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SaTuRa Trimestrale di arte letteratura e spettacolo

Redazione Abbonamenti Giorgio Bárberi Squarotti, versamento sul conto corrente Milena Buzzoni, Giuseppe Conte, bancario: Gianluigi Gentile, Rosa Elisa Giangoia, Banca Intesa IBAN: IT37 G030 6901 Mario Napoli, Mario Pepe, 4950 5963 0260 158 Giuliana Rovetta, Stefano Verdino, intestato a SATURA ASSOCIAZIONE CULTURALE Guido Zavanone AnnuAlE € 20,00 Redazione milanese SoStEnitoRE A PARtiRE DA € 50,00 Simona De Giorgio via Farneti,3 Anno 6 n° 21 20129 Milano primo trimestre tel.: 02 74 23 10 30 Autorizzazione del tribunale e-mail: [email protected] di Genova n° 8/2008

Direttore responsabile in copertina Gianfranco De Ferrari Plinio Mesciulam al lavoro nel suo studio Segreteria di Redazione Flavia Motolese SATURA è un trimestrale di Arte Letteratura e Spettacolo edito Collaboratori di Redazione dall'Associazione Culturale Satura Francesca Camponero, Proprietà letteraria riservata. Manuela Capelli, Wanda Castelnuovo, È vietata la riproduzione, anche Elena Colombo, Laura Dellepiane parziale, di testi pubblicati senza Fiorangela Di Matteo, Marta Marin, l'autorizzazione scritta della Direzione Lucia Pasini, Andrea Rossetti e dell'Editore

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sommario

3 Intervista a Luigi Cuciniello CRITICA Rosa Elisa Giangoia 65 PLINIO MESCIULAM NEL SEGNO 6 UNA POESIA DELL’INCONTENIBILE Sole di paglia Viana Conti Corrado Calabrò 76 LA SFIDA STORICA 9 Assurdo e ironia nelle pagine DELLA CASTA giovanili di Albert Camus Franco Manzitti Giuliana Rovetta 80 TAKING CARE. 18 QUATTRO POESIE JANE MAC ADAM FREUD: Morte del figliol prodigo LA SCULTURA E LA MEMORIA Il fiore, senso della vita Luca Trabucco Il gatto si nasconde Commiato VETRINA Silviano Fiorato 84 VALENTINA CHILLÈ Elena Colombo 22 Marta Gierut 86 FRANCO DALLEGRI eccellenza e tormento ...oltre il visibile Milena Buzzoni Andrea Rossetti 88 ILARIA MESSINA 25 QUATTRO POESIE Vibrazioni dell’anima I quattro viandanti Andrea Rossetti Tornerò sulla palma 90 LUCA SALVETTI Un mattino L’estetica della macchina Una piuma Elena Colombo Bruno Rombi 92 MARIO TASSO Contrasti e consonanze 29 Scienza e letteratura Andrea Rossetti Rosa Elisa Giangoia 94 NICOLA VIGNOLA Sensation of light 40 UNA POESIA Andrea Rossetti Tra popoli nuovi Tita Santoro Paternostro 96 PHOTISSIMA ART FAIR JUST ANOTHER EXHIBITION 41 “Cari ricordi”: Flavia Motolese lettere di Vincent Van Gogh al fratello Theo 98 GENOVARTE 2013 Maria Rosa Acri Borello V BIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA 43 UNA POESIA Elena Colombo Ineffabile sogno Serena Siniscalco 102 PRESENT ART FESTIVAL SATURA SBARCA A SHANGHAI 44 Memoria, memorabilità Andrea Rossetti ed invenzione Rosanna Pozzi INTERVISTA 104 PIPPO DEL BONO 50 TRE POESIE Francesca Camponero Quand j’ouvre l’Odyssée Suis-je assez astucieux d'ailleurs 106 IL LIBRO, STATUS SYMBOL Oh tant de bleu DEL PASSATO Raymond Farina Wanda Castelnuovo

54 PROSPEZIONI 109 ANDANDO PER MOSTRE Morire per vivere Wanda Castelnuovo Carmelo Mezzasalma La resistibile ascesa 125 I LIBRI DI ELENA COLOMBO di un uomo ambizioso Elena Colombo Giuliana Rovetta Tra crisi e utopia Giuliana Rovetta Euroamerica, terra di cinema Giuliana Rovetta Il quaderno nero Bruno Rombi Tra occidente e oriente Rosa Elisa Giangoia Tra terra e cielo Rosa Elisa Giangoia Una vita in poesia Rosa Elisa Giangoia Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 3

INTERVISTAALUIGICUCINIELLO 3

INTERVISTA A LUIGI CUCINIELLO Giangoia Elisa Rosa

di Rosa Elisa Giangoia Intervista a Luigi Cuciniello La Biennale di Venezia, tradizionalmente da oltre un secolo, ricerca e promuo- ve nuove tendenze artistiche. In che settori e direzioni si muove attualmente? La Biennale di Venezia, nata nel 1893, costituisce un unicum nel panora- ma mondiale, in quando non esiste analoga istituzione culturale che abbia al suo interno un ventaglio così ampio di discipline diverse: da Arti Visive ad Architet- tura, dal Cinema allo spettacolo dal vivo con Danza, Musica, Teatro. Completa la struttura l’Asac – Archivio Storico delle Arti Contemporanee, che da oltre un secolo raccoglie la documentazione delle attività della Fondazione, oltre ad al- tri fondi documentali e artistici via via acquisti nel corso del tempo.

Tu personalmente di che cosa ti occupi nella tua qualità di Direttore or- ganizzativo del Settore Cinema e del Settore Danza Musica Teatro? Il mio ruolo, nato in Biennale dopo il passaggio da ente autonomo a so- cietà di cultura, è quello di coordinare tutte le attività dei settori di competen- za facendo sì che i direttori artistici chiamati di volta in volta a guidarli pos- sano realizzare i loro progetti e i loro festival in modo coerente con la proce- dure e le risorse economiche messe a disposizione dalla Biennale stessa.

Quali tendenze hanno particolare rilievo nell’ambito dell’Esposizione In- ternazionale d’Arte, che quest’anno giunge alla 55° edizione? Le tendenze che storicamente hanno assunto particolare rilievo dell’am- bito dell’Esposizione Internazionale d’Arte possono essere individuate nell’in- teresse e la tensione verso il dialogo tra gli artisti ed il dialogo tra le diverse età dell’arte. La rappresentazione del contemporaneo, quindi, anche in prospet- tiva storica. In particolare, questa 55. edizione, che avrà luogo dal 1° giugno al 24 novembre 2013 e si intitolata “Il Palazzo Enciclopedico”, con molti esem- pi di opere illustra i vari modi di visualizzare la conoscenza attraverso rappre- sentazioni di concetti astratti e sviluppa una ricerca sui modi in cui le imma- gini possono essere ordinate e organizzate per la conoscenza e per plasmare la nostra esperienza del mondo. È un’edizione che punterà ad evidenziare l’uso ed il potere di trasformazione dell’immaginazione.

Quali paesi presentano attualmente maggiori motivi d’ interesse? Direi i paesi che non hanno mai o ancora partecipato alla Biennale d’Ar- te come Angola, Bahamas, Bahrain, Costa d’Avorio, Kuwait, Paraguay, Tuvalu, Kosovo, Maldives. Ma la novità assoluta è la partecipazione della Santa Sede, un importante segno dei tempi.

E per la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, quest’anno alla 70° edizione, cosa si prevede? È stata formalizzata l’introduzione della sezione Venezia Classici de- dicata ai restauri e ai documentari sul cinema, che costituirà un momento im- portante di valorizzazione del cinema del passato. Inoltre sarà potenziato il Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 4

4 INTERVISTAALUIGICUCINIELLO

Venice Film Market, dedicato agli operatori dell’industria cinematografica, che offrirà molti servizi ai suoi ospiti e visitatori: stands, Digital Video Library, con- vegni ed incontri, tutto questo per favorire la distribuzione internazionale dei film presentati al festival nel maggior numero di paesi.

La Biennale di Venezia, in questo suo nuovo assetto è nata nel 1998 e nel 2004 è diventata Fondazione. Questa trasformazione ti pare sia stata utile per la crescita culturale di Venezia e dell’Italia in generale? La Fondazione di diritto privato continua comunque a ricevere sovven-

Intervista a Luigi Cuciniello zioni di tipo statale, ma la differenza rispetto al passato è costituita dal fatto che ormai i ricavi propri (derivanti da biglietti, sponsorizzazioni e altri servi- zi) si aggirano in media sul 40% delle entrate. Indubbiamente, comunque, la tra- sformazione da ente autonomo a società di cultura prima e successivamente fondazione ha favorito lo sviluppo di un assetto interno più dinamico dal pun- to vista gestionale e più ricettivo nei confronti di nuove sperimentazioni e nuo- ve correnti in tutti gli ambiti culturali; aspetti che riportano all’origine cultu-

Rosa Elisa Giangoia rale stessa della Biennale di Venezia.

Quali nuove attività si sono aggiunte alle manifestazioni tradizionali? Alle attività dei Settori tradizionali si è aggiunto il progetto Biennale Colle- ge, già attivo per il Cinema e la Danza, in partenza nel 2013 per Musica e Teatro. Biennale College è un’esperienza innovativa che si propone di promuo- vere i giovani talenti, selezionati attraverso bandi internazionali, offrendo loro di operare a contatto di maestri, per la messa a punto di “creazioni” con inve- stimenti contenuti: in un periodo di crisi economica è giusto infatti favorire la creatività giovanile, ma attraverso l’individuazione di progetti sostenibili eco- nomicamente.

Un’attività recente mi pare sia anche il Carnevale Internazionale dei ra- gazzi, organizzato quest’anno per la 4° volta. Come si è svolto? Che successo ha avuto? Sono venuti partecipanti da molti paesi? Tra le iniziative che la Biennale di Venezia ha organizzato per il Carneva- le 2013, voglio ricordare: il Carnevale Internazionale dei ragazzi della Biennale, giunto appunto alla quarta edizione e intitolato Il Leon Musico, che ha visto la par- tecipazione di 7 Paesi (Argentina, Bahamas, Germania, Gran Bretagna, Maldive, Ro- mania, Stati Uniti) e che ha registrato quasi 20.000 presenze, 6.656 alunni iscrit- ti ai laboratori al Padiglione Centrale provenienti da 149 scuole di Venezia, del Ve- neto, dal resto d’Italia, nonché 3 dalla Germania e 2 dalla Francia; ma un succes- so particolare ha ricevuto la seconda iniziativa, la mostra 20 anni di Maschere e Costumi, dalla collezione di bozzetti teatrali dell’ASAC, presso il Portego di Ca’ Giustinian, collegata all’allestimento di una Sartoria (Grand Atelier della Bienna- le), per farsi o farsi fare un costume con materiali semplici o “poveri” sul model- lo dei bozzetti della mostra, Sartoria realizzata in due unità, una a Ca’ Giustinian, visitata da 1.120 presenze, e l’altra al Padiglione Centrale ai Giardini.

La Biennale quindi cerca di entrare in contatto con i giovani, lo fa anche attraverso le scuole? In che modo? Attraverso incontri, laboratori e attività educational con master classes e progetti per le scuole, percorsi guidati e di approfondimento, itinerari tema- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 5

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tici, attività di laboratorio pratico e teorico, atelier creativi. Abbiamo creato un Giangoia Elisa Rosa ufficio Educational & Promozione, che ha il compito di contattare le scuole e promuovere le varie attività.

So che tu, personalmente, sei interessato soprattutto al cinema. Come vedi la produzione attuale in Italia e nel mondo? Il cinema da sempre vive in equilibrio tra arte e industria, quindi proprio per questo negli ultimi tempi risente più di altri settori culturali della crisi eco- Intervista a Luigi Cuciniello nomica generale. Tuttavia, dopo un biennio molto difficile, per il 2013 stiamo cogliendo segnali positivi soprattutto da parte delle produzioni statunitensi, che si stanno riaffacciando sulla platea internazionale con autori e opere di nuo- vo di richiamo. Più critica la situazione produttiva del cinema italiano, che era andato in controtendenza nel 2010-2011 raggiungendo quote di mercato d’al- tri tempi e che adesso invece sta segnando il passo. Ma per fortuna sono an- cora molte le risorse artistiche e molti gli autori importanti del nostro paese, quindi nel medio periodo credo si possa essere ragionevolmente ottimisti.

Luigi Cuciniello, nato a Genova dove si è laureato in Lettere, ha iniziato la sua carriera a Mi- lano come giornalista professionista presso le prin- cipali testate cinematografiche italiane tra cui il mensile “Ciak“ e il settimanale “Film Tv”, eserci- tando sia la funzione di critico che quella di capo- redattore. Dal 1991 al 1993 è stato Vicedirettore editoriale e Responsabile delle Relazioni esterne della Casa Editrice Marietti. A Roma ha lavorato come Direttore Comunicazione e Distribuzione del- la Key Films, che ha distribuito in Italia le opere di alcuni tra i principali autori del cinema internazio- nale. Dal 2001 è Direttore Organizzativo della Mo- stra Internazionale d’Arte Cinematografica e del Settore Cinema della Biennale di Venezia, dove dal 2012 dirige anche il Settore Danza Musica Teatro. Ha insegnato Economia e Gestione dello Spettaco- lo all’Università di Udine e Gorizia. Dal 1995 pro- gramma un circuito di sale cinematografiche di pri- ma visione; è Vicepresidente dell’Agis Liguria. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 6

6 UNAPOESIA

UNA POESIA

di Corrado Calabrò

SOLE DI PAGLIA

Hanno la febbre i pesci

Corrado Calabrò Sole Calabrò Corrado di paglia a primavera.

Esita maggio a schiudere i boccioli.

Sole di paglia: così chiamano il sole a Sabaudia di fine aprile e dei primi di maggio.

Questo lago sembra in sé concluso ma sotto sotto scambia le sue acque col mare per filtrazione.

Mi s’è ristretto il lettino nelle spalle. Chi di noi due ha fatto il primo passo?

Hanno la febbre i pesci sotto l’acqua surriscaldata come le serpi sotto il fieno in fermentazione.

Annuso il bocciolo non dischiuso e una foglia d’alloro tarlata; di tanto in tanto riaccendo il cellulare.

Oggi ci sono le finali degli Internazionali al Foro Italico. E oggi è pure la festa del lavoro; con tante feste ormai è una convenzione. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 7

UNAPOESIA 7

Sotto la duna di sabbia paglia di Corrado Calabrò Sole questo lago è in comunione segreta col mare; ma i pesci non riescono a passare.

Tocca a chi ha fatto il primo passo fare adesso il secondo: un passo indietro. Devo solo aspettare quel passo come Maometto aspettò la montagna.

Esita maggio… E’ tutto il giorno che i pesci non abboccano…

E se fosse un passo a due? La tua bellezza, ai tuoi occhi, ti autorizza a essere conclusiva e inconcludente… Ma a nessun costo ti devo chiamare: meglio perderti perché non m’hai chiamato che per averti cercata una volta di troppo in controtendenza.

Questa branda funziona da letto di contenzione; ora mi s’è ristretta sotto il petto. Tutta una fila di eucalipti impalati si sventola piano le ascelle con le foglie: imparerò la fermezza dagli alberi.

E se mi ritrovassi per caso al Foro Italico? Potrei arrivare a Roma in treno, in taxi, a nuoto e fors’anche in bicicletta. Alla fin fine, quando scese il buio fu Maometto ad andare alla montagna dopo averla fissata tutto il giorno con gli stinchi incrociati. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 8

8 UNAPOESIA

Nuvole in gregge s’ammassano in attesa. Ho gli occhi irritati la fronte febbricitante e la schiena lardellata forse per allergia al primo sole.

Non si getta la spugna per amore né per incontinenza ma per aver bruciato il primo giorno

Corrado Calabrò Sole Calabrò Corrado di paglia sulla spiaggia la nave del ritorno.

Sole di paglia: così chiamano il sole a Sabaudia di fine aprile e dei primi di maggio.

S’ingrugna il mare e sbavazza dando grandi panciate contro la duna di sabbia sommersa.

Sento una goccia appiccicosa come resina. Un pescatore ripone la lenza e mette gli ami sparsi nella sacca. Il cielo s’è oscurato e i pesci sono scomparsi come se non ci fossero mai stati.

Sole di maggio: sconsigliato dai medici ai romanisti irriducibili agli allergici agli insaccati freschi e agli amori stagionati.

Aspettando un segnale di momento in momento – che so, una chiamata persa, un messaggio – nel cellulare spento

non m’ero accorto che il lago s’è oscurato non m’ero accorto ch’è cambiato il vento. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 9

ASSURDOEIRONIANELLEPAGINEGIOVANILIDIALBERTCAMUS 9

ASSURDO E IRONIA Camus Albert pagine di giovanili ironia e nelle Giuliana Rovetta Assurdo NELLE PAGINE GIOVANILI DI ALBERT CAMUS*

di Giuliana Rovetta

“Non è vero che si possa, anche provvisoriamente, sospendere la cultura per prepararne una nuova. Non si sospende l’incessante testimonianza dell’uomo sulla sua miseria e sulla sua grandezza così come non si può smettere di respirare” (Albert Camus)

Nell’anno che segna il cente- nario della nascita di Camus, pren- dendo atto che la sua morte pre- matura, nel gennaio del 1960, fa sì che il vuoto dell’assenza sia pre- valente rispetto alla durata della vita (aveva quarantasette anni quando la Facel-Vega guidata da Michel Gallimard si schiantò al- l’alba lungo una strada della Borgogna), si resta sorpresi dal- la coloritura vivacemente polemica delle ini- ziative che dovrebbero non tanto riproporne l’immagine1, quan- to puntualizzarne la figura e il ruolo seguendo le tracce multiple che il suo pas- saggio ha lasciato in letteratura e assai diffusamente nella società moderna. Il ricorso a un linguaggio polemico nei confronti dell’uomo e dello studio- so (sul metodo di analisi non correttamente scientifico, sulla difficoltà a mettersi in discussione, sull’atteggiamento riguardo alla questione del terrorismo algerino) può essere interpretato come un sintomo di continua leggibilità della sua opera o può anche essere un segno rivelatore che i problemi affrontati da Camus continua- no a vivere nell’attualità. Resta il fatto che la particolare reattività nella decifrazio-

* Sulla base di considerazioni biobibliografiche, facciamo coincidere la fine della fase cosiddetta gio- vanile con l’evento della liberazione di Parigi. In quei giorni, che culminano con la parata della vit- toria del 26 agosto 1944, lo scrittore trentenne s’impegnava a far uscire dalla clandestinità il gior- nale Combat, una bandiera della resistenza. 1 Citiamo a titolo d’esempio lo studio di Paolo Flores d’Arcais, Albert Camus, filosofo del futuro, Codice, Torino, 2010 e la biografia intellettuale di Michel Onfray, L’ordre libertaire. La vie philoso- phique d’Albert Camus, Flammarion, Parigi, 2012, testi entrambi sostanzialmente anti-sartriani. Cri- tico nei confronti di Camus come si evince dall’ironico titolo, il lavoro di Jean-Luc Moreau, Camus l’intouchable, Écriture, Parigi, 2010. Documentata e basata sulla connessione diretta fra vita e ope- re la biografia di Olivier Todd, Albert Camus: une vie, Gallimard, «NRF Biographies», Parigi, 1996, in italiano Albert Camus. Una vita, traduzione di Alberto Catania, Bompiani, Milano, 1997. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 10

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ne dell’universo camusiano fa parte al tempo stesso della cronaca e del- la storia. Si lega infatti a temi nevral- gici dibattuti in Francia negli anni Trenta e Quaranta che appartengo- no al patrimonio culturale europeo e che vanno dalla questione colonia- le, con riferimento all’Algeria dov’era nato, al progetto, inizialmente con- diviso con Sartre, di una letteratura se non votata esclusivamente al- l’impegno per lo meno attenta e vi- gile rispetto alla realtà del tempo. Romanziere, drammaturgo, giornalista, filosofo, in ognuna del- le varie vesti la personalità di Camus si è espressa con la perentorietà im- Belcourt pressa da un’evidente tensione mo- rale, suscitando polemiche rimaste per lo più irrisolte e lasciando un’impronta indelebile, sempre nel segno dell’hu- manisme. La sua formazione filosofica presso l’Università di Algeri è propiziata fin dall’infanzia dall’interessamento di perspicaci insegnanti2, inclini a incoraggia- re negli studi un giovane che per le oggettive condizioni familiari ne sarebbe sta- to escluso: il padre, un semplice cantiniere caduto combattendo sulla Marna, a di- fesa di un Paese che non era nemmeno il suo, lascia il figlioletto di un anno alle

Giuliana Rovetta Assurdo nelle e ironia giovanili di pagine Albert Camus cure di una madre quasi analfabeta e leggermente impedita nel linguaggio. Dal- la campagna attorno a Mondovi (oggi Dréan) i Camus si trasferiscono a Belcourt, quartiere popolare di Algeri, dove la giovane Catherine, diventata capofamiglia, svolge servizi saltuari presso le famiglie benestanti. Il frutto degli studi di Albert, vissuti con orgoglio, a testimonianza di una crescita culturale normalmente non concessa agli esponenti del proletariato bian- co algerino, si colgono soprattutto nel Mito di Sisifo e nell’Uomo in rivolta3, due saggi riferibili a diverse età, ovvero a successivi stadi di maturazione dell’au- tore. La loro ricezione non passerà sotto silenzio, accompagnata da contesta- zioni di varia provenienza, sia sul merito delle tesi enunciate che sul metodo speculativo adottato. E in effetti l’interpretazione prevalente di questo primo (e, secondo l’autore, suo unico) livre d’idées che tanto riecheggiò nell’ambien- te culturale degli anni di guerra, tra un’analisi del testo come trattato filoso- fico e la critica indirizzata al suo valore letterario, sceglie una terza via, quel- la di valorizzare gli aspetti riconducibili al genere della confessione, qui risol- to in un concitato bilancio personale4.

2 In segno di riconoscenza e d’amicizia a Louis Germain, maestro delle elementari, Camus dedica il suo discorso in occasione del premio Nobel; a Jean Grenier, suo professore di filosofia, dedica L’Envers et l’Endroit e L’Homme revolté. 3 Albert Camus, Le mythe de Sysiphe, Gallimard, Parigi, 1942; Il mito di Sisifo, Bompiani, Milano, 1947, traduzione di Attilio Borrelli. L’Homme révolté, Gallimard, Parigi, 1951; L’uomo in rivolta, Bom- piani, Milano, 1962, traduzione di Liliana Magrini. 4 Osserva Maria Zambrano in un saggio del 1943 (La confessione come genere letterario, Mondado- ri, Milano, 1997, traduzione di Eliana Nobili) portando ad esempio Proust e Joyce, che “quando il romanzo assume i tempi di narrazione della vita allora si trasforma in confessione.” Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 11

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A partire dal celebre esordio, ovvero “Vi è solamente un problema filo- Camus Albert pagine di giovanili ironia e nelle Giuliana Rovetta Assurdo sofico veramente serio: quello del suicidio”, per arrivare alla enucleazione del concetto di assurdo, individuato nello scarto fra l’uomo che s’interroga sul si- gnificato dell’esistere e il mondo che risponde con un silenzio angosciante, il Mito di Sisifo è descrizione e analisi di un mal de l’esprit, che allunga la sua ombra ben oltre l’ennui dell’individualismo romantico per raggiungere una di- mensione collettiva e farsi “testimonianza viva della crisi spirituale di un’età che sotto tanti aspetti è ancora la nostra”5. Vero è che per Camus, filosofo del finito e dell’immanenza, il senso della vita va trovato, comunque, in un com- pito da affrontare, sia pure senza speranza di assolverlo e in mancanza di As- soluto, qual è appunto la fatica di Sisifo, costretto a riportare il suo masso in cima alla rupe ogni giorno. L’uomo camusiano di fronte alle sole due verità in- controvertibili che gli sono date, il suo morire e il suo voler vivere, non deve rifugiarsi nella speranza ma assumere su di sé il peso dell’esistenza: se basta la lotta fine a se stessa a “riempire il cuore dell’uomo”, anche Sisifo può esse- re considerato felice, una volta presa coscienza della gratuità del suo sforzo, felice come può esserlo appunto l’uomo consapevole dell’assurdità in cui si tro- va immerso. Il contrasto che opporrà Camus all’amico-nemico Sartre rispetto a Sisi- fo, opera della giovinezza, integra e definisce a posteriori il disaccordo basa- to su L’Homme révolté, in cui Camus fonda una teoria della rivolta che sarà og- getto del tiro incrociato di cattolici e conservatori da un lato, marxisti ed esi- stenzialisti dall’altro, con particolare riferimento al clan sartriano di intellet- tuali gravitanti attorno alla rivista Les Temps Modernes: il loro atteggiamen- to di compagnonnage critique verso lo stalinismo è inaccettabile per Camus, fermamente critico nei confronti del comunismo sovietico6. A creare intorno allo scrittore algerino quell’alone di ammirata conside- razione che tanto ha contribuito a mitizzarlo presso i giovani di diverse gene- razioni fu anche la sua attività di giornalista engagé, abituato a prendere po- sizioni personali già dai suoi primi articoli. Quando nel 1938 Pascal Pia, fon- datore di Alger républicain, gli offre un posto di redattore, il giovane scritto- re utilizza questa tribuna per perorare nelle cronache giudiziarie la causa del- le parti socialmente più deboli. Anche le sue inchieste vertono di preferenza sui problemi della sopravvivenza -possibilmente dignitosa- delle fasce disere- date della comunità, come gli emigrati in cerca di lavoro in Francia o le popo- lazioni nordafricane delle zone più infertili. In questa fase della vita, colpito dalla tubercolosi e inviso alla censura del suo paese, Camus lascia l’Algeria e riprende a Parigi l’attività giornalistica prima presso Paris soir (lascerà la te- stata quando diventerà strumento dei collaborazionisti) e poi a Combat, orga- no clandestino della resistenza, di cui assumerà su di sé la rischiosa direzio- ne fino al giorno della liberazione. Per comprendere cosa Camus intendesse nel riferirsi all’attività del gior- nalista (“storico del giorno per giorno”) è illuminante la lettura di un editoria- le da lui predisposto per Le soir républicain del 25 novembre 1939, mai pub-

5 Corrado Rosso, prefazione al Mito di Sisifo, Bompiani, Milano, 2012, traduzione di Attilio Borelli. 6Nella serie di articoli Né vittime né carnefici, apparsi su Combat, Camus procederà ad una critica pro- fonda di ogni totalitarismo. Iscritto al PCA, il partito comunista algerino, nel 1933 se ne allontana dopo il patto Laval-Stalin che provoca nel partito un’attenuazione dell’opposizione al colonialismo. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 12

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blicato a causa del veto della cen- sura. Questo documento è stato recentemente portato alla luce e commentato da una giornalista di Le Monde7. Riflettendo sulla liber- tà di stampa e sulla responsabi- lità propria dei mezzi di comuni- cazione, lo scrittore indica le quattro condizioni per lui irrinun- ciabili del journalisme critique: “lucidità, rifiuto, ironia e ostina- zione”. Oltre al coraggio di pren- dere posizione in controtenden- za, oltre alla determinazione nel difendere le proprie idee, la varia- bile dell’ironia è per Camus una modalità irrinunciabile della co- municazione, in quanto mezzo per farsi comprendere aggirando gli ostacoli: “una verità enuncia- ta con tono dogmatico è destina- ta alla censura”, mentre l’ironia, col suo alludere a un universo se- mantico in antitesi con quello ap- parente, “completa la capacità di 8 Giuliana Rovetta Assurdo nelle e ironia giovanili di pagine Albert Camus dire no” . Questa scelta stilistica di rimandare allusivamente ad un “Combat” significato altro attraverso l’arma pacifica della derisione, viene equivocata dai suoi detrattori quasi fosse un modo colpevole di dissimulare la verità o un escamotage per sfuggire all’evidenza dei fatti, mentre si rivela un collante di grande empatia fra il giornalista-scrittore e i suoi lettori. Affron- tando i temi del suo paese che purtroppo evocano troppo spesso condizioni invivibili, Camus non esita a denunciare gli abusi del colonialismo, con tutto lo sdegno e il sarcasmo di cui è capace. Interrogativi precisi e scomode realtà ricorrono in un famoso reportage sulla Cabilia, regione del nordovest algeri- no abitata da una popolazione a lungo insofferente alla dipendenza dalla Fran- cia. Stremati dalla carestia, decimati dalla mancanza di risorse e di cibo i Ca- libi sono la prova vivente di un trattamento ingiusto che fa indignare Camus: “È vergognoso affermare che queste persone non hanno gli stessi nostri biso- gni…È strano vedere come le caratteristiche di un popolo possano servire a giu- stificare il disprezzo in cui è tenuto e come la frugalità proverbiale dell’abitan- te di questa terra sia chiamata a dare giustificazione della fame che lo attana- glia”. L’accusa è pesante e viene mal digerita dagli ambienti della capitale, ma

7 Macha Séry, Les dévoirs du journaliste selon Albert Camus, Le Monde, 18 marzo 2012. 8 Jurg Altwegg, in Frankfurter Allgemeine Zeitung, 20 marzo 2012. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 13

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Camus insiste: “La miseria qui non è una formula o un argomento di riflessio- Camus Albert pagine di giovanili ironia e nelle Giuliana Rovetta Assurdo ne. Semplicemente è. E grida la sua disperazione”9. Parallelamente all’impegno giornalistico Camus si dedica alla stesura di un testo la cui vicenda editoriale è scandita in tre tappe: redatto dall’autore ven- tiduenne, nel 1935, pubblicato in pochi esemplari ad Algeri nel 1937, sarà poi diffuso più ampiamente sul territorio metropolitano solo nel 195810. All’edi- zione destinata al grande pubblico, Camus premette alcune pagine ampiamen- te esplicative, toccante testimonianza del suo percorso di scrittore e al tempo stesso ammissione delle difficoltà che né la raggiunta maturità né il riconosci- mento ottenuto l’anno precedente col premio Nobel, né il successo presso il grande pubblico hanno cancellato dal suo orizzonte, un orizzonte in cui con- tinua a pesare un senso di estraneità rispetto agli intellettuali che dovrebbe- ro rappresentare il suo ambiente d’accoglienza. In verità pesa la sua origine al- gerina che ispira a Sartre l’affettuoso appellativo di petit voyou algérien (ma petit voyou significa pur sempre “piccola canaglia”) e anche l’handicap mai su- perato di non appartenere alla borghesia coltivata e un po’ snob che compie tradizionalmente qualificati studi in Rue d’Ulm, sede dell’École Normale Supé- rieure11. La raccolta dalla storia travagliata comprende sotto il titolo L’Envers et l’Endroit, cinque testi che sono di tenore saggistico, pur offrendo ampie aper- ture poetiche, se non addirittura liriche: con un tono sempre in bilico tra den- sità e chiarezza esemplifica già da subito la scrittura che apparirà come cifra identificativa di Camus, all’intersezione fra riflessione filosofica ed espressio- ne narrativa, tra amour de vivre e désespoir de vivre (“Non c’è amore del vive- re senza disperazione di vivere”), tra un sé in affanno, perennemente interro- gativo, e l’indifferenza del mondo. Di questi contrasti si nutre tutta la temati- ca che l’autore svilupperà nelle opere successive, sempre alla ricerca di una me- sure che evoca sullo sfondo il mondo greco classico e, nel presente, la civiltà mediterranea12. Il ricorso allo scenario algerino (salvo due incursioni in un altrove non scel- to a caso: la Praga di Kafka e la suggestiva ipotesi amorosa nel paesaggio delle Bal- leari) e in particolare il riferimento al quartiere di Belcourt, luogo dove Camus ha passato la giovinezza, è il pretesto per formulare, in una prosa acerba ma di sti- le già impeccabile, variazioni autobiografiche profondamente rivelatrici su quel mondo ricco di “povertà e di luce” -ovvero rispettivamente il rovescio e il diritto del titolo. Avendo scritto quest’opera che ritiene “sgraziata”, quasi spinto da un impulso incontrollabile, l’autore -insoddisfatto del risultato- preferisce non dif- fonderla, riservandosi o di riscriverla quando la maturità gli avrà permesso di af- finare i suoi strumenti compositivi e di avvalorare le sue teorie, oppure di preser-

9 La serie di articoli fra cui Misère de la Kabilye apparvero su Alger républicain fra il 5 e il 15 giu- gno 1939; poi raccolti in Actuelles III. Chroniques algériennes 1939-1958, Gallimard, Parigi, 1958; Miseria della Cabilia, Aragno, Torino, 2011, traduzione di Marco Vitale. 10 L’Envers et l’Endroit, Edmond Charlot, Algeri, 1937; poi Gallimard, Parigi, 1958; Il rovescio e il di- ritto, Bompiani, Milano, 1959, traduzione di Sergio Morando. 11 Michel Crépu, Camus, l’homme qui ne mentait pas, in Revue des deux mondes, 23 novembre 2009. 12 La pensée de midi che Camus identifica in una cultura di integrazione fra le due sponde del Me- diterraneo si esprime poeticamente in Noces, Edmond Charlot, Algeri, 1939, attraverso la sublime descrizione del sito archeologico di Tipaza. Tra le molte opere sul tema è di grande interesse Al- bert Camus et la pensée de midi, lavoro collettivo sotto la direzione di Jean-François Mattéi, Ova- dia, Nizza, 2008. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 14

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varla come un serbatoio da cui attingere argomenti utilizzabili in altri scritti che a questo originario grumo di esperienze giovanili facciano riferimento. Nella loro apparente eterogeneità i cinque testi della raccolta lasciano emer- gere alcuni temi che diventeranno costanti nella problematica camusiana. Innan- zitutto l’immagine venerata della madre, figura di riferimento primitiva e ricorren- te: chiusa nell’enigma dei suoi affetti appare ancora più mitizzata proprio per la sua difficoltà a comunicare. Altro tema centrale è quello della vecchiaia, stagione di afflizione o disperazione in cui l’uomo è chiamato a dimostrare la sua grandez- za, proprio con la volontà di “essere più forte della propria condizione”. Tre sono i personaggi che danno corpo all’assurdità dell’esistenza nell’età finale quando, al- l’avvicinarsi della morte, il conflitto tra l’uomo ormai fragile e il mondo impene- trabile intorno a lui diventa cruciale. Se mancano le forze per fruire del presente e viene negato il ricorso a valori superiori eternizzanti, allora il concetto di assur- do serve anche come argine per impedire il ritorno di una qualche forma di Asso- luto. L’anziana paralitica abbarbicata al rosario intrecciato fra le dita, immagine iro- nica e beffarda di una fede che promette aiuto ma non lo concede, mentre intor- no cresce il fastidio per il peso della sua invalidità; il vecchio che nessuno ascolta più, proprio quando la conversazione, ormai ripetitiva e senza interesse, sarebbe l’unico modo per lui di sentirsi ancora legato alla vita; la nonna dal corpo in disfa- cimento che muore senza suscitare rimpianti a causa del piglio dispotico con cui ha governato la famiglia: queste figure, disegnate con quel tratto di visibile ironia che permette all’autore di ribaltare il tragico in un destino comunemente accetta- bile, affrontano ciascuna da sole la propria morte. Altro elemento che innerva le pagine di Il rovescio e il diritto è la percezio- ne della natura circostante, verso cui l’uomo rivolge la richiesta di un conforto che

Giuliana Rovetta Assurdo nelle e ironia giovanili di pagine Albert Camus viene leopardianamente negato. Infine viene valorizzato il principio che la pover- tà che non è solo disgrazia, ma anche occasione di mettere l’uomo alla prova e di suscitare in lui riflessioni positive: “Sono stato collocato a metà strada fra la miseria e il sole. La miseria mi ha impedito di credere che tutto ciò che sta sotto il sole e nella storia è bene; il sole mi ha insegnato che la storia non è tutto”. In bilico fra suggestioni opposte, Camus procede per approssimazioni successive e imprime al suo percorso quella asistematicità, spesso rimproveratagli e decisa- mente personalistica, che lascia aperta la strada al dubbio e al paradosso. Confi- dandosi con un amico, Pierre Bounel, così Camus ritorna su uno dei temi che gli stanno a cuore: “L’assurdo in se stesso è contraddizione. Lo è nel suo contenuto poiché esclude i giudizi di valore volendo mantenere la vita, quando il vivere è in sé un giudizio di valore. La posizione assurda, in atto, è inimmaginabile.”13 Negli anni Sessanta, alla vigilia della contestazione studentesca scoppiata a Berkeley, evento preliminare al nostro Sessantotto, è un dato storico che il li- vre de chevet degli universitari californiani era, insieme a Sulla rivoluzione di Han- nah Arendt14, anche L’uomo in rivolta di Camus, lo scrittore che con Lo stranie- ro15 aveva operato una sintesi delle preoccupazioni e delle delusioni vissute dal- la generazione maturata fra le due guerre. Testo fondante della letteratura del No-

13 Lettera del 18 marzo 1943, in Albert Camus, Œuvres Complètes, T. I, a cura di Jacqueline Lévi- Valensi, Gallimard La Pléiade, Parigi, 2006. 14 Hannah Arendt, On Revolution, Penguin Books, Londra, 1963; Sulla Rivoluzione, Edizioni di Co- munità, Milano, 1965, traduzione di Maria Magrini. 15 L’étranger, Gallimard, Parigi, 1942; Lo straniero, Bompiani, Milano, 1947, traduzione di Alberto Zevi. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 15

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vecento, Lo straniero è l’opera che, senza forma saggistica, da puro (e breve: un Camus Albert pagine di giovanili ironia e nelle Giuliana Rovetta Assurdo centinaio di pagine) romanzo, meglio illustra la teoria dell’assurdo. Scritto fra il 1938 e il ’40 e sfuggito alle maglie della censura proprio nel pieno dell’occupa- zione tedesca, il romanzo di fatto è redatto in alternativa a La morte felice, un te- sto rimasto incompiuto che sarà pubblicato postumo16. A unire i due romanzi è il personaggio centrale dall’evocativo nome di Mersault (abbreviazione e sintesi foneticamente riuscita di mer e soleil) il quale, nella rappresentazione fornita dal romanzo rimasto allo stato di abbozzo, non riesce ad apparire convincente nel suo sforzo di inseguire una felicità che riguardi non solo la vita ma anche, para- dossalmente, la morte. La tesi adombrata da Camus in questo romanzo si evol- ve per approssimazioni successive fino a un atto conclusivo che è appunto il pas- saggio dalla vita alla morte: in questo cruciale momento è richiesta la presenza cosciente dell’individuo e la sua disposizione d’animo verso una completa, e ap- punto per questo felice, accettazione. Conscio della debolezza congenita del personaggio e intenzionato a detta- gliare invece l’étranger come una figura totalmente chiusa alla comprensione del mondo circostante, Camus abbandona il primo Mersault, troppo aderente ad abu- sati clichés (avidità, utilitarismo, velleitarismo, superomismo) e abbozza la costru- zione di un Mersault la cui negatività “innocente”, nutrita di assoluta indifferen-

16 La mort heureuse, Gallimard, Parigi, 1971.

Tipaza Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 16

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za, non cerca e non vuole comprensione né giustificazione, ma resta confinata in un altrove al bando dal consorzio umano. A proposito di questo eroe moderno, non ancora destrutturato come saranno poi i personaggi immaginati dai Nouve- aux Romanciers, ma lucidamente conscio di sé e del reale, tanto da raggiungere attraverso una logica esasperata e coerentemente assurda una sua verità, Camus specificò nella prefazione all’edizione americana: “Si tratta di una verità ancora negativa, senza la quale però nessuna conquista di sé e del mondo sarà mai pos- sibile”17. L’assurdo come concetto che contraddistingue la realtà, incarnato nel dram- ma insensato di cui è protagonista Mersault, occupa nella ricerca etica di Camus uno spazio centrale; infatti senza la constatazione dell’inutilità dell’esistenza l’uo- mo non sarebbe costretto a prendere coscienza della sua assurdità e non potreb- be accedere all’unica verità che gli è data: “Continuo a credere che questo mon- do non abbia una finalità superiore. Ma so che in esso qualcosa ha un senso ed è l’uomo, perché è il solo essere vivente che pretende di averlo. Questo mondo dunque ha, per lo meno, la verità dell’uomo e nostro dovere è di fornire all’uo- mo le ragioni per lottare contro il suo stesso destino.18” L’estraniante assurdità del mondo e del soggetto implica un linguaggio motivato ad analizzare la dimensione d’irrealtà in cui è immerso l’Étranger: pre- sentato al lettore (attraverso un Je vissuto quasi alla terza persona) come un essere neutro e indifferente, impermeabile alle emozioni e alle scelte che lo ri- guardano, Mersault si macchia di un delitto senza quasi accorgersene (“a cau- sa del sole”, sarà la sua sibillina spiegazione), viene quindi arrestato, sottopo- sto a processo e giudicato in base anche, o forse soprattutto, alla sua riprove- vole impassibilità. Accettando la condanna a morte come ovvia conclusione di un procedimento giudiziario di cui è stato inerte spettatore, si atterrà alla sua

Giuliana Rovetta Assurdo nelle e ironia giovanili di pagine Albert Camus logica paradossale formulando questa ultimativa riflessione: “Tutto era mol- to chiaro, insomma: ero sempre io a morire, sia che morissi subito, sia che mo- rissi fra vent’anni”. Il tono che Camus adotta nell’affrontare ciò che appare ir- ragionevole, un’ironia intelligente e rassegnata, smorza volutamente la colo- ritura fortemente drammatica in un’inquietante apparenza di normalità. È que- sta la chiave d’accesso a quello che i suoi critici additano come un fondo di mo- ralismo presente nel pensiero di Camus, mentre appartiene interamente alla sua vocazione di impegnarsi a valorizzare l’uomo senza mai giudicarlo. Se nella prima parte del romanzo, e cioè quella in cui viene descritto un pro- tagonista connotato dall’incapacità di manifestare reazioni e sentimenti (né per la morte improvvisa della madre, né per la sua donna, né per la gratuita violen- za contro l’arabo da lui colpito a morte) il rapporto che si costituisce fra il per- sonaggio di Mersault e il lettore è nel segno di una distanza in cui regnano l’in- credulità e il cinismo19, invece nella seconda parte, e cioè durante il processo e poi nel corso della detenzione, mano a mano che prende spazio una specie di sia pur primordiale monologo interiore, affiorano considerazioni incongrue e insensate del soggetto che rendono ancora più corrosiva l’ironia di cui è permeata la nar-

17 Albert Camus, The Stranger, Alfred A. Knopf, New York, 1946, traduzione di Stuart Gilbert. 18 Le Lettres à un ami allemand di Camus, scritte nel biennio 1943-44 e uscite su riviste, sono sta- te riunite e pubblicate da Gallimard nel 1948; Albert Camus, Lettere a un amico tedesco, Edizioni Ogni uomo è tutti gli uomini, Bologna, 2009, traduzione di Elena Mazzetti. 19 Murat Demirkan dell’Università di Marmara in un saggio su L’étranger pubblicato in Synergies Tur- quie, n. 2, 2009 definisce questo atteggiamento détachement impassibile. Giuliana Rovetta Assurdo e ironia nelle pagine giovanili di Albert Camus 17 . 20 di "Philosophie Magazine", n. 17, aprile 2013, in- 2013, aprile 17, n. Magazine", "Philosophie di horssérie ASSURDOEIRONIANELLEPAGINEGIOVANILIDIALBERTCAMUS Segnaliamo il fascicolo appena uscito uscito appena fascicolo il Segnaliamo teramente dedicato a Camus, sotto la direzione di Sven Ortoli. la direzione a Camus, sotto teramente dedicato 20 razione. Lasciando il lettore alle prese con un testo che, tra registri linguistici ca- linguistici registri tra che, testo un con prese alle lettore il Lasciando antitetiche, e razione. diverse, a allude paradossale, carattere di osservazioni e ricaturali perma- d’allerta stato uno di artefice fa si l’autore d’interpretazione, possibilità nostra la e noi tra rapporto del situazio- tra all’ambiguità costantemente inadeguatezza rimanda che nente paradossale dalla procede romanzo il come così vita, ironi- e distaccato sguardo suo il Attraverso soggettiva. apparen- reazione e quella da oggettiva ne diversa realtà una trapelare lascia Camus di straniero” “lo co libertà la verso passo primo un così compie e te Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 17 Pagina 21.27 20/05/13 1 nero_Layout 21-2013 Satura Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 18

18 QUATTROPOESIE

QUATTRO POESIE

di Silviano Fiorato

MORTE DEL FIGLIO PRODIGO Quando avrò consunto tutti i giorni e il tarlo della pelle avrà bucato gli orli del mio cuore quando saranno gli occhi un sipario abbassato Silviano Fiorato MorteSilviano Fiorato del figlio prodigo e tutti lasceranno la platea - allora - se un angelo mi aiuta “mi alzerò e tornerò da mio Padre”. Speriamo che il vitello ingrassato non fugga nella selva del mio tempo passato. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 19

QUATTROPOESIE 19 Silviano Fiorato Il fiore, senso della vita della senso fiore, Il IL FIORE, SENSO DELLA VITA Sarà forse il bianco del fiore appena aperto o sarà forse il rosa che irrompe a primavera a insegnarci il senso della vita. Ogni stagione muta nel suo tempo la ruota delle stelle nel girare del mondo. Uno per uno andremo a impastare il cosmo nel respiro infinito dello spazio. Ne resterà soltanto il polline dei fiori che frutterà d’estate e il fecondo solco scavato a seminare ogni gente del mondo. Ma se il seme è distrutto e si spegne ogni fiore resterà solo l’arido deserto della terra che muore. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 20

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IL GATTO SI NASCONDE Il gatto gira e gira cerca un posto come noi si nasconde (da se stesso) si acquatta nel nonnulla. Silviano Fiorato IlSilviano Fiorato gatto si nasconde Dall’alto della stanza lo illumina una luce: ancora per un poco il sole lo rischiara. Sul lontano dei monti una sottile nebbia fa presagio d’autunno. Anche per noi la giostra gira gira alla sera; il buio non nasconde e il padrone del circo accenderà la sua luce. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 21

QUATTROPOESIE 21 Silviano Fiorato Commiato

COMMIATO Posso andarmene ormai. Sono arrivato (o quasi) in fondo alla strada non fatta. Mi sono seduto sui bordi guardando il paesaggio, mangiata la frutta permessa e proibita. Ho anche parlato e taciuto: magari di troppo per l’uno e per l’altro. Adesso mi siedo nel tempo di attesa. Posso andarmene ormai. Per dove non so. Comunque è sicuro che non lo dirò. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 22

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MARTA GIERUT ECCELLENZA E TORMENTO

di Milena Buzzoni

Domenica 10 febbraio, a Palazzo Panichi di Pietrasanta, si è inaugurata la mostra retrospettiva intitolata: Marta Gierut. Il volto e la maschera. Scultu- re, dipinti, disegni, poesie. Contemporaneamente, nella sala dell’Annunziata del Museo di Sant’Agostino, è stato presentato l’omonimo volume edito da Mon- dadori che raccoglie la vasta ed eclettica opera di questa giovane artista che si è tolta la vita a soli ventisette anni e che si presenta a noi attraverso la me- tafora della sua arte e della sua poesia. Il libro è diviso in sette sezioni che tentano di dare sistematicità a circa duecento liriche (ma la sua produzione oltrepassa le cinquecento!), ritrovate su

Marta Gierut. Eccellenza eMilena Buzzoni Marta tormento diari, fogli sparsi, computer, senza una precisa cronologia: Infanzia e adolescen- za, Parlare con se stessi, Parlare con Dio, Autoritratto, Donna, amicizia, amore, Il male di vivere, L’intorno e altro. Poesie che “si leggono come un diario, il com- mento quotidiano alle giornate di una giovane sensibile e ricca di vita interiore e di immaginazione”, come nota Manlio Cancogni nell’introduzione. Le pagine sono inframmezzate da un’altrettanto ricca sequenza di disegni: figure, volti, au- toritratti e sono precedute, oltre che dalla citata introduzione di Cancogni, da un primo intervento di Giovanni Faccenda, curatore della mostra, che osserva come le parole di Marta siano “ un dono, non certo ultimo, di chi ebbe a vivere più vite, paradossalmente, di un vecchio ottuagenario” e da un secondo intervento di Ro- sangela Mura che, in un vero e proprio saggio, analizza la poesia dell’artista. La scultura in resina di Piero Bigongiari apre la silloge poetica che si chiu- de con l’immagine di Marta al lavoro di una monumentale scultura, nel suo la- boratorio. Concludono il volume il sentito intervento di Roberto Valcamonici, responsabile dell’arduo, approfondito compito dell’analisi e della selezione del- le liriche :”La sua poesia è alta e tesa, pulsante dei battiti per aiutarsi a vivere in un mondo sentito incapace di dare risposte esaurienti ai bisogni e alle at- tese di chi vive di spirito” e la nota bio-bibliografica di Lodovico Gierut, padre di Marta, instancabile curatore della sua multiforme produzione. Nata a Pietrasanta l’11 settembre 1977, l’artista è stata allieva del pitto- re e scultore Franco Miozzo e, dopo aver frequentato l’Istituto Statale di Arte di Pietrasanta, si è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Studiosa, solo per citare i nomi più noti, di Majakovskij, Pasternak, Rimbaud, Baudelaire, Pes- soa, Pound, Alda Merini, Alessandro Parronchi e Piero Bigongiari, è autrice del monumento intitolato “Il volto e la maschera” situato a Marina di Pietrasanta e inserito nel “Parco della Scultura” che raccoglie, tra gli altri, lavori di Fernan- do Botero, Pietro Cascella, Francesco Messina. Tra le sue pubblicazioni i volu- mi editi dal Comitato Archivio artistico-documentario Gierut costituito nel 2006 e presieduto dal padre: Camminando in un’anima e In Franco Miozzo, oltre a l’e-book La valigia. Trentacinque poesie, visibile su you-tube. È dell’autunno 2012 il libro Il volto e la maschera, poesie e opere, edito da Giorgio Mondato- ri e reperibile sul sito wwwcairoeditore.it/libri (cataloghi d’arte). Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 23

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Certo né queste brevi note biografiche, né la lettura delle poesie o l’ana- tormento Milena Buzzoni Marta e Eccellenza Gierut. lisi delle sue opere pittoriche e scultoree, riescono a riformulare esauriente- mente la Marta-persona. Chi, come me, non ha avuto la possibilità di conoscer- la, prova il desiderio, in un procedimento induttivo, di risalire a lei attraverso le cose che ha lasciato: sono queste il suo lessico, la sua ombra, l’eco della sua voce. E davvero non ci ha lesinato i linguaggi, riuscendo ad esprimersi in tut- te le forme possibili, come se la sua sensibilità si fosse fusa in molteplici per- corsi per lasciarci una più esauriente visione d’insieme. Fin da bambina scrive poesie, disegna, dipinge. Anche la scultura riesce a catturare la sua energia, a materializzare la sua creatività. A chi non ha po- tuto conoscerla non resta che l’attenta analisi delle sue cose, lo studio minu- zioso dei suoi componimenti. Eppure, in questa necessaria operazione, men- tre ascolto ciò che al convegno dicono di lei o leggo ciò che i critici hanno scrit- to, ho la sensazione di profanare qualcosa, anche se so che ciò che è stato dato alle stampe o esposto è la parte che lei stessa aveva voluto venisse alla luce. È sempre una grave responsabilità ricostruire onestamente la fisionomia di chi è assente, attribuirle sensazioni, desideri, attese, delusioni, entrare nella fragile mappa di una psiche: lei non potrà correggere un’interpretazione errata e qualunque ipotesi si porti avanti, non avrà la possibilità di essere confutata. È questo che rende difficile e delicata la sua “lettura” e costringe a muoverci con cautela e rispetto, è questo che determina un certo disagio, il timore di penetra- re senza gli strumenti adeguati nel suo vastissimo universo e di spezzare un’ar- monia interiore che la sua morte ha incapsulato dentro un’urna sacra e invio- labile. Ma se estrarre il suo sentire dalle opere che ha lasciato , analizzare le sue poesie, esaminare i suoi dipinti, spingersi oltre l’apparenza di parole e immagi- ni, forzare l’interpretazione per arrivare al nucleo del suo essere può venir per- cepito come un gesto di violazione, resta d’altra parte l’unica possibilità per far- la continuare a vivere. E una volta che il materiale è stato analizzato in profon- dità, non si può fare a meno di desiderare che questa artista straordinaria con- tinui a parlare, suscitare interesse, trasmettere emozioni. Così le sue liriche, dalle quali è difficile staccarsi, hanno, nonostante la giovanissima età dell’autrice, la completezza di una produzione matura ed esau- stiva. Di lei si potrebbe dire ciò che Carlo Bo aveva scritto di Garcia Lorca: “ Per Lorca la poesia era il fuoco in mano”, qualcosa di innato, che sgorga sponta- neo e necessario. I suoi componimenti, come osserva anche Rosangela Mura, rispondono ai canoni poetici proclamati dai teorici più accreditati. La sua ca- pacità di accostare immagini derivate da piani differenti, da inaspettati, appa- rentemente incompatibili ambiti, non solo crea immagini poetiche suggestive, ma costituisce la poesia stessa. E allora viene subito alla mente il “binomio fan- tastico” al quale Gianni Rodari fa risalire il nucleo primigenio del componimen- to lirico o la definizione di Lautréamont che parla del “felice incontro di un om- brello e una macchina da cucire su un tavolo di anatomia” per far scoccare la scintilla poetica. Un esempio può essere la poesia Sogni: “I sogni sono farfalle all’ultimo respiro/ Non più chimere / Sbatte la porta del cuore” o Addio: “…Il mio cali- ce / si riempì di farfalle…”, dove la metafora delle farfalle (immagine frequen- te sia nella poesia che nella pittura) dà efficacia all’espressione e “la porta del cuore” nella prima, e l’accostamento al calice nella seconda, creano qualcosa di insolito e inaspettato. O ancora in Un’eco: “Prima di dormire / ascolta i so- nagli della luna / ti porteranno un’eco/ che mi somiglia”. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 24

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Qui i sonagli sono abbinati alla luna e l’eco, ad una somiglianza; ecco due esempi di “binomio fantastico” da cui scaturisce vera poesia! Ma la produzione di Marta, notevole soprattutto perché contiene in sé i trat- ti di un lirismo autentico (e l’approccio diretto ai suoi versi è il modo migliore per conoscerne l’essenza), è importante anche per la vastità dei temi trattati che van- no dalla solitudine (“…Ho imparato a misurare/ gli / angoli della solitudine”) al male di vivere (Psichiatria: “... Stanco respiro/ ventre mancato/mendicato”) agli argomenti storicamente determinati (Guerra, Hiroshima, Italia, Gandhi) ai ricor- di d’infanzia (Gioco di grida: “… I nostri passi bambini/veloci e pesanti/ orme d’ener- gia viva” oppure Colori : “… S’infrange la primavera/ i colori fuggono nell’alba/ di un arcobaleno” o ancora Il silenzio: “Com’è pesante/ questo silenzio/ nel son- no bambino,/ la soglia dei ricordi fa tremare le pareti”) all’amicizia e all’amore (Cer- candoti: “Se i bagliori della notte/ avessero vele/ navigherei nella luce/ macchia- ta d’ombra/ cercandoti” oppure Canto: “Il tempo mio si va dilatando/ con il vi- vere l’amore./ Canto la vita/ su un dondolare/ d’altalena.”) alla visione di se stes- sa in essenziali “autoritratti” (“Natura mia è donna/ anima mia è seme/ occhi spec- chio di pensieri/ Silenzio, mani…/ Disegnano parole di cuore/ Il corpo ascolta mo- vimenti/ mentre lo spirito vive di strani arcobaleni” o Nel mio tormento: “…La me- Marta Gierut. Eccellenza eMilena Buzzoni Marta tormento moria/ è carta/ viva. Resto io/ nel mio/ tormento…”). Fino ad arrivare alla con- versazione con Dio che rappresenta l’estrema ricerca di assoluto (Sono: “…Il cuo- re pesa/ Quando l’intorno non ha senso/ Il tuo volo mi rassicura.” o Parlare con Dio: “…Amo la vita, ora con te accetto anche il grigio, / che permette al mio ani- mo di amare il colore…”). Senza presumere un’analisi strutturale della sua poesia, l’insistenza su determinati elementi del discorso non può passare inosservata. Così la rinun- cia agli articoli e la mancanza di subordinazione crea un linguaggio essenzia- le, dal ritmo serrato e definitivo; mentre l’uso del participio passato come ag- gettivo mura i versi spostandoli in un tempo lapidario e concluso. La lettura dei suoi disegni, dei suoi dipinti, della scultura, è operazione più indiretta che interpreta sul filo dello sguardo, sull’onda dell’emozione su- scitata dalle sue figure, soprattutto dai volti tracciati senza incertezza: di don- ne, di bambini, di se stessa con occhi spalancati e penetranti che costringono a fermarsi e pensare come fosse quello l’unico veicolo di approccio interiore. Ma scrittura e pittura vivono dello stesso slancio emotivo, tanto da tro- vare a volte gli stessi titoli a liriche e disegni: così il tema della solitudine, i ri- cordi d’infanzia e gli autoritratti diventano motivi ispiratori in entrambi i cam- pi. Gli autoritratti, in particolare, rivelano una ricorrente ricerca di se stessi in quell’ansia d’identità che caratterizza le crescite più tormentate. I suoi occhi, più che verso l’osservatore, sono rivolti alla propria interiorità, sono sguardi densi che cercano risposte, che scrutano il mistero dell’esistere. Nel tragico universo di scrittori, poeti, artisti che hanno concluso la propria esistenza volontariamente, si pone il gesto di Marta a conferma, più che di un’in- capacità ad affrontare la vita o di un senso di inadeguatezza, di una superiorità intellettuale e di una sproporzione tra il proprio sentire e le risposte che l’esisten- za può dare a chi, come ha osservato Roberto Valcamonici, “vive di spirito”. Se l’arte, in ogni sua forma, è crocianamente contrassegnata dai carat- teri dell’universalità e della cosmicità, non è difficile capire il senso di spae- samento e di frustrazione di chi, aspirando all’assoluto, è costretto a fare i con- ti con la finitudine del contingente. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 25

QUATTROPOESIE 25

QUATTRO POESIE viandanti Bruno Rombi I quattro

di Bruno Rombi

I QUATTRO VIANDANTI Lungo le strade del sole c’erano quattro viandanti tutti col volto di luna e tutt’e quattro in uno erano la stessa luna. Giocavano a fare il quarto sul filo curvo del cielo usando un nascondino per tre dei quattro quarti. Erano quattro i viandanti ma lo spirito era sol uno: quello del gioco rotondo dei quattro quarti di luna. Io seguivo, incantato, il cambio sereno di ruolo, il darsi la mano a comporre un tondo finito nel cielo. Che gioco, quello notturno, più pallido, o sempre più chiaro, sul volto rotondo del cielo lungo le strade del Sole. Il gioco dei quattro cantoni Era di quattro momenti, forse di quattro allusioni. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 26

26 QUATTROPOESIE

TORNERÒ SULLA PALMA Tornerò sulla palma nella mia campagna sotto forma di uccello e leverò il mio canto radioso e malinconico. Vorrò accanto il vento, quello di maestrale,

Bruno Rombi TorneròBruno sulla palma perché spanda lontano il più lontano possibile l’elogio della mia terra con tutta la nostalgia per ciò che non ho avuto nel corso della vita. Sarà compenso al canto il concerto fra gli alberi estremo ed infinito. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 27

QUATTROPOESIE 27 Bruno Rombi Un mattino

UN MATTINO Forse non è così triste lasciare ancora il porto, un mattino, quando le luci della città si sono appena spente e puntare ancora il quadrante sui lidi del Sole con l’ardire del marinaio per nulla invecchiato nel cuore anche se il tempo ha segnato, con onde e marosi sul volto, il senso delle bufere, per cercare oltre il velo nebbiale l’isola che non sempre si trova. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 28

28 SEZIONERIVISTA

UNA PIUMA Il vento mi ha recato una piuma d’un uccello straniero Una piuma Una Rombi Bruno diafana e strana. Se all’aria l’affido fissando la volta del cielo essa, come in un sogno, sparisce, confusa, nell’aria. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 29

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SCIENZA E LETTERATURA letteratura e Rosa Elisa Giangoia Scienza

di Rosa Elisa Giangoia

La contrapposizione tra cultura letteraria e cultura scientifica nasce poco più di cinquant’anni fa, quando Charles Percy Snow (1905-1980) denunciò la pericolosità della frattura tra la scienza moderna e il sistema dei valori uma- nistici nella conferenza, poi diventata saggio, intitolata Le due culture (1959)1. Un testo non privo di contraddizioni e limiti, ma che ha il merito di aver mo- strato la realtà di una netta divisione fra un sapere definito “umanistico” e uno invece “scientifico”. Snow, che era un fisico, sosteneva che i letterati nutriva- no un certo disprezzo per le discipline scientifiche, ritenendo che la scienza fosse poco più di un’attività “di manovalanza” al servizio della società: a suo giudizio, era naturale che uno scienziato conoscesse Shakespeare, mentre era normale che un intellettuale non sapesse nulla dei concetti di massa ed acce- lerazione. Secondo Snow, questo disprezzo era del tutto ingiustificato e lo sno- bismo degli intellettuali verso la scienza era dannoso al progresso dell’uma- nità, tanto che riteneva che proprio la scarsa comunicazione tra scienza e mon- do umanistico rappresentasse una delle principali ragioni di ostacolo alla so- luzione dei problemi del mondo. Lui stesso, da scienziato, divenne anche scrit- tore (forse per superare un complesso d’inferiorità!), pubblicando alcuni roman- zi che nel suo tempo ebbero notevole successo. In seguito la questione è diventata di grande interesse ed è stata ogget- to di studi, che trovano una sintesi nei saggi di Ezio Raimondi2 e di Giovanni Baffetti3. Per capire bene la questione bisogna, però, smitizzare alcuni pregiudi- zi e andare indietro, molto indietro nel tempo, fino alle origini della nostra tra- dizione culturale e letteraria e scorrerne, seppur rapidamente, gli sviluppi, per comprendere come il rapporto tra queste due aree culturali si sia diacronica- mente intrecciato in modi molto diversi. Occorre, però, prima smitizzare alcuni pregiudizi correnti. Innanzitut- to quello secondo cui la scienza ha uno sguardo oggettivo sulla realtà, men- tre quello della letteratura sarebbe soggettivo. Dobbiamo invece tener presen- te che entrambe le prospettive presuppongono una libertà di lettura della re- altà, fondata sull’accettazione di alcuni presupposti (assiomi, teoremi, siste- mi di valori), a partire dai quali si viene costruendo il discorso sul mondo. L’al- tro pregiudizio è che la scienza utilizza un linguaggio impersonale, al contra- rio dell’arte. La realtà è, invece, che artisti e scienziati impiegano stili espres- sivi personali e chiaramente riconoscibili, inoltre entrambi ricorrono alla me- tafora4 o alla similitudine come strumento di divulgazione di un concetto. Qua- le ultimo pregiudizio possiamo ricordare quello secondo cui la scienza si av- vale di procedimenti logici formali al contrario della letteratura, per sfatare il

1 Charles Snow, Le due culture [1959], Marsilio, Venezia 2005. 2 Scienza e letteratura, Einaudi, Torino 1978. 3 Letteratura e orizzonti scientifici, Il Mulino, Bologna 1997. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 30

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quale possiamo dire che in entrambe è centrale il procedimento analogico, an- che se l’analogia scientifica riporta l’ignoto a un fenomeno noto, mente l’ana- logia letteraria guarda le cose più familiari con occhio straniante, cogliendo nel noto un aspetto ignoto Se vogliamo ripercorrere il cammino storico dei rapporti tra scienza e letteratura, dobbiamo ricordarci che al principio c’è il mito, cioè racconti di fan- tasia, che esprimono anche aspettative dell’uomo: riprendiamone solo due, il mito degli Argonauti, che ci riporta all’invenzione dell’imbarcazione, ovvero dello strumento atto a dare la possibilità all’uomo di solcare i mari, come i pe- sci, ed il mito di Dedalo ed Icaro, che dimostra il desiderio dell’uomo di pos- sedere ali per percorrere il cielo, come gli uccelli. Nella più antica fase della produzione letteraria la scienza, intesa come glo- bale amore per il sapere, cioè filosofia, si esprimeva in testi letterariamente con- figurati, in quanto al di sopra di cosa si dicesse stava il come lo si dicesse, per cui Rosa Elisa Giangoia ScienzaRosa e letteratura la forma letteraria, in particolare quella poetica, era il culmine del processo crea- tivo. In quest’ambito si pongono le opere dei Presocratici (Talete, Anassagora, Anas- simene, Eraclito, ecc.), il poema Le opere e i giorni di Esiodo, la Fisica di Aristote- le, Il De rerum natura di Lucrezio, le Georgiche di Virgilio, gli Astronomica di Ma- nilio, i testi scientifico-naturalistici di Plinio Il Vecchio, di Columella e di altri. In queste opere il sapere è appreso per acquisizione da autori precedenti, è un pa- trimonio raccolto, da conservare e tramandare, mentre mancano l’esperienza di- retta, la sperimentazione, l’osservazione, l’intuizione. Solo Aristotele usa i proce- dimenti logico-deduttivi, applicandoli soprattutto al divenire, fino a formulare la teoria del primo motore immobile. Testo esemplare dell’esposizione poetica del pensiero scientifico-filoso- fico è il De rerum natura di Lucrezio, che traduce in poesia in latino il Perì phy- seos del filosofo ellenistico Epicuro, in cui l’autore, a partire dalla concezione fisica di un universo composto da materia, costituita da atomi nel vuoto, svi- luppa un’etica tesa a liberare gli uomini dalla paura della morte e dal timore nei confronti del futuro, degli dei e del dolore L’opera, accanto a questioni filosofiche, tratta argomenti propriamente scien- tifici, come la composizione della materia, il principio di conservazione della stes- sa, il movimento degli atomi, la finitezza o infinitezza dell’universo, le fasce cli- matiche, la diffusione delle malattie e il progresso della civiltà umana. Lucrezio precisa che si serve del linguaggio poetico in quanto esso è ca- pace di addolcire la durezza dei contenuti filosofici e scientifici, ai quali toc- ca comunque il compito di disperdere le tenebre e il terrore dell’animo, che né i raggi del sole né i dardi lucenti del giorno sono in grado di dissipare5. Nell’ antichità si venne a creare anche un altro fenomeno che stabiliva uno stretto nesso tra scienza e letteratura, ed è quello che potremmo defini- re come carattere numerologico della letteratura. Fermo restando che fin dalla più lontana antichità il legame tra matema- tica e letteratura è molto stretto: si pensi al detto del sofista Protagora “L’uo- mo è misura [in gr. métron, nell’accezione matematica] di tutte le cose”, o al fatto che in latino il verso della metrica si chiami numerus. In tutta la lettera- tura antica, medievale e rinascimentale la matematica ha un valore altamente

4 Silvana Ghiazza, La metafora tra scienza e letteratura, Le Monnier, Firenze 2005. 5 I, vv. 146-147. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 31

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simbolico, che informa e plasma la struttura delle opere. Grande influenza ha letteratura e Rosa Elisa Giangoia Scienza la tradizione biblica6. Gli esempi sono innumerevoli: i 9 libri delle Storie di Ero- doto, come le 9 Muse; dai 24 libri dell’Iliade e dell’Odissea derivano i 12 libri dell’Eneide, metà dei 24 omerici; o al contrario i 48 delle Dionisiache di Non- no, doppio dei 24 omerici; Le nozze di Mercurio e Filologia di Marziano Capel- la con la struttura allegorica delle sette arti liberali (il libro VII è dedicato alla matematica), alla base del sistema artistico medievale del trivio e del quadri- vio; Dante (le 100 cantiche della Divina Commedia, i 35 anni, i numeri 1, 33x3, 5 e 7); Petrarca (le 366 poesie del Canzoniere); Boccaccio (il 10 che informa il Decameron, con 10 novelle per 10 giorni, raccontate da 10 narratori). A parte questa questione numerologica, occorre evidenziare che l’assenza di divisioni all’interno del sapere continuò nel Medioevo, quando una persona di buona cultura aveva il dovere di conoscere le discipline del Trivio e del Qua- drivio, cioè materie, diremmo oggi, sia scientifiche che umanistiche. Dante ne è l’esempio più evidente: le sue conoscenze scientifiche non lo allontanavano dall’amore per la scrittura e nemmeno dalla fede, anzi ne erano solida confer- ma. Basti pensare alla famosa “dimostrazione” con specchio e doppiere usa- ta da Beatrice nel Paradiso per spiegare la vera natura delle macchie lunari7. Una realtà “scientifica”, secondo i parametri del tempo, che non contraddice, anzi è uno dei tasselli del cosmico mosaico che rappresenta la struttura armo- niosa dell’universo, così come Dio l’ha creata. La Divina Commedia vuole es- sere inoltre la dimostrazione di buone conoscenze scientifiche, soprattutto astro- nomiche, fisiche, geografiche e mediche (come dimostra anche la trattazione sul concepimento umano8), tanto che qualcuno ha ipotizzato che Dante aves- se seguito studi di Medicina a Bologna, anche per il fatto che a Firenze era iscrit- to alla corporazione dei Medici e degli Speziali. Tutto il sapere, però, era sot- toposto e finalizzato non più all’oratoria, cioè all’ars dicendi, ma alla Teolo- gia, regina di tutte le scienze. Ma soprattutto Dante si avvale e poeticamente diffonde il sistema tolemaico, come schema di organizzazione dell’universo, a dimostrazione della creazione e dell’universale sovranità di Dio. Petrarca, invece, prende posizione contro la filosofia aristotelica, ormai degenerata, per influsso dell’averroismo, in scienza meccanica, senza più ca- pacità di affrontare i problemi dell’animo umano, e per questo recupera la fi- losofia agostiniana, soprattutto nel Secretum. Ma è con Galileo che avviene il superamento della prosa letteraria e l’ini- zio della trattatistica di carattere scientifico9. Lui che scrisse anche di lettera- tura, prosatore di grandi risorse argomentative ed espressive, nitido e antire- torico, si riallaccia, senza pedanterie linguistiche, alla tradizione toscana del ‘500, ma inaugura insieme, per il vigore dialettico e la sapiente ironia che ani- ma lo stile delle sue opere maggiori, specie Il saggiatore (1623) e Il dialogo so- pra i due massimi sistemi del mondo (1632), la nuova tradizione della prosa scientifica, non più basata sulle acquisizioni della tradizione, suffragate dal- l’ipse dixit, ma sulla validità del metodo sperimentale. Nasce così la scuola ga-

6 Sapienza, 11, 21: “ma Tu hai disposto ogni cosa in [...] numero”. 7 Par. II. 8 Purg. XXV. 9 Maria Luisa Altieri Biagi, Fra lingua scientifica e lingua letteraria, Istituti Editoriali e Poligrafici In- ternazionali, Pisa 1998. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 32

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lileiana con la quale i testi prodotti diventano occasione di esposizione e di- vulgazione delle nuove acquisizioni scientifiche. Con i suoi esponenti più il- lustri, Bonaventura Cavalieri ed Evangelista Torricelli, possiamo dire che ini- zia la nuova vera produzione letteraria scientifica, in cui l’importante è il con- tenuto, dato dalle nuove scoperte, e non più il modo letterariamente elabora- to di esporre acquisizioni apprese dalla tradizione10. Ben presto farà seguito la produzione dell’Accademia del Cimento e del- la cosiddetta “scienza piacevole”, con l’esposizione di sempre nuove conqui- ste nei diversi campi della scienza, grazie ad autori come Lorenzo Magalotti e Marcello Malpighi, a cui possiamo aggiungere Tommaso Ceva (1648-1737), ge- suita, matematico e poeta milanese, autori che non hanno mai considerato in- compatibili il sapere tecnico e l’abilità retorica. Con il diffondersi della rivoluzione copernicana, l’uomo perde la consa- pevolezza della propria centralità nell’universo e la prospettiva di percezione Rosa Elisa Giangoia ScienzaRosa e letteratura della realtà si modifica profondamente, cosa che influisce anche sulla produ- zione letteraria del barocco, in cui si perde la prospettiva di centralità dell’uo- mo e l’osservazione si sposta sul particolare che viene enfatizzato a tutti i li- velli, anche linguistico, come ben dimostra la produzione poetica ed in parti- colare l’Adone del Marino. La continuità fra scienza e letteratura prosegue nei secoli successivi, sia pure con minore evidenza, finché nel Settecento11 le linee tensive, che condu- cono dall’Arcadia alla diffusione e all’affermazione dell’Illuminismo, trovano realizzazione nell’opera vasta e complessa di Francesco Algarotti, veneto, ma con ampie frequentazioni culturali in Italia e in Europa, che unisce propensio- ni per le arti figurative e per la letteratura ad interessi scientifici, esercitati in esperimenti di ottica e di astronomia, consolidatisi in un’esercitazione latina sull’ottica newtoniana e in un Saggio sopra la durata dÈ regni dÈ re di Roma, del 1729, in cui viene applicato alla storia il metodo cronologico di Newton. Dal- la sua ampia conoscenza delle nuove acquisizioni scientifiche deriverà quel suo Neutonianismo per le dame (1737, poi Dialoghi sopra l’ottica neutoniana), in cui il gioco letterario fra ironico e conversevole, di gusto arcadico-rococò, non rimane mai del tutto separato dal fondo divulgativo-scientifico e dal deside- rio di rinnovamento culturale e letterario che dimostra l’intento combattivo non solo contro il razionalismo cartesiano e la sua metafisica, in nome della nuo- va prospettiva antimetafisica, rappresentata dal sistema sperimentale newto- niano, ma più generalmente contro i pregiudizi, i conformismi, l’ignoranza con- solidata in falsa cultura, specie in Italia. L’entusiasmo per il nuovo, tipico dell’Illuminismo, fa sì che nel Settecen- to le opere letterarie fungano da veicolo di divulgazione per le nuove acquisi- zioni scientifiche. La letteratura infatti diventa occasione di elogio, di entusia- smo e di glorificazione della scienza, con una tradizione poetica di rilievo che possiamo delimitare tra l’ode Al signore di Mongolfier del Monti e la poesia Alla nuova luna, cioè allo Sputnik, di Quasimodo. Mentre nell’Illuminismo era ancora possibile che un matematico come D’Alembert desiderasse occuparsi di tutta l’enciclopedia del sapere, subito dopo

10 Giovanni Baffetti, Andrea Battistini, Paolo Rossi, Alambicco e calamaio: scienza e letteratura fra Seicento e Ottocento, Unicopli, Milano 2002. 11 Renzo Cremante, Scienza e letteratura nella cultura italiana del Settecento, Il Mulino, Milano 1984. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 33

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nascono problemi di incompatibilità e divisione tra scienza e letteratura. Pro- letteratura e Rosa Elisa Giangoia Scienza prio per questo si afferma un nuovo genere letterario, l’essai, il saggio, che di- venterà appunto il modello espressivo formale del non letterario. Tra gli autori italiani dell’Ottocento si segnala senz’altro il Leopardi per interessi scientifici12. Egli infatti in gioventù si occupò delle discipline scienti- fiche, dalla fisica alla chimica all’astronomia, dai fenomeni luminosi a quelli elettrici, si interessò di scienze naturali, di memoria, di sogno e anche di ma- tematica. All’età di quattordici anni, con il fratello Carlo, scrisse un Saggio di chimica e di storia naturale e a quindici una Storia dell’astronomia dalla sua origine fino all’anno MDCCCXI, ma bisogna ricordare che in quel periodo com- pose anche un Dialogo filosofico sopra un moderno libro intitolato “Analisi del- le idee ad uso della gioventù”, polemico contro l’opera di Mariano Gigli, soprat- tutto per l’adesione del nostro giovane poeta al sistema copernicano, a cui era decisamente contrario suo padre Monaldo, in linea con molti ambienti della Chie- sa. L’interesse per le scienze della natura è forte in lui fino al 1815, anno del Saggio sopra gli errori popolari degli antichi. In questo momento Leopardi mo- stra di avere una profonda fiducia nella “verità” e nell’“esattezza” delle scien- ze. Questa fiducia, però, cade, almeno a cominciare dal 1818, come ci testimo- nia lo Zibaldone (iniziato nel 1817), attraverso cui è possibile seguire la criti- ca alle scienze, i cui titolari costituiscono quella “repubblica scientifica” euro- pea, responsabile di avere offerto un “sistema semplicizzato e uniformato” del mondo. A questo sistema il poeta contrappone il “sistema del bello”, cioè un mondo che non può dirsi con i “concetti” della scienza, ma solo con le “imma- gini” della poesia. Sempre più si verrà radicando nella sua poesia l’idea che il progresso (“le magnifiche sorti e progressive”13) e le scienze siano incapaci di dare senso e porre rimedio alle sofferenze umane. Nella seconda metà dell’Ottocento le distanze tra letteratura e scienza si accentuano in Europa, soprattutto in seguito alla rivoluzione industriale. La causa è da ricercarsi anzitutto nella trasformazione mostruosa delle città in enormi dormitori per operai, nel loro sfruttamento e nella demolizione delle strutture stesse della famiglia e della società, che fecero sì che gli intellettua- li cominciassero a vedere la scienza, e soprattutto la tecnologia di cui sembra- va essere al servizio, con uno sguardo fortemente critico. Su questa linea si afferma il positivismo di Comte, da cui nascono il Na- turalismo francese (Zola) e il Verismo italiano (Capuana e Verga), che, oltre ad analizzare la situazione sociale determinata dalla rivoluzione industriale, so- prattutto con Zola in Francia, desumono dalla scienza il metodo d’indagine e vogliono costruire la narrazione letteraria come un’analisi scientifica della re- altà stessa14, mentre il Decadentismo opta per una letteratura in opposizione/con- correnza con la scienza, in quanto la prima sarebbe capace di rivelare “altre” verità, di tipo sapienziale, nascoste ai più, come ben teorizza Baudelaire nel- la lirica Correspondances. Nel Novecento, le grandi rivoluzioni scientifiche influiscono enormemen- te sulla letteratura. Innanzitutto la teoria della relatività determina nel roman-

12 Alberto Frattini, Letteratura e scienza in Leopardi e altri studi leopardiani, Marzorati, Milano 1978. 13 La ginestra, v. 51. 14 Nicola Valerio, Letteratura e scienza nell’età del positivismo: Pascoli – Capuana, Adriatica, Bari 1980. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 34

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zo lo scardinarsi dei concetti di spazio e di tempo, per cui si arriva ad una di- versa organizzazione dell’impianto narrativo con i grandi esempi di Proust, Joy- ce, Kafka e in Italia di Italo Svevo, dall’altra la conquista dell’aria, con le nuo- ve possibilità di volo, stimola la fantasia dei letterati, in particolare in Italia di D’Annunzio, e sulla sua scia, a livello popolare, di Liala, in cui l’aviatore è so- vente il nuovo principe azzurro per le fanciulle della nascente borghesia. An- che l’automobile acquista un posto di rilievo nella letteratura, a partire dal Ma- nifesto (1909) dei Futuristi, che ne fanno un mito, ma esaltato anche da Filip- po Tommaso Marinetti nell’ode All’automobile da corsa (1908). Così, dopo il treno con Carducci e la bicicletta con Pascoli e Gozzano, questo nuovo mez- zo di trasporto diventa elemento di dinamismo nei testi letterari, con in segui- to i famosi esempi dei romanzi Lolita (1955) di Vladimir Nabokov e Sulla stra- da (1957) di Jack Kerouac, in cui l’automobile è determinante. La novità più interessante, però, è il fatto che la scienza ora diventa og- Rosa Elisa Giangoia ScienzaRosa e letteratura getto della letteratura. Memorabile il caso di Italo Svevo; infatti nel finale del suo capolavoro, La coscienza di Zeno (1923), già pervaso da quella che era la nuova scienza uma- na del Novecento, la psicanalisi, l’autore osa una profezia, che anticipa molta fantascienza, sugli esiti catastrofici della scienza applicata alla tecnologia, un campo che ben conosceva per lavoro. Profetizza infatti “una catastrofe inau- dita prodotta dagli ordigni”, attraverso la quale l’umanità, forse, guarirà dai ger- mi di cui si nutre e troverà la salute in un mondo asettico. Svevo anticipa quel- lo che sarebbe stato un grande dilemma per la scienza, messo in scena da Mi- chael Frayn molti anni dopo nel dramma Copenaghen (1998), che assunse un notevole rilievo nella comunità letteraria ed ancor più scientifica, in quanto trat- ta in maniera vivacissima dei fatti relativi allo sviluppo, mancato, della bom- ba atomica nazista, durante gli anni della seconda guerra mondiale. In parti- colare il lavoro verte sull’incontro avvenuto nel 1941 tra Niels Bohr, famoso fi- sico teorico danese, di origine ebraica, e il suo allievo Werner Karl Heisenberg, ai vertici del progetto tedesco di sviluppo nucleare. I fatti reali e gli schiera- menti storici degli uomini in gioco sono tuttora controversi, ma Frayn nel suo dramma fa emergere il fattore umano e soprattutto gli aspetti etici della que- stione. Nel corso del Novecento, come si può vedere anche dal saggio di Mario Petrucciani15, l’osmosi tra scienza e letteratura è rappresentata, almeno in Ita- lia, da diverse compromissioni professionali: Carlo Emilio Gadda, ingegnere e romanziere, insieme a un grande scrittore e grande testimone dell’Olocausto come Primo Levi, che si salva dalla morte in campo di sterminio proprio gra- zie alla sua laurea in chimica. E ancora Mario Tobino, psichiatra, e ai nostri gior- ni Cesare Viviani, psicanalista, che fanno di una delle scienze la loro profes- sione e vi affiancano la scrittura che dà loro la notorietà. Ma la scienza diventa anche argomento di testi letterari, soprattutto di narrativa. A questo riguardo in Italia i due esempi più interessanti sono rap- presentati da e Primo Levi. Italo Calvino, nato in un ambiente, potremmo dire, “scientificamente cor- retto”, da un padre agronomo e da una madre naturalista, dopo varie esperien-

15 Scienza e letteratura nel secondo Novecento, Mursia, Milano 1978. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 35

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ze di racconto, che iniziano nel solco del neorealismo, approda ad una narra- letteratura e Rosa Elisa Giangoia Scienza tiva molto originale, ispirata alla scienza, con Le cosmicomiche (1965) e Ti con zero (1968). Non opere di fantascienza, ma di fantasia scientifica, in quanto la fantascienza tratta del futuro, mentre il nostro autore si rifà ad un passato remoto, una sorta di mito delle origini. Le cosmicomiche sono una vera e pro- pria esplosione di fantasia: i racconti vengono narrati in prima persona dal pro- tagonista, il vecchio Qfwfq, «personaggio difficile da definire, perché di lui non si sa nulla. Non è nemmeno detto che sia un uomo [...] si deve calcolare che ha più o meno l’età dell’universo», secondo quanto dice l’autore nella Prefazione. Le nozioni scientifiche su cui si basa l’autore sono principalmente astro- nomiche e gli servono per costruire racconti surreali ed esilaranti: ogni raccon- to è preceduto da un breve paratesto in corsivo che fornisce al lettore elemen- ti scientifici o parascientifici, da cui successivamente il racconto vero e proprio, sotto forma di monologo, prende spunto. Tutto in un punto, per esempio, par- tendo dalla teoria del Big Bang, tratteggia la vita di un nugolo d’insoliti perso- naggi, costretti a una strana coabitazione: non esistendo ancora la materia, tut- ti sono assiepati in un unico punto, quello iniziale della grande esplosione. In un altro racconto, Gli anni-luce, il protagonista si trova ad avere a che fare con uno strano dialogo, che avviene tramite dei cartelli, con un interlocu- tore che si trova in un’altra galassia. L’interattività degli scambi è però condi- zionata dai lunghi tempi di percorrenza della luce: ne nascono esilaranti equi- voci che saranno destinati a rimanere tali per sempre, dal momento che l’espan- sione dell’universo fa sì che il dialogo si interrompa nel momento in cui le due galassie si allontanano l’una dall’altra a velocità superiore a quella della luce. Caratteristica dei racconti di Ti con zero (La molle luna, Gli uccelli, I cri- stalli, Il sangue, il mare) è quella della durata dell’orizzonte temporale abbrac- ciato dalla narrazione, in media di molti milioni di anni. In effetti però, quello di Calvino è un tentativo ancora più ambizioso: cer- care di comprendere i misteri dell’universo attraverso i mezzi dell’ingegno uma- no, con una letteratura aperta alle suggestioni della scienza. Ne è prova uno degli ultimi libri pubblicati in vita dell’autore, Palomar (1983), in cui il prota- gonista eponimo, che ha il nome di un famoso osservatorio astronomico, in- daga i vari fenomeni della vita che lo circonda, con piglio di scienziato e sen- sibilità di poeta. Primo Levi, chimico di professione, fa di queste sue conoscenze scien- tifiche l’argomento de Il sistema periodico (1975), una raccolta di 21 racconti in cui utilizza i vari elementi chimici come una sorta di “correlativo oggetti- vo” per narrare la formazione morale e civile di un giovane ebreo. Ognuno por- ta il nome di un elemento della tavola periodica ed è ad esso in qualche modo collegato. I temi sono numerosi, incentrati sulla vita professionale di chimico e contenuti in una cornice autobiografica. Dai primi esperimenti ai primi im- pieghi, dalle esperienze di vita nei lager nazisti ai racconti - veri o di fantasia - legati al mestiere di chimico: si potrebbe definire la vita dell’autore vista at- traverso il caleidoscopio della chimica. Nel Novecento si afferma il genere “giallo”, come romanzo di grande suc- cesso: stretti sono in questo caso i rapporti con la scienza, in quanto si tratta di narrazioni in cui l’investigatore risolve l’omicidio con il ragionamento de- duttivo di tipo logico-matematica. Lo Sherlock Holmes di Conan Doyle, il Nero Wolfe di Rex Stout, l’Ellery Queen di Dannay-Lee, l’Hercule Poirot di Agatha Chri- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 36

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stie e molti altri sono i campioni di questa modalità investigativa. Ma tutto era cominciato a metà Ottocento coi racconti di Edgar Allan Poe, I delitti della Rue Morgue, Il mistero di Marie Rogêt, La lettera rubata e Lo scarabeo d’oro. Pro- tagonista dei primi tre è infatti il padre di tutti i detective moderni, Auguste Dupin, che esalta la combinazione di capacità creativa e analitica. Per quanto riguarda i rapporti tra la letteratura e la matematica, però, i dati più interessanti emergono quando la matematica non è semplice citazio- ne o gioco, bensì diventa vero e proprio serbatoio di immagini, similitudini, me- tafore, riflessioni, insomma si fa retorica. In Italia uno degli scrittori più attenti a tale aspetto è stato Leonardo Si- nisgalli, ingegnere e poeta, che affronta il tema nella raccolta di saggi dall’elo- quente titolo Furor mathematicus (1944), in cui fra l’altro sintetizza la poesia nel binomio a+bj “dove a e b sono quantità reali e j è il famoso operatore im- maginario”. Un altro poeta molto sensibile alla scienza è Andrea Zanzotto, che Rosa Elisa Giangoia ScienzaRosa e letteratura utilizza operazioni matematiche, simboli (a, b, →, ~), concetti più o meno com- plessi (insiemistica, Teoria del caos, ecc.) nelle sue liriche. Ma è soprattutto all’estero che troviamo gli esempi più articolati e coe- renti. In Francia Paul Valéry teorizza l’unione di matematica e arte nei saggi Introduction à la méthode de Léonard de Vinci (1894) e Eupalinos ou l’Archi- tecte (1923). Due correnti letterarie in particolare sono molto sensibili alla sfe- ra matematica, anche se in modi diversi: i surrealisti di inizio Novecento (so- prattutto André Breton e René Char), affascinati dagli aspetti caotici dei nume- ri, e i membri dell’Oulipo, l’Opificio di Letteratura Potenziale (come e GeorgesPerec), interessati, al contrario, alle caratteristiche norma- tive e vincolanti della matematica. Esemplare è il romanzo di Perec La vie, mode d’emploi (1978), ambientato in un edificio parigino, dove si intrecciano mol- teplici storie, secondo una struttura regolata da una griglia matematica, che scan- disce e ordina le sequenze narrative. Si può anche aggiungere Yves Bonnefoy, poeta e matematico, che nelle sue opere16 mira a percepire la globalità del rea- le come una “sostanza” posta al di là delle impoverenti schematizzazioni ra- zionali e che in diverse occasioni ha dichiarato di aver visto l’effetto benefico della poesia sulla ricerca scientifica. Nel mondo anglosassone prevale la chiave postmoderna, dunque la con- taminazione, spesso ironica, tra cultura umanistica e scientifica, con citazio- ni dotte, allusioni e rielaborazioni. Precursore può essere considerato Lewis Car- roll (di professione proprio matematico) con i giochi logico-verbali di AlicÈs aqd- ventures in Wonderland (1865). Oggi uno degli autori più interessanti per le commistioni tra scienza e letteratura è indubbiamente lo statunitense Thomas Pynchon, fortemente sug- gestionato dai vari linguaggi e dalle diverse culture – musicale, scientifica, psi- chedelica, visiva -, autore di opere complesse, come Entropia (1960), che ha se- gnato la svolta della letteratura contemporanea verso le tematiche della scien- za e della fisica quantistica, V* (1963), rielaborazione fantastica della storia eu- ropea a partire dalla prima guerra mondiale, The crying of lot 49 (1966), grot-

16 Du mouvement et de l’immobilité de Douve (1953), Anti-Platon (1953), Hier régnant désert (1958), Pierre écrite (1965), Dans la leurre du seuil (1975), Ce qui fut sans lumière (1987), Début et fin de la niege (1991), La vie errante (1993) Les Planches Courbes (2001) Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 37

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tesca metafora dell’America, Gravity’s rainbow (1973), in cui, essendo la vicen- letteratura e Rosa Elisa Giangoia Scienza da del protagonista racchiusa nella parabola di un missile V-2, l’umano appa- re definitivamente saldato al tecnologico, fino al recente Against the Day (2006), monumentale romanzo in cui, inseguendo il sogno impossibile dell’utopia, si descrive il mondo come potrebbe essere. Anche in Italia attualmente la poesia è in stretto rapporto con le scien- ze: in particolare l’interesse delle neuroscienze, l’insieme di discipline scien- tifiche, afferenti anche a psicologia e filosofia, che studiano il funzionamen- to del cervello, si è rivolto verso la letteratura e la versione scientifica del fe- nomeno dell’ispirazione poetica è andata ad arricchire l’elenco degli strumen- ti umani a disposizione per descrivere il mondo. La lettura delle leggi dell’uni- verso non è più appannaggio dei soli scienziati, ma addirittura dei poeti, di cui viene studiata la capacità di intuire le grandi leggi fisiche che governano l’uni- verso, in un percorso “non contro ma in parallelo alla conoscenza razionale”17. Del resto, la “teoria della complessità”, che propone corrispondenze fra il mi- crocosmo delle sinapsi cerebrali e il macrocosmo delle distanze spazio-tem- porali fra i pianeti, non è lontana dall’idea di nessi nascosti ed eterne relazio- ni fra le cose, tipica della poesia simbolista. È il tema appunto del recente saggio dello studioso di letteratura, non- ché poeta, Alberto Casadei, Poesia e ispirazione, ricco di suggestivi spunti di riflessione. Anche il numero 39 del prestigioso trimestrale di letteratura “Nuo- vi argomenti” è dedicato al rapporto fra scrittori e scienza, con interventi di giovani autori, come Leonardo Colombati, Demetrio Paolin, Tommaso Pincio, Chiara Valerio Giuseppe Genna, e di filosofi e scienziati, come David Calef e Giulio Giorello. Sui rapporti tra letteratura e matematica può essere ancora interessan- te ricordare il recente romanzo di Paolo Giordano, fisico di formazione, La so- litudine dei numeri primi18, in cui i due protagonisti vengono paragonati ai nu- meri primi, divisibili solo per 1 e per se stessi, e questo aspetto modula tutta la storia, per cui la matematica fornisce un immaginario e uno sviluppo coe- renti per la trama. Se vogliamo prendere in considerazione la scienza come serbatoio di si- tuazioni e personaggi narrativi, dobbiamo soffermarci soprattutto sulla fan- tascienza, che parte da acquisizioni scientifiche e con la fantasia va oltre quel- le che sono le possibilità del momento, immaginando sviluppi non ancora rea- lizzati. La storia della fantascienza è la storia di un genere letterario di narra- tiva popolare di successo sviluppatosi nel Novecento, che ha le sue radici nel romanzo scientifico dell’Ottocento. Nata come opera letteraria, la produzione di fantascienza si è presto diffusa nei diversi mezzi di comunicazione di mas- sa: soprattutto il cinema, ma anche i fumetti e la televisione. La fantascienza ha come tema fondamentale l’impatto di una scienza e/o di una tecnologia – attuale o immaginaria – sulla società e sull’individuo. A partire dagli anni Tren- ta del secolo scorso, prende il posto della mitologia nel ruolo di trasmettere miti e sogni, assumendo il compito, in maniera surrettizia, di mantenere in vita

17 A. Casadei, Poesia e ispirazione, Luca Sossella Editore, Roma 2009, p. 77. 18 Mondadori, Milano 2008. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 38

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antichi sogni, immergendoli nell’attesa di nuove tecnologie. In quest’ambito il filone più interessante e di maggior sollecitazione narrativa attualmente è quel- lo del cyborg19, cioè dell’uomo artificiale, inizialmente individui in grado di so- pravvivere a una guerra nucleare e al successivo inverno atomico. Il termine vero e proprio sarà coniato solo negli anni Sessanta, ma l’idea di una figura di ibrido uomo-macchina esiste dagli anni Venti- Trenta20. Gli inizi del cyborg sono nella letteratura nordamericana e sono legati ai viaggi che l’uomo sarà in gra- do di fare nello spazio e nel tempo. Il mostro, il cyborg ante litteram è un abi- tante di un altro mondo, è un cattivo che viene visto come appartenente allo sconosciuto, allo spazio siderale. Negli anni Quaranta e Cinquanta il paradig- ma buono-cattivo / vicino-lontano / conosciuto-sconosciuto crolla, insieme alla fisica newtoniana. Tutto cambia a seguito della volgarizzazione della teoria del- la relatività e dell’idea di iperspazio, come concetto creato per viaggiare nello spazio più veloci della luce e renderlo così accessibile agli esploratori galatti- Rosa Elisa Giangoia ScienzaRosa e letteratura ci. Negli anni Sessanta viene a crollare quella che era stata una certezza nei re- soconti di viaggi della narrativa di tutti i tempi: l’uomo era il punto fisso nel distinguere la normalità dall’anormalità, l’ordine dal disordine. Ora l’essere uma- no viene sempre più estromesso e la machina, nel caso il computer, diviene la via obbligata per poter viaggiare nello spazio, per cui l’ibrido uomo-macchina sostituisce l’alieno e il mostro non è più all’esterno dell’uomo, ma al suo in- terno, in forma debole, cioè mantenendo sostanzialmente la sua natura, ma svi- luppando particolari capacità di connessione con la macchina, o in forma for- te, cioè con perdita in tutto o in parte dell’ umanità. A partire dagli anni Ses- santa il fumetto diviene il mezzo più popolare di diffusione della cultura cy- borg, soprattutto tra bambini e adolescenti (Uomo Ragno, Hulk, i Fantastici Quat- tro). Negli anni Settanta si continua su questa linea, ma la produzione è fina- lizzata soprattutto al cinema, tramite cui si diffonde l’idea che nel prossimo futuro tutto ciò di cui si dovrà aver paura sarà più generato che costruito. Ne- gli anni Ottanta, con l’avvento della realtà virtuale, tutto può essere oggettiviz- zato, rappresentato, in una certa misura fatto vivere, per cui crolla il dogma dell’unicità reale a favore di una pluralità di mondi. Nascono numerose ope- re letterarie di fantascienza, poi riprese dal cinema o dalle serie televisive, che descrivono situazioni in cui i personaggi vengono in qualche modo intrappo- lati nella realtà virtuale. In particolare nasce il genere del , nel qua- le è presente un ambiente totalmente virtuale chiamato cyberspazio o meta- verso, teatro delle vicende dei protagonisti, in film come Tron, Il tagliaerbe, Ma- trix, Il tredicesimo piano, eXistenZ. In molti romanzi cyberpunk viene espres- so il concetto che è possibile raggiungere l’immortalità trasferendosi dal mon- do reale a quello virtuale o che la realtà virtuale può influenzare in qualche modo la vita reale o addirittura che la stessa vita non è altro che un programma di simulazione. Dall’ultima decade del secolo scorso si è andato affermando un nuovo movimento che ha in qualche misura ribaltato la visione del cyberpunk: il mo- vimento post-umano, termine arrivato agli onori della cronaca con la mostra

19 Ampia trattazione sull’argomento si può vedere in Paolo Benanti, The cyborg: corpo e corporei- tà nell’epoca del post-umano, Cittadella Editrice, Assisi 2012. 20 Un’ampia panoramica si trova in Vincenzo Tagliasco, Dizionario degli esseri umani fantastici e artificiali, Mondadori, Milano 1999. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 39

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Post Human, curata dal mercante e critico Jeffrey Deitch al Fae Musée d’Art Con- letteratura e Rosa Elisa Giangoia Scienza temporain di Losanna nel giugno del 1992, che suscitò forti discussioni e ri- flessioni. Il movimento post umano non solo ha superato le paure nei confron- ti delle tecnologie, ma vuole che venga generato l’uomo tecnologico, una sor- ta di auto-evoluzione umana, basata sui sempre nuovi mezzi tecnologici, al fine di creare un uomo sempre migliore: ma migliore in che senso? A questo pun- to occorre una nuova ridefinizione etica per capire cosa è bene e cosa è male. Il paradigma del cyberpunk ormai è infranto, in quanto l’uomo non è più mi- nacciato da una tecnologia da cui deve difendersi, ma si deve evolvere colla- borando con tutte le sue capacità a ridisegnare il corpo e l’uomo migliore, per cui il cyborg diventa l’evoluzione dell’uomo stesso. Per questo oggi il mostro non esiste più, dalle sue ceneri è nato il cyborg che ne ricopre il ruolo: nelle decadi tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo millennio, a seconda del panorama sociale o culturale in cui è pensato, viene visto come segno del male che abita l’uomo, come pericolo che lo minaccia, come frutto della grandezza del suo ingegno o come simbolo e realizzazione di ciò che da sempre l’uomo desidera, l’immortalità. Allo stato attuale il rapporto tra letteratura, o meglio tra riflessione cul- turale e scienza, mi pare si giochi soprattutto su questo terreno. In fondo ritor- niamo a raccontare di un uomo che, tramite la scienza e la tecnica, cerca di po- tenziare le sue possibilità, il che altro non è che ritornare alla narrazione della vicenda di Dedalo e Icaro, con la consapevolezza che, nonostante il lungo per- corso, la meta agognata del volo individuale, libero come quello degli uccelli, non è ancora stata raggiunta, come non è stato realizzato il più grande desiderio del- l’uomo: infrangere in qualche modo il limite ontologico della morte. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 40

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UNA POESIA

di Tita Santoro Paternostro

TRA POPOLI NUOVI

Mi colpisce un’immagine televisiva: “Una donna si butta dal gommone” Sorella dal velo sfilacciato dall’acqua salata sfidi la morte

Tra popoli Tra Paternostro Tita Santoro nuovi con la forza della disperazione viaggi con il piccolo aggrappato alla schiena Ti stacchi dalla urlante folla hai voglia di terra nuoti con le braccia stanche hai terrore del buio disperata ti butti agognando la terra. Apri gli occhi tra ciottoli amari nella deserta solitudine una mano pietosa stacca il piccolo dal dorso ti manca il respiro la tua sorte è segnata. L’estremo tuo pensiero: possa il mio piccolo avere fortuna e benessere tra popoli nuovi! Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 41

“ CARIRICORDI ” : LETTEREDIVINCENTVANGOGHALFRATELLOTHEO 41

“CARI RICORDI”: Van Theo Gogh al fratello Vincent di Maria Rosa Acri Borello “Cari lettere ricordi”: LETTERE DI VINCENT VAN GOGH AL FRATELLO THEO

di Maria Rosa Acri Borello

In una pubblica vendita all’asta, svoltasi a Los Angeles nel dicembre del 2012, è stata aggiudicata per 336.000 dollari una lettera autografa di Vincent Van Gogh (1853-1890), scritta a un amico sette mesi prima di morire. Di valore incalcolabile (non solo da un punto di vista storico-biografico, ma anche finanziario) sono gli originali delle lettere di Van Gogh al fratello mi- nore Theo, mercante d’arte, trasferitosi dall’Olanda a Parigi. Una figura indi- menticabile: visse per Vincent, lo comprese, lo sostenne economicamente e morì a sei mesi di distanza dalla sua tragica morte volontaria. Le 652 lettere che Vin- cent gli scrisse dal 1853 al 1890 formano uno dei più appassionanti epistola- ri dell’ ‘800. Esse consentono, infatti, di seguire, quasi senza soluzione di con- tinuità, il tormentato cammino dell’artista, la tragedia della sua vita, la man- canza di denaro, il tardo e faticoso maturarsi della sua fantasia pittorica, fino al prorompere di un esaltato lirismo coloristico negli ultimi anni. La tensione dello spirito, esasperato dalla lotta quotidiana con la miseria, si avverte nel grup- po delle lettere dall’Aja; ma il suo spirito ardente non si lascia domare dalle difficoltà dopo che egli si trasferisce, prima a Parigi (qui rimase per due anni ospite del fratello) e poi in Provenza. Vincent scrive: “Credo che un pittore è un essere felice perché egli, non appena può rendere un poco quello che vede, è in armonia con la natura”. Nonostante le crisi, in seguito a violenti attacchi di schizofrenia, dovute alla sua malattia psichica e che lo lasciavano depres- so e prostrato (fu ricoverato nel manicomio di Saint-Rémy, in Provenza), le let- tere degli ultimi mesi si illuminano tutte di un’alta e felice ebbrezza creativa. È la liberazione artistica finalmente raggiunta in intima comunione con i co- lori della natura: il giallo dei girasoli, del grano e delle stelle; l’azzurro del cie- lo; la policromia dei fiori; il nero dei cipressi. Da tre lettere di Vincent Van Gogh a Theo (21 febbraio 1888 – 8 maggio 1889): “Oggi stesso probabilmente comincerò l’interno del caffè dove abito, vi- sto di sera con la luce a gas. È quello che qui chiamano un “caffè notturno” (sono abbastanza frequenti), che restano aperti tutta la notte. I “nottambuli” ci pos- sono trovare un asilo quando non hanno di che pagarsi un alloggio o quando sono troppo ubriachi per esservi ammessi”. “Quel piccolo giardinetto di contadino è stupendo di colori in natura: le dalie sono di porpora sontuosa e cupa, la doppia fila di fiori è rossa e ver- de da un lato e arancione senza verde dall’altro. Nel mezzo, una dalia bianca bassa e un piccolo albero di granate a fiori dell’arancione più esplosivo, con i frutti verdi-gialli. Il terreno grigio, le alte canne di un verde blu, gli alberi di fi- chi color smeraldo, il cielo blu, le case bianche con le finestre verdi e i tetti ros- si, la mattina piena di sole, e la sera interamente immersa nell’ombra, che vie- ne proiettata dagli alberi di fico e dal canneto”. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 42

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“Sto dipingendo con lo slancio di un marsigliese che mangia la Bouillabais- se, il che non ti stupirà quando saprai che si tratta di dipingere girasoli. Ho inco- minciato tre quadri: 1°) tre grandi fiori in un vaso verde, fondo chiaro, tela da quin- dici; 2°) tre fiori, uno in seme e l’altro sfiorito, e un bocciolo su un fondo blu rea- le, tela da venticinque; 3°) dodici fiori e boccioli in un vaso giallo, tela da trenta. L’ultimo dunque è chiaro su fondo chiaro, e spero che sia il migliore”. Nella sua breve e tormentata esistenza (quando si suicidò aveva 37 anni), Van Gogh entrò in contatto con pittori di varie scuole e tendenze; durante il pe- riodo olandese (1881-85) risentì dell’influenza di Millet, pittore da lui molto ama- to; nel periodo parigino (1886-87) venne a contatto con il centro più avanzato dell’arte europea e conobbe Bernard, Toulouse-Lautrec, Pissarro, Seurat. Ma nel 1886 anche l’impressionismo francese andava trasformandosi in neoimpressio- nismo con ricerche di colore più intenso e puro, soprattutto da parte di Gauguin, dei nabis e della cosiddetta Scuola di Pont-Aven (Normandia). Com’è noto, la sua espressione più personale sboccia nel periodo di Arles (febbraio 1888-maggio 1889), vissuto con tensione estrema anche per i primi accenni di disordine mentale (de- rivante, forse, da una forma di sifilide malcurata). Ne nasce una produzione che approda a risultati profondamente diversi, sia dagli sviluppi successivi di Cézanne, sia dal postimpressionismo di Gauguin. La pittura di Van Gogh, svoltasi in un arco di produzione breve e inten- sissimo (1850 dipinti), ebbe conseguenze profonde sullo stile dei fauves e de- gli espressionisti per l’esaltazione del colore puro e per l’accentuazione della forma abbreviata e sintetica. Ritornando a quanto detto all’inizio circa i “cari ricordi”, è stato calco- lato dagli esperti che, fra i quadri dell’arte contemporanea, il più “caro” è la “versione” de “I girasoli” conservata alla National Gallery di Londra; seguono “L’urlo” di Munch nelle sue tre versioni, a Oslo ( nel 2012 la quarta è stata ven- duta da Sotheby’s, a New York per 120 milioni di dollari); “Guernica” di Pablo Picasso (ora a Madrid), esposto per la prima volta a Parigi nel 1937, mentre an- “Cari ricordi”: lettere “Cari Acri Borello Maria Rosa di Vincent fratello al Gogh Theo Van cora infuriava la guerra civile spagnola. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 43

UNAPOESIA 43

UNA POESIA sogno Serena Siniscalco Ineffabile

di Serena Siniscalco

INEFFABILE SOGNO

E ti rividi nell’età già tarda. Pur nella mia e nella tua vecchiezza qualche radice restò di fantasia, quasi di fanciullesca meraviglia di una stagione rinverdita e fresca: la testa bianca e giovanile il sogno.

“Il cuore non fa grinze” – un vecchio detto – e il sentimento sta dietro alle porte, inconsapevole, timido, in stupore, inopinato tallo d’antico tronco, già alle rosate soglie del tramonto.

Sull’onda del telefono flautato il suono della voce tua discreta: un complimento, e nell’immaginario, un abbraccio, della tua mano il tocco, e un dono di carezza, avanti al sonno. Amorevole un rimbocco di coperta, il capo sul cuscino e giunge il sogno.

Milano, gennaio 2012 Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 44

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MEMORIA, MEMORABILITÀ ED INVENZIONE

di Rosanna Pozzi

Le presenze classiche nelle letterature moderne e contemporanee, limitando- si in questa sede a quelle di matrice greca e latina, possono essere censite numero- se, varie e multiformi nella letteratura contemporanea. Diverso è il sistema di assi- milazione del mito e della letteratura antica, ogni autore ovviamente si “serve” del- la classicità in modo peculiare per dar voce alla propria forma del mondo, trovan- do «in esso una sorta di valore aggiunto, l’eleganza e l’altezza di una tradizione no- bilitante», e contemporaneamente « lo schermo che permette la proiezione di sen- timenti, elementi, tensioni inconfessabili, socialmente o politicamente sconvenien- ti, rendendo così possibile il loro uso, la loro proposta».1 A proposito della prima affermazione relativa al rapporto dei moderni con una «tradizione nobilitante», quella greca e latina, è necessario innanzitutto riflet-

Memoria, memorabilità ed Memoria, Pozzi Rosanna invenzione tere sull’etimologia della parola latina in-ventio, derivata dal verbo in-venire, che in- dica appunto l’azione dell’invenzione come momento di in-contro con qualcosa, la tradizione appunto, che si «fa avanti” al poeta, allo scrittore da un passato, da una memoria culturale individuale, nazionale, sopranazionale, stratificata e comune, fa- cente parte di un bagaglio dato, “rinvenuto”». Nell’atto di inventare lo scrittore moderno e contemporaneo si imbatte in una tradizione e in un linguaggio antichi che, consapevolmente o inconsapevolmente, riemergono e ritornano nella memoria e quindi nella parola contemporanea vivifi- cati, rinnovati e adattati al nuovo contesto espressivo. Se ne possono fornire nume- rosi esempi. Se è a tutti noto che In morte del fratello Giovanni di Foscolo riecheggiano i «vasta per aequora» del carme CI di Catullo, meno nota ma altrettanto classica è la conclusione dei Sepolcri, omericamente all’insegna di Ettore. Così nelle Ricordanze di Leopardi può capitare di scorgere l’eco delle paro- le con le quali Achille nel libro XVIII dell’Iliade piange l’amico Patroclo e scoprire, come ha indicato Gilberto Leonardi in un saggio dedicato all’argomento, che «ci sono, nel Libro XVIII dell’Iliade e non solo, versi-semenzaio per Leopardi, luoghi-semen- zaio omerici, tra voce di Omero, a volte, e più spesso voce di Monti suo traduttore e traghettatore».2 Se ne possono indicare alcuni: nella Sera del dì di festa si legge(vv. 21- 23): «Intanto io chieggio quanto a viver mi resti, e qui per terra / mi getto, e grido, e fremo». Allo stesso modo in Omero (Iliade, XVIII 31-33) Achille è descritto: «… col gran corpo / in grande spazio nella polve steso/ giacea turbando colle man le chiome». E sempre in Iliade XVIII ai versi 639-641 la madre Teti, supplice alle ginocchia di Zeus,

1 Maria Grazia Profeti, I greci nostri contemporanei: metamorfosi della tragedia, in La memoria e l’inven- zione. Presenza dei classici nella letteratura spagnola del Novecento, a cura di Maria D’Agostino, Alfon- sina De Benedetto, Carla Perugini, Rubbettino, Università degli Studi di Salerno, 2007. 2 Gilberto Leonardi, Leopardi, i cavalli di Achille, l’inutile miseria, in Gli antichi dei moderni. Dodici lettu- re da Leopardi a Zanzotto, a cura di Giuseppe Sandrini e Massimo Natale, Edizioni Fiorini, Verona 2010. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 45

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così descrive il figlio Achille: «or giace / gittato a terra, e dal dolor oppresso». Men- invenzione Rosanna Pozzi Memoria, ed memorabilità tre in Aspasia ai versi 28-31 Leopardi, colpito e ferito dallo «stral, che poscia fitto / ululando portai», riecheggia l’ «ululato orrendo» di Achille per la morte di Patro- clo (Iliade, XVIII), gli ululati delle figlie e delle nuore di Priamo per Ettore morto (Ilia- de, XXIV 214), gli ululati di Cassandra (893) e ancor più (Iliade, XX 509) quel Poli- doro che, colpito a morte da Achille, «ululò quel trafitto». Avviene in Leopardi ciò che Mario Luzi indicava con il termine di «iterazio- ne e ritrovamento»: accade che «i classici proprio per la loro persistenza nel nostro sistema mnemonico e psicologico come temi della nostra formazione si prestano a catalizzare fasi ed esperienze della nostra vita»3. La citata affermazione si attaglia perfettamente all’autore stesso che, sull’on- da della lettura degli Inni di Sinesio, assimilò una ammirazione tanto spiccata e net- ta per la figura di Ipazia, filosofa neoplatonica del IV sec. d.C., da dedicarle un dram- ma teatrale in cinque atti, intitolato Libro di Ipazia, nella cui figura luminosa ed alta è probabilmente riscontrabile l’altrettanto sublime poetessa e critica letteraria Cri- stina Campo, amica del poeta senese. Il legame tra Luzi e la classicità non si limita alla fascinazione subita da Ipa- zia, ma, come ricorda Stefano Verdino in Il latino di Luzi4, è da rintracciare anche nel legame con Orazio e Lucrezio; il fascino della parola latina, della lingua poeti- ca di Orazio, portano Luzi a paragonare il poeta latino a Mallarmé e ad imitarne il sistema delle callidae iuncturae; mentre la lettura del poeta del De Rerum Natura per Luzi «equivale spesso a guardare il mondo con occhi limpidi e spazzati sorpren- dendo le cose per la prima volta e allo stato nascente»5. Il modello Orazio agisce a partire da Avvento Notturno, mentre il modello Lucrezio è presente da Nel magma ed anche a livello saggistico sulla riflessione luziana del fare poesia.6 Altrettanto intensa è la traccia virgiliana rintracciabile in Zanzotto, per il qua- le, utilizzando le parole di Massimo Natale «chiamare in causa Virgilio non signifi- cherà tanto rintracciare un semplice segnale di letterarietà dentro la densa manie- ra zanzottiana, quanto piuttosto uno dei migliori testimoni di un fatto da non tra- scurare: la collaborazione stretta che si dà, in Zanzotto, fra grandi luoghi letterari e certe esperienze primarie, certe faglie intime di un soggetto che alla Letteratura chiede una voce che vinca l’afasia, chiede aiuto nientemeno che a dire se stesso».7 Non è presente solamente l’eco delle Bucoliche, in particolare nelle IX Eglo- ghe, «di umili virgili, di pastori castamente avvizziti nei libri, nella conscia terrena polvere», ma anche quella dell’ Eneide, che fu per Zanzotto una lettura di quelle ini- ziali, che restano scolpite nella memoria dell’io, che si confondono nel ricordo, nel gioco, nell’entrare del soggetto nel mondo. L’Eneide e Virgilio, ci segnala ancora Natale, «lo aiutano a descrivere i suoi pro- pri luoghi, a raccontarli sovrapponendo paesaggio biografico e paesaggio dell’epos». È Zanzotto stesso ad affermarlo in una lettera di autopresentazione inviata ad Ungaretti: «dopo ci fu la guerra e la resistenza. Patii il destino che fu di tutti, ma

3 Mario Luzi, Sui Classici (corsivo), in Naturalezza dei poeti (corsivo), a cura di G. Quiriconi, Milano, Gar- zanti, 1995. 4 Stefano Verdino, Il latino di Luzi, in Gli antichi dei moderni. Dodici letture da Leopardi aZanzotto, a cura di Giuseppe Sandrini e Massimo Natale, Edizioni Fiorini, Verona 2010. 5 Mario Luzi, Leggere Lucrezio equivale, in Naturalezza del poeta, cit. 6 Ibidem. 7 Massimo Natale, Il sorriso di lei. Il Virgilio di Zanzotto, in Gli antichi dei moderni. Dodici letture da Leo- pardi a Zanzotto, a cura di Giuseppe Sandrini e Massimo Natale, Edizioni Fiorini, Verona 2010. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 46

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non potei capire nessun’altra ragione fuori dell’esile mito, circoscritto in una mia Arcadia (nella inges silva del Montello…)». Il paesaggio di Zanzotto, il Montello, tormentato dalla guerra, quella del ’15- ’18, è descritto come un’immensa foresta, un’ inges silvadi memoria virgiliana, pre- cisamente di Aen.VII 676-677, dove Virgilio racconta le cause dell’origine della guer- ra tra Troiani e Latini. Identica sovrapposizione tra paesaggio dell’io e paesaggio del- l’Eneide si verifica in chiave allegorica per il fiume Piave, che, più volte presente nel- la lirica di Zanzotto, è rinominato Acheronte, nella lirica Esperimento, con eviden- te citazione virgiliano-dantesca. Il poeta stesso, consapevole della condizione di inferno individuale e stori- co in cui è avvolto, dichiara: «comprendevamo che il grande fiume dal colore di lat- te appena incristallito, che ci appariva là in basso, era L’Acheronte». Ma si possono ancora portare altri esempi della presenza e dell’incisività del poema virgiliano di- rettamente nella poesia di Zanzotto, esempi che nuovamente raccontano di occa- sioni legate all’esperienza dell’io, alla storia e alla biografia. In Vocativo, in un’altra poesia di guerra I compagni corsi avanti, è attivo in filigrana l’episodio della disce- sa di Enea all’Ade , nel quale Enea è in lutto per il compagno Miseno, dopo averlo pianto attraversa «domos Ditis vacuas et inania regna» (Aen.VI 269), ossia «le case

Memoria, memorabilità ed Memoria, Pozzi Rosanna invenzione deserte e i regni vuoti di Dite». In Zanzotto si può leggere: «Compagno, a sera io volgo, ove più antico / d’ane- liti e di piante affonda il bosco. / Ah perduto alle spalle, tra il nemico / sole, perché più ormai non ti conosco? // Ah compagno, chi ti darà soccorso / quando agosto deflagri e ti consumi? / Esule il cuore, dentro il regno vuoto / brancolo, è tardi, e monte io muto a monte. / Dove, con altro sguardo, nel remoto / gorgo, nel fango celi la tua fronte?». Anche per lui la formazione letteraria classica agisce a distanza come reper- torio conscio o inconscio di immagini che riemergono alla memoria e si fissano nel presente sulla pagina bianca. La “memorabilità”, infatti, è di quegli scrittori con i quali si mantiene una re- lazione che va oltre la lettura, che entra a far parte della propria “mitologia perso- nale” ed adempie ad una funzione importante tanto quanto la lettura o la rilettu- ra; la “rememoración”8 così intesa è un turbamento, nel senso profondo del termi- ne, ed è una virtù dei classici, di quei libri la cui eco è vasta e profonda, perdurabi- le appunto, poiché intrisa di valenze etiche ed estetiche. Ne è altro esempio la plurima presenza di un verso virgiliano, censita da Ales- sandro Martinengo,9 utilizzato con funzioni e significati diversi lungo l’intera ope- ra di Machado: si tratta del verso 304 del canto VI dell’Eneide, il canto della disce- sa del protagonista all’Averno, quando Enea si trova di fronte a Caronte, che ricor- re per la prima volta in lingua originale, come epigrafe della poesia n. CXLIX dedi- cata da Machado a Narciso Alonso Cortés. Il verso virgiliano suona: «iam senior, sed cruda deo viridisque senectus». Machado lo traduce inoltre in uno dei sonetti de- dicati a Valle-Inclán nel seguente modo: «tu verde senectud de dios pagano» (CLXIV,

8 J.Gil de Biedma, Diario dell’ artista seriamente infermo, Lumen, Barcelona 1974, in Retrato del artista en 1956, Lumen, Barcelona 1991. 9 Alessandro Martinengo, Antonio Machado e la generazione poetica della prima guerra: “Viridis senec- tus”, in La memoria e l’invenzione. Presenza dei classici nella letteratura spagnola del Novecento, a cura di Maria D’Agostino, Alfonsina De Benedetto, Carla Perugini, Rubbettino, Università degli Studi di Saler- no, 2007. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 47

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8, A Don Ramón del Valle-Inclán). Ma ancora ricorre in Fragmentos de pesadillas, invenzione Rosanna Pozzi Memoria, ed memorabilità in particolare in quello in cui l’autore si diverte a descrivere, in toni ironico-maca- bri, la scena di un’esecuzione capitale, in seguito alla quale il giustiziato si trova di fronte a Caronte, che viene descritto con «barba verdosa», successivamente modi- ficato in «barba limosa». Il verso virgiliano riappare molti anni dopo (1936), di nuo- vo in lingua originale, in una sorta di minuscolo trattato De senectute che propone Juan de Maizena ai suoi alunni: «Hay viejos[…]de aspecto venerable, que nos recuer- dan el verso virgiliano dedicado a Caronte: jam senior, sed cruda deo viridisque se- nectus»; mentre la quarta ricorrenza del verso si dà in un altro discorso attribuito a Machado, Contra la education fisica, nel quale si legge: «Se diría que Juan de Mai- zena había conocido a nuestro gran don Miguel de Unamuno, tan antideportivo, como nosotros lo conocemos: jam senior, sed cruda deo viridisque senectus». Si può aggiungere a questa un’altra felice traduzione di un verso virgiliano, più propriamente di un sintagma poetico, presente nell’opera di Machado in un con- testo semantico e narrativo analogo a quello virgiliano : questa volta Virgilio parla nella laguna infernale dello Stige, definendolo «ripa inremeabilis undae» (Aen. ,VI 425), cioè di una sponda dalla quale non è previsto ritorno, e Machado in una pa- gina dei Complementarios del 1914, rendeva così il passo :«a la orilla del agua ir- rebogable». Reminescenze virgiliane sono rintracciabili anche nel sonetto CLXIV 8, dove il «funebre barquero» (v. 3) riprende il «portitor[…]horrendus» dell’Eneide (v. 298); mentre «las revueltas aguas de Aqueronte» del verso 4. riecheggiano il virgiliano «tur- bidus[…]caeno vastaque voragine gurges/aestuat» (vv. 296-297), così il v. 5 «plúri- ma barba al pecho te caía» si rifà, con il suo insolito latinismo, al virgiliano «pluri- ma mento /canities inculta iacet» (vv. 296-297), e ancora la «negra barca» del v. 7 risponde alla «ferruginea cumba» del v. 303 dell’Eneide. Per completezza d’esame sull’impronta che Virgilio ha lasciato nell’opera di Machado si rimanda allo studio di Pérez Delgado, per il quale lo sfondo virgiliano che sottostà all’attività creativa del poeta di Soria è «siempre presto a saltar como esperiencia vital» sotto la sua penna: si tratta in altre parole di un procedimento di tipo proustiano nel quale la reminescenza più che un richiamo erudito ha il carat- tere di una «asociación espontánea de imágines literarias».10 Per rimanere nell’ambito della memorabilità del modello virgiliano operan- te nella letteratura contemporanea si può prendere in esame il tema di Enea pro- fugo, fuggiasco da Troia distrutta: lo ritroviamo ne Il passaggio d’Enea di Caproni, colto nel momento più doloroso ed incerto della sua storia, quando tutto sembra perduto e il futuro appare come una lontanissima chimera: «Nel pulsare del san- gue del tuo Enea / solo nella catastrofe, cui sgalla / il piede ossuto la rossa fumea / bassa che arrazza il lido- Enea che in spalla / un passato che crolla tenta invano / di porre in salvo, e al rullo di un tamburo / ch’è uno schianto di mura, per la mano / ha ancora così gracile un futuro / da non reggersi ritto.[…]». Caproni stesso in una intervista rilasciata nel ’49 affermava: «Enea senza più patria. Enea senza madre, senza moglie, senza padre, mai Enea fu tanto solo come in quel momento. E se nessun poeta (nemmeno il suo Virgilio) se n’è accorto, è qui che converge tutto il fuoco della sua vera grandezza d’uomo, simbolo vivo e anco- ra incompreso della sua umanità». L’Enea di Caproni incarna la condizione dell’uma-

10 R. Pérez Delagado, Ida y vuelta a los clásicos con Antonio Machado y contoluz de Unamuno, in “Pape- les de Son Armadans”, XLVI, luglio, 1967. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 48

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nità moderna, uscita da una guerra, la II Guerra Mondiale, che ha bruciato e dissol- to il passato, con un futuro incerto ancora da costruire. È un Enea spogliato di ogni sua grandezza, paradigma di uno sgomento e di una solitudine priva di coordina- te spaziali e temporali, universalmente valida, che ricanta con voce nuova l’antica solitudine malinconica dell’eroe virgiliano. Seguendo le indicazioni di Barchiesi11 non è da trascurare la presenza di Enea anche nella poesia europea di questo periodo; più o meno negli stessi anni di Ca- proni e del suo Passaggio d’Enea, il poeta slesiano Hainz Piontek descrive in una sua lirica, dal titolo I dispersi, la fuga della popolazione tedesca dalla prussica orienta- le, dopo la vittoria russa. Tra i profughi compare ad un tratto Enea: «Ma ci raggiun- se uno, che conduceva con sé un ragazzo; era un uomo / robusto, con l’uniforme strinata dai soli d’estate, / e portava sulle spalle un vecchio, il debole padre. / Allo- ra fu giorno davanti ai nostri occhi, con luce di foglie di rosa». E ampliando la ricerca oltreoceano, sempre negli stessi anni, Allan Tate, in una poesia dal titolo Aeneas at Washington, descrive lo strazio dell’immigrato: «al- zai il mio vecchio padre sulle spalle, // tra il fumo mi diressi per mare verso un nuo- vo mondo/ recando in salvo poche cose:/ un ricordo indistruttibile, / se lo è il tem- po, un amore di cose passate, sottile / come l’esitazione dell’amore che si dilegua».

Memoria, memorabilità ed Memoria, Pozzi Rosanna invenzione Il fatto è che l’Eneide appariva adeguata a descrivere la drammaticità del- la congiuntura in cui si trovava la civiltà europea contemporanea, Virgilio si di- mostrava improvvisamente capace di descrivere noi europei distrutti dalla II Guerra Mondiale. La pietà per i vinti, il disagio dei vincitori, l’orrore per la morte e per la desolazione, il senso di nausea e di disperazione che nasce di fronte alla ca- duta di Lauso, Pallante, Eurialo, Niso, i giovani coperti di sangue, tutto faceva dell’ Eneide un poema, per dirla con il critico Bettini, post-bellico, capace di ri- specchiare un mondo oggettivamente in frantumi. L’affacciarsi di Enea, con An- chise sulle spalle e Ascanio per mano – l’Enea incontrato contemporaneamen- te da Caproni, da Piontek e da Tate – si rivelava un incontro capitale per tut- ta la generazione a cavallo della guerra. L’excursus svolto dimostra che i grandi testi, quelli che si possono definire classici, sono tali proprio perché servono non solo a riassumere il passato, ma an- che a capire il presente e a immaginare il futuro. Così è anche per l’Eneide, un poe- ma che non ha affatto esaurito la sua capacità di figurazione, e prefigurazione, del- le vicende storiche che le hanno attribuito le generazioni passate. Ad ulteriore dimostrazione che l’Eneide è ancora ben viva, vorrei citare po- chi versi di un poeta italiano contemporaneo, Tiziano Rossi, tratti dall’ultima sua raccolta Gente di corsa: «Detto immigrato: sopra questo ovest / (strano catrame, ba- gnato impiantito ) / fumando sigaretta guardingo si trapianta / ignoto Enea, che mica lo si canta». Ecco che dietro agli slavi o ai nordafricani del terzo millennio, i nuovi esilia- ti con la sigaretta perennemente fra le labbra, sospettosi della terra che li accoglie, c’è ancora Enea, come afferma Tiziano Rossi, ci sono sempre le fiamme di Troia. An- che se, almeno per ora, nessuno sembra seriamente intenzionato a ‘cantare’ que- sto ennesimo incontro con l’eroe di Virgilio. Cosa che invece ha fatto il poeta ame- ricano Tony Harrison, che, come nuovo aedo, canta ne I Cicli di Coji Vakuf i suoi ver- si con la cetra in mano nel bel mezzo dell’urto delle armi in Bosnia.

11 M.Barchiesi, I moderni alla ricerca di Enea, Bulzoni, Roma 1981. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 49

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Per altri scrittori contemporanei la ricezione del poema virgiliano agisce come invenzione Rosanna Pozzi Memoria, ed memorabilità occasione di riscrittura dello stesso in chiave politica , con celate corrispondenze tra l’impero augusteo e la tentacolare Unione Sovietica; è il caso del romanzo anti- sovietico Il Mostro, censurato per venticinque anni dall’Unione Sovietica, nel quale lo scrittore trasferisce in una Tirana-Troia la stessa angoscia che ha vissuto sotto il dominio dell’Unione Sovietica e descrive Laocoonte, come vittima di una volontà au- toritaria, quella Achea-Sovietica, che non ammette opposizioni e non prevede dis- senso. Il titolo allude al cavallo di Troia, origine di ogni male per i troiani. Meno noto, ma altrettanto interessante, è il romanzo dell’ungherese Magda Szabò, che, avendo ricevuto dai genitori un’educazione classica, alimentata dal mito greco e latino, capace di leggere l’Eneide direttamente in latino a 15 anni - come ci racconta l’autrice stessa nella prefazione al romanzo - riscrive l’Eneide individuan- do nel momento, da cui il titolo del romanzo, Il momento appunto, della fuga da Troia l’occasione per una riscrittura al femminile dell’Eneide. La scrittrice unghere- se, infatti, considerando troppo sbrigativa ed eccessivamente funzionale ai piani del fato e di Augusto la scomparsa improvvisa ed inspiegabile di Creusa, decide di far morire Enea, riscrivendo il suo poema virgiliano dal punto di vista di Creusa; ne de- riva una Creusiade con la quale l’autrice condanna Enea e l’Eneide ad una sorta di doppia negazione. Nell’opposizione che Augusto manifesta alla pubblicazione del- la Creusiade l’autrice intende alludere ad un parallelo tra l’autoritarismo augusteo e l’autoritarismo sovietico. Non meno importante è il romanzo di Sebastiano Vassalli Un infinito nume- ro, con il quale l’autore italiano, facendo agire come personaggi Augusto, Mecena- te e Virgilio, vuole ricordare al lettore che la grandezza dell’Impero Romano e la sua politica espansionistica si sono fondate ed accresciute sfruttando un infinito nume- ro di umili e di schiavi. Più noto e famoso è certamente il capolavoro di Erin Broch La morte di Vir- gilio, in cui Virgilio protagonista e voce narrante racconta gli ultimi otto giorni del- la propria vita, occasione di riflessione sull’imminenza della morte da parte dello scrittore ebreo, rinchiuso in carcere dal regime nazista. Si può concludere questa ampia panoramica sulla presenza virgiliana o me- glio del poema dell’Eneide e sulla sua memorabilità quiescente, riportando, con un tocco di leggerezza, un altro riferimento alla letteratura contemporanea: l’inventri- ce del personaggio Harry Potter, J. K. Rowling, non solo utilizza il latino per le for- mule magiche, ma addirittura onora la memoria virgiliana chiamando con il nome di Sybilla Cuman la professoressa di divinazione, quella che predirà ad Harry il suo destino di oppositore all’avanzare del male. Non sarà certo casuale la forte memorabilità di Virgilio e in particolare del- l’Eneide, se già all’inizio del Novecento Eliot aveva definito Virgilio il più classico dei classici, il più “maturo” della letteratura latina nel suo famoso saggio What is the classical? e se nella sua Waste land, come ricorda Marco Fernadelli, riecheggiava la discesa all’Averno, la Sibilla Cumana e il mito della metamorfosi di Filomela in usi- gnolo nella sezione II dello stesso poemetto, Waste Land.12

12 Marco Fernandelli, Una finestra sulla scena silvana, da Virgilio a Eliot, in Resistenza del classico a cura di Roberto Andreotti, Almanacco-Bur, Milano 2009. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 50

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TRE POESIE

di Raymond Farina

Quand j’ouvre l’Odyssée chaque fois je crois lire comme un journal intime le récit précis de ma vie qu’un autre aurait écrit pour moi Intimement j’écoute cette voix amicale qui patiemment m’aide à construire le mythe de l’absent et je cherche parfois comme fit Télémaque à cacher une larme Ne m’écris pas o vieil Homère tes lettres risqueraient de se perdre en Afrique ou dans un autre siècle Téléphone-moi l’amitié et la noblesse épiques

Quand j’ouvre l’Odyssée/Suis-jeRaymond Farina Quand assez astucieux d’ailleurs les vagues de la mer Egée Donne-moi des nouvelles des nôtres de la douce Euryclée et de l’aurore dont les doigts roses laissent sur le matin leur tendre dédicace

Suis-je assez astucieux d’ailleurs pour déjouer des mots le piège n’être pas un autre cyclope Et si Personne était vraiment personne absolument s’il était l’anonyme jouet d’un drame qui le dépasse Et si c’était la violence barbare l’impersonnelle la bestiale l’aveuglante cruauté qui s’était elle-même aveuglée Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 51

TREPOESIE 51 Quando apro l’Odissea/Sono mai d’altronde così astuto così mai d’altronde aproRaymond Farina Quando l’Odissea/Sono

Quando apro l’Odissea ogni volta credo di leggere come un intimo diario il preciso racconto della mia vita scritto per me da un altro Ascolto nell’intimo questa voce amichevole che con pazienza mi aiuta a costruire il mito dell’assente e talvolta cerco come fece Telemaco di nascondere una lacrima Non scrivermi oh vecchio Omero le tue lettere rischierebbero di smarrirsi in Africa o in un altro secolo telefonami l’amicizia e la nobiltà epiche le onde del mare Egeo Dammi notizie dei nostri e della dolce Euriclea e dell’aurora le cui dita rosee imprimono sul mattino la loro tenera dedica

Sono mai d’altronde così astuto da eludere dalle parole l’insidia da non essere un altro Ciclope E se Nessuno fosse davvero nessuno in assoluto se fosse l’anonimo giocattolo d’un dramma che lo sopravanza E se fosse la violenza barbara l’impersonale la bestiale l’accecante crudeltà ad essersi da sé accecata Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 52

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Oh tant de bleu sur la conscience tant de matins légers et de brumes pudiques votre précise fébrilité mains féminines ouvrant la porte aux peupliers rassurant les choses inquiètes vérifiant la fraîcheur des fronts Pas un avril féroce

Oh tantRaymond Farina Oh de bleu Pas un baiser amer Et pourtant parfois une peine comme une écharde quand une seule feuille oublait l’allégresse du vert quand un oiseau doutait du ciel quand résistant à tes douces tisanes l’insomnie regardait dans les yeux la grande nuit muette

(da Anachronique, Ed. Rougerie) Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 53

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Oh tanto azzurro azzurro Raymond Farina Oh tanto sulla coscienza tanti lievi mattini e pudiche brume il vostro preciso stato febbrile mani femminili che aprivano la porta ai pioppi rassicurando le inquiete cose verificando d’ogni fronte la freschezza Non un feroce aprile Non un bacio amaro Eppure talvolta un’ansia come una scheggia quando una sola foglia dimenticava il brio del verde quando un uccello diffidava del cielo quando resistendo ai tuoi amabili infusi l’insonnia fissava negli occhi l’immensa notte muta

(Traduzione di Viviane Ciampi)

Raymond Farina Poeta, traduttore e saggista, è nato ad Algeri nel 1940, vissuto in Francia (dove si è laureato in Filosofia all’Università di Nancy), attualmente risiede in una delle isole mascaregne, l’île de la Réunion. Ha pubblicato suoi testi in prestigiose riviste francesi e francofone («Sud» «Europe», «La Nouvelle Revue Française», «La Revue de Belles Let- tres», «Le Journal des poètes», «Po&sie», «Poésie présente»), oltre che italiane («Miche- langelo», «L’area di Broca»). Numerosissime sono le sue raccolte poetiche, tra le quali ricordiamo: La prison du ciel (Rougerie, 1980), Le rêve de Gramsci (J.M. Laffont, 1981), Archives du sable (Rougerie, 1982), Fragments d’Ithaque (Rougerie, 1984), Anecdotes, (Rougerie, 1988), Epitola Posthumus (Rougerie, 1990, con la quale ha vinto il Premio Thy- de Monnier nel 1991), Sambela (Rougerie, 1993), La sagesse des sables (Rougerie, 1996), Exercices (L’arbre à paroles, 2000). Ha tradotto diversi poeti, dall’inglese: S. Dubroff, D. Levertov, E. Pound, J. Rothenberg, W. Stevens; dallo spagnolo: M. V. Atencia, L. A. de Cuen- ca, C. Janes; dal portoghese, N. Judice, C. Nejar, A. O’Neill, A. Osorio; dall’italiano: A. Aned- da, M. Bettarini, V. Ciampi, V. Lamarque, V. Magrelli, G. Raboni, A. Zanzotto ed altri. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 54

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PROSPEZIONI Letture di Rosa Elisa Giangoia, Carmelo Mezzasalma, Bruno Rombi, Giuliana Rovetta

MORIRE PER VIVERE te. Quella morte che, nella nostra socie- Carmelo Mezzasalma tà tecnologica e consumistica, è un vero e proprio tabù di cui non si deve parla- C’è un verso che mi ha particolarmente col- re perché reso osceno e insopportabile pito in Il bianco delle vele di Franco Casa- proprio da una rimozione collettiva e cul- dei: “In questi tempi di anime arrese…” turale. Eppure, fin dall’inizio, di Il bian- (pag. 22) che, forse, potrebbe darci la chia- co delle vele il poeta osa sfidare questo ve per capire da dove è nato questo ulti- tabù e sia pure per approdare, infine, alla mo percorso poetico del poeta romagno- domanda propriamente religiosa: “Dovrà lo. Quella sua forte tensione religiosa che morire l’uomo, la pianta / e l’ape indaf- Carmelo Mezzasalma MorireCarmelo per vivere Stefano Maldini, nella sua pregnante po- farata, / patire sfregi, chiodi sulla carne stfazione, ha voluto chiamare metafisica. e l’odio // sulla siepe di sterpi / dovrà Anime arrese, in effetti, sono i malati con morire Isacco di pugnale / e la tenera fo- i quali il poeta, a motivo anche della sua glia a primavera // dovrà morire l’uomo professione di medico, ha un rapporto quo- sulla croce” (pag. 13). Così, il dialogo con tidiano e commosso, come dice in quella la morte in questo libro poetico di Fran- sua toccante poesia che reca il titolo em- co Casadei si fa sempre più serrato, an- blematico Pronto soccorso: “ …noi tutti, che se venato di profonda e intensa ri- come lei saremo presi / nel cuore di una servatezza, perché il poeta insegue la “… notte, ribaltati e presi” (pag. 14). Anime ar- la mancanza / la firma segreta che sta rese, ancora, è la protagonista di un’altra dentro alle cose” (pag. 26). Non si trat- drammatica poesia che è La donna della ta, quindi, di una ricerca morbosa o pes- carrozzina bianca dove ritorna l’immagi- simista, bensì di una domanda radicale ne della notte: “…una notte di nebbia ti ha che investe da sempre il destino umano dissolta / sono rimasti i muri e un’eco del- ed esistenziale del poeta, quel cercare la tosse”. Ma l’immagine più forte che re- una ragione, una svolta di senso alla tra- gistra lo smarrimento di quanto vive in- gedia che lo ha sorpreso bambino allor- torno al poeta, e anche intorno a noi, si tro- ché i suoi fratellini, Rosalba e Bruno – di va, curiosamente, in una riflessione sul ce- 11 e 12 anni – annegano insieme in un lebre quadro di Edward Hopper Ni- torrente sulle colline romagnole. Quel fa- ghthawks ( I nottambuli) e dico curiosa- tale e drammatico evento del lontano mente perché, questa volta, la realtà s’im- 1949 è una ferita immensa al cuore di pone al poeta attraverso una mediazione Franco Casadei che soltanto la fede cri- pittorica che ha fissato per sempre quel stiana ha potuto colmare di una luce che limbo metropolitano in cui ci è dato vede- investe il dolore e la vita, la morte e la re cosa significhi la solitudine, la perdita sua fatalità, la tragedia ma anche la spe- di senso della vita, il dramma di un disa- ranza, come afferma il poeta nella bel- gio esistenziale e storico che, prima del No- lissima chiusa della sua poesia: “quel ven- vecento, nessuno avrebbe potuto imma- tuno settembre piangevo / per venire al ginare: “…di lì a poco sul marciapiede / lo fiume, avreste custodito / i miei tre anni, schianto della saracinesca, / i tre se ne an- vi avrei salvato, forse, / forse avete sal- dranno come ombre / per opposte strade” vato me” (pag. 18). (pag. 23). Vien da pensare, allora, che della morte Nei suoi versi cristallini e trasparenti, si può parlare in molti modi perché mol- come la superficie di un lago, ma che la- ti sono i modi di affrontarla, anche in re- scia affiorare il magma della nostra lazione a come si concepisce l’esistenza. condizione umana, Franco Casadei osa Ed è esattamente questo il punto che sta scrivere una poesia che ci parla della mor- a cuore al poeta di Il bianco delle vele. Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 55

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Se nessuna cultura, come la nostra, ha il colore del sangue, / rimosse le spine, vivere per Carmelo Mezzasalma Morire cercato di nascondere la morte, Franco vola felice / il pettirosso nella luce che Casadei, invece, ne fa il perno di quello si sgrana” (pag. 42, Il sepolcro vuoto). spazio interiore che gli dà la poesia: non Questa carne umana – come è confer- solo pensandola, ma agendola per così mato nel caso paradigmatico di Gesù il dire. E questo gli sembra, giustamente, Cristo – ha un inizio nel tempo e nel tem- il modo autenticamente umano di viver- po è esposta a tutte le minacce delle for- la. Una pedagogia della morte, un invi- ze naturali e soprattutto delle malvagi- to a vivere bene per morire bene, al modo tà sociali. Prima o poi, esse la portano a di quei girasoli di cui il poeta fissa precipitare nel baratro della morte. Tut- un’immagine indimenticabile: “Solenni e tavia, di certo per il poeta di Il bianco del- fieri / nel pieno dell’estate // a inizio au- le vele c’è solo che Dio non abbandone- tunno, / a capo chino / come seni stan- rà tutti i suoi figli nella regione dell’oscu- chi, / una schiera di soldati / annichili- rità, ma – come è confermato nel caso pa- ti e vinti” (pag. 15). In questo viaggio che radigmatico di Gesù il Cristo – li richia- il poeta compie, vedendo agire la mor- merà alla vita e li accoglierà nel suo ab- te sulla vita, egli opera un sottilissimo braccio definitivo. La vita è, dunque, vuo- passaggio tra la condizione autobio- le dirci il poeta, un’avventura persona- grafica e la condizione universale della le che ha un Dio “personale” come ori- umanità che si trova al bivio tra il nulla gine, vive la fiducia nei confronti della o la vera vita che la fede cristiana pone sua fedeltà amorevole e che si compirà al centro del suo messaggio di salvezza. in una “terra e cieli nuovi”. Si potrebbe La poesia che lascia trasparire questo dire, allora, che la fede cristiana – rispet- passaggio – ed in effetti apre uno squar- to alla principali visioni filosofiche e re- cio improvviso sul tessuto di una poesia ligiose – vede l’uomo davanti alla mor- lenta e rammemorante – mi sembra te più impregnato di speranza e più vul- quella che reca il titolo Mi ha fatto nerabile. Più impregnato di speranza per- umano e dove leggiamo: “Partorito da ché non è una parte dell’essere umano una terra ferita, / mi hai fatto umano / a poter sopravvivere (la sua “anima”), ma e così mi ami e vuoi / con tutta l’argilla l’interezza della sua persona. Non è e la paura // mi decanterai / senza cam- una scintilla destinata a perdersi nel Tut- biarmi il volto, / dai rami secchi gemme- to, ma un’identità che conserverà memo- ranno foglie / viticci dagli sterpi e l’aria ria della sua unica e irripetibile storia. fiorita” (pag. 31). È a partire da questa Per questa ragione, Franco Casadei può poesia che si afferma, nell’itinerario del cantare la sua bella terra romagnola, ter- poeta, il grande azzardo della fede con ra ferita certo, ma anche capace di mor- un esplicito riferimento alla risurrezio- ti e di rinascite nel faticoso pedaggio del ne di Cristo, ma non senza un grande cammino storico, poiché la sua bellezza combattimento, come lasciano traspari- per il poeta è indizio sicuro della bontà re le poesie Il duello, Il sasso di Caino, e fedeltà di Dio verso l’uomo che ha po- Le voci, Come a tentoni, Se davvero cre- sto in questa terra precisa e inconfondi- dessi. Già i titoli di queste poesie sono bile: “pagherò il pedaggio / prima del un riferimento esplicito al fatto che la commiato, / che io meriti la terra che mi fede è sempre un combattimento, non già copre / e vi cresca folta l’erba” (pag. 59). la tranquilla certezza che Bonhoeffer Allora lo sguardo del poeta si alza in volo chiamava la fede a buon mercato. Una dalla sua natìa e amata Bertinoro per co- fede che mette a dura prova lo spasimo gliere il senso del suo viaggio umano e della nostra carne che deve affidarsi ad terreno proprio in quella finitudine un unico punto di forza e di speranza: umana – di cui la morte è l’espressione la risurrezione di Cristo. Franco Casadei estrema – ma che si apre al mondo infi- sa di che cosa si tratta dal momento che nito di Dio come una nascita nuova, un ha scoperto che la vera vita passa attra- nuovo respiro: “lontano, là / l’ultimo lem- verso la morte e il sangue: “a salvezza ha bo di piana / e all’orizzonte infinito il Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 56

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mare / che nei giorni di chiaro / regala re, utilizzando tutti gli strumenti dell’ana- il bianco delle vele // sono nato qui / e lisi introspettiva, il protagonista è un gio- qui respiro” (pag. 61). vane ambizioso e senza scrupoli. L’uo- Dopo tutto, Franco Casadei, in Il bianco mo calcolatore e arrivista, figura cano- delle vele, ci ha donato una poesia tut- nica della letteratura ottocentesca, nasce ta tramata di domande radicali, ma for- abitualmente in un ambiente sfavorito temente agganciata ad un linguaggio dol- ma non del tutto ai margini della socie- ce e piano, rammemorante e teso quasi tà. È cinico, roso dall’invidia, disposto a fino allo spasimo, ma per cantare quel- scendere a patti con la propria coscien- la scintilla di infinito che, nonostante tut- za. Rappresenta una fonte d’ispirazione to, illumina ancora la scena stanca del- per diversi autori, da Balzac a Flaubert, la nostra tarda modernità. Dimentican- senza tralasciare l’eroe stendhaliano do Dio, gli uomini hanno perso l’unico del Rosso e il Nero. È un ottimo punto di punto di riferimento che dà luce al vive- partenza per indagare nelle pieghe più re e morire. Non vedono più né la loro remote, anche le più sordide, dell’animo nascita, né la loro storia, né il mistero che umano e per scandagliare i vizi e le vir- li avvolge e li chiama. tù di un’epoca. Inoltre permette di deci- frare il rapporto tra il “predatore”, che Franco Casadei, Il bianco delle vele, s’industria a scalare i vari livelli della sca- Raffaelli Ed., Rimini 2012, pp. 72, €12,00. la sociale, pur senza dare al denaro un ruolo di primo piano, (ciò che gli interes- LA RESISTIBILE ASCESA DI UN sa veramente è accedere alle segrete stan- UOMO AMBIZIOSO ze in cui la società degli affari celebra i La resistibileGiuliana Rovetta La ascesa di un uomo ambizioso Giuliana Rovetta suoi riti) rispetto alle vittime dei suoi in- trighi. Vittime a volte inconsapevoli, al- Scrittrice di grande talento, accolta nel tre volte consenzienti a lasciarsi coinvol- milieu intellettuale francese dei glorio- gere in progetti illegali e immorali, la cui si Anni Trenta, Irène Némirovsky deci- riuscita comporta di calpestare senza dendo di stabilirsi a Parigi aveva punta- troppe remore le leggi della correttezza, to con l’energia dei suoi vent’anni su due i valori dell’amicizia, le legittime aspet- elementi: la fiducia estrema nel proces- tative di terzi. so d’assimilazione di chi, come lei, da Un Bel-Ami rivisitato mezzo secolo dopo, Kiev aveva traversato l’Europa fuggendo ecco come appare Jean-Louis Daguerne: la Rivoluzione d’ottobre, e una straordi- meno affascinante e più fragile del gior- naria capacità profetica di individuare le nalista che Maupassant ha per sempre fis- nubi tempestose che si stavano adden- sato nel ruolo dell’arrampicatore sociale, sando sui popoli. Nei suoi numerosi ro- l’eroe di Némirovsky mostra da subito le manzi l’avversione, del tutto indifendi- sue debolezze, proprio quelle che lo per- bile, per il mondo ebraico a cui pure ap- deranno. L’autrice ne indaga i lati oscu- parteneva, è una traccia sottile ed ambi- ri, mimetizzati da quell’energia malsana gua che non varrà ad acquisire meriti che lo induce ad affannarsi intorno ai po- quando si abbatteranno sul paese le leg- tenti, ne riproduce le mosse, fra intrighi gi razziali del governo di Vichy. Ingenua- sentimentali dettati dall’interesse e finta mente si sentiva al sicuro, grazie a una devozione a personaggi influenti che (tardiva) conversione alla religione cat- sarà poi pronto a tradire. tolica e protetta com’era da molte cono- Eppure, più che la negatività intrinseca scenze “giuste” pronte a farle da scudo. al personaggio, a tenere il centro della Morirà invece nel campo di Auschwitz nel scena di questo romanzo movimentato 1942 e la sua opera principale, Suite fran- e compatto, è il rovello interiore di un cese, sarà conosciuta in forma postuma. uomo che si presenta come figlio della Nel romanzo La preda, una delle tante vi- propria epoca, frutto avvelenato delle An- cende brillanti e crudeli che la sua scrit- nées folles, anni di tragica vitalità e di tura ha saputo magistralmente intreccia- speranze infrante. Pubblicato a distan- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 57

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za di pochi mesi dalla Nausea, anche il sfruttare questo passaggio come un’op- utopia Giuliana Rovetta Tra e crisi testo di Némirovsky illustra un tipo di portunità di scelta, valorizzando gli eroe problematico e moderno, con carat- spazi di rinnovamento ed emarginando teristiche assai distanti però dal Roquen- ogni cedimento alla “barbarie”. Natural- tin di Sartre. Daguerne apparentemente mente l’accettazione di una contrazione non è un rinunciatario, esprime una vi- dei consumi, per quella parte del piane- talità cannibalesca che contamina e in- ta che si situa nella fascia mediamente sozza anche le cose migliori della vita, alta, non è affatto ovvia e si stenta a cre- ma soprattutto obbedisce a un impulso dere nella oggettiva possibilità di fare del- autodistruttivo che fa di lui, e non del- la auspicata abbondanza frugale di cui le presunte vittime, la vera “preda”. parla Latouche, la misura di un ridimen- sionamento spontaneamente scelto e vis- Irène Némirovsky, La preda, Adelphi, Mi- suto, per di più, come arricchimento cul- lano, 2012, pp.212, € 18,00. turale. E ancora sembra lecito avanzare dubbi sulla possibilità di coinvolgere nel TRA CRISI E UTOPIA cambiamento, che risulta far presa ad Giuliana Rovetta oggi su una minoranza abbastanza éli- taria, un numero sufficiente di paesi da In un agile libretto Serge Latouche, pro- poter parlare di una generalizzazione, fessore di Scienze economiche all’Univer- senza la quale il velleitarismo di pochi sità Paris-Sud, aggiunge un nuovo tassel- avrebbe scarse chances di successo. lo alla sua teoria della decrescita, diffu- Il punto meno convincente dell’analisi, di sa in Francia una decina d’anni fa susci- cui peraltro prende atto anche l’autore con tando interesse e polemiche d’ordine an- ammirevole senso critico, è la descrizio- tropologico e filosofico. Adeguatamen- ne di una progettata e auspicata “uscita te sollecitato dalle domande di Daniele dall’economia”. Questo gesto, che appa- Pepino, Latouche procede nella sua de- re in scena teatralmente con l’effetto di costruzione della teoria dello sviluppo un paradosso, presuppone ovviamente che domina l’economia mondiale, per l’accettazione del concetto che l’economia concettualizzare una fase di post-svilup- sia un’invenzione subentrata solo ad un po in cui sarà evidente alla coscienza di certo punto della storia dell’uomo, poi am- ciascuno che la minaccia d’implosione del pliatasi fino ad egemonizzare la realtà dei sistema si sta trasformando in un peri- rapporti non solo produttivi ma anche so- colo reale e imminente. ciali e interpersonali. La trasformazione Contestando l’idea su cui si basa la so- dell’homo sapiens in homo œconomicus cietà dei consumi di massa, e cioè la con- avrebbe comportato, secondo la teoria di cezione illusoria di poter far ricorso a ri- Latouche, una perdita sotto forma di im- sorse pressoché illimitate, la domanda poverimento dei legami relazionali, che in- che l’autore si pone riguarda le modali- ciderebbe (negativamente) sul benessere tà con cui questo arresto dello sviluppo dell’individuo assai più di una modesta potrà essere gestito, in vista della soprav- regressione nella fruizione di beni mate- vivenza dei più deboli e nella speranza riali o della rinuncia a un sovrappiù di di una continuità della convivenza. La cri- comfort economico. si che coinvolge quasi tutti i paesi segna- E tuttavia, come trovare giustificazione la un’emergenza ben rappresentata dal- alla prospettiva di una decrescita opzio- l’immagine del “treno in corsa verso nata volontariamente, quando anche l’abisso”: se è vero che quello che può sal- l’adesione al modello di società attuale varci è proprio quello che ci mette in pe- (in gran parte conseguente all’abbando- ricolo (come sostiene Dupuy in un suo no delle campagne e alla concentrazio- saggio del 2002), allora l’incitamento che ne in luoghi falsamente mitici per inse- proviene dalle parole di Latouche, dal suo guire il sogno consumista) è stata a sua linguaggio letterariamente impeccabile, volta frutto di una scelta libera, sponta- sempre diretto e accattivante, è quello di nea, non obbligata? Su questo punto La- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 58

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touche esprime il suo pessimismo circa numero ma anche per l’apporto specifi- l’inganno attraverso cui si è costruita la co che la loro visione del mondo riesce prospettiva storica del progresso come ad esprimere in una forma ora comple- segno ovvio e indefettibile di avanzamen- mentare ora antagonista rispetto al so- to sociale e di promozione dell’individuo. strato che troveranno nella più giovane Tramontati gli anni in cui era lecito cri- e pragmatica nazione americana. Nel ticare la monotonia alienante vissuta dal mondo del cinema, già in buona parte cittadino-lavoratore, preso negli ingranag- egemonizzato da esponenti del Vec- gi della società affluente, è evidente che chio Continente molti dei quali, dai ver- oggi le soluzioni vanno cercate ascoltan- tici degli studi di produzione intuiscono do suggerimenti relativi a nuovi model- e sviluppano da subito le potenzialità del li di convivenza, senza sottovalutare i li- nuovo mezzo, arrivano in successive fasi miti evidentemente impliciti nelle visio- scandite dai pogrom e poi dall’avanza- ni utopistiche di cui si dà conto in que- mento del pericolo nazista, registi del ca- sto testo. libro di Lubitsch, Wyler, Litvak, Premin- ger, Wilder, Zinnemann, Lang. A fronte Serge Latouche, Fine corsa, Edizioni Grup- degli “autoctoni” come Ford, cantore del-

Euroamerica, terra di cinema terra Giuliana Rovetta Euroamerica, po Abele, Torino, 2013, pp. 103, € 7,00. l’epopea western, King Vidor, già auto- re del drammatico The Crowd, John Hu- EUROAMERICA, ston, George Cukor, i nuovi arrivati at- TERRA DI CINEMA tuano di fatto una funzione di pas- Giuliana Rovetta seurs a partire da un universo cultura- le che trova la sua ricchezza nella diver- Con un taglio d’indagine sul mondo del sità dei linguaggi, nell’ambivalenza dei cinema tutto particolare, il libro di Ales- sentimenti, nel mitologico e nel recondi- sandro Roffeni Hollywood, Europa, una to, immettendo nel cuore del sistema si- documentatissima carrellata che ab- gnificativi germi di innovazione. braccia circa mezzo secolo, dai primi anni Con ragione l’autore tiene a sottolinea- del Novecento fino alla modernizzazio- re che non di sovrapposizione si tratta ne degli anni Cinquanta, valorizza il con- ma di una forma di feconda integrazio- tributo della sensibilità e dell’arte euro- ne che consente lo sviluppo di una per- pea nella costruzione di uno schema cul- cezione e di una narrazione terza rispet- turale che è frutto dell’incontro con le co- to alle sue pure e semplici componenti. noscenze, gli orientamenti e la capacità Si passa infatti dall’immaginario della gio- narrativa del Nuovo Mondo. La migrazio- vane tradizione democratica americana ne di intellettuali ed artisti verso l’Ame- a cui il sofisticato modo di sentire euro- rica segue un tracciato tanto più frequen- peo ha impresso la sua spregiudicata e tato e complesso quanto più le condizio- già sperimentata visione del mondo, a ni si fanno difficili nei paesi europei ri- quell’insieme di intuizioni e di istanze spetto alla possibilità di esprimersi, ma che Roffeni identifica in una forma di anche tout court di sopravvivere, di nuovo umanesimo. persone messe al bando da contesti in cui Su di un altro livello s’intrecciano creati- avevano consolidato le loro posizioni, in- vità e senso degli affari, competenze tec- tessuto rapporti, sviluppato talenti. niche e aspirazioni variamente espresse. In questo panorama di legami recisi e I limiti a cui i registi di cui si parla, dovran- conseguente motivazione a riscoprire al- no sottostare sono il derivato di interes- trove una propria identità si contano in- si economici incomprimibili propri dell’in- dividui dalle appartenenze più diverse, dustria cinematografica e del nascente star così come piccole o grandi collettività con system, ma sono anche l’effetto di più ge- tradizioni culturali proprie: il posto che nerali strategie usate per combattere i ne- occupano i registi di matrice ebraica, pro- mici del sano stile di vita americano, ot- venienti in gran parte dall’Europa centro- timista e puritano. I tagli alla sequenza clou orientale, non è determinante solo per il di Psycho, dove la violenza delle coltella- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 59

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te sembra meno temibile del rapido oc- teria d’insegnamento per lunghi anni nei nero quaderno Bruno Rombi Il chieggiare della macchina da presa sul cor- licei, con quella passione che oltrepas- po della cattiva Janet Leigh, così come l’at- sa i confini del dovere per farsi piacere tenuazione di alcuni torbidi riferimenti e godimento spirituale, aveva finito per freudiani nelle altre numerose opere di Hit- radicarsi in lei e attecchire come una chcock, ma anche il frequente ricorso a in- pianta che nasce da un seme che, a lun- congrui happy ends imposti dalla fabbri- go in sonno sottoterra, improvvisamen- ca dei sogni hollywoodiana, così come la te germogli. resistenza impermeabile ad alcuni valori Giustificavo il tutto (e per tutto intendo considerati antiamericani e potenzial- il contesto), analizzando dei passi di quel mente sovversivi, sono segnali che nel li- volume alla luce di alcuni elementi fon- bro contrastano l’aspirazione ad una rap- damentali per la mia analisi, che così in- presentazione meno formale della realtà: dicavo: presa di coscienza della realtà cir- i cineasti transfughi dall’Europa esprimo- costante, riflessione sul vissuto, senso no un diffuso antagonismo nei confron- della storia, stati d’animo tra gioia e do- ti del sistema. L’enfasi critica che anima lore, e via dicendo, affermando che pro- nel profondo gran parte dell’opera di que- prio attraverso la declinazione di tutto sti registi, liberi di operare in una terra, ciò in una sorta di empito sentimentale l’America che li ha pur sempre accolti, si era scaturito un testo linguisticamente diffonde sottotraccia in forme d’ironica ir- e stilisticamente così apprezzabile da au- riverenza (cifra dell’humour ebraico), di ve- torizzarmi ad affermare trattarsi di un nature amare sotto il luccichio dei lustri- libro di poesia. ni, di sottolineature caricaturali di una so- Nell’analisi minuta di ogni momento li- cietà che, senza l’aggiunta di questi umo- rico che individuavo, procedendo nella ri di più o meno esplicita contestazione, lettura, non trascuravo di sottolineare la rischiava di ripiegarsi su se stessa in un capacità della Morando di usare con com- eccesso di autoreferenzialità. petenza, stile e grazia, il classico verso endecasillabico, nonché un lessico ricco Alessandro Roffeni, Hollywood, Europa, e appropriato. La community di ilmiolibro.it, 2012, Ciò che dissi allora, che può essere par- pagg. 301, € 19,00. so ad alcuni come un ammiccamento ami- cale, è da me integrato dall’analisi, pur- IL QUADERNO NERO troppo parziale per mancanza di spazio, Bruno Rombi del volumetto appena pubblicato, Il qua- derno di Matisse. Titolo che rispecchia Sono trascorsi poco più di diciannove l’immagine di copertina, ossia il quadro mesi da sabato 2 aprile 2011 quando pre- del 1918 del pittore francese, il quale af- sentai come una scoperta poetica Isa Mo- fermava, tra l’altro, in una delle note che rando che decideva di gettarsi nella mi- spesso redigeva a margine del suo lavo- schia letteraria con il volume di versi Due- ro pittorico: “Ciò che mi interessa di più miladieci e dintorni (Edizioni del Silen- non è la natura morta né il paesaggio, è zio, Novi Ligure). la figura. É lei che mi permette di espri- Gradita sorpresa era il fatto che Isa Moran- mere meglio il sentimento quasi religio- do, amica oltre che collega del mio gran- so che ho della vita”. Tale pensiero di Ma- de amico Angelo Marchese, il raffinato cul- tisse può essere tranquillamente attribui- tore della poesia montaliana, si manifestas- to alla Morando, la quale in tutto il libro se cultrice dell’arte cara a Mnemosine e con si muove in compagnia di artisti, poeti, un piglio tuttt’altro che sommesso. amici, per i quali - è evidente - nutre una Feci allora alcune affermazioni che mi pia- predilezione tutta particolare. ce in sintesi qui rievocare perché, a mio av- Proprio nella prima lirica dedicata al viso, di fondamentale importanza. grande artista francese Isa Morando Sottolineai l’epifania, in lei, del dono del- sottolinea una frase dello stesso: je suis la poesia; poesia che, praticata come ma- fait de tout çe que j’ai vu (Sono fatto di Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 60

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tutto ciò che ho visto), integrandola la loro comune passione per la scuola, in- con altri due suoi versi che recitano: “Di tesa come palestra di vita, e la saudade tutto ciò che non ho visto ancora/ Di tut- emerge naturalmente: “Rivivo un giorno to ciò che non potrò vedere...”, che fervido di sole. / Gemme sui rami sopra bene esprimono la sete di conoscenza i tetti grigi ./ L’aula piccola, spoglia, ri- della Nostra, la sua tensione costante ver- fiorita / nella trepida attesa di un even- so il vissuto che testimonia l’impegno nel to / programmato da tempo, quasi un ricercare quelle briciole di verità che dan- dono. / Oggi parliamo di demegorie. / Le no senso alla vita. Tali briciole di verità parole dei grandi, raccontate / dalle pa- sono quasi sempre il frutto di un con- role scabre della storia. / La percorria- fronto con entità umane, non astratte, e mo insieme con trasporto. // Insieme -

Bruno Rombi Il Rombi Bruno quaderno nero normalmente sono desunte dall’analisi era illusione?- credevamo, / “Allora si comportamentale del soggetto cui le li- avanzò sulla tribuna / Pericle di Santip- riche sono dedicate. Comportamento, si pe...”. Quella rievocazione scolastica di- intende, nel senso più lato, perché ora venta rievocazione storica dell’antica emerge l’anima, ora il carattere, ora il Ellade e come un lenimento alla sofferen- pensiero, ora l’opera. za quotidiana per l’inutile blablare del- Volendo essere puntuali nell’analisi si fi- la politica odierna. nirebbe per identificare una serie di mo- Emerge ancora il ricordo di Angelo Mar- nadi entro cui ogni personaggio è rac- chese in 16 aprile, dedicata dalla Moran- chiuso e rappresentato. In Il traghetta- do alla vedova Anna, con quel perento- tore, la lirica dedicata a Carlo Piterà, la rio verso centrale che suona: “Eppure è Morando ci dice che il pittore, nel guida- lui, ancora, a suggerirti/ l’itinerario…” re la nostra amica in visita al suo atelier, con quel che segue. ad un tratto si sofferma su un’opera sim- Leggiamola: “É il suo giorno“ ricordi. / Il bolicamente intitolata Caronte. La descri- tuo sospiro/ si scioglie, lieve, in un zione della stessa ne riassume il signi- sommesso pianto. / Settantaquattro ficato. La Morando così commenta: anni avrebbe oggi / il tuo compagno, e “...Prima del congedo,/ ci scopre la sua tu non hai conforto, / né valgono proflu- ultima fatica:/ s’intitola Caronte. Vi si ac- vi di parole / a colmare l’abisso dell’as- campa/ cupa, inquietante, la locomoti- senza. Eppure è lui, ancora, a suggerir- va./ Un corvo appollaiato sul fanale./ Il ti / l’itinerario che ti può guidare/ al ri- viaggiatore emerge dalle spire/ di fumo fugio sicuro della mente, / al riposo dei e di vapore. Il suo cappello/ volato via, sensi, lacerati / tra rimpianto e paura del nel vento./ Anonimo, di spalle. La vali- domani ./ La sua voce risuona ”forte e gia/ s’indovina pesante, consumata/ chiara” / nell’impegno d un credo sen- nella fatica di un continuo andare...” che za tempo./ Il tuo impegno. Lo sai. Per tut- suona come un richiamo dantesco. Si no- ti noi. / Vestale di un tesoro di memo- tino i due segmenti - direbbe Angelo Mar- rie, / ravvivi nel suo nome la speranza chese - quell’anonimo e di spalle che si- / di un domani più giusto. La sua fede. gnificano che l’uomo non è più identifi- / L’invito antico a non ammainare, / cabile. É un numero che si congeda dal- aspettando pazienti un’altra alba”. l’umanità. Due strofe sotto, infatti, in cor- Un altro momento sul quale mi piace sof- sivo è lapidario il richiamo al senso del- fermarmi è quello della lirica Primo in- la rappresentazione. Il viaggio che dovre- contro in cui spicca il paesaggio di Do- mo fare tutti, un giorno o l’altro - dice gliani, caro a molti di noi. Ma più che il sorridendo. L’artista che ha dedicato tut- paesaggio ha spazio nella memoria, per ta la sua vita alla creazione sa, e lo ma- farsi sentimento cordiale, la figura del nifesta, che in fondo in fondo, vanitas va- primo presidente della Repubblica Italia- nitatum, anche lui è mortale. na, Luigi Einaudi, cui la Morando dedica In Le parole e il silenzio il dialogo, inta- questo primo piano: “E il ricordo di un volato nel tempo col già citato amico An- vecchio professore / che regalò alla pa- gelo Marchese, continua nel ricordo del- tria il suo sapere, / la sua onestà di raz- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 61

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za contadina. / Per la gente di qui è “il chiarazione di poetica: “La vera poesia, oriente e Rosa Elisa Giangoia Tra occidente Presidente”: / la consapevolezza del mi fu insegnato, / trascende la materia. passato/ costruita a difesa contro il I suoi messaggi / rifuggono le angustie Male / che affligge i nostri giorni e li con- dello spazio / e l’insaziato scorrere del suma / nella Babele del comunicare, / il tempo. / Temerario bussare alla sua por- frastuono che soffoca le voci / e i dispe- ta, / privi delle dovute credenziali”. rati appelli alla ragione, / la retorica vana Del secondo la Morando abbozza un pro- dei richiami / ai valori dispersi nel nau- filo con questi versi: “Contrappongo al fragio / del vivere civile”. possibile ritratto / dell’ufficialità la mia E ciò che di negativo si manifesta nella versione: / un anziano signore sorriden- politica d’oggi, a confronto con una figu- te, / il passo incerto di una lunga vita/ ra come quella qui illustrata, rivela tut- parola misurata e conciliante/ nel mes- ta la sua mostruosità. saggio sereno del giudizio. / Così per me, L’immagine di Dogliani richiama alla me- per la mia “vita in versi” / scampoli di esi- moria di tanti amici comuni la figura di stenza sussurrati / fra timori e tremori,/il Letizia Tazzer, “Ambasciatrice di tene- giudice gentile che mi esorta / a non fer- ri pensieri, di progetti. / Tenace volon- marmi, a proseguire ancora, /tenacemen- tà di persuasione”. Il sentimento amica- te per la stessa via. / “Tanto da dire” - le della Morando traduce anche la sua scrive - “e raccontare”. coerenza nel delineare un personaggio É l’augurio che faccio anch’io all’amica poiché, unitamente al sentimento, mani- Morando con l’invito alla cautela per non festa nei versi dedicati all’amica, la ca- inciampare nella fretta che è sempre una pacità del suo occhio nel cogliere il cattiva consigliera. senso di un gesto o di uno sguardo. Leg- giamo la lirica La voce della poesia, de- Isa Morando, Il quaderno di Matisse, Città dicata appunto a Letizia la cui immagi- del silenzio, Novi Ligure 2012, pp. 83, s.p. ne psicologica è riassunta in quel verso “Voce di flauto tenera avvolgente” per il TRA OCCIDENTE E ORIENTE Giudice Poeta che “...si compiacque Rosa Elisa Giangoia d’aver colto il segno. / Di aver trovato, inconsapevolmente, / l’incarnazione del- È di grande ricchezza di pensiero e la sua metafora. / La figura sottile, il pas- d’immagini la nuova silloge poetica di so lieve, / il viso intenso e dolce, la pa- Alessandro Ramberti, autore che ha già rola/ attenta al bello senza ostentazio- al suo attivo un’ampia produzione poe- ne”. Il ritratto appunto in trasparenza del- tica, interessante anche per l’intensa ri- l’amica Letizia, sul cui volto - mi si con- cerca di sempre nuove e più efficaci mo- senta la licenza poetica - il sorriso ride. dalità espressive condotta nel tempo. Exempla quelli da me fin qui citati del In questo nuovo testo, più disteso e pa- modo di fare poesia della Morando, cui cato nell’espressione, il poeta avverte tut- si possono aggiungere i versi della lun- ta la ricchezza del sapere dell’uomo, un ga lirica Ritratto di signora o, per resta- sapere che viene in larga misura dall’ere- re agli spunti desunti dalla cronaca, dità dal passato, soprattutto biblico Stultifera navis, ispirata dal naufragio del- (“Scopriamo, sì, prendiamo in mano / il la nave Concordia. O ancora le liriche de- destino impastato di Adamo - / il peso dicate a Lucio Dalla (Elegia) o a Eros Pa- concretissimo dell’anima”, in Implicita- gni (L’attore e l’anima). mente); “Va’ sulla scala di Giacobbe / an- M’è d’obbligo soffermarmi ancora, anche che se ne resterai sciancato: / vedrai che se velocemente, su due liriche: Hic et nunc nervi e muscoli / li anima / uno spirito e Il Giudice Poeta, la prima dedicata a Um- più grande.” in Conversione ) e che, nel- berto Saba, la seconda all’amico Guido Za- lo stesso tempo, si arricchisce di quan- vanone, ossia a due poeti a me cari. to elaborato al di là dell’asse privilegia- Saba, la cui grandezza è acclarata, vie- to della cultura classico-giudaica, grazie ne presentato, in sintesi, con questa di- ad un incrocio che permette di ingloba- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 62

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re, anche graficamente, l’Oriente per met- coraggio, anche per gli obblighi che deter- terne in evidenza la persistenza storica, mina nella vita di ogni giorno, la verità del- la vitalità e la ricchezza di ieri e di oggi. la croce di Cristo. In questa linea la medi- Infatti alcuni dei testi di Ramberti, buon tazione sulla morte, come dissolvimento conoscitore per studi accademici delle o diversa persistenza, si fa intensa in liri- lingue orientali, sono tradotti in cinese che (Ai margini del sacro, Notte senza fine) da don Pietro Cui Xingang, coordinato- fortemente suggestive per le riflessioni re della Comunità Cattolica Cinese in Ita- (“come sarà la carne / non più circolata dal lia, e da Alessandro Centanni, come an- sangue / ma semplice impronta dell’ani- che in cinese sono riportati alcuni pas- ma?”) e per le immagini (“Una matita trac- si biblici. Sintomatica pure la lirica Istan- cia un segno delebile / ma resta per sem- tanee, in cui Istanbul è vista come con- pre / il disegno di Dio”), che aprono ad una giungimento di due mondi (“due conti- speranza innervata di fiducia nel divino. nenti e una fessura di mare”). La verità per il poeta non è solo, però, frut- La conoscenza si manifesta per accosta- to di personale intuizione ed illuminazio- menti ed intrecci, per illuminazioni, che ne, ma è anche adesione ad una Verità, ri-

Tra occidente Elisa Giangoia Tra Rosa e oriente creano un percorso sapienziale all’inter- velata e tramandata nella storia, come si no di una percezione esistenziale e sto- può dedurre dall’oratorio Rabbunì, dove rica, che si arricchisce anche con la ad orientarci verso la rivelazione della Ve- suggestione che può derivare da figure rità sono già le parole di Marco (15, 389) che hanno compiuto un particolare e poste in esergo: “il velo del tempio si squar- coinvolgente percorso di ricerca e di spi- ciò in due, da cima a fondo.”), ma ancor ritualità, come quella di Pavel Aleksan- più quelle di Maria di Magdala: “I fatti del drovi→ Florenskij, a cui è dedicata la li- mio Rabbi sono veri // compiuti: non si rica 8 dicembre 1937, che ricorda la data possono negare.” Questo oratorio costitui- della morte in un gulag sovietico del ma- sce la seconda parte (Sopra il cielo) della tematico, filosofo e mistico, la cui voce silloge poetica ed in essa, come in un’an- di verità, proprio da quel momento, si fa tica sacra rappresentazione, si susseguo- più forte e si diffonde a più ampio rag- no le scene drammatiche della crocifissio- gio: “I fucilieri ti hanno silenziato - ne, della morte e della resurrezione di /adesso sei nel vento che non soffia: / hai Gesù, rievocate con versi di alta tensione scritto che possiamo // sognando, colo- spirituale. Quello che viene tracciato è un rare il paradiso / ammalandoci, scopri- cammino difficile da accettare per gli uo- re le carte / stupendoci, pregare.” mini, di fronte al quale ci si può decisamen- Il sapere acquisito dalla tradizione e dal- te allontanare, come fa Giuda, o si può vi- la cultura è, però, anche quello che permet- vere la tentazione di rinnegare, come av- te di orientarsi nell’attualità, come dimo- viene per Pietro. A tenere la strada giusta stra la lirica Mangiati, mentre Epicedio è è Maria di Magdala, sempre animata dal- una poesia chiarificante dell’intreccio tra l’amore verso Gesù che affronta la morte, sapere tradizionale ed acquisizioni della ma la vince con la risurrezione, donando nuova cultura scientifica. Infatti nella la salvezza a tutta l’umanità, rappresen- memoria e nell’omaggio ad una giovane tata ai piedi della croce dall’apostolo Gio- donna defunta (“ad Ilaria”) il poeta vuole vanni, a cui Cristo affida sua madre. A noi rappresentare l’inserirsi del divino nella resta lo “spirito”, quella ruach biblica, mi- nostra materialità biologica, come dimo- steriosa manifestazione per sempre di stra la tessitura lessicale scientificamen- Gesù, come dice Maria in chiusura del te- te precisa (“cellule”, “neuroni”, “geni”), per sto: “Non ti trattengo più Maestro mio / mettere in evidenza nella strofa finale (“Noi tu sei, tu vai, tu resti come Rùach.” che sorella morte fa tremare / siamo at- Oratorio questo di grande fascino, anche tirati più dal vuoto del Nirvana / che dal- alla lettura individuale, seppure molto più la inquadratura esatta / di una Croce”) la intenso nella recitazione che era stata mes- tendenza della cultura odierna a privile- sa in atto nel monastero di Fonte Avella- giare un vago ed indefinito al di là, piut- na con le voci di Massimo Sannelli e An- tosto che accettare con determinazione e tonella Catini Lucente in occasione dell’in- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 63

PROSPEZIONI 63

contro “Il valore del tempo nella scrittu- magini e di sensazioni che permettono Rosa Elisa Giangoia Tra terra cielo e ra” del 13 – 15 maggio 2011. di attingere progressivamente alla per- Apprezzabili nel volumetto anche i dise- cezione dell’infinito, percezione che at- gni di Francesco Ramberti, che ritraggono trae in una dimensione di acquisizione personaggi della Scrittura (Maria, Geremia, del divino, capace di donare sensazioni Elia, la Samaritana, Giuda, Pietro, Pilato, Gio- di pace e di beatitudine, che nascono pro- vanni, Maria di Magdala), della tradizione prio dal possesso di un senso di sicurez- cristiana (Agnese) e della storia della cul- za nei confronti del trascendente e del- tura (Boezio, Pavel Aleksandrovi→ Floren- l’eterno. In definitiva l’unitarietà ispira- skij, Regine Olsen) con tratti essenziali, ma tiva di queste liriche comunica una visio- molto efficaci per la connotazione indivi- ne della realtà naturale, percorsa ed ani- duale, soprattutto spirituale. mata da una rete di sottili fili d’infinito e d’eterno, che riescono ad attrarre e Alessandro Ramberti, Sotto il sole (sopra coinvolgere il lettore. il cielo), Fara Editore, Rimini 2012, pp. 86, A legare la sfera terrestre a quella cele- €11,00. ste è soprattutto il fatto che la natura, epifania divina della sfera celeste, è TRA TERRA E CIELO pervasa dalla bellezza. La bellezza, d’al- Rosa Elisa Giangoia tra parte, è il mistero che platonicamen- te eleva dal piano terreno al mondo ce- Questa nuova silloge di Mariangela De To- leste (“nello stupore / della bellezza / gni, suora orsolina e musicista, che ha or- d’una goccia di rugiada”), anche trami- mai alle spalle oltre una dozzina di raccol- te le realtà apparentemente più piccole te di liriche, è la continuazione di un’inces- ed insignificanti. Ma la bellezza non è che sante salmodia (vocabolo che è anche il ti- un aspetto del più ampio manifestarsi del tolo di una lirica, p. 45) che percorre tutto mistero, o meglio dei misteri, che perva- il suo dire poetico, in cui la sensibilità del- dono e si nascondono nella natura e che l’autrice penetra nello spirito profondo del- solo lo sguardo vigile, attento ed inda- la natura, nelle sue pluralità fenomenolo- gatore del poeta sa percepire, anche se giche di mare, terra, aria, flora e fauna, per non risolvere (Dove nascono gli angeli), percepire con immenso stupore (“Rimasi per il fatto che la realtà naturale atten- come sospeso / nello stupore della mera- de il suo teleologico compimento, per cui viglia”, Ho inciampato nel giorno) le sensa- “Non è silenzio d’assenza / quello che zioni di manifestazioni del divino ed espri- scorre / fra le mura del chiostro”. merle attraverso parole che abilmente co- In qualche modo, però, le presenze miste- struiscono le liriche, sempre pervase da una riose si materializzano nella percezione soffusa musicalità. degli angeli custodi. Uno di loro, sceso sul- Questa penetrazione della natura in la Terra, dice: “E mi incamminai / sulle stra- tutta la sfaccettatura delle sue manife- de degli uomini. / Capiranno, vedendomi, stazioni fa sì che nel dire poetico di Ma- / che sono l’angelo loro custode? / Racco- riangela De Togni avvengano incontri ed glierò nell’anfora / dell’eterno / le loro intrecci di aspetti diversi che espressiva- pene, le loro gioie, / le loro infantili pau- mente nelle liriche si traducono in un va- re. / Li guiderò finché / un’altra aurora sor- riegato ed abile gioco di sinestesie, in cui gerà / più splendente del sole: / la beati- si combinano soprattutto i piani percet- tudine.” (Ho inciampato nel giorno). tivi, con particolare attenzione ai nessi Oltre a quella degli angeli custodi, pochis- dei cromatismi con i piani fonici, in cui sime le presenze di persone nelle poesie di la valenza sonora del lessico sa creare ef- Mariangela De Togni, innanzitutto la ma- fetti di armoniosa musicalità. dre, già luminosa nella gloria eterna (A mia In questa consonante penetrazione del- madre) e poi Yara, la giovinetta vittima di le realtà naturali l’animo dell’autrice un atroce, ancora insoluto delitto (A Yara), trova risonanze e corrispondenze che i e forse una persona amica (Sei tornata), a versi delle liriche sanno trasmettere al let- conferma del fatto che il mondo è popola- tore in una concentrica dilatazione di im- to solo di comparse in attesa del loro com- Satura 21-2013 nero_Layout 1 20/05/13 21.27 Pagina 64

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pimento nell’eternità, come ci ha insegna- quotidiano, capace di impreziosirlo. I com- to e dimostrato nella sua narrativa Flanne- ponimenti si susseguono, quindi, come per- ry O’ Connor. le di una collana per puntualizzare vicen- La silloge si conclude con una lirica molto de e momenti dell’esistenza, che hanno toc- significativa, Perdonaci Signore, in cui la poe- cato l’animo dell’autrice e sui quali lei vuo- tessa fa dono della sua voce a tutti per chie- le tornare con la memoria. Sovente sono dere al Signore perdono dell’umana inade- eventi personali dolorosi, anche tragici guatezza a comprendere proprio questa di- (Estremo appiglio, La madre giovinetta), al- mensione di incompletezza terrena che tro- tre volte attimi di evasione e di riflessione verà il suo completamento nell’eterno, si- (In ombra e luce) o fatti di cronaca di gran- tuazione per gli uomini difficile da accet- de rilievo (La morte di una nave) o ancora tare e da capire (“ad indicare l’approdo / ri- ricordi di momenti felici (C’è un giorno) o mane il cielo la sola meta / a dirci l’infini- di situazioni in cui la vita ha saputo trova- to” Il cielo). re le risorse per recuperare la fiducia (La pri-

Una vita in poesie vita Elisa Giangoia Una Rosa Proprio per questa sua visione di saper col- ma volta che vidi Parigi). locare la dimensione nella vita terrena in una La prospettiva da cui l’autrice guarda il mon- prospettiva di attesa di compimento, do ed esamina la sua vita è quella della sua espressa con liriche di forte suggestione non più giovane età (Dietro lo specchio), che emotiva, Mariangela De Togni riconferma le permette un’osservazione, arricchita la validità della sua voce poetica. dall’ ironia, con una più acuta e lucida pos- sibilità d’ introspezione (I silenzi), ma che Mariangela De Togni, Frammenti di sale, dà ancora a lei, “fatua fanciulla ottuagena- Fara Editore, Rimini 2013, pp. 56, € 11,00. ria”, la consolante sensazione di godere quanto di buono può esserci nella vita con UNA VITA IN POESIA l’ illudersi (Sarò vera) nell’amore “di uno che Rosa Elisa Giangoia c’è e non c’è”. Quella di Serena Siniscalco è quindi una poe- Serena Siniscalco continua a dimostrare una sia dei fatti e delle sensazioni, una testimo- grande fedeltà alla poesia con questo Poe- nianza sincera del vissuto e una riflessio- sario VIII, che fa seguito ai precedenti, usci- ne coinvolgente su quanto la vita ha dona- ti dal 2004. to e purtroppo anche ha tolto, sul positivo Nella quarta di copertina l’autrice spiega il e negativo dell’esistere. Tutto questo dal vi- proposito della sua poesia: aver “snoccio- vere particolare dell’autrice diventa occa- lato le perle di memoria della mia vita fan- sione di meditazione e confronto per tut- ciulla, frammischiate agli accadimenti re- ti, con riflessioni sul significato della vita centi, tragici o meno del quotidiano”. e sul destino dell’uomo. L’incipit della silloge è proprio all’insegna Quella di Serena Siniscalco, dal punto di delle Perle, lirica che trae spunto dai verset- vista formale, è una poesia marcatamen- ti evangelici della somiglianza tra il regno te tradizionale, prevalentemente in en- dei cieli e una perla (Matt. 13, 45-46), anche decasillabi, in una lingua ricercata, tal- se il tono di riflessione scende subito al li- volta anche arcaicizzante, però molto vello terreno con il mettere in rilievo la “ve- fluida e percorsa da una continua musi- nustà” della perla, “discreta e misteriosa”, calità. Pur in questa scelta di rifarsi al lin- “forgiata da un nulla, / soltanto da un gri- guaggio alto della nostra più consolida- gio granello di sabbia / che in grembo si gia- ta tradizione letteraria, non mancano, ce dell’ostrica madre, / nutrice che perla la però, espressioni di originalità creativa, rende”. Da queste precisazioni si passa ad che, insieme alla precisione e all’elegan- ironiche considerazioni sul rapporto della za del dire, rendono la poesia di felice im- poetessa con le perle, di cui ama adornar- patto sul lettore, in quanto di lettura mol- si, come molte donne famose. to gradevole ed attraente. Questi “monili iridati” diventano il fil rou- ge di tutte le successive liriche, ognuna del- Serena Siniscalco, Poesiario VIII, Genesi Edi- le quali è una perla ritrovata e raccolta nel trice, Torino 2013, pp. 144, € 20,00. Plinio Mesciulam 65 CRITICA Set- esciulam (Genova, 1926), inconte- M linio linio P a Bologna. a Bologna. la pittura di L'oratore subdolo, 1999-2004, acrilico su legno, cm 132x181x12 di Viana Conti di Incontenibile nibile la sua febbrile, geniale, operatività, incontenibile anche il suo mitte- speculativamente mediterraneo, emotivamente temperamento, lin- del semantici scarti gli sono ne incontenibili meno non leuropeo, guaggio, a partire da quell’esordio, nel 1948, alla V Quadriennale di ge- artista Un Consagra. Soldati, Munari, Vedova, Dorazio, con Roma novese che, come la sua opera, ha vissuto e vive momenti di sfolgo- modo suo al Appartiene solitudine. abissale di come attenzione rante dell’ossimo- epocale, mai che più oggi figura, la operare di e essere di quel- in retorico dall’ordine trascrivere di manca non l’artista che ro, lo stilistico e filosofico-letterario. Non c’è argine che tenga nella sua ostensi- all’oggetto scrittura dalla fotografia, alla pittura dalla opera, Boccadasse, di porticciolo al corteo in alla istanza, prima in portato, bile, successivo l’anno e 1976 del dell’Epifania giorno nel Genova, a della Performance timana PLINIO MESCIULAM MESCIULAM PLINIO DELL’INCONTENIBILE SEGNO NEL 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.06 Pagina 65 Pagina 14.06 17/05/13 1 colore_Layout 21-2013 21-2013 colore_Layout117/05/1314.06Pagina66 66 Plinio Mesciulam cm 29,5x21 Firme deimaestri,2008,acrilicosucartoncino, A C I T I R C Todestanz. una tra tensione ti, che intridono la sua opera, sempre in grandi sentimenti, dei delle distruttivi passioni e costruttivi laceran- estremi gli Weltanschauung Amori. Eterni Poverarte, molle, Ectolassie ne, Emblegrammi,Art, Essentiae, Ghost vraespressionismo, Prigioni, Lande Urba- cicli, come sono anche i inusuali, titoli dei intensi, suoi dall’eccesso, lavori Segnati e dei sui randosi, le categorie espressive di astrat- suo lavoro, drammatizzandosi ed azze- to e figurativo, di bidimensionale e disli- nodica multicromatica, disseminata sul- mo- particella la deflagrato, ora messo som- ora pianto un di goccia, la c’è lica caffettiere moka), disue rigorele sono euclideo(emblematiche trapittorici e sti- vello strutturale, di pittura e materiali ex- che inventa ed investe di valenza simbo- le e dispendio batailleano. Tra le forme gestua- sintesi di anamorfico, ramento , Trionfi, Iperdecorativismo, So- Interagiscono, da sempre, nel orrs Ietii Carte- Inestrici, Horrores, non cessa di riflettere di cessa non Lebenstanz d una ed La sua La cadute di energia: tiva, alla sua resistenza e tenuta controalimenta allale sua architettura immagina- riale e immateriale, sul bordo Laprotensione del vuoto,del suo linguaggio, si mate- (1974). maestri alle Firmedei autoindicate vole delle ciclo nel duecentottanta le ge rie di opere piano numerico relativamente ad ogniria se-estetica, di dimensione, lo è anche sul livello di specifico linguistico, di catego- le Meister Eckhart. Esorbitante sempre a za leggendo il filosofo renano medieva- sua bottega, della attinge alla nell’oscurità luce della conoscen- che, calzolaio maestro Böhme, Jakob tedesco teologo co, con unrimando allafiguradelmite corpo dolente e fulgente, umano e misti- in lavoro, suo del corso il tutto in cola, disarti- e articola si che mutante, come la tela in perle di luce rifrante, la finestra come pochi, sul terreno della storia del- consapevole è dell’iconografia, Cultore - cm 29,5x21 Firme deimaestri,2008,acrilicosucartoncino, c’è la tensione presente nella preghiera. . A questo proposito, raggiun- nell’arte (2005-2008) rinviante – afferma Plinio Ta- Plinio Mesciulam 67 CRITICA Il Sistema Mo- Macroscopia del Se- del Macroscopia Centro di Comunicazio- di Centro ampiamente documentato ampiamente basato basato sull’invio intercon- , nome pirata di Plinio Mesciu- Plinio di pirata nome , Eterno amore, 2011, cartamolla, cm 110x85 vante ciclo intitolato intitolato ciclo vante Precario, gno dalla pubblicazione omonima, Rinaldo editore, nel 1973. Rotta parle- cui di concettuale Un’operazione rà con interesse il mondo dell’arte, ap- Boni- Achille critico dal anche prezzata to Oliva, sarà, nel 1976, hammed come ideato lam, ne Ristretta, pubbli- postale rete la tramite tinentale, ca, di un’opera d’arte moltiplicata, me- numero il per da colori, a fotocopia diante personalizzata e destinatari dodici dei che stelline, a segnaletica particolare una spe- di soggetto, in del- soggetto di attivava, ribaltamento il spedizione, in dizione la copia in di originale; valore la suo matrice, del in deprivata tal veniva modo, esempla- 1.300 dei Depositario unicità. di Museum Getti Paul J. il sarà spediti ri Los Angeles, capolavoro dell’architetto Ben- Walter da partire A Meier. Richard jamin, che aveva sottratto l’opera d’ar- del topos Lande Urba- Lande nel suo inimitabi- suo nel di familiari, amici, at- amici, familiari, di opera monumentale al- monumentale opera Me Design Le Forme del Me- del Forme Le Design Me Ritratti , a cura di Benedetta Spadoli- Benedetta di cura a , Plinio Mesciulam è tra gli artisti in- artisti gli tra è Mesciulam Plinio . . nei suoi suoi nei Chateau Café, Café, Chateau ne interagire le proprietà visive, comu- le le 2004 hanno lucidamente più che ternazionali segno il tra rispondenze le approfondito contestualizzan- l’immagine, e scritturale facendo- deconstestualizzandoli, e doli strutturan- metacomunicative, nicative, dole e destrutturandole. La corsiva e quotidiana, l’appunto, la lista scrittura pretesto diventano spesa della conto il o dettaglio del fotografica un’indagine per rile- del opera in messa della l’esito con tori, modelle, e quello del fuoco nel suo nel fuoco del quello e modelle, tori, Sovraespressionismo, gelo e delle ombre nelle sue sue nelle ombre delle e gelo ne, l’estetica sacra e profana, degli scarti che scarti degli profana, e sacra l’estetica dall’icono- e dall’iconodulia separano la il parallelo in Frequenta latria. Firme dei maestri, 2008, acrilico su cartoncino, cm 29,5x21 tamente apprezzata da Ettore Sottsass mostra nella diterraneo Ge- per progettata Vannicola, Carlo e ni nova Capitale europea della Cultura, 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.06 Pagina 67 Pagina 14.06 17/05/13 1 colore_Layout 21-2013 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.06 Pagina 68

68 SEZIONERIVISTA Plinio Mesciulam Plinio

Liguria, acrilico su tela, cm 100x120

te al culto sacrale dell’originale, Plinio Me- gnifica elasticità, flessibilità, capacità di sciulam sostituisce al protagonismo del- adattamento, sia comportamentale che or- l’opera il momento meta-comunicativo ganico, a condizioni problematiche se non della copia. avverse, termine a cui ricorre metafori- Da qualche tempo Plinio è impegnato nel- camente – osserva l’artista - perfino Ba- le sue Cartemolle, ulteriore sfida dell’ar- rack Obama per definire la tenuta del po- tista alla materia e alla forma del suo far polo americano. Un ciclo quello delle Car- arte. Dal legno e dal telaio è passato ad temolle che viene documentato storica- agglomerati di carte e giornali pressati ed mente dalla pubblicazione De Ferrari edi- avvolti in metri di bande adesive traspa- tore, 2013, e che si presenta accompagna- renti, luminose, la cui proprietà, confida to dalle definizioni di Poverarte, riferibi- l’artista, con uno sguardo di fuoco che li a materiali extrapittorici, concettual- cerca la complicità dell’interlocutore, mente lontani anni luce, pur se brillan- ben si esprime nel termine resilienza, un ti, dalle incrostazioni di diamanti di Da- termine etimologicamente latino che si- mien Hirst, e di Eterno Amore, riferibili Plinio Mesciulam 69 CRITICA Firme dei maestri, 2008, acrilico su cartoncino, cm 40x28 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.06 Pagina 69 Pagina 14.06 17/05/13 1 colore_Layout 21-2013 21-2013 colore_Layout117/05/1314.06Pagina70 70 Plinio Mesciulam A C I T I R C Ghost, 1994,acrilicosulegno, cm100x70x50 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.06 Pagina 71

CRITICA 71

sia formalmente che psicologicamente bile accezione, nelle infinite modalità di Plinio Mesciulam alle disarticolazioni strutturali e figura- relazione formale, il rapporto di ap- li di perduranti relazioni di coppia, tenu- proccio o di affondo, di attrazione o re- te insieme, spesso, anche nella dinamica pulsione, di aggressività o di dolcezza, di erotica, da doppi legami (double bind, nel- protensione o di attesa, di due soggetti la terminologia dell’antropologo e pensa- costituenti una coppia, rendendo così tore Gregory Bateson). Si tratta di un ci- esplicita la metafora della lotta tra il bene clo di opere che declina, in ogni pensa- ed il male, tra l’amore e la resistenza ver-

Aroma, 2002, acrilico su tavola telata, cm 120x120 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.06 Pagina 72

72 CRITICA Plinio Mesciulam Plinio

Liguria, 2008, acrilico su tela, cm 100x70 Liguria, 2008, acrilico su tela, cm 100x70

so Dio, verso la Verità. Nei grovigli avvi- luppati di questi Eterni Amori, negli en- chevêtrement di queste finestre antropo- morfe, si possono in qualche modo ritro- vare – confida lo stesso Plinio, sempre at- tento ai nuovi linguaggi - le espressioni emotive di quel codice di segni, usato in Internet nei messaggi Chat e negli SMS dei telefoni cellulari, conosciuto come Emo- ticon (da emotional e icon) che riprodu- ce, in modo grafico stilizzato, espressio- ni facciali come il sorriso, il pianto, il broncio, la linguaccia. Sfilano, anche romanticamente, nell’illu- minata regia di un video di Marco Gar- gani, di produzione recente, che passa in rassegna i vari periodi delle sue ope- re, i profili collinari del paesaggio ligu- re, un paesaggio sempre vivo nell’imma- ginario dell’artista, per averlo attraver- sato, scalato, vissuto nelle sue escursio- ni e nelle sue arrampicate, introiettato nei picchi della sua pittura, dei suoi dislivel- li architettonico-strutturali. Riconoscendo a pieno titolo a Plinio Me- sciulam la portata delle sue innovazio- Liguria, 2008, acrilico su tela, cm 100x70 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.06 Pagina 73

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ni linguistiche, dei suoi passaggi da tivo da oltre mezzo secolo, l’emblema- Plinio Mesciulam una figuratività sacrale ad un’astrazio- tico esponente di un Kunstwollen epo- ne simbolica, da un‘immagine ad elemen- cale, attraversato da grandi intuizioni e ti verbo-scritturali, da una superficie pia- scoperte, ma anche da profonde contrad- na ad una vertigine spaziale, da un’emo- dizioni e inquietudini. L’arte oggi – con- zione, un‘idea, un pensiero, alla sua tra- clude non senza una punta di amarez- scrizione formale, sembra tuttavia di po- za - è considerata da troppi come un pac- ter ritrovare nella sua figura d’artista, at- chetto di azioni.

Per le città invisibili, 2012, cartamolla, cm 101x91x35 21-2013 colore_Layout117/05/1314.06Pagina74 74 Plinio Mesciulam A I F A R G O I B 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 75

BIOGRAFIA 75

PLINIO MESCIULAM Genova 1926 Plinio Mesciulam

Nel dopoguerra presta servizio come maestro elementare ma avendo tutta- via una forte vocazione alla pittura, partecipa ad alcuni movimenti artisti- ci, tra cui il M.A.C., con personali e col- lettive a Milano e all'estero. Dal 1955 al 1963 prosegue inventando un magma materico granuloso che gli serve soprattutto a strutturare simboli religiosi. 1963 – cambiamento radicale, lavora su immagini mediali, tra pittura e fotografia, tes- suti materici trasparenti, retini inventati, scompo- sizioni in lastre di vetro. 1973 – macroscopia del segno precario, volume edito da Ri- naldo Rotta. 1986 – epifa- nie ostensibili, si afferma il principio di arte ostensoria. Le epifanie vengo presentate da Renato Barilli e Francesca Alino- vi alla settimana internazio- nale della performance a Bologna. Sempre del 1986 è l'inizio dell'operazione Mo- hammed che porterà nel 1977 alla fondazione di Mohammed, centro di comunicazione ri- stretta, sistema di comunica- zione che si diffonderà in gran par- te del mondo e sarà definita da Pierre Restany “incunabolo di inter- net”, 1300 esemplari delle comunicazioni Mohammed sono conserva- ti al Getty Museum di Los Angeles. L'operazione durerà fino al 1981, ma già verso la fine degli anni '60 l'artista senta il bisogno di un ri- torno allo spessore dell'opera in netta contraddizione col principio di riduzione dell'opera alla sua comunicazione, che era stato uno dei prin- cipi fondamentali di tutta l'operazione Mohammed. Così verso la fine degli anni '70, comincia il periodo iperdecorativo che, con la sua stra- tegia dell'eccesso è costretto a cannibalizzare Mohammed, allo sco- po di rinnegare il suo utopico riduzionismo. Da questo travaglio na- sce il concetto di pittura incontenibile, cioè un segno pittorico che non riesce a contenersi nei limiti prefissati, ma cerca ugualmente di strut- turare la sua tracimazione, in questo sforzo di struttura le tracima- zioni, sta la differenza con l'Informale. Per tutti gli anni Novanta la- vora intensamente a varie operazioni, tra cui Ectolassie, Vertigini ed Ombre attraversate. Il 2000 inizia con l'album di famiglia esposto a Sa- tura (le ombre dei familiari proiettate su piani diversi di mini archi- tetture). Dal 2006 al 2008 produce 280 tavole autoindicate. Negli ulti- mi anni propone Carte Molle, Poverarte, Eterni Amori, documentati da un libro di De Ferrari editore. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 76

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LA SFIDA STORICA DELLA “CASTA” di Franco Manzitti

Mea culpa, mea maxima culpa... Sono uno dei sessantacinque-settanta ritrat- ti di Elio Vigna, esposti in galleria nell’ombelico di Genova, tra San Matteo, la storica abbazia, e la sede della Fondazione Carige, la grande Banca. Dovrei, quindi, recitare un bel confiteor sulle mie colpe per l’appartenenza a quella Casta genovese, più o meno variopinta, più o meno immarcesci- La sfida storicaLa della “casta”

Renzo Piano, 2012, tecnica mista, cm 50x40 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 77

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bile, più o meno stabile che il pennello, i co- te) compagnia per un senso di colpa, ma ac- “casta” della La storica sfida lori e la trasfigurazione dell’artista hanno cetto il messaggio mica tanto segreto dell’ini- messo insieme, tutti insieme, esponendoli ziativa: eccovi tutti insieme quelli che hanno alla pubblica vista, al possibile e probabi- deciso e decidono ancora in parte i destini di le compiacimento dei raffigurati, ma anche questa ex grande città, la Superba, la capita- all’invidia degli esclusi, alle obiezioni dei le decaduta, la Repubblica, quelli che non la critici e sopratutto alla valutazione degli os- smuovono, non la scuotono, se ne stanno in servatori, che pesano la complessa realtà ge- equilibrio permanente nei loro ruoli “storici”: novese. il banchiere, l’armatore, il politico, l’importa- Sono (o meglio dire siamo?) sessantacinque- tore, l’esportatore, il comico, il rettore, il pro- settanta, esposti a colori su quattro pareti, uno fessore, il broker, il costruttore, il medico, il di- sopra l’altro, uno di fianco all’altro senza un rettore, il perito, il post-leghista, l’avvocato, l’in- ordine logico, ma secondo l’estro dell’artista gegnere... il giornalista. O magari sono e siamo Vigna e del gallerista Luca Marletto, il pitto- quelli che la guidano, l’hanno guidata o la gui- re-architetto e il promotore-imprenditore, che deranno? ha accolto l’idea di questa “parata” di facce, Si potrebbe dire, usando iversi indimenti- di visi, di espressioni, di caricature e di foto cabili di Enzo Jannacci buonanima, che ci che mostrano alla fine un volto mixato della sono anche il principe e il cardinale... Superba all’alba del Terzo Millennio. Elio Vigna li ha cercati, li ha pensati, li ha stu- No, non mi batto il petto in tale autorevole ma diati e li ha dipinti seguendo il filo di que- anche discutibile (nel senso buono, ovviamen- sta provocazione dell’immobilità perma- nente o della responsabilità vigente, non la loro singola, che ce ne sono alcuni dei ses- santacinque-settanta, nelle loro professio- ni, arti e mestieri, mobili come fulmini, ma quella globale dell’effetto-paralisi di una cit- tà incapace di disegnarsi un futuro, un de- stino o più prosaicamente, una mossa. O, invece, capace, questa città, di essere gene- ticamente indistruttibile, così come è edove è, nei suoi inevitabili corsi e ricorsi. Ferma, ma storicamente delineata nei suoi confini per- manenti, che pure si muovono. Ma perchè questa “chiamata” non di cor- reità, piuttosto di responsabilità collettiva, sparata nei ritratti che un po’ si assomiglia- no ai soggetti scelti in modo plateale, e un po’ invece no: vanno oltre, caricano di si- gnificati diversi il ritratto, il sindaco-marche- se Marco Doria, che ha come due facce in una, il volto aristocratico sprofondato nei geni antichi e la par te che guarda il popo- lo, l’industriale-banchiere Flavio Repetto, gio- vanilissimo sprizzante energia come le sue imprese, Aldo Spinelli con gli inusua- li occhiali inforcati per indicare come vede lungo, l’ex sindaco-professore Beppe Peri- cu che sventaglia il suo sorriso sapiente da sistema nervoso di ferro, lui che la città l’ha guidata davvero per dieci anni, i due arma- tori cugini, Messina, Ignazio e Stefano, quasi speculari ma distanti, uno guarda di Marco Doria, 2012, tecnica mista, cm 70x50 qua e l’altro di là, il cardinale Bagnasco, ros- 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 78

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so di porpora con un grande sfondo blu, le labbra strette nei tormenti vaticani... E si potrebbe continuare per ognuna delle facce che ti inquadrano da ogni angolo, quando entri nella galleria, come se ti vo- lessero comunicare chissà che cosa. Cono- scibili, irriconoscibili, intuibili, misteriosi, espliciti, ermetici, sorridenti, seri, sfumati, di- retti, trasversali. Ma tutti colorati e tutti che guardano da qualche parte, dalle pareti del- la galleria, dove il sole di Genova arriva solo La sfida storicaLa della “casta” di rimbalzo. Una risposta per uno, sessantacinque-settan- ta risposte, dirette, indirette, mediate. O una riposta sola, totalmente zeneise, chi siamo, dove andiamo, ieri, oggi, domani. Vigna spiega, partendo da lontano, chelapit- tura è, a suo avviso, la base dell’architettu- ra, se poi vuoi costruire, una casa, un pa- lazzo, un quartiere, un porto, una diga e lui dipinge per questo, da quello devi partire, dal disegno, dalla creatività istintiva. È arrivato, il pittore-architetto, a Genova da Mantova, in campagna, settimo figlio di una famiglia numerosa e molto terragna, “nato contadino”, dice con quell’aria di chi scen- de da un mondo diverso, nel quale questo dedalo di facce nei caruggi, in riva al mare, a due passi dal porto con l’acqua ferma “che non si muove mai” della canzone di Paolo Conte, affascina fino a irretire e fa sco- prire un altro mondo. Che poi un po’ ti fre- Andrea Gallo, 2012, tecnica mista, cm 70x50 ga, ma nessuno lo ammette mai. Vigna in questo mondo oramai ci sta da una vita ed evidentemente lo ha anche sfidato: E pensare che oggi due di quei ritratti del è lui il progettista della famosa penisola por Vigna, Garrone padre, Riccardo che purtrop- tuale di Sampierdarena, che avrebbe potu- po per la città non c’è più, e il figlio Edo- to prendere il posto dell’Affresco di Renzo ardo, che in parte ne ha preso le veci, la Piano. Non hanno valutato né l’uno, ne l’al- battaglia dello stadio sul mare la stanno tra, la maggior parte di quelle facce che ora rifacendo e con qualche speranza di più, sono appese sulle pareti. se il progetto verrà in qualche modo “con- Affondato quel progetto e affondata la Peni- testualizzato” con il territorio genovese. sola di Vigna. È lui che progettò, prima di tut- La funivia che non c’è, lo stadio nuovo che, ti, il nuovo stadio in porto e che immaginava appunto, non c’è, la moschea che non c’è, una funivia che collegasse le banchine con la il tunnel sotto il porto che non c’è, la bretel- muraglia dei forti genovesi, Begato, il Diaman- la che non c’è, la gronda che non c’è, il ter- te, il Puin, direttamente dal Bigo al Righi in tre zo valico che non c’è, il bruco che non c’è, il campate. Un’altra di quelle idee che nascono, grande teatro della Lirica che c’è e si chiama si propagano, sfiancano i sostenitori, diventa- pure Felice, ma non hanno i soldi per man- no, alla fine, un tema da cantastorie genove- tenerlo, i bus che ci sono sempre meno, se e poi, lentamente, si riducono alla filastroc- sempre più rarefatti e chissà domani, il me- ca permanente del mugugno. trò, cheindieci sindaciinventicinque anni, 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 79

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ne hanno costruito otto chilometri virgola so in quella posizione, tra questo e quello, non “casta” della La storica sfida cinque, la metropolitana leggera, da super- sapete che è un mio nemico, non immagina- ficie, che ne parlano da venti anni e non c’è, te che è molto sospetta quella vicinanza!” non il nuovo carcere che non c’è, il nuovo Lido ci sono testimoni ufficiali, ma questa scena che non c’è, la Fiera del Mare che non c’è si è ripetuta molte volte tra l’abbazia e la gran- quasi più, Erzelli che c’è e non c’è, la strada de Banca. del papa a Cornigliano che c’è ma è sem- Alla faccia dell’understatement genovese, pre in costruzione, l’aereoporto privatizza- della sobrietà degli atteggiamenti, a quel- to che non c’è e quello pubblico che c’è, ma lo stile molto inglese di noi che abitiamo sot- con quanti aerei?, l’Ilva con i fumi che non to la Lanterna, l’exhibition, la Mostra di se ci sono più, ma il resto c’è ancora, e la Esso stessi, degli amici, sopratutto dei nemici, è e la Shell di Piazza della Vittoria che non ci una sfida sottile, un’esca alla quale pochi sono più, ma lì c’è pieno di pizzerie... e il nuo- sfuggono. vo Ospedale di Vallata, del Ponente, il Gal- Non siamo alla National Gallery di Londra, liera-Bis, che non c’è... dovelastorica Gallery of Portraits, con in- Se intoni la filastrocca delle incompiute di gresso da Charing Cross, è una sfilata di questi ultimi anni, o meglio lustri o decen- opere d’arte fuori discussione per la scel- ni, e poi rimbalzi di nuovo dentro alla Gal- ta dei soggetti, tutti ritmati dalla Storia con leria di Luca Marletto e guardi i sessantacin- la maiuscola. Qui a Genova la sfida, con in- que-settanta ritratti di Vigna potresti anche gresso da San Matteo odavico Falamoni- essere tentato di considerare l’iniziativa un ca, di un elenco che alfabeticamente parte grande “processo” ai leader di una classe di- da sua Eminenza il cardinale Angelo Bagna- rigente vistosamente messa in fila e, quin- sco, da Giovanni Alberto Berneschi, dal su- di, chiamata a rispondere ai diversi livelli, se- permanager-medico-imprenditore Berti Ri- condo i propri ruoli, la propria posizione. Ma boli e si conclude sempre alfabeticamen- scopriresti che ognuno di quei ritratti ha la sua te con Davide Viziano,Victor Uckmar, è sul- risposta ancora molto fondata e inconfuta- la carne viva di un ceto sociale ancora in pie- bile. Chissà perchè Marta Vincenzi, il sinda- na azione, formato da almeno tre genera- co anche sopranominato SuperMar ta, sor- zioni, a cavallo del Terzo Millennio. ride tanto esplicitamente dalla parete? Sarà Come si misura la notorietà, come si calco- certamente convinta di avere fatto il meglio la l’importanza, come si distingue la diffe- alla guida di Genova in anni così difficili e renza tra il peso pubblico e quello priva- senza un euro nella cassa del Comune. E to, come ci si districa dentro alle categorie guarda il superimprenditore Vittorio Mala- professionali e quanto vale il riconoscimen- calza, come appare giovanile e scattante, lui to elettorale e da quali longitudini e latitu- che gli affari al Comune li ha proposti, ha dini “straniere” si osserva? chiesto permessi e spazi e non glieli hanno “Chissà se quel posto lì poi alla fine ci inghiot- trovati e se ne è andato altrove a offrire bu- te e non torniamo più” cantava l’artista di sines e posti di lavoro. “Genova per noi”, l’avvocato piemontese Il dialogo sulla parete della galleria è impos- Paolo Conte, chiedendosi quello che i ses- sibile, ma non è quello che gli inventori del- santacinque-settanta ritratti diVigna esposti l’iniziativa volevano provocare, disegnando da Marletto ci rispondono tutti insieme, esclu- quella “geografia” del potere politico, econo- si e tagliati fuori inclusi. Misteriosi e immo- mico, culturale, mediatico, religioso. bili come i nasi affilati degli avi nella stori- È chiaro che già la scelta dei soggetti è una ca mostra “El siglo de los genoveses”, quan- sfida e solo il pavimento dei caruggi sa quan- do dominavamo il mondo nel mitico Seicen- te visite si sono consumate per scoprire chi to. Sfuggenti e contraddittori, ma sempre fer- c’era raffigurato, per andare a rimirare se stes- mi, ben piantati nel cuore dei caruggi all’al- so o per tornare indietro, reso furibondo dal- ba del Terzo Millennio. l’esclusione o, magari, anche per contestare la collocazione. “Ma perché mi avete mes- Mea culpa, mea maxima culpa. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 80

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TAKING CARE. Jane Mac Adam Freud: la scultura e la memoria. di Luca Trabucco*

In occasione di una mostra di Jane Mac Adam Freud ad Andora, il 5 gen- naio 2013, intitolata per l’appunto “Taking care” ho avuto modo di rin- saldare una conoscenza con lei che è nata a Lucca, al convegno Età e Crea- tività, il 5/6 ottobre 2012, dove in nostro incontro è stato fonte di una particolare emozione per me in quanto psicoanalista: infatti Jane duran- te il pranzo il giorno seguente alla sua toccante relazione “Le ultime gam- be di Lucian Freud”, in cui esponeva la sua relazione profonda con il pa- dre, mi raccontò il sogno che aveva fatto quella notte. Non è esperien- za comune sentire un sogno della nipote di Freud!, pensai. In qualche modo mi sentivo toccato da un’atmosfera transgenerazionale: dietro di lei sen- tivo un’ombra benevola, quella del suo, e per altro verso anche mio, bi- snonno. Benevola senz’altro anche per la mediazione dell’amabile carat- tere di Jane, ma sicuramente era emozionante trovarsi di fronte ad un sogno che in qualche modo mi pareva coinvolgere anche da “Lui”, il pa- dre dell’Interpretazione dei sogni.

Taking care. Jane Mac Adam Freud: la scultura Freud: memoria la Adam e la Mac Jane care. Taking Questa mia suggestione si è poi rivelata più fondata di quanto lì per lì non pensassi. “Prendersi cura” ha per Jane il significato di operare un recupero dei profondi legami familiari, ed una cura delle memorie. Jane è figlia di Lucian Freud, nipote di Ernst e bisnipote di Sigmund. Lucian Freud si è definito “il migliore dei padri assenti”: “Benché scher- zasse, penso che questa dichiarazione dimostrasse una notevole au- toconsapevolezza ... Noi condividevamo una passione per l’arte e ci siamo capiti attraverso il lavorare insieme ... Il mio defunto padre con-

Un'installazione di Jane Mac Adam Freud 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 81

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tinua ad essere qualcuno che condivido emozionale. “La disposizione degli ogget- Taking care. Jane Mac la e Adam la memoria Freud: scultura con una grande famiglia e, come perso- ti da parte di Freud era sempre ponde- naggio pubblico, anche qualcuno che con- rata e concettuale” (ib.). Bolognini (2008, divido con il mondo” (Mac Adam Freud, p.15) osserva come gli oggetti antichi di 2012, trad. mia). Freud, nel suo studio fossero “Un mon- Lo stesso destino che ha avuto il bisnon- do costitutivo di oggetti interni/esterni, no, capostipite della sua grande famiglia, quindi, fonte al contempo di conforto e ma anche della mia famiglia analitica; pri- di ispirazione in un’area illusionale inter- vato e pubblico, presente e passato, media potenzialmente creativa”. vengono a intersecarsi nel nostro incon- Nella mostra di Andora troviamo una se- tro, contribuendo a costituire un legame rie di disegni a matita, che sono “copie” complesso. di alcune delle antichità della collezione Martin Freud, prozio di Jane, scrive: “Ave- freudiana: Jane ci dice che copiando tali re un genio come padre non è quindi oggetti ritrova motivi di somiglianza con un’esperienza comune; perciò, quale fi- la propria scultura ... “Una questione di glio maggiore di Sigmund Freud faccio coincidenze o il sorgere di possibili parte di una minoranza, sono oggetto di istinti genetici sconosciuti?” (ib. p. 78). una qualche curiosità, ma nella società Peraltro la scultura è stata anche il pri- non godo necessariamente di un grande mo gesto artistico del padre, Lucian favore” (1958, p. 13). Martin ci racconta Freud. È del 1937 la sua unica scultura, come il suo nome (Jean Martin in realtà), che gli vale l’ammissione alla Central così inusuale per un austriaco, gli fosse School of Art and Crafts di Londra. La stato imposto per onorare la memoria di nonna paterna rivelò a Jane che Lucian Jean Martin Charcot, figura di riferimen- inizialmente voleva scolpire, ma non finì to nello sviluppo scientifico del padre. Il il suo corso, e successivamente lui stes- prendersi cura dei legami e delle loro me- so gli confermò questo fatto, così Jane morie trova così una radice familiare, che afferma: “I play with the idea that I fini- non sorprende, naturalmente, ma che ha shed the course on my father’s behalf on una forza particolare. some sort of unconscious level” [Io gio- Così Jane Mac Adam Freud “legge” la col- co con l’idea che ho finito il corso per lezione di sculture del bisnonno non conto di mio padre su una sorta di livel- come le “sculture collezionate di Sig- lo inconscio] (Damoah, 2013). Nell’ope- mund Freud,” ma come le “sculture di ra del padre Lucian, Jane rileva come “gli Sigmund Freud”, trovando in questa interessasse l’idea dei rapporti familia- matrice una radice familiare alla sua pas- ri nella sua pittura” (2012). Un rappor- sione per la scultura: “Ciò in sé stimola to, quello tra Lucian e Jane, segnato dal- la mia curiosità e forgia uno stretto le- l’assenza, da una lunga separazione e di game” (v. 2006). “Il mio scopo [nella mo- un nuovo ritrovarsi, proprio attraverso stra al Freud Museum] è di mostrare at- il comune medium linguistico dell’arte. traverso la comparazione, le connessio- Il convergere, umano e artistico, si “ma- ni estetiche e scultoree che hanno attra- terializza” in un punto apparentemente versato l’attività di collezionare reperti tecnico: la natura particolarmente mate- antichi e lo scolpire” (2006, p. 78). Jane rica della pittura di Lucian “che deve vede Sigmund come un antesignano dei espandersi all’intera superficie, renden- moderni artisti e delle loro “installazio- do reale, cioè tridimensionale, l’illusio- ni”: il modo in cui egli disponeva le di- ne della figura dipinta” (c.s.), e che richia- verse statuette sulla sua scrivania segui- ma il plasmarsi della creta nella scultu- vano un preciso disegno significativo, in ra di Jane: “Da allora ho guardato la pit- modo che ognuna di esse fosse al cen- tura di mio padre e la mia scultura e ho tro dello sguardo dell’osservatore - lui considerato il loro punto d’incontro stesso - e con la loro disposizione andas- come un’allegoria dell’incontrarsi a metà sero a rappresentare dei riferimenti si- strada fra i processi della pittura e del- gnificativi sia sul piano culturale che la scultura” (c.s.). 21-2013 colore_Layout117/05/1314.07Pagina82 82 Taking care. Jane Mac Adam Freud: la scultura e la memoria A C I T I R C La cura della memoria transgenerazionale, così tangibile nei riguardi del padre e del bisnonno, passa attraverso il riconoscimento del debitoparametro moltiverso aspetti andrebbero perduti. renel suo operare nel valutare tutta la sua opera. Al di fuori di questo si non si può prescindere dal significato che la memoria viene a rivesti- breve la mia prima esperienza scultorea” (Damoah, 2013). Per molti ver- lasabbia “il piacere tattile ela gioia di trovare le mie mani sporche: in tenza della sua vocazione come scultore: a tre anni scoprì giocando con Jane aveva otto anni,quando prodotto conè si che assenza ladi iato quello separazionecolmare di bisogno dei genitori e i 20 anniposano l’uno per dil’altra per otto mesi, “scom-e da lì in avanti, rappresenta il Questo incontrarsi, e questo profondo “guardarsi”, quando nel 90-91 re enigmatica in un angolo di una stanzaLa memoriadella è mostra.il centro E’della il sua puntoopera, adi partirepar- dallaperdere sabbia, chela appa- magia e il potere“I don’tdella want to losememoria the magic and- powerafferma of the memory” Janeparsa” delpadre. - Non voglio(Damoah, 2013). Us2, 2011 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 83

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la madre, anch’essa un’artista, che si è mol- tavia ella sapeva chi era suo padre, non Taking care. Jane Mac la e Adam la memoria Freud: scultura to sottovalutata secondo Jane, e le cure dei ha voluto mettersi in “competizione” nonni paterni. Ernst, il figlio maschio più con lui, ma sembra aver tratto sostanza giovane di Sigmund, era architetto, e Jane del suo operare artistico proprio da que- lo ricorda non tanto nella sua figura pro- sta memoria più affettiva: “Una potente fessionale (Ernst curò la risistemazione del- esperienza sensoriale tenuta nel profon- la casa a Londra in cui andarono a vivere do. Penso che i ricordi guidino così, essi il padre e la sua famiglia), ma proprio come danno forza e vengono convogliati in una nonno, che la andava a prendere e la ospi- forza risonante all’interno” (Damoah, tava per mangiare dopo la scuola (comuni- 2013). Ricordi stratificati nelle generazio- cazione personale). Un ricordo di una cal- ni, una ricerca di radici che andando sem- da affettività, che l’ha sostenuta nella sua pre più all’indietro, vanno anche sempre crescita. La mostra nel Freud Museum di più nel profondo. Londra (v. Hattestone, 2012) assume così Jane si pone in continuità col padre, ma il significato di una riunione di quattro ge- non in competizione. Sembra aver colto nerazioni, ognuna delle quali ha lasciato la semi non sbocciati della sua opera - “Io sua impronta, che lei ritrova come un mon- gioco con l’idea che ho finito il corso per do interno estremamente ricco e stimolan- conto di mio padre su una sorta di livel- te. La casa sistemata dal nonno Ernst dove lo inconscio” - e trova con lui un punto Sigmund visse l’ultima parte della sua d’incontro “a metà strada”, in un punto vita, e dove ricreò il suo ambiente con la sua di intreccio di pittura e scultura. La ric- collezione di reperti antichi, dove lei espo- ca rete di relazioni che intorno a lei era- ne le sue sculture e i suoi ritratti del padre no presenti e attive ha permesso uno svi- Lucian. luppo non “endogamico” del suo linguag- Lo sviluppo psicologico e la nascita psi- gio e del suo pensiero, un muoversi dal- chica si fondano sulla capacità della me- le basi delle sue variegate origini verso moria di mantenere vivi nel mondo in- percorsi personali. terno gli oggetti assenti, attività simbo- lizzante e vivificante che sostiene l’esse- re umano nell’opera incessante di attri- buzione di senso all’esistenza. NOTA: La morte di Lucian Freud nel luglio * Luca Trabucco vive e lavora a Genova come 2011 ha rappresentato per Jane un pun- psicoanalista. to cardine della sua vita. Così come per 1 Due o tre figli di Lucian, che ha avuto alme- Sigmund la morte del padre è venuta ad no 14 figli, quando hanno saputo chi era il loro essere quell’esperienza che ha portato ad padre si sono dichiarati artisti! un’elaborazione creativa, da cui è sorta “L’interpretazione dei sogni” come cul- mine del lavoro autoanalitico, così per BiBliOgrAfiA: Jane tale esperienza ha assunto il ruolo Damoah A. (2013) in conversation with Jane Mac di un ripensamento di tutta la sua sto- Adam freud, intervista: http://contemporaryan- ria, anche transgenerazionale, e di un lut- dmodernart.blogspot.co.uk/ to che ha dovuto passare anche attraver- freud M. (1958) Mio padre Sigmund freud, il so la perdita pregressa del padre, nei ven- Sommolago, Arco 2001 ti anni della sua assenza. Hattestone S. (2012) Jane Mac Adam freud: a Jane si è imposta come artista nel perio- farewell to my father, The guardian, 18-1-12 do in cui non aveva rapporti col padre, di Mac Adam freud J. (2006) relative relations, cui non portava allora il cognome, ma solo J.McAdam freud, l.E. - Catalogo della mostra quello della madre, Mac Adam. La sua cre- al freud Museum, london scita e affermazione artistica è avvenuta Mac Adam freud J. (2012) le ultime gambe di quindi in uno spazio pubblico in cui il lucian freud, letto al convegno: Età e creativi- mondo dell’arte non era consapevole tà, fondazione Mario Tobino e intern. Assn. Art che ella fosse la figlia di Lucian Freud1. Tut- and Psychology, lucca 5-6 ottobre 2012 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 84

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VALENTINA CHILLÈ di Elena Colombo Valentina Chillè Il realismo delle Gouttes di Valentina Chillè è sorprendente. Davanti al quadro, l’osservatore è tentato di allungare la mano per toccare quell’acqua, sentirne l’umidità e soprattutto la Trasparenza. Sì perché, volendo descrivere queste tele, la prima parola che viene in mente è “Trasparenza” – indicata così, con la “T” maiuscola. Ogni singola goc- cia diventa un microcosmo in esplosione, un globo che si deforma nel momento stesso in cui viene generato e si frantuma in tanti tas- selli di luce al contatto con una superficie. Le minuscole sfere promet- tono di svelare nuovi mondi, scomposti e ricomposti per le leggi della fisica, pronti a mutare in sublimi paradossi molecolari, racchiusi in un perimetro fluido ma ben definito. La divisione labile tra regno vege- tale e liquidi evidenzia un diverso stato di tensione e crea la magia di

Drop sink, 2013, olio su tela, cm 100x100 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 85

VETRINA 85 Valentina Chillè Valentina

Drops, 2012, olio su compensato, cm 150x150

microscopiche finestre aperte dalla ri- lare simbolico, quanto piuttosto di una frazione del chiarore. Le lame splen- ricerca più scientifica e naturalista – vi- denti che fendono l’interezza dello cina a Neil Welliver – che colloca l’occhio spazio sono le serrature dei riflessi di dell’uomo oltre il vetro, in una posizione M. C. Escher o della “The Glass Sphere” inconsueta, a strettissimo contatto con di Alfred Stevens, ma qui ancora non si il dettaglio ambientale, privilegiando una dischiude lo specchio che mostra i volti visione minimale che generalmente e minaccia Narciso. passa inavvertita e sconfina quasi nelle Il punto di vista è più neutrale e anali- premesse dell’Op Art. tico, talmente vicino all’oggettività foto- Il tema portante dell’esperienza arti- grafica da trasformare il soggetto in stica sembra quindi la purezza, avulsa astrazione. Non si tratta tanto della per- da qualsiasi contesto di riferimento, cezione istantanea della pittura en plein modellata per contrasto a partire da dif- air di Monet (anche se il gioco di velature ferenti situazioni. L’azzurrità colpisce richiama la forza suggestiva dei suoi la- e circonda lo spettatore, cancellando i ghetti di ninfee e ricorda i suoi “Soffioni” contorni e annullando persino ciò che convertiti in fuchi d’artificio gialli) né continua a esistere al di fuori del- dell’attenzione romantica per il partico- l’opera. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 86

86 VETRINA

FRANCO DALLEGRI …oltre il visibile di Andrea Rossetti

Quel che più colpisce osservando i lavori di Franco Dallegri è la rapida simultaneità gesto-contenuto concretizzata tramite un ridotto numero di pennellate, razionali o irrazionali che siano, sempre e costantemen- te figlie di una scelta direzionale ben cadenzata. L’essenzialità che go-

Franco Dallegri... oltre Dallegri... Franco il visibile verna le costruzioni prospettiche di Dallegri possiede i caratteri del prin- cipio assolutizzante, assioma auto-regolativo codificato nella resa frammentaria delle superfici e nella de-oggettivazione di ambienti estra- nei al convenzionalismo di matrice realista. Spazi che pertanto rispon- dono in linea diretta ai criteri di concisione impliciti negli oggetti che li popolano (come le minimali teorie di bottiglie), gli inermi rappresen- tanti di una modellazione concepita fuori dal tempo e perfettamente cal- zata dall’artista prendendo le mosse dai fondamenti metafisici delle na- ture morte di Giorgio Morandi. Il ricorso frequente al bianco naturale e incorrotto del foglio, utilizzato nella viva definizione superficiale, spin-

Armonie di tetti II, 2013, acquerello e china su carta, cm 28x48,5 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 87

VETRINA 87 Franco Dallegri... oltre il visibile il Franco Dallegri... oltre

Villaggio arroccato, 2012, acquerello e china su carta, cm 23x28

ge la corporeità delle forme solide verso te de-compositiva, di piccoli paesaggi in cui un’alterità immateriale profondamente lo- la campitura ad acquarello si fa ancor più gica, poiché alienante da una realtà cari- volatile e incoerente, da un lato vicina ad ca di orpelli ed esuberanze epidermiche. astratti corrugamenti d’impostazione anti- Forme che per Dallegri sono giunte alle geometrica, dall’altro incentrata sulle cor- fondamenta della trasfigurazione sogget- pose variazioni cromo-ornamentali ottenu- tiva, tuttavia presumendo ancora la cono- te modulando la pressione del pennello sul scenza di un pathos oggettuale che intro- supporto. Spaziando in questo “vedutismo duce a latere i suoi tratti veridici, qui pe- concettualmente ridimensionato” il gesto raltro arricchiti e movimentati dalla leg- tonale/pittorico di Dallegri si lega all’essen- gera grana cartacea incorporata com- za disegnativa di sottili bordature, perime- plessivamente come prezioso ornamen- tralmente corrisposte sui soggetti e che di- to stilistico. vagano senza cesure verso brani di grafi- Le viscose giustapposizioni cromatiche si smo inquieto, costruttivo, tendente a far- prestano alla modellazione, organicamen- si espressione autonoma. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 88

88 VETRINA

ILARIA MESSINA Vibrazioni dell’anima di Andrea Rossetti

Nei lavori di Ilaria Messina si concentrano sinteticamente le diverse ani- me dell’informale. Tutte leggibili in singole battute, come soggettive espressioni estrapolabili da un contesto unitario, eppure tra loro amal- gamate e combacianti con una perfezione chirurgica, sistematica ma scissa dalla prevedibilità di scuola formale. Il segno fluido/drastico del- l’acrilico diluito, colato o lasciato schiantare a caduta sul supporto, coa- Ilaria Messina. VibrazioniIlaria dell’anima bita con l’effetto materico degli impasti sporgenti e ricchi di grumosi- tà tattili, con tracce sporche gommosamente invadenti e segni graffian- ti che dalle stesure piatte eliminano ogni regolarità di genere, fino a ri- portare in vista il sottostante strato preparatorio della tela. Una genetica manipolazione di gesto sancisce la logica esecutiva del- la Messina, crogiolo di non formalismo che è fonte di percorsi insta- bili, irregolari, immolati all’arrivo verso esiti “più-che-possibili” in quan-

Vibrazioni dell'anima, 2013, tecnica mista su tela, cm 90x90 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 89

VETRINA 89 Ilaria Messina. Vibrazioni dell’anima Ilaria Vibrazioni Messina.

E dal fango spuntò un germoglio, era un fiore di loto, 2013, tecnica mista su tela, cm 70x100

to realisticamente soggettivi. Essi rappre- re vivo d’interloquire con essa, di rein- sentano un prodotto alchemico, coagu- ventare programmaticamente e libera- lazione pigmentata che all’intreccio ispi- mente il suo spazio facendone ora e sem- rativo-fattuale del gesto (attivo) lega pre un luogo di putativa plasmabilità, l’intessente dispiegamento processuale aperto all’incedere di movimenti im- (passivo) di una colatura ottenuta per ro- mersi nel colore che con loro portano un tazione controllata del supporto, gravi- corredo di incertezze, di pulsioni e for- tazione stereoscopica plagiata a misura ze contrastanti. La pittura, tramutatasi personale e annullatrice del gesto come in materia “solida”, non è che l’estrema azione fisico-diretta dell’artista. La tela ratio di questo colloquio appassionato, è tornata soggetto specificamente de-sta- testimonianza immutabile di una sfida tico, area concreta restituita in tutta la aperta tra l’artista e la tela spoglia, tra la propria ideale e simbolica labilità strut- pienezza gesto-cromatica della prima e turativo-pittorica. All’artista spetta l’one- il vuoto inerme della seconda. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 90

90 VETRINA

LUCA SALVETTI L’estetica della macchina di Elena Colombo

L’emergenza legata al surriscaldamento globale e alle tematiche eco- logiche spingono l’Uomo a interrogarsi sulle nuove frontiere della so- stenibilità ambientale, trasformando qualsiasi locuzione che conten- ga questo aggettivo – “sostenibile” – in un ossimoro del quale diffida- re. La ricerca tecnico-scientifica sta tracciando una linea di continui- tà che racconta la storia delle macchine in relazione al territorio con- cretizzando l’incontro tra geometrie e narrazione che restava impli- Luca Salvetti. L’esteticaLuca della macchina cito nei robot e negli aerei di Hayao Miyazaki. L’ingegneria contempo- ranea sposta il confine dell’alterità, ridefinendo il concetto di industria- le in favore di un criterio di funzionalità che si avvicina all’estetica. Le fotografie di Luca Salvetti catturano questo slittamento – la progres- siva integrazione di “artificiale” e “naturale” – grazie a una sensibili-

Gru galleggiante "Langer Heinrich", 2012, fotografia digitale, cm 50x75 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 91

VETRINA 91 Luca Salvetti. L’estetica della macchina della Luca L’estetica Salvetti.

Gru elettrica da banchina 'Fiorentini', 2012, foto- Altoforno nel Puerto de Sagunto - Spagna, 2010, grafia digitale, cm 90x60 fotografia analogica, cm 90x60

tà che, apportando modifiche minime al- gio post-moderno. Osservando i lavori l’ordinaria percezione visiva, esalta i esposti dall’artista genovese si ottiene colori del paesaggio illuminando le tona- una sequenza descrittiva che unisce lità primarie. In pittura, tale traguardo era passato, presente e futuro. Le pale eo- stato raggiunto dal Precisionismo di De- liche e le gru diventano allora l’equiva- muth e di Sheeler o dal realismo delle pe- lente attuale dei girasoli che Vincent Van riferie desolate di Hopper, rappresenta- Gogh dipinse in un periodo di grande ot- zione della quiete ma anche denuncia di timismo: i profili slanciati, le tre braccia un sistema meccanicistico come fonda- che fendono l’aria, l’ogiva della testa li- mento della nostra società. È lo stesso scia come il bozzolo di un cyber-insetto strumento discorsivo di Mario Giacomel- si protendono verso il cielo dando l’im- li e Ansel Adams: l’obiettivo deve supe- pressione ieratica dei famosi mulini a ven- rare la dicotomia tra spontaneità e for- to di Don Quijote. Non si tratta solo di malismo in modo da innalzare la realtà combattere contro qualcosa che non si a un livello trascendentale, portando a può sconfiggere ma di credere nella liber- galla tutti i segni già presenti nel paesag- tà portando avanti un sogno, per quan- gio per trovare la chiave di un linguag- to impossibile possa sembrare. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 92

92 VETRINA

MARIO TASSO Contrasti e consonanze di Andrea Rossetti

La visione transitoria e contingente di un “oltre-il-limite” tendenzialmen- te misterioso, confuso tra le fronde degli alberi o in un orizzonte per- so, aderisce ai lavori di Mario Tasso come fosse un’accurata patinatura. Scovare in profondità per cercare la propria dimensione nello spazio che l’artista ha costituito secondo una magistrale intuizione assimilata al vero, questo è lo sforzo chiesto ad uno spettatore de-passivizzato dal ruolo

Mario Tasso.Mario Contrasti e consonanze di compiacente estimatore della pittura, al quale il gesto compositivo di Tasso dichiara ad acrilico la volontà di tentarne lo sguardo, di architet- tare un intrigo ottico per mezzo dei colpi di pennello che mirati rivesto-

Il palo, 2011, acrilico su carta, cm 48x51 Mario Tasso. Contrasti e consonanze 93 . Com- . VETRINA Fuga in Egitto in Fuga autenticamente facile, veloce, tanto per tanto veloce, facile, autenticamente La per strutturazione. quanto stesura ricade- senza superfici le colpisce luce ac- semplice un di sudditanza nella de- re ha Tasso poiché accade ciò cidente, costruttivo, potere un conferirle di ciso altre assoluta, all’emotività teso volte a al coinvolgimento evocativo; e se tra il i brillante col giallo che sole filtra potente- vivacità una di è corposi ri- rami assorta più molto contagiosa, mente sfondo da fa che diurna luce la sulterà lunghi e grossi di freddo-neutri toni vento. ai dal mossi appena rigogliosi rami l’at- merita parte a predispo- discorso un Ancora riflessivo-drammatica titudine pie- luna grande naturale la illuminazione tra mix tra nel sta quindi in- che fuoco artificiale, di e barlumi sommessi i e na rappresentazio- la caratterizzano sieme ci- toscano, paesaggio del notturna ne nel quanto di tazione e idealmente, stilisticamente perfetta compositivamente El- Adam Seicento del pro- decennio la primo per dipingere saputo ha sheimer della versione pria movente movente e immortale reminiscenza un che di delinea brano nordeuropea tempo. senza paesaggio Ricordo di Bretagna, 1974, acrilico su carta, cm 69,5x50 cm carta, su acrilico 1974, Bretagna, di Ricordo Verso la luce, 2008, acrilico e inchiostro su carta di riso, cm 74x155 Verso la luce, 2008, acrilico e inchiostro su carta no no la leggerezza sen- naturale approda della l’artista modo questo carta In riso. di pro- del particolareggiata resa alla scalo za oggettivamente creato visivo, racconto prio infi- ricreazione a sottoposto poi qualsia- essere per quale del all’interno segno un è reale nito-soggettiva, verosimiglianza di traccia si 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 93 Pagina 14.07 17/05/13 1 colore_Layout 21-2013 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 94

94 VETRINA

NICOLA VIGNOLA Sensation of light di Andrea Rossetti

È immediato l’appeal indotto dalla fusione di forme plastiche ed effetti di luce, accordo che se intrapreso in maniera coerente sviluppa una lo- gica decentralizzazione cognitiva, spostando l’attenzione dall’oggetto artistico, chiuso nella sua essenzialità, verso la più intellettivamente per- formante istallazione ambientale. Si rinnovano quindi gli schemi for- Nicola Vignola. Sensation of light mali, in quanto comporre volumi attenendosi ad un’idea e una percezione dello spazio davvero tridimensionali è ciò che permette, oggi molto più di ieri, di superare gli arcaismi sedimentati sulla scultura. E ovviamente di riscoprire in quest’ultima una freschissima linfa vitale. Studio misurato delle forme in tre dimensioni, fascinazione luministica: sommati insieme costituiscono la cifra dell’opera di Nicola Vignola, gio- vane artista-designer che attraverso soluzioni scultoree formula un per- corso di modellazione e accumulazione evoluto per forme e contenuti, in cui il linguaggio non ha regole necessariamente restrittive e parlare

Dress of feelings, 2013, installazione luminosa 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.07 Pagina 95

VETRINA 95 Nicola Vignola. Sensation of light of Sensation Vignola. Nicola

White lips, 2012, installazione luminosa

di materiali, andamenti retto-curvi, rifra- mai stata così consistente: è lo stesso Vi- zioni luministiche è una questione espres- gnola a motivare l’inaspettata concretez- siva quanto esperienziale. Dalla sua ferra- za e la validità profondamente realistico- ta manualità nascono atmosfere site spe- portante che l’energia luminosa assume nei cific, multipli di un’arte contemporanea che suoi lavori, dato che il suo motto è “la luce tendendo senza sofismi al design duro e che proiettano le mie creazioni non deve puro riscopre all’interno della propria bel- solo illuminare la stanza ma anche saper lezza seduttiva anche una precisa funzio- accendere un’emozione, dal momento nalità. Uno dei passaggi più complessi del che l’illuminazione è arte”. Parole e pra- lavoro di Vignola sta proprio qui, nell’equi- tica che fedelmente esprimono quanto il librato dosaggio di bello e funzionale, pul- pensiero dell’artista torinese sia spinto al sioni spesse volte storicamente contrastan- superamento di una concezione archeti- ti. Come ineccepibile trait d’union intervie- pale della scultura. ne la presenza eterea della luce. Eterea, ma http://www.luce-arte.com/ 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 96

96 PHOTISSIMAARTFAIR

PHOTISSIMA ART FAIR Just Another Exhibition di Flavia Motolese Photissima Art Fair La fotografia sbarca a Venezia con Photissima Art Fair, in concomitan- za con la 55^ edizione della Biennale Internazionale d’Arte. La galle- ria genovese SATURA presenta una ricca selezione di opere fotogra- fiche di artisti liguri e nazionali curata da Mario Napoli. A pochi mesi dal successo della prima edizione, ritorna la fiera italiana interamente dedicata ai collezionisti e agli amanti dell’arte fotografica. Dal 29 maggio al 2 giugno, Venezia, per la prima volta durante la Bien- nale, punta i riflettori in modo ampio e approfondito sul mondo del- la fotografia. Con la partnership del Comune di Venezia, dell’Accademia di Belle Arti e i patrocini della Regione Veneto e della Provincia di Venezia, Pho- tissima Art Fair mantiene la sua doppia matrice: fieristica, dedicata a un pubblico più consapevole delle dinamiche del settore, e culturale, con un festival apprezzato da una platea ampia e variegata in grado di coinvolgere anche i più giovani. Le gallerie d’arte, i collettivi di artisti associati, le associazioni, le fon- dazioni, le residenze d’arte, le scuole e le accademie d’arte trovano spa- zio al VEGA - Parco Scientifico Tecnologico di Venezia. Accanto a loro, a partire da questa edizione, una selezione di artisti mid-career pre- senti con mostre personali, scelti dal comitato scientifico, anch’esso introdotto quest’anno: Guido Cecere, docente di Fotografia all’Acca- 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 97

PHOTISSIMAARTFAIR 97

demia di Belle Arti di Venezia, Riccardo Lydia Lorenzi, Cristina Mantisi, Luca Fair Art Photissima Costantini, Riccardo Costantini Con- Paramidani, Mario Pepe, Norma Picciot- temporary – Torino, Živa Kraus, Ikona to, Pier Paolo Quaglia, Andrea Quaglino, Gallery - Venezia, Vittorio Pavan, Archi- Nicolò Quirico, Luca Salvetti, Chiara vio Cameraphoto Epoche – Venezia, Sa- Schiaratura, Andrea Sesta, Roberto Soz- brina Raffaghello, Biennale VideoFotogra- zi, Patrizia Valcarenghi, Sergio Vecia, Bar- fiaContemporanea di Alessandria. bara Vistarini, Valeria Vittani. Durante i giorni della fiera, è previsto un programma d’incontri dedicati al colle- zionismo fotografico, alla conservazio- ne dei materiali fotografici, alla proprie- tà intellettuale, oltre a workshop sulla stampa fine art e a visite didattiche pen- Titolo PHOTiSSiMA ArT fAir sate per i più giovani. Sede VEgA Parco Scientifico Tecnologico di Vene- Satura art gallery è pertanto lieta d’inse- zia - Via delle libertà | 30175 Venezia Marghera rirsi in questo evento, con l’entusiasmo e la certezza di partecipare a un appun- Date 30 maggio – 2 giugno 2013 tamento stimolante, ideale per fare il inaugurazione mercoledì 29 maggio ore 18.30 punto sugli sviluppi della fotografia d’arte fino ad oggi. Artisti presentati: Gui- ingresso intero € 15 ingresso ridotto € 10 per do Alimento, Achille Ascani, Jacopo coloro che rilasceranno i propri recapiti ingres- Baccani, Roberto Baroni, Maria Bertolino, so ridottissimo € 7 previa registrazione al sito Marta Bevacqua, Alberto Boz, Massimi- www.photissima.it liano Camellini, Stefano Canotti, Paola Ca- tania, Claudio Cavalensi, Valentina Chil- Orari 29 maggio h. 18.30 -24 | dal 30 mag- lé, Renato Dametti, Mariagrazia Darda- gio al 2 giugno h. 10 – 20 nelli, Emanuele Dello Strologo, Sibilla Fan- ciulli, Enrico Formenti, Karl-Heinz Hinz, 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 98

98 GENOVARTE 2 0 1 3

GENOVARTE 2013 V Biennale d’Arte Contemporanea

PALAZZO STELLA – GENOVA 15 GIUGNO – 6 LUGLIO 2013 Genovarte 2013 Genovarte di Elena Colombo

Con il patrocinio della Regione Liguria, Provincia e Comune di Genova, dal 15 giugno al 6 luglio 2013, Satura Art Gallery promuove la quinta Biennale d’Arte Contemporanea, negli splendidi locali di Palazzo Stella, nel cuore del centro storico di Genova. Chiusa come una conchiglia preziosa, la città è sempre stata la culla di un dinamismo culturale fresco e innovativo che si offre a chi ha la pazienza di osservare, di vin- cere il silenzio apparente e di rompere il guscio duro della riserva- tezza. Anche in un momento in cui il mercato dell’arte risente della crisi generale economica, non mancano le idee e le suggestioni capaci di far vibrare le corde dell’emozione. Con oltre duecento artisti fina- listi, il concorso, riservato a pittori e fotografi di qualsiasi nazionalità operanti in Italia, permette di esplorare le molteplici forme espressive dell’attuale panorama visivo, inserendosi nella vivacità di un percorso europeo che sottolinea il valore del dialogo interculturale diraman- dosi all’infinito e mescolando segni soggettivi e connotati oggettivi, gesto manuale e esternazioni mediate dalla meccanica dell’obiettivo. Di fronte alla varietà delle opere esposte, accostate con gusto ma ri- spettando sempre l’idea del tema libero ed esplorando tutte le possi- bilità stilistiche e tecniche, vengono in mente i diagrammi “a cespuglio” utilizzati recentemente nella Teoria dell’Evoluzione per de- scrivere una situazione fluida in cui ciascuna specie o popolazione di- venta una manifestazione transazionale tra due gruppi. Infatti, la 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 99

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creatività non si sviluppa in senso li- Genovarte 2013 neare a seconda di un contesto ambien- tale determinato, ma nasce e cresce accendendosi in punti diversi, alimen- tando tanti focolai paralleli e senza che vi siano le basi concettuali per pensare all’esistenza di ipotetici “anelli man- canti”, pur ritrovando una certa concate- nazione di riferimenti e richiami al passato. Nell’ambito della mostra, una giuria di critici specializzati avranno il compito di selezionare le migliori pro- poste pervenute, aprendo gli spiragli su una ricchezza sorprendente, dando spa- zio tanto agli esordienti quanto agli ar- tisti già affermati e invitati dal comitato organizzativo. Si guarda al presente ri- volgendosi al futuro, cercando l’unicità nella massa.

ARTISTI FINALISTI IN MOSTRA: Paola Adornato, Irene Albano, Aurelia Al- bertocchi, Guido Alimento, Paloma Al- mela Garcia, Sophie Ancel, Achille Ascani, Jacopo Baccani, Adriana Baciga- lupo, Giovanni Baia, Mattia Baraldi, Ro- berto Baroni, Maurizio Barraco, Dina tuccelli, Andrea Bianchi, Raffaella Bisio, Battiante, Franco Belsole, Sara Berna- Angelo Pio Biso, Luigina Bo, Valter Boj, bucci, Luciana Bertorelli, Maria Rita Ber- Dalide Bolognesi, Annamaria Bonvicino, Luciana Bornheber, Davide Bosch, Yuri Boyko, Alberto Boz, Mirko Briguglio, Mauro Brugnera, Enzo Igino Brunialti, Francesco Bruzzo, Virginia Cafiero, Sil- via Caimi, Carmela Calimera, Sara Calzo- lari, Massimiliano Camellini, Bruna Campi, Patrizia Canola, Luigi Carpineti, Lorenzo Castello, Paolo Cau, Maria Paola Ceccarini, Giuliano Censini, Valentina Chillè, Brigitta Ciampi-Karner, Francesco Cinelli, Andrea Ciresola, Cobàs, Nino Coco, Graziella Coi, Nicoletta Conio, Gianpaolo Cono, Angelo Conte, Gian Carlo Contegno, Sebastian Contreras, Al- fredo Coppo, Antonio Corbo, Giovanna Cottoni, Giovanna Crescini, Francesca Curcetti, Emanuele Cutrino, Gianni D’Adda, Franco Dallegri, Renato Dametti, Riccardo Dametti, Annamaria Danese, Davide Danesi, Mariagrazia Dardanelli, Claudia Dazzini, Valentina De Chirico, Gabriella de Filippis, Renato De Marco, Ivan De Monbrison, Arianna Defilippi, Delta N. A., Maria Pia Demicheli, Federica 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 100

100 GENOVARTE 2 0 1 3 Genovarte 2013 Genovarte

Dubbini, Maurizio Falcocchio, Sibilla Fan- Velia Iannotta, Daniela Iaria, Iukari, Hilke ciulli, Carlo Fantasia, Sergio Fassan, Sa- Kracke, Krix, Pia Labate, Ladamevert, verio Feligini, Tommaso Fettucciari, Claudio Maria Laruccia, Domenica Lau- Mario Formica, Cristina Fornarelli, Giu- renzana, Grazia Lavia, Flavio Lepore, Ro- liano Franco, Silvia Fucilli, Gianluigi Gen- dolfo Lepre, Marisa Lo Zito, Alessia tile, Pierpaolo Ghirelli, Laura Gialdini, Lombardi, Giovanna Lonigo, Livio Lope- Ada Giaquinto, Luisa Giovagnoli, Io- dote, Tina Lupo, Mauro Maffina, Alberto landa Giuffrida, Ivano Goracci, Bruno Magrin, Pierpaolo Mancinelli, Andrea Grassi, Francesco Grigoletto, Anna Maria Manfredi, Anita Maninchedda, Cristina Guarnieri, Anna Francesca Gutris, Stefa- Mantisi, Loredana Manzi, Fiorella Man- nia Malka Hepeisen, Karl-Heinz Hinz, zini, Federico Marchesini, Gimo Marino, 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 101

GENOVARTE 2 0 1 3 101

Giuliana Martelli, Francesca Marzano, Ve- Alessandra Serra, Umberto Signa, Nata- Genovarte 2013 ronique Massenet, Fabio Mazzitelli, Rita lie Silva, Gianfranco Sini, Claudio Sireci, Melita, Graziella Menozzi, Michelangelo Gabriella Soldatini, Giovanni Soncini, Miani, Marina Minuto, Gianfranco Mo- Ada Sozzo, Valdi Spagnulo, Antonio naca, Fausto Montanari, Anna Morando, Sparla, Maurizio Stragapede, Barbara Dina Moretti, Pina Morlino, Roberto Mor- Stretti, Cecilia Terrone Chang, Maria Filo- reale, Ettore Moschetti, Francesca Nal- mena Tetesi, Elisa Traverso Lacchini, Fla- doni, Giorgia Napoletano, Riri Negri, vio Ullucci, Ugo Valbusa, Maria Vittoria Laura Neirotti, Tiziana Nucera, Gabriella Vallaro, Sergio Vecia, Patrizio Vellucci, Nutarelli, Gabriella Oliva, Daniela Oli- Maria Grazia Veronesi, Chiara Vitellozzi, vieri, Josè Angel Palao, Silvia Paoletti, Valeria Vittani, Annamaria y Palacios, Sofia Paoletti, Luca Paramidani, Cristina Massimo D. Zilioli. Parravicini, Paola Pastura, Marjo Riitta Paunonen, Norma Picciotto, Elisabetta Piu, Teresa Pollidori, Giuseppe Ponte, Marco Ponte, Prinzi, Mario Puppo, Pier Paolo Quaglia, Andrea Quaglino, Nicolò Quirico, Isabella Ramondini, Paola Ra- petti, Mariella Relini, Rossana Rigoldi, Ronnie Rodino, Elisa Roggio, Silvana Ro- mano, Francesco Rombaldi, Ida Romiti, Ilenia Rosati, Alessandro Rossi, Enrico Paolo Rossi, Giacomo Rossi, Manuela Rossin, Marzia Roversi, Rojo Sache, Ali- reza Sadvandi, Luca Salvetti, Mariarosa Salvi, Cristina Sammarco, Silvio San- giorgi, Erico Santos, Simona Sarti, France- sco Scapolatempore, Chiara Schiaratura, Paolo Schifano, Gio Sciello, Katia Scotti, 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 102

102 PRESENTARTFESTIVAL

SATURA SBARCA A SHANGHAI Present Art Festival

15 GIUGNO – 15 LUGLIO 2013 di Andrea Rossetti Present Art Festival

Irresistibile il richiamo della Cina operosa, in continuo sviluppo e sem- pre più interessata alla produzione artistica occidentale. Dalle parti di Genova c’è una galleria d’arte che non rimane a guardare, anzi agi- sce dinamicamente puntando dritto verso est, fino a Shanghai, la me- tropoli moderna e vivace che anche nel 2013 farà da sfondo al Present Art Festival. Ovviamente stiamo parlando di Satura Art Gallery, deci- sa a rinnovare la propria presenza fuori dall’Italia e in particolare sul territorio asiatico. La popolosa e grande città, a pieno titolo considerata centro econo- mico e finanziario internamente alla Repubblica Popolare Cinese, si riconferma per il quinto anno consecutivo sede di un prestigioso ge- mellaggio interculturale, località-polo attrattivo in cui i palati orien- 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 103

PRESENTARTFESTIVAL 103 Present Art Festival Art Present

tali potranno deliziarsi gustando le pro- su Satura, galleria piena di risorse, dal- poste meticolosamente selezionate dal- le molte potenzialità messe concretamen- lo staff di Satura. te a frutto e collaudata per quanto riguar- Dal 15 giugno al 15 luglio un perfetto da la voce “capacità organizzativa”. Una concentrato d’italianità artistico-con- galleria che sapendo bene come muover- temporanea sarà pronto a migrare in ter- si sul proprio territorio, sa altrettanto ra straniera, per farsi valere nell’ambito bene valutare quando è il caso di staccar- di un’interessante progetto di scambio si dagli stretti caruggi per spaziare a li- che attorno all’arte costruisce mostre, fo- vello internazionale ed extraeuropeo. rum, conferenze ed eventi promoziona- L’impegno di Satura c’è, gli artisti anche, li. Una manifestazione a 360 gradi, che la qualità è ormai assicurata. Dall’altra assieme ai numerosi eventi proposti da parte del globo stanno già aspettando. Satura Art Gallery inverte decisamente quella visione accentratrice e statica Artisti promossi da Satura Art Gallery: nei confronti dell’arte contemporanea, Irene Albano, Guido Alimento, Adriana troppo spesso tormentone caratterizzan- Bacigalupo, Giovanni Baia, Silvia Canton, te in zona Lanterna e dintorni. Paolo Cau, Daniela Da Riva, Vanda Dami- Battere sempre nuove strade è - soprat- nato, Arianna Defilippi, Maria Pia Demi- tutto se si ragiona con mente aperta e cheli, Enrico Maria Formenti, Silvia Fucil- “globale” - la migliore promozione sul li, Anastasia Kurakina, Luciana Libralon, campo per un’arte contemporanea di Fiorella Manzini, Marco Marello, Carlo Me- temperamento alternativo, che vive al di rello, Bruna Milani, Antonella Modàffa- là dei soliti nomi già ampiamente circui- ri Bartoli, Patrizia Molinari, Monica Mor- tati. Il Present Art Festival è quindi sen- ganti, Giovanna Olmetti, Sofia Paoletti, z’altro un’opportunità di crescita forma- Juri Sassi, Gio Sciello, Umberto Signa, Ga- tiva per tutti gli artisti partecipanti, ma briella Soldatini, Roberto Sozzi, France- è anche una rassegna che la dice lunga sca Tiso Mora. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 104

104 INTERVISTA

INTERVISTA A PIPPO DELBONO di Francesca Camponero

Il regista Pippo Delbono è già alla lavorazione del suo nuovo spettacolo “Orchidee” che debutterà a maggio, ma intanto prosegue la sua tournèe italiana con “Dopo la battaglia”. Lo contatto a Vignola nei pressi di Mo- dena per fargli un’intervista che desidero da tanto. Il suo spettacolo, a Intervista a PippoIntervista a Delbono cui ho assistito al teatro Stabile di Genova il marzo scorso, mi ha colpito per il massiccio inserimento della danza all’interno di un argomento al- l’apparenza estraneo e allora chiedo al regista: La danza ha un ruolo predominante e determinante in “Dopo la bat- taglia”, le chiedo perché? La danza è predominante perché nella “cella” che descrivo è come ci fossero degli uccelli che cercano di fuggire. La ballerina è un elemento liberatorio. Le parole non servono sempre, anzi, la danza è come un volo, un impulso di libertà, che va appunto al di là del verbo. La danza rappresenta un bisogno di uscire fuori attraverso il corpo, il volo del- l’anima. Ecco perché in questo spettacolo mi sono assolutamente af- fidato alla dimensione coreografica. Perché la scelta dell’etoile dell’Opera di Paris Marie-Agnès Gillot? Prima di tutto perché siamo amici. Lei veniva sempre a vedere i miei spettacoli e da questo è nata una stima reciproca e una conoscenza più profonda. Infatti la con la Gillot ho fatto il mio ultimo film ”Amore- carne” che uscirà nelle sale italiane il prossimo 6 giugno. Il senso di questa scelta nasce dalla voglia di tornare al classico, di an- dare all’origine del rapporto vero col corpo che nessuno meglio di un ballerino ha. Il corpo come guaritore ed elemento essenziale di co- municazione. Del resto in oriente il teatro nasce proprio dal corpo, e chi sa usare bene il proprio corpo ha una verità che mostra una forza diversa sulla scena. Guardiamo Bobò ad esempio, è straordinario, il suo essere è costantemente danzato, anche adesso che ha 76 anni sembra ringiovanire giorno per giorno grazie alla danza che ha in- nata dentro di sé. Da cosa è nata la scena della ballerina alla sbarra con Bobò nelle vesti del Maestro Cecchetti? Da un’improvvisazione di Bobò e Marie Agnes. Mi è piaciuta e l’ho te- nuta. Inizia con un fuori scena in cui la ballerina mi dice:” Cos’è questa cosa che non si fa più il balletto? Ma l’hai detto a questi signori che c’è l’etoile dell’Opera di Parigi?” La mia risposta fa uscire la danzatrice dalle quinte, un invito ad entrare in palco che esorta comunque la bal- lerina a scaldarsi alla sbarra e da qui la scena con Bobò “maestro”. Com’è stato il lavoro con la Gillot? Avete collaborato in armonia? Assolutamente sì. Io le ho fornito delle immagini a cui far riferimento, l’idea di una sequenza che voleva significare l’uscire da una gabbia. Lei ha capito perfettamente, c’è stato un grande affiatamento e una coincidenza poetica. Qual è invece il ruolo dell’altra ballerina, totalmente diversa, Marigia Maggipinto? Il mio incontro con Marigia risale a tanti anni fa, quando Pina Baush la teneva con sé in casa. Marigia rappresenta Pina, la sua danza è 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 105

INTERVISTA 105 Intervista a Pippo Delbono aIntervista Pippo

quella di Pina. Il suo corpo rotondo così Il teatro italiano di oggi ha tante energie diverso da quello di Pina è però total- e tante potenzialità, ma vi sono realtà mente nella poetica di Pina. L’ho incro- che non emergono. Spesso teatranti ca- ciata recentemente a Bari e così l’ho dono nella trappola di voler sorprendere invitata a prendere parte allo spetta- rifacendosi ad una vecchia estetica. E’ colo. Il suo è proprio un omaggio alla vero che l’arte è rivoluzione, ma non è coreografa scomparsa. sempre quella là. Oggi purtroppo c’è la Due ballerine così diverse per raccon- mancanza di “maestri”. Il maestro è ne- tare la stessa cosa o altro? cessario all’artista per crescere, perché In un certo senso sì, anche se in modo deve trasmettere una necessità primaria: diverso. Due ballerine par raccontare il la sincerità con sé stessi. Oggi si conti- volo come impulso di libertà, bisogno di nua a voler fare rivoluzione, ma si è uscire fuori attraverso il corpo. In Agnes perso il punto di vista della cultura come c’è più inquietudine, in Marigia c’è la punto di partenza. La cultura come fatto calma doverosa ad un omaggio verso primordiale. La sincerità è il primo qualcuno che non c’è più. In Agnes si ri- passo. E ci vuole un maestro per inse- scontra una danza di lotta e rabbia, in gnare questo. Essere allievi serve, come Marigia si legge la pace dopo la morte. essere ancorato al passato insegna al- Un’ultima domanda di carattere più ge- l’umiltà. Bisogna imparare per rinnovare, nerale: qual è secondo lei lo stato di sa- altrimenti non si va da nessuna parte. Ed lute del Teatro in Italia in questi tempi? è quello che sta succedendo adesso. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 106

106 ILLIBRO , STATUSSYMBOLDELPASSATO

IL LIBRO, STATUS SYMBOL DEL PASSATO di Wanda Castelnuovo

Proprio ai nostri giorni in cui il libro è da alcuni considerato uno stru- mento desueto da mandare in pensione a favore dei moderni sistemi tecnologici di comunicazione, vale la pena riflettere come nel passa- to, per non parlare del periodo antecedente l’invenzione della stam- pa (1450), avesse un valore incalcolabile non solo dal punto di vista culturale, ma anche monetario rispondendo alla legge economica se- condo la quale più un bene è raro, più vale.

Il libro, status symbol del passato Agli albori della storia del libro questo era posseduto solo da biblio- teche e nel Medioevo in Europa solitamente da monasteri essendo la cultura appannaggio del potere ecclesiastico cui va peraltro il merito di avere conservato tramite gli amanuensi innumerevoli testi: si do- vranno aspettare molti secoli prima che l’istruzione si trasferisca al- meno nelle mani del potere regio o imperiale fino a divenire pubbli- ca negli stati moderni e tale dovrebbe rimanere. Nel passato i libri di pubblica consultazione erano legati con una ca- tena a scrivania o libreria perché non fossero rubati: libri catenati. La preziosità del libro dipende anche dal tipo di materiale scrittorio: per i Romani è di uso comune il papiro che, divenendo raro per dif- ficoltà di approvvigionamento dall’Egitto, viene man mano sostituito dalla pergamena. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 107

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La grande rivoluzione, tuttavia, è l’intro- www.padovacultura.padovanet.it). passato del symbol status libro, Il duzione della carta - nata in Cina (anche Una straordinaria galleria cartacea con se pare esistesse dal II a.C.) nel 105 d.C. 115 volumi illustrati del ‘700 e 120 fo- per opera di Ts’ai Lun, poi trasmigrata gli sciolti e incisioni racconta come nel in Corea, Giappone, Egitto e giunta in Eu- secolo dei Lumi editori illuminati quali ropa nell’XI secolo grazie agli Arabi - co- Giambattista Albrizzi e Antonio Zatta ab- stituita da materie prime fibrose soprat- biano incaricato le migliori “firme” tra gli tutto vegetali unite per feltrazione ed es- artisti più in voga come Tiepolo, Piazzet- siccate cui si possono aggiungere collan- ta, Novelli, Fontebasso o Balestra di ti, coloranti… creare disegni che ripresi da incisori di Svolta radicale nel nostro continente l’in- vaglia hanno dato luogo ai più raffinati venzione da parte di Johannes Gutenberg ed eleganti capolavori dell’editoria illu- della stampa, cioè dei caratteri mobili che strata del ‘700 veneto apprezzata in ogni insieme alle innovazioni su fonditura del dove: una produzione artistica molto im- carattere su matrice e stampo a mano portante della vita culturale apparente- rendono meno costoso produrre libri. In mente a latere delle opere pittoriche. Cina tuttavia già verso il 1045 Bi Sheng Articolata in 9 sezioni con un approccio cro- aveva inventato il carattere mobile in ter- nologico, tematico e monografico, la mo- racotta anche se non sono rimaste testi- stra racconta la storia dell’illustrazione car- monianze. tacea dimostrando come la grande quali- L’uomo, per natura misoneista in tutte tà pittorica dei Maestri abbia dato luogo a le epoche, accoglie con diffidenza i nuo- opere di grande rilievo, intriganti anche per vi libri a stampa e spesso preferisce il ma- le curiosità su abitudini e gusti del tempo. noscritto tradizionale esattamente come Affascinante la sezione dedicata a Tiepo- oggi da alcuni vengono guardate con so- lo, inesauribile ideatore di veri e propri pic- spetto le nuove tecnologie. coli capolavori in cui evidenzia una genia- Altro discorso accattivante e seducente lità apprezzata dagli incisori Zucchi, suoi è quello degli inchiostri - nel passato a principali collaboratori: eccezionali i suoi base di nerofumo e gomma arabica, nel disegni per le Opere di Pietro Bembo stam- Medioevo ferro gallici perché più econo- pate a Venezia presso Hertzhauser nel mici… - e della loro longevità, problema 1729 e la splendida acquaforte Tre solda- che non si pone con i nuovi mezzi tec- ti e un ragazzo disteso. nologici nei quali le pagine di carta non Ne è da meno Antonio Balestra, artefice di si toccano e i libri non occupano uno spa- dolcissime Madonne e autore di “dipinti zio materiale, ma virtuale. in miniatura” in particolare nei frontespi- Proprio in questo momento di crisi zi quando non è lui stesso a preparare la stanno proliferando i cosiddetti libri di lastra impiegata nel volume come per l’im- lusso in edizioni limitate e dai costi al- ponente antiporta (nei libri antichi pagi- tissimi in virtù della preziosità con cui na - con illustrazione - che precede il fron- sono curati. tespizio) de Li cinque ordini d’architettu- Qual è dunque il destino del libro? Dif- ra civile di Michele Sanmicheli. ficile dare risposte certe anche perché si Giambattista Piazzetta dalla mano raffi- può restare dei bibliofili pur utilizzan- nata che indulge a volte alla melanconia do i Book offerti dai nuovi sistemi: le due si mostra molto interessato a controlla- formule possono benissimo integrarsi ed re il lavoro degli incisori in particolare di essere utilizzate secondo i contesti. Marco Alvise Pitteri, sperimentatore del- Per capire come nel passato possedere la tecnica bulinistica che gli consente ri- libri costituisse uno status symbol nien- sultati di grande finezza, di Giovanni Cat- te di meglio della raffinatissima mostra tini e di Francesco Bartolozzi di cui si può Tiepolo, Piazzetta, Novelli. L’incanto del apprezzare la grande levità di Un negret- libro illustrato nel Settecento Veneto al- to e una fanciulla che nell’interpretazio- lestita a Padova in due sedi (Musei Civi- ne di Pitteri risulta, invece, più marcata nei ci degli Eremitani e Palazzo Zuckermann, chiaroscuri. Piazzetta stringe un lungo so- 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 108

108 ILLIBRO , STATUSSYMBOLDELPASSATO Il libro, status symbol del passato

dalizio con l’editore Giambattista Albriz- mentali come dimostra l’immagine che zi: vengono editate opere come La Geru- precede il primo atto del Demetrio. salemme Liberata (1745) in cui Piazzetta La seconda parte della mostra ancora più dà il meglio di sé ottenendo un successo vivace per le bizzarrie e le celebrazioni internazionale senza precedenti: degna di di eventi (come nozze, monacazioni…), nota la pubblicazione (1760) del volume molto in voga presso l’aristocrazia vene- degli Studi di pittura, un manuale per gio- ziana, risplende per varietà grazie anche vani allievi in cui sono raccolte le teorie a libri scientifici o testimoni della pas- di Piazzetta consegnate come eredità sione del secolo per l’antico o dedicati proprio al libro cui tanto ha dedicato del- alle esplorazioni che trasportano con la la sua attività. fantasia verso nuovi mondi dal sapore Pietro Antonio Novelli - colto ed ecletti- esotico rappresentati in splendidi atlan- co (grazie anche a un intelligente precet- ti quale l’Atlante novissimo di De l’Ilse tore) pittore, poeta, scrittore e incisore - (Albrizzi, 1740) con disegni di Piazzet- dagli anni sessanta per facilitare il lavo- ta: affascinante la Carta geografica del ro dell’incisore, aumentando il controllo Messico o sia della Nuova Spagna. sul risultato, cambia il metodo di prepa- Delizioso il piccolo e maneggevole volu- razione disegnando a penna e acquerel- me stampato più volte con integrazioni e lo invece che a matita (nera il Tiepolo, ros- ampliamenti da Giambattista Albrizzi, sa il Piazzetta). Prolifico, dotato di fervi- una vera e propria guida di Venezia per il da fantasia e con uno stile che segna il pas- Forestiere illuminato con 70 tavole tra cui saggio dal rococò al neoclassicismo, par- la vivace e dinamica Dogana di Mare, ve- tecipa alle illustrazioni dei 56 volumi del duta da prendere e confrontare con il re- Parnaso Italiano, alle diverse versioni cente restauro compiuto da Tadao Ando… delle commedie di Carlo Goldoni e a nu- Ben fatto, agile malgrado la mole e chia- merose imprese editoriali tra cui le Ope- ro il volume di Antiga Edizioni: una minie- re di Pietro Metastasio: l’edizione dello Zat- ra di notizie interessantissime che permet- ta offerta alla zarina Caterina II di Russia te di ‘navigare’ in un mondo artistico da è un capolavoro di eleganza raffinata an- scoprire perché troppo poco frequentato che per l’accuratezza delle cornici orna- dall’affannato uomo contemporaneo. Andando per mostre 109 Il e il in loco in , dolcemente , Paolo e Paolo Marina a Venezia a Marina Panem nostrum Panem , in dialogo con altri con ,dialogo in Natura morta con morta Natura e e Un angolo della mensa del mensa della angolo Un ANDANDOPERMOSTRE , icona della pittura di impegno di pittura della icona , di dantesca memoria. dantesca di Le mele calville mele Le ), ritratti, vedute parigine e fiori. e parigine vedute ritratti, ), di Wanda Castelnuovo Wanda di e e Gaetano Previati con il famoso famoso il con Previati Gaetano Francesca meno non ma noti, meno alcuni cui di con Pisa artisti Alberto ferrarese il questi Tra validi. Londra Cross, Charing di ponte Presso l’altra sede sono presenti 35 tra dipinti tra 35 presenti sono sede l’altra Presso capolavori tre con Boldini ‘900: del sculture e particolare la come inediti della attenzioni le per tenero e in melanconico tenuto piccolo del confronti nei madre Giuseppe conterraneo suo il e braccio, per conosciuto Mentessi due nature morte, morte, nature due pittore quotidianum ‘900. e ‘800 tra sociale sintetica, la Ferrara a l’omaggio Pisis Conclude de Filippo di pittura intima e seducente (splendide morte nature presenti sono cui di bottiglia nella rosa La calamaio Un insieme di chicche preziose in attesa di attesa in preziose chicche di insieme Un palazzo del sale le decorare a tornare raccontino che sì fare per ferrarese arrende. si non che gente di coraggio ↪ DA BOLDINI A DE PISIS. ↪ DA BOLDINI A DE PISIS. FIRENZE ACCOGLIE I CAPOLAVORI DI FERRARA Firenze: Galleria d’arte moderna, Palazzo Pitti 8.15 – 18.50 da martedì a domenica lunedì chiuso chiude cinquanta minuti La biglietteria prima intero € 13.00, ridotto mostra: Biglietto sotto i 18 e sopra i 65 anni € 6.50, gratis Giorgio 2 Villa Bardini, Costa San 10.00 – 19.00 da martedì a domenica lunedì chiuso chiude un’ora prima La biglietteria mostra: intero € 8.00, ridotto Biglietto € 6.00, ridotto scuole € 4.00 2013 Fino al 19 maggio Informazioni e prenotazioni: www.daboldiniadepisis.it Catalogo: Ferrara Arte Editore CHAGALL MAESTRO DELL’ARTE MODERNA Singolare la prospettiva con cui il affronta la figura di Kunsthaus zurighese (Vitebsk 1887 - Saint-Paul- Marc Chagall per La cantante La (dal complesso intreccio di diagonali di intreccio complesso (dal Torquato Tasso in Sant’Anna in Tasso Torquato “giapponismo” allora imperante) ben si legano si ben imperante) allora di “giapponismo” ospitata ivi collezione la con di idealmente simbolismo al e - Cappucci Roberto di abiti Firenze con una mostra di notevole qualità - qualità notevole di mostra una con la Firenze come prestigiose sedi due in Villa e articolata Pitti Palazzo di moderna d’arte Galleria di atto esemplare con accoglie - di Bardini capolavori alcuni culturale e civico sostegno tardo- costruzione Massari, Palazzo d’Arte Gallerie delle sede il cinquecentesca che Ferrara, di Contemporanea e Moderna inagibile reso ha 2012 maggio del del terremoto progettazione la avviata stata è cui di e restauro. percorso un con Bardini Villa da parte Si romanticismo dal opere 26 di cronologico melanconico un con Turchi Gaetano di storico dolente e opere cui le - Boldini Giovanni a arrivare come frizzanti più ottocentesche mondana del sull’onda improvvisi tagli con DA BOLDINI A DE PISIS CAPOLAVORI DI FIRENZE ACCOGLIE I FERRARA La cantante mondana cantante Giovanni Boldini, La ANDANDO PER MOSTRE PER ANDANDO 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 109 Pagina 14.08 17/05/13 1 colore_Layout 21-2013 21-2013 colore_Layout117/05/1314.08Pagina110 110 Andando per mostre cubismo, orfismo,espressionismoe russa coninuovilinguaggi (fauvismo, Coniugando, infatti,laculturaebraico- fondamentale perlasua formazione. periodo dal1911al1922siastato personale nel1914-dimostranocomeil i viaggi aBerlinodoveallestisceuna novità contemplalacittàinsiemealgatto) e bifronte conlosguardo dall’orientealle dalla finestra capitale francese(testimoniatodaParigi attività epoiduranteilsoggiorno nella internazionali eprodottiall’iniziodellasua prestati dallanipoteedamusei carta ebozzettidellescenografie teatrali - ebreo-russo dicui90tradipinti,operesu de-Vence 1985),famosissimoartista gift, ©2013ProLitteris,Zürich R. Guggenheim FoundingCollection,by Guggenheim Museum,NewYork;Solomon Parigi dalla finestra Marc Chagall E R T S O M R E P O D N A D N A deliziosamente onirica-sposata alritorno teneramente comemostraLa passeggiata incontra BellaRosenfeld-amata (approfondita poiaSanPietroburgo) e l’unico pittorelocaleastudiarepittura domestici delsuocortile:quiegli iniziacon sogno coloratopopolatodagli animali riecheggiata continuamente comeun un’infanzia felicemalgrado ledifficoltàè Bielorussia) doveChagall trascorre Vitebsk (ieriImperoRusso,oggi riprenderà negli annidellamaturità. uno spettrotematicoeunapoeticache suprematismo) creaopereinnovativecon in cuiChagall qualeGiano , 1913,SolomonR. futuro gruppoNuova Oggettività dicuiil Schrimpf, unodeiprincipaliartefici del Verità doveincontratraglialtri Georg attratto dagli ambientianarchici,ilMonte lega adAsconafrequentandogià nel1914, espressionismo, orfismo efuturismosi una pistola,l’artistainiziatrafauvismo, Perso unocchiodagiovanegiocando con Magico. della NuovaOggettività edelRealismo 1970), artistapoconotoetraipionieri Davringhausen (Aachen 1894-Nizza attraverso 43opereHeinrichMaria un’interessante mostrachefaconoscere sperimentazioni etendenze-presenta Monte Verità,faronelprimo‘900diidee, e unmicroclimafavorevoli efamosoperil antiquo elvetico delLago Maggiore, abitatoab Ascona -incantevoleborgo sulversante LA LIBERTàDELL’ASTRAZIONE HEINRICH MARIADAVRINGHAUSEN Catalogo: KunsthausZürich/HatjeCantz 2538484, www.kunsthaus.ch Info eprenotazioni:tel.0041(0)44 famiglie conbambini guide gratuite.Specialeaudioguida per frs 17.00,gratis finoa16anni conaudio Biglietto mostra:interofrs22.00,ridotto Fino al12maggio 2013 10.00 –20.00mercoledì, giovedì evenerdì domenica 10.00 –18.00lunedì,martedì,sabatoe Zurigo: Kunsthaus,Heimplatz1 ↪ Chagall. Maestro dell’arte moderna Sopra Vitebsk errante chesbucadietrolachiesavolando opere diesule,identificabilenell’ebreo temi chedominerannosemprenellesue giullari, scribi,contadini,amanti,musica… già presentidolore,morte,circocon Nei primiquadrioltreallamaternitàsono trasferisce definitivamente. suprematismo loportanoaParigi dovesi scuola d’arte.Contrastilegati all’imperante d’arte moderna(chiusonel1939)euna Vitebsk fondanel1918ilprimoMuseo Commissario dell’arteperlaregionedi Appoggiata larivoluzione,quale e nel1916nascelaprimafiglia Ida. Mentre èinpatriascoppialagrande guerra e GuillaumeApollinaire. e silegaaRobertDelaunay,FernandLéger frequenta Montparnassebrulicanteevivace dal primosoggiorno aParigidove in virtù diunaposizionegeografica innevata. . 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 111

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nostro anticipa e condivide la lotta politica poi ad Ascona dove fino al 1939 partecipa Andando per mostre contro la società capitalista e i falsi ideali attivamente alla vita culturale e artistica e, della guerra. dopo altri anni di fuga che non gli Dopo viaggi in Spagna, torna in Germania risparmiano due prigionie e durante i quali dove a Colonia si avvicina a correnti privo di colori lavora su ardesia, si rifugia surrealiste e costruttiviste nell’ambito del definitivamente a Cagnes-sur-Mer. gruppo degli Artisti Progressisti che Accattivanti tutte le sue opere tra cui considerano l’arte strumento per la l’elegante Senza titolo (1949) e la raffinata rivoluzione e la lotta di classe e si indirizza Composizione astratta (1963). verso l’arte astratta nelle più svariate ↪ HEINRICH MARIA DAVRINGHAUSEN LA sfaccettature. LIBERTà DELL’ASTRAZIONE Ascona/CH: Museo Comunale d’Arte Moderna, Via Borgo 34 10.00 – 12.00 e 15.00 – 18.00 da martedì a sabato 10.30 – 12.30 domenica e festivi lunedì chiuso Fino al 9 giugno 2013 Biglietto mostra: intero € 13.00 (frs 15), ridotto € 9.00 (frs 10) Informazioni e prenotazioni: 0041 (0)91 7598140, www.museoascona.ch Catalogo: ALIAS Editore

DE NITTIS Una straordinaria esposizione di 120 capolavori provenienti da musei e collezioni private italiane e francesi racconta la vivace, dinamica e operosa vita di Giuseppe De Nittis (Barletta 1846 – Saint Germain-en-Laye 1884) chiamato Peppino o l’italiano dopo il suo arrivo in terza classe nel 1867 con la sua scatola dei colori in una Parigi vivace e in fieri dal punto di vista urbanistico. Dopo un’infanzia travagliata per la scomparsa della madre e del padre, si trasferisce dai nonni a Napoli dove, insofferente del clima dell’Istituto di Belle Heinrich Maria Davringhausen Arti, inizia a dipingere en plein air Senza titolo, 1949 diventando maestro di se stesso e Courtesy Galleria d'Arte Bergamo legandosi ad artisti innovatori. Inizia una peregrinazione in varie città Abbandonata nel 1933 la Germania in italiane - ricordata da La traversata degli quanto marito dell’ebrea Lore Auerbach, si Appennini ricca di magica energia e rifugia a Maiorca dove trascorre momenti speranza - tra cui Firenze dove conosce i felici anche dal punto di vista creativo Macchiaioli. esprimendosi attraverso un linguaggio Nel 1868 si trasferisce definitivamente a universale armonico - che arriva diretto al Parigi dove compie una serie di operazioni cuore - fatto di linee, forme e colori fortunate: la conoscenza d’importanti sintetici forti e puri, una sorta di poesia mercanti d’arte, il matrimonio con Léontine consolatoria costruita dalle mani sapienti di Gruvelle, l’amatissima Titine, anche se un artigiano-artista in continua fuga dagli alcune ombre segnano il rapporto, e autoritarismi. l’amicizia con pittori celebri quali Degas, Tre anni dopo, con lo scoppio della guerra Manet, Caillebotte… che lo aiutano ad civile spagnola ripara a Marsiglia, Parigi e acquisire statura internazionale. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 112

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collettiva - la XXXª realizzata su iniziativa del Consiglio d’Europa (fondato nel 1949) che dopo il 1989 con la caduta del Muro di Berlino ha visto raddoppiare le sue dimensioni modificando la geografia politica - presenta un centinaio di artisti contemporanei, provenienti secondo un principio paritario da 27 Paesi europei,

Andando per mostre membri del Consiglio, che attraverso dipinti, sculture, disegni, fotografie, video e installazioni raccontano la vera Europa che abbraccia tutte le culture da nord a sud Giuseppe De Nittis e da est a ovest avendo come fulcro l’idea Piccadilly (Giornata invernale a Londra) di libertà come si è andata ridefinendo dal 1945 a oggi in un territorio piagato dalla Numerose tele come Avenue du Bois de guerra e ansioso di ricostruzione. Boulogne dove per la donna diventa Organizzati in 12 sezioni, i lavori sono centrale la compagnia del cane, La esposti non in modo cronologico, ma costruzione del Trocadéro nel 1876, segno secondo tematiche che vanno dal della ripresa francese dopo la sconfitta di ‘Tribunale della ragione’ nel cui nome sono Sédan, e Lungo la Senna davanti alle state perpetrate terribili violazioni dei Tuileries con il fumo proveniente dai diritti umani a ‘Il mondo nella testa’ che battelli raccontano attimi di vita conclude il cerchio testimoniando il valore intensamente vissuti, sempre alla ricerca ineludibile e insostituibile della nostra d’ispirazione. mente. Nel 1872 a Resina, vicino a Napoli, nasce il Fonte di idee e mezzo di conoscenza del figlio Jacques, l’adorato Lolo, teneramente reale, l’intelletto veicola attraverso l’arte un ritratto in Colazione in giardino e destinato ampio spettro di espressioni a scomparire in giovane età come il padre. salvaguardando l’umanità così come La Rotto il sodalizio con i mercanti d’arte, si gabbia di Alberto Giacometti protegge la reca a Londra - di cui coglie l’aspetto più libertà dell’uomo per quanto piccolo degradato rispetto a Parigi attraverso facendolo aprire verso l’altro. testimonianze di rara efficacia come Piccadilly (Giornata invernale a Londra) - che gli permette di scalare gli ultimi gradini verso un successo europeo e di cambiare più volte abitazione nel segno di un lusso che lascerà la moglie nei debiti quando a soli 38 anni De Nittis termina la sua breve vita. ↪ DE NITTIS Padova: Palazzo Zabarella, Via San Francesco 27 9.30 – 19.00 tutti i giorni lunedì non festivo chiuso La biglietteria chiude 45 minuti prima Fino al 26 maggio 2013 Aurora Reinhard, Fiori Biglietto mostra: intero € 12.00, ridotto Particolarmente significativi in ‘99 cent’ Fiori € 9.00/6.00 in cui Aurora Reihard ben rappresenta Informazioni e prenotazioni: 049 8753100, attraverso guanti in gomma con le unghie www.palazzozabarella.it smaltate la dicotomia femminile tra casalinga Catalogo: Marsilio Editore e seduttrice e in ‘Realismo della politica’ Bombardiere di rossetti in cui Wolf Vostell fa THE DESIRE FOR FREEDOM sganciare dal bombardiere usato dagli ARTE IN EUROPA DAL 1945 Americani nella guerra del Vietnam una Proveniente da Berlino e diretta a Tallinn e moltitudine di rossetti sollecitando la poi a Cracovia, l’ampia e dinamica mostra conquista dei Paesi attraverso mezzi pacifici. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 113

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Artisti famosi a livello internazionale morte e l’eternità. Andando per mostre accanto ad altri noti in ambito locale, ma Esistenza non facile la sua segnata dalla non per questo meno validi nell’analizzare scomparsa per tubercolosi di padre, madre come le infinite diversità potrebbero e fratelli di cui era il maggiore, ciò trasformarsi in vantaggi se guidate da un malgrado si autodipinge sempre più buon uso della ragione nel rispetto della giovane come nel simpatico Autoritratto libertà propria e altrui. del 1914. ↪ THE DESIRE FOR FREEDOM Formatosi nell’arte pittorica a Thun e poi a ARTE IN EUROPA DAL 1945 Ginevra con Barthélémy Menn, si reca a Milano: Palazzo Reale, Piazza Duomo 12 14.30 – 19.30 lunedì 9.30 – 19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 22.30 giovedì e sabato La biglietteria chiude un’ora prima Fino al 2 giugno 2013 Biglietto mostra: (compresa audio guida) intero € 11.00, ridotto € 9.50/9.00/7.50/6.50/4.50. Biglietto congiunto con mostra Modigliani comprese audioguide: intero € 16.00, ridotto € 14.00 Informazioni e prenotazioni: 02 54913, www.desireforfreedom,it Catalogo: 24 ORE Cultura Editore

FERDINAND HODLER Sempre piacevole l’incontro con la Fondazione Beyeler - eccezionale per la sua architettura, opera di Renzo Piano, inserita armonicamente in un dolce e sereno paesaggio e per la qualità delle Ferdinand Hodler, Autoritratto, 1914 Collezioni permanenti e delle esposizioni Museum zu Allerheiligen, Schaffhouse temporanee - facilmente raggiungibile Foto: Museum zu Allerheiligen, dall’Italia con convenienti offerte di treni Schaffhouse puntuali (www.svizzera.it). Parigi, a Madrid e disordinato negli affetti Intrigante l’attuale mostra sulla tarda ha un figlio da Augustine Dupin - che produzione di Ferdinand Hodler (Berna ritrarrà in fin di vita - quando ha appena 1853 - Ginevra 1918), artista emblematico sposato Bertha Stucki. Nel 1898 sposa della cultura elvetica per averne celebrato Berthe Jacques (sua modella dal 1894) e grandi avvenimenti storici. l’anno successivo cambia stile con Night, Un’ottantina di opere sempre più astratte - prima tela di grande formato, che lo fa che gli danno valenza internazionale assurgere a pittore simbolista. facendone un precursore della pittura Membro della Secessione di Berlino, Vienna moderna - dipinte negli ultimi cinque anni e Monaco, progetta i biglietti di banca in di vita, dal 1913 al 1918 quando ormai circolazione dal 1911 al 1958, nel successo e denaro gli arridono, ma non la frattempo diviene amante della modella salute, trattano con diverse varianti le sue Valentine Godé-Darel - anche lei ritratta tematiche preferite: l’autoritratto, mentre si sta spegnendo - da cui avrà la l’universo alpino - grande privilegiato da I figlia Paulette e va a vivere con la moglie in Dents du Midi da Champéry (1916) con tre un appartamento di Ginevra dove lo piccole mucche in miniatura a Il lago fotografa l’amica e collezionista Gertrud Lemano e il Monte Bianco all’alba (1918) Dübi-Müller. dipinto ripetutamente nell’ultimo anno ↪ FERDINAND HODLER quando aggravatasi la malattia polmonare Basilea/CH: Fondation Beyeler, Baselstrasse non lascia quasi più l’abitazione ginevrina 101, Riehen/Basilea - il fascino femminile, la vita in declino, la 10.00 – 18.00 tutti i giorni salvo 10.00 – 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 114

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20.00 mercoledì dimensione onirico-grottesca come nel Fino al 26 maggio 2013 delizioso Senza titolo (Due pesci, un amo, Biglietto mostra: intero frs 25, ridotti frs un verme) mentre in Menotti l’ideale 20/12/6 (è possibile pagare in euro) classico di misura e armonia evidente nel Info: 0041 (0)61 6459700, Volto (Face), i due man mano si avvicinano www.fondationbeyeler.ch, attraverso un’impostazione geometrica, [email protected] l’interesse per ritmi e armonie musicali, la Catalogo: Fondation Beyeler parola scritta, la particolare concezione per

Andando per mostre lo spazio dell’opera e ancora la passione KLEE - MELOTTI per il palcoscenico non solo come luogo di In attesa del LAC - nuovo polo artistico rappresentazione (circo, teatro, concerto), polifunzionale, che nel 2014 riunirà ma come metafora esistenziale. fisicamente il Museo d’Arte e il Museo Entrambi, artisti dalla grande sensibilità, Cantonale d’Arte - Lugano, riproducono mimeticamente e non tradizionalmente vocata a essere ponte tra fedelmente la natura ciascuno secondo Italia e Svizzera, conferma sempre più il propri criteri: Klee con Wohin? Junger Garten e con Landschaft mit blauen und roten Bäumen (Paesaggio con alberi blu e rossi) e Melotti con La neve (Snow) e Aiuola (Flowerbeds) suggeriscono gioiosità, così come la rappresentazione della città ad esempio Il Canal Grande (The Grand Canal) di Melotti e degli animali: entrambi prediligono gatti e pesci. Una deliziosa mostra da non perdere. ↪ KLEE - MELOTTI Lugano: Museo d’Arte, Riva Caccia 5 10.00 – 18.00 martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 10.00 – 21.00 venerdì lunedì chiuso (tranne 20 maggio e 17 giugno) Paul Klee, Wohin. Junger Garten, 1920 Fino al 30 giugno 2013 Biglietto mostra: intero Fr. 12, ridotto Fr. 8, proprio interesse alla cultura presentando gratis fino a 16aani e prima domenica negli allegri locali del Museo d’Arte, mese antistante il lago, un’intrigante mostra Info: tel. 0041 588667214, fax 0041 articolata in dieci sezioni in cui sono 588667497, www.mda.lugano.ch, affrontati due artisti: il pittore svizzero- [email protected], www.klee-melotti.ch tedesco Paul Klee (Münchenbuchsee 1879 – Catalogo: Kehrer Verlag Editore Locarno1940) e lo scultore italiano Fausto Melotti (Rovereto 1901 – Milano 1986) che LA CITTà NUOVA. OLTRE SANT’ELIA forse nella vita non si sono mai conosciuti CENTO ANNI DI VISIONI URBANE di persona anche se hanno respirato 1913 - 2013 stimoli comuni propri della temperie L’affascinante Villa Olmo - da anni sede epocale. d’importanti esposizioni che hanno attratto Un’ottantina tra dipinti, disegni e acquerelli l’interesse di studiosi e appassionati sulla del primo dialoga con altrettante sculture città lariana - ospita una mostra del secondo a cominciare dal momento particolarmente significativa e attuale sulle formativo per arrivare alle varie assonanze problematiche e suggestioni legate allo veramente notevoli malgrado innegabili spazio urbano. divergenze: dall’amore per la musica (uno Figura centrale dell’esposizione - articolata violinista, l’altro pianista) e per la natura nelle due sedi di Villa Olmo e della fino alla passione per la scrittura e il Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi (una disegno. piacevole scoperta per la sua raffinata Distanti alle origini prevalendo in Klee la eleganza e per la qualità dei lavori esposti) 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 115

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Wright, Constant e Yona Friedman, la Andando per mostre contestazione radicale dei gruppi Archizoom, Superstudio e gli splendidi e avveniristici bozzetti delle scenografie espressionistiche di Erich Kettelhut per il film Metropolis di Fritz Lang sono affascinanti tappe di questo percorso tra utopia e preveggenza, tra sogni e progetti. ↪ LA CITTà NUOVA. OLTRE SANT’ELIA CENTO ANNI DI VISIONI URBANE 1913 - 2013 Como: Villa Olmo, Via Cantoni 1 9.00 – 20.00 martedì, mercoledì e giovedì 10.00 – 22.00 venerdì, sabato e domenica lunedì chiuso La biglietteria chiude un’ora prima Pinacoteca Civica, Via Diaz 84 10.00 – 20.00 martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 10.00 – 22.00 venerdì lunedì chiuso Fino al 14 luglio 2013 Fernand Léger, The Scaffolding Biglietto mostre: intero € 10.00, ridotto € - è l’architetto Antonio Sant’Elia (Como 8.00, ridotto scuole € 5.00 1888-Monfalcone 1916), autore nel 1914 Informazioni e prenotazioni: 031 571979, del Manifesto dell’architettura futurista, le www.lacittanuova.it, cui opere si trovano in entrambe. [email protected] A Villa Olmo il percorso espositivo di 100 Catalogo: Silvana Editoriale opere (alcune inedite) tra dipinti, disegni, N.B. Tra i vari input offerti da Como aperta filmati e installazioni di artisti, architetti… verso il futuro: Antonio Sant’Elia - piccola inizia, infatti, con i 12 disegni - tra cui La esposizione di 12 schizzi (di proprietà centrale elettrica quasi un cuore pulsante - degli eredi) dell’architetto - presso la sede di La Città Nuova esposti da Sant’Elia alla di Confindustria (Via Raimondi 1, a 100 m. mostra milanese ‘Nuove Tendenze’ del 1914. dalla Pinacoteca, ingresso gratuito: 9.00- Nella Pinacoteca sono visibili 50 disegni, 18.00 da lunedì a giovedì e venerdì normalmente riservati agli studiosi, con 9.00-17.00) progetti di edifici monumentali e abitazioni con ascensori esterni, stazioni, strade su LA PASSIONE DEL DISEGNO più livelli… Opere della collezione Lampugnani Sono la risposta del giovane architetto dal XV al XIX secolo comasco alle problematiche sollevate, già L’interessante mostra di disegni antichi di nell’Ottocento, dal concetto di ‘metropoli’ Riccardo Lampugnani è la quarta dedicata a di cui si sono immediatamente intuite le tale collezione dal 1997, anno della sua drammatiche contraddizioni funzionali, donazione al Museo Poldi Pezzoli con il morali, sociali e culturali. vincolo di esporne anche se Nelle sale di Villa Olmo si snoda temporaneamente le opere, e s’inserisce l’affascinante excursus nel pensiero di nello studio in atto sull’intrigante tema del artisti, urbanisti e architetti che hanno collezionismo privato capace di rivelare lasciato un segno indelebile nel XX secolo. straordinari tesori culturali. I dipinti di Umberto Boccioni, Mario Sironi Personaggio riservato e schivo che ha (le sue periferie industriali hanno la vivida arricchito la collezione del bisnonno tragicità della realtà e dell’attualità) e del Giuseppe Gargantini Piatti (avvocato cubista Fernand Léger (il dinamico The amico e allievo dilettante di Hayez), Scaffolding), l’architettura aperta alla vita Riccardo Lampugnani (1900-1996), e alla gioia di Le Corbusier, Frank Lloyd ingegnere milanese (direttore delle 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 116

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Acciaieire Falck), dal 1968 ha iniziato a lontani elegantemente accennati a penna, beneficiare la casa-museo con doni come testimonianza di un angolo fiorentino l’Autoritratto con tigre e leone di demolito verso il 1870, di Francesco Francesco Hayez e le lascia alla sua Simonini la Battaglia fra cristiani e turchi scomparsa dipinti e la collezione di (1740-50 ca.) dal tratto sottile e colorata disegni oltreché con lungimiranza una con acquarello grigio e ancora di Gaetano somma di denaro per garantire Gandolfi la palpitante figura di Angelo manutenzione e conservazione degli (1764), icona della mostra.

Andando per mostre oggetti legati. ↪ LA PASSIONE DEL DISEGNO. Opere della collezione Lampugnani dal XV al XIX secolo Milano: Museo Poldi Pezzoli, Via Manzoni 12 10.00 – 18.00 da mercoledì a lunedì martedì chiuso Fino al 13 maggio 2013 Biglietto mostra e Museo Poldi Pezzoli: intero € 9.00, ridotto € 6.00, fino a 10 anni gratuito Informazioni: tel. 02 794889/796334, www.museopoldipezzoli.it Catalogo: Terni Editore

LA PRIMAVERA DEL RINASCIMENTO LA SCULTURA E LE ARTI A FIRENZE 1400-1460 Il primo giorno di primavera, nelle signorili sale del Piano Nobile di Palazzo Strozzi è stata inaugurata un’eccezionale e magica mostra realizzata in collaborazione con il Louvre dove verrà esposta dal 26

Gaetano Gandolfi, Angelo

Tra i più di 600 fogli del lascito, ordinati e catalogati, ne sono stati scelti una quarantina comprendente schizzi e bozzetti - alcuni dei quali restaurati dall’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze - splendide testimonianze, anche se fragili nei materiali, dell’estro creativo e dell’idea geniale che si traduce in atto e prende forma: fascino segreto e misterioso della grafica. Splendidi tra gli altri di ambito fiorentino il bel Drago (con recto e verso) dell’ultimo quarto del XVI secolo, di Bartolomeo Passerotti l’Ecce Homo (1580 ca.) dal tratto rapido con virgole spesse d’inchiostro a indicare la muscolatura del corpo di Cristo, di Giulio Parigi la splendida Veduta di Firenze con i mulini di San Niccolò (1620-25 ca.) dalle Spinario, I secolo a.C., marmo italico, figurine agili e scattanti e dagli elementi cm 92 x 50 x 36 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 117

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settembre 2013 al 6 gennaio 2014. Informazioni: 055 2645155, Andando per mostre 140 opere di qualità straordinaria (alcune www.palazzostrozzi.org restaurate ad hoc come di Donatello il San Prenotazioni: Sigma CSC, tel. 055 Ludovico di Tolosa - in bronzo dorato, 2469600, fax 055 244145, argento, smalti e cristallo di rocca nella tiara [email protected] - dalla delicata fisionomia di adolescente), Catalogo: Mandragora Editore provenienti da tutto l’orbe e organizzate in dieci sezioni, illustrano quel particolare NORMA E CAPRICCIO momento di equilibrio nel vivere civile della Come sottolinea la restante parte del titolo storia fiorentina che ha visto, a inizio ‘400, Spagnoli in Italia agli esordi della “maniera sbocciare il Rinascimento. Prima interprete di moderna” la mostra è frutto di uno studio questo rinnovamento è la scultura che volto ad approfondire i rapporti artistici tra precede influenzandole le altre arti. la penisola italica e la Spagna nel primo Uno sfavillio di nomi e di capolavori che ventennio del ‘500 partendo da hanno il loro incipit nelle ‘formelle’ del un’opinione comparsa nei Dialoghi romani Sacrificio di Isacco di Brunelleschi e di Francisco de Hollanda (stampati a Ghiberti, elaborate per il concorso del 1401 Lisbona nel 1548) e ascritta a Michelangelo per la seconda porta del Battistero, e nel modello della “Cupola del Duomo”. A Firenze - all’epoca erede di Roma, Atene e Gerusalemme, modello per la Penisola e ‘scrigno di saperi’ - dove si amalgamano benessere economico, pace sociale e cultura umanistica, c’è un fervere di lavori con i cantieri di Cattedrale, Campanile e Orsanmichele. Le splendide sculture monumentali, nate per essere poste in luoghi pubblici, di Donatello, Ghiberti e Nanni di Banco influiscono sulla pittura di Masaccio, Filippo Lippi e Paolo Uccello. Questo ‘miracolo’ quattrocentesco affonda le sue radici nella riscoperta dell’antico - il delizioso Spinario del I sec. a.C. e l’incantevole Putto con l’oca del I d.C., però d’origine ellenistica, ne sono rilevanti esempi - riesaminato ed elaborato con soluzioni superbe quali tra le altre i ‘ritratti a rilievo’ con profili di donne illustri e imperatori romani. Tra le molteplici chicche della trionfale esposizione la raffinata Olimpia, regina dei Macedoni di Desiderio da Settignano e di Pedro Machuca, (Toledo, 1490 circa - Mino da Fiesole Sant’Elena imperatrice Granada, 1550), Madonna col Bambino, san dall’elaborata acconciatura: della santa ha Giovannino e san Giuseppe, 1520 circa, solo un’espressione indifferente, frutto di Jaén, Museo catedralicio una forte idealizzazione. ↪ LA PRIMAVERA DEL RINASCIMENTO LA SCULTURA E LE ARTI A FIRENZE secondo il quale “nessuna nazione e 1400-1460 nessun popolo (ad eccezione di uno o due Firenze: Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi 1 spagnoli) può assimilare perfettamente né 9.00 – 20.00 lunedì, martedì, mercoledì, imitare la maniera di dipingere italiana (che venerdì, sabato e domenica è quella della Grecia antica), senza essere 9.00 – 23.00 giovedì subito riconosciuto facilmente per La biglietteria chiude un’ora prima straniero, per quanto si sforzi e lavori” Fino al 18 agosto 2013 forse riferendosi ai molti artisti stranieri Biglietto mostra: intero € 12.50, ridotti € presenti nella penisola fervidissima 8.50/8.00, ridotto scuole € 4.00 culturalmente. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 118

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Molti i nomi soprattutto di pittori Nel 1913 raggiunge il padre emigrato a San provenienti dalla Spagna e diventati di Francisco, lavora in una fabbrica tessile e si rilievo, anche se da noi poco noti, grazie al cimenta nel teatro amatoriale. Sposa il loro essersi perfezionati nelle nostre città pittore Roubaix (Robo) de l’Abrie Richey più feconde cioè Firenze, Roma e Napoli con cui visto il suo fascino esotico tenta la come Alonso Berruguete (Paredes de Nava? strada del cinema a Los Angeles dove 1488 ca - Toledo 1561) castigliano che conosce il famoso fotografo Edward s’imporrà alla corte di Carlo V, Pedro Weston di cui diviene modella preferita e

Andando per mostre Machuca (Toledo 1490 ca - Granada 1550) amante. Il marito reagisce andando a Città raffinato artista e collaboratore di Raffaello presente con opere di grande bellezza - dalla Sacra Famiglia di profonda dolcezza alla Madonna col Bambino, san Giovannino e san Giuseppe, composizione raffinatissima e dall’intensa emotività - Pedro Fernández definito lo ‘Pseudo- Bramantino’ originario di Murcia e ancora Bartolomé Ordóñez (? - 1520) e Diego de Silóe (1490 ca - 1563) entrambi di Burgos … alcuni dei quali citati dal Vasari nelle sue Vite come eccellenti. L’esposizione articolata in otto sale racconta le esperienze di tali artisti attraverso le tele prodotte durante la loro permanenza presso le nostre città o subito dopo il loro ritorno in patria tra Valladolid, Granada e Toledo soprattutto nel momento in cui l’ascesa al trono di Carlo d’Asburgo nel 1516 fa sperare nel suo munifico Tina Modotti, Juchitecas mecenatismo. ↪ NORMA E CAPRICCIO Firenze: Galleria degli Uffizi del Messico e, quando Tina lo raggiunge, 8.15 – 18.50 da martedì a domenica egli è scomparso per il vaiolo. lunedì chiuso Nel 1923 vi ritorna con Weston e vi La biglietteria chiude 45 minuti prima conosce Vittorio Vidali e altri esponenti del Fino al 26 maggio 2013 Partito Comunista cui aderisce. Biglietto mostra: intero € 11.00, ridotto € Le sue foto sono pubblicate su giornali di 5.50, gratuito per i cittadini dell’U. E. sotto sinistra tra cui El Machete, organo ufficiale i 18 e sopra i 65 anni del partito: incaricata quale ‘fotografa Informazioni e prenotazioni: ufficiale’ del movimento muralista www.unannoadarte.it, tel. 055 290383 messicano, rende celebri alcuni artisti e Catalogo: Giunti Editore una sua mostra è definita “La prima mostra fotografica rivoluzionaria del Messico”. Si TINA MODOTTI lega a Julio Antonio Mella, dirigente UN NUOVO SGUARDO studentesco cubano che viene assassinato La mostra attraverso 26 immagini scattate mentre cammina con lei. Espulsa dal tra il 1923 e il 1927 in Messico ricorda Tina Messico nel 1930, non scatterà più foto e, Modotti (Udine 1896 – Città del Messico rifiutata da molti Stati, finisce a Mosca. 1942), attrice, fotografa e attivista politica. Allo scoppio della Guerra civile spagnola vi Nata da una famiglia socialista (il padre è partecipa come infermiera e nel 1939 torna meccanico e carpentiere e la madre con Vidali a Città del Messico dove spira cucitrice), Tina, dopo avere frequentato secondo alcuni non naturalmente. alcune classi elementari, a 12 anni diviene Biografia utile per comprendere il suo sforzo operaia di filanda per mantenere la famiglia di raccontare i ceti dimenticati ritraendo in e respira nello studio fotografico dello zio reportage sociali, di cui è antesignana, Pietro l’abc della fotografia. splendidi visi di donne semplici come 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 119

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l’affascinante Juchitecas, mani provate dalla rupestre di Khazne Firaun e impianti idrici Andando per mostre fatica come Manos con Pala, lavoratori, molto sofisticati per evitare piene improvvise e nature morte esposti insieme ai ritratti di rendere fertile una delle zone più aride del Tina, donna libera e inquieta. mondo. ↪ TINA MODOTTI UN NUOVO SGUARDO Personaggio affascinante Burckhardt, basilese Genova: Palazzo Ducale, Spazio 42 Rosso, d’adozione, città dove compie i primi studi: Cortile Maggiore fallito il sogno di una carriera diplomatica, è 15.00 – 19.00 da martedì a venerdì assunto come esploratore nel 1808 da una 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00 sabato e Società londinese e a Cambridge si prepara domenica studiando arabo, geografia, geologia… lunedì chiuso Nel 1809 è a Malta, Aleppo, Cairo e, Fino al 21 aprile 2013 approfondito l’arabo e assunti abiti orientali, Ingresso gratuito si fa chiamare Sceicco Ibrahim (il suo Informazioni: 010 5574065, Certificato di pellegrino alla Mecca ha fatto www.casamerica.it discutere su un’eventuale conversione all’Islam) entrando in ottimi rapporti con i PETRA, SPLENDORE DEL DESERTO beduini che conoscono Petra, ma la credono SULLE TRACCE DI J. L. BURCKHARDT ALIAS opera dei Faraoni: vi entra primo europeo SCEICCO IBRAHIM dopo secoli - avendone intuito la posizione Il Museo delle Antichità di Basilea, il più nella zona dello Wadi Musa e del monte Aaron importante in Svizzera, celebra con una - con la scusa di compiere il sacrificio di una suggestiva mostra la riscoperta di Petra capra, secondo l’uso musulmano, alla tomba avvenuta nel 1812 da parte di Johann Ludwig di Aronne (fratello di Mosè). Burckhardt (Losanna 1784 - Cairo 1817) Basilea celebra insieme al suo figlio adottivo la considerato in Giordania eroe nazionale (la magnifica Petra attraverso 150 reperti da sua foto si trova negli Uffici Pubblici come musei giordani, ricostruzioni virtuali e racconta l’entusiasta Direttore Andrea maquette disvelanti abitudini, scrittura, Bignasca intervenuto a una delle campagne di divinità, architetture grandiose e oggetti che scavo con partecipazione elvetica di cui sono mediano stili e input dai popoli vicini con esiti esposti i risultati) per aver aperto la strada al sincretici straordinari nel Rilievo architettonico turismo. con aquila e fascio di fulmini o in Capitello ornato di teste di elefanti che sostituiscono le volute ioniche. Un tripudio di meraviglie dalla Lucerna con segni zodiacali all’astratto e quanto mai moderno Rilievo (ex-voto) con iscrizione. ↪ PETRA, SPLENDORE DEL DESERTO SULLE TRACCE DI J. L. BURCKHARDT ALIAS SCEICCO IBRAHIM Basilea: Antikenmuseum Basel, St. Alban- Petra: Piazza davanti alla facciata rupestre Graben 5 di Khazne Firaun 10.00 – 17.00 da martedì a domenica lunedì non festivo chiuso Petra è l’antica capitale rupestre, rosa per Fino al 20 maggio 2013 l’arenaria ricca di ossidi di ferro, fondata dai Biglietto mostra: intero frs 20, ridotti frs 18/5 Nabatei (nomadi d’origine araba, stanziatisi Informazioni e prenotazioni: 0041 (0) nel cuore del deserto meridionale della 612011212, www.antikenmuseumbasel.ch Giordania e dal II sec. a.C. governati da re, Catalogo: Schwabe Editore prosperano grazie a estrazione di bitume e al controllo d’importanti vie carovaniere tra cui ANGELO SAVELLI quelle di incenso, mirra e cannella) in una Il Maestro del Bianco valle incassata raggiungibile attraverso il Siq - Un importante omaggio a un artista illustre fenditura (ricreata in mostra) di un km dovuta e rappresentativo che merita grandissima allo Wadi Musa (piccolo fiume a regime fama: Angelo Savelli (Pizzo Calabro/VV, torrentizio) - e dotata di edifici grandiosi allora CZ, 1911 - Castello di Boldeniga, come sulla Piazza davanti alla facciata Dello/BS 1995) calabrese di nascita e di 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 120

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raccontano l’intero percorso partendo dalle prime esperienze e a seguire con lavori delle successive ricerche come tra gli altri la splendida Marina (1948) e la fluttuante Evolviamoci (1949) fino al trionfo del bianco che nelle sue varie sfaccettature (anche nell’uso dei materiali) comunica al meglio la percezione dell’inoggettività:

Andando per mostre particolarmente affascinanti Consequence (1960) e Shelter 12th Floor (1961), opere cardine del suo evolversi. Un universo bianco ricco e variegato, tra cui la significativa Hiroshima (1984), che prosegue fino a Where Am I Going, una della ultime testimonianze del 1993-94. ↪ ANGELO SAVELLI Il Maestro del Bianco Catanzaro: Museo MARCA, Via Alessandro Turco 63 9.30 – 13.00 e 15.30 – 20.00 da martedì a domenica lunedì chiuso La biglietteria chiude un’ora prima Angelo Savelli, Hiroshima 1984 Fino al 30 marzo 2013 Biglietto mostra: intero € 3.00, ridotto € spirito anche se dal 1954 ha vissuto a New 2.00 York, dove durante un viaggio con la Informazioni e prenotazioni: 0961 746797, moglie (Elisabeth Harold, giornalista www.museomarca.info, americana) è affascinato [email protected] dall’espressionismo astratto. Catalogo: Silvana Editoriale Savelli conserva tuttavia della propria patria, cui è sempre rimasto legato RUDOLF STINGEL affettivamente, un ricordo di luce come Palazzo Grassi, costruito in stile dimostra la predilezione per il bianco - neoclassico nel ‘700 dall’omonima ricca emblema di infinito e aspirazione famiglia, ha una lunga storia di all’assoluto - che da Fire Dance (1957) lo mecenatismo frutto di un’imprenditoria ha reso ‘Maestro del Bianco’ e per le corde intelligente, appassionata e sensibile bianche presenti nelle sue opere a all’idea-missione di rendere possibile ricordare le reti dei pescatori e il mare. anche ad altri la fruizione dell’arte. Una vita per l’arte da quando bambino è François Pinault, l’attuale proprietario, ne spinto a disegnare dallo zio finché, dopo il ha fatto uno dei maggiori centri espositivi liceo, il padre lo manda a Roma dove per l’arte contemporanea realizzando compie studi approfonditi fino al diploma all’Accademia di Belle Arti in cui dal 1938 insegna pittura con Renato Guttuso, Capogrossi… divenendo esponente della . Del 1941 la prima personale e poi un crescendo di esposizioni e di successi (tra cui alcune Biennali di Venezia) fino agli Stati Uniti che gli mettono ulteriormente le ali ai piedi con affermazioni a livello internazionale. Oggi la sua Calabria gli dedica la più esaustiva retrospettiva mai avvenuta con 70 opere - tra dipinti, sculture e ceramiche realizzati tra il 1932 e il 1994 - che Rudolf Stingel, Untitled, 2012 (veduta dell'installazione) 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 121

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importanti mostre che hanno fatto Informazioni: tel. 041 5231680, fax 041 Andando per mostre conoscere un’arte che non può ignorare la 5286218, www.palazzograssi.it complessità della società attuale e i Prenotazioni: tel. 199 112 112 (a molteplici e differenti modi di comunicare. pagamento), www.vivaticket.it Rudolf Stingel (Merano 1956) è il Catalogo: Electa Editore protagonista dell’esposizione attualmente ospitata nei 5.000 metri quadri del I TAROCCHI DEI BEMBO palazzo: è un evento unico essendo la più Il sottotitolo della mostra Una bottega di importante monografica dedicatagli in pittori dal cuore del Ducato di Milano alle Europa. corti padane “quelle carte de triumphi che L’artista - conosciuto in tutto il mondo e se fanno a Cremona” indica la bottega dei che in passato aveva partecipato a Bembo - famiglia di grandi artisti lombardi esposizioni tematiche di Palazzo Grassi - attivi nel XV secolo, in particolare a ha trasformato l’intera dimora (atrio, primo Bergamo e Cremona, protagonisti del e secondo piano) in un labirintico scrigno delicato passaggio dalla cultura gotica dal sapore orientale che racchiude più di cortese e internazionale a quella trenta opere di cui alcune inedite. rinascimentale - tanto eccellente e di Filo conduttore è il “tappeto” - elemento prestigio da ricevere committenze non solo centrale della sua poetica - stampato a dai duchi di Milano. motivi orientali con cui ha interamente coperto pavimenti e pareti delle diverse sale (particolarmente suggestive quelle con le finestre sul Canal Grande: una sommatoria di fascini magici e arcani): i segni di ‘vissuto’ che appaiono in alcune parti fanno compiere un viaggio nel tempo fino ai tempi in cui le pareti erano rivestite da arazzi e nelle ovattate sale si muovevano Dogi, dignitari e ambasciatori da tutto il mondo, in particolare da quell’Oriente di cui la Serenissima era interlocutrice privilegiata. Un affascinante percorso mentale tra passato e presente in cui sono evidenti la cultura mitteleuropea di Stingel e il pensiero di Sigmund Freud cui lo accomuna l’uso estremo dei tappeti (nello studio viennese del medico erano coperti da tappeti anche i mobili, oltreché pareti e pavimento). Un’atmosfera onirica in cui si percepisce la magia delle creazioni di Stingel come gli “Untitled” argentei dipinti astratti al primo piano o i ‘ritratti di sculture’ in bianco e nero al secondo realizzati partendo da foto e illustrazioni in bianco e nero (tecnica pittorica del foto-realismo): un dialogo tra astrazione e figurazione. ↪ RUDOLF STINGEL Venezia: Palazzo Grassi, Campo San Samuele 3231 10.00 – 19.00 tutti i giorni tranne martedì La biglietteria chiude un’ora prima Fino al 31 dicembre 2013 Biglietto mostra: intero € 15.00, ridotto € 10.00, ridotto scuole € 6.00 Bonifacio Bembo, Ruota della fortuna 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.08 Pagina 122

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Bonifacio Bembo, volto alla tradizione gotica, TIZIANO con Ambrogio è prediletto dalla corte Roma da sempre ‘museo diffuso’ ante milanese, mentre Benedetto, che insieme al litteram per il grande livello dei luoghi presunto Gerolamo guarda alla Ferrara di storici e archeologici si distingue anche per Leonello d’Este, dai feudatari padani. la qualità delle mostre di valore Cremona all’epoca per impegno culturale internazionale come quella invitante ed brilla a tal punto che nel 1441 vi ha luogo il emozionante dedicata a Tiziano Vecellio matrimonio tra Bianca Maria Visconti (unica (Pieve di Cadore circa 1490 - Venezia

Andando per mostre erede del ducato più importante del nord 1576), il principe dei pittori per essere Italia) e Francesco Sforza, fondatore della nuova dinastia. L’esposizione ricostruisce la temperie colta e raffinata delle corti italiane non solo attraverso i Ritratti dei duchi Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti staccati dalla Chiesa di Sant’Agostino, ma soprattutto grazie a due splendidi e preziosi mazzi: il Brambilla (dal nome dell’ultima famiglia che l’ha posseduto tra ‘800 e ‘900 prima dell’acquisto nel 1971 da parte dello Stato) della Pinacoteca di Brera e il Colleoni dell’Accademia Carrara di Bergamo oltre a bellissimi codici miniati e disegnati, tavolette da soffitto e dipinti su tavola, opera dei Bembo. Il mazzo Brambilla è composto di 48 carte realizzate tra il 1442 e il 1444 per Filippo Maria Visconti dalla bottega di Bonifacio Bembo. I tarocchi esposti di finissima fattura sono di cartoncino pressato e rivestito di un sottile strato di gesso, foglia d’oro o d’argento e colorato a tempera: a causa Tiziano Vecellio, Maddalena della delicatezza di tali materiali non sono esponibili sempre per cui è veramente un stato uno dei più rilevanti interpreti del piacere potere ammirare i singoli pezzi ‘500 europeo capace di influenzare la come tra gli altri l’elegante Cavaliere di pittura successiva e di suscitare lance (attuali Bastoni) e la fantasiosa Ruota apprezzamento e ammirazione nei della fortuna. contemporanei: dai clienti più che abbienti ↪ I TAROCCHI DEI BEMBO ai collezionisti, ai Dogi, agli Este, ai Della Milano: Pinacoteca di Brera, Rovere, alle corti d’Europa, agli Imperatori Via Brera 28 (Carlo V e il figlio Filippo II) e ai Papi. 8.30 – 19.15 da martedì a domenica Di famiglia agiata, mostra tanta lunedì chiuso propensione per la pittura da dipingere la biglietteria chiude 35 minuti prima bambino, così si tramanda, con i colori che Fino ad aprile 2013 estraeva dai fiori e riesce a costruire una Biglietto mostra: intero € 10.00, bottega che diviene una sorta di catena di ridotto € 7.00 montaggio - anche perché all’epoca è Abbonamento annuale prevista la riproducibilità delle opere non per Pinacoteca e Mostre: € 22.00 dandosi una grande importanza all’unicità (valido fino a dicembre 2013) dell’originale - e ad accumulare un Informazioni: 02 72263257, patrimonio con l’appoggio dei familiari (tra www.brera.beniculturali.it, questi i tre i figli tra i quali l’amata Lavinia [email protected] la cui nascita costa la vita alla madre). Prenotazioni: tel. 02 92 800 361 Una quarantina di opere racconta l’intero Catalogo: Skira Editore iter artistico ed esistenziale del pittore dai 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.09 Pagina 123

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suoi esordi con Giovanni Bellini e Giorgione Andando per mostre alla maturità quando colore, pennellata e grammatica compositiva si fanno magistralmente efficaci mutando e modificandosi fino agli esiti dell’età inoltrata in cui i colori si dissolvono e sfumano per meglio esprimere l’analisi del buio e della notte. Soggetti religiosi e mitologici e ritratti sono i temi prediletti del Maestro che manifesta abilità straordinaria nel padroneggiare il colore come in Flora tra pudicizia e voluttà, ancora nel filone di ricerca giorgionesco, sino a una maestria nei toni caldi dei magnifici capelli biondo ramati che avvolgono una Maddalena di rara bellezza dagli occhi estasiati e colmi di lacrime cristalline. Finemente sensuale Danae e la pioggia di monete d’oro che non risente degli esiti di rigore stabiliti dal Concilio di Trento: c’è da chiedersi se i dettami conciliari avrebbero spento l’ottimistico e vibrante rosso. ↪ TIZIANO Riri Negri, Immagine Roma, Scuderie del Quirinale, Via XXIV Maggio 16 cui fil rouge è il contrasto bianco-nero che 10.00 – 20.00 domenica, lunedì, martedì, nel suo immaginario rimanda a un mercoledì e giovedì meraviglioso zio, straordinario fotografo e 10.00 – 22.30 venerdì e sabato guida spirituale da sempre. La biglietteria chiude un’ora prima Ammirando i risultati, si ha l’impressione Fino al 16 giugno 2013 che il suo spirito compia rapide incursioni Biglietto mostra: intero € 12.00, nell’universo per fotografare con gli occhi ridotto € 9.50, ridotto scuole € 4.00 della mente il farsi e lo scomporsi di (prenotazione obbligatoria a pagamento) galassie e nebulose o guizzanti e vezzose Informazioni e prenotazioni: comete che giocano a nascondino 06 39967500 restituendole alla visione dell’uomo www.scuderiequirinale.it contemporaneo la cui esistenza è così Catalogo: Silvana Editoriale frenetica da non lasciargli il tempo di guardare il cielo e riflettere. L’UNIVERSO NEL MUSEO Riri, così paziente e acuta nell’insegnare ai RIRI NEGRI bambini l’arte del disegnare e del dipingere Una bella istituzione il Museo portandone alla luce le potenzialità Sant’Agostino di Genova amato e fatto creative, restituisce agli adulti il sogno crescere come un figlio da Adelmo Taddei dell’infinito attraverso fotografie non frutto che in circa tre lustri di direzione ha di un apparecchio costruito ad hoc, ma di compiuto sforzi notevoli per coniugare il una mano che, dopo avere preparato la magnifico patrimonio di arte classica ivi superficie coprendola con il velo scuro del conservato con il contemporaneo artistico nitro, scopre cosa c’è sotto evidenziando e musicale in modo da rendere una luce dai multiformi aspetti: spirali, piacevolmente intrigante la scoperta di volute, forme irregolari di un microspazio tante chicche gelosamente custodite. che diventa il macro dell’universo. A dialogare con il passato è Riri Negri, A volte si ha l’impressione che le sue artista genovese dai modi aperti e ospitali ‘invenzioni’ si trasformino in profondità quasi venisse da mondi lontani, con le sue oceaniche dove fluttuano mante sinuose e opere - frutto di una tecnica studiata e altre creature eleganti che sanno orientarsi messa a punto con paziente passione - il protette dal buio. 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.09 Pagina 124

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E queste creazioni da quelle piccole e quasi timide a quelle più imponenti e appariscenti ben si inseriscono nel Museo dominato da bianco, nero e grigio e chiedono alle opere del passato la loro storia per trasmetterla nel futuro. ↪ L’UNIVERSO NEL MUSEO RIRI NEGRI Genova: Museo Sant’Agostino, Piazza

Andando per mostre Sarzano 35 R 9.00 – 19.00 martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 10.00 – 19.00 sabato e domenica lunedì chiuso Fino al 6 maggio 2013 Biglietto mostra: intero € 5.00, ridotto € 3.00, gratuito per i cittadini UE fino a 18 anni Informazioni: 010 2470643, 010 2511263, www.museidigenova.it

LA LIBERTà DELLA PITTURA A. Feragutti Visconti, Maghe persiane ADOLFO FERAGUTTI VISCONTI L’affascinante Villa dei Cedri di origini Indii della Terra del Fuoco. ottocentesche - che dal 1985 è diventata Più di 80 opere (ordinate per temi e Museo Civico di Bellinzona mantenendo cronologicamente) raccontano come, anche lo splendido terreno circostante con staccandosi da ogni accademismo con parco e vigneti da cui si ottengono ottimi l’eliminazione di contorni, linee e analisi vini - proseguendo un encomiabile particolareggiate, maturi stile e poetica percorso volto a valorizzare la cultura personalissimi. locale tra seconda metà dell’800 e prima Le sue nature morte (genere in fieri a fine metà del ‘900, presenta un’autorevole e ‘800) sono incantevoli: Uva per il vin santo, prestigiosa esposizione, frutto di un Uva bianca e Uva nera sono talmente profondo lavoro di ricerca, che getta nuova incisive che pare di sentire profumi luce su Adolfo Feragutti Visconti autunnali. Di delicata dolcezza i ritratti (Pura/Canton Ticino 1850 - Milano 1924), anche femminili che gli procurano fama e uno dei più originali artisti ticinesi della commesse e di straordinaria malia sensuale sua epoca, pur se milanese d’adozione. i pastelli de Le Maghe persiane, dalle Mille Orfano di padre, la madre lo manda a e una notte di chiara impostazione Milano a 16 anni per seguire le orme simbolista: un artista che vale un viaggio paterne e divenire stuccatore, ma il giovane oltrefrontiera. frequenta l’Accademia di Brera iniziando un ↪ LA LIBERTà DELLA PITTURA ADOLFO percorso artistico che lo porta a FERAGUTTI VISCONTI sperimentare pittura di genere, di storia, Bellinzona (CH): Museo Civico Villa dei en plein air, splendide nature morte, Cedri, Piazza San Biagio 9 ritrattistica (ambita all’epoca dalla 14.00 – 18.00 martedì-venerdì (fino alle borghesia milanese e ticinese), pittura 20.00 il primo giovedì di ogni mese) sacra e simbolismo. 11.00 – 18.00 sabato, domenica e festivi Cittadino italiano dal 1888, ai primi del lunedì non festivo chiuso ‘900 compie un viaggio in Patagonia che lo Fino al 16 giugno 2013 matura non solo artisticamente e di cui Biglietto mostra: intero € 6.00 (chf 8), lascia suggestivi ricordi di angoli ridotto € 4.00 (chf 5). incontaminati, pianure a perdita d’occhio Ogni domenica ore11 visita guidata con Cavalli e Testa di toro, una palpitante gratuita compresa nel biglietto Palude, ritratti di nativi dagli antichi Informazioni: 0041 (0)91 8218518/20, costumi come Testa di indio della Terra del www.villacedri.ch, [email protected] Fuoco e un soddisfatto Autoritratto. Tra gli Catalogo: Skira Editore I libri di Elena Colombo 125 è, fin dal titolo, la è, fin dal titolo, , si ha la sensazione Quella di Ignacio Martînez narrazione è una de Pisón ti colpisce perché non dolce ma ti s’insinua subito, Dopo a poco. a poco dentro Il di leggere aver finito Fascista in un bagno di un piacevole la tranquillo: torrente e, con è scorrevole corrente un’anima d’acqua trasparente ma senza la delle onde, forza tumultuosa di sé tanti lascia dietro a Solo sedimenti. piccoli ci si distanza di tempo si accorge che i personaggi acquattati in un sono per della coscienza angolino inaspettati. venir fuori poi di qui sta la forza Proprio questa saga famigliare che, le generazioni attraversando IL FASCISTA IL FASCISTA ignacio Martínez de Pisón € guanda, 311 pp., 17.50 Ricchezze summa di una vita intera alla quale viene concessa un’ultima scintilla di struggimento. ILIBRIDIELENACOLOMBO tipi che s’imprimono nella tipi che s’imprimono se mente del lettore, anche ci sia si ha l’impressione che in qualcosa di sfuggente figura – come se ogni volutamente rimanessero delle ombre nei ritratti ha dietro disegnati: ognuno si non di sé un mistero che e chiarisce, la sua angoscia crepe nella le sue sottili Le tracce si trovano morale. e nelle citazioni letterarie pagine, musicali sparse tra le nel fraseggio elegante e che ormai ironico degli uno contraddistingue del più apprezzati autori Rispetto italiano. panorama ai libri precedenti, qui c’è un grado diverso una d’introspezione, leggermente riflessione amara forse ma comunque quieta, che guarda alla il presente e colora memoria di personale un tocco con riposo fantasia, concedendo un ai fantasmi e creando di spazio nuovo per chi è consapevolezza un a immaginare pronto della propria capitolo nuovo si Nel testo storia. i registri stilistici, mescolano che va unitario in un vortice alla teatro al dalla poesia – che scherzosa prosa strappa anche qualche vera risata – e gli spunti si in un intreccio mescolano le culturale multiforme: leggende e la magia svelano la verità, la musica rock sfuma in un valzer e i versi scrittore di uno sofferti Fëdor incontrano maledetto la trasformando Dostoevskij in una campagna romana hippie o “Vudstok” piccola in una San Pietroburgo danzante. Di Tutte le di Elena Colombo di Elena Il professor Martin – Martin Il professor e accademico in pensione – vive in una giocoso poeta popolata bucolica solitudine di animali saggi e filosofi, ma la sua pace è scossa dall’arrivo di due vicini “cittadini” scappati dal dell’arte. È in mondo particolare la bionda Michelle – ballerina, attrice e – a toccare commediografa che il nostro corde credeva sopite Ciuffobianco per sempre. Nasce in lui un simile molto sentimento però confina che all’amore, per il il rimpianto con È inevitabile passato. un po’ cimentarsi nel gioco di ricercare Stefano perverso Benni nei tratti e nel carattere di questo isolato strano, protagonista in una eppure integrato chiusa di comunità bizzarri, che personaggi inquietanti nascondono segreti. È una carrellata di DI TUTTE LE RICCHEZZE DI TUTTE LE Stefano Benni € feltrinelli, 207 pp., 16 I LIBRI 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.09 Pagina 125 Pagina 14.09 17/05/13 1 colore_Layout 21-2013 21-2013 colore_Layout117/05/1314.09Pagina126 126 I libri di Elena Colombo Denti da ricordi che, come iDenti punto divista, siaggrappaai s’identifica inquesto o quel ragioni delle partiincausae scena, considera levariegate muoversi gliattori sulla poesia. Illettore vede della Storia sivestedi Martínez. Lacoreografia da sfondo amolte opere di democratica –chehafatto Franco, latransizione guerra civile,ladittaturadi su unperiodo cruciale – la all’universale soffermandosi passa dalpersonale tratteggia unaffresco che La scrittura agilemodella desiderio difuggiredatutto. semplici vittimedel scelti daldestino diventando di quellichenon sono stati sagome degliabbandonati, ombra, s’intravedono le degli umili.Epoi, quasiin visione sempliceeilluminata domestica, Paquito ela amore perlaserenità risposte, Alberto eilsuo inquietudine incercadi impresse: Rafaelelasua Sono questefigurearestare sposa dinuovo ehadeifigli. trasforma inpastaio,si battaglia, ilsoldato si fantomatica morte in tracce nellacronacadiuna Toscana. Cancellando lesue lasciando unafamigliain fascista emigrato inSpagna di RaffaeleCameroni,un l’autore svelailmicrocosmo supposizioni. Pianpiano nell’universo delle sfumati esiperdono umane, icontorni sono quando siparladelleazioni chiaro. Comespesso avviene in senso scientifico, sia si trattaperòdi“un’analisi” spiegarne isentimenti.Non motivazioni, provaa degli individui,neindagale sfaccettature psicologiche e ideologia, mostra lemille e cambiando piùvolte credo O B M O L O C A N E L E I D I R B I L I all’occidentalizzazione dei uno sguardo attuale allo scopo divolgere adattandoli aunarealtàpiù kabuki eliricontestualizza, riprende itemidelteatro moglie diunsuo amico – Daisuke –innamorato della sentimentale emorale di della massa.Ildilemma votato atoccare lasensibilità naturalismo giapponese, perfettamente nelfilone del Shônagon es’inseriscono Guanciale del Note all’haiku eall’eleganzadelle formalmente contigue bellezza dellanaturasono città inespansioneedella descrizioni minuziose della letteratura. InE poi attraverso ilfilo rosso della storico alpresente, collega idealmenteilpassato cammino dicontinuità che attualità esegnaun ancora distraordinaria l’opera diSôseki Natsumeè Dopo piùdicent’anni, Neri Pozza Editore, 287 pp., 16,50€ Sôseki Natsume E POI passare deigiorni. che affermano enegano il originale, sono frammenti Latte del suggestivotitolo , le si Sei “deserto diTokyo”. smarrite esolitarie nel e soffocate dalla sabbia, destinate aesseresommerse chiuse dentro adellescatole, che vedevalepersone come delle allegorie di Kôbô Abe Kawabata allaclaustrofobia affreschi diYasunari potenzialità visive,dagli paesaggistiche dalleintense potenti metafore coscienza tramitel’uso di nell’indagare imeandridella giapponesi, maestri generazioni discrittori messaggio ripresodadiverse l’universalità diun questa visionesta solo grazieadunacorda.In spazio, collegato aglialtri chiuso nelsuopiccolo per polpi:ognunorestava nipponica aunafiladivasi paragonava lasocietà Masao Maruyama anni Sessanta,ilfilosofo dell’uomo moderno. Negli l’inquietudine el’isolamento classici perraccontare Natsume utilizza isimboli Ryonosuke Akutagawa, poi ripresaabilmenteda tecnica narrativachesarà epilogo amaro.Conuna sempre destinataaun tracciata inprecedenza,è autonoma, lontana dallavia ricerca diun’identità della giovinezza.Cosìla alla perditadelleillusioni dato anagrafico cheporta ma èpiuttosto unsemplice l’acquisizione dinuovi valori La maturitànoncoincide con sviluppo delbildungroman dei russi,finoalpercorso di Baudelaire all’introspezione europei, dall’ennui argomenti centralideitesti pare richiamarelostileegli orientale, questo romanzo raffinatezza tipicamente approccio critico euna Paese. Purconservando un costumi ealmutamento del di . I libri di Elena Colombo 127 parte sopita della parte sopita personalità, dando nuovo che in dettagli a tutti i valore senza passato aveva vissuto Il guardarli da vicino. è del curatore commento dice che quando appropriato “dipinge l’autore ed letteralmente le tavole: emozionalmente” variazione cromatica ogni acquisisce un determinato e emotivo sul piano spessore dei la colorazione persino serve a dare una balloon certa intonazione, le atmosfere restituendo autore – è un’etichetta autore in calzante perché davvero tra il confine queste pagine si fa e illustrazione romanzo in e labile come sottilissimo racconta le Simon un sogno. alla tappe di un viaggio identità ricerca della propria di infiniti migrante, fatta vecchie storie e ricorsi, corsi di aggrappate alla memoria e in bianco famiglia, foto e nero un po’ sbiadite dimenticate in cartoline Tre a un cassetto. fondo generazioni si susseguono cammino – lungo lo stesso e difficile tortuoso quello che attraversa la frontiera e Francia: un tra Portogallo in giovane disegnatore le “pausa creativa” riscopre sue radici, ritrovando una ILIBRIDIELENACOLOMBO che PORTUGAL Cyril Pedrosa Bao Pubblishing, 261 pp., 27 € definiti Alcuni fumetti sono per la loro graphic novel qualità narrativa, e nel caso – di Cyril Pedrosa di Portugal Gran del Premio vincitore miglior Guinigi 2012 come culture minoritarie. Spesso culture minoritarie. immagini geniali però queste a sviluppate non vengono concatenandosi in fondo, una sequenza di frame è indipendenti. La struttura meglio quella dantesca, o quella di una Alice gotica di (più vicina alla versione di Burton che a quella che, trasformandosi, Carroll) Il non sa più chi è davvero. individuale della percorso da un protagonista procede ambiente all’altro, attraverso che di coraggio le prove la sua sete di aumentano e le sue capacità, potere schema il classico secondo accumulativo delle quest si rifà all’epica e ai L’autore videogiochi. solido il corpo atomizza della “massa” per ritagliare alcune figure ben delineate, stereotipi da B-movie che si a tavolino, costruiti sgretolano man mano che la Dannazione procede. storia della celebra la consunzione fondata statunitense, società sulla falsità di una facciata ed alle telecamere, offerta esalta la crescita individuale, più morale intesa in senso sui interrogandosi che fisico, arbitrio. limiti del libero L’ascesa di una tredicenne e la sospetto di ha qualcosa sua avventura, troppo perfetta per esaurirsi nella dipendenza dalla speranza, essere completata può non il e così libro; in un solo le si chiude con copione … be continued” “To parole – perché Chuck Palahniuk ritrova il suo Palahniuk ritrova di refrain e fatto linguaggio una serie creando citazioni, di tableau visivi si Il lettore cinematografici. nel mondo catapultato trova da popolato dell’oltretomba, e divinità destituite, demoni di vestigia abbandonate Madison è una ragazzina due star di ricca, figlia di Apparentemente Hollywood. ha tutto, eppure si sente un’eterna in intrappolata infanzia che la rende la morte – invisibile e solo grottesca, inspiegabile – le consente la vita quanto che i i valori di riconsiderare ex suoi genitori (ex beatnik, hippie, ex anarchici) hanno “La di insegnarle. cercato strada per l’inferno è lastricata di trovate pubblicitarie”, di psicofarmaci e di esperienze precoci: sessuali fin troppo l’alta borghesia americana delle lolite vuole perennemente in seconda è elementare. Leggendo, difficile credere che i siano personaggi – discendenti preadolescenti ribaltati del messia pulp di Soffocare DANNAZIONE DANNAZIONE Chuck Palahniuk 250 pp., 10 € Mondadori, 21-2013 colore_Layout 1 17/05/13 14.09 Pagina 127 Pagina 14.09 17/05/13 1 colore_Layout 21-2013 21-2013 colore_Layout117/05/1314.09Pagina128 128 I libri di Elena Colombo feltrinelli, 341pp.18€ Daniel Pennac STORIA DIUNCORPO segni eimovimenti. gli idiomi elemusiche,i vignette incuisimescolano linguaggio eterodosso di tradotta perfettamentedal campo dell’animazione e nata dall’esperienzanel dinamica, sinceraeprivata, Si trattadiunariflessione una dimensione fluttuante. restando sempresospesa in svolge incontesti diversi, e l’ambientel’azione si personaggi, illettore esterno corrispondenza trai non c’èmaiunaprecisa francese. Come inunafiaba, pittorica dellacampagna dall’altro laquieteapertae ascoltato dabambini; tutte lefavole cheabbiamo inquietante checonservano con lanota unpo’ remoto eincomprensibile– suonando famigliare,appare un mondo che,pur lo smarrimento difronte a lato lapienezzadellacittàe tutto può esistere”). Daun protagonista “Neldisegno (d’altronde, come sostieneil circoscritto delleparole rappresentati nell’universo potrebbero essere panorami interiori chenon ariosa deltratto delinea paesaggi. Laleggerezza psicologiche eladensitàdei O B M O L O C A N E L E I D I R B I L I un’ottima presentazione di questa sarebbe di per sé protagonista nel suo diario; e dell’anima”, scrive il come una radioscopia “Portiamo in giro il volto massa, trasformata in sotto il silenzio educato della dal velo ipocrita del pudore, che di solito restano nascosti senza sorvolare sugli aspetti dell’esperienza quotidiana e minimi dettagli lasciandosi sorprendere dai dispiega un’elegante analisi, come àncora. Daniel Pennac mondo è sempre presente perché il peso concreto del mai travalicarli davvero propri limiti, li scruta senza l’individuo s’interroga sui mutamenti dell’organismo, puntuali ed ironiche sui attraverso le osservazioni degli ottantasette) e dei dodici anni all’agonia vita (dalle incertezze infantili lungo settantacinque anni di fedele delle note sparse calendario. È la raccolta definite dallo scorrere del storiche e ambientali ben da circostanze psicologiche, fuoco” della materia, sfiorata esercizio di perenne messa a Storia di un corpo, “un degli accenti dell’originale. della scrittura e la carnalità senza snaturare il sapore riuscita a trasmettere il ritmo Yasmina Melaouah che è riservata alla traduttrice menzione speciale va quindi divertirà il lettore. Una sottotraccia enigmistica che generando una sottile personaggi e nei loro nomi radica persino nei caleidoscopio binario che si dell’alterità. È un all’ultimo conserva il mistero microcosmo che fino società riconducibili a un frammenti di famiglia e di evocative per mostrare all’esterno e crea dicotomie dimensione intima, si apre francese e, partendo dalla referzialità tipicamente l’autore lascia l’auto- Raymond Queneau, qui le strutture ellittiche di più forte potrebbero essere riferimenti culturali. Se l’eco raffinato punteggiato di rimane sempre alto e vecchio, lo stile letterario imbarazzi clinici di un la propria immagine e sugli adolescente che costruisce esplorazioni di un sé. Planando sulle immerso nell’ignoranza di dibattersi del soggetto su (uscito di recente e recensito romanzo di Paolo Giordano sincero che, come l’ultimo innovativo, spiazzante e la cifra di un libro manifestazioni del singolo è comunità con le L’identificazione della un’unica entità. Satura n. 20 ), racconta il