, passa le giornate a fis- creando con la poesia, e lei invece sare la pagina bianca della nuova poesia che doli asfissianti ma ben presto inizieranno le è la natura ctonia che riceve forma e funzione non vuole scaturire dalla penna. “Lui”, un al- violenze e la distruzione fisica e sistematica dal suo creatore ma che finisce per essere di- tro insospettabile e bravissimo attore, Javier del fabbricato così amorevolmente ricostruito strutta dai discepoli dello stesso i quali, non a Bardem, è sfuggente, ambiguo, quasi etereo dalla protagonista. L’abnorme pressione degli caso, uccidono e mangiano (si nutrono) del lo- nella sua iniziale inconsistenza. Ma ecco che eserciti di invasori (verso la fine si contano ro figlio appena nato. Metafisica, mistica occi- la realtà sospesa (l’attesa in senso Casorate- dozzine di comparse in contemporanea) fi- dentale, simbolismo, sociologia e concetto di sco) dei due strani coniugi-eremiti viene im- nirà per innescare un collasso dell’edificio e luogo si amalgamano uniformemente in que- provvisamente violentata dall’irruzione di una devastazione non soltanto fisica dell’am- sto capolavoro che per quanto mi riguarda è un’altra coppia, stavolta molto più cacofonica, biente circostante, mentre Jennifer (final- già da antologia. Poderoso e notevole. Decisa- volgare e confusionaria, che ne invade la pri- mente incinta) sarà costretta a trascinare il mente consigliato a tutti gli amanti del gran- vacy stabilendosi sensa troppi preamboli in suo pesante fardello da stanza a stanza, ten- de Cinema. casa loro. Sto parlando degli altri due attori tando di proteggerlo come può dall’assurda Giacomo Napoli 23 n. 71 Il nudo nell’arte e nel cinema. Tra ipocrisie e falsi pudori Il risvolto, psicologico prima ancora che di approccio all’arte, col suo contorcimento lo- gico, a tratti comico, è significativo.Le Déjeun- er sur l’herbe (Colazione sull’erba) è una nota te- la di Manet, notevole per mille ragioni, non Giacinto Zappacosta solo pittoriche, ma an- che inerenti alle rea- zioni che provocò (siamo in pieno XIX secolo) nella critica e nell’opinione pubblica, almeno in gran parte della società borghese del tem- po. Il punto, che segna un’interessante pole- mica, verte non tanto sulla rappresentazione di una giovane donna nuda, particolare, que- sto, accettato per lunga tradizione provenien- te dalla cultura occidentale, quanto sulla sua trasposizione in epoca attuale, evidenziata dagli abiti indossati dai due accompagnatori. “Colazione sull’erba” (Le déjeuner sur l’herbe) è un dipinto del pittore francese Édouard Manet, realizzato nel Come a significare: va bene il nudo, ma solo se 1863 e conservato al museo d’Orsay di Parigi. contestualizzato in un tempo storico antece- dente, inserito in uno sfondo dai contorni chiaramente non coevi. L’aggettivo più ricor- rente, in faccia al dipinto, nella reazione che ne seguì, fu indecente. L’indecenza, evidente- mente, risiedeva esclusivamente, il che deno- ta una ipocrisia senza pari, nella contempora- neità di quanto rappresentato. Vale a dire, per completezza, che solo gli antichi, separati da noi in virtù di una buona dose di anni, o di se- coli, sono suscettibili di apparire quali sogget- ti di nudità. L’errore di Manet, parlando per assurdo, è nell’aver vestito le due figure ma- schili con fogge in uso al periodo corrente, le quali, viceversa, avrebbero dovuto assumere vestimenti remoti. Qui l’arte, nella critica ri- “Ultimo tango a Parigi” (1972) di Bernardo Bertolucci volta a Manet, soffocata da pregiudizi, langue e muore per asfissia, tanto più che veniva ec- annichilita, nel più ampio orizzonte pubblico segnato dal regresso e dall’oscurantismo. cepita l’inesistenza del nudo in riferimento ad e politico. La nudità, quindi, e ne troviamo Qualcuno, opportunamente, aveva parlato, e un tema mitologico, così come in gran parte conferma in cerimonie religiose cui i fedeli, la definizione si estende senza difficoltà al della classicità. Un nudo, per inciso, niente af- uomini e donne, prendevano parte senza abi- presente, di “secol superbo e sciocco”. Nella fatto ostentato nella tela del pittore francese. ti, ai giorni nostri tendenzialmente relegata sua rappresentazione filmica, il canto a due Molto tempo è passato da allora, e svariate nel privato, era partecipata, senza esibizioni- voci, godibile e fine, è reperibile con facilità su stagioni sono trascorse da quando il corpo, smo di sorta, a fronte della generalità dei con- youtube. Per quanto concerne più da vicino il maschile e femminile, esordiva nelle opere sociati. Tornando all’arte, e facendo un salto cinema, Bernardo Bertolucci, recentemente d’arte. Tralasciando la produzione creata dal- di secoli, notiamo un particolare significativo: scomparso, immortalò scene d’amore in Ulti- le genti mediterranee, le prime che, anterior- un madrigale, musicato da Claudio Monte- mo tango a Parigi, pellicola che ormai può esse- mente all’arrivo degli Indoeuropei, popolaro- verdi, cremonese, su libretto di Giovanni re riguardata come un classico. Era il 1972. Le no ampi territori rivieraschi, che comunque Francesco Busenello, veneziano, giurista pre- polemiche, che accompagnarono l’uscita del conosce il nudo, furono i Greci, in forme mai stato con grande profitto al poetare fine ed film, ci appaiono, a distanza di qualche decen- superate, a rappresentare corpi senza veli. aggraziato, ci consegna un verso, Pur ti miro, nio, come superate per assuefazione. Assuefa- Senza scandali. Colpisce in effetti la familiari- pur ti godo, nel dialogo tra tenore e controteno- zione a tutto quello che ci circonda, nudità tà ellenica, nella vita quotidiana, con abbiglia- re, che palesemente rimanda all’imminente comprese, nell’arte come altrove, nella più as- menti ben più che discinti, specie, ed era av- amplesso tra i due amanti. Prendiamo questa soluta libertà di espressione. e vertita come necessità, nell’esecuzione degli frase sola, proferita per la prima volta nella Maria Schneider, entrambi passati a miglior esercizi ginnici, che era parte fondamentale rappresentazione teatrale del 1642, in un’epo- vita, hanno segnato uno spartiacque, nella vi- nelle attività di un greco. Ci soccorre l’etimo- ca che noi, uomini del XXI secolo, immaginia- ta collettiva e nella storia del cinema. Guar- logia: il ginnasio, ambito nei quali si praticava mo, per il fatto di essere temporalmente di- dando alla nostra contemporaneità, non ogni lo sport, nudi ovviamente, rimanda al termine stante, retriva e puritana. In effetti, il metro di nudo è ascrivibile all’arte, semmai, in parte γυμνός aggettivo qualificativo che sta a signi- giudizio, ampiamente usato, è nella colloca- notevole, alla sua negazione. Ma questo è un ficare, appunto, e non poteva essere diversa- zione storica: maggiore è la lontananza dal altro discorso, che ci porterebbe molto, trop- mente, nudo. Era il contesto storico e geografico nostro oggi, che, da perfetti idioti, consideria- po lontano. nel quale, come osservò Hegel, la vita del singolo mo l’apice, la perfezione, il punto di arrivo della era totalmente assorbita, potremmo dire palingenesi, tanto più il periodo considerato è Giacinto Zappacosta 24 [email protected] Sembra mio figlio Sembra mio figlio è un bosniaco Izet Sarajlic, vittima di un altro ge- in Pakistan, consegna le sue parole senza che film raro, per essere nocidio: “ E io, a poco a poco, resto senza po- la sua voce abbia esitazione, va diritta, non europeo. Ha due gran- polo./ E ciò vuol dire anche senza di me. “. La flette: “Quando eravamo piccoli mio fratello di doti, la leggerezza e successione silenzio/parola diventa istinto ed io camminavamo sempre separati. Mio pa- la mediterraneità. Co- nella regista. Il tempo è una lingua. Qui la pa- dre ci aveva insegnato così. Diceva sempre stanza Quatriglio é na- rola pronunciata ha una misura, uno statuto, che se uno fosse stato ammazzato almeno l’al- Costanza Ferrini ta e cresciuta a Palermo, un valore. E’ un gesto esito, finale. Costanza tro sarebbe rimasto vivo. E’ la prima cosa che città di questo mare Quatriglio sfiora con le sue immagini le pause impariamo da bambini. La nostra faccia è la che, da millenni aggiunge dèi portati da chi, fra un pensiero e uno sguardo, tra una parola nostra condanna. La forma dei nostri occhi dal mare, viene a stabilirsi qui, e accoglie dun- e una decisione, riesce a filmare il tempo di non la possiamo nascondere. I tajiki in Tajiki- que anche altri ritmi nella città. C’è nel film una risposta maturata dopo mesi, anni, nel stan, gli uzbeki in Uzbekistan e gli Hazara al una naturalezza priva di distanza. Costanza momento in cui affiora alla voce con tutto il guristan, il ‘cimitero’. Verso la fine del film, Quatriglio sembra aver passato anni a sentir suo tempo. Come si fa a filmare una parola Ismail incontra a una curva, nella sua strada ripetere questa storia come fanno i bambini o che viene da una lunga riflessione senza che tra Pakistan e Afganistan, un autobus, assali- chi ascolta i narratori di piazza. Nella reitera- lo spettatore la attenda? E’ questo uno dei me- to dai talebani. In questo punto del film, l’uni- zione dell’identico, il vuoto dentro di sé, l’ac- riti di questo film. La regista riesce a farci co in cui sono visibili i morti, non c’è l’inge- coglie con il suo tempo. La leggerezza nel nar- ascoltare attraverso gli occhi dei protagonisti, renza di uno sguardo che deve spiegare. Qui rare questa tragedia sta nel lasciare, nella meravigliosi silenzi che non vorresti siano in- la regista ancora una volta accompagna nel vicenda che la porta, l’essenziale e suo viaggio Ismail, sottraendosi il suo respiro. Mostrare solo che all’enfasi e all’opacità. Tutto è cal- ciò che rimane, che si lascia dietro. ligrafato sui muscoli del viso. Da Si ripete nei millenni, la storia di qui il lavoro della regista sulle in- un figlio che ricerca la madre. E’ quadrature e sui volti. Sembra epica, tragica e profondamente con- quasi che lo sfocato sia materico, temporanea. Qui i figli sono due: nello stratificarsi dei colori dello Hassan, il maggiore e Ismail. sfondo in primo piano il volto e, Ognuno dei due la vuole ritrovare a in modo ancora più evidente, nel- modo suo. I fratelli sono Hazara, la lunga focale in cui dal primo un popolo che subisce genocidi da piano plasmando gli sfocati, pon- più di un secolo – sono fuggiti una gono il volto in una profondità notte dall’Afganistan con più o me- plastica, concava. Nella prima no dieci anni a testa. Gliel’ha ordi- conversazione al telefono del fi- nato la madre per metterli in salvo. glio con la madre, lei nega di ave- Per buona parte del film il fratello re un figlio che si chiami Ismail, maggiore pare Ismail e non Has- ma come nella tradizione omeri- san, e non è solo perché nella fuga, ca del riconoscimento, al termine Hassan ordina a Ismail di salire su dei dettagli del suo racconto, la una macchina di passeurs, mentre madre, sommessamente, piange. lui sarà catturato e torturato dai E quando interviene l’uomo, chia- Talebani. E quando Ismail ritro- mato zio, a chiedere a Ismail: - verà il fratello dopo un anno sten- perché tua madre piange? la ri- terà a riconoscerlo, lo curerà e sposta è: perché ha ricordato. I provvederà a lui, anche una volta ricordi e il presente coincidono arrivati a Trieste, città rifugio di al- nel tempo del volto di Ismail. Pa- tre vittime di genocidi, e ora tappa rafrasando Izet Sarajilic sulla per- sulla via dei Balcani. Ma perché dita delle proprie sorelle, Ismail Ismail, come gli rimprovererà potrebbe dire devo mettermi alla Hassan alla fine del film, ha costru- ricerca di una nuova madre. /Mi è ito per lui una vita che non vuole. infatti impossibile non essere più Ismail incontra casualmente un vi- figlio. cino di casa del villaggio, che gli ri- Costanza Ferrini vela, dopo vent’anni, che la madre è viva. La notizia fa rinascere, nei due fratelli, la speranza di ritrovar- Del 1964. Dal 2013 ha intrapreso una ri- la. Per Hassan sarà la svolta, è il ri- cerca espressiva che coniuga il lavoro sulla torno alla tradizione, il matrimo- terra alla scrittura e al disegno, sia su ar- nio che gli combina la madre o il nuovo marito terrotti, neanche da parole. Nina, una bellissi- gilla che su carta. Non ha un suo studio fisso e ama spo- di lei... la vita che vuole. Per Ismail è una scelta ma figura, conosce, attraverso la madre fuggi- starsi. Ha lavorato e lavora con artisti di altri paesi e, in pura quella di rivedere la madre. Ma il desti- ta dalla guerra in Jugoslavia, ciò che è difficile particolare, con un gruppo di artiste. Mostre collettive e no, nelle storie epiche, sceglie diversamente. dire con le parole, più facile con le canzoni. E, personali a: Roma, San Sperate, Parigi, Oxford, Caglia- In un genocidio, come dice l’etimologia, c’è il nonostante questa sua educazione, ha sempre ri, Narni. Ha studiato filosofia e si è occupata di scritture taglio della radice. I legami più intimi e pro- timore di non essere nel tempo giusto e si fer- del Mediterraneo contemporaneo come editor e ricercatri- fondi fratellanza, figliolanza, amori, amicizie, ma sempre sulla soglia del dire con un “ti pos- ce. In Italia tra altri, Venature mediterranee. Dialogo con diventano mancanti di una parte, ma non è so fare una domanda?”. E Ismail la rimprove- scrittori di oggi (1999) l’antologia in due volumi Lingue di una condizione personale, morti e sparizioni ra dolcemente: non c’è bisogno che chiedi mare, lingue di terra (1999-2000). Olivicoltrice e studiosa dell’altro capo del legame sono collettivi. Le permesso, parla. A Nina, Ismail prima di par- della coltura dell’olivo, ha pubblicato sopratutto in Fran- storie sì, sono individuali. Come scrive il poeta tire, per il suo viaggio alla ricerca della madre cia e in Italia. 25 n. 71 Giorgio Bassani tra letteratura, cinema e dialetto Ecco. Si è scelto volu- tamente di aprire que- Campus sto secondo pezzo-ri- cordo di Giorgio Richiamandosi imperterriti alla qui ormai Bassani per le pagine universalmente riconosciuta di Diari di Cineclub, opportunità dei confronti infra ed extra con un omaggio-ri- senza più la minima remora insomma a Maria Cristina Nascosi cordo delle sue vesti di ruota libera scrittore, poeta, sce- - né sto a descriverti le musare Mario mio neggiatore ed una sua lirica, Campus, che tut- che quelle puoi di sicuro immaginartele - te, simbolicamente e metaforicamente, le riu- nisce, con ebraica ironia. Il suo stile, di cui già si considera più affine al Manzoni - interro- si accennava nel numero scorso è letterario e, gano dolcemente - oppure al ferrarese An- al contempo, visivo: è lo stile indiretto libero, tonioni? quasi una sorta di blank verse applicato a tutti i Opta per la linea Bernini-Borromini-Fellini suoi meravigliosi linguaggi, ante-litteram, pre- diciamo o per quella Giovanni Verga-Ros- cursori nella parola scritta e nell’immagine. sellini? Non a caso, allora, oltre 60 anni fa, la sua ‘sco- E Verdi? Non sembra a lei che Giuseppe perta’ di un grandissimo autore, Giuseppe To- Verdi ricordi come fenomeno un po’ masi di Lampedusa. Nel 1958 era uscito postu- il nostro Gershwin? Giorgio Bassani (1916 - 2000) mo Il Gattopardo, il suo capolavoro. Lui era E quel particolare cattolicesimo post-tri- scomparso, infatti, un anno prima, senza sa- dentino che solum è lombardo dal quale però Bassani tiene sempre le distan- pere di aver realizzato un lavoro a se stante, opera secondo lei più in Vincenzo Monti o ze, tanto da chiedere che venga tolto il suo no- senza precedenti né conseguenti nella storia di più in Luchino me dai titoli di coda. Da tutte e tre le pellicole letteraria persino della Sicilia, tanto particola- Visconti? E va bene Lotto tratte da suoi testi Bassani rimane lontano, re, tanto isolana, legata al fato del suo essere e Bellotto e persino Giotto avulso: non è sua la mano ‘sceneggiatrice’ e lui solitaria e sensuale: amore e morte si intrec- ma e Zanzotto? disconosce allora le paternità filmiche; pre- ciano perfettamente nel testo e fu per un for- E lei medesimo infine in che rapporto si tende la dicitura ‘liberamente tratto’, perché tunato caso - un caso divenuto destino – che sente vive quel tramandare da carta a film come un Giorgio Bassani, lo disvelò al pubblico mentre col Boccaccio? tradimento (d’altronde, tradére = tradire), era editor alla Feltrinelli e lo fece dare alle però tramandato, almeno alle future genera- stampe. Quel caso andato oltre al primo dinie- Questo è all’incirca ciò che mi chiedono zioni. Ma la sua etica, la sua onestà intellet- go di altre due importanti case editrici nazio- non pochi importanti tuale non glielo permettono - ancora una vol- nali, nella figura di Elio Vittorini, un altro cervelli in giro come se niente ta l’intelligére, il capire, il voler arrivare fino in grande siciliano che non aveva voluto accetta- fosse talché più morto che vivo delle due l’u- fondo non gli consentono che una vita senza re la grandezza di un suo conterraneo, met- na o di falsità, senza compromessi: Il poeta dice sempre tendolo subito in disparte, che per davvero di- botto li abbraccio ovvero spezzato la verità - ammoniva. Anche le sue radici, la venne destino: Giorgio Bassani, come già giusto a metà da una gran sua lingua in qualche modo madre - quella sottolineato più sopra, era aduso al linguag- tosse fronte ai ginocchi ho cura di coprirmi dialettale ferrarese - non fu da lui disdegnata, gio letterario e critico e ben conosceva la dop- ben bene una sorta di ulteriore onestà linguistica, pur pia grafia del linguaggio cinematografico - con entrambi le mani il viso applicata con pudore, sommessamente. “Il ve- quella che gli fece prendere le distanze da De Ecco quanto carissimo però per dirla ro cittadino ferrarese (anche quelli dei ceti più alti, Sica a causa della sceneggiatura non sua del col vecchio Griso è dura n.d.r.) – soleva dire – si esprime in italiano, ma Giardino – ‘riconoscendola’ subito nel libro di termina ogni suo ragionamento con una frase in Tomasi. Ed ostico, inquieto e faticoso è il lingua dialettale, per rafforzare quanto vuole rapporto che continua da vero intellet- esprimere”. Ed una parola nella lingua tuale a mantenere tra letteratura e cine- gergale ferrarese di grande forza, musa- ma. Vero è che con il termine intellettua- re (ceffi, in lingua italiana, n.d.r.) appare le si rischia, in realtà, di esser riduttivi: proprio in quella poesia con cui si è ini- Bassani lo fu per davvero, precorrendo i ziato questo pezzo Campus (dalla raccol- suoi tempi come altri grandi che lo ave- ta In gran segreto, Milano, Mondadori, vano preceduto - uno dei suoi maestri bo- 1978), a stigmatizzare l’insipiente qua- lognesi, ad esempio, fu Roberto Longhi - o lunquistica ignoranza di chi considera la seguìto e, addirittura, da lui ‘scoperti’, co- vera cultura cosa di poco conto. Con essa me fu per Pasolini, poi suo amico e sodale, Bassani si rivolge a Mario che altri non è ma pure critico feroce. Bassani conosceva che l’amico e sodale Mario Soldati, noto- la scrittura letteraria e quella visiva, lui era riamente un ‘innamorato’ del territorio poeta, scrittore e sceneggiatore E fu lui ad ferrarese. In Campus è pure ricordato – introdurre Pasolini a un altro cineasta fer- ancora shakespearianamente caso, de- rarese, Florestano Vancini anche lui agli stino? - un altro grande Ferrarese, Mi- esordi, divenendo suo collaboratore per la ste- sullo schermo, nel 1987 da Giuliano Montaldo. chelangelo Antonioni: letteratura, cinema e sura cinematografica de La lunga notte del ‘43, Ma il successo arriva nel 1962 con il già citato dialetto, tre sfaccettature care ad una stessa film tratto da una delle Cinque storie ferraresi Il giardino dei Finzi-Contini, romanzo di forma- grande personalità, quella di Giorgio Bassani. dello stesso Bassani, ad inizio anni Sessanta. zione scritto all’Hotel Le Najadi di Santa Ma- Nel 1956 pubblicò le Cinque storie ferraresi, che rinella. L’opera racconta la realtà della ricca gli valsero il Premio Strega e due anni più tar- borghesia ebraica a Ferrara durante il fasci- di diede alle stampe Gli occhiali d’oro, portato smo. Nel 1970 Vittorio De Sica ne fa un film Maria Cristina Nascosi Sandri 26 [email protected] Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica L’Assemblea Nazionale CGS 2019 a Cagliari SpettAttori – Non stare a guardare, entra in scena Si terrà a Cagliari il 6 e 7 aprile 2019 l’Assem- Buon lavoro CGS blea Nazionale dei CGS (Cinecircoli Gio- Diari di Cineclub esprime i migliori auguri di buon lavoro per la prossima Assemblea Nazio- vanili Socioculturali), nale, nel contempo ci è gradito augurarvi il miglior successo per il lavoro che vi siete assunti, associazione di cultura volto a salvaguardare i valori della storia e dell’impegno solidaristico del cattolicesimo de- mocratico nell’ambito dell’Associazionismo di Cultura Cinematografica. Cristiano Tanas cinematografica fonda- ta nel 1967 come espres- Un cordiale saluto a tutte le amiche e amici dei Cinecircoli Giovanili Socioculturali. sione del carisma salesiano nel mondo della Angelo Tantaro - direttore DdC comunicazione. Lo slogan scelto per quest’an- no (SpettAttori – Non stare a guardare, entra in scena), si inserisce nel tema formativo “Io sono una Missione #perlavitadeglialtri”, che pone il giovane al centro del percorso educati- vo come vero attore protagonista, in un’ottica di servizio responsabile: io non solo “ho” una missione da compiere in questo mondo, ma “sono” una missione; noi non condividiamo una missione da fare, ma “siamo” missione. Adulti e giovani non sono così semplici desti- natari della missione associativa, ma sono soggetti attivi nel contribuire alla crescita del- la società. L’appuntamento associativo preve- de una parte istituzionale, nella quale si terrà anche l’assemblea straordinaria per l’adegua- mento dello statuto alla recente riforma del Terzo Settore, e una sessione formativa e cul- turale, che si aprirà con una riflessione a cura di mons. Giulio Madeddu, giornalista e diret- tore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Cagliari, sul tema “Giovani e comunicazione”, alla luce del documento fi- nale del recente Sinodo dei Vescovi. Ci sarà spazio anche per la presentazione di alcuni cortometraggi prodotti da giovani filmaker, alla presenza degli autori, ai fini della loro co- noscenza e promozione nel circuito CGS.Inol- tre, i rappresentanti dei Circoli provenienti da diverse Regioni d’Italia, saranno guidati al- la scoperta della città di Cagliari, attraverso una passeggiata culturale per le vie del centro, e non mancheranno certamente i sapori delle specialità sarde. L’Associazione CGS, da sem- pre dedita alla promozione della cultura cine- matograficacon e per i giovani, conta in Sarde- gna ben cinque circoli locali, impegnati anche nel settore dello spettacolo dal vivo (teatro e musica), che animeranno in particolare la se- rata di sabato 6 aprile presso il salone della Parrocchia – Oratorio San Paolo, uno dei prin- cipali centri di aggregazione della città. Il ma- nifesto dell’evento racchiude in sé i significati dell’incontro: una sala cinematografica con le poltroncine rosse, un fenicottero rosa e il pro- filo della Sella del Diavolo, marchi distintivi della città di Cagliari, su cui campeggia il titolo dell’assemblea, a richiamare ancora una volta il protagonismo degli “SpettAttori” nell’Associa- zione CGS. Cristiano Tanas C.G.S. CNOS - CIOFS -Cinecircoli Giovanili Socioculturali

su www.cgsweb.it/edicola troverete Diari di Cineclub 27 n. 71 ‘Eminas “La scrittura non deve storia dell’arte in qualsiasi forma di rappre- arrivare dall’esterno, è sentazione. Dai graffiti al digitale passando una sorta di ingiun- per tutte le magnificenze scultoree, pittoriche zione interna. Si scri- e di scrittura letteraria. Ultimo e primo viene ve sempre, si ha in sé il cinema. Dicevamo lo scorso 8 marzo alla Lu- una specie di luogo, di te-Unitre di Nuoro che non avrebbe ragione ombra, dove finisce tut- di esistere un cinema senza la presenza della to, dove l’integralità del donna. Il femminino, l’idea della donna, il Natalino Piras vissuto s’ammassa, si corpo della donna, l’idea del cinema come accumula. Rappresen- donna. Alla Lute abbiamo messo come centro ta la materia prima dello scritto, la miniera di del discorso e come filo della narrazione, pen- tutto ciò che si scrive. Questa zona d’oblio è lo sando a Le Camion di Marguerite Duras, il scritto non scritto: la scrittura stessa”. Mar- film Il sale della terra (The Salt of the Eart, 1953) guerite Duras, Le Camion (1977), intervista con di Herbert J. Biberman che fu uno dei dieci di Michelle Porte. Lo si legge nel libro Sequenza Hollywood, inquisito dal maccartismo al tem- segreta. Le donne e il cinema a cura di Piera De- po della caccia alle streghe comuniste. Diver- tassis e Giovanna Grignaffini pubblicato da se e tutte attendibili le ragioni di questa scel- Feltrinelli agli inizi degli Ottanta. Le Camion ta. C’è il fatto della censura che “l’idea di per dire in una specie di lunga intervista di un cinema come donna” richiama quasi come un film mai fatto. Interpreti la stessa Duras e fatto naturale. The Salt of the Eart in Italia è Gérard Depardieu. Il camion, elemento miti- uscito cinque anni dopo, nel 1958, con il titolo co di narrazione dalla pentalogia andina di western Sfida a Silver City: ben lontano dall’e- Manuel Scorza ai racconti che contiene lo vangelico vos estis salis terrae, così Gesù invia i scassato 42 di Ira ‘e Deus delle nostre parti, a discepoli, in ogni parte del mondo conosciuto confine tra Barbagia, Goceano e Logudoro, che reca sul becco un ramoscello d’olivo per e no, a predicare e diffondere la buona novel- nel segno della donna. Come una cantatrice. annunciare che il diluvio è finito. Come, dice- la. Il produttore del film di Biberman rimasto Come se fosse Marguerite Duras, francese e va un poeta della mia generazione perduta, sempre sposato con l’attrice Gale Sonderga- insieme indocinese e di qualsiasi altra latitu- lost generation, “brani di festa insensata don- ard (come il suo amico massimo sceneggiato- dine a raccontare, a scrivere, a fare cinema. na”. La donna, dice Raymond Bellour nel libro re di Hollywood Dalton Trumbo con Cleo Beth Nel segno della donna che è, come contesto e Il Western, ancora Feltrinelli nell’edizione ita- Ficher) si chiamava Paul Jarrico. Tutta gente come misura stilistica, la presenza del fem- liana, anni Settanta, è Teogonia: il mito della delle liste nere al tempo del maccartismo. Più minino, “la miniera di tutto ciò che si scrive”. madre generatrice di Dio. Il referente potreb- erano belli e intelligenti e migliori, più erano I cerchi concentrici che dalla donna partono e be essere My Darling Clementine (1946), titolo brujas e brujos. Una condizione del corpo alla donna come presenza ritornano. Sia che originale del film di John Ford Sfida infernale, dell’eretico e più del femminino come corpo e parli o scriva in francese, in indocinese, in ita- quella all’O.K. Corral: l’inizio e la fine del West anima da bruciare, da mettere al rogo. La rea- liano o in sardo o in qualsiasi altra variante come epopea e come mito, appunto Teogonia, lizzazione del film, nel 1953, subì molti e gravi della comunicazione di sé e all’altro da sé. Ira che ha la narrazione omerica come ‘e Deus era un segno di memoria. A Chento- archetipo. Oppure Lolly Madonna mines ricordavano su mezzu come il camion (la mia coetanea Season Hubley) de per antonomasia. Ira ‘e Deus: stesso nome La terra si tinse si rosso (The Lolly-Ma- macchina e guidatore, entrambi pericolosi. Il donna War, 1973, di Richard C. Sara- camion era un 42 antidiluviano e quando ces- fian dall’omonimo romanzo, 1969, sava di rombare e saettare a capofitto per folli di Sue Grafton) dove nel nome di curve, risalito alle plaghe di superficie dentro una donna si combatte per la pro- la foresta, finalmente fermatosi, era quel che prietà della terra e del territorio. Un era. Presentava ruote perennemente consu- capolavoro misconosciuto con tan- mate, copertoni che da tempo avevano perso te metafore di guerra, quella del la sagomatura. La cabina sembrava una civet- Vietnam compresa. Avevo scelto ta posata sul davanti da cui dipartivano spon- questo film, contemporaneo a Lan- “Il sale della terra” The Salt of the Eart (1953) di Herbert J. Biberman de di legno roso e rabberciato, tavole tenute cillotto e Ginevra (Lancelot du Lac, 1973) capola- ritardi perché ostacolato proprio dal maccar- da strisce di vernice indurita. I chiodi sporge- voro altrettanto misconosciuto di Robert Bres- tismo. Non è un western anche se ambientato vano a capocchia, martellati storti sul legno. E son (sintomatico che Ginevra-Laura Duke in luoghi western (e il western è un grande ge- giù altri strati di rossa vernice di fuoco striata Condominas sia coetanea di Season Hubley e nere cinematografico). Narra di uno sciopero a verde come un uccellastro di inquietante fia- mia) come referente e come chiave di volta di minatori messicani e indiani a Silver City, ba. Ma pure come araba fenice. Come colomba quando nei lontani anni Ottanta iniziai a scri- nel Nuovo Messico. I mineros fanno picchet- vere il romanzo La mamma del sole. Là tutto taggio di fronte al luogo del loro sfruttamen- è tessuto e tramato dalla presenza della to, l’imbocco verso le viscere della terra, il loro donna. Una Laura Valdes che ha Lolly-Ma- stesso lavoro. Li arrestano. Saranno allora le donna come archetipo e tante, a coro con- loro donne, mogli e madri, a prendere il loro trario, “piissime e ottuse attitatoras”, prefi- posto, a proseguire lo sciopero. Altre donne. che, che godono nella presenza e nella Altro spettacolo, però da oscurare. L’Fbi espul- rappresentazione della morte, davanti a se dagli Stati Uniti l’attrice messicana Rosa- tanti corpi di figli e padri e mariti e nemici ria Revueltas che si era prestata a dare corpo e uccisi. Il rovescio della Madonna ai piedi volto a una delle combattive scioperanti. Mi della Croce e della Pietà. ‘Eminas in sardo piace, a proposito del Sale della terra, riportare vuol dire donne e la loro presenza nel cine- uno scambio di battute su fb con il nostro Marco ma è indispensabile. Come lo è stato nella segue a pag. successiva “My Darling Clementine” (1946) di John Ford 28 [email protected]

segue da pag. precedente giovane è una delle streghe presunte, una vit- Asunis. Dice Marco: “Del film arrivò una pel- tima, la stessa Signoret che da donna matura licola a 16 mm in Cineteca Sarda grazie a Fa- interpreterà una combattente della Resisten- bio Masala. Impressionante è stato l’utilizzo za, il terribile quotidiano di quanti si oppose- di questo film negli anni 70/80 nei circoli del ro al nazifascismo che si uccidevano a vicenda cinema, nel sindacato, nelle sezioni di partito pur di non cadere in mano al nemico, nell’al- e nelle realtà associazionistiche sarde più in tro misconosciuto capolavoro L’armata degli generale”. Gli ho risposto: “Ciao Marco, veris- eroi (L’Armée des ombres, 1969) di Jean-Pierre simo quanto tu dici. Noi, allora eravamo gio- Melville. è una rappresenta- vani, proiettammo il film e lo discutemmo in zione del femminino. Femminini è Vera Bara- un’aula scolastica a Lula, paese di miniera”. novskaja che interpreta La madre (Mat, 1926, Correva nei paesi vicini a Lula la diceria che le tratto dall’omonimo romanzo, 1906, di Mak- donne della miniera fossero come una tale Pa- sim Gork’ki) di Vsevolod Pudovkin al tempo tata di Bitti, cantata dalla lingua acuta del po- della rivoluzione sovietica e che tanto somi- eta Remunnu ‘e Locu. Patata non godeva buo- glia alle madri deleddiane. Eleonora Duse che na fama al suo paese, suddiviso in caste, interpreta una delle madri della scrittrice perché lei donna era andata a lavorare alla mi- nuorese è la madre, alma mater e mama comen- na lulese. In miniera il lavoro delle donne era te emina chi tottu potet, tutto può, tottu ischit e pesante come quello degli uomini. Erano im- tottu amat, tutto sa è tutto ama, una costante piegate nella cernita e nella lavatura del mine- nella narrazione della donna nel cinema. Ma- rale. Trasportavano carichi. A volte cucinava- ma de dolore. La madre dell’ucciso (inevitabile il no. Nel 1987, Piero d’Onofrio e Fabio Vannini richiamo alla scultura di Francesco Ciusa) e realizzarono Noistottus, un documentario am- del tormentato, di chi espia, espiante, tutta bientato nelle miniere dell’Iglesiente con in una vita, lei stessa. Non c’è film, in qualsiasi chiusura alcune testimonianze di donne lule- epoca, in qualsiasi latitudine, dove non ci sia si, la loro esperienza de sa mina. Quasi nello una madre come principio e come fine. Teo- stesso periodo, Maria Teresa Rosu, biblioteca- gonia diciamo ancora, la mater come princi- ria comunale, intervistò due anziane che ave- pio di Dio. Deus est perché c’è una madre che lo vano lavorato in miniera: Erminia Cimino e ha generato. Athom Mother Earth (1970), come Nennedda Chessa che allora avevano entram- in uno dei primi 33 giri dei Pink Floyd. Mama be superato gli ottanta. Ne viene fuori uno est sale de sa terra: tutto torna all’umano, alla straordinario spaccato ambientale e antropo- storia, al fatto che ciascuna madre vive e com- logico, fatto di lavoranti e caporales, uomini e batte, quotidianamente, per la dignità dei fi- donne. Nennedda Chessa era figlia di una gli. Dice il tutto e il particolare. Il tutto come guardia giurata della miniera e andava a ve- guerra e il particolare come un altro femmini- dere “uve ini lavorande sas lavoratores”, dove no. Nella Grande guerra (1959) di Mario Moni- lavoravano le lavoratrici. C’erano sas capora- celli, il fante siciliano Salvatore Nicotra (lo in- les, ce ne erano quattro e c’erano le altre che terpreta il sardo Tiberio Murgia) è uno dei frantumavano il minerale con un martello. Lo tanti fidanzati di Francesca Bertini, diva del raccoglievano a mucchi, riempivano sas sac- chettas e facevano la spedizione. Altre donne invece purgavano il minerale: lo pestavano, lo lavavano. “Chimbe o ses abbas”, per cinque o sei volte. C’era “custu crivellu”, una specie di setaccio, che scendeva e risaliva da un vasco- ne, “comente una barza”, come dentro una del Goceano, per diverse legislature. “Le don- pozza. Il racconto di Nennedda serve a forma- ne di Anela nel 1945 e nel 1950 avevano occupa- re l’atlante geografico e storico della mina lu- to le terre incolte. Il 10 marzo 1950 ne furono lese: Guglielmina, Santa Barbara, Puthu Ro- arrestate 7. Erano e sono orgoglio del paese. manu, S’Aspiddagliu, Lunzineddu, Eneghes. Da sindaco di Anela avevo organizzato un “Conoscenza carnale” (Carnal Knowledge 1971) d Quando lei era ragazza ci lavoravano 50, 60 convegno regionale di studi su questo fatto Mike Nichols donne. Lulesi, di Orune, di Bitti, e campidane- storico”. Il sale della terra dell’ 8 marzo a Nuoro sas. “Sa miniera prima it bella” ricorda tzia sono state due ore intense dove la continuata muto, fidanzata d’Italia per propaganda belli- Nennedda, “vene cumposta”. Come un senso apertura di testi e ipertesti, di cronache come ca. A Nicola Arigliano che questo gli fa notare di armonia nonostante la pesantezza del lavo- in presa diretta e meta-metastoria e meta-let- così risponde, in siciliano stretto, Salvatore ro, le stesse ore per uomini e donne. È il pas- teratura hanno spaziato dai film tratti dai ro- Nicotra: “donna Francesca Bertini onoratissi- sato quello che conta, non l’oggi: “como chi sa manzi di Grazia Deledda (Cenere, 1916, il ro- ma iè”. Ma il femminino resta Candice Bergen miniera est in d’una galleria”, adesso che la manzo è del 1904, di Febo Mari, al tempo del di Conoscenza carnale (Carnal Knowledge, 1971) miniera è solo galleria. Prima, nella giovinez- muto, l’unico film interpretato da Eleonora di Mike Nichols, lo stesso regista del Laureato za di Nennedda, a Sos Enattos, lo spiazzo del- Duse a La madre, 1919, diventato Proibito, 1954, (The Graduate, 1966) dove Mrs. Robinson, indi- le baracche aveva la dimensione familiare de di Mario Monicelli) alle Vergini di Salem (Les menticabile Anne Bancroft è il femminino più sa corte. Chiede Maria Teresa: “Accanto alla sorcieres de Salem, 1957, di Raymond Rouleau) femminino di tutti. Mrs Robinson come fa da fatica c’era anche la gioia della festa?” Rispon- tratto dal Crogiuolo (The Crucible, lo stesso 1953 traccia musicale nel finale del film e come la de Nennedda: “Non nde sentiana, vatica, non di The Salt of the Eart) di Arthur Miller che è rendono Simon&Garfunkel è un canto insie- nde sentiana”. In quello spiazzo pure si balla- stato anche marito di Marylin Monroe. Il cro- me struggente e sovversivo, la stessa valenza, va, qualche volta, e sa caporale avvertiva in po- giuolo è la messa in scena di una fatto di presunta per quanto attiene molte rappresentazioni esia le altre: che non coltivassero illusioni. Nel stregoneria nel Massachusetts del Seicento, ci fu- del femminino, di Bella ciao. Così sostiene Il dibattito su fb si è aggiunto Tonino Dettori, rono roghi e forche, di quanto come maccartismo sale della terra. mio coetaneo, che fu sindaco di Anela, paese toccò anche ad Arthur Miller. Simone Signoret Natalino Piras 29 n. 71 The other side of the wind - Il testamento di Orson Welles su Netflix Orson Welles aveva ad opera dei mille giornalisti e critici orbitanti (Peter Bogdanovich) e, sul far della stessa se- cinquantacinque anni attorno ad Hannaford, da John Dale (Bob ra, durante il party in grande stile, organizza- quando, nel 1970, si im- Random), giovane attore protagonista del suo to per il suo compleanno. Gli eventi, appunto, barcò nella produzione ultimo film:The other side of the wind. La morte, si svolgono nell’arco di una giornata. Il film di del film The other side of il senso dell’incompiuto, lo squilibrio esisten- Welles possiede, dunque, un peculiare carat- the wind che avrebbe ziale dell’uomo e dell’artista, si congiungono tere tridimensionale, caratterizzato dal conti- Giorgia Bruni dovuto sancire il suo abilmente rendendo Hannaford, sia pure con nuo intrecciarsi delle dimensioni: alla dina- ritorno a Hollywood. La produzione subì varie le dovute distanze, un personaggio simile e – mica del film nel e durante il film, si aggiunge interruzioni per ragioni economiche e si pro- forse - complementare a Guido: alter ego di la cornice del documentario fasullo, realizza- trasse fino al 1976. Per le medesime motiva- Federico Fellini in 8½, cui prestò il volto Mar- to anni dopo da un personaggio ambivalente: zioni, il montaggio fu iniziato solamente – e cello Mastroianni. Dale, nella finzione, sostie- reale e scenico al contempo. Anche il tempo è in maniera discontinua – negli anni ottanta. ne di riaprire il doloroso capitolo della morte triplice: il giorno della morte di J.J. Hannaford Nel 1985, però, la morte del è accostato alle pizze di gi- regista lascia in eredità un rato del suo film ed en- materiale caotico, in stato trambi i parametri sosta- ancora selvaggio, troncato no, parallelamente, sul in fieri e rispondente a circa sostrato di un indetermi- cento ore di girato, quaran- nato “dopo” la cui sola indi- tacinque miseri minuti di cazione si riduce alla sta- montato e innumerevoli an- gione estiva. Welles sembra notazioni e appunti. La sce- riuscire nell’ambiziosa ope- neggiatura, scritta da Wel- razione di deframmenta- les con la collaborazione zione dell’io, scindendosi in dell’ultima compagna, Oja molteplici e anonime per- Kodar, affronta una com- sone/fantasma per ricucire plessa rosa di tematiche fra – sotto mentite spoglie – le cui emergono prepotente- fila dell’epilogo di un uomo mente il rapporto tra crea- da un imprecisato numero tore-regista e creatura-atto- di angolazioni che, d’altro re, la crisi del creatore, canto, fanno capo sempre e l’omosessualità tardiva ma solo alla sua. Ma Welles po- ancorata alla creazione arti- trebbe aver fatto confluire stica. I conflitti tra la Kodar parte di sè anche nello stes- e la figlia del regista, Beatri- so personaggio di Hanna- ce Welles, per i diritti dell’o- ford. John Huston, infatti, pera, contribuirono alla sta- vestì i panni di un cineasta si del progetto che, dopo la di fama e prestigio mon- scomparsa di Welles, rima- diali – durante la festa ver- se bloccato tra Stati Uniti e rà addirittura definito il Francia passando per l’Iran. Murnau del cinema ameri- The other side of the wind riu- cano e l’Hemingway della scì a vedere la luce, grazie settima arte – precipitato, all’intervento economico, do- seppur riesca a mascherare po la definitiva intromissio- il proprio stato d’animo, in ne del colosso Netflix che una crisi artistica e perso- acquistò i diritti di distribu- nale: l’attore protagonista, zione conditio sine qua non Dale, lo ha abbandonato per far estrarre, dall’ingente durante le riprese e, per di blocco di marmo, una for- più, l’ha ingannato men- ma vitale nella speranza che tendo sulle sue reali origi- potesse essere il più aderen- ni. Il film, nel frattempo, te possibile a quella che non ha un copione e, gior- Welles avrebbe plasmato, se no dopo giorno, le scene – avesse avuto la possibilità di estreme, provocatorie e ca- completare il suo ultimo late nel pieno clima degli film. Peter Bogdanovitch, anni settanta – vengono che aveva lavorato come attore nel film, lavorò del regista solo “molte estati dopo” la sua di- improvvisate. Tra un drink e l’altro, il all’edizione. ‘Questo è un tentativo di onorare partita, a causa delle ombre che i fatti avreb- bukowskiano regista, accenna ironicamente e completare la sua visione’ è la frase di chiu- bero gettato immediatamente su di lui. Gli al rapporto tra Dio, discepoli, apostoli e acco- sura dei titoli di testa. La storia ripercorre l’ul- spezzoni di girato dell’ultimo film di Hanna- liti trasferendo le categorie del sacro al mon- timo giorno di vita di un celebre regista, J.J. ford si intersecano immediatamente con la ri- do dell’arte dove chi crea può rischiare anche Hannaford – interpretato da John Huston – costruzione delle immagini “vere” che ritrag- di essere mortalmente tradito. scomparso la sera del suo compleanno, attra- gono l’anziano cineasta dapprima sul set, verso l’espediente del falso documentario, re- durante l’ultimo ciak della giornata, poi in au- Giorgia Bruni alizzato grazie all’unione delle svariate riprese to a fianco del fedelissimo Brooks Otterlake

30 [email protected] 69. Berlinale 2019: qualità diversa, ma importanti echi del disagio contemporaneo, nei vincitori dei premi principali Orso d’Oro per il miglior film a “Synonymes”, di Nadav Lapid e Orso d’Argento, Gran Premio della Giuria, a “Grace à Dieu”, di François Ozon La 69. Berlinale, svolta- ventenne ebreo, che giunge a Parigi, fuggen- militarista israeliano e offre la grossolana pa- si dal 7 al 17 febbraio, do da Israele, dopo il servizio militare nelle rodia degli stereotipi parigini, con la sugge- ha comprovato il fatto forze speciali, e rifiutandone il nazionalismo, stione di un improbabile triangolo amoroso di essere il più impor- il modello di società e la lingua. Ê deciso a ri- che, in qualche modo, sembra la pessima imi- tante Festival interna- fiutare la sua identità ebraica e israeliana e a tazione di quello di Jules e Jim (1962), di François zionale del mondo co- integrarsi nel nuovo Paese e inizia a parlare Truffaut, trasposto nel nuovo millennio. È Giovanni Ottone me affluenza di pubblico, solo la lingua francese, essendo affascinato un’opera viscerale e spesso più criptica e ambi- con circa 340.000 ingressi nella cinquantina di sa- dalle parole e tormentato dai sinonimi. Entra- valente che stratificata e complessa, che oscilla le in cui si svolgono le proiezioni dei circa 350 to in contatto con due coetanei, ricchi borghe- tra il cinema nevrotico, concitato e ricco di ci- film (oltre 200 premières mondiali e decine di si, l’ambiguo Emile (Quentin Dolmaire), aspi- tazioni letterarie a sproposito di Andrzej Zu- anteprime internazionali), tra cortometraggi rante scrittore e filosofo, che lo concupisce, e lavski e la rappresentazione autocompiaciuta e lungometraggi, feature films e documenta- la provocante e fedifraga Caroline (Louise e pseudopoetica dei giovani radical chic pari- ri, presentati in tutte le sezioni. Ha inoltre ri- Chevillotte), che suona l’oboe e che diventa la gini, immaturi, saccenti e “tormentati” di The confermato una tradizione storica di impe- sua amante, Yoav si lancia in un vagabondag- dreamers (2003), di Bernardo Bertulucci, ma gno e di qualità, presentando alcune che sconfina anche nella mediocre ec- opere che affrontano temi di grande at- centricità, nelle invenzioni surreali e nel tualità e di impegno civile, ma anche film disordine comico dell’ingannevole Toni che trattano in termini nuovi l’identità Ederman (2016), di Maren Ade, e nell’ar- individuale, il disagio all’interno dei rap- tificiosità fragile, verbosa, compulsiva, porti di coppia e nella famiglia e le rela- grossolana, e disonesta verso lo spetta- zioni sociali. Inoltre ha promosso diversi tore, di Jeune femme (2017), di Léonor giovani autori esordienti di talento. Si è Serraille. trattato dell’ultima edizione a cura del te- L’Orso d’Argento, Gran Premio della desco Dieter Kosslick, Direttore Artistico Giuria, è stato meritatamente attribuito del Festival per 19 anni, a partire dal 2001: a Grace à Dieu (By the Grace of God), del verrà sostituito dall’italiano Carlo Cha- francese François Ozon, uno fra i miglio- trian, già Direttore Artistico del Festival ri film del Concorso. Si tratta di un’opera di Locarno dal 2012 al 2018. La giuria della drammatica costruita con estrema meti- Competizione Ufficiale, presieduta dalla colosità e realismo, molto controllata e nota attrice francese e Orso d’Oro a “Synonymes (Synonyms)”, di Nadav Lapid stratificata nella scrittura, nella messa composta dal regista Sebastián Lelio, dall’attri- gio errante nella città, costellato da una serie in scena e nella caratterizzazione del contesto ce Sandra Hüller, dall’attrice e produttrice Tru- di rocambolesche e assurde avventure e da sociale e culturale e dei personaggi: un affre- di Styler, dal programmatore Rajendra Roy e continui capovolgimenti. Con la contraddi- sco corale in cui il dolore e la personalità dei dal critico Justin Chang, ha conferito i premi zione di ritrovarsi a lavorare come addetto al- singoli protagonisti sono ben differenziati e principali ad alcuni dei film più rappresenta- la security nell’ambasciata israeliana di Pari- mai omologati. Un film di ampio respiro, evo- tivi di precise qualità autoriali, estetiche e gi, a contatto con improbabili agenti segreti cativo e didascalico nel senso migliore del ter- narrative. Invece ha purtroppo escluso dai alle prese con l’antisemitismo endemico in mine. Non è affatto una fredda inchiesta do- premi due film meritevoli, secondo il nostro Francia. Durante questo percorso Yoav viene cumentaristica, evita l’atto d’accusa convenzionale giudizio: Kiz kardeşler (A Tale of Three Sisters), costantemente ostacolato e frustrato dalla bu- e il sensazionalismo e mette a fuoco la sostanza, del turco Emin Alper e Gospod postoi, imeto i’ e rocrazia e dall’ipocrisia e deve fare i conti con la fallacità e la profanazione dei valori della fe- Petrunija (God Exists, Her Name is Petrunija), il malcelato razzismo di alcuni fra i francesi de e del sacro e le sfaccettature della natura della macedone Teona Strugar Mitevska. che incontra. Fino alla sua repentina presa di umana. Ozon ricostruisce uno scandaloso e L’Orso d’Oro è andato a Synonymes (Synonyms), coscienza di essere condannato a un limbo, clamoroso fatto di cronaca che ha scosso l’opi- terzo lungometraggio dell’israeliano Nadav avendo abbandonato Israele ed ritrovandosi nione pubblica e la Chiesa cattolica in Fran- Lapid. Il regista è autore di due film di buon escluso e marginalizzato in Francia, e alla “il- cia: il caso di Padre Bernard Preynat, un prete livello: Ha - shoter (Policeman) (2011), un dram- luminazione” circa la similarità di toni retori- oggi settantenne che ha compiuto abusi ses- ma - thriller duro e incisivo che mette a fuoco ci tra i due inni nazionali, quello francese, “La suali su almeno 70 ragazzini, chierichetti e le contraddizioni della lotta al terrorismo in Marsigliese”, e quello israeliano, “Ha Tikvah”. scout, a partire dagli anni ’70. Un religioso Israele e la crisi di identità di un soldato mem- Con la sottolineatura didascalica dell’immagi- protetto dal cardinale e arcivescovo Philippe bro di un’unità di élite dell’esercito; Haganenet ne finale del corpo di Yoav che sbatte contro Xavier Ignace Barbarin, che sovraintende la (The Kindergarten Teacher) (2014), un dramma una porta chiusa che non cede. Nadav Lapid, diocesi di Lione, il quale, pur a conoscenza dei ambizioso e inquietante che offre, con un ap- che in effetti vive tra Israele e la Francia, ha at- fatti ammessi dallo stesso religioso, non l’ha proccio freddo e distaccato, il ritratto di una tinto, verosimilmente con sincerità e con rab- mai veramente sospeso dalle funzioni e dai patologia comportamentale al femminile, bia ”politica”, a esperienze autobiografiche. contatti con bambini e adolescenti. L’affaire è suggerendo che sia connessa a una più ampia Tuttavia propone un personaggio del tutto giunto al processo penale, con una prima sen- problematica di malessere contemporaneo in contraddittorio, con l’io diviso, né genuina- tenza attesa nel corso della primavera 2019. Israele. Synonymes, al contrario, è una com- mente tragico, né realmente farsesco, calato Ozon racconta la vicenda attraverso le traiet- media drammatica molto pretenziosa e sup- in un caleidoscopio frenetico, destrutturato e torie di tre personaggi principali e di altri se- ponente, giocata su paradossi bislacchi e su frammentato. Synonymes punta sul linguag- condari, abitanti a Lione e oggi quarantenni, banali provocazioni, culturali e sessuali, a tratti gio del corpo, con fiammate slapstick e molti cli- vittime del prete pedofilo quando erano ado- davvero fastidiosa e noiosa. Racconta la para- chés, mette sotto accusa, in modo confuso e vel- lescenti. Alexandre Guérn (Melvil Poupaud) è bola esistenziale di Yoav (Tom Mercier), un leitario, l’appartenenza all’ebraismo e il machismo segue a pag. successiva 31 n. 71

segue da pag. precedente Ozon costruisce una trama in chiaroscuro, ca- coppia sposata di avere un unico figlio, la de- un alto funzionario di banca, agiato e posato ratterizzata da insicurezze e dubbi, in perfet- nuncia e la obbliga ad abortire. Per superare il borghese, cattolico credente e praticante, spo- ta coerenza con il suo cinema in cui prevalgo- gravissimo trauma, Liu Yaoyun e Wang Liyun sato e padre di cinque figli. François Debord no l’ambiguità, l’ambivalenza e le complicazioni si trasferiscono in una città marittima della (Denis Ménochet) è un informatico, piccolo della sessualità negli adulti e negli adolescenti, provincia di Fujian, nel sud del Paese, e adot- borghese, sanguigno e diventato ateo, mentre le relazioni o le non relazioni tra membri reali tano un orfano, dandogli il nome di Liu Xing Emmanuel Thomassin (Swann Arlaud), il più o immaginari della famiglia e quindi la sov- (Wang Yuan). Peraltro quest’ultimo, giunto ferito a causa degli abusi, svolge lavori occa- versione delle norme familiari e sociali. In all’età di 15 anni si rivela problematico e ribel- sionali e sconta una condizione economica e Grace à Dieu, come in molti tra i suoi film pre- le, non studia, è assuefatto al walkman e ai vi- psicologica complicata. Alexandre resta scon- cedenti, Ozon insiste sull’itinerario interiore deogames e infine compie un piccolo furto. volto quando scopre che Padre Bernard Prey- dei personaggi, che si confrontano con le diffi- Quando Liu Yaoyun lo rimprovera aspramen- nat, che lo aveva molestato quando era un boy coltà nell’affermare sé stessi, e nel combattere i te, il ragazzo fugge da casa. Passano molti an- scout, lavora ancora con ragazzi e bambini, propri demoni, in una società normalizzata e ni e, da un lato, Liu Yaoyun e Wang Liyun invec- non essendo mai stato sanzionato né tanto- oggettivamente repressiva. I suoi protagonisti chiano amaramente, lavorando stancamente meno condannato e estromesso dalla Chiesa. sono ancora una volta individui non perfetti e nel loro modesto negozio in cui riparano bici- I ricordi a lungo rimossi riaffiorano dolorosa- fragili, che si impegnano in un processo di clette, mentre, dall’altro lato, Shen Yingming e mente. Quindi scrive all’arcivescovo Barbarin, metamorfosi, uscendo da una condizione di Li Haiyan, si arricchiscono diventando grandi che lo incontra e lo ascolta, ma che, nei fatti, (auto)repressione e di passività e proiettan- possidenti grazie alle speculazioni immobiliari non prende provvedimenti al riguardo. Allora dosi su un nuovo percorso esistenziale. (sfruttando verosimilmente i privilegi e le Alexandre inoltra una denuncia alla magistra- Di jiu tian chang (So Long, My Son), dell’affer- protezioni riservate ai membri del partito). tura, documentando in forma circostanziata i mato regista cinese , ha otte- Fino all’inverosimile e grottesco epilogo, crimini di pedofilia di Padre Preynat e, quando Li Haiyan, tormentata dai sensi nel 2016, inizia un’inchiesta della polizia. di colpa, e prossima alla morte a causa Nel frattempo François e Emmanuel, an- di un cancro, ottiene che Liu Yaoyun e ch’essi sconcertati dalla palese impunità Wang Liyun tornino a visitarla nel luogo di Padre Preynat, dopo essersi incontrati natio, divenuto una città moderna quasi con altre vittime del prete, hanno costitu- irriconoscibile per chi è stato assente ito un’associazione e un sito, concepiti co- per molti anni. La donna morente chie- me organizzazione di auto aiuto e di de- de e ottiene il loro perdono. E, quando i nuncia, denominati “La parole libérée”. due anziani coniugi, ormai rassegnati, L’associazione agita il caso, coinvolgendo stanno per tornare nella loro città, rice- infine anche Alexandre. Ozon osserva e vono la telefonata del figliol prodigo, Liu descrive, con la giusta distanza, la vita at- Xing, che comunica di essere tornato tuale, con contraddizioni e debolezze, e i Orso d’Argento, Gran Premio della Giuria “Grace à Dieu (By the Grace con la fidanzata per vivere con loro, aiu- traumi del passato (attraverso diversi, of God) di François Ozon tandoli a gestire il negozio. Wang Xiao- forse troppi, flashback, evocativi delle shuai è autore di alcuni film significati- molestie infantili subite, senza mai mostrar- nuto due premi: l’Orso d’Argento per la mi- vi: Shi Qui Sui De Dan Che ( bycicle) (2001), le), e i legami familiari dei tre protagonisti, il glior interpretazione femminile, assegnato a la drammatica storia del confronto tra due loro processo decisionale per uscire allo sco- , e l’Orso d’Argento per la miglior in- adolescenti, sullo sfondo di Beijing dove i vec- perto e la battaglia per dichiarare pubblica- terpretazione maschile, attribuito a Wang chi quartieri sono minacciati dalla moderniz- mente la verità e per denunciare il silenzio Jingchun. Si tratta di un melodramma di tre zazione e dove le contraddizioni sociali sono colpevole e le protezioni dei vertici ecclesiasti- ore che, con una narrazione che percorre qua- diventate stridenti; Quing hong (Shanghai dre- ci. Un percorso che comprende dapprima il si 30 anni, dal 1986 al 2011, costellata di fla- ams) (2005), un malinconico melodramma di racconto di scambi epistolari tra Alexandre e shback e flashforward, innesti e inserzioni, derivazione autobiografica, con una struttura il cardinale Barbarin e poi le confessioni dolo- propone l’itinerario esistenziale di due fami- narrativa classica, riguardante le problemati- rose delle vittime e i confronti tra loro e con i glie, facendo appello continuamente ai buoni che in seno ad una famiglia, trasferitasi da loro familiari. Ne emerge un mosaico ricchis- sentimenti e fornendo una versione mistifi- Shanghai ad un villaggio rurale durante la Ri- simo, senza eccessi retorici o pietistici, di dif- cante dell’epoca storica e del dolore e dell’op- voluzione Culturale, quando all’inizio degli ferenti carature psicologiche e culturali e di pressione vissuti da milioni di persone a cau- anni ’80 si prospetta la possibilità di tornare interazioni sociali. In particolare risulta sor- sa delle scelte politiche e di coercizione nella metropoli; Rizao Chongqing (Chongqing prendente ed eccellente, in termini di cono- sociale del regime cinese. All’inizio della vi- Blues) (2010), un dramma - thriller in cui si scenza e credibilità, la descrizione delle forme cenda Liu Yaoyun () e Wang evidenziano i fallimenti delle relazioni fami- e dei rituali della comunità cattolica e, soprat- Liyun (Yong Mei), una coppia di trentenni, la- liari e interpersonali, le ambiguità morali e i tutto, del suo contesto più borghese, conser- vora in una fabbrica di una cittadina del nord fraintendimenti sessuali, nonché i meccani- vatore, colto, riservato e formalista di Lione, della Cina. Nel 1994 sono schiantati da una smi sociali conformisti e mafiosi che, nella so- in cui si svolge la vita della famiglia di Alexan- tragedia assurda e incomprensibile: Xing cietà cinese contemporanea, provocano disa- dre e dell’ovattata e ipocrita atmosfera nel pa- xing, il loro bambino di 8 anni, annega in un gio, dolore ed esclusione; Chuang ru zhe (Red lazzo vescovile. Alcuni potrebbero essere sor- fiume mentre fa il bagno con altri ragazzini. I Amnesia) (2014), un retorico melodramma - presi dal fatto che Ozon, noto per il talento, due sono molto legati a un’altra famiglia, co- thriller psicologico, in cui un’anziana vedova, l’ironia e il sarcasmo nel raccontare storie e stituita da Shen Yingming (Xu Cheng) and Li dignitosa e ostinata, si ritrova ad essere perse- personaggi, con felici e fantasiosi simbolismi, Haiyan (Ai Liya), essendo quest’ultima il su- guitata da vecchi colleghi, già Guardie Rosse gusto per la teatralità e raffinate provocazioni pervisore di Wang Liyun in fabbrica, e dal loro durante la Rivoluzione Culturale, animati da e soluzioni estetiche, si sia misurato per la bambino Shen Hao, coetaneo di Xing xing, motivazioni meschine, dogmatiche e settarie. prima volta, con estrema misura e fluidità presente quando quest’ultimo era annegato e Purtroppo nel corso degli anni il cinema di Wang narrativa, con un fatto di cronaca. Grace à Dieu reticente sulla dinamica dello stesso. Nei mesi Xiaoshuai, sempre coerentemente dedicato alle rispetta i fatti e riesce a manifestare impegno successivi, quando Wang Liyun rimane nuo- dinamiche familiari nel corso del tempo, a con- civile, ma mette in scena soprattutto, con sot- vamente incinta, Li Haiyan, fedele alla rigida fronto con le problematiche degli ultimi 50 anni tile empatia, una straordinaria disanima del do- direttiva del Partito Comunista per una piani- della storia della Cina, ha progressivamente lore delle vittime, tra sguardi, parole e silenzi. ficazione familiare basata sull’obbligo per ogni segue a pag. successiva 32 [email protected]

segue da pag. precedente delle persone comporta conseguenze contro- del quartiere. Contemporaneamente avviene accentuato le valenze didascaliche, mentre la verse e altamente drammatiche. il salto di qualità, dopo aver ottenuto un vero caratterizzazione dei personaggi, e dei conte- L’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatu- arsenale di armi da fuoco pesanti da un anzia- sti passati e presenti in cui vivono, è diventata ra è stato assegnato a Maurizio Braucci, Clau- no boss di un quartiere periferico, bloccato maggiormente stereotipata. Wang Xiaoshuai, dio Giovannesi e Roberto Saviano per La pa- agli arresti domiciliari (Renato Carpintieri), insieme a Zhang Yuan, Lou Ye e altri, appar- ranza dei bambini, di Claudio Giovannesi. Si che appalta loro alcuni suoi affari. Diventano tiene alla cosiddetta “Sesta Generazione” dei tratta dell’adattamento dell’omonimo roman- “una paranza”, ovvero una gruppo armato gio- registi cinesi (quelli emersi dopo la tragedia zo di Roberto Saviano, pubblicato nel 2016: un vanile, secondo il gergo camorristico che tra- del massacro di Piazza Tienanmen e osteggia- affresco ispirato alla realtà della nuova delin- muta un vocabolo usato dai pescatori per in- ti dal regime alla fine degli anni ’90 a causa dei quenza giovanile napoletana, bande di adole- dicare quei pesci di piccole dimensioni che, contenuti sociali dei loro film), maSo Long, My scenti che cercano di sostituire i clan camorri- accecati e al contempo attratti dalla intensa Son mostra purtroppo molti punti di contatto stici colpiti dagli arresti della polizia. È un luce delle lampare, si staccano dal fondo del con Fang hua (Youth) (2017), di Feng Xiaogang, dramma costruito come un romanzo di for- mare e salendo verso la superficie vengono opera molto lodata dal regime, caratterizzata mazione, con un’articolazione narrativa piut- inesorabilmente intrappolati nelle reti dei pe- dalla rappresentazione melodrammatica fal- tosto povera e costellata da incongruenze e pa- scatori. Non può mancare la storia d’amore tra sa, retorica e di maniera del travaglio e delle radossi, che denuncia una derivazione, senza Nicola e Letizia (Viviana Aprea), un’avvenente pene d’amore degli studenti cresciuti durante sostanziali novità, da molti film e serial televi- reginetta di bellezza, figlia di un pizzaiolo dei la Rivoluzione Culturale e inseriti nella divi- sivi realizzati negli ultimi anni e ispirati dal Quartieri Spagnoli, con vacanza romantica sione artistica dell’esercito cinese nel sulle spiagge del Gargano. Fino ad un fi- 1975. So Long, My Son ricostruisce con una nale aperto e sospeso, che lascia imma- certa cura il modo di vivere e i costumi ginare un destino tragico, in tono di- dell’epoca in cui lo stato cinese e il partito messo, seppure non didascalico. Claudio erano controllati da Deng Xiaoping, ca- Giovannesi ha dimostrato la capacità di ratterizzata da una cauta apertura al raccontare l’universo giovanile dei non mondo capitalista occidentale e dalla pro- garantiti, inseriti nei quartieri periferici mozione dell’economia di mercato, gesti- di Roma, tra quotidianità incerta, disil- ta dallo stato illiberale, e dei consumi, lusione, emarginazione e sogni di cam- senza deflettere dallo stretto controllo biamento, nei risvolti più intimi e con- sulla vita delle persone. Ma si tratta di traddittori, al netto di certi stereotipi, una sapiente rappresentazione scenogra- ponendosi dalla parte dei personaggi Orso d’argento per il miglior attore a Wang Jingchun con “Di jui tian fica, mentre lo sguardo è distanziato e la per catturarne le problematiche di chang” (So Long, My Son) costruzione drammatica, nonostante la identità e relazionali, le scelte e le emo- ricercata composizione delle inquadrature e precedente romanzo di Saviano, “Gomorra”, zioni. Ne sono prova i suoi precedenti cortome- lo sforzo stilistico naturalista, rafforzato dalle pubblicato nel 2006. La vicenda è ambientata traggi e documentari e i lungometraggi, La casa qualità interpretative degli attori, non eviden- nei quartieri proletari del centro di Napoli nel sulle nuvole (2009), Alì dagli occhi azzurri (2012) e, zia con chiarezza quanto le miserie e le soffe- 2006. Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, soprattutto, Fiore (2016), un coming - of - age renze private dipendessero allora, e dipendo- Briatò e alcuni altri, sono quattordicenni e quin- film che ha il merito di contenere la tentazio- no ancora oggi, in Cina, dal contesto politico dicenni che conoscono la strada e che vedono ne sociologica a effetto e di evitare lo psicolo- antidemocratico e persecutorio. In sostanza ogni giorno come i camorristi sfruttano la po- gismo di maniera, grazie a una significativa Wang Xiaoshuai costruisce una rievocazione polazione chiedendo il pizzo. Vogliono otte- gestione dei tempi drammatici attraverso un del passato molto contraddittoria e didascali- nere rapidamente molti soldi, comprare abiti intelligente lavoro di sottrazione. Al contrario ca e una dialettica tra i personaggi che, dopo e accessori firmati e motorini nuovi, avere ac- nella La paranza dei bambini lo sguardo è ambi- un lungo, contorto ed elegiaco percorso di cesso alla discoteche più note ed esclusive e guamente empatico, vagamente dolente e pri- traumi, sofferenze, amori, tradimenti, sensi di mettersi insieme alle ragazze più belle e smor- vo della giusta distanza, con scarsa qualità do- colpa, rimorsi e ravvedimenti, approda a fiose. Si fidano della loro amicizia, nata du- cumentaristica e con continue cadute prosaiche un’ambigua riconciliazione finale in nome del rante la prima infanzia, non temono il carce- a causa dei troppi stereotipi visti e stravisti sulla perdono e della solidarietà umana, nonostan- re, pensano che l’unica possibilità loro concessa criminalità partenopea, persino nelle sceno- te le differenze di condizione sociale e di stili è quella di giocarsi tutto, subito e, attratti dal grafie kitsch degli interni degli appartamenti di vita che dividono le due coppie protagoni- desiderio di potere, optano per il crimine e la dei camorristi, curate da Daniele Frabetti. E la ste. Si tratta indubbiamente di un film che sopraffazione come scelta naturale e definiti- caratterizzazione dei personaggi appare spes- punta a commuovere il pubblico, ma che in va, pur consci del rischio di morire. Percorro- so di maniera e bozzettistica, a partire da una realtà è perfettamente consono alla politica no in scooter il Rione Sanità, sono spavaldi e scrittura poco incisiva, con soluzioni dramma- culturale promossa da Xi Jinping, l’attuale ca- si fanno notare. Iniziano come piccoli spac- tiche da commedia cinematografica giovanile po supremo del regime, che rilancia i valori ciatori al servizio di un clan monopolista della o mutuate dalla classica sceneggiata napoleta- del confucianesimo e che giustifica l’esperien- vendita di hashish, poi su proposta di Nicola na, viziate da un’incongrua deriva sentimenta- za maoista e post maoista, riducendo il grave (Francesco Di Napoli), diventato il loro capet- dle alla “anema e core”. Certamente si tratta di disagio di milioni di persone a una questione to, si alleano ai fratelli Striano, loro coetanei un’operazione produttiva rispettabile, con un di vicende e di colpe individuali. So Long, My ed eredi impotenti e screditati di una famiglia discreto casting che mescola giovanissimi esor- Son è quindi molto meno vero e convincente camorrista della zona spodestata e decimata. dienti, non sempre credibili, e anziani profes- sia rispetto ai migliori film di e Poco dopo si procurano una prima pistola ru- sionisti che gigioneggiano (in primis Renato di Chen Kaige, realizzati fino al 1994, sia ri- bandola a un metronotte e iniziano ad am- Carpentieri), impreziosita dalla fotografia di spetto al cinema di Jia Zang Ke che, dal 1997, mazzare i rivali del quartiere, luogotenenti Daniele Ciprì, ma depotenziata da una messa racconta, con ben maggiore credibilità e qua- incapaci di un boss camorrista precedente- in scena priva di vera personalità autoriale, in lità nella messa in scena, un Paese in cui il mente arrestato con un’operazione in grande cui le scene d’azione, girate con telecamera a “progresso” calpesta la dignità della gente co- stile durante un matrimonio. Approfittando mano, presentano modalità artigianali, e dal mune, in cui l’arroganza e la sfacciata corru- del vuoto di potere, conquistano il controllo del montaggio incerto di Giuseppe Trepiccione. zione dei funzionari pubblici locali e dei nuo- territorio e si comportano da boss “buoni” e po- vi ricchi vessa il popolo fino all’estremo limite pulisti decidendo di non far più pagare il pizzo e in cui la perdita di valori morali nella vita ai piccoli negozianti e ai venditori ambulanti Giovanni Ottone 33 n. 71 Gli scritti sul cinema di Yasujiro Ozu Premessa Chi è il più grande fra i tre giganti (“la sacra tria- de”, come spesso viene definita) del cinema giapponese: Akira Ku- rosawa, Kenij Mizo- guchi oppure Yasujiro Stefano Beccastrini Ozu? Difficile rispon- dere, anzi impossibile e, in fondo, inutile. Per- sonalmente, sono affascinato da tutti e tre ma confesso che, nel prediligere l’uno o l’altro o l’altro ancora dei tre, vado a periodi: attual- mente sto vivendo, forse in quanto influenza- to da due splendidi libri - recentemente letti - che parlano di lui e del suo cinema, da Ya- sujiro Ozu. I due libri sono “I pixel di Cezanne e altri sguardi su artisti” di Wim Wenders Yasujiro Ozu (1903 - 1963) (che dedica a Ozu un capitolo assai bello e che Ha avuto tre maschi e due femmine, io sono il che va dal 1931 al 1962. La prima parte, Chiac- ho già recensito qualche mese fa su Diari di secondogenito. Tutti gli altri miei fratelli e so- chiere sul mio mestiere, raccoglie considerazioni Cineclub) e “Scritti sul cinema”, antologia di relle hanno trovato moglie o sono andate in che Ozu fa su di sé e sul suo cinema. Di parti- testi sulla propria arte di Ozu medesimo, cu- sposa e sono trascorsi ormai più di vent’anni colare interesse i due testi dedicati alla pole- rata da Franco Picollo e Hiromi Yagi (che lo da quando siamo rimasti a vivere solo io e mica contro il concetto di “grammatica del ci- definiscono “il più giapponese dei registi lei”). Nel 1963, all’età di sessant’anni, Ozu nema”: Ozu spiega, con decisione e precisione, giapponesi”), con una prefazione di Dario To- morì di cancro. Venne sepolto sulla collina di che “campo e controcampo, dissolvenze in masi, che del cineasta giapponese è un noto Kamakura, ove si trova il tempio buddista di apertura e in chiusura, dissolvenze incrociate, esperto (e che lo definisce “uno dei più ori- primi piani per enfatizzare le emozioni, in ginali registi che l’Asia e la storia del cinema breve le presunte regole del cinema classi- ci abbiano mai dato”). L’editore - benemeri- co, non sono vere regole cui ci si deve atte- to: il libro è uscito nel 2016 - è Donzelli, di nere, ma semplici convenzioni o caratteri- Roma. In questo numero di Diari dirò qual- stiche tecniche della macchina da presa cosa proprio su tale libro e dunque, necessa- che in più di un caso limitano anziché fa- riamente, sul cinema di Ozu, sul quale il li- vorire la creatività. Quando giro un film, bro racconta, segnala, precisa molte non penso alle regole del cinema, così co- informazioni. Ozu non è conosciuto come me un romanziere quando scrive non pen- merita, in Italia, e la pubblicazione di que- sa alla grammatica. Esiste la sensibilità, sta antologia di suoi scritti - più o meno oc- non la grammatica”. La seconda parte, casionali o impegnativi - può rappresentare Qualche parola sui miei film, ci fa compren- una buona occasione per avvicinarsi a lui e dere, rispondendo a interviste sulla sua ai suoi film (una manciata dei quali sono opera, l’importanza della “continuità”, in- rintracciabili, doppiati in italiano, in DVD). tesa come il programmare preventivo, il Notizie biografiche “curare personalmente”, ogni minimo det- Yasujiro Ozu nacque a Tokyo, in un quar- taglio - come la disposizione sulla scena di “Viaggio a Tokyo” (1953) dia Yasujirō Ozu tiere popolare, nel 1903 e iniziò a occuparsi pareti, arredi, oggetti, costumi, luci, filtri e di cinema, quale assistente operatore presso Engakuji. Sulla sua tomba c’è soltanto un mo- attori -le riprese diventavano quasi la messa la Shochiku (la casa di produzione per cui la- nogramma: Mu, il Vuoto, il Nulla. Estremo in opera di quanto pianificato. In tal modo, vorerà, salvo poche eccezioni, per l’intera esi- messaggio al mondo d’un uomo semplice ma Ozu ha fatto della continuità uno dei pilastri stenza), all’età di diciannove anni. Esordì nel- profondo, modesto ma testardo, umile ma su cui ha edificato la perfezione formale del la regia nel 1927, con un film andato in seguito convinto delle sue scelte esistenziali e artisti- suo cinema. La terza parte, Vado un attimo in perduto. Durante gli anni Trenta filmò, con il che: “Probabilmente, sono l’unico a riprende- guerra e torno, permette, attraverso lettere ad supporto permanente di quella che venne su- re in questo modo in tutto il Giappone, o forse amici e qualche intervista, di conoscere lo stato bito chiamata “la squadra Ozu”, capolavori nel mondo”. l suo film più conosciuto in Occi- d’animo con il quale Ozu visse i due anni di sua quali Storia di erbe fluttuanti e Il figlio unico. Si dente resta Viaggio a Tokyo, del 1953: storia di partecipazione diretta come soldato dell’eser- andava, insomma, delineando, film dopo due anziani coniugi ormai abbandonati dai cito imperiale nipponico, dal 1937 al 1939, alla film, una ben definita poetica, un ben definito familiari: lo stile cinematografico di Ozu, len- guerra sul fronte cinese: l’episodio che più ad- stile, una ben definita visione del mondo. Es- to e austero, narra come al solito modeste vi- dolora Ozu in quel periodo è la morte, appunto sa si consolidò con l’esperienza della guerra, cende familiari, l’incomprensione tra le gene- in quella stessa guerra, del suo collega e amico vissuta fra il 1937 e il 1939, sul fronte cinese. razioni, l’umano invecchiare, il decadere delle Yamanaka Sadao, genio nascente del cinema Nel dopoguerra, il suo cinema si rarefà, cresce tradizioni, il mutare dei tempi. Storie d’ogni giapponese: egli cadde il 17 settembre del 1938, in rigore formale, si rivolge a narrare - con ra- giorno, che l’arte sublime di Ozu, quasi priva quando aveva soltanto ventinove anni. La ra densità psicologica e lieve piglio narrativo di movimenti di macchina e basata su rigorosi quarta parte, Un’arte ricca di varietà, è costituita - l’essenzialità dei sentimenti familiari: na- piani/sequenza, trasforma in altrettante le- da una serie di riflessioni sul cinema, giappo- scono così opere indimenticabili quali Tarda zioni di straziante bellezza e di maestosa sag- nese e non, compiute in diversi momenti stori- primavera, Il tempo del raccolto del grano, Viaggio gezza. ci: per lui, fare cinema ha sempre significato a Tokyo, Il gusto del saké. Scapolo solitario, ha Com’è fatta l’antologia cercare l’armonia (Wa: concetto fondamentale sempre vissuto con l’amatissima madre (ebbe a Il libro consiste in una selezione degli scritti nella sua poetica) nei rapporti umani, il rischio scrivere nel 1958: “Mia madre è nata nel 1874. di Ozu, e di sue interviste, risalenti al periodo segue a pag. successiva 34 [email protected] segue da pag. precedente La bustina del Dott. Tzira Bella della loro disgregazione, l’ineluttabilità dei cambiamenti”, con riferimento principale alla Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario famiglia, soggetto centrale di tutta quanta la della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes sua opera (fatta di oltre cinquanta film). Egli Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella diceva di sè, a quanti gli chiedevano perché Aristofane aveva ragione, altro che se aveva ragio- non provasse mai a fare un film un po’ diverso ne, questa lettera proveniente dai più profondi reces- dagli altri: “Sono come un piccolo produttore si dell’universo cosmo, ne è l’inconfutabile convali- di tofu. Se si chiede a un piccolo produttore di da: gli androgini esistono, sulla Terra sono stati tofu di preparare un piatto di curry o una co- eliminati dall’invidia di Zeus, ma da altre parti agli toletta di maiale impanata, lui non riuscirà olimpici signori c’hanno fatto maramèo! mai a farli bene e perciò anche questa volta sto preparando un film a modo mio” (era il 1956 e Quattra salte in pale- stava lavorando al film Inizio di primavera, che in Italia hanno visto, anni dopo, soltanto po- stro chi coraggiosi, su Rai 3, in piena notte. Cose di questo mondo Quattro azioni poetiche Si è visto come Ozu non amasse sottostare alla Gentilissima Dottora cosiddetta “grammatica del cinema”, che la Tzira Bella, chi scrive è infrangesse spesso, che non volesse sentirse- uno bella androfiga, si ne schiavo. In realtà, soltanto quattro scelte direbbe terraterra, (mi ricorrenti, quattro azioni tecnico/stilistiche e scusa la battuto) dalle tenendo bassa la cinepresa, vengono inqua- vostre parti. Sono resi- drati meglio. C’è, però, anche un motivo filo- denta nella Confedera- sofico: Ozu, seguace del Buddismo, aveva una zione Marsvenusica. Gli sacrale considerazione d’ogni essere umano, abitanti dei nostre pia- anche del più misero ed umile: filmarlo dal neti, Marto e Venera, da tempa ha eliminato i di- basso, gli conferiva un eroismo quotidiano del Dott. Tzira Bella tutto innovativo, quello necessario ad affron- stinzione di genere, (sia- tare con pazienza le difficoltà dell’esistenza. mo tutte androgini), e abbiama deciso di crea- La terza è il rifuggire dai romanzi, ossia dalle re un unica grande stata bis-planetario, a opere di letteratura, nel cercare ispirazione democrazia ormonale. Nel mio Paeso sono per le storie da portare sullo schermo. Ozu uno scienziata socialo, e ho l’incarica di stu- non amava ricorrere alla letteratura, per fare diare le diverse significati che i parole hanno cinema. Lo riteneva inutile e, anzi, dannoso. per voi stessi in un arca di tempo stabilita, nel “Fra i miei film” diceva con orgoglio “ non ci nostro casa, dal 1929, anno VIII dell’ero fasci- sono adattamenti di opere letterarie. Sono sta della Cavaliera Benita Mussolina, a adessa, quasi tutti soggetti originali. Prendiamo il ca- nella tempo del governa triarchico Salvietta, so di un libro straordinario che mi ha emozio- Maggio, Conta ‘nca …. Con una sistema, a voi nato profondamente. Quell’emozione non è sconosciuta possiamo sincronicamente ope- per me un motivo per trasformare il romanzo rare una confronto tra il perioda stabilita, divi- in un film. E’ tutta un’altra cosa...”. La quarta dendola in quante parte vogliamo noio. A me consiste nel “Mono no aware” ossia in quella in particolara è stata affidato la indagina dello “accettazione serena della transitorietà delle significata che nelli vostri scuole date alle pa- cose del mondo” che, a parere di molti suoi roli de le vostri materio di istruzione scolasti- ammiratori me compreso, rappresenta la ci- co. Comincia la mio ricerca dall’educaziona fi- filosofico/poetiche sempre presenti, caratte- fra stilistica ed esistenziale del cinema di Ozu. sico. Durante la fascisma era ginnastica: op, rizzano il suo cinema. La prima è quella di gi- Egli, nel preparare un film, cerca sempre di ri- op, op, punta, spara alla faccetta nera i ma- rare sempre - in tutti i suoi film - con un obiet- durre le sue componenti drammatiche (non schia, giochi con cerchietta, nastrine per i tivo da 50 MM: che stesse facendo il primo amava affatto i melodrammi cinematografici) femminuccia in gonnellino corta. Poi nella Se- piano d’un volto o l’inquadratura panoramica e far sì, invece, scena dopo scena, che si crei- conda Dopoguerra, palla lungo e pedalare i della via d’una grande città, egli usava il 50 no, quasi impercettibilmente, una sorta di maschia, in campette improvvisati o comuna- MM: esso restringe un po’ lo spazio, rispetto a suggestione che tocchi le corde profonde della li, i femminuccia solo guardano e applaudono, come lo vediamo con i nostri occhi. Come di- sensibilità estetica e dopo lasci un buon sapo- se piace. Ancora nelle Anni Settanta fina alla ce Wenders “La distanza delle cose è un po’ ri- re. Ecco, proprio questo significa esprimere il fine della millennia, in palestro, maschia e dotta, il mondo diventa, per così dire, più pre- “Mono no aware”: far sentire l’infinità tristez- femminucci a sudare. Ora, raramente pale- sente. Si è un po’ più vicini a tutto. A differenza za ma anche l’infinità sacralità delle cose del stro, neanche l’ombro di campa o campetta, degli altri registi, Ozu usava sempre e soltanto mondo, la loro transitorietà ch’è fatta di ma- ma in classe, culi maschia e femmini sedute quell’unico obiettivo, per i campi lunghi come linconia e di pazienza, di dolore e di rassegna- per apprendere uno materio adessa conside- per i primi piani”. La seconda è l’attaccamen- zione. rato teorica. Ancho la fisico delli insegnante to all’altezza Tatama. Il Tatama è la stuoia che, Conclusioni tutta fanno pensare, tranno che a scattanti e nelle case giapponesi, viene stesa sul pavi- Forse Ozu, che non amava scrivere, non è mai abile ginnasti. Noio tutte del team di ricerca mento per accogliere gli ospiti. Ozu amava andato tanto vicino ad esprimere concettual- siamo molta perplesse: cose del vostra monda! utilizzare, nello scegliere ove porre la macchi- mente il senso del suo cinema come quando Mi scusa per poco dimestico vostro lingua, per na da presa, l’“altezza Tatama”, in modo che ha affermato: “Far sentire l’esistenza di ciò noi, molta difficila i vostra modi di distinziona ne risultasse sempre un’inquadratura dal bas- che chiamiamo vita senza utilizzare avveni- maschia e femmino delle paroli dello vostro so. Il motivo pratico di questa scelta è che, in menti particolari. Questo è ciò che ho provato bello lingua. Tanta saluti e allo prossima lette- Giappone, è stando accoccolati sul Tatami che si in tutti i modi a mettere in scena”. ra su altro vostra disciplino scolastica. conversa e dunque i dialoghi tra i personaggi, Stefano Beccastrini AdonisVenus Pitium Pithciump 35 n. 71

I dimenticati #48 Renée Adorée Fin dagli albori della al suo fianco il film£ 500 Reward, del quale egli Raoul Walsh, il quale le offrì il ruolo di Clau- settima arte, i rappor- era ad un tempo, oltre che protagonista, sog- dia, la protagonista del film drammatico che ti cinematografici tra gettista, sceneggiatore, regista e produttore. si apprestava a girare, Il più forte (The Stron- la Francia e gli Stati Girato a Sydney e su un veliero nella vicina gest): Renée naturalmente lo accettò. Tratto Uniti sono stati fittis- Bermagui, questo melodramma romantico dal romanzo Le Plus Fort scritto dal celebre pri- simi e proficui: diversi ambientato in Canada, nel Queensland, uscì mo ministro francese Georges Clemenceau, e attori, registi e tecnici nel 1918 e segnò l’esordio della nostra attrice uscito nel febbraio del ’20, il film non ebbe hanno varcato l’Atlan- (col nome d’arte di Renée Adorée, letteral- grande successo, ma le permise comunque di tico per intraprendere mente “rinata” e “adorata”) davanti alla mac- farsi conoscere e le ottenne nuove parti, an- Virgilio Zanolla nuove esperienze pro- china da presa, nel ruolo di Irene, una giovane che se (talvolta) meno ambiziose: fu Miss fessionali, e non solo partendo dalla sponda rapita da un capitano di vascello e salvata do- Lowry in Made in Heaven di Victor Schertzin- europea. Diverso è il caso dell’attrice che mi po un naufragio dal promesso sposo. Dopo ger (’21), Anita Gray in A Self-Made Man di accingo a presentare, Renée Adorée: la quale, quella non esaltante esperienza, essendo nel Rowland W. Lee (’22), Della Moore in West of a dispetto delle origini francesi, nel cinema frattempo finita la guerra, ella fece ritorno in Chicago di Scott R. Dunlop e C. R. Wallace della madrepatria non ebbe mai a lavorare, e Europa e riprese il suo mestiere di ballerina, (id.), e Moira Seren nel drammatico Honor tranne il primo film svolse la sua carriera tut- esibendosi a Londra in alcuni teatri del West First di Jerome Storm (id.), dove venne asso- ta ad Hollywood, per lei prodiga di ciata per la prima volta a John Gilbert, successi, finendo per assumere la cit- attore col quale avrebbe formato una tadinanza americana. Émilia Louise della coppie artistiche più note e ap- Victorine Reeves era nata in Germa- prezzate del cinema americano negli nia, nel quartiere amburghese di Alto- anni Venti. Piccola, bruna, graziosa, na, il 30 settembre 1897, prima delle sensuale e ricca di personalità, lo due figlie del francese Joe, clown in un sguardo penetrante ed espressivo, ella circo, e della spagnola María de La riusciva a dare qualcosa di suo in ogni Fuente (il cui cognome venne trascrit- pellicola, a prescindere dal valore in- to erratamente Floente), anch’ella ar- trinseco del film. Intanto, la sera di tista circense; il suo atto di nascita, Capodanno del ’21 Renée aveva cono- rinvenuto di recente, permette di fare sciuto a New York l’attore d’origine ir- giustizia delle pesanti inesattezze - ri- landese Thomas J. Moore (1883-1955), guardanti perfino il suo vero nome - e sei settimane dopo il loro incontro, il che ancora riportano certe schede di 12 febbraio, l’aveva sposato in Califor- Wikipedia. All’età di appena cinque nia, nella sua casa di Beverly Hills; anni, snodata e flessuosa, ella esordì Moore, che aveva due fratelli anch’essi negli spettacoli dei genitori, esiben- affermati attori, aveva quindici anni dosi in alcuni esercizi acrobatici. Co- più di lei ed era al suo secondo matri- me tutti i circensi, i Reeves erano arti- monio. Ella lavorò un’ultima volta in sti girovaghi: sicché la giovane Émilia teatro in Sonny di George V. Hobarth, girò con loro in Francia, Germania, rappresentato per la prima volta il 16 Belgio, Svezia e altri paesi d’Europa, agosto 1921 al Cort Theatre di Broa- Italia inclusa (fu tra l’altro a Firenze, dway. Sul set, la nostra attrice ritrovò Venezia, Roma e Napoli), producen- Gilbert in Monte Cristo (The Count of dosi come acrobata, ballerina e caval- Monte Cristo, id.) di Emmett J. Flynn, lerizza senza sella, e quand’ebbe dieci dove però lei ebbe una parte di fianco, anni prese anche a recitare, sia pure quella di Eugénie Danglars. In Mixed in produzioni minori. Ella amava Faces di Rowland V. Lee (id.), nella molto il teatro di prosa e avrebbe volu- parte di Mary Allen Saye, affrontò per to studiare arte drammatica a Parigi: a impe- End. Ben presto, però, fu attratta dall’idea di la prima volta la commedia, cavandosela egre- dirglielo fu proprio la vita nomade del circo, trasferirsi in America: là i teatri erano moltis- giamente accanto a William Russell. L’ultimo dovuta ai costanti spostamenti di domicilio a simi e sempre stipati, il pubblico amava rivi- dei sei film nei quali lavorò nel 1922 fu il bellis- cui essi erano soggetti. Nel 1915, diciottenne, ste e spettacoli leggeri, che stavano vivendo simo cortometraggio comico Sogni ad occhi ottenne un posto come ballerina in uno dei lo- una stagione magica e irripetibile. Giunta a aperti (Daydreams) di Edward F. Cline e del cali-simbolo della ville lumière durante quella New York agli albori del 1919, e in possesso di grande Buster Keaton, nel quale, nel ruolo Belle Époque appena cancellata dalla brutalità ottime credenziali, Renée trovò facilmente la- della ragazza di Buster impegnata a leggere le della prima guerra mondiale: alle Foliers Ber- voro come ballerina nella compagnia delle lettere che lui le inviava, in verità non ebbe gère. Ma erano tempi grami: dopo che la capi- produzioni Shubert, prima nella rivista Oh, grande spazio. Nel ’23, dopo The Six-Fifty di Nat tale francese si era quasi trovata a tiro delle Uncle! che debuttò al Garrick Theatre di Wa- Ross, giunse finalmente per lei la grande occa- cannonate dei boches, si combatteva sulla Mar- shington nel mese di marzo, e fu poi nel New sione: la parte di Andrée Grange, la figlia di un na e la buona clientela scarseggiava. Su quel Jersey; la stessa rivista (o, come allora si dice- barista amata da due membri delle Giubbe palcoscenico parigino lavorò un anno, quindi, va, “show musicale»), ribattezzata Oh, What a Rosse, in Sotto la raffica (The Eternal Struggle, per fuggire a tale drammatica situazione, la- Girl! e con poche varianti, esordì in luglio allo id.) di Reginald Barker, dov’ebbe quali colleghi sciò la Francia con una compagnia di rivista, Shubert Theatre di New York ottenendo un Earle Williams, Barbara La Marr, Wallace Be- diretta in Australia per una tournée. Al Tivoli grandissimo successo. Con il suo terzo impe- ery e Pat O’Malley, di colpo la fece diventare Theatre di Sydney, dove rappresentarono l’atto gno, The Dancer, ella prese parte a una tournée una star. Nei due anni che seguirono - mentre unico The Magnys, Émilia conobbe l’attore e regista che la portò anche a Los Angeles. Qui a fine d’an- il suo matrimonio andava velocemente a rotoli, Claude Flemming, che le propose di interpretare no venne notata dal regista cinematografico segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente ancora con Gilbert e con Lionel Barrymore, la ebbe due brevi relazioni, con l’affascinante re- per concludersi col divorzio nel ’24 - Renée la- cinesina Wu Nang Ping nel tragico Mister Wu gista e produttore Howard Hughes e col suo vorò in altri nove film, alcuni dei quali - come (Mr. Wu; ’27) di William Nigh, la saggia Mu- partner più assiduo, John Gilbert. Nel trien- The Bandolero di Tom Terriss (’24), girato a Cu- sette della commedia On Ze Boulevard di Harry nio ’28-30, nel quale avvenne il passaggio dal ba e in Spagna, dove fu Petra; Scusatemi tanto! Millarde (id.). Il 28 giugno del ’27 Renée si muto al sonoro, passaggio per lei indolore a (Excuse me,’25) di Alf Goulding, accanto a sposò con William Sherman Gill (1887-1965), motivo della sua voce fonogenica (quando an- Conras Nagel e Norma Shearer, dove fu Fran- anch’egli alle seconde nozze; ma la relazione che in Europa, la sua fama era tale che nel ’29 cine; e Man and Maid di Schertzinger (id.), do- si avviò subito su un binario sbagliato, tanto il compositore Paolo Cassano le dedicò un val- ve nel ruolo della pretenziosa Suzette per la che a quanto pare, già l’anno seguente ella zer cantato intitolandolo col suo nome d’arte), prima volta interpretò un perso- l’attrice lavorò ancora con Gil- naggio negativo - confermarono bert (ne I cosacchi - The Cossack; il suo talento recitativo e il suo ’28 - di George W. Hill, in Redenzio- gradimento da parte del pubbli- ne - Redemption; ’30 - di Lionel co. Ma la parte per la quale so- Barrymore e Fred Niblo) ed ebbe prattutto viene ricordata nella tra i nuovi partner anche Ramón storia del cinema, una sua ma- Novarro in Amore di re (Forbidden gnifica interpretazione, è quella Hours; ’27) di Harry Beaumont e di Melisande ne La grande parata ne L’elegante scapestrato (A Certain (The Big Parade, id.) di King Vi- Young Man; id.) di Hobart Hen- dor, accanto a John Gilbert: film ley; mentre ne L’isola del sole (The di enorme successo, che per il ro- Pagan; ’29) di W. S. Van Dyke II e manticismo della sua storia fece ne La sivigliana (Call of the Flesh; scorrere fiumi di lacrime, ed è ’30) di Charles Brabin questi eb- tuttavia - su ciò non vi siano be come partner rispettivamente equivoci - di assoluta dignità ar- Dorothy Janis e Dorothy Jordan, tistica. La vicenda è ambientata e a Renée toccò una parte di fian- durante la prima guerra mondiale: Renée Adorée (Il delizioso peccatore, 1926) co. Giunta all’età di trentatré anni nel villaggio di Champillon, dove e con un consuntivo di oltre qua- un’unità dell’esercito alleato si ranta film interpretati, ella s’ac- trova di stanza in una fattoria, il corse che la sua salute stava rapi- soldato Jim Apperson (Gilbert) damente declinando. Mentre conosce e corteggia Melisande, lavorava ne La sivigliana, che fu il figlia della fattoressa. Questa fi- suo ultimo film, le venne diagno- nisce per innamorarsi di lui, ma sticata una tubercolosi polmona- un giorno, appreso che in patria re: volle comunque ultimare le ri- egli è fidanzato con Justyn, fugge prese, prima di ricoverarsi in in lacrime. L’unità di Jim viene una clinica di Prescott, in Arizo- mandata al fronte, dove questi è na, dove restò due anni. La forza- tra i pochi a salvarsi, ma ferito, ta inattività le produsse alcune perde una gamba. Rientrato in complicanze psichiche, che ac- America, Jim apprende che in centuarono i suoi problemi col sua assenza Justyn ha sposato secondo marito, sicché nel feb- suo fratello Harry. La madre, alla braio del ’33 i due divorziarono. quale parla di Melisande, gli sug- Due mesi dopo fu dimessa dalla gerisce di tornare a cercarla: pie- clinica col permesso per poter no di dubbi, Jim riattraversa l’At- tornare sul set; ma quasi subito lantico e si reca a Champollion: ebbe un improvviso peggiora- non appena giunge alla fattoria e Renée Adorée (Thin Gods, 1926) mento, talché in settembre fu co- Melisande lo scorge le si getta tra stretta a lasciare la sua casa nella le braccia. Ormai impostasi come San Fernando Valley, a Tujunga una delle attrici più versatili e Hills, per ospitarsi nel Sunland amate dal pubblico non solo ame- Health Resort, dove morì il 5 otto- ricano, Renée diede vita a nuove bre del ’33, all’età di trentacinque incisive figure di donna: come la anni e cinque giorni. Era l’enne- cantante Fifi ne Il corvo (The sima vittima della tisi: Corinne Blackbird; ’26) di Tod Browning, Luchaire, Tokihiko Okada, Lottie accanto a Lon Chaney e all’ex co- Lyell... Quanti attori abbiamo già gnato Owen Moore, la sbarazzina visto morire per questa malattia, Musetta ne La bohème (id.; id.) di tutti tra il terzo e il quinto decen- Vidor, ancora con Gilbert, ma qui nio del Novecento, e di quanti an- quale partner della grande Lillian cora si potrà dire! Renée venne Gish, e la zingara Silda ne Il deli- sepolta nell’Hollywood Forever zioso peccatore (The Exquisite Sin- Cemetery. Una stella sulla Hol- ner; id.) di Josef von Sternberg, lywood Walk of Fame, al 1601 di con Conrad Nagel. Altre sue riu- Vine Street, ricorda il suo contri- scite interpretazioni furono la buto all’industria cinematografi- danzatrice Salomé nel drammati- ca. co Il padiglione delle meraviglie (The Show; ’27) di Browning, Renée Adorée e John Gilbert (Honor First, 1922) Virgilio Zanolla 37 n. 71

Il cinema in Puglia Poetiche Non sono un assassino Gimnopedia La verità e la menzogna si intrecciano Il nuovo film thriller del personaggio. In alcune scene i miei capelli Non sono un assassino sono imbiancati: è trucco, tutto trucco, per (Italia 2019, 110’), trat- farmi invecchiare, per le riprese in cui inter- to dal romanzo di preto la parte più anziana del poliziotto. Inve- Francesco Caringella, ce sono tutti miei i baffi e la barba, ben cura- è ambientato e intera- ta...” Andrea Zaccariello è così ritornato in Adriano Silvestri mente girato in Puglia Puglia per la sua seconda opera filmica (dopo dal regista Andrea Zaccariello. I tempi del ci- Ci Vediamo Domani, una commedia lugubre, nema a volte sono molto ravvicinati. La lavo- con una impresa di onoranze funebri, avviata razione - infatti - era avvenuta tra Febbraio e in un Paese abitato solo da persone anziane, Marzo dello scorso anno, con location a Bari e girata nel 2012 tra Crispiano e Cisternino). Il Monopoli e con alcune riprese effettuate ad regista sardo aggiunge alcuni dettagli: “La do- Accadia. Il set principale è un elegante appar- mestica del Sostituto procuratore Mastropao- tamento del centro di Bari, in cui è stata rico- lo trova il suo “padrone” che giace a terra nella struita, con dettagli di arredamento moderno sua villetta, con la fronte bucata da un proiet- e con quadri di autore, l’abitazione del funzio- tile. L’omicidio non ha le caratteristiche della nario di polizia, che lo abita e che è il perso- malavita organizzata, anche se la vittima è naggio principale della vicenda. È stato utiliz- nota per le sue indagini contro la camorra pu- zato come set anche un pastificio, da tempo gliese. Si sospetta Francesco Prencipe, vice abbandonato, collocato sul lungomare di San questore, legato a Mastropaolo da rapporti di Giorgio. Il protagonista è Riccardo Scamar- collaborazione e anche di amicizia...” Sul set cio; il cast di tutto rispetto comprende Sarah più volte seguiva la lavorazione con attenzio- Felberbaum, Alessio Boni, Edoardo Pesce, ne, pur a debita distanza, il (vero) magistrato Claudia Gerini, Barbara Ronchi, e Vincenzo barese Francesco Caringella, autore del best- De Michele. Con la partecipazione di Silvia seller (edito da Newton Compton, 2014), a cui Santorini D’Amico, Pasqualina Sanna e Katsiaryna si ispira il film, e che tiene a precisare: “La sto- Shulha. La decisione di trarre la sceneggiatu- ria è inventata, però nella storia ho immesso ra da un romanzo, oltre a garantire un testo le mie sensazioni, i miei sentimenti, il mio Piega, se puoi, sul mare scuro dimenticando già collaudato, offre il vantaggio (anche com- modo di vedere il processo. Personaggi di fan- la musica d’un flauto sopra quei piedi nudi merciale) di rivolgersi in particolare ad un tasia raccontano sentimenti, idee, sogni e de- che calcarono il tuo sonno in quell’altra vita pubblico che ha già conosciuto la vicenda nar- bolezze, che sono tipiche dell’uomo, anche ora sommersa. rata ed i suoi personaggi. Va ricordato che an- quando quest’uomo è un giudice. Forse que- Scrivi, se puoi, sull’ultimo tuo ciottolo che recentemente in Puglia la stessa scelta è sto si può definire il primo legal thriller italia- il giorno il nome il luogo stata fatta per il film noir e la serie televisiva no, cioè un film che ha come epicentro una gettalo a mare perché vada a picco. Passeggeri Notturni, per la regia di Riccardo aula della Corte di Assise, in cui si celebra Ci siamo ritrovati nudi sopra la pomice Grandi, film e fiction girate insieme eden- quella operazione - incredibilmente disuma- rimirando le isole affioranti trambe ispirate ai racconti dello scrittore ba- na - in cui un uomo pretende di giudicare un rimirando le rosse isole andare a fondo rese Gianrico Carofiglio. E già è stato annun- altro uomo...” Il lungometraggio è prodotto nel loro sonno, nel nostro. ciato un lungometraggio che sarà tratto dal da Pepito Produzioni e Viola Film con Rai Ci- Ci siamo ritrovati qua romanzo “La Ferocia” di Nicola Lagioia, vinci- nema. Sceneggiatura: Paolo Rossi con lo stes- nudi, con la bilancia tore del Premio Strega 2015. L’attore andriese so Zaccariello. Fotografia: Fabio Zamarion. che traboccava verso l’ingiustizia. riassume così la trama del filmNon sono un as- Scenografia: Luca Gobbi. Costumi: Eva Coen. Tallone di potenza volontà senz’ombra calco- sassino: “Un funzionario di polizia (il vice que- Casting curati da Oz Film. Sono state impie- lato amore store Francesco Prencipe) viene accusato gati 26 lavoratori pugliesi, tra artisti e mae- piani che si maturano al sole meridiano dell’uccisione del suo amico magistrato. Inno- stranze, con il supporto logistico della fonda- rotta del fato al battito della giovine mano cente o colpevole? È un gioco di verità, con fo- zione Apulia Film Commission. Film distribuito sull’omero: cus nei diversi momenti di vita. Il film si muo- da 01 Distribution; debutta nelle sale italiane il qui nel luogo smembrato che non regge ve avanti e indietro nel tempo, per cercare di 30 Aprile prossimo. nel luogo che fu nostro ricostruire questa vicenda, un po’ tra la verità colano a picco – ruggine e cenere – le isole. delle cose accadute e un po’ anche nella testa Adriano Silvestri Are crollate e gli amici scordati foglie di palma nel fango. Lascia, se puoi, viaggiare le tue mani sul margine del tempo con la nave che toccò l’orizzonte. Quando il dado ha battuto sul marmo e la lancia ha battuto la corazza e l’occhio ha conosciuto il forestiero e seccato è l’amore in anime bucate, quando ti guardi attorno e tutt’in giro trovi piedi falciati segue a pag. successiva 38 [email protected]

segue da pag. precedente in giro mani morte L’Inferno di Lars von Trier occhi ciechi di buio, quando non hai più scelta La Casa di Jack (The House That Jack Built) ultimo, controverso di quella morte che volevi tua, film di Lars von Trier. Presentato fuori concorso, tra le polemiche, udendo un grido e sia grido di lupo, all’ultima edizione del Festival di Cannes, la pellicola vede tra i il tuo diritto, protagonisti Matt Dillon, Bruno Ganz e Uma Thurman lascia, se puoi, viaggiare le tue mani staccati via dal tempo infido e cola La Casa di Jack, spia la a picco: vita di un uomo malva- chi solleva i macigni cola a picco. gio (uno stupefacente Matt Dillon). Volonta- II. MICENE riamente. Cioè presen- ta ed indaga il Male, le Dammi le mani, dammi le tue mani, le mani. sue radici perverse e le Ho visto nella notte sue azioni attraverso la il vertice aguzzo del monte, storia di Jack, artista fallito, psicopatico fin la piana inondata laggiù dalla luce Mario Dal Bello d’una luna segreta, da bambino, condan- girando il capo ho visto nato per libera scelta a compiere delitti effera- l’acervo dei macigni neri ti come opere d’arte sempre più perfette. Una e la mia vita tesa come corda, follia distruttiva in cui tra musiche di Bach inizio e fine suonate da Glenn Gould, tele di Delacroix e l’attimo supremo; Géricault, spezzoni di filmati di eccidi, si sno- le mie mani. dano gli omicidi - di donne per lo più ma pure Chi solleva i macigni cola a picco: di bambini – di un uomo che obbedisce ad una questi macigni alzai fin che potei sola legge: la perfezione dell’arte- dell’umani- questi macigni amai fin che potei, tà – attraverso la crudeltà. Una sorta di Virgi- questi macigni, il mio fato. lio –un perfetto Bruno Ganz, da poco scom- Piagato dal mio suolo parso – ne accompagna in un dialogo quasi e seviziato dalla mia camicia, ininterrotto le vicende, come un reflusso di e condannato dalle mie divinità, coscienza che lascia Jack solo davanti alle sue questi macigni. scelte. Egli è libero di continuare a uccidere, di So che non sanno; eppure io che percorsi nutrirsi di sangue e di morte. Tra la prima tante volte la via parte del lungo film e l’ultima, c’è una forte ce- dall’omicida al morto sura. Se dapprima von Trier racconta con det- contemporaneo che gode della morte e della e dal morto alla pena tagli raccapriccianti e compiaciuti le crudeltà crudeltà. Senza freni morali, tutto – per l’arte e dalla pena ad un altro omicidio, di Jack, poi l’uomo, vestito di rosso come un (!) è accettabile, possibile. L’arte potere, il po- palpeggiando novello Dante, scende con Virgilio all’inferno. tere è arte, la morte è la più sublime forma la porpora inesausta Da cronaca di un trhiller sanguinoso- Jack è d’arte. E’ la società attuale o di sempre, ed è in quella sera del ritorno ricercato dalla polizia a cui spesso sfugge – il pure – a quanto pare – l’inferno dentro l’anima – le Erinni cominciarono a fischiare film si trasforma in metafora. Nell’inferno di del regista stesso? Dio, quel Dio che in qualche nell’erba rada – lava e di fuoco, pare con un fioco lume di co- misura misteriosamente pareva in Melancho- ho visto serpi e vipere incrociate scienza attraversi Jack quando vuole scalare la lia - un capolavoro – qui tace, travolto dalla in un viluppo sulla mala stirpe, montagna infernale: verso la luce, la libertà o performance del male e dalla volontà di non il nostro fato¹. per esplorare altre forme del male? L’esito di- evitarlo. Un pessimismo crudele. E’ ciò che Voci su dal macigno, su dal sonno, pende dal rischio a cui accetta di sottoporsi o siamo o che saremo la domanda di questo film più fonde qua dove il mondo s’abbruna, meno. Nel complesso racconto- metafora, von imperfetto, certo, eccessivo ed inquietante? A memoria di travagli radicata nel ritmo Trier include ogni follia umana del passato e del ciascuno dare la propria riposta. che percosse la terra con piedi presente, perché Jack è figura- forse – dell’uomo Mario Dal Bello dimenticati. Inabissati corpi, alle radici d’un altro tempo, nudi. Occhi sbarrati, sbarrati sopra un segno che per quanto tu voglia non discerni: l’anima che combatte per farsi anima tua. Neppure il silenzio è più tuo qui dov’è fermo il giro delle mole.

Giorgio Seferis ottobre 1935

(Traduzione di Filippo Maria Pontani) 39 n. 71 Il cinema italiano dei feroci anni Settanta Terrorismo e malavita protagonisti del grande schermo Ore 16,37 di venerdì 12 dicembre 1969. A Mila- no nella Banca dell’A- gricoltura di piazza Fontana una bomba esplode causando la morte di 17 persone e il ferimenti di 88. Il paese è sgomento e il Pierfranco Bianchetti tragico episodio segna una svolta nella vita degli italiani. Un clima di paura e si incertezza si diffonde nel paese in tutti contesti sociali, culturali e politici. Ov- viamente anche il nostro cinema ne è conta- minato. Ai primi di gennaio 1970 esce sugli schermi il film di Elio Petri Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto con uno stre- pitoso Gian Maria Volonté. Giorgio Bocca, uno dei pochi giornalisti che non hanno cre- duto alla pista degli anarchici responsabili della bomba, sul quotidiano Il Giorno scrive un breve articolo nel quale esorta i suoi lettori “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970) di Elio Petri ad andare a vedere il film che mette al centro della vicenda la figura di un commissario di polizia, il cui potere è immenso unito ad una volontà di repressione sindacale e politica senza limiti. La sceneggiatura di Ugo Pirro, scritta prima degli avvenimenti di Milano, an- ticipa la realtà che sorpassa la finzione. Il ci- nema come spesso accade sa intuire quello che sta maturando nella società. Dino Risi, autore di In nome del popolo italiano ci racconta insieme ad Age e Scarpelli, la storia del delitto di una bella ragazza probabilmente drogata, che frequentava ambienti dell’alta prostitu- zione. Il giudice democratico Mariano Boni- fazi (Ugo Tognazzi) avvia le indagini e convo- ca nel suo ufficio uno dei più probabili sospettati, Lorenzo Santecito, un industriale corruttore e uomo privo di scrupoli morali (Vittorio Gassman), proprietario di aziende fortemente inquinanti. Il soggetto, che si ispi- ra al celebre delitto Montesi, ha saputo antici- pare i tempi (la figura di Gassman decenni “La classe operaia va in paradiso” (1971) di Elio Petri dopo è stata vista da alcuni, con le ovvie diffe- renze, simile a quella di Berlusconi, all’ epoca un illustre sconosciuto). Il magistrato ha tro- vato un’agendina della ragazza che scagiona l’industriale, ma rimasto disgustato dagli ita- liani festosi nelle strade di Roma per la vitto- ria della Nazionale di calcio contro l’Inghilter- ra, decide di gettare la prova dell’innocenza di Santecito per l’omicidio, ma non per il suo comportamento immorale e corruttivo. Nel 1971 è ancora Elio Petri a firmare una pellicola che ha fatto epoca. Si tratta di La classe operaia va in paradiso, sempre con il grande Volonté e con la sceneggiatura di Ugo Pirro e dello stes- so regista; ritratto nevrotico di Lulù, un ope- raio del triangolo industriale alle prese con l’alienazione del suo lavoro malamente com- pensata dal calcio, dalla televisione, dal con- sumismo. L’anno successivo esce sugli scher- mi come una bomba Ultimo tango a Parigi di segue a pag. succcessiva “C’eravamo tanto amati” (1974) di Ettore Scola 40 [email protected]

segue da pag. precedente 1980. Sono film che rivisti oggi ci spiegano le cinematografico capace di interpretare iti- Bernardo Bertolucci, destinato a cambiare la vicende politiche-sociali di quel periodo pro- mori e le paure degli italiani spaventati dai storia del cinema. Pamphet sull’ amore, inter- babilmente molto meglio di un testo di storia. numerosi e sanguinosi atti terroristici e dal pretato da Marlon Brando e Maria Schneider, Negli anni Settanta nasce anche un filone dilagare della malavita organizzata più feroce il film, osannato e odiato nella che mai, protagonista di molte stessa misura, subirà una odissea rapine, sequestri di persona, giudiziaria durata molti anni pri- racket della droga, della prostitu- ma di diventare un’icona leggen- zione e del gioco d’ azzardo. Un daria. Nel 1974 è Ettore Scola a diri- fenomeno malavitoso contro il gere un vero capolavoro, C’eravamo quale le forze dell’ordine, già fati- tanto amati, stupenda cavalcata ci- cosamente impegnate nella lotta nematografica sui trent’anni dell’ all’ eversione, fanno fatica a con- Italia dalla Resistenza agli anni trastare. È il cosiddetto “poliziot- Settanta, protagonisti l’intellet- tesco”, un filone che vede gang- tuale frustrato Stefano Satta Flo- ster feroci in lotta con poliziotti res, l’avvocato voltagabbana Vit- dalla mano dura, tra emozionanti torio Gassman e l’umile portantino inseguimenti di auto per le me- Nino Manfredi; tre personaggi tropoli, sparatorie, pestaggi e al- che rappresentano la storia del tre forme di violenza. I poliziotti nostro paese nel bene e nel male. raccontati in questi film, stanchi “Milano calibro 9” (1972) di Fernando Di Leo Ancora Age e Scarpelli lo stesso di non poter assicurare alla giu- anno scrivono il copione di Vo- stizia i criminali, operano spesso gliamo i colonnelli diretto da Mario fuori da ogni contesto giudizia- Monicelli, una pellicola che iro- rio seguendo un po’ le orme del nizza sul colpo di stato militare in celebre Il giustiziere della notte, la Italia come in Grecia, in realtà vendetta di un architetto ameri- non immaginando che davvero cano interpretato da Charles da noi qualcuno stava tentando Bronson, che uccide senza pietà di portarlo a termine. Ancora una tutti i malviventi per riscattare la volta la finzione cinematografica morte della moglie assassinata supera la realtà delle cose. Nel ’75 da un gruppo di teppisti (la pelli- tocca a Pier Paolo Pasolini dirige- cola si ispira a sua volta al mitico re un altro capolavoro, Salò o le Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è 120 giornate di Sodoma, un atto d’ tuo con Clint Eastwood). Nel 1972 accusa contro la società dei con- tutto ha inizio con La polizia rin- sumi nella quale la sessualità vie- grazia di Steno, il primo episodio ne mercificata ogni giorno. Gli “Ultimo tango a Parigi” (1972) di Bernardo Bertolucci della serie che vedrà titoli di anni Settanta rappresentano pur- grande successo, quali Milano ca- troppo anche la stagione insan- libro 9, 1972 di Fernando Di Leo; guinata del terrorismo che ha di- La polizia incrimina, la legge assolve, laniato l’Italia. Ovviamente il tema 1973 di Enzo G. Castellari; Milano scottante non poteva non inte- odia: la polizia non può sparare, 1974 ressare i produttori e i registi. Ec- di Umberto Lenzi e poi molti al- co allora uscire nelle sale nel 1976 tri. Agli inizi degli anni Ottanta Cadaveri eccellenti per la regia di anche questo filone si esaurisce. Francesco Rosi, con Lino Ventura La società italiana sta cambiando e , tratto dal ro- radicalmente con la fine del ter- manzo di Leonardo Sciascia Il rorismo e con una parziale scon- contesto, incentrato sulla faticosa fitta della criminalità che ha cam- indagine di un poliziotto incari- biato registro. Stanno per cato di scoprire i responsabili arrivare il periodo del disimpe- dell’omicidio di diversi magistra- gno, della ricerca del benessere e ti. L’ uomo tutto d’ un pezzo alla “Cadaveri eccellenti” (1976) di Francesco Rosi del rifiuto delle ideologie. Nel ci- fine verrà a conoscenza di un nema saranno i fratelli Vanzina, complotto eversivo in cui sono figli del grande Steno, a indovi- implicati uomini del governo. Al- nare i nuovi gusti del pubblico re- tro grande regista che ha saputo alizzando i cinepanettoni, che mettere a nudo la realtà dramma- fanno inorridire la critica cine- tica di un’Italia democratica in matografica facendo incassare perenne lotta con poteri occulti, è invece molti soldi ai produttori. Damiano Damiani, autore di una Questa nuova stagione, caratte- serie di pellicole di buon livello rizzata anche dalla nascita delle quali Confessione di un commissario televisioni commerciali, muterà di polizia al Procuratore della Repub- antropologicamente lo spettato- blica, 1971; L’ istruttoria è chiusa: di- re italiano. mentichi, 1971; Perché si uccide un ma- gistrato, 1972; Goodbye & Amen- L’ uomo della Cia; 1977; Io ho paura, 1977; Un uo- mo in ginocchio, 1979; L’ avvertimento, “La polizia ringrazia” (1972) di Stefano Vanzina Pierfranco Bianchetti 41 n. 71 Grande successo del festival culturale Buon compleanno Faber in Sardegna Si è conclusa a metà Marzo l’originale manifestazione culturale dedicata quest’anno a Riace Si è già avuto modo di e Maurizio Del Bufalo, direttore del festival ci- scrivere nel preceden- nematografico dei diritti umani di Napoli, tra te numero di Diari di gli ospiti di questo affascinante viaggio. Insie- Cineclub del bel festi- me alla musica e al canto che hanno accompa- val culturale Buon Com- gnato tutte le serate, al confronto diretto con pleanno Faber 2019, di cui chi ha pubblicato storie, come nel caso della questa rivista da alcuni brillante calabrese Tiziana Barillà che ha pre- anni è convintamente sentato il suo bel libro “Mimì capatosta, Mim- sostenitrice e Media Par- mo Lucano e il modello Riace”, e a tanti altri Marco Asunis tner. L’originale e polie- momenti di incontro e confronto, di leggerez- drica manifestazione za riflessione, un ruolo importante lo ha avuto sarda, imperniata su svariate problematiche il cinema attraverso la valorizzazione del docu- di periferia sociale e di emarginazione – quasi mentario sociale. Un settore strategico del a inseguire nell’anima la poetica inquieta e ri- progetto culturale complessivo sostenuto dal- belle a favore di negletti e ultimi di Fabrizio De la FICC – Federazione Italiana dei Circoli del André -, si è conclusa a metà dello scorso mese Cinema, in cui sono emersi autori nuovi e te- di Marzo. L’approdo finale è avvenuto nello mi strettamente legati allo spirito del festival. spazio ampio ed accogliente dell’Aula Magna Lo sono stati, ad esempio, raccontando il tema dell’Istituto Comprensivo di Dolianova, paese drammatico della migrazione Il corpo di un mi- del basso Parteolla con antica e ricca vita agri- grante deve avere dignità di Cristina Cattaneo, cola e vitivinicola testimoniata dalla presenza Il presagio del ragno di Giuseppe Casu sul mon- nel territorio di una importante cantina socia- do dell’antica pesca delle tonnare ormai in le. Dolianova come paese simbolo, di una co- estinzione, La valigia di Tidiane Cuccu di Anto- munità legata al lavoro della propria terra che nio Sanna e Umberto Siotto sulla storia di tziu sarebbe senz’altro piaciuta a Faber. Un pub- Antoni Cuccu di San Vito, anziano girovago in blico partecipe di oltre 500 persone ha accolto feste paesane a vendere sogni con libretti di in una straordinaria atmosfera empatica l’ul- vecchie poesie di cantadores sardi, continuata timo speciale ospite, l’artista musicista Mauro dopo la sua morte da un giovane ambulante Pagani, amico e collaboratore di vecchia data senegalese. E ancora, con la forte voglia di non di Fabrizio De André, sollecitato per l’occasio- smettere di raccontare la fantasia e lo straor- ne in ricordi e riflessioni generali sui nostri dinario coraggio di Mimmo Lucano, si è potu- tristi tempi dalla sapiente e sorniona regia del to assistere alla visione del corto Riace, un mo- giornalista free lance e artista pure lui Gerar- dello di Accoglienza di Alessandro Carè. Storie do Ferrara. A fare da preziosa cornice a questo raccontate grazie al cinema, che fanno da ultimo appuntamento del festival il talentuo- spunto ad altre concrete e attuali che viviamo so violinista miteleuropeo Michele Gazich, il quotidianamente, come quella del senegalese Coro Inkantos d’Olia diretto dal maestro Bo- Boucar Wade, che di giorno fa l’ambulante e la ris Smocovich, il gruppo di musicisti Riccardo sera scrive libri e presenta i suoi racconti in Pittau, Raoul Moretti, Tonino Macis e Battista opere teatrali. Buon Compleanno Faber 2019 è Dagnino. In particolare quest’ultimo, con chi- stato anche questo, uno sguardo verso una re- tarra e voce di resistente cadenza pegliese in altà che tanti oggi vorrebbero far finta che terra carlofortina, ha reso pregnante l’anima non esistesse. Con uno spirito invece che vuo- di Faber e del suo legame stretto tra la Sarde- le restare nel solco di andare “in direzione gna e la sua Genova. Ricche e partecipate sono ostinata e contraria”, vogliamo rilanciare nuo- state però anche tutte le altre serate del festi- vamente la notizia della nascita del progetto val nel mese di Marzo, caratterizzate da nuovi E’ stato il vento, per far nascere una Fondazione luoghi e ospiti rispetto a quelle di febbraio so- di solidarietà per Riace affinché prosegua il la- stenute soprattutto dall’amministrazione co- voro a sostegno dei migranti di Mimmo Luca- munale di Monserrato, altra realtà atipica per no, con un aiuto attivo senza bisogno del so- la sua storia antifascista dell’area urbana caglia- stegno pubblico. ritana. Insomma, attraversando uno stesso filo Marco Asunis altri ospiti si sono aggiunti, nuove problemati- che e intensi momenti di confronto col pubblico si sono ulteriormente sviluppati. Il tema poli- Fondazione di soli- tico culturale è però rimasto lo stesso, quello che ha aleggiato per tutta la manifestazione e darietà per Riace che ha avuto come sfondo la storia di Riace. A chiarirne compiutamente lo spirito e il senso Per sostenere questa operazione nata di ciò che ha prodotto il festival, in questa dall’Associazione Recosol – Rete dei Comu- stessa rivista di Diari di Cineclub ci hanno pen- ni Solidali si può fare un bonifico su Banca sato ancora con i loro interventi proprio il direttore Etica al Comitato E’ Stato il Vento all’Iban: artistico della manifestazione Gerardo Ferrara IT48P0501801000000016787921 42 [email protected] Riflessioni sul dopo festival culturale di Buon Compleanno Faber Riflessioni sul dopo festival culturale di Buon Compleanno Faber Che grande questo tempo, che solitudine, che bella compagnia… Un meeting di pensie- Ancora una volta il per ricominciare”, dove le genti e le relative sto- ro resistente dedica- progetto Buon com- rie sono ancora “una goccia di splendore, di uma- to a Riace pleanno Faber ha as- nità, di verità”. Ed è opportuno e salvifico ri- sunto le caratteristi- pensare alla sua lucida visione sociale e umana Sbaglia chi pensa che che di un luogo di che narra di “visioni di anime contadine in volo Buon Compleanno Fa- incontro, di scambi, di per il mondo”, citazione che mi riporta all’evo- ber (BCF) sia solo un Gerardo Ferrara incroci, di sedimenta- cazione tanto poetica quanto potente del can- modo per ricordare zioni, elementi tipici del territorio sardo dove, tore sardo Sergio Atzeni, “passavamo sulla terra una delle voci più ama- da 7 anni, si svolge il festival. Un movimento leggeri”. te della canzone italia- di idee, un “luogo del pensiero”, per dirla alla Come un’anomalia… na, o, meglio, del panora- Gaber. Una rotta da seguire lungo un mese di Ecco perché Riace, la Riace della comunità ri- Maurizio Del bufalo ma culturale nazionale, avvenimenti, incontri, testimonianze, rela- masta, della comunità che non c’è più, della Fabrizio de Andrè, Faber appunto. C’è da re- zioni umane, “sotto il vento e le vele” del pe- comunità che verrà. Ecco perché Mimmo Lu- stare sorpresi dall’ ampiezza di orizzonti e dal- scatore Faber che diventa sestante, astrolabio, cano sia risultato in questo nostro festival il la disarmante sobrietà di questo appuntamento per indagare i fondali dell’attualità. Ripensare naturale portatore del messaggio di Fabrizio. cagliaritano di cui ho conosciuto e apprezzato i De Andrè, non ripensare a De Andrè. Parlare Ecco sollecitata la Riace che c’è in ognuno di promotori, Gerardo Ferrara e Marco Asunis, e attraverso De Andrè, non parlare di De Andrè. noi quando è messo di fronte tutto il gruppo di Vorrebbe essere questo il senso di un viaggio all’atavico dilemma del resta- animatori e autori. intorno ai temi, alla poetica, al pensiero del re, del partire del tornare…. C’è musica, certo, e Poeta-Cantore genovese. Attingere a piene Ecco perché ognuno di noi è pure il desiderio di mani al suo “lascito artistico, intellettuale e spiri- migrante ogni qualvolta ane- intercettare nuove tuale”. Un tentativo di realizzare una sorta di la ad un’opportunità migliore tendenze popolari mosaico deandreiano (così come faceva Faber delle sue condizioni di vita. ma c’è tanta passio- quando approntava la mappatura che gli sa- Ecco perché ognuno di noi di- ne sociale e deside- rebbe servita per la narrazione) composto di venta “clandestino” quando rio di far rivivere la storie, luoghi e genti, da destrutturare dal mo- questa opportunità gli viene migliore memoria saico stesso e riversare nell’urgente attualità preclusa, negata. Così è, “Mil- dei nostri anni, da che necessita di una visione altra e consapevo- le anni al mondo mille ancora, Raffaella Cosentino, giornalista RAI e documentarista. Si nord e sud, per le, per riportare “questo mondo a quote più uma- che bell’inganno sei anima mia e occupa di diritti umani, immigrazione e mafie intervistata amore della cultura ne” come sosteneva lo stesso Fabrizio. La vo- che grande questo tempo, che so- da Gerardo Ferrara (foto di Debora Locci) e della solidarietà. lontà del nostro percorso di intercettare tutte litudine, che bella compagnia…”. Dopo aver incon- quelle testimonianze di scrittori, attori, arti- Gerardo Ferrara trato Marco Asunis a Napoli, in occasione della sti, registi, musicisti cantautori e liberi pensa- direttore artistico di Buon Compleanno Faber giornata per Emergency del X Festival del Ci- tori che non necessariamente attingono alla nema dei Diritti Umani, ci eravamo dati ap- figura di Fabrizio De Andrè, ma che declinano E’, convinto di essere un giornalista raccoglitore, portatore puntamento a Cagliari, per questa edizione il loro cammino facendo affiorare tutte quelle e narratore di storie e che la Terra sia di chi la canta...E’ speciale di BCF dedicata a Riace e a Domenico “periferie umane, sociali, politiche e poetiche” dalle convinto che si possa raccontare Fabrizio De Andrè. Per Lucano, due icone che, per noi del Festival par- quali Faber ha saputo trarre linfa vitale per es- questo in terra sarda, da sei anni, ha dato vita al cantiere tenopeo, sono stelle fisse da sempre. Abbiamo sere voce del nostro tempo e profeta indiscus- aperto e libertario di “Buon compleanno Faber”. Soprat- scelto di essere presenti alla manifestazione so. Credo sia urgente, quanto ineluttabilmente tutto è convinto di non aver paura dei porti chiusi ma della per parlare dell’attacco che il Governo e le Isti- naturale, “affrontare” Fabrizio, oggi, ripensando chiusura del pensiero e dei cuori. Attraverso i social molti tuzioni di ogni ordine e grado stanno conducen- alle sue scelte di vita che lo hanno portato lon- lo cercano per curare la sua delirante follia. Ma non lo tro- do contro lo spirito cristallino del progetto di tano, negli angoli remoti dell’impero, nelle vano mai, perché lui sta in mezzo alla gente. Certe volte ospitalità condotto a Riace, da venti anni, perché terre sarde dove “c’è ancora il tempo e lo spazio anche alla Casa della Cultura di Monserrato. segue a pag. successiva

43 n. 71

segue da pag. precedente infedele; conta che i nemici quello a cui stiamo assistendo paradossale, qua- della mafia sono stati neutra- si surreale, se non fosse drammaticamente lizzati, a suon di legalità, e que- vero. E’ incredibile dover ribadire che Dome- sto fa venire i brividi perché la nico Lucano, solo e coraggioso in una terra storia continua e si ripete. Il popolata da molte “anime nere”, sia vittima caso delle due sindache, infatti, palese di una persecuzione ideologica per è stato antesignano del destino avere praticato l’accoglienza e la solidarietà di Domenico Lucano, bloccato per migranti e profughi che rischiano la pro- ed esautorato dalla sua funzio- pria esistenza tra i flutti di un mare patrigno che li separa dall’Europa. Questo atteggia- mento umano, ancorchè miseri- cordioso, in Italia viene perse- Domenica 24 febbraio, Teatro Alkestis, Cagliari (foto di Debora Locci) guito a termini di legge con il plauso di una consistente parte dell’opinione pubblica mentre noi altri, cittadini stupiti di un Paese oltraggiato quotidiana- Mimmo Lucano sindaco di Riace mente da mafie e poteri occulti, ci rifiutiamo di applaudire chi applica i princi- ne nel momento più pregnante pi che negano i fondamenti della Costituzio- della sua carriera politica ed ne e della Dichiarazione Universale dei Diritti istituzionale, proprio quando Umani. Come si può accettare che Ministro, la campagna anti-migranti, forze dell’ordine e Magistratura perseguano condotta dalle destre politiche con tanta convinzione un uomo solo, accam- in tutta Europa, ha raggiunto pando miserabili cavilli giudiziari e ammet- l’apice, sostenuta dal rifiorire tendo, al tempo stesso, che nessun interesse di razzismi e intolleranze che Giovanna Marini, musicista, cantautrice e ricercatrice etnomusicale e privato egli abbia mai prodotto? A cosa si sono sembravano confinati nel No- folklorista (foto di Debora Locci) ridotte la legge e il diritto nel nostro Paese, a vecento. Anche qui le accuse stroncare chi difende l’umanità ad ogni costo mosse a Lucano sono apparse anche sfidando i limiti della legge? Ecco dun- da subito inconsistenti, ma so- que che la nostra partecipazione a BCF 2019 ci no bastate a fermare il delicato ha dato modo di ribadire la nostra adesione processo di innovazione istitu- incondizionata a questa idea di umanità rap- zionale di cui Domenico è stato presentata da Riace e da Domenico Lucano, protagonista nel suo piccolo contro, se così si può dire, la legalità formale paese calabrese, dal 1998 ad og- dello Stato, dei suoi Ministri, dei suoi Magi- gi. Davanti a frammenti di in- strati e Prefetti inflessibili garanti della Nor- tercettazioni telefoniche su ma. E per difendere questo straordinario presunti matrimoni combinati esempio di umanità abbiamo scelto un film tra migranti e italiani, cadono (siamo un Festival di cinema, no?), Terre impu- di colpo venti anni di lotta e di re, che racconta la storia di due sindache cala- sacrifici che hanno mostrato alcune verità evidenti: i mi- bresi, donne coraggiose ed illuminate, che Casa della cultura di Monserrato: Marco Asunis e Maurizio Del Bufalo granti sono indispensabili alla hanno dovuto soccombere ad un attacco dif- (foto di Debora Locci) famatorio condotto sul filo della più assoluta crescita e alla rivitalizzazione legalità. La lezione finale, stando alle circo- delle nostre aree interne del stanze raccontate dal film di Raffaella Cosen- Sud, le migrazioni sono inar- tino, anch’essa donna calabrese e valente restabili e indispensabili nel giornalista, è che le persone che hanno accu- mondo globale in cui viviamo sato le due sindache sono state arrestate e e, infine, nessuno ha saputo processate, ma questo non ha impedito che le spendere meglio di Lucano i carriere politiche delle due donne siano state fondi europei per l’accoglienza sacrificate alla più rigorosa obbedienza alla e l’integrazione, interpretando Norma. Insomma, Carolina Girasole ed Elisa- con rara umanità il senso della betta Tripodi (questi i nomi delle sindache di nostra legge più alta, la Costi- Isola capo Rizzuto e Rosarno), sono state im- tuzione. Ecco dunque il valore molate sull’altare di un processo indiziario, della testimonianza del film di cancellando due amministrazioni antimafia Raffaella Cosentino e il senso in un’area ad altissima densità criminale, rag- che ci ha portato a discuterne a Sabato 2 Marzo Spazio Kairós, via Martini 23 Cagliari (foto di Debora Locci) giungendo lo scopo che le organizzazioni cri- BCF 2019. Dobbiamo vigilare perché non è la di migliaia di persone libere, l’opera dello minali si erano prefisse. E’ triste dirlo, ma le prima volta che lo Stato e il Diritto tentano di Sprar che Lucano ha guidato con passione dal mafie hanno appreso la lezione della legalità e divorare, attraverso la burocrazia, i propri fi- 2004 ad oggi. Questo è l’epilogo più bello della l’hanno piegata a propri fini, evitando l’uso gli migliori, eppure la lotta non si ferma e la storia che abbiamo raccontato a Cagliari, di della forza e della lupara che oggi non va più speranza non deve morire. E a Riace, contraria- cui tutti noi ci sentiamo parte, perché amia- di moda. Poco conta che le accuse principali mente al caso delle due sindache protagoniste del mo il prossimo e il nostro Paese che non ha bi- mosse alle due protagoniste del film vengano film della Cosentino, il finale sarà diverso perché sogno di eroi, ma di fedeli, umili e coraggiosi poi confutate e che persino le intercettazioni, in queste settimane è nata la Fondazione “E’ stato servitori. alla fine, siano risultate trascritte in modo il vento” che proseguirà, sostenuta dalle risorse Maurizio Del Bufalo 44 [email protected] Herman Hesse, la ricerca di un incontro “E pensavo dondolato dal vagone “cara amica il tempo prende il tempo dà.../Noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa.../ Restano I sogni senza tempo, le impressioni di un momento, /Le luci nel buio di case intraviste da un treno:/Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno...” Incontro, Francesco Guccini

Herman Hesse, scrit- “due terzi dei miei concittadini leggono questa raz- tore, poeta, aforista, za di giornali, leggono mattina e sera queste parole, filosofo e pittore tede- vengono lavorati ogni giorno, esortati, aizzati, resi sco naturalizzato sviz- cattivi e malcontenti”. Ma il vero colpo di grazia zero, insignito del Hesse lo sferra ne Il giuoco delle perle di vetro. premio Nobel per la Infatti se le macchine erano il simbolo della letteratura nel 1946, è civiltà tecnologica, le terze pagine dei giorna- una personalità che ha li, erano per lo scrittore il simbolo della cultu- suscitato e continua a ra di massa, causa della mercificazione e della suscitare impressioni banalizzazione della cultura. La denuncia e fortemente divergen- l’analisi di Hesse sono solo l’inizio de Il giuoco Danilo Loddo ti: da una parte riceve delle perle di vetro, e vengono confinate in un grande stima da scrit- saggio introduttivo. Infatti se nel Il lupo della tori come Thomas Mann, Thomas Eliot e An- steppa l’attacco alle macchine è la conclusione dré Gide, dall’altra grandi critiche, come il di un libro di denuncia, il Giuoco delle perle di rimprovero di essere troppo banale. Dunque, vetro è un libro di proposta, che il poeta descri- come mai Hesse ancora oggi è amato dal pub- ve sotto forma di utopia. Hesse affronta anche blico giovanile? Forse una risposta la si può il tema conflittuale fra la scienza e l’arte. Te- trovare nell’accanita posizione contro il siste- ma ben evidenziato in Sotto la ruota, in cui “la ma scolastico occidentale. Sistema che per prima ha sempre ragione, senza rendersi utile a Hesse fu traumatizzante, tanto che egli quin- nessuno, e la seconda continua a spargere il seme dicenne fuggì dopo soli sette mesi dal semina- della fede, dell’amore, della consolazione e della bel- rio di Maulbronn, tentando il suicidio. Non lezza, a dare il presentimento dell’eternità, e trova bisogna stupirsi dunque se lo scrittore tede- sempre un terreno fecondo”. In Narciso e Boccadoro sco combatte tale sistema, anzi si pone come troviamo l’emblematico dialogo tra il pensa- avversario di coloro che di quel sistema sono tore Narciso e l’artista Boccadoro, qui i due partecipi. Nel suo racconto Sotto la ruota, pubblicato nel 1906, Hesse ci imparo ad ascoltare gli insegnamenti che mostra come la scrittura possa lenire il mio sangue mi mormora... La vita di ed educare la nascente personalità di ogni uomo è un cammino verso se stesso, un individuo. Infatti in questo tipico la ricerca di un cammino, la traccia di un racconto di “educazione/formazio- sentiero. Mai nessun uomo è stato in tut- ne” (Bildungsroman in tedesco), lo to e per tutto se stesso; ognuno lotta co- scrittore ci mostra come la scuola munque per diventarlo, uno cupamente, possa spezzare una personalità ed l’altro più luminosamente, ognuno come una vita. Nel Demian, pubblicato nel può”. La vita per Hesse dunque è un 1919, Hesse scriverà che “di scuola in continuo cercare, è un tormento, è scuola, si ripete lo spettacolo della lotta l’ebrezza dell’effimero, è una sorta di fra lo spirito e la legge, e noi vediamo di “percorso della caducità”, la stessa ca- continuo la scuola e lo stato che si affan- ducità che accompagna il vagabon- nano a troncare alla radice le poche intel- daggio di Boccadoro. La vita viene de- ligenze profonde, di autentico valore, che scritta come offuscata dall’ombra spuntano tutti gli anni. E sono sempre gli della malinconia: “profondità ultima odiati dai maestri, quelli che vengono pu- della natura”, come diceva il filosofo niti più spesso, quelli che scappano, o che Friedrich Schelling, che sembra cela- vengono cacciati da scuola ad arricchire il re in sé il lutto per un bene irrime- patrimonio spirituale del nostro popolo”. diabilmente perduto. Si tratta di In tutta la sua produzione il poeta ri- quella malinconia di cui il poeta si pete incessantemente la sua posizio- dice “figlio” e a cui sente d’avvicinar- ne contro l’occidente, visto come “un si in ogni momento del suo lungo mondo accecato dal denaro” (Il pelle- viaggio. “Ora conforti tu le membra mie grinaggio in oriente). Dal punto di vista spossate, / hai accolto sul tuo grembo la esteriore, per Hesse l’occidente si mia testa/ ora che dai miei viaggi son tor- concretizza nelle macchine. Non a nato:/ giacché ogni mio vagare era un ve- caso il finale de Il lupo della steppa si nire a te. (Alla malinconia). La stessa conclude con una simbolica “lotta fra Herman Hesse (1877 - 1962) malinconia dell’effimero che perva- gli uomini e le macchine”, che lascia de la stagione ebbra dell’Ultima estate “dappertutto automobili schiacciate, contor- pensieri si contrappongono come modi di vita di Klingsor, la quale rimanda, forse ad una vi- te, mezzo bruciacchiate”. Hesse critica aspra- entrambi accettabili. Sempre in Demian, libro sione “decadente”, nella quale si forma l’ambi- mente anche gli intellettuali, prole del sistema che quest’anno compie 100 anni, il poeta scri- guità segreta del romanticismo. culturale occidentale. Un attacco è diretto ai me- ve “Io sono stato un uomo che cerca, e ancor oggi lo dia, attraverso i quali gli intellettuali agiscono sono, però non cerco più sopra le stelle e dentro i libri, Danilo Loddo 45 n. 71 Roma: cinema d’autore al Parco della Cellulosa Non c’è dubbio: le va- ste periferie del qua- drante nord ovest so- no, sul piano dei servizi culturali, tra le più sguarnite della Capitale. Ma rappre- Stefano Macera sentano anche, in po- sitivo, un interessante laboratorio dei tentativi compiuti dal basso per riportare l’espressione artistica in zone abbandonate dalle istituzioni. Infatti, nei municipi compresi in questo settore di Roma (il XIII e il XIV), da anni vengono organizzate iniziative ispirate all’idea di una città policen- trica, in cui non ci sia più bisogno di spostarsi Roma. Parco della Cellusosa, monumento naturale nei soli quartieri chic per assistere a uno spettacolo teatrale o alla proie- visione collettiva di ogni film è stata zione di un film. Gli esempi, in tal infatti anticipata da due interventi senso, sono numerosi: la stessa Rete introduttivi non lunghi, ma artico- Aurelio in Comune, di cui ci siamo oc- lati in modo tale da rendere comun- cupati nel n. 69 di Diari di Cineclub, que l’idea delle peculiari poetiche di oltre a rivendicare una maggiore Ferreri e dei Dardenne, inscindibili partecipazione dei cittadini alla ge- peraltro dalla spinta, comune ma stione della cosa pubblica, promuo- diversamente declinata, a cercare ve spesso eventi culturali. Ma l’elen- forme narrative del tutto nuove, non co non è solo lungo, ma anche ricco imprigionate dalla drammaturgia ci- di proposte dal taglio originale. Per nematografica classica. A proiezio- dire, nei giorni 21 febbraio e 20 ne finita, sono seguiti dei dibattiti marzo, in un luogo davvero insolito, piuttosto vivaci, in cui si è cercato si è tenuta la proiezione di due film collettivamente di mettere a fuoco di notevole rilievo artistico e cultu- le implicazioni sociali delle due ope- rale: Chiedo asilo (1979) di Marco Fer- re. Del resto, si tratta di film che reri e Il figlio (2002) di Jean-Pierre e non potevano non stimolare la più Luc Dardenne. Ma partiamo, ap- ampia discussione: nel caso di Chie- punto, dal luogo: si tratta di un ca- do asilo, per la forma aperta adotta- sale all’interno del Parco della Cellu- ta, espressione della volontà di Fer- losa, ampio polmone verde collocato reri di creare un rapporto diverso in prossimità del quartiere Casalot- con il pubblico; per quanto concer- ti. L’edificio è sede del Comitato Pro- ne Il figlio, in virtù dell’ammirevole motore per la Tutela e la Salvaguardia essenzialità della messinscena, che del Parco della Cellulosa, realtà nata sospinge gli spettatori al più diretto nel 2005 che si è da subito battuta contatto con il vissuto dei perso- per la tutela di due aree contigue naggi e le loro scelte morali. Va poi d’alto valore ambientale, un tempo utilizzate per decenni. Coinvolgere un pezzo significa- sottolineato che, promuovendo le due proie- dall’ex Ente nazionale cellulosa e carta e poi ca- tivo della popolazione nella gestione/fruizio- zioni nel territorio e sulle reti sociali come fa- dute in stato di abbandono per un lungo pe- ne di un Parco, vissuto come bene comune, ceBook, si è messo senza remore l’accento sul riodo. Un’istanza che è stata in primo luogo vuol dire creare le condizioni affinché nel pro- loro carattere di stimolo a una discussione col- recepita da un Decreto del Presidente della prio territorio si riaffermi quel senso della co- lettiva. Nel primo comunicato diffuso pubbli- Regione datato 2006, che ha istituito il Monu- munità che è indispensabile a un vivere vera- camente, la mini-rassegna ha significativa- mento Naturale Parco della Cellulosa. Da quel mente civile. Ora, le proiezioni di cui parliamo mente assunto il titolo Appunti ritrovati della momento, il Comitato in questione si è fatto sono nate proprio da una collaborazione tra il Buona Scuola, alludendo alla pertinenza di en- carico della meno estesa (circa 14 ettari) tra le suddetto Comitato, diverse realtà dell’asso- trambe le opere al tema della formazione co- due aree, garantendone la manutenzione e la ciazionismo di base e una rivista di cinema me veicolo di promozione umana. In sostan- fruizione da parte del pubblico, anche attra- online, Schermaglie – Cinema inoltre (www. za, s’è trattato di una iniziativa perfettamente verso attività di carattere socio-culturale. schermaglie.it), che, nei suoi quasi 14 anni di in linea con la filosofia che da tempo viene vei- Dunque, il Comitato ha sin qui svolto una storia, ha saputo conquistare un cospicuo nu- colata da Diari di Cineclub. Perché, senza ab- funzione esemplare sotto almeno due profili: mero di lettori, coinvolgendoli in un percorso bracciare un generico e fuorviante contenuti- il primo rimanda alla riconquista, per tante conoscitivo mirato a “raccontare i cambiamenti smo, ma anzi muovendo dalla compenetrazione persone del quartiere, di quel rapporto diretto in atto nella realizzazione e nella visione dei film” tra scelte formali e visioni del mondo degli au- con la natura che è uno dei più sicuri antidoti ma anche a creare “uno spazio di confronto sulle tori, si è esaltata la capacità del cinema di of- all’alienazione metropolitana. Il secondo rin- questioni del nostro tempo, oltre il cinema”. Di più: frire angoli visuali inediti su un reale sempre via all’intervento su un altro grande problema nell’iniziativa è stata coinvolta anche Diari di più contraddittorio e assai difficile da leggere della città eterna: l’evidente disgregazione del Cineclub, rappresentata dallo scrivente, cui è rimanendo ancorati agli strumenti interpre- tessuto sociale, che è anche conseguenza della stato assegnato il compito, condiviso con Fabri- tativi tradizionali. sempre minore presenza di quelle pratiche col- zio Croce di Schermaglie, di presentare le due ope- lettive che ne hanno contraddistinto le periferie re. Seguendo lo schema tipico del cineforum, la Stefano Macera 46 [email protected] Già proletari di tutto il mondo, ri-unitevi Per una concezione materialistica dell’attualità Ricorda: sei solo un attore di un dramma e devi recitarlo, che sia lungo o breve, secondo la volontà del poeta. Se ti capita il ruolo di un mendicante, devi imperso- narne il carattere, e così con uno storpio, un re o un cittadino. Il tuo compito è solo quello di recitare la parte assegnata. A qualcun altro di sceglierla. (Eraclito, citato in Friedhelm Moser, Piccola filosofia per non filosofi, SUPERUE Feltrinelli, MI, 2002)

È in corso un’enorme partita a scacchi - che comprende tutto il mondo - se questo è il mondo naturalmente. Ah, che divertimento! Se potessi partecipare anch’io! Anche solo come pedone, l’importante sarebbe esserci, ma come regina naturalmente sarebbe la cosa più bella di tutte. (Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, 1 ed. inglese 1865, 1 ed. italiana 1872)

Chi domina i sentimenti e i pensieri domina gli esseri umani. I potenti lo sanno meglio di chiunque altro e perciò hanno sempre guardato con sospetto i filosofi, gli hanno esiliati o assoldati come prestigiosi buffoni di corte. Alcuni dei più famosi pensatori sono sfuggiti a stento al martirio, altri non ce l’hanno fatta. Perché Socrate fu giustiziato? Perché era un chiacchierone e distoglieva la gente dal lavoro? In tal caso la cicuta si sarebbe esaurita presto ad Atene. L’accusa ufficiale era: Socrate è colpevole di rovinare i giovani e di non onorare gli dèi secondo le usanze, preferendo nuove divinità. In breve: lo si accusava di incendio mentale doloso. (Friedhelm Moser, Piccola filosofia per non filosofi, SUPERUE Feltrinelli, MI, 2002)

Nei primi giorni di giusto significato al termine, su La Gazzetta del febbraio, immediata- Medio Campidano, 1 marzo 2019. Si ri-veda poi mente successivi al Pastores, la solita, lucida analisi di un grande Festival di Sanremo, intellettuale sardo, Natalino Piras, di Bitti come mette giusta- (NU), su Diari di Cineclub di marzo, per capi- mente in rilievo Mar- re la differenza tra il parlare a vanvera e fare co Palombi su Il Fatto un’analisi fondata su una concezione sana- quotidiano, del 17 febbraio mente materialistica della realtà dei problemi e ultimo scorso, (Rimasugli, sulla loro origine storica, frutto della decisio- Il dibattito post-Sanremo e ne di pochi e dell’insipiènza e inanità di tanti, Antonio Loru la guerra civile delle cazza- rappresentanti politici e soprattutto i rappre- te, pg. 24) abbiamo fat- sentati, che si sono addormentati davanti al to il pieno di cazzate, perché Sanremo è il televisore con lo smartphone in mano. Siamo grande cazzaturificio dell’Itaglietta beòta. In con Eraclito, rassegnati alla fatalità del Sardegna invece, soprattutto su pastori, prez- non-essere interpreti critici degli accadimen- zo del latte, annessi e sconclusionatamente ti e soggetti attivi del cambiamento, o con sconnessi, abbiamo sentito un mare di scioc- Lewis Carroll e Alice vogliamo con tutta la for- chezze, luoghi comuni, banalità, slogan e cori za del desiderio essere non solo partecipi, in da stadio che portano in direzione ostinata- seconda o terza fila, ma lì, proprio lì davanti, a mente contraria a quella di un ragionamento chiedere non solo pane, non solo per il nostro serio e intelligente, che è sempre quello di cui Eraclito, olio su tavola di Hendrick ter Brugghen, 1628 io personale, privato, di categoria, ma pane e abbiamo maledettamente bisogno in queste Rijksmuseum (Amsterdam) rose per tutti? In ogni caso è utile riflettere sul situazioni, per poter fare qualcosa di davvero monito di Friedhelm Moser sul potere della utile, nell’immediato ma soprattutto nel me- allevatori, gli imprenditori del settore, esisto- persuasione, sugli strumenti, oggi infinita- dio e lungo periodo. In mezzo a questo mare no le aziende; i pascoli, le transumanze, le mente più potenti di quelli di soli trent’anni di lenzuola, fogli di carta e cartoni: io sto con i greggi belanti in movimento, gli armenti addietro, di distrazione di massa, o di persua- pastori sardi, qualcuno per fortuna ci ha ricor- muggenti sono poesia, bella grande, alta poe- sione occulta, facce della stessa medaglia, vale dato che i pastori oggi non esistono più, in Eu- sia, nient’altro. Si veda il bel articolo di France- a dire della realtà globale attuale. Io sto con tutti ropa, in Italia e anche in Sardegna, esistono gli sco Diana: Pastore o allevatore: assegniamo il segue a pag. successiva

La lotta dei pastori è la lotta di tutti i sardi per la sovranità alimentare, contro la monocultura, per una economia circolare e giusta 47 n. 71

segue da pag. precedente riguarda gli animali. Vi sta bene il carrozzone turismo compreso, è più o meno residuale, si gli sfruttati e gli oppressi di tutto il mondo. su cui viaggia il benessere animale, parlando diceva una volta nel linguaggio dell’analisi so- Nessuno si salva da solo, in un contesto come con qualcuno di voi parrebbe che qualche per- cio-economica. Cosa conservano gli attuali l’attuale di povertà economica, miseria intel- plessità l’abbiate. I vostri figli, naturalmente protagonisti di questa vicenda della visione lettuale e morale. Non si può uscire da questa frequentano la scuola, quella dell’obbligo e le del mondo, di quella che era la cultura pasto- situazione lasciando immutate le regole del scuole superiori, qualcuno anche l’università. rale fino agli inizi degli Anni Settanta? I più gioco, non facendo chiarezza anche dall’in- Vi piace la scuola attuale, non avete niente da vecchi, un ricordo sbiadito dal tempo, il tem- terno, non dandosi un’organizzazione auto- po della loro infanzia, che si confonde, è sem- noma dai soggetti che oggi spadroneggiano pre così, era sempre così fino a cinquant’anni sul mercato dei prodotti dell’allevamento, tut- fa, quando ancora le storie erano comuni tra to l’allevamento, e dell’agricoltura. E poi non le generazioni, avi, padri, madri, figli, e il tutti i pastori e gli agricoltori sono uguali e mondo, almeno il nostro mondo sardo ancora hanno lo stesso potere contrattuale, non solo non conosceva la più spietata dittatura di quando vendono il loro prodotto, latte, for- ogni tempo storico, vale a dire del tempo di maggi o carni, pomodori, arance, pesche o cui possiamo dar nota, documentare, la ditta- carciofi, ma quando ricevono, chi li riceve, a tura delle multinazionali, e il pastore e l’agri- vario titolo, dai governi regionali, nazionali o coltore sardo, (ma non è differente per il sici- dalla Comunità europea, finanziamenti. Que- liano, il campano, il campesìno sudamericano, sto vale anche per i suinicoltori, per esempio quelli dell’Est europeo, gli africani, gli asiati- non è la stessa cosa allevare 100 maiali all’an- ci), c’è dentro, ne ha accettato il gioco e le sue no, 1000 o decine di migliaia, quando si va a regole, per poi stupirsi del risultato. I giovani? bussare alla porta della politica per chiedere Oggi, di nome e di fatto in Sardegna, coi voti riparo al danno del mancato guadagno per i Fiorenzo Serra. Regista sardo (1921 - 2005) dei pastori e degli agricoltori sardi vince Sal- più svariati motivi; non è la stessa cosa avere vini, Berlusconi, gli interessi delle grandi aziende di 50, 100 e più ettari di terreno, o do- dire, al limite da eccepire, al riguardo? Sapete multinazionali del turismo, dei costruttori di ver condurre piccolissime greggi in pochi et- che in Sardegna una buona fetta di abbando- squallidi resort, divertimentifici tristi conce- tari di terreno presi in affitto. Il mondo delle ni scolastici è costituita da figli di pastori? piti apposta per far pensare sempre di meno, campagne non è il mondo della classe opera- Niente da dire? Sulla disoccupazione intellet- in ossequio al Dio denaro, al rinato mito ia, che tra l’altro non esiste più in Sardegna da tuale? Avete mai partecipato a uno sciopero dell’economia dell’Ottocento de la mano invisi- almeno trent’anni, è stata fatta scomparire indetto da un’altra categoria, per solidarietà? bile, la ricchezza di uno sarà in qualche modo tra l’indifferenza di tutti. Anche nel vostro, A una manifestazione studentesca? Siete mai il benessere di tutti, quando la storia sempre, oggi più che mai fondamentale settore o com- intervenuti con coscienza politica in alcune quella degli ultimi trent’anni in particolare, parto produttivo, come oggi pomposamente situazioni di rilevanza generale? Vi si vede dimostra, a chi ha occhi per vedere e testa per si dice, bisognerà pure separare il grano dalla però, almeno qui da noi, immancabilmente intendere, che è vero esattamente il contra- pula o lolla. Certo è urgente in questo mo- nelle sagre paesane in onore del santo locale, rio. Ma le classi dominanti hanno lavorato su- mento, (ma lo era anche 2, 5, forse anche 10 in compagnia dell’immancabile vescovo, (an- gli occhi, affinché non si veda, sulle teste, af- anni fa) ricavare immediatamente un reddito che loro sono pastori in verità, e ultimamente finché non si pensi, dei dominati. Invito tutti ragionevole dalla vendita del latte e della car- a differenza di voi pare non se la passino ma- a rivedersi i documentari, e le analisi, che gli ne, ma se l’obiettivo è solo questo, la rivolta le). Pensate che questi siano vaneggi che non stessi pastori con gli altri cittadini di Orgoso- del latte sarà un po’ come i tumulti per il pane ci azzeccano un accidente con le vostre soffe- lo facevano allora, nel 1969, della loro occupa- di manzoniana memoria, magari qualche renze e con quelle oramai generali, nel Meri- zione di Pratobello, in risposta all’intimazio- Renzo, più esuberante e ingenuo degli altri dione d’Italia e in Sardegna in particolare, ma ne da parte dello Stato italiano di trasferire beccherà qualche denuncia, il prezzo pagato nel mondo vasto e terribile non è poi così di- altrove le loro greggi perché quell’area era sta- per il latte e forse per gli agnelli, per qualche versa la situazione: pochi, pochissimi ricchi ta destinata a Poligono di tiro e addestramen- mese sarà più o meno adeguato alle richieste sempre più ricchi, molti, moltissimi, sempre to dell’Esercito Italiano. Il cinema di Fiorenzo dei pastori, ma passata la buriana, punto e ac- di più, troppi, poveri sempre più poveri. Sono Serra , il documentarismo più attento alle ca- capo. Febbraio, andiamo. È tempo di votare. un insegnante, ancora una volta volevo parla- ratteristiche antropologiche e sociologiche di Ora in terra di Sardegna i miei pastori pren- re di scuola, ma l’attualità, che non amo fre- un popolo, Banditi a Orgosolo di Vittorio De dono il latte e lo buttano a mare. È tempo di sca di giornata in genere, stavolta urge, e allo- Seta, ma anche Padre Padrone, di Paolo e Vitto- elezioni regionali in Sardegna è tempo di rac- ra devo parlare di pastori, come dire di rio Taviani, per capire che dentro lo stesso no- colto. Qualcuno ha già fiutato l’affare, le economia della nostra regione, per niente me, pastore o contadino, in tempi diversi si mammelle gonfie di voti, e ha munto, ancora bella al contrario dei luoghi comuni che inva- nascondono, a chi vuole sottrarsi alle fatiche una volta voti gettati a mare, per la causa del riabilmente seguono il suo nome detto o del concetto, realtà profondamente diverse. vero progresso della Sardegna; cavalcata la scritto, nei servizi giornalistici, radio televisi- Oggi il sogno del pastore e del contadino è di sempre giovane puledra elettorale, si riporta vi, nei social, la Sardegna vagheggiata dai ric- diventare imprenditore, soggetto imprendi- nella sua povera stalla una cavalla vecchia e chi padrun imbecilli di breriana memoria e toriale. Ma il mondo dell’imprenditoria è un sfiduciata, fino alla prossima tornata, la si ca- vabbe’, oggi lo ripetono anche gli ultimi peo- mare con tanti pesci, piccoli, medi, grandi, valchi da destra, ed è ancora una volta il turno nes sottoccupati di braccio e di concetto, e va grandissimi, e voraci, dominato dallo squalo della destra più becera e arrogante, o da quel meno bbe’. L’economia sarda deriva quasi in- multinazionale. Da che mondo abitabile è guscio vuoto di valori che ci ostiniamo a chia- tegralmente dal lavoro dei tanti pastori e mondo abitabile, pesce grande mangia pesce mare sinistra, e la giunta regionale uscente in agricoltori, statisticamente rilevanti in una piccolo, ma i pesci piccoli possono, compat- tutti i sensi, per demeriti propri lo dimostra popolazione che conta oggi poco più di un tandosi spaventare il pesce grosso fin anche a ad abundantiam. C’è bisogno di tornare alla milione e quattrocentomila abitanti, meno farlo scappare, è l’unica possibilità di salvez- politica attiva, in prima persona. Siete i rap- della metà dei residenti romani, dispersi in za. Il mare è soprattutto popolato di pesci pic- presentanti principali dell’economia della un territorio che è il terzo per estensione tra coli, magari diversi tra di loro, ma piccoli, e da Sardegna? Diventatene i protagonisti. Al di là le regioni d’Italia, 24.090 km quadrati, subito pochi pesci grossi, che raramente si combat- della giusta richiesta del prezzo del latte, oc- dopo Sicilia e Piemonte, tutto il resto per l’e- tono tra di loro. cupatevi della sanità, regionale e nazionale, conomia reale, quella che consente alle popo- di quella degli uomini ma anche di quella che lazioni di vivere, più o meno dignitosamente, Antonio Loru 48 [email protected] Operazione sottoveste (Operation Petticoat, 1959) La retrospettiva che il rimpiazzo. Ecco giungere allora il tenente Ni- spazio e conseguente valorizzazione alle inter- 72esimo Locarno Film Fe- cholas Holden (Tony Curtis), aspetto da fasci- pretazioni attoriali; il risultato dell’agile ed at- stival (7-17 agosto) dedi- noso dandy ed una carriera più vicina ai salotti tenta regia di Edwards, idonea a rendere con cherà al cineasta ame- mondani che alla vita militare, ma anche una vivido realismo anche sequenze come quelle ricano Blake Edwards preziosa attitudine da maneggione: sottoma- degli attacchi aerei, è una messa alla berlina, (1922-2010), con un car- rino e militari vennero così riforniti di quanto graffiante ed irriverente nel suo acre sarca- tellone che prevede la la burocrazia tardava ad approvvigionare, smo, degli ambienti militari e dei loro compo- totalità dei suoi film dalla carta igienica alla pompa idraulica. Una nenti, a partire dal rigido ed ineffabile Sher- in qualità di regista volta levati gli ormeggi, non senza l’interven- man e del suo orgoglio bellico, messo alle (37 pellicole dal 1955 al to propiziatorio di uno sciamano e con un so- strette e piegato al compromesso dalla disin- 1993) ed una selezione lo motore funzionante, accompagnato da un voltura esegetica dei regolamenti propria del Antonio Falcone di quelli da lui sceneg- sinistro rumore gutturale, le traversie nel cor- commilitone Holden, dalla cui contrapposi- giati per al- zione caratteriale prendono piede tri cineasti, in particolare Richard vari spunti ironici che vedono i ri- Quine, oltre ad un’antologia dei spettivi interpreti, Grant e Curtis, suoi celebri lavori televisivi, rappre- concedere opportuno spazio al loro senterà una ghiotta occasione per diverso estro umoristico, assecon- esplorare un percorso filmico fra i dando una comicità slapstick, da ci- più personali e affascinanti del ci- nema muto riprendendo quanto nema americano tra gli anni Cin- scritto ad inizio articolo. Al primo è quanta e Novanta, puntellato da sufficiente a far suscitare il riso, sen- molti titoli misconosciuti e poco vi- za dimenticarne l’eleganza nel con- sti, sorprendenti e rivelatori, oltre tornare di sottili battute i vari impre- che dai grandi e più famosi capola- visti, anche un semplice sguardo, di vori. Edwards, dopo una breve espe- volta in volta, a seconda delle situa- rienza radiofonica, esordì ad Hol- zioni che si verranno a creare o in cui lywood dapprima come attore e poi si troverà coinvolto, compiacente, in guisa di sceneggiatore, per arri- esprimente disappunto o ferma as- vare dietro la macchina da presa nel serzione, ma anche trattenuta con- 1955 con Bring Your Smile Along (Quan- cupiscenza quando le ausiliarie sali- do una ragazza è bella), cui seguirono ranno a bordo del Sea Tiger, evento altre realizzazioni, anche se sarà il quest’ultimo che darà luogo d’al- brillante Operation Petticoat (Operazio- tronde ad episodi dai contorni pic- ne sottoveste, 1959), ad evidenziarne il canti neanche tanto reconditi, pur caratteristico tocco: un’ironia argu- nei limiti del buon gusto, per quanto ta, spesso caustica e pungente, la sia evidente, fra le righe, una certa beffarda dissacrazione del genere, tendenza al sessismo; riguardo il se- in questo caso il film di guerra, ma condo, non si può non rimarcarne la sempre con un occhio rivolto al pas- naturalezza nel rappresentare con sato nel mettere in scena le varie fare angelico e scanzonato la classica gag, rammentando al riguardo l’es- faccia da schiaffi, al colmo dell’irrive- senzialità visiva del cinema muto e renza nel farsi beffa di qualsivoglia la prevalenza dell’oggetto sul sog- regola istituzionale che ne ostacoli il getto in qualità di cardini primari personale tornaconto. La sua con- della comicità. Sceneggiato da dotta, azzardo, potrebbe rendere in Stanley Shapiro e Maurice Richlin, metafora le intenzioni proprie di che mettono in campo dialoghi Edwards, ovvero servirsi di un gene- piuttosto brillanti, Operation Pettico- re cinematografico e ridimensio- at prende avvio nel 1959, quando narne la portata nell’adattarlo ai pro- Matt T. Sherman (Cary Grant), am- pri stilemi sulfurei, i suddetti toni da miraglio della Marina Militare degli Stati Uni- so della missione arrivarono puntuali, da uno sberleffo, tra farsa, nel senso nobile del termi- ti, giunge in porto: è in programma la demoli- scalo non previsto con salita a bordo di cinque ne, e commedia. Praticamente perfetto il ritmo zione del Sea Tiger, glorioso sottomarino donne ufficiali ausiliarie, che muterà non po- narrativo, nonostante le due ore di durata, con- reduce dal II Conflitto. Il nostro entra in quel- co il tono della vita a bordo, al siluramento di traddistinto inoltre da un fluido montaggio la che era la sua cabina, il diario di bordo è an- un camion o all’arruolamento, temporaneo, (Ted J. Kent e Frank Gross) e da un riuscito cora lì, a sfogliarne le pagine la mente ritorna di un maiale, senza dimenticare la necessità contrappunto sonoro (David Rose ed Henry indietro al 10 dicembre 1941, quando il som- di riverniciare il sottomarino ricorrendo alla Mancini, quest’ultimo non accreditato), volto a mergibile, ormeggiato in un porto delle Filip- miscelazione dei due soli colori disponibili, il sottolineare, ammiccando con le note, accadi- pine, subiva un pesante attacco dell’aviazione minio (rosso) e la biacca (bianca), finché … Pur menti o situazioni. Sempre godibile e mirabile, giapponese; in seguito agli ingenti danni ri- lontano da opere quali, ad esempio, Colazione Operation Petticoat ricevette una nomination schiava di non poter più prendere parte ad al- da Tiffany o Victor Victoria, Operation Petticoat agli Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale, cuna missione, ma l’orgoglioso Sherman, al rappresenta ancora oggi un più che valido mentre nel 1977 diede ispirazione per una serie tempo tenente comandante del Sea Tiger, otte- esempio di come si possa conferire opportuna televisiva (34 episodi fino al 1979, due stagioni, neva dai superiori il permesso di prendere sapidità ad una commedia sostanzialmente sulla rete ABC), con John Astin nei panni di egualmente il mare dopo le riparazioni essen- leggera, aggettivo comunque da intendersi nel- Matt T. Sherman e Jamie Lee Curtis, figlia di ziali, così da arrivare alla nave appoggio più vici- la sua accezione calviniana, sfruttando con saga- Tony, in quelli del tenente Barbara Duran. na, magari con un equipaggio ridotto e qualche cia la bontà della scrittura ed offrendo opportuno Antonio Falcone 49 n. 71 C’è tempo La SQ sta passando un librerie a soffitto, mobili pregiati e tinte raffi- tranquilli, il viaggio dei due fratelli ha inizio, momento difficile, è tri- natamente lattee; quella del fratello spiantato in sala risate discrete e rilassate, bambini ste di suo e non tollera il con moglie alternativa (ma anche stronzetta e tranquilli che non dormono, non strillano, clima di “cattivismo” interessata) è una specie di casareccia esposi- non strattonano i genitori per uscire di corsa, che la circonda. Consa- zione di forme d’arte creativa povera, stra- le citazioni cinefile ci sono e si riconoscono fa- pevolmente quindi, col- sbordante di oggetti coloratissimi ed originali cilmente rassicurando gli insicuri ma la tra- pevolmente consapevo- (tra i quali la pistola a pois di “Dillinger è mor- ma giunge subito a conclusione: i diversi si so- le, ha deciso di andare a to”). Ci sono poi dopo le prime due lacrime del migliano (hanno lo stesso modo di passarsi le vedere il film di Walter bambino Giovanni, un po’ di battute che mani tra i capelli), fanno pipì insieme, il pic- Spettatrice Qualunque Veltroni C’è tempo che le strappano risate semplici e leggere agli spet- colo soffre di incubi notturni e abbandona il sembrava un sicuro antidoto a pensieri fune- tatori, per lo più donne, età media quaranta/ distaccante uso del “lei” per il confidenziale sti e rabbie (altrui) non repres- ”tu”. In poche parole i fratelli si se. La scrittura della esperta e riconoscono come tali, iniziano consolidata sceneggiatrice Do- ad affezionarsi l’uno all’altro, il riana Leondeff (rassicurante viaggio subirà delle variazioni spalla dell’esordiente Veltroni sul programma in modo tale da nel primo lungometraggio di consentire al buon Walter di finzione) le offriva qualche spe- strizzare l’occhio anche alle ranza di un plot ben strutturato nonne affette da alzhaimer (la e le cinquanta citazioni cinefile Laura Efrikian dei musicarelli più volte riferite nelle cinquan- con Morandi ricorda a chi la ri- ta volte cinquanta interviste ri- conosce che la giovinezza è ben lasciate dal regista, stuzzicava- lontana). Vira quindi il maggio- no la tentazione di testare lone, su cui viaggiano per tutto conoscenze, ricordi e sintonie. il film i due fratelli, come Bruno La faccia stralunata e sorriden- Cortona e Roberto Mariani nel te e la corporatura strabordante “Sorpasso”, verso altre destina- di Stefano Fresi e il profilo deli- zioni e vira l’autore verso una cato e triste di Giovanni Fuoco storia di primi baci e attrazioni (il protagonista di “Incompre- amorose canore. L’imbranato so” scongelato per l’occasione Stefano non riuscirà a mostrar- con gli stessi abiti intonsi di ci performance di sesso e ciccia cinquant’anni fa) le porgevano traballante ma il momento è to- su un piatto d’argento quelle pico, perché vien fuori di botto rassicurazioni gradite a chi cer- la “tragedia veltroniana”. La SQ ca nella scelta del cast interpreti lo sa che sta commettendo una gradevoli con caratteristiche fi- scorrettezza mostruosa, che siognomiche del vicino di casa, non si giudica ma nemmeno si appena, appena migliorato da commenta un’opera confon- Photoshop. I primi problemi si dendola con diverse situazioni sono presentati nel trovare do- di vita e di comportamenti del ve andare a vedere il film. No- suo autore. Ma la SQ non è una nostante l’SQ, nome omen, non seria critica, è una libera spet- sia una raffinata intenditrice tatrice che sproloquia senza ma solo una Qualsiasi (qualun- pudore e senza remore. Prima quistica forse pure) Spettatrice, che la bella Simona si risvegli, il ha le sue sale preferite e abitua- romantico Stefano poggia un li. Quelle sale che garantiscono prisma su una scala e lo poggia proiezioni di buon livello, che in modo che i raggi del sole ri- selezionano prodotti apprezza- frangendosi in esso creino un bili, nelle quali si trovano quasi arcobaleno dentro la stanza. È sempre film che si può raccon- una citazione sfuggita a tutti i tare d’aver visto senza vergognarsene (come cinquanta ma anche coppie ed anche un paio critici autorevoli e importanti che, evidente- sta accadendo adesso). Altro indizio meno si- di famiglie con bambini al seguito. Cosa rara e mente, non sono mai stati bambini. Se di cita- gnificativo (capita anche con i film di nicchia), apprezzabile, se non si tratta di cartoni. zione si tratta sappiamo (e lo sappiamo bene, la sala della multisala dove il film veniva pro- Quanti sono i genitori che rischiano di porta- come si vedrà) che il piccolo Walter guardava iettato era la saletta più piccola, scamuffa e re- re minori a vedere un film con loro? Non c’en- anche i film che piacevano alle bambine e “Pol- mota del cinemone, per intenderci quella da tra la censura e i limiti d’età, è solo qui merito lyanna” ha lasciato in lui un segno profondo. trenta posti in cima alle scale, dietro il deposi- della fiducia che si dà al vecchio Walter. Lui i Nessuno l’aveva mai collegato ma le tristi sorti to delle scope. Conquistato il posto, finalmen- bambini li ama, li rispetta, dedica loro docu- di un glorioso partito, ha modo di temere l’SQ, te la SQ vedeva spegnersi le luci e illuminare mentari e libri, ha sempre vivo dentro di sé il scaturiscono proprio da Pollyanna e dal suo lo schermo. Le prime immagini la rasserena- bambino che fu. Non scandalizzerebbe mai “gioco della felicità”. Pollyanna è la protagoni- vano, è vero si comincia con una tragica noti- alcun pargolo, andrebbe anche in Africa ad ac- sta di due film (il primo muto del 1920, il se- zia ma le prime inquadrature sono di case spet- cudirne i più sfortunati se non sentisse irre- condo della Walt Disney del 1960) e di un car- tacolari e specularmente antitetiche. Quella del frenabile e impellente la priorità di seguirli in tone animato degli anni ‘80 tratti dal romanzo ricco bambino è un appartamento di architet- patria, di offrir loro esempi di buone azioni e di Eleanor H. Porter del 1913. È una dodicenne tura razionalista con pareti concave che celano buone intenzioni. Venti minuti circa scorrono segue a pag. successiva 50 [email protected]

segue da pag. precedente possibile il lavoro di Stefano cui capitano mille disgrazie. Ri- Fresi come osservatore di arco- masta orfana è ospitata da una baleni. Potrebbe trattarsi del gelida zia e saltando da un albe- cuore ideologico del film al ro perderà l’uso delle gambe. Il quale il politico Veltroni vor- “gioco della felicità”, insegna- rebbe affidare il suo messaggio. mento paterno, consisteva nel Risulta soltanto una scena nar- dispensare a tutti ottimismo, con rativamente del tutto estranea garbo, influenzando positiva- al momento, decontestualizza- mente il prossimo, addestrando- ta rispetto al racconto che l’ani- si in modo innaturale ad un per- ma del politico ha imposto alla sistente stato di felicità. Secondo razionalità del regista. L’ex mi- testi di psicologia comportamen- nistro della cultura vuole far sa- tale che la SQ ha facilmente tro- pere a tutti che non è ottusa- vato grazie a Google: “Tale condi- mente e comunque fautore del zione innaturale rischia di innescare mercato ma soprattutto è a fa- una condizione mentale totalmente vore della creatività. Ultima os- avulsa e lontana dalla realtà, da servazione critica la SQ la riser- cui poi difficilmente si riesce a tor- va alle ultime scene, all’omaggio nare indietro“. Il “gioco della feli- che il CP (Cinefilo Puro) WV, cità” è, di fatto: “una condizione dedica a Jean Pierre Léaud. An- mentale auto indotta di totale ne- che la cinica SQ riconosce a gazione della realtà e, quindi, forte- questo CP di essere stato un mente invalidante”. Evitare pen- sempre appassionato spettato- sieri negativi, sostituendoli con re, un critico cinematografico idee positive di pura fantasia del Venerdì di cui si apprezza- allevia dolore, preoccupazioni e vano i giudizi sui film allora in pene ma porta sollievo solo per programmazione, un direttore brevi periodi; protraendo a lun- dell’Unità che ha consentito ai go questo atteggiamento si in- suoi lettori collezioni di VHS di nesca un meccanismo di nega- indubbio spessore e valore. Qui zione degli eventi dolorosi la SQ rischia di contraddirsi impedendo alla mente di af- perché l’escamotage dell’auto- frontare le difficoltà concrete grafo invertito, della dedica che in maniera costruttiva. Imma- il piccolo Giovanni farà al Gran- giniamo che rischi corre un re- de Jean Pierre, è un trovata ca- sponsabile di cose pubbliche a rina, il problema però è che gestire un’organizzazione, un’as- c’entra questo con tutto il resto? sociazione, una città o un mini- Perché l’autore-regista non ha re- stero con tale approccio? “L’otti- alizzato un breve e intenso corto- mismo è una fonte di benessere che metraggio con quest’episodio? aiuta a vivere meglio e più serena- Avrebbe regalato una chicca de- mente, quello della protagonista liziosa ai molti amanti del cine- letteraria Pollyanna era un ottimi- ma che ha amato, non avrebbe smo ottuso, falso, costruito per al- avuto 250 copie da portare in lontanare dei pensieri negativi, 250 sale (spesso vuote) ma pro- una sorta di muro mentale che però iezioni limitate in cineforum se- impedisce alla persona di vivere lettivamente pieni. Caro Walter, concretamente il quotidiano, fatto di esperienze ne- è data la colpa al povero Occhetto d’aver scam- cosa ti sei concesso alle spalle di tutti coloro gative ma anche positive, di momenti tristi ma an- biato una realtà in crisi identitaria con “una che sono venuti a vedere il tuo film perché ti che sereni e felici”. Un muro mentale e non il formidabile macchina da guerra” e non si era chiami Walter Veltroni e non Biagio Vattelap- muro che divideva l’est dall’ovest danneggiò mai indagato sulle responsabilità che Pollyan- pesca? Hai attirato chi si aspettava la storia qualcuno prima e tanti di conseguenza. “Osti- na, col suo imprinting di irresponsabile bam- semplice di due fratelli diversi con un Fresi narsi ad un mondo irreale rende insensibili, indiffe- bina, aveva inoculato una sindrome pernicio- che si tuffa in una piscina di agriturismo delle renti, non influenzabili da nulla, sia in negativo sa nel fanciullino della FGCI. Sindrome non placide colline toscane, con la nostalgia dei ma anche in positivo. Questa forma di ingenuità superata ma almeno confessata, anche se ben ghiaccioli che si pagavano in lire, con i colori emotiva, che può trasformarsi quindi in una e vera nascosta, in C’è tempo. La SQ si sforza di ab- degli arcobaleni e ne hai approfittato, renden- e propria sindrome, costringe le persone che vi ri- bandonare queste inopportune e insane elu- do stucchevoli le disquisizioni sulla fantasia al corrono costantemente a non crescere e a non matu- cubrazioni (anche esagerate e estremizzate potere contro l’aridità della logica di mercato, rare emotivamente ma anche psicologicamente, ri- perché il nostro Walter insensibile non è di sfruttando il tuo mito Léaud, incontrato “mira- manendo eterni bambini. Questo apparente ottimismo certo) e cerca di tornare a quanto non l’ha colosamente” a Parigi, spalmando,, con allegre risulta di fatto solo una difesa parossistica, esasperata convinta del film. L’SQ ha trovato totalmente canzonette, abbondanti dosi di melassa pol- ed estrema, attraverso l’uso del diniego e della nega- fuori luogo il “pezzo ideologico” della discus- lyannesca sullo schermo. E’ volato alto il pallo- zione dei fatti, scollando l’individuo dalla realtà sione tra Stefano Fresi e Sergie Pierattini. In ne Super Santos ma poi è atterrato senza che circostante, portandolo in una condizione mentale una scena Pierattini sembra un rivale di Fresi la parabola fosse comprensibile. che diviene col tempo patologica e disturbante”. nel corteggiare l’un po’ brilla Simona Molina- Capito che danno è stato un certo segretario ri. Nella discussione della scena che segue si per una certa formazione politica aver visto e rivela invece un molesto-modesto imprendito- amato Pollyanna e il suo gioco della felicità? Si re esperto di finanza e incapace di considerare S.Q. 51 n. 71 Gran finale per la IV edizione di La Spezia Film Festival - Short Mo- vie Dall’otto al 10 marzo si Premio Diari di Cineclub a: Fauve di Je- è svolta alla Spezia la remy Comte (Canada) quarta edizione del La La Giuria del Premio composta da: Spezia Film Festival, Diari di Cineclub Alba Paolini, Angelo Tantaro, Daniela Igliozzi, Elisa- una manifestazione betta Pandimiglio, Fabio Massimo Penna, Giulia Zop- nata nel 2015 da un’i- pi, Leonardo Lauretti, Marco Asunis, Marino Demata, dea di Daniele Cecca- Massimo Dionisi, Massimo Pellegrinotti, Sara San- rini e Paola Settimini, tucci (Presidente), Simone Piccinin Soares, Ugo Bai- Daniele Ceccarini che l’anno scorso si è strocchi, Yala Iachini, dopo aver visionato le 10 opere a arricchita del presti- lei concesse, cui ha fatto seguito una attenta analisi, ha gioso patrocinio della RAI “quale riconosci- deliberato di attribuire il premio a: mento al valore culturale e sociale della mani- Diari di Cineclub FAUVE festazione”. Forte di un ottima presenza di di Jeremy Comte pubblico e partecipazione, è oggi diventato (Canada) una realtà solida e importante, un appunta- Due ragazzi spensierati giocano a sfidarsi, quasi mento per la città con un rilievo nazionale e ad affrontare un rito di passaggio in un ambiente internazionale. Negli anni ha visto la presen- pieno d’insidie, ma affascinante ai loro occhi, an- za di ospiti importanti come il critico Adriano che per la totale assenza di umani. La desolante Aprà, uno dei maggiori esperti di cinema in metafora di una società malata che ti inghiotte Italia che aveva collaborato con il critico spez- senza possibilità di salvezza. Unica altra presenza zino Enzo Ungari, Alessandro Haber, Gianni umana, una donna che appare alla fine della tra- Amelio e quest’anno i registi Maurizio Nichet- gedia per poi subito svanire, lasciando il protago- ti e Pierre Maillard. La giornata di apertura nista a una visione rassicurante, forse illusoria. come di consueto dedicata alla cinematogra- fia straniera ha visto come ospite d’onore il re- gista svizzero Pierre Maillard che al Cinema Il Moretti. Il festival ha deciso di dedicare uno Nuovo ha incontrato il pubblico e introdotto il spazio alla creatività dei giovani al fine di sti- suo film Campo Europa girato tra il Villaggio molare, attraverso la realizzazione di uno o più Europa di Corniglia, Riomaggiore e La Spezia cortometraggi, un confronto diretto tra stu- e selezionato nel 1984 al Festival di Locarno. denti appartenenti a diverse scuole. Alla pre- Un film dove con uno sguardo poetico, dove miazione era presente il maestro del cinema l’autore narra la storia di Anna (Valérie Favre), fantastico Lamberto Bava che da quest’anno si ragazza svizzera in vacanza in Italia, turbata è aggiunto alla giuria del Festival. Il logo di da un tragico dramma esistenziale. Numerosi questa edizione è stato deciso attraverso un sono gli scorci spezzini anni Ottanta. Al fian- concorso al quale hanno partecipato gli stu- co di Lou Castel, nel cast ci sono anche Camil- Maurizio Nichetti, Daniele Ceccarini, Pierre Maillard denti dell‘Istituto di Istruzione Secondaria Su- lo Milli, il ducaconte Piermatteo Barambani (foto di Roberto Vendasi) periore “Einaudi Chiodo” vinto da Chiara Cosi- di Fantozzi, l’attore, il regista teatrale spezzi- mi della 5 C. Dopo gli incontri molto partecipati no Roberto Di Maio e un giovanissimo Federi- con il regista svizzero Pierre Maillard e Mauri- co Queni in un ruolo lirico e simbolico. La se- zio Nichetti si è conclusa domenica la quarta conda giornata dedicata ad un maestro del edizione con la rassegna dei cortometraggi fi- cinema italiano ha visto come ospite d’onore nalisti e la cerimonia finale. A vincere il premio l’attore, mimo, regista e sceneggiatore Mauri- miglior cortometraggio 2019 è stato Fauve di- zio Nichetti. Il regista ha incontrato il pubbli- retto del canadese Jeremy Comte, ambientato co e ha introdotto la proiezione del film che in una miniera, due ragazzi affondano in un nel 1979 l’ha portato al successo nazionale: Ra- gioco di potere apparentemente innocente con tatàplan. Nella serata ha ricevuto il Premio “La Madre Natura come unico osservatore dove il Vela dei Sogni”, una scultura in tufo realizza- Pierre Maillard, Daniele Ceccarini, Paola Settimini (foto gioco non si rivelerà innocuo come pensavano. ta dalla scultrice Stefania Martinico. E’ stata di Francesco Tassara) Gli altri premi assegnati sono: miglior regia il un’occasione importante per celebrare i qua- cortometraggio spagnolo Ainhoa di Ivan Sainz rant’anni dal successo di Ratatàplan, un film Pardo che ha ottenuto anche il premio miglior presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, attrice la giovane protagonista Aurelia Schikar- definito “uno straordinario slapstick muto sky, miglior fotografia a Daniele Ciprì per il ambientato in mondi emarginati milanesi”, corto U muschettieri di Vito Palumbo, miglior che girato in assoluta economia di mezzi per attore Piergiorgio Bellocchio protagonista di l’epoca, ebbe un grandissimo successo di pub- “Fauve” di Jeremy Comte (Canada) Non è una bufala di Niccolò Gentili e Ignacio blico e di critica. Un esempio di come si possa Paurici, miglior sceneggiatura lo spagnolo El far cinema di grande qualità quando si hanno paure che il folletto Nichetti dissacra allegra- Atraco, il premio come miglior colonna sonora buone idee, dove Nichetti interpreta un per- mente con l’imperturbabilità della marionetta Paolo Costa per il corto Per Sempre, il Premio sonaggio tra Totò e Charlot che affida tutta la muta alla quale affida le sue fortune di attore. della Stampa Mama di Eduardo Vieirez e il sua comunicazione alla mimica. Ambientato Una novità importante della quarta edizione è Premio Diari di Cineclub, periodico di cultura come afferma Fernando Di Gianmatteo in stata la sezione dedicata ai film realizzati dai e informazione cinematografica importante una Milano alienata e alienante, simbolo della ragazzi delle scuole superiori della provincia partner del festival, lo vince Fauve. difficoltà della vita di ogni giorno alle soglie che il venerdì mattina si è svolta al Teatro-Ci- Daniele Ceccarini dei difficili anni ‘80, un tempo di angustie e nema Palmaria sotto la guida del professor Diari di Cineclub | media partner

52 [email protected] Riscoprire il regista che amava le donne: Antonio Pietrangeli L’associazione cultu- racconto da cui era scaturito il primo film, Il e del marito dell’amica di famiglia magistral- rale cinematografica sole negli occhi (1953) per orientarsi fin da subi- mente interpretato da Salvo Randone. Sce- Band Apart di Orista- to verso la commedia. Con il film La parmigia- neggiato dallo stesso Pietrangeli con Ruggero no, aderente alla FICC na del 1963, parzialmente ispirato al romanzo Maccari, Ettore Scola e Stefano Strucchi, con ha reso omaggio al re- omonimo di Bruna Piatti, Pietrangeli costrui- le musiche di Piero Piccioni e le canzoni dell’e- gista Antonio Pietran- sce il ritratto vivo e intenso di una giovane ra- poca, il film fu accolto favorevolmente dal geli (Roma 1919 – Gae- gazza attraente e disinibita in una società pubblico, meno dalla critica. Trattando un te- ta 1968) dedicandogli profondamente ipocrita. Il ruolo della giova- ma complesso come l’autodeterminazione una rassegna che si è ne Dora è interpretato da Catherine Spaak, della donna nella vita e nelle relazioni senti- svolta nel mese di feb- all’epoca non ancora ventenne ma già molto mentali, il film è tuttora modernissimo. Il se- Maria Paola Zoccheddu braio; sono stati pro- intensa in una delle sue migliori prove d’attri- condo film èIl magnifico cornuto del 1964; tratto grammati tre film rap- ce. Il film racconta una complessa educazione dalla commedia Le cocu magnifique di Fernand presentativi della carriera del regista con sentimentale e umana attraverso gli incontri Crommelynk, segna uno stacco deciso rispet- un’attenzione particolare a quelle opere che di Dora con diversi uomini e il suo concedersi to ai film precedenti: non più protagoniste meglio rappresentano la modernità femminili ma un uomo affetto da di Pietrangeli e la sua naturale pro- morbosa gelosia nei confronti della pensione alla direzione degli attori splendida moglie. Pietrangeli ap- e all’equilibrio interno del racconto porta alcune modifiche rispetto al che lo collocano tra i massimi espo- testo originale, ambientando la vi- nenti della commedia all’italiana. cenda a Brescia (non più nelle Fian- Nato nel 1919, Pietrangeli si laureò dre) e trasformando il protagonista in medicina e iniziò giovanissimo a in un industriale di cappelli (in ori- occuparsi di cinema, collaborando gine era uno scrivano). Andrea Ar- come critico cinematografico per tusi, marito ammalato di gelosia, è varie riviste, e ricoprendo per pri- interpretato con grande efficacia mo il ruolo di presidente della Fede- da Ugo Tognazzi, mentre la bella razione italiana dei circoli del cine- moglie Maria Grazia è Claudia Car- ma. Parallelamente portò avanti dinale. Il film è una commedia bri- l’attività di sceneggiatore collabo- osa che mette alla berlina i vizi di rando con i grandi registi del tem- una borghesia di provincia gretta e po, tra cui Visconti, Rossellini e Lat- meschina, che concepisce la vita di tuada. La sua formazione è improntata coppia come finzione e si ingegna al neorealismo che Pietrangeli rico- per nascondere le proprie relazioni nosceva come il linguaggio più adat- extraconiugali. La vicenda raccon- to a rappresentare la durezza del pe- tata è paradossale perché è proprio riodo bellico, dell’occupazione nazista Andrea, il protagonista, a tradire in Italia e delle enormi difficoltà del per primo la moglie, ma inizia su- dopoguerra. In seguito, prendendo bito a sospettare di un amico anti- atto dei cambiamenti in corso nella quario che la corteggia; a quel pun- società italiana, fu tra i primi a ten- to scatta in lui un’incontrollabile tare un bilancio del neorealismo gelosia che diventa vera e propria ancora in corso e a intuire la neces- ossessione. Pietrangeli si serve del- sità di un approccio diverso al rac- la voce fuori campo del protagoni- conto cinematografico, anche per sta e ne visualizza le fantasie sotto riconquistare quelle fasce di pub- forma di immagini fluttuanti che blico che non si sentivano più rap- provocano tanto più dolore in An- presentate e ricercavano un cinema drea quanto più sono deliranti e di pura evasione. Nella commedia improbabili. Per una volta è un per- all’italiana Pietrangeli trova la di- sonaggio maschile a prendersi la mensione giusta per raccontare un scena in un film di Pietrangeli, e le paese in trasformazione, e lo fa sen- donne risultano meno caratteriz- za subire i dettami del genere ma zate, ma l’attenzione del regista al- piuttosto adattandolo alle proprie corde, in o meno in un’alternanza di episodi che ne la coerenza interna del racconto traspare un’alternanza di risata e malinconia che è la mettono in luce il carattere e le debolezze. nell’impianto generale del film e nel finale sua cifra più autentica. Il cinema di Antonio Sullo sfondo un’Italia in piena ascesa econo- caustico e raggelante. Sceneggiato da Maccari Pietrangeli si caratterizza per uno stile molto mica, in cui nuove abitudini e riti collettivi e Scola, Strucchi e Fabbri, e lo stesso Pietran- accurato, per l’utilizzo di flashback talvolta stavano modificando gradualmente lo stile di geli pur non accreditato, il film si avvale delle anche molto brevi che sottolineano i momenti vita. La struttura frammentaria del film, tra musiche di Armando Trovajoli. La rassegna si cruciali del racconto e guidano lo spettatore episodi autoconclusivi e flashback, tipica del è conclusa con il film Io la conoscevo bene del nella comprensione di alcuni passaggi narra- cinema pietrangeliano, è ulteriormente arric- 1965. Il film nasce da un’indagine che Pietran- tivi, per l’uso di pianisequenza e inquadrature chita da morbidi passaggi della m.d.p. su og- geli condusse nel 1961 con rigore sociologico, mai scontate che segnalano la volontà di inno- getti o elementi di scena, come se tutto fosse intervistando giovani donne in cerca di suc- vare il linguaggio cinematografico e ne fanno un fluire ininterrotto che nasce nella mente cesso nel mondo del cinema e della moda; ne il nostro regista più europeo. I film proposti della protagonista. I personaggi maschili del emergeva il quadro impietoso di un certo am- nella rassegna appartengono alla prima metà film sono attratti dalla ragazza, anche quando biente, cinico e amorale, ben lontano dai so- degli anni ’60, ad una fase in cui Pietrangeli ave- il buonsenso e le convenzioni sociali non dovreb- gni un po’ ingenui di giovani donne cresciute va ormai abbandonato la lettura neorealista del bero consentirlo, come nel caso del seminarista segue a pag. successiva 53 n. 71

segue da pag. precedente Teatro in provincia, senza alcun talento particolare. Da queste interviste Pietrangeli, insieme ai suoi sceneggiatori Ruggero Maccari ed Ettore La casa nova in scena a Venezia Scola, trasse una sceneggiatura molto accura- ta che restò pressoché invariata fino alla fine Debutta la Compagnia Giovani del Teatro Stabile del Veneto La casa nova, la nuova 40 anni, dai tempi in cui venne allestita da Lui- produzione del Teatro gi Squarzina al Teatro Stabile di Genova, che Stabile del Veneto che l’opera attende un’edizione che dia conto della debutta giovedì 11 apri- rivalutazione che ne ha operato la critica negli le (repliche sino a do- ultimi vent’anni collocandola fra i testi più si- menica 14) al Teatro gnificativi che Goldoni ci abbia lasciato – spie- Goldoni di Venezia, è il ga il regista Giuseppe Emiliani – Sono anni primo passo verso l’at- quelli a cui risale la sua redazione fra i più ferti- tuazione del program- li per un commediografo che si rivela profon- ma di formazione Te- do e acuto lettore dei cambiamenti in atto nella Giuseppe Barbanti SeO - Teatro Scuola e società veneziana attraverso le scelte compiute Occupazione, frutto di un Accordo di Pro- di aspetti e momenti di cui propone la trasposi- (foto di Gianni Mameli) gramma tra la Regione del Veneto e il Teatro zione in palcoscenico”. La casa nova andò, infat- delle riprese. Si delineò così il personaggio di Stabile del Veneto in collaborazione con Acca- ti, in scena per il Carnevale del 1761, un anno Adriana, giovane ragazza spensierata dedita demia Teatrale Veneta. La nascita della Com- prima era toccato a I rusteghi, negli anni suc- ai lavori più disparati in attesa della grande oc- pagnia Giovani del Teatro Stabile del Veneto cessivi sarà la volta della Trilogia della villeggia- casione nel cinema, interpretata da Stefania è, infatti, una delle quattro fasi in cui si artico- tura. “Goldoni risolve in un impeccabile con- Sandrelli, giovanissima e intensa. Il film è co- la il programma TeSeO: la realizzazione ogni trappunto gli elementi drammatici e gli effetti struito come un mosaico di episodi che mo- anno fino all’annata 2020-21 di una serie di comici evidenziati in tuttala loro ricchezza di strano la vita della ragazza a Roma, tra piccoli spettacoli teatrali, attraverso cui i giovani for- sfumature. Protagonisti della vicenda sono An- lavori utili per mantenersi e serate nei locali mati possano essere inseriti in una compa- zoletto e Cecilia, novelli sposi alle prese con un più in voga con accompagnatori sempre diver- gnia professionale, è una delle fasi del pro- oneroso trasloco. – prosegue Emiliani - Cecilia si, per poi rientrare nel piccolo appartamento gramma pensato per giovani talenti che in affitto dove vive sola; spesso il regista si ser- vogliono intraprendere il mestiere dell’attore. ve di brevi flashback per fornire allo spettatore Si tratta di quella conclusiva di un sistema ar- qualche informazione aggiuntiva che ne deli- ticolato che ne prevede altre tre tra loro colle- nei meglio la personalità. Non mancano nel gate: la Propedeutica per intercettare i ragaz- film momenti e toni squisitamente comici (il zi delle scuole superiori che scelgono di giornalista che scrive l’articolo su Adriana, la seguire i corsi teatrali di base; la Scuola tea- lezione collettiva di dizione) e l’intero film è trale d’eccellenza con l’obiettivo di formare at- impreziosito dalle canzoni del tempo che sot- tori professionisti; la Specialistica che preve- tolineano i momenti più intimi, lo sguardo di de l’avvio di seminari e corsi di specializzazione Adriana perso sul paesaggio romano e le prove rivolti a professionisti che operano nei diversi di trucco allo specchio. Pietrangeli segue Adria- ambiti dello spettacolo dal vivo. Da qui al 2021 Prove a tavolino della compagnia Giovani na nel suo percorso segnato da umiliazioni e saranno 72 i giovani attori diplomati che po- relazioni fallimentari che, in apparenza, le sci- tranno “entrare in arte” grazie a TeSeO: il nu- capricciosa, arrivista, amante dell’eleganza e volano addosso senza intaccarne il buonumo- mero così elevato è dato dall’opportunità che del lusso. Anzoletto è debole, incapace di op- re, in realtà la condurranno ad una fine tragi- sarà offerta a ciascuno di loro per una sola vol- porsi alle pretese della consorte. Un affannarsi ca. Io la conoscevo bene rappresenta la migliore ta nell’arco del triennio 2019-2021 di parteci- agitato e confuso anima il microcosmo attorno espressione del cinema di Pietrangeli, per la pare pagati al modulo di formazione di 640 alla casa dove i due dovranno andare ad abita- coerenza del racconto e per la modernità del ore spalmate su 4 mesi più che sufficienti a co- re. Un andirivieni frenetico, fra le cui pieghe si linguaggio, molto vicino alle nouvelles vagues prire i periodi di durata delle prove di due intuiscono gli sviluppi dell’ultima fertile sta- del periodo. Tra i pregi del film la direzione spettacoli. Per di più in questo lasso di tempo gione goldoniana. Intorno alle dinamiche di magistrale degli attori, evidente nella infinita l’ente formatore potrà ricorrere all’impiego di un banale trasloco l’autore innesca una mac- gamma espressiva di Stefania Sandrelli, ma esperti, nello specifico maestri d’armi, ma- china teatrale perfetta, che mette in luce l’orgo- anche nell’interpretazione di Nino Manfredi scherai, docenti di canto e danza, per qualifi- glio fatuo di una classe borghese smaniosa di nel ruolo del press-agent e di Ugo Tognazzi nel care ulteriormente il livello di preparazione ostentare finte ricchezze, in preda a un’ossessi- ruolo dell’attore caduto in disgrazia che si dei giovani interpreti. La casa nova è appunto va febbre di possesso”. Nella Compagnia Gio- umilia davanti agli ospiti di una festa. Il film lo spettacolo che apre la serie dei quattro in vani sono inseriti due esperti interpreti del re- vinse tre Nastri d’argento: miglior regia, mi- cartellone nel 2019: oltre a questo di Carlo Gol- pertorio goldoniano, Piergiorgio Fasolo, nei glior sceneggiatura e miglior attore non prota- doni il regista Giuseppe Emiliani dirigerà, in- panni del vecchio Cristofolo, deus ex machina gonista a Ugo Tognazzi; Stefania Sandrelli non fatti, Uno nessuno e centomila di Luigi Piran- della vicenda, e Stefania Felicioli, due premi ricevette premi, ma fu molto apprezzata e la dello, il cui debutto è in programma per la Ubu per il teatro all’attivo, affiancati da Lucia sua Adriana è tra i personaggi più intensi del prossima estate a Padova; gli altri due sono Schierano. Accanto a loro Simone Babetto, An- cinema italiano. La scomparsa prematura di canovacci di commedia risalenti al lungo pe- drea Bellacicco, Maria Celeste Carobene, Eleo- Antonio Pietrangeli ha contribuito a eclissare riodo in cui Carlo Goldoni ha risieduto nell’ul- nora Panizzo, Cristiano Parolin, Filippo Quezel, la sua opera, eppure ancora oggi i suoi film tima parte della sua vita a Parigi che debutte- Federica Serpe, Leonardo Tosini. Quest’ultimo è hanno tanto da dire sulle dinamiche sociali, ranno, affidati alle cure di Marco Zoppello, al anche autore delle musiche. Le scene sono di sul ruolo della donna e sulla fragilità della con- Teatro Goldoni di Venezia a giugno per esser- Federico Cautero, i costumi di Stefano Nicolao. dizione umana, e il suo cinema resta un esem- vi rappresentati per tutta la stagione estiva. Lo spettacolo andrà in scena nelle stagioni dei pio luminoso della migliore commedia all’ita- Ma veniamo a La casa nova, un testo goldonia- principali teatri italiani dal gennaio 2020. liana. no assente da parecchi decenni dal repertorio Maria Paola Zoccheddu delle compagnie primarie italiane “Sono oltre Giuseppe Barbanti 54 [email protected] Il sapore del grano (1986) Storia di un amore puro Sono in pochi a cono- una persona comune, corrotta e promiscua, scere Gianni Da Cam- ben diversa dall’immagine del piccolo Duilio, po - nato a Venezia nel rustico e tenero, illuminato di poesia, consa- 1943 e morto sempre a pevole del suo sentimento più di qualsiasi al- Venezia nel 2014 - e tra cosa. Duilio diviene presto per Lorenzo il questo è un male, per- suo personale metronomo del dolore, difatti Ignazio Gori ché oltre ad essere sta- quando Cecilia chiede a Lorenzo chi sia que- to uno dei più grandi sto studente meritevole di tanta attenzione, appassionati studiosi dell’opera di Georges lui risponde con un emblematico “non è uno Simenon, ha saputo girare tre lungometraggi studente, è uno che mi ha insegnato tutto.” La di una sensibilità e una purezza di sentimenti relazione con Cecilia sarà ovviamente desti- davvero rara, tanto da attirare le lodi del mae- nata al fallimento, perché rimediata e non ve- stro Valerio Zurlini. Oltre a Pagine chiuse ra, ma nonostante la consapevolezza di Lo- ha magistralmente eliminato ogni elemento (1968), un delicato film che trattava del diffici- renzo di essere ormai cambiato, alla fine scabroso – scabroso per la critica tout court – le adattamento di un ragazzino in un collegio dell’anno scolastico, terminato il periodo di lasciando ampio respiro a una gradazione di religioso, è soprattutto Il sapore del grano (1986) supplenza, sceglierà di andarsene, fuga che è emozioni universali. C’è Pasolini, c’è Penna, che ha catturato la mia attenzione. Già dal ti- anche paradigma del disperato tentativo di c’è Roger Peyrefitte, c’è Umberto Saba e il suo tolo si può capire come il segreto bucolico cui reprimere il sentimento provato per Duilio: Ernesto, c’è Costantinos Kavafis … ma soprat- allude il regista si celi in uno scrigno contadi- qualcosa di più grande di lui, di quello che fi- tutto c’è una visione personale – autoriale – no, ovvero nella premurosa e calda coltiva- dell’amore, caratterizzato da un intimismo zione di un sentimento genuino, che ri- davvero contagioso, un sentimento che ren- manda gli spettatori più colti all’Arcadia de gelose quelle persone incapaci di con- Ellenica, a un regno dove gli adolescenti traccambiare un simile dono, intendo quel maschi erano testimoni di una purezza sentimento in grado di capovolgere, far di- estetica ed erotica dal valore inestimabile e sperare, struggere fino alla negazione dunque sacra. Mi permetto di dire che que- dell’esistenza. L’atmosfera del film di Da sto è il film che Pier Paolo Pasolini non è Campo non è quella di un dramma – anche mai riuscito a fare a causa di un pudore che se ne ha alcuni connotati – ma è più simile a lo affliggeva e che in gioventù lo aveva co- un inno alla vita, a un’elegia sospirata d’e- stretto a lasciare il suo amato Friuli, “paese state, in riva a un fiume. Poco importa an- di piogge e primule” e che gli aveva fatto che che lo stile registico sia approssimativo scrivere e chiudere in un cassetto Atti impuri e le immagini sgranate (il film è stato edita- e Amado mio. Pasolini infatti era maestro di no allora aveva creduto di assaporare. Non so to in dvd nel 2011 dalla Ripley’s Home Video scuola e come il protagonista del film di Da quanto ci sia di sognato o trasognato in que- su interessamento di Sergio Grmek Germa- Campo si ritrova con stupore immerso, corpo sta commovente opera di Gianni Da Campo, ni); certo vanno tenute conto le scarse econo- e sensi, in un’attrazione il cui nome non si ma senza dubbio i connubi tra la rustica cam- mie di un film indipendente come questo, ma può nemmeno sospirare – soprattutto in pro- pagna e il suo mutare di stagioni, tra l’ingenu- quello che voglio sottolineare è la “pulizia” vincia – quella tra un adulto e un ragazzino ità dei protagonisti e il bisogno erotico di un dell’opera, l’ineccepibilità, quasi miracolosa, adolescente in una fase in cui l’inclinazione contatto, seppur sofferto, hanno elevato mag- della tensione narrativa operata da interpreti sessuale non è ancora nitida. Anche se fatta giormente la già alta poesia di questa sceneg- quasi tutti – e con l’eccezione di Marina Vlady intuire con un paio di scene “spauracchio” che giatura, una storia che avrebbe bisogno di – non-attori presi dalla strada – non a caso il irritano ed eccitano nella stessa misura il gio- un’altra epoca geologica per essere piena- regista ha ricevuto la targa Kim Arcalli al La- vane professore, la parola “omosessualità” mente capita, anzi, di un’altra società, non ceno d’oro – Festival del Cinema Neorealista non viene mai neanche nominata nel film, co- perché sia difficile, ma perché l’argomento del 1986. Non c’è nulla che Il sapore del grano ci me non viene (forse) consumata questa pas- trattato si è spesso avvalso in passato di un voglia dire oltre alle immagini finali delle la- sione; ma ciò non è importante ai fini della lessico cinematografico volgare o non realisti- crime di Lorenzo che si allontana in taxi men- storia, perché Duilio (il bravissimo Marco Me- co, o peggio ancora, esplicitato attraverso ipo- tre Duilio lo rincorre, non ci sono altri mes- striner) figlio di contadini veneti e orfano di criti filtri moralistici. Ci sono poche eccezioni, saggi sottintesi, perché l’amore non ha età, madre, sente di amare il suo professore (Lo- purtroppo, a questa analisi, una tra queste è giustificazioni, recinti o confini, se non quelli renzo Lena, bello ma meno bravo, visto in altri senz’altro Pianese Nunzio, 14 anni a maggio di presenti in codici di comportamento rigoro- due film pruriginosi come Fotografando Patri- Antonio Capuano, con un bravissimo Fabrizio samente autoimposti. Duilio, dodici anni, zia e La Bonne entrambi di Salvatore Samperi) Bentivoglio e il giovane Emanuele Gargiulo, sferzato da toni angelici e malinconici che so- di un sentimento limpido – quasi impossibile anche questa una vicenda dal finale amaro. lo un Rossellini, un De Sica o Zavattini avreb- per eccesso di purezza – l’amore dunque che Quello che ha maggiormente diviso la critica bero potuto meglio dipingere, si innamora del solo una volta capita nella vita; e questo amo- all’uscita del film è il fatto che l’innamora- suo professore e questo amore aiuta l’adulto a re, o meglio questa amorosa attenzione, cre- mento descritto non è imposto dal soggetto capire il suo animo, i suoi limiti; questo amore scente nel film e mascherata dietro sguardi più grande, ma da quello più piccolo, in modo è un amore maturo e non può essere rieduca- obliqui, sorrisi a fior di labbra, scatti improv- da suscitare nello spettatore un fascino parti- to a vizio infantile, non può riconoscere o ri- visi di gelosia e strette di mano nella penom- colare di spaesamento e di estrema tenerezza conoscersi negli ostacoli di una società che bra di una stalla, è talmente dirompente e sin- (scrive Sandro Penna, un poeta che avrebbe non è pronta, o meglio, non è “degna” di tanta cera da mandare in crisi il professorino apprezzato questo film immensamente: “La lucentezza. Affermava Machado: “Se un seme veneziano, il quale non vede, riflessa in uno tenerezza tenerezza è detta/se tenerezza cose del pensare potesse ardere/ non nell’amante, specchio distorto, che la sua frustrazione da nuove dètta.”); tantomeno si percepisce alcun ma nell’amore/ si potrebbe vedere la verità più sfogare con Cecilia (Alba Mottura), una ragaz- segno di corruzione, fisica o morale, e non è profonda”. za procace ma vuota, ipocrita e avida di sesso, cosa da poco, perché in questo modo il regista Ignazio Gori 55 n. 71 Sofia di Meryem Benm’Barek Presentato nella sezione Un certain régard dell’ultimo Festival di Cannes, Sofia ha cominciato il viaggio in Italia il 14 Marzo grazie alla distribu- zione di Cineclub Internazionale, conquistando anche la critica e il pubblico nostrani

Donne che parlano. E timore delle reazioni familiari e dalle conse- come una vergine Maria, Sofia abbraccia la fi- che decidono, da sole, guenze legali che essa comporta. Sofia parto- glia improvvisa senza contestare, tacendo, delle loro sorti. È ciò che risce segretamente ma deve pretendere il ri- ma solo per poco: quando si tratterà di stabili- essenzialmente succe- conoscimento del padre per poter essere re la sua posizione, non avrà dubbi. Lena, più de nel cuore di Sofia, libera (o quasi) dai problemi: lui è Omar, ra- ricca, più colta, più bella, ma soprattutto più film uscito il 14 Marzo gazzo conosciuto in un call center in cui lavo- consapevole, non riuscirà a liberarla dalle sca- nelle sale più valorose rava e da cui è stata licenziata. Nonostante il tole sociali in cui è ingabbiata e in cui sta coin- d’Italia. Donne che par- suo diniego iniziale, Omar accetta di sposarla, volgendo Omar. Sofia e Lena sono le due facce Giulia Marras lano è anche il titolo evitando per entrambi la prigione. A spingere femminili del Marocco; una tradizionale, an- dell’ultimo romanzo di Miriam Toews (Mar- Omar a questa decisione, la propria condizio- cora soggiogata da uno statuto patriarcale che cos Y Marcos edizioni), che racconta le conse- ne familiare e sociale precaria e gravosa. Se l’ha cresciuta, l’altra progressista ma soggio- guenze di un episodio realmen- gata da un pensiero coloniali- te accaduto in una comunità sta che l’ha formata. In questo mennonita della Bolivia: dopo senso il linguaggio è rivelato- la notte, alcune donne si ri- re: Sofia non parla bene il fran- svegliano doloranti e intonti- cese, Lena lo padroneggia co- te, spesso sanguinanti; per me una lingua madre. tutti, era il demonio che le Siamo donne senza voce, affer- violentava durante la notte, e ma Ona, pacata. dio glielo concedeva per pu- Siamo donne fuori dal tempo e nirle dei loro peccati. Poco dallo spazio, tempo dopo si scoprì che era- non parliamo nemmeno la lin- no gli stessi uomini della co- gua del paese in cui viviamo. munità (spesso anche paren- Donne che parlano - Miriam ti) a drogarle e violarle nel Toews sonno. Toews però immagina In questo quadro, nessuna quello che sarebbe potuto donna è vittima, tutte sono succedere dopo: una riunione complici. Ed è proprio in que- segreta tra donne, alcune in- sto che il primo lavoro della cinta dei propri stupratori, Benm’Barek conquista: lon- per decidere se abbandonare tano da un femminismo ste- la comunità una volta per tut- rile e ossidato, Sofia guarda al te, se combattere per rimane- ruolo della donna di oggi, re e vendicarsi, o semplice- parlando ancor prima del mente perdonare gli uomini. contesto socio-economico in Queste donne non fanno che cui si sviluppa, e che coinvol- parlare, confrontarsi, misu- ge tutti, anche gli uomini. E rare la propria situazione in- gli uomini sono relegati a fi- dividuale, sociale e culturale, gure di contorno, non per soprattutto in relazione ad una questo meno importanti: lo società propriamente patriar- zio francese di Sofia non ha cale, per fare una scelta radi- volto, il padre non ha voce. Il cale, che potrebbe cambiare solo a parlare è il poliziotto: la la loro vita in meglio o in peg- legge. Come nel romanzo del- gio. Il film d’esordio della re- la Toews, i colpevoli non com- gista marocchina Meryem paiono ma sono la causa sca- Benm’Barek è collegato da un tenante del racconto: hanno filo invisibile (e puramente agito prima, danneggiando, concettuale) a questa storia, ora sta alle donne prendere il molto più chiaro dopo la vi- controllo e riparare il male. E sione. È un film infatti che, anche se Cannes ha ricevuto mettendo per un attimo da il premio per la sceneggiatu- parte gli eventi principali, si ra, la regista, debitrice del ci- concentra soprattutto sul discorso tra donne Sofia e i suoi genitori si assestano su un me- nema di Farhadi, ma anche di Ceylan e Mun- e sulla riflessione sul proprio status e sulla dio benestare, illuminato da un futuro forse giu, gestisce con maestria il non detto con scelta del proprio futuro. Anche se qui la pro- migliore, i parenti più prossimi fanno parte di primi piani esplorativi quanto inquisitori. Al- tagonista è solo una, Sofia, per l’appunto, in- un ricco ceto borghese, influenzato da un ma- la fine - senza spoiler - il matrimonio: non il torno a lei gravitano figure femminili decisive trimonio francese: ecco da dove proviene la solito lieto fine delle storie d’amore occidenta- e incalzanti. Ambientato nel Marocco con- cugina Lena, laureanda in Oncologia, che sarà li, ma un altro gioco di potere: potere dello temporaneo, dove il codice penale prevede fi- la prima ad aiutare l’ignara Sofia. Ignara e sguardo femminile, non più subito, ma anco- no a un anno di reclusione per il sesso al di ignorata, Sofia appare nel campo solo dopo ra incastrato. Una presa di coscienza piutto- fuori del matrimonio, la giovane Sofia si sco- diversi minuti di una lunga inquadratura su sto, dopo la quale tutto potrà cambiare. pre incinta, e per giunta sulla via del parto: un un salotto da pranzo e i suoi commensali, Giulia Marras caso di diniego di gravidanza, causato dal quando ha inizio il suo pellegrinare. Quasi 56 [email protected] Post-apocalittici troppo integrati Fin dagli albori della più probabile è no. Siamo troppo iperspecia- faccia la stupidità della specie umana che ha storia l’essere umano lizzati ormai, incapaci di sopravvivere a una portato a questa situazione: il mondo è finito ha sentito dentro di sé natura che ormai non conosciamo più e trop- e le persone hanno fatto i conti con questo, la la necessità di chie- po dipendenti da una tecnologia sempre più razza umana è già oltre, vive già nel “mondo dersi “cosa sarebbe ac- presente nel quotidiano. Anche la fiction di dopo la fine del mondo”, più simili a dei coloni caduto dopo la fine”, conseguenza inizia a reagire a questo e il po- su di un pianeta alieno. La sopravvivenza di- non importa se questa stapolittico, almeno secondo il sottoscritto, si viene quindi solo quella del nomade del deser- fine fosse quella del divide in due grossi filoni. Se da una parte ab- to e non più quella dell’erede della Caduta, e Nicola Santagostino singolo individuo o biamo storie di sopravvivenza in cui l’eroismo così ci possiamo permettere di spingere l’ac- del mondo. Gran par- o il sacrificio sono solo orpelli inutili, pensia- celeratore e di andare oltre le convenzioni eti- te delle religioni, infatti, contengono al loro mo a The Road il film di John Hillcoat - tratto che e morali tanto care all’umanità, ma non interno quella che viene generalmente defini- dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy spinti dalla disperazione o dalla necessità di ta “l’Apocalisse”, un momento che in alcuni ca- - dove la specie umana è in un lento e doloroso tenere in piedi un barlume di qualcosa che si rappresenta il passaggio da un’età non si sa più definire. E così nel mon- del mondo ad un’altra, in altri sempli- do della fiction ci troviamo davanti a cemente la conclusione della storia due filoni: da una parte la disperazio- del mondo a cui seguirà altro. Insom- ne del realismo (The Walking Dead, do- ma: l’ultimo chiuda la porta e spenga ve i veri morti che camminano sono la luce. Questo senso di imminente gli esseri umani o Sine Requie gioco di arrivo della fine spesso esce dal mon- Ruolo di Matteo Curtini e Leonardo do delle religioni e contamina il mon- Moretti edito da Serpentarium dove, do della fiction, merito di quel mera- pur di sopravvivere ai Morti risveglia- viglioso Linguaggio della Notte tanto tisi dopo la Seconda Guerra Mondia- caro a Ursula K. LeGuin che spesso ha le, l’umanità cede ai più feroci com- il dono di essere più onesto della real- promessi, non a caso il motto del tà. Non è quindi un caso se nella fil- gioco è “Solo cieca ferocia”) e dall’altra mografia del post Seconda Guerra un “mondo dopo la fine del mondo” in Mondiale troviamo un gran numero cui possiamo osare e mischiare insie- di lavori riguardanti quello che acca- Far Cry New Dawn me qualsiasi genere senza porci trop- drà “dopo la Bomba”: Hiroshima e pi problemi poiché la vera fine non è Nagasaki sono impresse nella mente quella dell’umanità ma quella dei li- di tutti e le tensioni tra America e miti. Alcuni interessanti esempi non URSS, entrambe dotate di tecnologie filmici di quest’ultimo stile possono belliche devastanti, fan temere che essere Far Cry 5 New Dawn dove, dopo ormai l’Orologio dell’Apocalisse stia una guerra nucleare, il mondo invece per scoccare la Mezzanotte. L’inno- di diventare un arido deserto vive una cenza degli anni ‘70, però, farà sì che seconda vita per merito del Bloom, un “il mondo dopo la fine del mondo” ge- esplodere della natura in tutte le sue neri un immaginario sicuramente forme e colori, specialmente il rosa crudele, bizzarro e spietato ma dove shocking, e Nameless Land di Simone la razza umana o, chi per essa, in Morini, un gioco di ruolo edito da Ele- qualche modo riesce a sopravvivere. ven Aces, dove passiamo senza colpo L’atomo è ancora fonte di meraviglia ferire da biomacchine senzienti alle e viene visto come pieno di potenzia- Terre di Tiamat, una landa da incubo lità misteriose e non è infatti un caso che pare immaginata da David Cro- se gran parte della mitologia supere- Nameless Land, illustrazione interna tratta da I giorni delle fiamme neberg, a zone di mare dove le perso- roistica in qualche modo si leghi ad ne si vestono come i pirati dell’imma- esso (basti pensare ai famosi X-Men della declino sotto il gelido sguardo di un inverno ginario comune per poi toccare veri e propri Marvel, detti anche “Figli dell’Atomo”). Con (forse nucleare, o quantomeno il testo origi- squarci nello spazio e nel tempo. Questa pic- gli anni, però, le radiazioni iniziano a mostra- nale lascia intendere questo) e dove la soprav- cola carrellata, con cui spero di avere interes- re il loro lato più realistico e oscuro e il mondo vivenza ormai non segue la legge del più forte sato voi lettori, si conclude quindi con la spie- deve farne i conti: la Bomba e le conseguenze ma solo quella della disperazione, dall’altra gazione titolo: la post-apocalisse esiste da essa generate non saranno l’inizio di un possiamo mettere sulla tavola un Mad Max: ancora, forse non è più quella che ci immagi- qualcosa di nuovo, ma solo la fine di tutto, Fury Road. Lungi da me criticare un film che di niamo, ma solo perché si è semplicemente inoltre i temi legati all’ecologia e alla crisi del- sicuro ha una struttura narrativa interessante troppo integrata a noi e all’unica verità che le risorse cominciano a farsi sempre più pre- e dei personaggi costruiti in maniera talmen- sappiamo: quando l’ultima bomba cadrà qual- senti nel quotidiano e quella sensazione di fi- te approfondita da diventare un esempio di siasi cosa verrà dopo non sarà un “dopo”, ma ne della storia si fa sempre più pressante. Gli female empowerment, ma reputo Mad Max: un qualcosa di totalmente nuovo. anni successivi non aiuteranno di certo, rega- Fury Road un post-apocalittico classico? Since- lando la sensazione di un mondo fatto di con- ramente no. In Fury Road il post-apocalittico è Nicola Santagostino tinute cadute da cui diviene sempre più diffi- una scenografia davanti a cui si svolge la sto- cile rialzarsi (pensiamo, ad esempio, alle ria, ma se la avessimo ambientata su un pia- Si occupa del settore nerd da diversi anni. Attualmente conseguenze dell’Undici Settembre o alla Cri- neta desertico e privo di risorse non avrebbe collabora con alcuni giochi di ruolo italiani, oltre a tenere si che ha distrutto i sogni opulenza dell’Occi- avuto nessun tipo di cambiamento. Ormai il eventi, da relatore, su temi legati al fantastico e alla criti- dente). La nostra società si trova quindi da- dado è tratto da molti anni e Fury Road lo ac- ca cinematografica. Tra i suoi più recenti vale la pena se- vanti alla sua slow apocalypse, e la domanda cetta non ponendoci neanche il dubbio di co- gnalare: “Plasmare i confini del reale – Il cinema di David che si pone è: esisterà un “dopo”? La risposta sa sia accaduto in passato o sbattendoci in Cronenberg”. 57 n. 71 La simbologia visuale del movimento Quale rilevanza incon- del pensiero motivato. Questo conforta il si- fluisce in una dualità che presto trasla in uni- sapevole hanno i nume- lenzio scenico che la diva Swanson – nel per- cità senza equivoci. Le parole alterate, come le ri. Un’estremizzazione sonaggio della ex diva Norma Desmond, re- immagini, subissanti si amalgamano con mo- paradossale porta talora frattario a riconoscere il tramonto ‒ ripercorre dalità contrapposte, sì che la tensione conse- a confondere l’ordine come momento inevaso di prospettive dera- gna allo spettatore l’egida di comprimario a dei numeri con uno gliate. Gloria-Norma è il centro pulsante della uno scenario di apocalittico sembiante, da scenario non avulso da pellicola senza frammenti; apostrofata in conciliare tanto con l’oscurità che con una lu- intime riflessioni, alle un’interezza che s’ingloba in una vita valevole ce piena e, al contempo, nullificata. O, per al- quali è possibile acce- per la luce artificiale dei riflettori e che fa ap- tri aspetti, pietrificata. In Viale del tramonto dere soltanto nell’im- parire bistrato il vero in inverosimile e vice- scenari fragili, pur nella sontuosità, contribu- pressione scenica di versa. In effetti, in Viale del tramonto Gloria iscono a deragliare tanto la simbologia che la numeri. Controverso Swanson trattiene la vitalità del significativo metafora in un’astrusità visuale, viscerale, ta- Carmen De Stasio in una stre- lora in un’assenza prospettica devia- nua indifferenza o facilitato in ta da fenomeni accecanti di fascino semplice assenso, il mio dire si di- che defluiscono con inverosimile sperderebbe in liquidità, se non normalità. È la normalità dell’assur- riferissi di una simbologia visuale do, graziata nel film dalla perfor- che, nei numeri del tempo, riscri- mance dei protagonisti: dalla ve la memoria di Gloria Swanson, stessa Swanson, encomiabile nel- di colei che nel cinema è simbolo la distrofica e compatta dimensio- visuale di movimento. In questa ne allucinata per assenza di plausi sembianza, di Gloria Swanson re- vitalizzanti, assimilabile all’unico sta l’immagine complessa della abitante vanitoso del pianeta n. 2 protagonista di Viale del tramonto. de Il piccolo principe (Per i vanitosi Un ingegno avrebbe all’epoca de- tutti gli altri uomini sono degli ammi- cretato che quel nome seguito da ratori1), a W. Holden (alias Joe Gil- un umbratile attributo – e pure lis, soggettista in cerca di fortuna eponimo di un viale esistente a nella Hollywood disincantata ri- Los Angeles – entrasse nella tor- spetto a un divismo che dilania, mentata colloquialità fino a di- anziché prosperare), fino a Erich sperdersi tra storture linguistiche Von Stroheim, qui nelle vesti falcidiate da ridondanza. Viale del dell’autorevole e puntuale mag- giordomo, ex regista ed ex marito tramonto (Sunset Boulevard, nel ti- Gloria Swanson in “Viale del Tramonto” (1950) di Billy Wilder tolo originale del film diretto da della diva Norma, nella cui figura Billy Wilder) decreta l’universali- si rifrange lo sguardo sterile di un tà dell’aspra realtà divistica di sogno estinto nel magma indi- ogni tempo in un mondo che è sposto a porsi ai margini dell’in- sempre altro, nel quale l’intona- quietudine. Tutto ciò calibra il ca- zione consacra la specularità in rattere che dal 1950 (anno di un simbolo di sogno che mai si lancio del film) avrebbe avuto ri- frange perché mai sostenuto da sonanza con il teatro dell’assurdo verificabilità, epperò presente in di Beckett, soprattutto con la un’iconografia sulla quale la vi- provvidenziale non-presenza au- sualità è destinata a permanere in toritaria di un qualsiasi Godot, quanto diffuso onirico prestato a nel quale insiste l’attitudine a ri- un pubblico ambizioso di posse- porre altrove il proprio quid lin- dere gli angoli remoti di una real- guistico senza nulla concedere a tà distratta dalla parola detta e in- uno sforzo di vita, pur se infittita catenata al volto, a un gesto e a dalla languida illusione affinché luoghi memorabili, nella frenesia Eric Von Stroheim, William Holden, Gloria Swanson in “Viale del Tramonto” qualcosa accada come nella pro- di una parvenza che è patina e, in- fezia lieta delle fiabe. Nel film l’ac- timamente, macchina corrosiva. Diva e star muoversi; gestisce le intenzioni in una dram- cadimento sommo si realizza e dà mimetica abitatrice di un mondo composto nell’impres- maticità che si trasforma continuamente e voce al deragliamento individuale che nuova- siva imponenza della plasticità mutevole e che, sprezzante, dissuade altresì la trama in- mente agisce su un piano disatteso, nel quale densa di significati del volto-gesto, nella pelli- tesa banalmente come noir e che tale non è, se la protagonista ricompone il suo esistere cola la Swanson rappresenta, più di altri colle- non come oscurità animata da deviazioni nell’effimero cinematografico, nei resti di un ghi dello star-system cinematografico, la con- comportamentali, alle quali non occorre dar viale ardimentoso che a nulla conduce; che è seguenza algebrica di motivi che nel muto grande voce perché emergano riflesse in reale-surreale nella metafora di gradini per- avevano accompagnato al vivere il regno ex- scandalosi fregi di modelli visuali inafferrabi- corsi nel composto declino di non-vita, lungo tra-ordinario della reciproca comprensione li e pure inesistenti. La drammaticità si tra- un tracciato irrimediabilmente incompiuto. scenica. Guardarsi e sprofondare per appro- sforma da subito in una sceneggiatura che fondire. Guardare per esplorare e, infine, ac- non ha alcun bisogno di spiegarsi, posseden- Carmen De Stasio quisire il magnetismo necessario alla magi- do una propria voce comunicazionale solleci- * Prossimo numero: strale eloquenza dello svolgimento. Un tratto tata da estranee e sporadiche parole, di tal La parola e la trama – Dal teatro al cinema emblematico coglie pure l’ambiente simbiotico spessore da invadere ciascun punto remoto della scena alla maniera di un dipinto me- dello spazio con la sagomatura dei corpi e i loro 1 A. de Saint Exupéry, Il piccolo principe ta-oggettivo di Pontormo. La pellicola così movimenti cadenzati, nei quali è la fulmineità (/1943), Bompiani, Milano, 1995, p. 55 58 [email protected] Vis comica nel cinema al femminile “Quello che i giova- diverse ricerche hanno collegato l’intelligenza ogni costo e quella soave, incantevole, bene- notti dire e quello che al successo nelle scelte del partner: una perso- vola, spesso vittima di uomini depravati o av- pensare essere due na intelligente risulta attraente fintanto che versi destini. L’ironia, lo humor, il nonsense cose diverse”, senten- ha uno spiccato senso dell’umorismo. Una di non le si addicevano, non erano consoni alla zia Mami a Rossella in queste ricerche evidenzia che in genere i ma- raffigurazione che l’immaginario collettivo Via col vento, celeberri- schi scherzano più delle femmine e il senso doveva farsi di lei. Negli Stati Uniti degli anni mo film del 1939 diret- dell’umorismo serve da collante per far bella Trenta /Quaranta, si afferma la screwball co- to da Victor Fleming, figura e farsi apprezzare. Ma dobbiamo anche medy, ossia “commedia bizzarra o svitata”, Lucia Bruni poiché la ragazza ri- riconoscere che alcune persone hanno più hu- dove si inaugurano parti femminili brillanti batte sui gusti maschili e non intende sotto- mor di altre. Come in qualunque comporta- che sconfinando nel paradosso divengono og- stare a certe regole di seriosità nel comporta- mento legato alla propria personalità, c’è chi getto di comicità. Uno per tutti le due vecchie mento imposte dal costume dell’epoca, le più di altri è portato a fare dell’humor, come zie nel celeberrimo Arsenic and Old Lace (“Arse- quali, oltre al morigerato appetito e a una par- c’è chi ha la battuta pronta e chi non riesce a nico e vecchi merletti”) del 1944, diretto da venza di estrema fragilità nelle ragazze, com- ricordare neanche una barzelletta, chi ap- Frank Capra, dove Josephine Hull e Jean prendevano la rinuncia alla risata fragorosa, prezza i giochi di parole e chi preferisce guar- Adair, sorreggono egregiamente le assurdità allo scherzo ammiccante, o a qualche gesto dare un video divertente. In genere nella no- delle circostanze accanto allo straordinario canzonatorio. E’ vero che da allora sono pas- stra società, da sempre gli uomini fanno più Cary Grant; oppure Bachelor Mother (“Situa- sati centocinquant’anni, nel frattempo la battute delle donne; una prova che, secondo zione imbarazzante”) del 1939, diretto da Gar- donna ha guadagnato molto terreno in fatto alcuni ricercatori supporta la Sexual Signaling son Kanin che ci mostra il dinamico umori- di autonomia, diritti e elasticità di costumi, Hipothesis. Vale a dire, i maschi userebbero lo smo di Ginger Roger; o ancora, sempre con il ma è altrettanto vero che nel mondo dello humor per segnalare (a livello inconscio) il brio della Roger, The Major and the Minor spettacolo, le attrici coniugate al comico sono proprio sex appeal. In pratica si è visto che chi (“Frutto proibito”) del 1942, diretto da Billy assai rare (ricordiamo Lea Giunchi, attrice del ha un’intelligenza emotiva ben sviluppata Wilder, solo per citarne alcuni. Qualcosa di si- muto che veniva dal circo e che si ritirerà nel tende a ricorrere allo humor per consolidare i mile nasce anche qui da noi con il “Cinema dei 1919, considerata la prima donna comica) e la propri rapporti sociali. Oltre a saper gestire telefoni bianchi”, sorta di commedia/farsa ci- proliferazione nel cinema, per altro mai nu- bene le emozioni proprie e altrui, queste per- nematografica ma con tutt’altri intenti (non merosa, avverrà solo dalla metà del secolo sone risultano simpatiche. Un altro lato della proprio esemplari) di tutt’altro taglio e verve scorso. Perché non abbiamo al femminile un personalità che influisce sul senso dell’umori- qualitativa, in voga tra il 1936 ed il 1943. Ab- Totò, un Macario, un Buster Keaton, uno smo è l’espansività: di solito gli estroversi fan- biamo modo di apprezzare una sfrontata, ma Charlot, un Louis de Funès o una coppia no uso (e apprezzano) dello humor più spesso pur sempre pudica Elsa Merlini nel filmTren - Stanlio e Ollio, oppure delle “sorelle Marx”? degli introversi. A tutta prima può sembrare ta secondi d’amore (1936) diretto da Mario Bon- Forse uno dei motivi sta a monte della stessa che questa ampia trattazione poco abbia a che nard, oppure la “comica siciliana ”Rosina An- comicità, nella genesi dell’umorismo. Insom- vedere con il nostro argomento legato alla co- selmi in Gatta ci cova (1937) diretto da Gennaro ma, perché ridiamo? Pare che la teoria più micità femminile ma Righelli, o ancora, sem- ampia risalga ai filosofi greci: quella della su- non è così. Tornando alla pre Elsa Merlini in Ai vo- periorità; ovvero, ridiamo delle sventure al- frase che apre l’articolo, stri ordini signora… (1938) trui (o di un me stesso ormai passato) perché viene evidenziato in mo- per la regia di Mario Mat- ci fanno sentire superiori. E’ invece del Sette- do molto rigoroso, in ar- toli, tanto per fare qual- cento la prima formulazione della teoria del monia con quelli che era- che esempio. Dobbiamo sollievo, la cui versione più nota però è quella no i dettami del costume attendere attrici come successiva, di Freud: la risata ci permette di dell’epoca, che le donne Tina Pica che dal teatro allentare una tensione e liberare così “l’ener- “perbene” dovevano te- passò al muto, e attiva fi- gia psichica” che si era accumulata. Perciò nere un contegno misu- no agli anni Sessanta, la fanno ridere temi tabù come quelli escatolo- rato e serioso, addirittu- quale puntava molto sul- gici o sessuali, notava appunto Freud; quando ra scontroso, attente a la scarsissima se non arriva la battuta, le energie che usavamo per usare un linguaggio pri- nulla avvenenza, ma la reprimere le emozioni sconvenienti come il vo di ironie, doppi sensi sua comicità si limitava a desiderio o l’ostilità non sono più necessarie e o eccessive euforie, per certi espedienti di intri- si liberano nella risata. Da non confondere non dare adito a pensieri Tina Pica (Napoli 1884 - 1968) go o di battute divertenti. con l’elementare umorismo della slapstick, il licenziosi e libertini. Del resto sempre in Via Quando la donna (fine anni Cinquanta) è riu- sottogenere del muto statunitense anni Venti, col vento, ne abbiamo un esempio in Bella Wat- scita a liberarsi dal guinzaglio di quel perbe- che si basa sulla comicità di gag semplici ed ling, la prostituta di Atlanta (personaggio per nismo che la teneva legata a pesanti conven- efficaci che sfruttano il linguaggio del corpo altro assai positivo), che nelle sue risate e si- zioni relazionali, il mondo dello spettacolo, in (le famigerate “torte in faccia”). Ma l’umori- billine battute, rivela alcuni lati poco apprez- particolare il cinema, si è arricchito di figure smo ha diversi aspetti. Secondo David Cheng, zabili del proprio mestiere. Anche nel filmPic - di notevole spicco professionale e benché sia psicologo e ricercatore all’Università del Nuo- cole donne (1949, diretto da Mervyn LeRoy), ancora valida la costante che “Anche far ridere vo Galles del Sud, in Australia, ridere è un ot- qual è la reazione delle sorelle di fronte alle è più difficile per una donna”, come ha affer- timo modo per rimanere focalizzati su ciò che briose esuberanze dell’indomita e trasgressi- mato qualche tempo fa la conduttrice Cinzia richiede tenacia e sacrificio, due qualità es- va Jo? Riprovazione, indignazione, rifiuto. Di- Marseglia in Tv, non mancano donne che ci senziali per ritrovare uno stato di benessere rei che questa sorta di laccio comportamenta- portano nell’universo della comicità con una generale e portare a frutto il meglio del nostro le la donna l’ha portato con sé fino almeno a disinvoltura e un savoir-faire affatto trascura- lavoro. Del resto si sa che una battuta ben riu- una ottantina di anni fa e il cinema non fa ec- bile. Cito una per tutte Bice Valori rinviando a scita può fare miracoli: stempera lo stress, cezione. A cavallo fra le due guerre infatti, il una trattazione più ampia, da un recente ieri mette le persone a proprio agio e favorisce un ruolo femminile nei film tendeva a mostrare a un oggi, che ci consentirà di rendere giusti- clima di reciproche fiducie. E arriviamo a un due diversi volti: quello perverso e quello an- zia alla donna in questo ruolo così difficile ma altro lato dell’umorismo. Secondo uno studio gelico. Ossia, la donna cattiva, femme fatale, ricco, curioso e avvincente. citato dal mensile di neuroscienze Mind, determinata a raggiungere i propri scopi a Lucia Bruni 59 n. 71 Stan&Ollie, il grande puzzle Ridere è proprio dell’uo- Laurel e Hardy cambiano il modello, giocano guerra mondiale. Le loro carriere non sono di- mo scrive Rabelais, e a confondere lo spettatore ottenendo effetti verse a tratti, sia separati che uniti, da quelle Bergson: “non c’è niente ancor più esilaranti: lo sciocco, l’ingenuo di molti altri comici del tempo che ebbero di comico fuori da quel- (Stan) si rivela alla fine sempre più intelligen- però minor durata, Ben Turpin, Harry Lang- lo che è propriamente te del previsto e il furbo (Ollie) riesce ogni vol- don, Harold Lloyd, gli stessi fratelli Marx. Il umano”. Con questi ta a fare la figura dello stupido ed a coprirsi di sonoro segnò la fine di molti attori legati ad molti scrittori e filoso- ridicolo. Ambiguità di ruoli che spesso la vita una mimica ed a gags tipiche del cinema mu- fi, partendo da Aristo- ci riserva. L & H furono tra i pochi che parteci- to. Loro, invece, sono riusciti ad attraversare Enzo Pio Pignatiello tele s’interessarono a parono a tutte le fasi del cinema americano, questa giungla cinematografica rimanendo questo fenomeno, preoccupati di conoscere le dalle sue origini fino allo scoppio della seconda intatti nella popolarità fino ad oggi: complice origini e le ragioni, si ritrova- il parlato, la comicità del duo rono davanti allo stesso con- si evolse, impercettibilmen- cetto, per l’uomo ridere divie- te, dallo “slapstick” del comi- ne una necessità spirituale, co muto tradizionale alla com- un bisogno permanente di media di carattere. Al magro ottimismo e di buon umore, spettava anche di avere l’oc- richiesto dal ritmo frenetico chio dietro la macchina da della vita moderna. “Basta presa, lui era il cineasta vero, vederli, anche se non fanno con piena coscienza della sua niente”: così il regista e comi- arte e del lavoro necessario co francese Pierre Etaix ben per esaltarla. Al grasso spet- sintetizza il potere della più tava il compito di riempire famosa coppia di comici mai maggiormente lo spazio del- apparsa sugli schermi, ovve- la inquadratura, di dosare i ro Laurel e Hardy, affettuosa- movimenti, di dare i tempi mente noti come Stan e Ollie. comici, di accattivarsi gli Conosciuti ovunque, capaci spettatori. I piccoli gesti co- di strappare sempre un sorri- me il “camera-look” – quando so, anche dopo ripetute visio- guardava in macchina cer- ni della stessa gag, i due sono cando l’appoggio dello spetta- però spesso considerati solo tore davanti alla cosmica stu- come grandi interpreti, rara- pidità di Stan – o toccarsi la mente come autori a tutti gli cravatta, o il cappello, erano effetti. Da una parte il grande mosse inventate da Ollie per affetto del pubblico, durevole riempire e caricare il tempo nei decenni, dall’altra un cer- della gag. Ma soprattutto a li- to snobismo critico, che di- vello istintivo è straordinaria venta vera indifferenza nel la sua comicità visiva. Laurel, caso italiano, se si eccettuano il “cervello” della coppia, lo alcuni lavori pioneristici di capì subito e seppe inserirsi Josè Pantieri, Marco Giusti e perfettamente in essa, com- Giancarlo Governi. Appare Fotografia pubblicitaria del corto “Hats Off” (1927), unico due rulli di Laurel e Hardyadoggi pletandola e strutturandola perciò doppiamente utile ri- interamente perduto. Venditori ambulanti di una lavatrice, falliscono miseramente ad ogni tentativo nel modo giusto. Racconta considerare la statura auto- Stan che per riuscire a strap- riale – oltre che attoriale, be- pare a Ollie il suo esasperato ninteso – di Laurel e Hardy, “camera-look” giravano mol- oltre che indagare in profon- te volte la scena perdendo dità gli elementi che struttu- tempo apposta sapendo che rano tutta la loro opera, nella Hardy doveva andare a gio- quale lo sviluppo biografico care a golf con gli amici; solo dei due artisti si intreccia dopo l’ennesima ripetizione all’evoluzione dei loro perso- della scena la disperazione naggi e della loro carriera, dello sguardo era reale ed ef- dalle prime comiche separate ficace. L’opera di Laurel e all’incontro nel 1927; dal pe- Hardy, strutturata in figure riodo d’oro con la produzione ricorrenti, merita di essere di Hal Roach alla perdita del considerata come un unico controllo totale sulla propria gigantesco puzzle, in cui opera nel 1940, con il passag- ogni film, o addirittura ogni gio a compagnie che li consi- gag, non è che una tessera da derano solo come attori di leggere in relazione al dise- nome. Il comico fa ridere per gno più ampio, dotato di una la sua stupidità e la “spalla” gli profonda organicità, nono- offre in continuazione spunti stante le apparenze fram- per gags e battute: è la coppia mentarie. classica, la formula collaudata da tutto il teatro di varietà. Inserzione pubblicitaria di una marca di sigarette, sul New York Times del 27 agosto 1934 Enzo Pio Pignatiello 60 [email protected] Trentadue piccoli film su Glenn Gould (di F. Girard,1993) In arte e in vita, proteso tra spirito e corpo Un frammento dal Cla- Gould chiude coi concerti e, dallo studio di re- vicembalo ben Temperato gistrazione installato dalla CBS nella sua bai- di Bach è a bordo del ta, si dedica all’incisione. Vi scorge il futuro Voyager 1, la sonda che della musica classica, e mentre molti ironiz- nel ’77 parte alla volta zano su quella che pare l’ennesima sua bizzar- dello spazio profondo. ria, egli mostra una lungimiranza di cui solo Ad eseguire quel brano oggi, col senno di poi, comprendiamo la por- – che una commissione tata. Se però la mente è rapita da celesti armo- annovera tra le grandi nie, le stanche membra reclamano un po’ di conquiste dell’umanità Demetrio Nunnari – è il canadese Glenn Gould [1932-82], pianista fra i più celebrati di sempre. Questi esordisce giovanissimo, e d’un tratto – all’apice di un successo senza pari - si ritira nel suo chalet in riva a un lago a soli trentadue anni. Da qui, il collage di cortometraggi di François Girard che danno, nell’insieme, idea degli aspetti persino antitetici dell’indole complessa del musicista, qui impersonato da Colm Feore. Eccentrico, misogino, ipocondriaco nel quoti- Gould assieme a Von Karajan Glenn Gould diano; formidabile oratore, visionario e ico- noclasta nell’arte. Oltre alle doti strumentali leggendarie, Gould possiede difatti un’intelli- genza tanto esuberante da mettere spesso a disagio il suo interlocutore. Perciò, la sequen- za intitolata “Gould incontra Gould” fa il verso ad un saggio di qualche decennio prima in cui, con superba bravura, egli intervista se stesso. La questione di fondo è il rapporto tra l’artista e il suo pubblico: l’uno – oberato da gravosa responsabilità – deve poter creare in autonomia, incurante delle istanze dell’altro. Solo così potrà raggiungere un ideale di per- fezione. Nemico della routine e del mercimo- nio della musica, il Maestro suona ed incide su stretta urgenza personale. Ha un reperto- rio assai stringato – il Settecento, i classici, la seconda scuola di Vienna – in un momento Leonard Bernstein, Gould e Igor Stravinskij storico dominato dai romantici. Ma non gli requie. Una bronchite cronica lo costringe, an- importa, giacché dinnanzi alla sua fama si che nella bella stagione, ad un abbigliamento piegano le eminenze grigie della discografia e da alieno. “Pillole” stigmatizza, non a caso, la dei teatri. E non solo. Ne “La soffiata” acquista sua mania per le medicine: ne possiede di ogni le azioni di un’oscura società petrolifera: la tipo, dagli antidepressivi ai peptici, e ne cono- voce corre, e le quote in Borsa vanno alle stel- sce nel dettaglio gli effetti. Ma non risulta che le. È isteria di massa o il capriccio di un vir- soffrisse di altre patologie. In “Quarantacin- Per ottenerlo, bisogna martoriare il prezioso tuoso della tastiera conscio della propria visi- que secondi e una sedia” è la musica a parlare; modello CD 318 di una casa costruttrice blaso- bilità? Altri interrogativi non trovano, nel una delle Invenzioni di Bach eseguita ad uno nata. La protesta è furibonda ma inutile. Tra film, una risposta. La sua presunta omoses- stacco ritmico vertiginoso. L’avversione per i le righe, la seduta vittoriana che nel filmato gli sualità – o misoginia – è fra questi. Di norma, vezzi di una prassi esecutiva da tempo conso- conferisce un aspetto tanto regale, ha l’aria di l’artista è colui che traduce l’esperienza, reale lidata è, per lui, cifra stilistica. La tendenza ad un divertito riferimento alla seggiola dalle ed onirica, in emozione. È, dunque, votato ad alterare, anche all’inverosimile, metro e segni gambe segate che lo accompagna durante tut- esasperare le passioni vissute. Ma non sem- espressivi – come nel finale della Tempesta di ta la sua carriera, costringendolo peraltro ad pre. C’è l’epicureo che è schiavo del vizio, e l’a- Beethoven in “Esercizio” -, ne colloca le inter- una posa grottesca. Poco prima di mancare sceta, saldo sulla via della temperanza. Sam- pretazioni nell’alveo di un’estetica di primo per le complicanze di un infarto, re-incide le son François [1924-70] è consunto dal fumo e Novecento, che vede nell’esecuzione una for- proibitive Variazioni Goldberg di Bach che lo dall’alcol, e Friedrich Gulda [1930-2000] già a ma di riscrittura del pezzo. La soggettività in- hanno visto debuttare nel ’55 e che non ha mai sedici anni compiace sotto le lenzuola una ric- nanzitutto. In nessuno dei suoi scritti o con- abbandonato. È una resa diversa, più adulta e ca mecenate. Benedetti Michelangeli [1920- tributi radiofonici Gould accenna al peso della composta, ma testimone della cura morbosa 95] ama Topolino e la vita claustrale. Gould – filologia. Iconoclasta inveterato, esegue senza di cui egli sa esser capace. Glenn Gould è oggi nella sua casa al limitar del bosco - si circonda remore il Barocco su un moderno coda da uno fra i pochi ad avere dimora tra le vette di animali; nessuna liaison con l’altro sesso, concerto, modificato nella meccanica al fine olimpie. I semidei, invece, traviati dalle debo- ma neppure un atteggiamento equivoco. È l’o- di ricreare l’inconfondibile suono che lo ha re- lezze della loro stessa umana natura, son sol- locausto che si vuole dal genio, nella tensione fra so celebre. Un timbro in qualche modo privo tanto comuni mortali. spirito e corpo: rinunciare alla vita per l’arte. delle nuance degli odierni strumenti da sala. Demetrio Nunnari 61 n. 71 Leonardo. Gli anni milanesi Da Firenze a Milano. portare a termine prima vino da parte di Gesù, Leonardo arriva nella che l’intonaco si asciughi Leonardo sceglie le fasi città lombarda uffi- e non consenta più l’ap- immediatamente succes- cialmente inviato da plicazione dei colori. sive alla sua frase: “in ve- Lorenzo De’ Medici a Inoltre, altra difficoltà rità vi dico che uno di voi presentare, insieme insormontabile per il ge- mi tradirà”. In questo ad Atalante Migliorot- nio di Vinci, tale tecnica modo l’artista può rea- ti, una lira (strumento non consentiva ripensa- lizzare il proprio studio Fabio Massimo Penna musicale) al Duca di menti. Conscio della pro- sui “moti dell’anima” che Milano. Non si può escludere, però, che il mo- pria lentezza nella realizza- si riverberano nei gesti e tivo del trasferimento fosse la commissione zione delle opere Leonardo nelle espressioni dei per- del monumento equestre di Francesco Sforza. sperimenta una tecnica sonaggi ritratti. Il pro- Ma nella realtà la prima committenza milane- originale con olio su di fondo turbamento che se Leonardo la ottiene dalla confraternita di una preparazione di ges- tali parole operano sugli Santa Maria della Concezione che richiede a so ma come sottolinea apostoli è evidente nelle lui e ai fratelli Evangelista e Giovanni Ambro- Carlo Vecce: “La tecnica espressioni stravolte e nei gio De Predis la pala per l’altare della cappella della tempera mista a olio gesti plateali, alcuni si in- della Confraternita. Leonardo realizza la tavo- sovrapposta a due strati dicano come a dire “Io, Si- la della Vergine delle rocce, opera della quale esi- di intonaco era rivolu- gnore?”, altri alzano l’indi- stono due versioni, mirabile esempio di im- zionaria, ma rischiosa, ce a chiedere “uno solo?”, piego dello “sfumato” leonardesco con le se applicata in condizio- altri ancora mostrano i figure contrassegnate da un potente chiaro- ni ambientali quali si ri- “La Dama con l’ermellino” olio su tavola (54 ×40 cm) palmi delle mani a procla- scuro e dai contorni che si di Leonardo da Vinci databile al 1488-1490. La donna mare la propria innocen- fondono con i toni bruni ritratta va quasi sicuramente identificata con Cecilia za. Un’onda di vibrazioni dello sfondo. Inoltre i per- Gallerani. L’opera è al Museo Nazionale di Cracovia percorre da una parte sonaggi sono legati tra di all’altra l’affresco scuo- loro da un teatrale intrec- velarono in seguito tendo le figure degli apostoli riunite a gruppi cio di gesti e sguardi: San quelle del muro del re- di tre, mentre al centro della composizione Giovannino e l’angelo indi- fettorio” (Carlo Vecce, Gesù è fermo, immobile, staccato e isolato dal cano il piccolo Gesù abbrac- Leonardo, Salerno edi- resto del gruppo a sottolineare come i suoi ciato da un protettivo gesto trice, Roma, 1998). In compagni lo abbiano abbandonato a un desti- della Vergine. L’artista to- effetti problemi di no di solitudine e morte. Altra caratteristica scano comincia, intanto, a conservazione dell’o- fondamentale dell’affresco è che lo spazio rea- realizzare studi per la sta- pera sorsero già venti le del refettorio e quello del dipinto si unisco- tua equestre di Francesco anni dopo la sua rea- no in una sorta di illusoria continuità come se Sforza, opera dal destino lizzazione (per salva- la sala proseguisse nell’affresco. La perma- infausto. Il primo colpo re il capolavoro nel nenza a Milano è anche occasione per metter- mortale al progetto del mo- Novecento sono stati si alla prova nella ritrattistica. A cominciare numento lo assesta Ludovi- necessari anni di la- da quel capolavoro assoluto che è La dama co il Moro stesso che invia il vori di restauro). Il dell’ermellino, in cui l’autore raffigura la favori- metallo che era stato accu- Cenacolo è un’opera in- ta di Ludovico il Moro, Cecilia Gallerani. Il ge- mulato per la fusione della novativa anche per al- nio di Vinci ritrae la fanciulla tramandandone scultura al Duca di Ferrara, tri motivi. In luogo del un’immagine fresca e giovanile poiché ancora Ercole d’Este, che ne ha bi- momento tradizional- non corrotta dal passare degli anni e dal peso sogno per realizzare i pezzi mente scelto dai pitto- dell’età. La ragazza emerge da un fondo scuro di artiglieria da impiegare ri per la raffigurazione e tiene in braccio un ermellino, omaggio al nella battaglia contro Carlo “Vergine delle Rocce” olio su tavola trasportato su dell’evento, la consa- Duca era stato insignito dell’Ordine dell’Er- VIII. Ma è nel 1500 che l’e- tela di Leonardo da Vinci, databile al 1483-1486 e crazione del pane e del mellino. Un’altra favorita del Moro viene im- norme modello in terracot- conservato nel Musée du Louvre di Parigi mortalata da Leonardo: si tratta ta della scultura (alto oltre sette di Lucrezia Crivelli ritratta nella metri) viene distrutto dagli ar- Belle Ferronière. A Milano l’artista cieri francesi entrati a Milano. ospita in casa una certa Caterina, Comunque la permanenza di Le- molto probabilmente la sua ma- onardo nel capoluogo lombardo dre naturale, che rimane con lui vede la nascita di uno dei più alti fino alla propria morte. A confer- capolavori del genio di Vinci, L’ul- mare l’ipotesi vi è tra i documenti tima cena per il refettorio di Santa arrivati fino a noi una nota spese Maria delle Grazie. L’opera con- per la sepoltura della donna: ferma anche un problema che “Quello che colpisce , è l’apparen- l’artista si porta dietro per tutta te freddezza del documento che la carriera ovvero la sua avversio- non lascia trasparire alcuna ne per la tecnica dell’affresco. emozione” (Carlo Vecce, op. cit.). L’affresco richiede velocità di esecu- Nel 1499 Leonardo lascia la città zione all’artista il quale per prima co- meneghina. sa deve, al momento di mettersi al la- “L’ultima Cena” (1495-1498) di Leonardo da Vinci, (tempera grassa, lacche e oli su voro, decidere quale porzione di intonaco). L’opera conservata nell’ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al affresco, definita “giornata” dovrà santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano Fabio Massimo Penna 62 [email protected] In Nome della Rosa di Jean-Jacques Annaud (1986) Quanto sarebbe quieta la vita senza l’amore: tanto sicura, tanto calma, tanto noiosa... Guglielmo da Baskerville (Sean Connery)

Cast: Sean Connery: Guglielmo da Baskerville; F. Murray Abraham: Bernardo Gui; Christian Slater: Adso da Melk; Elya Baskin: Severino; Fëdor Fëdorovič Šaljapin: Jorge da Burgos; William Hickey: Ubertino da Casale; Michael Lonsdale: Abate Abbone; Ron Perlman: Salvatore; Volker Prechtel: Malachia; Michael Habeck: Berengario; Helmut Qualtinger: Remigio da Varagine; Valentina Vargas: Ragazza; Lucien Bodard: Cardinal Bertrand; Urs Althaus: Venanzio; Leopoldo Trieste: Michele da Cesena

E’ di queste settimane anche una ragazza del villaggio che raggiunge in visione sui telescher- il cellario Remigio a cui si concede in cambio mi una produzione ci- di cibo. Adso l’aiuta a sfuggirgli e la ragazza nematografica-televisi- per ringraziarlo fa all’amore con lui. Adso re- va veramente di grossa sta molto turbato ritenendosi un buon uomo caratura quanto a sfor- di chiesa, ma Bernardo lo consola perché ha zi produttivi e spetta- compiuto un qualcosa di naturale, pur ammo- colare tratta dalla rea- nendolo a che la cosa non si ripeta. Guglielmo Giuseppe Previti lizzazione scenica del scopre che tutte le morti sono legate al posses- romanzo di Umberto so o alla lettura di un libro proibito, al centro Eco In nome della rosa. Questo ci ha invogliato dell’attenzione di molti e certamente il libro è a rivisitare e riproporvi appunto il film realiz- stato impregnato di una sostanza velenosa zato nel 1986 da Jean-Jacques Annaud. Il film causa di tutte le morti. L’arrivo di un nuovo venne realizzato in maniera abbastanza auto- inquisitore fa precipitare le cose, le morti non noma dall’omonimo romanzo di Umberto si fermano, e di tutto vengono accusati la ra- Eco, pur conservandone il titolo. Ma proprio gazza e due frati eretici, che sono condannati nei titoli di testa compariva “tratto dal roman- al rogo. Intanto anche Guglielmo viene messo zo di Umberto Eco”, perché il testo del film sotto accusa, lui e Adso riescono a fuggire e at- non è quello del romanzo ma è originale pur traverso un passaggio segreto raggiungono la ovviamente se ricavato dal romanzo. Ma a scanso di false interpretazioni lo appunto più spettacolare nella realiz- stesso Eco dichiarò che condivideva la zazione cinematografica, più di- im lettura di Annaud e quindi non ritira- pronta filosofica nel romanzo, con va il suo nome dai titoli di testa. D’al- l’uso appunto da parte di Eco della tra parte se nel libro molto spazio ve- chiave del giallo per sviluppare e nar- niva lasciato alle disquisizioni rare concetti assi profondi. Uno dei teoriche tra i vari protagonisti, molti i grandi meriti del film di Annaud, con colloqui di Guglielmo nel corso dello il pregio tra l’altro di avere un cast di sviluppo della storia questo avrebbe attori bravissimi, Sean Connery e F. appesantito di molto la trasposizione Murray Abraham in testa, fu di gene- cinematografica e di conseguenza rare e sviluppare l’amore per i libri e erano state eliminate o assai ridotte. per argomenti in apparenza difficili Una storia più lineare sempre nella ma necessari per comprendere lo svi- chiave del giallo, qui si punta sui per- luppo dell’umanità. Tutti i protagoni- sonaggi, ognuno dei quali porta im- sti, compresi i due inquisitori, aveva- presso il proprio destino, nel bene o no molti dubbi e incertezze, più nel male. Molti personaggi del ro- positivo l’atteggiamento di Gugliel- manzo non figurano nel film, la bi- mo, più intransigente ma anche più blioteca è assai più spettacolare che macerato dalle incertezze Bernardo, nel libro, mentre per conservare il fa- ma la forza della pellicola era nel ri- scino della storia resta ben viva l’at- cordare i dubbi della fede, la forza del- mosfera gelida e invernale che è uno la cultura, dell’intelligenza, dello stu- punti affascinanti della narrazione. Il dio, la grande fragilità degli uomini, film inizia con l’arrivo presso un’ab- la violenza di chi praticava l’eresia. bazia benedettina tra i monti del Ma nell’essenza una grande parabola Nord Italia di un frate, Guglielmo da per penetrare nei misteri della vita. Baskerville e del suo novizio Adso, dovranno biblioteca, Bernardo sa che qui è la chiave del Ma non per nulla era legato a un libro che è indagare su una serie di morti avvenute nel mistero. La situazione precipita, la biblioteca stato da stimolo e da guida per molte genera- monastero. In apparenza il dotto Guglielmo viene data alle fiamme, in tutto c’è la mano di zioni perché appunto dietro la suspense e il dovrà partecipare a un importante concilio un frate vecchio e fanatico che odia il riso e dei mistero della vicenda si celavano i grandi te- francescano nella stessa abbazia, ma l’abate, a libri che ne parlano, solo nella paura e nella mi del tempo, sociali, religiosi, mitici. Certa- conoscenza della sua fama di inquisitore, gli tragedia ci può essere il ricorso alla fede, e mente la pellicola di Annaud semplificò in affida il compito di indagare su queste morti quindi bando a chiunque parli di divertimen- tanti aspetti il romanzo di Umberto Eco, si di- che per molti monaci sono opera del Maligno, to, di commedia, di allegria per vincere i mali ce che mirò più a fare un “buon giallo”, ma se- mentre Guglielmo pensa invece che tra loro si del mondo. Abbiamo accennato per sommi condo noi, rivedendolo ancora oggi, Annaud celi un assassino. Molte le figure singolari e si- capi a una trama complessa e assai significati- fece una operazione divulgativa assai impor- nistre che popolano il convento, vengono sco- va, dove si combattono le teorie considerate peri- tante non venendo meno ai principi ispiratori perti altri due morti e Guglielmo ritiene che si colose per la fede, anche se tutto viene presentato dell’autore. tratti di delitti collegati tra loro. Compare come un avvincente thriller “storico-religioso”, Giuseppe Previti 63 n. 71 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di Marzo. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Alberto Castellano dela Scuola Civica Visconti. Alberto Amoretti il festival di Berlino. Il servizio dell’inviata di Introduzione - La lingua regista di “Atopos Generi Teatranti” e intervi- RaiNews24, Anna Maria Esposito. | https:// del cinema italiano - Le sta a Cecilia Mangini per ‘Visioni e Passioni’ a youtu.be/eYEU3r2rLTc Pillole della Dante Roma. | https://youtu.be/RdPNO9CpZ5M Una disamina sulla Francesco “CITTO” MASELLI e la sua carriera da lingua del cinema ita- I cortometraggi di Citto Maselli Ulivo d’Ooro liano, l’uso dei dialetti, I BAMBINI AL CINEMA, Italia, 1957, Betacam 6 Aprile 2017 | E’ tra i registi storici del cinema il doppiaggio, le carat- SP, 10’, b/n Regia, soggetto, sceneggiatura: italiano ad essere stato il più precoce France- Nicola De Carlo teristiche semiotiche Francesco Maselli. Fotografia: Luigi Zanni. sco “Citto” Maselli. Il Maestro del cinema im- del linguaggio cinematografico. Voce: Giorgio Pirandello. Produzione: Opus pegnato, del cinema politico ha iniziato infat- https://youtu.be/qeh54Y9rpWo Film. Distribuzione culturale: Cineteca Na- ti poco più che adolescente a fare i suoi primi zionale. La tradizione domenicale del Cinema piccoli film. Al Festival del Cinema Europeo di Il neorealismo - La lingua del cinema italiano dei Piccoli a Villa Borghese, luogo di diverti- Lecce è tra i Protagonisti del cinema italiano e https://youtu.be/a8Vt2zURziU mento per generazioni e generazioni di spet- riceve l’Ulivo d’Oro alla carriera. Un percorso tatori in erba, ritratti con attenzione e simpa- artistico che ha ricordato nei suoi momenti Il cinema nazionalpopolare - La lingua del cinema tia nelle loro reazioni alle suggestioni dello più significativi, dalla ripresa del documenta- italiano spettacolo cinematografico. | https://youtu.be/ rio grazie a Civico Zero nel 2007 alla sua capa- https://youtu.be/S67VrJz-NkE Yh8Uu89AW4A cità di precorrere i tempi dando risalto alle fi- gure femminili ed alle protagoniste. Sono I dialetti nel cinema - La lingua del cinema italiano A tavola da “Otello alla Concordia” molte le attrici che devono molto a Citto Ma- https://youtu.be/gH4Cjd7_JnI A tavola da “Otello alla Concordia”, dove è na- selli e che il regista ricorda con dedizione e af- to il grande cinema italiano 13 APRILE 2015 fetto, da Lucia Bosè all’indimenticabile Virna Il caso totò - La lingua del cinema italiano Otello alla Concordia divenne negli anni il Lisi fino alla Valeria Golino sedicenne in Sto- https://youtu.be/PRqlFU0nyi4 punto di incontro abituale di registi, sceneg- ria d’amore, film del 1986 in programma al Fe- giatori e attori della commedia all’italiana e stival per la rassegna dedicata al regista. Tra i Il doppiaggio - La lingua del cinema italiano non solo. Ora la storia di questo locale capito- ricordi più nostalgici e più emozionanti, la https://youtu.be/PxTSAGrUaqo lino è al centro del documentario “Il segreto di manifestazione di stima di Luchino Visconti Otello” di Francesco Raniero Martinotti, pre- nei confronti di un Francesco Maselli alle pri- Modelli linguistici - La lingua del cinema italiano sentato a febbraio alla Berlinale nella sezione me armi, che all’epoca aveva girato brevi do- https://youtu.be/iLaLHwa0sv0 Culinary Cinema e a Roma, al cinema Farne- cumentari da 10 min ma che sono bastati al se. Il servizio di Carlotta Macerollo. | https:// grande regista per scoprire la genialità di Cit- Il cinema di genere - La lingua del cinema italiano youtu.be/JlUPdnhG3SI to. | https://youtu.be/nsfDh03Bno8 https://youtu.be/HIK_jKsbxfI Berlinale. “Otello” Il cinema d’autore - La lingua del cinema italiano L’Osteria romana “Otello”, storico ritrovo del https://youtu.be/-yjiyVrJSf4 miglior cinema italiano, ha conquistato anche Nicola De Carlo

Il cinema italiano, oggi - La lingua del cinema ita- liano https://youtu.be/3u8Bg7V7QVo

Influenza sulla lingua - La lingua del cinema ita- liano https://youtu.be/tqcTOanJoSw

Intervista ad Alberto Castellano Oltre al servizio sulla Gosfilmfond, Cult tv ha il piacere di offrire, a chi volesse approfondire la complessa storia del cinema russo e sovieti- co, questa intervista al celebre critico Alberto Castellano!! | https://youtu.be/ZK_6Ud- sW9yQ

Cecilia Mangini | Interviste alla radio Cecilia Mangini a Vogliamo anche le Rose | 29/06/2017 Palermo Sole Luna Doc Film Festival con Lu- cia Gotti Venturato e Andrea Mura. Principes- sa Mafalda un secolo di abissi, installazione 64 [email protected]

Gena Rowlands ha incontrato John Cassavetes mentre studiava recitazione all’American Academy of the Dramatic Arts, entrambi attori in cerca di successo per la loro carriera. Lei era radiosamente bella, sensibile, intelligente, artistica, e fieramente indipendente e con talento. Lui era scapolo bello, sangue caldo, con una passione che rasentava la follia e uno splendore che ribolliva sotto la superficie aspettando solo il suo sfogo.

Détournement di Nicola De Carlo. Automat - Tavola calda (1927) di Edw ard Hopper. 65 n. 71

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXVI) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 66 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

67 n. 71

Omaggio Il Porto Delle Nebbie - Le quai des brumes (1938)

di Marcel Carné con la sceneggiatura di Jacques Prévert dal romanzo di Pierre Mac Orlan

Baciami... Presto... Non c’è tempo... Presto... (Jean - , morendo, a Nelly - Michèle Morgan)

Raggiunto il porto di Le Havre con l’intenzione di abbandonare la Francia, Jean, disertore dell’armée colo- niale, incontra la bella Nelly, una malinconica ragazza terrorizzata dal suo tutore Zabel e con lei inizia una storia d’amore. Ma la donna è perseguitata da Zabel, il quale è anche autore dell’omicidio del suo ragazzo. Il tutore viene ucciso da Jean che tenta di fuggire in Venezuela con una nuova identità, ma per lui ormai non c’è più scampo. Viene assassinato in mezzo alla strada a colpi di pistola da Lucien, un giovane gangster lo- cale del quale aveva scatenato l’odio, umiliandolo e prendendolo a schiaffi pubblicamente in diverse occa- sioni. Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione www.passaggidautore.it www.greenwichdessai.it cinematografica www.cineclubalphaville.it www.cineforumorione.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.consequenze.org www.laboratorio28.it Magazine on-line di cinema 2015 www.educinema.it www.cinergiamatera.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.cinematerritorio.wordpress.com www.calamariunion.it ISSN 2431 - 6739 www.centofiori.de www.cineconcordia.it/wordpress Responsabile Angelo Tantaro www.circolozavattini.it www.parrocchiamaterecclesiae.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.faceBook.com/diaridicineclub www.manguarecultural.org www.faceBook.com/diaridicineclub/groups www.infoficc.wordpress.com www.officinavialibera.it www.plataformacinesud.wordpress.com www.ilpareredellingegnere.it www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.AAMOD.it/links www.alexian.it Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.gravinacittaaperta.it www.corosfigulinas.it Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.ilclub35mm.com www.cineclubpiacenza.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.suburbanacollegno.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub www.crcposse.org a questo numero hanno collaborato in redazione www.anac-autori.it www.cineclubinternazionale.eu Maria Caprasecca, Nando Scanu www.asinc.it www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.usnexpo.it Nicola De Carlo www.officinakreativa.org www.cinemanchio.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.monserratoteca.it www.cineclubclaudiozambelli.org www.cineclubroma.it www.prolocosangiovannivaldarno.it www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.cineclubgenova.net www.laspeziashortmovie.wordpress.com Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.centroesteticolacrisalidesassari.it www.laspeziaoggi.it La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.losquinchos.it www.bibliotecaviterbo.it mente agli autori. www.associazionearc.eu www.cinalmese35.com I nostri fondi neri: idruidi.wordpress.com www.cinenapolidiritti.it Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.upeurope.com www.unicaradio.it/wp lontari. www.domusromavacanze.it www.cinelatinotrieste.org Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.suonalaancorasam.wordpress.com Manda una mail a [email protected] www.rivegauche-artecinema.info www.cosedaintolleranti.it per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.isco-ferrara.com www.russiaprivet.org/ita Edicole virtuali www.lerimesse.it www.Bookciakmagazine.it www.firenzefilmcortifestival.com (elenco aggiornato a questo numero) www.bibliotecadelcinema.it www.lombardiaspettacolo.com dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.officinastudiotempi.com/forwards/index www.cagliarifilmfestival.it www.laspeziafilmfestival.it www.cineclubroma.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.tottusinpari.it www.ficc.it www.cineforum-fic.com www.globalproject.info/it/resources www.cinit.it www.senzafrontiereonlus.it www.anelloverde.it www.cineclubsassari.com www.hotelmistral2oristano.it www.premiocentottanta.wixsite.com/contest www-pane-rose.it www.ilgremiodeisardi.org www.armandobandini.it www.umanitaria.ci.it www.amicidellamente.org www.scuoladicinemaindipendente.com blog.libero.it/Apuliacinema www.carboniafilmfest.org www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.ilquadraro.it www.focusardegna.com www.sardiniafilmfestival.it www.teoremacinema.com www.cgsweb.it/edicola www.cinecircoloromano.it www.babelfilmfestival.com www.davimedia.unisa.it www.lacinetecasarda.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.retecinemabasilicata.it/blog www.teatrodellebambole.it/co www.cinemafedic.it www.perseocentroartivisive.com/eventi www.moviementu.it www.romafilmcorto.it www.giornaledellisola.it www.piccolocineclubtirreno.it 68