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Variante n. 9 al P.R.G.C. del Comune di Varmo Verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) RAPPORTO AMBIENTALE – DIRETTIVA 42/2001/CE Allegato 1

R E L A Z I O N E

Coordinamento: dott. agr. Gianpaolo ZANGRANDO - via Antonio Gaspari, 5 – 33053 (UD) Tel/fax: 0431-521166 e-mail: [email protected]

Aspetti geomorfologici e idraulici: Studio geologico Floreani-Jaiza – Pozzuolo del F. (UD) Aspetti vegetazionali e ambientali: dott. agr. Gianpaolo ZANGRANDO – Latisana (UD) Aspetti faunistici ed ecologici: dott. agr. Chiara TREVISAN – Casarsa della D. (PN) Aspetti acustici: geom. Matteo D’Ambrosio – (UD)

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2 1. PREMESSA ...... 5

1.1 Introduzione al Rapporto Preliminare di Verifica di Assoggettabilità alla V.A.S. (VAVAS) ...... 5 1.2 Inquadramento territoriale ...... 6 1.2.1 Descrizione Area vasta e del contesto comunale ...... 6 2. DESCRIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI DELLA VARIANTE AL P.R.G.C...... 8

2.1 GLI OBIETTIVI ...... 8 2.2.1Complementarietà con altri piani e/o progetti ...... 9 3 LO STATO DI FATTO E LE TENDENZE IN ATTO DELLE COMPONENTI AMBIENTALI E

SOCIO-ECONOMICHE ...... 21

3.1 GENERALITA’ ...... 21 3.2 LA SELEZIONE DEGLI INDICATORI ...... 21 3.3.1 IL SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 23 3.3.2 IL CLIMA ...... 29 3.3.3 ARIA ...... 33 3.3.4 VIABILITA’ E AUMENTO DI TRAFFICO VEICOLARE...... 40 3.3.5 LA VEGETAZIONE E LA FAUNA ...... 42 3.3.6 IL PAESAGGIO ...... 47 3.3.7 CLIMA ACUSTICO ...... 52 3.3.8 ASPETTI SOCIO-ECONOMICI ...... 61 3.3.9 SETTORE ENERGIA ...... 68 4 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE ...... 71

4.1 Le criticità dell’area di Variante ...... 71 4.2 Definizione degli obiettivi e delle azioni Variante ...... 72 4.3 Le azioni di Variante ...... 72 4.4 Analisi degli obiettivi e criticità ...... 73 4.5 La valutazione degli effetti determinati dalle azioni ...... 77 4.5.1 Impatti di un’azione su tutte le componenti (lettura orizzontale) ...... 80 4.5.2 Impatto di tutte le azioni su una componente (lettura verticale) ...... 82 4.6 LE VALUTAZIONI DELLE AZIONI DELLA VARIANTE ...... 83 4.6.1 L’IMPIANTO DI BIOGAS ...... 83 4.7 VALUTAZIONE COMPARATIVA DEGLI SCENARI ...... 99 5. PARERE DI ASSOGGETTABILITA’ ALLA PROCEDURA VAS...... 104

RILIEVO FOTOGRAFICO ...... 105

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4 1. PREMESSA

1.1 Introduzione al Rapporto Preliminare di Verifica di Assoggettabilità alla V.A.S. (VAVAS) La Variante n. 9 al P.R.G.C. del Comune di Varmo, come richiesto dall’articolo 12 comma 1 del D.Lgs. 152/2006, deve essere dotato di Rapporto Preliminare di Verifica di Assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica (d’ora in poi denominato con l’acronimo VAVAS). Secondo quanto indicato dal Decreto e in conformità alle disposizioni della direttiva 2001/42/CE, per l’elaborazione del documento è necessario valutare:

a) Le caratteristiche della Variante tenendo in particolare conto i seguenti elementi: − In quale misura la Variante influenza altri piani o programmi, inclusi quelli gerarchicamente ordinati; − La pertinenza della Variante per l’integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile; − I problemi ambientali pertinenti alla Variante; − La rilevanza della Variante per l’attuazione della normativa comunitaria nel settore dell’ambiente.

b) Le caratteristiche degli impatti e delle aree che possono essere interessate, tenendo in particolare conto i seguenti elementi: − Probabilità, durata e frequenza degli effetti; − Carattere cumulativo degli effetti; − Natura transforntaliera degli effetti; − Rischi per la salute umana e per gli ambienti; − Entità ed estensione nello spazio degli effetti; − Impatti su aree o paesaggi riconosciuti a livello nazionale, comunitario o internazionale; − Valore e vulnerabilità dell’area che potrebbe essere interessata a causa delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale. Le informazioni da inserire nella VAVAS sono indicate nell’Allegato I parte seconda del D. Lgs. 152/2006.

5 1.2 Inquadramento territoriale

1.2.1 Descrizione Area vasta e del contesto comunale L’area di Variante è ubicata nel territorio comunale di Varmo e copre una superficie di circa 1,75 ettari. E’ censita nel Catasto Terreni al Foglio n. 19, mappali n. 264-185. L’area è posta a una distanza di circa 0,8 km dal centro abitato di Roveredo, in direzione sud-est. Si sviluppa in un’ambito territoriale di interesse economico – produttivo: confina sul lato est-sud con un’area incolta a ridosso della SP 95, a nord ed ovest con lotti agricoli, a est è delimitata da una zona destinata ad insediamento agricolo-zootecnico. Sotto il profilo naturalistico si rileva la presenza dei seguenti siti di interesse comunitario e regionale:

• Tra i siti della Rete Natura 2000 si ricordano: − SIC IT3320026 “Risorgive dello Stella”, situato a una distanza minima dall’area di Variante di circa 6.2 Km, direzione nord-est; − SIC IT3320030 “Bosco di golena del ”, situato a una distanza minima dall’area di Variante di circa 2 Km, direzione ovest; Dei siti della Rete Natura 2000, solo il SIC IT3320030 “Bosco di golena del Torreano” è situatio nel territorio comunale di Varmo.

• Tra le Aree di Rilevante Interesse Ambientale (A.R.I.A.) si ricorda: − A.R.I.A. n. 14 – Fiume Stella, a una distanza minima dall’area di Variante di circa 6.2 Km.. Tale area ricade nei Comuni di , , , Teor e . Di seguito si riporta l’inquadramento dell’area vasta con l’indicazione geografica dei siti di particolare interesse ambientale, limitrofi e interni al Comune di Varmo (Tav. 1).

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Tav. 1 – Inquadramento dell’area vasta e delle aree di interesse ambientale

(Fonte: Elaborazione su CTR scala1:25000)

7 2. DESCRIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI DELLA VARIANTE AL P.R.G.C.

2.1 GLI OBIETTIVI

L’area è situata in un contesto agricolo caratterizzato da ampie superfici investite a seminativi: i prodotti agricoli ottenuti possono rappresentare una valida biomassa (substrato organico) per produrre biogas. Su tale prospettiva la Variante prevede la possibilità di realizzare nell’area un impianto di biogas alimentato principalmente da biomassa proveniente da aziende agricole locali (reflui da allevamento, colture agricole) e in quantità non prevalente anche da biomasse di origine agro-alimentare. Il recupero di biogas come fonte energetica rappresenta un beneficio ambientale che va dalla riduzione di emissione di gas serra, tra i quali il metano è uno dei principali, alla sostituzione dei combustibili fossili con una forma di energia rinnovabile. E’ importante sottolineare che l’obiettivo primario di tale impianto è la produzione di energia elettrica e non lo smaltimento dei residui colturali. A questo obiettivo generale si possono associare i seguenti obiettivi specifici: A Promuovere l’ammodernamento e l’innovazione delle aziende agricole esistenti; B Aumentare il reddito agricolo tradizionale; C Creare nuove opportunità occupazionali; D Migliorare la gestione dei reflui zootecnici, ricchi di azoto; E Ridurre le emissioni di gas-serra; F Rispettare le politiche ambientali nazionali ed internazionali, in particolare del Protocollo di Kyoto grazie all’impiego di fonti rinnovabili di derivazione vegetale. Gli obiettivi sopra indicati dovranno essere conseguiti mediante la realizzazione di azioni di Variante che produrranno determinati effetti ambientali.

2.2 LE AZIONI DI VARIANTE La Variante n. 9 al P.R.G.C. del Comune di Varmo consiste principalmente nell’accoglimento da parte dell’amministrazione comunale della richiesta effettuata dalla società cooperativa agricola “BER CAL ENERGY a.r.l.” riguardo la possibilità di realizzare nell’area un impianto a biogas per la produzione di energia elettrica. Le azioni previste dalla Variante consistono in: a) Classificazione dell’area a Zona E6 – di interesse agricolo; b) Realizzazione nella Zona E6 di un’ impianto di biogas alimentato da biomasse di origine agricola. L’impianto sarà dimensionato in funzione della disponibilità della biomassa attuale e potenziale avviabile alla fermentazione anerobica. Sarà realizzato su una superficie di circa 1,75 ettari e sarà costituito da:

• Opere civili, quali digestore anaerobico, cabina di controllo, sala motori;

8 • Impianti e attrezzature: cogeneratore/i, sistemi di movimento massa nel digestore, pompe, apparati di controllo;

• volumi tecnici, cabina di trasformazione dell’energia elettrica in media tensione per l’allacciamento al gestore della rete;

• Manufatti per lo stoccaggio della materia prima antecedente alla digestione (trincee);

• Vasche per la conservazione del digestato;

• Adeguate macchine operatrici per il carico del digestore e la movimentazione del digestato;

• Laboratori, uffici, cabine per il funzionamento dell’impianto a biogas. c) Spazi di pertinenza all’ impianto di biogas, viabilità e parcheggi; d) Realizzazione di aree verdi; e) Coltivazioni agricole nelle aree non occupate dall’impianto; f) Opere per l’attività agricola; g) Realizzazione di una recinzione perimetrale.

2.2.1Complementarietà con altri piani e/o progetti

Per l’inquadramento urbanistico, territoriale, ambientale sono stati analizzati gli strumenti di pianificazione territoriali disponibili, dal livello regionale fino a quello comunale. In relazione al P.R.G.C. vigente del Comune di Varmo, l’area in Variante è classificata come Zona E6 – di interesse agricolo. Il Piano prevede la possibilità di realizzare nell’area di Variante impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, come riportato di seguito:

Estratto dal P.R.G.C. vigente: art. 15 N.T.A.

ART.15 ZONA E6 – DI INTERESSE AGRICOLO.

A) Destinazioni d'uso.

1. Sono ammesse: a)opere per residenza in funzione della conduzione di fondi e delle esigenze di imprenditore agricolo a titolo principale ai sensi della Lr 6/1996, art. 2. Edifici di nuova realizzazione sono ammessi solo a distanza massima di m 200 di percorso da opere di cui alla lettera b) di superfice coperta pari o superiore funzionalmente connesse esistenti o previste. La realizzazione di opere di questa lettera funzionali a soggetto già proprietario di opere per attività produttive agricole in zone A o B è subordinata a impegno di dismissione dell'attività agricola nelle zone A o B stesse; b)opere per attività produttive agricole seguenti: 1)coltivazione di fondi, selvicoltura, floricoltura, vivaismo, allevamento zootecnico fino a 100 Uba e attività connesse. E' ammesso allevamento superiore a 100 Uba se

9 collegato a dismissione di altro esistente, fino a un numero di Uba pari a quello di allevamento dismesso; 2)agriturismo, nei tipi, locali e limiti di cui alla legislazione specifica; 3)vendita diretta di prodotti provenienti in misura prevalente dall'azienda; c)opere per conservazione, prima trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e per l'agricoltura e per l'assistenza e la manutenzione delle macchine agricole, esorbitanti dal concetto di attività connesse alle attività di imprenditore agricolo come previste dalla legge. Le opere sono ammesse solo entro una fascia di metri 300 per ogni lato da viabilità di interesse regionale. Le opere esistenti localizzate diversamente possono essere recuperate e integrate fino al 50%, salvo il rispetto degli indici di zona; d)depositi e magazzini per attività di manutenzione di opere infrastrutturali in funzione delle esigenze di enti riconosciuti; e)opere per servizio stradale. Le opere: 1)sono ammesse solo entro una fascia di metri 100 per ogni lato da viabilità di interesse regionale; 2)assicurano scorrevolezza in entrata e in uscita; f)recupero e integrazione di opere esistenti, per le destinazioni d'uso seguenti: 1)esistente. In opera residenziale o in complesso costituito da opera residenziale e opera agricola dismessa o sottoutilizzata può essere ricavata una abitazione aggiuntiva, senza riferimento a conduzione di fondi o requisiti soggettivi dell'utilizzatore, purché il recupero sia preminentemente senza demolizione. L'abitazione aggiuntiva può essere ricavata nell'opera agricola dismessa o sottoutilizzata se questa ha congiuntamente le caratteristiche seguenti: 1.1)distanza da zone D2 e D3 e da allevamenti zootecnici di consistenza superiore a 50 Uba più di metri 150. Recupero e integrazione rispettano poi da zone D2 e D3 e da allevamenti zootecnici di consistenza superiore a 50 Uba una distanza minima di metri 150; 1.2)un corpo principale di 2 o più piani, o struttura perimetrale preminentemente di sasso, mattone o mista di sasso e mattone; 1.3)se isolata rispetto a opera residenziale: volume geometrico superiore a m3 300; 2)di cui alle lettere a), b), c), d) ed e); 3)(soppresso); g)attrezzature per ricreazione di tipo sportivo o culturale non costituenti volume, in area di pertinenza di edifici; h)opere seguenti: 1)mitigazione dell'impatto paesaggistico di opere; 2)naturalizzazione territoriale; 3)percorsi ciclabili e pedonali, comprese opere accessorie o complementari; 4)opere di modesta rilevanza per fini di memoria storica, devozione popolare, segnalazione turistica e ricerca paleontologica e archeologica; 5)opere per osservazione di fauna selvatica o caccia, di superfice fino a m2 10 per ogni impianto. Le opere sono realizzate preminentemente di legno; 6)opere per viabilità prevista; 7)ripristino di terreni alterati da inondazione. 2. Sono vietati: a)disboscamento o comunque trasformazione di bosco, se non in terreno ritirato da produzione temporaneamente per intervento pubblico; b)cartelli ed altri mezzi pubblicitari nella fascia di 150 metri per ogni lato della Sp 95, nel tratto dall'intersezione con la Sp 56 all'intersezione con la Sp 93.

B) Indici.

1. Le opere rispettano gli indici seguenti: a)altezza: 1)in genere: m 7,5, o pari a esistente + m 1;

10 2)a distanza da confine inferiore a m 5: 2.1)in genere: m 3 + il 40% della distanza dal confine, o pari a esistente + m 1; 2.2)per opera prevista in programma unitario per lotti contigui: m 7,5; 3) sili, se non di servizio, a distanza da zone A, B, C e GH superiore a m 150: m 15; b)distanza da confine: 1)in genere: m 5, o pari a esistente; 2)per servizi ed accessori: m 0. Gli edifici di nuova realizzazione fruenti di questa norma non possono essere più di 1 per ogni lotto, e non possono avere alcun fronte distante dal confine meno di m 5 superiore a m 7,5; 3)in corrispondenza di edificio posto in lotto contiguo a confine: m 0; 4)per opera prevista in programma unitario per lotti contigui: m 0; c)distanza da lago soggetto a vincolo paesaggistico di cui a Dlgs 42/2004, parte terza: m 50; d)distanza da strada, per nuova realizzazione e ampliamento: 1)in genere: m 20; 2)provinciale di interesse regionale: m 30; 3)vicinale: m 10; 4)in corrispondenza di incroci e biforcazioni la distanza é incrementata dal triangolo avente due lati sugli allineamenti di distacco, la cui lunghezza a partire dal punto di intersezione degli allineamenti stessi sia uguale al doppio della distanza, e il terzo lato costituito dalla retta congiungente i due punti estremi. Restano salve le possibilità di deroga previste dalla legge; e)distanza di allevamento zootecnico, in caso di costituzione, ampliamento, spostamento, mutamento di specie o riattivazione dopo dismissione: 1)da zone A (compersa A0), B, C e GH e zone S2, S3, S4 e S5: m 6 x numero di Uba x coefficenti di cui alla tab. 2, ma non minore di: 1.1)in genere: m 150, se non per allevamento costituente servizio ed accessorio della residenza; 1.2)per allevamento superiore a 50 Uba: m 400; 2)da abitazione estranea: m 3 x numero di Uba x coefficenti di cui alla tab. 2, ma non minore di m 100 se non per allevamento costituente servizio ed accessorio della residenza. Il numero di Uba è calcolato mediante la tab. 2. Il recinto di allevamento all'aperto rispetta da zone e da abitazione estranea le distanze di cui ai punti 1) e 2) ridotte del 20%, salvo il limite di cui al punto 1.2); f)indice di fabbricabilità fondiaria: 1)per opere per residenza in funzione della conduzione di fondi e delle esigenze di imprenditore agricolo a titolo principale ai sensi della Lr 6/1996, art. 2: m3/m2 0,02. Ai fini di verifica del volume edificabile sono assunti a base di calcolo tutti i fondi in zone E in disponibilità del richiedente, anche se non adiacenti all'area delle opere, anche di comune diverso, purché funzionalmente contigui; 2)per recupero e integrazione di edifici esistenti non altrimenti ammessi: 2.1)in genere: pari a esistente della stessa destinazione d'uso + 150 m3 per ogni unità funzionale esistente; 2.2)per recupero e integrazione di residenza esistente o ricavo di una abitazione aggiuntiva in complesso costituito da opera residenziale e opera agricola dismessa o sottoutilizzata: pari a esistente del complesso + 150 m3 per il complesso; g)rapporto di copertura: 1)in genere: m2/m2 0,4, o pari a esistente + 100 m2 per ogni unità funzionale esistente; 2)per serre fisse: m2/m2 0,8, o pari a esistente + 100 m2 per ogni unità funzionale esistente; 3)per recupero e integrazione di edifici esistenti non altrimenti ammessi:

11 3.1)in genere: pari a esistente della stessa destinazione d'uso + 100 m2 per ogni unità funzionale esistente; 3.2)per recupero e integrazione di residenza esistente o ricavo di una abitazione aggiuntiva in complesso costituito da opera residenziale e opera agricola dismessa o sottoutilizzata: pari a esistente del complesso + 100 m2 per il complesso; h)superfice per parcheggio, per nuova realizzazione, ristrutturazione con demolizione o ampliamento con aumento di superfice utile e per aumento del numero di unità immobiliari se non servizi ed accessori, fino a distanza di m 100 di percorso, minima: 1)stanziale: 1.1)in genere: 1 posto auto per ogni 2 addetti; 1.2)per residenza: 1 m2 per ogni 10 m3; ma non meno di 1 posto auto per ogni unità immobiliare di uso diverso da servizi ed accessori; 2) di relazione: 2.1)in genere: 1 posto auto per ogni 2 utenti; 2.2)per residenza: 1 posto auto per ogni unità immobiliare residenziale; i)superfice utile di opere per attività produttive agricole rispetto alla superfice aziendale, se non per serre, massima: m2/m2 0,03, o pari a esistente + 200 m2; l) (soppressa).

C) Attuazione e disposizioni particolari.

1. Le opere sono realizzate: a)in genere: mediante Id; b)per conservazione, prima trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e per l'agricoltura e per l'assistenza e la manutenzione delle macchine agricole, esorbitanti dal concetto di attività connesse alle attività di imprenditore agricolo come previste dalle legge: mediante Prp; c)ove previsto perimetro: mediante Prp. 2. L'allevamento zootecnico: a)se producente reflui convogliati o tecnicamente convogliabili è dotato di una struttura per deposito idonea al loro contenimento per almeno 6 mesi. Per allevamento esistente la norma vale in caso di ristrutturazione edilizia e integrazione; b)se avente consistenza superiore a 50 Uba è schermato verso spazi pubblici mediante fascia di verde di alberi preminentemente autoctoni, alti almeno metri 2 alla piantagione e metri 4 a maturità, alla densità media di almeno 1 per ogni 2 metri di fronte, e arbusti preminentemente autoctoni, alla densità media di almeno 1 per ogni metro di fronte, distribuiti secondo schemi di naturalità, per l'intero fronte libero da costruzioni e accessi. Per allevamento esistente la norma vale in caso di ristrutturazione edilizia e integrazione; c)se localizzato diversamente da previsione di distanza da zone e da abitazione estranea può essere recuperato e integrato fino al 20%, per esigenze funzionali o tecnologiche, purché sia realizzato un miglioramento igienico-sanitario e paesaggistico, e non sia aumentato il numero di Uba. 3. Le opere per stazionamento o commercializzazione di animali rispettano le norme previste per allevamenti. 4. Le opere di recupero o integrazione di edifici esistenti per destinazione d'uso residenziale o agrituristica, rispettano le caratteristiche seguenti: a)tipologia edilizia di base, se tipica storica: conservata; b)copertura: 1)preminentemente a falda/e o a botte. E' ammessa copertura a terrazza, con parapetto, di superfice fino a 1/4 della superfice coperta dell'edificio. Sono ammessi abbaini e lucernai; 2)con colmo o, per portico, linea di attacco alla facciata: orizzontale. La norma non vale se la copertura è a botte;

12 3)con pendenza di falda/e, anche per l'intradosso della sporgenza perimetrale se non realizzato cornicione o altra opera tipica storica: 3.1)minima pari a esistente in recupero senza demolizione e in ampliamento; 3.2)compresa tra 40% e 45% in nuova realizzazione e in ristrutturazione con demolizione. La norma non vale se la copertura è a botte; 4) con manto: 4.1)di copertura a falda/e: di laterizio naturale; 4.2)di copertura a botte: di lamiera di rame; c) muri esterni: 1)intonacati con malta di calce o cemento, o a vista di sasso, mattone o misti di sasso e mattone; 2)colorati armonizzati con il contesto tipico storico, non vistosi, o al naturale di sasso, mattone o misti di sasso e mattone a vista. Sono vietati inserti di sasso o mattone nuovi o da recupero se non con contorno lineare; d)aperture di facciata: 1)con rapporto tra altezza e larghezza compreso tra 1 e 1,6, eccetto porte, porte-finestre e portoni; 2) con schema di allineamento orizzontale e verticale. Resta salva la possibilità di mantenimento, ripristino o conformazione a caratteristiche tipiche storiche locali diverse. Gli edifici esistenti difformi dalle caratteristiche previste in questo comma sono adeguati per le opere oggetto di intervento. 5. Il progetto per opere di nuova realizzazione è corredato di una relazione giustificativa. 6. La recintazione di nuova realizzazione è costituita: a)come muro di edificio interno o laterale o di recintazione laterale, o di legno, ferro e/o siepe o con opere di ingegneria naturalistica; b)di altezza massima: 1)verso strada: 1.1)la parte di muro: m 1,5; 1.2)complessiva: m 2,2; 2)verso confine: m 2,2.

….” Dalla lettura delle N.d.A. si rileva che gli impianti per la produzione di biogas non possono essere realizzati. La Variante in esame introduce una serie di punti all’art. 15 onde rendere possibile detto tipo di realizzazione all’interno di uno specifico perimetro, nonché ne indica gli indici realizzativi e le mitigazioni necessarie. Specificatamente introduce all’art. 15:

1. all'art. 15, sezione A), comma 1., dopo la lettera g), è inserita la seguente: « h) impianti di produzione di energia elettrica mediante sistema biomasse, indipendentemente dai limiti di cui alla legge regionale 16/2008, art. 36, a condizione che: 1) la potenza massima per impianto sia inferiore a 1 MWe; 2) il materiale per alimentare l’impianto sia costituito da: 2.1) biomassa vegetale per almeno il 50% proveniente dacoltivazioni ubicate nel territorio comunale; 2.2) reflui zootecnici da allevamenti, di soggetto gestore o di soggetti altri a questo associati, ubicati nel territorio comunale;.»; 2. all'art. 15, sezione A), comma 1., la lettera h), è così rinominata: « i) »; 3. all'art. 15, sezione A), comma 1., la lettera i), è così rinominata: « l) »; 4. all'art. 15, sezione B), comma 1., lettera a), dopo il punto 3) è inserito il seguente:

13 « 4) per opere di impianti di produzione di energia elettrica mediante sistema biomasse: m 7,5; »;

5. all'art. 15, sezione B), comma 1., lettera b), dopo il punto 4) è inserito il seguente: « 5) per opere di impianti di produzione di energia elettrica mediante sistema biomasse: m 5; »;

6. all'art. 15, sezione B), comma 1., lettera g), dopo il punto 3) è inserito il seguente: « 4) per opere di impianti di produzione di energia elettrica mediante sistema biomasse: m2/m2 0,4;»;

7. all'art. 15, sezione B), comma 1., lettera i), dopo l'ultimo periodo è inserito il seguente: « . L'indice non vale per impianti di produzione di energia elettrica mediante sistema biomasse; »; 8. all'art. 15, sezione C), comma 1., dopo la lettera c) è inserita la seguente: « d) per impianti di produzione di energia elettrica mediante sistema biomasse: con approvazione di progetto mediante autorizzazione unica ai sensi dell'art. 12 del D.Lgs 387/2003; »;

9. all'art. 15, sezione C), comma 5., dopo la lettera c) dopo l'ultimo periodo è inserito il seguente: « La norma non vale per impianti di produzione di energia elettrica mediante sistema biomasse. »;

10. all'art. 15, sezione C), dopo il comma 6. è inserito il seguente: « 7. L'impianto di produzione di energia elettrica mediante sistema biomasse: a) è schermato mediante fascia di verde di alberi preminentemente autoctoni, alti almeno metri 2 alla piantagione e metri 6 alla maturità, alla densità media di almeno 1 ogni 2 metri di fronte, e arbusti preminentemente autoctoni alla densità media di almeno 1 per ogni metro di fronte, distribuiti secondo schemi di naturalità per l’intero fronte libero da accessi e da opere esistenti a confine. Per impianto previsto in località Brenis la fascia è realizzata verso ovest profonda m 5. b) è recintato con opera mascherata con verde. Per impianto previsto in località Brenis la recintazione è arretrata rispetto a fascia di verde di schermatura prevista verso ovest; c) è realizzato mantenendo permeabili le superfici non strettamente funzionali alla movimentazione dei mezzi e delle materie potenzialmente inquinanti; d) è collegato a linea di distribuzione dell’ente gestore mediante cavo interrato; e) è realizzato assicurando misure contro l'inquinamento acustico, atmosferico, idrico e terrestre. Il Comune può comunque fissare prescrizioni e modalità esecutive per motivi ambientali e paesaggistici. »;

L’area di variante non ricade in siti protetti della Rete Natura 2000, in Aree protette di Rilevanza Regionale e non ricade in territorio assoggettato a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/23. L’area non è interessata da fasce fluviali di salvaguardia. Non si rileva che l’area ricade in area soggetta a rischio esondazione.

L’area di Variante ricade nella porzione del territorio comunale di Varmo classificata dal P.T.R., strumento che attua la normativa sul paesaggio per la regione Friuli Venezia Giulia, nell’ Ambito Paesaggistico AP24 – Bassa pianura delle bonifiche a scolo naturale. Le azioni di Variante dovranno pertanto essere confrontate con le peculiarità paesaggistiche e ambientali presenti nell’area vasta e nell’ area di Variante, se presenti. Dovranno essere pertanto osservate, ove necessario, le prescrizioni generali previste dal P.T.R. per la tutela e valorizzazione di tale ambito.

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20 3 LO STATO DI FATTO E LE TENDENZE IN ATTO DELLE COMPONENTI AMBIENTALI E SOCIO-ECONOMICHE

3.1 GENERALITA’ Il D. Lgs. 152/2006, così come la Direttiva comunitaria 2001/42/CE, prevede la costruzione di un quadro conoscitivo capace di garantire le informazioni relative: − alle condizioni naturali ed ambientali del territorio; − al sistema insediativo ed infrastrutturale; − alle valenze storico, culturali e paesaggistiche; − alle problematiche economiche e sociali. Dal quadro conoscitivo deve emergere: − il grado di vulnerabilità e le condizioni di fragilità ambientali; − gli elementi di criticità delle “risorse del territorio”; questo per definire in modo corretto gli obiettivi della Variante e poter effettuare una valutazione di sostenibilità.

3.2 LA SELEZIONE DEGLI INDICATORI Per la fasi di elaborazione, consultazione e successivo monitoraggio della Variante, è utile avere a disposizione un set di indicatori. Questi devono essere tali da: − Evidenziare le caratteristiche ambientali e socio-economiche presenti sul territorio oggetto di Variante; − rendere misurabili gli obiettivi specifici che la Variante si è posta; − valutare gli effetti determinati dalle azioni previste dalla Variante; − verificare, attraverso il monitoraggio condotto in fase di gestione della Variante, la capacità delle azioni attuate di conseguire gli obiettivi previsti. Gli indicatori utilizzati nella redazione dei piani, si dividono fondamentalmente in due categorie: − indicatori descrittivi : sono finalizzati alla caratterizzazione della situazione ambientale e socio-economica. Questi indicatori dovrebbero essere in grado di valutare e comparare più soggetti. − indicatori prestazionali o di controllo: sono finalizzati a definire operativamente i vari obiettivi specifici e le relative azioni; vengono quindi utilizzati anche per il monitoraggio del conseguimento degli obiettivi previsti. Questi indicatori di controllo degli obiettivi specifici della Variante, saranno definiti nel R.A.. Gli indicatori scelti, nel loro complesso, devono essere in grado di rispecchiare l’andamento del sistema territoriale- ambientale che si analizza. Il criterio sarà quello di sceglierli, per quanto è possibile, tra quelli già utilizzati dalle diverse Agenzie ambientali, e limitarsi all’indispensabile per gli altri.

21 Una caratteristica fondamentale che si desidera ottenere da un indicatore è quella di fornire indicazioni sulla sostenibilità ambientale. In realtà attualmente solo gli indicatori “descrittivi” forniscono valori che possono essere associati ad una sostenibilità ambientale. Sino a quando non saranno stabiliti, in modo collegiale, indicatori in grado di valutarla, è evidente che non sarà possibile avere indicazioni valide e universalmente riconosciute sul raggiungimento o meno di livelli di sostenibilità. Pertanto in questa Variante saranno ritenuti momentaneamente raggiunti gli obiettivi di sostenibilità quando gli indicatori avranno modificato la propria tendenza invertendola verso situazioni ambientalmente più compatibili. In questa fase di definizione del contesto ambientale della Variante si è ritenuto di fare riferimento agli indicatori utilizzati da altre Agenzie ambientali, quali l’ARPA, da altri studi e ricerche di carattere ambientale che attuano il monitoraggio del territorio.

3.3 LE COMPONENTI AMBIENTALI E SOCIO-ECONOMICHE Le componenti ambientali e socio-economiche analizzati per la redazione del R.A. nel contesto territoriale esaminato sono quelli indicati nell’Allegato I della Direttiva 42/2001/CE, ovvero: Flora, fauna e biodiversità; Suolo; Acqua; Aria; Fattori climatici; Salute umana; Beni materiali; Paesaggio; Patrimonio culturale, architettonico, archeologico; Interrelazione tra i suddetti fattori. Per poter definire il contesto ambientale e territoriale, oggetto delle norme di Variante, si è fatto riferimento ai dati disponibili e reperibili in Regione, Provincia, Agenzie ambientali (ARPA) ed ad analisi effettuate da professionisti nell’area esaminata. Nel complesso si è ottenuta una situazione che ha messo in luce gli elementi critici presenti nell’area di Variante e che ha consentito di procedere con la elaborazione del Rapporto Ambientale.

22 3.3.1 IL SUOLO E SOTTOSUOLO (a cura dello Studio geologico Floreani-Jaiza)

3.3.1.1 Caratteri geologici e morfologici L'area oggetto dell'indagine si estende, ad una quota di 19 m s.l.m.m., nella parte settentrionale della Bassa Pianura Friulana, alcuni chilometri a Sud della "linea delle risorgive"; si presenta quindi a morfologia piatta e inclinazione media da Nord a Sud dello 0.30%. Questa pianura è caratterizzata da sedimenti fluvio-glaciali ed alluvionali, tutti quaternari, deposti dal F. Tagliamento il cui argine di sponda sinistra è posto a circa 3,5 Km verso W-SW; la sedimentazione è avvenuta soprattutto all'inizio del post-glaciale. Viene rilevata una situazione litologica piuttosto omogenea con litotipi classificabili come "sabbie ghiaiose con limo e argilla" dove la frazione limo-argillosa è presente in una percentuale decisamente inferiore al 25%. I sedimenti alluvionali prevalentemente ghiaiosi sono ricoperti da uno strato agrario, costituito da sabbia limosa, potente mediamente 0,4 m, seguito da uno strato limo-sabbioso, con qualche elemento ghiaioso, fino alla profondità di 1,1 m dal p.c. La situazione rilevata viene messa in evidenza dalla “Carta geolitologica”, che rappresenta la situazione più superficiale. Da questa carta si può osservare che la zona di interesse é posta in corrispondenza di una bassura di risorgenza prevalentemente ghiaioso sabbiosa potente alcune decine di metri, con caratteristiche litostratigrafiche piuttosto omogenee. Questi terreni sono caratterizzati da un grado di permeabilità molto elevato, come viene messo in evidenza da prove di pompaggio eseguite in corrispondenza di un pozzo posto a poche centinaia dimetri verso NW. La natura del sottosuolo, rilevabili anche dalle stratigrafie di altri pozzi della zona di Varmo, é costituita da una potente coltre alluvionale, formata da depositi di ghiaie e sabbie. Secondo i "Dati stratigrafici del sottosuolo"deducibili dai quaderni di documentazione editi dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, la potenza di questi sedimenti é valutabile in almeno 50÷60 m; al di sotto si dovrebbero rinvenire bancate di conglomerato compatto alternato a livelli di ghiaia e sabbia. A profondità comprese tra 8,1 m e 11,6 m è presente uno strato di argilla “compatta” messo in evidenza dalla prova sismica eseguita. Nell'ambito preso in considerazione dalla carta prodotta, non sono state individuate linee di disturbo tettonico di un certo interesse. La falda freatica è posta ad una profondità media di 1,3 m dal p.c. ed è soggetta ad escursioni stagionali limitate a pochi decimetri. Data la posizione superficiale della falda non è stata prodotta una carta delle isofreatiche in quanto il livello piezometrico segue, nelle linee generali, l'andamento del piano campagna.

23 I deflussi sotterranei si dirigono verso SSE, risulta evidente che la falda acquifera viene alimentata dalle acque di subalveo del Tagliamento, come viene dimostrato anche dalle analisi chimiche su alcuni campioni d'acqua prelevati nei pozzi presenti nella zona. Di queste analisi, reperibili in bibliografia, si é rilevato esclusivamente la quantità di ione SO4 presente nei campioni in quanto é risaputo che il Tagliamento è il solo fiume che attraversa l'intera pianura friulana e che contiene notevoli quantità di solfati provenienti dalla dissoluzione dei gessi presenti esclusivamente nel suo bacino; essi costituiscono perciò degli ottimi traccianti naturali per le sue infiltrazioni nel materasso alluvionale. Le analisi hanno fornito valori compresi tra un minimo di 74 ppm per le acque dei pozzi artesiani ed un massimo di 93 ppm per i pozzi di risorgiva. Queste elevate concentrazioni di ione SO4 sono indubbiamente un segno evidente che le acque presenti nel sottosuolo della zona in esame provengono dalle perdite del F. Tagliamento. L'idrologia di superficie é dettata unicamente dalla presenza di alcune scoline che raccolgono le acque di ruscellamento superficiale; dalle verifiche eseguite non risulta che l'area oggetto di studio sia soggetta a rischi di esondazione. Data la granulometria grossolana dei sedimenti ghiaiosi presenti entro la falda è da escludere il rischio di liquefazione in caso di evento sismico. Infine si fa presente che l'area esaminata non é attraversata da disturbi tettonici conosciuti e di sicura importanza sismica.

3.3.1.2 Descrizione sommaria del bacino d’apparteneza. La zona oggetto di questo studio é posta nella parte bassa del bacino del F. Tagliamento. Il fiume nasce presso il Passo della Mauria a quota 1195 m s.l. m.m. ed ha un percorso iniziale da Ovest verso Est di circa 59 Kmfino alla confluenza col Fella, suo affluente principale, a monte di . In questo tratto raccoglie le acque degli altri affluenti più importanti, tutti in sponda sinistra, che sono nell'ordine il Lumiei, il Degano e il But. Dopo Venzone il fiume volge decisamente verso Sud-Sud Ovest fino alla stretta di Pinzano, con un percorso di circa 25 Km. In questo tratto confluiscono le acque del torrente Venzonassa e Ledra in sponda sinistra e Arzino in sponda destra. A 14 Km a valle di Pinzano il Tagliamento, che ormai scorre verso Sud fino alla foce, in sponda destra raccoglie il Cosa che é l'ultimo affluente. Questo può considerarsi il limite del tratto montano del fiume. Nel successivo tratto in pianura il Tagliamento, data la particolare costituzione della pianura stessa, ha rapporti non ben definiti, limitatamente alle falde freatiche, con altri corsi d'acqua limitrofi. La lunghezza complessiva del corso principale é di 178 Km di cui 98 fino alla confluenza del torrente Cosa.

24 La composizione geolitologica e l'assetto orografico delle Alpi Carniche, costituite in prevalenza da calcari dolomitici, conferiscono al corso d'acqua ed ai suoi affluenti caratteristiche torrentizie con pendenze longitudinali molto accentuate e con una conformazione del letto caratterizzata da estese ed abbondanti aree di detriti. Alla confluenza del torrente Lumiei il letto del Tagliamento si allarga notevolmente, mantenendo tale aspetto per un lungotratto, praticamente fino a Madrisio (in comune di Varmo). Soltanto durante periodi di piena tale letto viene completamente invaso dalle acque, mentre durante i periodi a deflusso normale il fiume occupa solamente solchi mutevoli incisi sul materiale ghiaioso del letto. Dopo Madrisio, fino alla foce, abbandonata la pianura alta che costituisce il conoide, il letto del fiume diventa meandriforme con una sezione molto ridotta; in particolare a Latisana la larghezza é dell'ordine dei 180 m. Sempre riferendosi all'asta del Tagliamento, si riportano le pendenze per singoli tratti caratteristici: - dalla sorgente alla confluenza col Lumiei la pendenza media é del 2,4%, parecchio più accentuata nel primissimo tratto; - dalla confluenza col Lumiei a quella col Degano la pendenza diventa dello 0,7%; - dal Degano al But si mantiene sullo stesso valore dello 0,7%; - dal But al Fella si riduce allo 0,56%; - dal Fella all'Arzino la pendenza é 0,40%; - dall'Arzino al Cosa la pendenza é 0,30%; - la pendenza media dalla confluenza del Cosa, a quota 87 m, fino al mare (che é il tratto di nostro interesse) é dello 0,10%. Il bacino imbrifero del Tagliamento é chiaramente individuabile nella sua parte montana che, come prima si é detto, si estende fino alla confluenza del torrente Cosa dove raggiunge una estensione di 2480 Km2. La parte rimanente del bacino imbrifero del Tagliamento, nel tratto dalla confluenza col torrente Cosa fino alla foce, é difficilmente individuabile, per le condizioni morfologiche particolari della bassa pianura friulana situata a valle della linea delle risorgive.

3.3.1.3 Regime pluviometrico La piovosità sul bacino del Tagliamento é alquanto elevata, intorno ai 2.000 mm all'anno, con distribuzione abbastanza varia. Si possono individuare zone con indici medi di piovosità molto alti, localizzate sulla parte Sud orientale del bacino montano, cioè i bacini degli affluenti secondari Resia e Venzonassa che raccolgono parte delle acque del gruppo monti Musi, dove si registra notoriamente la più alta piovosità d'Italia, che é superiore ai 3.000 mm all'anno.

25 Un'altro massimo, ma molto minore del precedente, si verifica anche per la parte riguardante il bacino del torrente Arzino e quello superiore del torrente Cosa. Le altezze annue di pioggia vanno invece gradualmente decrescendo verso la parte settentrionale interessata dai bacini degli affluenti Lumiei, Degano, But e la parte superiore del Fella. L'indice di piovosità medio va pure diminuendo, come é naturale, mano a mano che si scende verso il mare. Per quanto riguarda le caratteristiche pluviometriche, e cioè la distribuzione durante l'anno delle precipitazioni, si possono individuare dei regimi diversi da zona a zona. Dal tipo sublitoraneo caratteristico della parte in pianura e pedemontana, si passa ad un regime alpino sulla estrema zona settentrionale. E' bene precisare però che questi regimi non sono sempre rigorosamente verificati e presentano talvolta notevoli scostamenti, sia come ordine di grandezza di valori raggiunti sia come distribuzione durante l'anno. Evidentemente, data la caratteristica fisico-orografica della regione, la situazione pluviometrica é determinata da condizioni meteorologiche più generali. Per quanto riguarda i dati della durata delle piogge che provocano le piene e la definizione dei relativi idrogrammi di piena si fa riferimento ai numerosi dati contenuti nei rapporti della "Commissione per l'esame della situazione idrogeologica del bacino del fiume Tagliamento". Di seguito si riportano le portate di massima piena calcolate in corrispondenza della stretta di Pinzano; tali valori sono da ritenere validi anche per il tratto di interesse per il presente studio. Col tempo di ritorno di 50 anni le portate al colmo risultano: - 5.300 m3/s per piogge di durata di 17 ore - 4.500 m3/s per piogge di durata di 34 ore - 4.200 m3/s per piogge di durata di 51 ore - 4.050 m3/s per piogge di durata di 68 ore Col tempo di ritorno di 100 anni le portate al colmo risultano: - 5.800 m3/s per piogge di durata di 17 ore - 5.000 m3/s per piogge di durata di 34 ore - 4.750 m3/s per piogge di durata di 51 ore - 4.500 m3/s per piogge di durata di 68 ore Dai grafici contenuti nel rapporto sopra menzionato, si deduce che il periodo che intercorre fra l'inizio della pioggia ed il passaggio dell'onda di piena alla stazione idrometrica di Venzone non supera le 24 ore. A Latisana invece il colmo si presenta sfasato di circa 11-12 ore. Di conseguenza, nella zona di interesse per questo studio il colmo si presenta dopo 28-30 ore dall'inizio della pioggia.

26 3.3.1.4 Criticità del sistema suolo e sottosuolo L’ ordinanza P.C.M. n°3274 del 20/03/2003, ha definito la nuova classificazione sismica del territorio nazionale e le nuove norme tecniche per le costruzioni in zona sismica. La filosofia della normativa propone l’adozione di un sistema normativo coerente con l’ EC8, al fine di abbandonare il carattere convenzionale e prescrittivi della precedente normativa e favorendo una impostazione prestazionale, con un’esplicita dichiarazione degli obbiettivi della progettazione e una giustificazione delle metodologie utilizzate (procedure di analisi strutturale e dimensionamento degli elementi). Per quanto riguarda l’aspetto legato all’amplificazione dei terreni in relazione all’azione sismica, la normativa prevede la caratterizzazione geofisica e geotecnica del profilo stratigrafico del suolo, definendo cinque tipologie di suoli di fondazione, da individuare in relazione ai parametri di velocità delle onde di taglio sui primi 30 m di terreno (VS30). L’indagine di sismica passiva eseguita consiste nel registrare il rumore sismico del sito per un’intervallo di tempo di 30 sec con un sismografo Seistronix RAS 24 a 24 canali; i geofoni, con frequenza di risonanza di 4,5 Hz, sono stati disposti secondo la configurazione a croce (due stendimenti perpendicolari della lunghezza di 22 m ciascuno). La registrazione è stata quindi analizzata con il programma SurfSeis, che elabora i dati sismici acquisiti come implementazione di un'analisi multicanale del metodo delle onde superficiali (MASW). Attraverso l'analisi delle onde Rayleigh in modalità fondamentale, esso produce profili di velocità dell'onda di taglio decodificando prima la registrazione ottenuta in campagna, quindi estraendo la curva di dispersione dell'onda Rayleigh ed infine eseguendo l’inversione della curva di dispersione in profilo di velocità delle onde di taglio (Vs). Le velocità ottenute sono quelle tipiche alluvioni ghiaioso sabbiose “desa” con la presenza di uno strato argilloso posto a profondità comprese tra 8,1 m e 11,6 m. Per una definizione della categoria del suolo di fondazione secondo la nuova normativa antisismica (OPCM3274 all.2) si precisa che, in base alla prospezione sismica eseguita, i terreni costituenti il sottosuolo presenta il seguente parametro: - Vs = 367 m/s. Pertanto il suolo di fondazione è da attribuire alla classe B - Depositi di sabbie o ghiaie mediamente addensate o di argille di media consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori della resistenza penetrometrica 15 < Nspt < 50, o coesione non drenata 70 < Cu < 250 kPa.

27 TAVOLA DI SINTESI

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza al Assenza di criticità Politiche in atto ☺ miglioramento nel ☺ Situazione positiva ☺ adeguate tempo

Tendenza Potenziale Politiche in atto da stabile/oscillante nel aasenza/presenza rafforzare. Politiche tempo (non criticità. Situazione attivate per obbligo LEGENDA evidente) incerta normativo

Tendenza al Presenza di criticità. Politiche da attivare peggioramento nel Situazione negativa tempo

Tendenza non Situazione che Necessità di ? valutabile ? necessita di ulteriori ? politiche innovative indagini

Tavola di sintesi del sistema SUOLO e SOTTOSUOLO TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Non si rieva allo stato attuale alcuna L'area è situata in un contesto Politiche da attivare azione finalizzata a migliorare la territoriale caratterizzata da un PRESENZA/A naturalità del suolo nell'area d'indagine suolo che ha perso in parte le SSENZA DI e negli ambiti limitrofi sue caratteristiche di SUOLO naturalità, sia sotto l'aspetto NATURALE morfologico che strutturale.

Gli usi del suolo risultano stabili nel La quantità di acqua prelevata Politiche da attivare tempo. nell'area di Variante non è tale GRADO DI da compromettere il bilancio ANTROPIZZA idrogeologico delle falde ZIONE DEL sotteranee. SUOLO

28

3.3.2 IL CLIMA

L’area di Variante si inserisce in un’ ambito territoriale caratterizzato da condizioni climatiche tipiche del medio-basso Friuli: le precipitazioni sono modeste, variano da 900 a 1000 millimetri annui e distribuite nel punto massimo di circa 110 millimetri nei mesi di agosto e novembre. Durante la primavera e l’estate le precipitazioni assumono un carattere generalmente temporalesco. Il vento prevalente al suolo è da nord, nord-est o est; la bora compare nel mese di marzo e spira a bassa intensità, mentre intensità più elevate sono raggiunte dallo scirocco, che proveniente dal mare, può spirare in ogni stagione. Nel territorio comunale di Varmo e comuni limitrofi si possono distinguere due stagioni anemologiche: − l’estate quando al vento sinottico si sovrappone la brezza di mare e di terra; − l’inverno, con fortissima prevalenza dei venti sinottici da N – NE – E a tutte le ore della giornata a velocità elevata. Di seguito si riportano i grafici relativi alla distribuzione percentuale del vento e la velocità media:

Grafico 1- Distribuzione percentuale della direzione del vento

N 30

NO 20 NE

10

O 0 E

SO SE

SE

N 15% S 12,50% NE 29% SO 7,20% E15%O 6% SE 8% NO 5%

29

Grafico 2- Media della velocità del vento (m/s)

N 6

NO 4 NE

2

O 0 E

SO SE

S

N 3,7 S 2,8 NE 4,4 SO 2,8 E 5,6 O 2,2 SE 3,2 NO 2,3

Da quanto sopra rilevato si può dedurre che per l’area di studio il regime dei venti dominanti sia quello afferente ai quadranti Nord orientali, sui quali si inserisce durante la stagione estiva, il sistema delle brezze di mare e di terra con una ridistribuzione tra le frequenze di vento proveniente da settentrione e meridione. Nei seguenti grafici sono riportati alcuni dati atmosferici forniti dall’Arpa-Osmer F.V.G.; tali dati si riferiscono alla centralina di rilevamento posizionata nel Comune di ; sono stati sintetizzati i valori medi mensili relativi alla temperatura e precipitazioni negli anni 2006, 2007, 2008 e 2009. Dalla lettura del Grafico 3 si rileva che la media della temperatura annua si aggira fra i 13,3°C, con la media mensile più elevata in luglio, quando si superano i 23°C e quella più bassa nel mesi di gennaio e febbraio, quando il termometro segna mediamente 3°C. L'escursione termica annua fra le medie del mese più caldo e del mese più freddo si aggira pertanto sui 20°C.

30

Grafico 3 – Temperatura media mensile (°C)

30

25

20 2006 2007 15 2008 10 2009 2009 5

0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Le precipitazioni medie annue si aggirano sui 990 mm, sono distribuite in modo non uniforme: dicembre e agosto risultano i mesi più piovosi, con un valore cumulato medio mensile di circa 142 e 129 mm, mentre in febbraio non supera i 77 mm:

Grafico 4 – Precipitazione media mensile (mm)

300

250

200 2006 150 2007 2008 100 2009 50

0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

31

Gli ultimi due grafici evidenziano l’andamento termico e pluviometrico nell’anno 2009. La temperatura media annuale registrata è di 14.2°C, un valore di poco superiore alla media degli anni 2006, 2007 e 2008 che è di 13.7°C. La temperatura massima registrata nel 2009 è di 34.3°C, valore toccato il 20 agosto. Dalla lettura del Grafico 6 si rileva che nel 2009 sono caduti 1439.1 mm di pioggia contro i 1252.6 mm di media annuale 2006, 2007 e 2008. Il giorno più piovoso è stato il 29 marzo, quando a Codroipo sono caduti 111.9 mm di pioggia.

Grafico 5 – Temperatura media mensile (mm) - 2009

30

25

20

15 Serie1 10

5

0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Grafico 6 – Precipitazione media mensile (mm) - 2009

300

250

200

150 Serie1 100

50

0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

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3.3.3 ARIA

3.3.3.1 Premessa Il benessere umano e l’ambiente in generale è fortemente influenzato dalla qualità dell’aria. La biosfera, ossia l’insieme di tutti gli organismi viventi e l’ambiente in cui essa trova collocazione (composto dall’aria, suolo e acqua) formano un labile equilibrio: l’alterarsi di questo equilibrio crea una pressione negativa sulla qualità di vita della biosfera chiamata inquinamento. Pertanto, con il termine di inquinamento si possono indicare tutte le modificazioni alla normale composizione della matrice base (aria, suolo od acqua) in quantità e con caratteristiche tali da costituire pericolo o pregiudizio diretto od indiretto per la salute ed il benessere, o danno ai beni pubblici e/o privati.

3.3.3.2 Qualità dell’aria Considerando la situazione di partenza, ossia in mancanza di ogni forma d’inquinamento, la composizione della troposfera, ovvero dello strato atmosferico inferiore a diretto contatto con l’uomo, gli animali e la massa vegetale, l’atmosfera risulta come composizione sostanzialmente omogenea causa il continuo rimescolamento delle masse d’aria dovuto a movimenti orizzontali e verticali causati dalla rotazione terrestre e dagli squilibri termici.

COMPONENTE FORMULA % IN VOLUME

Azoto N2 78.08

Ossigeno O2 20.9 Argon Ar 0.93

Anidride carbonica CO2 0.033 Neon Ne 18 ppm Elio He 5.2 ppm

Metano CH4 1.5 ppm Kripto Kr 1.1 ppm

Idrogeno H2 0.5 ppm Xeron Xe 0.087 ppm

Ozono O3 0.01 ppm

Biossido d’Azoto NO2 0.001 ppm

Biossido di Zolfo SO2 0.0002 ppm Monossido d’Azoto NO 0.0002 ppm

Acido Solfidrico H2S 0.0002 ppm Monossido di Carbonio CO traccie Tab. 1 - Percentuale in volume dei componenti dell’aria secca a livello mare (fonte: Ministero dell’Ambiente)

Gli inquinamenti possono essere indotti per cause naturali o per cause antropiche. Tra le prime possiamo ricordare il trasporto di sabbie o altre particelle sottili per trasporto eolico, oppure per

33

scarica elettrica a seguito di temporali (trasformazione dell’azoto atmosferico in ozono e/o altri ossidi di azoto), oppure nei casi limite di esalazioni vulcaniche con emissione in atmosfera di vapore acqueo e gas. Le cause d’inquinamento di tipo antropico sono per lo più legate all’emissione in atmosfera di polveri o sostanze chimiche di tipo industriale (particolarmente dannosi sono le emissioni da raffinerie petrolifere, centrali elettriche, cementifici e inceneritori di rifiuti). Ad esse si aggiungono le emissioni da impianti di riscaldamento e da traffico stradale.

PRINCIPALI INQUINANTI EMESSI Si procede ora ad elencare in rapida sintesi gli agenti inquinanti di maggior interesse per quantità emessa e per pericolosità nei confronti dell’uomo.

1. OSSIDO di AZOTO (NO) Deriva da reazione tra ossigeno ed azoto ad alta temperatura, tipica dei processi di combustione. Causa una serie di ossidazioni successive si può arrivare alla produzione di biossido d’azoto

(NO2), gas incolore ed inodore:

2NO + O2 → 2NO2 Le maggiori quantità di ossido d’azoto (il 95% del totale) derivano da combustioni civili ed industriali, dalle combustioni dei carburanti d’autotrazione. Possono però essere emessi in atmosfera anche a causa di eventi naturali quali incendi, emissioni di gas naturali, azione di alcuni batteri nitrificanti. Le concentrazione maggiori di ossido d’azoto sono rilevate in prossimità delle città, con valori 10- 100 maggiori rispetto alle aree campestri. Le alte concentrazioni di ossido di carbonio hanno effetti tossici sulla salute umana provocando danni soprattutto all’apparato respiratorio.

2. BIOSSIDO di AZOTO (NO2) Gli ossidi d’azoto si formano durante le reazioni di combustione in ambienti in cui si raggiungono temperature elevate (1200°). Il biossido di carbonio (quattro volte più tossico del monossido di azoto) può formarsi anche in atmosfera con reazione favorita dalle radiazioni ultraviolette. I livelli naturali di biossido d’azoto presentano oscillazioni variabili tra 1 e 9 ug/m3 con valori medi per le città europee che raggiungono 40 ug/m3. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità pone un limite guida per il biossido d’azoto pari a 200 ug/m3 per un’ora di esposizione: la media annua limite è fissata in 40 ug/m3.

I danni derivati dall’NO2 sulla salute dell’uomo si ripercuotono principalmente sull’apparato respiratorio; sui vegetali il gas rallenta il processo fotosintetico provocando vistose macchie sulla pagina fogliare.

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Danni derivanti da ossido e biossido d’azoto si riscontrano anche su metalli (corrosione) e possono provocare danni sulla colorazione dei tessuti e deterioramento degli edifici.

3. OSSIDI DI ZOLFO (SOX)

Nell’atmosfera sono presenti principalmente due ossidi di zolfo: l’anidride solforosa (SO2) e l’anidride solforica (SO3).

L’anidride solforosa (SO2), gas incolore e dall’odore pungente, si stratifica nelle zone più basse.

L’anidride solforica (SO3) si produce per ossidazione della SO2 raggiungendo però quantità assai inferiori (circa 1-5%): combinata con acqua si trasforma in acido solforico (H2SO4) dando luogo al fenomeno delle piogge acide. Gli ossidi di zolfo possono essere emessi in atmosfera da processi biochimici naturali e da attività vulcaniche; le emissioni di origine antropica sono da attribuire alla combustione industriale, centrali termoelettriche ed impianti di riscaldamento domestico. I livelli naturali sono generalmente inferiori a 5 ug/m3: le medie annuali registrate nelle principali città europee (dato 1990) è inferiore a 50 ug/m3 con punte giornaliere che raramente superano 125 ug/m3. A livello umano gli ossidi d’azoto possono provocare danni alle mucose ed all’apparato respiratorio. Con il fenomeno delle piogge acide da essi derivate, possono causare gravi danni alla vegetazione, ai metalli (corrosione) e alla vernici in genere.

4. PARTICELLE GROSSOLANE O POLVERI SOTTILI La composizione delle particelle grossolane (particolato avente dimensioni superiori a 500 µ di diametro) risulta composta per circa 1/3 da materiali solubili in acqua e la restante parte da carbone, catrame e ceneri volanti. Le particelle rimangono allo stato di sospensione per periodi di tempo variabili che possono raggiungere anche molti mesi. Possono fungere da nuclei di condensazione per inquinanti atmosferici aumentandone così la pericolosità. Tra le polveri derivanti da combustione risultano molto pericolose per la salute le ceneri costituite da metalli pesanti (rame, piombo, selenio, ecc.). Le particelle di origine naturale derivano da sorgenti naturali (incendi, vulcani, azioni eoliche, ecc.) o da sorgenti antropiche (lavorazioni industriali, usura d’asfalto, usura di pneumatici, usura di freni e frizioni, ecc.). La concentrazione in atmosfera di queste polveri è dell’ordine di 0.01-0.015 mg/m3. Le particelle grossolane possono provocare danni alla salute umana ed animale (alterazioni dell’apparato respiratorio), e alle piante (rallentamento del processo fotosintetico). Possono inoltre provocare danni ai materiali (corrosione) e limitare temporaneamente la visibilità.

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5. MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) E’ uno degli inquinanti atmosferici più diffusi. Di elevata tossicità, si presenta come un gas inodore ed incolore. Deriva dalla combustione incompleta di una sostanza contenente carbonio. E’ definito inquinante primario a causa della lunga permanenza in atmosfera (può raggiungere anche 4-6 mesi). La principale fonte d’inquinamento (90% della produzione complessiva) deriva dagli scarichi dei veicoli a benzina (molto meno i veicoli Diesel), nelle condizioni tipiche del traffico urbano (motori al minimo, accelerazioni e rallentamenti, ecc.) Questo inquinante risulta quasi irrilevante per i danni ambientali, divenendo invece pericolosissimo per gli aspetti igienico-sanitari. Capace di combinarsi facilmente con l’emoglobina del sangue, ad alte dosi può provocare danni irreversibili. A basse dosi può provocare alterazioni delle funzioni polmonari, cardiache e nervose.

6. OZONO (O3) L’ozono è un gas altamente tossico dotato di odore pungente caratteristico. Normalmente presente nella stratosfera (tra i 20 e 30 km di altezza), ove protegge la terra da più del 90% delle radiazioni ultraviolette, l’ozono a basse quote è un inquinante gassoso secondario che si forma attraverso reazioni fotochimiche secondarie in presenza di radiazione solare. La tossicità dell’ozono è valutata 10-15 volte superiore al biossido d’azoto.

7. BENZENE E’ un componente naturale del petrolio (1-5% in volume): il benzene è un idrocarburo liquido che evapora facilmente a temperatura ambiente. La principale fonte d’inquinamento è rappresentata dal traffico veicolare, principalmente dai gas di scarico dei veicoli alimentati a benzina (oltre l’80%). Tra i vari idrocarburi presenti nell’atmosfera, il benzene rappresenta probabilmente quello a più alto rischio sanitario. E’ classificato come cancerogeno di categoria 1. 8. IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI - benzo(a)pirene Con questo termine è definito un complesso di composti chimici di cui il benzo(a)pirene è uno dei più conosciuti. Queste sostanze si trovano in atmosfera come prodotto di processi pirolitici e di combustioni incomplete. Le fonti inquinanti principali sono gli impianti industriali, di riscaldamento e le emissioni di autoveicoli. Analogamente al benzene, queste sostanze sono classificate come cancerogene di categoria 1.

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VALORI LIMITE DEGLI INQUINANTI IN ATMOSFERA La presenza limite massima in atmosfera dei composti chimici sopra indicati è fissata dalla legge. Si riportano i valori limite per singolo inquinante:

- Biossido di azoto: Il D.M. 22 aprile 2002 n. 60 prevede per questo parametro, relativamente all’anno 2005, un valore limite orario pari a 250 µg/m3 da non superare più di 18 volte per anno civile ed un valore limite annuale che, sempre per il 2005, è stato fissato in 50 µg/m3.

- Biossido di zolfo: In accordo con la vigente normativa (Decreto 2 aprile 2002 n. 60) per la protezione della salute umana sono stati previsti un valore limite orario (350 µg/m3 da non superarsi più di 24 volte per anno civile) ed un valore limite sulle 24 ore (125 µg/m3 da non superarsi più di 3 volte per anno civile).

- Monossido di carbonio: Ai sensi della vigente normativa (D.M. 2 aprile 2002 n. 60 e D.P.C.M. 28 marzo 1983 all. I° tab. A) i valori limite per la protezione della salute umana sono rispettivamente fissati in 40 mg/m3 (concentrazione massima oraria) e 10 mg/m3 (concentrazione media massima trascinata sulle 8 ore).

- Polveri sottili: Il D.M. 60/2002 prevede a partire dal 1 gennaio 2005 il valore limite di 24 ore per la protezione della salute umana, di 50 µg/m3 da non superarsi più di 35 volte per anno civile.

- Benzene: Ai sensi della vigente normativa (D.M. 60/2002) il valore limite per la protezione della salute umana è fissato, fino al 31 dicembre 2005, in 10 µg/m3 (valore medio anno) e a partire da quella data sono previste successive e progressive riduzioni annuali per raggiungere, al 1 gennaio 2010, il valore limite di 5 µg/m3.

- Ozono La vigente normativa in materia (D.Lgs. 21 maggio 2004 n. 183) fissa i seguenti limiti: 180 µg/m3 (concentrazione oraria) – soglia d’informazione, 240 µg/m3 (concentrazione oraria) – soglia di allarme, 120 µg/m3 (concentrazione massima su 8 ore) – valore per la protezione della salute umana.

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- Idrocarburi Policiclici Aromatici – benzo(a)pirene: La normativa di riferimento, in attesa dell’emanazione di una specifica Direttiva, è il D.M. 25 novembre 1994 che prevede , a partire dal 1 gennaio 1999 come obiettivo di qualità il valore di 1 ng/m3.

3.3.3.3 La qualità dell’aria nell’area di Variante L’area è situata in direzione sud-est del centro abitato di Roveredo, a una distanza minima dalla zona residenziale di circa 800 m. Situata in zona agricola, non si rileva nell’area e negli ambiti limitrofi la presenza di attività produttive in grado di emettere in atmosfera polveri o sostanze chimiche in concentrazione oltre i limiti indicati dalla legge vigente. La fonte principale di emissione di polveri e sostanze inquinanti è rappresentato da: − traffico veicolare lungo la strada provinciale S.P. n. 95 che collega Portogruaro con . Tale strada si sviluppa nella parte sud dell’area a una distanza di circa 60 m: da rilevare che l’area d’intervento è separata dalla strada provinciale da una fitta siepe arborea ed arbustiva in grado di fungere da filtro; − allevamento zootecnico in direzione nord-est a distanza di circa 50 m. Considerato la posizione dell’area di studio in un contesto agricolo rurale, si può dedurre che la qualità dell’aria non presenta alcuna criticità. Tale dato è confermato anche dalla scelta dell’ARPA di non procedere in loco ad indagini in quanto si ritiene, vista la mancanza di fattori inquinanti nell’ambito territoriale, che i valori determinanti la qualità dell’aria sono al di sotto delle soglie limite previste dalle normative vigenti.

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SCHEMA RIASSUNTIVO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza al Assenza di criticità Politiche in atto ☺ miglioramento nel ☺ Situazione positiva ☺ adeguate tempo

Tendenza Potenziale Politiche in atto da stabile/oscillante nel aasenza/presenza rafforzare. Politiche tempo (non criticità. Situazione attivate per obbligo LEGENDA evidente) incerta normativo

Tendenza al Presenza di criticità. Politiche da attivare peggioramento nel Situazione negativa tempo

Tendenza non Situazione che Necessità di ? valutabile ? necessita di ulteriori ? politiche innovative indagini

Tavola di sintesi del sistema ARIA.

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE In generale si osserva una tendenza stabile Non sono emersi Limite di soglia per Biossido di sulla qualità dell'aria. L'area è situata in elementi critici sulla Azoto e di Zolfo posto dal ambito agricolo. La fonte principale di qualità dell'aria. D.M.22/04/02 n.60. Limite emissione di polveri e sostanze inquinanti di soglia per Ozono posto da in atmosfera nell'area d'indagine e negli D.Lgs. 21/05/2004 n.183. ambiti limitrofi è il traffico veicolare, non si Normativa regionale di QUALITA' rileva la presenza di attività produttive riferimento: DPGR 03/05/99 DELL'ARIA industriali. Non si prevede un'aumento del n.0136/Pres. - Inquinamento volume di traffico tale da compromettere la atmosferico da veicoli. qualità dell'aria oltre i limiti di legge.

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3.3.4 VIABILITA’ E AUMENTO DI TRAFFICO VEICOLARE

L’impianto sarà raggiungibile da una strada comunale posta a nord dell’impianto che si collega l’abitato di Roveredo (verso ovest) e Romans (verso est) con la strada Provinciale n°95 del Varmo. l traffico veicolare che si verrà a creare con la realizzazione dell’impianto sarà cosi costituito: - Traffico dovuto al caricamento delle trincee degli insilati Per il funzionamento dell’impianto si stimano 360 q.li/giorno per un totale annuo di 131.000 q.li di insilato di mais che verranno raccolti in 40 giorni nel periodo dal 15 agosto al 30 settembre. Considerato che il carico trasportabile in un viaggio è pari e 180 q.li per trasportare il silomais si necessità di 728 viaggi annuali (131.000/180) che suddivisi per i giorni di raccolta si quantificano in 18,2 viaggi/giorno (728/40). Per il funzionamento dell’impianto si stimano 230 q.li/giorno per un totale annuo di 83.950 q.li di triticale che verranno raccolti in 40 giorni nel periodo dal 15 aprile al 30 maggio.- Considerato che il carico trasportabile in un viaggio è pari e 180 q.li per trasportare il triticale si necessità di 467 viaggi annuali (83.950/180) che suddivisi per i giorno di raccolta si quantificano in 11,7 viaggi/giorno (467/40). - Traffico dovuto all’uscita del digestato solido e liquido. Per l’utilizzo agronomico del digestato si stimano 690 q.li/giorno per un totale annuo di 251.850 q.li di digestato che verranno smaltiti in 270 giorni nel periodo dal 15 febbraio al 15 novembre. Considerato che il carico trasportabile in un viaggio è pari e 180 q.li per trasportare il digestato si necessità di 1.399 viaggi annuali (251.850/180) che suddivisi per i giorni di spandimento si quantificano in 5,2 viaggi/giorno (1399/270). Tale intensità di traffico non inciderà in modo significativo sulle viabilità esistenti.

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SCHEMA RIASSUNTIVO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza al Assenza di criticità Politiche in atto ☺ miglioramento nel ☺ Situazione positiva ☺ adeguate tempo

Tendenza Potenziale Politiche in atto da stabile/oscillante nel aasenza/presenza rafforzare. Politiche tempo (non criticità. Situazione attivate per obbligo LEGENDA evidente) incerta normativo

Tendenza al Presenza di criticità. Politiche da attivare peggioramento nel Situazione negativa tempo

Tendenza non Situazione che Necessità di ? valutabile ? necessita di ulteriori ? politiche innovative indagini

Tavola di sintesi del sistema VIABILITA’ E AUMENTO DI TRAFFICO VEICOLARE TENDENZA CRITICITA' POLITICHE L'area d'indagine è situata in ambito Non sono emersi elementi di Non esistono normative agricolo, caratterizzato da bassi volumi criticità. specifiche di tutela. di traffico operativo, concentrato in specifici periodi dell'anno. Le operazoni di stoccaggio delle materie prime necessarie al previsto impianto, così come le operazioni di smaltimento del digestato, corrispondono in volume di traffico alle medesime effettuate TRAFFICO attualmente nella conduzione agro- VEICOLARE zootecnica. Non si prevede pertanto aumento del traffico veicolare all'interno ed all'esterno dell'area.

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3.3.5 LA VEGETAZIONE E LA FAUNA

Gli aspetti riconducibili alla vegetazione e alla fauna nell’area di Variante richiedono un’analisi rivolta verso un duplice aspetto: • Verso il contesto territoriale circostante, rappresentato dalle vaste aree comprendenti l'asta del fiume Stella e la Laguna di Marano e Grado; • Verso la specifica area di Variante.

3.3.5.1 La vegetazione

Analisi del contesto territoriale circostante. L’area in oggetto si trova a sud della zona umida di risorgiva, che divide la bassa dalla media pianura friulana. I fenomeni di risorgenza si formano per venuta a giorno delle acque che dall’alta pianura scorrono lungo il materasso ghiaioso sotterraneo, emergendo grazie ad un cambiamento di granulometria del substrato stesso. Trattasi dunque di un ambiente ove l’acqua, sia essa affiorante o contenuta da una falda superficiale, è l’elemento caratterizzante: da codesti fenomeni di risorgenza si forma il fiume Stella che scorre a circa 2 km. ad est dell'area di Variante. Le aree di risorgenza erano fino a pochi decenni fa contraddistinte da vaste praterie umide solcate da numerosi rivoli e alternate a formazioni boscate più o meno dense in cui spiccavano le specie vegetali tipicamente idrofile. Il lento sviluppo agricolo, concentrato dapprima negli ambiti a quota superiore, e successivamente le opere di bonifica della prima metà del secolo scorso hanno di fatto modificato il territorio. Le vaste aree umide sopra elencate si sono ridotte a piccoli lembi che la massiccia presenza di olle, fontanili e rogge ha reso economicamente non conveniente la bonifica e la conversione in aree agricole. Le aree di risorgenza più prossimali alla zona di Variante si trova nel Comune di Varmo ad una distanza di circa 2 km e nel Comune di Rivignano ad una distanza di circa 3,5 km. Relitti di bosco planiziale sono presenti nella zona SIC denominata “Bosco del Torreano”, inoltre il “Boschi di Muzzana”, che si estende nei Comuni di , Muzzana, Palazzolo dello Stella per 350 ha e nella zona SIC denominata “Bosco Boscat” situata nei Comuni di Castions di Strada e , estesa per 71 ha. In entrambe le aree la falda freatica superficiale ha favorito lo sviluppo di una vegetazione arborea composta da farnia (Quercus robur), carpino bianco (Carpinus betulus), frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia), e in parte da acero campestre (Acer campestre). Queste aree costituiscono un importante serbatoio di naturalità, caratterizzata da un alto livello di complessità biologica, che consente il mantenimento di specie che scomparirebbero in ambienti antropizzati. Ne sono un esempio le specie diffuse nel sottobosco come il Lilium martagon, la Daphne mezereum, il Veratrum album.

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Siepi arboree più o meno dense si riscontrano ancora nelle zone più umide e ai bordi dei campi, formando così quella tipica formazione agro-forestale che in alcune zone prende il nome di campo chiuso. Benché profondamente rimaneggiata da nuovi impianti arborei, più produttivi per legno da opera e da brucio, si riscontra ancora la componente naturalistica tipica delle zone umide rappresentata dall’ontano nero (Alnus glutinosa), il salice (Salix spp) e il pioppo (Populus spp). Nelle zone più asciutte si nota la presenza seppur rara della farnia (Quercus robur) e dell’orniello (Fraxinus ornus). Lungo le siepi di contorno al coltivi si notano olmi (Ulmus campestre), aceri (Acer campestre) e specie esotiche quali robinia (Robinia pseudoacacia) e platano (Platanus spp). Purtroppo risulta sempre più rara una specie arborea un tempo molto diffusa nelle aree umide, il frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia). Le specie arbustive presenti sono rappresentate dal pallon di maggio (Viburnum opulus), la sanguinella (Cornus sanguinea), il sambuco (Sanbucus nigra), la lantana (Viburnum lantana), il biancospino (Crataegus monogyna), oltre a numerose specie striscianti e rampicanti quali il rovo (Rubus spp) e l’edera (Edera helix). L’area di Variante è inoltre limitrofa al sito SIC IT 3320036 Anse del Fiume Stella, situato a una distanza di circa 1,7 km. Tale sito comprende parte del corso inferiore dello Stella, fiume di risorgiva. In esso sono incluse anche alcune anse morte. Il sito costituisce uno degli ultimi esempi di vegetazione riparia naturale di un fiume di risorgiva della pianura padana orientale. In questo tratto le sponde sono semi-naturali e presentano diversi habitat ripariali ed acquatici. Sono presenti, inoltre, saliceti anfibi a salice cinerino (Salix cinerea) e boschi golenali a salice bianco (Salix alba) e pioppo nero (Populus nigra). Tra le specie rare da ricordare Cirsium canum, elemento occidentale subatlantico la cui consistenza in Regione è pregiudicata dalla distruzione dei biotopi umidi, Euphrasia marchesettii, Plantago altissima e Senecio paludosus. Tra le più segnificative specie idrofile presenti vi sono Carex acutiformis, C. distans, C. elata, C. hirta, C. pendula, C. otrubae, Potamogeton crispus,

Typha latifolia, Schoenoplectus lacustris e S. tabernaemontani (v. anche POLDINI, 1991). Il SIC Laguna di Marano e Grado, situato a una distanza di circa 5 Km dall’area in Variante, è un’ampia zona umida formatasi per la diversa entità dei depositi dei fiumi alpini Tagliamento e Isonzo, che racchiudono la stessa ad est e ad ovest, e dei depositi dei fiumi di risorgiva che sfociano fra i due, con il contributo delle correnti marine che hanno provveduto a modellare i depositi sabbiosi. La laguna è separata dal mare dal cordone litoraneo, formato da una serie di isole. La salinità e la temperatura delle acque interne sono soggette ad ampie oscillazioni che dipendono dagli apporti variabili di acqua dolce dei fiumi e dalla quantità di acqua salata e che sono causa della abbondante produttività di sostanza organica di questo ambiente. La varietà di situazioni ambientali fa sì che le consociazioni vegetali presenti siano numerose e variabili. Siamo in presenza di un’elevata biodiversità. La sua continuità dipende molto anche dalla qualità degli apporti dei fiumi di risorgiva che sfociano nella laguna.

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L’ambiente alofilo comprende le popolazioni di fanerogame marine e alghe tipiche del mare aperto, le popolazioni di Spartina stricta e Ruppia marina, che porta dei fiori pur avendo l’aspetto di un’alga, piante tipiche della “velma” , cioè la zona sommersa dal flusso della marea; la “barena”, solo a volte sommersa dall’alta merea, con la presenza di Salicornia europea, di Spartina maritima e del bel Limonium serotinum, dai fiori violacei; la zona di bonifica, mai sommersa con vegetazione di Juncus maritimus, Schoenus nigricans, Inula crithmoides, Aster tripolium, Artemisia coerulescens. L’ambiente psammofilo presente nelle dune recenti è caratterizzato da piante erbacee con un potente apparato radicale che consolida le sabbie e permette loro la sopravvivenza in un terreno arido. Fra queste ricordiamo l’Agropyron pungens, l’Ammophila littoralis, la Calamagrostis epigeo e Calamgrostis pseudophragmites. Nelle terre emerse vicine alla foce dei fiumi troviamo ampie distese di cannuccia di palude, Phragmites australis. Tipico paesaggio diffuso alla foce del fiume Stella. Accanto a specie di tipo mediterraneo troviamo specie di origine centro-europea. Alcune specie da considerarsi rare sono il Carpinus orientalis, anche detto carpinella, specie termofila diffusa nelle zone dell’Asia Minore, l’Apocynum venetum, la Spartina juncea, la Centaurea cristata subsp. Tommasinii.

3.3.5.2 La fauna

Analisi del contesto territoriale circostante Lungo le anse del fiume Stella è possibile frequentemente incontrare Bombina v. variegata, Hyla intermedia, Rana (R.) latastei e Rana (R.) dalmatina, mentre Triturus carnifex e Rana (P.) klepton esculenta vivono nelle anse impaludate a debole corrente. Tra i rettili lungo le anse è possibile incontrare frequentemente Natrix t. tessellata. Nelle golene è pure abbastanza facile incontrare Lacerta viridis, Podarcis muralis e Coluber viridiflavus. Più rari Elaphe l. longissima, Coronella a. austriaca ed Emys orbicularis, che predilige le vicine scoline. Lungo questi argini fluviali sembra essere ormai estremamente rara Vipera aspis francisciredi, che può ormai essere localmente considerata sporadica. E’ un’area di interesse ornitologico rilevante con presenza discreta o buona di Ardeidae, come ad esempio (oltre all'ubiquitario ma non nidificante Ardea cinerea): Ardea purpurea, Nycticorax nycticorax, Egretta alba, Egretta garzetta, Botaurus stellaris, Ixobrychus minutus (anche nidificante). Tra gli Accipitriformes si ricordano in particolare Milvus migrans e Circus aeruginosus, ambedue nidificanti, cui si possono aggiungere Circus cyaneus e Circus pygargus rispettivamente in inverno e nel periodo riproduttivo. Lungo i boschi ripariali si riproduce Remiz pendulinus, mentre

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Cettia cetti appare particolarmente frequente per numero di coppie nidificanti ed individui durante l'arco dell'intero anno. Sono altresì numerosi diversi Passeriformes, come tra gli altri Lanius collurio ed Emberiza schoeniclus. Complessivamente il basso corso del fiume rappresenta una importante zona di alimentazione per Anatidi svernanti o nidificanti nella vicina laguna di Marano. Si ricordano per numero di individui particolarmente Anas platyrhynchos ed Anas crecca (PERCO et al., 1981). Tra i mammiferi lungo le anse è possibile incontrare frequentemente Arvicola terrestris italicus. Mustela putorius in queste zone fa frequenti comparse in cerca di anfibi. Nei pressi di queste anse è stata effettuata la più recente cattura di Lutra lutra nell'ambito della Regione Friuli-Venezia Giulia

(F. Stella, presso Precenicco, 1967: CASSOLA, 1986). Questo dato, l'ultimo ad essere fornito di riscontri oggettivi, segna la più probabile data di estinzione della specie nel Bacino dello Stella e più in generale nella pianura friulana (LAPINI, 1985). La presenza di Neomys anomalus in queste zone è rivelata dall'analisi di borre di Tyto alba raccolte sia a Piancada, sia a Casali Marianis.

3.3.5.3 Analisi degli aspetti faunistici e vegetazionali nell’area di Variante Sebbene sia limitrofa a siti di interesse comunitario, l’area oggetto di Variante è occupata da seminativi e non presenta elementi vegetazionali di importanza ambientale. L’area, come i terreni circostanti, è stata oggetto in passato di interventi di bonifica e riordino che hanno modificato irreversibilmente i connotati originari del territorio e del paesaggio vegetazionale. Per tali motivi l’area non offre siti di rifugio, nidificazione e alimentazione per la fauna locale.

3.3.5.4 Criticità La forte presenza nell’area di Variante e negli ambiti limitrofi di una attività agricola intensiva, determinano una frammentazione degli habitat presenti nei siti di interesse comunitario e lungo l’asta del fiume Stella. Le rare macchie e siepi alberate posti ai lati di alcuni coltivi non consentono il mantenimento di cenosi autoctone e offrono solo riparo momentaneo alla fauna volatile e terrestre.

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SCHEMA RIASSUNTIVO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza al Assenza di criticità Politiche in atto ☺ miglioramento nel ☺ Situazione positiva ☺ adeguate tempo

Tendenza Potenziale Politiche in atto da stabile/oscillante nel aasenza/presenza rafforzare. Politiche tempo (non criticità. Situazione attivate per obbligo LEGENDA evidente) incerta normativo

Tendenza al Presenza di criticità. Politiche da attivare peggioramento nel Situazione negativa tempo

Tendenza non Situazione che Necessità di ? valutabile ? necessita di ulteriori ? politiche innovative indagini

Tavola di sintesi del sistema VEGETAZIONE e FAUNA

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE L'area e gli ambiti limitrofi sono stati Assenza di Area normata come Zona E6 oggetto in passato di interventi e elementi floro di interesse agricolo dal pressioni antropiche che hanno faunistici di P.R.G.C. vigente. Non modificato la naturalità dei luoghi, particolare sussistono normative cancellando dal territorio gli habitat di interesse specifiche di tutela a causa flora e fauna, rilevabili ora solo lungo ambientale. dell'assenza di specie floro- STATO QUALITATIVO ilfiume Stella. Non si prevede un faunistiche di particolare E QUANTITATIVO miglioramento qualitativo dell'area ? interesse. sotto l'aspetto floro-faunistico, anche perchè l'area è oggetto di pressioni antropiche esterne (viabilità e attività anropiche).

Il PRGC prevede per l'areal’uso Aumento Area normata come Zona E6 agricolo del suolo per la realizzazione delfenomeno di interesse agricolo dal di manufatti per l’attività agricola e della P.R.G.C. vigente. Non sono ammessi interventi di frammentazione sussistono normative FLORA E FAUNA. manutenzione, risanamento specifiche di tutela a causa FRAMMENTAZIONE conservativo, ristrutturazione con ? dell'assenza di specie floro- demolizione, ampliamento e nuove faunistiche di particolare costruzioni. Si rileva una tendenza al interesse. peggioramento nel tempo.

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3.3.6 IL PAESAGGIO

3.3.6.1 Descrizione area vasta: aspetti paesaggistici -culturali del Comune di Varmo

L’ambiente fisico del territorio di Varmo corrisponde al paesaggio della bassa pianura friulana. Il territorio è caratterizzato dalla netta prevalenza del piano orizzontale, dove le superfici sono state rese pianeggianti e razionalizzate a fini agrari. Non si rilevano pertanto morfologie connotanti il paesaggio. Fino al secolo scorso tali terreni erano ricche di zone umide e boschi; le compagini boschive si disponevano lungo fasce in direzione Nord-Sud, in alternanza con zone paludose, mentre le zone agricole si distribuivano in linea di massima in corrispondenza delle alluvioni ghiaiose. Negli anni ‘30 furono eseguiti efficaci interventi di bonifica di maggior dimensione integrale. La bonifica così intesa comprende non solo interventi di risanamento idraulico dei terreni, ma anche quelli rivolti all’esercizio di una normale attività agricola, quali la sistemazione dei terreni, l’irrigazione, la ricomposizione dei fondi frammentati, la costruzione di fabbricati rurali, di acquedotti, di elettrodotti e strade. Pertanto il paesaggio attuale è il risultato di tali interventi di razionalizzazione agraria: prevale una piatta continuità di lotti coltivati nella quale gli elementi di origine naturale sono presenti come relitti di dimensioni minime. L’attività agricola si articola su appezzamenti coltivati di forma regolare e di medie-grandi dimensioni, le siepi e alberature sono scarse. Sotto l’aspetto idraulico i principali corsi d’acqua nel territorio di Varmo, così come nei Comuni della bassa pianura, sono di natura di risorgiva. Le risorgive alimentano corsi d’acqua che danno origine a un ricco sistema idrografico di rogge, canali e fiumi. Parte di tali corsi minori sono stati interrati oppure hanno perso la loro naturalità a causa di interventi di bonifica, risultano pertanto rettificati e collegati a un sistema di scoline e fossi diffusi su tutto il territorio. Solo il corso del fiume Stella è rimasto in parte inalterato nel tempo, conserva uno sviluppo meandriforme e sinuoso soprattutto nella parte Nord e centrale del territorio, mentre nella parte Sud, dove sfocia con nella laguna di Marano è stato oggetto di alcuni interventi di ingegneria naturalistica per consolidare le sponde.

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Fig. 2 – Rappresentazione su ortofoto area di Variante Come si osserva dalla ortofoto, l’area di Variante, indicata con il riquadro di colore rosso, si sviluppa in un’ ambito territoriale caratterizzato da una morfologia piana, lontano dal centro abitato di Roveredo e fisicamente separato dalla viabilità principale da un’area prativa delimitata da una fitta siepe, dove prevale la monocoltura intensiva. L’unico elemento paesaggistico che ha mantenuto in parte aspetti di naturalità è il fiume Stella, situato a est .

Da tale quadro generale emerge che l'agricoltura determina in modo marcato le caratteristiche del paesaggio. Di seguito si descrivono gli elementi strutturali che qualificano maggiormente il paesaggio esaminato:

− i boschi; − i prati; − i coltivi aperti; − i coltivi chiusi; I boschi presenti sono tipiche delle zone riparali, con prevalenza di alberi di dimensione contenuta, allevati a ceduo o, il più delle volte, abbandonati e privi di ogni cura tanto da dare la sensazione visiva di naturalità totale. Le specie tipiche sono il salice bianco (Salix alba), il pioppo nero (Pupulus nigra), il platano (Platanus hybrida) e l’ontano nero (Alnus glutinosa) nella parte più prospicente ai corsi d’acqua, in particolare al fiume Stella. Nelle parti più distali si notano anche rare presenze di olmo campestre (Ulmus minor), farnia (Quercus robur), frassino ossifilo (Fraxinus angustifolia) e acero campesre (Acer campestre).

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I prati costituivano fino alla fine del secolo l’elemento paesaggistico di maggiore rilievo, mentre oggi esempi locali di prato stabile sono per lo più radi; al loro posto possiamo trovare delle formazioni antropizzate da numerose operazioni colturali (sfalci, concimazioni, ecc) che ne hanno alterato l’equilibrio biologico originario mantenendo nel contempo quell’aspetto di semplicità e linearità estetico-percettiva. La presenza dei prati stabili è legata alla scarsa vocazione agronomica dei terreni su cui insistono; si tratta infatti di ritagli che, per ubicazione, dimensione, forma o altro, non hanno trovato interesse per coltivazioni più intensive e redditizie. I coltivi chiusi, tipici di un paesaggio agricolo antecedente le meccanizzazioni agricole avvenute nel dopo-guerra, sono aspetti territoriali in cui l’agricoltura mantiene ancora un legame con l’ambiente circostante. Le strutture vegetali lineari che interrompono la continuità territoriale ed armonizzano il paesaggio sono posizionate lungo i confini di proprietà e lungo le fossature di scolo delle acque meteoriche, elementi che nella grande maggioranza dei casi sono coincidenti. E’ dunque lungo i corsi d’acqua che troviamo la maggior parte delle formazioni lineari. I coltivi aperti rappresentano invece il tipico paesaggio della bassa friulana e della pianura padana nel suo complesso. La scomparsa di formazioni arborate sia di superficie che lineari ha fortemente impoverito il paesaggio e minato l’ecosistema. Il paesaggio si presenta piatto e ininterrotto, privo di riferimenti radicati e svuotato di ogni contenuto storico e sociale. Tipico della degenerazione paesaggistica dei coltivi aperti sono le aree di riordino fondiario: ivi è cancellata completamente tutta la storia territoriale, quale succedersi continuo di eventi naturali e ed antropici.

3.3.6.2 Linee guida di conservazione e tutela del paesaggio Al fine di operare scelte consapevoli e qualificate sul paesaggio, è necessario in tale fase di valutazione ambientale individuare prescrizioni generali di tutela che gli strumenti di pianificazione dovrebbero adottare sul territorio esaminato. Si tratta di disposizioni in parte già individuate dal P.T.R., strumento che attua la normativa sul paesaggio per la regione Friuli Venezia Giulia (in corso di approvazione) e che classifica geograficamente il territorio di Varmo nel seguente AmbitioPaesaggistico:

□ AP24 – Bassa pianura delle bonifiche a scolo naturale;

Di seguito si riporta brevemente le prescrizioni per la tutela del paesaggio previste dal P.T.R., comuni per gli ambiti paesaggistici esaminati.

Per quanto riguarda la componente antropica-culturale si prescrive quanto segue: − Conservazione e tutela delle testimonianze storiche del paesaggio naturale, agrario ed urbano che rendono possibile il riconoscimento dell’evoluzione storica del territorio. − Recupero e valorizzazione di manufatti storici legati all’utilizzo dell’acqua (ponti, chiuse,

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opere di presa, mulini, idrovore, peschiere e opere accessorie alla pesca, ecc.). − Mantenimento della viabilità rurale storica. − Inserimento coerente nel contesto ambientale e paesaggistico esistente da parte della nuova edificazione tenendo conto della concordanza delle linee compositive, coperture, materiali costruttivi e tinteggiature. Si ammettono soluzioni architettoniche moderne e innovative purché si tenga presente la necessità di stabilire coerenza e congruità tra l’elemento antropico e naturalità del sito. − Conservazione del patrimonio storico-architettonico.

Per quanto riguarda la componente naturale si prescrive quanto segue: − Mantenimento e tutela della morfologia e dei tracciati naturali dei corsi d’acqua. − Salvaguardia della varietà paesaggistica, determinata dall’alternanza di boschi, prati, campi coltivati, delimitati da siepi, filari e alberi presenti lungo le anse del fiume Stella. − Tutela delle formazioni minori, quali alberi isolati e in gruppo, formazioni vegetali ai confini di proprietà, siepi. − Tutela degli habitat e delle specie animali più esigenti che richiedono ambienti di vita diversificati.

Per quanto riguarda la componente percettiva si prescrive quanto segue: − Tutela della qualità visiva del paesaggio; − Localizzazione delle strutture delle reti energetiche, tecnologiche e viarie di collegamento nel rispetto delle visuali evitando, se possibile, interferenze con elementi architettonici e paesistici di pregio.

3.3.6.3 Descrizione aspetti paesaggistici nell’area di Variante L’area di Variante ricade nell’ ambito AP24 – Bassa pianura delle bonifiche a scolo naturale;

Si inserisce in un contesto fortemente antropizzato, ove non si rilevano elementi paesaggistici- culturali di particolare pregio, emersi invece nella descrizione dell’area vasta.

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SCHEMA RIASSUNTIVO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza al Assenza di criticità Politiche in atto ☺ miglioramento nel ☺ Situazione positiva ☺ adeguate tempo

Tendenza Potenziale Politiche in atto da stabile/oscillante nel aasenza/presenza rafforzare. Politiche tempo (non criticità. Situazione attivate per obbligo LEGENDA evidente) incerta normativo

Tendenza al Presenza di criticità. Politiche da attivare peggioramento nel Situazione negativa tempo

Tendenza non Situazione che Necessità di ? valutabile ? necessita di ulteriori ? politiche innovative indagini

Tavola di sintesi del sistema di PAESAGGIO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE L'area di Variante si inserisce in Banalizzazione del L'area è normata come Zona un'ambito a bassa qualità paesaggio;espansione di aree E6 dal P.R.G.C. Prescrizioni paesaggistica: l'edificazione, l'alto agricole con scarsa generali previsto per gli Ambiti consumo di suolo, la riduzione della considerazione del contesto Paesaggistici AP25 e AP24, copertura vegetazionale effettuati in paesaggistico;stato di su cui ricade il comune di passato hanno alterato la qualità del abbandono di edifici rurali di Precenicco, indicate al P.T.R.. paesaggio. Pertanto non essendo interesse tipologico presenti in tali ambiti peculiarità di ambientale. QUALITA' valore paesaggistico e attivate misure PAESAGGIST di mitigazione e compensazione, non ICA si prevede un miglioramento.

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3.3.7 CLIMA ACUSTICO (a cura del geom. Matteo D’Ambrosio)

3.3.7.1 Premessa La presente relazione ha per scopo la determinazione previsionale di impatto acustico ambientale, generato da un IMPIANTO DI RECUPERO BIOGAS , per la produzione di energia elettrica e termica, da reflui zootecnici e biomassa vegetale, potenza elettrica installata 999 KW. La valutazione è stata effettuata in data 11 marzo 2010. La valutazione è stata condotta in ottemperanza a quanto previsto dal Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri del 01 marzo 1991 nel quale vengono definiti i limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno, la Legge del 26 ottobre 1995 n. 447, (legge quadro sull'inquinamento acustico), il Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 novembre 1997 che in attuazione dell'art. 3, comma 1, lettera a), della legge 26 ottobre 1995, n. 447, determina i valori limite di emissione, i valori limite di immissione, i valori di attenzione ed i valori di qualità, di cui all'art. 2, comma 1, lettere e), f), g) ed h); comma 2; comma 3, lettere a) e b), della stessa legge ed infine il Decreto Ministeriale del 16 marzo 1998 nel quale vengono stabilite le tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento da rumore, in attuazione dell'art. 3, comma 1, lettera c), della legge 26 ottobre 1995, n. 447, nonché dell'art. 28 comma 4 della legge Regionale del Friuli Venezia Giulia n.16/2007, alle linee guida A.R.P.A. F.V.G. e al D.G.R. F.V.G. 17 dicembre 2009 n. 2870. Quando si parla di inquinamento ci si riferisce spesso esclusivamente al diffondersi di sostanze nocive nell'aria o nelle acque senza pensare a quella forma di inquinamento assai diffusa che è il rumore. Eppure il disturbo da rumore è esperienza comune di tutti noi, dall'operaio che dopo anni di lavoro in un ambiente rumoroso soffre di ipoacusia, al cittadino che non riesce a riposare per il rumore del traffico o per quello emesso da una fabbrica o da un cantiere edile posizionato nelle vicinanze. Anche il rumore è un prodotto della società industriale ed è legato alle esigenze produttive, ma ciò non toglie che sia necessario diminuire i livelli che ciascuno di noi deve sopportare in una giornata almeno sotto i limiti della normale tollerabilità o dell'assenza di disturbo. La presente relazione si inserisce nel campo dell'acustica ambientale che ha come riferimento normativo la Legge del 26 ottobre 1995 n. 447 la quale stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela dell'inquinamento acustico nell'ambiente esterno e nell'ambiente abitativo, ai sensi e per gli effetti dell'art. 117 della Costituzione. La relazione di previsione di impatto acustico è un documento tecnico che viene richiesto e redatto in fase di progettazione dell’opera, ovvero durante l’iter amministrativo di concessione o autorizzazione, allo scopo di verificare la compatibilità acustica dell’opera con il contesto in cui

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l’opera stessa andrà a collocarsi. Nel momento in cui si produce la relazione di previsione di impatto acustico l’opera non è ancora realizzata. Attraverso la previsione di impatto acustico il costruttore, o il committente dell’opera, può stimare o prevedere se vi sono le condizioni affinché, ad opera realizzata, le emissioni sonore prodotte dalla stessa avvengano nel rispetto dei limiti di legge vigenti o di altri criteri di valutazione presi come riferimento.

3.3.7.2 Parametri acustici del territorio L'insediamento trattato troverà ubicazione nel Comune di Varmo loc. Brenis sarà distinto in catasto al foglio 19 mappali 264-268. L’intervento che si andrà ad effettuare prevede la realizzazione di un IMPIANTO DI RECUPERO BIOGAS per la produzione di energia elettrica e termica, da reflui zootecnici e biomassa vegetale, potenza elettrica installata 999 KW. Non disponendo ad oggi il comune di Varmo della classificazione acustica del territorio (come previsto dall'art. 4, comma1 lettera a L. 447/95), si adottano i limiti di emissione imposti dal D.P.C.M. 01 marzo 1991, relativi a “tutto il restante territorio”(vedi tabella 1).

TIPI DI ZONA LIMITI DI ACCETTABILITA’ dB (A) DIURNO NOTTURNO ZONE ESCLUSIVAMENTE INDUSTRIALI 70 70 ZONE A PREVISTE NEGLI STRUMENTI URBANISTICI 65 55 ZONE B PREVISTE NEGLI STRUMENTI URBANISTICI 60 50 TUTTO IL RESTANTE TERRITORIO 70 60 Tabella 1.

3.3.7.3 Caratteristiche generali dell’esercizio commerciale L’intervento da realizzarsi, comporterà una superficie coperta pari a mq. 2.972,18 su una superficie di pertinenza esclusiva pari a mq. 17.496,00 con un indice di superficie coperta pari a mq/mq. 0,17. L’intervento comporterà la costruzione di un locale accessorio, dei digestori coperti, una platea per il separato solido coperta, delle trincee per insilati e della vasche funzionali all’impianto. Descrizione delle opere. Per una migliore descrizione delle opere da realizzarsi si procederà ad una descrizione separata per tipologie di opere. Accessori, Ufficio e servizi.

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Nella parte nord del lotto verrà realizzato un fabbricato accessorio all’interno del quale troveranno ubicazione, un locale di trasformazione, un locale cogeneratore, un locale quadri elettrici, un ufficio funzionale all’impianto ed un w.c. con anti bagno. Di altezza pari a ml. 3,70, sarà costituito da muratura in c.a. dello spessore di cm.25, poggiante su fondazioni continue, copertura piana in latero cemento opportunamente impermeabilizzata. Nel vano ufficio e w.c. verrà realizzata una camera d’aria sottostante al piano di calpestio, mediante la posa di solaio areato bidirezionale tipo IGLU con sovrastante cappa in c.a. dello spessore di cm.4, mentre nelle restanti zone verrà realizzato un vespaio in ghiaione, ben battuto e costipato con successiva pavimentazione in c.a. al quarzo. Concimaia e vasche stoccaggio liquido. I reflui zootecnici provenienti dalla vicina azienda F.lli Bernardis necessari al funzionamento dell’impianto, corrispondono a 220 q.li/giorno. Nell’impianto di produzione di Biogas oltre all’immissione dei reflui di cui sopra, verranno immessi 590 q.li/giorno (360+230) di insilato di mais più triticale, che comporterà una quantità di digestato in uscita pari a 690 q.li/giorno [(590+220)x0,85], in quanto durante il processo abbiamo una perdita di carico del 15%. Il digestato subirà un trattamento di separazione solido liquido, mediante separatore meccanico che comporterà una produzione di digestato solido pari a 240 q.li/giorno corrispondenti a mc. 22,32 (mc.24 x 0,93 q.li/mc di peso specifico) e di liquido 450 q.li/giorno corrispondenti a mc. 43,65 (mc.45 x 0,97q.li/mc di peso specifico). Nel caso specifico abbiamo una produzione di materiale palabile pari a mc.2.678,00 (mc. 22,32x 120gg). Nel caso specifico abbiamo una produzione di materiale liquido pari a mc.7.857 (mc. 43,65x 180gg). La concimaia coperta, avrà le dimensioni utili di ml.36,00 di lunghezza e ml.23,00 di larghezza con una superficie utile di mq.828,00 ed una capacità di mc.1,656,00 (828,00 x h.2,00). Unitamente alla concimaia coperta, esistente nell’allevamento F.lli Bernardis, (soci della Cooperativa Agricola BER CAL ENERGY) avente capacità di mc.1.161.00, avremo uno stoccaggio totale di solido separato pari a mc. 2.817,00 (1.656+1.161) che soddisferà le necessità dell’impianto. Sarà costituita da una platea in c.a dello spessore di cm. 20, posta ad una quota rispetto alla quota 0,00 superiore di cm.10 nella parte iniziale mentre l’estremità ovest avrà una quota inferiore di cm.15, per permettere alle acque di percolo, di convogliare in un pozzetto grigliato per poi, mediante una pompa, essere immesse nella vasca del liquido. Verrà chiusa su tre lati, da una muratura in c.a dell’altezza di ml. 4,00 rispetto al terreno circostante. La copertura sarà costituita da una struttura in ferro zincato poggiante su pilastri sempre in ferro e manto impermeabile in lastre di fibrocemento. Sulla parte est della copertura verrà realizzato uno sbalzo di ml. 5,00 a protezione dalle piogge.

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Verranno costruite due nuove vasche liquami di pianta circolare che avranno un raggio di ml.30,00 con una superficie utile di mq.706,05 ed una capacita di 3.886 mc. ciascuna per una capacità totale di mc. 7.772,00.; verranno svuotate due volte l’anno. Unitamente alla vasca, esistente nell’allevamento F.lli Bernardis, avente capacità di mc. 1.256,00, avremo uno stoccaggio totale di liquido separato pari a mc. 9.028,00 (7.772+1.256) che soddisferà le necessità dell’impianto. Tali vasche sono sufficienti a contenere l’aumento di volume dovuto alla piovosità, la cui precipitazione media in Friuli calcolata per sei mesi è pari a 0,50 mc/mq. La superficie totale delle vasche in progetto ed esistenti sono pari a mq.1.726,00 (706+706+314)x0,50 con un volume di mc.863,00 di acqua piovana, che sommata al materiale liquido prodotto, comporta un volume totale di mc. 8.720 (7.857+863) inferiore a mc.9.028,00. Verranno realizzate con un fondo posto ad una quota inferiore di cm.100 rispetto al piano di campagna ed avranno un’altezza fuori terra di ml.5,00, con un franco per il liquido di cm.50. Saranno costituite da una platea in c.a. dello spessore di cm.25, a da muratura in c.a. sempre dello spessore di cm.25,opportunamente impermeabilizzate sia per impedire la fuoriuscita di prodotto, sia l’ingresso di acqua dalle falde superficiali. Verrà costruita in opera dalla ditta specializzata Wolf System di Campo di Trens (BZ). Lo svuotamento delle vasche, previsto nei periodi più idonei per le coltivazioni ed abbastanza lungo per ottenere la inattivazione della flora patogena eventualmente presente (due volte all‘anno), avverrà mediante due saracinesche dotate di attacco per lo spandiliquame. Silos Sulla parte est dell’intero complesso verranno realizzate due trincee per insilati di mais e triticale. Avranno una larghezza di ml.23,70 per una lunghezza variabile tra ml.90,00 e ml.99,00 con una superficie utile di mq.4.479,30. Saranno costituite da una platea di fondazione in c.a su cui poggeranno ele-menti prefabbricati in cav dell’altezza di ml.5,00 con una capacità di circa mc 22.396,50. La capacità delle trincee sarà di q.li 156,800 (mc.22.396 x 7q.li/mc di peso specifico) sufficiente a contenere l’insilato di mais ed il triticale necessario al funzionamento dell’impianto. Per il funzionamento dell’impianto si stimano 360 q.li/giorno per un totale annuo di 131.000 q.li di insilato di mais e 230 q.li/giorno per un totale annuo di 84.000 q.li di triticale. Per il funzionamento dell’impianto si stimano 590 q.li/giorno (360+230) di insilato di mais più triticale. La produzione di insilato di mais verrà eseguita a partire dal 30 agosto, mentre il triticale verrà prodotto a partire dal 31 maggio dell’anno successivo e pertanto non avremo la contemporaneità del materiale necessario all’impianto in quanto tra una produzione e l’altra avremo 270 giorno di intervallo. Il traffico veicolare. Il traffico veicolare che si verrà a creare con la realizzazione dell’impianto sarà cosi costituito: 1) traffico dovuto al caricamento delle trincee degli insilati. Per il funzionamento dell’impianto si stimano 360 q.li/giorno per un totale annuo di 131.000 q.li di insilato di mais che verranno raccolti in 40 giorni nel periodo dal 15 agosto al 30 settembre.- Considerato che il carico trasportabile in un viaggio è pari e 180 q.li per trasportare il silomais si

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necessità di 728 viaggi annuali (131.000/180) che suddivisi per i giorni di raccolta si quantificano in 18,2 viaggi/giorno (728/40). Per il funzionamento dell’impianto si stimano 230 q.li/giorno per un totale annuo di 83.950 q.li di triticale che verranno raccolti in 40 giorni nel periodo dal 15 aprile al 30 maggio. Considerato che il carico trasportabile in un viaggio è pari e 180 q.li per trasportare il triticale si necessità di 467 viaggi annuali (83.950/180) che suddivisi per i giorno di raccolta si quantificano in 11,7 viaggi/giorno (467/40). 2) traffico dovuto all’uscita del digestato solido e liquido. Per l’utilizzo agronomico del digestato si stimano 690 q.li/giorno per un totale annuo di 251.850 q.li di digestato che verranno smaltiti in 270 giorni nel periodo dal 15 febbraio al 15 novembre. Considerato che il carico trasportabile in un viaggio è pari e 180 q.li per trasportare il digestato si necessità di 1.399 viaggi annuali (251.850/180) che suddivisi per i giorni di spandimento si quantificano in 5,2 viaggi/giorno (1399/270). Tale intensità di traffico non inciderà in modo significativo sulle viabilità esistenti.

3.3.7.4 Verifica del clima acustico Al fine di descrivere lo scenario acustico della zona, sono stati effettuati n. 6 rilievi fonometrici che verranno rappresentati nell’allegato 1 (tavola IA-01), mentre i dati vengono descritti qui di seguito:

LEQ LEQ IMPIANTI/ATTIVITÀ PUNTI AGENTI ESTERNI NOTE IN FUNZIONE DIURNO NOTTURNO

1 52,7 49,0 \ TRAFFICO \

2 46,6 / \ TRAFFICO \

3 47,2 45,7 \ TRAFFICO \

4 44,2 49,0 \ TRAFFICO \

5 50,7 47,9 \ TRAFFICO E MUGGITO \ BOVINI 6 46,4 46,3 \ TRAFFICO E MUGGITO \ BOVINI Tabella 2

Le misurazioni sono state eseguite in assenza di precipitazioni atmosferiche e la velocità del vento non è risultata superiore a 5 m/s. Il microfono è stato comunque munito di cuffia antivento. La catena di misura è stata compatibile con le condizioni meteorologiche del periodo in cui si sono effettuate le misurazioni e comunque in accordo con le norme CEI 29-10 ed EN 60804/1994. La strumentazione con cui sono state effettuate le misure risponde alle specifiche previste dalle Norme EN 60651/1994 e EN 60804/1994 per gli strumenti di classe 1. Le misurazioni sono state effettuate con un fonometro SC 310 della ditta “Cesva”. Lo strumento è conforme alle prescrizioni nelle norma IEC 6061:2001, IEC 60804:2000, IEC 61672:2002, IEC 61260:1995. Matricola: T228717, Versione firmware: 07.6.16.

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I filtri digitali per l'analisi in frequenza rispondono alle specifiche IEC 1260 per la classe 0. La calibrazione effettuata prima e dopo le misure non ha dato scostamenti maggiori di 0.1 dB rispetto al segnale di riferimento di 94 dB @ 1 kHz. Certificato di Taratura del fonometro n° 04859/08 del 28 / 07 / 2008 - Centro di Taratura SIT n° 042. Certificato di Taratura del calibratore n° 04858/08 del 28 / 07 / 2008 - Centro di Taratura SIT n° 042.

Sulla base delle verifiche sopra esposte, si evince che i valori risultano essere inferiori al D.P.C.M. 01 / marzo / 1991, relativo alla zona classificata come “tutto il restante territorio”. Quando il Comune di Varmo provvederà all’attuazione della zonizzazione acustica, i valori di qualità, come si evince dalla tabella seguente (tabella 3), probabilmente potranno coincidere con la Classe V, riferimento d.p.c.m. 14/11/1997 (aree prevalentemente industriali). Preme ricordare che nel caso specifico ci troviamo in una zona esclusivamente agricola, pertanto potrebbe coincidere con la classe V.

Tabella C - valori di qualità - Leq in dB (A) Classi di destinazione d'uso del territorio tempi di riferimento diurno (06,00-22,00) notturno (22,00-06,00) I aree particolarmente protette 47 37 II aree prevalentemente 52 42 residenziali III aree di tipo misto 57 47 IV aree di intensa attività 62 62 umana V aree prevalentemente 67 57 industriali VI aree esclusivamente 70 70 industriali tabella 3

Pertanto i valori determinati risulteranno inferiori anche con l’eventuale classificazione acustica del territorio comunale.

3.3.7.5 Verifica dell’impatto acustico Al fine di una più esaustiva valutazione dell’impatto acustico si devono prendere in considerazione alcuni aspetti fondamentali:

a) l’impianto non sarà da considerarsi a “ciclo produttivo continuo” in quanto sarà possibile interrompere l'attività senza provocare danni all'impianto stesso; l’esercizio

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non sarà regolato da contratti collettivi nazionali di lavoro. L’impianto potrà avere un funzionamento continuo sulle 24 ore e rimarrà chiuso per circa 20 ÷ 29 giorni ogni anno per manutenzioni; b) la zona nella quale si concentra la maggior parte del rumore è la zona dei cogeneratori; c) tutti gli altri impianti posti in esterno avranno una rumorosità trascurabile in quanto saranno tutti motori elettrici di piccole dimensioni (< 65 dB);

La sala dei cogeneratori verrà costituita da muratura in calcestruzzo armato. Il potere fonoisolante (Rw) della parete può essere stimato attorno ai 63 dB, secondo la raccomandazione tecnica EAACA (European Autoclavated Aerated Concrete Association) per pareti in calcestruzzo aerato autoclavato. All’interno della sala verranno installati n. 4 cogeneratori la cui pressione sonora a 1 metro potrà essere stimata sui 98 dB(A), pertanto si può stimare una pressione sonora totale di 104 dB(A). Sul perimetro esterno, a una distanza di 1 metro dal filo facciata, risulterà una pressione sonora di circa 77 dB(A). Questo valore si otterrà grazie all’installazione di setti acustici denominati “coulisse antiacustico” utilizzati per il passaggio dell’aria di alimentazione e di scarico all’interno della sala dei cogeneratori.

3.3.7.6 Conclusioni Sulla base delle verifiche effettuate, si deduce che i valori risultano essere inferiori al D.P.C.M. 01 / marzo / 1991, relativo alla zona classificata come “tutto il restante territorio”. Quando il Comune di Varmo provvederà all’attuazione della zonizzazione acustica, il limiti di immissione, come si evince dalla tabella seguente (tabella 4), probabilmente potranno coincidere con la Classe V, riferimento d.p.c.m. 14/11/1997 (aree prevalentemente industriali).

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Tabella C - valori limite assoluti di immissione - Leq in dB (A) (art. 3) Classi di destinazione d'uso del territorio tempi di riferimento diurno (06,00-22,00) notturno (22,00-06,00) I aree particolarmente protette 50 40 II aree prevalentemente 55 45 residenziali III aree di tipo misto 60 50 IV aree di intensa attività 65 55 umana V aree prevalentemente 70 60 industriali VI aree esclusivamente 70 70 industriali tabella 4

Pertanto i valori previsti al limite di proprietà risulteranno inferiori anche con l’eventuale classificazione acustica del territorio comunale sia nel periodo diurno e in quello notturno. Non si evidenzia nessuna nota per quanto concerne l'incremento del rumore indotto dal traffico veicolare connesso all’attività, in quanto gli approvvigionamenti verranno effettuati esclusivamente attraverso la strada provinciale SP 95 e un breve tratto di strada agricola connessa all’attività. Pertanto nessun veicolo transiterà in prossimità di un centro abitato. È necessario precisare che non potrà essere edificato un ricettore sensibile ad una distanza non inferiore a 50 metri dalla sala dei cogeneratori, come è stato dimostrato nella pagina precedente.

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SCHEMA RIASSUNTIVO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza al Assenza di criticità Politiche in atto ☺ miglioramento nel ☺ Situazione positiva ☺ adeguate tempo

Tendenza Potenziale Politiche in atto da stabile/oscillante nel aasenza/presenza rafforzare. Politiche tempo (non criticità. Situazione attivate per obbligo LEGENDA evidente) incerta normativo

Tendenza al Presenza di criticità. Politiche da attivare peggioramento nel Situazione negativa tempo

Tendenza non Situazione che Necessità di ? valutabile ? necessita di ulteriori ? politiche innovative indagini

Tavola di sintesi del CLIMA ACUSTICO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Il livello acustico derivante Non si rileva alcuna criticità sul L.R.16/2007 recante dall'esterno all'interno dell'area di clima acustico. norme in materia di tutela LIVELLO DI Variante tende a rimanere costante, dall'inquinamento PRESSIONE ☺ così come dall'interno all'esterno. ☺ atmosferico e SONORA dall'inquinamento acustico.

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3.3.8 ASPETTI SOCIO-ECONOMICI

3.3.8.1 Introduzione

L’obiettivo del presente capitolo è definire quali siano le potenzialità di sviluppo che l’area d’indagine potrebbe offrire sulla base delle proprie risorse ambientali, economiche e sociali. L’elemento che caratterizza l’area di Variante e gli ambiti circostanti, sia dal punto di vista economico-sociale che morfologico, è la presenza di una attività agricola basata sulla monocoltura dei seminativi, sviluppatasi anche in seguito a intense azioni di riordino fondiario. Negli anni passati tale fenomeno ha apportato effetti positivi sull’economia agricola, ma sotto il profilo ambientale ha favorito un processo di riduzione della qualità del paesaggio, della diversità biologica, compromettendo in tal modo la tipicità ambientale e paesaggistica dei luoghi esaminati. Inoltre la crisi dei seminativi, sui quali è concentrata la quasi totalità delle aziende agricole operanti, obbliga a profonde riflessioni e alla ricerca di soluzioni alternative che possano conciliare l’aspetto economico e l’aspetto ecosostenibile di una moderna agricoltura, intercettando alcune filiere in grado di soddisfare le esigenze del mondo rurale e del territorio su cui insiste. Da questa panoramica e sulla base delle politiche di tutela ambientale sostenute a livello mondiale (Protocollo di Kioto) e comunitario (Piano di Sviluppo Rurale), il settore delle bioenergie potrebbe offrire una valida opportunità per le aziende agricole di diversificare e aumentare il proprio reddito in tali ambiti.

3.3.8.2 Analisi statistica del modo agricolo

Dalla lettura dei dati ISTAT del 4°e 5° Censimento generale dell’Agricoltura è stato possibile formulare alcune considerazioni sia sull’andamento del settore agricolo nell’area esaminata, sia sulle problematiche che tale settore ha presentato nell’ultimo decennio. L’obiettivo di tale analisi è di fornire un quadro generale sui punti di forza e di debolezza che caratterizzano questo settore e individuare le possibili strategie operative mediante la descrizione di scenari di sviluppo finalizzati alla soluzione delle problematiche e al superamento dei limiti individuati. a) Ridimensionamento della Superficie Agricola Totale.

I dati rilevano un trend in diminuzione delle superfici, in linea con l’andamento complessivo della Provincia di Udine ed in particolare della bassa friulana. Il fenomeno è riconducibile all’abbandono dei terreni a fertilità marginale messi frettolosamente a coltura nel periodo ’70-’80. Tra i Comuni esaminati Varmo presenta un valore negativo pari a – 11%.

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Tab.1 - Superficie agraria utilizzata (superficie in ettari) SAU ha. COMUNI variazione % 2000 2000-1990 Palazzolo dello Stella 1909 20,3 Rivignano 1491 -18,3 Teor 1145 -23,9 Pocenia 2418 -1,5 Varmo 2434 -11 TOTALE 9397

b) Riduzione del numero di aziende Il settore agricolo ha registrato, accanto alla variazione non omogenea delle superfici, una variazione discontinua del numero delle aziende. Le variazioni riscontrate, dovute al fluttuare numerico delle azienda individuali, sono in linea con il trend provinciale e regionale caratterizzato da una costante riduzione delle imprese agricole con accorpamento fondiario in unità più estese.

Tab.2 - Aziende con SAU N.aziende con SAU SAU ha. variazione % variazione % 1990 2000 1990 2000 Palazzolo dello Stella 257 271 -5,2 1586 1909 20,3 Rivignano 247 311 -20,6 1825 1491 -18,3 Teor 135 218 -38,1 1504 1145 -23,9 Pocenia 211 246 -14,2 2454 2418 -1,5 Varmo 409 326 -20,3 2756 2434 -12

c) Coltura intensiva dei seminativi e aumento delle superfici investite a colture permanenti Dai dati delle Tab. 1 e 3 si rileva che il paesaggio agrario è dominato dalla monocoltura intensiva dei seminativi. La dominanza della monocoltura ha contribuito nel corso degli anni a diminuire la diversità colturale e paesaggistica, sottraendo al paesaggio superfici a bosco ed altri elementi paesaggistici ad elevata valenza ecologica. Tale fenomeno si rileva da una riduzione delle superfici occupate a bosco e a prato (Tab. 3-4). Tuttavia per le superfici investite a colture a lungo ciclo produttivo si possono osservare tali fenomeni: − Riduzione del numero medio di ettari destinati a coltivazioni legnose agrarie (viticoltura, frutticoltura). Le colture specializzate sono diffuse nei comuni di Pocenia e Rivignano, mentre nei Comuni di Rivignano, Teor e Varmo il dato superficiale è significativamente piccolo, caratterizzato da produzione per autoconsumo. − Nel Comune di Varmo la superficie destinata a pioppeto è aumentata, grazie sia alla presenza di terreni ricchi di acque di risorgiva e vocati per questo tipo di coltura, sia a una maggiore

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adesione da parte delle aziende locali alle misure agro-ambientali e forestali contenute nel Programma di Sviluppo Rurale (P.S.R.) 2000-2006, al quale è subentrato il P.S.R. 2007-2013.

Tab.3 - Superficie aziendale secondo l’utilizzazione dei terreni 2000 (superficie in ettari) prati e legnose altra COMUNI seminativi pascoli pioppeti boschi agrarie superficie permanenti Palazzolo dello Stella 1734 151 18 226 98 244 Rivignano 1350 111 23 274 120 190 Teor 1100 34 2 163 32 143 Pocenia 2203 176 33 322 38 230 Varmo 2386 35 7 442 100 231 TOTALE 8773 507 83 1427 388 1038

Tab.4 - Superficie aziendale secondo l’utilizzazione dei terreni 1990 (superficie in ettari) prati e legnose altra COMUNI seminativi pascoli pioppeti boschi agrarie superficie permanenti Palazzolo dello Stella 1377 203 5 213 48 260 Rivignano 1743 77 4 134 62 165 Teor 1448 51 4 60 31 165 Pocenia 2298 154 2 244 23 218 Varmo 2683 51 22 74 94 302 TOTALE 9549 536 37 725 258 1110

Nel Comune di Varmo si rileva un aumento delle superfici legnose agrarie (vigneti), mentre è lievemente diminuita la superficie destinata a seminativi che, in ogni caso, rappresenta la coltura predominante che caratterizza il paesaggio agrario del territorio.

Tab.5 - Trend colturale nel decennio 1990-2000

legnose prati e pascoli COMUNI seminativi pioppeti boschi altra superficie agrarie permanenti

Palazzolo dello Stella +-+=+= Rivignano -+++++ Teor ---+=- Pocenia =+++++ Varmo - - -++- TOTALE --+++-

d) Titolo di possesso dei terreni (censimento agricolo ISTAT 2000)

La tab. 6 indica le ripartizioni superficiali per titolo di possesso. Emerge che la maggior parte delle aziende agricole operano in regime di proprietà. I dati rilevano una controtendenza per il Comune

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di Varmo ove solo il 46% della SAU è condotta in regime di proprietà, mentre negli altri comuni tale valore è sempre superiore al 50%.

Tab.6 - Ripartizione della superficie fondiaria per titolo di possesso (ettari). PROPRIETA' AFFITTO USO GRATUITO MISTO

SAT SAT SAT SAT Palazzolo dello Stella 2086 126 266 2479 Rivignano 1715 343 23 2083 Teor 1106 331 48 1486 Pocenia 2236 689 83 3009 Varmo 1126 26 11 2056

e) La vocazione viticola

La vocazione viticola rappresenta un segnale di tendenza all’innovazione agricola mediante specializzazione colturale. I dati sotto rappresentati alla tab. 7 indicano una decisa riduzione del numero di azienda viticole e delle superfici vitate. La viticoltura in Comune di Varmo è quindi del tutto marginale ed esercitata prevalentemente per autoconsumo.

Tab.7 - Variazioni in numero e superficie delle aziende viticole nel decennio 1990-2000 N° Aziende Superficie vitata totale ha. anno 2000 variazione % 1990-2000 anno 2000 variazione % 1990-2000 Palazzolo dello Stella 87 0 83 -2 Rivignano 41 -50 75 70 Teor 85 -35 27 -35 Pocenia 42 -40 146 12 Varmo 22 -56 22 -38 TOTALE 277 353

f) Ridimensionamento del comparto zootecnico

Negli ultimi anni l’importanza economica del settore zootecnico ha subito un forte calo: a fronte di una politica comunitaria indirizzata a un ridimensionamento delle produzioni, il settore zootecnico ha subito una contrazione del numero sia delle aziende che dei capi allevati, attraverso la chiusura dei piccoli centri di raccolta delle produzioni lattiero-casearie. Nella tabella seguente si osserva infatti la diminuzione del numero di aziende con allevamenti nel Comune di Varmo.

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Tab.8 - Aziende agricole con allevamenti: trend nel decennio 1990-2000 BOVINI E BUFALINI OVINI E/O CAPRINI EQUINI SUINI Variazione Variazione% Variazione% % 1990- Variazione% 2000 1990-2000 2000 1990-2000 2000 2000 2000 1990-2000 Palazzolo dello Stella 13 -35 0 -100 0 -100 8 -65 Rivignano 12 -23 3 -25 2 -67 26 -31 Teor 9 -22 1 -80 1 -67 15 -36 Pocenia 25 -23 1 -75 5 150 22 -54 Varmo 24 -58 4 -55 6 -66 27 -87

Si osserva una diminuzione del numero dei capi allevati nel Comune di Varmo.

Tab.9 - Numero capi allevati: trend nel decennio 1990-2000 BOVINI OVINI/CAPRINI EQUINI SUINI Variazione Variazione Variazione Variazione n. capi % 1990- n. capi % 1990- n. capi % 1990- n. capi % 1990- 2000 2000 2000 2000 Palazzolo dello Stella 1674 57 0 -100 0 -100 1041 -26 Rivignano 768 -59 19 46 22 10 46 -46 Teor 127 -63 2 -86 1 -67 1399 -65 Pocenia 2731 -8 9 -61 10 233 926 -15 Varmo 630 -45 9 -56 18 -38 27 -86

3.3.8.3 Conclusioni

Dalle analisi effettuate sul territorio sono emerse differenti realtà socio-economiche e ambientali che possono contribuire a creare nuove opportunità di sviluppo comuni all’area di indagine, se stimolati da un processo di valorizzazione dei punti di forza locali e di superamento dei punti di debolezza. Nell’area di indagine si rilevano tali fenomeni:

− Monocoltura intensiva che ha segnato economicamente e morfologicamente il paesaggio rurale;

− Riduzione costante dell’attività zootecnica, in parte causata dalla chiusura di realtà cooperative importanti;

− Esistenza di una realtà agricola frammentata ed eterogenea;

− Presenza di piccoli allevamenti zootecnici senza qualificazioni specifiche che potrebbero essere valorizzati; Il possibile sviluppo del territorio su cui è inserita l’area di Variante deve essere valutato non solo sulla base dei punti di forza o di debolezza a livello locale, ma anche nel confronto con le realtà che si stanno affermando con crescente forza a livello comunitario, in particolare nel settore energetico. Esse riguardano: − Domanda crescente di servizi ambientali;

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− Domanda di fonti energetiche rinnovabili; − Aumento della domanda da parte dei consumatori di prodotti sicuri, qualitativamente diversificati e a basso impatto ambientale; − Tracciabilità della filiera che garantisca la qualità dei prodotti agro-alimentari; − Agricoltura biologica; − Ingresso nell’ UE dei Paesi dell’ Est a forte vocazione agricola, caratterizzati da bassi costi di produzione delle colture. E’ fondamentale perciò che la forza imprenditoriale locale si confronti con queste realtà per essere competitiva con i nuovi mercati e sia capace di proporre nuovi modelli economici basati sulle risorse socio–economiche e ambientali del territorio. Considerando nello specifico i punti di forza (vocazione agronomica per le colture erbacee, disponibilità di risorse d’interesse economico non ancora utilizzate, anche a fini energetici, ecc..), di debolezza (monocoltura intensiva, banalizzazione del paesaggio, riduzione numerica delle aziende agricole, ecc.) e le opportunità (contributi comunitari, finanziamenti regionali, ecc.), la Variante si propone di sostenere le attività agricole capaci di produrre reddito via mercato, mediante una riduzione dell’impatto sulle risorse. Dall’analisi del settore agricolo nel Comune di Varmo è emerso una elevata percentuale di produzione cerealicola e una diminuzione del numero di capi allevati: le produzioni agricole (silo mais, ecc.) e zootecniche (letame e liquame) rappresentano pertanto una biomassa potenziale per la produzione di energia rinnovabile (biogas). Su tale prospettiva la Variante si pone pertanto l’obiettivo di attivare nell’area un’ impianto di biogas, indirizzando a questo fine parte delle produzioni locali, sia cerealicole che zootecniche.

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SCHEMA RIASSUNTIVO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza al Assenza di criticità Politiche in atto ☺ miglioramento nel ☺ Situazione positiva ☺ adeguate tempo

Tendenza Potenziale Politiche in atto da stabile/oscillante nel aasenza/presenza rafforzare. Politiche tempo (non criticità. Situazione attivate per obbligo LEGENDA evidente) incerta normativo

Tendenza al Presenza di criticità. Politiche da attivare peggioramento nel Situazione negativa tempo

Tendenza non Situazione che Necessità di ? valutabile ? necessita di ulteriori ? politiche innovative indagini

Tavola di sintesi sugli ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, settore primario TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Il settore agricolo è dominato dalla Sistema agricolo poco diversificato Adesione alle misure del coltura dei seminativi. Poche sono le nell'area vasta e dominato da una P.S.R. 2007 -2013, realtà agrcicole che hanno coltura intensiva dei seminativi. quali:Misura 121 diversificato la tipologia delle colture Ammodernamento delle e quindi del reddito agricolo. La aziende agricole – tendenza futuro, grazie alle politiche intervento: acquisto, in atto è verso la diversificazione installazione leasing di delle colture e delle attività aziendali. nuovi impianti tecnologici, attrezzature e macchinari S.A.U. e idonei ad un conveniente diversificazione utilizzo aziendale, inclusa del redito agricolo l’attività di trasformazione, l’ottenimento di energia da fonti rinnovabili e loro sottoprodotti per l’autoconsumo.

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3.3.9 SETTORE ENERGIA

3.3.9.1 Inquadramento area vasta Secondo quanto emerso dal Piano energetico regionale (PER)1, la Regione Friuli Venezia Giulia è caratterizzata da una produzione di energia elettrica e in parte idroelettrica. Il fabbisogno energetico è sostanzialmente assicurato da fonti di tipo rinnovabile o assimilate a tali e sono costituite principalmente dalla risorsa idroelettrica (103 ktep) e da gas di cokeria ed altoforno (98 ktep); si rileva anche il marginale contributo (29 ktep) delle biomasse, essenzialmente legna da ardere utilizzata per il riscaldamento delle abitazioni in zona montana. Il totale delle risorse energetiche presenti e consumate in Regione ammonta a 4429 ktep2 (su un totale dell'Italia di 202.300 ktep e la percentuale regionale è pari al 2,2%). Concorrono a formare tale disponibilità sia le fonti primarie esistenti in regione (pari a 230 ktep corrispondenti al 5,2% del totale) sia le importazioni (4199 ktep). Tale dato indica la sostanziale dipendenza del sistema energetico regionale dalle fonti energetiche esterne alla regione stessa, dipendenza superiore al dato nazionale (94,8% del Friuli Venezia Giulia contro 91,3% dell'Italia). A fronte di tale dipendenza e all’avvento di fatti socio-politici, quali la liberalizzazione del mercato, il peso delle questioni relative alla tutela e salvaguardia dell’ambiente, dello sviluppo sostenibile e dei temi del Protocollo di Kyoto, il PER condivide con la L.R. 30/2002 i seguenti obiettivi di carattere nazionale e comunitario: 1. il miglioramento dell’efficienza energetica nei vari settori interessati; 2. lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili ed assimilate; 3. l’ aumento di efficienza del sistema energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra. Per quanto riguarda il 2 e 3 obiettivo, la possibilità di produrre energia a partire anche dal settore agricolo rappresenta una valida opportunità di sviluppo. Nella regione è presente un’elevata disponibilità potenziale di biomasse utilizzabili a fini energetici, quali: - sottoprodotti agricoli (500.000 t/anno, pari a 140.000 tep/anno); - reflui zootecnici (1.600.000 t/anno, pari a 24.000 tep/anno); - sottoprodotti dell’attività forestale (60.000 t/anno, pari a 20.000 tep/anno). Il settore primario regionale potrebbe trarne vantaggio sia come alternativa colturale ai seminativi, sia per la possibilità di utilizzo dei reflui zootecnici e dei materiali forestali di scarto, ottenendo un

1 documento programmatico dal quale emergono gli obiettivi che la Regione si pone in tema energetico nel periodo 2007-2010. Tali obiettivi sono in linea con le strategie delineate dall’Unione Europea per il settore energetico al fine di garantire uno sviluppo sostenibile, la competitività del sistema economico europeo e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

2 4429 ktep corrisponde al totale risorse indicato in bilancio (5084,8 ktep) al netto della produzione termoelettrica (655,8 ktep).

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beneficio congiunto ambientale ed economico. Pertanto il comparto agricolo e forestale riveste un ruolo decisivo per permettere il perseguimento degli obiettivi precedentemente richiamati.

Dallo studio del settore agricolo del Comune di Varmo è emerso che il territorio potrebbe offrire opportunità di sviluppo nel settore delle bioenergia: la presenza di grandi estensioni investite a seminativi e l’aumento del numero di capi nel comparto zootecnico possono offrire sostanza organica (biomasse colturali, reflui zootecnici) avviabile come substrato nella filiera agro- energeticala della digestione anaerobica. La digestione anaerobica è un processo biologico attraverso il quale, in assenza di ossigeno, la sostanza organica è trasformata in biogas, una miscela costituita prevalentemente da metano e anidride carbonica. Tale gas viene utilizzato per alimentare un motore endotermico collegato a un generatore elettrico. L’energia elettrica prodotta viene direttamente immessa nella rete distributiva e venduta a prezzo remunerativo (grazie a un’incentivazione detta certificato verde) in quanto ottenuta da fonte energetica rinnovabile. Il recupero di biogas come fonte energetica influisce positivamente sull’ambiente in tre modi: − riduce le emissioni di metano, ammoniaca e altri gas serra provenienti dalla zootecnia; − sostituisce il consumo di combustibili fossili con una fonte rinnovabile; − migliora la gestione dei reflui zootecnici, ricchi di azoto. Lo sviluppo di tale filiera è legato all’interesse degli imprenditori agricoli locali per questa occasione di diversificazione/riconversione produttiva e all’interesse degli investitori del settore delle bioenergie.

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SCHEMA RIASSUNTIVO

TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza al Assenza di criticità Politiche in atto ☺ miglioramento nel ☺ Situazione positiva ☺ adeguate tempo

Tendenza Potenziale Politiche in atto da stabile/oscillante nel aasenza/presenza rafforzare. Politiche tempo (non evidente) criticità. Situazione attivate per obbligo LEGENDA incerta normativo

Tendenza al Presenza di criticità. Politiche da attivare peggioramento nel Situazione negativa tempo

Tendenza non Situazione che Necessità di politiche ? valutabile ? necessita di ulteriori ? innovative indagini

Tavola di sintesi sul sistema ENERGIA TENDENZA CRITICITA' POLITICHE Tendenza stabile nel Assenza di Adesione alle misure del P.S.R. 2007 - tempo. Nel territorio coltivazioni no- 2013, quali:Misura 121 comunale non è prevista la food e di reflui Ammodernamento delle aziende realizzazione di impianti per zootecnici da agricole – intervento: acquisto, la produzione di energia da utilizzare come installazione leasing di nuovi impianti fonti energetiche rinnovabili materia prima per tecnologici, attrezzature e macchinari incluse le biomasse di la produzione di idonei ad un conveniente utilizzo ENERGIA origine agricola energia. aziendale, inclusa l’attività di ELETTRICA DA trasformazione, l’ottenimento di energia FONTI da fonti rinnovabili e loro sottoprodotti RINNOVABILI per l’autoconsumo. Applicazione delle misure previste dal Piano Energetico Regionale sull'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili

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4 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE

4.1 Le criticità dell’area di Variante La situazione che emerge dall’analisi del contesto ambientale e territoriale, articolata nel R.A., ci presenta un’area caratterizzato da uno sviluppo omogeneo e intensivo delle aree agricole e, contemporaneamente, presenta un basso interesse alla qualità paesaggistica con conseguente progressiva perdita di valore dell’ambiente. Dall’analisi del quadro conoscitivo emergono alcune importanti criticità, che possono essere sintetizzate nella seguente tabella:

SISTEMA CRITICITA'

Suolo e sottosuolo C1 Elevato grado di antropizzazione del suolo

C2 Assenza di una copertura di suolo naturale

Aria Nessuno elemento critico Clima Nessuno elemento critico

Acqua C3 Alterazione dello stato e della composizione chimica delle acque sotterranee

Assenza di specie vegetazionali e faunistiche di particolare interesse Vegetazione e fauna C4 comunitario

C5 Frammentazione Banalizzazione e semplificazione del paesaggio Paesaggio C6 Espansione di aree agricole con scarsa considerazione del contesto C7 paesaggistico Stato di abbandono di edifici rurali di interesse tipologico ambientale. C8

Clima acustico Nessuno elemento critico

Aspetti economici: C9 Monocoltura intensiva. agricoltura C10 Assenza di una diversificazione del reddito agricolo Assenza di coltivazioni no food e di utilizzo reflui zootecnici per uso Settore energia C11 energetico.

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4.2 Definizione degli obiettivi e delle azioni Variante

L’area, se da un lato presenta elementi di debolezza causati principalmente da fattori antropici esterni, può offrire allo stesso tempo nuove opportunità di sviluppo agricolo, in particolare nel settore energetico e ambientale. L’area è situata in un contesto agricolo caratterizzato da ampie superfici investite a seminativi e dove si rileva la presenza di allevamenti zootecnici di piccole e medie dimensioni. I prodotti agricoli e i reflui zootecnici ottenuti possono rappresentare una valida biomassa (substrato organico) per produrre biogas. Su tale prospettiva la Variante prevede la possibilità di realizzare nell’area un impianto di biogas alimentato da colture agricole e effluenti zootecnici di derivazione locale. Il recupero di biogas come fonte energetica rappresenta pertanto un beneficio ambientale che va dalla riduzione di emissione di gas serra, tra i quali il metano è uno dei principali, alla sostituzione dei combustibili fossili con una forma di energia rinnovabile. E’ importante sottolineare che l’obiettivo primario di tale impianto è la produzione di energia elettrica e non lo smaltimento dei liquami o dei residui colturali. A questo obiettivo generale si possono associare i seguenti obiettivi specifici: G Promuovere l’ammodernamento e l’innovazione delle aziende agricole esistenti;

H Creare nuove opportunità occupazionali e di reddito;

I Ridurre le emissioni di gas-serra e l’inquinamento da odori;

J Migliorare la gestione dei reflui zootecnici, ricchi di azoto; K Rispettare le politiche ambientali nazionali ed internazionali, in particolare del Protocollo di Kyoto grazie all’impiego di fonti rinnovabili di derivazione vegetale e animale.

Gli obiettivi sopra indicati dovranno essere conseguiti mediante la realizzazione di azioni di Variante che produrranno determinati effetti ambientali.

4.3 Le azioni di Variante La Variante n. 9 al P.R.G.C. del Comune di Varmo consiste principalmente nell’accoglimento da parte dell’amministrazione comunale della richiesta effettuata dalla Soc. Coop. Agricola BER CAL ENERGY a.r.l. per la realizzazione nell’area di un impianto a biogas per la produzione di energia elettrica. La Variante prevede nell’area in esame la realizzazione delle seguenti azioni: a) Individuazione, all’interno della Zona E6 – Zona di interesse agricolo, di area idonea alla realizzazione di un impianto di biogas. b) Realizzazione, nella Zona E6 perimetrata, di un’ impianto di biogas alimentato da biomasse vegetali e reflui zootecnici (liquame e letame). Sarà dimensionato in funzione della quantità di materia prima che l’impianto sarà in grado di trasformare.

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L’impianto occuperà una superficie di circa 17’500 mq e, secondo la Variante, potrà essere formato dai seguenti elementi:

• Fabbricati, depositi, magazzini, silos, fermentatori, digestori, volumi tecnici, vasche, manufatti ed ogni volume o opera per l’attività dell’impianto a biogas;

• Laboratori, uffici, cabine per il funzionamento dell’impianto a biogas; c) Spazi di pertinenza degli impianti, viabilità e parcheggi; d) Realizzazione di aree verdi all’interno dell’area in Variante, per la realizzazione di siepi arboree di mascheramento ; e) Coltivazioni agricole nelle aree non occupate dall’impianto.

4.4 Analisi degli obiettivi e criticità Gli obiettivi, o meglio le azioni che la Variante propone per conseguirli, sono stati messi a confronto con le criticità individuate, per verificare se sono in grado di risolverle o quanto meno ridurle. La comparazione è avvenuta verificando come ogni azione operi nei confronti di ogni criticità, esprimendo un giudizio positivo (tende a risolvere la criticità), oppure negativo (incrementa la criticità) o neutro (non interessa la criticità o comunque valutabile in sede di progetto). La valutazione risulta importante perché in questo modo si ha la possibilità di analizzare i seguenti aspetti: − Verificare se le azioni proposte affrontano i problemi presenti sul territorio in modo positivo e quindi forniscono elementi per la loro soluzione; − Individuare quelle azioni che agiscono positivamente nei confronti di una criticità e negativamente nei confronti di altre. Questa verifica permette di definire le eventuali incoerenze se queste possano essere ritenute superabili o meno.

Valutazioni delle situazioni di incoerenza

Dalla lettura della Tab.1 si rileva il numero di azioni che operano positivamente e negativamente nei confronti delle varie criticità:

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Tab. 1 - Confronto tra azioni di Variante, criticità ambientali e socio-economiche.

CRITICITA' C1 - C2 - Assenza C3 - C4 - Assenza C5 - C6 - C7 - C8-Stato di C9- C10-Assenza C11-Assenza OBIETTIVI: Elevato di una Alterazione di specie Frammentazio Banalizzazione Espansione di abbandono di Monocoltura di una di coltivazioni grado di copertura di dello stato e vegetazionali e ne e aree agricole edifici rurali di intensiva. diversificazione no food e di antropizza suolo naturale della faunistiche di semplificazione con scarsa interesse del reddito utilizzo reflui zione del composizione particolare del paesaggio considerazionetipologico agricolo zootecnici per A Promuovere l’ammodernamento e l’innovazione suolo chimica delle interesse del contesto ambientale uso energetico B Creare nuove opportunità occupazionali e di acque comunitario paesaggistico C Ridurre le emissioni di gas-serra e l’inquinamento sotterranee D Migliorare la gestione dei reflui zootecnici, ricchi di E Rispettare le politiche ambientali nazionali ed AZIONI a) Individuazione in Zona E6 – Zona di interesse agricolo - di area idonea alla realizzazione di un ======impianto di biogas

b) Realizzazione nella Zona E6 perimetrata di un impianto di biogas -===- - ===++

c) Spazi di pertinenza degli impianti, viabilità e parcheggi; -===- - ===== d) Aree verdi e di mascheramento. ++=+++=====

e) Coltivazioni agricole nelle aree non occupate dall’impianto. ======+

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I valori positivi indicano che fondamentalmente le azioni di Variante sono in grado di intervenire sulle criticità riducendole, e non è, al momento, necessario effettuare ulteriori verifiche. I valori negativi, però, devono essere analizzati in maniera più analitica per comprendere se la negatività riscontrata è mitigabile, compensabile e se permette comunque il raggiungimento della sostenibilità. Di seguito si riportano in sintesi i risultati:

C1 Elevato grado di antropizzazione del suolo La verifica delle azioni individuate mostra che solo una è in grado di risolvere tale criticità e due azioni che invece concorrono ad aggravarla.

C2 Assenza di una copertura di suolo naturale La verifica delle azioni individuate mostra che solo una è in grado di risolvere tale criticità e nessuna concorre ad aggravarla.

C3 Alterazione dello stato e della composizione chimica delle acque sotterranee La verifica delle azioni individuate mostra che nessuna è in grado né di risolvere e né di aggravare la criticità.

C4 Assenza di specie vegetazionali e faunistiche di particolare interesse comunitario La verifica delle azioni individuate mostra che solo una è in grado di risolvere tale criticità e nessuna azione che invece concorre ad aggravarla.

C5 Frammentazione La verifica delle azioni individuate mostra che solo una è in grado di risolvere tale criticità e due azioni che invece concorrono ad aggravarla.

C6 Banalizzazione e semplificazione del paesaggio La verifica delle azioni individuate mostra che solo una è in grado di risolvere tale criticità e due azioni che invece concorrono ad aggravarla.

C7 Espansione di aree agricole con scarsa considerazione del contesto paesaggistico La verifica delle azioni individuate mostra che nessuna è in grado né di risolvere e né di aggravare la criticità.

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C8 Stato di abbandono di edifici rurali di interesse tipologico ambientale. La verifica delle azioni individuate mostra che nessuna è in grado né di risolvere e né di aggravare la criticità.

C9 Monocoltura intensiva. La verifica delle azioni individuate mostra che nessuna è in grado né di risolvere e né di aggravare la criticità.

C10 Assenza di una diversificazione del reddito agricolo La verifica delle azioni individuate mostra che solo una è in grado di risolvere tale criticità e nessuna azione che invece concorre ad aggravarla.

C11 Assenza di coltivazioni no food e di utilizzo reflui zootecnici per uso energetico La verifica delle azioni individuate mostra che due azioni sono in grado di risolvere tale criticità e nessuna azione che invece concorre ad aggravarla.

Dalla verifica puntuale delle azioni che comportano negatività nei confronti di alcune criticità vengono evidenziate alcune incoerenze. Per esempio, la possibilità di produrre energia da fonti rinnovabili mediante la creazione di un impianto di biogas è un’azione in contrasto con: 1 concetto di sostenibilità che prevede di non utilizzare nuovo suolo; 2 la riqualificazione e tutela del paesaggio rurale, attualmente già compromesso da scelte e interventi antropici effettuati in passato (bonifica, monocoltura intensiva, eliminazione di elementi connotanti il paesaggio, quali siepi, filari, aree boscate); 3 tutela delle specie faunistiche e vegetazionali presenti nei siti della Rete Natura 2000 limitrofi. Da un lato tali azioni possono creare pressioni negative sulle componenti ambientali, ma dall’altro sono in grado di ridurre altre criticità; sarà pertanto necessario valutare se le pressioni così generate da queste opere possono essere attenuate, basandosi su considerazioni che limitino al massimo gli interventi e quindi mediante azioni di mitigazione e di compensazione. Il confronto tra azioni di Variante e criticità ambientale sarà analizzato in modo approfondito nel paragrafo “4.5 Le valutazioni delle azioni di Variante”.

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4.5 La valutazione degli effetti determinati dalle azioni

Tutte le azioni previste dalla Variante devono essere valutate al fine di determinare gli effetti significativi, diretti e indiretti, sulle componenti ambientali e socio-economiche. Per effettuare questa analisi è stata utilizzata una matrice in cui ciascuna azione è stata valutata contemporaneamente su tutte le componenti scelte (ambientali, economiche e sociali). Le varie azioni sono state elencate in successione, per cui la matrice (riportata in Tab. 2) consente: • la lettura degli impatti contemporanei di un’azione su tutte le componenti nominate (lettura orizzontale della matrice); • la lettura degli impatti di tutte le azioni su ciascuna componente ambientale (lettura verticale della matrice). Questa metodologia consente una semplice lettura degli impatti cumulativi delle azioni di Variante e permette di tenere sotto controllo l’intero complesso degli interventi. È da considerarsi una forma di analisi in grado di evidenziare quelle situazioni che, all’interno di una Variante, sono da analizzare con maggiore attenzione. Per l’identificazione di massima dell’ambito spazio-temporale degli impatti determinati dalla Variante nell’area in esame e negli ambiti limitrofi, sono state considerate le seguenti componenti ambientali e socio-economiche, direttamente influenzati dalle azioni esaminate:

− aria: qualità dell'aria; − Acqua: acque sotterranee e acque superficiali; − Suolo e sottosuolo: intesi sotto il profilo geologico, geomorfologico e pedologico, nel quadro dell'ambiente in esame ed anche come risorse non rinnovabili; − Flora, fauna e biodiversità: formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze più significative, specie protette ed equilibri naturali; − Paesaggio: aspetti morfologici e culturali del paesaggio; identità storica, urbanistica e monumentale; − Agricoltura: le attività e le infrastrutture connesse al settore dell’agricoltura; − Viabilità: la viabilità interna ed esterna all’area di Variante; − Salute umana: salute pubblica come individui e comunità; − Energia: la produzione, il consumo e il risparmio della componente energetica. − Sistema di gestione dei rifiuti. − Clima acustico

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Gli impatti che le azioni della Variante possono esercitare nei confronti di queste componenti sono stati espressi in termini di: − Spazialità: o impatto di area locale: gli effetti diretti e indiretti rimangono circoscritti all’area ove l’azione è stata implementata; o impatto di area vasta: gli effetti diretti e indiretti si estendono in un’area maggiore rispetto a quella ove l’azione è stata implementata. − Effetto o impatto positivo: gli effetti diretti e indiretti che possono verificarsi a seguito dell’implementazione di un’azione della Variante sono positivi nei confronti della componente considerata; o impatto negativo: gli effetti diretti e indiretti che possono verificarsi a seguito dell’implementazione di un’azione della Variante sono positivi nei confronti della componente considerata.

− Temporalità: o Impatto reversibile: gli effetti diretti o indiretti che possono verificarsi a seguito dell’ implementazione delle azioni di Variante si possono esaurire nell’arco di tempo di una generazione (30 anni); o Impatto irreversibile: gli effetti diretti o indiretti che possono verificarsi a seguito dell’ implementazione delle azioni di Variante non si possono esaurire nell’arco di tempo di una generazione (30 anni).

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Tab. 2 - Matrice degli effetti e delle azioni di Variante.

COMPONENTI AMBIENTALI COMPONENTI SOCIO-ECONOMICHE

SUOLO E FLORA, SISTEMA AGRICOLTU SALUTE CLIMA ARIA ACQUA SOTTOSUOL FAUNA,BIODI- PAESAGGIO VIABILITA' ENERGIA GESTIONE RA UMANA ACUSTICO O VERSITA' RIFIUTI TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO TEMPORALITA' SPAZIALITA' EFFETTO a) Individuazione, all'interno della Zona E6 – di area idonea alla ======realizzazione di un impianto di biogas b) Realizzazione nella Zona E6 perimetrata di un impianto di biogas. I V+===I L-I V- I V- I V+===I V+I V+======c) Spazi di pertinenza degli impianti, viabilità e parcheggi. ======I L-I V- I L -======d) Aree verdi. ===I L+I L+I V+I V+======I L+=== e) Coltivazioni agricole nelle aree non occupate dall’impianto. ======I L+======

LEGENDA:

R = Impatto reversibile L = Impatto locale + = Impatto positivo I = Impatto irreversibile V = Impatto area vasta - = Impatto negativo Impatto trascurabiledell'azione = = sulla componente considerata

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4.5.1 Impatti di un’azione su tutte le componenti (lettura orizzontale)

Le azioni che presentano un impatto negativo nei confronti di almeno una componente sono state analizzate confrontandole, con lettura orizzontale, con gli impatti sulle altre componenti (impatto cumulativo dell’azione sulle componenti esaminate). Le considerazioni sono riportate di seguito:

DESCRIZIONE COMPONENTE EFFETTI NEGATIVI SULLA POSSIBILI MITIGA Z IONE E COMPENSA Z IONI GENERA LE A ZIONE INTERESSATA COMPONENTE

Uno degli obiettivi da perseguire, nel rispetto del concetto di sostenibilità, è quello di operare una politica di consumo Le azioni previste comportano un parsimonioso di nuovo suolo; le opere, i manufatti e le SUOLO E consumo di suolo con conseguente infrastrutture funzionali all'impianto di biogas sono previsti in SOTTOSUOLO aumento del fenomeno di aree già antropizzate, dove è minore l'impatto sugli elementi antropizzazione del suolo morfologici,vegetazionali e paesaggistici . Pertanto si tratta di un riuso di suolo e non consumo di nuovo suolo naturale.

Le nuove opere (in particolare il digestore e la vasca di stoccaggio) possono causare un decremento della Si dovrà prevedere l'attivazione di misure di mitigazione e di PA ESA GGIO qualità del paesaggio. L'area è inoltre compensazione per salvaguardare le vedute paesaggistiche. Realizzazione di attigua nella parte nord a un complesso un'impianto di biogas di edif ici di interesse tipologico su un'area di 9000 ambientale. mq Le azioni comportano una maggiore antropizzazione del suolo; inoltre le dimensioni delle opere previste possono aumentare il fenomeno della Si dovrà prevedere l'attivazione di misure di mitigazione e di frammentazione in un territorio già compensazione per salvaguardare la flora e la fauna FLORA, FAUNA, caratterizzato da criticità ambientali localizzate nelle aree interessate. Tali misure saranno BIODIVERSITA' (assenza di elementi floro-faunistici di indicate in modo puntuale nella valutazione ambientale interesse regionale). E' pertanto dell'azione specifica. possibile prevedere l'incremento delle pressioni sulla fauna e sulla flora presenti non nell'area di Variante ma negli ambiti limitrofi.

Uno degli obiettivi da perseguire, nel rispetto del concetto di sostenibilità, è quello di operare una politica di consumo Le azioni previste comportano un parsimonioso di nuovo suolo; le aree e la viabilità interna SUOLO E consumo di suolo con conseguente sono previste in aree già antropizzate, dove è minore SOTTOSUOLO aumento del fenomeno di l'impatto sugli elementi morfologici,vegetazionali e antropizzazione del suolo paesaggistici . Pertanto si tratta di un riuso di suolo e non consumo di nuovo suolo naturale. Inoltre la superficie di suolo occupate da tali interventi è limitata.

Le azioni comportano una maggiore antropizzazione del suolo; anche se tali interventi occupano una superfcie Viabilità e area di limitata, potrebbero, insieme alle altre servizio annesse opere previste dalla Variante, Si dovrà prevedere l'attivazione di misure di mitigazione e di all'impianto di biogas aumentare il fenomeno della compensazione per salvaguardare la flora e la fauna FLORA, FAUNA, frammentazione in un territorio già localizzate nelle aree interessate. Tali misure saranno BIODIVERSITA' caratterizzato da criticità ambientali indicate in modo puntuale nella valutazione ambientale (assenza di elementi floro-faunistici di dell'azione specifica. interesse regionale). E' pertanto possibile prevedere l'incremento delle pressioni sulla fauna e sulla flora presenti non nell'area di Variante ma negli ambiti limitrofi.

Le azioni possono causare un Si dovrà prevedere l'attivazione di misure di mitigazione e di PA ESA GGIO decremento della qualità del paesaggio. compensazione per salvaguardare le vedute paesaggistiche. .

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Dalla lettura della tabella si evidenzia:

− Le componenti ambientali soggette alle pressioni di una parte delle azioni sono: suolo e sottosuolo, paesaggio, flora, fauna e biodiversità. Si evidenzia il contrasto tra la possibilità di creare nuovo reddito nel settore agricolo con la necessità di una politica basata sulla sostenibilità e sulla limitazione al consumo di suolo. Tuttavia, considerato che l’area di Variante è già stata oggetto di interventi antropici che hanno modificato la morfologia e caratteristiche dei suolo e allo stato attuale non si rilevano neppure elementi floro-faunistici di interesse comunitario e regionale, l’impatto negativo e significativo è generato sul paesaggio. Nascono così le esigenze di misure di mitigazione e di operare delle scelte di intervento a minor impatto, in particolare per tale componente. Tali valutazioni saranno analizzate in modo dettagliato nel paragrafo “4.6 Le valutazioni delle azioni di Variante”. − Si evidenzia come la maggior parte delle azioni considerate, pur apportando un effetto negativo su determinate componenti, possono essere ritenute positive sotto l’aspetto socio- economico e ambientale: la realizzazione di un’ impianto di biogas rappresenta una valida opportunità per il settore agricolo di diversificare il proprio reddito; inoltre, non meno importante, sono i benefici ambientali legati alla possibilità di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili e di ridurre l’inquinamento atmosferico.

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4.5.2 Impatto di tutte le azioni su una componente (lettura verticale)

E’ stato successivamente analizzato l’impatto cumulativo di tutte le azioni su una componente:

ARIA Non sono presenti azioni che generano impatti negativi su questa componente.

ACQUA Non sono presenti azioni che generano impatti negativi su questa componente. La realizzazione di un'impianto a biogas, di una nuova viabilità interna causa un consumo di SUOLO E SOTTOSUOLO suolo.

La realizzazione di un'impianto a biogas, di una nuova viabilità interna potrebbe causare FLORA, FAUNA, BIODIVERSITA' problemi nei confronti della flora-fauna e biodiversità presente negli ambiti limitrofi.

La realizzazione di nuove strutture ricettive e della nuova viabilità potrebbero causare un PAESAGGIO decremento della qualità del paesaggio.

AGRICOLTURA Non sono presenti azioni che generano impatti negativi su questa componente.

SERVIZI ALLA PERSONA Non sono presenti azioni che generano impatti negativi su questa componente.

ENERGIA Non sono presenti azioni che generano impatti negativi su questa componente.

CLIMA ACUSTICO Non sono presenti azioni che generano impatti negativi su questa componente.

SISTEMA GESTIONE RIFIUTI Non sono presenti azioni che generano impatti negativi su questa componente.

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4.6 LE VALUTAZIONI DELLE AZIONI DELLA VARIANTE

4.6.1 L’IMPIANTO DI BIOGAS

4.6.1.1 DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO La Variante prevede la realizzazione di un’impianto a biogas,. alimentato con biomasse di origine vegetale (in particolare, considerando la vocazione agronomica dei suoli di Varmo per la coltura di seminativi, si potrà utilizzare insilato di mais, di loiessa e frumento tenero) e di derivazione animale (reflui zootecnici). L’area scelta per l’intervento è situata a sud-est dal centro abitato di Roveredo, a una distanza in linea d’aria di circa 0.8 Km ed è classificata, nella tavola di Zonizzazione del P.R.G.C. vigente, in Zona E6 di interesse agricolo. Di conformazione regolare, occupa una superficie di circa 17’500 mq ed è collegata sul lato nord alla strada comunale agricola, connessa a sua volta alla strada provinciale S.P. n.39. L’area e la sua nuova destinazione d’uso è stata individuata e proposta nella Variante n. 9 al P.R.G.C. vigente come Zona E6, a seguito dell’accoglimento da parte dell’amministrazione comunale della richiesta effettuata dalla società cooperativa agricola “BER CAL ENERGY a.r.l. L’impianto sarà alimentato con biomassa proveniente dalle aziende agricole socie della cooperativa proponente almeno per il 50%, il rimanente sarà conferito da aziende del territorio. Si stima che l’energia elettrica prodotta dall’impianto di biogas sia di 996 Kwe. Sarà composto dei seguenti elementi:

• Una vasca di carico del digestore di forma cilindrica per un’autonomia di gg. 6 .

• Due coppie digestore primario-secondario di forma cilindrica formate da vasche circolari concentriche. Sarà dotato di un impianto di miscelazione a elica, di pompa di ricircolo esterna temporizzata e sistema di bocchette di fondo per ottenere la movimentazione della miscela e l’effetto up-flow e rompi-crosta; le materie organiche in essi inseriti dovranno avere una consistenza liquida, e quando non la possiedono possono essere diluite ricircolando parte del liquido in uscita dall’impianto;

• Cabina di controllo;

• Sala motori;

• Quattro gruppi di cogenerazione da 249 Kwe: il biogas, dopo aver subito i trattamenti necessari (filtrazione, deumidificazione, desolforazione) potrà essere trasformato in energia elettrica e termica attraverso la combustione in cogeneratori;

• Cabina di trasformazione dell’energia elettrica in media tensione per l’allacciamento al gestore della rete;

• Due vasca per la conservazione del digestato di forma cilindrica;

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• Opere di minore visibilità (allacciamenti elettrici e idraulici);

4.6.1.2 OBIETTIVI STRATEGICI L’impianto a biogas sarà realizzato con l’obiettivo primario di produrre energia elettrica a partire da biomasse vegetali erbacee (mais e altre colture agrarie) e reflui zootecnici attraverso un processo di digestione anaerobica, che consente di trasformare una parte della sostanza solida in metano (il cosiddetto biogas). Il biogas così prodotto sarà utilizzato per alimentare i motori endotermici collegati a un generatore elettrico. L’energia elettrica prodotta sarà in parte utilizzata dall’impianto stesso e in parte direttamente immessa nella rete distributiva e venduta a prezzo remunerativo (grazie a un’incentivazione, detta certificato verde) in quanto ottenuta da fonte energetica rinnovabile.

4.6.1.3 EFFETTI SULLE COMPONENTI BASE Per analizzare gli effetti della Variante sulle componenti ambientali e socio-economiche saranno esaminate singolarmente le seguenti fasi e attività correlate al corretto funzionamento dell’impianto di biogas e considerate, in tale contesto, maggiormente significative nella valutazione strategica ambientale : a) Fase di approvvigionamento della biomassa; b) Deposito e conservazione della biomassa; c) Funzionamento dei digestori e trasformazione del digestato in biogas; d) Stoccaggio e utilizzo del digestato.

1. Fase di approvvigionamento della biomassa L’impianto di biogas sarà calibrato in funzione del comparto zootecnico e delle produzioni vegetali esistenti nelle azienda agricole cooperativizzate La superficie agricola condotta dalle aziende è caratterizzata da una elevata copertura di seminativi, il cui prodotto finale può essere in parte utilizzata come biomassa vegetale per l’impianto di biogas. Inoltre l’area di Variante è attigua sul lato est a un’ allevamento zootecnico bovino di circa 300 UBA, di proprietà di una delle aziende cooperanti e la cui produzione di effluenti può essere utilizzata come substrato nell’impianto di biogas per una migliore resa energetica. Si stimano i seguenti quantitativi di biomassa prodotti dalle aziende agricole, necessari per il processo di conversione digestione anaerobica:

Tab. 3 – Stima dei flussi in entrata

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Flussi in entrata t/anno annuali Insilato di mais 13'200 Insilato di triticale 8'200 Letame bovino 4502 mc Liquame bovino 5087 mc

La superficie agricola necessaria per ottenere tali produzioni sarà di circa 170 ettari, sarà scelto l’avvicendamento culturale anziché la pratica della monocoltura intensiva. Particolare attenzione sarà posta alla regolazione dell’altezza di taglio in fase di raccolta, evitando di raccogliere il terreno, in quanto la sua elevata carica microbica potrebbe alterare negativamente la qualità dell’insilato. L’allevamento cunicolo esistente sarà in grado di soddisfare il fabbisogno in effluenti richiesti dall’impianto.

Effetti sulle componenti base

SUOLO E SOTTOSUOLO La coltivazione delle colture erbacee a fini energetici sarà effettuata su terreni già destinati all’uso agricolo, pertanto non comporterà consumo di nuovo suolo. Tali terreni sono adiacenti all’impianto e in altre aree ubicate a sud dell’impianto di biogas. La scelta di effettuare la pratica dell’avvicendamento colturale permette, in primo luogo, di conservare al meglio la risorsa suolo mantenendo il terreno agrario coperto dalle colture e, in secondo luogo, di ottenere delle rese potenziali totali di biogas decisamente superiori. Per l’approvvigionamento degli effluenti zootecnici non si prevede alcun consumo di suolo in quanto saranno prelevati dall’ allevamento esistente nella parte est, di proprietà dell’azienda agricola cooperativizzata Bernardis . Non si prevede alcun effetto negativo su tale componente.

ARIA Considerato quanto illustrato nella prima parte della presente relazione, dalla quale si evince che la qualità dell’aria nell’area, influenzata dalla posizione in ambito agricolo anche se in adiacenza con la S.P. 95, presenta valori nei limiti ammessi dalla legge. La coltivazione di colture energetiche non comporterà alcun effetto negativo sulla componente aria ma potrà contribuire a chiudere il ciclo di produzione della CO2: infatti la biomassa vegetale

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assorbe CO2 dall’atmosfera durante la crescita e la restituisce durante la fase combustione nell’impianto di biogas.

ACQUA La coltivazione delle colture agrarie possono interferire con le acque profonde, in quanto comportano il consumo di acqua legato al loro fabbisogno idrico. Tuttavia i quantitativi prelevati saranno limitati alle operazioni di irrigazione di soccorso e alle reali necessità idriche delle colture in atto. Per quanto riguarda il problema dell’inquinamento delle acque da nitrati, il territorio comunale di Precenicco ricade in una zona vulnerabile ai nitrati di origine agricola, pertanto dovranno essere rispettate le norme contenute nel DGR 1947/2008.

FLORA – FAUNA – BIODIVERSITA’ Non si rileva la presenza di elementi floro-faunistici di interesse comunitario nelle superfici destinate alla coltivazione delle colture erbacee e in prossimità dell’allevamento esistente. Non si prevede alcun effetto negativo su tale componente.

VIABILITA’/MOBILITA’ Durante la fase di raccolta e di trasporto della biomassa vegetale dai fondi agricoli all’area di Variante si potrà rilevare un sensibile incremento di traffico di mezzi agricoli . Il trasporto dei prodotti agricoli sarà concentrato in tre diversi periodi dell’anno:

Tab. 4 – Periodo di raccolta prodotti agricoli Flussi in entrata periodo di raccolta

silomais dal 15/08 30/09 frumento dal 15/04 al 30/05 Il traffico perverrà da sud a nord, in particolare dalla S.P. n. 39. Si stima il seguente traffico:

Tab. 5 – Flusso di trasporto autocarri (rimorchio e trattore)/giorno silomais 18 frumento 12

Considerato che: − tale trasporto sarà effettuato solo in alcuni periodi e brevi, successivi alla fase di raccolta delle colture erbacee in campo;

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− l’area è situata in un ambito agricolo e il percorso si sviluppa prevalentemente all’esterno dei centri abitati, si può dichiarare che l’aumento di traffico causato dalla realizzazione dell’impianto non influirà in modo significativo sul volume di traffico nel territorio comunale; Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente. PAESAGGIO Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente. EMISSIONI SONORE L’unica sorgente di rumore è rappresentata dal movimento delle macchine agricole durante le operazioni colturali, la cui emissione non è di intensità tale da comportare criticità sulla componente.

ASPETTI SOCIO-ECONOMICI Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

SALUTE UMANA Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

2. Deposito e conservazione della biomassa Per ottimizzare la produzione di biogas, svolge un ruolo importante sia la scelta della biomassa da utilizzare che la sua corretta conservazione. A seguito della fase di raccolta e di trasporto nell’area, l’insilato sarà conservato in silos adeguatamente dimensionati in funzione delle potenza dell’impianto di biogas. I reflui utilizzati nell’impianto subiranno un processo di stoccaggio in apposite vasche, con modalità e caratteristiche indicate dal DGR 1947/2008.

Effetti sulle componenti base

SUOLO E SOTTOSUOLO I manufatti (silos) per la conservazione degli insilati occuperanno un’area di circa 4500 m2 Il consumo di suolo, peraltro non naturale, è limitato rispetto alla superficie totale comunale e sarà calibrato sulle necessità agro-gestionali dell’impianto. Non si prevede alcun effetto negativo su tale componente.

ARIA

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Considerato quanto illustrato nella prima parte della presente relazione, dalla quale si evince che la qualità dell’aria nell’area, influenzata dalla posizione in ambito agricolo anche se adiacente al traffico veicolare della S.P. 95, presenta valori nei limiti ammessi dalla legge. Per quanto riguarda la produzione di odori provenienti dalle trincee di stoccaggio della biomassa vegetale (insilato di mais e loietto), sarà necessario che l’insilato sia ermeticamente sigillato utilizzando teli di moderna concezione, che con la loro struttura a più strati possono ridurre notevolmente la quantità di ossigeno che penetra nella massa insilata. E fondamentale infatti ridurre nella massa l’infiltrazione di aria, che potrebbe contribuire a provocare lo sviluppo di rifermentazioni e la formazione di odori sgradevoli, oltre ad alterare negativamente la qualità dell’insilato stesso.

ACQUA Sotto l’aspetto quantitativo, le fasi di deposito e conservazione della biomassa non comporteranno effetti negativi sulla componente acqua, mentre potrebbero interferire sull’aspetto qualitativo delle acque profonde. Per evitare eventuali fenomeni di percolazione delle acque derivanti dall’insediamento e dalle operazioni ivi svolte, sarà necessario prevedere misure di mitigazione. In particolare la Variante dovrà prevedere l’impermeabilizzazione dei pavimenti dei silos dove saranno depositati e conservati le biomasse vegetali e delle vasche destinate allo stoccaggio dei reflui zootecnici. La superficie dei silos dovranno essere conformati con una leggera pendenza per allontanare le acque piovane, così da evitare l’infiltrazione e assicurare nel contempo stabilità aerobica al fronte di taglio. Inoltre dovranno essere mantenuti in buono stato i canali di scolo presenti sui lati est, sud e ovest dell’area per la raccolta delle acque piovane. Infine, gli elementi arborei e arbustivi di nuova piantumazione, comprese le siepi di nuova realizzazione lungo il perimetro, previste dalle norme di Variante, potranno svolgere un ruolo nel ridurre l’inquinamento dell’acqua da nitrati o altre sostanze. Infatti esse costituiscono una vera e propria barriera protettiva verso varie forme di inquinamento e rappresentano una misura efficace a livello locale per il trattamento, l’assimilazione e la rimozione dei nutrienti dilavati dai terreni agricoli.

FLORA – FAUNA – BIODIVERSITA’ Non si rileva la presenza di elementi floro-faunistici di interesse comunitario nell’area destinata alla realizzazione dei silos e della vasca di stoccaggio. Non si prevede alcun effetto negativo su tale componente.

VIABILITA’/MOBILITA’

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Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

PAESAGGIO I silos saranno realizzati su una superficie di circa 4500 m2 con muri laterali di altezza pari a 5 mt. A causa di tali dimensioni i silos potrebbero ridurre la qualità della componente percettiva del paesaggio, pertanto la Variante dovrà prevedere la piantumazione di siepi arbustive di mascheramento lungo il lato ovest dell’impianto. EMISSIONI SONORE L’unica sorgente di rumore è rappresentata dal movimento delle macchine e mezzi agricoli per il trasporto della biomassa nei silos. L’emissione così generata non è di intensità tale da comportare criticità sulla componente.

ASPETTI SOCIO-ECONOMICI Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

SALUTE UMANA Una corretta gestione e conservazione degli insilati e dei reflui zootecnici, come previsto nella realizzazione delle azioni di Variante, contribuirà a ridurre notevolmente sia il potenziale odorigeno che la presenza di insetti, migliorando le condizioni igienico-sanitarie nell’area e negli ambiti limitrofi. Non si prevede pertanto alcun effetto negativo e significativo su tale componente

Tab. 6 - Sintesi sulle criticità emerse e mitigazioni previste ANALISI DELLE CRITICITA’ MITIGAZIONI PREVISTE Criticità derivante dalla Piantumazione di siepi arbustive di mascheramento Paesaggio realizzazione dei silos. lungo il lato ovest e sud dell’impianto

3. Fase di digestione anerobica Tale fase consiste in un processo di conversione bio-chimico attraverso il quale la sostanza organica (biomassa vegetale e di origine animale) è trasformata in biogas, costituito da metano, anidride carbonica e vapore acqueo, nonché da altri gas presenti in concentrazioni minori. Dopo opportuna purificazione, il biogas sarà utilizzato in cogeneratori con motori a combustione interna per la produzione combinata di energia elettrica ed energia termica. A tal fine la Variante prevede che l’impianto di biogas sia costituito dai seguenti elementi:

• Un digestore di forma cilindrica formato da vasche circolari concentriche. Sarà dotato di un impianto di miscelazione a elica, di pompa di ricircolo esterna

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temporizzata e sistema di bocchette di fondo per ottenere la movimentazione della miscela e l’effetto up-flow e rompi-crosta; le materie organiche in essi inseriti dovranno avere una consistenza liquida, e quando non la possiedono possono essere diluite ricircolando parte del liquido in uscita dall’impianto; diametro: 22-24 m altezza: 6 m. Il caricamento delle biomasse vegetali nel digestore è separato dall’ingresso dei liquami e avviene per mezzo di un modulo contenitore caratterizzato da un trasportatore.

• Cabina di controllo;

• Sala motori;

• Gruppo di cogenerazione: il biogas, dopo aver subito i trattamenti necessari (filtrazione, deumidificazione, desolforazione) potrà essere trasformato in energia elettrica e termica attraverso la combustione in cogeneratori.

• Cabina di trasformazione dell’energia elettrica in media tensione per l’allacciamento al gestore della rete;

• Vasche per la conservazione del digestato: le modalità di stoccaggio e di utilizzo del digestato saranno valutate nel successivo punto d).

• Opere di minore visibilità (allacciamenti elettrici e idraulici).

• Una vasca di stoccaggio, dove sarà immagazzinato il biogas prodotto nel digestore;

Effetti sulle componenti base

SUOLO E SOTTOSUOLO La realizzazione delle azioni di Variante comporterà un’inevitabile consumo di suolo, con conseguente aumento dell’antropizzazione dell’area. Il consumo di suolo derivante dall’impianto a biogas è determinato dalla realizzazione dei manufatti e opere sopraelencati, che occuperanno una superficie totale di 2800 mq. Il consumo di suolo, peraltro non naturale, è limitato rispetto alla superficie totale comunale e sarà calibrato sulle reali necessità agro-gestionali dell’impianto. Inoltre la Variante prevede di realizzare un’ impianto unitario dei manufatti e delle opere per evitare l’eccessiva dispersione degli stessi sul territorio. Da quanto esposto, si ritiene che l’impianto di biogas riduca al minimo il consumo di suolo creando in tal senso una criticità accettabile.

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Tab. 7 - Sintesi sulle criticità emerse e mitigazioni previste ANALISI DELLE CRITICITA’ MITIGAZIONI PREVISTE Criticità derivante dalle a) Corretto dimensionamento dell’impianto di Consumo di opere, impianti e biogas. suolo attrezzature, funzionali b) Raggruppamento dei manufatti e strutture su all’impianto di biogas area limitata.

ARIA Considerato quanto illustrato nella prima parte della presente relazione, dalla quale si evince che la qualità dell’aria nell’area, influenzata dalla posizione in ambito agricolo e lontano dal traffico veicolare, presenta valori nettamente al di sotto dei limiti ammessi dalla legge. Per quanto concerne l'emissione in atmosfera di sostanze inquinanti e odori derivanti dal processo di conversione biologica delle masse vegetali e reflui zootecnici, i quantitativi emessi saranno influenzati dalla quantità e dalla tipologia di materia prima utilizzata. Nell’ipotesi che l’impianto di biogas possa produrre una quantità di energia elettrica pari a 996 Kwe in condizioni di normale funzionamento, si stima che il gas di scarico prodotto abbia le seguenti caratteristiche:

Tab. 8 - Valori massimi delle sostanze nocive per un impianto di biogas con potenza di 996Kwe Gas e polveri prodotti Concentrazione (mg/m3)

polveri* < 10 monossido di carbonio < 500 Nox < 400 NMCH (composti organici)* < 60 HF* < 2 Note: (*) valore medio rilevato per un periodo di campionamento di 1 ora. - l'altezza dei punti di emissione dal suolo sarà di circa 4,0 m dal suolo.

I valori stimati rispettano gli standard qualitativi previsti dell’aria e dimostrano lo scarso contributo delle emissioni dell’impianto ai valori presenti nell’area. Si sottolinea inoltre che l’impianto consentirà di evitare un’ aumento della CO2 in atmosfera: in questi processi il bilancio della CO2 è nullo e non contribuisce quindi all’effetto serra. Infatti la biomassa vegetale assorbe CO2 dall’atmosfera durante la crescita e la restituisce durante la combustione. Nonostante le emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera risultano essere ridotte, per il principio di precauzione la Variante dovrà prevedere la piantumazione di fasce arboree e arbustive lungo il perimetro dell’area. Dal punto di vista ecologico-ambientale, le piante, oltre a liberare ossigeno e consumare anidride carbonica attraverso il processo fotosintetico, hanno la capacità di fissare polveri e gas tossici, contribuendo a ridurre l’inquinamento atmosferico. A tal fine potranno essere

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piantumate essenze con foglie a lamina increspata e ricoperta da peluria in grado di trattenere le polveri (in particolare Carpino bianco). L’impianto dovrà essere effettuato a contatto di chioma a maturità, con l’impiego nell’interasse di due elementi arbustivi con la stessa tipologia fogliare (Viburno lantana, Pallon di maggio, Sambuco nero e Spin cervino). Per quanto riguarda i problemi olfattivi, le fasi maggiormente odorigene sono gestite in un reattore chiuso e le “arie esauste” sono rappresentate dal biogas, utilizzato nel processo di digestione anareobica e non immesso in atmosfera.

Tab. 8 - Sintesi sulle criticità emerse e mitigazioni previste ANALISI DELLE CRITICITA’ MITIGAZIONI PREVISTE Piantumazione di essenze con foglie a lamina increspata e ricoperta da peluria in grado di trattenere le polveri (in Produzione di polveri e gas particolare Carpino bianco). L’impianto dovrà essere durante le fasi di effettuato a contatto di chioma a maturità, con l’impiego ARIA funzionamento dell’impianto nell’interasse di due elementi arbustivi con la stessa di biogas tipologia fogliare (Viburno lantana, Pallon di maggio, Sambuco nero e Spin cervino).

ACQUA A scala locale i corsi idrici superficiali che interessano l’area vasta di studio sono il Fiume Taglio, che scorre a una distanza di circa 4100 m dall’area in Variante e il Fiume Varmo ad una distanza di circa 1000 m., il canale Cragno Grande a una distanza minima di circa 300 m. La tipologia di impianto previsto dalla Variante non comporta impatti relativi sulle acque superficiali. Le azioni di Variante potrebbero interferire con le acque profonde. Sarà necessario prevedere misure di mitigazione per evitare fenomeni di percolazione delle acque derivanti dall’insediamento e dalle operazioni ivi svolte. In particolare la Variante dovrà prevedere l’impermeabilizzazione dei pavimenti del digestore e della vasca di stoccaggio. Inoltre l’impianto dovrà essere dotato di un pozzetto a tenuta per i percolati che saranno riutilizzati nell’impianto.

Tab. 9 - Sintesi sulle criticità emerse e mitigazioni previste ANALISI DELLE CRITICITA’ MITIGAZIONI PREVISTE Criticità derivante da a) Tutte le superfici dell’impianto dovranno essere Verso acque una possibile pavimentate e impermeabilizzate. profonde contaminazione verso b) Realizzazione di un pozzetto a tenuta per i percolati le acque di falda che saranno riutilizzati dall’impianto.

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FLORA – FAUNA – BIODIVERSITA’ L’impianto di biogas sarà realizzato in un’area agricola, dove a scala locale non si rileva la presenza di elementi significativi dal punto di vista conservazionistico. Per quanto riguarda la flora, l’impianto a biogas sarà realizzato su un terreno che non rileva emergenze botaniche isolate o elementi di spicco o di valore conservazionistico, non si riscontrano pertanto impatti negativi. La struttura non rappresenta un fattore di impatto negativo significativo per la fauna, in quanto il sito non è popolato da specie tutelate. Nonostante l’intervento non influisca direttamente sulle componenti naturalistiche di interesse comunitario, dovranno comunque essere mantenute le eventuali bordure vegetali al fondo agricolo e realizzati fasce arboree e arbustive lungo il perimetro del lotto per creare punti di rifugio, alimentazione, nidificazione per la fauna locale.

Tab. 10 - Sintesi sulle criticità emerse e mitigazioni previste ANALISI DELLE CRITICITA’ MITIGAZIONI PREVISTE La realizzazione di un impianto di biogas comporta oltre al consumo di nuovo suolo, a) Mantenimento formazioni vegetali laterali con la conseguente all’area di Variante Frammentazione ulteriore frammentazione b) Realizzazione di fasce arboree e arbustive del territorio, l'incremento lungo il perimetro dell’area. delle pressioni sulla fauna e sulla flora locata negli ambiti limitrofi

VIABILITA’/MOBILITA’ La realizzazione dell’impianto di biogas potrà aumentare nella viabilità comunale il traffico di mezzi agricoli e veicolari per la funzionalità dell’impianto. Si prevede infatti un aumento sensibile del volume di traffico causato da: − Trasporto del substrato organico (insilato) dalle trincee verso l’impianto di biogas con l’impiego di macchine per la raccolta dell’insilato. Tale operazione sarà effettuata nel corso di tutto l’anno e all’interno dell’area di Variante, potrà essere utilizzata una singola macchina operatrice; − Traffico veicolare del personale addetto. Si stima la presenza di 2 addetti durante l’anno e quindi di 2 autoveicoli.

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Dalle considerazioni sopra descritte, si può affermare che l’aumento di traffico durante il funzionamento dell’impianto di biogas sarà in ogni caso limitato non causerà un impatto significativo e negativo sulla viabilità, sia all’interno che all’esterno dell’area di Variante.

PAESAGGIO Dall’esame del quadro conoscitivo è emerso che l’area di Variante è inserita in un contesto territoriale la cui qualità ecologica-paesaggistica è in linea generale medio-bassa. Infatti il paesaggio non è oramai da tempo un paesaggio naturale ma è connotato dalla presenza di elementi artificiali, quali campi coltivati, rettifica dell’idrografia minore e la presenza di edifici rustici isolati e abbandonati. E’ necessario pertanto valutare con attenzione come le opere saranno inserite nel contesto ambientale, mettendo in luce sia l’incidenza sulle vedute di paesaggio che l’incidenza paesaggistica. Saranno osservate pertanto le seguenti prescrizioni: − Contenere l’altezza e la volumetria dei manufatti, la cui realizzazione può modificare lo skiline esistente; − Sarà realizzato un’ impianto unitario dei manufatti per evitare l’eccessiva dispersione di opere sul territorio; − Per i fabbricati, depositi e volumi edilizi le coperture potranno essere realizzate a falde con manto di copertura in materiali diversi, di colore rosso simil-coppo e grigio. Le finiture esterne saranno intonacate con tonalità tipiche del luogo. − Si dovranno prevedere misure di mascheramento lungo il perimetro dell’area, quale la piantumazione di siepi arboree e arbustive. La vegetazione da mettere a dimora dovrà prevalentemente appartenere alle specie autoctone, in modo tale da consentire di ricreare il legame interrottosi tra insediamento e territorio circostante e migliorare la qualità ambientale complessiva. In particolare si prevede quanto segue: Lungo il lato ovest e sud dell’area, a confine con l’area agricola adiacente e con il relitto stradale ai lati della S.P.95: piantumazione di unità arboree mediante l’impiego di materiale vivaistico di pronto effetto (altezza minima: 2 m, circonferenza tronco: 16 – 18 cm) alla densità media di almeno 1 unità ogni 2 m. di fronte e impianto di arbusti autoctoni alla densità di almeno 1 unità ogni metro di fronte. La stessa scelta dell’area di Variante può contribuire a ridurre l’impatto sul paesaggio: l’impianto di biogas non andrà ad alterare il paesaggio percepito dalla popolazione in quanto non esiste nelle immediate vicinanze popolazione insediata, ma solo terreni coltivati.

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Tab. 11 - Sintesi sulle criticità emerse e mitigazioni previste

ANALISI DELLE CRITICITA’ MITIGAZIONI PREVISTE

a) Contenere la volumetria e l’altezza dei manufatti. b) Realizzazione di un’ impianto unitario dei manufatti per evitare l’eccessiva dispersione di opere sul territorio. c) Piantumazione di fasce arboree e arbustive lungo il perimetro sud Verso Criticità derivante ed ovest dell’area come misura di mascheramento dei manufatti e paesaggio dall’impianto di altre opere presenti nell’area. rurale biogas d) Per i fabbricati, depositi e volumi edilizi le coperture potranno essere realizzate a falde con manto di copertura in materiali diversi, di colore rosso simil-coppo e grigio. Le finiture esterne saranno intonacate con tonalità tipiche del luogo.

EMISSIONI SONORE L’esercizio dell’impianto di biogas comporta due tipologie di emissione acustiche, legate alla tipologia di sorgente, che può essere fissa o mobile. Da un punto di vista acustico, le attività dell’impianto possono essere così classificate: − Attività di produzione del combustibile: riguardano le attività di stoccaggio, movimentazione e trasformazione delle materie prime per ottenere il combustibile da cui ricavare l’energia elettrica e l’energia termica. Tale attività sono attive in modo continuo sulle 24 ore e saranno esercitate in locali chiusi; − attività di produzione di energia: è riferita all’attività di combustione e generazione di energia elettrica e energia termica, è attiva in modo continuo sulle 24 ore in locali chiusi. Facendo seguito con quanto espresso nello specifico punto, si ritiene che l’emissione sonora prodotta sia al di sotto dei limiti di legge. Inoltre considerata la dimensione dell’impianto e la sua posizione in zona agricola, a una distanza minima pari a 800 m dalle unità abitative esistenti, si può dichiarate che tali emissioni saranno in grado di rispettare i limiti acustici di legge per l’area.

ASPETTI SOCIO-ECONOMICI. Riprendendo quanto già illustrato nel Rapporto Ambientale, si indica che l’intervento previsto dalla Variante s’inquadra con le esigenze di moderno sviluppo agricolo per i motivi sotto esposti:

• Crea una nuova opportunità per aumentare il reddito agricolo netto;

• differenzia l’attività agricola;

• riduce i costi energetici, grazie alla realizzazione di un ciclo chiuso per la produzione di energia elettrica ad emissione pressoché nulla con prodotti ritraibili dalle coltivazioni e allevamenti già presenti negli ambiti limitrofi dell’area di Variante;

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• migliora la gestione dei reflui zootecnici;

• incrementa in modo sensibile il valore aggiunto delle aziende agricole coinvolte in tale attività; In conclusione l’attività svolta dall’impianto di biogas può essere vista come una moderna attività agricola, multifunzionale, e adatta al contesto territoriale su cui è inserito. Non si prevede pertanto alcun effetto negativo su tale componente.

SALUTE UMANA Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

4. Stoccaggio e utilizzo del digestato. Nell’impianto di biogas saranno allestite due vasca di stoccaggio dove sarà convogliata la biomassa digerita (chiamata digestato). A seguito del processo di digestione anaerobica, il digestato ottenuto sarà composto principalmente: − da fosforo, potassio e altre sostanze minerali in concentrazioni minori derivanti principalmente dalla biomassa vegetale; − da azoto in bassa quantità, derivante sia dai reflui zootecnici che dalla biomassa vegetale; Per tali caratteristiche, il digestato potrà essere utilizzato come fertilizzante per la superficie agricola e la gestione dovrà essere fatta in modo del tutto simile a quella adottata per il reimpiego dei reflui zootecnici. Pertanto per l’utilizzazione agronomica del digestato, il soggetto responsabile alla realizzazione dell’impianto di biogas dovrà presentare un Piano di utilizzazione agronomica (PUA), in conformità al DGR 1947/2008.

Effetti sulle componenti base

SUOLO E SOTTOSUOLO Le vasche di stoccaggio previste dalla opere conseguenti alla variante copriranno una superficie massima di 355m2. Il consumo di suolo, peraltro non naturale, è limitato rispetto alla superficie totale comunale e sarà calibrato sulle necessità agro-gestionali dell’impianto. Sotto l’aspetto qualitativo, l’utilizzo agronomico del digestato come fertilizzante distribuito nei terreni agricoli contribuirà a reintegrare nel suolo le asportazioni colturali dei nutrienti (in particolare di fosforo e potassio) effettuate dalle colture erbacee durante la loro crescita vegetativa in campo.

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In tal modo il ciclo biologico di tali nutrienti potrà essere chiuso e l’apporto di concimi chimici nel terreno saranno molto ridotti. Non si prevede alcun effetto negativo su tale componente.

ARIA Considerato quanto illustrato nella prima parte della presente relazione, dalla quale si evince che la qualità dell’aria nell’area, influenzata dalla posizione in ambito agricolo e lontano dal traffico veicolare, presenta valori nettamente al di sotto dei limiti ammessi dalla legge. Per quanto riguarda la produzione di odori provenienti dalla vasca di stoccaggio del digestato, si rileva che tale effetto è irrilevante: il processo di digestione anaerobica utilizza quasi totalmente il contenuto in ammoniaca nella biomassa di origine animale, pertanto il sottoprodotto ottenuto ha un valore odorigeno nettamente inferiore a quello contenuto nella biomassa di partenza. Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

ACQUA Le fasi di deposito e conservazione del digestato non comporteranno, sotto l’aspetto quantitativo, effetti negativi sulla componente acqua. Tuttavia potrebbero interferire sull’aspetto qualitativo delle acque profonde. Per evitare fenomeni di percolazione, la Variante dovrà prevedere l’impermeabilizzazione della vasca di stoccaggio. Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

FLORA – FAUNA – BIODIVERSITA’ Non si rileva la presenza di elementi floro-faunistici di interesse comunitario nell’area di Variante destinate alla realizzazione della vasca di stoccaggio. Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

VIABILITA’/MOBILITA’: Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

PAESAGGIO: Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente.

EMISSIONI SONORE L’unica sorgente di rumore è rappresentata dal movimento delle macchine e mezzi agricoli per il trasporto della digestato verso i terreni agricoli, esterni all’area di Variante. Tale emissione di rumore non è di intensità tale da comportare criticità sul clima acustico.

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ASPETTI SOCIO-ECONOMICI L’utilizzo agronomico del digestato comporterà una riduzione dei costi per un minore acquisto dei concimi chimici distribuiti nei terreni destinati alla coltivazione delle colture energetiche. Non si prevede alcun effetto negativo su tale componente.

SALUTE UMANA Non si prevede alcun effetto negativo e significativo su tale componente. Al contrario si avrà effetto migliorativo: il digestato privo di sostanza organica non produce odori, mosche ed insetti tipici dei liquami zootecnici.

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4.7 VALUTAZIONE COMPARATIVA DEGLI SCENARI

Si compila in forma abbreviata la definizione di scenari ovvero degli assetti futuri del territorio e dell’ambiente, componente essenziale di procedimenti VAS e facoltativa nei procedimenti VAVAS. Con il termine “scenario” si intende l’insieme delle condizioni entro cui avvengono determinati eventi e processi. Si possono distinguere: − scenario attuale, inteso come complesso delle condizioni entro cui avvengono i processi in corso ed entro cui sono prese le decisioni; − scenario tendenziale, inteso come la situazione che si verrebbe a creare qualora si perseguissero i processi in atto, indipendentemente da decisioni programmatiche che possono essere prese; − scenario programmatico, inteso come la situazione che si verrebbe a creare qualora si realizzassero le azioni previste dalla Variante. In questa valutazione si è inteso confrontare lo stato di fatto attuale con lo scenario tendenziale di riferimento, senza che vengano attuate le azioni di Variante, e confrontare tali scenari con lo scenario programmatico, relativo all’approvazione e adozione della Variante. Per comprendere lo sviluppo delle proiezioni di Variante, è stata analizzata singolarmente ciascuna componente e verificato come essa viene modificata in funzione delle azioni di Variante stessa. Nei paragrafi successivi sono riportate le tabelle relative alle componenti ambientali e socio- economiche. Al termine dell’analisi di ogni componente è stata fatta una sintesi degli indicatori considerati ed è stato evidenziato il trend che si suppone si possa conseguire con le azioni di Variante. La simbologia utilizzata fa riferimento alla seguente legenda:

☺ Condizioni positive Condizioni incerte o intermedie Condizioni negative

↑ Progressivo miglioramento nel tempo ↔ Andamento costante nel tempo ↓ Progressivo peggioramento nel tempo

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COMPONENTE AMBIENTALE ARIA

Comparazione tra stato di fatto, scenario di riferimento e scenario di Variante STATO DI FATTO - Criticità presenti SCENARIO DI RIFERIMENTO - SCENARIO DI VARIANTE - (andamento delle (andamento delle criticità senza le criticità CON le azioni di Variante) azioni di Variante) L'area di Variante è inserita in un contesto Lo scenario di riferimento prevede il La realizzazione di un impianto a biogas potrà territoriale agricolo a basso flusso veicolare. mantenimento dello stato attuale di aumentare il numero di affluenze nell'area di E' caratterizzata da un flusso di traffico tale componente. Allo stato attuale Variante e quindi il flusso veicolare lungo la formato principalmente da mezzi agricoli. non si rileva alcuna criticità viabilità principale, con conseguente aumento di Non vi sono nell'area di Variante attività significativa sulla qualità dell'aria. emissioni di sostanze inquinanti nell'aria. produttive e/o antropiche ritenute fonte di Non vi sono previsioni di nuova Tuttavia, considerate le dimensioni limitate inquinamento atmosferico. Si ritiene che pianificazione sulla viabilità e sulle dell'impianto è possibile dichiarare che l'azione pertanto la componente aria non sia oggetto attività produttive nell'area di non determinerà un 'aumento significativo sul di criticità. Variante e negli ambiti limitrofi. traffico veicolare tale da alterare negativamente la qualità dell'aria, grazie anche alla posizione in ambito rurale del'area di Variante.

SCENARIO DI SCENARIO DI STATO DI FATTO RIFERIMENTO VARIANTE Emissioni di inquinanti ☺ ↔↔ I valori di concentrazione di Ozono ☺ ↔↔ I valori di concentrazione di biossido di a ☺ ↔↔

COMPONENTE AMBIENTALE ACQUA

Comparazione tra stato di fatto, scenario di riferimento e scenario di Variante STATO DI FATTO - Criticità presenti SCENARIO DI RIFERIMENTO - SCENARIO DI VARIANTE - (andamento delle (andamento delle criticità senza le criticità CON le azioni di Variante) azioni di Variante) La qualità dei corpi idrici sotterranei nell'area Anche se allo stato attuale non La realizzazione dell'impianto di biogas di Variante e negli ambiti limitrofi, può essere sono emersi elementi critici comporta una pressione idrica non significativa già ritenuta compromessa a causa degli sull'aspetto quali-quantitativo, è su tutto il sistema acqua. apporti agricoli azotati effettuati a monte . necessario garantire un Infatti l'area di Variante ricade in un'ambito monitoraggio costante e periodico territoriale classificato a livello regionale della componente acqua sotto come zona vulnerabile da nitrati di origine l'aspetto qualitativo Lo scenario di agricola. Per quanto riguarda il consumo di riferimento prevede il acqua, esso è limitato e comunque è poco mantenimento dello stato attuale di significativo nell'area di Variante ed è limitato tale componente, sia dal punto di ai soli usi agricoli. Le quantità prelevate sono vista qualitativo che quantitativo. tali da non compromettere il bilancio idrico totale sull'area e in particolare, sugli habitat di natura igrofila dei biotopi, situati a nord dell'area di Variante.

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SCENARIO DI SCENARIO DI STATO DI FATTO RIFERIMENTO VARIANTE Qualità delle acque ↔ ↔ Consumi idrici ↔↔ Sistema di smaltimento delle acque ↔ ↔

COMPONENTE AMBIENTALE SUOLO E SOTTOSUOLO

Comparazione tra stato di fatto, scenario di riferimento e scenario di Variante STATO DI FATTO - Criticità presenti SCENARIO DI RIFERIMENTO - SCENARIO DI VARIANTE - (andamento delle (andamento delle criticità senza le criticità CON le azioni di Variante) azioni di Variante) Negli ultimi decenni l'area è stata soggetta a Lo scenario di riferimento prevede il L'attuazione delle azioni di Variante comportano numerosi interventi di antropizzazione che consumo di suolo e interventi sul un consumo di suolo. Tuttavia parte di tali hanno causato il consumo di suolo terreno per usi agricoli, considerato interventi sono previsti in aree dove il suolo non naturale;in particolare si evidenzia nell'area di che l'area di Variante è situata è naturale, su ambiti già antropizzati.La Variante Variante e negli ambiti limitrofi una elevata all'interno della Zona E6 del prevede in realtà un "riuso" e non un consumo di estensione della superficie agricola totale P.R.G.C. vigente. suolo naturale. Inoltre i movimenti di terra per la rispetto alla superficie urbanizzata. Tale realizzazione dell'impianto di biogas saranno fenomeno è dovuto principalmente al limitati e condotti con attenzione alla processo di riordino fondiario e alla fertilità minimizzazione dell'impatto. Non comporterà un dei terreni, particolamente vocati rischio idrogeologico per l'area e ambiti limitrofi. all'agricoltura di tipo intensivo.

SCENARIO DI SCENARIO DI STATO DI FATTO RIFERIMENTO VARIANTE Consumo di suolo ↔↔

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COMPONENTI AMBIENTALI: VEGETAZIONE, FAUNA, BIODIVERSITA’ E HABITAT

Comparazione tra stato di fatto, scenario di riferimento e scenario di Variante

STATO DI FATTO - Criticità presenti SCENARIO DI RIFERIMENTO - SCENARIO DI VARIANTE - (andamento (andamento delle criticità senza le delle criticità CON le azioni di Variante) azioni di Variante) Nell'area di Variante non sono stati rilevati Lo stato della componente flora- Nell'area di Variante si prevede la elementi floro-faunistici e habitat di fauna tende a rimanere costante sia realizzazione di fasce arboree e arbustive e la particolare interesse. Infatti molti di tali sotto l'aspetto qualitativo che piantumazione di elementi arborei su superfici elementi sono andati perduti nel corso degli quantitativo. limitate. Pertanto si prevede un'aumento della ultimi decenni a causa di interventi antropici copertura vegetazionale non lasciata però a che hanno alterato la naturalità dei luoghi; libera evoluzione naturale. anche allo stato attuale sono numerose le pressione antropiche (attività agricola basata sulla monocoltura intensiva, intenso flusso veicolare e ferroviario, ecc. ) che non rendono ideali tali aree per la vita della flora e fauna di interesse comunitario.

SCENARIO DI SCENARIO DI STATO DI FATTO RIFERIMENTO VARIANTE

Assenza di elementi floro-faunistici di interesse comunitario. Rischio frammentazione, legato al consumo ↔↔ di suolo

COMPONENTE AMBIENTALE PAESAGGIO

Comparazione tra stato di fatto, scenario di riferimento e scenario di Variante

STATO DI FATTO - Criticità presenti SCENARIO DI RIFERIMENTO - SCENARIO DI VARIANTE - (andamento delle (andamento delle criticità senza le criticità CON le azioni di Variante) azioni di Variante) L'area di Variante si inserisce in contesto Non si prevede un cambiamento La Variante prevede azioni mirate per migliorare paesaggistico di qualità bassa, causata da sul paesaggio nell'area in esame alcuni aspetti paesaggistici sia sotto l'aspetto interventi antropici passati che hanno ambientale che urbanistico, considerato che modificato i caratteri ambientali originari di l'area in esame si inserisce in un'ambito tali luoghi. fortemente antropizzato.

SCENARIO DI SCENARIO DI STATO DI FATTO RIFERIMENTO VARIANTE

Qualità del paesaggio ↔ ↑

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COMPONENTE VIABILITA’ – MOBILITA’

Comparazione tra stato di fatto, scenario di riferimento e scenario di Variante

STATO DI FATTO - Criticità presenti SCENARIO DI RIFERIMENTO - SCENARIO DI VARIANTE - (andamento delle (andamento delle criticità senza le criticità CON le azioni di Variante) azioni di Variante) Nel R.A. non sono emersi criticità sulla Non si prevede un aumento L'attuale sistema di vabilità interna è in grado di viabilità esistente nell'area di Variante. significativo della viabilità interna, sostenere tale aumento e non si prevedono mentre quella esterna segue un problemi di congestione del traffico. trend positivo costante.

SCENARIO DI SCENARIO DI STATO DI FATTO RIFERIMENTO VARIANTE Problemi connessi con la viabilità interna ☺ ↔ ↑

COMPONENTE SOCIO-ECONOMICA

Comparazione tra stato di fatto, scenario di riferimento e scenario di Variante

STATO DI FATTO - Criticità presenti SCENARIO DI RIFERIMENTO - SCENARIO DI PIANO - (andamento delle (andamento delle criticità senza le criticità CON le azioni di Variante) azioni di Variante) Nel R.A. non sono emersi criticità sulla Non si prevede un aumento L'attuale sistema di vabilità interna è in grado di viabilità esistente nell'area di Variante. significativo della viabilità interna, sostenere tale aumento e non si prevedono mentre quella esterna segue un problemi di congestione del traffico. trend positivo costante.

SCENARIO DI SCENARIO DI STATO DI FATTO RIFERIMENTO VARIANTE Problemi connessi con la viabilità interna ☺ ↔ ↑

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5. PARERE DI ASSOGGETTABILITA’ ALLA PROCEDURA VAS.

A seguito di quanto sopra riportato ed in particolare delle argomentazioni riportate al punto 4, tenuto conto delle azioni e degli effetti derivanti dalle azioni della Variante n. 9 al P.R.G.C. del Comune di Varmo, si ritiene non necessario l’assoggettamento alla procedura VAS.

IL TECNICO INCARICATO

Varmo, giugno 2010

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RILIEVO FOTOGRAFICO

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