TOBAGI “Un Mestiere Che Resta Duro, Artigianale, Nonostante L’Applicazione Delle Tecnologie Più Moderne” GIORNALISTA
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WALTER TOBAGI “un mestiere che resta duro, artigianale, nonostante l’applicazione delle tecnologie più moderne” GIORNALISTA Associazione lombarda dei giornalisti Provincia di Milano Dal Parini al “Corriere della Sera” Gli scritti di Walter Tobagi testimone della nostra storia Walter Tobagi nasce in Umbria nel marzo 1947 a San Brizio, frazione di Spoleto. Il padre è ferroviere. La famiglia si trasferisce al Nord negli anni ’50, e va ad abitare a Cusano Milanino. Quando viene assassinato il 28 maggio 1980 ha 33 anni. È presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti e articolista di prima pagina al CORRIERE DELLA SERA. Posizione raggiunta dopo una “gavetta” che ha radici nell’adolescenza. Al Parini, il liceo di Milano, comincia a scrivere articoli di attualità a 16 anni sulla ZANZARA. Segue di poco la collaborazione con il setti- manale sportivo MILANINTER. A 19 anni è al mensi- le SCIARE, e ne diventa caporedattore. A 21 anni è praticante all’AVANTI!. Poi lavora ad AVVENIRE, CORRIERE DI INFORMAZIONE e CORRIERE DELLA SERA, dove giunge nel 1976. Integra la vocazione di cronista con quella di studioso. Scrive libri e saggi sui marxisti leninisti, lo squadrismo fascista degli anni ’20, l’attentato a Togliatti, il potere dei sindacati confederali, Achille Grandi, Mario Borsa diret- tore del Corriere dopo la Liberazione. Questo volume raccoglie parte dei suoi scritti: dagli esor- di fino alle opere storiografiche e ai servizi da inviato. Scritti realizzati con la pazienza e l’umiltà di documen- tarsi, vedere e ascoltare. Alcuni sono attualissimi, tanto da apparire persino profetici. Abbiamo voluto raccoglierli per offrire a tutti la possibi- lità di conoscere l’opera di un uomo vittima della barba- rie terroristica; che ha ucciso lui, ma non ha cancellato il suo esempio di capacità, di lavoro, di libertà. Associazione lombarda dei giornalisti - Provincia di Milano Milano 28 maggio 1980 Milano 28 maggio 2005 Un ringraziamento particolare all’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani per il contributo determinante dato alla realizzazione di tutte le iniziative legate al venticinquesimo anniversario della morte di Walter Tobagi. Grazie anche al vicepresidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti Paolo Chiarelli, che ha coordinato il lavoro degli autori del libro e l’organizzazione della manifestazione. Grafica di Franco Malaguti e Marco Micci Revisione testi di Luca Paolo Claudio Stampato dalla Milano Stampa di Farigliano (Cuneo) Anno 2005 a cura di Giuseppe Baiocchi e Marco Volpati WALTER TOBAGI GIORNALISTA con la collaborazione di Andrea Sparaciari ade quest’anno, il 28 maggio, il 25° anniversario della morte di Walter Tobagi, assassinato dai terroristi a soli 33 anni. Un giornalista di rango, Cche nella sua purtroppo breve esistenza ha lasciato un segno. Il segno di chi ha saputo raccontare la realtà con la concretezza del cronista e la finezza del politologo. Un uomo che non aveva paura di cercare la verità, dovunque si trovasse, qualunque fos- se, senza restare intrappolato in facili schematismi semplificato- ri, senza mai lasciarsi sopraffare dalla retorica. La sua ricerca del- la verità si faceva metodo, e come disse Leonardo Sciascia “pro- prio per questo metodo fu ucciso. Perché, pur senza mai strilla- re seppe vedere, capire anni tragici, seppe capire che il terrori- smo era il tarlo più pericoloso per il Paese e per la democrazia”. Tobagi era un riformista e per questo, come più tardi Ezio Tarantelli, Massimo D’Antona, e Marco Biagi, il peggior nemi- co della follia terrorista. Un nemico pacato e ragionevole ma proprio per questo più temibile. 25 anni dalla quella tragica, fredda mattina di maggio sentiamo an- cora la sua mancanza. Se oggi fosse tra noi ci aiuterebbe a capire i A mutamenti della nostra epoca. Il suo sguardo ancora una volta ci aiu- terebbe a rendere più nitide le immagini del nostro presente, a muoverci nel- la complessità che rischia talvolta di confondere. Per questo lo vogliamo ricordare con rimpianto, ma anche con la certezza che il suo insegnamento, il suo metodo, non sono andati persi e ci accompagnano ogni giorno. Filippo Penati Presidente della Provincia di Milano n giornalismo forte, libero, pluralistico, capace di svolgere una funzio- ne seriamente critica. Un sindacato non ideologico, non condizionato U o condizionabile dai partiti, democratico al suo interno, in grado di prefigurare il futuro del sistema informazione e perciò di guidare i giornalisti at- traverso le nuove frontiere dell’editoria, tutelandoli, mantenendone la centralità nelle redazioni. Erano gli anni Settanta. E in un panorama già sconvolto dalla violenza che chiamava altra violenza, queste erano le idee di Walter Tobagi. Idee “ragionevoli” che pure, ad alcuni, dovevano apparire destabilizzanti. Certo, la loro traduzione in pratica pre- supponeva una contrapposizione senza tentennamenti ai poteri forti, palesi e occulti, al totalitarismo, alla sudditanza, alla giustifi- cazione di situazioni ingiustificabili. Nei giornali e nel sindacato. Un po’ come dire “le carte sono logore”, cambiamo il mazzo. Come? Un credo aveva questo giovane intellettuale catturato dal giornalismo: osservare, riflettere, comprendere. Poi agire. E osare, con l’arma principe della democrazia, la dialettica. Ha osato, Walter Tobagi. Ha raccolto consenso diventando il lea- der di un drappello di giornalisti che, come lui, non volevano es- sere omologati, credevano nella professionalità e in un sindacato in grado di dialogare e confrontarsi con il potere, restandone ben distante. No al compromesso, no alla cogestione. Insieme sareb- bero scesi in campo e avrebbero dato vita a Stampa Democratica, una nuova componente del sindacato che si poneva fuori dagli schemi precostituiti, Destra, Sinistra, o con l’una o con l’altra. Si demoliva, con la ragione e i comportamenti, un assunto impe- rante: chi non è con me è contro di me. Un nemico. Da combat- tere ad armi pari per alcuni, da abbattere per altri. Furono gli “al- tri” a prendere il sopravvento. E lui, il cronista-intellettuale, mite eppure determinato, fu abbat- tuto. Diceva nel 1978 in una relazione sindacale: “Possiamo an- noverare i terroristi tra quelli che si propongono di far tacere, o al- meno intimorire, la stampa. Sarebbe sciocco ignorare questa real- tà, ma non possiamo nemmeno farci impaurire. Dev’essere chiaro che i giornalisti non vanno in cerca di medaglie, non ambiscono alla qualifica di eroi; però non accettano avvertimenti mafiosi”. La risposta, ancora una volta, Tobagi la indicava nel rispetto delle regole democratiche, solo all’interno delle quali sarebbe potuto esistere un sistema informativo libero. Fra le libertà che mantengono un giornalista libero, Walter poneva come centrale la questione delle retribuzioni, ferme da anni, inade- guate. Non c’è libertà nella povertà: c’è appiattimento, spesso uno sconforto pericoloso perché può trasformarsi in accettazione passi- va dei diktat del potere, editori o partiti che siano. E il sindacato doveva essere il portabandiera di richieste legittime: “... non dob- biamo avere vergogna di quello che chiediamo”, diceva. Se i gior- nalisti devono mantenere la “schiena dritta”, non possono essere ricattabili. Era vero quasi trent’anni fa come è vero oggi. E ancora Tobagi poneva il problema delle concentrazioni, delle tecnologie, della disoccupazione, dell’accesso alla professione che lui vedeva, con lungimiranza, agganciato alle Università. Sono temi sempre sul tappeto, irrisolti, aggravati, se possibile, dall’evolversi rapidissimo dei mezzi di comunicazione. Nodi da sciogliere, possibili da sciogliere solo attraverso un sindacato che comprenda come la sua indipendenza e la sua forza siano vitali per i giornalisti e, quindi, per la società. oi, che scriviamo queste poche e riduttive righe di prefazione a testi ric- chi di idee, di spunti, di realismo, abbiamo avuto il privilegio e anche Nl’onere di raccogliere, con la presidenza dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, quel testimone che brutalmente è stato strappato dalle mani di Walter Tobagi in un freddo mattino di fine maggio di venticinque anni fa. Noi non siamo “proprietari” del suo straordinario messaggio umano e professionale ma abbiamo cercato e cercheremo – assie- me a tanti colleghi più giovani che non hanno potuto conoscere Walter ma ne hanno capito la lezione, e la stanno seguendo – di continuare un impegno, di coltivare quella straordinaria utopia che si chiama informazione libera. Giorgio Santerini, Maurizio Andriolo, Mariagrazia Molinari, Giovanni Negri Raccolta di scritti, articoli e saggi di Walter Tobagi PARTE I IL PROFESSIONISTA INTRODUZIONE 15 LA ZANZARA “IMPEGNO CRISTIANO, SENZA RIVOLUZIONI” 20 1964-65 GLI STUDENTI DEL ’65: CHE COSA SANNO DELLA RESISTENZA, COME LA GIUDICANO 21 Inchiesta al liceo classico e all’istituto tecnico INTERVISTA CON GIORGIO BOCCA 23 L’attualità della Resistenza UN GRANDE SCRITTORE, UN UOMO INFELICE: CESARE PAVESE, VISSUTO SOLITARIO E TORMENTATO, TROVÒ UN’ARTE NUOVA 25 SPORT E GIORNALISMO SPORTIVO 28 CHE COSA LEGGONO I PARINIANI 32 “DIVERTIRSI E FAR SOLDI” 36 Chi è il pariniano medio? MILANINTER PIÙ SENTITA CHE VISTA 40 1965-67 Come te la racconta l’Ambrogio di Monza GIGI RADICE: DOLOROSO ADDIO 41 Stroncato dalla fatalità un atleta esemplare L’INTER CI STA TIRANDO LA VOLATA 42 Liedholm puntualizza le troppe disgrazie ma è ottimista IMPIEGHERÒ TUTTE LE MIE FORZE PER RIFARE UN GRANDE MILAN 43 Intervista con Luigi Carraro, il neo-presidente che è anche il primo tifoso rossonero MILANELLO SARÀ IL “CENTRO PILOTA DEL CALCIO GIOVANILE