A5 Famedio.Pub

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A5 Famedio.Pub 2 novembre 2007 In questo importante giorno di raccoglimento privato e collettivo, Milano conferisce l’onore del Famedio a quattordici cittadini che sono entrati a far parte della sua storia. Donne e uomini benemeriti, illustri e distinti nella Storia Patria che, con le loro capacità professionali, civiche, umane, hanno onorato la nostra Città e ci hanno resi orgogliosi di essere milanesi: Ester Angiolini, Carlo Maria Badini, Gaspare Barbiellini Amidei, Floriano Bodini, Corso Bovio, Jolanda Colombini Monti, Luigi Crivelli, Alberto Falck, Mercedes Garberi, Giorgio Pardi, Luciano Pavarotti, Amato Santi, Walter Valdi, Gianni Versace. In tempi e campi diversi, ci hanno lasciato una grande eredità nelle istituzioni del nostro Paese e di Milano, nelle molteplici declinazioni dell’arte, nell’imprenditoria, nella medicina, nella letteratura e nel giornalismo, nella solidarietà e nel volontariato. Una ricchezza di contributi che ha ben rappresentato in Italia e nel mondo la nostra Città e, con essa, i valori che la caratterizzano. È per questi motivi che noi, testimoni del loro valore, abbiamo il dovere di ricordarli. Non solo per rafforzare il legame con il nostro passato e con le nostre radici, ma anche per citare la laboriosità di cui i milanesi sono, da sempre, i consapevoli interpreti. Il Sindaco Il Presidente del Consiglio Comunale Letizia Moratti Manfredi Palmeri 2 Ester Angiolini Cittadina benemerita di Milano, Ester Angiolini – Esterina, come gli amici erano soliti chiamarla – aveva scelto coraggiosamente la strada della politica, in tempi nei quali la ricerca di percorsi e di realizzazioni nella vita pubblica era tanto rara quanto difficile per una donna. Nata nel 1911 ad Almenno San Bartolomeo (Bergamo), aveva lavorato come operaia presso un cotonificio di Cesate e alla Montedison, partecipando attivamente nel dopoguerra sia al movimento sindacale sia all’associazionismo delle Acli. Consigliere comunale per 34 anni dal 1951 al 1985, fu Assessore allo Stato civile nella Giunta Bucalossi dal 1966 al 1970 e Assessore all’Igiene e Sanità nella Giunta Aniasi dal 1970 al 1975. Dai banchi dell’Aula consiliare di Palazzo Marino, Ester Angiolini ha lasciato una lezione umana e civile ancora attuale. Pur trovandosi all’opposizione, accettò la delega a “Sindaco d’agosto” in un momento di particolare difficoltà per l’Amministrazione. Alle dure critiche dei colleghi di partito, che le rimproveravano di “dare una mano alla maggioranza”, lei replicò: “Non do una mano alla Giunta. Do una mano a Milano”, evidenziando con i fatti di voler far prevalere sempre il bene dei cittadini rispetto alla logica della politica. Per le sue responsabilità istituzionali al servizio dei milanesi, il 7 dicembre del 1985 fu insignita solennemente dal Comune della Medaglia d’Oro. “Eletta consigliere nel 1951 per la lista della Democrazia cristiana – si legge nella motivazione di quell’alto riconoscimento – ha da allora fatto parte ininterrottamente della civica Amministrazione fino al 1985. Durante questo lungo periodo ha ricoperto diversi incarichi assessorili, dimostrando rara assiduità e tenacia nello svolgimento dei suoi compiti pubblici, cui era pervenuta attraverso precedenti esperienze di lavoratrice e sindacalista. Di carattere franco ed aperto, intransigente nella coerenza e nel dovere, è sempre stata vicina ai cittadini, soprattutto ai meno fortunati, ai giovani ed agli anziani, con consapevole e responsabile impegno sociale”. A questa donna forte, capace, moderna, vitale, anticonformista, la scrittrice Maria Bocci aveva dedicato nel 1992 un libro dal titolo breve e significativo: “Ester Angiolini. Nella città di Ambrogio”. 3 Carlo Maria Badini Amava definirsi “un uomo che al ‘ponte di comando’, pur non rinunciando ad esso, ha sempre preferito la ‘sala macchine’, dove ci si sporca con il grasso dei problemi”. Storico Sovrintendente del Teatro comunale di Bologna e della Scala, Carlo Maria Badini era stato chiamato a succedere a Paolo Grassi alla guida del Piermarini. Vi rimase 13 anni, dal 1° marzo del 1977 al 30 settembre del 1990. Cittadino benemerito di Milano insignito della Medaglia d’Oro nel 1990, a lui si devono la creazione della Filarmonica, la ricerca di finanziamenti privati attraverso sponsor – una novità nel panorama teatrale e musicale in Italia – e il perseguimento di una politica di bilancio finalizzata al pareggio, raggiunto nel 1984 e mantenuto fino a fine mandato. E ancora: le nuove produzioni sotto la regia esemplare di Giorgio Strehler e di Luca Ronconi e le grandi tournées all’estero, che hanno contribuito a diffondere il nome di Milano e della Scala nel mondo. Presidente nazionale dell’Agis dal 1990 al 1993, guidò l’Associazione degli enti lirici e sinfonici e partecipò ai lavori della Commissione ministeriale della musica. Collaborò inoltre con le Settimane musicali di Stresa e con l’Accademia Filarmonica di Bologna, dove celebrò i 250 anni della nascita di Mozart con la creazione dell’omonima Orchestra affidata alla direzione artistica di Claudio Abbado. Durante la crisi scaligera del 2005, aveva scelto di rompere anni di silenzio “per restituire al teatro la serenità smarrita” e la grandezza della sua storia. “La Scala – aveva scritto per l’occasione in una lettera appassionata – è l’immagine di Milano, ma è anche patrimonio culturale dell’intera Nazione, è dunque anche e soprattutto immagine dell’Italia nel mondo”. Proprio per questo Badini esortava le parti a stabilire “un clima collaborativo, che non significa acquiescenza degli uni verso gli altri, ma ricerca continua di una sintesi delle posizioni che si confrontano. Occorre che i temi della polemica vengano smorzati per lasciare posto alla forza persuasiva delle idee, che non abbisognano di grida, ma piuttosto di argomentazioni tali da renderle auspicabilmente vincenti”. Ha promosso la cultura musicale con passione, competenza e capacità manageriale, indicando a tutti i grandi enti lirici la strada da percorrere per esaltare il patrimonio della migliore tradizione italiana. 4 Gaspare Barbiellini Amidei Firma storica del giornalismo italiano, Gaspare Barbiellini Amidei era nato nel 1934 nella “sua” Elba. Ordinario di Sociologia della conoscenza, aveva iniziato la carriera giornalistica a Roma, per approdare nel 1967 al Corriere della Sera. In via Solferino fu vicedirettore, responsabile delle pagine culturali, vicedirettore vicario nel periodo oscuro e contrastato degli anni di piombo. Coordinatore di coraggiose inchieste sul Mezzogiorno, le morti sul lavoro, l’ambiente, visse con dolore profondo il dramma del sequestro Moro e l’uccisione del collega e amico Walter Tobagi: con il rigore professionale del cronista e la sua inesauribile sensibilità umana, seppe raccontare lo strazio di quei giorni sospesi nel vuoto, tra il senso di pericolo e l’angoscia che opprimevano il Paese. L’onestà intellettuale di Barbiellini Amidei contribuì a tenere accesa una luce, non solo simbolica, nell’Italia di quegli anni. Per questo suo rigore morale e di pensiero è stato definito, giustamente, “un uomo con la schiena dritta”: cattolico di spirito laico, sapeva praticare ogni giorno la virtù della tolleranza e della comprensione, ma anche assumersi la responsabilità di una scelta in ogni battaglia di libertà, schierandosi sempre a difesa dei valori più profondi della nostra comunità civica. La direzione del Tempo gli permise un dialogo quotidiano con i lettori, segnato dalla passione e dalla curiosità degli esordi, unite alla sobrietà e alla compostezza di sempre. Curava la rubrica “I nostri ragazzi” sul settimanale Oggi, era editorialista per La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino, collaboratore per Il Domenicale del Sole-24 Ore, opinionista per la Rai. La scuola, l’educazione e i giovani erano i suoi temi preferiti, sui giornali così come nei saggi. Si sforzava di aiutare i padri a comprendere i figli, e i figli a capire i padri. E guardava alla scuola con l'occhio di chi non si rassegna a certificarne la decadenza. Dagli schermi della Rai aveva lanciato un’interessante provocazione, invitando gli alunni delle scuole inferiori a offrire un fiore alla propria maestra, come risposta concreta al bullismo dilagante a danno degli stessi insegnanti. Altra costante delle sue opere è il tema della religione nel nostro tempo, come testimoniano alcuni dei lavori più noti orientati a cogliere l’essenza di messaggi universali. 5 Floriano Bodini “Se non c'è storia nella cultura, non mi interessa”. Così Floriano Bodini, scultore di fama internazionale, allievo di Francesco Messina, esponente del realismo esistenziale, esprimeva il significato profondo della propria opera: la continua ricerca delle tracce dell’uomo nel tempo, attraverso testimonianze di memoria, letture di sentimenti, interpretazioni di valori condivisi. Nato a Gemonio (Varese) nel 1933, coltivò il proprio talento e la propria genialità nelle aule dell’Accademia di Brera negli agli anni Cinquanta. Protagonista del movimento artistico rappresentato da Guerreschi, Vaglieri, Romagnoni, Ceretti, Ferroni e Banchieri, tra i pochissimi della sua generazione a praticare la ritrattistica, Bodini realizzò capolavori ricchi di vigore drammatico e comunicativo, capaci di raccontare il disagio e l’inquietudine dell’esistenza. La sua carriera ebbe inizio nel 1958 con una personale a Gallarate, cui seguì nel 1962 la partecipazione alla XXI Biennale di Venezia con sette opere. A un’intensa attività creativa affiancò l’insegnamento ai giovani: a Brera, all’Accademia di Carrara, che diresse fino al 1987 e presiedette dal 1991 al 1994, al
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